Vittoriano: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|il nome proprio di persona|Vittoriano (nome)}}
{{Edificio civile
|nome edificio = VittorianoMonumento nazionale<br />a Vittorio Emanuele II
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}}Il '''Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II''', meglio conosciuto con il nome di '''Vittoriano''' o '''Altare della Patria'''<ref name=DeLuca>Pasquale De Luca, ''La Primavera della Patria, edizione speciale de "La Patria degli Italiani", Buenos Aires 1911</ref><ref>Guida rossa del TCI, volume ''Roma'', edizione del 2004 (pagina 200)</ref>, è un [[monumento nazionale]] situato a [[Roma]], sul [[Campidoglio]], opera dell'architetto [[Giuseppe Sacconi]]. È uno dei [[simboli patri italiani]].
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Il nome "Vittoriano" deriva da [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], primo [[Regno d'Italia (1861-1946)|Re d'Italia]]. Da quando, nel 1921, accolse le spoglie del [[Milite Ignoto#Il Milite Ignoto italiano|Milite Ignoto]], il monumento assunse una nuova valenza simbolica, e quello che era stato pensato inizialmente come monumento dinastico, divenne definitivamente una celebrazione dell'Italia unita e della sua libertà<ref>Romano Ugolini, ''Cento anni del Vittoriano 1911-2011. Atti della Giornata di studi'', Gangemi Editore spa4 giugno 2011 (pag. 22) consultabile su Google libri aprendo [http://books.google.it/books?id=qXfotzVwjfoC&printsec=frontcover&dq=vittoriano&hl=it&sa=X&ei=IZ--U-r1H6TQygOdtYKABw&ved=0CDQQuwUwBA#v=onepage&q=vittoriano&f=false questo collegamento]</ref>.
}}
Il '''Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II''' o (mole del) '''Vittoriano''', chiamato per [[sineddoche]] '''Altare della Patria''', è un [[Monumenti nazionali (Italia)|monumento nazionale]] italiano situato a [[Roma]], in [[piazza Venezia]], sul versante settentrionale del [[Campidoglio|colle del Campidoglio]]; è opera dell'architetto [[Giuseppe Sacconi]]. È situato al centro della [[Roma (città antica)|Roma antica]] e collegato a quella moderna grazie a strade che si dipartono a raggiera da piazza Venezia.
 
La sua costruzione iniziò nel 1885 e i lavori si conclusero nel 1935; tuttavia, già nel 1911, il monumento fu inaugurato ufficialmente e aperto al pubblico in occasione delle celebrazioni del [[cinquantenario dell'Unità d'Italia]]. Da un punto di vista architettonico è stato pensato come un moderno [[Foro (urbanistica)|foro]], un'[[agorà]] su tre livelli collegati da scalinate e sovrastati da un [[portico]] caratterizzato da un [[colonnato]].
L'idea di base del Sacconi, d'altra parte, era proprio questa: rappresentare allegoricamente, ma anche geograficamente, tutta l'Italia, per mezzo di raffigurazioni simboliche<ref>[http://www.romaspqr.it/roma/Altri%20Monumenti/Vittoriano.htm Sito SPQR]</ref>. Basti pensare ai gruppi scultorei del ''Pensiero'', dell<nowiki>'</nowiki>''Azione'', della ''Concordia'', della ''Forza'', del ''Diritto'', ai bassorilievi del ''Lavoro che edifica e feconda'', dell<nowiki>'</nowiki>''Amor Patrio che combatte e che vince'', alle fontane dell<nowiki>'</nowiki>''Adriatico'' e del ''Tirreno'', alle statue delle ''Regioni d'Italia'', ai mosaici della ''Fede'', della ''Sapienza'', della ''Pace'' e soprattutto alle quadrighe dell'''Unità della Patria'' e della ''Libertà dei cittadini''. L'unica raffigurazione non simbolica è la statua di Vittorio Emanuele.
 
Ha un grande valore rappresentativo, essendo [[Opere architettoniche e artistiche del Vittoriano|architettonicamente e artisticamente incentrato]] sul [[Risorgimento]], il complesso processo di [[unità nazionale]] e liberazione dalla dominazione straniera portato a compimento sotto il regno di [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], cui il monumento è dedicato: per tale motivo il Vittoriano è considerato uno dei [[simboli patri italiani]]. Il Vittoriano racchiude l'Altare della Patria, dapprima un'[[Altare|ara]] della [[Roma (divinità)|dea Roma]] e poi, dal 1921, anche [[sacello]] del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]]. Poiché questo elemento è percepito come il centro emblematico dell'edificio, l'intero monumento è spesso chiamato Altare della Patria.
Il Vittoriano non è mai stato solo un monumento da contemplare, ma da sempre è anche teatro di importanti momenti celebrativi; ciò ha accentuato il suo ruolo di simbolo di identità nazionale<ref name=Almanacco>Maurizio Ridolfi ''Almanacco della Repubblica: storia d'Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane'', Pearson Italia S.p.a., 2003 (pagina 169). Consultabile aprendo [http://books.google.it/books?id=MuTF4BEaChYC&pg=PA169&dq=altare+della+patria&hl=it&sa=X&ei=qqC-U9PyEOj-ygPe84LwBw&ved=0CDwQuwUwAg#v=onepage&q=altare%20della%20patria&f=false questo collegamento]</ref><ref>[http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/vittoriano/Vittoriano_home-a.htm Sito del Quirinale - I simboli della Repubblica]</ref>. Si pensi alla grandiosa manifestazione del 2 novembre 1915 in ricordo dei caduti di guerra e, per arrivare ai tempi recenti, alle parole del presidente [[Carlo Azelio Ciampi|Ciampi]] che, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico che qui si svolse, affermò: ''Questo monumento sta vivendo una seconda giovinezza. Lo riscopriamo simbolo dell'eredità di valori che le generazioni del Risorgimento ci hanno affidato. Le fondamenta di questi valori sono qui incise nel marmo: l'unità della Patria, la libertà dei cittadini''<ref>[http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=22985 Sito del Quirinale, discorso del 2003]</ref>. Il presidente si riferiva ai soggetti delle quadrighe di coronamento poste sopra ai due propilei.
 
Fin dalla sua inaugurazione fu teatro di importanti momenti celebrativi. Ciò ha accentuato il suo ruolo di simbolo dell'identità nazionale. Le celebrazioni più importanti che hanno luogo al Vittoriano si svolgono annualmente in occasione dell'[[Anniversario della liberazione d'Italia]] (25 aprile), della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno) e della [[Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate]] (4 novembre), durante le quali il [[Presidente della Repubblica Italiana]] e le [[Ordine delle cariche della Repubblica Italiana|massime cariche dello Stato]] rendono omaggio al sacello del Milite Ignoto deponendovi una [[Corona trionfale|corona d'alloro]] in memoria dei caduti e dei dispersi italiani nelle guerre.
Il monumento è proprietà del [[Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo|Ministero dei Beni Culturali]] ed è gestito, dal dicembre 2014, dal [[Polo Museale del Lazio]].
 
Il monumento ha un'ampia valenza simbolica, rappresentando – grazie al richiamo della figura di Vittorio Emanuele II e alla realizzazione dell'Altare della Patria – un tempio laico dedicato metaforicamente all'Italia libera e unita, e celebrando – in virtù della tumulazione del Milite – il sacrificio per la patria e per gli ideali connessi.
== Il nome ==
[[File:Book mentioning Altare della Patria in 1911.jpg|thumb|upright=1.8|Volume del 1911, nel [[cinquantenario dell'Unità d'Italia]], in cui il Monumento è già chiamato "Altare della Patria"]]
 
Dal 2020, insieme a [[Palazzo Venezia]], è gestito dal VIVE, istituto museale di rilevante interesse generale del [[Ministero della cultura]].<ref>{{cita web|url= https://vive.cultura.gov.it/it/chi-siamo|titolo=VIVE Chi siamo}}</ref>
Sin dall'epoca della sua inaugurazione il Monumento, chiamato ufficialmente "Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II", era indicato anche con due sinonimi: "Vittoriano" ed "Altare della Patria"<ref name=DeLuca/>, che allora come oggi sono i nomi più usati per l'edificio. Dal 1921, quando il [[Milite Ignoto]] fu tumulato sotto la statua della [[dea Roma]], l'idea che il Vittoriano sia l'"Altare della Patria" si è rafforzata e nello stesso tempo l'espressione ha cominciato ad indicare non solo tutto il monumento, ma anche il luogo della sepoltura del soldato simbolo di tutti i caduti della [[Prima guerra mondiale]]; per [[metonimia]] l'espressione indica ancor oggi l'intera costruzione.
 
== Storia ==
{{vedi anche|Storia del Vittoriano}}
=== Il progetto ===
=== Le premesse ===
Alla morte di [[Vittorio Emanuele II]], nel [[1878]], fu deciso di innalzare un monumento che celebrasse il Padre della Patria e con lui l'intera [[Risorgimento|stagione risorgimentale]]. Nel [[1880]] fu bandito un primo concorso internazionale, vinto dal francese [[Henri-Paul Nénot]], al quale però non fece seguito una fase attuativa del progetto, anche perché nel bando era stata lasciata completamente libera la tipologia del monumento e non si erano date indicazioni sulla localizzazione, cosa che aveva portato a un fiorire di proposte inattuabili o inaccettabili; il primo posto assegnato ad un francese, poi, aveva innescato una serie di polemiche.
[[File:VictorEmmanuel2.jpg|thumb|upright|Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re dell'Italia unita, a cui è dedicato il Vittoriano]]
Dopo la morte di [[Vittorio Emanuele II di Savoia]], avvenuta il 9 gennaio 1878, furono molte le iniziative destinate a innalzare un monumento permanente che celebrasse il primo [[Re d'Italia|re dell'Italia unita]], artefice del [[Proclamazione del Regno d'Italia|processo di unificazione]] e della liberazione dalla dominazione straniera. Per questo motivo, Vittorio Emanuele è indicato dalla storiografia come uno dei quattro "[[Pater Patriae#Italia|Padri della Patria]]" insieme a [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], per la sua opera politica e diplomatica, a [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]], per le sue azioni militari, e a [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], il cui pensiero ha illuminato la mente e le azioni dei patrioti italiani. L'obiettivo era quindi quello di commemorare l'intera [[Risorgimento|stagione risorgimentale]] tramite uno dei suoi protagonisti.<ref name=quirinale/><ref>{{Cita|Levi|p. 310}}.</ref>
 
Il 26 marzo 1878 il parlamentare [[Francesco Perroni Paladini]] depositò alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera]] un [[disegno di legge]] il cui obiettivo era quello di erigere un monumento permanente intitolato a Vittorio Emanuele II da costruire a [[Roma]]. Il 4 aprile il governo recepì questa indicazione nella persona di [[Giuseppe Zanardelli]], [[Ministri dell'interno del Regno d'Italia|ministro dell'interno]], che depositò in [[Consiglio dei ministri]] un disegno di legge con il medesimo obiettivo.<ref>{{Cita|Tobia|p. 23}}.</ref> La proposta di legge di Zanardelli fu approvata dal [[Parlamento del Regno d'Italia]] il 16 maggio 1878<ref name=Levi311>{{Cita|Levi|p. 311}}.</ref> con 211 voti favorevoli e 10 voti contrari.<ref>{{Cita|Coppola|p. 17}}.</ref>
[[File:Italien Rom Vittorio Emmanule Monument 1.JPG|thumb|upright=1.8|left|Vista laterale del Vittoriano]]
 
=== I due concorsi ===
Nel [[1882]] fu bandito un secondo concorso internazionale, precisando sia la localizzazione, sia delle indicazioni costruttive. Come si legge sullo stesso bando, il monumento doveva comprendere "''un complesso da erigere sull'altura settentrionale del [[Campidoglio]], in asse con la [[Via del Corso (Roma)|via del Corso]]; una statua equestre in bronzo del re; uno sfondo architettonico di almeno trenta metri di lunghezza e ventinove d'altezza, lasciato libero nella forma ma atto a coprire gli edifici retrostanti e la laterale [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]]''". I concorrenti ebbero un anno di tempo per consegnare il progetto. Le proposte presentate furono novantotto; inizialmente ne vennero selezionate tre: quelle del tedesco [[Bruno Schmitz]], di [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]] e di [[Giuseppe Sacconi]]. Tra queste la commissione reale votò all'unanimità quella di [[Giuseppe Sacconi]], giovane architetto marchigiano.
Il 13 settembre 1880 fu istituita la "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II",<ref name=Coppola18>{{Cita|Coppola|p. 18}}.</ref> che il 23 settembre successivo bandì un concorso internazionale a cui parteciparono 311 concorrenti.<ref>{{Cita|Levi|p. 312}}.</ref> I fondi pubblici destinati all'opera sarebbero stati pari a 8 milioni di [[Lira italiana|lire]], cui si sarebbe aggiunto il denaro raccolto da una sottoscrizione popolare aperta a tutti gli italiani, anche a quelli che si erano [[Emigrazione italiana|trasferiti all'estero]] tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.<ref>{{Cita|Tobia|p. 24}}.</ref> Il concorso fu vinto dal francese [[Henri-Paul Nénot]], ma a ciò non seguì alcuna fase attuativa del progetto.<ref name=Levi311/><ref>{{Cita|Tobia|pp. 27-31}}.</ref>
 
{{Doppia immagine|sinistra|Ettore Ferrari.jpg||Pio Piacentini.jpeg||Ettore Ferrari e Pio Piacentini, ispiratori del bando del secondo concorso del Vittoriano|larghezza totale=300}}
Il progetto di Sacconi si ispirava ai grandi santuari ellenistici, come l'[[Altare di Zeus|altare di Pergamo]]<ref>L'altare di Pergamo proprio in quegli anni veniva ricostruito a Berlino nel Pergamon Museum.</ref> e il [[Santuario della Fortuna Primigenia]] di [[Palestrina]]; il monumento fu ideato come un grande [[Forum (luogo)|foro]] aperto ai cittadini, in una sorta di piazza sopraelevata nel cuore della capitale, simbolo di un'Italia unita che si affiancava ai monumenti della Roma dei Cesari e dei Papi.
 
Fu deciso di non dare seguito al progetto per vari motivi. Sorsero infatti accese polemiche sul fatto che fosse stato scelto un progetto di uno straniero per un monumento rappresentante una figura di spicco della storia italiana. Inoltre venne contestato il fatto che l'idea di Nénot fosse, come scoperto solo in seguito, una versione lievemente aggiornata del suo precedente progetto per la nuova sede della [[Sorbona]], che aveva già realizzato nel 1877.<ref name=Tobia31>{{Cita|Tobia|p. 31}}.</ref> A questo si aggiunse la tensione dovuta al cosiddetto "[[schiaffo di Tunisi]]", ovvero all'[[Protettorato francese in Tunisia|occupazione francese della Tunisia]].<ref name=Levi313>{{Cita|Levi|p. 313}}.</ref><ref>{{Cita|Kostof|p. 57}}.</ref> Altro motivo che fece scartare il progetto di Nénot fu la troppa libertà concessa agli artisti nella scelta del luogo di edificazione e della tipologia del monumento da realizzare, linee guida che avevano portato a un fiorire di proposte architettoniche troppo differenti tra loro – in totale furono 293 i progetti depositati. Si andava da monumenti molto semplici, formati da [[Colonna|colonne monumentali]] e [[Statua equestre|statue equestri]], a edifici complessi e di grandi dimensioni.<ref name=difesa/>
Il progetto originario dell'opera (una delle più grandi realizzate nell'[[XIX secolo|Ottocento]]) prevedeva l'utilizzo del [[travertino]], pietra tradizionale negli edifici romani, ma il monumento venne poi realizzato in [[marmo botticino]], più facilmente modellabile e simile ai marmi bianchi che gli antichi romani usavano nelle costruzioni più rappresentative. La scelta di sostituire il travertino scelto dal Sacconi con il botticino ha generato molte polemiche, non ancora sopite: la pietra prende il nome dalla sua zona di estrazione, [[Botticino]], a nord-est di [[Brescia]].
 
Il parlamento diede quindi alla Commissione reale il mandato per bandire un secondo concorso, che stavolta avrebbe dovuto stabilire sia il luogo di edificazione sia le caratteristiche precise della costruzione. Nacque così un acceso dibattito relativamente alla scelta del luogo dove far sorgere il monumento: il colle del [[Campidoglio]]; la [[piazza di Termini]], al confine tra il [[centro storico di Roma]] e i rioni di più recente costruzione ("fra la vecchia e la nuova Roma", com'è riportato sui verbali della Commissione reale), o la vicina [[piazza Esedra]];<ref name=difesa/> o ancora [[piazza della Rotonda]], dove sarebbero sorti nuovi edifici monumentali accanto al [[Pantheon (Roma)|Pantheon]].<ref name=Coppola21/>
=== La costruzione ===
[[File:Sacconi.jpg|thumb|upright=0.7|Giuseppe Sacconi]]
 
Alcuni membri della Commissione reale, compreso lo stesso presidente [[Agostino Depretis|Depretis]] (che era anche [[Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|Presidente del Consiglio]]) erano rimasti favorevolmente colpiti dall'idea espressa nel progetto di [[Ettore Ferrari]] e [[Pio Piacentini]], secondo classificato nel precedente concorso: quella di costruire il monumento a ridosso del Campidoglio, luogo che da millenni era rappresentativo del potere romano. Ciò infatti avrebbe reso il Vittoriano non solo il memoriale del primo re d'Italia, ma il simbolo della Roma capitale (la [[terza Roma]]), vero contraltare di [[Basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]], emblema della Roma papale, e del [[Colosseo]], icona della Roma imperiale. La Commissione reale, nonostante la contrarietà di eminenti personalità della cultura del tempo, come [[Rodolfo Lanciani]] e [[Ferdinand Gregorovius]], approvò quindi la localizzazione del monumento sul Campidoglio.
La prima pietra del monumento fu posta solennemente da [[Umberto I di Savoia|Umberto I]] nel 1885. Per erigerlo fu necessario, fra il 1885 e il 1888, procedere a numerosi espropri e demolizioni nella zona adiacente il Campidoglio, effettuati grazie a un preciso programma stabilito dal primo ministro [[Agostino Depretis]]. Si procedette così alla demolizione di un vasta area di origine medioevale abbattendo la Torre di [[Paolo III]], il cavalcavia di collegamento con [[palazzo Venezia]] (''l'arco di S. Marco''), i tre chiostri del convento dell'Ara Coeli e tutta l'edilizia minore presente sulle pendici del colle. In questo modo cambiò radicalmente l'assetto urbanistico della zona con il sacrificio di via dell'Ara Coeli, che pur essendo oggi ancora esistente, non è più la strada principale che collega il [[Campidoglio]] con il quartiere adiacente.
 
[[File:Sacconi.jpg|thumb|upright|Giuseppe Sacconi, progettista del Vittoriano e direttore per vent'anni del suo cantiere di costruzione]]
Durante gli scavi, nel 1887, al posto del tufo compatto che tutti si aspettavano, si trovarono argille fluviali, banchi di sabbia, caverne, cunicoli e cave<ref>[http://www.proctorspa.it/customizing/downloads/AtlanteConsolidamentoEdificiStorici_schedaVittoriano.pdf MONUMENTO NAZIONALE A VITTORIO EMANUELE II, Roma]"</ref>. La leggenda narra che in tre giorni [[Giuseppe Sacconi]] riuscì a redigere un progetto di rinforzamento della cava. A causa di questo imprevisto, il costo del progetto passò dai 9 milioni di lire dell'epoca preventivati inizialmente ai 27-30 milioni finali. Così rinforzata la cava fu poi utilizzata durante la [[Seconda guerra mondiale]] come rifugio antiaereo. Durante gli scavi vennero alla luce un tratto delle [[mura serviane]] e, addirittura, i resti di un [[mastodonte]].
Segno dell'aspro dibattito che si era svolto furono le immediate dimissioni dei componenti contrari, preoccupati per le demolizioni di testimonianze storiche ed artistiche che sarebbero state necessarie per la realizzazione del monumento nel luogo prescelto.<ref>{{Cita|Mariano 2004|pp. 95-97}}.</ref> La scelta tenne in considerazione il fatto che proprio su questo [[Sette colli di Roma|colle di Roma]] sono presenti il [[Palazzo Senatorio]] e il ''[[Tabularium]]'',<ref name=Coppola21>{{Cita|Coppola|p. 21}}.</ref> monumenti dotati di cospicuo simbolismo nazionale<ref name=Levi313/><ref name=Ugolini11>{{Cita|Ugolini|p. 11}}.</ref> e tra i più rappresentativi dell'[[Storia romana|antichità romana]]: sono infatti il simbolo del potere di Roma e da essi deriva l'altro appellativo con cui è conosciuto il Campidoglio ("Monte Capitolino", la cui etimologia ha a che fare con "[[Capitale (città)|capitale]]"<ref>{{cita web|url= http://www.treccani.it/vocabolario/capitolino/|titolo= Capitolino|accesso=5 marzo 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180321192548/http://www.treccani.it/vocabolario/capitolino/|dataarchivio=21 marzo 2018}}.</ref>), dacché avevano ospitato gli archivi pubblici di Stato dell'[[antica Roma]], dai decreti del [[Senato romano]] ai trattati di pace.<ref name=Coppola21/><ref>{{Cita|Coppola|p. 22}}.</ref>
Fu decisivo il fatto che solo costruendo il Vittoriano nel centro storico di Roma esso avrebbe potuto rivaleggiare, anche da un punto di vista "laico-spirituale", con i monumenti della Roma dei papi:<ref>{{Cita|Kostof|p. 13}}.</ref> era ancora molto viva l'avversione per la Roma dello [[Stato Pontificio]], personificata da [[papa Pio IX]], pontefice che si mise in decisa contrapposizione con il neonato Regno d'Italia portando alla recrudescenza della [[questione romana]].<ref>{{Cita|Kostof|p. 9}}.</ref>
 
Nel bando del secondo concorso si previde quindi la costruzione, a fianco della [[Basilica di Santa Maria in Aracoeli|basilica dell'Ara Coeli]], di un imponente monumento in [[marmo]] contraddistinto da gradinate ascendenti, con un maestoso colonnato sulla sua sommità e con una statua di Vittorio Emanuele II seduto su un [[trono]], che sarebbe stata il centro del complesso architettonico.<ref>{{Cita|Tobia|pp. 29-30}}.</ref> Questo fu il progetto seguito nell'edificazione del Vittoriano con le varianti del caso: alla fine, infatti, il re fu ritratto non su un trono ma in una [[statua equestre]].<ref>{{Cita|Tobia|p. 29}}.</ref>
La statua equestre di Vittorio Emanuele II, fulcro dell'intero monumento, fu affidata ad [[Enrico Chiaradia]] (1851-1901) già nel [[1889]]; fu poi completata da [[Emilio Gallori]] ed inaugurata nel [[1911]]. Le altre sculture e opere d'arte hanno impegnato i maggiori artisti allora attivi in Italia<ref>Guida rossa del TCI, volume Roma, edizione del 2004 (pagina 203).</ref>.
 
I partecipanti al concorso, che fu chiuso il 9 febbraio 1884,<ref name=Levi314>{{Cita|Levi|p. 314}}.</ref> ebbero un anno di tempo per consegnare i loro progetti.<ref>{{Cita|Tobia|p. 34}}.</ref> Le proposte presentate furono novantotto: dato che la commissione reale non riusciva a decidere tra i progetti di [[Bruno Schmitz]], di [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]] e di [[Giuseppe Sacconi]], fu necessario bandire un terzo concorso, limitato però solo a queste tre proposte,<ref>{{Cita|Tobia|pp. 37-38}}.</ref> che si concluse il 24 giugno 1884.<ref name=Levi314/><ref name=Coppola34>{{Cita|Coppola|p. 34}}.</ref> Tra i tre progetti la commissione reale scelse quello di Giuseppe Sacconi, giovane architetto marchigiano, che vinse così il concorso ed ebbe l'incarico di redigere il progetto di dettaglio del Vittoriano.<ref name=Tobia38>{{Cita|Tobia|p. 38}}.</ref>
[[File:Koch, Manfredi, Piacentini.jpg|thumb|upright=0.7|left|Koch, Manfredi, Piacentini sul cantiere del Vittoriano]]
 
=== Le scelte progettuali ===
Dopo la morte di Sacconi, avvenuta nel [[1905]], i lavori proseguirono sotto la direzione di [[Gaetano Koch]], [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]] e [[Pio Piacentini]]; vi lavorò intensamente anche l'architetto [[Guido Cirilli]]. La costruzione del Vittoriano indusse ad ampliare e ridisegnare la forma della sottostante [[Piazza Venezia]], che ebbe la sua forma attuale, basata sulle idee del Sacconi, nel 1906.
[[File:Pergamonmuseum Pergamonaltar.jpg|thumb|left|La facciata dell'altare di Pergamo, al [[Pergamonmuseum]], uno dei modelli del progetto del Vittoriano]]
Il progetto del Vittoriano si ispirò ai grandi [[Arte ellenistica|santuari ellenistici]], come l'[[Altare di Zeus]] a [[Pergamo]] e il [[Santuario della Fortuna Primigenia]] di [[Palestrina]].<ref>{{Cita|Tobia|p. 37}}.</ref> Il Vittoriano fu ideato come un vasto e moderno [[Foro (urbanistica)|foro]]<ref>{{Cita|Levi|p. 322}}.</ref> aperto ai cittadini, situato su una sorta di piazza sopraelevata nel centro storico di Roma, organizzata come un'[[agorà]] su tre livelli collegati da gradinate, con cospicui spazi riservati al passeggio dei visitatori.<ref name=Coppola11>{{Cita|Coppola|p. 11}}.</ref><ref name=Agnew232/>
 
Sulla sua sommità ci sarebbe stato un maestoso [[portico]] caratterizzato da un lungo [[colonnato]] e da due imponenti [[Propileo|propilei]], uno dedicato all'"[[Unità nazionale|unità della patria]]" e l'altro alla "[[libertà]] dei cittadini", concetti metaforicamente legati, come già accennato, alla figura di Vittorio Emanuele II;<ref name=Coppola37/> sarebbe quindi diventato uno dei [[Simboli patri italiani|simboli della nuova Italia]], affiancandosi ai monumenti dell'antica Roma e a quelli della Roma dei papi.<ref name=quirinale/><ref name=Tobia38/> Essendo poi stato concepito come una grande piazza pubblica, il Vittoriano, oltre a rappresentare un memoriale dedicato alla persona del sovrano, fu investito di un altro ruolo: un moderno foro dedicato alla nuova Italia libera e unita.<ref name=sacconi>{{cita web|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-sacconi_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo= Sacconi, Giuseppe|accesso=15 marzo 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180319214653/http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-sacconi_%28Dizionario-Biografico%29/|dataarchivio=19 marzo 2018}}</ref>
Il complesso monumentale venne inaugurato da [[Vittorio Emanuele III]] il 4 giugno [[1911]], in occasione dell'[[Esposizione internazionale]] per i [[cinquantenario dell'Unità d'Italia|cinquant'anni dell'Unità d'Italia]], alla presenza della famiglia reale, del presidente del Consiglio [[Giovanni Giolitti]] e di seimila sindaci provenienti da tutta Italia. Il complesso del Vittoriano da allora celebra la grandezza e la maestà di Roma, eletta al ruolo di legittima capitale d'Italia, rappresentando l'unità del paese (''Patriae Unitati'') e la libertà del suo popolo (''Civium Libertati'').
 
Da un punto di vista architettonico il monumento doveva essere costituito da una serie di scalinate adattate ai fianchi scoscesi del Campidoglio,<ref name=Ugolini11/><ref name=Coppola37>{{Cita|Coppola|p. 37}}.</ref> a nord della [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]]. Tutto il complesso sarebbe apparso come una sorta di rivestimento marmoreo del versante settentrionale del colle,<ref name=Coppola37/> caricandosi di significati simbolici legati al Risorgimento.<ref name=Ugolini11/> La collocazione garantiva anche due altri vantaggi: il Vittoriano sarebbe stato in asse con [[Via del Corso (Roma)|via del Corso]], di cui avrebbe costituito il punto di fuga prospettico, e si sarebbe affacciato su un importante snodo urbano, [[piazza Venezia]], di cui Sacconi infatti previde l'ampliamento, per adeguarne lo spazio all'imponenza e alla simmetria del monumento.<ref>{{Cita libro|titolo=La Società Generale Immobiliare. Storia, archivio, testimonianze|curatore=Paola Puzzuoli|editore=Palombi|città=Roma|anno=2003}}</ref>
Nel 1921 il monumento fu scelto per accogliere il [[Milite ignoto]], la cui salma fu tumulata nell'Altare della Patria il 4 novembre, con una cerimonia a cui partecipò un'immensa folla e alla presenza di [[Vittorio Emanuele III]] e della [[Margherita di Savoia|regina Margherita]]<ref>La foto della cerimonia è visibile al seguente indirizzo: [http://mediatecaroma.archivioluce.com/mediatecaRoma/ricerca.html?show=14&index=882&jsonVal=&filter=&query=archiveName%3AluceFondoPastorel&id=IL0000008270&refId=10 Mediateca di Roma - Archivio dell'Istituto Luce]</ref>.
 
Il progetto originario del Vittoriano (uno dei più grandiosi realizzati nel [[XIX secolo]] in Italia) prevedeva l'utilizzo del [[marmo]] per il sommoportico e del [[travertino]] (pietra tradizionale degli edifici dell'antica Roma) per la restante parte del monumento: tuttavia fu impiegato il solo [[marmo botticino]], più facilmente modellabile e più simile ai marmi bianchi che gli antichi romani usavano nelle costruzioni più rappresentative.<ref name=Tobia59>{{Cita|Tobia|p. 59}}.</ref> In realtà la prima scelta era stata per il [[marmo di Carrara]], ma la richiesta di un prezzo giudicato troppo elevato dalla commissione reale spinse quest'ultima, il 2 luglio 1889, a decretare l'utilizzo del botticino.<ref name=Levi318>{{Cita|Levi|p. 318}}.</ref>
Con la realizzazione delle [[quadriga|quadrighe]] dell'Unità e della Libertà, che vennero poste sui [[propileo|propilei]] fra il [[1924]] e il [[1927]], il monumento poté dirsi completato negli spazi esterni. Il completamento degli spazi interni, compresa la cripta del Milite Ignoto (con mosaici di [[Giulio Bargellini]]) è dovuto ad [[Armando Brasini]]<ref name=TCI>Guida rossa del TCI, volume Roma (pag. 203) edizione del 2004</ref>. Lo stesso architetto progettò anche il prospetto laterizio a contrafforti su via di San Pietro in Carcere<ref name=TCI/>. Gli ultimi lavori di completamento dell'opera ebbero fine nel [[1935]], con l'inaugurazione del Museo del Risorgimento.
Nel [[1928]] si decise di sistemare l'area adiacente al monumento e di aprire via del Teatro di Marcello; ciò comportò lo smantellamento della [[XVII secolo|seicentesca]] [[Chiesa di Santa Rita da Cascia in Campitelli|chiesa di Santa Rita]], che sorgeva alle pendici della scalinata dell'[[Basilica di Santa Maria in Aracoeli|Ara Coeli]], ed il suo spostamento, dieci anni più tardi, nell'attuale posizione, nei pressi del [[teatro di Marcello]]. I lavori di scavo portarono alla luce l'[[insula dell'Ara Coeli]], risalente al [[II secolo|II secolo d.C.]], ancora oggi visibile sul lato sinistro del monumento. La sistemazione dell'area intorno al monumento fu completata nel 1931-32 dall'architetto [[Raffaele De Vico]], che progettò le due esedre alberate a gradoni di travertino<ref name=TCI/>.
 
[[File:Temple of Fortuna - Cortona.jpg|thumb|upright=1.5|Ipotesi ricostruttiva di [[Pietro da Cortona]] del santuario della Fortuna Primigenia di Palestrina, altro modello del progetto del Vittoriano]]
Dopo la Seconda guerra mondiale si segnalano i seguenti eventi che riguardarono il monumento:
Questo materiale fu inoltre preferito soprattutto per le sue peculiarità cromatiche: rispetto al marmo di Carrara, caratterizzato da un bianco assoluto, il marmo botticino ha una tonalità bianca che possiede una leggera tendenza al [[giallo paglierino]], caratteristica che gli conferisce un maggiore "calore". A causa del cambiamento del tipo di marmo, che avrebbe fornito una luminosità differente e un'elegante bicromia in sincrono con il travertino, Giuseppe Sacconi fu obbligato a rivedere il progetto e apportò lievi modifiche.<ref name=Levi318/> Il Vittoriano si arricchì di ulteriori [[Fregio|fregi]], [[Trofeo|trofei]], [[Bassorilievo|bassorilievi]] e piccole statue, tutte collocate lungo i muri perimetrali che, nel complesso, fornivano un impatto visivo paragonabile alla bicromia dovuta al previsto uso di due diversi materiali di rivestimento. Per attirare poi lo sguardo dell'osservatore verso il sommoportico, in luogo di un materiale di copertura differente Sacconi rese più vistose le decorazioni di questa parte del monumento mediante l'aggiunta di statue.<ref name=Tobia59/>
* 1950: il Ministero della Pubblica Istruzione prende in carico il monumento (precedentemente il ministero responsabile era quello dei Lavori pubblici);
* 1968: inaugurazione del Sacrario delle bandiere;
* 1969: il monumento fu colpito da un attentato: vengono fatte esplodere due bombe (davanti alla tomba del Milite Ignoto e in prossimità dell'ingresso del Museo del Risorgimento), in concomitanza con la [[strage di piazza Fontana]], a Milano. In seguito ai danni dovuti all'attentato, il monumento viene chiuso al pubblico<ref name=Almanacco/>;
* 1970: ampliamento del Museo del Risorgimento;
* 1981: il ministero per i Beni culturali e Ambientali dichiara l'importanza storico artistica del monumento;
* 1997: il monumento, dopo decenni, viene finalmente riaperto al pubblico.
 
Il marmo botticino prende il nome dalla sua zona di estrazione, [[Botticino]], [[Comune (Italia)|comune italiano]] a nord-est di [[Brescia]], a circa 500 chilometri da Roma.<ref>{{cita web|url= https://it.utc.city/2034018-1944357|titolo= Distanza Brescia — Roma in chilometri, miglia|accesso=24 febbraio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180226152006/https://it.utc.city/2034018-1944357|dataarchivio=26 febbraio 2018}}</ref> La sostituzione del travertino scelto da Sacconi generò così molte polemiche, che furono originate dalla distanza da Roma delle cave, giudicata eccessiva: a pochi chilometri a sud-est di Roma, nei pressi dei [[Tivoli]], esistono ampi giacimenti di travertino, tutt'oggi sfruttati in una molteplicità di cave da numerose aziende locali.<ref>L'etimologia stessa della parola (''litus tiburtinum'') ricorda le tante cave di estrazione vicine a Roma. Si veda {{cita web|url= http://casaeditriceonline.it/280/il-travertino-nella-storia.html|titolo= Storia del travertino|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180103011803/http://casaeditriceonline.it/280/il-travertino-nella-storia.html|dataarchivio=3 gennaio 2018}}</ref>
==Fortuna critica==
[[File:ArcoDiSanMarcoByRoeslerFranz.jpg|thumb|L'arco di [[Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio|San Marco]], demolito con il quartiere circostante per la costruzione del monumento]]
 
=== L'apertura del cantiere e i ritrovamenti archeologici ===
L'edificio ha suscitato nel tempo reazioni diverse; fino agli anni quaranta del Novecento era apprezzato come simbolo nazionale e come esempio di arte "moderna", che si affiancava ai monumenti della Roma imperiale e a quelli della Roma papale; [[Primo Levi]] già nei primi anni del Novecento spiegò la scelta, poi criticata, di elevare il monumento proprio sul Colle del Campidoglio: ''L'Italia era nell'obbligo ... di elevare la terza Roma vicino alle due prime''<ref>Primo Levi, ''La Lettura'', aprile 1904, pagine 113-114</ref>.
{{vedi anche|Urbanistica a Roma tra il 1870 e il 2000}}
[[File:Servian Wall-Termini Station.jpg|thumb|upright|left|Un tratto delle mura serviane visibile presso la [[Stazione di Roma Termini|stazione ferroviaria di Roma Termini]]]]
La direzione dei lavori fu affidata a Giuseppe Sacconi con un [[regio decreto]] datato 30 dicembre 1884<ref>{{Cita|Coppola|pp. 34-35}}.</ref><ref>{{Cita|Tobia|p. 42}}.</ref> e l'apertura ufficiale del cantiere avvenne il 1º gennaio 1885.<ref>{{Cita|Coppola|p. 44}}.</ref> La solenne cerimonia della [[Pietra angolare|posa della prima pietra]] del Vittoriano avvenne il 22 marzo 1885 alla presenza di re [[Umberto I di Savoia]], della regina [[Margherita di Savoia]], dell'intera famiglia reale e di una folta rappresentanza straniera.<ref name=Levi317>{{Cita|Levi|p. 317}}.</ref><ref>{{Cita|Tobia|pp. 42-43}}.</ref>
 
Durante i primi scavi nel 1887, non si trovò, come tutti si aspettavano, il [[tufo]] compatto sul quale il monumento avrebbe dovuto poggiare. Vennero invece alla luce [[Argilla|argille]] fluviali, [[Banco di sabbia|banchi di sabbia]] e una cospicua presenza di [[Grotta|caverne]], [[Galleria (ingegneria)|cunicoli]] e antiche [[Cava (miniera)|cave]].<ref>{{cita web|url= http://www.proctorspa.it/customizing/downloads/AtlanteConsolidamentoEdificiStorici_schedaVittoriano.pdf|titolo= MONUMENTO NAZIONALE A VITTORIO EMANUELE II, Roma|dataarchivio=10 luglio 2012|accesso=18 gennaio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20120710074142/http://www.proctorspa.it/customizing/downloads/AtlanteConsolidamentoEdificiStorici_schedaVittoriano.pdf}}</ref><ref name=Tobia44-45>{{Cita|Tobia|pp. 44-45}}.</ref> Le caverne e i cunicoli erano stati previsti, visto che si sapeva che in tempi antichi la zona era stata scavata dai romani, ma non in simile e massiccia densità.<ref>{{Cita|Coppola|p. 27}}.</ref> Giuseppe Sacconi fu costretto a modificare il progetto e a prevedere un'opera di rinforzamento dei cunicoli con la costruzione di strutture che poggiavano sulle loro volte.<ref name=Coppola45>{{Cita|Coppola|p. 45}}.</ref> Alcune di queste cave furono poi utilizzate durante la [[seconda guerra mondiale]] come [[rifugio antiaereo]].<ref>{{cita web|url= http://www.romasotterranea.it/sotterranei-del-vittoriano.html|titolo= Sotterranei del Vittoriano|accesso=24 febbraio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180226211550/http://www.romasotterranea.it/sotterranei-del-vittoriano.html|dataarchivio=26 febbraio 2018}}</ref>
Negli anni settanta e ottanta del Novecento il monumento sollevò parecchie polemiche nella critica d'arte, che vedeva nell'edificio un tentativo anacronistico e "mal riuscito" di riportare a [[Roma]] la classicità dell'età imperiale. Giornalisti e scrittori polemicamente soprannominarono il monumento "torta nuziale" o "macchina per scrivere".<ref>Matteo Troilo, ''I 100 anni del Vittoriano. Da luogo della memoria a luogo turistico'', in «Storicamente», 7 (2011), art. 43, DOI 10.1473/stor120, [http://www.storicamente.org/05_studi_ricerche/troilo_museo_vittoriano.htm Testo online]</ref>. Inoltre si criticava aspramente la scelta, compiuta dalla commissione del secondo concorso, di demolire gli edifici medievali, anche monumentali, che sorgevano sul Campidoglio, al fine di erigere il nuovo monumento in un luogo altamente simbolico. Si criticava anche la scelta di usare il marmo botticino (che non fu però del Sacconi), ritenuto di colore troppo chiaro rispetto ad altri monumenti di Roma.
 
Con la prosecuzione dei lavori di scavo venne anche alla luce un tratto delle [[mura serviane]], prima cinta muraria della città risalente al [[VI secolo a.C.]], ovvero all'epoca dei [[Rex (storia romana)|re di Roma]], nonché i resti di un [[Mammut (zoologia)|mammuth]]: entrambi i ritrovamenti furono inglobati nei muri dell'erigendo Vittoriano senza però distruggerli e lasciando la possibilità di ispezionarli, tranne alcune parti dell'animale fossile (trasferite all'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|università di Roma]]).<ref name=Tobia44-45/> Furono poi rinvenuti molti altri reperti romani, sparsi sull'intera area del cantiere, tra cui resti di costruzioni, statue, [[Capitello|capitelli]], oggetti di uso comune, etc.<ref>{{Cita|Coppola|pp. 40-41}}.</ref><ref>{{Cita|Coppola|pp. 45-76}}.</ref>
La riscoperta del monumento è legata alla figura del presidente [[Carlo Azeglio Ciampi]], che spinse per la sua riapertura, avvenuta il 20 settembre 2000 dopo decenni di chiusura al pubblico<ref>Paolo Peluffo, ''La riscoperta della Patria: Perché il 150° dell'Unità d'Italia è stato un successo'', Biblioteca Universale Rizzoli ([http://books.google.it/books?id=xV7tmxEnsYoC&pg=PT84&lpg=PT84&dq=ciampi+riscoperta+del+vittoriano&source=bl&ots=QEOMHyYKoN&sig=hRoS9QqJ5B0Vfbcag1L0fJmOeo4&hl=it&sa=X&ei=JTx8U-yAGKnM0AWcoYDgCg&ved=0CGUQ6AEwBQ#v=onepage&q=ciampi%20riscoperta%20del%20vittoriano&f=false consultabile su Google Libri]).</ref>, proponendolo come nuovo foro di Roma: il "foro della Repubblica". In quella occasione così si espresse: «...questa straordinaria terrazza di Roma, della nostra capitale, su un monumento che sta diventando uno dei punti centrali dell'incontro di ogni italiano con la città eterna»<ref>[http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=20304 Sito del Quirinale, discorso del 2000]; [http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/ciampi/dinamico/discorso.asp?id=15768 Sito del Quirinale, discorso del 2001]</ref>.
 
[[File:Vittoriano in costruzione (4).jpg|thumb|Il Vittoriano in costruzione]]
Alla riscoperta del valore simbolico, si accompagnò anche una più serena valutazione degli aspetti architettonici: il Vittoriano è oggi visto dalla più aggiornata critica d'arte come un importante passo nella ricerca di uno stile nazionale, che doveva caratterizzare il Regno d'Italia da poco costituito<ref>Fabio Mariano, ''L'età dell'Eclettismo'', edizioni Nerbini 2004, pagina 115</ref>. [[Camillo Boito]] già nel 1884 domandava agli artisti di allora: ''Quale sarà l'impronta artistica speciale che debba farci distinguere dalle altre epoche nella grande rassegna dei secoli?''<ref>Conferenza tenuta in occasione dell'Esposizione universale di Torino il 7 giugno 1884. Testo riportato in: ''L'età dell'Eclettismo'', di Fabio Mariano, edizioni Nerbini 2004, pagina 115</ref>. Il Vittoriano appare dunque oggi come un ottimo esempio dell'arte del primo periodo dell'unità nazionale, fusione di [[Liberty]], [[Eclettismo]] e [[Neoclassicismo]], sia di per sé stesso, sia per le numerosissime opere d'arte che accoglie.
Conseguenza del ritrovamento delle mura serviane fu una modifica sostanziale del progetto: furono aggiunti altri due piloni di fondazione al sommoportico, così da lasciare liberi e ispezionabili i reperti archeologici rinvenuti durante i lavori di sbancamento.<ref name=Coppola37/> Per tale motivo il sommoportico fu maggiormente incurvato e ne vennero cambiate le dimensioni, che passarono da 90 a 114 metri di lunghezza, con il numero di colonne, comprese quelle dei propilei, che aumentò da sedici a venti.<ref name=Coppola37/><ref name=Tobia46>{{Cita|Tobia|p. 46}}.</ref> Le colonne, inoltre, furono rese più slanciate. In questo modo il Vittoriano passò dall'essere uno dei tanti monumenti del colle del Campidoglio senza spiccare in modo particolare (com'era previsto dal progetto originario) a vistosa e imponente costruzione che abbracciava in maniera più avvolgente il versante settentrionale del colle.<ref name=Coppola37/>
 
Altra modifica in corso d'opera provenne da Sacconi che, nel febbraio 1888, propose l'aggiunta degli spazi interni al Vittoriano. L'idea gli era venuta dopo la scoperta dei cunicoli e delle caverne nel sottosuolo: alcune di esse furono poi sfruttate per realizzare parte degli ambienti interni del Vittoriano,<ref name=Tobia46/> ovvero [[Stanza (architettura)|stanze]], [[Cripta|cripte]], gallerie e corridoi.<ref name=Coppola37/> Questi ambienti interni avrebbero poi ospitato il [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano|Museo centrale del Risorgimento]], il [[Sacrario delle Bandiere]] e la cripta del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]].<ref name=Tobia46/>
== L'esterno ==
Il monumento è alto 81 m<ref>Comprese le quadrighe di coronamento dei propilei.</ref>, largo 135 m ed ha una superficie totale di 17.000 metri quadrati; esso presenta una struttura dinamica e semplice nella concezione generale, ma, a causa delle grandi dimensioni, assai complessa nei particolari. Gli elementi fondamentali sono la scalinata e il sommoportico inserito tra due propilei.
Diversi sono i simboli vegetali che ricorrono nel monumento, fra i quali si ricordano la [[Arecaceae|palma]] per la ''vittoria'', la [[quercia]] per la ''forza'', l'[[alloro]] per la ''pace vittoriosa'', il [[myrtus|mirto]] per il ''sacrificio'' e l'[[Olea europaea|ulivo]] per la ''concordia''.
 
A causa di queste modifiche il costo dell'opera passò dai 9 milioni di lire inizialmente preventivati ai 26,5 milioni finali.<ref name=Kostof58>{{Cita|Kostof|p. 58}}.</ref><ref name=Tobia49>{{Cita|Tobia|p. 49}}.</ref> Per realizzare le fondamenta fu necessario sbancare {{formatnum:70000}} metri cubi di terreno.<ref name=Tobia60/>
Dal giugno 2007 è possibile salire alla terrazza delle quadrighe usufruendo di un ascensore; la terrazza, da cui si ha una vista impareggiabile della città eterna, è anche raggiungibile tramite 196 scalini che partono dal colonnato.
 
=== Le demolizioni degli edifici circostanti ===
=== Scalinata ===
[[File:La futura piazza Venezia nel 1870.png|thumb|left|upright=2.3|Piazza Venezia in una fotografia del 1870: è lo spiazzo a destra di Palazzo Venezia (riconoscibile per il torrione) vista dal versante del colle del Campidoglio dove sarebbe sorto il Vittoriano. Ancora più a destra Palazzo Torlonia, in seguito demolito.]]
[[File:Rome-Italy, Vittoriano - Il Pensiero, G.Monteverde.JPG|thumb|''Il Pensiero'', [[Giulio Monteverde]]]]
Per erigere il Vittoriano si procedette, fra gli ultimi mesi del 1884<ref name=Coppola45/> e il 1899, a numerosi espropri e a estese demolizioni nell'area del cantiere.<ref name=Coppola18/> Il luogo scelto, nel cuore del centro storico di Roma, era occupato da antichi edifici disposti secondo un'urbanistica che risaliva al Medioevo.<ref name=Ugolini11/> In particolare, l'area era occupata dal [[Convento di Santa Maria in Aracoeli|Convento di Aracoeli]], complesso monastico di origine medievale e gestito dall'[[Ordine dei frati minori|ordine dei Frati Minori]] insieme all'annessa biblioteca, comprendente anche la cinquecentesca [[Torre di Paolo III]].<ref>{{Cita|Lombardo|p. 77}}.</ref><ref>{{Cita|Armellini|p. 377}}.</ref>
Elemento fondamentale del monumento, conduce all'Altare della Patria, ai due ingressi che si aprono sotto a ciascun propileo e infine alla terrazza delle città redente.
 
Gli abbattimenti furono effettuati grazie a un preciso programma stabilito dal Presidente del Consiglio [[Agostino Depretis]].<ref name="Levi317" /><ref>{{Cita|Levi|p. 321}}.</ref><ref name="Coppola14">{{Cita|Coppola|p. 14}}.</ref> I lavori di demolizione, e conseguentemente quelli di costruzione del Vittoriano, procedettero speditamente grazie a strumenti urbanistici speciali resi disponibili dal governo.<ref>{{Cita|Coppola|p. 35}}.</ref> Tutti gli abbattimenti passarono al vaglio della Commissione reale che, tra gli edifici e i resti archeologici, decise quali preservare e quali no.<ref>{{Cita|Kostof|pp. 21-22}}.</ref>
L'artistica cancellata d'accesso è opera di [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]] ed ha la particolarità di essere "a scomparsa", ossia di poter scorrere nel sottosuolo rendendo il monumento direttamente collegato alla città. Ai lati si trovano due gruppi scultorei in bronzo dorato, con soggetti ispirati al pensiero di [[Giuseppe Mazzini]].
*''Il Pensiero'', di [[Giulio Monteverde]] (a sinistra della scalinata). Il genio alato che rappresenta il Pensiero traccia nello spazio il futuro d'Italia, mettendo in fuga la Discordia e la Tirannide; ai suoi piedi giace il Popolo, incitato ad alzarsi dalla dea [[Minerva]], mentre un secondo genio affila le armi<ref name=DeLuca/>.
*''L'Azione'', di [[Francesco Jerace]] (a destra della scalinata). Un'amazzone, simboleggiante l'azione, solleva la bandiera nazionale, mentre un leone ruggisce, una donna si getta contro il nemico, un giovane garibaldino si prepara all'assalto e un popolano grida alla riscossa<ref name=DeLuca/>.
 
Si dovette affrontare anche la necessità di fare affacciare il Vittoriano verso uno spazio adeguatamente ampio. [[Piazza Venezia]] all'epoca era infatti di dimensioni più limitate.<ref name=Kostof58/> Delimitata verso ovest dall'[[Palazzo Venezia|omonimo palazzo]], il suo lato orientale era disordinatamente segnato da antichi immobili,<ref name=Tobia60/> alcuni dei quali di pregio, quale il [[Palazzo Bolognetti-Torlonia]].<ref>{{Cita|Majanlahti|cap. 1}}.</ref> Dal 1900 al 1906 furono eseguiti i lavori, basati sulle idee di Giuseppe Sacconi, per ampliare la piazza e renderla di forma simmetrica, adeguandola alla grande mole del monumento e al suo significato simbolico: la celebrazione della nuova Italia libera e unita.<ref>{{Cita|Ugolini|p. 12}}.</ref><ref>{{Cita|Agnew|p. 229}}.</ref>
Percorrendo la scala si trovano, simmetricamente, due leoni alati (di [[Giuseppe Tonnini]]<ref name=TCI1925>Guida rossa del TCi volume Italia centrale edizione del 1925, pagina 280</ref>) e, sulla sommità, due Vittorie Alate (di [[Edoardo Rubino]]<ref name=TCI1925/>) che svettano su un basamento decorato da [[rostro|rostri]].
 
[[File:Area demolizioni Vittoriano.png|thumb|L'area delle demolizioni su una mappa del 1870: in nero sono segnati l'erigendo Vittoriano e l'ampliamento di piazza Venezia]]
==== Terrazza dell'Altare della Patria ====
In questo modo scomparvero alcune strade storiche di Roma e i relativi quartieri, come via della Pedacchia, via di Testa Spaccata, via della Ripresa dei barberi, via Macel de' corvi e l'[[Piazza Macel de' Corvi|annessa piazza]] dove risiedette l'artista [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]]. Altre strade al contrario furono stravolte con la demolizione di tutti i caseggiati che vi sorgevano ai lati, come via Giulio Romano, via San Marco e via Marforio.<ref name=difesa/><ref>{{Cita|Tobia|p. 44}}.</ref><ref>{{Cita|Ugolini|pp. 11-12}}.</ref><ref>{{Cita|Coppola|p. 24}}.</ref> Parte delle demolizioni furono effettuate per consentire la visione del monumento da [[Via del Corso (Roma)|via del Corso]] e da [[Via Nazionale (Roma)|via Nazionale]]. In totale la superficie che fu rasa al suolo fu pari a {{formatnum:19200}} metri quadrati.<ref>{{Cita|Coppola|pp. 27-28}}.</ref>
Sulla sommità della scalinata è situato l'Altare della Patria, sotto alla statua della [[Dea Roma]]; questa indica che, tra gli ideali del [[Risorgimento]], fondamentale era quello di avere la città eterna come capitale d'Italia, indicata come tale da tutta la Storia<ref>[http://www.difesa.it/Ministro/Uffici_diretta_collaborazione/UfficioCerimoniale/Vittoriano/Pagine/Il_Vittoriano.aspx Sito del Ministero della Difesa]</ref>.
 
Contro le demolizioni si espressero diverse personalità, tra cui il [[Sindaci di Roma|sindaco di Roma]] [[Leopoldo Torlonia]] e l'archeologo [[Rodolfo Lanciani]].<ref name=Ugolini11/> In sede parlamentare fu invece [[Ruggiero Bonghi]], il 10 maggio 1883, ad attaccare con veemenza le demolizioni.<ref>{{Cita|Tobia|p. 35}}.</ref><ref>{{Cita|Coppola|p. 41}}.</ref> A queste critiche si aggiunsero quelle di [[Ferdinand Gregorovius]], storico tedesco celebre per i suoi studi sulla [[Roma medievale]],<ref>{{Cita|Coppola|p. 40}}.</ref> e di [[Andrea Busiri Vici]], presidente dell'[[Accademia nazionale di San Luca]].<ref>{{Cita|Kostof|p. 14}}.</ref> Di contro ci furono anche pareri autorevoli, come quello dello storico dell'arte [[Giovanni Battista Cavalcaselle]] e dell'architetto [[Camillo Boito]], che erano invece favorevoli alle demolizioni, pur con i distinguo del caso.<ref name=Ugolini11/>
Sul terrazzo dell'Altare si trovano i seguenti gruppi scultorei in marmo botticino, che simboleggiano i valori ideali degli Italiani. I gruppi hanno un'altezza di 6 metri. Da sinistra a destra essi sono:
*''La Forza'', di [[Augusto Rivalta]];
*''La Concordia'', di [[Ludovico Pogliaghi]];
*''Il Sacrificio'', di [[Leonardo Bistolfi]];
*''Il Diritto'', di [[Ettore Ximenes]].
 
Già nei primi anni del XX secolo [[Primo Levi (1853-1917)|Primo Levi]] spiegò la scelta di elevare il Vittoriano sul colle del Campidoglio, che definì metaforicamente il centro della "[[Terza Roma]]", dopo la [[Roma (città antica)|Roma antica]] e la [[Stato Pontificio|Roma dei papi]], richiamando una futura terza epoca della [[storia d'Italia]] (una successione storica vista come naturale, dettata dalla cesura della [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]]<ref>{{Cita|Agnew|p. 237}}.</ref>), durante la quale la città sarebbe potuta diventare nuovamente di riferimento per il mondo.<ref name=Agnew235>{{Cita|Agnew|p. 235}}.</ref> In questo contesto fu reputato necessario dotarla di infrastrutture e di edifici, anche simbolici come il Vittoriano, che evidenziassero il suo ruolo di capitale del neonato Regno d'Italia.<ref name=Agnew231>{{Cita|Agnew|p. 231}}.</ref>
==== Terrazza delle città redente ====
Dopo il ripiano su cui è posto l'Altare della Patria, la scalinata si divide in due rampe simmetriche; entrambe conducono ai due ripiani ove si aprono i grandi portoni che conducono agli spazi interni. Da questi ripiani partono due ulteriori rampe che convergono verso il basamento della statua di Vittorio Emanuele e alla terrazza delle [[Irredentismo#L'irredentismo italiano|città redente]], ossia le città unite all'Italia in seguito alla [[Prima guerra mondiale]] o negli anni immediatamente successivi. Esse sono [[Trieste]], [[Trento]], [[Gorizia]], [[Pola]], [[Zara]] e [[Fiume]]<ref>La città di Fiume divenne italiana sei anni dopo la fine della guerra, in seguito al [[Trattato di Roma (1924)|Trattato di Roma del 1924]].</ref>; queste ultime tre, dopo la Seconda guerra mondiale, passarono alla [[Jugoslavia]] e, in seguito alla dissoluzione di questo paese, alla [[Croazia]]. Ogni città è rappresentata da un altare recante lo stemma corrispondente, addossato alla parete di fondo.
 
L'obiettivo generale era anche quello di fare di Roma una moderna capitale europea che rivaleggiasse con [[Berlino]], [[Vienna]], [[Londra]] e [[Parigi]]<ref>{{Cita|Agnew|pp. 229-230}}.</ref> superando la secolare urbanistica pontificia.<ref name=Agnew233>{{Cita|Agnew|p. 233}}.</ref> In questo contesto il Vittoriano sarebbe stato l'equivalente della [[Porta di Brandeburgo]] di Berlino, dell'[[Admiralty Arch]] di Londra e dell'[[Opéra Garnier]] di Parigi: questi edifici sono infatti tutti accomunati da un aspetto monumentale e [[Antichità classica|classicheggiante]] che comunica metaforicamente l'orgoglio e la potenza della nazione che li ha eretti.<ref name=Agnew231/>
Al centro della fila degli altari, incisa sulla parete, è la monumentale iscrizione che riporta il testo del [[Bollettino della Vittoria]]; alla base di essa si trovano due altari simili a quelli delle città redente, ma che, in luogo dello scudo araldico, hanno due elmetti. I due altari recano il motto: "<small>ET FACERE FORTIA</small>" (a sinistra) "<small>ET PATI FORTIA</small>" (a destra).
 
=== La statua equestre di Vittorio Emanuele II ===
Sulla terrazza si trova un macigno proveniente dal [[Monte Grappa]], per rappresentare tutti i luoghi ove i soldati italiani combatterono durante la Grande Guerra.
[[File:Enrico Chiaradia.jpg|thumb|upright|Enrico Chiaradia, autore della statua equestre di Vittorio Emanuele II]]
La costruzione della statua equestre di Vittorio Emanuele II, prima opera realizzata e fulcro architettonico dell'intero monumento, fu affidata dalla Commissione reale, previo altro concorso indetto il 9 febbraio 1884, a [[Enrico Chiaradia]] già nell'aprile 1889, nel giorno stesso della chiusura del concorso per la costruzione del Vittoriano.<ref name=Tobia49/>
 
La statua, che sarebbe poi stata completata da [[Emilio Gallori]] poiché Chiaradia morì nel 1901,<ref>{{Cita|Tobia|p. 50}}.</ref> fu fusa con il [[bronzo]] proveniente da alcuni cannoni del [[Regio Esercito]] e poi montata sul basamento marmoreo sul quale furono scolpite le [[Personificazione|personificazioni]] allegoriche delle quattordici [[Titolo di città in Italia|città "nobili" d'Italia]], tra il 1907 e il 1910.<ref>{{Cita|Tobia|pp. 50 e 52}}.</ref> I centri raffigurati sono le capitali degli [[Stati preunitari]], la cui nascita è ascrivibile a un periodo precedente alla [[Casa Savoia|monarchia sabauda]]: per tale motivo esse furono reputate le "madri nobili" dell'Italia risorgimentale.<ref name=dailyroma>{{cita web|url= http://www.dailyroma.it/vittoriano|titolo= Vittoriano (Altare della Patria)|accesso=20 febbraio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20161110124525/http://www.dailyroma.it/vittoriano#|dataarchivio=10 novembre 2016}}</ref>
=== L'Altare della Patria ===
[[File:Inaugurazione del Vittoriano nel 1911.jpg|thumb|upright=1.4|left|Cerimonia di inaugurazione del Vittoriano]]
 
In occasione della visita di re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]], le autorità decisero di offrire un rinfresco a un ristretto gruppo di invitati tra coloro che avevano partecipato al progetto. L'evento fu allestito all'interno del ventre del cavallo di bronzo, che fu in grado di ospitare più di venti persone, come testimoniano le fotografie d'epoca, le cui copie sono esposte nella terrazza posteriore del Vittoriano.<ref>{{Cita|Tobia|pp. 51-52}}.</ref><ref>{{Cita|Mola|p. 79}}.</ref><ref>Si riportano i collegamenti a un sito che ha pubblicato le foto del ricevimento: {{cita web|url= http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Autorita_in_piedi.htm|titolo= Autorità in piedi|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180102073658/http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Autorita_in_piedi.htm|dataarchivio=2 gennaio 2018}}; {{cita web|url= http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Autorita_sedute.jpg|titolo= Autorità sedute.jpg (immagine JPEG)|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180103011555/http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Autorita_sedute.jpg|dataarchivio=3 gennaio 2018}}; {{cita web|url= http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Maestranze.jpg|titolo= Maestranze.jpg (immagine JPEG)|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140714154246/http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Maestranze.jpg|dataarchivio=14 luglio 2014}}</ref>
Alla sommità della scalinata d'accesso si trova l'Altare della Patria, che è la parte più nota del monumento e con la quale esso viene identificato. L'Altare venne disegnato dallo scultore [[brescia]]no [[Angelo Zanelli]], che vinse il concorso appositamente indetto nel [[1906]]. Si tratta dunque dell'unica parte architettonica del Vittoriano i cui lavori, per motivi cronologici, non furono diretti dal Sacconi, che era morto l'anno precedente. Alla redazione del progetto partecipò anche lo scultore [[Mistretta|amastratino]] [[Noè Marullo]]. Comprende l'altare vero e proprio e i due rilievi marmorei laterali, che verso esso convergono.
 
=== La prosecuzione dei lavori e le varianti al progetto originario ===
[[File:Vittoriano in costruzione (2).jpg|thumb|left|Il Vittoriano in costruzione]]
Durante i lavori di costruzione del monumento, Giuseppe Sacconi prese la decisione di inserire all'interno del Vittoriano un [[altare]] dedicato alla patria.<ref>{{Cita|Tobia|p. 52}}.</ref> Il suggerimento pare che fosse venuto da [[Giovanni Bovio]], filosofo e deputato repubblicano, che gli avrebbe consigliato di erigere un Altare della Patria su modello di quelli costruiti nel periodo della [[Rivoluzione Francese]].<ref>{{Cita|Tobia|pp. 52-53}}.</ref>
 
Il luogo e il soggetto dominante dell'altare furono scelti subito: una grande statua della [[dea Roma]] che sarebbe stata collocata sul primo terrazzo dopo l'ingresso al monumento, appena sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II.<ref name=Tobia53>{{Cita|Tobia|p. 53}}.</ref> Quindi l'Altare della Patria, perlomeno inizialmente e prima della tumulazione della salma del Milite Ignoto, fu pensato come un [[sacello]] della divinità che personifica Roma,<ref name=Coppola37/> per celebrare la grandezza e la maestà della legittima capitale d'Italia.<ref name=Ugolini7>{{Cita|Ugolini|p. 7}}.</ref> Questo richiamo alla classicità non fu un'eccezione: nel Vittoriano sono numerose le opere artistiche che richiamano la [[civiltà romana]].<ref name=Agnew231/> Con la realizzazione dell'Altare della Patria, il Vittoriano assunse un nuovo ruolo: oltre che un memoriale dedicato alla persona di re Vittorio Emanuele II e un moderno foro d'Italia,<ref name=sacconi/> anche un tempio laico della Nazione.<ref name=Coppola39/>
 
Nel 1890, a causa degli imprevisti occorsi durante la costruzione, Giuseppe Sacconi aveva stilato un secondo progetto del Vittoriano, con alcune varianti: l'aggiunta di numerose finestre per illuminare i non previsti locali seminterrati, la costruzione di due scalinate laterali per potervi accedere e la conseguente eliminazione delle due fontane ai lati della scalinata centrale.<ref>{{Cita|Tobia|p. 48}}.</ref> La variante fu presentata in occasione della visita al cantiere di re Umberto I di Savoia.<ref>{{Cita|Tobia|p. 47}}.</ref> Inoltre, Sacconi dovette ripetutamente contrastare le varie proposte di porre all'interno dell'edificio anche opere d'arte che rappresentassero personaggi e fatti storici precisi. Egli infatti riteneva che solo attraverso un'arte allegorica e priva di ogni riferimento alla contemporaneità si potesse dare al monumento un valore universale, che non risentisse dello scorrere del tempo. Intorno al 1900, dopo un'interruzione dei lavori che durò dal 1896 al 1898 per mancanza di fondi,<ref name=guida/> Sacconi espresse la sua volontà di ricondurre il progetto alla sua forma originaria, tornando all'unica scalinata d'ingresso, centrale e affiancata dalle due "fontane dei mari."<ref>{{Cita|Coppola|p. 38}}.</ref>
 
[[File:Vittoriano in costruzione (3).JPG|thumb|upright|Il Vittoriano durante i lavori di demolizione del quartiere Alessandrino per la creazione di Via dell'Impero]]
Nel frattempo, durante il febbraio dell'anno 1900, si era verificato il passaggio della gestione del cantiere dalla "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II" al [[Ministero dei lavori pubblici]].<ref name="Coppola11"/><ref>{{Cita|Tobia|p. 51}}.</ref>
 
Giuseppe Sacconi morì nel 1905, dopo vent'anni quasi completamente dedicati alla costruzione del Vittoriano. Presero temporaneamente le redini del cantiere i suoi tre stretti collaboratori (Pompeo Passerini, Adolfo Cozza e Giulio Crimini), che nel 1906 elaborarono il terzo progetto del monumento. I lavori proseguirono e furono portati a termine sotto la direzione di [[Gaetano Koch]], [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]] e [[Pio Piacentini]].<ref name=Tobia49/> Manfredi, in particolare, era stato compagno di studi di Sacconi, e tra i due vi erano affetto e stima reciproci. La loro era un'amicizia solida, disinteressata e lealmente competitiva, avendo partecipato agli stessi concorsi, tra cui quello del Vittoriano.<ref>{{Cita|Mariano 2004|p. 75}}.</ref> I tre architetti predisposero il quarto progetto generale, in cui accolsero il desiderio di Sacconi di tornare al disegno originario del monumento. In occasione dell'[[Esposizione internazionale di Milano (1906)|Esposizione internazionale di Milano]], fu mostrato al pubblico un suo modello in gesso (poi andato perso in un incendio).<ref name=Coppola39>{{Cita|Coppola|p. 39}}.</ref> Con questo quarto e ultimo progetto il Vittoriano ebbe la sua forma definitiva, che è poi quella corrispondente alle idee sempre sostenute da Sacconi: un monumento caratterizzato da opere d'arte esclusivamente allegoriche, con la sola eccezione della statua equestre di Vittorio Emanuele II.<ref name=Coppola37/><ref name=Coppola39/>
 
Nel 1906, tramite regio decreto datato 17 maggio, fu istituito il "Comitato nazionale per la storia del Risorgimento", antesignano del moderno e omonimo istituto. Nello stesso decreto fu decisa la sede di questo comitato: l'erigendo Vittoriano. Contestualmente fu decretato che il monumento, al suo interno, avrebbe anche ospitato il "Centro culturale di studi e ricerche sul Risorgimento", nonché un museo e una biblioteca sull'argomento.<ref name=Ugolini7/> Si ponevano così le basi per l'attuale [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano|Museo centrale del Risorgimento]].
 
Tra il 1906 e il 1911, anno di inaugurazione del Vittoriano, furono operate le ultime modifiche al progetto di Sacconi, tra cui l'abbassamento delle balaustre delle terrazze e la modifica di alcune scalinate, rese più rettilinee al fine di slanciare ulteriormente la struttura e dare l'impressione che fosse la naturale prosecuzione architettonica di piazza Venezia.<ref name=Tobia49/>
 
=== L'inaugurazione ===
{{Approfondimento
|titolo = I nomi con cui è conosciuto il Vittoriano
|allineamento = destra
|contenuto =
Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II è indicato con altre due espressioni: "(mole del) Vittoriano" e "Altare della Patria", che dall'inaugurazione ad oggi sono quelle più usate per chiamare il monumento<ref>{{Cita|Tobia|p. 45}}; {{Cita libro|autore=Pasquale De Luca|titolo=La Primavera della Patria, edizione speciale de "La Patria degli Italiani"|città=Buenos Aires|anno=1911|p=66}}</ref><ref name=Guidarossa2004-200>{{Cita|Guida rossa, 2004|p. 200}}.</ref>. Dal 1921, quando il Milite Ignoto fu tumulato sotto la statua della dea Roma nella parte del Vittoriano che è chiamato "Altare della Patria", ha preso nuovo vigore l'uso di tale espressione per indicare l'intera struttura e non solo il luogo della sepoltura del soldato, personificazione di tutti i caduti e i dispersi in guerra<ref name=Tobia54>{{Cita|Tobia|p. 54}}.</ref>; ciò è avvenuto grazie al forte sentimento popolare per il simbolico Milite<ref name=Tobia104>{{Cita|Tobia|p. 104}}.</ref>.
}}
 
[[File:Inaugurazione Vittoriano.jpg|thumb|left|Un momento della cerimonia di inaugurazione del Vittoriano (4 giugno 1911). Si noti la mancanza delle statue delle quadrighe, poste sulla sommità dei propilei solo fra il 1924 e il 1927]]
Il complesso monumentale fu inaugurato davanti a un'immensa folla il 4 giugno 1911, in occasione degli eventi collegati all'[[esposizione nazionale italiana|esposizione nazionale]] per le celebrazioni del [[cinquantenario dell'Unità d'Italia]],<ref name=Ugolini7/> da re Vittorio Emanuele III.<ref name=Tobia11>{{Cita|Tobia|p. 11}}.</ref> Alla cerimonia parteciparono anche la [[Elena del Montenegro|regina Elena]], la [[regina madre]] [[Margherita di Savoia]] e la restante parte della famiglia reale, compresa [[Maria Pia di Savoia]], figlia di Vittorio Emanuele II e [[Consorti dei sovrani portoghesi|regina madre del Portogallo]], da poco deposta dalla [[rivoluzione del 5 ottobre 1910]], che aveva instaurato la repubblica.<ref name="Tobia11" /><ref>La foto della cerimonia è visibile al seguente indirizzo: {{cita web|url= http://mediatecaroma.archivioluce.com/mediatecaRoma/ricerca.html?show=14&index=882&jsonVal=&filter=&query=archiveName%3AluceFondoPastorel&id=IL0000008270&refId=10|titolo= Mediateca di Roma - Archivio dell'Istituto Luce|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140714114843/http://mediatecaroma.archivioluce.com/mediatecaRoma/ricerca.html?show=14&index=882&jsonVal=&filter=&query=archiveName%3AluceFondoPastorel&id=IL0000008270&refId=10|dataarchivio=14 luglio 2014}}</ref> Erano anche presenti il Presidente del Consiglio [[Giovanni Giolitti]], i seimila sindaci d'Italia, i veterani delle [[Guerre d'indipendenza italiane|guerre risorgimentali]] e tremila studenti delle scuole romane.<ref name="Ugolini7" />
 
Tra i veterani delle guerre (sia quelli inquadrati nel Regio Esercito sia i [[Garibaldino|garibaldini]]) ci furono alcune personalità rilevanti, come l'ultimo sopravvissuto della Costituente che proclamò la [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica romana del 1849]]. Presenziarono anche i tre garibaldini che fecero sfilare una [[Bandiera d'Italia|bandiera tricolore]] durante la [[Invasione del Trentino (Garibaldi - 1866)|campagna del Trentino]], operazione militare della [[terza guerra d'indipendenza italiana]] guidata nel 1866 da [[Giuseppe Garibaldi]], e la [[battaglia di Digione]], combattuta tra il 1870 e il 1871 durante la [[guerra franco-prussiana]]. Questo secondo vessillo accompagnò i volontari italiani che decisero di combattere i prussiani e, a causa di colpi di [[mitragliatrice]], rimase assai danneggiato: era rimasta integra solo la banda verde, quella vicina all'asta, al contrario di quella bianca interamente sfilacciata.<ref>{{Cita|Tobia|p. 13}}.</ref>
 
Il clima vissuto durante la cerimonia di inaugurazione del Vittoriano fu connotato da un intenso spirito unitario e nazionale. Nonostante questa atmosfera conciliante, non mancarono alcune voci fuori dal coro. Alla solenne manifestazione erano infatti contrari i [[Partito Socialista Italiano|socialisti]] (in quel momento guidati dall'ala [[Massimalismo (politica)|massimalista]], che era quella più intransigente e radicale) per via della loro ideologia [[Internazionalismo|internazionalistica]], e i [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicani]], che erano critici verso questa cerimonia visti gli indiscutibili connotati [[Monarchismo|monarchici]] del monumento.<ref>{{Cita|Tobia|p. 14}}.</ref>
 
=== La tumulazione del Milite Ignoto ===
{{vedi anche|Milite Ignoto (Italia)}}
[[File:Tumulazione Milite Ignoto italiano.jpg|thumb|La cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto all'Altare della Patria (4 novembre 1921) vista da piazza Venezia]]
Dopo la [[prima guerra mondiale]] l'Altare della Patria fu scelto per ospitare la tomba del Milite Ignoto, ovvero un soldato italiano morto durante il primo conflitto mondiale la cui identità resta sconosciuta a causa delle gravi ferite che resero irriconoscibile il corpo. Proprio per questo motivo rappresenta tutti i militari italiani che morirono durante le guerre.<ref name=treccani>{{cita web|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/milite-ignoto_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo= Milite Ignoto|accesso=8 gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180103011726/http://www.treccani.it/enciclopedia/milite-ignoto_%28Enciclopedia-Italiana%29/|dataarchivio=3 gennaio 2018}}</ref> L'impossibilità di identificare il soldato lo rende un simbolo molto forte, perché solo in questo modo è possibile una transizione metaforica tra concetti sempre più ampi: dalla figura del singolo soldato a quella di tutti i soldati dell'esercito e infine a quella dell'intera nazione.<ref>{{Cita|Tobia|p. 72}}.</ref>
 
La salma fu sepolta con una cerimonia solenne il 4 novembre 1921 in occasione della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]]<ref name=treccani/> e da allora la sua tomba è sempre vigilata da un [[Guardia d'onore|picchetto d'onore]] e da due [[fiamma eterna|fiamme eterne]].<ref name=civitavecchia>{{cita web|url= http://civitavecchia.portmobility.it/it/il-vittoriano-e-piazza-venezia|titolo= Il Vittoriano e piazza Venezia|accesso=6 giugno 2017|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20170606020741/http://civitavecchia.portmobility.it/it/il-vittoriano-e-piazza-venezia|dataarchivio=6 giugno 2017}}</ref> La cerimonia fu la più importante e partecipata manifestazione patriottica dell'Italia unita:<ref>{{Cita|Tobia|p. 73}}.</ref> vi prese parte un milione di persone.<ref name=Tobia80>{{Cita|Tobia|p. 80}}.</ref> Tale celebrazione rappresentò anche il recupero, da parte degli italiani, di quello spirito patriottico che era stato messo a dura prova dalle sofferenze patite durante il sanguinoso conflitto.<ref name=Tobia75>{{Cita|Tobia|p. 75}}.</ref> L'Altare della Patria, pensato inizialmente come ara della dea Roma, divenne quindi anche sacello del Milite Ignoto.<ref name=Tobia85/>
 
Parteciparono anche i socialisti. Costoro, come già accennato, erano legati a un'ideologia internazionalistica per definizione e, quindi, furono ufficialmente avversi a questa celebrazione dai vistosi connotati patriottici.<ref name=Tobia75/> Inoltre le forze politiche socialiste, durante il dibattito parlamentare che aveva portato l'[[Italia nella prima guerra mondiale|Italia a partecipare alla prima guerra mondiale]], erano in parte contrarie a un intervento diretto del Paese in questo conflitto.<ref name=vidotto>{{cita web|url= http://dprs.uniroma1.it/sites/default/files/425.html|titolo= I luoghi del fascismo a Roma|autore= [[Vittorio Vidotto]]|accesso=5 gennaio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20170221020454/http://dprs.uniroma1.it/sites/default/files/425.html|dataarchivio=21 febbraio 2017}}</ref> Ciononostante, i socialisti resero comunque onore al Milite Ignoto, definendolo «[[Proletariato|proletario]] straziato da altri proletari».<ref name=difesa/>
 
Il Vittoriano fu così consacrato alla sua valenza simbolica definitiva diventando – grazie al richiamo della figura di Vittorio Emanuele II di Savoia e alla presenza dell'Altare della Patria – un [[tempio]] [[laico]] dedicato metaforicamente all'Italia libera e unita e celebrante – in virtù della tumulazione del Milite Ignoto – il sacrificio per la patria e per gli ideali nazionali.<ref name=difesa/><ref name=Levi324>{{Cita|Levi|p. 324}}.</ref><ref name=Tobia109>{{Cita|Tobia|p. 109}}.</ref>
 
=== Il completamento ===
[[File:Altare della Patria-July 2016 (02).jpg|thumb|left|upright|Il Vittoriano visto da via del Corso]]
Nel 1925, in occasione del [[Natale di Roma]] (21 aprile), fu inaugurata la parte mancante dell'Altare della Patria, ovvero le sculture realizzate da [[Angelo Zanelli]] che affiancano la statua della dea Roma.<ref name=Tobia56>{{Cita|Tobia|p. 56}}.</ref> Con la realizzazione della ''quadriga dell'Unità'' e della ''quadriga della Libertà'', che furono poste sui rispettivi [[Propileo|propilei]] fra il 1924 e il 1927, gli spazi esterni del Vittoriano poterono dirsi completati.<ref>{{cita web|url= http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/13/news/altare_della_patria-13555472/|titolo= I 100 anni dell'Altare della Patria, monumento al Risorgimento|accesso=30 gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180131081513/http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/13/news/altare_della_patria-13555472/|dataarchivio=31 gennaio 2018}}</ref> Intanto il 19 febbraio 1921 era stata sciolta la "Commissione Reale per il Monumento a Vittorio Emanuele II".<ref>{{Cita|Coppola|p. 20}}.</ref>
 
Nel 1928 si decise di sistemare l'area adiacente al Vittoriano aprendo [[via del Teatro di Marcello]]. Ciò comportò lo smantellamento della seicentesca [[Chiesa di Santa Rita da Cascia in Campitelli]], che sorgeva alle pendici della scalinata della basilica dell'Ara Coeli e che fu ricostruita, dieci anni più tardi, nei pressi del [[teatro di Marcello]].<ref>{{cita web|url= https://www.romaierioggi.it/via-del-teatro-di-marcello-1928/|titolo= Via Del Teatro Di Marcello (1928)|accesso=30 gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180417081858/https://www.romaierioggi.it/via-del-teatro-di-marcello-1928/|dataarchivio=17 aprile 2018}}</ref> I lavori di scavo portarono alla luce l'[[insula dell'Ara Coeli]], risalente al [[II secolo|II secolo d.C.]] e ancora oggi visibile sul lato sinistro del Vittoriano.<ref>{{cita web|url= http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/insula_dell_ara_coeli|titolo= L'insula sul sito ufficiale della sovrintendenza di Roma|accesso=9 marzo 2018}}</ref> La sistemazione dell'area intorno al monumento fu completata tra il 1931 e il 1933 dall'architetto [[Raffaele De Vico]], che progettò le due [[Esedra|esedre]] alberate e sistemate a gradoni di travertino.<ref name=TCI>{{Cita|Guida rossa, 2004|p. 203}}.</ref>
 
La cripta del Milite Ignoto fu invece inaugurata durante la manifestazione del 24 maggio 1935, che era dedicata al ventennale dell'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale.<ref name=Tobia101/> Questo ambiente è situato sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II, in corrispondenza dell'Altare della Patria. Sulla cripta si affaccia il lato interno del sacello del Milite Ignoto,<ref name=Tobia102-103>{{Cita|Tobia|pp. 102-103}}.</ref> mentre quello esterno è parte integrante dell'Altare.<ref name=Tobia103>{{Cita|Tobia|p. 103}}.</ref>
 
[[File:Piazza Venezia din Roma.jpg|thumb|Piazza Venezia vista dall'ingresso del Vittoriano. Al centro è presente una siepe dalla foggia e dai colori della bandiera d'Italia.]]
I lavori di completamento del Vittoriano ebbero luogo alla fine nel 1935<ref>{{cita libro|titolo=Roma|anno=2006|url=https://archive.org/details/roma0000tour|data=1999|editore=Touring Club Italiano|p=[https://archive.org/details/roma0000tour/page/201 201]}}</ref> e riguardarono la realizzazione del [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano|Museo centrale del Risorgimento]], inaugurato e aperto al pubblico soltanto nel 1970. Nell'occasione fu prevista anche la creazione di un [[Sacrario delle Bandiere]], deputato a ospitare un'esposizione delle bandiere militari italiane storiche.<ref name=Tobia102>{{Cita|Tobia|p. 102}}.</ref> I suoi prodromi furono il trasferimento all'interno del Vittoriano delle bandiere di guerra dei reggimenti disciolti che in precedenza si trovavano a [[Castel Sant'Angelo]]:<ref name=Tobia101>{{Cita|Tobia|p. 101}}.</ref> anche il Sacrario delle Bandiere divenne visitabile solamente più tardi, il 4 novembre 1968, in occasione della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]].<ref name=marina/><ref name="centenario">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://altaredellapatriacentenario.it/cronologia-del-vittoriano/|titolo=Cronologia del Vittoriano|accesso=5 giugno 2018}}</ref>
 
Il completamento degli spazi interni, compresa la cripta del Milite Ignoto (con mosaici di [[Giulio Bargellini]]), è da attribuire ad [[Armando Brasini]], già direttore artistico del Vittoriano.<ref name=Coppola39/><ref name=TCI/> Lo stesso architetto si occupò anche del prospetto [[laterizio]] a [[Contrafforte|contrafforti]] su via di San Pietro in Carcere.<ref name=TCI/> In questo contesto, nel 1939, la gestione del Vittoriano passò dal Ministero dei lavori pubblici a [[Ministero dell'istruzione|quello della pubblica istruzione]].<ref name="Ugolini|p. 10">{{Cita|Ugolini|p. 10}}.</ref>
 
=== Il fascismo ===
La conclusione della prima guerra mondiale e gli esiti del [[trattato di Versailles]] lasciarono amareggiato il governo italiano che, secondo il [[patto di Londra]] sottoscritto nell'aprile 1915 con la [[Triplice intesa]], a ostilità terminate avrebbe potuto annettere tra gli altri territori anche la [[Dalmazia]] settentrionale. Al contrario, eccettuata la città di [[Zara]], l'area fu inglobata dal [[Regno dei Serbi, Croati e Sloveni]] nato dalla dissoluzione dell'[[Impero austro-ungarico]]. Pure le promesse di [[Mandato della Società delle Nazioni|mandati della Società delle Nazioni]] (sostanzialmente alcune ex [[Impero coloniale tedesco|colonie tedesche]] e parte delle terre non turche che erano appartenute all'[[Impero ottomano]]) rimasero disattese, e all'Italia furono assegnate solo piccole compensazioni territoriali in favore delle colonie che già possedeva. Di conseguenza nacque il mito della "[[vittoria mutilata]]" che fu rapidamente fatto proprio dal [[fascismo]], questione politica strumentale al richiamo delle sofferenze e dei sacrifici patiti dal popolo italiano durante la guerra.<ref name=Tobia85>{{Cita|Tobia|p. 85}}.</ref> Quindi il Vittoriano, per la seconda volta, mutò il suo significato metaforico: pur mantenendo l'esteriorità di tempio laico, si trasformò in uno dei simboli del riscatto militare dell'Italia, del patriottismo e della capacità bellica del Paese,<ref name=Tobia85/> ponendo in secondo piano la celebrazione di Vittorio Emanuele II e la natura di moderno foro.<ref name=sacconi/>
 
[[File:Sfilata in via dell'Impero per la Decima Leva Fascista.JPG|thumb|left|1936: sfilata lungo via dell'Impero per la Decima Leva Fascista, ovvero la decima cerimonia con la quale i [[Opera nazionale balilla|Balilla]] aventi 14 anni passano alle [[Avanguardia giovanile fascista|Avanguardie]]. Sullo sfondo il Vittoriano.]]
I prodromi alla politicizzazione del monumento si ebbero già nel 1920, prima della tumulazione del Milite Ignoto (1921) e della [[marcia su Roma]] (1922), per via di manifestazioni antisocialiste e antibolsceviche organizzate dai partiti nazionalisti e patriottici che ebbero luogo al Vittoriano prima delle [[Elezioni amministrative in Italia del 1920|elezioni amministrative dell'ottobre 1920]] e delle [[Elezioni politiche in Italia del 1921|elezioni politiche del maggio 1921]].<ref name=vidotto/> A seguito della marcia su Roma e della presa del potere da parte di Mussolini, il Vittoriano divenne uno dei palcoscenici per le manifestazioni del regime.<ref name=difesa/><ref name=Agnew233/> Inoltre sulle sue scalinate si assiepava parte del pubblico che assisteva ai discorsi proferiti da Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia, aggettante sull'omonima piazza.<ref name=vidotto/>
 
[[File:Vittorio Emanuele III consegna una medaglia d'oro a un uomo all'Altare della Patria.JPG|thumb|Re Vittorio Emanuele III consegna una medaglia d'oro all'Altare della Patria alla presenza di Benito Mussolini (10 giugno 1942)]]
Per fissare il Vittoriano nell'[[immaginario collettivo]] degli italiani, dalla fine degli anni 1920 il fascismo avviò un'imponente opera propagandistica, avvalendosi anche della [[Nascita dell'industria cinematografica italiana|nascente industria cinematografica italiana]]: l'edificio divenne una presenza costante nei filmati di regime, il cui sfondo era spesso il panorama di Roma.<ref>{{Cita|Tobia|p. 87}}.</ref> Dal 1928 al 1943 il Vittoriano comparve in 249 filmati distribuiti nei cinema italiani; 168 di queste apparizioni (il 67,5%) erano legate a un omaggio al Milite Ignoto, 81 (il restante 32,5%) furono teatro di una manifestazione fascista organizzata tra le sue mura.<ref>{{Cita|Tobia|pp. 87-88}}.</ref>
 
In questo contesto l'architetto e ingegnere [[Gustavo Giovannoni]] propose la costruzione, nei pressi di [[piazza di Spagna]], di un monumento paragonabile al Vittoriano che celebrasse l'[[Italia fascista]], progetto che non ebbe mai seguito.<ref>{{Cita|Agnew|p. 234}}.</ref> Questo non fu l'unico punto di contatto tra l'Italia liberale e quella fascista: entrambe avevano l'obiettivo di forgiare una nuova Italia e ambedue avevano tendenze [[Imperialismo|imperialistiche]]. Ciò che invece le differenziava era il modo con cui volevano perseguire questo obiettivo: l'Italia liberale lasciando il [[libero arbitrio]] ai cittadini, il regime fascista con la coercizione e le violenze.<ref>{{Cita|Agnew|p. 236}}.</ref>
 
Durante il ventennio, il Vittoriano svolse spesso il ruolo scenografico di sfondo solenne e spettacolare per le parate militari che da via dell'Impero (la moderna [[via dei Fori Imperiali]]) arrivavano sotto il balcone di Palazzo Venezia.<ref name=Tobia103/> Il monumento mantenne un certo ruolo nella cornice nazionalista fascista anche perché accoglieva il Milite Ignoto, cui il regime rendeva spesso omaggio.<ref>{{Cita|Tobia|pp. 103-104}}.</ref> Anche l'Ara dei caduti fascisti, che si trovava sul colle del Campidoglio, aveva un ruolo analogo.<ref name=Tobia104/>
 
=== L'oblio ===
[[File:Giulio Andreotti, John Fitzgerald Kennedy - Omaggio al Milite Ignoto.jpg|thumb|Come da prassi per i capi di Stato esteri in visita in Italia, [[John Fitzgerald Kennedy]] si appresta a rendere omaggio al Milite Ignoto accompagnato dal [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|ministro della difesa]] [[Giulio Andreotti]] (1º luglio 1963)]]
Con la [[caduta del fascismo]] (25 luglio 1943) e la [[fine della seconda guerra mondiale in Europa]] (8 maggio 1945) in Italia poté avvenire una svolta democratica e, in conseguenza del [[Nascita della Repubblica Italiana|referendum del 2 giugno 1946]], nacque la [[Italia|Repubblica Italiana]]. Il Vittoriano fu svuotato dai contenuti militareschi associatigli dal fascismo e tornò alla precedente funzione di tempio laico.<ref name=difesa/><ref name=Levi324/><ref name=Tobia109/> Da quel momento l'Altare della Patria è tornato a essere il teatro di manifestazioni simboliche che rappresentano l'intero popolo italiano. Le più importanti si svolgono annualmente in occasione dell'[[Anniversario della liberazione d'Italia]] (25 aprile), della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre), durante le quali il [[Presidente della Repubblica Italiana]] e le [[Alte cariche dello Stato della Repubblica Italiana|massime cariche dello Stato]] rendono omaggio al sacello del Milite Ignoto con la deposizione di una [[Corona trionfale|corona d'alloro]].<ref name="Tobia109" />
 
Dagli anni 1960 in poi, però, il Vittoriano andò incontro al disinteresse, se non quando nello sprezzo.<ref name="Tobia115">{{Cita|Tobia|p. 115}}.</ref> Non era infatti più considerato uno dei [[Simboli patri italiani|simboli dell'identità nazionale]]; rappresentava anzi, con la sua mole neoclassica, un'ingombrante testimonianza del passato italiano, del fascismo, del [[Colonialismo italiano|colonialismo]], delle tragedie della prima metà del secolo.<ref>{{Cita|Coppola|p. 9}}.</ref> Complice il sempre più evidente stato di abbandono, le celebrazioni che vi avvenivano erano sempre meno partecipate, incluse quelle che interessavano il Milite Ignoto.<ref name="Coppola11" /><ref name="Tobia115" /> Da più parti si giunse anche a proporre di abolirle oppure di trasferirle altrove, perché era ancora vivo il ricordo delle adunate fasciste. Pertanto il Vittoriano, progressivamente, scivolò in una ''[[damnatio memoriae]]'' che causò la sua temporanea esclusione dall'immaginario collettivo italiano.<ref name="Tobia115" />
 
[[File:Pertini-Milite Ignoto.jpg|thumb|left|Il Presidente della Repubblica [[Sandro Pertini]] rende omaggio al Milite Ignoto]]
A questo si aggiunse la dolorosa memoria delle demolizioni e degli sventramenti di interi isolati storici di Roma, proseguiti per decenni sotto i governi liberali o durante la dittatura.<ref name=Coppola14/> Anche da parte delle istituzioni ci fu un mutamento: da eventi coinvolgenti e emozionanti si passò a commemorazioni rituali e asettiche, svolte per ordinaria necessità e con poco trasporto pubblico. Pure piazza Venezia, in conseguenza dell'espansione urbanistica di Roma nel dopoguerra e dell'incremento esponenziale del traffico veicolare, si tramutò in un semplice nodo nevralgico del sistema stradale cittadino.<ref name=Tobia115/>
 
Il 12 dicembre 1969 il Vittoriano fu luogo di un attentato: attorno alle 17:30 scoppiarono due bombe, a dieci minuti l'una dall'altra, in concomitanza alla [[strage di piazza Fontana]] a [[Milano]]. Presso il monumento non si ebbero comunque vittime. Gli ordigni erano stati collocati lateralmente, in corrispondenza di ciascun propileo: uno di essi riuscì a scardinare la porta del Museo centrale del Risorgimento (lanciata via per sette metri) e a infrangere le vetrate della [[basilica di Santa Maria in Aracoeli]]. La seconda detonazione rese pericolante il basamento di un pennone.<ref name=Tobia116>{{Cita|Tobia|p. 116}}.</ref> A causa dei danni riportati il Vittoriano fu chiuso al pubblico e tale restò per trent'anni:<ref name=Almanacco>{{Cita|Ridolfi|p. 169}}.</ref> d'altronde l'edificio magniloquente era ormai ignorato e la sua utilità non era più sentita o riconosciuta.<ref name=Tobia116/>
 
[[File:Vittoriano 88.jpg|thumb|Il Vittoriano si staglia sul paesaggio di Roma in una foto del 1988]]
Sulla scia del clima politico degli anni 1970 e a causa della chiusura al pubblico, il Vittoriano conobbe un lungo periodo di oblio da parte sia delle istituzioni sia dei cittadini.<ref name="Ugolini|p. 10">{{Cita|Ugolini|p. 10}}.</ref> Nel 1975 passò in carico dal Ministero della pubblica istruzione al neonato [[Ministero per i beni culturali]], dicastero cui tuttora compete.<ref name="Ugolini|p. 10"/> Nel 1981, tramite decreto datato 20 maggio, il ministero dichiarò l'importanza storica e artistica del Vittoriano, riallacciandosi alla precedente legge n. 1089 del 1º giugno 1939.<ref name="Ugolini|p. 10"/>
 
Alla fine degli anni 1980 sorse un movimento d'opinione, guidato da [[Ludovico Quaroni]],<ref>{{Cita libro|titolo=Memorabilia. Nel paese delle ultime cose|anno=2016|curatore=Alberto Bertagna, Sara Marini, Giulia Menziet|isbn=978-88-548-9007-7|p=176}}</ref> che ne voleva la "ruderizzazione", ossia il completo abbandono a sé stesso, cui sarebbe dovuta seguire una fase di smantellamento parziale, con l'asportazione delle opere artistiche più importanti (che sarebbero state musealizzate) e la conversione del monumento a semplice passeggiata sopraelevata: ciò avrebbe richiesto anche l'abbattimento delle sezioni più imponenti e simboliche, come parte del sommoportico e dei propilei.<ref>{{Cita|Tobia|pp. 117-118}}.</ref> In questo modo il Vittoriano non sarebbe più spiccato agli occhi dei visitatori e avrebbe avuto una monumentalità paragonabile a quella degli edifici circostanti.<ref>{{Cita|Tobia|p. 119}}.</ref>
 
=== La riscoperta ===
[[File:Presidente OMRI.jpg|thumb|left|Il neo-eletto Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riceve dal Presidente uscente Carlo Azeglio Ciampi le insegne di [[Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone]] dell'[[Ordine al merito della Repubblica italiana|OMRI]] (15 maggio 2006)]]
Fu il Presidente della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]], all'inizio del XXI secolo, a iniziare un'opera di riscoperta e di valorizzazione dei simboli patri italiani, Vittoriano compreso.<ref name=Coppola11/><ref name=Almanacco/><ref name=raistoria>{{cita web|url= http://www.raistoria.rai.it:80/articoli/inno-di-mameli/30037/default.aspx|titolo= Puntata di "Il tempo e la storia" su ''Il Canto degli Italiani''|accesso= 1º marzo 2017|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150511193521/http://www.raistoria.rai.it/articoli/inno-di-mameli/30037/default.aspx|dataarchivio=11 maggio 2015}}</ref> Grazie all'iniziativa di Ciampi esso ha riacquisito l'importanza simbolica che aveva un tempo.<ref name=Almanacco/> L'operato di Ciampi è stato ripreso e continuato anche dal suo successore, [[Giorgio Napolitano]], con particolare risalto durante le celebrazioni del [[150º anniversario dell'Unità d'Italia]].<ref name=raistoria/>
 
Nello specifico, il monumento fu reso nuovamente accessibile al pubblico su pressioni di Carlo Azeglio Ciampi il 24 settembre 2000, dopo un accurato restauro e in occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico 2000-2001, la cui parte più importante avvenne proprio al Vittoriano alla presenza del Presidente della Repubblica.<ref name=Almanacco/><ref>{{cita libro|cognome= Paluffo|nome= Paolo|titolo= La riscoperta della Patria: Perché il 150° dell'Unità d'Italia è stato un successo|editore= Biblioteca Universale Rizzoli|url= https://books.google.it/books?id=xV7tmxEnsYoC&pg=PT84&lpg=PT84&dq=ciampi+riscoperta+del+vittoriano&source=bl&ots=QEOMHyYKoN&sig=hRoS9QqJ5B0Vfbcag1L0fJmOeo4&hl=it&sa=X&ei=JTx8U-yAGKnM0AWcoYDgCg&ved=0CGUQ6AEwBQ#v=onepage&q=ciampi%20riscoperta%20del%20vittoriano&f=false|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180105011615/https://books.google.it/books?id=xV7tmxEnsYoC&pg=PT84&lpg=PT84&dq=ciampi+riscoperta+del+vittoriano&source=bl&ots=QEOMHyYKoN&sig=hRoS9QqJ5B0Vfbcag1L0fJmOeo4&hl=it&sa=X&ei=JTx8U-yAGKnM0AWcoYDgCg&ved=0CGUQ6AEwBQ#v=onepage&q=ciampi%20riscoperta%20del%20vittoriano&f=false|dataarchivio=5 gennaio 2018}}</ref> Nel 2003 Ciampi si espresse così, parlando alle scuole: ''…questo monumento sta vivendo una seconda giovinezza. Lo riscopriamo simbolo dell'eredità di valori che le generazioni del Risorgimento ci hanno affidato. Le fondamenta di questi valori sono qui incise nel marmo: l'unità della Patria, la libertà dei cittadini''.<ref>{{Cita web|url=https://archivio.quirinale.it/aspr/discorsi/HIST-004-002572/presidente/carlo-azeglio-ciampi/intervento-del-presidente-della-repubblica-carlo-azeglio-ciampi-al-complesso-monumentale-del-vittoriano-occasione-apertura-anno-1|titolo=discorso di apertura dell'a.s. 2003/2004|sito=archivio.quirinale.it}}</ref>
 
[[File:Mattarella 25 Aprile 2020.jpg|miniatura|destra|25 aprile [[2020]]: nel corso del ''[[misure di confinamento nel mondo dovute alla pandemia di COVID-19|lockdown]]'' proclamato subito dopo lo scoppio della [[pandemia di COVID-19 in Italia]], il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Sergio Mattarella]] rende omaggio al Milite Ignoto in occasione del 75º anniversario della liberazione.]]
Dal 4 novembre 2000 le cerimonie simbolicamente più importanti ([[Anniversario della liberazione d'Italia]] il 25 aprile, [[Festa della Repubblica Italiana]] il 2 giugno, [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] il 4 novembre) avvengono stabilmente presso il monumento.<ref name=Almanacco/> Questa rinascita del Vittoriano è andata di pari passo con la costante e crescente opera di valorizzazione degli altri simboli patri italiani.<ref name=Almanacco/> Il Vittoriano è anche diventato importante sede museale di collezioni inerenti all'identità nazionale italiana: gli spazi espositivi presenti (il Museo centrale del Risorgimento e il Sacrario delle Bandiere) sono stati rilanciati con un'opera di potenziamento e aggiornamento che li ha resi sempre più frequentati.<ref name=Almanacco/>
 
Alla riscoperta del valore simbolico del Vittoriano si accompagna oggi anche un più sereno giudizio del suo valore artistico che, come per ogni monumento, deve essere contestualizzato nella sua epoca di costruzione: il monumento è oggi visto dalla più aggiornata critica d'arte come un ottimo esempio dell'arte italiana di fine Ottocento e un importante passo nella ricerca dello "stile nazionale" che doveva caratterizzare il Regno d'Italia da poco costituito. Il Vittoriano riveste questo ruolo sia di per sé stesso, sia per le numerosissime opere d'arte che accoglie, tra Neoclassicismo, Eclettismo e Liberty.<ref>{{Cita|Mariano 2004|capitolo ''Lo stile nazionale''}}.</ref>
 
Il Vittoriano rimane proprietà del Ministero dei beni culturali che, dal 1º febbraio 2005, lo ha gestito tramite la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio,<ref name="Ugolini|p. 10"/><ref name=Coppola7>{{Cita|Coppola|p. 7}}.</ref> poi [[Musei nazionali italiani#Direzioni regionali Musei|Direzione regionale Musei Lazio]]. Nel dicembre 2019<ref name="DPCM 2 dicembre 2019, n. 169">Cfr. [https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/01/21/20G00006/sg DPCM 2 dicembre 2019, n. 169].</ref> il monumento è stato unito al vicino [[Museo nazionale di Palazzo Venezia]] in un'unica amministrazione, creando l'istituto VIVE, nuovo ente dotato di [[Musei nazionali italiani#Musei statali dotati di autonomia speciale|autonomia speciale]].<ref name="DPCM 2 dicembre 2019, n. 169"/><ref>{{Cita web|url=https://vive.beniculturali.it/it/|titolo=ViVe - Vittoriano e Palazzo Venezia|accesso=19 marzo 2022|sito=beniculturali.it|dataarchivio=13 marzo 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220313050739/https://vive.beniculturali.it/it/|urlmorto=sì}}</ref>
{{Clear}}
 
== Pianta del Vittoriano ==
{| align="center"
|
{| style="white-space:nowrap"
|-
|style="font-size: 100%;" align=left width="75%"|
# Ingresso del Vittoriano con [[Cancello|cancellata]] artistica di [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]];
# Gruppo scultoreo ''Il Pensiero'' di [[Giulio Monteverde]];
# Gruppo scultoreo ''L'Azione'' di [[Francesco Jerace]];
# ''Fontana dell'Adriatico'' di [[Emilio Quadrelli]];
# Gruppo scultoreo ''La Forza'' di [[Augusto Rivalta]];
# Gruppo scultoreo ''La Concordia'' di [[Lodovico Pogliaghi]];
# ''Fontana del Tirreno'' di [[Pietro Canonica]];
# Gruppo scultoreo ''Il Sacrificio'' di [[Leonardo Bistolfi]];
# Gruppo scultoreo ''Il Diritto'' di [[Ettore Ximenes]];
# ''Leoni alati'' di [[Giuseppe Tonnini]]<br />(una statua per lato);
# Scalinata d'ingresso;
# ''Vittoria alata'' su [[Rostro (arma)|rostro]] di [[Edoardo Rubino]];
# ''Vittoria alata'' su rostro di [[Edoardo De Albertis]];
# Altare della Patria, che ospita la tomba del Milite Ignoto;
# Statua della ''Dea Roma'' di [[Angelo Zanelli]];
# Statue delle [[Opere architettoniche e artistiche del Vittoriano#Le statue delle città nobili|quattordici città nobili]] di [[Eugenio Maccagnani]];
# ''Statua equestre di Vittorio Emanuele II'' di [[Enrico Chiaradia]];
# ''Vittoria alata'' su colonna trionfale di [[Nicola Cantalamessa Papotti]];
# ''Vittoria alata'' su colonna trionfale di [[Adolfo Apolloni]];
# Propileo con [[colonnato]] sulla cui sommità è presente<br />la ''Quadriga dell'Unità'' di [[Carlo Fontana (scultore)|Carlo Fontana]];
# ''Vittoria alata'' su colonna trionfale di [[Mario Rutelli]];
# ''Vittoria alata'' su colonna trionfale di [[Cesare Zocchi]];
# Propileo con colonnato sulla cui sommità è presente<br />la ''Quadriga della Libertà'' di [[Paolo Bartolini]];
# Sommoportico con colonnato;<br />sul cornicione sono presenti<br />le [[Opere architettoniche e artistiche del Vittoriano#Le statue delle regioni|statue rappresentanti le regioni d'Italia]];<br />sulla terrazza sotto allo [[stilobate]],<br />ci sono i [[Opere architettoniche e artistiche del Vittoriano#La terrazza delle città redente|cippi delle città redente]].
| [[File:Vittorianomap.jpg|right|700x700px|Piantina schematica del Vittoriano]]
|}
|}
 
== Opere architettoniche e artistiche ==
{{vedi anche|Opere architettoniche e artistiche del Vittoriano}}
=== Generalità ===
[[File:Rione II Trevi, 00187 Roma, Italy - panoramio (33).jpg|thumb|left|La scalinata d'ingresso che porta all'Altare della Patria (al centro), sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II. Sulla sommità del Vittoriano si notano i due propilei e l'imponente colonnato centrale del sommoportico]]
Sviluppandosi sul colle del Campidoglio, il Vittoriano si erge nel centro simbolico della Roma antica ed è collegato a quella moderna grazie alle strade che si dipartono a raggiera da piazza Venezia.<ref name=Coppola39/> Il complesso monumentale del Vittoriano è alto 70 metri (81 metri comprese le quadrighe di coronamento dei due [[Propileo|propilei]]), largo 135 metri, profondo 130 metri, occupa una superficie di {{formatnum:17550}} metri quadrati e possiede, grazie al cospicuo sviluppo degli spazi interni, una superficie calpestabile di {{formatnum:717000}} metri quadrati.<ref name=quirinale/><ref name=Tobia60/><ref name=Coppola81>{{Cita|Coppola|p. 81}}.</ref> La scalinata d'ingresso è larga 41 metri e lunga 34 metri, la terrazza dove è situato l'Altare della Patria è larga 66 metri.<ref name="Tobia60" /> La profondità massima dei sotterranei del Vittoriano raggiunge la quota di 17 metri sotto il livello stradale. Il colonnato è formato da colonne alte 15 metri e la lunghezza del porticato è pari 72 metri.<ref name="Coppola81" /> Dal giugno 2007 è possibile salire alla terrazza delle quadrighe usufruendo di un ascensore:<ref name="comearrivare" /> questa terrazza, che è la più alta del monumento, è anche raggiungibile tramite 196 scalini che partono dal sommoportico.<ref>{{cita web|url= http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/terrazze-vittoriano/1.html|titolo= Panorama mozzafiato dalle terrazze del Vittoriano|accesso=4 febbraio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180205001657/http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/terrazze-vittoriano/1.html|dataarchivio=5 febbraio 2018}}</ref>
 
Gli elementi architettonicamente preponderanti del Vittoriano sono le scalinate esterne, costituite nel complesso da 243 gradini, e il [[portico]] situato sulla sommità del monumento, inserito tra due [[Propileo|propilei]] laterali.<ref name="Coppola81" /> Il portico del Vittoriano è detto "sommoportico" per la sua posizione sopraelevata (da "sommo", ossia "alto", "grande", "parte più elevata"<ref name="sommo">{{cita web|url= http://www.treccani.it/vocabolario/sommo1/|titolo= Sómmo|accesso=26 febbraio 2016|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20170618183238/http://www.treccani.it/vocabolario/sommo1/|dataarchivio=18 giugno 2017}}</ref>). Altro elemento architettonicamente rilevante è l'ampio [[colonnato]] di [[ordine corinzio]] che caratterizza il sommoportico e i due propilei.<ref name="Agnew231" />
 
[[File:Aracoeli-fachada.jpg|thumb|La basilica dell'Ara Coeli. Sulla sinistra si intravede il Vittoriano]]
Le [[Allegoria|allegorie]] (ovvero i concetti astratti espressi attraverso immagini concrete) delle opere artistiche del Vittoriano rappresentano, secondo i canoni dello stile Neoclassico, perlopiù le [[virtù]] e i [[Sentimento|sentimenti]], spesso resi con [[Personificazione|personificazioni]], che animarono gli italiani nelle lotte per l'unità nazionale durante il [[Risorgimento]], inteso come periodo che va dai [[moti del 1820-1821]] alla [[presa di Roma]] (1870),<ref name=Levi316>{{Cita|Levi|p. 316}}.</ref> o, secondo altri, alla vittoria nella [[prima guerra mondiale]].<ref>{{Cita libro|autore=Alberto Asor Rosa|titolo=Storia d'Italia|editore=Einaudi<!--|anno=1974-->|città=Milano|anno=2005| volume=10|capitolo=Dall'unità ad oggi|p=1356}}</ref> Nel Vittoriano è cospicua la presenza di statue raffiguranti [[Vittoria (divinità)|Vittorie alate]], sia in marmo sia in bronzo, che simboleggiano il buon [[Auspicia|auspicio]] il buon [[Auspicia|auspicio]] avuto nella realizzazione dell'unità nazionale italiana.<ref name=Quarta-Simbolico>{{Cita|Quarta|paragrafo "''Il percorso simbolico''"}}.</ref>
 
Sono numerose anche le opere artistiche che richiamano la storia dell'antica Roma.<ref name=Agnew231/> Fin dalla sua inaugurazione il complesso del Vittoriano celebra infatti anche la grandezza e la maestà di Roma, che è eletta al ruolo di legittima capitale d'Italia.<ref name=Ugolini7/> Diversi poi sono i simboli vegetali presenti, fra i quali la [[Arecaceae|palma]] (che richiama la [[Nike (mitologia)|vittoria]]), la [[Quercus|quercia]] (la [[Fortezza (virtù)|forza]]), l'[[Laurus nobilis|alloro]] (la [[pace]] vittoriosa), il [[Myrtus|mirto]] (il [[sacrificio]]) e l'[[Olea europaea|ulivo]] (la [[Concordia (divinità)|concordia]]).<ref name=quirinale/> Tutte le opere d'arte realizzate per il Vittoriano hanno impegnato i maggiori artisti allora attivi in Italia.<ref name=TCI/>
 
[[File:Vittoriano.jpg|alt=|sinistra|miniatura|Il Vittoriano di notte]]
Nel Vittoriano sono diffusi significati allegorici che, nelle intenzioni dei loro realizzatori, avrebbero dovuto essere chiari e univoci. Secondo alcuni autori,<ref name=Agnew238>{{Cita|Agnew|p. 238}}.</ref> però, questo obiettivo non fu raggiunto, visto che le opere, a loro parere, hanno spesso subito delle interpretazioni ambigue. Chi sostiene quest'ambivalenza intrinseca del Vittoriano ne trova le cause nel Risorgimento che, secondo la [[Revisionismo del Risorgimento|visione revisionistica]], fu caratterizzato da una natura duale: da una parte ci sarebbero stati i patrioti, dall'altra la maggioranza silenziosa, formata principalmente da contadini e dalla classe media, che sarebbe rimasta indifferente al processo di unificazione italiana. Gli stessi patrioti avevano d'altronde vedute diverse sul futuro sistema di governo italiano: fin dall'inizio furono infatti divisi in [[Centralismo|centralisti]] e [[Federalismo in Italia|federalisti]], in monarchici e repubblicani.<ref name="Agnew238" /> Tutti, in ogni caso, si riconoscevano nella stessa bandiera tricolore e condividevano gli stessi ideali di unità e di indipendenza.<ref name=Almanacco/>
 
A ciò va aggiunta la stratificazione storica e la profonda differenza di impiego pubblico del Vittoriano, in particolare il contrasto politico tra l'[[Stato liberale|Italia liberale]] e quella fascista nel diffondere i rispettivi messaggi politici.<ref name=Agnew238/> Se l'Italia liberale vedeva nel Vittoriano un tempio laico dove celebrare metaforicamente l'unità e la libertà della patria, il fascismo considerava il monumento come un palcoscenico dove ostentare la potenza militare aggressiva del Paese.<ref name=Tobia103/> Infine, dalla [[nascita della Repubblica Italiana]] esso è considerato come il "foro della Repubblica".<ref>{{Cita|Mariano 2000}}.</ref>
 
[[File:Fontana dell'Adriatico - Vittoriano, Roma.jpg|thumb|La ''Fontana dell'Adriatico'']]
Da un punto di vista stilistico, l'architettura e le opere d'arte che impreziosiscono il Vittoriano sono state concepite con l'obiettivo di creare uno "stile nazionale", un modello da utilizzare poi anche in altri ambiti.<ref name=difesa/> Era questa, infatti, l'esigenza manifestata dai critici d'arte nei primi decenni di unità, in cui la nazione metteva a punto la sua identità anche dal punto di vista artistico. Questo "stile nazionale", secondo [[Camillo Boito]] che ne fu il teorico, non poteva essere ''nuovo di pianta'', ma anzi, per avere indole compiutamente nazionale, avrebbe dovuto collegarsi alle architetture italiane del passato; lo studio dei classici, però, doveva essere considerato un punto di partenza e non di arrivo.<ref>{{Cita libro|titolo=Primo congresso degli ingegneri ed architetti italiani in Milano - atti|editore=Tipog. e Litog. degli ingegneri, 1873|p=88}}</ref> Questa era la responsabilità sentita da Sacconi nel suo progetto.
 
In tale ambito, per la realizzazione del Vittoriano, Giuseppe Sacconi prese spunto dall'[[architettura neoclassica]], l'erede dell'architettura classica [[architettura greca classica|greca]] e [[Architettura romana|romana]], sulla quale furono innestati elementi [[Arte italica|italici]] secondo lo spirito dell'[[Eclettismo]].<ref name=Tobia41/> Sacconi tenne presente anche lo stile architettonico in voga durante il [[Secondo Impero francese]] di [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]] (1852-1870), che fu assai comune nei nuovi edifici costruiti a Parigi in quel periodo, portando alla [[Trasformazione di Parigi sotto il Secondo Impero|completa trasformazione della capitale francese]].<ref name=Agnew232>{{Cita|Agnew|p. 232}}.</ref> Questo stile era infatti l'unico che egli apprezzasse tra quelli a lui contemporanei, pur non condividendone l'eccessivo decorativismo e la sontuosità.<ref>{{Cita|Mariano 2004|pp. 102-110}}.</ref> Secondo alcuni autori, Sacconi si sarebbe ispirato inoltre alle forme utilizzate, anche in ambito coloniale, da diverse nazioni imperialiste dell'epoca come il [[Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda|Regno Unito]], la [[Terza Repubblica (Francia)|Francia]], l'[[Impero tedesco]] e il [[Belgio]].<ref name=Agnew231/>
 
=== Le fontane dei due mari ===
Addossate al basamento esterno del Vittoriano, ai lati della cancellata d'ingresso di piazza Venezia, si trovano le "fontane dei due mari" che sono dedicate al [[mare Adriatico]] e al [[mar Tirreno]]. Entrambe sono inserite in un'aiuola e possiedono, fin dall'origine, un sistema idraulico che ne ricicla l'acqua evitando gli sprechi. Un tempo era anche attiva una cisterna da {{formatnum:500000}} litri d'acqua, poi abbandonata, che si trova nei sotterranei del monumento.<ref name=Coppola82>{{Cita|Coppola|p. 82}}.</ref> Le due fontane rappresentano dunque i due maggiori mari italiani e, pertanto, in quest'ottica il Vittoriano viene assimilato alla [[penisola italiana]]. In questo modo è rappresentato, anche geograficamente, l'intero Paese.<ref name=difesa/> A destra della fontana dell'Adriatico si osservano i resti del [[sepolcro di Gaio Publicio Bibulo]], monumento dell'[[Repubblica romana|epoca repubblicana]] e importante punto di riferimento per la toponomastica romana antica.<ref name=TCI1925>{{Cita|Guida rossa, 1925|p. 280}}.</ref>
 
=== Le scalinate esterne e le terrazze ===
[[File:Piazza Venezia in rome.40.JPG|thumb|left|La cancellata artistica che chiude l'ingresso del Vittoriano]]
Le scalinate esterne del Vittoriano si adattano ai fianchi del versante settentrionale del Campidoglio e conducono, partendo dall'ingresso di piazza Venezia, alla terrazza dell'Altare della Patria, quindi alla terrazza delle città [[Irredentismo italiano|redente]] (quella immediatamente al di sotto del colonnato del sommoportico) e infine alle terrazze dei due propilei, che si affiancano al sommoportico costituendone gli ingressi.<ref name=Agnew232/><ref name=Coppola37/><ref name=Tobia56/>
 
Il Vittoriano è stato ideato come un grande foro aperto ai cittadini, una sorta di piazza sopraelevata nel cuore della capitale organizzata come un'[[agorà]] su tre livelli dove sono ampi gli spazi riservati al transito e alla sosta dei visitatori, di cui le scalinate e le terrazze costituiscono l'elemento fondamentale.<ref name=Coppola11/><ref name=Agnew232/>
 
Il monumento, nel complesso, appare come una sorta di rivestimento marmoreo del versante settentrionale del colle del Campidoglio:<ref name=Coppola37/> è stato quindi pensato come un luogo dov'è possibile compiere una passeggiata patriottica ininterrotta tra le opere presenti, che hanno quasi tutte significati allegorici legati alla [[storia d'Italia]]. Il percorso non ha infatti una fine architettonica, dato che gli ingressi alla parte più elevata sono due, una per ciascun propileo.<ref name=Tobia116/>
 
[[File:Rione IX Pigna, 00186 Roma, Italy - panoramio (17).jpg|thumb|In primo piano, uno dei due ''Leoni alati'' che ornano lateralmente la scalinata d'ingresso]]
All'ingresso è presente un'imponente scalinata che porta alla terrazza dell'Altare della Patria e del Milite Ignoto e che rappresenta la prima piattaforma sopraelevata del Vittoriano, nonché il suo centro simbolico.<ref name=Tobia56/> Il percorso lungo la scalinata continua anche oltre la tomba del Milite Ignoto, a rappresentare simbolicamente un corteo di italiani continuo e senza interruzioni che prosegue la sua camminata fino al punto più elevato della costruzione: il sommoportico e i propilei.<ref name=difesa/>
 
La [[Cancello|cancellata]] artistica d'accesso al Vittoriano, opera di [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]], ha la particolarità di essere "a scomparsa", ossia di poter scorrere verticalmente nel sottosuolo grazie a dei binari. L'impianto che permette l'abbassamento dell'inferriata, originariamente idraulico, era considerato all'epoca della sua costruzione tra i più tecnologicamente avanzati al mondo. La cancellata d'ingresso ha una lunghezza di 40 metri e un peso di 10,5 tonnellate.<ref name=Coppola82/>
 
[[File:Romemarch11.JPG|thumb|left|La terrazza dell'Altare della Patria, situato al termine della scalinata d'ingresso, che si scorge sulla sinistra, tra i due pennoni. La scalinata d'accesso all'Altare si intravede sulla destra.]]
Su entrambi i lati della scalinata d'ingresso si trovano una serie di sculture che accompagnano il visitatore verso l'Altare della Patria.<ref name=Tobia56/> Le prime sculture che si incontrano sono due gruppi scultorei in [[bronzo]] dorato,<ref name=quirinale/> con soggetti ispirati al pensiero di [[Giuseppe Mazzini]]:<ref name=difesa/> ''Il [[Pensiero]]'' e ''L'[[Azione (filosofia)|Azione]]'' (rispettivamente a sinistra e a destra della scalinata per chi proviene da piazza Venezia), a cui seguono due gruppi scultorei (anche in questo caso uno per parte) che raffigurano altrettanti ''[[Leone di San Marco|Leoni alati]]'' e infine, sulla sommità della scalinata, prima dell'inizio della terrazza dell'Altare della Patria, due ''[[Vittoria (divinità)|Vittorie alate]]''.<ref name=Tobia56/><ref name=TCI1925/>
 
La presenza di queste figure non è casuale, bensì ha un preciso significato. ''Il Pensiero'' e ''L'Azione'' sono stati infatti fondamentali nel processo di unificazione italiana, visto che sono necessari per far cambiare il corso della storia e per trasformare una società. La forma complessiva dei due gruppi scultorei richiama le caratteristiche intrinseche dei due concetti: ''L'Azione'' ha un profilo triangolare e spigoloso, mentre ''Il Pensiero'' ha una foggia circolare.<ref name=Quarta-Simbolico/> I due ''Leoni alati'' rappresentano l'[[Rito di iniziazione|iniziazione]] dei patrioti che decidono di unirsi all'impresa di unificazione italiana motivati da ardore e forza, le quali controllano anche il loro lato istintivo: se l'istinto fosse lasciato completamente libero, si scivolerebbe verso l'ottenebramento delle proprie capacità.<ref name="Quarta-Simbolico" /><ref>{{cita web|url= https://vivereveneto.com/2013/11/08/il-leone-di-san-marco-e-le-sue-simbologie/|titolo= Il Leone di San Marco e le sue simbologia|accesso=5 febbraio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180205184919/https://vivereveneto.com/2013/11/08/il-leone-di-san-marco-e-le-sue-simbologie/|dataarchivio=5 febbraio 2018}}</ref> Le ''Vittorie alate'', oltre a richiamare i successi militari e culturali dell'epoca romana, simboleggiano invece allegoricamente il buon [[Auspicia|auspicio]] avuto per la realizzazione dell'unità nazionale.<ref name="Quarta-Simbolico" />
 
[[File:Vittoriano monumento equestre VE II P1000703.jpg|thumb|Scorcio della terrazza della statua equestre di Vittorio Emanuele]]
Al termine della scalinata d'ingresso, subito dopo le statue delle Vittorie alate, si apre il terrazzo dell'Altare della Patria, prima piattaforma sopraelevata del Vittoriano, che è dominata centralmente dalla statua della dea Roma e dal sacello del Milite Ignoto.<ref name=Tobia56/> Sul terrazzo dell'Altare della Patria si trovano anche i gruppi scultorei in marmo botticino che simboleggiano i valori morali degli italiani, ovvero i principi ideali che rendono salda la nazione.<ref name=quirinale/> I quattro gruppi hanno un'altezza di 6 metri e sono situati a destra e a sinistra dell'ingresso alla terrazza dell'Altare della Patria (due per parte), lateralmente alle statue de ''Il Pensiero'' e de ''L'Azione'' e in corrispondenza delle fontane dei due mari, lungo i parapetti che si affacciano su piazza Venezia.<ref name=Tobia56/> Ciò non è un caso: i concetti espressi da questi quattro gruppi scultorei, ''La [[Forza (filosofia)|Forza]]'', ''La [[Concordia (divinità)|Concordia]]'', ''Il [[Sacrificio]]'' e ''Il [[Diritto]]'', sono l'emanazione tangibile de ''Il Pensiero'' e de ''L'Azione''.<ref name=Quarta-Simbolico/>
 
Ai lati dell'Altare della Patria la scalinata riprende dividendosi in due rampe simmetriche e parallele alla tomba del Milite Ignoto.<ref name=piantina>{{cita web|url= http://www.archidiap.com/opera/monumento-nazionale-a-vittorio-emanuele-ii/|titolo= Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II|accesso= 1º marzo 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180301210241/http://www.archidiap.com/opera/monumento-nazionale-a-vittorio-emanuele-ii/|dataarchivio=1 marzo 2018}}</ref> Entrambe giungono a un [[pronao]] dove si aprono due grandi portoni (uno per lato, entrambi posizionati simmetricamente e lateralmente al Milite Ignoto e ciascuno in corrispondenza di uno dei due propilei) che conducono agli spazi interni del Vittoriano. Sopra ciascun portone sono collocate due statue: sul portone di sinistra ''La [[Politica]]'' e ''La [[Filosofia]]'', mentre sul portone di destra ''La [[Guerra]]'' e ''La [[Rivoluzione]]''.<ref name=Tobia57>{{Cita|Tobia|p. 57}}.</ref>
 
Dai due ripiani in cui si aprono i portoni che danno accesso agli spazi interni partono due ulteriori rampe di scale che convergono, esattamente dietro all'Altare della Patria, verso il basamento della statua equestre di Vittorio Emanuele II: quest'ultima è situata sulla seconda grande piattaforma sopraelevata, in ordine di altezza, del Vittoriano.<ref name=Tobia56/> Dietro la statua la scalinata riprende la sua ascesa in direzione del sommoportico giungendo a un piccolo ripiano, da cui partono lateralmente due scalinate che portano ciascuna all'ingresso di un propileo. Prima di giungere agli ingressi dei propilei ciascuna delle due scalinate si interrompe, creando un piccolo ripiano intermedio che consente l'accesso alla terrazza delle città redente, terza grande e ultima piattaforma sopraelevata del Vittoriano, che si trova esattamente dietro alla statua equestre di Vittorio Emanuele II e immediatamente sotto il colonnato del sommoportico.<ref name=piantina/>
 
[[File:Altare della Patria-July 2016 (80).jpg|thumb|left|Panoramica della terrazza delle città redente]]
Le città redente sono quelle unite all'Italia in seguito al [[trattato di Rapallo (1920)]] e al [[trattato di Roma (1924)]], [[Trattato internazionale|accordi di pace]] a conclusione della [[prima guerra mondiale]]: queste municipalità sono [[Trieste]], [[Trento]], [[Gorizia]], [[Pola]], [[Fiume (Croazia)|Fiume]] e [[Zara]].<ref name=Tobia55>{{Cita|Tobia|p. 55}}.</ref> In seguito ai [[Trattati di Parigi (1947)|trattati di Parigi del 1947]] Pola, Fiume e Zara [[Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate|sono passate alla Jugoslavia]] e – dopo la [[Guerre jugoslave|dissoluzione di quest'ultima]] – alla [[Croazia]]. Dopo il secondo conflitto mondiale il territorio di Gorizia fu diviso: la maggior parte rimase all'Italia mentre una piccola porzione passò prima alla [[Jugoslavia]] e poi alla [[Slovenia]],<ref name="trattato2">{{en}} {{cita web|url=https://www.istrianet.org/istria/history/1800-present/ww2/1947_treaty-index.htm|titolo=Treaty of Peace with Italy - Paris, 10 February 1947|cognome=|nome=|accesso=15 marzo 2018}}</ref> sviluppandosi nel corso del tempo nella nuova città di [[Nova Gorica]].<ref name=trattato>{{cita web|url= https://www.istrianet.org/istria/history/1800-present/ww2/1947_treaty-index.htm|titolo=Treaty of Peace with Italy - Paris, 10 February 1947|lingua= en|accesso=15 marzo 2018}}</ref> Ogni città redenta è rappresentata da un altare addossato alla parete di fondo, che reca scolpito lo stemma comunale corrispondente.<ref name=difesa/><ref name=Tobia55/> I sei altari sono stati collocati sulla terrazza tra il 1929 e il 1930.<ref name=Tobia55/>
 
Al centro della fila degli altari delle città redente, incisa sullo [[stilobate]], ovvero sulla parete verticale su cui poggia il colonnato del sommoportico, è collocata una monumentale iscrizione scolpita in occasione della solenne cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto (4 novembre 1921) che riporta il testo del [[Bollettino della Vittoria]], documento ufficiale scritto dopo l'[[armistizio di Villa Giusti]] con il quale il generale [[Armando Diaz]], [[Capo di stato maggiore dell'Esercito Italiano|comandante supremo del Regio Esercito]], annunciò, il 4 novembre 1918, la resa dell'[[Impero austro-ungarico]] e la vittoria dell'Italia nella prima guerra mondiale.<ref>{{Cita|Tobia|p. 81}}.</ref>
 
[[File:Altare della Patria-July 2016 (59).jpg|thumb|L'Altare della Patria al Vittoriano, la [[guardia d'onore]] del Milite Ignoto e la statua della dea Roma. A sinistra e a destra si scorgono i bassorilievi ispirati alle ''Bucoliche'' e alle ''Georgiche'' di Virgilio]]
Alla base del testo del Bollettino della Vittoria si trovano altri due altari simili a quelli delle città redente ma che hanno, in luogo dello stemma comunale delle municipalità, un [[elmetto]]: questi due altari recano la scritta: "{{TA|{{maiuscoletto|Et Facere Fortia}}}}" quello di sinistra e "{{TA|{{maiuscoletto|Et Pati Fortia}}}}" quello di destra. Riecheggiano la [[locuzioni latine|locuzione latina]] ''[[et facere et pati fortia romanum est]]'' ("È da romano compiere e patire cose forti"), che deriva dalle parole che [[Gaio Muzio Scevola|Muzio Scevola]] disse a [[Lars Porsenna|Porsenna]], come riferisce [[Tito Livio]].<ref name=Tobia56/><ref>''[[Ab Urbe condita libri|Storia di Roma]]'', libro 11;</ref>
 
Sulla terrazza delle città redente si trova anche un macigno proveniente dal [[Massiccio del Grappa]], per un anno teatro del [[Fronte italiano (1915-1918)|fronte italiano della prima guerra mondiale]], a rappresentare tutti i luoghi dove i soldati italiani hanno combattuto durante questo conflitto.<ref name="difesa2">{{cita web|url=http://www.difesa.it/Ministro/Uffici_diretta_collaborazione/UfficioCerimoniale/Vittoriano/Pagine/Il_Vittoriano.aspx|titolo=Il Vittoriano|accesso=1º gennaio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140714124233/http://www.difesa.it/Ministro/Uffici_diretta_collaborazione/UfficioCerimoniale/Vittoriano/Pagine/Il_Vittoriano.aspx|dataarchivio=14 luglio 2014|urlmorto=no}}</ref>
 
=== L'Altare della Patria ===
L'Altare della Patria è la parte più nota del Vittoriano ed è quella con cui esso viene spesso identificato.<ref name=Tobia54/>
 
Situato sulla sommità della scalinata d'ingresso, fu disegnato dallo scultore bresciano [[Angelo Zanelli]], che vinse un concorso appositamente indetto nel 1906.<ref name="quirinale" /><ref name="Tobia56" /> È formato da tre elementi; il lato della tomba del Milite Ignoto che dà verso l'esterno (mentre il lato che dà verso l'interno è situato in una cripta), l'[[Edicola (architettura)|edicola]] della [[Roma (divinità)|dea Roma]] (la cui statua si trova esattamente sopra la tomba del Milite Ignoto) e due rilievi marmorei laterali.<ref name="quirinale" />
Dopo la [[Prima guerra mondiale]], l'Altare della Patria venne scelto per ospitare la tomba del [[Milite Ignoto]]; si tratta di un soldato italiano morto durante la [[Prima guerra mondiale]], che a causa delle gravi ferite non fu possibile riconoscere; proprio per questo motivo egli rappresenta tutti i soldati che morirono durante la guerra. La scelta della salma tra undici altre analoghe fu compiuta ad [[Aquileia]] da [[Maria Bergamas]], madre del volontario [[Irredentismo|irredento]] Antonio Bergamas che aveva disertato dall'esercito austriaco per unirsi a quello italiano ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo fosse ritrovato. Il milite ignoto fu tumulato nel monumento il 4 novembre del [[1921]]<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/17/Milite_Ignoto_che_riunifico_Italia_co_0_031117007.shtml|titolo=Il Milite Ignoto che riunificò l'Italia nel 1921|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|autore=Edgardo Bartoli|data=17 novembre 2003|pagina=2}}</ref> e da allora la sua tomba è sempre vigilata da un [[Compagnia d'onore|picchetto d'onore]] e da due fiamme che ardono perennemente.
 
La statua della dea Roma presente al Vittoriano ha interrotto una consuetudine in voga fino al XIX secolo che ne voleva la rappresentazione con tratti esclusivamente guerreschi: Zanelli decise di caratterizzare ulteriormente la statua prevedendo anche il richiamo ad [[Atena]], [[Mitologia greca|dea greca]] della [[Sapienza (filosofia)|sapienza]] e delle [[Arte|arti]] oltre che della guerra.<ref name="Quarta-Simbolico" /> La grande statua della divinità emerge da uno sfondo dorato.<ref name="Tobia53" /> La presenza nel Vittoriano della dea Roma vuole ribadire il pensiero dei patrioti risorgimentali: la Città eterna è l'unica ed irrinunciabile capitale d'Italia e tutta la storia d'Italia converge verso quest'idea.<ref name="difesa" /><ref>{{Cita|Agnew|p. 239}}.</ref>
[[File:VittorianoMiliteIgnoto2-SteO153.jpg|thumb|La tomba del Milite Ignoto]]
 
Il Milite Ignoto, militare italiano morto nella [[prima guerra mondiale]] la cui identità resta sconosciuta, fu trasferito all'Altare della Patria il 4 novembre 1921.<ref name="quirinale" /> L'[[epigrafe]] sulla sua pietra sepolcrale reca la [[Lingua latina|scritta latina]] "{{maiuscoletto|[[Ignoto militi|Ignoto Militi]]}}" e gli anni di inizio e di fine della [[Italia nella prima guerra mondiale|partecipazione italiana al primo conflitto mondiale]], ovvero "{{maiuscoletto|Mcmxv}}" (1915) e "{{maiuscoletto|Mcmxviii}}" (1918).<ref name="milite-ignoto" /> La sua tomba è un [[sacello]] che rappresenta simbolicamente tutti i caduti e i dispersi in guerra.<ref name="quirinale" /> Il lato della tomba del Milite Ignoto che dà verso l'Altare della Patria è sempre vigilato da una [[guardia d'onore]] e da due fiamme che ardono perennemente su bracieri.<ref name=civitavecchia /> Alla guardia provvedono militari delle varie armi delle [[forze armate italiane]], che in origine si avvicendavano ogni dieci anni,<ref name="treccani" /> mentre in seguito hanno preso ad alternarsi secondo un calendario stabilito di anno in anno.<ref>{{cita web|url=https://vive.beniculturali.it/it/altare-della-patria/da-non-perdere/guardia-donore-alla-tomba-del-milite-ignoto|titolo=Guardia d’onore alla Tomba del Milite Ignoto|accesso=16 giugno 2022|urlmorto=sì|dataarchivio=9 luglio 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220709104123/https://vive.beniculturali.it/it/altare-della-patria/da-non-perdere/guardia-donore-alla-tomba-del-milite-ignoto}}</ref>
L'altare è sovrastato da una grande statua della [[Roma (divinità)|dea Roma]] che emerge da uno sfondo dorato, già presente nel progetto sacconiano. La concezione generale dei bassorilievi laterali richiama le [[Bucoliche]] e le [[Georgiche]] di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. Il [[bassorilievo]] a sinistra dell'Altare rappresenta il ''Trionfo del Lavoro'', con le seguenti [[allegoria|allegorie]] (da sinistra a destra):
 
[[File:2016 - Vittoriano (Rome) 07.jpg|thumb|upright|left|Uno dei due bracieri della tomba del Milite Ignoto]]
*l<nowiki>'</nowiki>''Agricoltura'', rappresentata dall<nowiki>'</nowiki>''Allevamento'', dalla ''Mietitura'', dalla ''Vendemmia'' e dall<nowiki>'</nowiki>''Irrigazione'';
Le fiamme che ardono perennemente sono un antichissimo simbolo, che affonda le sue origini nell'[[antichità classica]] e in particolar modo nel [[Rito funebre|culto dei morti]]: rappresentano il ricordo che rimane vivo nonostante il passare del tempo. In questo caso simboleggiano quindi il sacrificio del Milite Ignoto e la sua imperitura memoria negli italiani.<ref name=fiamma>{{cita web|url= http://www.toscanaoggi.it/Cultura-Societa/Il-mito-della-lampada-perenne|titolo= Il mito della «lampada perenne»|accesso=12 febbraio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180212201607/http://www.toscanaoggi.it/Cultura-Societa/Il-mito-della-lampada-perenne|dataarchivio=12 febbraio 2018}}</ref> Ciò vale anche in quelli che sono lontani dal loro Paese: non a caso, sui due bracieri perenni è collocata una targa il cui testo recita "{{Maiuscoletto|Gli italiani all'estero alla Madre Patria}}" in ricordo alle donazioni fatte dagli [[Emigrazione italiana|emigrati italiani]] tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo.<ref>Dal discorso del Presidente Ciampi del 16 marzo 2001: ''...i bracieri che alimentano la fiamma perenne del Milite Ignoto sul Vittoriano, in onore dei caduti per la Patria di tutte le guerre, furono donati dall'Associazione combattenti e reduci di Buenos Aires nel 1968.''. Si veda {{Cita web|titolo=Discorso del presidente C. A. Ciampi|url=http://presidenti.quirinale.it/Ciampi/dinamico/ContinuaCiampi.aspx?tipo=discorso&key=14502}}</ref>
*il ''Genio alato del Lavoro'' che sale su un grande aratro trionfale;
*l<nowiki>'</nowiki>''Industria'', con una trave da cui pende una pesante incudine, su di cui una mano femminile posa una corona di quercia, simbolo della forza.
 
Il bassorilievo a sinistra dell'Altare della Patria rappresenta il ''Trionfo del Lavoro'' e quello di destra simboleggia il ''Trionfo dell'amor patrio'': entrambi convergono scenograficamente verso la statua della dea Roma.<ref name=difesa/><ref name=quirinale/><ref>{{Cita|Ugolini|p. 91}}.</ref> La concezione generale dei [[bassorilievo|bassorilievi]] richiama uno le ''[[Bucoliche]]'' e l'altro le ''[[Georgiche]]'' di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], completando con la statua della divinità romana il [[trittico]] dell'Altare della Patria.<ref name=Tobia56/> Il significato allegorico dei bassorilievi è legato alla volontà di rappresentare con la scultura l'animo italiano.<ref name="lacittadella">{{cita web|url= http://www.lacittadella-web.com/forum/viewtopic.php?f=18&t=1387|titolo= Il Vittoriano: la scena e le quinte|accesso=26 febbraio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180227034412/http://www.lacittadella-web.com/forum/viewtopic.php?f=18&t=1387#|dataarchivio=27 febbraio 2018}}</ref> Nelle ''Georgiche'' è infatti presente il richiamo all{{'}}''[[Eneide]]'' e in entrambe le opere è rievocata l'operosità nel lavoro degli antichi italiani.<ref name="difesa" /><ref name="lacittadella" />
Il secondo bassorilievo, a destra dell'Altare, simboleggia il ''Trionfo dell'amor patrio''; è composto dalle seguenti allegorie (da sinistra a destra):
*tre ''Figure femminili che portano corone onorarie a Roma'', seguite dai [[labarum|labari]] e dalle insegne legionarie;
*il ''Genio dell'Amore di Patria'' e l<nowiki>'</nowiki>''Eroe'', che si appoggia alla grande spada dei [[Titani]] e il cui mantello è sollevato da due figure femminili; entrambe le figure si trovano su una biga trionfale;
*il ''Braciere del fuoco sacro della Patria'', appeso ad una trave, elemento presente simmetricamente anche nel corteo del Lavoro.
 
La tomba del Milite Ignoto è annualmente scenario di cerimonie ufficiali durante le celebrazioni dell'[[Anniversario della liberazione d'Italia]] (25 aprile), della [[Festa della Repubblica Italiana]] (2 giugno) e della [[Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate]] (4 novembre), occasioni in cui il Presidente della Repubblica Italiana e le [[Alte cariche dello Stato della Repubblica Italiana|massime cariche dello Stato]] le rendono solenne omaggio.<ref name="Tobia109" />
===Statua equestre di Vittorio Emanuele II e statue delle città nobili===
[[File:Statua Equestre di Vittorio Emanuele II.jpeg|thumb|left|Statua equestre di Vittorio Emanuele II]]
Il giorno stesso della chiusura concorso del Monumento, la commissione reale ne bandì un altro per la statua equestre, vinto da [[Enrico Chiaradia]] il 18 luglio 1905. La statua fu terminata nel 1910; in occasione della visita di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], le autorità decisero di offrire un rinfresco a un ristretto gruppo di invitati tra coloro che parteciparono al progetto; l'evento fu allestito all'interno del ventre del gigantesco cavallo di bronzo, che fu in grado di ospitare più di venti persone, come testimoniano le fotografie d'epoca, le cui copie sono esposte nella terrazza posteriore del monumento<ref>Aldo Alessandro Mola, ''Storia della monarchia in Italia'', Bompiani, 2002, ISBN 9788845252945 (pagina 79)</ref><ref>Si riportano i collegamenti ad un sito che ha pubblicato le foto dello strano ricevimento:
*{{cita web|http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Autorita_in_piedi.htm|In piedi, con identificazione dei convenuti}}
*{{cita web|http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Autorita_sedute.jpg|Seduti}}
*[http://www.olmeda.it/Giuseppe_1877/Maestranze.jpg I più di venti rappresentanti delle maestranze all'interno del ventre del cavallo]</ref>.
 
=== La statua equestre di Vittorio Emanuele II ===
L'altezza della statua è di 12 metri e la lunghezza di 10; per realizzarla furono fuse 50 tonnellate di bronzo. Sul basamento si trovano le statue di quattordici città nobili, che furono cioè capitali di stati nobiliari italiani in vari periodi della Storia<ref>Non sono rappresentate tutte le città che furono capitali di stati italiani nella storia e neanche tutte le capitali dell'Italia preunitaria, mancando Parma e Modena. Inoltre alcune di esse furono sede di governi nobiliari solo nel Medioevo e per poco tempo: è il caso di Pisa e di Bologna</ref>. Non si tratta perciò delle statue delle città più importanti d'Italia, ma di quelle una volta sede di governi nobiliari, considerati antecedenti e convergenti nella monarchia sabauda; per questo motivo sono poste alla base del monumento equestre a Vittorio Emanuele. Al contrario di quelle rappresentanti le regioni, sono tutte opere dello stesso scultore: [[Eugenio Maccagnani]].
[[File:Monumento Vittorio Emanuele II Rom.jpg|thumb|La statua equestre di Vittorio Emanuele II, che si trova al centro architettonico del Vittoriano, sopra l'Altare della Patria]]
Dopo aver superato l'Altare della Patria e continuando a salire la scalinata, si incontra la statua equestre di Vittorio Emanuele II, opera bronzea di [[Enrico Chiaradia]] e centro architettonico del Vittoriano.<ref name=Tobia49/> Si tratta di una [[statua equestre]] in bronzo, alta 12 e lunga 10 metri, pesante 50 tonnellate;<ref>{{Cita|Tobia|pp. 50-51}}.</ref> contando anche il basamento marmoreo, l'intero gruppo scultoreo è alto 24,80 metri.<ref name=Tobia60/>
 
Sul basamento sono scolpite le personificazioni di quattordici città nobili,<ref name="difesa" /> realizzate da [[Eugenio Maccagnani]], scultore molto apprezzato dal Sacconi. Il Maccagnani decorò anche la parte più bassa del basamento, con i simboli delle forze armate vittoriose nelle guerre risorgimentali: il [[Regia Armata Sarda#Genio|Genio]], la [[Marina del Regno di Sardegna|Marina]], l'[[Regia Armata Sarda#Artiglieria|Artiglieria]] e la [[Regia Armata Sarda#Cavalleria|Cavalleria]]; l'evidente fonte d'ispirazione sono gli analoghi rilievi della vicina [[Colonna Traiana]].<ref>[https://vittoriano.beniculturali.it/it/luoghi/vittorio-emanuele-ii-cavallo Vittorio Emanuele II a cavallo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210726194129/https://vittoriano.beniculturali.it/it/luoghi/vittorio-emanuele-ii-cavallo |data=26 luglio 2021 }}.</ref>
Ogni città è rappresentata con lo scudo del proprio stemma e con una propria simbologia (l'elenco inizia dalla statua posta sulla fronte del basamento e prosegue in senso antiorario:
* [[Torino]]: la tradizione bellicosa cittadina è simboleggiata dall'armatura (la statua è situata al centro, poiché fu la prima capitale d'Italia); sullo stemma il toro araldico
* [[Venezia]]: porta la corona e l'abito [[doge|dogale]]; nel suo stemma il [[Panthera leo|leone]] marciano è ''in molèca'', ossia nella posizione del granchio
* [[Palermo]]: il [[Serpentes|serpente]] intorno al braccio è uno dei simboli più antichi della città; sullo scudo è presente l'altro simbolo della città: l'aquila
* [[Mantova]]: indossa la corona [[duca]]le e incorona di quercia la targa a lei vicina; nel suo scudo crociato è raffigurato di profilo [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]
* targa con l'iscrizione <small>VITTORIO EMANUELE II PADRE DELLA PATRIA</small>
* [[Urbino]]: poggia un ramo di alloro sulla targa e indossa abiti rinascimentali, per ricordare il periodo d'oro della splendida città marchigiana, patria di [[Raffaello]] e di [[Bramante]].
* [[Napoli]]: indossa la [[Contrassegni di dignità|collana di dignità]] ed un abito regale che ricorda il ruolo di capitale che la città ebbe per secoli
* [[Genova]]: in mano regge il [[caduceo]] di Mercurio, simboleggiante il commercio, ed indossa l'abito dei [[doge|dogi]] della [[Repubblica di Genova|Repubblica]], patria di [[Cristoforo Colombo|Colombo]]
* [[Milano]]: lo scudo presenta il [[Biscione (araldica)|biscione]], [[Milano#Stemma|simbolo]] dei [[Visconti]], e la croce [[comune medievale|comunale]]
* [[Bologna]]: porta la corona dottorale e i codici del [[Diritto]] che ricordano la sua antica università
* [[Ravenna]]: porta in mano un ramo di pino, per ricordare la celebre [[Pineta di Ravenna|pineta]] e indossa gli abiti regali tipici dell'[[esarcato]] [[Bisanzio|bizantino]]
* [[Pisa]]: porta il [[Cappello frigio|berretto frigio]] e appoggia sulla targa a lei vicina un ramo d'alloro
* targa con l'iscrizione <small>PER LEGGE DEL 16 MAGGIO 1878</small>
* [[Amalfi]]: appoggia sulla targa una foglia di palma; nello stemma è raffigurata la bussola di [[Flavio Gioia]], che ricorda l'antica [[Repubbliche marinare|repubblica marinara]]
* [[Ferrara]]: la [[Lira (strumento musicale)|lira]], sacra ad Apollo, rappresenta la colta corte degli [[Este]]nsi, che ospitò il [[Torquato Tasso|Tasso]] e l'[[Lodovico Ariosto|Ariosto]]
* [[Firenze]]: è incoronata con il [[laurus nobilis|lauro]] come [[Dante Alighieri|Dante]], e il suo aspetto ricorda [[Beatrice Portinari|Beatrice]]; sullo stemma il giglio fiorentino
 
La statua è l'unica rappresentazione non simbolica del Vittoriano, dato che è la raffigurazione di un personaggio storico, re [[Vittorio Emanuele II di Savoia]].<ref name="quirinale" /> La scelta di raffigurare il sovrano a cavallo non è casuale, visto che le statue equestri hanno, fin dai tempi più antichi, un simbolismo preciso. Nell'[[antichità classica]] le statue equestri erano finalizzate all'esaltazione del soggetto ritratto, di cui venivano sottolineate le virtù guerresche; inoltre, cavalcando e controllando un destriero, si comunicava la capacità del personaggio di controllare gli istinti primordiali, riconoscendogli in tal modo anche virtù civiche.<ref name="statua">{{cita web|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/monumento-equestre_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/|titolo= Monumento equestre|accesso=20 febbraio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180228100718/http://www.treccani.it/enciclopedia/monumento-equestre_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29//|dataarchivio=28 febbraio 2018}}</ref>
=== Statue delle regioni ===
[[File:Roma Vittoriano - Vittoria alata con palma e serpente - N.Cantalamessa (esterna destra).jpg|thumb|La Vittoria con palma e serpente, di N. Cantalamessa]]
 
Anche la collocazione della statua al centro architettonico del Vittoriano, sopra l'Altare della Patria e davanti al colonnato del sommoportico, non è fortuita: nell'antichità classica le statue equestri erano spesso situate di fronte a colonnati, piazze pubbliche, e più generale in luoghi centrali dal cospicuo significato simbolico, come lungo le vie trionfali oppure di fronte ai templi. Anche la presenza di un basamento su cui sono scolpite le personificazioni delle città nobili non è casuale: le statue equestri, nell'antichità, erano sempre erette su basamenti marmorei completati da iscrizioni o da figure.<ref name="statua" />
La scalinata che conduce alla terrazza delle città redente è il miglior punto di osservazione delle statue delle [[regioni italiane|regioni]], elementi centrali di tutto il complesso monumentale; esse si trovano sopra al sommoportico, ognuna in corrispondenza di una colonna. Esse traggono ispirazione dalle raffigurazioni allegoriche delle province, che si usavano porre sui monumenti celebrativi durante l'epoca dell'Impero Romano.
 
=== Le statue delle città nobili ===
All'epoca di costruzione del monumento le regioni italiane erano sedici e tante sono dunque le statue; ognuna venne affidata ad uno scultore diverso, quasi sempre nativo della regione di cui avrebbe scolpito l'immagine, alta cinque metri.
{{Vedi anche|Opere architettoniche e artistiche del Vittoriano#Le statue delle città nobili}}
[[File:Rome (Italy, October 2019) - 106 (50589627141).jpg|thumb|La statua equestre di Vittorio Emanuele II, sul cui basamento marmoreo sono scolpite le statue delle città nobili]]
Sul basamento della statua equestre di Vittorio Emanuele II, come già accennato, si trovano le sculture allegoriche rappresentanti quattordici città nobili, ovvero capitali di [[Stati preunitari]] nobiliari, storicamente convergenti verso il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e la [[Casa Savoia|dinastia sabauda]], in quanto essa sposò la causa del Risorgimento. Non si tratta perciò necessariamente delle città più importanti d'Italia, ma di quelle considerate le sue "madri nobili".<ref name=dailyroma/>
 
Le quattordici statue delle città nobili sono poste alla base della statua equestre a Vittorio Emanuele II perché [[Metafora|metaforicamente]] esse sono le fondamenta dell'Italia<ref name="lonardo"/> e, in senso più ampio, l'unità della Patria è basata sull'unione dei suoi [[Comune (Italia)|comuni]].<ref name=lonardo>{{cita web|cognome= Lonardo|nome= Andrea|url= http://www.gliscritti.it/blog/entry/761|titolo= Il Vittoriano: breve guida alla comprensione dei simboli del monumento al primo re d'Italia ed all'Unità della Patria|accesso=5 febbraio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20170915102034/http://www.gliscritti.it/blog/entry/761|dataarchivio=15 settembre 2017}}</ref>
Da sinistra a destra le statue sono le seguenti (i nomi non sempre coincidono con quelli delle regioni attuali<ref name= nomiregionali>
* Per il nome dell'Emilia - Romagna nel periodo in cui venne costruito il Vittoriano vedi: [http://www.italy-guide.it/it/emilia-romagna.htm Le origini del nome]; [http://www.sapere.it/enciclopedia/Em%C3%AClia-Romagna.html La denominazione della regione nell'enciclopedia ''Sapere'']
* Per il nome Abruzzo si veda la legge costituzionale [v. 138] n. 3 del 27 dicembre 1963, che ha scisso la Regione «Abruzzi-Molise» nelle due Regioni Abruzzo e Molise. Vedi al proposito la pagina [http://www.brocardi.it/costituzione/titolo-v/art131.html legge istitutiva dell'Abruzzo e del Molise].
* Per il nome Lucania vedi la pagina [http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=45860&r=5660 Lucania e Basilicata dal dizionario della RAI] ed anche [http://www.lucaniamia.altervista.org/origininome.html Proposta di modifica della denominazione regionale da Basilicata a Lucania]
* Per ciò che riguarda il Piemonte e la Valle d'Aosta, si ricorda che nel 1927 l'attuale territorio regionale, che faceva parte del Piemonte, va a formare la provincia di Aosta; nel 1945 la provincia di Aosta cambia denominazione e divine la provincia piemontese della Valle d'Aosta; nel 1948, infine, la provincia della Valle d'Aosta viene soppressa e viene istituita la regione a statuto speciale "Valle d'Aosta"</ref>):
* [[Piemonte]]. La statua rappresenta le attuali regioni del [[Piemonte]] e della [[Valle d'Aosta]]. È rappresentata con la corazza, il gladio ed un elmo coronato da un'aquila, a rappresentare il ruolo fondamentale giocato nelle [[Guerre di indipendenza italiane|Guerre di Indipendenza]] e nel [[Risorgimento]]. La statua è opera dello scultore piacentino [[Pier Enrico Astorri]].
* [[Lombardia]]. Porta in capo la [[Corona Ferrea]] e sta per sguainare la spada, per ricordare sia Milano capitale dell'Impero Romano d'Occidente sia l'antico regno italico medievale, anticipazione del nuovo [[Regno d'Italia]] per il quale i Lombardi tanto combatterono. La statua è opera dello scultore milanese [[Emilio Bisi]].
* [[Veneto]]. La statua rappresenta le tre regioni attuali del [[Veneto]], del [[Trentino-Alto Adige]] e del [[Friuli Venezia Giulia]]. All'epoca di costruzione del monumento, infatti, solo il Veneto e la gran parte del Friuli erano già italiane, mentre il Trentino, l'Alto Adige, la Venezia Giulia e una piccola parte del Friuli facevano parte dell'Impero austro-ungarico. La statua veste gli abiti del Doge e porta lo scudo con il Leone di S. Marco e lo scettro della Serenissima Repubblica. Ricorda la potenza marinara di [[Repubblica di Venezia|Venezia]] e le gloriose pagine di storia risorgimentale scritte da tutti gli abitanti del Nord Est d'Italia. La statua è opera dello scultore romano [[Paolo Bartolini]].
* [[Liguria]]. La statua porta la corona ducale e al suo fianco è presente la [[rostri|prua rostrata]] di una nave, a simboleggiare la potenza marinara di [[Repubblica di Genova|Genova]] e lo spirito intraprendente ed avventuroso dei Liguri, primo tra tutti [[Cristoforo Colombo]]. La statua è opera dello scultore genovese [[Antonio Orazio Quinzio]].
* [[Emilia]]. La statua rappresenta l'attuale regione [[Emilia-Romagna]]. La statua porta in capo il [[cappello frigio]], simbolo dell'amore per la libertà; la scritta “Libertas” posta sullo scudo ricorda il [[Liber Paradisus]], con il quale nel 1256 il Comune di Bologna abolì la schiavitù. Il libro con la scritta <small>BONONIA ALMA MATER STUDIORUM</small> e i [[Fascio littorio|fasci littori]] sono simboli invece dell'antichissima [[università di Bologna]], da secoli faro di cultura e di Diritto<ref>I fasci non hanno alcun riferimento al fascismo, naturalmente, che non era ancora sorto all'epoca di costruzione del monumento</ref>. La statua è opera dello scultore cesenate [[Mauro Benini]].
* [[Toscana]]. La statua di questa regione è incoronata di alloro come [[Dante Alighieri]], per ricordare il celebre fiorentino fu il padre della lingua italiana. La fiaccola simboleggia la cultura toscana, che portò luce nell'intera Europa, specie durante il Quattrocento. Lo scudo con il leone di [[Firenze]] (detto il [[Marzocco (simbolo)|marzocco]]) ricorda il coraggio dei patrioti toscani. La statua è opera dello scultore [[Italo Griselli]], natio delle colline pisane.
* [[Marche]]. Con la mano sinistra regge una lira, sacra ad [[Apollo]] dio delle arti, per ricordare che le [[Marche]] sono una terra di amatissimi poeti, pittori, musicisti come [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], [[Raffaello]], [[Gioachino Rossini|Rossini]], [[Giovanni Battista Pergolesi|Pergolesi]] e il [[Bramante]]. La mano destra poggia su un timone di nave, per ricordare gli avventurosi pescatori marchigiani e l'antica potenza marinara di [[Repubblica di Ancona|Ancona]]. La statua è opera dello scultore loretano [[Giuseppe Tonnini]].
* [[Umbria]]. La statua, opera dello scultore [[Città di Castello|tifernate]] [[Elmo Palazzi]], è caratterizzata da una spada, dal capo velato come i sacerdoti dell'età classica e dalla [[patera (archeologia)|patera]] inclinata nel gesto della [[libagione]], per ricordare lo spirito mistico dell'Umbria e i grandi santi di questa regione che illuminarono l'Italia e l'Europa. Sono umbri infatti il patrono d'Italia San [[Francesco d'Assisi]], [[Santa Chiara]] e il patrono d'Europa [[San Benedetto]].
* [[Lazio]]. La statua della Vittoria in mano simboleggia la responsabilità della regione in cui si trova [[Roma]] di conservare e proteggere l'Unità d'Italia con tanti sacrifici conquistata nel [[Risorgimento]]. La statua è opera dello scultore romano [[Adolfo Pantaresi]].
* [[Abruzzi e Molise]]. La statua rappresenta le due regioni attuali dell'[[Abruzzo]] e del [[Molise]]<ref name= nomiregionali/>. È vestita con pelle di leone che le copre anche la testa. In una mano porta un ramo di quercia e nell'altra il bastone da viaggio, per rappresentare la natura aspra delle splendide montagne, il carattere forte e gentile degli abitanti e l'antica pratica della [[transumanza]]. La statua è opera dello scultore [[Silvio Sbricoli]].
* [[Campania]]. La statua porta una cornucopia ricolma di frutta, antico simbolo di abbondanza e di fortuna, per ricordare l'antico epiteto di [[Campania antica|Campania Felix]], dovuto alla fertilità del suolo vulcanico, e legato alla celebre mitezza del clima, con cieli azzurri e sole splendente. La statua è opera dello scultore salernitano [[Gaetano Chiaromonte]].
* [[Puglia]]. La statua ha un abito semplice e capelli sciolti, offre grappoli d'uva e si appoggia su un aratro. Tutto ciò ricorda la fertilità del [[Tavoliere delle Puglie|Tavoliere]] e di tutto il suolo pugliese, che rifornisce di uva, di grano e di tanti altri saporiti prodotti le altre regioni d'Italia. La statua è opera dello scultore [[Francesco Pifferetti]].
* [[Lucania]]. La statua, che rappresenta l'attuale [[Basilicata]]<ref name= nomiregionali/>, è vestita con una toga e stringe una spada ed un bastone. Ciò serve a ricordare il carattere forte e temprato dei Lucani e l'antica civiltà di questa terra, risalente alla colonizzazione greca e fiorente sotto l'[[Impero Romano]]. La statua è opera dello scultore [[Luigi Casadio]].
* [[Calabria]]. Rivestita di una pelle di animale selvatico, regge una spada e lo [[egida|scudo della dea Atena]]. Ciò ricorda la splendida civiltà greca che allignò sulle coste calabre, ma anche l'aspetto selvaggio delle foreste e delle montagne che si trovano al suo interno, in vista dello [[Ionio]] e del [[Tirreno]]. La statua è opera dello scultore palermitano [[Giuseppe Nicolini]].
* [[Sicilia]]. La statua porta un fascio di grano, per ricordare la fertilità e la ricchezza della terra siciliana; regge anche uno scudo con l'antico simbolo della [[Triscele]], espressione della forza di questa terra ed anche dell'abbondanza di fantastici miti e leggende ad essa legate fin dall'epoca più antica. La statua è opera dello scultore nisseno [[Michele Tripisciano]].
* [[Sardegna]]. La statua porta lo scettro ed è rappresentata nell'atto di porgere la propria corona, per ricordare che le battaglie che portarono all'unità e all'indipendenza d'Italia partirono proprio dal [[Regno di Sardegna]], e che tanti sardi, fin dall'inizio, combatterono durante il [[Risorgimento]]. La corona è generosamente tenuta in mano e non sulla testa per ricordare che dal [[Regno di Sardegna]] nacque il [[Regno d'Italia]]. La statua è opera dello scultore torinese [[Luigi Belli]].
 
Al contrario di quelle rappresentanti le [[Regione (Italia)|regioni d'Italia]], le statue raffiguranti le quattordici città sono tutte opera di uno stesso scultore: [[Eugenio Maccagnani]].<ref name=quirinale/> Ogni città è identificabile grazie al proprio stemma e ai simboli ad essa storicamente associati.
<center><gallery widths=120px heights=170px perrow="8" >
Vittoriano - statue delle regioni - Piemonte.jpeg|<small>Piemonte<br />(attuali Piemonte e Valle d'Aosta)</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Lombardia.jpeg|<small>Lombardia</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Liguria.jpeg|<small>Liguria</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Veneto.jpeg|<small>Veneto<br />(attuali Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia)</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Emilia.jpeg|<small>Emilia<br />(attuale Emilia Romagna)</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Toscana.jpeg|<small>Toscana</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Marche.jpeg|<small>Marche</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Umbria.jpeg|<small>Umbria</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Lazio.jpeg|<small>Lazio</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Abruzzo e Molise.jpeg|<small>Abruzzi e Molise<br />(attualmente due regioni distinte)</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Campania.jpeg|<small>Campania</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Puglia.jpeg|<small>Puglia</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Lucania.jpeg|<small>Lucania<br />(attuale Basilicata)</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Calabria.jpeg|<small>Calabria</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Sicilia.jpeg|<small>Sicilia</small>
Vittoriano - statue delle regioni - Sardegna.jpeg|<small>Sardegna</small>
</gallery></center>
 
===Sommoportico Il sommoportico e i propilei ===
====Esterno Caratteristiche generali ====
[[File:Altare della Patria-July 2016 (13).jpg|thumb|left|upright|Il propileo di destra, dedicato alla libertà dei cittadini. Sotto uno dei due portoni che conducono agli spazi interni.]]
[[File:Roma - Vittoriano - Quadriga con Vittoria alata.JPG|thumb|upright=1.4|left|Vittoriano - Quadriga della Libertà, con la Vittoria alata]]
Continuando a salire la scalinata oltre la statua equestre di Vittorio Emanuele II si arriva all'elemento architettonicamente più imponente e vistoso dell'intero complesso: il grande portico con colonne in [[Ordine corinzio|stile corinzio]], leggermente incurvato, situato alla sommità del monumento e perciò chiamato "sommoportico".<ref name=sommo/> Alle sue estremità si trovano due [[Propileo|propilei]], sporgenti rispetto al corpo centrale, del quale costituiscono gli ingressi.<ref name=Coppola81/>
 
Il sommoportico è lungo 72 metri<ref name=Tobia60/> ed è costituito da sedici colonne alte 15 metri, sormontate da [[Capitello|capitelli]] impreziositi dal volto dell'[[Italia turrita]] (situato al centro) e da foglie d'[[Acanto (ornamento)|acanto]].<ref name=Tobia57/> Sul [[fregio]] del [[cornicione]] si trovano sedici statue, personificazioni allegoriche delle regioni italiane: ogni statua si trova in corrispondenza di una colonna.<ref name="difesa" /> Per le colonne del sommoportico, Giuseppe Sacconi si ispirò a quelle del [[Tempio dei Dioscuri]], sito nel vicino [[Foro Romano]]<ref name=Tobia57/>
Elemento fondamentale del monumento è il sommoportico, ossia il grande colonnato in [[stile corinzio]], leggermente in curva, inserito tra due [[propileo|propilei]] a tempietto, che richiamano gli splendori di quello della [[Nike (mitologia)|Nike]] (la personificazione della Vittoria) dell'[[acropoli di Atene]]. Sull'architrave si alternano festoni di quercia ed aquile.
 
Ciascun propileo ha come coronamento un gruppo scultoreo in bronzo, raffigurante una [[Vittoria (divinità)|Vittoria alata]] su una [[quadriga]]. Ciò richiama le forme espressive degli antichi [[Arco trionfale|archi di trionfo]] romani: il significato allegorico della quadriga, fin dall'antichità, è infatti quello del trionfo e della vittoria.<ref name="quadriga2">{{Treccani|quadriga_(Enciclopedia-Italiana)|QUADRIGA|accesso=21 febbraio 2018}}</ref> Questo concetto è rafforzato dalla presenza delle Vittorie alate, il cui significato è legato alla comunicazione metaforica della vittoria in battaglia tramite un messaggio divino, che è allegoricamente consegnato al vincitore da Vittorie alate plananti dal cielo.<ref name="nike2">{{Treccani|nike_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)|NIKE|accesso=21 febbraio 2018}}</ref>
Ciascun propileo ha come coronamento due quadrighe bronzee sormontate da [[Nike (mitologia)|Vittorie alate]], che ripropongono le sinergie architettoniche ed espressive degli [[archi di trionfo]]. Le due quadrighe, come dichiarano espressamente le iscrizioni [[lingua latina|latine]] poste sui frontoni dei propilei, simboleggiano l'unità della Patria - ''<small>PATRIAE UNITATI</small>''- (a sinistra) e la libertà dei cittadini - ''<small>CIVIUM LIBERTATI</small>'' (a destra), riassumono le tematiche fondamentali del monumento.
 
[[File:Milite Ignoto in Altare della Patria in Vittoriano in Rome.jpg|thumb|Il colonnato del sommoportico illuminato in una foto notturna]]
Le quadrighe, previste già nel progetto originario, vennero realizzate e collocate nel 1927; lo scultore della quadriga dell'unità della Patria fu [[Carlo Fontana (scultore)|Carlo Fontana]], mentre la quadriga della libertà è opera di [[Paolo Bartolini]]. Rosalia Bruni fu la modella scelta da Fontana per la Vittoria sulla quadriga dell'Unità, mentre tradizione vuole che il volto sulla quadriga della Libertà sia quello della nobildonna Vittoria Colonna, duchessa di Sermoneta.
Le due quadrighe, come dichiarano espressamente le iscrizioni latine poste sui [[Frontone|frontoni]] dei sottostanti propilei, simboleggiano la libertà dei cittadini ("{{maiuscoletto|Civium Libertati}}", sul propileo di destra) e l'unità della patria ("{{maiuscoletto|Patriae Unitati}}", sul propileo di sinistra), i due concetti allegoricamente legati all'intero monumento come simbolo di "Italia libera e unita".<ref name=quirinale/> La presenza delle Vittorie alate sulle quadrighe comunica metaforicamente che l'Italia, dopo aver conquistato unità e libertà, è pronta a diffondere nel mondo un nuovo [[Rinascimento italiano|Rinascimento]], sostenuto dalle virtù morali rappresentate allegoricamente nel Vittoriano.<ref name=Levi324/>
 
I concetti di "libertà dei cittadini" e di "unità della patria" riassumono anche le tematiche fondamentali che caratterizzarono l'inizio e la fine del contributo di Vittorio Emanuele II al Risorgimento.<ref name=quirinale/> L'inizio è stato il [[proclama di Moncalieri]] (20 novembre 1849), con cui il re, salito al trono da pochi mesi, confermò la sopravvivenza del [[Liberalismo|regime liberale]] (legato quindi al concetto di "libertà dei cittadini") in un periodo contraddistinto da un diffuso [[conservatorismo]] che fu conseguenza della violenta repressione dei [[moti del 1848]]. La sua opera politica ebbe invece felice conclusione con la [[presa di Roma]] (20 settembre 1870), con la quale il sovrano concluse i suoi obiettivi: un'Italia unita (a cui però mancavano ancora [[Trento]] e [[Trieste]], unite all'Italia solo in seguito alla vittoria nella [[prima guerra mondiale]], che per tale motivo fu da alcuni considerata la "[[quarta guerra d'indipendenza italiana]]") con Roma capitale (esprimente il concetto di "unità della patria").<ref name="Tobia|p. 12">{{Cita|Tobia|p. 12}}.</ref>
All'interno dei frontoni dei due propilei si trovano gruppi scultorei che hanno lo stesso tema delle rispettive quadrighe sovrastanti; quello di sinistra (dell'unità della Patria) è di [[Enrico Butti]]; quello di destra (della libertà dei cittadini) è invece di [[Emilio Gallori]]<ref name=guida>Marco Pizzo, ''Il Vittoriano - guida storico-artistica'', edizioni Comunicare Organizzando, su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, 2002</ref>.
 
Le quadrighe, previste già nel progetto originario, furono realizzate e posizionate nel 1927.<ref name=quirinale/> All'interno dei frontoni dei due propilei si trovano gruppi scultorei che hanno lo stesso tema delle rispettive quadrighe sovrastanti.<ref name=Coppola37/>
====Interno====
[[File:Monumento Vittorio Emanuele II Rom.jpg|thumb|upright=1.4|Il monumento a [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele II]]]]
 
=====I vestiboli=Le statue delle regioni ====
{{vedi anche|Opere architettoniche e artistiche del Vittoriano#Le statue delle regioni}}
Alla passeggiata del sommoportico si accede, da destra o da sinistra, attraverso due vasti vestiboli quadrangolari, aperti verso un ampio panorama sulla città; essi si trovano dell'interno della parte sommitale dei propilei. Questi spazi sono decorati da mosaici, che ricoprono i lunettoni e le due cupole; essi sono importanti opere del [[Art Nouveau|Liberty floreale]] e del [[Simbolismo#Pittura|Simbolismo]]<ref name=guida/>. Per essi venne indetto un apposito concorso tra il 1912 e il 1913, cosa che spiega il cambio di stile rispetto alle precedenti opere situate nel monumento.
[[File:Vittoriano sommoportico P1000749.jpg|thumb|left|Particolare del colonnato del sommoportico, sul cui cornicione superiore, in corrispondenza di ogni colonna, sono state scolpite le statue delle regioni italiane]]
La scalinata che conduce alla terrazza delle città [[Irredentismo italiano|redente]] è il miglior punto di osservazione delle statue delle [[Regione (Italia)|regioni d'Italia]], che si trovano sul fregio del sommoportico, ognuna in corrispondenza di una colonna.<ref>{{cita web|url= http://altaredellapatriacentenario.it/cronologia-del-vittoriano/|titolo= Cronologia del Vittoriano|accesso=27 febbraio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180227213943/http://altaredellapatriacentenario.it/cronologia-del-vittoriano/|dataarchivio=27 febbraio 2018}}</ref> La presenza di statue ritraenti allegoricamente le regioni italiane trae ispirazione dalle personificazioni delle [[Provincia romana|province romane]]. Per la tipologia del fregio, altissimo e con statue alternate a [[clipeo|clipei]], Sacconi si ispirò a quello del porticato del vicino [[Foro di Traiano]].<ref>{{Cita|Mariano 2004|p. 105}}.</ref> Le statue collocate sul cornicione del sommoportico sono sedici, pari al numero delle regioni italiane all'epoca di costruzione del monumento. Ogni statua è alta cinque metri e fu affidata a uno scultore diverso, quasi sempre nativo della regione di cui avrebbe scolpito l'immagine.<ref name=quirinale/> Il cornicione è impreziosito anche da [[Aquila (araldica)|aquile]] e teste di [[Leone (araldica)|leone]].<ref name=Tobia57-58>{{Cita|Tobia|pp. 57-58}}.</ref>
 
Dall'epoca in cui fu realizzato il Vittoriano, i criteri di individuazione delle regioni italiane, e spesso anche la denominazione, sono cambiati: di conseguenza, i nomi delle statue non sempre corrispondono a quelli attuali. Per quanto riguarda i nomi, nel periodo coevo al progetto del monumento l'[[Emilia-Romagna]] era chiamata semplicemente [[Emilia]]<ref>{{cita web|url= http://www.sapere.it/enciclopedia/Em%C3%AClia-Romagna.html|titolo= Emilia-Romagna|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20120321170404/http://www.sapere.it/enciclopedia/Em%C3%AClia-Romagna.html|dataarchivio=21 marzo 2012}}</ref> e la [[Basilicata]] era chiamata [[Lucania]].<ref>{{cita web|url= http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=45860&r=5660|titolo= Dizionario d'ortografia e di pronunzia|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20111217081110/http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=45860&r=5660|dataarchivio=17 dicembre 2011}}.</ref> Inoltre, l'[[Abruzzo]] e il [[Molise]] sono rappresentati da un'unica statua, dato che sino al 1963 costituirono un'unica regione ([[Abruzzi e Molise]]);<ref>{{cita web|url= https://www.brocardi.it/costituzione/parte-ii/titolo-v/art131.html|titolo= Art. 131 Costituzione|accesso= 1º gennaio 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180103072718/https://www.brocardi.it/costituzione/parte-ii/titolo-v/art131.html|dataarchivio=3 gennaio 2018}}</ref> anche il [[Tre Venezie|Triveneto]] è rappresentato da un'unica statua, visto che il [[Trentino-Alto Adige]] e la [[Venezia Giulia]] all'epoca appartenevano ancora all'[[Impero austro-ungarico]]; la [[Valle d'Aosta]] e il [[Piemonte]], parimenti, sono rappresentati da una sola statua, dato che formavano una sola entità amministrativa: la [[Valle d'Aosta]] come regione fu istituita solo nel 1948.<ref>La [[provincia di Aosta]] era stata istituita solo nel 1927, come parte del Piemonte. Si veda {{cita web|url= http://www.araldicacivica.it/enti-abrogati/province-scomparse/provincia-di-aosta/|titolo= Provincia di Aosta|accesso=27 febbraio 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180227215905/http://www.araldicacivica.it/enti-abrogati/province-scomparse/provincia-di-aosta/|dataarchivio=27 febbraio 2018}}<br/>Durante il fallito [[tentativo di annessione della Valle d'Aosta alla Francia]], che avvenne negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, il governo italiano ordinò la soppressione della vecchia provincia di Aosta con [[decreto legislativo luogotenenziale]] n. 545 del 7 settembre 1945 e la riaccorpò alla [[provincia di Torino]]. Si veda {{Cita legge italiana|tipo= DLL|anno= 1945|mese= 09|giorno= 07|numero= 545|titolo= Ordinamento amministrativo della Valle d'Aosta.|articolo= 1|originale= si}}.<br/>Nel 1948, a conflitto terminato e chiarita la rinuncia francese all'area, la provincia di Aosta fu ricostituita nella forma di [[Regione italiana a statuto speciale|regione autonoma a statuto speciale]]. Si veda {{Cita legge italiana|tipo= LC|anno= 1948|mese= 02|giorno= 26|numero= 4|titolo= Statuto speciale per la Valle d'Aosta.|articolo= 1|originale= si}}</ref>
In seguito al concorso, la decorazione del vestibolo di sinistra venne affidata a [[Giulio Bargellini]]; in questi mosaici egli adottò accorgimenti tecnici innovativi, come l'uso di materiali di varia natura e di tessere di dimensioni diverse e inclinate in modo da creare studiati riflessi luminosi; inoltre è da notare come le linee delle raffigurazioni [[musive]] proseguano quelle delle colonne sottostanti<ref name=guida/>. I mosaici del Bargellini rappresentano:
*la ''Fede'', rappresentata con il popolo che consacra i propri figli alla Patria, sullo sfondo di una città che ricorda Gerusalemme;
*la ''Forza'', con un guerriero che accompagna un giovane all'incontro con una donna armata di spada;
*il ''Lavoro'', personificato da una famiglia di agricoltori che si ritrova insieme dopo una giornata sui campi;
*la ''Sapienza'', con un maestro in cattedra di fronte ai suoi alunni seduti sui banchi<ref name=guida/>.
La decorazione del vestibolo di destra, con finte architetture, fu invece affidata ad [[Antonio Rizzi]], che vi rappresentò:
*la ''Legge'', con le allegorie delle virtù della ''Giustizia'' (sul trono), della ''Sapienza'', della ''Ricchezza'', della ''Prudenza'', della ''Fortezza'' e della ''Temperanza'', ognuna con i suoi classici attributi;
*il ''Valore'', con un giovane che tempra la sua spada sulle ali della ''Libertà'', attorniato dai fondatori della stirpe italica, tra cui [[Enea]] e [[Ascanio]];
*la ''Pace'', impersonata da una figura femminile che regge un fascio di grano e da altre figure che portano i frutti della terra, mentre colombe bianche volano verso una fonte;
*l<nowiki>'</nowiki>''Unione'', rappresentata dall'incontro tra un giovane e la ''Poesia''<ref name=guida/>.
 
==== Gli spazi interni ====
Le porte che dai due vestiboli conducono al portico sono ornate di sculture allegoriche rappresentanti le arti:
[[File:Altare della patria sunset.jpg|thumb|Il Vittoriano al tramonto: si notano i propilei e le quadrighe]]
*l<nowiki>'</nowiki>''Architettura'' e la ''Musica'', di [[Antonio Garella]] (vestibolo di sinistra),
Agli spazi interni del sommoportico e dei propilei si accede grazie a due scalinate d'ingresso trionfali situate in corrispondenza di ciascun propileo. Le due scalinate d'entrata si trovano su un piccolo ripiano raggiungibile tramite una breve scalinata che ha inizio dalla terrazza delle città redente.<ref name=piantina/> Alla base della scalinata d'ingresso dei propilei sono situate quattro statue di ''Vittorie alate'' su colonne trionfali: realizzate nel 1911, due sono in corrispondenza dell'ingresso al propileo di destra e due dell'entrata a quello di sinistra.<ref name=quirinale/>
*la ''Pittura'' e la ''Scultura'', di [[Lio Gangeri]] (vestibolo di destra)<ref name=guida/>.
 
L'ingresso di ciascun propileo conduce a un grande [[Vestibolo (architettura)|vestibolo]] quadrangolare, affacciato verso l'esterno tramite un colonnato. Dai vestiboli si accede agli spazi interni del sommoportico.<ref name=piantina/> Gli interni dei propilei e del sommoportico sono decorati da mosaici, importanti opere del [[Art Nouveau|Liberty floreale]] e del [[Simbolismo#Pittura|simbolismo pittorico]], che ricoprono le [[Lunetta|lunette]] e le due [[Cupola|cupole]] dei propilei.<ref name=guida>{{cita libro|cognome= Pizzo|nome= Marco|titolo= Il Vittoriano - guida storico-artistica|editore= Comunicare Organizzando (su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali)|anno= 2002}}</ref> Anche i mosaici hanno come soggetto la rappresentazione metaforica delle virtù e dei sentimenti, molto spesso resi come personificazioni allegoriche, che hanno animato gli italiani durante il Risorgimento.<ref name=Levi316/> Gli interni del sommoportico sono decorati dalle allegorie delle scienze, mentre le porte che mettono in comunicazione i propilei e il sommoportico sono impreziosite da raffigurazioni sulle arti.<ref name=guida/>
=====Il portico=====
L'interno del sommoportico ha un bellissimo pavimento di marmi policromi<ref name=TCI1925/> ed un soffitto a [[lacunare|lacunari]], progettato da [[Gaetano Koch]] esso è chiamato "Soffitto delle Scienze" e deve il suo nome alle sculture in bronzo di [[Giuseppe Tonnini]] rappresentanti trofei d'arme e allegorie delle Scienze.
*Trofei d'arme: si tratta di insiemi di scudi, corazze, alabarde, lance, bandiere, frecce e faretre; in un trofeo si mostrano gli emblemi della [[Casa Savoia]], ossia la corona sabauda, l'aquila con lo scudo crociato e il [[Ordine supremo della Santissima Annunziata|collare dell'Annunziata]].
*Allegorie delle Scienze: figure femminili che rappresentano la Geometria (con compasso e squadra), la Chimica (con storta e distillatore), la Fisica (con lanterna e barometro), la Mineralogia (con cristallo di quarzo), la Meccanica (con ruota dentata e sestante), la Medicina (con coppa e serpente), l'Astronomia (con il globo dello Zodiaco), la Geografia (con goniometro e globo terrestre)<ref name=guida/>.
 
[[File:Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II, Rome (15228831322).jpg|thumb|left|Una parte delle decorazioni interne del soffitto di uno dei propilei]]
La parete opposta alle colonne è decorata, nella parte più alta, da mosaici a fondo dorato, realizzati dopo il 1925<ref name=TCI1925/>.
La decorazione del soffitto del propileo di sinistra fu affidata a [[Giulio Bargellini]]. In questi mosaici egli adottò accorgimenti tecnici innovativi, come l'uso di materiali di varia natura e di tessere di dimensioni diverse e inclinate in modo da creare studiati riflessi luminosi. Inoltre è da notare come le linee delle [[Rappresentazione (arti figurative)|raffigurazioni]] [[mosaico|musive]] proseguano verso quelle delle colonne sottostanti.<ref name=guida/>
 
I mosaici di Bargellini lungo la parte più elevata delle pareti rappresentano figurativamente: ''La [[Fede]]'' (allegoricamente resa con la consacrazione dei figli alla patria da parte del popolo; sullo sfondo è una città che ricorda [[Gerusalemme]]); ''La [[Forza (filosofia)|Forza]]'' (un [[Guerriero (araldica)|guerriero]] che accompagna un giovane all'incontro con una donna armata di spada); ''Il [[Lavoro]]'' (personificato da una famiglia di [[Agricoltore|agricoltori]] che si ritrova insieme dopo una giornata nei campi) e ''La [[Sapienza (filosofia)|Sapienza]]'' (rappresentata con un [[Docente|maestro]] in cattedra di fronte ai suoi alunni seduti sui banchi).<ref name=guida/>
=== Vittorie su colonne trionfali ===
[[File:Roma Vittoriano - Quadriga dell'Unità.jpg|thumb|left|La Quadriga dell'Unità]]
 
La decorazione del soffitto del propileo di destra fu invece affidata ad [[Antonio Rizzi (pittore)|Antonio Rizzi]]. Lungo la parte più elevata delle pareti, Rizzi realizzò: ''La Legge'' (opera composta dalle allegorie della ''[[Giustizia]]'' seduta sul [[trono]], della ''Sapienza'', della ''[[Ricchezza]]'', della ''[[Prudenza]]'', della ''[[Forza (filosofia)|Fortezza]]'' e della ''[[Temperanza]]'', ognuna con i suoi classici attributi); ''Il [[Valore morale|Valore]]'' (rappresentato con un giovane che [[tempra]] la sua spada sulle ali della ''[[Libertà]]'' e che è attorniato dai fondatori della stirpe italica, tra cui [[Enea]] e [[Ascanio]]); ''La [[Pace]]'' (una figura femminile che regge un [[Covone|fascio di grano]] e altre che portano i frutti della terra, mentre [[Columbidae|colombe]] bianche volano verso una fonte d'acqua); ''L'Unione'' (figurata con un giovane che incontra ''La [[Poesia]]'').<ref name=guida/>
Queste statue erano in origine dorate, e furono scolpite da [[Nicola Cantalamessa Papotti]], [[Adolfo Apolloni]], [[Mario Rutelli]] e [[Arnaldo Zocchi]] nel 1911. Ogni figura è posta su di una sfera; l'altezza, compresa la sfera, è di 3,70 metri.
 
[[File:Altare della Patria-July 2016 (95).jpg|thumb|Scorcio delle decorazioni interne della parete frontale al colonnato del sommoportico]]
Di fronte al propileo di sinistra sono situate le colonne di Cantalamessa, con palma e serpente (a sinistra), e quella di Apolloni, con spada (a destra). Di fronte al propileo di destra sono situate le colonne di Mario Rutelli (a sinistra) e quella di Zocchi (a destra), entrambe reggenti corone d'alloro.
Le porte interne che conducono dai due propilei al sommoportico sono ornate da sculture allegoriche rappresentanti le arti: l{{'}}''[[Architettura]]'' e la ''[[Musica]]'', che si trovano nel vestibolo di sinistra e che sono opera di [[Antonio Garella]], e la ''[[Pittura]]'' e la ''[[Scultura]]'', che sono situate nel vestibolo di destra e che sono state realizzate da [[Lio Gangeri]].<ref name=guida/> L'interno del sommoportico ha un pavimento di marmi [[Policromia|policromi]]<ref name=TCI1925/> e un soffitto a [[Cassettone|cassettoni]]: quest'ultimo, che è stato progettato da [[Gaetano Koch]], è chiamato "soffitto delle scienze".<ref name=guida/>
 
Il "soffitto delle scienze" deve il suo nome alle sculture in bronzo di [[Giuseppe Tonnini]] collocate all'interno del sommoportico, note collettivamente come ''Allegorie delle Scienze'': sono tutte costituite da personificazioni femminili,<ref name=guida/> la ''[[Geometria]]'' con [[Compasso (strumento)|compasso]] e [[Squadra (strumento)|squadra]], la ''[[Chimica]]'' con [[Storta (vetreria)|storta]] e [[Distillazione|distillatore]], la ''[[Fisica]]'' con [[lanterna]] e [[barometro]], la ''[[Mineralogia]]'' con un cristallo di [[quarzo]], la ''[[Meccanica (fisica)|Meccanica]]'' con [[Ingranaggio|ruota dentata]], la ''[[Medicina]]'' con [[Coppa (contenitore)|coppa]] e [[bastone di Asclepio]], l{{'}}''[[Astronomia]]'' con il [[Zodiaco|globo dello zodiaco]] e il [[sestante]] e la ''[[Geografia]]'' con [[goniometro]] e [[Terra|globo terrestre]]. La parete verticale opposta alle colonne è decorata, nella parte superiore, da mosaici a fondo dorato posteriori al 1925. Altre sculture presenti all'interno del sommoportico sono i ''[[Trofeo|Trofei d'arme]]'', vale a dire un vasto insieme di [[Scudo|scudi]], [[Corazza|corazze]], [[Alabarda|alabarde]], [[Lancia (arma)|lance]], [[Bandiera|bandiere]], [[Freccia|frecce]] e [[Faretra|faretre]]; in un trofeo si mostrano la [[corona d'Italia]], l'[[Aquila (araldica)|aquila]] con lo [[Croce (araldica)|scudo crociato]] e il [[Ordine supremo della Santissima Annunziata|collare dell'Annunziata]]: gli emblemi di [[Casa Savoia]].<ref name=TCI1925/>
=== Le fontane dei due mari e le sculture dei valori degli Italiani ===
Addossate al basamento si trovano le fontane dei due mari, ai lati della scalinata. La fontana di sinistra, di [[Emilio Quadrelli]], rappresenta l'[[mare Adriatico|Adriatico]], con un braccio rivolto a [[Est|Oriente]] e con il [[Leone di San Marco]]. A destra il [[mar Tirreno]], di [[Pietro Canonica]], con la [[lupa di Roma]] e la [[sirena]] [[Partenope (mitologia)|Partenope]], a simboleggiare la città di [[Napoli]]. In questo modo, il monumento è affiancato, come la penisola stessa, dai due mari maggiori, in modo che esso possa rappresentare anche geograficamente, l'intero paese.
 
=== La cripta interna del Milite Ignoto ===
Sopra alle due fontane sono poste quattro sculture in marmo botticino, che raffigurano i valori ideali degli Italiani. I gruppi sono stati già citati nel paragrafo dedicato alla terrazza dell'Altare della Patria, essendovi collocati, ma è trovandosi di fronte alle due fontane che essi si possono osservare meglio.
[[File:L'arrivo della salma del Milite Ignoto al Vittoriano.jpg|thumb|left|L'arrivo della bara del Milite Ignoto all'Altare della Patria (4 novembre 1921)]]
La cripta del Milite Ignoto è un locale situato sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II, al quale si accede dal [[Sacrario delle Bandiere]]. Dalla cripta è possibile vedere il lato del sacello del Milite Ignoto che dà verso gli spazi interni del Vittoriano.<ref name=Tobia102-103/> Si trova quindi in corrispondenza dell'Altare della Patria, da cui invece si può vedere il lato della tomba che dà verso l'esterno dell'edificio.<ref name=Tobia103/>
 
L'epigrafe della parte interna della pietra sepolcrale riporta la scritta "{{maiuscoletto|[[Ignoto militi|Ignoto Militi]]}}" e le date di inizio e di fine della partecipazione italiana al primo conflitto mondiale, ovvero "{{maiuscoletto|Xxiv Maggio Mcmxv}}" (24 maggio 1915) e "{{maiuscoletto|Iv Novembre Mcmxviii}}" (4 novembre 1918). Come già accennato, il lato esterno della pietra sepolcrale riporta invece solo gli anni della partecipazione italiana alla guerra.<ref name=milite-ignoto>{{cita web|url= http://www.pietrigrandeguerra.it/il-milite-ignoto-ed-il-dopoguerra-storico/|titolo= Il Milite Ignoto e il dopoguerra storico|accesso=14 marzo 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180315070437/http://www.pietrigrandeguerra.it/il-milite-ignoto-ed-il-dopoguerra-storico/|dataarchivio=15 marzo 2018}}</ref>
Sopra alla fontana dell'Adriatico si trovano:
*''La Forza'', di [[Augusto Rivalta]] (a sinistra).
*''La Concordia'', di [[Ludovico Pogliaghi]] (a destra).
Sopra alla fontana del Tirreno si trovano:
*''Il Sacrificio'', di [[Leonardo Bistolfi]] (a sinistra).
*''Il Diritto'', di [[Ettore Ximenes]] (a destra).
 
Al Milite Ignoto, il 1º novembre 1921,<ref>{{Cita|Tobia|p. 82}}.</ref> fu conferita la [[Medaglia d'oro al valor militare]], massima decorazione militare italiana, con una motivazione che fu riportata anche sul lato interno del sacello, nell'omonima cripta:<ref name=milite-ignoto/>
A destra della fontana dell'Adriatico si osservano i resti del [[Sepolcro di Gaio Publicio Bibulo]], monumento dell'[[Repubblica Romana|epoca repubblicana]], importante punto di riferimento per la toponomastica romana antica, dato che all'epoca le tombe dovevano trovarsi fuori dal recinto murario<ref name=TCI1925/>.
 
{{citazione|{{maiuscoletto|Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria}}}}
== Spazi interni ==
All'interno del monumento si trovano degli spazi espositivi dedicati alla storia del Vittoriano stesso, il [[Sacrario delle bandiere]] e la sede del [[Museo centrale del Risorgimento]], che da alcuni anni ospita anche mostre temporanee di pittura.
 
[[File:Sarcofago del soldato ignoto.jpg|thumb|La bara del Milite Ignoto non ancora inumata all'Altare della Patria]]
=== Sacrario delle bandiere ===
Sulla porta del simulacro è invece presente il seguente [[epitaffio]],<ref name=treccani/> redatto da Vittorio Emanuele III in persona:<ref name=Tobia80/>
{{vedi anche|Sacrario delle bandiere}}
{{citazione|{{maiuscoletto|Ignoto il nome - folgora il suo spirito - dovunque è l'Italia - con voce di pianto e d'orgoglio - dicono - innumeri madri: - è mio figlio}}}}
Il Sacrario delle bandiere è il luogo in cui sono raccolte e custodite le [[bandiera|bandiere]] di guerra dei reparti militari disciolti e delle unità navali radiate dal naviglio dello Stato, nonché le bandiere degli istituti militari e delle unità appartenenti ai corpi armati dello stato ([[Esercito Italiano]], [[Aeronautica Militare]], [[Marina Militare]], [[Polizia di Stato]], [[Polizia penitenziaria]], [[Corpo forestale dello Stato]], [[Guardia di finanza]]) disciolte.
 
Il Milite fu insignito anche di onorificenze straniere. Già il 12 ottobre 1921 era stata elargita la [[Medal of Honor]], massima decorazione militare assegnata dal [[Governo federale degli Stati Uniti d'America]].<ref>{{cita web|url= http://www.homeofheroes.com/gravesites/unknowns/foreign_italy.html|titolo= The Unknown Soldier Of World War|lingua= en|accesso= 1º febbraio 2016|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20160308024350/http://www.homeofheroes.com/gravesites/unknowns/foreign_italy.html|dataarchivio=8 marzo 2016}}</ref> Seguirono la [[Croce della Libertà|Croce della Libertà per il comando militare di I Classe]], la più alta conferibile dal governo dell'[[Estonia]], e la [[Croix de guerre 1914-1918 (Francia)|Croix de guerre]], onorificenza militare francese.<ref>{{Cita|Tobia|p. 98}}.</ref>
Presso il sacrario sono custoditi anche dei cimeli, relativi alle guerre, soprattutto risorgimentali, a cui hanno preso parte le [[forze armate italiane]]. Tra i cimeli della Grande guerra si ricorda il [[Motoscafo armato silurante|MAS]] con il quale [[Luigi Rizzo]] compì la celebre [[Impresa di Premuda|impresa che gli valse la medaglia d'oro]]: da [[Ancona]] raggiunse [[Premuda (isola)|Premuda]] e riuscì ad affondare la corazzata austriaca [[SMS Szent István|Santo Stefano]]. Nel primo salone sono conservate 228 bandiere e 469 nel secondo. Al piano inferiore trovano posto le bandiere e gli stemmi di combattimento delle unità della Marina Militare.
 
[[File:Sacello Milite Ignoto Roma.jpg|thumb|left|Il sacello del Milite Ignoto visibile dalla cripta interna]]
===Museo centrale del Risorgimento===
La cripta del Milite Ignoto è opera dell'architetto [[Armando Brasini]]. È un locale a forma di croce greca con [[Cupola|volta a cupola]] a cui si accede tramite due rampe di scale. Dalla cripta si diparte un breve cunicolo che raggiunge la nicchia del sacello del Milite Ignoto. La nicchia è inserita in un [[arcosolio]] ispirato allo stile degli [[Architettura paleocristiana|edifici paleocristiani]], in particolar modo alle [[catacombe]]. Il soffitto della cripta richiama invece l'[[architettura romana]], alternando [[Volta a crociera|volte a crociera]] e [[Volta a botte|volte a botte]].<ref name=Tobia102/> Il locale, costruito in laterizi, è caratterizzato dalla presenza di [[Arco (architettura)#Arco a tutto sesto|archi a tutto sesto]] e di nicchie.<ref name=Tobia102-103/> È anche presente un piccolo altare per le funzioni religiose.<ref name=Tobia103/>
{{Vedi anche|Museo centrale del Risorgimento}}
L'accesso al Museo è dal fianco sinistro del Vittoriano. Al contrario dell'esterno del Vittoriano, qui il percorso che portò all'unità italiana è narrato attraverso le testimonianze di coloro che ne furono i protagonisti e non per mezzo di immagini allegoriche; la visita del Museo del Risorgimento è dunque complementare a quella degli esterni del monumento. Una sezione è dedicata ai personaggi storici del Risorgimento italiano: [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]], [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]], [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]. Altre sezioni illustrano le varie fasi risorgimentali: dalla [[Restaurazione]] al [[Primavera dei popoli|1848]], alla [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana del 1849]], alla [[spedizione dei Mille]], all'[[Presa di Roma|annessione di Roma all'Italia]]<ref name = "Sito ufficiale">[http://www.risorgimento.it/home_museo_ita.asp Sito ufficiale]</ref>. Un percorso parallelo è dedicato all'approfondimento di temi particolari, come ad esempio il [[brigantaggio]].
 
Le pareti della cripta sono decorate da un mosaico di [[Storia del mosaico#Il mosaico in epoca bizantina|stile bizantino]], opera di [[Giulio Bargellini]], di natura religiosa. La [[crocifissione di Gesù]] è situata sopra la tomba del Milite Ignoto; sulle pareti si stagliano invece i [[santi protettori delle forze armate italiane]]: [[Martino di Tours|san Martino]] patrono della [[Arma di fanteria|fanteria]], [[san Giorgio]] per la [[Arma di cavalleria|cavalleria]], [[san Sebastiano]] per la [[Polizia locale (Italia)|polizia locale]] e [[santa Barbara]] per la [[Marina Militare (Italia)|marina]], l'[[Arma di artiglieria|artiglieria]] e il [[Arma del genio|genio]]. Nella cupola, infine, si trova la [[Madonna di Loreto]], patrona dell'[[Aeronautica Militare (Italia)|aeronautica]].<ref name=Tobia103/>
Nel museo sono esposti cimeli della [[Prima guerra mondiale]] ed anche l'[[affusto]] del [[cannone]] utilizzato nel 1921 per trasportare il feretro del [[Milite Ignoto]].
 
Parti della cripta e del sepolcro sono state realizzate con [[Roccia|materiali lapidei]] provenienti dalle montagne che furono teatro degli scontri della prima guerra mondiale: il pavimento è in marmo del [[Carso]], mentre il piccolo altare è stato realizzato da un unico blocco di pietra proveniente dal [[monte Grappa]].<ref name=Tobia103/>
Sulle pareti vi sono [[pittura su tela|tele]] inerenti alle imprese che hanno meritato la medaglia d'oro, dei disegni realizzati da [[Anselmo Bucci]], [[Aldo Carpi]], ed [[Italico Brass]]. Il percorso termina con alcune [[videoinstallazione|installazioni videografiche]] dell'[[Istituto Luce]]<ref name = "Sito ufficiale"/>.
 
== Gli spazi espositivi del Vittoriano ==
===Museo Nazionale dell'emigrazione italiana===
{{vedi anche|Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano|Sacrario delle Bandiere}}
[[File:Vittoriano 88.jpg|thumb|upright=1.3|Il Virroriano nel paesaggio di Roma (1988)]]
[[File:Museo Centrale del Risorgimento din Roma.jpg|thumb|L'"ala Fori imperiali" (o "ala Brasini")]]
Il primo giugno 2009 si è aperto al Vittoriano il Museo Nazionale dell'emigrazione italiana, che ha lo scopo di raccontare la storia dell'emigrazione italiana attraverso un percorso cronologico, esponendo materiali di varia tipologia: letteratura, cinematografia, documentari, musica, testimonianze audio, fotografie, giornali e riviste d'epoca, oggetti<ref>[http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/Ministero/UfficioStampa/News/visualizza_asset.html_366211721.html Sito del Ministero dei Beni culturali]</ref>.
[[File:2016 - Vittoriano (Rome) 10.jpg|thumb|Uno dei due portoni ai propilei, via d'accesso agli spazi espositivi interni]]
All'interno del Vittoriano si trovano alcuni spazi espositivi dedicati alla [[storia d'Italia]], e in particolare al [[Risorgimento]]: il complesso ospita infatti il [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano|Museo centrale del Risorgimento]] e il [[Sacrario delle Bandiere]], che include anche i locali dove, durante la costruzione del monumento, era situato lo [[Sacrario delle Bandiere#Lo studio di Giuseppe Sacconi|studio di Giuseppe Sacconi]]. È anche visibile parte dei già citati ritrovamenti archeologici rinvenuti durante i lavori di costruzione del Vittoriano.<ref name=Coppola7/>
 
Il Museo centrale del Risorgimento illustra il periodo della storia italiana compreso tra la fine del [[XVIII secolo]] e la prima guerra mondiale, attraverso l'esposizione di cimeli, dipinti, sculture, documenti (lettere, diari e manoscritti), disegni, incisioni, armi e [[Stampa (arte)|stampe]].<ref name= Busico157>{{Cita|Busico|p. 157}}.</ref><ref>{{cita libro|url= https://books.google.it/books?id=S1Gf95fGYysC&pg=PA16&lpg=PA16&dq=Museo+centrale+del+Risorgimento+1970&source=bl&ots=Lfkl2NV8iz&sig=f7f4GqlnogeHBDl44izNkRZv2qU&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi71fK63KHLAhWppnIKHf-KCo8Q6AEISTAL#v=onepage&q=Museo%20centrale%20del%20Risorgimento%201970&f=false|cognome= Pécout|nome= Gilles|coautore= Roberto Balzan|titolo= Il lungo Risorgimento: la nascita dell'Italia contemporanea (1770-1922)|editore= Mondadori|anno= 2011|accesso=2 marzo 2016|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20160307154830/https://books.google.it/books?id=S1Gf95fGYysC&pg=PA16&lpg=PA16&dq=Museo+centrale+del+Risorgimento+1970&source=bl&ots=Lfkl2NV8iz&sig=f7f4GqlnogeHBDl44izNkRZv2qU&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi71fK63KHLAhWppnIKHf-KCo8Q6AEISTAL#v=onepage&q=Museo%20centrale%20del%20Risorgimento%201970&f=false|dataarchivio=7 marzo 2016}}</ref><ref name=risorgimento.it>{{cita web|url= http://www.risorgimento.it/php/page_gen.php?id_sezione=5|titolo= Il Museo Centrale del Risorgimento al Vittoriano|accesso=2 marzo 2016|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20160304173631/http://www.risorgimento.it/php/page_gen.php?id_sezione=5|dataarchivio=4 marzo 2016}}</ref> Sulla scalinata d'ingresso sono visibili incisioni relative ad alcuni episodi significativi per la nascita del movimento risorgimentale, dal seme gettato dalla [[Rivoluzione francese]] alle [[Guerre napoleoniche|imprese napoleoniche]], allo scopo di meglio inquadrare il periodo storico compreso tra la riforma degli antichi Stati italiani e la fine della prima guerra mondiale. Lungo le pareti altre incisioni marmoree riportano alcuni brani di testi enunciati da personalità di spicco, che meglio testimoniano e descrivono questa parte di storia d'Italia.<ref name="Busico157" /><ref name="sitoufficiale">{{cita web|url= http://www.risorgimento.it/home_museo_ita.asp|titolo= Il Museo Centrale del Risorgimento al Vittoriano|accesso=2 marzo 2016|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150924091316/http://www.risorgimento.it/home_museo_ita.asp|dataarchivio=24 settembre 2015}}</ref>
La localizzazione al Vittoriano di questo museo non è certo casuale: già [[Giovanni Pascoli]] aprì le celebrazioni del Giubileo del 1911 (cinquantenario dell'Unità) cantando le storie “dell'Italia raminga”, riconoscendo fin da allora l'importante ruolo svolto nel processo di definizione dell'identità italiana dall'emigrazione di milioni di contadini, operai e piccoli imprenditori. Essi, giunti nei paesi più lontani, con i loro sacrifici e affrontando le difficoltà del processo d'integrazione, hanno diffuso nel mondo la cultura ed i valori italiani, contribuendo all'economia e alla cultura dei luoghi ove andarono a vivere<ref>Sito ufficiale del Museo Nazionale dell'emigrazione italiana: [http://www.museonazionaleemigrazione.it/museo.php?id=2 pagina "L'emigrazione parte essenziale della storia d'Italia"]; [http://www.museonazionaleemigrazione.it/museo.php?id=4 pagina "Perché al Vittoriano"]</ref>.
 
Nel Sacrario delle Bandiere sono raccolte e custodite le [[bandiera di guerra|bandiere di guerra]] dei reparti militari disciolti e delle unità navali radiate, i vessilli degli istituti militari e delle unità soppresse appartenenti ai [[corpi armati dello Stato]] ([[Esercito Italiano]], [[Aeronautica Militare (Italia)|Aeronautica militare]], [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]], [[Arma dei Carabinieri]], [[Polizia di Stato]], [[Corpo di polizia penitenziaria|Polizia penitenziaria]] e [[Guardia di Finanza]]).<ref name=marina>{{cita web|url= http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|titolo= Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano|accesso=12 marzo 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20170909005007/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|dataarchivio=9 settembre 2017}}</ref> L'accesso al Sacrario si trova lungo [[via dei Fori Imperiali]]: presso questo spazio museale sono custoditi anche cimeli, relativi alle guerre soprattutto risorgimentali, a cui hanno preso parte le [[forze armate italiane]].<ref>{{cita web|url= http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/default.aspx|titolo= Museo Sacrario delle Bandiere delle Forze Armate al Vittoriano|accesso=14 marzo 2018|urlmorto= no|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180314175457/http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/default.aspx|dataarchivio=14 marzo 2018}}</ref>
== Collegamenti ==
È raggiungibile dalla fermata "Venezia" del tram {{Rettangolo colorato|#c0df14|8|black}}.
{{metroroma|linea=B|Colosseo}}
{{metroroma|intro=Sarà raggiungibile dal|linea=C|Venezia}}
 
L'ala Fori Imperiali,<ref>{{Cita web|url=https://vive.cultura.gov.it/it/ala-fori-imperiali|titolo=Ala Fori Imperiali - Storia|sito=vive.cultura.gov.it|accesso=2025-07-11}}</ref> indicata anche come ala Brasini (dall'architetto [[Armando Brasini]]), fu ultimata nel 1935 appositamente per ospitarvi il Museo centrale del Risorgimento, che però vi aprì solo nel 1970.<ref>{{Cita web|url=https://vive.cultura.gov.it/it/museo-centrale-del-risorgimento|titolo=Museo Centrale del Risorgimento - Storia|sito=vive.cultura.gov.it|accesso=2025-07-11}}</ref> A seguito dello spostamento del museo negli spazi più interni del complesso, l'ala ospitò soprattutto mostre temporanee di interesse artistico, storico, sociologico e culturale. Si articolava in tre locali espositivi: il "salone grandi mostre", avente una superficie di 700 m² e in genere ospitante le mostre d'arte, che sono quelle che di solito richiedono più spazio, il "salone centrale" di 400 m² e la "sala giubileo", che ha una superficie di 150 m².<ref>{{cita web|url= http://www.ilvittoriano.com/spazi-espositivi.html|titolo= Complesso del Vittoriano - Ala Brasini|dataarchivio=7 settembre 2017|accesso=14 aprile 2018|urlmorto= sì|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20170907183950/http://www.ilvittoriano.com/spazi-espositivi.html}}</ref>
== Galleria fotografica ==
<center><gallery perrow="4">
Vittoriano 01.jpg|Turisti in visita al Vittoriano
Vittoriano 02.jpg|Milite Ignoto
Vittoriano 03.jpg|Statua di Vittorio Emanuele II
Vittoriano 04.jpg|Il Vittoriano, la parte sinistra
Vittoriano di notte.jpg|Il Vittoriano di notte
Bandiera_tricolore_al_vento_del_Vittoriano.jpg|Tricolore del Vittoriano al vento.
Il_Vittoriano_(particolare_2).jpg|Il Vittoriano - <small>da via dei Fori Imperiali</small>
Il_Vittoriano_(particolare)14_11.jpg|Il Vittoriano - <small>da via dei Fori Imperiali</small>
Il Vittoriano (2) 14 11.jpg|Il Vittoriano aperto alle visite
Vittoriano vano corsa ascensori panoramici.jpg|Vano corsa ascensori panoramici
IMG00088.jpg|Parte alta vano corsa ascensore panoramico
Vittoriano ascensori panoramici terrazza.jpg|Sbarco ascensore panoramico in terrazza
Vittoria alata Vittoriano.jpg|Terrazza Vittoriano Vittoria alata
Colosseo di Roma dal Vittoriano.JPG|Vista dalla sommità del Vittoriano, verso Est: [[Foro Romano]], [[Colosseo]] e sullo sfondo [[Largo dei Colli Albani]]
Il Pensiero di Giulio Monteverde.jpeg|''Il Pensiero'', di [[Giulio Monteverde]]
L'Azione di Francesco Jerace.jpeg|''L'Azione'', di [[Francesco Jerace]]
Il Vittoriano in fase di restauro.jpeg|Il Vittoriano in fase di restauro nel 2008
</gallery></center>
 
== Note ==
{{references|2Note strette}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita pubblicazione|cognome=Levi|nome=Primo|titolo=Il monumento dell'Unità Italiana|rivista=[[La Lettura (rivista)|La Lettura]]|editore=[[Corriere della Sera]]|volume=fascicolo IV|anno=1904|mese=aprile|url= https://archive.org/stream/laletturarivis1904milauoft#page/310/mode/2up|cid=Levi}}
* Carlo Dossi, ''I Mattoidi: al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II. Note di Carlo Dossi'', Roma, Casa Editrice A. Sommaruga e C., 1884.
* {{cita libro|curatore=Touring Club Italiano|titolo=Guida rossa ''Italia centrale''|anno=1925|cid=Guida rossa, 1925}}
* ''Monumento a Vittorio Emanuele sul Colle Capitolino di Roma. Progetto dell'On. Sacconi. Ricordo dei lavori eseguiti dal 1888 al 1891 presso il Monumento a Vittorio Emanuele II'', Roma, Tip. Fratelli Pallotta, 1893.
* {{Cita libro|autore=Mariano Armellini|titolo=Le chiese di Roma|editore=Cecchelli|anno=1982|città=Roma|cid=Armellini}}
* Luca Beltrami, ''Giuseppe Sacconi e il Monumento al Padre della Patria'', in "Il Rinascimento. Rivista bimensile di Lettere e d'Arte", Milano, a. I, fasc. 1, 15 novembre 1905, pp.&nbsp;30–38.
* {{cita pubblicazione|nome=Fabio|cognome=Mariano|titolo=Il Vittoriano di Giuseppe Sacconi: da simbolo dell’Unità a foro della Repubblica|rivista=Le Cento Città|editore=Il Lavoro editoriale|volume=16|anno=2000|cid=Mariano 2000}}
* Primo Acciaresi, ''Giuseppe Sacconi e l'opera sua massima. Cronaca dei lavori del Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II illustrata da 330 incisioni'', Roma, Tipografia dell'Unione Editrice, 1911.
* {{cita libro|cognome=Maiorino|nome=Tarquinio|coautori=Giuseppe Marchetti Tricamo, Andrea Zagami|titolo=Il tricolore degli italiani. Storia avventurosa della nostra bandiera|editore=Arnoldo Mondadori|città=Milano|anno=2002|isbn=978-88-04-50946-2|cid=Maiorino}}
* Marcello Venturoli, ''La patria di marmo (1870-1911)'', Pisa, Nistri-Lischi, 1953.
* {{cita libro|cognome=Mola|nome=Aldo Alessandro|titolo=Storia della monarchia in Italia|editore=Bompiani|anno=2002|isbn=978-88-452-5294-5|cid=Mola}}
* Franco Borsi, ''L'architettura dell'Unità d'Italia'', Firenze, Casa Editrice Felice Le Monnier, 1966, parte IV, ''I protagonisti'', cap. I, ''Giuseppe Sacconi'', pp.&nbsp;157–165.
* {{cita libro|curatore=Maurizio Ridolfi|titolo=Almanacco della Repubblica: storia d'Italia attraverso le tradizioni, le istituzioni e le simbologie repubblicane|editore=Mondadori|anno=2003|isbn=88-424-9499-2|url=http://books.google.it/books?id=MuTF4BEaChYC&pg=PA169&dq=altare+della+patria&hl=it&sa=X&ei=qqC-U9PyEOj-ygPe84LwBw&ved=0CDwQuwUwAg#v=onepage&q=altare%20della%20patria&f=false|cid=Ridolfi}}
* Carrol Louis Vanderslice Meeks, ''Italian Architecture 1750-1914'', London, New Haven, 1966, pp.&nbsp;337–347.
* {{Cita libro|autore=Paolo Lombardo|autore2=Gaetano Passarelli|titolo=Ara Coeli: la basilica e il convento: dal XVI al XX secolo attraverso le stampe del fondo della postulazione della Provincia romana dei frati minori|editore=Tiellemedia|anno=2003|città=Roma|cid=Lombardo}}
* Paolo Portoghesi, ''L'eclettismo a Roma 1870-1922'', Roma, De Luca Editore, s.a. [1968] ("Architettura italiana contemporanea", vol. 147), p.&nbsp;75.
* {{cita libro|autore=Simona Antellini|titolo=Il Vittoriano. Scultura e decorazione tra classicismo e liberty|città=Roma|editore=Artemide|anno=2003}}
* Thorsten Rodiek, ''Das Monumento Nazionale Vittorio Emanuele II in Rom'', Frankfurt am Main, Lang, 1983 ("Europäische Hochschulschriften. Reihe 28, Kunstgeschichte").
* {{cita libro|cognome=Mariano|nome=Fabio|titolo=L'età dell'Eclettismo|editore=Nerbini|anno=2004|isbn=978-88-88625-20-1|cid=Mariano 2004}}
* Danilo Luigi Massagrande (a cura di), ''Progetti e proposte per il Vittoriano nelle carte correnti delle Civiche raccolte storiche milanesi'', Milano, Comune, 1985.
* {{cita libro|curatore=Touring Club Italiano|titolo=Guida rossa ''Roma''|anno=2004|cid= Guida rossa, 2004}}
* Pier Luigi Porzio (a cura di), ''Il Vittoriano. Materiali per una storia'', Roma, Fratelli Palombi Editori, vol. 1, 1986; vol. 2, 1988 (Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici del Lazio, "Itinerari d'arte e di cultura. Luoghi").
* {{cita libro|cognome=Agnew|nome=John|titolo=The Impossible Capital: Monumental Rome under Liberal and Fascist Regimes, 1870-1943|editore=Wiley Blackwell|anno=2005|url=https://www.academia.edu/19564406/The_impossible_capital_Monumental_Rome_under_liberal_and_fascist_regimes_1870-1943|lingua=en|cid=Agnew}}
* Catherine Brice, ''Monumentalité publique et politique à Rome: le Vittoriano'', Rome, École Française de Rome, 1998 ("Bibliothèque des écoles françaises d'Athénes et de Rome, École Française de Rome", n. 301); ed. ital.: ''Il Vittoriano. Monumentalità pubblica e politica a Roma'', traduzione di Luisa Collodi, Roma, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Archivio Guido Izzi, 2005 ("Biblioteca Scientifica, Prospettive/Perspectives", 1).
* {{cita libro|cognome=Busico|nome=Augusta|titolo=Il tricolore: il simbolo la storia|editore=Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria|anno= 2005|cid=Busico}}
* Bruno Tobia, ''L'Altare della Patria'', Bologna, Il Mulino, 1998.
* {{cita libro|cognome=Coppola|nome=Maria Rosaria|coautore=Adriano Morabito e Marco Placidi|titolo=Il Vittoriano nascosto|editore=Ministero per i beni e le attività culturali|anno=2005|url=https://www.scribd.com/document/223232289/Il-Vittoriano-Nascosto|isbn=978-88-240-1418-2|cid=Coppola}}
* Laura Caterina Cherubini, Pier Luigi Porzio, ''Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II. Il Vittoriano. Note storiche. Situazione conservativa e problemi di degrado. Interventi di restauro per la riapertura al pubblico del Monumento il 4 novembre 2000'', in Camilla Capitani e Stefano Rezzi (a cura di), ''Architettura e Giubileo a Roma e nel Lazio. Gli interventi di restauro a Roma nel Piano per il Grande Giubileo del 2000'', Napoli, Electa Napoli, 2002 (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ufficio Centrale per i Beni Archeologici Architettonici Artistici e Storici), pp.&nbsp;299–310.
* {{cita libro|cognome=Quarta|nome=Roberto|titolo=Roma massonica|editore=Edizioni Mediterranee|url=https://books.google.it/books?id=CKDLCQAAQBAJ&pg=PT55&lpg=PT55&dq=Politica+Filosofia+Rivoluzione+Guerra+vittoriano&source=bl&ots=m9fGXhVNnZ&sig=SuX8ylmoChGGGM6tdRtiz1lzGsM&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwimjbv3rI7ZAhVkCsAKHUsLAboQ6AEISTAJ#v=onepage&q=Politica%20Filosofia%20Rivoluzione%20Guerra%20vittoriano&f=false|anno=2009|isbn=978-88-272-2498-4|cid=Quarta}}
* ''Verso il Vittoriano: l'Italia unita e i concorsi di architettura. I disegni della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma'', 1881, a cura di Maria Luisa Scalvini, Fabio Mangone, Massimiliano Savorra, Electa, Napoli 2002.
* {{cita libro|cognome=Tobia|nome=Bruno|titolo=L'Altare della Patria|editore=Il Mulino|anno=2011|isbn=978-88-15-23341-7|cid=Tobia}}
* Simona Antellini, ''Il Vittoriano: scultura e decorazione tra classicismo e liberty'', Roma, Artemide, 2003.
* {{cita libro|curatore=Romano Ugolini|titolo=Cento anni del Vittoriano 1911-2011. Atti della Giornata di studi|editore=Gangemi Editore Spa|anno=2011|url=https://books.google.it/books?id=qXfotzVwjfoC&printsec=frontcover&dq=vittoriano&hl=it&sa=X&ei=IZ--U-r1H6TQygOdtYKABw&ved=0CDQQuwUwBA#v=onepage&q=vittoriano&f=false|cid=Ugolini}}
* Paolo Marconi, ''Il Vittoriano, un Valhalla per il Re Galantuomo. Rivalutazione di un monumento "eroico"'', in ''Ricerche di Storia dell'Arte'', n. 80, Roma 2003, pp.&nbsp;9–43.
* {{Cita libro|autore=Anthony Majanlahti|autore2=Amedeo Osti Guerrazzi|titolo=Roma divisa 1919-1925: Itinerari, storie, immagini|editore=Il Saggiatore|anno=2014|città=Milano|cid=Majanlahti}}
* Fabio Mariano, ''Lo "stile nazionale". Giuseppe Sacconi e il Vittoriano'', in ''L'età dell'Eclettismo. Arte e architettura nelle Marche fra Ottocento e Novecento'', a cura di F. Mariano, Firenze, Edizioni Nerbini, 2004, pp.&nbsp;72–125.
* {{cita libro|cognome=Kostof|nome=Spiro|titolo=The Third Rome 1870-1950: an Introduction|url=https://www.scribd.com/document/134499241/The-Third-Rome|lingua=en|cid=Kostof}}
* Cristiano Marchegiani, ''Sul Vittoriano e il suo architetto. Contributo bibliografico allo studio del tardo Eclettismo'', in ''Giuseppe Sacconi architetto marchigiano''. Atti del convegno di studi di Montalto delle Marche, 23 settembre 2005 (Celebrazioni in occasione del centenario della morte dell'architetto), a cura dell'Archeoclub, sede di Montalto delle Marche, (Acquaviva Picena, Fast Edit) 2006, pp.&nbsp;15–35.
* Maria Rosaria Coppola, ''Il Vittoriano: Roma'', Roma, Libreria dello Stato, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2008 ("Itinerari dei musei, gallerie, scavi e monumenti d'Italia", n.s., 77).
* Fabio Mariano, ''Giuseppe Sacconi: il Vittoriano 1911-2011'', Carifermo, Fermo, Andrea Livi editore, 2011.
 
== Voci correlate ==
* [[Ettore Ferrari]]
* [[Festa della Repubblica Italiana]]
* [[MiliteGiuseppe ignotoSacconi]]
* [[SacrarioGaetano delle bandiereKoch]]
* [[Manfredo Manfredi (architetto)|Manfredo Manfredi]]
* [[Milite Ignoto (Italia)]]
* [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano]]
* [[Opere architettoniche e artistiche del Vittoriano]]
* [[Pio Piacentini]]
* [[Sacrario delle Bandiere]]
* [[Simboli patri italiani]]
* [[Storia del Vittoriano]]
* [[Vittorio Emanuele II di Savoia]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Vittoriano (Rome)|preposizione=sul}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/vittoriano/Vittoriano_home-a.htm|Il Vittoriano sul sito del Quirinale}}
* {{cita web|url=http://www.italica.raiquirinale.it/principaliqrnw/argomentisimboli/artevittoriano/vittoriano.htmhtml|Articolo sulla riapertura deltitolo=Il Vittoriano sul sito Italica della RAI}}
* {{Treccani|milite-ignoto_(Enciclopedia-Italiana)|Milite Ignoto}}
* {{cita web|http://www.esercito.difesa.it/Storia/Portalini_Storia/Iluoghidellamemoria/Pagine/IlMiliteIgnoto.aspx|Storia del Milite Ignoto nel sito dell'Esercito Italiano}}
* {{cita web|url=http://www.risorgimentoaltaredellapatriacentenario.it/php/page_gen.php?id_sezione=5|titolo=MuseoIl centenario del Risorgimento al Vittoriano}}
* {{cita web|url=http://www.polomusealelazio.beniculturali.it/index.php?it/244/monumento-a-vittorio-emanuele-ii|titolo=Monumento a Vittoro Emanuele II|editore=[[Polo Museale del Lazio]]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200308180032/http://www.polomusealelazio.beniculturali.it/index.php?it%2F244%2Fmonumento-a-vittorio-emanuele-ii|urlmorto=sì|accesso=30 marzo 2022|dataarchivio=8 marzo 2020}}
* {{cita web|http://roma.repubblica.it/dettaglio/Vittoriano-su-con-lascensore-da-oggi-le-terrazze-con-vista/1313015|Apertura del nuovo ascensore per salire sulla terrazza delle quadrighe}}
* {{cita web|url=http://www.archidiap.com/opera/monumento-nazionale-a-vittorio-emanuele-ii/|titolo=Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II}}
* {{cita web|http://www.classe75.it/virtual_tours/altare_della_patria/altare_della_patria.html|Panorama 360°}}
* {{cita web|url=http://www.risorgimento.it/|titolo=Istituto per la storia del Risorgimento italiano - Museo Centrale del Risorgimento di Roma}}
* {{cita web|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|titolo=Il Sacrario delle Bandiere sul portale web della Marina Militare}}
 
{{Simboli patri italiani}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|architettura|Grande Guerra|Risorgimento|Roma}}
{{portale|architettura|arte|grande Guerra|risorgimento|roma}}
{{vetrina|giorno=8|mese=5|anno=2018|valutazione=Wikipedia:Riconoscimenti di qualità/Segnalazioni/Vittoriano|arg=architettura}}
 
[[Categoria:ArchitettureVittoriano| di Roma]]
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[[Categoria:Italia nella prima guerra mondiale]]
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[[Categoria:Simboli patri italiani]]
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[[Categoria:Vittorio Emanuele II di Savoia]]