Corte (Medioevo): differenze tra le versioni

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{{U|Corte regia|storia|luglio 2014|commento= Corte regia è un caso particolare di Corte (storia) e anche considerata la dimensione della prima serve avere una voce a parte?}}
{{NN|storia|novembre 2010}}
[[File:LavoroLes curtisTrès Riches Heures du duc de Berry mars.jpg|thumb|right|Lavoro servile nella ''curtis'']]
La '''corte''' (in [[Lingua latina|latino]] '''''curtis''''') viene definita, in ambito feudalealtomedievale, come quell'insieme di [[villa|ville]] ed [[edifici]] dove il signore soggiornavao un suo delegato, soggiornavano ed espletavaespletavano le sueloro funzioni di controllo sulgestione territorioeconomica. La cosiddetta '"'economia curtense"'', tipica dell'[[altoAlto medioevoMedioevo]], fu una fase di passaggio nel mondo rurale tra l'economia della [[Villavilla romana]] e quella delladei [[signoria fondiarialatifondi]] compatti della fine del [[feudalesimoMedioevo]] e dell'[[Età Moderna]]. L'esempio di [[economia]] curtense più spesso studiato, per ragioni relative alla sua migliore documentazione, è quello che si affermò nel regno[[Regno dei [[Franchi]] in particolare tra la [[Loira]] e la [[Senna]], che con alcune varianti si radicò un po' in tutta l'Europa cristiana.
 
== Origini della corte ==
Già alla fine del [[II secolo a.C.]] i grandi possedimenti terrieri nell'area dell'[[Impero Romanoromano]], tendevano ad organizzarsi economicamente creando [[latifondi]] più o meno estesi.<ref name="vit116">{{cita|Vitolo|p. 116}}.</ref> Causa la notevole pressione fiscale esercitata dallo Stato, molti piccoli e medi [[coltivatoreColtivatore diretto|coltivatori diretti]], preferivano mettersi alle dipendenze di questi signori proprio per sfuggire agli oneri di natura economica contratti verso lo Stato. Gli stessi grandi imprenditori, accettavano ben volentieri di assumere questi ultimi - vista la scarsa reperibilità di schiavi - in qualità di [[colono (agricoltura)|colonocoloni]], dando loro in usufrutto singoli lotti di terreno su cui usufruivano di una certa percentuale della rendita dei campi.<ref name="vit116"/> La grande proprietà diventò inevitabilmente un polo di attrazione non soltanto per i [[agricoltore|contadini]], ma anche per gli [[artigiano|artigiani]], i [[commercio|commercianti]] nonché per piccoli [[borgo (geografia)|borghi]] che si venivano a trovare all'interno del [[fondo (diritto)|fondo]].<ref name="vit116"/> I grandi esponenti di questa [[classe dirigente]] riuscirono anche ad ottenere — ma solo quando ebbero sviluppato anche poteri signorili dai loro castelli — delle agevolazioni da parte imperiale, ad esempio quella dell{{'}}''[[immunità (diritto)|immunitas]]'', che per lo più era concessa a signorie ovveroecclesiastiche: il diritto a non pagare certe [[tassa|tasse]] e di respingere dal proprio territorio qualsiasi agente - compreso quello del [[fisco]] - di nomina statale.
 
Il signore, quindi, diventava il vero e proprio arbitro della situazione, esercitando direttamentesui sulsuoi suopossedimenti possedimentoe su aree contigue o inframmezzate un certo controllo in ambito fiscale, giuridico, militare e politico. Le cosiddette [[villa rustica|ville rustiche]] tesero sempre di più ad attuare un'[[economia di sussistenza]] e(tuttavia admai organizzarsi"chiusa" noncome piùpensavano versogli ilstorici sensoottocenteschi) dell'esteticae quantoa organizzarsi verso la funzionalità e la difesa. QuesteLe cellule ormaisignorili, autonomecurtensi o no, presero ad essere sorvegliate da [[milizia|milizie]] personali pagate dal signore, i cosiddetti [[buccellario|buccellari]], che divennero un piccolo esercito privato.
Già alla fine del [[II secolo a.C.]] i grandi possedimenti terrieri nell'area dell'[[Impero Romano]], tendevano ad organizzarsi economicamente creando [[latifondi]] più o meno estesi. Causa la notevole pressione fiscale esercitata dallo Stato, molti piccoli e medi [[coltivatore diretto|coltivatori diretti]], preferivano mettersi alle dipendenze di questi signori proprio per sfuggire agli oneri di natura economica contratti verso lo Stato. Gli stessi grandi imprenditori, accettavano ben volentieri di assumere questi ultimi - vista la scarsa reperibilità di schiavi - in qualità di [[colono (agricoltura)|colono]], dando loro in usufrutto singoli lotti di terreno su cui usufruivano di una certa percentuale della rendita dei campi. La grande proprietà diventò inevitabilmente un polo di attrazione non soltanto per i [[agricoltore|contadini]], ma anche per gli [[artigiano|artigiani]], [[commercio|commercianti]] nonché per piccoli [[borgo (geografia)|borghi]] che si venivano a trovare all'interno del [[fondo (diritto)|fondo]]. I grandi esponenti di questa [[classe dirigente]] riuscirono anche ad ottenere delle agevolazioni da parte imperiale, ad esempio quella dell'''[[immunità (diritto)|immunitas]]'' ovvero: il diritto a non pagare certe [[tassa|tasse]] e di respingere dal proprio territorio qualsiasi agente - compreso quello del [[fisco]] - di nomina statale.
Il signore quindi, diventava il vero e proprio arbitro della situazione, esercitando direttamente sul suo possedimento un certo controllo in ambito fiscale, giuridico, militare e politico. Le cosiddette [[villa rustica|ville rustiche]] tesero sempre di più ad attuare un'[[economia di sussistenza]] e ad organizzarsi non più verso il senso dell'estetica quanto verso la funzionalità e la difesa. Queste cellule ormai autonome presero ad essere sorvegliate da [[milizia|milizie]] personali pagate dal signore, i cosiddetti [[buccellario|buccellari]], che divennero un piccolo esercito privato.
 
== Cambiamenti a livello direttivo: dai Latini ai Germani ==
Dopo le grandi [[invasioni barbariche]] e il conseguente spopolamento delle città, i latifondi divennero sempre di più un polo di attrazione per la popolazione urbana. In particolare, la [[città]], non essendo più in grado di esercitare nessun controllo politico e direttivo per il territorio circostante, venne sempre di più lasciata a se stessa. Quando il vuoto di potere aveva impossibilitato l'applicazione della giustizia ordinaria, molti scelsero volontariamente di assoggettarsi ai padroni delle ''villae'' e sebbene accettassero in un regime di semi libertà che li legava alla villa, ne ricevevano in cambio protezione e mezzi per la sussistenza.
 
Dopo le grandi [[invasioni barbariche]] e il conseguente spopolamento delle città, i latifondi divennero sempre di più un polo di attrazione per la popolazione urbana. In particolare, la [[città]] non essendo più in grado di esercitare nessun controllo politico e direttivo per il territorio circostante, venne sempre di più lasciata a se stessa. Quando il vuoto di potere aveva impossibilitato l'applicazione della giustizia ordinaria, molti scelsero volontariamente di assoggettarsi ai padroni delle ''villae'' e sebbene accettassero in un regime di semi libertà che li legava alla villa, ne ricevevano in cambio protezione e mezzi per la sussistenza.
 
I [[Germani]] si trovarono di fronte al problema di come controllare i territori conquistati.
Visto lo stato pessimo delle grandi vie di comunicazione e la contrazione dei centri urbani, presero a delegare la [[nobiltà]] di quelle prerogative di controllo, che altrimenti sarebbero state appannaggio dello stato. Ai nobili (vista la contingente penuria di [[moneta]] che escludeva la creazione e la retribuzione di una classe di [[funzionario|funzionari]]) venne concesso talora in [[usufrutto]] un [[feudo]]: ovvero, una parte del territorio sotto lail sovranitàcontrollo del signore,possessore — economico e non necessariamente politico — con il quale il nobile poteva finanziarsi e qualificare l'attività che era tenuto a svolgere per conto del [[monarca|sovrano]].
 
In Italia la vecchia aristocrazia di stampo latino e senatoriale, di cui [[Anicio Manlio Torquato Severino Boezio|Boezio]] fu l'ultimo degli esponenti, venne completamente spazzata via dopo la calata dei [[Longobardi]] di re [[Alboino]], nel [[568]]. I vecchi possedimenti passarono quindi di padrone: dai Latini ai Germani.<ref>Giovanni {{Cita|Tabacco, ''Alto Medioevo'', a cura di Giuseppe Sergi, UTET, Torino, 2010, |p. 77}}.</ref>
 
{{cn|Tuttavia molto spesso le proprietà rimanevano nelle mani dei vecchi proprietari, ed i dominatori longobardi si limitavano a spremerli con le tasse, in cambio della protezione data loro dalle milizie longobarde in caso di rivolte contadine.}}
 
== Economia curtense ==
<!-- NB: alcuni interwiki si riferiscono a questa specifica sezione: ricordarsene in caso di scorporo (cfr. discussione) -->
===L'autoconsumo===
L'economia curtense, era, generalmente, di sussistenza, si tendeva cioè a produrre il più possibile all'interno del feudo in un'ottica di autoconsumo. Per questo oltre alla produzione diretta (agricoltura), l'allevamento, la caccia, la pesca e la raccolta di frutti spontanei, esistevano anche compiti legati alla preparazione delle derrate alimentari: la produzione del vino, la macina farina, la macellazione della carne. Anche i prodotti di natura non agricola, come le [[manifattura|manifatture]] e gli [[attrezzo|attrezzi]] da lavoro, venivano fabbricati all'interno del fondo utilizzando i materiali a disposizione: stoviglie, tessuti, utensili ed armi. Si cercava inoltre di sopperire alla mancanza di alcuni [[Bene (economia)|beni]] producendone di simili, ma di qualità più bassa.
 
=== L'autoconsumo ===
Spessissimo, perfino tra gli [[storici]], si è considerata questa [[economia]] come completamente chiusa, priva di sbocchi verso l'esterno. Questo è errato, poiché alcune manifatture più rifinite ed altri approvvigionamenti dovettero essere necessariamente acquistati in altre zone. Ad esempio i nobili, potevano permettersi di comprare il [[vino]] da altri signori, così come in periodi di carestia, quando i [[servi della gleba]] pativano la fame, dovettero procedere all'acquisizione di [[alimento|derrate alimentari]] all'esterno. Non mancavano inoltre intermittenti ''surplus''. Non bisogna dimenticare, poi, che le città, sebbene ridotte di dimensioni, rimasero comunque dipendenti dalle campagne e dovettero sempre importare da esse i prodotti agricoli.
L'economia curtense, era, generalmente,un tempo considerata di sussistenza,. Che si tendevatendesse cioè a produrre il più possibile all'interno deldella feudo''curtis'' in un'ottica di autoconsumo. Pernon è più confermato dalle ricerche dell'ultimo secolo. questoComunque oltre alla produzione diretta ([[agricoltura]]), l'[[allevamento]], la [[caccia]], la [[pesca (attività)|pesca]] e la raccolta di frutti spontanei, esistevano anche compiti legati alla preparazione delle [[alimento|derrate alimentari]]: la produzione del [[vino]], la macina della farina, la [[macellazione]] della carne. AncheÈ vero che spesso i prodotti di natura non agricola, come le [[manifattura|manifatture]] e gli [[attrezzo|attrezzi]] da lavoro, venivano fabbricati all'interno del fondo utilizzando i materiali a disposizione: stoviglie, tessuti, utensili ed armi. Si cercava inoltre di sopperire alla mancanza di alcuni [[Bene (economia)|beni]] producendone di simili, ma di qualità più bassa.
 
Spessissimo, perfino tra gli [[storici]] precedenti le ultime generazioni, si è considerata questa [[economia]] come completamente chiusa, priva di sbocchi verso l'esterno. Questo è errato, poichésoprattutto perché la circolazione monetaria non era mai venuta meno: alcune manifatture più rifinite ed altri approvvigionamenti dovettero essere necessariamente acquistati in altre zone. Ad esempio i nobili, potevano permettersi di comprare il [[vino]] da altri signori, così come in periodi di carestia, quando idipendenti [[servisalariati dellae gleba]]coloni pativano la fame, dovettero procedere all'acquisizione di [[alimento|derrateprovviste alimentari]] alldall'esterno. Non mancavano inoltre intermittenti ''surplus''. Non bisogna dimenticare, poi, che le città, sebbene ridotte di dimensioni, rimasero comunque dipendenti dalle campagne e dovettero sempre importare da esse i prodotti agricoli.
===Il commercio interno===
Un fattore importante per la notevole estensione di questo genere economico, fu la penuria di [[denaro]] liquido e lo stato delle grandi vie di comunicazione. Il più delle volte, gli scambi avvenivano tra beni in natura, tramite il [[baratto]], ma non è del tutto vero che la [[moneta]] scomparve completamente. Ad esempio, il [[bisante (moneta)|bisante]] d'oro continuò a circolare e quando si attuavano questi scambi, e i contadini dovevano vendere i loro prodotti, ci si rifaceva sempre ad un ipotetico valore monetario. La moneta corrente d'argento, poi, il soldo, continuò a circolare e la sua continua svalutazione fa comprendere che si dovette adattare alle crisi dell'economia.
 
=== Il commercio interno ===
Molte volte poi, le proprietà organizzate in curtis, si trovavano a contatto con altri fondi di natura [[ecclesia]]stica o [[monarchia|regia]] e persino con residui di appezzamenti di terreno [[allodio|allodiali]] coltivati direttamente da alcuni contadini liberi. Ciò si verificava poiché i feudi, almeno nell'[[Alto Medioevo]], non costituivano piccoli staterelli dai confini ben definiti, ma, nella maggior parte dei casi, piuttosto come un insieme di proprietà diffuse sul territorio, tanto da far sì che alcuni villaggi fossero addirittura divisi tra diversi feudatari. Come si vede quindi, le possibilità di scambio vennero necessariamente prese in considerazione.
Un fattore importante per la notevole estensione di questo genere economico, fu la penuria di [[denaro]] liquido e lo stato delle grandi vie di comunicazione. Il più delle volte, gli scambi avvenivano tra beni in natura, tramite il [[baratto]], ma non è del tutto vero che la [[moneta]] scomparve completamente. Ad esempio, il [[bisante (moneta)|bisante]] d'oro continuò a circolare e quando si attuavano questi scambi, e i contadini dovevano vendere i loro prodotti, ci si rifaceva sempre ad un ipotetico valore monetario. La moneta corrente d'argento, poi, il soldo, continuò a circolare e la sua continua svalutazione fa comprendere che si dovette adattare alle crisi dell'economia.
 
Molte volte poi, le proprietà organizzate in curtis, si trovavano a contatto con altri fondi di natura [[ecclesiaChiesa (comunità)|ecclesiastica]]stica o [[monarchia|regia]] e persino con residui di appezzamenti di terreno [[allodio|allodiali]] coltivati direttamente da alcuni contadini liberi. Ciò si verificava poiché i feudi, almeno nell'[[Alto Medioevo]], non costituivano piccoli staterelli dai confini ben definiti, ma, nella maggior parte dei casi, erano piuttosto come un insieme di proprietà diffuse sul territorio, tanto da far sì che alcuni villaggi fossero addirittura divisi tra diversi feudatari. Come si vede quindi, le possibilità di scambio vennero necessariamente prese in considerazione.
===Il commercio con l'esterno===
Grazie alla sua natura [[autarchia|autarchica]] che faceva nascere lunghissimi periodi di relativa pace, ed a una più razionale organizzazione agricola, si andarono a formare delle eccedenze nella [[produzione]] che dovevano trovare sbocco - sia pure a livello modesto e intermittente- in un mercato regionale. Il fatto è confermato dagli ultimi ritrovamenti di [[magazzino|magazzini]], soprattutto nei grandi [[monasteri]] i quali, essendo ancora in possesso delle antiche tecniche di [[agronomia]] di natura classica/romana producevano in abbondanza e potevano permettersi di vendere i loro [[surplus]].
 
=== Il commercio con l'esterno ===
Una piccola rivoluzione si verificò quando, con l'aumento del costo degli equipaggiamenti guerreschi, i feudatari furono costretti a pretendere dai contadini tributi in denaro. Ciò fece sì che i piccoli coltivatori fossero costretti ad affiancare alle attività agricole anche quelle mercantili e di piccolo artigianato. La moneta, così, cominciò a circolare con più diffusione e gli orizzonti mercantili, prima più ristretti (sebbene, a differenza di quanto creduto dalla vecchia storiografia, non assenti), ad allargarsi.
Grazie alla sua natura [[autarchia|autarchica]] che faceva nascere lunghissimi periodi di relativa pace,efficienza ed a una più razionale organizzazione agricola, si andarono a formare delle eccedenze nella [[produzione]]. Tali cherimanenze dovevano trovare sbocco -, sia pure a livello modesto e intermittente-, in un mercato regionale. Il fatto è confermato dagli ultimi ritrovamenti di [[magazzino|magazzini]], soprattutto nei grandi [[monasteri]] i quali, essendo ancora in possesso delle antiche tecniche di [[agronomia]] di natura classica/romana, producevano in abbondanza e potevano permettersi di vendere i loro [[surplus agricolo|surplus]].
 
Una piccola rivoluzione si verificò quando, con l'aumento del costo degli equipaggiamenti guerreschimilitari, i feudataripossessori, divenuti anche signori (dòmini) furono costretti a pretendere dai contadini tributi in denaro. Ciò fece sì che per i piccoli coltivatori fosserodivenne costretti adnecessario affiancare alle attività agricole anche quelle mercantili e di piccolo artigianato. La moneta, così, cominciò a circolarecircolò con più diffusione e gli orizzonti mercantili, prima più ristretti (sebbene, a differenza di quanto creduto dalla vecchia storiografia, non assenti), adsi allargarsiallargarono.
 
== Tipologie di ''curtis'' ==
=== Evoluzione delle corti ===
La corte dell'[[Alto Medioevo|Alto]] e quella del [[Basso Medioevo]] si distinguevano fortemente: la prima, parte di un complesso feudale più esteso e priva di fortificazioni rilevanti, altro non era che l'erede della villa romana, dominataanche dase unmeno signorecompatta, e ocaratterizzata da ununa cavalieredistinzione chefra esercitavanozone una potereconduzione delegato dal concessore deldiretta (''beneficiumdominicum'') e chealtre tendevanoaffidate a rimanere piuttosto isolati dai vicinicoloni.
 
Nella seconda, dopo la fine del secolo XI, della ''curtis'' sopravvive soltanto il nome e non la forma di gestione: si definiva così l'ambito territoriale intorno al vecchio centro curtense (''caput curtis'') per lo più munito di castello.
La seconda, invece, sviluppatasi nell'età feudale propriamente detta (quel periodo compreso tra l'[[XI secolo|XI]] ed il [[XIV secolo]]) era caratterizzata da un maniero centrale sorto durante l'''età dei castelli'' o ''dell'incastellamento'' ed era retta da un signore dotato d'autorità di [[banno]] e legittimato a lasciare in eredità il ''beneficium'' ai figli. La corte di questo periodo, inoltre, possedeva ormai l'aspetto di un piccolo stato dotato di un proprio esercito (cavalieri e sergenti del signore), di un tribunale e di un ''sovrano'' (il feudatario).
 
=== Organizzazione della corte ===
La ''curtis'' riproponeva, più o meno, le stesse caratteristiche e costanti [[edilizia|edilizie]] nelle diverse zone dell'[[Italia]] centro-settentrionale, nella valle del [[Rodano (fiume)|Rodano]] in [[Francia]] ed in [[Germania]].
 
LaIl corte''caput curtis'' era il centro deldella feudocorte, ed era compostacomposto dagli edifici dove il signore risiedeva ed esercitava ill'amministrazione controllo deldelle territorioterre. L'interno era composto dal [[maniero]] del grande proprietario del fondo, dalle [[stalla|stalle]], da [[granaio|granai]] e rimesse, dagli abituri deidi servi e salariati e molte volte -, se vicino scorreva un [[fiume]] -, vi era installatopresente anche un [[mulino]]. Non mancava neanche una piccola [[cappella]] privata dove si celebrava la [[Messa tridentina|Messa]]. Solitamente, di fianco al maniero era costruita l'abitazione del [[agricoltore|fattore]]. Costui era la sola persona delegata alla ripartizione e allo stoccaggio nei magazzini delle derrate alimentari.
 
Non mancava anche una piccola [[cappella]] privata dove si svolgevano i [[battesimo|battesimi]] e le [[Celebrazione Eucaristica|messe]]. Solitamente, di fianco al maniero era costruita l'abitazione del [[fattore]] o come veniva nominato a quei tempi, del [[balivo]]. Costui non era solo la persona delegata alla ripartizione e allo stoccaggio nei magazzini delle derrate alimentari, ma era anche colui che esercitava la giustizia (insieme alle milizie) per conto del signore, all'interno del feudo.
 
Il [[latifondo]] veniva suddiviso così in due tipologie di territorio.
 
# La parte centrale, quella più vicina al polo amministrativo, era detta ''[[pars dominica]]'' o ''indominicata'', cioè gestita a coltura direttamente dal ''dominus'', che era spesso "il vecchio" della comunità per cui veniva chiamato ''senior'', da cui derivò la parola "signore"; qui lavoravano i servi con prestazioni gratuite ed obbligatorie, le cosiddette ''[[corvée]]s''.
# La ''[[pars massaricia]]'', che era gestita dai contadini (liberi o asserviti) ed era divisa in ''mansi'', che corrispondevano ad unità lavorative di varia estensione. Le famiglie di coloni la coltivavano quindi privatamente ed ununa terzoparte della rendita veniva corrisposto al proprietariopossessore. Oltre a questo, i coltivatori erano poi tenuti sia a pagare alcune tasse edche a svolgere alcunedelle giornate lavorative gratuite sui fonditerritori agricoli direttamente gestiti dal padrone, le cosiddette ''[[corvée]]''.
 
Esisteva poi una parte di terreno incolto, composto da boschi, prati e paludi, dove si attingevano le risorse spontanee tramite la raccolta, la caccia e la pesca. Inoltre nelle terre lasciate a riposo (maggese) venivano pascolatifatti pascolare gli animali.
 
=== I ''vassi'' ===
Attorno al signore sipoteva trovavano poitrovarsi una serie di amici, protetti e guardie del corpo, che formavano il gruppo degli ''antrustiones'' o ''fideles'' o ''vassi''. Essi giuravano fedeltà al signore in cambio di benefici quali armi, oggetti preziosi o terre da coltivare (il denaro era infatti quasi scomparso). QuestaMa strutturanon ditutti fiduciai personale in cambio soprattuttopossessori di terrenicurtes fuavevano una caratteristica che divenne parte integrante delclientele feudalesimovassallatiche.
 
=== Modelli di corte ===
Dobbiamo, una volta definita la struttura della ''curtis'', analizzarne le varie tipologie così come si sono presentate nel [[bacino del Mediterraneo]] e nell'[[Europa]] centro-settentrionale ede orientale.
 
Le tenute organizzate in ''curtis'' si distinguevano dal numero di ''mansi'' a cui erano sottoposte: nell'Italia del nord, così come in Germania e Francia, vi erano corti vastissime a più mansi ed altre meno estese che potevano a malapena approvvigionare i padroni e la servitù. Il monasteroL'[[abbazia di [[Saint -Germain -des -Prés]], ad esempio, era possidente dipossedeva 19.000 mansi distribuiti in vari villaggi, quello di [[Tours]] aveva alle proprie dipendenze 20.000 coltivatori abitanti nei diversi borghi della zona. Spesso i mansi, erano situati anche molto distanti l'gli uni dagli altri, venendosi a trovare in territori retti da diversi [[feudatario|feudatari]] o [[vassallo|vassalli]];, il che dimostra come la distribuzione della proprietà avvenisse a livello personale e non territoriale come in [[etàEtà modernaModerna]].
 
I cittadini dei borghi sub-urbanisuburbani facevano riferimento prevalentemente alle [[città]] più grandi, a livello di estensione, presenti sul territorio ove risiedevano i grandi [[margravio|margravi]]funzionari del regno o che erano adibite a [[sede vescovile|sedi vescovili]]. I locatari dei piccoli e medi fondi che si trovavano prevalentemente nelle zone rurali, avevano come referente la villa signorile ede, in seguito, il [[castello]]. All'interno di questi latifondi, dobbiamo poi immaginarciimmaginare i borghi situati nella parte tributaria come difesi solo da uno steccato o completamente privi di sistemi difensivi, mentre il centro indominicato, si incastellivaincastellava ed era circondato da poderose [[muraMura (architetturafortificazione)|mura]] difensive.
 
== Evoluzione delle curtis''curtes'' in centri abitati ==
A partire dal [[XI secolo]], il sistema economico-sociale curtense entrò in crisi. Nonostante le innovazioni in campo agricolo ([[aratro]] pesante, [[rotazione triennale]] delle colture ecc.) i mini fondi non riuscivano a produrre quanto richiesto e i grandi signori preferirono inurbarsi ed investire sul commercio e sui prestiti a [[interesse (matematica finanziaria)|interesse]].
 
Le ''parspartes dominicadominice'' cominciarono quindi ad essere acquistate da imprenditori borghesi, liberando quindi i mansi dalla sudditanza ad un padrone. Gli imprenditori si limitavano ad ottenere redditi dai diritti bannali. Agli agglomerati di mansi allodiali si unirono quindi questi mansi ''neo-allodiali''.
A partire dall XI secolo, il sistema economico-sociale del feudalesimo entrò in crisi e già con il [[Capitolare di Quierzy]] si riconobbe l'ereditarietà dei fondi ai vassalli maggiori. Con la [[constitutio de feudis]] poi, promulgata da [[Corrado II il Salico]] nel 1037, abbiamo la quasi definitiva frantumazione di questo sistema. Con queste nuove normative, si riconosceva l'ereditarietà dei feudi anche ai vassalli minori. Nonostante le nuove innovazioni in campo agricolo ([[aratro]] pesante, [[rotazione triennale]] delle colture etc.) i mini fondi non riuscivano a produrre quanto richiesto e i grandi signori preferirono inurbarsi ed investire sul commercio e sui prestiti a [[interesse]]. Ma il colpo definitivo alla grande proprietà lo diedero le [[crociate]]. I [[cavalleria medievale|cavalieri]], per finanziarsi le spedizioni in terrasanta, dovettero vendere parte dei loro feudi a delle nuove classi dirigenti che aspiravano al [[monopolio]] attraverso l'utilizzo della moneta.
 
Le ''pars dominica'' cominciarono quindi ad essere acquistate da imprenditori borghesi, liberando quindi i mansi dalla sudditanza ad un padrone. Gli imprenditori si limitavano ad ottenere redditi dai diritti bannali. Agli agglomerati di mansi allodiali si unirono quindi questi mansi ''neo-allodiali''.
 
Piccoli centri quindi, che in principio erano stati appendice dei latifondi, si trasformarono in cittadine di 30.000 abitanti o anche più. Nella [[toponomastica]] italiana, possiamo riscontrare l'evoluzione di queste cittadine/paesi dalle ex curtis o ville, ad esempio: "Francavilla", "Villafranca", "Villanova" ecc.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
===Opere a carattere generale===
{{W|storia|ottobre 2010}}
* {{Cita libro|autore=[[Franco Cardini]] e |autore2=Marina Montesano, ''|titolo=Storia medievale'', |città=Firenze, [[|editore=Le Monnier]] Università, |anno=2006. |ISBN= 880020474088-00-20474-0}}
* {{Cita libro|autore=[[Giovanni Tabacco]]|titolo=Alto Medioevo|curatore=[[Giuseppe Sergi]]|editore=UTET Università|città=Torino|anno=2010|ISBN= 978-88-6008-304-3|cid=Tabacco}}
*''Antiche corti rurali nel comune di Isola della Scala'' / fotografie di Fullerton Robert...[et al.] ; ricerche d'archivio e testi [di] Bruno Chiappa. - Isola della Scala : Biblioteca Comunale
* {{Cita libro|autore1=Renato Bordone|autore2=Giuseppe Sergi|titolo=Dieci secoli di medioevo|anno=2009|editore=Einaudi|città=Torino|ISBN= 978-88-06-16763-9|cid=Bordone, Sergi}}
*Bertelli, Sergio, ''Le corti italiane del Rinascimento'' / Sergio Bertelli, Franco Cardini, Elvira Garbero Zorzi ; con la collaborazione di Elisa Acanfora ... [et al.]. - Milano : Arnoldo Mondadori, 1985. (Libri illustrati Mondadori)
* {{Cita libro|cognome=Vasoli |nome=Cesare |titolo=La cultura delle corti|città=Bologna|editore=Cappelli|anno=1980}}
*''Corti e dimore del contado mantovano'' / a cura dell'Associazione Industriali di Mantova. - Firenze : Vallecchi, 1969.
* {{cita libro|autore=Giovanni Vitolo|editore=Sansoni|collana=Biblioteca aperta Sansoni|edizione=ed. 1|cid=Vitolo|titolo=Medioevo. I caratteri originali di un'età di transizione|anno=2000|isbn=978-88-38-31857-3}}
*''Le corti italiane'' / premessa storica di Rosario Villari ; saggio critico di Paolo Portoghesi. - Milano, c1977.
 
*Giovannini, Arrigo, ''Corti di pianuta'' : Architetture rurali nel paesaggio padano = Courts of the plain : rural architecture of the Po vally. - Caselle di Sommacampagna, c2001.
===Saggi di ambito locale===
*Gragnato, Michele - Armigliato, Paolo - Bonomi, Marino, ''Chiese, ville, corti a Sona e nelle sue contrade''; con la collaborazione di Paolo Armigliato e Marino Bonomi. 2003, Sona.
* {{Cita libro|Bruno|Chiappa|titolo=Antiche corti rurali nel comune di Isola della Scala|altri=fotografie di Robert Fullerton|1981|Biblioteca Comunale|Isola della Scala}}
*Monicelli, Francesco, ''Ville e corti lungo il corso del Mincio''. - Genova, stampa 2001.
*Bertelli, Sergio,{{cita ''libro|titolo=Le corti italiane del Rinascimento'' / |autore1=Sergio Bertelli, |autore2=Franco Cardini, |autore3=Elvira Garbero Zorzi ; |altri=con la collaborazione di Elisa Acanfora ... [et al.]. - |città=Milano : Arnoldo |editore=Mondadori, |anno=1985. (|collana=Libri illustrati Mondadori) }}
*Perogalli, Carlo, ''Architettura fortificata : castelli e corti del Mantovano'' : relazione ufficiale. Sul front.: Convegno itinerante sul Turismo nella terra mantovana (Milano-Mantova, 28-30 settembre 1978).
*'' {{Cita libro |titolo=Corti e dimore del contado mantovano'' / a cura dell'|curatore=Associazione Industriali di Mantova. - |città=Firenze : |editore=Vallecchi, |anno=1969. }}
*Rognini, Luciano, ''Chiese, ville e corti: pagine d'arte''. - San Martino Buon Albergo : Biblioteca Comunale, 1998. - P. 189-200 Estr. da: San Martino Buon Albergo : una comunità tra collina e pianura.
*'' {{cita libro|titolo=Le corti italiane''|curatore=Maria /Rossella Bigi|altri=premessa storica di [[Rosario Villari ;]], saggio critico di [[Paolo Portoghesi. -]]|città=Milano|editore=Touring Milano,Club c1977.Italiano|anno=1977}}
*Scola Gagliardi, Remo, ''Le corti rurali tra Tartaro e Tione dal 15. al 19. secolo''. San Pietro di Legnago, 1997.
* {{cita libro|autore1=Arrigo Giovannini|autore2=Carlo Parmigiani|titolo=Corti di pianura: Architetture rurali nel paesaggio padano|città=Caselle di Sommacampagna|anno=2001|editore=Cierre}}
*Spiazzi, Sergio, ''Le corti rurali dei Muselli in San Martino''. - San Martino Buon Albergo, 1997.
* {{Cita libro|cognome1=Gragnato, |nome1=Michele - Armigliato, Paolo - Bonomi, Marino, ''|titolo=Chiese, ville, corti a Sona e nelle sue contrade''; |altri=con la collaborazione di Paolo Armigliato e Marino Bonomi. |anno=2003 |città=Sona|collana=Sona: ieri, Sona.oggi, domani|numero=4}}
*Vasoli, Cesare, ''La cultura delle corti''.
* {{Cita libro|cognome=Monicelli, |nome=Francesco, ''|titolo=Ville e corti lungo il corso del Mincio''. - |città=Genova, stampa |anno=2001. }}
*Viviani, Giuseppe Franco, ''Ville e corti nella campagna di S. Michele''. - Verona, 1985.
*Perogalli, {{cita conferenza|autore=[[Carlo, ''Perogalli]]|titolo=Architettura fortificata : castelli e corti del Mantovano'' : relazione ufficiale. Sul front.: |conferenza=Convegno itinerante sul Turismo nella terra mantovana (Milano-Mantova, 28-30 settembre 1978).}}
*Rognini, {{cita libro|autore-capitolo=Luciano, ''Rognini|capitolo=Chiese, ville e corti: pagine d'arte''. -|curatore=Marco Pasa|città=San Martino Buon Albergo : |editore=Biblioteca Comunale, |anno=1998. - P. |pp=189-200 Estr. da: |titolo=San Martino Buon Albergo : una comunità tra collina e pianura. }}
* {{Cita libro|cognome=Scola Gagliardi, |nome=Remo, ''|titolo=Le corti rurali tra Tartaro e Tione dal 15. al 19. secolo''. |città=San Pietro di Legnago, |anno=1997. |editore=Nuoviorizzonti}}
* {{Cita libro|cognome=Spiazzi, |nome=Sergio, ''|titolo=Le corti rurali dei Muselli in San Martino''. - |città=San Martino Buon Albergo, |anno=1997. }}
* {{Cita libro|cognome=Viviani, |nome=Giuseppe Franco, ''|titolo=Ville e corti nella campagna di S. Michele''. - |città=Verona, |anno=1985.|editore=Grafiche Fiorini}}
 
==Voci correlate==
* [[Corte regia]]
 
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== Collegamenti esterni ==
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[[Categoria:Economia medievale]]