Friuli: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|la regione amministrativa|Friuli-Venezia Giulia}}
{{nota disambigua}}
{{organizzare|A seguito della proposta per la cancellazione, con esito negativo, si è constatato che l'intera pagina necessita di una revisione delle informazioni, mantenendo soltanto quelle collegate direttamente alla regione storica, rimuovendo le parti non direttamente legate ad essa o comunque inseribili nella pagina del [[Friuli-Venezia Giulia]] (per esempio informazioni di tipo amministrativo). Vanno inoltre rimosse le numerose gallerie di immagini, come da [[WP:GALLERIA]].|geografia|maggio 2015|arg2=storia}}
{{Regione geografica
|nomeTerritorio = Friuli
|nomeUfficiale = {{it}} Friuli<br />{{fur}} Friûl<br />{{sl}} Furlanija<br />{{de}} Friaul<br />{{lingue|vec|lld}}
|panorama = Udine_collage.png
|didascalia = [[Udine]], il più recente capoluogo storico-culturale del Friuli
|linkBandiera = Bandiere dal Friûl.svg
|paginaBandiera = Bandiera del Friuli
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|capoluogo
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|regione2_spec
|altreRegioni = , [[Goriziano]] sloveno
|territorio = Ex
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|nomeAbitanti = friulani
|fusi = +1
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|long = 13.2
|sito
}}
Il '''Friuli''' (<small>AFI</small>: {{IPA|[friˈuːli]}};<ref>Si pronuncia ''Friùli'' con [[iato]] tra ''i'' e ''u''. La pronuncia ''Frìuli'', così come la variante ''Frìoli'', sono antiquate e non autoctone, non più accettate neanche in italiano; {{Cita web |url=http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=57974&r=995 |voce=Friuli |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150518104029/http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=57974&r=995 |dataarchivio=18 maggio 2015 |sito=[[Dizionario d'ortografia e di pronunzia]]}}</ref> ''Friûl'' in [[Lingua friulana|friulano]], ''Furlanija'' in [[Lingua slovena|sloveno]], ''Friaul'' o ''Vriaul'' in [[Lingua tedesca|tedesco]], ''Friùl'' in [[Lingua veneta|veneto]], [[Dialetto bisiaco|bisiaco]] e [[lingua ladina|ladino]]) è una [[regione geografica|regione storico-geografica]] dell'[[Italia nord-orientale]], comprensiva delle ex province di [[Provincia di Pordenone|Pordenone]] ([[Friuli occidentale]]), [[Provincia di Udine|Udine]] (Friuli centrale), [[Provincia di Gorizia|Gorizia]] ([[Friuli orientale]]), del [[Mandamento di Portogruaro]] e della regione del [[Goriziano]] in [[Slovenia]]. Comprende la [[Pianura veneto-friulana|pianura friulana]], che si estende dal fiume [[Livenza]] a ovest fino al fiume [[Timavo]] a est<ref>Citazione tratta dall'enciclopedia Treccani - edizione del 1932 - (copia/incolla delle prime due righe della voce), FRIULI: “FRIULI (A. T., 24-25-26). - Regione storica situata tra la Livenza, le Alpi Carniche, le Alpi Giulie e il Timavo." - Consultata il 7 giugno 2020"</ref> e gli archi alpini delle [[Alpi Carniche]] alle [[Alpi Giulie]].<ref>Enciclopedia Treccani, voce FRIULI - enciclopedia on line https://treccani.it/enciclopedia/friuli: “Friuli Regione storica dell’Italia nord-orientale (dal nome latino di Cividale, Forum Iulii). Ampia circa 8000 km², è limitata a O dal fiume Livenza e a E dal Timavo. Attualmente ricade per la massima parte nella regione amministrativa Friuli-Venezia Giulia, di cui occupa le province di Pordenone, Udine e Gorizia; alcune sue parti marginali sono comprese nel Veneto (territorio di Portogruaro in provincia di Venezia). (...) ” - copia/incolla il 13 aprile 2021 -</ref> La città più popolosa è [[Udine]].
Il [[toponimo]] deriva dal nome latino ''Forum Iulii''<ref name="Treccani">{{Treccani|Friuli}}</ref>, ovvero [[Cividale del Friuli]], ove ebbe centro il [[Ducato del Friuli]], istituito dai [[Longobardi]] nel 569. Successivamente alla campagna in Italia di [[Carlo Magno]] contro i Longobardi, la [[Marca del Friuli]] divenne parte integrante dell'[[Impero carolingio]], poiché era compresa nel ''[[Regno d'Italia (Sacro Romano Impero)|Regnum Italicorum]]''. Nel 1077 venne creato dall'imperatore [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] il [[Principato patriarcale di Aquileia|Principato del Patriarcato di Aquileia]] dal XIII secolo denominato Patria del Friuli, guidata dal [[Patriarchi di Aquileia|Patriarca di Aquileia]] che aggiungeva al potere ecclesiastico il potere temporale, ebbe sede nominalmente ad [[Aquileia]], ma il patriarca risiedette prima a [[Cividale del Friuli|Cividale]] e poi a [[Udine]] (che fu anche sede del [[Parlamento del Friuli]]), fino all'annessione alla [[Repubblica di Venezia]] nel 1420. Storicamente, il Friuli fu un'entità distinta dal citato più esteso [[Patriarcato di Aquileia]] ecclesiastico, che comprese per determinati periodi della sua esistenza anche parti dell'[[Istria]], della [[Carniola]], della [[Stiria]], della [[Carinzia]] e del [[Cadore]].
Il [[Contea di Gorizia|conte di Gorizia]] fu vassallo del Patriarca di Aquileia fino al 1500, epoca in cui, per assenza di eredi, la Contea di Gorizia entrò nei possessi dell'[[Arciducato d'Austria]]. Fu per secoli l'avvocato del Patriarca e sedette anche nel [[Parlamento del Friuli|Parlamento Friulano]] (Udine - attuale salone del Parlamento). Il confine non impedì che continuassero i rapporti linguistici, culturali e economici tra i friulani diventati sudditi di Venezia e i friulani diventati sudditi dell'Impero in quanto questo confine fu sempre un confine precario<ref>Giorgio Valussi, ''Il Confine nordorientale d'Italia'', edizioni Lint Trieste, pubblicato dall'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, 1972, pagina 69: "Il confine feudale del 1420, che dopo l'annessione della contea di Gorizia all'Austria era diventato confine politico austro-veneto, rimase alquanto precario ed instabile e non ebbe il tempo di consolidarsi"</ref>. È in forza dei rapporti feudali esistenti tra il Patriarca di Aquileia e il conte di Gorizia che la Repubblica di Venezia, che si considerava l'erede del Principato patriarcale, contestò all'Impero d'Austria il possesso della Contea di Gorizia e diede inizio a guerre che furono tutte perse da Venezia.<ref>Citazione (copia e incolla) dall'enciclopedia Treccani – anno 1932 – voce FRIULI: “Morto infatti nel 1500 Leonardo, ultimo conte di Gorizia, Venezia sostenne che il feudo goriziano fosse ricaduto naturalmente a S. Marco successore della chiesa aquileiese. (…)“ - Consultato il 13 giugno 2020.</ref><ref>Giorgio Valussi, ''Il Confine nordorientale d'Italia'', edizioni Lint Trieste, pubblicato dall'Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia, 1972, pagina 69: "Quando nel 1500 l'ultimo conte di Gorizia si estinse senza lasciare eredi, l'imperatore Massimiliano, duca d'Austria, prese subito possesso della Contea principesca, come legittimo successore. (…) Venezia, si limitò ad una protesta formale proponendo all'imperatore di accettare l'investitura del feudo dalle mani del doge"</ref>. Ancor oggi, nello stemma della città di Gorizia, c'è anche il simbolo araldico del Patriarcato di Aquileia.
Gorizia fu contea autonomia fino agli inizi del [[XVI secolo]]<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gorizia_(Dizionario-di-Storia)/,%20https://www.treccani.it/enciclopedia/gorizia_(Dizionario-di-Storia)/|titolo=Gorizia - Treccani|sito=Treccani|lingua=it|accesso=6 maggio 2024}}</ref>, quando venne annessa dagli [[Casa d'Asburgo|Asburgo]]. Dopo le [[guerre napoleoniche]], quando l'area venne occupata, col [[Congresso di Vienna]] del 1815 la [[Provincia del Friuli (Lombardo-Veneto)|Provincia del Friuli]] entrò a far parte del [[Regno Lombardo-Veneto]] e successivamente venne annessa al [[Regno d'Italia]] nel 1866 (dopo la [[Terza guerra d'indipendenza italiana|terza guerra d'indipendenza]]), mentre [[Gorizia]] fu capitale della [[Contea Principesca di Gorizia e Gradisca]] e parte dell'[[Impero austriaco]] fino al 1919. A partire dal [[Secondo dopoguerra in Italia|secondo dopoguerra]], la [[Regione italiana a statuto speciale|regione autonoma]] [[Friuli-Venezia Giulia]] comprende buona parte della regione storico-geografica del Friuli, assieme a parte della [[Venezia Giulia]], amministrativamente suddivisa fino al 2016 nelle province di [[provincia di Trieste|Trieste]], [[provincia di Gorizia|Gorizia]], [[provincia di Udine|Udine]] e [[provincia di Pordenone|Pordenone]], oggi sostituite dagli [[Ente di decentramento regionale|enti di decentramento regionale]].
== Geografia fisica e antropica ==
===
La regione storica del Friuli è il territorio che geograficamente trova limiti naturali nelle [[Alpi Carniche]] e [[Alpi Giulie]] a nord e nel [[mare Adriatico]] a sud. A ovest è classicamente delimitato dal fiume [[Livenza]]
Altro criterio talvolta utilizzato
Talvolta si distinguono dal Friuli vero e proprio le regioni montane della [[Carnia]] e del [[Canal del Ferro]]. In Carnia, pur mettendo in risalto talvolta il loro "particolarismo", si sono sempre vantati di essere la madre del Friuli<ref>“Nei secoli successivi, usi e costumi romani si mescolano lentamente con usi e costumi carnici, si mescola sangue romano e carnico e da questo connubio di due civiltà e due popoli prende lentamente origine una gente nuova, il Popolo Aquileiese o Friulano, che avrà una sua precisa identità verso il 1000. Anche la lingua del vincitore (il latino rustico e popolano) si mescola con la lingua del vinto e nasce una nuova lingua, la aquileiese o friulana, che nei secoli successivi si arricchirà di numerosissimi vocaboli derivati dalla lingua di altri popoli.” tratto da ''Storia di Carnia'' [http://www.cjargne.it/storia.htm Cjargne online]</ref>.
=== Geomorfologia ===
Dal punto di vista morfologico, il territorio si divide in quattro grandi [[Microregione (geografia)|microregioni]] naturali. A nord la zona Alpina e Prealpina, che include Alpi e Prealpi [[Alpi Carniche|Carniche]] e [[Alpi Giulie|Giulie]] ed una piccola porzione di [[Dolomiti|Dolomiti Orientali]], corrispondendo quindi grossomodo a [[Carnia]], [[Canal del Ferro]] e [[Prealpi Giulie|vallate sottostanti]]. Nella fascia centrale giace il Friuli collinare, che si estende dai piedi delle Prealpi fino al [[Collio Goriziano|Collio]], includendo i [[Colli Orientali del Friuli bianco|Colli Orientali]]. A Sud la [[Pianura veneto-friulana|Pianura Friulana]], costola di quella Veneta, seguita poi dalla costiera dell'[[Alto Adriatico]].
Il Friuli collinare può venir ulteriormente differenziato in due aree geografiche, separate dal corso del [[Tagliamento]]: quello cosiddetto centrale (appellato ''di cà da l'aghe'', cioè "di qua dal fiume" rispetto a Udine) e quello occidentale (''di là da l'aghe''). A questa suddivisione si aggiunge il [[Friuli orientale]] (appellato ''di là dal clap'', cioè "di là del confine austro-veneto" rispetto a Udine).
== Storia ==
{{Vedi anche|Storia del Friuli}}
===
Interessata in età protostorica dalla [[Cultura dei castellieri]], la regione fu popolata, sul finire del [[V secolo a.C.]], da genti di origine [[celti]]ca ed in particolare dai [[Carni]] (che introdussero, nei territori da loro occupati ed in quelli limitrofi, nuove ed avanzate tecniche di lavorazione del [[ferro]] e dell'[[argento]]), facendo dunque parte della ''Carnorum regio'' citata da Plinio.<ref>{{cita web|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/origini-ambiente-e-insediamenti-aggregazioni-insediative-e-strutture-urbane_(Storia-di-Venezia)|autore = Guido Rosada|anno = 1992|titolo = Storia di Venezia}}</ref>
Conquistato e colonizzato dai [[Civiltà romana|Romani]] fin dal [[II secolo a.C.]], il Friuli Meridionale venne profondamente influenzato dalla civiltà latina, grazie anche alla presenza dell'importante centro di [[Aquileia]], quarta città d'Italia e fra le principali dell'[[Impero romano|impero]], capitale della X Regione augustea [[Regio X Venetia et Histria|Venetia et Histria]]. La città, importante porto fluviale sull'allora fiume [[Natisone|Natissa]] e snodo dei traffici adriatici verso l'Europa settentrionale (la così chiamata "[[Via Iulia Augusta]]") e verso l'[[Illiria]], doveva la sua importanza ad una posizione strategicamente favorevole: sorgeva infatti sul mare [[Adriatico]] in prossimità delle [[Alpi Giulie|Alpi]] e [[Prealpi Giulie Meridionali|Prealpi orientali]], permettendo in tal modo a [[Roma]] di contrastare più efficacemente le invasioni dei celti e dei barbari provenienti da oriente.
L'invasione [[Unni|unna]] segnò la rovina della città: Aquileia, protetta da forze esigue, venne espugnata e rasa al suolo da [[Attila]] nel [[452]] (in alcune fondamenta sono state ritrovate le tracce lasciate dagli incendi). Dopo il passaggio dell'orda unna, i superstiti, che avevano trovato rifugio nella laguna di [[Grado (Italia)|Grado]], fecero ritorno in città, ma la trovarono completamente distrutta. Tramontati gli antichi splendori (la sua ricostruzione, più volte vagheggiata, non fu mai portata a compimento), Aquileia rimase tuttavia un punto di riferimento ideale di eccezionale importanza anche dopo il crollo dell'[[Impero
=== Età medievale ===
<gallery>
File:Palazzo Comunale, Pordenone.JPG|[[Pordenone]]
File:8968 - Maniago - Duomo.jpg|[[Maniago]]
File:FiSpilimbergoAltstadt.jpg|[[Spilimbergo]]
File:Codroipo01.jpg|[[Codroipo]] ([[Villa Manin]])
File:San Daniele zoom.JPG|[[San Daniele del Friuli]]
File:Tarcento castello vecchio torre 01082008 41.jpg|[[Tarcento]]
File:Duomo Gemona.jpg|[[Gemona del Friuli]]
File:Cividale del Friuli 005.JPG|[[Cividale del Friuli]]
File:Castello Gorizia.JPG|[[Gorizia]]
File:Monfalcone 041.jpg|[[Monfalcone]]
</gallery>Dopo il crollo dell'[[Impero romano d'Occidente]] il Friuli entrò a far parte del Regno di [[Odoacre]] e successivamente di quello ostrogoto di [[Teodorico il Grande|Teodorico]]. La riconquista [[Impero bizantino|bizantina]] voluta dal grande [[Giustiniano I|Giustiniano]] ([[535]]-[[553]]) fu, per la Regione, di breve durata: nel [[568]] i [[Longobardi]] la occuparono creando un importante [[Ducato del Friuli|ducato]] che ebbe come capitale ''Forum Iulii''. Il centro si impose ben presto come l'agglomerazione urbana più importante e popolosa della Regione e, nei secoli successivi, mutò il suo nome in quello di [[Cividale del Friuli]]. Prima ancora di perdere definitivamente la sua denominazione latina, la città diede a sua volta il proprio nome all'intero territorio. Con successivi passaggi linguistici infatti, il nome di ''Forum Iulii'', sulla bocca delle popolazioni friulane di allora, si trasformò in Friûl e si estese fino ad indicare la totalità del ducato longobardo friulano.
Il Ducato del Friuli rivestì una funzione militare e politica di primo piano nell'ambito del [[regno longobardo]]. Durante tutta la sua esistenza, si configurò infatti come avamposto e barriera contro le minacce degli [[Avari]] e degli [[Slavi]] nei confronti dell'[[Italia settentrionale]]. Tale funzione strategica e militare fu intuita fin dagli inizi del dominio
A partire dalla seconda metà del [[VII secolo]] e per buona parte del secolo successivo, venne portato a compimento, sia in Friuli che nel resto dell'Italia longobarda, il processo di fusione fra l'elemento romano
[[File:Patriarchate_of_Aquileia_locator_map_(1250).svg|thumb|upright 1.1|{{legend2|#d40000|Patriarcato di Aquileia attorno al 1250}}]]
[[File:Venezia_1494_x_Picture.JPG|thumb|upright 1.1|Il confine tra la Repubblica di Venezia e i domini degli Asburgo attorno al 1500]]
[[File:FRIULI 1650 Ioannis Blaeu.png|thumb|upright=1.1|Mappa geografica del Friuli del 1650, in giallo i confini dell'epoca]]
Il 3 aprile del [[1077]] l'imperatore [[Sacro Romano Impero|Enrico IV]] concesse al patriarca Sigeardo, per la sua fedeltà al potere imperiale, la Contea del Friuli con prerogative ducali. Si era in tal modo costituito un Principato in cui il Patriarca esercitava anche il potere temporale.<ref>“Due, almeno, sono i significati di ciò che rappresentò il Patriarcato di Aquileia. Il primo è di carattere eminentemente religioso: fu l’organismo cristiano che sorresse le sorti della Chiesa nata ad Aquileia. Il secondo è riferito al potere temporale dei patriarchi, investiti fra il 1077 e il 1420 del rango di vassalli dell’imperatore sul territorio patriarcale, ossia quella che durante il basso medioevo verrà chiamata la ‘Patria del Friuli’. La prima delle due accezioni ne include una ulteriore, che guarda al Patriarcato come metropoli: sul calco della suddivisione dei poteri stabilita durante l’Impero romano, a partire dal IV secolo alla giurisdizione ecclesiastica aquileiese furono soggetti i territori della Venetia et Histria e quelli inclusi in una vastissima area estesa da Occidente, dalla confluenza del Mincio nel Po, fino al corso meridionale della Sava quando si immette nel Danubio ad Oriente, vale a dire alle antiche regioni della Raetia secunda, del Norico, della Pannonia prima e Pannonia Savia.”. Tratto dal sito dell'Università di Udine (CIRF): [https://forumeditrice.it/cirf-didattica-online/storia-patriarcato-aquileia.html Tracce di storia del Friuli - Patriarcato di Aquileia]</ref>. Tale entità statuale si impose ben presto come una delle più importanti e potenti formazioni politiche dell'Italia del tempo, dotandosi, fin dal [[XII secolo]], anche di un [[Parlamento]], espressione massima della civiltà friulana sotto il profilo istituzionale. Tale organismo prevedeva una rappresentanza assembleare anche dei comuni e non solo dei nobili e del clero. La vita di questa grande istituzione si protrasse per oltre sei secoli, mantenuta persino sotto la dominazione veneziana, anche se in parte svuotata di potere (il Parlamento, convocato per l'ultima volta nel [[1805]], fu, poco più tardi, abolito da Napoleone). Il patriarca [[Marquardo di Randeck]] ([[1365]]-[[1381]]) raccolse tutte le leggi emanate in precedenza nelle ''Constitutiones Patriae Foriiulii'', ossia le ''Costituzioni della Patria del Friuli, le disposizioni principali del principato ecclesiastico''. Cividale del Friuli fu sede del Patriarcato di Aquileia fino al [[1238]], anno in cui il patriarca si trasferì a [[Udine]], dove fece costruire un superbo palazzo, per sé e per i propri successori. Udine assunse in tal modo sempre maggiore importanza divenendo col tempo la capitale istituzionale del Friuli.
L'esperienza del [[Patriarcato di Aquileia|Patriarcato]] come entità statuale autonoma, seppur vincolata al [[Sacro Romano Impero]], si concluse nel [[1420]] (mentre come entità ecclesiastica
Secondo Giorgio Valussi, "Nelle terre arciducali invece i diritti feudali avevano subito una sensibile attenuazione, i coloni erano trattati meglio, minori erano le tassazioni e i dazi. (…). Fu così che alla fine del '500 si era stabilita nella coscienza popolare una profonda antitesi fra il dispotismo veneto e il buon governo austriaco"<ref>Giorgio Valussi, ''Il confine nordorientale d'Italia'', Ed. Lint Trieste, pubblicato dall'Istituto di sociologia Internazionale di Gorizia, 1972, pag.85</ref>. Opinione condivisa anche dallo storico Tito Maniacco nella sua ricerca storica pubblicata con il titolo "Storia del Friuli".
=== Età moderna ===
<gallery>
File:SanVitoT-piazzadelpopolo.jpg|[[San Vito al Tagliamento]]
File:0695 - Chiesa Manzinello.jpg|[[Manzano (Friuli-Venezia Giulia)|Manzano]]
File:Cervignano.jpg|[[Cervignano del Friuli]]
</gallery>Il dibattito storico sul rapporto fra [[Venezia]] e i suoi territori coloniali è tuttora aperto e ha dato luogo a valutazioni e giudizi non univoci. Tale dibattito esula, in parte, da motivazioni propriamente storiche per collegarsi al mito della città lagunare. Come ha rilevato Elisabeth Crouzet-Pavan «per lungo tempo non è stato possibile dissociare la realtà (di Venezia) dall'immagine, straordinariamente lusinghiera e deformata [di Venezia]...il mito politico veneziano ha per secoli distorto l'approccio e le analisi. Almeno fino al [[XIX secolo]], esso [il mito di Venezia] ha pesato sulla scrittura della storia, poiché la storia aveva come fine principale di confortare il mito»<ref>Citazione tratta da Elisabeth Crouzet-Pavan, ''Venezia trionfante. Gli orizzonti di un mito'', pag. 212, Editore Giulio Einaudi, Torino 2001 (il testo fra parentesi quadre è nostro)</ref>. A tale proposito è comunque necessario sottolineare che «la quiete civile e lo stato pacifico della sua classe dominante sarebbero stati i principi su cui si sarebbe fondato il mito di Venezia»<ref>Citazione tratta da AA.VV, ''Storia d'Italia'', Libro I, (cap. scritto da Antonio Vivanti, ''La Storia politica e sociale, dall'avvento delle Signorie all'Italia spagnola''), pag. 374, Milano, Ed. speciale Il Sole 24 Ore, 2005 (I ed., Torino, Einaudi, 1974)</ref>.
Va subito precisato che il Friuli, da nucleo centrale dello Stato patriarcale di Aquileia si convertì in un territorio di confine della [[Repubblica
Effetti ben più nefasti ebbero tuttavia, sulla popolazione friulana, le frequenti carestie, un tasso di mortalità infantile particolarmente elevato (come nella massima parte dell'Europa del tempo), e, soprattutto, due devastanti epidemie che non favorirono una crescita demografica organica in età moderna. In alcuni periodi anzi, si registrarono flessioni non irrilevanti<ref>Tito Maniacco, ''Storia del Friuli'', pag. 110, Editore Newton & Compton, Roma, 2002</ref>.
D'altra parte, fin dal terzo decennio del [[XVII secolo]], la [[Repubblica
[[File:Cinta muraria di Palmanova.jpg|thumb|upright 1.1|[[Palmanova]]]]In effetti non si ebbero rivolte di particolare gravità durante il periodo veneziano, se si eccettua una cruenta insurrezione popolare, conosciuta come ''
Con i [[trattato di Noyon|patti di Noyon]] (
Tornati in possesso del Friuli orientale, gli Asburgo ne conservarono il controllo fino ad età napoleonica, mentre il Friuli occidentale e centrale rimase veneziano fino al [[1797]], anno del [[trattato di Campoformido]], mediante il quale tale territorio venne ceduto dalla Francia all'Austria, che lo perse per un breve periodo in cui fece parte del [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno italico]], dal [[1805]] fino alla [[Restaurazione]] (ma parte del Friuli orientale, con Gorizia, fu distaccata nel [[1809]] e inserita nelle [[Province illiriche]] appena costituite)<ref>Secondo Tito Maniacco la contiguità tra il Friuli veneto e il Friuli austriaco permetteva confronti e questi non erano affatto lusinghieri per la Serenissima. Cfr. Tito Maniacco, ''Storia del Friuli'', pag. 110 e seg., Editore Newton & Compton, Roma, 2002</ref>.
=== Età contemporanea ===
{{Sequenza immagini
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|Immagine:Suddivisioni del Regno Lombardo-Veneto.svg|Le 17 province del [[Regno Lombardo-Veneto]], compresa la provincia di Udine, attorno al 1850
|Immagine:Provincia di Udine (o del Friuli).svg|La provincia di Udine (o del Friuli) e il compartimento statistico del Veneto all'interno del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], secondo i confini in vigore dal 1870 agli [[Anni 1920|anni '20]]
}}
Nel [[1815]] il [[Congresso di Vienna]] sancì la definitiva unione di Veneto e Friuli con la Lombardia austriaca, venendosi in tal modo a costituire il [[Regno Lombardo-Veneto]]. Una ventina d'anni più tardi, il Mandamento di Portogruaro, da sempre friulano per storia, cultura, geografia e a lungo anche per lingua, fu scorporato per volontà austriaca dalla [[Provincia del Friuli (Lombardo-Veneto)|Provincia del Friuli]] (parte integrante, come già si è detto, del Regno Lombardo-Veneto austriaco) e assegnato alla [[Provincia di Venezia (Lombardo-Veneto)|Provincia di Venezia]] ([[1838]]).
Nel 1848, durante la Prima Guerra d'Indipendenza, il Friuli conobbe una breve stagione indipendente nel tentativo di passare allo Stato Italiano. Nel marzo 1848 venne costituito un Governo Provvisorio del Friuli guidato da Antonio Caimo Dragoni, il conte Antonini ed altri, che crearono un comitato di difesa a capo del quale vi furono Giovanni Battista Cavedalis, Antonio Conti e Luigi Duodo. Le fortezze di Osoppo e Palmanova, comandata dal generale Carlo Zucchi, costituirono i punti di difesa per l'insurrezione.<ref>documenti relativi ai moti del 1848 conservati all'Archivio di Stato di Udine</ref>
{{Approfondimento
|allineamento=sinistra
|titolo=Il Friuli nel mondo
|contenuto=<small>Il Friuli è stato a lungo terra di emigrazione.<ref>{{Cita web |url=http://www.istitutladinfurlan.it/daf/friuli%20della%20diaspora/63 |titolo=Copia archiviata |accesso=14 maggio 2023 |dataarchivio=30 agosto 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160830184148/http://www.istitutladinfurlan.it/daf/friuli%20della%20diaspora/63 |urlmorto=sì }}</ref> Essa iniziò negli ultimi decenni dell'Ottocento e si esaurì negli anni settanta del Novecento. Si calcola che, nei circa cento anni in questione, siano emigrati definitivamente più di un milione di friulani (secondo alcune stime essi potrebbero essere addirittura 3 milioni)<ref>https://euroregionenews.eu/i-fogolars-furlans-preziosi-ponti-col-mondo/#:~:text=I%20friulani%20nel%20mondo%20sono,in%20Friuli%20circa%20850%20mila</ref>, a fronte di circa 850.000 residenti in Friuli.<br/>Secondo l'ultimo censimento AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) (2005) i friulani residenti all'estero sono 134.936. Di questi il 56,0% risiede in Europa, il 24,0% in Sud America, il 10,3% in Nord America ed il 4,7% in Oceania. Si deve tuttavia tenere presente che i dati dell'AIRE riguardano solo i friulani ed i loro discendenti che abbiano cittadinanza italiana. Risultano pertanto esclusi tutti i friulani e loro discendenti, che non sono cittadini italiani. I friulani nel mondo hanno dato vita a associazioni culturali denominate Fogolârs furlans, che sono 46 in Italia e 156 nel resto del mondo.</small>}}
Durante la [[prima guerra mondiale]] il Friuli, che all'epoca si trovava diviso tra Regno d'Italia e [[Austria-Ungheria]] (''Provincia di Udine'' per il Regno d'Italia; gran parte della [[Contea Principesca di Gorizia e Gradisca|Contea di Gorizia e Gradisca]] per l'Impero d'Austria-Ungheria), fu teatro delle operazioni belliche, che ebbero conseguenze gravose per la popolazione civile, in particolare nel periodo della [[battaglia di Caporetto]].
Durante il periodo
A partire dal mese di giugno del [[1940]] il Friuli fu coinvolto, come il resto d'Italia, nella [[seconda guerra mondiale]], e dopo l'[[armistizio di Cassibile]] fu inserito nella [[Zona d'operazioni del Litorale adriatico]] (''Operationszone Adriatisches Küstenland''), alle dirette dipendenze del [[Gauleiter]] di [[Carinzia]] [[Friedrich Rainer]]. Durante l’occupazione nazista si sviluppò un movimento di resistenza, che nell’agosto 1944 diede vita alla [[Repubblica partigiana della Carnia]] soffocata nel sangue già nell'ottobre dello stesso anno in seguito ad una feroce controffensiva nazifascista.<ref>https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2020/04/fvg-Liberazione-Repubblica-libera-Carnia-Alto-friuli-Ampezzo-Bruno-Damiani-0ec81572-feca-47af-ad25-307b3d469eb8.html</ref>
Al termine della [[seconda guerra mondiale]] si propose il problema della definizione dei confini tra la Jugoslavia e l'[[Italia]], che riguardava anche la fascia orientale del Friuli, da [[Tarvisio]] a [[Monfalcone]].
Nel [[1947]], dieci mesi dopo la firma del [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|Trattato di pace di Parigi]], nella Costituzione italiana fu prevista la creazione della regione [[Friuli-Venezia Giulia]], a statuto speciale. Tale scelta creò delle fortissime frizioni all'interno della stessa opinione pubblica friulana, che compresero pure un attentato dinamitardo contro il deputato friulano [[Tiziano Tessitori]], che aveva proposto l'autonomia regionale del Friuli-Venezia Giulia, tanto che l'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea costituente]] votò in seguito la X disposizione transitoria della Costituzione, che sospese l'autonomia regionale ferma restando la tutela delle minoranze linguistiche. La regione a Statuto speciale Friuli-Venezia Giulia fu elencata nel 1947 nella Costituzione negli articoli 116 (elenco regioni a statuto speciale) e 131 (elenco di tutte regioni italiane sia ordinarie che speciali) e mai cancellata dai precisati articoli; nel 1947 fu sospesa momentaneamente solo la sua attuazione che avverrà anni dopo con l'approvazione da parte del Parlamento italiano dello Statuto di autonomia speciale. La sospensione che inizialmente era prevista breve, poi si prolungò per ben 15 anni, fino al 1962, danneggiando pesantemente il Friuli sotto il profilo economico. Quattro furono successivamente nel 1962 (III legislatura) le proposte di Statuto speciale presentate in Parlamento di cui una (proposta Tessitori<ref>Giuseppe Liani - "IL PECCATO ORIGINALE, lo Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia nel dibattito parlamentare della III legislatura (1958-1963)" - Edizioni della Laguna - anno 2005, pag. 29: "''La Democrazia cristiana (…) ripresenta invece il 19 giugno al Senato con Tiziano Tessitori e Guglielmo Pelizzo ed il 25 giugno alla Camera, con il deputato Lorenzo Biasutti, il proprio testo (…)''</ref>) prevedeva Udine capoluogo regionale e la creazione di una autonomia speciale per Trieste (all'interno della regione stessa); la proposta del senatore Tiziano Tessitori non fu accettata e Tessitori uscì dall'aula del Senato al momento delle votazioni finali e non votò la proposta di Statuto in votazione.<ref>Giuseppe Liani - "IL PECCATO ORIGINALE, lo Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia nel dibattito parlamentare della III legislatura (1958-1963)" - Edizioni della Laguna - anno 2005</ref>
=== Onorificenze ===
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|motivazione = Fedele alle tradizioni dei padri, il Friuli, dopo l'8 settembre 1943, sorgeva compatto contro il tedesco oppressore, sostenendo per diciannove mesi una lotta che sa di leggenda. A domarne la resistenza il nemico guidava e lanciava, in disperati sforzi, orde fameliche di mercenari stranieri animati da furore barbarico, ma l'indomito valore e la fede ardente delle genti friulane vincevano sulle rappresaglie, sulla fame, sul terrore. Nelle giornate radiose dell'insurrezione i suoi ventimila partigiani, schierati dai monti al mare, scattavano con epico eroismo per ridonare a vita e a libertà la loro terra, su cui, per la seconda volta nella storia dell'italia unita, era passata la furia devastatrice del barbaro nemico. Tremilasettecento morti e feriti, settemila deportati, ventimila perseguitati che sentono ancora nello spirito le ansie e i patemi e nelle carni il bruciore delle ferite e delle torture, testimoniano il cruento e glorioso sacrificio offerto dal popolo alla Madre comune, e dai roghi ardenti dei paesi distrutti si alza al cielo, purificatrice oltre ogni orrore, la sacra fiamma dell'amore per l'Italia. settembre 1943 - maggio 1945.
}}
=== Bandiera ===
{{Doppia immagine|destra|Bandiere dal Friûl.svg|100px|Flag of Friuli-Venezia Giulia.svg|100px|La bandiera della regione storica Friuli|La bandiera della regione Friuli-Venezia Giulia}}
La [[bandiera del Friuli-Venezia Giulia]] adottata solo dopo il Decreto del Presidente della Repubblica (8/12/1967, pubbl. Bollettino Ufficiale della Regione FVG n. 5 dell'8/2/1968) è diversa dalla [[Bandiera del Friuli|bandiera della regione storica Friuli]] anche se nei colori ricorda l'antico vessillo friulano.
== Cultura ==
=== Lingue ===
{{vedi anche|Lingua friulana
[[File:Linguistic minorities in FVG.png|thumb|Aree di insediamento delle minoranze linguistiche storiche in [[Friuli-Venezia Giulia]]]]
[[File:Road sign in Friulian.jpg|thumb|Un cartello in italiano e friulano su una strada provinciale]]
Quasi tutti gli abitanti della regione conoscono l'[[Lingua italiana|italiano]] come prima lingua, essendo la lingua italiana la lingua ufficiale della Repubblica italiana oltre che l'unica lingua obbligatoriamente usata a scuola.
Il [[lingua friulana|friulano]] è la principale lingua minoritaria della regione (dalla quale ne prende il nome)
Ai sensi della L.482/99, il [[lingua friulana|friulano]]
1) il tedesco nelle sue varianti
2) lo sloveno nelle sue varianti locali (nella [[Val Canale]], nella [[Slavia Friulana]], nel [[Collio (regione fisica)|Collio]] e sul [[Carso]] goriziano, in alcuni comuni della [[Bisiacaria]] e nella Val di [[Resia]]).
Nella regione storico
Sono presenti anche altri idiomi, riconosciuti e tutelati dalla L.R. 17 febbraio 2010 n. 5 come "patrimonio tradizionale della comunità regionale", tra cui si annoverano le parlate [[lingua veneta|venete]] al confine occidentale ([[Provincia di Pordenone]] e [[Mandamento di Portogruaro]]), nella [[Laguna di Marano]] e [[Grado (Italia)|Grado]], nella città di [[Udine]] col [[dialetto udinese]], nonché in [[Bisiacaria]]<ref name="Legge Regionale">{{cita web |titolo=L.R. 17 febbraio 2010 n.5 |url=http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/xmllex.aspx?anno=2010&legge=5}}</ref><ref>{{cita web |titolo=L.R. 17 febbraio 2010 n.5 |url=http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/cultura-sport/cultura/comunita-linguistiche/FOGLIA16/ |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130925210634/http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/cultura-sport/cultura/comunita-linguistiche/FOGLIA16/ |dataarchivio=25 settembre 2013 }}</ref>.
Vanno inoltre ricordate le parlate di [[Erto e Casso]] e [[Cimolais]] (al confine con il [[Veneto]]).
Diversi comuni e località del Friuli presentano toponimi di origine friulana terminanti in 'ars', 'ons', 'ins', 'ans' e simili; tali nomi vanno pronunciati con l'accento lungo sull'ultima vocale, non sulla prima come spesso capita di sentire. Avremo dunque [[Gonars|Gonàrs]], [[Cormons|Cormòns]], [[Camino al Tagliamento|Bugnìns]], [[Andreis|Bosplàns]] e così via.
=== Associazioni dei friulani all'estero ===
[[File:TolmezzoPanoramaConCaneva.jpg|thumb|[[Tolmezzo]]]]
[[File:Trbiz.JPG|thumb|[[Tarvisio]]]]
[[File:Piancavallo_d'estate.jpg|thumb|[[Piancavallo]]]]
Esistono diverse associazioni create dai corregionali emigrati nel mondo, la Regione [[Friuli-Venezia Giulia]] ne riconosce ufficialmente sei, di cui quattro raggruppano i friulani sparsi nel mondo. Anche se alcune sono nate dopo il 31 gennaio 1963, data della creazione della regione [[Friuli-Venezia Giulia]], sono legate indissolubilmente alle tradizioni della regione storica Friuli.
* ''Ente Friulano di Assistenza Sociale e Culturale Emigranti'' (EFASCE), si creò in seno all'Unione diocesana nel [[1907]] quando ancora erano inesistenti le strutture pubbliche per l'assistenza e la protezione di oltre 30 000 operai nei distretti di Pordenone, San Vito al Tagliamento, Spilimbergo, Maniago, Sacile, che lavoravano in diversi paesi dell'Europa. Il governo fascista ne impose la chiusura e il sequestro dei registri, carteggi, schedari e archivio. Dopo il secondo conflitto mondiale riprese a funzionare il Segretariato dell'emigrazione. Successivamente, adeguandosi alle nuove realtà istituzionali della Regione, assumerà la nuova denominazione nel [[1982]]. Ha sede a Pordenone.
* ''Ente Friuli nel Mondo'', fu fondato nel [[1953]] per assistere i friulani all'estero e per coordinare le attività dei ''Fogolârs Furlans''. Esso pubblica un mensile, ''Friuli nel mondo'', che supera le {{formatnum:25000}} copie distribuite in 78 stati. Le attività dell'Ente sono informative, di collegamento e di mantenimento dell'identità friulana soprattutto tra le nuove generazioni. Ha sede a Udine, in via del sale.
* ''Associazione Lavoratori Emigrati del Friuli-Venezia Giulia'' (ALEF), nata nel [[1968]] a sostegno ed organizzazione degli emigranti originari del Friuli-Venezia Giulia, residenti in Italia o all'estero, rientrati in Regione e dei loro discendenti, ovunque residenti. All'estero hanno i propri Circoli. La sua sede è a Udine.
* ''Ente Regionale Acli per i Problemi dei Lavoratori Emigrati'' (ERAPLE)
In Francia "Association France-Frioul" (AFF), nata nel 1983. Ha sede a Parigi 18.
Esiste il Ducato dei vini friulani che si riunisce a Udine presso la Voila Manin di Passariano
Le due rappresentanze del Ducato fuori dalla Regione Friuli V.G sono
la Contea di Toronto (Canada)
La Contea del Ducato dei Vini Friulani che opera a Roma ed è stata fondata nel 1981
=== Ricorrenze ===
Il 3 aprile è la "fieste de Patrie dal Friûl", la festa del popolo friulano. Il 3 aprile 1077, come citato nella sessione storica, a Pavia, l'imperatore Enrico IV concedeva al Patriarca Sigerardo l'investitura feudale.
=== Musica ===
[[File:LagoCavazzo.jpg|miniatura|Lago di Cavazzo]]
Anche se alcuni musicisti hanno collocato la propria produzione dopo il 31 gennaio 1963, data della creazione della regione [[Friuli-Venezia Giulia]], sono legati indissolubilmente alla lingua friulana e di conseguenza alla regione storica Friuli. La forma più conosciuta della [[musica]] popolare friulana è la [[villotta (musica)|villotta]]. A partire dall'Ottocento si sviluppò un filone colto della musica popolare, ben rappresentato da [[Rodolfo Lipizer]], [[Arturo Zardini]] e [[Orlando Dipiazza]]. Tra i brani più famosi troviamo [[O ce biel cjstjel a Udin]] la ormai popolare [[Stelutis Alpinis]] di Zardini.
[[Schiarazula marazula|
Nel panorama musicale si distinguono le figure di Beppino Lodolo (cantante noto anche nei [[Fogolârs furlans]]), [[Elisa
=== Arte ===
[[File:Aquileia, buon pastore, pavimento della basilica, 1a metà del IV secolo.jpg|thumb|Mosaico del Buon pastore, particolare del pavimento della Basilica di Aquileia]]
L'[[arte]] in Friuli fa la sua comparsa con i manufatti delle civiltà preromane (in particolare quella dei [[Cultura dei castellieri|castellieri]], quella [[
[[File:Altare del duca ratchis, 730-740, cividale museo cristiano 2.jpg|thumb|''[[Maiestas Domini]]'', rilievo dell'Altare del duca Rachis]]
Durante l'età barbarica fiorì l'[[oreficeria
Dell'età romanica sono testimonianza la [[Basilica di Santa Maria Assunta (Aquileia)|basilica]] ed il campanile di Aquileia, nonché altri edifici religiosi minori (come la [[Chiesa di Santa Maria di Castello (Udine)|chiesa di
Nel periodo [[gotico]] il Friuli conobbe una certa vitalità artistica, che si tradusse nella costruzione dei duomi di [[Cattedrale di Udine|Udine]], [[Chiesa di Santa Maria Maggiore (Spilimbergo)|Spilimbergo]], [[Chiesa di Sant'Andrea Apostolo (Venzone)|Venzone]], [[Duomo di Gemona del Friuli|Gemona]], [[Duomo di Sacile|Sacile]] e [[Duomo di Pordenone|Pordenone]]. Scarse sono le testimonianze superstiti dell'architettura gotica civile; tra queste si segnalano i municipi di Pordenone e di Venzone nonché la
Con il [[Rinascimento]] si inizia a registrare il nome di pittori locali di un certo rilievo, come [[Pomponio Amalteo]], [[
[[File:Giovanni Battista Tiepolo 064.jpg|thumb|''Apparizione dell'angelo a Sara'', Udine, [[Palazzo Patriarcale (Udine)|Palazzo Patriarcale]].]]
Con il passaggio al barocco il Friuli rivela le conseguenze in campo artistico della sua divisione politica. Nel Friuli occidentale, infatti, predominano le tendenze artistiche diffuse da Venezia, che si concretano nella presenza di artisti come [[Giambattista Tiepolo]] (che affrescò, a Udine, il [[Palazzo Patriarcale (Udine)|Palazzo Patriarcale]], il [[
Il neoclassicismo attecchisce solo in parte in Friuli, che vede l'attività del pittore goriziano [[Giuseppe Tominz]]. Tra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento fa capolino l{{'}}''Historizismus'' d'Oltralpe, che si esprime nella costruzione del Seminario Minore di Gorizia, in [[stile neoromanico]]. Più di recente spiccano nel panorama artistico friulano nomi come quelli di [[Afro Basaldella]], di [[Italico Brass]] e di [[Tina Modotti]]<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Tina Modotti's ballad|lingua=it|accesso=10 febbraio 2022|url=https://www.youtube.com/watch?v=etc5vgryFAw}}</ref> l'architetto [[Raimondo D'Aronco]], il pittore [[Giuseppe Zigaina]], la pittrice Dora Bassi.
=== Folclore ===
{{vedi anche|Storia delle sagre in Friuli}}
Il folclore friulano comprende una serie di manifestazioni che variano da zona a zona e sono particolarmente vive e diversificate nei territori di montagna. In [[Carnia]] si segnalano il [[tîr des cidulis]], il carnevale di [[Resia]] (caratterizzato dalle maschere dai copricapi coloratissimi), ed i carnevali delle zone di lingua tedesca (caratterizzati dalla presenza di maschere che assumono nomi diversi a seconda della località: ''Röller'' a [[Sauris]], [[Krampus]] nella [[Val Canale]], ''Maschkars'' e ''Jutalan'' a [[Timau]]). [[File:Krampus2.jpg|thumb|[[Krampus]]]]
Nel periodo compreso tra l'ultimo dell'anno e l'[[Epifania]] si svolgono anche delle questue rituali, che in alcuni villaggi sono effettuate da bambini travestiti da [[Re Magi]]. Caratteristico il rito della Femenate che per caratteristiche si differenzia da tutti gli altri fuochi di origine pagana; esso si svolge la sera del 5 gennaio solamente nel comune di Paularo.
Il giorno dell'Epifania hanno luogo due suggestive celebrazioni: la [[Messa dello Spadone]] e la [[Messa del tallero|Messa del Tallero]], rispettivamente a Cividale del Friuli e Gemona.
Sempre nell'area alpina della ''Carnia'' si svolge la benedizione del ''Mac di sant Zuan'', un mazzo di fiori raccolti il giorno di san Giovanni. I fiori, una volta essiccati, vengono conservati e bruciati per scongiurare il mal tempo. Per la festa dell'[[Ascensione (festività)|Ascensione]] a [[Zuglio]] si svolge il rito del ''Bacio delle Croci''. La stessa cerimonia si svolge anche nel territorio della [[Pieve di Gorto]] e nelle [[valli del Natisone]].
Nelle aree collinari e pianeggianti si accendono, in occasione dell'Epifania, dei falò (in friulano [[pignarûl]]) da cui si traggono presagi per l'anno nuovo. Il più importante o almeno il più famoso è quello di [[Tarcento]], che durante il 6 gennaio dà il via ad una gara tra i vari pignarûl della zona.
A [[Grado (Italia)|Grado]] si celebra la processione di barche conosciuta con il nome di ''Perdon de [[Barbana (isola)|Barbana]]''. In tutto il Friuli sono diffusi gruppi corali o di ballo che eseguono canti o danze del repertorio tradizionale.
=== Gastronomia ===
{{vedi anche|cucina friulana}}
[[File:Grissini sandaniele.jpg|thumb|Grissini col [[Prosciutto di San Daniele]]]]
La cucina tradizionale friulana è il risultato del contatto della cucina dell'area padana con quella mitteleuropea. In generale abbondano le minestre, i piatti a base di carne di maiale e gli abbinamenti di dolce e salato. I piatti più conosciuti della cucina friulana sono i [[cjarsons]] della [[Carnia]] (ravioli ripieni di
Tra i vini sono famosi soprattutto i bianchi della zona del [[Collio (regione fisica)|Collio]] e dei [[Friuli Colli Orientali|Colli Orientali]] come il [[Friulano (vitigno)|Friulano]]<ref>Il nome ''Tocai'' è stato al centro di un contenzioso con l'Unione
==
<gallery>
File:Piazza_vittoria_gorizia.jpg|Piazza Vittoria a [[Gorizia]]
File:Sacile-Livenza1.jpg|Vista di [[Sacile]]
File:Piazza_della_Repubblica_e_Municipio_Monfalcone.jpg| Piazza della Repubblica a [[Monfalcone]]
File:Palmanova Piazza Grande 06.JPG|Piazza e duomo di [[Palmanova]]
File:Codroipo01.jpg|[[Villa Manin]] ([[Codroipo]])
</gallery>
== Note ==
== Bibliografia ==
* AA. VV., ''Aquileia: gli affreschi nella cripta della Basilica'', edito dalla Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, Udine, 1976;
* AA. VV., ''Cjanâl dal Fier (Miti, fiabe e leggende del Friuli storico, secondo volume)'', Istituto A. Tellini e Chiandetti, Reana del Rojale, 1999;
*
* AA. VV., ''Friûl des culinis, I (Miti, fiabe e leggende del Friuli storico, sesto volume)'', Istituto A. Tellini e Chiandetti, Reana del Rojale, 2004;
* AA. VV., ''Il Tagliamento'', Cierre edizioni, Sommacampagna, 2006;
* AA. VV., ''Lagune de Gravo e de Maran - (Miti, fiabe e leggende del Friuli storico, quinto volume)'', Istituto A. Tellini e Chiandetti, Reana del Rojale, 2002;
* AA. VV., ''L'Italia, Friuli-Venezia Giulia'', Vol. XXI, pag. 20-57, Touring Editore S.r.l. e La Biblioteca di Repubblica, Milano, 2005.
* AA. VV., ''Miniatura in Friuli- crocevia di civiltà'', Grafiche Editoriali Artistiche Pordenonesi - Deputazione di storia patria per il Friuli - Convegno internazionale a Passariano Udine 4-5 ottobre 1985 - Pordenone 1985;
* AA. VV., ''Monfalcon'', Società Filologica Friulana, Udine 2006;
* AA. VV., ''Tieris di Aquilee (Miti, fiabe e leggende del Friuli storico, primo volume)'', Istituto A. Tellini e Chiandetti, Reana del Rojale, 1997;
* AA. VV., ''Tieris di Cividât e de Badie di Rosacis (Miti, fiabe e leggende del Friuli storico, terzo volume)'', Istituto A. Tellini e Chiandetti, Reana del Rojale, 2000;
* AA. VV., ''Tieris di Tisane e di Puart (Miti, fiabe e leggende del Friuli storico, quarto volume)'', Istituto A. Tellini e Chiandetti, Reana del Rojale, 2001;
* [[Graziadio Isaia Ascoli]] - ''Saggi ladini'', Archivio Glottologico Italiano, Milano, 1873;
* Renzo Balzan, ''Deutsch Friaul - Friûl todesc '', Ribis, Udine, 1997;
*Furio Bianco, ''1511: la crudel zobia grassa. Rivolte contadine e faide nobiliari in Friuli tra '400 e '500'', Ed. Biblioteca dell’immagine, Pordenone, 1996;
* Anna Bogaro, ''Marketing furlan'', Camera di Commercio di Udine, 2005;
* Zuan Bosniac, Otorino Burel, ''Cjartis geografichis a stampe dal Friul dai secui XVI e XVII'', Clape cultural Aquilee, Udine, 1980;
* Barbara Cinausero Hofer, Ermanno Dentesano, ''Dizionario toponomastico. Etimologia, corografia, citazioni storiche, bibliografia dei nomi di luogo del Friuli storico e della Provincia di Trieste'', Ribis editore, Udine, 2011;
* Elisabeth Crouzet Pavan, ''Venezia trionfante, gli orizzonti di un mito '', Einaudi, Torino, 2001;
*
* [[Gianfranco D'Aronco]], ''Miscellanea di studi e contributi (1945- 2000)'', Università degli studi di Udine - Centro internazionale per la ricerca sulla cultura e la lingua del Friuli - Società Filologica Friulana - Udine, 2003;
* Antonio De Cillia, ''Friuli regione di passaggio: dagli scambi neolitici all'attuale economia mondo'', Editrice Universitaria Udinese, Udine 2002;
* Giuseppe Del Bianco, ''La Guerra e il Friuli'', Tipografia D. Del Bianco e Figlio, Udine, 1937, (4 voll);
* Gianfranco Ellero, Borghesan Giuliano, ''Gjeografie furlane'', Società Filologica friulana, Udine, 2001;
* Gianfranco Ellero, ''Storia dei friulani'', Ed. Arti Grafiche Friulane, Udine, 1977;
* Gianfranco Ellero, ''Viaggio in Friuli 1965-1978'', Arti Grafiche Friulane, Udine, 1978;
* [[Franco Fabbro]], ''Il cjâf dai furlans'', Kappa Vu edizioni, Udine, 2000;
* Franco Finco, Barbara Cinausero, Ermanno Dentesano, ''Nons furlans di luc/Nomi friulani di luogo'', Società Filologica Friulana, Udine, 2004;
* [[Renato
* Pier Silverio Leicht, ''Parlamento friulan'', Zanichelli, Bologna, 1917;
* Igor Londero, ''"Pa sopravivence, no pa l'anarchie" - forme di autogestione nel Friuli terremotato: l'esperienza della tendopoli di Godo (Gemona del Friuli)'', Forum, Udine, maggio 2008;
*
*
*
*
*
* Gian Carlo Menis, ''I mosaici cristiani di Aquiliea'', Del Bianco, Udine, 1965;
* Gian Carlo Menis, ''Storia del Friuli'', Società Filologica Friulana, Udine - II ed. 1974;
* Gian Carlo Menis, ''Storie dal popul furlan'', Clape cultural Aquilee, Udine, 1974;
* [[Roberto Meroi]], ''
* [[Roberto Meroi]], ''
* [[Roberto Meroi]], ''
* [[Roberto Meroi]], ''Le chiese di Udine'', Edizioni della Laguna, 2000;
* [[Roberto Meroi]], ''Mandi Trieste'', Editoriale Programma, 2013;
* [[Roberto Meroi]], ''Storia e attualità delle scuole udinesi'', Edizioni della Laguna, 2010;
* [[
* A. Missio, G. Toniutti, ''Antiche case friulane'', Roberto Vattori Ed., Tricesimo (UD), 1987;
* Faustino Nazzi, ''Il Duce lo vuole - la proibizione dello sloveno nella vita religiosa della Slavia Friulana'' - Cooperativa Lipa Editrice, S. Pietro al Natisone, 1995;
* Faustino Nazzi, ''La proibizione dell'uso della lingua tedesca nella vita liturgica della Val Canale'' - Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, Udine, 1984;
* Gianni Nazzi, ''Trieste e il Friuli. Opinioni a confronto'', postfazione di Antonio Comelli, Edizioni Ribis - Clape cultural Aquilee, Udine, 1996;
* Gianni Nazzi, ''Venezia e il Friuli. Opinioni a confronto'', postfazione di Sergio Cecotti, Edizioni Ribis - Clape cultural Aquilee, Udine, 1997;
* Gianni Nazzi, ''Dizionario biografico friulano'', IV Edizione, Designgraf, Udine, 2007;
* [[Pio Paschini]], ''Storia del Friuli'', Arti Grafiche Friulane, Udine, 1975;
* Francesco Placereani, ''La nestre storie'', Associazion dai Longobarts, (testi in friulano, italiano, tedesco e inglese), Cividale, 1990;
* Guido Quazza, ''La decadenza italiana nella storia europea'', Einaudi, Torino, 1971;
* [[Aldo Rizzi]],
* [[Aldo Rizzi]], ''Friuli-Venezia Giulia'', Electa, Milano, 1979;
* [[Aldo Rizzi]], ''Il [[XVII secolo|Seicento]]'', Del Bianco, Udine, 1969;
* [[Aldo Rizzi]], ''Il [[XVIII secolo|Settecento]]'', Del Bianco, Udine, 1967;
* [[Aldo Rizzi]], ''Il Friuli'', Del Bianco, Udine, 1970;
* [[Aldo Rizzi]], ''Mostra della Pittura Veneta del [[XVIII secolo|Settecento]] in Friuli'', 1966;
* [[Aldo Rizzi]], ''Profilo di storia dell'arte in Friuli - dalla [[Preistoria]] al [[Gotico]]'', Del Bianco, Udine, 1975;
* [[Aldo Rizzi]], ''Tiepolo a Udine - Palazzo Arcivescovile, Duomo, Chiesa della Purità e Musei'', Del Bianco, Udine, 1974;
* [[Bruno Rossi]] ''La musica in Friuli'', Ribis, Udine, 1979;
* Antonio Saltini, Eugenio Segalla, ''Dieci secoli di agricoltura, 50 anni di Coldiretti'', Udine, 1995;
* [[Sergio Salvi]], ''Il Friuli'', in ''Le nazioni proibite'', Valecchi, Firenze, 1973;
* [[Sergio Salvi]], ''La minoranza ladino-friulana'' in ''Le lingue tagliate'', Rizzoli editore, Milano, 1975;
* Raimondo Strassoldo, ''Friuli la soluzione finale'', Clape cultural Aquilee, Udine, 2005;
* Giorgio Valussi, ''Il Confine nordorientale d'Italia'', Lint, Trieste, 1972;
* Guido Zannier ''El Friulano'', Departimento de Linguistica de la Universidad Montevideo, Montevideo, 1972.
=== Autori classici ===
* [[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe Condita]]''
* [[Strabone]],
== Voci correlate ==
* [[Bandiera del Friuli]]
* [[Bassa Friulana]]
* [[Friuli orientale]]
*[[Strada dei Castelli Orientali|Strada dei castelli orientali]]
* [[Bisiacaria]]
* [[Carnia]]
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* [[Collio (regione fisica)]]
* [[Lingua friulana]]
* [[
* [[Mandamento di Portogruaro]]
* [[Provincia di Gorizia]]
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== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{fur}} [http://www.friul.net Friul.net]
* (fur, it) http://www.filologicafriulana.it Udine
* (fur, eng) http://www.serling.org
* (fur) http://www.ondefurlane.eu {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20200511022116/https://ondefurlane.eu/ |data=11 maggio 2020 }} Radio Onde urlane Udine
*
*
* {{fur}} [http://www.lapatriedalfriul.org/ La patrie dal Friûl]
*
* {{
* [
* {{fur}} [http://www.ildiari.eu Il diari] - mensile in lingua friulana scaricabile gratuitamente e finanziato dalla regione Friuli-VG. Il sito è stato creato nel 2007.
* {{lingue|fur|it}} [http://www.minud.it Sito delle minoranze linguistiche della prov. di UD] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20201202213225/http://www.minud.it/ |data=2 dicembre 2020 }} - sito della Provincia di Udine dedicato interamente alle minoranze linguistiche (friulani - sloveni - germanofani). Sono presenti le sezioni storia, lingua, letteratura e corso interattivo di lingua friulana. Le sezioni relative alla lingua slovena e tedesca, sono in preparazione. Il sito è stato creato nel 2007.
{{Controllo di autorità}}
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