Mitologia sumera: differenze tra le versioni
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Per accostarsi correttamente alla '''mitologia sumera''', occorre avere ben presente quale fosse la concezione che i [[sumeri]] avevano della vita stessa. Si tratta di uno dei più antichi popoli, il popolo che fissò per primo la sfera delle idee morali e delle concezioni religiose, che per primo creò delle leggi (il [[Codice di Ur-Nammu]] fu redatto quasi tre secoli prima del [[Codice di Hammurabi]]), e soprattutto il popolo che per primo inventò la [[Scrittura sumera|scrittura]], ovvero una serie di simboli scritti (o meglio incisi) che avessero corrispondenza con le idee pronunciate, dando così inizio a quella che chiamiamo [[storia]] e alla prima [[letteratura sumerica|letteratura]].
== Origini ==
Il percorso che ci ha portato alla quasi completa comprensione della cultura sumera è stato lungo e tortuoso, spesso fuorviante, sicuramente complicato anche dalla differenza concettuale tra la nostra scrittura a lettere e la loro particolare scrittura, chiamata [[Scrittura cuneiforme|cuneiforme]] dalla forma appunto a cuneo dei caratteri utilizzati. È opportuno precisare che, concettualmente, la scrittura sumera è molto simile a quella [[Lingua cinese|cinese]] o [[Lingua giapponese|giapponese]]: un ideogramma, o un cuneo nel caso sumero, poteva indicare non un solo oggetto, ma altri oggetti, idee o gesti correlati allo stesso. Ad esempio, il simbolo designato per indicare la parola "bocca", che ha una determinata pronuncia, poteva essere utilizzato in altri contesti, e con pronunce diverse, per indicare la sfera di concetti legati alla bocca: "parlare", "dente", "parola" e via dicendo. Questo fece cadere in errore i primi sumerologi, quando scoprirono le tavolette che descrivevano l'[[Gilgamesh|Epopea di Gilgamesh]], re di Uruk: la prima traslitterazione del nome "Gilgamesh" fu infatti "Izdubar", errore che in seguito venne notato e corretto. Questo non è che un esempio delle difficoltà che gli studiosi incontrarono nel catalogare e tradurre le tavole di Sumer.
Man mano che gli studi procedevano si scopriva un mondo fatto di uomini, eroi
I primi 3 erano strettamente legati gli uni agli altri ed alla natura stessa, mentre gli ultimi erano scollegati. Ai giorni nostri ancora si discute se la [[mitologia]] sia un insieme di semplici favole, oppure un tentativo di spiegare i fenomeni naturali, oppure un insegnamento morale nato dalla coscienza collettiva di un popolo; per quanto riguarda i [[sumeri]], tutte queste congetture sono probabilmente da ritenersi ugualmente valide.
La civiltà sumera si è sviluppata intorno al 5.000 a.C., quando il mondo era giovane e l'uomo aveva appena preso coscienza di sé e della propria collettività. Ci si può basare sui fatti, senza dubbio, ma la [[sociologia]] e l'[[antropologia]] ci vengono in aiuto nella comprensione di un popolo ormai scomparso.▼
E queste scienze, insieme alle ottime traduzioni dei testi in nostro possesso, ci presentano un mondo in cui l'uomo non è completamente padrone del proprio destino: ovverosia, lo è nel momento in cui si rende consapevole del fatto che si trova sulla Terra con il solo ed unico scopo di servire gli dei. Egli non è ancora l<nowiki>'</nowiki>''homo faber'' dei latini, e la morte è l'unica sorte che lo aspetta: solo gli dei sono immortali, e questa è la legge ineluttabile della vita.▼
▲La civiltà sumera si è sviluppata intorno al 5.000 a.C., quando
Questi dei non sono entità astratte e non sono nemmeno i fenomeni naturali chiamati con nomi pittoreschi: le divinità sumere sono entità concrete e strettamente correlate alla natura di cui anche l'uomo fa parte, ognuna è naturalmente preposta ad un evento (la morte, la primavera) o ad un concetto (la creazione, la fecondità) ma come gli dei greci, anzi più degli dei greci, dipendono in tutto e per tutto dagli esseri umani, che rappresentano la natura consapevole di sé stessa. ▼
▲E queste scienze, insieme alle ottime traduzioni dei testi in nostro possesso, ci presentano un mondo in cui l'uomo non è completamente padrone del proprio destino: ovverosia, lo è nel momento in cui si rende consapevole del fatto che si trova sulla Terra con il solo ed unico scopo di servire gli dei. Egli non è ancora l
▲Questi dei non sono entità astratte
Ne viene così il ritratto di un popolo forte e fiero, un popolo che cerca il significato di un mondo che non conosce trasformandolo in poesia, e contemporaneamente ne osserva lo sviluppo e i misteri con occhio scientifico, che trascorre le giornate pensando di compiacere gli dei e getta intanto le basi per le civiltà future. Non bisogna infatti dimenticare che i sumeri erano prima di tutto un popolo in continuo perfezionamento, che la [[Scrittura cuneiforme|scrittura sumera]] presenta una [[grammatica]] molto avanzata, che tra i sumeri esistevano matematici e astronomi che elaboravano problemi e relative soluzioni, e scienziati che catalogavano fiori, pietre, insetti e animali.
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La mitologia sumera rappresenta senz'altro un punto imprescindibile per comprendere le contraddizioni e l'animo estremamente poetico dei sumeri, una civiltà dotata di profondissima sensibilità e di inestinguibile sete di conoscenza, che lasciò tracce indelebili in tutte le culture coeve e successive.
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=== Cosmogonici ===
In principio vi era il Mare Primordiale ([[Nammu]]), probabilmente mai creato, e quindi eterno. Dal Mare ebbe origine la [[Montagna cosmica]], che aveva per base gli strati più bassi della terra, e per cima la sommità del cielo. La Montagna era formata da Cielo e Terra, ancora uniti insieme e non distinti. Il Cielo, nella personificazione il dio [[An (mitologia)|An]], e la Terra, nella personificazione la dea [[Ki (mitologia)|Ki]], generarono il dio dell'Aria [[Enlil]]. A questo punto avvenne la separazione: [[An (mitologia)|An]] "tirò" il Cielo verso di sé, mentre [[Enlil]] "tirava" la Terra, sua madre. Dall'[[incesto]] di
Inoltre, i sumeri introdussero il concetto di ''[[Me (mitologia)|me]]''. L'esatto significato di questa idea non è del tutto chiaro, ma sembra rappresentare una potenziale essenza creatrice, sia astratta che concreta, alla base dell'esistenza di tutto il Creato. Ogni oggetto sacro ed ogni concetto (come il trono o la monarchia) avevano il proprio ME.
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[[
I sumeri consideravano l'universo visibile sotto forma di una semisfera, avente per base la Terra e per calotta il Cielo ([[An-Ki]]). La Terra era un disco piatto circondato dal mare ([[Abzu]]) e galleggiante su di esso. Al di sotto della terra stava un'altra semisfera diametralmente opposta a quella del cielo, non visibile, che conteneva le regioni infernali ([[Kur del Non Ritorno|Kur]]). Dunque, l'universo in generale era una sfera, divisa in due orizzontalmente dal piano diametrale costituito dalla terra. Da alcuni frammenti pare che i sumeri considerassero il cielo formato di un qualche metallo dai riflessi bluastri (questa credenza dipendeva probabilmente dal fatto che i [[meteorite|meteoriti]] sono composti soprattutto di [[ferro]] e [[nichel]] quasi puri: il ferro siderale fu l'unica fonte di ferro metallurgico puro dell'antichità).
Tra il Cielo e la Terra esisteva un terzo elemento, una sorta di "vento", o "soffio" (''lil''), le cui caratteristiche erano l'espansione e il moto (caratteristiche che noi oggi consideriamo proprie dell'[[atmosfera]]). Gli elementi cosmici come [[Sole]], [[Luna]] e [[stella|stelle]] si ritenevano composti della stessa materia, ma in questo caso luminosa.
All'esterno della sfera dell'universo si stendeva all'infinito un Oceano Cosmico, un Mare primordiale misterioso ed invisibile.
=== Gli dei
I sumeri riflettevano il loro proprio modo di vita anche nella raffigurazione delle vicende divine. Di conseguenza, si raffiguravano un'assemblea di dei (equivalente alle assemblee degli uomini) presieduta da un re, ovvero il principale dio creatore. L'assemblea degli [[Anunnaki]] (così erano chiamati gli dei, "i figli di [[An (mitologia)|An]]") si componeva di sette supremi (compresi i quattro dei creatori) con il compito di decidere i destini di uomini e dei, e di 50 dei minori, chiamati "grandi dei".
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Inizialmente fu il dio del cielo [[An (mitologia)|An]] a sostenere il ruolo di dio principale, ma poco alla volta venne, nell'[[immaginario collettivo]], sostituito da [[Enlil]], il dio dell'aria. Non si sa con certezza quale fu il processo che lo portò ad essere il dio più importante del pantheon sumerico, ma si suppone che il motivo possa essere la sua identificazione con "il soffio", il "principio" vitale che dà al mondo vita e lo mantiene in costante divenire.
Seguiva, nell'elencazione dei quattro dei principali, il dio [[Enki]], signore dell'oceano e dell'Abisso ([[Abzu]]). Ultima era la dea [[Ki (mitologia)|Ninhursag]], in origine chiamata [[Ki (mitologia)|Ki]], la Terra. Era detta anche [[Ki (mitologia)|Nintu]], cioè "colei che partorisce", ed era considerata la madre di tutti gli esseri viventi<ref name=
La particella ''nin'' che compone il nome delle dee significa "Signora", e lo stesso significato ha la particella ''en'' per gli dei maschi, che significa "Signore, sovrano": questo sottolinea l'importanza o meno di alcune divinità. La particella ''an'', come si è visto, significa ''cielo'', e definisce il legame più o meno stretto che alcuni dei hanno con lo stesso dio An, oppure con il cielo fisico.
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*[[Haia]] (sposo di Nidaba)
*[[Ki (mitologia)|Ki]] o Nantu o Ninhursag o Ninmah (dea della terra, uno dei quattro creatori)
*[[Inanna]] (dea della fecondità e della bellezza)
*[[Ishkur]] (dio della pioggia e degli uragani)
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*[[Lahar (mitologia)|Lahar]] (dio del bestiame)
*[[Nammu]] (personificazione del mare primordiale)
*[[Nanna (divinità mesopotamica)|Nanna]] o
*[[Nidaba]] (dea della saggezza, della scrittura e della letteratura)
*[[Nin-Asu]] (dea degli inferi, figlia di Ereshkigal)
*[[Ninlil]] (dea dell'aria e del grano)
*[[Ningal]] (madre di Utu e dea della luna)
*[[
*[[Ziusudra]] (l'uomo salvato dal [[diluvio universale]], chiamato nell
I demoni ombra (udug) invece rappresentano un concetto molto particolare, in quanto avevano origine negativa ed erano capaci di infiltrarsi nei tessuti degli esseri viventi. L'Udug (Sumero: 𒌜), in seguito noto in Akkadian come l'Utukku, erano una classe ambigua di demoni dell'antica mitologia mesopotamica generalmente malevola, anche se un membro dei demoni (Pazuzu) era disposto a scontrarsi sia con i suoi simili, sia con gli dei, anche se viene descritto come una presenza ostile all'uomo. La parola è generalmente ambigua e talvolta viene usata per riferirsi ai demoni nel loro insieme piuttosto che a un tipo specifico di demone, tuttavia le descrizioni attribuiscono agli udug caratteristiche spesso date ad altri antichi demoni mesopotamici: un'ombra scura, assenza di luce che lo circonda, veleno e una voce assordante. Gli antichi testi mesopotamici sopravvissuti che danno istruzioni per esorcizzare il malvagio Udug sono conosciuti come i testi di Udug Hul. Sono note solo poche descrizioni dell'Udug [1] e, secondo Gina Konstantopoulos, non sono mai state identificate rappresentazioni pittoriche o visive. In un incantesimo bilingue scritto sia su sumero che in accadico, il dio Asalluḫi descrive il "malvagio udug" a suo padre Enki: [1]
O mio padre, il malvagio Udug [Udug Hul], il suo aspetto è maligno e la sua statura torreggia,
Sebbene non sia un dio (dingir) il suo clamore è grande e la sua luminosità [melam] immensa,
È buio, la sua ombra è nera e non c'è luce nel suo corpo,
Si nasconde sempre, si rifugia, [non] non è orgoglioso,
I suoi artigli gocciolano bile, lascia una scia di veleno,
La sua cintura non viene rilasciata, le sue braccia racchiudono,
Riempie l'obiettivo della sua rabbia di lacrime, in tutte le terre, [il suo] grido di battaglia non può essere trattenuto. [1]
Tutte le caratteristiche attribuite al "malvagio udug" sono caratteristiche comuni che sono spesso attribuite a tutti i diversi tipi di antichi demoni mesopotamici: un'ombra scura, assenza di luce che lo circonda, veleno e una voce assordante. Konstantopoulos osserva che "l'Udug è definito da ciò che non è: il demone è senza nome e senza forma, anche nelle sue prime apparizioni. Udug come "quello che, dall'inizio, non è stato chiamato per nome... quello che non è mai apparso con una forma". Uno degli udug potrebbe essere Hanbi. Nella mitologia sumida e Akkadiana (e la mitologia mesopotamica in generale) Hanbi o Hanpa (più comunemente noto nel testo occidentale) era la personificazione del male, signore di tutte le forze demoniache udug, nonché padre del demone Pazuzu e del mostro solido Humbaba. A parte la sua relazione con Pazuzu, si sa molto poco di questa figura.
*Udug (demoni ombra diversi dagli dei)
*Mimma Lemnu (termine riferito sia a un incantesimo, sia a un demone ombra connesso alle streghe)
*Hanbi (personificazione del male, signore di tutte le forze demoniache udug)
*Ardat Lili (demone ombra con caratteristiche di donna, cane e scorpione, divoratrice di bambini)
*Vardat Lilitu (demone ombra vampiro, predatrice di bambini, inizialmente scollegato dai dingir nei primi miti)
*Alu Lilu (demone ombra senza faccia)
*Pazuzu (demone ombra a capo di tutti gli spiriti maligni dell'aria)
*Mukil Res Lemutti (demone ombra presagio di sventura e capace di possedere gli individui facendoli comportare come animali presi in trappola)
*Namtar (demone ombra infettivo, alleato con la dingir Ereshkigal, avente il compito di tenere il demone Mimma Lemnu incatenato negli inferi)
*Ti'u (demone ombra provocante il mal di testa, alleato con i dingir)
*Akhkhazu (demone ombra delle pestilenze, alleato con la dingir Lamashtu)
*Kilili (demome ombra collegato ai gufi, alleata della dingir Inanna)
*Labasu (demone ombra presente nel testo dell'esorcismo del fuoco di Nusku)
*Abyzou (demone ombra responsabile di aborti spontanei e malattie infantile)
==Frammenti==
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Quando l'uomo non era ancora stato creato, la città di Nippur era dimora del dio [[Enlil]], della dea [[Ninlil]] e di Nunbarshegunu, la madre di lei. Quest'ultima decise di maritare la figlia al dio Enlil e un giorno le disse di bagnarsi nel ruscello Nunbirdu, in modo che il Padre Enlil potesse accorgersi di lei. Così avvenne, ma Ninlil non si sentì pronta a cedere alle attenzioni del dio ("le mie labbra sono troppo piccole, non conoscono i baci"). Enlil allora, consigliato dal suo visir Nusku, invitò la dea ad un giro in barca ed abusò di lei. In quell'istante venne concepito il dio-luna [[Sin (divinità)|Sin]].
Gli dei si indignarono per tale comportamento e intimarono a Enlil di allontanarsi dalla città. Il dio obbedì, dirigendosi verso gli inferi ([[Kur del Non Ritorno|Kur]]). Allora Ninlil, incinta, decise di seguirlo nel suo destino, ma Enlil pensò che in questo modo suo figlio, destinato a dimorare nel cielo, sarebbe invece stato costretto a vivere nelle viscere delle regioni infernali. Ideò allora uno stratagemma: poiché sulla strada per gli inferi vi erano tre dei minori che il viandante doveva incontrare (il ''guardiano delle porte dell'inferno, l'uomo del fiume dell'inferno e l'uomo della barca''), Enlil decise di assumere di volta in volta le sembianze di questi tre personaggi, fecondando Ninlil di tre divinità infernali in modo che sostituissero il figlio [[Sin (divinità)|Sin]] agli inferi.
In questo racconto compare per la prima volta un esempio di metamorfosi divina.
===Enki e Ninhursag, o il paradiso terrestre===
Nel paese di [[Dilmun]] (oggi [[
In questo poema paiono evidenti molti parallelismi con la Genesi [[Bibbia|biblica]]. Il più sorprendente fu scoperto dal sumerologo [[Samuel Noah Kramer]]: la dea che Ninhursag crea per guarire una costola di [[Enki]] è chiamata [[Nin.ti]]. In sumerico il vocabolo TI indica sia "costola" sia "vita, far vivere"; di conseguenza, i Sumeri avrebbero identificato la dea Ninti, "Signora della costola", con "colei
===Emesh ed Enten===
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===La creazione dell'uomo===
Gli [[Igigi]] trovano difficoltà a procurarsi il cibo, quindi decidono di lamentarsi presso [[Enki]], dio dell'acqua ma anche dio della saggezza. Ma egli giace profondamente addormentato sul mare e non sente le loro lamentele. Allora [[Nammu]], madre di [[Enki]], si fa portavoce e gli comunica il loro problema. Gli dice di creare dei "servi" che possano svolgere i lavori che gli [[Igigi]] non sono in grado di fare. [[Enki]] riflette, e consiglia quindi alla madre di creare delle forme
Per festeggiare questa decisione, gli [[Igigi]] organizzano un banchetto, durante il quale [[Enki]] e Ninmah, dea del parto, si ubriacano e perdono lucidità. Ninmah prende quindi un po' di argilla dell'Abisso e con essa forgia sei individui anormali, sfidando il dio a trovar loro una qualche utilità<ref>{{Cita|G. Pettinato|p. 71|Pettinato 2001}}.</ref>. [[Enki]] accetta e riesce a finire l'opera decretando il loro destino, e dando loro da mangiare del pane. Sulle imperfezioni dei primi quattro non si hanno notizie, mentre gli ultimi due sono una femmina incapace di procreare ed un essere asessuato. Il destino della prima è quello di dimorare nel [[gineceo]], quello del secondo di "camminare davanti al re".
[[Enki]] comunque non vuole essere da meno della dea Ninmah, e a sua volta forgia una creatura (non sappiamo in che modo). L'essere da lui creato è in qualche modo inanimato, debole di corpo e di spirito. Gli si offre del pane, ma lui non tende la mano per riceverlo, gli si parla ma lui non risponde; non riesce a stare in piedi, né seduto, né riesce a piegare le ginocchia. [[Enki]] chiede quindi a Ninmah di dare in qualche modo un aiuto a questa creatura, ma nemmeno la dea è in grado di fare qualcosa. Ne segue una lunga discussione tra i due dei, molto lacunosa e quindi difficilmente comprensibile, ma pare che Ninmah maledica [[Enki]] per la sua incoscienza nel creare un essere così miserevole, e sembra che il dio finisca col pensare che la maledizione sia meritata (molto probabilmente quest'essere impossibilitato a far nulla se non ad essere accudito, non è altro che il neonato).
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Sappiamo comunque che Shukallituda, consigliato dal padre, raggiunse il paese dei [[sumeri]], sfuggendo così alla vendetta della dea. Intanto [[Inanna]], non riuscendo a scoprire chi fosse il mortale che osò oltraggiarla, decise di recarsi a chiedere consiglio presso [[Enki]].
Così si conclude
==Note==
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==Bibliografia==
* I. Tzvi Abusch, ''Babylonian Witchcraft Literature'',: Case Studies 1987 "... especially, the initial position which he occupies in both support the propriety of our earlier analysis of obv. 37-40 on the basis of the comparison "Contra AHw sv, ''gallu'' in this line refers not to a demon but to a human enemy.... "
* "Archal View of P468903". Cuneiform Digital Library Initiative. Ukla.
*G. Pettinato (a cura di), ''Mitologia sumerica'', Torino, UTET, 2001 (antologia di testi mitologici sumeri in traduzione italiana).▼
* Charles August Briggs, Crawford Howell Toy, "Gallu Demon, in ''Essays in Modern Theology and Related Subjects.'', C. Scribner's Sons, 1911. pp. 155–158.
*Samuel Noah Kramer, ''I Sumeri'', Newton, Roma, 1997 ISBN 88-8183-776-5▼
* Jeremy Black; Anthony Green, ''Gods, Demons and Symbols of Ancient Mesopotamia: An Illustrated Dictionary'', Austin, University of Texas Press, 1992, ISBN 978-0292707948
*Michael Jordan, ''Miti di tutto il mondo'', Mondadori, Milano, 1998 ISBN 88-04-44879-2▼
* Jeremy Black, Graham Cunningham, Esther Flückiger-Hawker, Eleanor Robson, John Taylor, ''Zólyomi, Gábor. "Inana's Descent to the Netherworld".'' Electronic Text Corpus of Sumerian Literature. Oxford University. Retrieved 22 June 2017.
*Franco D'Agostino, ''Gilgamesh: alla conquista dell'immortalità'', PiEmme, Torino, 1997 ISBN 88-384-2954-5▼
* Charles August Briggs, Crawford Howell Toy, "Gallu Demon, in ''Essays in Modern Theology and Related Subjects.'', C. Scribner's Sons, 1911. pp. 155–158.
*Paola Palmiotto, ''Il pre-patriarcato nella mitologia sumera'', Persiani Editore, Bologna, 2009▼
* Graham Cunningham, ''Deliver Me from Evil: Mesopotamian Incantations, 2500-1500 BC'', Studia Pohl: Series Maior, vol. 17, Roma, Pontificio Instituto Biblico, 2007, [1997], ISBN 978-88-7653-608-3
▲* Franco D'Agostino, ''Gilgamesh: alla conquista dell'immortalità'',
* Markham J. Geller, ''Healing Magic and Evil Demons: Canonical Udug-hul Incantations'', Berlino, Walter de Gruyter, 2016, ISBN 978-1-5015-0015-2
* Gina Konstantopoulos, ''Shifting Alignments: The Dichotomy of Benevolent and Malevolent Demons in Mesopotamia'', in Bhayro, Siam; Rider, Catharine (a cura di), ''Demons and Illness from Antiquity to the Early-Modern Period'', Leiden, Brill, 2017, pp. 19–38, ISBN 978-90-04-33854-8
▲* Michael Jordan, ''Miti di tutto il mondo'',
* John Morris,"Gallu Demon.", in 'The New Nation''. 1880, pp. 40 & 311 (volume 3 di 5).
* William Muss-Arnolt, ''A Concise Dictionary of the Assyrian Language''. Original from Harvard University: Reuther & Reichard; Lemcke & Büchner; 1894, p. 216.
* Tally Ornan, ''The Triumph of the Symbol: Pictorial Representation of Deities in Mesopotamia and the Biblical Image Ban'', ''Orbus Biblical et Orientalis'', vol. 213, Fribourg, Switzerland: Academic Press Fribourg and Gottingen, Vandenhoek & Ruprecht, 2005, ISBN 978-3-7278-1519-5
▲* Paola Palmiotto, ''Il pre-patriarcato nella mitologia sumera'', Bologna, Persiani Editore
▲*
* Theophilus G. Pints,.''The religion of Babylonia and Assyria'', Kessinger Publishing, 2004 [1898]. p. 56. ISBN 978-1419180279.
* Sara Romis, "A Demonic Servant in Riv Papa's Household: Demons as Subjects in the Mesopotamian Talmud", in Herman, Geoffrey; Rubenstein, Jeffrey L. (a cura di), ''The Aggada of the Bavli and Its Cultural World'', Providence, Rhode Island: Brown Judaic Studies, 2018, ISBN 978-194-652710-3
==Voci correlate==
* [[Dio (religione sumera)]]
*[[Gilgamesh|Epopea di Gilgamesh]]
*[[Nergal]]
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*[[Kurnugea]]
*[[Mitologia babilonese]]
*[[Religioni della Mesopotamia]]
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