Ordine equestre: differenze tra le versioni
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{{Organi costituzionali dell'antica Roma}}
L{{'}}'''ordine equestre''' era una classe sociale dell'[[antica Roma]]. Tal ordine, basato sul censo, era composto dagli '''''equites''''' (plurale di ''eques'', 'cavaliere', da ''equus'', 'cavallo') .
== Storia ==
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{{Vedi anche|Età regia di Roma}}
Durante l'[[età regia di Roma]] e nel periodo iniziale della [[Repubblica Romana|Roma repubblicana]], gli ''equites'' erano semplicemente dei soldati a cavallo; non formeranno un ''ordo'', cioè una classe di censo a parte, fino al tempo dei [[Gracchi]]. La loro creazione è attribuita a [[Romolo]], il quale fece eleggere dalla ''[[Curia (storia romana)|curia]]'' 300 cavalieri, divisi in tre ''[[centuria]]e'', una centuria per ognuna delle [[Gentes originarie]], e cioè Ramnes, Tities e Luceres. Le unità che componevano le centurie erano poi minuziosamente divise in modo da rappresentare tutte e tre le Gentes.<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], II, 13.</ref><ref name="ReferenceA">[[Gaio Plinio Secondo|Gaio Plinio Secondo il Vecchio]], [[Naturalis
[[Tullo Ostilio]], terzo re di Roma, aggiunse a questi dieci ''[[turma]]e'' di [[Alba Longa|Albani]], arrivando così a un totale di 600 cavalieri.<ref>[[Tito Livio|Livio]], [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.1.shtml#30 Livy: Book I][[Ab Urbe condita libri]], I, 30 (da ''[[The Latin Library]]'').</ref> Tuttavia, il numero delle centurie non era aumentato, così che ogni centuria era composta da 200 uomini. [[Tarquinio Prisco]] volle raddoppiare il numero di equites, creando delle nuove centurie e chiamandole col suo nome; abbandonò l'idea dopo l'opposizione dell'[[augure]] [[Atto Navio]], chiamandole invece ''Ramnes'', ''Titienses'' e ''Luceres posteriores''.<ref>[[Tito Livio|Livio]], [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.1.shtml#36 Livy: Book I][[Ab Urbe condita libri]], I, 36.</ref> [[Servio Tullio]], con l'istituzione dei ''[[Comizi centuriati|Comitia centuriata]]'', riorganizzò l'intero esercito e quindi anche gli equites, formando dodici nuove centurie ''ex primoribus civitatis'', cioè composte dai cittadini più ricchi, e in più formò altre sei centurie dalle tre originarie create da Romolo, di origine [[Patrizio (storia romana)|patrizia]], per un totale di diciotto centurie e cioè 3600 equites.<ref>[[Tito Livio|Livio]], [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.1.shtml#43 Livy: Book I][[Ab Urbe condita libri]], I, 43.</ref> Questa riorganizzazione, però, è attribuita da [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] a Tarquinio Prisco;
Gli equites ricevevano dallo stato un cavallo, detto perciò ''equus publicus'', oppure l'''[[Aes equestre]]''<nowiki>, consistente in 1.000 </nowiki>[[Asse (moneta)|assi]]<nowiki>, cioè i soldi necessari per acquistarne uno, più l'</nowiki>''[[Aes hordearium]]'', ovvero una somma annuale di 200 [[Asse (moneta)|assi]] per il suo mantenimento<ref>[[Tito Livio|Livio]], [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.1.shtml#43][[Ab Urbe condita libri]], I, 43.</ref>. [[Tito Livio|Livio]] riferisce, ricordando l'[[
=== Periodo repubblicano ===
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Nel periodo repubblicano si andò consolidando la struttura degli equites sia come corpo militare che come classe di censo dei cittadini. Gli equites che ricevevano un cavallo dallo stato erano sottoposti a ispezioni periodiche da parte dei [[censore|censori]], i quali avevano il potere di togliere loro il cavallo e ridurli alle condizioni di un ''[[aerarius]]'', cioè di un soldato stipendiato di fanteria, nonché di assegnare l'equus publicus a un cavaliere che aveva finora servito con un cavallo a sue spese e si era dimostrato valoroso.<ref>[[Tito Livio|Livio]], [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.24.shtml#43 Livy: Book XXIV][[Ab Urbe condita libri]], XXIV, 43.</ref>
A questo proposito, i censori, durante il loro incarico, facevano una ispezione pubblica, detta ''[[Equitum Recognitio]]'', nel [[Foro Romano|Foro]]; gli equites delle varie [[tribù]] si schieravano in ordine, ognuno di loro veniva chiamato per nome e doveva sfilare a piedi davanti ai censori, i quali potevano giudicare l'equipaggiamento incompleto, o il cavaliere indegno, e sequestrargli il cavallo, obbligandolo a rifondere le spese del mantenimento allo stato.<ref>[[Valerio Massimo]],[http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Valerius_Maximus/4*.html#1.10][[Factorum et dictorum memorabilium libri IX]], IV,1,10.</ref> In questa rivista delle truppe, gli equites che volevano ritirarsi dal servizio, o avevano passato i limiti di età facevano davanti ai censori un resoconto delle campagne cui avevano partecipato e delle azioni compiute, ed erano congedati con onore o con disonore.<ref>[[Plutarco]],[http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Plutarch/Lives/Pompey*.html#22.4] [[Vite
Vi erano altre occasioni ufficiali nel quale gli equites si mostravano al pubblico in tempo di pace. [[Tito Livio|Livio]] ricorda che nel [[304 a.C.]] i censori [[Quinto Fabio Massimo Rulliano]] e [[Publio Decio Mure (console 312 a.C.)|Publio Decio Mure]], veterani ed eroi delle [[guerre sannitiche]] istituirono l'''[[Equitum Transvectio]]'', che si teneva alle [[Calendario romano#I mesi|Idi di Quintilis]]. Tutti gli equites componevano una processione dal tempio di Marte, nel [[Campo Marzio]] fuori le mura, entrando in città, passando per il [[Foro romano|Foro]], fermandosi qui davanti al [[Tempio dei Dioscuri]].<ref>[[Tito Livio|Livio]], [http://www.thelatinlibrary.com/livy/liv.9.shtml#46 Livy: Book IX][[Ab Urbe condita libri]], IX, 46.</ref> Tutti gli equites erano coronati con rami di ulivo, e indossavano la ''[[trabea]]'', portando con sé i riconoscimenti ottenuti in battaglia.<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], VI, 13.</ref>
Fino al [[II secolo a.C.]] le centurie equestri erano viste come una divisione dell'esercito, e non avevano formato un ''ordo'' a sé; la principale divisione politica a Roma era ancora quella tra [[patrizio (storia romana)|patrizi]] e [[plebei]]. Nel [[123 a.C.]] la [[Lex Sempronia]], introdotta da [[Gaio Sempronio Gracco]], introduceva tra le due classi una terza, l'''Ordo Equestris''.<ref>[[Plutarco]], [[Vite
Dopo le riforme dell'[[Esercito romano|esercito]] di [[Gaio Mario]], la presenza di nullatenenti nell'esercito cominciò a incrinare l'identificazione degli equites, intesi come cavalieri, nell'ordo equestris, composto da persone con un censo di 120-125.000 [[Asse (moneta)|assi]]. Inoltre, ai cittadini romani si affiancarono le truppe di cavalleria [[auxilia|ausiliarie]] [[popoli dell'Italia antica|italiche]]; mentre la parte militare ne uscì rafforzata, i cittadini romani componenti dell'ordo equestris non tolleravano facilmente di servire insieme a nullatenenti, pur essendo plebei come loro; perciò acuirono le loro prerogative di equestri che necessitavano larghe spese per distinguersi dal resto della plebe.
Con [[Lucio Cornelio Silla|Silla]], nell'[[80 a.C.]], agli equites venne proibito di divenire giudici attraverso la [[Lex Aurelia]]. Il prestigio e la ricchezza del ordo equestris vennero mantenuti attraverso i [[Pubblicano|pubblicani]], cioè gli esattori delle imposte, i quali dovevano avere una cospicua ricchezza personale per non arricchirsi attraverso le tasse; perciò questo divenne il mestiere naturale degli equites nella tarda età repubblicana. [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] parla di pubblicani e di equites quasi come se fossero sinonimi.<ref>[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], [http://www.thelatinlibrary.com/cicero/att2.shtml#3 Cicero: ad Atticum II][[Epistulae ad Atticum]], II, 3.</ref> Durante il consolato di Cicerone, gli equites ebbero parte attiva nel sopprimere la congiura di [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]], acquistando un maggior potere. Da allora, come ricorda [[Gaio Plinio Secondo|Plinio il Vecchio]], divennero il terzo corpo dello stato, insieme a patrizi e plebei, al punto che dopo il ''Senatus PopolusQue Romanus'' aggiunsero ''et Equestris Ordo''.<ref>[[Gaio Plinio Secondo|Gaio Plinio Secondo il Vecchio]], [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/33*.html#34][[Naturalis
Nel [[63 a.C.]], con la [[Lex Roscia Othonis]], il [[tribuno della plebe]]
=== Riforma augustea e alto impero romano ===
{{Vedi anche|
Tra la tarda era repubblicana e i primi imperatori, il numero di equites ammessi nell'ordo equestris aumentò considerevolmente, mantenendo come criterio soltanto quello censitario, poiché i censori non indagarono più sulle radici familiari, che dovevano essere illustri, per decretare l'ammissione all'''ordo''. Nello stesso ceto equestre cominciò a serpeggiare il malcontento, sentendosi degradato come classe. [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] dice:
{{Citazione|
::''Tu hai cuore, buoni costumi, eloquenza,''
::''ma dai quattrocento ai sei
::''sarai plebe.''|[[Quinto Orazio Flacco|Orazio]], ''[[Epistole (Orazio)|Epistulae]]'', I, 1, 58|
::''Est animus tibi, sunt mores et lingua fidesque,''
::''sed quadringentis sex septem milia desunt:''
::''plebs eris.''|lingua=la}}
Con [[Augusto]] si cercò di porre rimedio a questa situazione, ridando prestigio all
Dal [[50 a.C.]] l'ufficio della censura era vacante; quando Augusto nel [[29 a.C.]] assunse la ''praefectura morum'', ripristinò la tradizione dell
{{Citazione|[Augusto] frequentemente ispezionò le ''[[turma]]e'' dei cavalieri e ripristinò le loro sfilate tradizionali, abbandonate da lungo tempo. Ma non tollerò che, durante le sfilate, un qualunque accusatore potesse arrestare un cavaliere, come avveniva di solito, e permise a coloro che fossero vecchi o avessero qualche problema fisico, di lasciare il loro cavallo nella formazione di parata e di venire a piedi per rispondere a chi li chiamasse; permise poi a chi, superati i trentacinque anni, non volesse più mantenerlo [il cavallo], il permesso di restituirlo.|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 38}}.|''Equitum turmas frequenter recognovit, post longam intercapedinem reducto more travectionis. Sed neque detrahi quemquam in travehendo ab accusatore passus est, quod fieri solebat, et senio vel aliqua corporis labe insignibus permisit, praemisso in ordine equo, ad respondendum quotiens citarentur pedibus venire; mox reddendi equi gratiam fecit eis, qui maiores annorum quinque et triginta retinere eum nollent''.|lingua=la}}
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Ancora Svetonio racconta che fece partecipare alle rappresentazioni teatrali e ai combattimenti gladiatorii anche i cavalieri romani, fino a quando un decreto del Senato lo vietò.<ref>{{cita|Svetonio|''Augustus'', 43}}.</ref> Questa nuova classe di equites venne distinta dalla precedente con il titolo di ''Illustres equiti Romani''<ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], [http://www.thelatinlibrary.com/tacitus/tac.ann11.shtml#4][[Annales (Tacito)|Annales]], XI,4.</ref> La formazione di questa nuova classe tese a diminuire la già scarsa considerazione per gli equites che non erano anche ''[[Vir illustris|viri illustres]]''.
Egli volle distinguere prima di tutto le carriere superiori dalle inferiori (il cosiddetto ''[[cursus honorum]]''). Augusto dettò dei parametri d'avanzamento che comunque, in particolare per l'ordine equestre, videro la loro completa definizione a partire da [[
* Per le carriere militari: [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|prefetto di coorte]], [[tribuno angusticlavio]] di legione, compreso di un triplo tribunato a Roma ([[Vigili (storia romana)|vigili]], [[Prefetto urbano|coorti urbane]], [[Guardia pretoriana|coorti pretorie]]) [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|prefetto d'ala]].
* [[Procurator Augusti|Procuratele]]: di carattere palatino (uffici di Roma) e di diversa natura, cancelleresco o tributario (es.'' a studiis'', ''ab epistulis'', ''[[Procurator XX hereditatium|XX hereditatium]]''), finanziario provinciale (di maggior rango in province con più di una legione es. ''Belgica et duarum Germaniarum'', ''Syria'') e presidiale (di maggior rango in province con più [[auxilia]] es. [[Mauretania]], [[Rezia]] etc);
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* La carriera equestre, successiva alle milizie, giungeva alle procuratele. Esse erano divise secondo il compenso annuo, derivante dall'importanza della carica, in LX (sexagenariae), C (centenariae), CC (ducenariae), CCC (tricenariae), che corrispondevano allo stipendio annuo percepito: 60.000, 100.000, 200.000 o 300.000 [[sesterzi]].
Sotto [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]], si cercò di inasprire le regole per l'appartenenza agli illustres, proibendo strettamente di indossare un anello d'oro che indicasse il loro status di equites.<ref>[[Gaio Plinio Secondo|Gaio Plinio Secondo il Vecchio]], [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/L/Roman/Texts/Pliny_the_Elder/33*.html#33][[Naturalis
A partire circa dal II secolo d.C. si stabilì una gerarchia delle cariche equestri, introducendo i titoli di ''vir eminentissimus, perfectissimus, egregius, splendidus''.
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{{Vedi anche|Tarda antichità}}
Dopo [[Diocleziano]], gli equites ebbero solo il ruolo di guardia cittadina, sotto il comando del [[Praefectus Vigilum]]; tuttavia mantennero, fino al tempo di [[Valente (imperatore
== Note ==
== Bibliografia ==
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* [[Hippeis]], una sorta di equivalente nell'[[antica Grecia]]
* [[Magistratura (storia romana)]]
* [[Assemblee romane|Comitia]]
* [[Legione romana]]
* [[Magister equitum]]
* [[Vir illustris]]
==Collegamenti esterni==
* {{collegamenti esterni}}
{{Governo di Roma antica}}
{{Economia e finanza nell'Antica Roma}}
{{Classi sociali}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Antica Roma|Esercito romano}}
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