Corte (Medioevo): differenze tra le versioni
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La '''corte''' (in [[Lingua latina|latino]] '''''curtis''''') viene definita, in ambito
== Origini della corte ==
Già alla fine del [[II secolo a.C.]] i grandi possedimenti terrieri nell'area dell'[[Impero
Il signore, quindi, diventava il vero e proprio arbitro della situazione, esercitando
▲Già alla fine del [[II secolo a.C.]] i grandi possedimenti terrieri nell'area dell'[[Impero Romano]], tendevano ad organizzarsi economicamente creando [[latifondi]] più o meno estesi. Causa la notevole pressione fiscale esercitata dallo Stato, molti piccoli e medi [[coltivatore diretto|coltivatori diretti]], preferivano mettersi alle dipendenze di questi signori proprio per sfuggire agli oneri di natura economica contratti verso lo Stato. Gli stessi grandi imprenditori, accettavano ben volentieri di assumere questi ultimi - vista la scarsa reperibilità di schiavi - in qualità di [[colono (agricoltura)|colono]], dando loro in usufrutto singoli lotti di terreno su cui usufruivano di una certa percentuale della rendita dei campi. La grande proprietà diventò inevitabilmente un polo di attrazione non soltanto per i [[agricoltore|contadini]], ma anche per gli [[artigiano|artigiani]], [[commercio|commercianti]] nonché per piccoli [[borgo (geografia)|borghi]] che si venivano a trovare all'interno del [[fondo (diritto)|fondo]]. I grandi esponenti di questa [[classe dirigente]] riuscirono anche ad ottenere delle agevolazioni da parte imperiale, ad esempio quella dell'''[[immunità (diritto)|immunitas]]'' ovvero: il diritto a non pagare certe [[tassa|tasse]] e di respingere dal proprio territorio qualsiasi agente - compreso quello del [[fisco]] - di nomina statale.
▲Il signore quindi, diventava il vero e proprio arbitro della situazione, esercitando direttamente sul suo possedimento un certo controllo in ambito fiscale, giuridico, militare e politico. Le cosiddette [[villa rustica|ville rustiche]] tesero sempre di più ad attuare un'[[economia di sussistenza]] e ad organizzarsi non più verso il senso dell'estetica quanto verso la funzionalità e la difesa. Queste cellule ormai autonome presero ad essere sorvegliate da [[milizia|milizie]] personali pagate dal signore, i cosiddetti [[buccellario|buccellari]], che divennero un piccolo esercito privato.
== Cambiamenti a livello direttivo: dai Latini ai Germani ==
Dopo le grandi [[invasioni barbariche]] e il conseguente spopolamento delle città, i latifondi divennero sempre di più un polo di attrazione per la popolazione urbana. In particolare
▲Dopo le grandi [[invasioni barbariche]] e il conseguente spopolamento delle città, i latifondi divennero sempre di più un polo di attrazione per la popolazione urbana. In particolare, la [[città]] non essendo più in grado di esercitare nessun controllo politico e direttivo per il territorio circostante, venne sempre di più lasciata a se stessa. Quando il vuoto di potere aveva impossibilitato l'applicazione della giustizia ordinaria, molti scelsero volontariamente di assoggettarsi ai padroni delle ''villae'' e sebbene accettassero in un regime di semi libertà che li legava alla villa, ne ricevevano in cambio protezione e mezzi per la sussistenza.
I [[Germani]] si trovarono di fronte al problema di come controllare i territori conquistati.
Visto lo stato pessimo delle grandi vie di comunicazione e la contrazione dei centri urbani, presero a delegare la [[nobiltà]] di quelle prerogative di controllo, che altrimenti sarebbero state appannaggio dello stato. Ai nobili (vista la contingente penuria di [[moneta]] che escludeva la creazione e la retribuzione di una classe di [[funzionario|funzionari]]) venne concesso talora in [[usufrutto]] un [[feudo]]: ovvero, una parte del territorio sotto
In Italia la vecchia aristocrazia di stampo latino e senatoriale, di cui [[Anicio Manlio Torquato Severino Boezio|Boezio]] fu l'ultimo degli esponenti, venne completamente spazzata via dopo la calata dei [[Longobardi]] di re [[Alboino]], nel [[568]]. I vecchi possedimenti passarono quindi di padrone: dai Latini ai Germani.<ref>
{{cn|Tuttavia molto spesso le proprietà rimanevano nelle mani dei vecchi proprietari, ed i dominatori longobardi si limitavano a spremerli con le tasse, in cambio della protezione data loro dalle milizie longobarde in caso di rivolte contadine.}}
== Economia curtense ==
<!-- NB: alcuni interwiki si riferiscono a questa specifica sezione: ricordarsene in caso di scorporo (cfr. discussione) -->
===L'autoconsumo===▼
L'economia curtense, era, generalmente, di sussistenza, si tendeva cioè a produrre il più possibile all'interno del feudo in un'ottica di autoconsumo. Per questo oltre alla produzione diretta (agricoltura), l'allevamento, la caccia, la pesca e la raccolta di frutti spontanei, esistevano anche compiti legati alla preparazione delle derrate alimentari: la produzione del vino, la macina farina, la macellazione della carne. Anche i prodotti di natura non agricola, come le [[manifattura|manifatture]] e gli [[attrezzo|attrezzi]] da lavoro, venivano fabbricati all'interno del fondo utilizzando i materiali a disposizione: stoviglie, tessuti, utensili ed armi. Si cercava inoltre di sopperire alla mancanza di alcuni [[Bene (economia)|beni]] producendone di simili, ma di qualità più bassa.▼
▲=== L'autoconsumo ===
Spessissimo, perfino tra gli [[storici]], si è considerata questa [[economia]] come completamente chiusa, priva di sbocchi verso l'esterno. Questo è errato, poiché alcune manifatture più rifinite ed altri approvvigionamenti dovettero essere necessariamente acquistati in altre zone. Ad esempio i nobili, potevano permettersi di comprare il [[vino]] da altri signori, così come in periodi di carestia, quando i [[servi della gleba]] pativano la fame, dovettero procedere all'acquisizione di [[alimento|derrate alimentari]] all'esterno. Non mancavano inoltre intermittenti ''surplus''. Non bisogna dimenticare, poi, che le città, sebbene ridotte di dimensioni, rimasero comunque dipendenti dalle campagne e dovettero sempre importare da esse i prodotti agricoli.▼
▲L'economia curtense
▲Spessissimo, perfino tra gli
===Il commercio interno===▼
Un fattore importante per la notevole estensione di questo genere economico, fu la penuria di [[denaro]] liquido e lo stato delle grandi vie di comunicazione. Il più delle volte, gli scambi avvenivano tra beni in natura, tramite il [[baratto]], ma non è del tutto vero che la [[moneta]] scomparve completamente. Ad esempio, il [[bisante (moneta)|bisante]] d'oro continuò a circolare e quando si attuavano questi scambi, e i contadini dovevano vendere i loro prodotti, ci si rifaceva sempre ad un ipotetico valore monetario. La moneta corrente d'argento, poi, il soldo, continuò a circolare e la sua continua svalutazione fa comprendere che si dovette adattare alle crisi dell'economia.▼
▲=== Il commercio interno ===
Molte volte poi, le proprietà organizzate in curtis, si trovavano a contatto con altri fondi di natura [[ecclesia]]stica o [[monarchia|regia]] e persino con residui di appezzamenti di terreno [[allodio|allodiali]] coltivati direttamente da alcuni contadini liberi. Ciò si verificava poiché i feudi, almeno nell'[[Alto Medioevo]], non costituivano piccoli staterelli dai confini ben definiti, ma, nella maggior parte dei casi, piuttosto come un insieme di proprietà diffuse sul territorio, tanto da far sì che alcuni villaggi fossero addirittura divisi tra diversi feudatari. Come si vede quindi, le possibilità di scambio vennero necessariamente prese in considerazione.▼
▲Un fattore importante per la notevole estensione di questo genere economico
▲Molte volte poi, le proprietà organizzate in curtis, si trovavano a contatto con altri fondi di natura [[
===Il commercio con l'esterno===▼
Grazie alla sua natura [[autarchia|autarchica]] che faceva nascere lunghissimi periodi di relativa pace, ed a una più razionale organizzazione agricola, si andarono a formare delle eccedenze nella [[produzione]] che dovevano trovare sbocco - sia pure a livello modesto e intermittente- in un mercato regionale. Il fatto è confermato dagli ultimi ritrovamenti di [[magazzino|magazzini]], soprattutto nei grandi [[monasteri]] i quali, essendo ancora in possesso delle antiche tecniche di [[agronomia]] di natura classica/romana producevano in abbondanza e potevano permettersi di vendere i loro [[surplus]].▼
▲=== Il commercio con l'esterno ===
Una piccola rivoluzione si verificò quando, con l'aumento del costo degli equipaggiamenti guerreschi, i feudatari furono costretti a pretendere dai contadini tributi in denaro. Ciò fece sì che i piccoli coltivatori fossero costretti ad affiancare alle attività agricole anche quelle mercantili e di piccolo artigianato. La moneta, così, cominciò a circolare con più diffusione e gli orizzonti mercantili, prima più ristretti (sebbene, a differenza di quanto creduto dalla vecchia storiografia, non assenti), ad allargarsi.▼
▲Grazie alla sua
▲Una piccola rivoluzione si verificò quando, con l'aumento del costo degli equipaggiamenti
== Tipologie di ''curtis'' ==
=== Evoluzione delle corti ===
La corte dell'[[Alto Medioevo|Alto]] e quella del [[Basso Medioevo]] si distinguevano fortemente: la prima
Nella seconda, dopo la fine del secolo XI, della ''curtis'' sopravvive soltanto il nome e non la forma di gestione: si definiva così l'ambito territoriale intorno al vecchio centro curtense (''caput curtis'') per lo più munito di castello.
=== Organizzazione della corte ===
La ''curtis'' riproponeva, più o meno, le stesse caratteristiche e costanti [[edilizia|edilizie]] nelle diverse zone dell'[[Italia]] centro-settentrionale, nella valle del [[
Il [[latifondo]] veniva suddiviso così in due tipologie di territorio.
# La parte centrale, quella più vicina al polo amministrativo, era detta ''[[pars dominica]]'' o ''indominicata'', cioè gestita a coltura direttamente dal ''dominus''
# La ''[[pars massaricia]]'', che era gestita dai contadini (liberi o asserviti) ed era divisa in ''mansi'', che corrispondevano ad unità lavorative di varia estensione. Le famiglie di coloni la coltivavano quindi privatamente ed
Esisteva poi una parte di terreno incolto, composto da boschi, prati e paludi, dove si attingevano le risorse spontanee tramite la raccolta, la caccia e la pesca. Inoltre nelle terre lasciate a riposo (maggese) venivano
=== I ''vassi'' ===
Attorno al signore
=== Modelli di corte ===
Dobbiamo, una volta definita la struttura della ''curtis'', analizzarne le varie tipologie così come si sono presentate nel [[bacino del Mediterraneo]] e nell'[[Europa]] centro-settentrionale
Le tenute organizzate in ''curtis'' si distinguevano dal numero di ''mansi'' a cui erano sottoposte: nell'Italia del nord, così come in Germania e Francia, vi erano corti vastissime a più mansi ed altre meno estese che potevano a malapena approvvigionare i padroni e la servitù.
I cittadini dei borghi
== Evoluzione delle
A partire dal [[XI secolo]], il sistema economico-sociale curtense entrò in crisi. Nonostante le innovazioni in campo agricolo ([[aratro]] pesante, [[rotazione triennale]] delle colture ecc.) i mini fondi non riuscivano a produrre quanto richiesto e i grandi signori preferirono inurbarsi ed investire sul commercio e sui prestiti a [[interesse (matematica finanziaria)|interesse]].
Le ''
▲Le ''pars dominica'' cominciarono quindi ad essere acquistate da imprenditori borghesi, liberando quindi i mansi dalla sudditanza ad un padrone. Gli imprenditori si limitavano ad ottenere redditi dai diritti bannali. Agli agglomerati di mansi allodiali si unirono quindi questi mansi ''neo-allodiali''.
Piccoli centri quindi, che in principio erano stati appendice dei latifondi, si trasformarono in cittadine di 30.000 abitanti o anche più. Nella [[toponomastica]] italiana, possiamo riscontrare l'evoluzione di queste cittadine/paesi dalle ex curtis o ville, ad esempio: "Francavilla", "Villafranca", "Villanova" ecc.
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
===Opere a carattere generale===
* {{Cita libro|autore=[[Franco Cardini]]
* {{Cita libro|autore=[[Giovanni Tabacco]]|titolo=Alto Medioevo|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|editore=UTET Università|città=Torino|anno=2010|ISBN= 978-88-6008-304-3|cid=Tabacco}}
* {{Cita libro|autore1=Renato Bordone|autore2=Giuseppe Sergi|titolo=Dieci secoli di medioevo|anno=2009|editore=Einaudi|città=Torino|ISBN= 978-88-06-16763-9|cid=Bordone, Sergi}}
*Bertelli, Sergio, ''Le corti italiane del Rinascimento'' / Sergio Bertelli, Franco Cardini, Elvira Garbero Zorzi ; con la collaborazione di Elisa Acanfora ... [et al.]. - Milano : Arnoldo Mondadori, 1985. (Libri illustrati Mondadori) ▼
* {{Cita libro|cognome=Vasoli |nome=Cesare |titolo=La cultura delle corti|città=Bologna|editore=Cappelli|anno=1980}}
*''Corti e dimore del contado mantovano'' / a cura dell'Associazione Industriali di Mantova. - Firenze : Vallecchi, 1969. ▼
* {{cita libro|autore=Giovanni Vitolo|editore=Sansoni|collana=Biblioteca aperta Sansoni|edizione=ed. 1|cid=Vitolo|titolo=Medioevo. I caratteri originali di un'età di transizione|anno=2000|isbn=978-88-38-31857-3}}
*''Le corti italiane'' / premessa storica di Rosario Villari ; saggio critico di Paolo Portoghesi. - Milano, c1977.▼
===Saggi di ambito locale===
*Gragnato, Michele - Armigliato, Paolo - Bonomi, Marino, ''Chiese, ville, corti a Sona e nelle sue contrade''; con la collaborazione di Paolo Armigliato e Marino Bonomi. 2003, Sona.▼
* {{Cita libro|Bruno|Chiappa|titolo=Antiche corti rurali nel comune di Isola della Scala|altri=fotografie di Robert Fullerton|1981|Biblioteca Comunale|Isola della Scala}}
*Monicelli, Francesco, ''Ville e corti lungo il corso del Mincio''. - Genova, stampa 2001. ▼
▲*
*Perogalli, Carlo, ''Architettura fortificata : castelli e corti del Mantovano'' : relazione ufficiale. Sul front.: Convegno itinerante sul Turismo nella terra mantovana (Milano-Mantova, 28-30 settembre 1978). ▼
▲*
*Rognini, Luciano, ''Chiese, ville e corti: pagine d'arte''. - San Martino Buon Albergo : Biblioteca Comunale, 1998. - P. 189-200 Estr. da: San Martino Buon Albergo : una comunità tra collina e pianura. ▼
▲*
*Scola Gagliardi, Remo, ''Le corti rurali tra Tartaro e Tione dal 15. al 19. secolo''. San Pietro di Legnago, 1997. ▼
* {{cita libro|autore1=Arrigo Giovannini|autore2=Carlo Parmigiani|titolo=Corti di pianura: Architetture rurali nel paesaggio padano|città=Caselle di Sommacampagna|anno=2001|editore=Cierre}}
*Spiazzi, Sergio, ''Le corti rurali dei Muselli in San Martino''. - San Martino Buon Albergo, 1997. ▼
▲* {{Cita libro|cognome1=Gragnato
▲* {{Cita libro|cognome=Monicelli
*Viviani, Giuseppe Franco, ''Ville e corti nella campagna di S. Michele''. - Verona, 1985.▼
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▲*
▲* {{Cita libro|cognome=Scola Gagliardi
▲* {{Cita libro|cognome=Spiazzi
▲* {{Cita libro|cognome=Viviani
==Voci correlate==
* [[Corte regia]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|agricoltura|economia|medioevo}}
[[Categoria:Feudalesimo]]
[[Categoria:Economia medievale]]
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