Dialetto tergestino: differenze tra le versioni
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{{lingua|nome=Tergestino
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|periodo = Estinto nel 1889
|tipologia = {{SVO}} [[Lingua flessiva|flessiva]] - [[Lingua sillabica|sillabica]]
|fam1 = [[Lingue indoeuropee|Indoeuropee]]
|fam2 = [[Lingue italiche|Italiche]]
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|titoloestratto = Parabola del figliol prodigo
|estratto = Un òmis l'hau bù dò fiòi. El fi plùi zòuem um di el ghàu dit a sòu pare: missiòr pare uòi che me dèi la mèja part de l'eredità che me uèm: e sòu pare hàu sparti la roba in dòi, e 'l ghàu dà la sòua part che ghe tocheua. Chel fi plui zouem, dopò poch dì l'hau ingrumàda la sòua roba, e 'l xe zù uia intùm pajès lontàm, lontàm, e inlò l'hau magna dut el sòu colis femenis chiatiuis.
}}
Il '''tergestino''' era il dialetto{{ISO 639}} romanzo parlato a [[Trieste]] fino all'[[XIX secolo|Ottocento]], estintosi in favore dell'attuale [[dialetto triestino]] di tipo [[dialetto veneto|veneto]]. Il tergestino era un idioma di tipo [[lingue retoromanze|retoromanzo]]
== Storia ==
Il tergestino era parlato a Trieste dalla maggior parte della popolazione fino alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]]. A partire
Muovendosi nel solco di una tradizione inaugurata da Pier Gabriele Goidanich<ref name="ReferenceA">{{cita pubblicazione | autore= P. G. Goidànich |titolo= Intorno alle reliquie del dialetto tergestino-muglisano |rivista= Atti della Accademia scientifica veneto-trentino-istriana. Classe di scienze storiche, filologiche e filosofiche | volume= I| anno= 1903 | pp= 39-52}}</ref> e ripresa più di recente da Mario Doria<ref>{{cita libro | autore= Mario Doria |titolo= Introduzione a “I dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino, edizione critica a cura di Mario Doria” |editore= Italo Svevo |città=Trieste|anno= 1972 | pp=VII-XII}}</ref>, nella storia del
=== Fase antica ===
Della prima fase abbiamo solo testimonianze indirette e sporadiche costituite da brani ritrovati nei documenti degli archivi triestini, "cimeli" raccolti da Jacopo Cavalli e Graziadio Isaia Ascoli in alcuni scritti di fine ‘800<ref name="ReferenceB">{{cita pubblicazione | autore=G.I. Ascoli | autore2= J. Cavalli|titolo= Cimelj dell’Antico Parlare Tergestino |rivista= Archivio Glottologico Italiano | volume= IV| anno= 1878 |pp= 356-367}}</ref><ref name="ReferenceC">{{cita pubblicazione | autore= J. Cavalli |titolo= Reliquie ladine raccolte a Muggia d’Istria con un’appendice sul dialetto tergestino |rivista= Archeografo Triestino, estratto dall’Archivio Glottologico Italiano vol. XII 1893 con aggiunta | volume= XIX| anno= 1894 }}</ref> e più recentemente da Pavle Merkù<ref>{{cita pubblicazione | autore=Pavle Merkù |titolo=Aggiornamenti al lessico del dialetto tergestino |rivista= Ce Fastu?| volume= 75| anno= 1999 | pp= 307-315}}</ref>. Si tratta di brevi frasi, antroponimi e toponimi
A questi frammenti documentali si aggiungono testimonianze indirette come quella risalente al 1542 e contenuta in una lettera inviata da Nizza dal capodistriano Gerolamo Muzio a Pier Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria: ''"Questa città ha una sua propria favella, la quale non è né italiana, né francese, né provenzale secondo che hanno Muggia e Trieste
=== Fase moderna ===
La seconda fase inizia con il periodo in cui la città, in seguito alla concessione della prerogativa di porto franco da parte
Si potrebbe in qualche modo parlare quindi di una fase caratterizzata
A questo periodo appartengono gli unici testi scritti a nostra disposizione:
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* Il ''Racont'', una composizione in versi risalente sempre al 1796, che descrive lo stesso evento narrato dal Sonet<ref>Della funzion fatta nella Glesia Cattedral de San Zust Martir al 23 d'ottober dell'am 1796 quant ch'an consacra vesco de Triest el Lustrissem e Reverendissem Monsignor Ignazi Gaetam de Buset in Fraistemberg &cc.</ref>.
* I ''Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino'', composti da Giuseppe Mainati nel 1828.
* La Versione tergestina della parabola del Figliuol Prodigo (''Parabula del fi prodigh'') dello stesso Mainati e risalente a un periodo da collocare fra il 1835 e la morte
A questi testi si possono aggiungere diverse testimonianze indirette, che coprono un periodo piuttosto ampio e, partendo dalla metà del '700, arrivano fino alle soglie della sistematizzazione scientifica inaugurata dall'Ascoli.
Nella relazione allegata al rapporto del console Hamilton a Maria Teresa del 25 luglio 1761<ref>{{cita pubblicazione | autore= P.Marz |titolo= Dalla nascita e fortificazioni del porto teresiano di Trieste alla guerra dei sette anni. Sulla questione della difesa del Litorale austriaco alla metà del secolo XVIII | rivista= Archeografo triestino| volume= LVI| anno= 1996 |
In una nota ad un sonetto scritto in italiano da Pietro Bachiocco (''
Antonio Cratey nella “Perigrafia di Trieste”<ref>{{cita libro | autore= Antonio Cratey |titolo= Perigrafia dell' origine dei nomi imposti alle androne, contrade e piazze di Trieste, che puo servir d'aggionta alla "cronica" del P. Ireneo Della Croce |editore= Tipografia di G. Weis |città=Trieste|anno= 1808 |
Nella nota sui dialetti italiani aggiunta da Francesco Cherubini alla traduzione del “Prospetto nominativo di tutte le lingue note e dei loro dialetti” di Federico Adelung, pubblicata nel 1824, si legge ''“Anche nel triestino (Illiria) parlasi un dialetto italiano che trae al friulano”''.
Sempre nel 1824 Girolamo Agapito nella "Compiuta e distesa descrizione della fedelissima
''"un dialetto italiano il quale originariamente aveva molte sue proprietà e si scostava alquanto dal dialetto veneto a cui però e andato a poco a poco avvicinandosi, di modo che, al presente, si può dire che sia il medesimo vernacolo veneziano"''<ref>{{cita libro | autore= Diomiro Zudini|autore2= Pierpaolo Dorsi |titolo= Dizionario del dialetto muglisano |editore= Casamassima |città=Udine|anno= 1981 | pp= XIV}}</ref>.
Il 22 giugno del 1845 la rivista “Il Caleidoscopio”<ref>{{cita pubblicazione | autore=G.M.B. |titolo=Sonetto |rivista= Il Caleidoscopio | volume= 4 | numero=XXVI| anno= 1845|
Nel 1859 [[Jacopo Pirona]], nelle sue “Attenenze della lingua friulana date per chiosa ad una iscrizione del MCIII” scrive<ref>{{cita libro | autore= Jacopo Pirona | titolo= Attenenze della lingua friulana date per chiosa ad una iscrizione del MCIII |editore=Vendrame|anno= 1859|città=Udine|
Nel 1867
Nel 1869 il capodistriano Carlo Combi, in una missiva diretta a Jacopo Cavalli<ref>Lettera datata Venezia, 7 luglio 1869 e pubblicata in {{cita pubblicazione | autore= Piero Sticotti |titolo= Il carteggio di Jacopo Cavalli |rivista= Archeografo Triestino | serie=IV |volume= XX| anno= 1955-1956 | p=185 }}</ref>, scrive "''a cui tennero fermo anche i parrucconi delle tredis casadis''", ricorrendo ad un'espressione evidentemente di uso corrente.
=== Gli ultimi tergestini ===
Nel 1893
Emerge inoltre che, sorprendentemente, il tergestino sopravviveva ancora nella seconda metà
A queste testimonianze si può aggiungere una lettera inviata da Roma il 18 dicembre 1893 a Jacopo Cavalli
In realtà le ultime tracce del tergestino potrebbero essere ancora più recenti: nel 2008 il linguista [[Pavle Merkù]] ha riferito di aver scoperto che una singola famiglia contadina alla periferia della città ha continuato ad utilizzare
=== Eventi recenti ===
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Nel XXI secolo c'è stato un tentativo di rivitalizzazione del tergestino, con scopi puramente poetico-letterari, da parte di [[Ivan Crico]], che ha composto alcune liriche in tergestino raccolte nel 2008 nel volume ''De arzént zù'' ("D'argento scomparso") edito dall'[[Istituto Giuliano di Storia, Cultura e Documentazione]] con contributi di Gianfranco Scialino e [[Pavle Merkù]].
== Gli studi sul
Il termine
In una lettera del 6 ottobre 1877<ref>{{cita web|url= http://schuchardt.uni-graz.at/
Sempre nel 1877 esce
Nel 1878
La polemica riprende forza nel 1888 con [[Oddone Zenatti]] che, in uno studio sulla ''“vita comunale e il dialetto di Trieste nel 1426”''<ref>{{cita pubblicazione | autore=O. Zenatti |titolo=La vita comunale ed il dialetto di Trieste nel 1426 studiati nel quaderno di un cameraro|rivista= Archeografo Triestino | volume= VIII| anno= 1888 }}</ref>, contesta i Cimelj sostenendo che le “tracce” ladine individuate nei documenti del Cavalli sono da ricondurre a forme comuni fra il friulano e il dialetto antico di Venezia e non alla presenza di un dialetto friulano a Trieste. Zenatti, appoggiandosi sul fatto che Mainati aveva commesso plagio nelle sue pubblicazioni storiche (riprese
Ascoli
Nel 1893 Jacopo Cavalli, in appendice alle ''Reliquie ladine raccolte a Muggia
Gli studi degli anni successivi, che danno ormai per assodata la veridicità dei Dialoghi del Mainati e degli altri reperti, si muoveranno in due direzioni: la ricerca di ulteriori prove documentali, dirette o indirette, e una sistematizzazione degli elementi noti.
Nel primo filone si muove [[Giuseppe Vidossi]] che nei suoi studi sul dialetto triestino del 1899<ref>{{cita pubblicazione | autore= G. Vidossich |titolo= Studi sul dialetto triestino |rivista= Archeografo Triestino | volume= XXIII| anno= 1899-1900 | pp= 239-304}}</ref> riepiloga brevemente le testimonianze citate dal Cavalli e aggiunge alcuni elementi nuovi tra cui una citazione del 1824 dovuta al dialettologo [[Francesco Cherubini]] che, nella sua traduzione del “Prospetto nominativo di tutte le lingue note e dei loro dialetti” di [[Friedrich Adelung]]<ref>{{cita libro | autore1= F.Adelung | autore2= F.Cherubini |titolo= Prospetto nominativo di tutte le lingue note e dei loro dialetti. Opera del Federico Adelung tradotta e corredata di una nota sui dialetti italiani di Francesco Cherubini |editore= G.B. Bianchi|città=Milano|anno= 1824 |
Al secondo filone appartiene invece il lavoro di [[Pier Gabriele Goidanich]] che nel 1903 pubblica ''Intorno alle reliquie del dialetto tergestino-muglisano''<ref
Nel 1908 i Rendiconti
Qualche anno dopo, nel 1911, [[Giuseppe Vidossi]] pubblica un nuovo documento<ref>{{cita pubblicazione | autore= G.Vidossich |titolo= Un nuovo cimelio tergestino illustrato da Giuseppe Vidossich |rivista= Studi letterari e linguistici, dedicati a Pio Rajna nel quarantesimo anno del suo insegnamento | editore=Hoepli | città= Milano | anno= 1911 | pp= 389-394}}</ref> da lui ritrovato due anni prima: è un componimento in versi che racconta lo stesso evento narrato dal ''Sonet del ver triestin'' e che quindi risale al 1796. Anche questo testo,
Dopo un periodo di pausa piuttosto lungo, gli studi sul tergestino riprendono vigore nel secondo dopoguerra con un lavoro di Baccio Ziliotto pubblicato nel 1944 su "Ce Fastu"<ref>{{cita pubblicazione |autore=Baccio Ziliotto |titolo= Tergestino e muglisano: noterelle storiche |rivista= Ce Fastu? |volume= 20 |anno= 1944 |
Gli anni
Originale la posizione di [[Carlo Battisti]], noto per aver sostenuto
A partire dagli anni ‘70 gli studi sul
== Classificazione ==
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=== Fonetica e fonologia ===
Il vocalismo di base del
Per quanto riguarda il trattamento delle consonanti si nota la presenza regolare di una delle principali caratteristiche delle lingue retoromanze, e del friulano in particolare: la palatalizzazione delle velari (c e g) davanti ad a (da tener presente che, come segnala Mario Doria nella sua edizione critica dei Dialoghi<ref>{{cita libro | autore= Mario Doria | autore2= Giuseppe Mainati |titolo= I dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino, edizione critica a cura di Mario Doria |editore= Italo Svevo |città= Trieste|anno= 1972 | pp= XII-XIII}}</ref> nella forma –chia- la c va pronunciata come palatale [tʃa], interpretazione avvalorata anche dalla trascrizione fonetica del Cavalli nelle Reliquie). Il trattamento palatale di GA è in realtà scarsamente attestato e sembra evidenziare
È presente con regolarità anche la conservazione dei nessi bl, cl, gl, fl, pl ecc. Da segnalare la conservazione del nesso gl derivato dal latino –CULUM anche in sillaba tonica, dove il friulano semplifica in l (''pedoglo''=pidocchio, friulano ''pedoli''; ''auregla''=orecchia, friulano ''orele''; ''oglo''=occhio, friulano ''voli'') mentre
Peculiari sono invece la labializzazione della nasale in posizione finale (-n > -m) e la mancanza di opposizione fra [
Caratteristica anche la velarizzazione in [w]
=== Morfologia ===
Per quanto riguarda la morfologia nominale si può notare che il tratto più caratteristico del friulano, la terminazione in –s del plurale (plurale sigmatico), si conserva solo al femminile (terminazione in –is) mentre scompare quasi completamente nel maschile (con
Un altro tratto caratteristico è la aggiunta del –to finale (enclisi) nella seconda persona singolare
Si segnala infine che i pronomi clitici
== Testi ==
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=== Frammento di poemetto satirico (Anonimo, 1689) ===
Il poemetto è stato ritrovato da [[Pietro Kandler]] e trascritto in una nota apposta sulla sua copia personale della prima edizione della “Storia del Consiglio dei Patrizi di Trieste. Kandler lo data al 1689 ([[Attilio Hortis]] lo ritiene comunque anteriore al 1709), attribuendolo ad un patrizio triestino, e appunta ''“In questo poema abbiamo un saggio del dialetto ferrarese, che il Quinto parlava, e del dialetto volgare triestino posto in bocca a patrizio che alle cure pubbliche anteponeva i campi, dei quali dirigeva la coltivazione.”''. La strofa con i due versi in tergestino (in corsivo) è la seguente:
<poem>Giacomo Giovannin<ref>Kandler lo identifica con Giacomo Giovanni Giuliani, membro di una delle ''tredis ciasadis''</ref> la maggior pigna
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Dicendo: fate bene a non partire</poem>
Il frammento viene riportato da Jacopo Cavalli, che lo ha ricevuto da Attilio Hortis,
<poem>
''Frari, mi hai da zi
''E coi hon da tornà, ne pues vegnire''
</poem>
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=== Sonet del ver Triestin (G.M.B., 1796) ===
Pubblicato per la prima volta su "Il Caleidoscopio", Trieste, Anno quarto (1845), N. XXVI (22. Giugno), p.
Ripreso da Hugo Schuchardt in una lettera ad Ascoli del 1878 e più volte pubblicato in seguito.
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''Della funzion fatta nella Glesia Cattedral de San Zust Martir al 23 d'ottober dell'am 1796 quant ch'an consacra vesco de Triest el Lustrissem e Reverendissem Monsignor Ignazi Gaetam de Buset in Fraistemberg &cc. ''
{{
<poem>Se zà cent e cinq aign
che i nuestri antecessor
an bù el biel onor,
e l'allegrezza,
De vede la funzion
che se stà consacrà
vesco de sta città
Francesco Miler.
Un'allegrezza tal
de chella volta in ca
a nessun gau tochià
de plui avella.
Solamente chest am
del mil e settecent
e nonanta sie arient,
nel mes d' Ottober,
Iddio nan concedù
a tutti noi che sem,
la grazia che vedem
una compagna
Nella degna persona
de Gaetam Buset,
che sielo benedet
con la so mare,
Femena meritevol
de vede el caro Fì
nei vecchi soui dì
a consacralo
In Glesia de San Zust
per man del gran Prelat
che Brigido el se nat,
ver Triestin,
Unich e prim sogiet,
che seis stà creà
de Lubiana città
Prencipe vesco.
Monsignor Raigerssfeld
se sta prim assistent,
che se Vesco al present
sou sofragani.
El nuestro de Triest
Riga 256 ⟶ 260:
Come tutti lo sam,
se sta el segond.</poem>
{{
<poem>Col capitol intrech,
el clero regolar,
unit al secolar,
che onor ghe fieua.
Lau decorà chel dì
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con laud e con onor
perfet governator
amà de tutti,
Coi primarj sogiet
Riga 281 ⟶ 285:
cui non lau viduda,
non vedarà nissuna
plui cussi biella;
E tutta chesta zenta
in Glesia se foleuem,
percè vede voleuem
el novel vesco,
Un cusì degn sogiet,
da tutti venerà,
da tutti ben amà,
come degnevol.
Donchia unidi assieme
ringraziam Dio de cor
che nau dona un pastor
de tanti mierit.
Prejemoghe la grazia
de conservalo sam
per molti e molti am
com noi inssieme.
Cussì zarem siguri
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di Dio la presenza
in Ciel a gode.</poem>
{{
=== Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino (G. Mainati, 1828) ===
Prima pubblicazione: G. Mainati "Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino...", Edizioni G. Marenigh Trieste 1828<ref>{{cita web|url= http://books.google.it/books?id=8UFXAAAAcAAJ | titolo= Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino - Ebook e PDF}}</ref>. Ripubblicati nel 1891, con parecchi errori, da Emilio Schatzmayr (“Avanzi dell'
Nota
''Tutti li z si pronunziano aspri, come fossero doppj, eccetto quelli che sono segnati corsivi Z z, che vanno pronunziati dolci.''
Riga 321 ⟶ 325:
<poem>''Jaco'' – Missior pàre, perzè la xe kì stà colòna ?
''Bastiam'' –
''Jaco'' – Dola la jera prima?
''Bastiam'' – El Maistrato
[...]
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''Bastiam'' – Te stìm. Asto da sauè, che chilò antigamiènt no jera chiampanìl; ma jera um tiemplo che i Romàm dedicà a la Dia Uènere, se cred. No uèdisto che sora lis colònis xem i arch?</poem>
[...]
<poem>''Jaco'' - Ze xe scrit intòl pedestàl?
Riga 348 ⟶ 352:
[...]
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino|Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino]]}}.
=== Paràbula del fi prodigh (G. Mainati, 1841) ===
Pubblicato per la prima volta da Carlo Salvioni<ref>Carlo
Nota
''Osservazioni intorno la pronunzia
'''Paràbula del fi prodigh.'''
11. Un òmis l'hau bù dò fiòi. 12. El fi plùi zòuem um di el ghàu dit a sòu pare: missiòr pare uòi che me dèi la mèja part de l'eredità che me uèm: e sòu pare hàu sparti la roba in dòi, e 'l ghàu dà la sòua part che ghe tocheua. 13. Chel fi plui zouem, dopò poch dì l'hau ingrumàda la sòua roba, e 'l xe zù uia intùm pajès lontàm, lontàm, e inlò l'hau magna dut el sòu colis femenis chiatiuis. 14. Dopò che l'hau consumà dut el soù (sic) malamént xe uignùda in chel pajès una granda caristia, e lu che 'l jera deuentà um pouer stracom, 15. el xe zù da um siòr, aciò che'l ghe dàis nàlch de fa per bruscàsse um toch de pam; chel siòr
''Giuseppe Mainati Vicario Corale Curato''<br />
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'''Poema'''
{{
''Per chel troz''
Riga 389 ⟶ 395:
ciàusis che inuochèua el gniènt clar, /
l'imàgina tòua scuendùda intòl istà.</poem>
{{
''Per quel sentiero''
Riga 409 ⟶ 415:
cose che invocavano il niente chiaro, /
la tua immagine nascosta nell'estate.</poem>
{{
=== Il testo istriano del Salviati ===
Per concludere la panoramica dei testi tergestini può essere utile un breve excursus sulla versione istriana della novella 1,9 del Decamerone, raccolta nel 1584 da [[Leonardo Salviati]] assieme ad altre undici versioni nelle principali parlate della penisola italiana e ripresa da Giovanni Papanti in una raccolta molto più ampia pubblicata nel 1875<ref>{{cita pubblicazione | autore= Giovanni Papanti | titolo= I parlari italiani in Certaldo alla festa del V centenario di messer Giovanni Boccacci |editore= Francesco Vigo |città= Livorno |anno= 1875}}</ref>.
In una nota apparsa nel 1878
Tuttavia i caratteri friulani piuttosto annacquati e
'''Testo della novella'''
Nota: sono evidenziati in corsivo alcuni fra i friulanismi più evidenti, tra cui la presenza di diverse forme bicomposte (
Digo donca che ''in toi'' tempi del primo Re de Zipro ''despò'' il uadagno fatto della Terra Santa de Gottofreddo de i Baioi, fo intravegnù ch'una zentildonna de Vascogna fo ''zuda'' in peligrazo al Sepurchio. Do la tornando in drio, zonta in Ziprio, de no se quanti scelerai homi fo con gran vellania suergognada. Donde che ella senza consolation niguna lementandose ''s'habù impensà'' de uoler cigar dananzi lo Re. Ma a ghe fo ditto de un, che indarno ''le se averes'' fatigà; Perché lui rieua d'una uita tanto minchiona, e de poco, che no solamente l'inzurie de' altri con zustizia fadeva uendetta, ma pur assè che ghe riera fatte a lui con gran uergogna padiva. Donde che, quando calcun haueua calche dolor, lui, con farghe ualguna inzuria o despresio, se sborava l'animo so! E cusì ''hauendo bù inteso'' la femena, desperada de far la so uendetta, per calche consolation del so trauaio, ''s'habù impensà'' de voler soiar le sturdità de sto Re. E ''zuda'' pianzendo alla so presenzia ''g'abù ditto'':
''Testo tratto: da Opere del Cavalier Leonardo Salviati. Volume terzo pag. 337. Milano Società Tipografica dei classici italiani. 1810''
== Reliquie ==
Il termine reliquie viene utilizzato dai glottologi per indicare i frammenti lessicali di una lingua estinta, raccolti dalla bocca delle ultime persone che ne serbano una memoria diretta o indiretta. Come spesso avviene per le lingue estinte, anche nel caso del
=== Jacopo Cavalli ===
Riportiamo in forma sintetica i termini tergestini raccolti da Jacopo Cavalli tra il 1889 e il 1893 dalla bocca delle ultime persone che ricordavano
'''Testimonianza di Carolina Camuzzini, vedova De Jenner (15 ottobre 1889)'''
Bógna dì, scogni fà, ze fastu, ze distu, ze astu fat, ze astu dit, parzè no venstu, zivi e livi (andavo), i nuéstri frutz, i nóstri màmui, dolà
'''Testimonianza di Carlo de Porenta (28 ottobre 1889)'''
Riga 448 ⟶ 454:
'''Testimonianza di Matilde de Calò e Maria de Camin (21 gennaio 1893)'''
Lait a ciasa, che
'''Testimonianza di Nicolò Bortoloni'''
Riga 454 ⟶ 460:
Cacabus (terra appiccicosa), planèr (canestro), zipòn (giacca femminile), va inlò (va là) , ven chilò (vieni qui).
=== Graziadio Isaia Ascoli ===
Ascoli riporta in due missive alcuni termini tergestini di cui aveva avuto esperienza diretta, avendoli ascoltati da un anziano parente e da conoscenti. Riportiamo i frammenti significativi delle due lettere in cui i termini tergestini sono evidenziati in corsivo.
'''Lettera di Ascoli a Hugo Schuchardt (Milano, 12
A tacere di molt'altro, io convissi con qualche triestino ottuagenario, sul cui labbro ancora risonavano dizioni e frasi dell'antico idioma di Trieste; e più volte, a cagion d'esempio, sentii dire in casa sua: '' a si dan di
'''Lettera di Ascoli a Oddone Zenatti (Milano, 6 ottobre 1888)'''
Un mio vecchio zio p.e., il quale non era mai uscito da Trieste e punto punto non sapeva del friulano del Friuli, diceva, per significar la ‘vecchia nobiltà triestina’, ''lis siét ciasàdis'', e
'''Nota di Cavalli nelle Reliquie Ladine (1893)'''
===Pietro Tomasin===▼
In una nota delle "Reliquie ladine"<ref>{{cita pubblicazione | autore= J. Cavalli |titolo= Reliquie ladine raccolte a Muggia d’Istria con un’appendice sul dialetto tergestino |rivista= Archeografo Triestino, estratto dall’Archivio Glottologico Italiano vol. XII 1893 con aggiunta | volume= XIX| anno= 1893 | p=198 }}</ref> Jacopo Cavalli riporta una terza reminiscenza infantile dell'Ascoli: ''lustrissen de chilò'' (illustrissimo di qui), per indicare "un aristocratico puro sangue, ma più o meno spennacchiato".
'''Proverbi tergestini (1880 circa)'''▼
▲=== Pietro Tomasin ===
Tra le fonti citate da Mario Doria nel lessico-concordanza del dialetto tergestino<ref>{{cita pubblicazione |autore=Mario Doria |titolo= Lessico-concordanza del dialetto tergestino del Mainati (parte prima A-M) |rivista= Archeografo Triestino | volume=LIII | anno= 1993 |pp=301}}</ref> compaiono anche alcuni proverbi provenienti da un manoscritto di don Pietro Tomasin (1845-1925) risalente all’incirca al 1880. Il manoscritto, contenente una raccolta di proverbi e modi di dire triestini, è stato pubblicato a puntate nel 1985 come inserto della rivista “Abitare Trieste”, a cura di Giuseppe Radole.▼
Tra i proverbi ce ne sono tre che in qualche modo sono di origine tergestina e che vengono riportati qui di seguito con la numerazione originale e i commenti dell’autore (in corsivo):▼
▲'''Proverbi tergestini (1880 circa)'''
115) Bisogna spietà la vita de un omis per uedè el frut del auliu.<br>▼
''“Bisogna aspettare la vita di un uomo per vedere il frutto dell’olivo”. Ecco l’unico proverbio dell’antico dialetto triestino che ci fu dato di trovare.''▼
▲Tra le fonti citate da Mario Doria nel lessico-concordanza del dialetto tergestino<ref>{{cita pubblicazione |autore=Mario Doria |titolo= Lessico-concordanza del dialetto tergestino del Mainati (parte prima A-M) |rivista= Archeografo Triestino | volume=LIII | anno= 1993 |
286) De Chiopris e no de Daris.<br>▼
▲Tra i proverbi ce ne sono tre che in qualche modo sono di origine tergestina e che vengono riportati qui di seguito con la numerazione originale e i commenti
''È un proverbio triestino antiquato del tempo in cui si parlava nella nostra città l’antico gergo quasi friulano e nomina i due santi Copres e Dario per esprimere un avido sempre disposto a cior e mai disposto a dare. ...''▼
▲115) Bisogna spietà la vita de un omis per uedè el frut del auliu.<br />
300) Pari cun Pari e mena ‘l mus a bevi.<br>▼
▲''“Bisogna aspettare la vita di un uomo per vedere il frutto
''Codesto antichissimo proverbio suonerebbe ora: ogni simile ama il suo simile, mentre in origine diceva che Paride con un suo pari menano l’asino alla fonte. ...''▼
▲286) De Chiopris e no de Daris.<br />
▲''È un proverbio triestino antiquato del tempo in cui si parlava nella nostra città
▲300) Pari cun Pari e mena ‘l mus a bevi.<br />
===Dante Vaglieri===▼
▲''Codesto antichissimo proverbio suonerebbe ora: ogni simile ama il suo simile, mentre in origine diceva che Paride con un suo pari menano
▲=== Dante Vaglieri ===
'''Lettera a Jacopo Cavalli (Roma, 19 dicembre 1893)'''
Dopo aver letto le "Reliquie ladine"
“Io ignorava che Ella raccogliesse da persone viventi ricordi
“Ora la mamma – appena cinquantenne – ricorda benissimo, che suo zio Giovanni Castellitz, nato circa il 4 o il 5, e morto non molti anni fa – cioè ancora a mio ricordo – usava nel parlare certe frasi e parole friulane. Le ho letto jersera il colloquio colla signora de Jenner ed ella riconobbe le parole: ''ze fastu'', ''ze àstu fat'', ''la fèmina'', ''el ciaf'':
=== Lorenzo Lorenzutti ===
'''Vecchia Trieste - Granellini di sabbia (1907)'''
Lorenzo Lorenzutti, a lungo presidente della Società Minerva, in un libro sul folklore triestino (Vecchia Trieste, Granellini di Sabbia) pubblicato nel 1907, dedica un capitolo al tergestino, in cui tra
"Mi ricordo di aver io stesso inteso da mia nonna, da parenti e da coetanee di lei a dire p.e.: ''braida'' per brolo o vigneto, a dir ''olsa'' per azzarda, ''polsa'' per riposa, a dir ''sfanta'' per svanisce, a dire zogar a ''barba jata'' per giuocare a mosca cieca; ora della braida non si ricorda quasi nessuno, ma le altre frasi e
=== Mario Doria ===
'''Reliquiae Tergestinae Novissimae (1920)'''
In un articolo pubblicato nel 1992 e intitolato ''Reliquiae tergestinae novissimae''<ref
''- La tecia clocene''
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A sentire questo miscuglio linguistico il pretendente scappa a gambe levate.
La storiella ha
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Graziadio Isaia Ascoli, Saggi Ladini, in “Archivio Glottologico Italiano”, Vol. I, 1873.
* Graziadio Isaia Ascoli, Il dialetto tergestino, in “Archeografo Triestino”, 1890, Serie II, Vol. XV, pp.
* Matteo Bartoli e Giuseppe Vidossi, Alle porte orientali d'Italia, Gheroni Torino, 1945, p.
* Paola Benincà, Friaulisch: Interne Sprachgeschichte I – Grammatik, in Lexikon der Romanistischen Linguistik, Vol. 3, Walter de Gruyter, 1989, pp.
* Carlo Battisti, Per la storia linguistica di Trieste in “Trieste – Numero Unico - Atti del 41º congresso della Società Filologica Friulana”,1964, pp.
* Jacopo Cavalli, Graziadio Isaia Ascoli, Cimelj dell'antico parlare triestino, in “Archeografo Triestino”, 1879-1880, Serie II, Vol. VI, pp.
* Jacopo Cavalli, Reliquie ladine raccolte in Muggia d'Istria, con appendice dello stesso autore sul dialetto tergestino, in “Archeografo Triestino”, Serie II, Vol. XIX, 1894, pp.
* Rada Cossutta, Sugli slavismi del dialetto muglisano e del dialetto tergestino moderno. in "Atti e memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria", Vol. 84, 1984, pp.
* Mario Doria, Ai margini orientali della friulanità. Caratteristiche della toponomastica triestina in “Ce Fastu”, Vol. 36, 1960, pp.
* Mario Doria, Alla ricerca di tracce di friulanità nella toponomastica del Carso Triestino in “Studi Linguistici Friulani”, Vol. I, 1969, pp.
* Mario Doria (a cura di), I dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino pubblicati e tradotti da Giuseppe Mainati, Italo Svevo, Trieste, 1972.
* Mario Doria, Elementi lessicali friulaneggianti nel dialetto triestino in “Italia linguistica nuova ed antica”, Vol. 2, Ed. Congedo, Galatina, 1978. - P. 330-405.
* Mario Doria, Nuovi materiali per lo studio degli elementi lessicali friulaneggianti del dialetto triestino. In: “Studi in memoria di Carlo Battisti”, Istituto di studi per l'Alto Adige, Firenze, 1979, pp.
* Mario Doria, Terminologia anatomica in tergestino, muglisano (e triestino) in "Bollettino dell'Atlante Linguistico Mediterraneo", 22-28 (Studi in memoria di Mirco Deanoviċ), 1986, pp.
* Mario Doria, Da Carlomagno a Maria Teresa: saggio di un lessico delle origini della neolatinità triestina in “Archeografo triestino”, Vol. 97, Trieste 1989, pp.
* Mario Doria, Nuove tracce di friulanità nella toponomastica del Carso triestino in “Ce fastu?”, Vol. 65, 1989, pp.
* Mario Doria, Reliquiae tergestinae novissimae in “Studi di linguistica e filologia: Charisteria Victori Pisani oblata (bibliografia degli scritti di Vittore Pisani 2 v.)”, Galatina, 1992, pp
* Mario Doria, Lessico-concordanza del dialetto tergestino del Mainati (parte prima A-M), in “Archeografo Triestino”, 1993, Serie IV, Vol. LIII, pp.
* Mario Doria, Lessico-concordanza del dialetto tergestino del Mainati (parte seconda N-Z), in “Archeografo Triestino”, 1994, Serie IV, Vol. LIV, pp.
* Mario Doria, Su alcuni friulanismi lessicali specifici del tergestino antico in “Scritti di linguistica e dialettologia in onore di Giuseppe Francescato” Edizioni Ricerche, Trieste, 1995, pp.
* Roberto Finzi, La lingua di questi abitanti è forlana corrota: sulle cause materiali del passaggio dal tergestino al triestino, in “L'Adriatico e l'Europa centro-orientale: relazioni storico-culturali e prospettive di sviluppo: lezioni della Summer School in Adriatic Studies, Rimini 4-16 luglio 2005”, pp
* Pier Gabriele Goidànich, Intorno alle reliquie del dialetto tergestino-muglisano in “Atti della Accademia scientifica veneto-trentino-istriana. Classe di scienze storiche, filologiche e filosofiche”, Vol. I, 1903, pp.
* Pavle Merkù, Aggiornamenti al lessico del dialetto tergestino in “Ce Fastu?”, Vol. 75, 1999, p.
* Giovan Battista Pellegrini, Tra friulano e veneto a Trieste in “Ce Fastu?,” Vol. 36, 1960 pp.
* Giovan Battista Pellegrini, Rileggendo i dialoghi del Mainati in “Trieste – Numero Unico - Atti del 41º congresso della Società Filologica Friulana”, 1964, pp.
* Rienzo Pellegrini, Per una storia linguistica di Trieste, in "Metodi & Ricerche - Rivista di studi regionali", nuova serie, anno XX, n.1, 2001, pp.
* Rienzo Pellegrini, Per un profilo linguistico, in "Storia economica di Trieste", vol. I "La città dei gruppi 1719-1918", Trieste 2001, pp.
* Gianni Pinguentini, Echi friulani nel dialetto triestino in “Il Tesaur”, Vol. III, 1951, pp.
* Enrico Rosamani, Vocabolario Giuliano, Cappelli, Bologna, 1958.
* Carlo Salvioni, Nuovi documenti per le parlate muglisana e tergestina in “Rendiconti
* Carlo Salvioni, Noterelle tergestine triestine e muglisane in "Miscellanea di studi in onore di Attilio Hortis", Caprin, Trieste, 1910, pp.
* Emilio Schatzmayr, Avanzi dell'antico dialetto triestino cioè I sette dialoghi piacevoli pubblicati dal Mainati, un sonetto ed altri cimeli linguistici, Trieste, 1891.
* Alfredo Stussi, Ascoli e il “tergestino” in “Lingue stili traduzioni. Studi di linguistica e stilistica offerti a Maria Luisa Altieri Biagi”, Cesati, Firenze, 2004, pp.
* Giuseppe Vidossich, Studi sul dialetto triestino in “Archeografo Triestino”, Vol. XXIII, 1900, pp.
* Giuseppe Vidossich, Un nuovo cimelio tergestino illustrato da Giuseppe Vidossich in “Studi letterari e linguistici, dedicati a Pio Rajna nel quarantesimo anno del suo insegnamento”, Hoepli, Milano, 1911, pp.
* Alessandro Vigevani. Le sorti del friulano nella regione giulia in “Opuscoli della Società Filologica Friulana", Vol. 12, Udine, 1950.
* Oddone Zenatti, La vita comunale ed il dialetto di Trieste nel 1426 studiati nel quaderno di un cameraro in “Archeografo Triestino”, Serie II, Vol
* Baccio Ziliotto, Tergestino e Muglisano: noterelle storiche in “Ce Fastu?”, 20, 1944, pp.
* Diomiro Zudini, Testi tergestini minori in “Bollettino del Centro per lo studio dei dialetti veneti dell'Istria”, Vol. 1, Edizioni "Italo Svevo", Trieste, 1972, pp.
* Diomiro Zudini, Pierpaolo Dorsi, Dizionario del dialetto muglisano, Casamassima, Udine, 1981.
* Diomiro Zudini, A proposito delle continuazioni di lat. hodie nelle varietà friulane e nel tergestino e muglisano, in "Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria", Vol. 86, 1986, pp.
* Diomiro Zudini, Varianti testuali nei dialoghi dei
== Voci correlate ==
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