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[[File:Tetragrammaton scripts.svg|thumb|Il ''[[tetragrammaton]]'' YHWH in [[lingua fenicia|fenicio]] (1100 a.C. - 300 d.C.), in [[aramaico]] (X secolo a.C.-I secolo d.C.) e in [[lingua ebraica|ebraico moderno]]: le quattro lettere vanno lette da destra verso sinistra]]
[[File:TethragramSt. Charles's Church, Austria, Vienna - Gold piece high above churcthe sanaltar lorenzosymbolizing italyYahweh.jpg|thumb|IlUna finestra con il tetragramma ebraico יהוה (YHWH) nella forma[[Chiesa originaledi ebraica,San sottoCarlo la scritta latina JEOVA, nellaBorromeo (Vienna)|Chiesa di San LorenzoCarlo Borromeo]] a Fornio (Parma) Secolo XIII d.c.Vienna]]
'''Yahweh''' ({{lang-he|יַהְוֶה}}, anche '''Yahveh'''<ref group=Nota>Questa traslitterazione, molto diffusa, riproduce, se letta da un anglofono, quella che è generalmente considerata l'originale pronuncia ebraica di [[Tetragramma biblico|YHWH]] (anche YHVH): {{q|The original pronunciation of YHVH is generally reconstructed as “Yahveh” or “Yahweh,” on the basis of early Greek transcriptions.|S. David Sperling, ''Encyclopedia of Religion'', vol. 7, New York, Macmillan, 2005, p. 3538}} Un'altra forma per rendere la pronuncia di YHWH è Jehovah, da cui l'italiano [[Geova]] (cfr. ''Geova'' in ''[[Il Devoto-Oli|Il Devoto-Oli 2012. Vocabolario della lingua italiana]]'', a cura di [[Luca Serianni]] e [[Maurizio Trifone]]), è frutto di una errata trascrizione (cfr. S. David Sperling, in ''Encyclopedia of Religion'', cit., p. 3538) avvenuta in epoca medievale (cfr. R.T.A. Murphy in ''The New Catholic Encyclopedia'', vol. 7, New York, Gale, 2003, pp. 750-1).</ref>, in [[Lingua italiana|italiano]] anche '''Jahvè'''<ref name="Enciclopedia Italiana">{{citazione|'''JAHVÈ.''' - Nome proprio della divinità nel [[Ebraismo|monoteismo ebraico]]. Si legge più di 6000 volte nella [[Tanakh|Bibbia]] e una volta nell'[[Stele di Mesha|iscrizione di Mesha]], re di [[Moab]] ([[IX secolo a.C.|sec. IX a. C.]]). Nell'originale [[Lingue semitiche|scrittura semitica]], che non segna le vocali, consta di quattro lettere (''yōd'', ''hē'', ''wāw'', ''hē'') ed è perciò chiamato "[[Tetragrammaton|nome tetragrammo]]". Per venerazione, non scevra di qualche superstizione, i Giudei già da più secoli a. C. schivavano di pronunciare quell'augusto nome e vi sostituivano, anche dove stava scritto nella Bibbia, i nomi comuni di ''[[Elohim]]'' (Dio) o, più spesso, ''Adonai'' (Signore); perciò anche nelle più antiche versioni greche ([[Septuaginta|LXX]]) e latine ([[Volgata]]) fu tradotto κύριος, ''Dominus''. Quando più tardi i [[masoreti]] (vedi VI, 887) vocalizzarono il sacro testo, alle consonanti del nome tetragrammo apposero le vocali appunto di Adonai, o, raramente, di Elohim.|{{Treccani|jahve_(Enciclopedia-Italiana)|JAHVÈ|autore=A. Vaccari}}}}</ref> o '''Iahvè'''<ref name=DOP1>{{DOP|id=1042815|lemma=Iahvè}}</ref>; pronuncia ''Iavè'', {{IPA|/jaˈvɛ/|it}}<ref name="Enciclopedia Italiana" /><ref name=DOP1/><ref>{{Dipi|Iahvè}}</ref>) è il [[dio]] del [[popolo ebraico]]. È descritto nella [[Bibbia ebraica]].
[[File:St. Charles's Church, Austria, Vienna - Gold piece high above the altar symbolizing Yahweh.jpg|thumb|Una finestra con il tetragramma ebraico יהוה (YHWH) nella Chiesa di St. Charles, Vienna.]]
'''Yahweh''' (anche '''Yahveh'''<ref>Si adotta qui quella che è generalmente considerata l'originale pronuncia ebraica di [[YHWH]] (anche YHVH): {{q|The original pronunciation of YHVH is generally reconstructed as “Yahveh” or “Yahweh,” on the basis of early Greek transcriptions.|S. David Sperling, ''Encyclopedia of Religion'', vol. 7, New York, Macmillan, 2005, p. 3538}} Un'altra forma per rendere la pronuncia di [[YHWH]] è Jehova(h), da cui l'italiano Geova (cfr. ''Geova'' in ''[[Il Devoto-Oli|Il Devoto-Oli 2012. Vocabolario della lingua italiana]]'', a cura di [[Luca Serianni]] e [[Maurizio Trifone]]), è frutto di una errata trascrizione (cfr. S. David Sperling, in ''Encyclopedia of Religion'', cit., p. 3538) avvenuta in epoca medievale (cfr. R.T.A. Murphy in ''The New Catholic Encyclopedia'', vol. 7, New York, Gale, 2003, pp. 750-1).</ref>, talvolta in [[Lingua italiana|italiano]] '''Jahvè'''<ref>{{EI|jahve|Jahve}}</ref>) è il [[dio]] del [[Ebrei|popolo ebraico]]. Originariamente venne descritto dalla [[Bibbia]] come un dio potente e creatore (''[[Genesi]]'', {{passo biblico|Gn|1}}), ma anche legato da un patto agli uomini: severo nel punire le colpe, attento verso i penitenti, viene descritto in diverse fasi sia come un dio locale che come un dio universale.
 
Il culto dedicatogli da parte degli ebrei è attestato a partire dall'[[età del ferro]] nei regni ebraici di [[Regno di Israele|Israele]] e [[Regno di Giuda|Giuda]],<ref name="Miller 1986">Miller, Patrick D (1986). ''A History of Ancient Israel and Judah'', pp. 110-111, Westminster John Knox Press.</ref> insieme ad altre divinità della [[religione cananea|religione siro-palestinese]],<ref name="Miller 1986" /> fra cui, in un primo momento, potrebbe aver avuto una consorte femminile, [[Asherah]].<ref>{{Cita|Niehr 1995|pp. 54, 57}}.</ref> L'incertezza è dovuta alla difficoltà di chiarire se i siti archeologici in cui Yahweh è associato ad altre divinità siano siti ebraici o cananei e al fatto che "Asherah" potrebbe indicare non una dea ma un [[Asherah (palo sacro)|oggetto di culto]].
==Origine e significato del nome==
 
Dopo il periodo dell'[[esilio babilonese]] ([[VI secolo a.C.]]) Yahweh risulta con certezza essere stato promosso a dio unico nella [[Ebraismo|religione ebraica]],<ref>{{Cita|Betz 2000|p. 917}}.</ref> soppiantando definitivamente [[El (divinità)|El]] (dio supremo delle religioni del [[Vicino Oriente antico|Vicino Oriente]]) e assumendone gli attributi (tra cui gli epiteti ''[[El Shaddai (ebraismo)|El Shaddai]]'', "Dio Onnipotente", ed ''[[Elyon|El Elyon]]'', "Dio Altissimo").<ref>{{Cita|Smith 2002|pp. 33, 47}}.</ref>
 
Nella [[Bibbia ebraica]], nella quale quindi, secondo la [[Esegesi ebraica|tradizione esegetica]], Yahweh ed El sono da interpretare come lo stesso Dio, egli è descritto come potente e creatore (''[[Genesi]]'', {{passo biblico|Gn|1|libro=no}}), ma anche legato da un patto con la famiglia di [[Giacobbe]]: severo nel punire le colpe, attento verso i penitenti, a fasi alterne dio locale e dio universale, protettore del [[Israeliti|popolo d'Israele]].
 
==Origine e significatopronuncia del nome==
{{vedi anche|Tetragramma biblico}}
Il nome in questa forma "Yahweh" (e altre) rappresenta una moderna versione accademica dell'ebraico biblico יהוה, parola composta da quattro lettere (''[[Jodh (lettera)|yodh]]'', ''[[he (lettera)|he]]'', ''[[waw (lettera)|waw]]'', ''he'', in qualche modo corrispondenti alle lettere dell'[[alfabeto latino]] YHWH, o JHVH) e perciò detta "tetragramma". La lingua ebraica (a tutt'oggi) è dotata di lettere dal valore [[consonante|consonantico]], mentre la vocalizzazione (variabile e importante ai fini del [[semantica|significato delle parole]]) è indicata ortograficamente attraverso altri [[segno diacritico|segni diacritici]], notazioni vocaliche introdotte in epoca storica molto più tarda delle consonanti, perché adottate dai [[Masoreti]] intorno alla seconda metà del [[I millennio d.C.]]<ref>C. Grottanelli, cit., p. 4.</ref> Mentre è indiscusso che il nome del dio ebraico è indicato nella ''[[Bibbia]]'' con le quattro lettere summenzionate, resta incerta la sua pronuncia e oggetto di dibattito sia tra gli studiosi, sia tra i fedeli delle diverse confessioni che fanno riferimento al "Dio di Abramo".
 
Il nome in questa forma "Yahweh" (ecome altre)gli rappresentaaltri unasopra modernaelencati) versioneè accademicauna vocalizzazione dell'ebraico biblico יהוה, parola composta da quattro lettere (''[[Jodh (lettera)|yodh]]'', ''[[he (lettera)|he]]'', ''[[waw (lettera)|waw]]'', ''he'',<ref inname="Enciclopedia qualcheItaliana" modo/> corrispondenti alle quattro lettere dell'[[alfabeto latino]] YHWH, o JHVH) e perciò detta "tetragramma". La lingua ebraica (a tutt'oggi) è dotata di lettere dal valore [[consonante|consonantico]], mentre la vocalizzazione (variabile e importante ai fini del [[semantica|significato delle parole]]) è indicata ortograficamente attraverso altri [[segno diacritico|segni diacritici]], notazioni vocaliche introdotte in epoca storica molto più tarda delle consonanti, perché adottate dai [[Masoreti]] intornosoltanto allanella seconda metà del [[I millennio d.C.]]<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 4}}.</ref> Mentre è indiscusso che il nome del dio ebraico è indicato nella ''[[BibbiaTanakh]]'' con le quattro lettere summenzionate, resta incerta la sualoro pronuncia resta incerta e oggetto di dibattito sia tra gli studiosi, sia tra i fedeli delle diverse confessioni che fanno riferimento al "Dio di Abramo".
Gli ebrei evitavano di pronunciarne il nome per non profanarlo ("non nominare il nome di Dio invano", terzo comandamento secondo la tradizione ebraica, secondo comandamento secondo la tradizione cattolica), mentre nella Bibbia è reso per iscritto soltanto con il tetragramma e quindi la pronuncia del nome è a tutt'oggi incerta: gli ebrei talvolta usavano il termine Adonai, che significa "Signore", uso poi ripreso dai cristiani. Gli ebrei continuano ad utilizzare forma "Adonai" per designare il dio di Israele. La [[House of Yahweh]] di [[Yisrayl Hawkins]] utilizza il nome di Yahweh per designare il corretto nome del dio. I [[Testimoni di Geova]], invece preferiscono continuare ad usare il termine Yehowah, italianizzato in "[[Geova]]". Gli altri cristiani hanno preferito il termine [[Kyrios (termine biblico)|Kyrios]] ("Signore", in lingua greca) ovvero ''Dominus'' ("Signore", in lingua latina), tant'è che nel [[Nuovo Testamento]] il termine non viene mai usato, non essendo presente negli originali greci, mentre compare circa 7.000 volte nell'[[Antico Testamento]].
 
Gli ebrei evitavano di pronunciarne il nome per non profanarlo<ref name="Enciclopedia Italiana" /><ref name="McLaughlin Eisenstein">{{citazione|[...] the original pronunciation must have been Yahweh [...] or Yahaweh [...]. From this the contracted form Jah or Yah [...] is most readily explained, and also the forms Jeho or Yeho [...], and Jo or Yo [...], which the word assumes in combination in the first part of compound proper names, and Yahu or Yah [...] in the second part of such names. The fact may also be mentioned that in Samaritan poetry rimes with words similar in ending to Yahweh, and Theodoret ("Quæst. 15 in Exodum") states that the Samaritans pronounced the name 'Iαβέ. Epiphanius ascribes the same pronunciation to an early Christian sect. Clement of Alexandria, still more exactly, pronounces 'Iαουέ or 'Iαουαί, and Origen, 'Iα. Aquila wrote the name in archaic Hebrew letters. In the Jewish-Egyptian magic-papyri it appears as Ιαωουηε. At least as early as the third century B.C. the name seems to have been regarded by the Jews as a "nomen ineffabile", on the basis of a somewhat extreme interpretation of Ex. xx. 7 and Lev. xxiv. 11 (see Philo, "De Vita Mosis," iii. 519, 529). Written only in consonants, the true pronunciation was forgotten by them. The Septuagint, and after it the New Testament, invariably render δκύριος ("the Lord").|J. F. McLaughlin, J. D. Eisenstein, ''[http://jewishencyclopedia.com/articles/11305-names-of-god Names of God]'' ([[1906]]), jewishencyclopedia.com}}</ref> ("[[Dieci comandamenti|non nominare il nome di Dio invano]]", terzo comandamento secondo la tradizione ebraica, secondo comandamento secondo la tradizione cattolica), mentre nella Bibbia è reso per iscritto con il tetragramma ovvero dalle lettere prive di vocali e quindi la pronuncia del nome è a tutt'oggi incerta: gli ebrei talvolta usavano il termine ''Adonai'',<ref name="Enciclopedia Italiana" /> che significa "Signore",<ref name="Enciclopedia Italiana" /> uso poi ripreso dai cristiani. Gli [[Ebraismo rabbinico|ebrei rabbinici]] continuano ad utilizzare il termine ''Adonai'' per designare il dio di Israele, mentre gli [[Samaritani|ebrei samaritani]], che non hanno mai considerato proibita la pronuncia del suo nome ma solo la [[Bestemmia#Antico Testamento|profanazione]] di quest'ultimo, lo leggono come ''Iahvè''.<ref name="McLaughlin Eisenstein" /> I cristiani hanno preferito il termine ''[[Kyrios (termine biblico)|Kyrios]]''<ref name="Enciclopedia Italiana" /><ref name="McLaughlin Eisenstein" /> ("Signore", in lingua greca) ovvero ''Dominus'' ("Signore", in lingua latina), tant'è che nel [[Nuovo Testamento]] il termine non viene mai usato, non essendo presente negli originali greci, mentre compare circa {{formatnum:6000}} volte nell'[[Antico Testamento]].<ref name="Enciclopedia Italiana" />
Le chiese cristiane, compresa la cattolica, pur avendo usato in passato sia il termine Yahweh (o Yahwè) sia il termine Geova (più raramente), oggi usano solo sporadicamente il termine Yahwè nella lettura di passi biblici dell'Antico Testamento e in alcuni canti religiosi, tranne appunto i Testimoni di Geova, che fanno un uso costante ed abituale del nome "Geova". Il termine Yahweh viene talora abbreviato in Yah o Jà (ad esempio allelu-jà, che significa "lode a Yahweh"). L'italiano [[Gesù]] deriva in ultima analisi, attraverso la mediazione greco-latina, dall'aramaico Yehošuah e che pacificamente significa "Yehowah è salvezza", molto simile (e corrispondente per significato) al nome ebraico Yĕhowašūà, reso in italiano come Giosuè, il che farebbe dubitare della correttezza della vocalizzazione prevalentemente prescelta per il tetragramma (sarebbe un caso di [[apofonia]]).
 
Le [[Cristianesimo|chiese cristiane]], compresa la [[Chiesa cattolica]], pur avendo usato in passato sia il termine Yahweh (o Yahwè) sia il termine [[Geova]] (più raramente), oggi usano solo sporadicamente il termine Yahwè nella lettura di passi biblici dell'Antico Testamento e in alcuni canti religiosi. I [[Testimoni di Geova]], invece, fanno un uso costante ed abituale del nome "[[Geova]]". Il termine Yahweh viene talora abbreviato in ''Yah''<ref name="McLaughlin Eisenstein" /> o ''Jà''<ref name="McLaughlin Eisenstein" /> (ad esempio allelu-jà, che significa "lode a Yahweh"<ref name="Enciclopedia Italiana2">{{citazione|''Pronunzia'' - Per queste abitudini cadde nell'oblio la vera pronunzia del sacro nome ed ebbe origine la falsa ibrida forma ''Jehova'', che già s'incontra nel ''[[Pugio fidei]]'' di [[Raimondo Martini]] ([[1278]]): e dominò sino al secolo scorso; in [[Italia]] (dove naturalmente si trasformò anche in ''Geova'') non penetrò nell'uso come in altre nazioni, ma ora quasi dappertutto è scomparsa. La pronunzia Jahvè, accreditata dagli [[Ebraistica|ebraisti]] del [[XIX secolo|sec. XIX]], si fonda su due solide basi: 1. la tradizione raccolta dai [[Padri della Chiesa#I Padri del III secolo|Padri greci]] sotto varie forme (dovute alla difficoltà di rappresentare in greco il ''wāw'' ebraico) che convergono nella dicitura ''Jave''; 2. le forme più brevi ''Jahu'' e ''Jah'' attestate dalla Bibbia stessa e confermate dalle [[Scrittura cuneiforme|trascrizioni in cuneiforme]] specialmente nei [[Teoforo|nomi teofori]] come ''Jasha jahu'' (Isaia) (salute è J.); ''Azariah'' (aiuto è J.), e nell'acclamazione ''allelujah'' (lodate J.). Per la presente questione è indifferente che con la comune opinione si consideri Jahvè come forma originaria e le altre come derivate da essa per [[apocope]] (conforme alla [[Lingua ebraica|fonetica ebraica]]), ovvero che si tenga con pochi moderni (Driver, Burkitt, Grimme) ''Ja'', ''Jau'' come forma primitiva; e Iahvè derivata per prolungamento. Una conferma è la variante ''Jao'', diffusa nel [[Regni ellenistici|mondo ellenistico]].|A. Vaccari, ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/jahve_(Enciclopedia-Italiana)/ JAHVÈ in "Enciclopedia Italiana"]'' ([[1933]]), Treccani.it}}</ref>). L'italiano "[[Gesù]]" deriva in ultima analisi, attraverso la mediazione greco-latina, dall'aramaico ''Yehošuah'' (in ebraico ''Yēshūa῾'') e che pacificamente significa "Yahweh è salvezza", molto simile (e corrispondente per significato) al nome ebraico ''Yěhōshūa῾'', reso in italiano come "[[Giosuè (Bibbia)|Giosuè]]".
==Primi Israeliti, politeismo e origini dell'Ebraismo==
Alla luce di quanto ci viene rivelato da scavi e ritrovamenti archeologici, dai quali si intuisce che i primi Israeliti avevano cercato di distinguersi dai popoli vicini al loro territorio, in particolare dai [[Cananei]], appare piuttosto interessante che Yahweh, proprio una delle [[divinità]] introdotte nel pantheon cananeo durante la [[Esilio babilonese|cattività babilonese]], sia divenuta durante il [[VI secolo a.C.]] il dio nazionale ed unico del popolo d'Israele. Le testimonianze archeologiche dimostrano che gli Israeliti durante questo periodo erano entrati a far parte del popolo dei Cananei. Yahweh (che dai Cananei veniva chiamato anche ''Yahu'' o ''Yahwi'') veniva considerato un [[Guerra|dio della guerra]] {{Senza fonte}}, al pari quindi di altre divinità simili come ad esempio [[El (divinità)|El]] {{Senza fonte}}, ed era uno dei personaggi del [[Ciclo di Baal|ciclo mitologico di Baal]] {{Senza fonte}}. [[Asherah]], considerata spesso la [[Regina consorte|dèa consorte]] di El nel pantheon cananeo, in numerose iscrizioni israelite più recenti viene ritenuta essere invece la consorte di Yahweh <ref name="Archeologia della Bibbia Ebraica">{{en}} [http://www.pbs.org/wgbh/nova/ancient/archeology-hebrew-bible.html Archeologia della Bibbia Ebraica] NOVA</ref>. Inoltre migliaia di statuette di [[creta]] riportate alla luce suggeriscono che in realtà i primi Israeliti non [[Monoteismo|adoravano un solo dio]], ma bensì una moltitudine di dèi, e quindi erano [[Politeismo|politeisti]]<ref name="Archeologia della Bibbia Ebraica"/>.
 
==Origini del culto di Yahweh==
Appare quindi probabile che l'adorazione di Yahweh si sia originata nel sud della terra di Canaan ([[Edom]], [[Moab]], [[Madian]]) a partire dall'[[Età del bronzo]] ([[XIV secolo a.C.]])<ref>Robert K Gnuse, No Other Gods: Emergent Monotheism in Israel, Sheffield Academic Press (1997) pp. 74-87</ref> e che il suo culto sia stato diffuso a nord dalla popolazione nomade dei [[Cheniti]]. [[Cornelis Petrus Tiele]], ideatore dell'"ipotesi Chenita" ([[1872]]), riteneva che storicamente Yahweh fosse stato una divinità dei [[Madian]]iti e che il profeta [[Mosè]] fosse uno di loro; sempre secondo Tiele, sarebbe stato Mosè a portare dal nord ad Israele il culto di Yahweh. Quest'idea è basata su un'antica tradizione (''[[Libro dei Giudici]]'' {{passo biblico|Gc|1,16}},{{passo biblico|Gc|4,11}}) che vuole il padre adottivo di Mosè essere stato un sacerdote Madianita di Yahweh, che, per così dire, voleva preservare il ricordo dell'origine Madianita del dio. Mentre dagli studiosi e dagli storici moderni viene ampialmente accettato il ruolo che i Cheniti hanno avuto nel trasmettere il culto di Yahweh<ref>DDD (1999:911).</ref>, quello di Mosè trova poco supporto negli studi moderni.
{{vedi anche|Storia d'Israele|Storia degli ebrei}}
 
Appare quindiSembra probabile che l'adorazione di Yahweh si sia originata nel sud della terra di Canaan ([[Edom]], [[Moab]], [[Madian]]) a partire dall'[[Età del bronzo]] ([[XIV secolo a.C.]])<ref>Robert K Gnuse, ''No Other Gods: Emergent Monotheism in Israel'', Sheffield Academic Press (1997) pp. 74-87</ref> e che il suo culto sia stato diffuso a nord dalla popolazione nomadeseminomade dei [[ChenitiKeniti]] dediti alla pastorizia e all'estrazione del rame. [[Cornelis Petrus Tiele]], ideatoreuno degli ideatori dell'"ipotesi ChenitaKenita" ([[1872]]), riteneva che storicamente Yahweh fosse stato una divinità dei [[Madian]]iti e che il profeta [[Mosè]] fosse uno di loro; sempre secondo Tiele, sarebbe stato Mosè a portare dal nord ad Israele il culto di Yahweh. Quest'idea è basata su un'anticaalcuni tradizionepassi (''[[Librobiblici deisecondo Giudici]]''cui {{passoYahweh biblico|Gc|1,16}},{{passosi biblico|Gc|4sarebbe rivelato a Mosè nel deserto del Sinai,11}}) chequando vuoleegli ilvi pascolava padrele adottivogreggi di Mosèsuo esseresuocero, stato[[Ietro]], che era un sacerdote Madianita di Yahweh, che(''[[Libro dell'Esodo]]'', per così{{passo direbiblico|Es|3,1-6|libro=no}}). volevaQuesta tradizione preservareconserverebbe il ricordo dell'origine Madianita del dio. Mentre dagliDagli studiosi e dagli storici moderni viene ampialmenteampiamente accettato il ruolo che i ChenitiKeniti hanno avuto nel trasmettere il culto di Yahweh,<ref>DDDKarel van der Toorn, Bob Becking, Pieter Willem van der Horst(eds.) ''Dictionary of Deities and Demons in the Bible'' , Leiden, Brill, 1999:, p. 911).</ref>, anche se quello di Mosè trovaè pocoprivo supportodi negliriscontri studi moderniextra-biblici.
 
In base ai ritrovamenti archeologici e alle iscrizioni rinvenute negli ultimi decenni nei siti delle [[città-Stato]] [[Canaan|cananee]],<ref name="Day 2002">J. Day (2002), ''Yahweh and the Gods and Goddesses of Canaan'', pp. 15-16, ''Journal for the Study of the Old Testament'', n. 265, Sheffield Academic Press, Londra, ISBN 1-85075-986-3.</ref> oggi gli studiosi propendono a scartare l'ipotesi che Yahweh in origine appartenesse al [[pantheon]] [[Religione cananea|cananeo]],<ref name="Day 2002"/> poiché non compare nemmeno nei [[Mitologia ugaritica|testi mitologici]] di [[Ugarit]].<ref name="Day 2002"/> La maggior parte degli accademici è concorde invece nel ritenere che il culto di Yahweh abbia avuto origine fuori da Israele,<ref name="Day 2002"/> verso sud, nella terra di [[Madian]] (oggi [[Arabia]] nord occidentale)<ref name="Day 2002"/>, tra la fine dell'[[Età del bronzo]] e l'inizio dell'[[Età del ferro]];<ref name="Day 2002"/> inoltre l'epiteto ''Yahweh di Teman''<ref group="Nota">[[Teman (Edom)|Teman]] era un'importante città del [[Edom|Regno di Edom]], confinante a sud con il Regno di Giuda, ed il nome di una tribù omonima di Edomiti.</ref> sull'iscrizione di [[Kuntillet Ajrud]] e il toponimo ''[[Shasu|Shasu di Yahweh]]'' in alcuni [[Letteratura dell'antico Egitto|testi egizi]] risalenti alla [[XVIII dinastia egizia|XVIII dinastia]] ([[XIV secolo a.C.|XIV]]-[[XIII secolo a.C.]]) avvalorano la veridicità della teoria sull'origine madianita di Yahweh,<ref name="Day 2002"/> che sarebbe quindi stato adottato come dio nazionale dagli ebrei in seguito.
 
Al culto di Yahweh sembra potesse essere affiancato quello di [[Asherah]], considerata spesso la [[Regina consorte|dèa consorte]] di El nel pantheon cananeo. In numerose iscrizioni israelite più recenti, invece, sembra essere ritenuta la consorte di Yahweh.<ref name="Archeologia della Bibbia Ebraica">{{en}} [http://www.pbs.org/wgbh/nova/ancient/archeology-hebrew-bible.html Archeologia della Bibbia Ebraica] NOVA</ref> Infatti migliaia di statuette di [[Argilla|creta]], rappresentanti probabilmente Asherah, sono state riportate alla luce e suggeriscono che in realtà nell'età monarchica gli Israeliti non [[Monoteismo|adorassero un solo dio]].<ref name="Archeologia della Bibbia Ebraica"/> Le indagini archeologiche sugli insediamenti ebraici dei secoli precedenti (1200-1000 a.C.) mostrano, invece, che gli ebrei sembrano essere stati rigorosamente monoteisti e aniconici.<ref>Israel Knohl, "The Rise, Decline and Renewal of the Biblical Revolution" in ''[[Yehezkel Kaufmann]] and the Reinvention of Jewish Biblical Scholarship'', Job Y. Jindo, Benjamin D. Sommer,Thomas Staubli (eds.), Orbis Biblicus et Orientalis 283, Academic Press Fribourg-Vandenhoeck & Ruprecht Göttingen,pp. 167-180, in particolare: 170-174.</ref>
 
==Monolatria e monoteismo ebraico==
{{vedi anche|Dio (ebraismo)|Monolatria|Monoteismo}}
 
La [[Bibbia ebraica]], che è testo sacro, oltre che per gli Ebreiebrei (limitatamente all'[[Antico Testamento]]), anche per i Cristianicristiani e per i Musulmanimusulmani, descrive Yahweh come il vero Dio che ha condotto il popolo ebraico [[Esodo (evento)|fuori dall'Egitto]], fornendolo dei [[Dieci comandamenti]]<ref>''Esodo'', {{Cita passo biblico|Esodo|20.2}}.</ref>. Yahweh è un "dio geloso" (secondo l'esatta definizione del testo biblico<ref>''Esodo'', {{Cita passo biblico|Esodo|20.5}}; ''Deuteronomio'', {{Cita passo biblico|Deuteronomio|6.4-5}}.</ref>), perché redarguisce gli Ebrei relativamente al culto di divinità di altre nazioni o alla fabbricazione di idoli<ref>Isaia, {{Cita passo biblico|Isaia|42.8}}.</ref>.
 
L'identità di Yahweh come dio unico e universalistico perché artefice del mondo, da un lato, e come dio nazionale ed etnico, in quanto unico dio cui Israele deve tributare il culto, dall'altro, oscilla tra le due versioni anche in ragione della [[Ipotesi documentale|datazione dei testi biblici e dei diversi contesti]].
 
Così, nella ''Genesi'', il tema della creazione accentua evidentemente il carattere universalistico dell'opera di Yahweh: non esistono Ebrei in quella fase in cui Dio dà forma all'informità pristina. Ed i "libri narrativi" tendono ad accentuare il carattere universalistico di Yahweh, almeno nelle vicende relative ad [[Adamo]], [[Eva]], i primi patriarchi. Il quadro di riferimento è dunque più vasto che non il racconto delle vicende del popolo ebraico. Il racconto di ''Genesi'', {{passo biblico|Gn|1-3|libro=no}} è peraltro vicino alle [[cosmogonie]] delle civiltà vicine: non manca una tendenza [[Antropomorfismo|antropomorfizzante]] (ad esempio, nel riferimento al riposo di Yahweh al settimo giorno della creazione<ref>''[[Genesi]]'', {{Cita passo biblico|Gn|2.2}}.</ref> o nell'ira che manifesta di fronte all'infrazione del ''[[Alleanza (Bibbia)|b<sup>e</sup>rit]]'', ossia del patto tra Dio e il suo popolo) e la descrizione della creazione come imposizione di ordine al caos.
 
==Elementi fondamentali dell'antica religiosità ebraica==
===Il patto di Yahweh con il popolo ebraico===
[[File:Royal Arch Room Ark replica 2.jpg|thumb|Ipotetica ricostruzione dell'[[Arca dell'Alleanza]]]]
Il rapporto tra Yahweh e il popolo ebraico è descritto dai cosiddetti "libri narrativi" della Bibbia come [[Alleanza (Bibbia)|''b<sup>e</sup>rit'']], termine che va tradotto "patto" o "alleanza", ma che sta anche per "promessa" e che è reso nella [[Bibbia dei Settanta]] come ''diathèke'' e nella ''[[Vulgata]]'' di [[Sofronio Eusebio Girolamo|Girolamo]] come ''testamentum''<ref name=grottanelli7-8>C. {{Cita|Grottanelli, cit., p2007|pp. 7-8}}.</ref>. Il racconto biblico può essere considerato il racconto della storia di questa alleanza fra Yahweh e il suo popolo, il quale in più occasioni infrange il patto, incorrendo in punizioni, in calamità che giungono a minacciarne l'esistenza. L'infrazione, nel racconto biblico, è intesa fondamentalmente come abbandono del culto esclusivo di Yahweh, tanto in favore di un sincretismo con le divinità locali della regione di [[Canaan]], quanto in vista di una vera e propria sostituzione nel culto, ad esempio in favore del dio fenicio [[Baal]]. Ma anche l'errore nell'espletare l'attività cultuale, pur nel riconoscimento della divinità nazionale, è considerato, nel racconto biblico, foriero di sventure.
 
Esposizione della legge e racconto storico, nei libri "apodittici" (''[[Libro dell'Esodo|Esodo]]'', ''[[Levitico]]'', ''[[Numeri (Bibbia)|Numeri]]'', oltre che ''[[Deuteronomio]]'') e in quelli "narrativi" (''[[Libro di Giosuè|Giosuè]]'', ''[[Libro dei Giudici|Giudici]]'', ''[[Libro di Samuele|Primo e secondo libro di Samuele]]'', ''[[LibroLibri dei Re|Primo e secondo libro dei Re]]'') della Bibbia, sono intimamente legati, perché nella storia delle venture ebraiche è contenuta anche la consegna della legge. Al di là del valore embrionale (sul piano nomocratico) degli incontri tra Yahweh e i patriarchi, momenti salienti di questa consegna sono ritenuti tradizionalmente l'incontro con [[Mosè]] sul [[monte Sinai (Bibbia)|monte Sinai]] (''Esodo'', {{passo biblico|Esodo|20.1-17|libro=no}}) e il ritrovamento di un libro delle leggi nel [[Tempio di Salomone]] ai tempi di [[Giosia]] (''Secondo libro dei Re'', {{passo biblico|2Re|22.3-13|libro=no}}), libro che si suppone corrisponda al ''Deuteronomio''.
 
;I momenti salienti del ''b<sup>e</sup>rit'':
* Con [[Noè]]: ''Genesi'', {{passo biblico|Gn|9.9-17|libro=no}}
* Con [[Abramo]]: ''Genesi'', {{passo biblico|Gn|15.18|libro=no}}
* Con il popolo ebraico: ''Esodo'', {{passo biblico|Esodo|19.5-6|libro=no}}
* Con [[Davide]]: ''Salmi'', {{passo biblico|Salmi|88.4-5|libro=no}}
 
===La preghiera===
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===Il sacrificio===
{{vedi anche|Korban}}
[[File:High Priest Offering Sacrifice of a Goat.jpg|thumb|Il [[Kohen Gadol|Sommo sacerdote]] offre un capro in sacrificio a Dio durante la celebrazione dello [[Yom Kippur]]. Illustrazione di [[Henry Davenport Northrop]] da ''Treasures of the Bible'' ([[1894]]).]]
Il culto divino degli Israeliti nascerebbe secondo diversi autori dal sincretismo di due diverse tradizioni. Da un lato quella del banchetto sacrificale, che celebrava con un pasto comunitario la comunione fra gli offerenti e la divinità; tradizione tipica dei popoli nomadi e nota anche fra gli Arabi preislamici. Dall'altro la tradizione cananea, nota dai testi di Ugarit, in cui compare l'olocausto e altri sacrifici simili a quelli ebraici.<ref>Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia, PIEMME, 1997, Vol. III, p. 235-6</ref> La compresenza di queste due tradizioni appare nel libro dell'Esodo, in cui [[Ietro]] offre un sacrificio di olocausto seguito da un banchetto "davanti a Dio".<ref>{{Cita passo biblico|Esodo 18,12}}.</ref> I libri dei profeti, però, sottolineano la vacuità dei riti se privi di un rapporto personale con Dio e senza un pentimento sincero. Il culmine di questo allontanamento dalla tradizione sacrificale è il cap. 53 di Isaia, in cui l'espiazione dei peccati è attribuita al Servo sofferente di Yahweh.
"I racconti biblici fondano il sacrificio cruento come corretto ed efficace mezzo di comunicazione fra la sfera umana e la divina"<ref>C. Grottanelli, cit., p. 18.</ref>. La predilezione di Yahweh per il sacrificio cruento di animali è attestata in ''Genesi''<ref>{{passo biblico|Gn|4.3-5}}.</ref>. Noè offre animali in sacrificio non appena scampa al diluvio<ref>''Genesi'', {{passo biblico|Gn|8.20-21}}.</ref> ed è a quel punto che Yahweh gli detta le regole per consumare gli animali avendo cura prima di scolarne il sangue<ref>''Genesi'', {{passo biblico|Gn|9.2-4}}.</ref>.
 
Nel libro della ''[[Genesi]]'' "I racconti biblici fondano il sacrificio cruento come corretto ed efficace mezzo di comunicazione fra la sfera umana e la divina"<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 18}}.</ref>. La predilezione di Yahweh per il sacrificio cruento di animali èsembra attestata indalla ''Genesi''preferenza per il pastore [[Abele]]<ref>[[Genesi]] {{Cita passo biblico|Gn|4.3-5}}.</ref>. Noè offre animali in sacrificio non appena scampa al diluvio<ref>''Genesi'', {{Cita passo biblico|Gn|8.20-21}}.</ref> ed è a quel punto che Yahweh gli detta le regole per consumare gli animali avendo cura prima di scolarne il sangue<ref>''Genesi'', {{Cita passo biblico|Gn|9.2-4}}.</ref>.
Come detto, l'errore nella pratica cultuale compromette questa comunicazione tra uomo e dio. I peccati dei figli di [[Eli (Bibbia)|Eli]]<ref>''[[Primo libro di Samuele]]'', {{passo biblico|1Samuele|2.12-17}}.</ref> o {{Citazione necessaria|quelli di [[Saul]]}} si configurano come difetti cultuali, che denunciano, in effetti, poco rispetto nei confronti di Yahweh.
 
Come detto, l'errore nella pratica cultuale compromette questa comunicazione tra uomo e dio. I peccati dei figli di [[Eli (Bibbia)|Eli]]<ref>''[[Primo libro di Samuele]]'', {{Cita passo biblico|1Samuele|2.12-17}}.</ref> o {{CitazioneSenza necessariafonte|quelli di [[Saul]]}} si configurano come difetti cultuali, che denunciano, in effetti, poco rispetto nei confronti di Yahweh.
 
La tipologia del sacrificio corretto è descritta nei "libri apodittici": possono essere sacrificati a Yahweh [[bovini]], [[caprini]], [[ovini]], [[Aves|volatili]].
I tipi fondamentali del sacrificio<ref>Si veda C. {{Cita|Grottanelli, cit., |p. 19}}.</ref> (e a questo schema i testi biblici sono sostanzialmente fedeli) sono:
* עלה, con ''[[Alfabeto ebraico#Vocali|nikud]]'' עֹלָה, ("''salire, salire a''"<ref name=bli>[http://strongsnumbersbiblehub.com/hebrew/5930.htm Biblios.com]</ref>, le ceneri dell'animale "salgono" verso l'alto), tradotto come [[olocausto]]<ref>Si veda ''[[Levitico]]'', {{Cita passo biblico|Levitico|1}}.</ref><ref>Giovanni Deiana, ''[httphttps://books.google.it/books?id=ESD1YKotOfgC&pg=PA49-56&dq=inauthor:%22Giovanni+Deiana%22&hl=it&ei=Dv9TTezDHYiVOuWSxKsJ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDEQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false Levitico]'', p. 49-56.</ref> (ascende in fumo<ref name=bli />), nella torahTorah è il primo sacrificio menzionato per nome<ref>[http://bible.ort.org/books/pentd2.asp?ACTION=displaypage&BOOK=3&CHAPTER=1#C1979 da ''The Living Torah''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20050305181541/http://bible.ort.org/books/pentd2.asp?ACTION=displaypage&BOOK=3&CHAPTER=1#C1979 |data=5 marzo 2005 }}, di Rabbi [[Aryeh Kaplan]].</ref>: la vittima viene sgozzata dall'offerente (che dev'essere un sacerdote, nel caso di volatile) e bruciata totalmente; nel caso d'un quadrupede la pelle viene risparmiata; l'offerta spetta interamente alla divinità.
* ''zebaḥ ṡ<sup>e</sup>lamim'' - sacrificio di comunione o "pacifico": la vittima viene sgozzata come per l'olocausto, ma fatta a pezzi; le parti grasse, le viscere, fegato e reni vengono offerte alla divinità; il resto viene diviso tra il sacerdote e l'offerente, che lo consuma in un pasto cultuale con i familiari.
* sacrifici espiatori<ref>Si veda ''Levitico'', {{Cita passo biblico|Levitico|4-6}}.</ref>: all'offerente non è destinata alcuna parte dell'offerta, che va ai sacerdoti o bruciato fuori del santuario. Sono distinguibili in:
** ''ḥaṭṭa't'' - "sacrificio del peccato": serve ad espiare un grave peccato (tanto del Gran Sacerdote quanto della comunità) e comporta una articolata procedura di manipolazione del sangue dell'animale.
** '''aṣam'' - "sacrificio di riparazione": è un pagamento al sacerdote o alla parte lesa di una somma pari al contenzioso di cui si ha colpa, maggiorata di un quinto.
* Analogo ai sacrifici espiatori è il rito del [[capro espiatorio]].
 
Assai peculiare risulta poi il sacrificio officiato per la [[Pesach|Pasqua]]. Oltre ai sacrifici cruenti, venivano offerti vegetali, [[Pane azzimo|pani non lievitati]], [[incenso]].
 
====Il sacrificio umano====
La Bibbia condanna rigorosamente i [[sacrificio umano|sacrifici umani]], considerati una vergognosa caratteristica dell'idolatria da cui gli Israeliti devono astenersi.<ref>''[[Libro di Geremia]]'', {{Cita passo biblico|Geremia|7.31}}, {{Cita passo biblico|Geremia|19.5}}; ''[[Libro dei Salmi]]'', {{Cita passo biblico|Salmi|106.35-38}}, ''[[Libro di Isaia]]'',{{Cita passo biblico|Isaia|57,1-6}}</ref> Anzi nel [[Libro del Levitico]], il principale testo normativo della Bibbia, chi sacrifica i propri figli viene condannato a morte e la sua colpa non è considerata soltanto una violazione del divieto di uccidere, ma un peccato contro Dio stesso. Se anche la vittima fosse offerta a Yahweh, ciò costituirebbe una profanazione del suo nome e un'azione comunque diabolica:{{Citazione|Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che dimorano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloc, dovrà essere messo a morte; il popolo della terra lo lapiderà. Anch'io volgerò il mio volto contro quell'uomo e lo eliminerò dal suo popolo, perché ha dato qualcuno dei suoi figli a Moloc, con l'intenzione di rendere impuro il mio santuario e profanare il mio santo nome|Parole di Yahweh in Levitico, capitolo 20, versetti 2-3.}}
{{Citazione|E hanno edificato gli alti luoghi di Baal per bruciare nel luogo i loro figli come olocausti al Baal, cosa che io non avevo comandato e di cui non avevo parlato, e che non mi era salita in cuore|Yahweh in Geremia capitolo 19 versetto 5}}
Può sorgere, però, il dubbio che alcuni testi proibiscano solo il sacrificio di un figlio a Moloc o a Baal e invece ne permettano l'offerta a Yahweh. I testi biblici, che possono prestarsi a questo dubbio, devono essere letti tenendo presente il principio generale delle antiche religioni secondo cui l'offerente doveva sacrificare alla divinità ciò che gli era più caro e in particolare le primizie. Questi testi, perciò, intendono mostrare che il rifiuto ebraico di sacrificare i primogeniti non è dovuto a mancanza di fede, ma a un esplicito ordine divino. Quindi, nel Libro dell'Esodo, al versetto 22,28b, si afferma che "Il primogenito dei tuoi figli lo darai a me", ma poco dopo (versetto 34,20b) Yahweh chiarisce che "Ogni primogenito dei tuoi figli lo dovrai riscattare". Il costo di questo riscatto era proporzionato ai mezzi dell'offerente (Lv 14,22) e per i più poveri poteva ridursi a una coppia di colombi (Lv 5,7) o ancora meno (Lv 5,11). Fra la prescrizione generale di dedicare al Signore i primogeniti e la prescrizione aggiuntiva che gli Israeliti devono effettuare una offerta sostitutiva il Libro dell'Esodo colloca la stipulazione dell'alleanza fra Yahweh e Israele. In altre parole il rifiuto di sacrificare i primogeniti, non è il rifiuto del principio etico, universale fra i popoli antichi, per cui ogni primizia appartiene a Dio, ma nasce dalla conoscenza di Dio e della sua legge, la Torah. Quando, infatti, Israele, al tempo dell'empio re Manasse, ricadrà nell'idolatria, ricadrà pure nella disgustosa pratica di sacrificare i primogeniti ({{passo biblico|2 Re 21,1-6|libro=no}}). Anche il profeta Ezechiele allude a Manasse e al pericolo di interpretare idolatricamente la norma sui primogeniti stabilita al cap. 22 del Libro dell'Esodo nel deserto del Sinai:
La Bibbia, in genere, condanna i [[sacrificio umano|sacrifici umani]]<ref>''[[Libro di Geremia]]'', {{passo biblico|Geremia|19.5}}, {{passo biblico|Geremia|7.31}}; ''[[Libro dei Salmi]]'', {{passo biblico|Salmi|106.35-38}}, ''[[Libro di Isaia]]'',{{passo biblico|Isaia|57.5-21}}</ref>. La richiesta che Yahweh fa ad Abramo di offrire in olocausto [[Isacco]] sottolinea l'obbligatorietà del dettato divino in tutti i casi, perché ne è implicata la fede. Il filosofo cristiano [[Soren Kierkegaard]] in ''[[Timore e tremore]]''<ref>''Frygt og Baeven'' [Johannes de Silentio], 1843), tr. [[Franco Fortini]] e K.M.Guldbrandsen, Edizioni di Comunità, Milano 1948; altra ed. tr. [[Cornelio Fabro]], Rizzoli, Milano 1972, ISBN 978-88-17-16562-4.</ref> osserva che l'etica religiosa di Abraamo, superiore a qualsiasi altro tipo di "etica" è pronta ad "ubbidire" in tutti i casi, anche i più estremi.<ref>"Abramo è pronto ad ubbidire, non invoca contro il cielo per il comando di Dio apparentemente crudele. Dio gli ha permesso di avere quel figlio miracolosamente da sua moglie sterile, Dio può chiedergli qualsiasi cosa, anche di sopprimerlo in Suo sacrificio. Abramo ha fede anzi è ''l'eroe della fede''. Proprio in questo consiste l'ubbidienza, ubbidire subito e incondizionatamente, all'ultimo momento. Abramo non riflette, ubbidisce. Se Dio comanda, vuol dire che quel comando è giusto! Abramo non valicò con le riflessioni i limiti della fede. Le riflessioni hanno solo l'effetto di far trasgredire i limiti, dice Kierkegaard. Ma Abramo, il Padre della Fede, rimase nella Fede lungi dai limiti, da quei confini in cui la fede svanisce nella riflessione" (Soren Kierkegaard, ''[[Timore e tremore]]'', a cura di [[Cornelio Fabro]], BUR, Milano 2009, pp. 11-12.</ref>.
{{Citazione|Nel deserto...non avevano messo in pratica le mie norme e avevano disprezzato le mie leggi, avevano profanato i miei sabati e i loro occhi erano sempre rivolti agli idoli dei loro padri. Allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere. Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore.|Yahweh in Ezechiele capitolo 20 versetti 2523,26}}
 
LaVi Bibbia,sono intuttavia genere,due condannaepisodi inarrativi [[sacrificiosconcertanti. umano|sacrificiNel umani]]<ref>''[[Libroprimo Yahweh richiede ad Abramo di Geremiaoffrire in olocausto [[Isacco]]'',. {{passoIl biblico|Geremia|19.5}},seguito {{passodel biblico|Geremia|7.31}};racconto ''[[Libro deimodo Salmi]]'',ad {{passoAbramo biblico|Salmi|106.35-38}},di ''[[Libromostrare la sua disponibilità ad obbedire a qualunque dettato divino e a Yahweh di Isaia]]'mostrare che in realtà l',{{passoofferta biblico|Isaia|57.5-21}}</ref>di un sacrificio umano non gli era affatto gradita. LaIl richiestaracconto, cheperciò, Yahwehutilizza fail adpossibile Abramosacrificio di offrireIsacco, inil olocaustofiglio [[Isacco]]della sottolineapromessa l'obbligatorietànato deldopo dettato25 divinoanni indi tuttiattesa, iquando casiAbramo era ormai centenario, perchécome nestrumento èper implicatadimostrare la fede incrollabile di Abramo, che, infatti, viene considerato "il padre dei credenti" in tutte le religioni abramitiche. Il filosofo cristianodanese [[SorenSøren Kierkegaard]], in ''[[Timore e tremore]]''<ref>''Frygt og Baeven'' [Johannes de Silentio], 1843), tr. [[Franco Fortini]] e K. M. Guldbrandsen, Edizioni di Comunità, Milano 1948; altra ed. tr. [[Cornelio Fabro]], Rizzoli, Milano 1972, ISBN 978-88-17-16562-4.</ref> ([[1843]]), osserva che l'etica religiosa di AbraamoAbramo, superiore a qualsiasi altro tipo di "etica", è pronta ad "ubbidire" in tutti i casi, anche i più estremi.<ref group=Nota>"Abramo è pronto ad ubbidire, non invoca contro il cielo per il comando di Dio apparentemente crudele. Dio gli ha permesso di avere quel figlio miracolosamente da sua moglie sterile, Dio può chiedergli qualsiasi cosa, anche di sopprimerlo in Suo sacrificio. Abramo ha fede anzi è ''l'eroe della fede''. Proprio in questo consiste l'ubbidienza, ubbidire subito e incondizionatamente, all'ultimo momento. Abramo non riflette, ubbidisce. Se Dio comanda, vuol dire che quel comando è giusto! Abramo non valicò con le riflessioni i limiti della fede. Le riflessioni hanno solo l'effetto di far trasgredire i limiti, dice Kierkegaard. Ma Abramo, il Padre della Fede, rimase nella Fede lungi dai limiti, da quei confini in cui la fede svanisce nella riflessione" (Soren Kierkegaard, ''[[Timore e tremore]]'', a cura di [[Cornelio Fabro]], BUR, Milano 2009, pp. 11-12.</ref>.
Il racconto del sacrificio della figlia di [[Iefte]]<ref>''[[Libro dei Giudici]]'', {{passo biblico|Giudici|11}}.</ref> non presenta condanne esplicite<ref>C. Grottanelli, cit., p. 20.</ref>. Mentre la tradizione ebraica e altri studiosi<ref>[http://www.newadvent.org/cathen/08333b.htm Jephte (Iefte) in The Catholic Encyclopedia]</ref> ipotizzano che quello della figlia di Iefte fu un vero sacrificio umano, altri teologi, accademici e biblisti, lo escudono<ref>Il teologo e studioso biblico [[Adam Clarke]] nel suo Commentario del libro biblico di Giudici sostiene che non ci fu nessun sacrificio umano proprio perché erano le stesse precise leggi di Dio date ad Israele a vietarlo. Dopo aver esaminato i diversi tipi di sacrifici compiuti in quel tempo, umani per i pagani, ed animali per gli israeliti, in una sua opera, elenca tutte le ragioni perché il sacrificio umano della figlia di iefte era impensabile (vedi la voce [[Iefte]])</ref><ref>[http://www.godrules.net/library/clarke/clarkejud11.htm ''Commentario biblico di Adam Clark'': Giudici capitolo XI]</ref><ref>[[Fulcran Vigouroux]] nella suo ''[[Dictionnaire de la Bible]]'' sostiene che il voto di Iefte non riguardava il sacrifico umano della figlia.</ref><ref>La fede basata sulla conoscenza dei propositi di Dio, viene messa in risalto, secondo Ethelbert William Bullinger, anche da ciò che scrive l'apostolo Paolo su di lui in Ebrei capitolo 11 dove Iefte è considerato esempio di fede : "Che avrebbe sacrificato sua figlia, e che Dio non avrebbe reprobo con una sola parola di disapprovazione un sacrificio umano è una teoria incredibile ed inaccettabile. E solo una umana interpretazione, su cui i Teologi hanno differito in tutte le età, e la quale non è mai stata raggiunta con un esame accurato del testo"</ref><ref>Il filosofo, grammatico e commentatore biblico ebreo Rabbi [[David Kimhi]]Radak sostiene che non ci fu nessun voto di sacrificio letterale</ref><ref>[http://www.chabad.org/library/article_cdo/aid/111880/jewish/Rabbi-David-Kimchi-RaDaK.htm Su David Kimhi 1]</ref><ref>[http://www.ou.org/about/judaism/rabbis/radak.htm su David Kihmi 2]</ref><ref>[http://emet9.org/greatest_David_Kimchi%20RADAK.html su David Kihmi 3]</ref>. Ad esempio il biblista, teologo ed accademico [[Ethelbert William Bullinger]] asserisce: "Possiamo concludere dall'intero volume delle Scritture, come pure dai Salmi 106:35-38, Isaia 57:5 ecc. che il sacrificio umano era un'abominazione agli occhi di Dio; e non possiamo immaginare che Dio l'avrebbe accettato, o che Iefte avrebbe offerto, sangue umano. Sostenere questa idea è una diffamazione su Jehovah come pure su Iefte"<ref>''Great cloud of witnesses in Hebrews 11'', Kregel Publications, 1979, pp. 324-331.</ref><ref>{{en}} [[Ethelbert William Bullinger]], ''[http://www.jba.gr/Articles/jbadec06b.htm Did Jephthah really sacrifice his daughter ? An analysis of Judges 11:31]''.</ref>.
 
Il secondo racconto sconcertante è quello del sacrificio della [[figlia di [[Iefte]]<ref>''[[Libro dei Giudici]]'', {{Cita passo biblico|Giudici|11}}.</ref>, nondi presentacui condannemanca espliciteuna condanna esplicita.<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 20}}.</ref>. MentreBuona laparte della tradizione ebraica e altri studiosicristiana<ref>[http://www.newadvent.org/cathen/08333b.htm Jephte (Iefte) in The Catholic Encyclopedia]</ref> ipotizzanoipotizza che quello della figlia di Iefte fusia stato un vero sacrificio umano, altripresentato teologidalla Bibbia in tutto il suo orrore, accademicicome conseguenza del fare voti avventati.<ref group=Nota>La Bibbia non tace altre azioni condannabili di Iefte, fra cui la sua vita da avventuriero e l'uccisione di 32000 Efraimiti, ma neppure afferma esplicitamente la sorte di sua figlia. Lascia al lettore di valutare luci e ombre di Iefte proprio perché la Bibbia non è né una cronaca storica né un testo apologetico.</ref> Altri teologi e biblisti, invece, lo escudonoescludono<ref group="Nota">Il teologo e studioso biblico [[Adam Clarke]] (1762-1832) nel suo Commentario del libro biblico di Giudici sostiene che non ci fu nessun sacrificio umano proprio perché erano le stesse precise leggi di Dio date ad Israele a vietarlo. Dopo aver esaminato i diversi tipi di sacrifici compiuti in quel tempo, umani per i pagani, ed animali per gli israeliti, in una sua opera, elenca tutte le ragioni perché il sacrificio umano della figlia di iefteIefte era impensabile (vedi la voce [[Iefte]])</ref><ref>[http://www.godrules.net/library/clarke/clarkejud11.htm ''Commentario biblico di Adam Clark'': Giudici capitolo XI]</ref><ref group="Nota">[[Fulcran Vigouroux]] nellanel suo ''[[Dictionnaire de la Bible]]'' (1891-1912) sostiene che il voto di Iefte non riguardava il sacrifico umano della figlia.</ref><ref group=Nota>La fede basata sulla conoscenza dei propositi di Dio, viene messa in risalto, secondo [[Ethelbert William Bullinger|Bullinger]], anche da ciò che scrive l'apostolo Paolo su di lui in Ebrei capitolo 11, dove Iefte è considerato esempio di fede : "Che avrebbe sacrificato sua figlia, e che Dio non avrebbe reproborimproverato con una sola parola di disapprovazione un sacrificio umano è una teoria incredibile ed inaccettabile. EÉ solo una umana interpretazione, su cui i Teologiteologi hanno differito in tutte le età, e la quale non è mai stata raggiunta con un esame accurato del testo."</ref><ref group=Nota>Il filosofo, grammatico e commentatore biblico ebreo Rabbi [[David Kimhi]] Radak sostiene che non ci fu nessun voto di sacrificio letterale</ref><ref>[{{Cita web|url=http://www.chabad.org/library/article_cdo/aid/111880/jewish/Rabbi-David-Kimchi-RaDaK.htm Su|titolo=Rabbi David KimhiKimchi 1]- RaDaK - (4920-4995; 1160-1235)|lingua=en|accesso=2017-10-14}}</ref><ref>[https://web.archive.org/web/20131113231338/http://www.ou.org/about/judaism/rabbis/radak.htm su David Kihmi 2]< {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20050302111108/ref><ref>[http://emet9www.ou.org/greatest_David_Kimchi%20RADAKabout/judaism/rabbis/radak.htmlhtm su|data=2 Davidmarzo Kihmi2005 3]}}</ref>. Ad esempio il biblista, e teologo ed accademico [[Ethelbert William Bullinger|Bullinger]] asserisce: "Possiamo concludere dall'intero volume delle Scritture, come pure dai Salmi 106:35-38, Isaia 57:5 ecc. che il sacrificio umano era un'abominazione agli occhi di Dio; e non possiamo immaginare che Dio l'avrebbe accettato, o che Iefte avrebbe offerto, sangue umano. Sostenere questa idea è una diffamazione su Jehovah come pure su Iefte".<ref>''Great cloud of witnesses in Hebrews 11'', Kregel Publications, 1979, pp. 324-331.</ref><ref>{{en}} [[Ethelbert William Bullinger]], ''[http://www.jba.gr/Articles/jbadec06b.htm Did Jephthah really sacrifice his daughter ? An analysis of Judges 11:31]''.</ref>.
Questo però contrasta con quanto Yahweh stesso dichiara ad Ezechiele in 20-25,26:
 
{{Citazione|Allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere. Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore.|Yahweh in Ezechiele capitolo 20 versetti 25,26}}
===L'anatema===
{{vedi anche|Cherem}}
Una pratica spesso descritta nella ''Bibbia'' è il ''ḥerem'' ("anatema")<ref>Si veda, ad esempio, il ''Primo libro di Samuele'', {{Cita passo biblico|1Samuele|15}}.</ref>: il popolo combattente votava alla distruzione il nemico e ciò valeva tanto per le persone quanto per i beni (inclusi gli animali). È evidente che questa pratica entrava in qualche modo in conflitto con quella sacrificale, in quanto gli animali catturati al nemico e distrutti per il ''ḥerem'' non potevano essere sacrificati a Yahweh.<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., p2007|pp. 20-21}}.</ref>
 
===I sacerdoti===
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I Leviti sono descritti, nel testo biblico, come una tribù senza territorio: "il loro territorio [...] è appunto il servizio sacerdotale, dal quale traggono il proprio sostentamento"<ref>C. Grottanelli, cit., p. 21.</ref>. La presenza della radice ''mlk'' ("re") nel nome di diversi sacerdoti (e lo stesso vale per Melchisedec) ha fatto pensare ad un legame speciale fra l'istituto sacerdotale e quello monarchico.
 
Se l'ipotesi di una redazione dei testi canonici in età post-esilica è valida, è possibile leggere molti dei passi biblici relativi ai conflitti interni alla casta sacerdotale in funzione delle rivalità che si svilupparono al rientro ([[538 a.C.]]) dall'[[esilio babilonese]], deciso e messo in opera da Nabucodonosor II nel [[587 a.C.]] Il sacerdozio degli esiliati si reputava discendente di [[SadoqZadok (sommo sacerdote)|Sadoc]], il sacerdote che nel ''Primo libro dei Re'' ({{passo biblico|1Re|2.35|libro=no}}) prende il posto di [[Abiatar]]. Il sacerdozio palatino, invece, quello che avevo seguito le alterne sorti della monarchia "suddita" dei [[Babilonesi]]<ref group=Nota>Non è chiaro quando il davidico [[YehoyakinIoiachin]], salito al trono nel 599 a.C., abbiae potutoin tornare dall'esilio (in cui si trovava fin dal 587), edabbia potuto esercitare la funzione di "re vassallo" (''sharru'' in [[lingua accadica|accadico]], ''naṡi<nowiki>'</nowiki>'' in [[lingua ebraica|ebraico]]) dei Babilonesi: è possibile che ciò accadesse solo nel [[561 a.C.|561]], quando il trono passò nelle mani di [[Awil-Marduk]]. Cfr. P. Sacchi, cit., p. 55-56.</ref>, rivendicava una discendenza da [[Aronne]] per altra via. La vittoria dovette essere dei sadociti: come tali vengono identificati i sommi sacerdoti del Secondo Tempio. In questa luce potrebbe spiegarsi il racconto del peccato di Aronne (''Esodo'', {{passo biblico|Esodo|32.1-6|libro=no}}), assimilabile ai vitelli d'oro che [[Geroboamo]] porrà a Bethel e Dan (''Primo libro dei Re'', {{passo biblico|1Re|12.26-30|libro=no}}).
 
La maggioranza dei biblisti è convinta che "la competenza specifica dei sacerdoti ebraici descritti dalla Bibbia non è tanto il sacrificio quanto la [[divinazione]]"<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 22}}.</ref>. Si è già detto del fatto che, nel ''Genesi'', i patriarchi gestiscono in proprio il sacrificio, anche in assenza di sacerdoti (quelli yahwisti ovviamente mancano nel ''Genesi'').
 
Per la divinazione, i sacerdoti si servivano di oggetti conservati in un pettorale dell{{'}}''[[efod]]'': tale [[cleromanzia]] si svolgeva come domanda di fronte a due alternative. All'una e all'altra alternativa erano associati degli oggetti, detti [[Urim e Tummim|''urim'' e ''tummim'']]. Questa forma di divinazione è già scomparsa nelle narrazioni bibliche che si riferiscono ai tempi di Davide e l'interrogazione della volontà divina passa interamente ai profeti<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|pp. 22-23}}.</ref>.
 
La funzione dei sacerdoti in epoca arcaica è, dunque, di difficile interpretazione. Altrettanto difficile risulta comprendere il rapporto fra i sacerdoti e la ''Torah'', che in alcuni passi è intesa non tanto come testo sacro, ma piuttosto come "istruzione", "insegnamento" e in certi passi addirittura come "pratica divinatoria" (anche l'etimologia del termine indirizza verso questa conclusione)<ref name="C. Grottanelli, cit., p. 23">C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 23}}.</ref>.
 
===I santuari===
[[File:Ajrud.jpg|thumb|Iconografia della giara di [[Kuntillet Ajrud]], con tre figure antropomorfiche e l'iscrizione "Yahweh [...] e la sua ''[[asherah (palo sacro)|asherah]]''"]]
[[File:Zeus Yahweh.jpg|thumb|[[Dracma]] di [[Yehud Medinata]] del [[IV secolo a.C.]] rinvenuta a [[Gaza]]. Le lettere YHW (''Yahu'') sono incise sopra il volatile(?) che il dio tiene in mano. Egli è a petto nudo, indossa un [[himation]] e siede su di una ruota alata. Questa potrebbe essere l'unica raffigurazione di Yahweh che sia mai esistita.]]
Mentre i testi apodittici (cioè i testi biblici che regolano la condotta degli Ebrei in rapporto alla vita comunitaria e al dio nazionale) identificano il luogo santo con la sola [[Arca dell'Alleanza]], quelli storici, dalla ''Genesi'' in poi, parlano di [[santuario|santuari]] veri e propri. Il termine ''bet'' ([[ב]], "casa") indicava l'area sacra piuttosto che il [[sacello]] in quanto costruzione, mentre sono quasi assenti riferimenti a simulacri o rappresentazioni figurative, se non in relazione a santuari non israeliti. Nella Bibbia si parla poi spesso di stele (''maṣṣ<sup>e</sup>bot''). La ''bamah'' ("alto luogo") è talvolta<ref>''[[Primo libro dei Re]]'', {{Cita passo biblico|1Re|3.2-3; 22.44}}; ''Secondo libro dei Re'', {{Cita passo biblico|2Re|12.4; 14.4; 15.4,35}}</ref> connotata negativamente.<ref name="C. Grottanelli, cit., p. 23"/> Si trattava, secondo Vaughan<ref>Patrick H. Vaughan, ''[httphttps://books.google.it/books?id=vBg9AAAAIAAJ&printsec=frontcover&dq=the+meaning+of+bamah+vaughan&source=bl&ots=eZ1KfBHROs&sig=2GZkZrF2I_3jqNHterrjModrmZU&hl=it&ei=K2r9TLOTPM_B8QPGj82JDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CBcQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false The meaning of 'bāmâ' in the Old Testament]'', 1972, citato in C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 24}}.</ref>, di un imponente altare monumentale, ma, al di là di questa interpretazione, il contesto resta oscuro. Quanto alla '''asherah'', poteva trattarsi di un oggetto ligneo, dato che in molti punti della Bibbia si dice che viene bruciato.
 
Per quanto vi sia nella Bibbia in generale abbondanza di riferimenti ai santuari, ogni libro ha il suo "sistema" e connota con autonomia l'uno o l'altro positivamente o negativamente, così come ne giudica l'autorevolezza e l'antichità. Così, da una parte, il mito legato al [[Giacobbe#Il sogno della scala di Giacobbe|sogno di Giacobbe]]<ref>''Genesi'', {{Cita passo biblico|Gn|28.11-22; 35.6-7}}.</ref> e alla costruzione dell'altare (in quel luogo che Giacobbe chiamerà El-Bethel, "il dio di Bethel") è assolutamente positivo, in quanto fondante l'idea stessa di santuario ebraico. Ma già quando di Bethel si parla in relazione alla coppia di santuari di [[Geroboamo]] (Dan e, appunto, Bethel) lo si fa in modo negativo<ref>''Primo libro dei Re'',{{Cita passo biblico|1Re|12}}.</ref>, mentre in altri punti della Bibbia i giudizi sono discordanti. Per Dan, invece, il ''Libro dei Giudici''<ref>{{Cita passo biblico|Giudici|17-18}}.</ref> conferma la condanna, legando il santuario ad un ''ephod'' d'argento rubato e rifuso.<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 24}}.</ref>
 
Complessivamente, solo due sembrano i luoghi assolutamente corretti per il culto: l'Arca stessa e il tempio fatto costruire da Salomone. È poi significativo che la costruzione del tempio suggelli il passaggio da un'epoca turbolenta (segnata dall'esodo, dalla conquista della terra, dal governo dei Giudici) ad una più stabile e pacifica. Il senso di questo passaggio è rafforzato dal fatto che a costruire il tempio non sia Davide ma il figlio Salomone (''šalom'', "pace").<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., p2007|pp. 25-26}}.</ref>
 
===L'aldilà===
{{vedi anche|Sheol}}
È stato ipotizzato che la quasi assenza di riferimenti a [[riti funebri]] nella Bibbia possa essere dovuta ad una presa di distanza da una tradizione religiosa in cui aveva invece forte peso il culto dei morti (particolarmente dei re). I libri apodittici di fatto non prescrivono alcunché intorno ai riti di sepoltura. Pure, esiste un immaginario biblico relativo alla morte, così come si può ricavarlo dai racconti di funerali di patriarchi e re o dai ''[[Salmi]]'' (in cui abbondano i riferimenti all'oltretomba). Secondo Brichto (1973), i riti funebri degli antichi Ebrei si fondavano sul rapporto tra possesso della terra da parte dei discendenti e memoria che costoro hanno del defunto. La terra garantisce la continuità del sangue: la memoria dei discendenti garantisce attraverso i riti la sorte del defunto. Mancanza di discendenti e conseguente cessazione dei riti, ma anche lo sradicamento dei gruppi familiari, determinano un peggioramento della condizione del defunto.<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 28}}.</ref>
 
Resta comunque vero, come afferma Podella (1987), che il panorama che dell'aldilà offre la Bibbia è il meno ricco tra quelli delle altre culture del [[Vicino Oriente antico]]. Il mondo dell'aldilà è indicato con il termine ''š<sup>e</sup>'ol'', un luogo oscuro, una sorta di prigione sotterranea. In certi casi, certi simbolismi si appoggiano sulla personificazione della morte, come nota Tromp (1969). A dispetto dell'importanza dei riti funebri, non si evince l'esistenza di una "ideologia della ricompensa": non c'è insomma un rapporto esplicito tra condotta terrena e sorte nell'oltretomba.<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 29}}.</ref>
 
==Yahweh e la monarchia==
Nel corso della storia dei due regni, in rari momenti, il culto di Yahweh godette del favore dei monarchi, con tentativi di riforma in direzione yahwista, anche se sempre su incitazione di figure estranee alla monarchia, in particolare dei profeti. Tre sono gli episodi più significativi, riferibili ai seguenti re:
* [[Iehu]], [[Regno di Israele|re di Israele]] ([[842 a.C.|842]]-[[815 a.C.]]) in ''[[Secondo libro dei Re]]'', {{passo biblico|2Re|9-10|libro=no}} che spodestò [[Ioram (re d'Israele)|Iehoram]] ([[849 a.C.|849]]-[[842 a.C.]]): il racconto biblico lega l'iniziativa di Iehu all'intransigenza del profeta [[Elia]] e al discepolo di questi, [[Eliseo (Bibbia)|Eliseo]].
* [[Ezechia]], [[re di Giuda]] ([[715 a.C.|715]]-[[686 a.C.]] circa<ref>''[[Secondo libro dei Re]]'', {{Cita passo biblico|2Re|18}} e ''[[Libri delle Cronache|Secondo libro delle Cronache]]'', {{Cita passo biblico|2Cronache|29-31}}</ref>).
* [[Giosia]], re di Giuda ([[640 a.C.|640]]-[[609 a.C.]]) e la sua riforma, la cui portata è comunque oggetto di dibattito tra gli storici.
 
==Il riduzionismo critico==
La ricostruzione del culto di Yahweh non può non partire dal testo biblico. Gli studi sono stati spesso latori di una "riduzione", sensibile alle istanze di una religiosità ormai fortemente connotata in termini yahwisti, con l'accentuazione di un monoteismo che neppure la stessa Bibbia sembra provare. È al contrario nell'ottica della sconfessione del patto in favore di altre divinità (come [[Astarte]], Baal o [[Asherah]]) o l'adozione da parte del popolo ebreo di pratiche ritenute "negative" dalla religione codificata posteriormente, come la [[necromanzia]], che va letto il ribadirsi costante del ''[[Alleanza (Bibbia)|b<sup>e</sup>rit]]'' (cioè, l'alleanza tra Yahweh e il suo popolo) a fronte di un rapporto tanto tormentato<ref name=grottanelli7-8/>.
 
Un altro aspetto di questa riduzione da parte della critica consiste nell'appiattimento della fede ebraica nei termini di un quadro unitario che scritti così eterogenei come quelli biblici non possono offrire. Se è impossibile sperare di ricostruire le caratteristiche storiche del culto dei [[Patriarca (ebraismo)|patriarchi]] (e anzi nella loro storicità "nemmeno gli studiosi più tradizionalisti credono più"<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., 2007|p. 9}}.</ref>), è almeno possibile rievocare quelle dell'età monarchica ([[1000 a.C.]] circa). Oltre al dato del racconto biblico, la figura di Yahweh e il suo rapporto con gli Ebrei va rivisto alla luce di nuovi dati archeologici e epigrafici, anche relativamente alla datazione dei testi biblici.<ref>C. {{Cita|Grottanelli, cit., p2007|pp. 14-15}}.</ref>
 
== Note ==
{{<references|2}} group="Nota"/>
 
=== Riferimenti ===
<references/>
 
==Bibliografia==
* {{Cita libro|cognome = Betz|nome= Arnold Gottfried|capitolo = Monotheism|curatore=David Noel Freedman|curatore2= Allen C. Myer|titolo= Eerdmans Dictionary of the Bible|editore= Eerdmans|anno = 2000|url = https://books.google.com/books?id=qRtUqxkB7wkC&pg=PA917#v=onepage&q=bible%20monotheism%20Betz&f=false|isbn = 9053565035|cid = Betz 2000}}
*Cristiano Grottanelli, «La religione di Israele prima dell'Esilio», in ''Ebraismo'', ed. Laterza, Roma-Bari, 2007, ISBN 978-88-420-8366-5.
*Paolo Sacchi, «Il Giudaismo del Secondo Tempio», in ''Ebraismo'', ed. cit.
 
* {{cita libro|cognome = Niehr|nome = Herbert|capitolo = The Rise of YHWH in Judahite and Israelite Religion|curatore = Diana Vikander Edelman|titolo = The Triumph of Elohim: From Yahwisms to Judaisms|editore= Peeters Publishers|anno = 1995|url = https://books.google.com/?id=bua2dMa9fJ4C|isbn = 9053565035|cid=Niehr 1995}}
== Bibliografia in altre lingue ==
* {{Cita testo|lingua=fr}} |autore=Didler Fontane, ''|titolo=Le nom divin dans le Nouvean Testament'',|editore= L'Harmattan, Paris |città=Parigi|anno=2007}}
* {{Cita testo|lingua=en}} |autore=Gerard Gertroux, ''|titolo=The name of God Y.eh.oW.ah wichwhich is I_Eh_oU_Ah : Its Story'', |editore=University Press of America, Boston Way, |città=Lanham, Maryland<br />|anno=2002}}
{{fr}} Didler Fontane, ''Le nom divin dans le Nouvean Testament'', L'Harmattan, Paris 2007
* {{Cita testo|autore=Cristiano Grottanelli, «|capitolo=La religione di Israele prima dell'Esilio», in ''|titolo=Ebraismo'', ed. |editore=Laterza, |città=Roma-Bari, |anno=2007, |ISBN =978-88-420-8366-5.|cid=Grottanelli 2007}}
* {{Cita testo|autore=Paolo Sacchi|capitolo=Il Giudaismo del Secondo Tempio|titolo=Ebraismo|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2007|ISBN=978-88-420-8366-5}}
* {{cita libro|autore = [[Mark S. Smith]]|anno = 2002|titolo = The Early History of God: Yahweh and the Other Deities in Ancient Israel|editore= Eerdmans|url = https://books.google.com/?id=1yM3AuBh4AsC|edizione = 2nd|isbn = 9780802839725|cid = Smith 2002|lingua=en}}
 
==Voci correlate==
{{div col}}
* [[Alleanza (Bibbia)]]
* [[Archeologia biblica]]
* [[Dio (ebraismo)]]
* [[Divinità della guerra]]
* [[Elohim]]
* [[House of Yahweh]]
* [[Kuntillet Ajrud]]
* [[Nazireato]]
* [[Nome ed epiteti di Gesù]]
* [[Nomi di Dio nel Corano]]
* [[Nomi di Dio nella Bibbia]]
* [[Shasu]]
* [[Tetragramma biblico]]
* [[Vicino Oriente antico]]
{{div col end}}
 
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