Gaetano Azzariti: differenze tra le versioni

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{{Carica pubblica
|nome = Gaetano Azzariti
|immagine = Nicola Picella Gaetano Azzariti.jpg
|didascalia = Gaetano Azzariti, a sinistra, parla con [[Nicola Picella]], 1957
|didascalia =
|carica = [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]]
|carica = [[Presidenti della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Presidente della Corte costituzionale]]
|mandatoinizio = 628 aprileluglio [[19571943]]
|mandatofine = 515 gennaiofebbraio [[19611944]]
|presidente =
|primoministro = [[Pietro Badoglio]]
|mandatofine = 5 gennaio [[1961]]
|predecessore = [[EnricoAlfredo De NicolaMarsico]]
|successore = [[GiuseppeEttore CappiCasati]]
|caricacarica2 = [[Presidenti della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Presidente della Corte costituzionale]]
|mandatoinizio2 = 6 aprile [[1957]]
|mandatofine2 = 5 gennaio [[1961]]
|predecessore2 = [[Enrico De Nicola]]
|successore2 = [[Giuseppe Cappi]]
|}}
{{Bio
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|Sesso = M
|LuogoNascita = Napoli
|GiornoMeseNascita = 2326 marzo
|AnnoNascita = 1881
|NoteNascita = <ref>[https://books.google.com/books?id=TzQWAQAAIAAJ&q=Gaetano+Azzariti+26+marzo+1881&dq=Gaetano+Azzariti+26+marzo+1881&hl=en&newbks=1&newbks_redir=0&source=gb_mobile_search&sa=X&ved=2ahUKEwiIgIOEmvL_AhXYzgIHHXHZBpgQ6AF6BAgDEAM#Gaetano%20Azzariti%2026%20marzo%201881]</ref><ref>https://www.treccani.it/enciclopedia/gaetano-azzariti_%28Dizionario-Biografico%29/</ref>
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 5 gennaio
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|Epoca = 1900
|Attività = giurista
|Attività2 = politico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , presidente deldella [[tribunale della razza|Commissione sulla razza]]<ref name="lex.unict.it">{{cita web |url=http://www.lex.unict.it/radies/content.asp?c=l1339 |titolo=Copia archiviata |accesso=29 marzo 2016 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160408214310/http://www.lex.unict.it/radies/content.asp?c=l1339 }}</ref> durante il [[regime fascista]], ministro di Grazia e Giustizia nel primo [[Governo Badoglio I|governo Badoglio]] e presidente della [[Corte costituzionale (Italia)|Corte costituzionale]] repubblicana dal 1957 al 1961
}}
 
== Biografia ==
Nacque nel [[Palazzo Spinelli di Fuscaldo]], a Napoli. Il fratello maggiore [[Francesco Saverio Azzariti]] fu [[senatore del Regno]]<ref>"Proveniente da una famiglia di magistrati (il padre e i suoi due fratelli, uno di questi, Francesco Saverio, fu anche senatore) di origine pugliese, si era laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti all’Università di Napoli nel 1901. Dopo aver svolto la pratica forense a Napoli, nel 1905 aveva vinto il concorso da uditore giudiziario, classificandosi primo": Antonella Meniconi, ''Storia della magistratura italiana'', Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 213-214.</ref>.
 
Magistrato, fu tra i protagonisti della riforma dei [[codice (diritto)|codici]], nonché Presidente della [[Corte costituzionale della Repubblica Italiana(Italia)|Corte costituzionale]]. Allievo della scuola napoletana, fu vicino a [[Ludovico Mortara]] (con cui collaborò alla redazione del volume Dell’esercizio"Dell'esercizio delle azioni commerciali e della loro durata") e a [[Vittorio Scialoja]].
 
La sua lunga carriera lo vide a soli venticinque anni, nel [[1906]], segretario della commissione per l'esame dei codici per la [[colonia eritrea]]. Nel [[1908]] partecipa alla commissione per la riforma degli altri codici, costituita da [[Vittorio Emanuele Orlando]]. Nel [[1909]] divenne segretario particolare del [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] Vittorio Scialoja. Nel [[1918]] fu nominato segretario della Commissione per il dopoguerra.
===Nel fascismo===
Gran parte della sua opera fu svolta presso l'Ufficio legislativo del Ministero di Grazia e Giustizia di cui fu responsabile dal [[1927]] sino al [[1949]], con una sola sospensione tra il 25 luglio [[1943]] e il 4 giugno [[1944]]. All'interno di questo ministero percorse tutti i gradi della carriera: nel [[1923]] divenne consigliere di [[Corte d'appello (Italia)|Corte d'appello]], nel [[1928]] divenne consigliere di [[Corte di cassazione]], nel [[1931]] presidente di sezione di corte d'appello.
 
Gran parte della sua opera fu svolta presso l'Ufficio legislativo del Ministero di Grazia e Giustizia di cui fu responsabile dal [[1927]] sino al [[1949]], con una sola sospensione tra il 25 luglio e il 4 giugno [[1944]]. All'interno di questo ministero percorse tutti i gradi della carriera: nel [[1923]] divenne consigliere di [[Corte d'appello (Italia)|Corte d'appello]], nel [[1924]] giudice di primo grado per le cause penali della Repubblica di [[San Marino]], nel [[1928]] divenne consigliere della [[Corte di Cassazione]], nel [[1931]] primo presidente di Corte d'Appello. Di particolare rilievo il suo ruolo nella preparazione dei testi del codice civile e di quello di procedura civile del [[1942]], della legge fallimentare del [[1942]] e di quella sull'ordinamento giudiziario del [[1940]]. Oltre a coordinare i relativi lavori preparatori, fece parte di alcune delle commissioni incaricate della stesura materiale delle norme del nuovo codice civile e redasse intere parti delle relazioni ministeriali di accompagnamento. Nel [[1924]] fu nominato giudice di primo grado per le cause penali della Repubblica di [[San Marino]].
 
[[Antisemita]] convinto, in un discorso del 28 marzo 1942, scrive compiacendosi come «l’egualitarismo dominante (…) senza differenza di età di sesso di religione o di razza», non sia più «una specie di dogma indiscutibile»: col fascismo «ora è relegato in soffitta». E afferma che «la diversità di razza è ostacolo insuperabile alla costituzione di rapporti personali, dai quali possano derivare alterazioni biologiche o psichiche alla purezza della nostra gente».<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cultura/14_novembre_04/antisemita-suprema-corte-l-incredibile-caso-gaetano-azzariti-70ffd8cc-642c-11e4-8b92-e761213fe6b8.shtml|titolo=Un antisemita alla Suprema Corte L’incredibile caso di Gaetano Azzariti|sito=Corriere della Sera|data=4 novembre 2014|lingua=it|accesso=6 giugno 2020}}</ref> Nel [[1938]] aderì al "[[Manifesto della Razza]]", documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] (il manifesto fu redatto da dieci scienziatistudiosi italiani per conto del [[Ministero della Culturacultura Popolarepopolare]]). Fece parte di alcune delle commissioni incaricate di redigere le disposizioni legislative sulla razza, e divenne presidente deldi cosiddettouna commissione, il "[[tribunale della razza]]", istituita presso illa dipartimento[[Direzione digenerale Demografiaper la demografia e la razza]] del [[ministero dell'Interno]]<ref name="lex.unict.it"/>. IlLa tribunale della razzacommissione poteva dichiarare la "non appartenenza alla razza ebraica anche in difformità delle risultanze degli atti dello stato civile" <ref>[{{cita testo|url=http://www.olokaustos.org/archivio/documenti/italia/390713-1024.htm |titolo=Legge 13 luglio 1939-XVII, n. 1024 Norme integrative del Regio decreto legge 17 novembre 1938-XVII, n. 1728, sulla difesa della razza italiana]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924055905/http://www.olokaustos.org/archivio/documenti/italia/390713-1024.htm }}</ref> e accolse 104 delle 143 domande sottoposte al riguardo.<ref>{{chiarire|.|citazione non completa; indicare pagina e articolo}}{{Cita pubblicazione|autore = N. Rondinone|titolo = Il "Tribunale della razza" e la magistratura|rivista = |volume = Il Diritto di fronte all'infamia nel diritto: a 70 anni dalle leggi razziali, a cura di L. Garlati e T. Vettor, Giuffrè, 2009|numero p= 197}}</ref>
 
===Ministro del governo Badoglio===
Il [[25 luglio 1943]] fu nominato [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] nel [[Governo Badoglio I|primo Governo Badoglio]]. Fuggito il Governo a [[SalernoBrindisi]] in settembre, rimase a Roma e trovò rifugio nei conventi della capitale. Formalmente restò ministro fino a febbraio 1944, ma a novembre Badoglio nominò sottosegretario [[Giuseppe Salvatore De Santis]]. Dopo la liberazione di Roma, nel giugno del [[1944]], riprese servizio presso lall'ufficio legislativo del ministero di Grazia e Giustizia senza che – ovviamente – avesse alcun effetto il suo collocamento a riposo, deciso d'autorità dal Governo della [[Repubblica Sociale Italiana]] il 22 dicembre [[1944]].
 
Dal giugno 1945 al luglio [[1946]] collaborò con il [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] [[Palmiro Togliatti]]. Poi fu membro delle due Commissioni per la riorganizzazione dello Stato e per la riforma dell'amministrazione (Commissioni Forti), nell'ambito del [[Ministero per la Costituente]].
Nel dopoguerra oltre a collaborare con il [[Ministri di grazia e giustizia del Regno d'Italia|Ministro di grazia e giustizia]] [[Palmiro Togliatti]], fu membro delle due Commissioni per la riorganizzazione dello Stato e per la riforma dell’amministrazione (Commissioni Forti), nell’ambito del ministero per la Costituente. Diventato Presidente del [[Tribunale Superiore delle acque pubbliche]], fu collocato a riposo per raggiunti limiti d'età nel [[1951]]. Il 3 dicembre [[1955]] venne nominato [[Giudici della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|giudice costituzionale]] dal [[Presidente della Repubblica]] [[Giovanni Gronchi]]. Relatore della prima storica sentenza (che affermava la competenza della Corte a giudicare la legittimità costituzionale delle norme entrate in vigore prima della Costituzione repubblicana), divenne Presidente della Corte il 6 aprile [[1957]] rimanendo in carica sino al 5 gennaio [[1961]]<ref>{{Cita web|url=http://www.cortecostituzionale.it/ActionPagina_210.do|titolo=Giudici costituzionali dal 1956|editore=Corte costituzionale|accesso=20 novembre 2012|urlarchivio=http://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.cortecostituzionale.it%2FActionPagina_210.do&date=2012-11-20|dataarchivio=20 novembre 2012|deadurl=no}}</ref>, giorno della sua morte.
 
Nominato presidente del [[Tribunale Superiore delle acque pubbliche]], fu collocato a riposo per raggiunti limiti d'età nel [[1951]].
=== Caso del suo busto nel palazzo della Consulta ===
Nel 2013, il giudice costituzionale [[Paolo Maria Napolitano]] con una lettera chiese la rimozione del suo busto esposto nel corridoio nobile della Corte costituzionale, in quanto Azzariti fu il presidente del cosiddetto [[Tribunale della razza]] (l'istituto aveva tra i suoi compiti quello di sottrarre alle [[leggi razziali fasciste]] chi si appellava, "arianizzandolo"), sottolineando che fra l'altro «non vi sono i busti di tutti i presidenti». La richiesta di rimozione del busto è stata rigettata dalla corte<ref>[[Gian Antonio Stella]], [http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_marzo_29/corte-costituzionale-il-busto-presidente-antisemita-resta-qui-9ce777d8-d5d8-11e4-b0f7-93d578ddf348.shtml ''Corte costituzionale: «Il busto del presidente antisemita resta qui»'', in "Corriere della sera", 29 marzo 2015.</ref>.
 
===Giudice costituzionale===
=== Via Azzariti a Napoli ===
Il 3 dicembre [[1955]] venne nominato [[Giudici della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|giudice costituzionale]] dal [[Presidente della repubblica]] [[Giovanni Gronchi]]. Relatore della prima storica sentenza (che affermava la competenza della Corte a giudicare la legittimità costituzionale delle norme entrate in vigore prima della Costituzione repubblicana).
Nel [[1970]], durante la giunta guidata da [[Giovanni Principe]], gli fu dedicata una via sita nell'ordierna [[Municipalità 2 di Napoli]], nei pressi dell'[[Università Federico II di Napoli|Università]]. Nel maggio 2015 il consiglio di municipalità ha approvato all'unanimità una mozione per re-intitolare la strada a Luciana Pacifici, nata il 28 maggio [[1943]] non lontano dalla via che le è stata dedicata; morta nel febbraio successivo, durante la deportazione da Milano ad [[Auschwitz]].<ref>[http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/05/08/news/strada_gaetano_azzariti_diventi_strada_luciana_pacifici-113885096/?ref=nrct-16 La Municipalità: "Intitoliamo via Azzariti a Luciana Pacifici" - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Il 16 ottobre 2015 anche il Comune di Napoli deliberava la cancellazione dell'odonimo Gaetano Azzariti e la contestuale sostituzione con quello di [[Luciana Pacifici]], la cui vicenda umana e familiare è stata ricostruita dal [[giornalista]] e storico della [[Shoah]] [[Nico Pirozzi]] nel libro ''[[Traditi. Una storia della Shoah napoletana|Traditi. Una storia della Shoah napoletana.]]''<ref>Pirozzi, Nico. ''Traditi. Una storia della Shoah napoletana''. Cento Autori, 2010 ISBN 978-88-95241-69-2.</ref> Il 17 novembre, settantasettesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali, il sindaco di Napoli, [[Luigi de Magistris]], e Leda Pacifici, cugina della bambina morta durante la deportazione ad Auschwitz, scoprivano la lapide della strada dedicata alla più piccola delle vittime napoletane della [[Shoah]]<ref>[http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8f9a0e07-3099-4a34-8a42-59cd6eb97fb7.html "Napoli cambia strada" di Daniele Toscano e Carlo Zanframundo - RAI 2 "Sorgente di Vita" del 30 novembre 2015]</ref>.
 
Divenne Presidente della Consulta il 6 aprile [[1957]], rimanendo in carica sino al 5 gennaio [[1961]]<ref>{{Cita web|url=http://www.cortecostituzionale.it/ActionPagina_210.do|titolo=Giudici costituzionali dal 1956|editore=Corte costituzionale|accesso=20 novembre 2012|urlarchivio=https://www.webcitation.org/query?url=http%3A%2F%2Fwww.cortecostituzionale.it%2FActionPagina_210.do&date=2012-11-20|dataarchivio=20 novembre 2012|urlmorto=sì}}</ref>, giorno della sua morte.
 
== Riconoscimenti ==
Nel [[1970]], durante la giunta guidata da [[Giovanni Principe]], gli fu dedicata una via sita nell'odierna [[Municipalità 2 di Napoli]], nei pressi dell'[[Università Federico II di Napoli|Università]].
 
Nel [[1970]], durante la giunta guidata da [[Giovanni Principe]], gli fu dedicata una via sita nell'ordierna [[Municipalità 2 di Napoli]], nei pressi dell'[[Università Federico II di Napoli|Università]]. Nel maggio 2015 il consiglio di municipalità ha approvato all'unanimità una mozione per re-intitolare la strada a Luciana Pacifici, nata il 28 maggio [[1943]] (non lontano dalla via che le è stata dedicata;) e morta nel febbraio successivo, durante la deportazione da [[Milano]] ad [[Auschwitz]].<ref>[http{{cita testo|url=https://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/05/08/news/strada_gaetano_azzariti_diventi_strada_luciana_pacifici-113885096/?ref=nrct-16 |titolo=La Municipalità: "Intitoliamo via Azzariti a Luciana Pacifici" - Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]}}</ref> Il 16 ottobre 2015 anche il Comune di Napoli deliberava la cancellazione dell'odonimo Gaetano Azzariti e la contestuale sostituzione con quello di [[Luciana Pacifici]], la cui<ref>La vicenda umana e familiare di Pacifici è stata ricostruita dal [[giornalista]] e storico della [[Shoah]] [[Nico Pirozzi]] nel libro ''[[Traditi. Una storia della Shoah napoletana|Traditi. Una storia della Shoah napoletana.]].''<ref> Pirozzi, Nico. ''Traditi. Una storia della Shoah napoletana''. Cento Autori, 2010 ISBN 978-88-95241-69-2.</ref> Il 17 novembre, settantasettesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali, il sindaco di Napoli, [[Luigi de Magistris]], e Leda Pacifici, cugina della bambina morta durante la deportazione ad Auschwitz, scoprivano la lapide della strada dedicata alla più piccola delle vittime napoletane della [[Shoah]]<ref>[{{cita testo|url=http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8f9a0e07-3099-4a34-8a42-59cd6eb97fb7.html |titolo="Napoli cambia strada" di Daniele Toscano e Carlo Zanframundo - RAI 2 "Sorgente di Vita" del 30 novembre 2015]}}</ref>.
 
A marzo 2019 il Comune di Napoli deliberava la rimozione della lapide apposta sulla facciata dello stabile dove era nato.<ref>{{Cita news|autore=|url=https://www.ildenaro.it/napoli-targhe-serao-gallo-rimossa-quella-azzariti-persecutore-ebrei/|titolo=Napoli, targhe per Serao e Gallo: rimossa quella di Azzariti “persecutore di ebrei”|pubblicazione=ildenaro.it|data=7 marzo 2019}}</ref>
 
== Onorificenze ==
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|collegamento_onorificenza=Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione=
|luogo=[[Roma]], 2 giugno [[1953]]<ref>[{{cita testo|url=http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=32071 |titolo=Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]}}</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=GER Bundesverdienstkreuz 7 Grosskreuz.svg
|nome_onorificenza=Gran Croce dell'Ordine al Merito di Germania (Germania)
|collegamento_onorificenza=Ordine al Merito di Germania
|motivazione=
|data=1957
}}
 
== Opere principali ==
*''Prescrizione e decadenza'' (con G. Scarpello), Bologna, 1953
* Dell'esercizio delle azioni commerciali e delle loro durata (1933, con [[Ludovico Mortara]])
* ''Problemi attuali di diritto costituzionale'', (1952).
* ''Il sindacato di costituzionalità delle leggi'', (1950)
* ''Gli effetti delle pronunzie sulla costituzionalità delle leggi'', (1950)
* ''Dell'esercizio delle azioni commerciali e delle loro durata'' (1933, con [[Ludovico Mortara]]), 1933
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Aldo MariaMazzini Sandulli]], ''Gaetano Azzariti (in memoria)'', in "Rivista trimestrale di diritto pubblico", 1961, pp. &nbsp;44 1 e segg.
* [[Fulco Lanchester]], voce ''Azzariti, Gaetano'', in ''Dizionario bibliografico degli italiani'', Roma, Enciclopedia Treccani, 1988, vol. 34.
* {{chiarireCita web|Barbaraurl=http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/2012/11/13/baroni_di_razza_racconta_come.html|titolo=Dal Raggi,saggio ''introduttivo di Pasquale Chessa a "Baroni di razza." di Barbara Raggi, Editori Riuniti, «Come l'universitàUniversità nel dopoguerra ha riabilitato gli esecutori delle leggi razziali'',»|sito=LiberaliPerIsraele [– il Cannocchiale|data=13 novembre 2012|accesso=25 dicembre 2020|urlarchivio=https://archive.is/20130413063623/http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/2012/11/13/baroni_di_razza_racconta_come.html}} introduzione] di- [[Pasquale Chessa]], "Baroni di razza", Editori riuniti, Milano, 2012|indicare pagine o capitolo riferite ad Azzariti}}.
* Massimiliano Boni, ''Gaetano Azzariti : dal tribunale della razza alla Corte costituzionale'', in "Contemporanea : rivista di storia dell'800 e del '900", Il Mulino, Bologna, anno XVII, n. 4 (ottobre-dicembre 2014), p. &nbsp;577-607.
*Nico Pirozzi, ''Gaetano Azzariti, il camaleonte del secolo breve'', in: Amato M., Di Grazia O., Pirozzi N. "Una storia sbagliata - Azzariti, Badoglio, Biancheri, Hudal, Orlandi, Costermano: un secolo di bugie e di mezze verità", Salerno, Edizioni dell'Ippogrifo, 2018 ISBN 9-788888-986999
* Gian Antonio Stella, [http://www.corriere.it/cultura/14_novembre_04/antisemita-suprema-corte-l-incredibile-caso-gaetano-azzariti-70ffd8cc-642c-11e4-8b92-e761213fe6b8.shtml Un antisemita alla Suprema Corte. L’incredibile caso di Gaetano Azzariti], in "Corriere della Sera", 4 novembre 2014 (recensione al precedente articolo).
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Presidenti della Corte costituzionale}}
{{Box successione
|carica=[[Elenco dei Ministri di Graziagrazia e Giustiziagiustizia del Regno d'Italia|Ministro delladi grazia e Giustiziagiustizia]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 28 luglio [[1943]] - 15 febbraio [[1944]]
|precedente = [[Alfredo De Marsico]]
|successivo = [[Ettore Casati]]
}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|diritto|politicafascismo|Fascismopolitica}}
 
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