Palazzo Vecchio: differenze tra le versioni
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{{nd|titolo2=Palazzo della Signoria (Jesi)|redirect=Palazzo della Signoria}}
{{Museo
|Nome = Museo di Palazzo Vecchio
|Stato = ITA
|Località = {{simbolo|FlorenceCoA.svg}} [[Firenze]]
|Indirizzo = [[Piazza della Signoria]]
|Tipologia = [[Arte]]
|Data di apertura = 1909
|Proprietà = Comune di Firenze
|Direttore = Carlo Francini
|Sito = https://cultura.comune.fi.it/pagina/musei-civici-fiorentini/museo-di-palazzo-vecchio
|Immagine = Piazza della signoria, palazzo vecchio, veduta 01.jpg
|Larghezza =
}}
'''Palazzo Vecchio''' si trova in [[piazza della Signoria]] a [[Firenze]] ed è la sede del Comune. Rappresenta la migliore sintesi dell'architettura civile trecentesca cittadina ed è uno dei palazzi civici più conosciuti nel mondo.
Chiamato in origine ''
Dal 1865 al 1871 fu sede del [[Parlamento del Regno d'Italia]], mentre oggi ospita il Sindaco di Firenze e vari uffici comunali. Vi si trova inoltre un [[museo]], che permette di visitare le magnifiche sale dove lavorarono, fra gli altri, [[Agnolo Bronzino]], [[Domenico Ghirlandaio|Ghirlandaio]], [[Giorgio Vasari]], e dove sono esposte opere di [[Michelangelo Buonarroti]], [[Donatello]], [[Andrea del Verrocchio|Verrocchio]].
L'edificio si è gradualmente ingrandito verso est, arrivando ad occupare un isolato intero e allungando l'iniziale parallelepipedo trecentesco fino a quadruplicarne le dimensioni, con una pianta che ricorda un trapezio del quale la facciata è solo il lato più corto. Sulla facciata principale a [[bugnato]], la ''Torre di Arnolfo'' è uno degli emblemi della città.
[[File:Palazzo Vecchio by nigth.jpg|thumb|Veduta notturna al Palazzo Vecchio]]
[[File:Palazzo Vecchio Cortile interno.JPG|thumb|Cortile di Michelozzo]]
== Storia ==
=== Preesistenze ===
Nell'antica città romana di [[Florentia]] si trovava in questo punto l'antico teatro romano, che aveva la platea semicircolare verso [[piazza della Signoria]] e la più o meno lungo l'attuale via dei Leoni.
Negli scavi ancora in corso (iniziati nei primi anni del 2000) sono state scavate una serie di stanze nei sotterranei, senza intaccare la muratura portante, che hanno dato alla luce vari resti di epoche diverse. Tra i più interessanti ci sono tre stanze, accessibili al pubblico dal dicembre 2008, dove sono state ritrovate tracce dei pavimenti del palco del teatro, con un pezzo di colonna che dovette rompersi quando venne abbattuta la scena. Sono stati scavati poi resti di pozzi più tardi, monete, anfore e gioielli e uno scheletro di fanciullo, che dovrebbe risalire al I secolo (studi sono in corso)<ref>Articolo del Corriere Fiorentino, ''A Palazzo Vecchio si nasconde un bimbo'', 3 dicembre 2008, pag. 13.</ref>.
Nell'alto medioevo l'area era densamente edificata, con case e case-torri del tutto simili a quelle ancora visibili nel quadrilatero oltre la vicina [[via della Condotta]].
=== Il nuovo palazzo dei Priori ===
[[File:Piazza della signoria, palazzo vecchio, cristogramma, 1528, con iscrizione cambiata nel 1551, 01.jpg|thumb|Il frontespizio sull'ingresso principale]]
Nella seconda metà del XIII secolo la città di [[Firenze]] decise di costruire un palazzo in modo da assicurare ai [[magistrati]] un'efficace protezione in quei tempi turbolenti, ed al contempo celebrarne l'importanza. Il palazzo è attribuito a [[Arnolfo di Cambio]], architetto della [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore]] e della [[Basilica di Santa Croce]], che iniziò a costruirlo nel 1299, secondo alcuni ispirandosi al già esistente [[Palazzo dei Priori (Volterra)|Palazzo dei Priori]] di [[Volterra]]. Il palazzo al tempo, chiamato appunto ''Palazzo dei Priori'', fu costruito sulle rovine del ''Palazzo dei Fanti'' e del ''Palazzo dell'Esecutore di Giustizia'', già posseduto dalla famiglia ghibellina degli [[Uberti]], cacciata nel 1266. Incorporò l'antica torre della Vacca utilizzandola come parte bassa della torre nella facciata. Questa è la ragione per cui la torre rettangolare (94 m) non è nel centro dell'edificio. Dopo la morte di Arnolfo nel 1302, il palazzo fu portato a termine da altri due maestri, nel 1314. Inoltre nei sotterranei venivano usate come prigioni le antiche cavità, dette burelle, sotto le arcate del teatro romano di [[Florentia]].
Dal 26 marzo 1302 (a inizio dell'anno secondo il [[calendario fiorentino]]) il palazzo fu la sede della ''Signoria'', ovvero del consiglio cittadino con a capo i [[priore|Priori]], e del [[Gonfaloniere di Giustizia (Firenze)|Gonfaloniere di Giustizia]], una via di mezzo tra un sindaco e un capo di governo con una carica che però durava per un periodo molto breve. La prima fase costruttiva si concluse nel 1315.
Il palazzo attuale è frutto di altre costruzioni e ampliamenti successivi, portati a termine fra il XIII e il XVI secolo. Il [[Duca di Atene]], [[Gualtieri VI di Brienne]] iniziò le prime modifiche nel periodo (1342-1343), ingrandendolo verso via della Ninna e dandogli l'aspetto di una fortezza. Altre modifiche importanti avvennero nel periodo 1440-60 sotto [[Cosimo de' Medici]], con l'introduzione di decorazioni in stile rinascimentale nella ''Sala dei Dugento'' ed il primo cortile di Michelozzo. Il [[Salone dei Cinquecento]] fu costruito invece dal 1494 durante la repubblica di [[Girolamo Savonarola|Savonarola]].
=== La residenza del Duca ===
Fra il 1540 e il 1550 fu la casa di [[Cosimo I de' Medici]], il quale incaricò prima [[Giovanni Battista del Tasso|Battista del Tasso]] e poi il [[Giorgio Vasari|Vasari]] di allargare ulteriormente il palazzo per assecondare le necessità della corte ducale. Il cantiere fu il luogo di fondamentali esperienze per molti artisti, fra cui [[Livio Agresti]] e [[Pier Paolo Menzocchi]].
Il palazzo raddoppiò così il proprio volume per effetto delle aggiunte sulla parte posteriore. L'ultimo ampliamento risale alla fine del XVI secolo, quando [[Bernardo Buontalenti]] sistemò la parte posteriore come si presenta oggi.
Il nome venne cambiato ufficialmente quando nel 1565|1589 Francesco si spostò a [[Palazzo Pitti]] e chiamò la precedente residenza ''Palazzo Vecchio'', mentre la [[piazza della Signoria]] mantenne il proprio nome. [[Vasari]] aveva costruito già nel 1565 un percorso, il [[Corridoio vasariano]], che collega ancor oggi Palazzo Vecchio a [[Palazzo Pitti]] attraversando l'[[Arno]] sul [[Ponte Vecchio]]. Cosimo I inoltre spostò l'amministrazione governativa e le magistrature negli adiacenti [[Galleria degli Uffizi|Uffizi]].
===
Il palazzo guadagnò nuova importanza quando fu sede della [[Camera dei deputati del Regno d'Italia]] nel periodo 1865-1871, quando [[Firenze]] divenne capitale del [[Regno d'Italia]].
Il municipio della città tedesca di [[Fürth (Baviera)|Fürth]], costruito tra il 1840 e il 1844 su progetto di [[Friedrich Bürklein]], vuole imitare il Palazzo Vecchio di Firenze.
L'architetto [[Gino Coppedè]], nato a Firenze nel 1866, si ispirò anche al Palazzo Vecchio per la costruzione del [[Castello Mackenzie]] a [[Genova]].
Tra il 1950 e il 1960 vennero effettuati lavori di restauro in alcuni quartieri del palazzo, compresi il salone del Cinquecento e lo studiolo di Francesco I, a opera di [[Giulio Cirri]].
La gran parte di Palazzo Vecchio è adibita a museo, ma è rimasto il simbolo del governo locale, ospitando la sede del Comune di Firenze, del Sindaco e del consiglio comunale.
== L'esterno ==
[[File:Uffizi Gallery, Florence.jpg|thumb|Palazzo Vecchio dal piazzale degli [[Uffizi]]]]
La facciata principale dà l'impressione di solidità anche grazie alla finitura esterna di [[bugnato]] [[Rustico (architettura)|rustico]] in [[pietraforte]]. È divisa in tre piani principali da [[cornici marcapiano]], che sottolineano due file di [[bifore]] marmoree neogotiche con archetti trilobati, aggiunte nel Settecento in sostituzione di quelle originarie.
La parte antica è coronata da un [[ballatoio]] aggettante sostenuto da [[beccatelli]] su [[archi a tutto sesto]] e caratterizzato da una [[merlatura]] di tipo ''guelfo'' (con la sommità squadrata), mentre la torre ha una merlatura ''ghibellina'' ("a coda di rondine"). Ciascun beccatello era decorato da una testa scolpita, umana o animale, delle quali rimangono ancora visibili alcuni esemplari in bronzo. Alcuni di questi archi sono dotati di ''caditoie'' che potevano essere utilizzate, a scopo difensivo, per gettare su eventuali invasori olio bollente o pietre.
Nelle quattro cantonate del ballatoio si trovavano altrettante nicchie con [[Marzocco (simbolo)|marzocchi]] in pietra. La porta-finestra e il terrazzino sono aggiunte tarde.
[[File:Palazzo Vecchio, volto scolpito.JPG|thumb|Il volto scolpito sul fianco del palazzo]]
Sull'angolo destro della facciata è scolpito sommariamente un profilo: non se ne conoscono le origini, ma la tradizione popolare indica [[Michelangelo]] come autore, che avrebbe voluto immortalare un condannato a morte, scolpendo un ritratto istantaneo addirittura lavorando voltato di schiena, oppure un suo debitore che lo attanagliava particolarmente. L'unica cosa certa è che non era una cosa da tutti poter scolpire impunemente sul Palazzo più importante della città e che l'autore doveva essere qualcuno su cui il corpo di guardia avrebbe potuto chiudere un occhio.{{sf}}
=== Arengario ed entrata ===
La pedana rialzata davanti al palazzo è il cosiddetto ''arengario'' o ''aringhiera'', una zona che prende il nome dalla "ringhiera" che un tempo lo recintava e che fu eliminata durante i restauri ottocenteschi di [[Giuseppe Del Rosso]]. La scalinata stessa girava anche sul lato sinistro, ma venne tagliata con gli interventi rinascimentali. Da questo luogo i priori assistevano alle cerimonie cittadine sulla piazza. Durante il governo del [[Gualtieri VI di Brienne|Duca d'Atene]] (1342-1343) la ringhiera venne ulteriormente difesa da due antiporte e altri elementi. Fin dal Quattrocento venne decorato da sculture che, se non sostituite da copie o leggermente spostate, vi si possono ancora ammirare.
[[File:Firenze Palazzo Vecchio 06.jpg|thumb|L'entrata principale col frontespizio]]
Le più antiche sono il ''[[Marzocco (Donatello)|Marzocco]]'' e la ''[[Giuditta e Oloferne (Donatello)|Giuditta e Oloferne]]'' (1455-1460|60 circa), entrambe opere di [[Donatello]], sostituite da copie per la loro preziosità (il ''Marzocco'' è conservato al [[Museo nazionale del Bargello|Bargello]], la ''Giuditta'' dentro il palazzo). Queste statue un tempo si trovavano più avanti sulla piazza.
Il [[David (Michelangelo)|David di Michelangelo]] marcò l'ingresso dal 1504, anno del suo completamento, fino al 1873 quando venne spostato all'[[Galleria dell'Accademia|Accademia]]. Una copia è al suo posto dal 1910, fiancheggiato dall{{'}}''[[Ercole e Caco]]'' di Baccio Bandinelli, scultore che venne molto criticato per la sua "sfrontatezza" ad accostare una sua opera al capolavoro michelangiolesco.
Davanti agli stipiti del portale si trovano i due ''[[Termini reggicatena di palazzo Vecchio|Termini marmorei]]'', quello maschile di [[Vincenzo de' Rossi]] e quello femminile di [[Baccio Bandinelli]] che riprendono una tipologia della statuaria classica: essi in antico sostenevano una catena che serviva a sbarrare l'ingresso.
Sopra il portale principale campeggia frontespizio decorativo in marmo datato 1528, con il monogramma raggiato di Cristo Re. Al centro, affiancato da due leoni, c'è il trigramma di Cristo, circondato dalla scritta ''Rex Regum et Dominus Dominantium'' ([[Gesù Cristo]], Re dei Re e Signore dei Signori). Questa iscrizione, fatta mettere dal gonfaloniere [[Niccolò Capponi]] nel 1551, risale al tempo di [[Cosimo I]] e sostituiva l'iscrizione precedente ispirata da [[Savonarola]]: anche se non tutte le fonti sono concordi circa l'antica trascrizione, doveva suonare qualcosa come ''Iesus Christus rex florentini populi S.P. decreto electus'', intendendo cioè che Cristo era il sovrano della città e che (sottinteso) nessuno avrebbe mai osato "spodestare" il Cristo prendendo il comando di Firenze. Cosimo I la fece sottilmente sostituire con quella presenza, indicando Cristo sì Re, ma ''Re dei re e Signore dei signori''.
Un'altra targa in bronzo ricorda il plebiscito del 15 marzo 1860 che permise l'unione della Toscana al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].
=== Gli stemmi sulla facciata ===
[[File:Escuts a la façana del Palazzo Vecchio, Florència.JPG|thumb|Gli stemmi sulla facciata visti dalla terrazza sulla [[Loggia dei Lanzi]]]]
Sotto gli archi del ballatoio nel 1353 vennero dipinti una serie di stemmi che simboleggiano alcuni particolari aspetti della [[Repubblica fiorentina]] e ancora oggi fotografano, in certo senso, la situazione politica trecentesca.
La serie di nove stemmi si ripete due volte sulla facciata e due stemmi si ritrovano anche sul lato sinistro.
Il primo che si incontra da sinistra è la [[Croce (araldica)|croce]] rossa in [[campo (araldica)|campo]] bianco, che rappresenta le insegne del popolo fiorentino
Successivamente si incontra il [[giglio fiorentino]] rosso in campo bianco, attuale simbolo cittadino, adottato dai [[guelfi]] ai tempi della cacciata dei [[ghibellini]] nel
Il successivo stemma è [[Partito (araldica)|partito]] verticalmente tra bianco e rosso e rappresenta il legame tra [[Fiesole]] (il cui stemma è in campo bianco) e Firenze (il cui antico stemma era in campo rosso, appunto), che i fiorentini
Il quarto stemma sono le [[chiave (araldica)|chiavi]] d'oro in campo rosso e rappresenta la fedeltà verso il [[papa]]to. Il quinto
La successiva [[aquila (araldica)|aquila]] rossa in campo bianco che ''aggrinfia'' un drago verde è lo stemma
Dopo il già citato giglio bianco in campo rosso, antico simbolo
Sul lato sinistro sopra i peducci degli archetti si trovano anche alcune [[Zoomorfismo|figure zoomorfe]] in bronzo. Queste sculture, già in [[pietra serena]], sono teste leonine e altre figure.
==== La sequenza degli stemmi ====
<gallery>
File:Firenze popolo gotico antico.svg|[[Croce del Popolo|Popolo di Firenze]]
File:Firenze giglio gotico antico.svg|Stemma di Firenze Guelfa (versione dopo il 1251)
File:Firenze comune gotico antico.svg|Firenze e Fiesole unite
File:Gonfalone chiesa gotico antico.svg|Papato
File:Firenze priori arti palazzo vecchio.svg|Signoria (Priori di Libertà)
File:Firenze parte guelfa gotico antico.svg|Capitani di Parte Guelfa
File:Firenze giglio ghibellino gotico antico.svg|Stemma di Firenze Ghibellina (versione prima del 1251)
File:Firenze Carlo e Roberto d'Angiò Palazzo Vecchio.svg|[[Stemma degli Angiò|Carlo e Roberto d'Angiò]]
File:Firenze Ludovico d'Angiò palazzo vecchio.svg|Ludovico d'Angiò
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=== La torre di Arnolfo ===
[[
[[File:The Palazzo Vecchio, Florence (5771115329).jpg|thumb|Torre Palazzo Vecchio]]
La torre di Palazzo Vecchio fu costruita verso il 1310 quando il corpo del palazzo era quasi terminato. Posta sulla facciata (ispirandosi probabilmente al [[Castello dei Conti Guidi (Poppi)|Castello dei Conti Guidi]] a [[Poppi]]), si appoggia solo in parte alle murature sottostanti, presentando il lato frontale costruito completamente ''in falso'' (cioè sporgente rispetto alle strutture sottostanti) con una soluzione architettonica insieme audacissima ed esteticamente soddisfacente.
Alta circa 94 metri, la torre non è centrata sulla facciata ma è decentrata verso il lato sud della stessa (verso destra per chi guarda frontalmente il palazzo) perché poggia su una casa-torre preesistente appartenuta ai Foraboschi detta "della Vacca" a causa del nomignolo affibbiato dai Fiorentini alla grossa campana che la sormontava (la vicina via che congiunge [[piazza della Signoria]] a [[via Por Santa Maria]] si chiama via Vacchereccia sempre a causa di tale campana). La presenza della torre è ancora oggi distinguibile dalle finestre murate presenti sulla parte di facciata sottostante la torre di Arnolfo.<ref>[http://books.google.com/books?id=T6V0RHgo3jIC&pg=PA29&lpg=PA29&dq=torre+della+vacca+firenze&source=web&ots=8prhzN9Dc-&sig=eIXGuTUuyWhhvxK4iG6IKE5fJAw&hl=it&sa=X&oi=book_result&resnum=10&ct=result#PPA25,M1 L'arte a Firenze nell'età di Dante (1250-1300) - Giunti Editore]</ref>[[File:Palazzo vecchio (retro).JPG|thumb|Il retro dell'edificio ben mostra la successione di ampliamenti avvenuta nei secoli; Nell'angolo superiore la ''Terrazza di Saturno'']]Il corpo della torre, oltre alle scale, presenta un piccolo vano denominato l{{'}}''Alberghetto'' dentro il quale vennero tenuti prigionieri, tra gli altri, [[Cosimo il Vecchio]] prima di essere condannato all'esilio (1433) e [[Girolamo Savonarola]] prima di essere impiccato ed arso in piazza il 23 maggio 1498.
Il ballatoio della cella campanaria, con merli ghibellini (a coda di rondine), è sostenuto da mensoloni con archetti ogivali, sopra il quale poggia un'edicola con archi a tutto sesto sostenuti da quattro massicce colonne in muratura sormontate da capitelli a foglie. Nella cella sono attaccate tre campane:
# La ''Martinella'', che richiama i fiorentini ad adunanza<ref>{{Citazione|Mi rivedo così tra il luglio e l'agosto 1944 alla vigilia dell'insurrezione, in Firenze, dove il mio destino mi aveva portato... Lo stato di emergenza dichiarato dai tedeschi, disumano ed implacabile, durava ormai da più di una settimana. Le rappresaglie naziste si succedevano alle rappresaglie, le fucilazioni alle fucilazioni, la vita diventava ogni giorno più dura e più difficile; le speranze si spegnevano nei nostri cuori; molti di noi si sentivano già nell'ombra della morte. Quel martirio sembrava non avere più fine, quando improvvisamente all'alba dell'undici agosto, la "Martinella" - il vecchio campanone di Palazzo Vecchio - suonò a distesa; risposero festose tutte le campane di Firenze. Era il segnale della riscossa. Scendemmo, allora, tutti i piazza; i fratelli nostri d'oltre [[Arno]] passarono sulla destra, i partigiani scesero dalle colline, la libertà finalmente splendeva nel cielo di Firenze.}} in: Sandro Pertini, ''Cinquantenario dell'Avanti!'', numero unico del 25 dicembre 1946, nel [http://www.pertini.it/cesp/doc_60.htm sito web del Centro Espositivo "Sandro Pertini" di Firenze].</ref>,
# La campana del mezzogiorno,
# La campana dei rintocchi (la più grande).
Sulla sommità si trova una grande banderuola (più di due metri d'altezza)
Guardando le [[mensola|mensole]] che sostengono la balconata della torre dal basso si ha la strana sensazione che quelle d'angolo non poggino su niente, come piccole piramidi capovolte: è un curioso effetto ottico causato dalle ombre agli spigoli<ref>Rodolfo Malquori, ''
Il grande orologio fu originariamente costruito dal fiorentino Nicolò Bernardo, ma rimpiazzato nel 1667 da uno realizzato da Giorgio Lederle di [[Augusta (Germania)|Augusta]] e montato da Vincenzo Viviani, che è tuttora funzionante.
=== La porta di Tramontana ===
La porta di Tramontana, così chiamata per la sua ubicazione a nord da dove spira appunto il vento di [[Tramontana]], è la seconda entrata monumentale del palazzo trecentesco originario. È caratterizzata da un timpano con due nicchie dove un tempo erano presenti due leoni marzocchi. Da essa si entra nella camera d'arme, oggi usata solo per mostre temporanee.
=== La porta della Dogana ===
La porta sul lato nord, vicino a via dei Gondi, reca sul portale, oltre ai consueti stemmi scolpiti di Firenze e del Popolo, una porticina merlata intarsiata in marmi policromi, stemma della Dogana. Da qui si accedeva infatti agli uffici della dogana che aveva i suoi magazzini nei sotterranei del palazzo, e che ancora dà il nome al cosiddetto ''cortile della Dogana''.
=== Altre porte ===
Sul lato di via dei Leoni si trova un grande portale realizzato da [[Bernardo Buontalenti]] durante i lavori degli ultimi ampliamenti del palazzo (1549, completati dall'[[Ammannati]] nel 1596). Presenta un bozzato rustico e un grande [[stemma mediceo]].
La piccola porta su via della Ninna risale invece all'epoca del Duca di Atene, che la fece aprire al termine di una scalinata "segreta" che partiva dai suoi appartamenti e che effettivamente gli fu d'aiuto all'epoca della sua precipitosa fuga dalla città.
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File:Palazzo vecchio, porta di tramontana.JPG|La porta di Tramontana
File:Palazzo vecchio, porta della dogana.JPG|La porta della Dogana
File:Palazzo vecchio, porticciola.JPG|La porticciola per le fughe di emergenza fatta costruire dal Duca di Atene
</gallery>
== Il pian terreno e i cortili ==
=== Primo cortile ===
[[File:Firenze.PalVecchio.courtyard.JPG|thumb|Il primo cortile]]
Il primo cortile, al quale si accede dal portone principale su [[piazza della Signoria]], fu progettato nel 1453 da [[Michelozzo]]. Nel 1565, in occasione delle nozze tra [[Francesco I de' Medici]], figlio di [[Cosimo I]], e [[Giovanna d'Austria]], sorella dell'imperatore [[Massimiliano II d'Asburgo|Massimiliano II]], il cortile venne trasformato ed abbellito in un esuberante stile [[manierista]] su progetto di [[Giorgio Vasari]].
Nelle lunette, tutto intorno al porticato, sono riprodotte le insegne delle chiese e delle [[Arti di Firenze|corporazioni delle arti e mestieri della città]], mentre nei riquadri inferiori sono dipinte, in onore proprio di Giovanna d'Austria, le ''Vedute di città dell'Impero degli Asburgo'', dipinte da [[Bastiano Lombardi]], [[Cesare Baglioni]] e [[Turino Piemontese]]. Le città raffigurate sono [[Praga]], [[Passavia]] (''Passago''), [[Stein (Baviera)|Stein]], [[Klosterneuburg]], [[Graz]], [[Friburgo in Brisgovia]], [[Linz]], [[Bratislava]] (''Possonia''), [[Vienna]], [[Innsbruck]] (Eniponte), [[Eberndorf]], [[Costanza (Germania)|Costanza]], [[Wiener Neustadt|Neustadt]] e [[Hall in Tirol|Hall]]. Queste opere furono dipinte a secco, per cui lo stato di conservazione non è buono<ref>''Biografia degli artisti'', Tipi del Gondoliere, Venezia 1840, p. 656.</ref>.
[[File:Palazzo vecchio cortile di michelozzo.jpg|thumb|left|Cortile]]
Le colonne sono riccamente decorate, con scanalature alternate a parti lavorate con stucchi dorati, opera di [[Lorenzo Marignolli]], [[Leonardo Ricciarelli]], [[Santi Buglioni]], [[Pietro Paolo Minzocchi]] e [[Battista del Tadda]] su progetto del Vasari. Le [[volta (architettura)|volte]] sono arricchite da decorazioni [[grottesche]].
Al centro, in sostituzione dell'antico pozzo, venne eretta una fontana in porfido da [[Battista del Tadda]] e [[Raffaello di Domenico di Polo]], su disegno di Vasari e con la collaborazione probabile di [[Bartolomeo Ammannati]]. Poggiante su un ampio basamento ottagonale, con gli ultimi due gradini rotondi, ha una colonnina di [[porfido]] che regge una vasca marmorea. Sulla fontana venne collocata nel 1557 la più antica statua bronzea del ''[[Putto con delfino]]'' di [[Andrea del Verrocchio]] (1470 circa), spostata dal 1959 al secondo piano del palazzo e sostituita nel cortile da una copia. Questa piccola scultura, che poggia su un balaustrino centrale a forma d'anfora con teste leonine zampillanti, era inizialmente situata nel giardino della [[villa Medicea di Careggi]], nella ''fontana dell'Amore'', ai bordi della quale si poteva riunire l'[[Accademia neoplatonica]] nei mesi estivi. L'acqua che ancora oggi la alimenta, sgorgando dalle narici del delfino, arriva fin dalla collina di [[Boboli]] grazie ad un antico sistema idrico di tubature.
Nella nicchia davanti alla fontana, accanto al portale in [[porfido]] opposto a quello d'entrata, è il gruppo con ''Sansone e il filisteo'' di [[Pierino da Vinci]], scolpita per il provveditore di corte [[Luca Martini]] intorno al 1550 per la sua residenza pisana, trasferita a Firenze tra 1570 e 1579 e qui collocata nel 1592.<ref>Alessandra Giannotti, ''L'onore e la lode nella scultura fiorentina del secondo Cinquecento'', in ''Il Cinquecento a Firenze. “Maniera moderna” e Controriforma'', catalogo di mostra, Firenze 2017, pagg. 204 - 205.</ref>
=== La Camera d'Arme ===
[[File:Palazzo vecchio, sala d'arme 01.JPG|thumb|Le volte a crociera su pilastri ottagonali della Sala d'Arme]]
Dal fianco sinistro del cortile una porta conduce all'antica ''Camera d'Arme'', un tempo utilizzata come deposito di armi e munizioni ed oggi usata per mostre temporanee ed eventi speciali. Costruita entro il 1312, è l'unico ambiente del palazzo a conservare la sua struttura primitiva, con coperture a crociera in laterizio costolonate e [[pilastri]] in [[pietraforte]]. Durante il restauro del 1910 gli intonaci originali vennero abbattuti e fu riaperta la porta sulla piazza (''di Tramontana''), chiusa nel 1380.
=== Secondo cortile ===
[[File:Palazzo vecchio, cortile della dogana 02.JPG|thumb|left|Il cortile della Dogana]]
Il secondo cortile, anche conosciuto come ''cortile della Dogana'', ha pilastri massicci costruiti nel 1494 dal [[Il Cronaca|Cronaca]] per sostenere il ''"[[salone dei Cinquecento]]"'' al secondo piano. Prende il nome dagli uffici della dogana che qui si trovavano fin dai tempi di [[Leopoldo II di Toscana]], quando vennero istituiti.
La Dogana fiorentina accoglieva le merci provenienti da fuori il [[Granducato di Toscana|Granducato]] e le prendeva in deposito, in attesa che il destinatario le rilevasse ("''sdoganasse''") pagando la relativa tassa. Dopo la [[Alluvione di Firenze del 3 novembre 1844|piena]] dell'[[Arno]] del 3 novembre 1844 le merci vennero gravemente alluvionate, per cui si spostò questo ufficio nel [[casino di San Marco]] in [[via Cavour (Firenze)|via Cavour]], prima che vi fossero sistemati gli uffici giudiziari della Corte d'Appello.
Nel cortile oggi si trovano la biglietteria del museo e la libreria. Sulla parete sinistra ci sono ancora tre stemmi in pietra risalenti ai secoli XIV e XV e relativi a Capitani del popolo.
Fra il primo ed il secondo cortile si trova l'imponente e monumentale scalone del [[Vasari]] che porta al ''[[salone dei Cinquecento]]''. Di fronte all'ingresso di questo salone è stata, recentemente, collocata la banderuola originaria della torre: si tratta della sagoma di un Marzocco con il giglio di Firenze in ferro. Posta in cima alla torre nel 1493, fu sostituita nel 1981 da una copia in [[vetroresina]]..
=== Terzo cortile ===
Il terzo cortile, detto ''cortile nuovo'', già previsto dal Vasari, venne eseguito da [[Bartolomeo Ammannati]] e [[Bernardo Buontalenti]] a conclusione dell'ampliamento verso via dei Gondi e via dei Leoni. È aperto, senza arcate e vi si affacciano soprattutto uffici comunali. Lo scalone che inizia qui porta all'ufficio del Sindaco ed alla Giunta. Anticamente era decorato da una loggia e da ballatoi esterni andati perduti nel tempo.
== L'interno - Museo ==
=== Primo piano ===
==== Salone dei Cinquecento ====
{{vedi anche|Salone dei Cinquecento}}
[[File:Firenze-palazzo vecchio 24.jpg|thumb|Salone dei Cinquecento]]
Il [[salone dei Cinquecento]] è uno dei più ampi e preziosi saloni in [[Italia]].
Questa sala imponente ha una lunghezza di 54 metri ed una larghezza di 23. Fu costruita nel 1494 da [[Simone del Pollaiolo]], detto [[il Cronaca]], su commissione di [[Savonarola]] che, rimpiazzando i [[Medici]] alla guida di Firenze, la volle come sede del ''Consiglio maggiore'', che era composto da più di 1500 cittadini, che si riunivano a rotazione a gruppi di 500.
Fu in seguito allargata da [[Vasari]], così che Cosimo I potesse far corte in questo salone. Durante la trasformazione (1555-1572) non è chiaro se i famosi dipinti incompleti de ''[[La battaglia di Anghiari]]'' di [[Leonardo da Vinci]] e ''[[Battaglia di Cascina (Michelangelo)|La battaglia di Cascina]]'' di [[Michelangelo]] vennero coperti o distrutti. Della ''Battaglia di Anghiari'' esiste una celebre copia di [[Rubens]] al [[museo del Louvre]], ma in ogni caso delle due opere restano altre copie e a volte i bozzetti.
Al tempo in cui Firenze fu capitale del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], i parlamentari si adunavano qui (1865-1871).
Sulle pareti sono realizzati grandi affreschi che descrivono le battaglie e i successi militari di Firenze su [[Pisa]] e [[Siena]]:
* ''La presa di Siena'',
* ''La conquista di [[Porto Ercole]]'',
* ''La vittoria di Cosimo I a Marciano in [[val di Chiana]]'',
[[File:Palazzo vecchio, salone dei 500 soffitto.JPG|thumb|Il soffitto del Salone]]
* ''La sconfitta dei pisani alla torre di [[San Vincenzo (Italia)|San Vincenzo]]'',
* ''Massimiliano d'Austria tenta la conquista di [[Livorno]]'',
* ''Pisa attaccata dalle truppe fiorentine''
Il soffitto è realizzato con 39 pannelli costruiti e dipinti da Vasari e dalla sua bottega, rappresentanti ''"Importanti episodi della vita di Cosimo I"'', i quartieri della città e la città stessa, con al centro l'apoteosi rappresentante: ''"Scena di glorificazione come gran duca di Firenze e di Toscana"''.
Sul lato nord della sala, illuminata da enormi finestre, c'è il livello rialzato chiamato ''L'udienza'', costruito da [[Baccio Bandinelli]] per Cosimo I per ricevere cittadini ed ambasciatori e completato per volontà di [[Ferdinando I de' Medici|Ferdinando I]] tra 1592 e 1594. Sopra ci sono affreschi di eventi storici fra cui quello in cui il [[papa Bonifacio VIII]] ricevette gli ambasciatori e rendendosi conto che erano tutti fiorentini pronunciò la famosa frase ''"Voi fiorentini siete la [[quintessenza]]"''.
Nelle nicchie sono ospitate sculture di Bandinelli: al centro la statua di ''[[Leone X]]'' (realizzata con l'aiuto dell'assistente [[Vincenzo de' Rossi]]) e sulla destra il gruppo di ''[[Carlo V]] incoronato da [[Clemente VII]]'' completato da [[Giovanni Battista Caccini|Giovanni Caccini]] nella figura del sovrano.
Alle pareti sono in mostra anche diversi sontuosi arazzi medicei incluso ''Storie della vita di Giovanni Battista'', ripreso da un affresco di [[Andrea del Sarto]].
Le sei statue lungo le pareti che rappresentano le ''Fatiche di Ercole'' sono opera di [[Vincenzo de' Rossi]].
Nella nicchia centrale (parte sud della sala) c'è il famoso gruppo marmoreo di Michelangelo ''Il genio della Vittoria'' (1533-1534), originariamente preparato per la tomba di [[papa Giulio II]].
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[[File:Vista del Studiolo de Francisco I.jpg|thumb|left|Lo Studiolo di Francesco I]]
Alla fine della sala è stata realizzata una piccola stanza laterale senza finestre. Questo capolavoro, lo ''Studiolo'' o Studio di [[Francesco I de' Medici]], fu anch'esso progettato da [[Vasari]] e realizzato in stile manieristico (1570-1575). Le pareti e le volte sono completamente coperte da dipinti, stucchi e sculture. Molti dipinti sono della scuola del [[Vasari]] e rappresentano i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco. I ritratti di [[Cosimo I de' Medici|Cosimo I]] e di sua moglie [[Eleonora di Toledo]] furono dipinti da [[Alessandro Allori]], allievo prediletto del [[Bronzino]]. Le delicate sculture in bronzo sono state realizzate dal [[Giambologna]] e [[Bartolomeo Ammannati]]. Smontate da decenni, sono state ricostruite solamente nel XX secolo.
Dallo studiolo due scalette portano al più antico [[Studiolo di Cosimo I]] o ''Tesoretto''.
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Le altre stanze del primo piano sono i ''"Quartieri monumentali"''. Queste stanze sono riccamente decorate secondo un programma teso alla celebrazione della famiglia [[Medici]]. Esse sono state a lungo utilizzate come sale di rappresentanza dal Sindaco e solo una parte è oggi visitabile.
Nel quartiere di Leone X sono presenti affreschi che celebrano la genealogia della famiglia Medici, e prendono il nome da una delle sale più famose, quella dedicata appunto al primo papa mediceo. I dipinti sono opera di [[Giorgio Vasari]], di [[Giovanni Stradano]] e di [[Marco da Faenza]].
===== Sala di
[[File:Sala di leone X, episodio della vita di leone X 02.JPG|thumb|Dettaglio del soffitto nella Sala di Leone X]]
La Sala di Leone X è dedicata al papa figlio di [[Lorenzo il Magnifico]] che iniziò le fortune della casata nel Cinquecento portandola a consolidare il suo potere e la sua importanza.
Sul soffitto è dipinta ''Le truppe alleate di Leone X riconquistano Milano ai francesi'', mentre i pannelli rettangolari e ottagonali raffigurano vari episodi della vita di Leone X. Altri episodi sono raffigurati negli affreschi a monocromo, posti in zone laterali delle pareti.
Al centro delle pareti sono dipinte grandi scene. Nella scena dell{{'}}''Ingresso trionfale di Leone X a Firenze'', si vede l'aspetto di [[piazza della Signoria]] prima della costruzione degli [[Uffizi]], con ancora la [[chiesa di San Pier Scheraggio]] e con la [[Loggia dei Lanzi]] senza le sculture.
È interessante anche l'affresco della ''battaglia di San Leo'', vinta da [[Lorenzo Duca d'Urbino]] per il papa stesso. Nello sfondo si vede bene la fortezza di [[San Leo (Italia)|San Leo]], celebre per essere stata il luogo di prigionia di [[Cagliostro]]. Una curiosità del dipinto è rappresentata dalla personificazione di un fiume (un vecchio) in primo piano che tiene un grande orcio: nell'orcio zampilla acqua proveniente dalla roccia, che a ben guardare ha l'aspetto di un uomo in piedi che sta orinando (?), un'allegoria della sorgente del fiume [[Marecchia]].
La terza scena muraria è ''Leone X elegge il suo collegio cardinalizio''. La parete con le finestre è decorata invece da alcuni ritratti medicei.
Agli angoli si trovano quattro nicchie con altrettanti busti marmorei: da sinistra ''Giuliano, duca di Nemours'' di [[Alfonso Lombardi]], ''Lorenzo duca di Urbino'' di [[Gino Lorenzi]], ''Clemente VII'' sempre del Lombardi e ''Leone X'' del Lorenzi.
Il maestoso camino in marmo è su disegno di [[Bartolomeo Ammannati]]; il pavimento è opera di [[Santi Buglioni]] ed è in terracotta bianca e rossa; al centro gli anelli medicei intrecciati e la partizione riprende quella del soffitto.
===== Sala
La Sala di [[Cosimo il Vecchio]] presenta al centro del soffitto ''Il ritorno di Cosimo dall'esilio con i figli Piero e Giovanni'' (interessante è una veduta nel dipinto di [[porta San Gallo]] con il distrutto [[monastero di San Gallo (Firenze)|monastero di San Gallo]]). Le edicole ai lati, eseguite su disegno dell'Ammannati, sono decorate da episodi della vita di Cosimo e allegorie:
* ''Partenza per l'esilio''
* ''Ritratto di Piero il Gottoso'' (sotto, al centro)
* ''Cosimo svela a Santi Bentivoglio la sua origine perché governi Bologna''
* ''Ritratto di Giovanni di Bicci de' Medici''
* ''Brunelleschi e Ghiberti presentano a Cosimo il modello per la chiesa di San Lorenzo''
* ''Ritratto di Giovanni de' Medici''
* ''Cosimo circondato da artisti e letterati''
* ''Ritratto di Lorenzo il Vecchio''
===== Sala di Lorenzo il Magnifico =====
Nella sala di Lorenzo il Magnifico prosegue il ciclo di affreschi celebrante la famiglia Medici. Nel soffitto, al centro, è dipinto ''Lorenzo il Magnifico che riceve l'omaggio degli ambasciatori''. Seguono ai lati ''Lorenzo alla dieta di Cremona'', ''Ritratto di Giuliano di Lorenzo de' Medici'', ''Lorenzo si reca a Napoli da Ferdinando d'Aragona'', ''Ritratto di Piero il Fatuo'', ''Lorenzo tra filosofi e letterati'', ''Ritratto di Giuliano de' Medici'', ''La presa di Sarzana'' e ''Ritratto di Giovanni de' Medici''.
===== Sala di Cosimo I =====
Al centro del soffitto si trova il ''Trionfo di Cosimo I a Montemurlo''. Le altre scene rappresentate sono: ''Cosimo tra gli artisti della sua corte, Ritratto di Francesco I de' Medici, Cosimo ordina di soccorrere Serravalle, Ritratto di Don Pietro de' Medici, Cosimo visita le fortificazioni dell'Elba, Ritratto di Eleonora di Toledo'', ''Elezione di Cosimo I a duca di Firenze'' e ''Doppio ritratto di Giovanni e Garzia de' Medici''.
Alle pareti sono raffigurate varie scene della vita di Cosimo:
* ''Visita di Francesco de' Medici a Filippo di Spagna'' o ''Andata di Cosimo a Genova dall'Imperatore''
* ''Rotta dei turchi a Piombino''
* ''Cosimo riceve il Toson d'oro in Duomo''
* ''Cosimo entra in Siena''
* ''Nascita di Francesco I''
* ''Eleonora di Toledo parte da Napoli''
* ''Rotta di Valdichiana''
* ''Arrivo di Eleonora di Toledo a Poggio a Caiano''
* ''Battesimo di Francesco I''
* ''Presa di Porto d'Ercole''
* ''Restaurazione del castello di Firenze''
===== Sala di Giovanni dalle Bande Nere =====
La sala successiva è dedicata a [[Giovanni delle Bande Nere]], padre di Cosimo I e unico condottiero di casa Medici. Al centro del soffitto è dipinto ''Giovanni passa a nuoto il Po e l'Adda con l'esercito''. Ai lati, da sinistra, si trovano:
* ''Giovanni difende il Ponte Rozzo sul Ticino''
* ''Ritratto di Maria Salviati''
* ''Giovanni dalle Bande Nere uccide un cavaliere spagnolo''
* ''Ritratto di Giovanni di Pierfrancesco de' Medici''
* ''Presa di Caravaggio''
* ''Ritratto di Cosimo I de' Medici da giovane''
* ''[[Battaglia di San Secondo]]''
Alle pareti sono affrescati vari episodi bellici legati a Giovanni dalle Bande Nere e i ritratti di ''Caterina Sforza'' (sua madre) e di ''Pierfrancesco de' Medici'' (suo nonno).
===== Scrittoio =====
[[File:Cappella, l'eterno in Gloria.JPG|thumb|Il soffitto della Cappella con l'''Eterno in gloria'']]
Lo scrittoio è un piccolo locale attiguo alla sala di Cosimo I, dotato anticamente di armadi e deschi per scrivere; la finestra di vetro doveva illuminare la stanza.
Il soffitto è decorato con ''Cesare che scrive i Commentarii''. Il pavimento intarsiato è originale.
===== Cappella dei Santi Cosma e Damiano =====
La cappella è intitolata ai protettori della famiglia Medici, i [[Cosma e Damiano|santi Cosma e Damiano]]. Il soffitto è decorato da un affresco dell'''Eterno in gloria'', mentre alle pareti si trovano tre affreschi a monocromo:
* ''Episodi della vita di san Giovanni Battista''
* ''Ultima cena''
* ''Caduta della manna''.
L'altare era originariamente decorato dalla stupenda ''[[Madonna dell'Impannata]]'' di Raffaello, oggi alla [[Galleria Palatina]] di [[Palazzo Pitti]] e sostituita da una copia. Ai lati si trovano ''San Damiano nelle fattezze di Cosimo I'' e ''San Cosma nelle fattezze di Cosimo il Vecchio''. Anche qui il pavimento è originale del Cinquecento.
===== Sala di Clemente VII =====
[[File:Sala di Clemente VII, stradano, assedio di Firenze.JPG|thumb|Sala di Clemente VII, l'''Assedio di Firenze'']]
La sala di Clemente VII è dedicata all'altro papa mediceo; al centro del soffitto ''Clemente VII incorona Carlo V''. Negli ovali e nei rettangoli attorno si trovano varie scene della vita del papa e di personaggi a lui contemporanei:
* ''Clemente nomina cardinale il nipote Ippolito de' Medici''
* ''Ippolito de' Medici si reca in Ungheria come legato pontificio''
* ''Clemente VII apre la porta Santa per il giubileo del 1525''
* ''Sposalizio di Caterina de' Medici con Enrico II di Francia''
* ''Carlo V incorona Alessandro de' Medici duca di Firenze''
* ''Rientro di Alessandro a Firenze dopo la nomina imperiale''
* ''Alessandro de' Medici sposa Margherita d'Austria''
* ''Clemente VII torna a Roma dalla Francia''
Alle pareti sono raffigurati vari episodi bellici, come il famoso ''Assedio di Firenze'' del 1530, dove è stata raffigurata un'ampia veduta della città molto conosciuta.
==== Il Ricetto ====
Dal lato opposto del primo piano, visitato di solito a conclusione del percorso museale, si trova il Ricetto, un ambiente caratterizzato dalla volta affrescata da [[Lorenzo Sabatini]] nel 1565 con figure allegoriche, imprese e stemmi medicei e imperiali.
==== La Sala dei Dugento ====
La Sala dei Dugento, affacciata sul ricetto, è il luogo dove si riunisce il consiglio comunale, per questo spesso non è visitabile. Originariamente era usata come sala del Consiglio e fa parte della sezione più antica del palazzo, quella trecentesca. È decorata dal soffitto a [[cassettoni]] intagliato con le armi di Firenze, opera di Giuliano e Benedetto da Maiano con aiuti (1462). Inoltre i due portali marmorei sono opera di [[Baccio d'Agnolo]]. Gli arazzi creati per queste pareti sono le ''[[Storie di Giuseppe ebreo]]'' disegnate da importanti artisti del Rinascimento ([[Pontormo]], [[Bronzino]]...).
==== Sala degli Otto ====
L'attigua Sala degli Otto è un piccolo ambiente usato come ufficio, che presenta un soffitto intagliato con teste di cherubini e gigli, realizzato alla stessa epoca dei soffitti della Sala dei Duegento e della Sala dei Gigli al piano superiore. Da qui si accede a un passaggio con un'antica scala, dove si trova una lunetta con un'''Annunciazione'', di [[Marco da Faenza]], autore anche della decorazione a grottesche del vicino bagno, che faceva parte delle stanze abitate privatamente da Cosimo I, stravolte e in larga parte cancellate dai lavori del 1865 per Firenze capitale.
=== Secondo piano ===
Uno scalone monumentale, progettato dal Vasari, porta al secondo piano. Questo piano contiene il ''Quartiere degli Elementi'', un tempo zona privata di [[Cosimo I]] e dedicati a ''Aria, Acqua, Terra'' e ''Fuoco'', e il ''Quartiere di Eleonora'', un tempo abitato da [[Eleonora di Toledo]]. Il tema iconografico venne elaborato dall'erudito [[Cosimo Bartoli]], secondo un programma celebrativo collegato a quello del primo piano.
==== Altri ambienti ====
Sullo scalone, alla parete del primo pianerottolo, esiste l'affresco dei ''Fuochi per la festa di San Giovanni'' di [[Giovanni Stradano]]; le decorazione sulle volte e cupolette del vano scale sono di [[Marco da Faenza]].
==== Quartiere degli Elementi ====
[[File:Sala di ercole, ercole lotta con i serpenti.JPG|thumb|Il soffitto della Sala di Ercole]]
[[File:Terrazza di Saturno 03.JPG|thumb|La Terrazza di Saturno]]
Questi appartamenti consistono in cinque sale e due loggiati. Cosimo I, che qui aveva il suo appartamento privato, commissionò originariamente la realizzazione a [[Battista del Tasso]], ma alla sua morte le decorazioni furono portate a termine da Vasari e bottega (soprattutto [[Cristofano Gherardi]] detto il [[Doceno]] e [[Marco da Faenza]]). Le pareti delle Sale degli elementi sono riempite con affreschi allegorici.
Nella prima sala, ''Sala degli Elementi'', si incontrano le allegorie degli Elementi ''Acqua'' (''Nascita di Venere''), ''Terra'' (''Primizie della Terra offerte e Saturno''), ''Fuoco'' (''Fucina di Vulcano'') e il soffitto è decorato con l'allegoria dell'''Aria'', con al centro ''Saturno che mutila il cielo''. Tra le finestre sono affrescati ''Mercurio'' e ''Plutone''. Il maestoso camino fu disegnato dall'[[Bartolomeo Ammannati|Ammannati]].
Nella seconda sala, detta ''Sala di Opi'', si trova l'affresco con il ''Trionfo della Dea [[Opi (divinità)|Opi]]'' (divinità talvolta identificata con [[Cibele]]) sul soffitto e le ''allegorie dei Mesi'' lungo il fregio; il pavimento è in terracotta bianca e rossa che riprende le partizioni sul soffitto, con al centro l'iscrizione dedicata a Cosimo I datata 1556; contro le pareti armadietti in guscio di tartaruga e bronzo. Dalla finestra di questa stanza ci si affaccia sul terzo cortile.
Segue la ''Sala di Cerere'', che prende il nome dalle decorazione del soffitto dipinto dal [[Doceno]] (''Cerere che cerca Proserpina'' circondato da raffigurazioni di ''Divinità e putti'') e che espone alcuni arazzi fiorentini cinquecenteschi con scene di caccia su cartoni di [[Giovanni Stradano]]. Il successivo ''Scrittoio di Calliope'' è decorato sul soffitto dall'affresco di ''[[Calliope]] e gli attributi delle Muse'' (al centro) e da un fregio con le imprese del Duca Cosimo I; la finestra ha una vetrata originaria con ''Venere acconciata dalle Grazie'' tra la ''Fede'' e la ''Speranza''.
La ''Sala di Giove'' ha un soffitto con l'affresco ''Giove bambino allevato dalle Ninfe e dalla capra [[Amaltea (mitologia)|Amaltea]]'' e tappezzerie fiorentine fatte da cartoni di [[Giovanni Stradano]]. I due pregevoli stipi in [[ebano]] con intarsi in pietre dure sono più tardi di circa un secolo e provengono dalla manifattura dell'[[Opificio delle pietre dure]].
Il ''Terrazzo di Giunone'' è in realtà una stanza chiusa, ma, come suggerisce il nome, era anticamente aperta verso l'esterno. Fu murato all'epoca di [[Ferdinando I de' Medici]] da [[Bartolomeo Ammannati]]. Sulla volta è raffigurata ''Giunone su un carro trainato da pavoni'', ''Allegoria dell'Abbondanza'' e ''Allegoria della Podestà''. Alle pareti si trovano affreschi con ''Giunone, Giove e Io'' (a sinistra) e ''Giove Giunone e Callisto'' (a destra), mentre al centro si trova una nicchia dove si doveva trovare una statua di ''Giunone''. In basso un fregio a monocromo è decorato con una ''Fontana con amorino'', tra ovali con figure femminili. Qui si trovava l'originale della statua bronzea del ''[[Putto con delfino]]'' del [[Verrocchio]], oggi spostato in una sala più piccola al primo piano (al piano terreno nella collocazione originaria della fontana del primo cortile si trova la copia).
Passato un piccolo ambiente affrescato, si giunge alla ''Sala di Ercole'', che ha un soffitto a cassettoni con ''Le dodici fatiche di Ercole'' (''Ercole fanciullo che strozza i serpenti'', al centro, ''Il toro di Creta'', ''L'idra di Lerna'', ''Il leone Nemeo'', ''Cerbero'', ''Ercole che ruba i pomi delle Esperidi'', ''Ercole e Cacco, Ercole che soffoca Anteo''e'' Ercole che uccide Nesso''). La stanza ospita uno stipo in [[ebano]] del XVII secolo intarsiato con pietre semipreziose.
Nella sala di Ercole è custodita una ''[[:File:Sala di ercole, Natività, maestro del tondo miller (fine XV sec) o Madonna dell'UFO.JPG|Madonna col Bambino e San Giovannino]]'' di incerta attribuzione (alcuni studiosi l'attribuiscono a [[Sebastiano Mainardi]], altri a [[Jacopo del Sellaio]] oppure al cosiddetto [[Maestro del Tondo Miller]]) chiamata popolarmente ''Madonna dell'Ufo'' per via di un oggetto volante non identificabile dipinto nel cielo sullo sfondo. Si tratta di un qualcosa di grigio che emette dei raggi dorati, al quale guardano due figurine sullo sfondo, ed è una delle fonti iconografiche antiche più citate nel campo dell'[[ufologia]].<ref>{{Cita web|url=https://www.firenzetoday.it/cronaca/disco-volante-quadro-palazzo-vecchio.html|titolo=Curiosità fiorentine: il disco volante di Palazzo Vecchio|sito=FirenzeToday|lingua=it|accesso=2023-05-05}}</ref>
Chiude i quartieri di Cosimo la ''Terrazza di Saturno'', bellissimo loggiato aperto panoramicamente affacciato su Firenze, che permette la vista verso sudovest: [[piazzale Michelangelo]], [[piazza Santa Croce]] con la [[Basilica di Santa Croce|basilica]] e il [[Forte Belvedere]]. Si possono anche vedere in basso i resti della [[chiesa di San Pier Scheraggio]]. Il soffitto è decorato da numerosi pannelli dipinti: ''Saturno che divora i figli, Infanzia, Giovinezza, Vecchiaia, Virilità'', ''Saturno sbarca nel Lazio, Saturno e Giano edificano Saturnia'' e le ''Allegorie delle ore del giorno'', oltre ai ''Quattro elementi'' negli angoli. Qui si trovava il reggistendardo del ''diavolino'' del [[Giambologna]], proveniente da [[palazzo Vecchietti]] e oggi al [[Museo Bardini]].
==== Quartiere di Eleonora ====
[[File:Angelo Bronzino 015.jpg|thumb|left|Agnolo Bronzino, Soffitto della Cappella di Eleonora]]
Per accedere al ''Quartiere di Eleonora'' si deve tornare alla ''Sala degli Elementi'' e passare dal ballatoio prospiciente il [[salone dei Cinquecento]]: da un lato si affaccia sul salone, dall'altro ha grandi finestre, dalle quali si può vedere il primo tratto del [[Corridoio vasariano]] che esce da Palazzo Vecchio per andare negli [[Uffizi]].
Anche il quartiere di Eleonora venne progettato da Giorgio Vasari, per la moglie di Cosimo I, [[Eleonora di Toledo]]<ref>GÁLDY, ANDREA M. “Spectacular Antiquities: Power and Display of Anticaglie at the Court of Cosimo I De' Medici.” Renaissance and Reformation / Renaissance Et Réforme, vol. 29, no. 1, 2005, p. 49.</ref>. La prima sala che si incontra è la ''Camera Verde'' così chiamata per il colore delle pareti, un tempo decorate da paesaggi. Le decorazioni del soffitto, con lo stemma Medici-Toledo e le [[grottesche]] sono opera di [[Ridolfo del Ghirlandaio]] (1540-1542). È in questa sala che si trova l'accesso al Corridoio vasariano.
A sinistra si accede allo ''Scrittoio di Eleonora'', con soffitto decorato a grottesche da [[Francesco Salviati]] (dopo il 1545).
A destra si accede alla ''[[Cappella di Eleonora]]'', interamente affrescata da [[Agnolo Bronzino]] (1564), con le ''Storie di Mosè''; sempre del Bronzino è la grande ''Pietà'' sull'altare. Alla Cappella si accede da una magnifica porta marmorea realizzata su disegno di [[Bartolomeo Ammannati]].
Le stanze successive prospettano nella parte più antica del palazzo ed erano originariamente usate dai Priori e dal Gonfaloniere, prima di essere rinnovate dal Vasari con i contributi di [[Giovanni Stradano]] (per le pitture) e di [[Battista Botticelli]] (per gli intagli dei soffitti). Il tema iconografico di queste sale sono le vite di donne famose, le cui virtù alludevano alle virtù di Eleonora. Si incontrano così la ''Sala delle [[Ratto delle sabine|Sabine]]'', per il tema della Concordia, la ''Sala di [[Ester (Bibbia)|Ester]]'', per l'Amore per la patria, la ''Sala di [[Penelope]]'', per la Fedeltà, e la ''Sala di [[Gualdrada]]'' per il rigore morale.
La ''Sala delle Sabine'' un tempo era usata come sala d'attesa per le signore che aspettavano di essere ammesse alla corte di Eleonora di Toledo. L'ovale al centro del soffitto è decorato da ''Le donne sabine mettono pace tra i mariti romani e i parenti sabini'', circondato da quattro ''Allegorie delle Vittorie''. Contiene anche i ''Ritratti dei principi Medici'' di [[Justus Sustermans|Giusto Sustermans]], statue di scuola fiorentina ed arazzi di [[Fevére]].
La ''Sala di Ester'' faceva anche da sala da pranzo e presenta sul soffitto l{{'}}''Incoronazione di Ester'' dello Stradano, con un'iscrizione in onore di Eleonora di Toledo nel fregio. Negli ovali del soffitto ''Fatti della vita di Ester e episodi della storia del popolo ebreo''. Vi sono conservati pure un lavabo marmoreo del XV secolo, spostato dal [[Palagio di Parte Guelfa]] nel 1842, e due arazzi di [[Van Assel]] rappresentanti la ''Primavera'' e l{{'}}''Autunno''.
La ''Sala di Penelope'' ha sul soffitto ''Penelope al telaio con altre tessitrici'' e nel fregio, ''Storie di Ulisse'' alternate a ''Allegorie di Virtù''; ai lati quattro ''Divinità fluviali'' e due stemmi Medici-Toledo. Sulle pareti: ''Madonna con Bambino'' e ''Madonna con Bambino con san Giovanni'' di [[Battista Botticelli]]. Il camino è una replica neo-rinascimentale del 1921.
La ''Sala della Gualdrada'' era per la camera privata di Eleonora. [[Gualdrada]] era un personaggio storico fiorentino, che rifiutò le ''avances'' dell'imperatore [[Ottone IV di Brunswick|Ottone IV]] giurando fedeltà al marito. Le pitture sono sempre di [[Giovanni Stradano]] (sul soffitto ''Gualdrada che rifiuta di baciare l'imperatore'', con ai lati ''Amorini danzanti'' con fiori e le imprese di Cosimo I) e vi è conservato anche un pregevole stipo con pietre dure intarsiate. Particolarmente interessante è il fregio, dove sono dipinte varie vedute della Firenze del XVI secolo, con piazze, scene di festa, giochi e altri eventi, narrati con vivacità e minuzia dallo Stradano, che era fiammingo e quindi abituato a dipingere con cura i dettagli. Le vedute sono alternate ad ''Allegorie di Virtù''.
==== Cappella dei Priori ====
Una piccola porta laterale conduce a un breve e stretto passaggio che costeggia la torre dall'interno e che è decorato sulle pareti e sul soffitto da porzioni di affreschi dei secoli XIV-XV. Da qui si accede alla ''Cappella della Signoria'' o ''dei Priori'', dedicata a [[Bernardo di Chiaravalle|san Bernardo]], che contiene un reliquario del santo. Era detta anche, in antico, "San Bernardo degli Uberti". Qui i Priori erano soliti supplicare l'aiuto divino nell'espletamento del loro ufficio. In questa cappella [[Girolamo Savonarola]] recitò la sua ultima preghiera prima di essere bruciato vivo in piazza della Signoria. Fu realizzata nel 1511-1514 da [[Baccio d'Agnolo]].
I meravigliosi affreschi alle pareti ed al soffitto, imitanti [[mosaici]] in oro, sono opera di [[Ridolfo del Ghirlandaio]] (1511-1514). Di particolare interesse sono la ''Trinità con angeli e cherubini'' sul soffitto e la lunetta con l{{'}}''Annunciazione'' sulla parete di fronte all'altare, dove si vede la [[basilica della Santissima Annunziata]] prima che venisse aggiunto il portico antistante la chiesa. Negli scomparti cruciformi del soffitto si trovano gli ''Evangelisti'', e negli altri scomparti ''Angioletti con i simboli della Passione e scritte bibliche''. L'altra lunetta riporta l'''Apparizione della Vergine a san Bernardo''. Sull'altare è presente un dipinto rappresentante la ''Sacra Famiglia'' di [[Mariano Graziadei]] da [[Pescia]], allievo di Ridolfo del Ghirlandaio, fatta al posto della pala mai realizzata, ma suo tempo commissionata, di [[Domenico Ghirlandaio]].
La porta che conduce alla sala successiva è di [[Baccio d'Agnolo]].
==== Sala dell'Udienza ====
[[File:Sala dell'Udienza , storie di furio camillo di Francesco Salviati 01.JPG|thumb|left|''Storie di [[Furio Camillo]]'' nella Sala dell'Udienza]]
[[File:Sala dei gigli, soffitto.JPG|thumb|left|Il soffitto a cassettoni della ''Sala dell'Udienza'']]
La ''Sala dell'Udienza'' o ''Sala della Giustizia'' era utilizzata per ospitare gli incontri di un [[Gonfaloniere di Giustizia (Firenze)|Gonfaloniere di Giustizia]] e otto Priori. Il soffitto, intagliato, dipinto e dorato, è opera di [[Giuliano da Maiano]] (1470-1476).
Sul portale verso la cappella c'è un'iscrizione in onore di Cristo (1529) ed è opera di [[Baccio d'Agnolo]]. Il portale in marmo che comunica con la ''Sala dei Gigli'', sormontato dalla statua della ''Giustizia'' nella [[lunetta]], è opera dei fratelli [[Giuliano da Maiano|Giuliano]] e [[Benedetto da Maiano]].
I grandi affreschi alle pareti, rappresentanti le ''
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[[File:Sala dei Gigli Palazzo Vecchio Florence.gif|thumb|''Sala dei Gigli'']]
Il nome della stanza non deriva dal [[giglio fiorentino]], ma dal ''[[fleur-de-lys]]'', emblema della corona di Francia, che si distingue dal blasone fiorentino per l'assenza degli stami e per i colori oro/blu invece di rosso/argento. I gigli si trovano sul mirabile soffitto a [[cassettoni]] e sulle pareti, e questo omaggio fu un ringraziamento e un tributo di fedeltà agli [[Angiò]], protettori della parte guelfa. Anche questo soffitto e il fregio con i [[marzocco (simbolo)|Marzocchi]] furono realizzati dai fratelli [[Benedetto da Maiano|Benedetto]] e [[Giuliano da Maiano|Giuliano]], autori anche della statua di ''San Giovanni Battista e putti'' sul portale opposto in questa sala. Gli stessi fratelli, con la collaborazione del loro maestro [[Francione (architetto)|Francione]], realizzarono anche le porte in [[Intarsio|tarsia]] lignea, con le figure di [[Dante]] e [[Petrarca]].
[[File:Firenze.Palvecchio.HallLilies.JPG|thumb|left|Affreschi di Domenico Ghirlandaio]]
La parete opposta all'ingresso fu affrescata da [[Domenico Ghirlandaio]] verso il 1482, con l{{'}}''[[Apoteosi di san Zanobi e ciclo di uomini illustri|Apoteosi di san Zanobi con i diaconi Eugenio e Crescenzio]]'', primo santo patrono di [[Firenze]]. La scena è impreziosita da una illusione prospettica dello sfondo, nel quale si riconoscono la [[duomo di Firenze|Cattedrale]], con la facciata originale di [[Arnolfo di Cambio]] e il [[Campanile di Giotto|campanile]]. Le lunette ai lati raffigurano sulla sinistra ''[[Marco Giunio Bruto|Bruto]], [[Muzio Scevola]] e [[Camillo]]'' e a destra ''[[Publio Decio Mure (console 279 a.C.)|Decio]], [[Publio Cornelio Scipione|Scipione]] e [[Cicerone]]''. Medaglioni di imperatori romani riempiono lo spazio fra le varie sezioni degli affreschi. Nella lunetta superiore si trova un bassorilievo della ''Madonna con Bambino''.
In questa sala si trova esposta da 1988 uno dei capolavori di [[Donatello]], la ''[[Giuditta e Oloferne (Donatello)|Giuditta e Oloferne]]'', già collocata in piazza della Signoria ed oggi sostituita in loco (sull{{'}}''Arengario'' dello stesso Palazzo Vecchio) da una copia.
Le finestre che si aprono sulle sale adiacenti testimoniano come questa fosse l'estremità est del palazzo prima che venisse ampliato.
==== Stanza delle Carte geografiche o della Guardaroba ====
Dalla ''sala dei Gigli'' una porta fiancheggiata da due pilastri di marmo nero antichi, porta alla ''Sala delle mappe geografiche'' o ''della Guardaroba'', o ''degli Armadi'', dove i Granduchi medicei custodivano i loro beni preziosi. La parte strettamente architettonica risale al Vasari, mentre i mobili ed il soffitto sono opera di [[Dionigi Nigetti]].
Le porte degli stipetti sono decorate con 53 ''Mappe di interesse scientifico'', dipinti ad olio del frate [[Ordine dei Frati Predicatori|domenicano]] [[Ignazio Danti]] (1563-1575), fratello dello scultore [[Vincenzo Danti]], e [[Stefano Bonsignori (cartografo)|Stefano Bonsignori]] (1575-1584). Sono di notevole interesse storico e danno l'idea delle conoscenze geografiche del XVI secolo. Danti, seguiva il [[Sistema geocentrico|sistema tolemaico]] per il moto degli astri, ma utilizzava il nuovo sistema cartografico di [[Mercatore]].
Al centro della sala è esposto il celebre globo ''Mappa mundi'' (che quando venne realizzato nel 1581 era il più grande del mondo), opera del Buonsignori e di Ignazio Danti, rovinato da successivi restauri.
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</gallery>
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[[File:Firenze.PalVecchio.Machiavelli.JPG|thumb|Busto di [[Niccolò Machiavelli]]]]
Si accede alla ''Vecchia Cancelleria'' da una bifora trecentesca della Sala dei Gigli trasformata in porta. Questo era probabilmente l'ufficio del [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] quando era Segretario della Repubblica. Vi si trovano un suo busto policromo in terracotta del XV secolo, probabilmente modellato dalla sua maschera mortuaria, e il suo famoso ritratto di [[Santi di Tito]]. La parete di fondo ha un bassorilievo con ''San Giorgio e il Drago'' proveniente da [[Porta San Giorgio (Firenze)|Porta San Giorgio]].
==== Salotta ====
Sempre dalla ''Sala dei Gigli'' si accede anche alla cosiddetta ''Salotta'', interessante per l'affresco staccato attribuito a [[Orcagna]] che raffigura la ''[[Cacciata del Duca d'Atene]]'' (proveniente dal distrutto [[carcere delle Stinche]]), un reale episodio storico che all'epoca fu caricato di significati simbolici e mitologici: avvenne il 6 luglio 1343, giorno di [[Anna (madre di Maria)|sant'Anna]], la quale è ricordata nel dipinto nell'atto di benedire i vessilli dei fiorentini. Il bassorilievo con ''San Zanobi'' sullo sfondo del Palazzo della Signoria e della città proviene dalla distrutta [[Torre dei Girolami]], in via Por Santa Maria presso il [[Ponte Vecchio]].
==== Album studio ====
La stanza è stata usata da [[Benvenuto Cellini|Cellini]] per restaurare i tesori dei principi dei [[Medici]]. Dalla finestra piccola nella parete [[Cosimo I de' Medici|Cosimo I]] spiava i suoi assistenti ed ufficiali durante le riunioni nel Salone dei Cinquecento.
=== Il ballatoio superiore ===
Dalla salotta parte la ripida rampa di scale che porta al [[ballatoio]] e alla torre. La sala delle Bandiere, lungo il percorso, creata nel 1886, ospita oggi uno tra i più prestigiosi laboratori di restauro specializzato in [[arazzo|arazzi]], dipartimento dell'[[Opificio delle Pietre Dure]].
=== Il mezzanino (Collezione Loeser) ===
[[File:Laura Battiferri by Angelo Bronzino.jpg|thumb|Angolo Bronzino, ''Ritratto di [[Laura Battiferri]]'', collezione Loeser]]
Il mezzanino tra primo e secondo piano fu creato da [[Michelozzo]] nel 1453 ribassando i soffitti di alcune stanze al primo piano. In queste stanze abitò [[Maria Salviati]], la madre di Cosimo I, ed alcuni giovani principi. Oggi vi è ospitata la Collezione Loeser, donata a Firenze dal critico d'arte americano [[Charles Loeser]] morto nel 1928.
Nella prima sala si trova la ''Madonna con Bambino e san Giovannino'', della scuola di [[Lorenzo di Credi]], una ''Madonna col Bambino'' in stucco dipinto di scuola fiorentina del XV secolo, una ''Madonna in adorazione del Bambino con san Giovannino'' di [[Jacopo del Sellaio]], la ''Madonna col Bambino'' attribuita al [[Maestro della Crocifissione Griggs]] (XV secolo) e una ''Madonna in trono'' di scuola toscana del Trecento.
Pochi gradini in pietra conducono a una saletta che un tempo fu lo studio di Cosimo I nel mezzanino, con una finestra su [[piazza della Signoria]] e i resti di decorazioni di uccelli, animali pesci e elementi vegetali opera del [[Bacchiacca]].
La successiva sala da pranzo ospita l'opera forse più famosa della collezione, il ''[[Ritratto di Laura Battiferri]]'' (moglie dell'[[Bartolomeo Ammannati|Ammannati]]) di [[Agnolo Bronzino]]. Vi si trovano anche altre opere di [[manierismo|manieristi]], come il ''Ritratto di Lodovico Martelli'' del [[Pontormo]] e la ''Zuffa di Cavalieri'' (bozzetto ad affresco) del [[Vasari]]. Ai lati del camino due sculture romaniche: un capitello con aquile (prima metà del XIII secolo) e una ''Testa coronata'' (prima metà del XII secolo).
Nella Sala d'angolo sono esposte la ''Madonna col Bambino e san Giovannino'' della scuola di [[Pacino di Buonaguida]] (XIV secolo), la ''Madonna col Bambino e san Giovannino'' del [[Alonso Berruguete|Berruguete]] e la ''Madonna col Bambino'' di [[Pietro Lorenzetti]]. Vi si trovano inoltre un ''Angelo orante'' di [[Tino di Camaino]], dalla tomba del vescovo Orso in [[Santa Maria del Fiore]], un ''Santo francescano'', in terracotta dipinta del XV secolo, un ''Busto di Sant'Antonino'', in stucco dipinto del XV secolo, una ''Madonna col Bambino'' in terracotta invetriata (XVI secolo), un ''Cristo nel sepolcro'', ricamato su disegno di [[Raffaellino del Garbo]], e una ''Croce dipinta'' di un pittore senese risalente al 1280 circa. Sopra la porta si trova un mosaico romano con una ''Pavona''.
La Sala dei Gigli d'Oro presenta una ''Madonna col Bambino'' scolpita alla maniera di [[Donatello]] e un medesimo soggetto alla maniera di [[Michelozzo]], mentre una terza è di un seguace di [[Arnolfo di Cambio]]. Il dipinto della ''Madonna col Bambino e san Giovannino'' è nello stile di [[Pontormo]] o di [[Bronzino]]. L{{'}}''Ultima cena'' è di un ignoto pittore veneto del XVI secolo, mentre sopra una credenza sono collocati due gruppi di ''Guerrieri e cavalieri'' di [[Giovan Francesco Rustici]]. La scultura lignea policroma raffigura ''Santa Caterina da Siena'', di scuola senese del Quattrocento. L{{'}}''Anatomia di un cavallo'' è un bronzo di [[Giuseppe Valadier]]. La vetrina conserva ''Autunno'', un bronzetto attribuito a [[Benvenuto Cellini]], un ''Ercole e l'Idra'' in cera del [[Giambologna]], e una ''Sacra famiglia'' in cera copiata da un lavoro di [[Michelangelo]] nel XVI secolo. Sulla credenza infine si trovano due ''Angeli'' di [[Jacopo Sansovino]], un ''Ritratto di Cosimo I'' in terracotta di [[Vincenzo de' Rossi]] e un dipinto appeso con la ''Passione di Cristo'', attribuito a [[Piero di Cosimo]].
== Epigrafi ==
[[File:Palazzo Vecchio, targa Otto di balia.JPG|thumb|La targa per la fontana del Nettuno]]
Il Palazzo è ricco di iscrizioni e targhe che vi sono state apposte nei secoli.
Sulla parete esterna, vicino alla [[fontana del Biancone]] si trova un'iscrizione degli [[Otto di Guardia e Balia]] che vieta l'uso "improprio" dell'acqua pubblica:
{{Citazione|Adi 30 luglio 1720<br />
Gli spettabili ss<sup>ri</sup> Otto di Guardia<br />
E Balia della città di Firenze<br />
Proibirono a qvalvnqe persona di qvalsi<br />
Voglia stato grado o condizione che<br />
Non ardisca in torno a questa fonte a br<br />
Accia venti fare sporchezze di sorte al<br />
Cvna lavare in essa calamai panni o altr<br />
O ne buttarvi legnami o altre sporcizie<br />
Sotto pena di ducati quattro e dell'arb<br />
Itrio di ll ss<sup>ri</sup> e tutto in conferma daltro d<br />
Ecreto del magistrato loro del di 21 agto 1646}}
== Opere già in Palazzo Vecchio ==
* [[Sandro Botticelli]], ''[[Madonna della Melagrana]]'', oggi negli [[Uffizi]]
* [[Donatello]], ''[[David (Donatello, bronzo)|David]]'', oggi nel [[Museo nazionale del Bargello|Bargello]]
* [[Donatello]], ''[[David (Donatello, marmo)|David marmoreo]]'', oggi nel [[Museo nazionale del Bargello|Bargello]]
* [[Filippo Lippi]], ''[[Apparizione della Vergine a san Bernardo (Filippo Lippi)|Apparizione della Vergine a san Bernardo]]'', oggi nella [[National Gallery di Londra]]
* [[Filippo Lippi]], ''[[Madonna col Bambino (Filippo Lippi Washington)|Madonna col Bambino]]'', oggi nella [[National Gallery di Washington]]
* [[Filippino Lippi]], ''[[Pala degli Otto]]'', oggi negli [[Uffizi]]
* [[Fra Bartolomeo]], ''[[Pala del Gran Consiglio]]'', oggi al [[Museo di San Marco]]
== Omaggi ==
Appare in una scena del film [[Un burattino di nome Pinocchio]].
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Arnaldo Cocchi, ''Le chiese di Firenze dal secolo IV al secolo XX'', Pellas, Firenze 1903 (per la cappella dei Priori).
* ''Guida d'Italia, Firenze e provincia'' ("Guida Rossa"), Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2007.
* Luciano Artusi, ''Tante le acque che scorrevano a Firenze, itinerario tra i giochi d'acqua delle decorative fontane fiorentine'', Semper, Firenze 2005.
== Voci correlate ==
* [[Torri e campanili più alti d'Italia]]
* [[Musei di Firenze]]
* [[Palazzi di Firenze]]
* [[Costruzioni più alte della città di Firenze]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://bigliettimusei.comune.fi.it/|titolo=Biglietteria ufficiale Musei civici fiorentini|lingua=it, inglese|accesso=13 aprile 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200308142753/http://museicivicifiorentini.comune.fi.it/palazzovecchio|urlmorto=sì}}
* [http://musefirenze.it/ Associazione Mus.e - visite guidate e laboratori per famiglie]
* [https://www.google.com/culturalinstitute/collection/palazzo-vecchio-museum?hl=it&projectId=art-project Google Art Project]
* Hans Geisenheimer, [http://www.bollettinodarte.beniculturali.it/opencms/multimedia/BollettinoArteIt/documents/1349874991333_3_-_Hans_Geisenheimer_p._137.pdf ''Gli arazzi nella Sala dei Dugento a Firenze''], Bollettino d'Arte, 4, 1909
{{Corridoio vasariano}}
{{Signoria}}
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{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Palazzo Vecchio| ]]
[[Categoria:Architetture gotiche di Firenze]]
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[[Categoria:Musei di Firenze]]
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