Jesi: differenze tra le versioni
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{{nd}}
{{Divisione amministrativa
|Nome = Jesi
|Panorama =
|Didascalia =
|Voce bandiera =
|Voce
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Marche
|Divisione amm grado 2 = Ancona
|Amministratore locale = Lorenzo Fiordelmondo
|Partito = [[Partito Democratico (Italia)|PD]]
|Data elezione = 27-6-2022
|Data istituzione =
|Sottodivisioni = Castelrosino, Mazzangrugno, Pantiere di Jesi, Piandelmedico, Santa Lucia, Tabano<ref>[http://incomune.interno.it/statuti/statuti/jesi.pdf Comune di Jesi - Statuto].</ref>
|Divisioni confinanti = [[Agugliano]], [[Camerata Picena]], [[Castelbellino]], [[Chiaravalle]], [[Cingoli]] ([[Provincia di Macerata|MC]]), [[Filottrano]], [[Maiolati Spontini]], [[Monsano]], [[Monte Roberto]], [[Monte San Vito (Italia)|Monte San Vito]], [[Polverigi]], [[San Marcello (Italia)|San Marcello]], [[San Paolo di Jesi]], [[Santa Maria Nuova]], [[Staffolo]]
|Zona sismica = 2
|Gradi giorno = 1899
|Nome abitanti = jesini
|Patrono = [[san Settimio]]
|Festivo = 22 settembre
|PIL =
|PIL procapite =
|Soprannome = ''Milano delle Marche''<ref>{{Google books|bQ8S427Nu9EC|autore1=Oscar Gaspari|autore2=Rosario Forlenza|autore3=Sante Cruciani|titolo=Storie di sindaci per la storia d'Italia: (1889-2000)|città=Roma|editore=Donzelli|anno=2009|isbn=978-88-6036-425-8|p=141}}</ref>
|Mappa = Map of comune of Jesi (province of Ancona, region Marche, Italy).svg
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Jesi nella provincia di Ancona
|Incipit =
}}
'''Jesi''' (<small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/ˈjɛzi/}})<ref>{{dipi|Jesi}}</ref> è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{Popolazione|ITA}} abitanti <ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Ancona]] nelle [[Marche]].
Posizionata lungo il medio corso del [[Esino (fiume)|fiume Esino]], è una città di antiche tradizioni industriali. A testimonianza del suo passato, che nel [[XII secolo]] l'ha vista piccola capitale della [[Respublica Aesina]], conserva un centro storico circondato da una cinta muraria del [[XV secolo]] pressoché intatta. È tutt’oggi il centro più importante della Vallesina, fungendo da polo commerciale e di servizi di una delle aree più densamente popolate della provincia.
== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
Jesi è situata nella bassa valle del [[Esino (fiume)|fiume Esino]], su un poggio poco rilevato (97 [[Livello del mare|m s.l.m.]]), e il suo territorio si estende su una superficie di 107 km².
=== Clima ===
{{vedi anche|Stazione meteorologica di Jesi}}
Nonostante la relativa vicinanza del mare, Jesi presenta un clima con influenze continentali.
Gli inverni sono moderatamente freddi e umidi, a volte nevosi. Tra le nevicate maggiori degli ultimi 20 anni, si ricordano quelle del dicembre 1996, del gennaio 2005 e del febbraio 2012 (in tutti i casi il manto nevoso ha superato i 50 cm e addirittura si è portato intorno al metro di altezza nell'ultimo episodio citato). Le minime, a seguito delle ondate di gelo maggiori, possono precipitare fin sotto i −10 °C/−15 °C.
Le estati sono molto calde e spesso afose, caratterizzate da scarsa ventilazione. I temporali non sono rari e in qualche caso violenti, con rovinose grandinate ed occasionali trombe d'aria (come quella che nell'estate del 2014 ha causato ingenti danni alla periferia ovest della città). Durante le ondate di caldo africano i termometri si portano facilmente sui 35 °C/40 °C e addirittura nel 2003 si registrarono picchi record di 43 °C. Le temperature più elevate si hanno comunque quando spira il [[garbino]], vento di caduta dall'Appennino, assai caldo e secco.
Le stagioni mediane sono in genere miti e piacevoli, sebbene possano rivelarsi molto piovose (con eventi alluvionali che interessano il corso del fiume Esino).
La [[nebbia]] è comune sia nella stagione autunnale che in quella invernale.
== Origini del nome ==
Ci sono diverse teorie sull'origine del nome della città.
* Secondo la leggenda riportata da [[Silio Italico]] Jesi deve il suo nome a [[Esio]], re dei [[Pelasgi]], che diede il suo nome al fiume [[Esino (fiume)|Esino]] e alla città che vi fondò: ''Aesis''.
* Quando i [[Galli Senoni]] si stabilirono sulle rive dell'Esino, il loro ultimo avamposto in quel territorio che poi venne successivamente identificato dai romani come "Ager Gallicus", dedicarono la città a ''Eso'' il dio toro celtico.
*''Jesi'' ha un'origine comune al fiume Esino, da una base prelatina *''ais'', che si ritrova in molti altri idronimi come [[Isonzo]], [[Isarco]] ecc.<ref>{{cita libro|titolo=Dizionario di toponomastica|editore=UTET|città=Torino|anno=1990|p=397|isbn=88-02-07228-0}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=Giovan Battista Pellegrini|wkautore=Giovan Battista Pellegrini|curatore=Massimo Morroni|titolo=Appunti di toponomastica marchigiana|rivista=Atti e memorie|volume=86|numero=3|annooriginale=1981|anno=1985|città=Ancona|editore=Deputazione di storia patria per le Marche|p=233}}</ref>
== Storia ==
===La leggenda===
Nell'VIII libro dei ''[[Punica (poema)|Punica]]''<ref>''[http://www.thelatinlibrary.com/silius.html Punica]'', testo integrale in [[lingua latina|latino]], da ''[[The Latin Library]]''.</ref>, [[Silio Italico]] racconta che Jesi venne fondata da Esio, re dei [[Pelasgi]], qui giunto direttamente dall'[[Arcadia]], o dalla [[Tessaglia]]<ref name="Jesi, Città bella sopra un fiume">{{cita libro|autore1=Loretta Mozzoni|autore2=Gloriano Paoletti|titolo=Jesi: città bella sopra un fiume|città=Jesi|editore=Comune di Jesi/Associazione culturale teatrale e cinematografica Teatro G. Pirani|anno=1994|sbn=UMC0057379}}</ref>, nel 768 a.C. risalendo il fiume dal [[Mare Adriatico]]. Diede il suo nome al fiume [[Esino (fiume)|Esino]] e alla città che vi fondò: ''Aesis''<ref>[https://books.google.com/books?id=3ZI_AAAAcAAJ&printsec=frontcover Girolamo Baldassini: ''Memorie Istoriche Dell'Antichissima E Regia Città Di Jesi'', 1765, conservato nella Bayerische Staatsbibliothek, Monaco di Baviera].</ref>. Egli, inoltre, donò il simbolo di un leone rampante al blasone cittadino<ref>[https://www.araldicacivica.it/comune/jesi/ Sito Araldica.it].</ref>, come si legge anche su un'iscrizione presente sotto l'edicola, recante lo stemma civico, posta sulla facciata del [[Palazzo della Signoria (Jesi)|Palazzo della Signoria]]. Questo mitologico sovrano fu considerato il capostipite degli [[Etruschi]], dei [[Sabini]] e dei [[Piceni]]. La leggenda, che si è protratta nei secoli, sembra sia all'origine della storica denominazione di Jesi come "Città Regia".
===Origini e identità celtiche===
[[File:Gallia cisalpina.jpg|thumb|left|Cartina dei domini celtici in Italia.]]
Storicamente Jesi ha origini molto antiche; si ritiene infatti che sia stata fondata dagli [[Umbri]]<ref>[https://www.comune.jesi.an.it/VivereInCitta/ArteCultura/cenni_storici/index.html Sito ufficiale del Comune di Jesi]</ref>, che crearono diversi villaggi sulla destra del fiume Esino marcando una linea di frontiera fra l'Umbria marittima a nord e il [[Regio V Picenum|Piceno]] a sud<ref name="Jesi, Città bella sopra un fiume"/>. Anche con l'avanzata dei [[Piceni]], Jesi, restò comunque umbra, divenendo un avamposto umbro in territorio piceno<ref>[http://www.tuttojesi.it/citta/storia.asp?p=jesi&s=storia Sito Tuttojesi.it]</ref>.
Nel
===
[[File:Umbria et Picenum.JPG|thumb|left|Cartina della ''Regio V Picenum'' e ''VI Umbria''.]]
[[File:Italia Dioceses in 400 AD.png|thumb|left|Cartina dell{{'}}''Italia Annonaria''.]]
Per oltre un secolo si verificarono molti scontri fra i Galli Sénoni e i [[Civiltà romana|Romani]] finché, a seguito della [[Battaglia del Sentino]] del 295 a.C., [[Roma]] sconfisse definitivamente i [[popoli italici]] e nel 283 a.C. i Galli Sénoni furono debellati e quindi sottomessi.
I Romani stabilirono nel tempo numerose colonie; Jesi nel 247 a.C.<ref>{{treccani|jesi}}</ref> venne trasformata nella colonia romana ''colonia civium romanorum'' di ''Aesis'', iscritta alla tribù [[Gens Pollia|Pollia]]<ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/iesi_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/ Sito ufficiale dell'Enciclopedia Treccani]</ref> e incorporata nella ''[[Regio VI Umbria]]'' insieme a [[Senigallia|Sena Gallica]], [[Fano|Fanum Fortunae]] e [[Pesaro|Pisaurum]]. In seguito, con [[Costantino I]], venne inglobata nel [[Diocesi (impero romano)|vicariato]] dell'[[Italia Annonaria]].
Nacque così il ''municipium'' di ''Aesis'' con una struttura urbanistica corrispondente al modello del ''[[castrum]]'', modello sostanzialmente rimasto intatto. Durante l'età imperiale Jesi divenne molto florida, incentrata sul [[Foro (urbanistica)|Foro]] (coincidente con [[Piazza Federico II]]) possedeva templi, palazzi pubblici e un [[Teatro romano (architettura)|teatro]] semicircolare da {{formatnum:2500}} posti con la cavea di 55 metri di diametro<ref name="Jesi, Città bella sopra un fiume"/> (oggi nell'area del [[Palazzo Amici-Honorati]]). Possenti mura la cingevano. I Romani costruirono anche un'importante via di comunicazione, la [[Via Salaria Gallica]], che passando proprio per Jesi (la quale sembra sia stato un importante centro per il pagamento del dazio fra la V e la VI Regio) collegava la [[Via Flaminia]] alla [[Via Salaria]].
Nel contesto storico romano appare il [[Cristianesimo]], qui portato verso il IV secolo dal germanico [[San Settimio|Settimio]], nominato primo [[Diocesi di Jesi|Vescovo di Jesi]] da [[papa Marcello I]] e martirizzato con la decapitazione dal giudice romano Florentio il 5 settembre 307.
La continuità demica da allora, nonostante il susseguirsi delle invasioni, non fu più interrotta. In epoca romana [[Cupramontana]] e [[Planina (città antica)|Planina]] furono i due centri vicini di ''Aesis''<ref name="Jesi, Città bella sopra un fiume"/>, ma a differenza di quest'ultima non sopravvissero ai saccheggi e alle distruzioni barbariche.
=== Alto Medioevo ===
[[File:
Con la [[caduta dell'Impero Romano d'Occidente|disgregazione dell'Impero Romano d'Occidente]] convenzionalmente fissata nel [[476]] d.C.,
Un ulteriore riconoscimento per Jesi fu l'elevazione a [[diocesi di Jesi|diocesi]], come conferma la menzione di un suo [[vescovo]] già nel VI secolo<ref>[ Dal [[728]] i [[Longobardi]] ripresero le invasioni verso le Pentapoli quando infine nel [[751]], guidati dal re [[Astolfo (re)|Astolfo]] conquistarono l'Esarcato e devastarono Jesi. In seguito alle invasioni dei [[Franchi]] del [[752]]-[[754]], il loro re [[Pipino il Breve]], conquistò i territori del vecchio esarcato nel [[754]], e nel 756<ref name="Jesi, Città bella sopra un fiume"/> con l'accordo papale della [[Promissio Carisiaca]] li donò all'autorità di [[papa Stefano II]] Orsini, creando lo [[Stato della Chiesa]] e dando quindi inizio al potere temporale dei Papi.
A partire dall'[[VIII secolo]] l'azione dei [[monaci benedettini]] diede vita, nella valle dell'[[Esino (fiume)|Esino]], ad innumerevoli [[Abbazia|abbazie]] che provvidero alla bonifica del territorio. Ma la dominazione papale portò a una crisi finanziaria, sociale e culturale che spesso sfociò in varie sanguinose rivolte, che talvolta miravano a riportare il dominio dei Longobardi. Solo nel [[773]] l'esercito dei Franchi di [[Carlo Magno]] debellò definitivamente i Longobardi. Ma le rivolte continuarono frequenti, tanto che con l'incoronazione, di Carlo Magno a [[imperatore]] il 25 dicembre [[800]], Jesi, pur appartenendo alla Chiesa, ricade sotto la giurisdizione imperiale ed entra a far parte della nuova contea della Marca<ref name="Jesi, Città bella sopra un fiume"/>. A partire da questo periodo prende forma la struttura feudale della città.
=== L'età comunale
[[File:Frederick is born in Jesi.JPG|thumb|left|Nascita di Federico II]]
Durante il [[XII secolo]] e quelli successivi nobiltà locale, artigiani e commercianti s'allearono fondando la cosiddetta ''Respublica Aesina'' e cominciarono la conquista del [[Contado]], che sottrassero ai grandi feudatari laici ed ecclesiastici, più conosciuti come [[Castelli di Jesi]]. Questa espansione territoriale creò scontri furiosi con i vicini più potenti, fra i primi la [[
[[File:Rocca Priora di Falconara 03.jpg|thumb|il [[Castello di Rocca Priora]], costruito a protezione dello sbocco a mare della ''Respublica Æsina''. Lungamente conteso con [[Ancona]].]]
Trovatasi per coincidenza in prossimità della località di Jesi, [[Costanza d'Altavilla]] fu presa dalle doglie e venne accolta con generosità dai semplici villici, e il 26 dicembre [[1194]] diede alla luce, in una tenda imperiale nella piazza centrale della città, l'antico Foro romano, l'imperatore [[Federico II di Svevia|Federico II]], che donerà a Jesi il titolo di "[[Città libera dell'Impero|Città Regia]]" che sanciva importanti diritti di piena autonomia, e libertà comunali. Jesi passò così definitivamente alla fazione [[ghibellini|ghibellina]] e le sue fortune politiche saranno legate per anni a quelle di Federico II e dei suoi figli [[Enzo di Sardegna|Enzo]] e [[Manfredi di Sicilia|Manfredi]] con l'ottenimento di privilegi imperiali seguiti da inevitabili [[scomunica|scomuniche]] ecclesiastiche.
Nel secolo e in quello successivo si visse un forte sviluppo economico e relativo incremento demografico, come testimonia il costituirsi dei borghi fuori le mura di San Floriano, San Filippo, e San Nicolò. Inoltre dal 1303 il Maestro Francesco di Bernardino Santi da [[Esanatoglia]] realizza il cosiddetto ''Vallato'', canale lungo 12 km che partendo dal fiume Esino in prossimità delle [[Moie]], convoglia le acque fin sotto le mura cittadine, irrigando campi e fornendo quella fonte di energia idraulica per i mulini e le valche atte alla lavorazione della lana e alla concia delle pelli<ref name="Jesi, Città bella sopra un fiume"/>.
=== Le signorie ===
[[File:Francesco Sforza.jpg|thumb|left|[[Francesco Sforza]], Signore di Jesi dal 1433 al 1447.]]
Con la nomina nel [[1353]] del cardinale [[Egidio Albornoz]] a [[Vicario generale]] dei domini della Chiesa in Italia, si cercò di ricondurre tutti i comuni e le signorie sotto il controllo, diretto o indiretto, dell'autorità papale e furono emanate le [[Costituzioni egidiane]] che regolavano lo Stato della Chiesa. Tra il [[1373]] e l'inizio del [[XV secolo]] diverse lotte per il potere sconvolgono la regione, portando distruzione e miseria per la popolazione. Nonostante la caduta sotto il dominio papale della [[Romagna]] e di [[Ancona]], Jesi, grazie ai privilegi imperiali, riuscì a mantenere l'autonomia della sua piccola Repubblica. Tuttavia in seguito Jesi fu occupata dal vicario pontificio Filippo Simonetti, da [[Galeotto I Malatesta]] nel [[1347]]-[[1351]], da [[Braccio da Montone]] nel [[1408]], e da [[Francesco Sforza]], di cui divenne un autentico caposaldo, tanto che nel dicembre [[1433]] Francesco Sforza invase il territorio marchigiano partendo proprio da Jesi. È solo nel [[1447]] che la Chiesa riuscì a riprendere il controllo, comprando la città.
Nel 1441 venne stilato il primo catasto completo dell'intero [[Contado di Jesi]]. In questo documento appaiono sovente dei proprietari laici con i cognomi come "Schiavo", "Schiavoni" o "Albanesi" che non sono affatto di origine marchigiana; ma sono una delle testimonianze della presenza di genti transadriatiche (dalla [[Schiavonia]], entroterra orientale dell'Adriatico, dall'Albania) nel territorio già da quel tempo. Infatti l'[[Impero Romano d'Oriente]] era stato invaso dai [[Ottomani|Turchi]] e [[Maometto II]], nel 1453, conquisterà [[Costantinopoli]]. Il popolo balcano migrò nei territori d'oltremare per rifugiarsi<ref name="Sito Tuttojesi.it">[http://www.tuttojesi.it/citta/territorio/monsano/storia.asp Sito Tuttojesi.it]</ref>.
=== Il ritorno al Papato ===
Nel 1447 tornò definitivamente sotto il dominio dello Stato pontificio, pur riuscendo a mantenere qualche diritto sui territori del Contado grazie ai titoli ricevuti da Federico II secoli prima. Intorno al [[1470]] si diffuse nella [[Marca anconitana|Marca d'Ancona]] una grave pestilenza che decimò la popolazione,
[[File:Palazzo della Signoria, Jesi 02.jpg|thumb|Il [[Palazzo della Signoria (Jesi)|Palazzo della Signoria]], costruito da [[Francesco di Giorgio Martini]].]]
La fine del periodo signorile, la fine della peste e la ricomposizione dell'assetto comunale donarono un certo equilibrio stabile e avviarono dapprima una grande ripresa economica, demografica e soprattutto edilizia della città. A partire dalla seconda metà del Quattrocento si modificò profondamente il volto architettonico della città con la costruzione di nuove chiese e palazzi e la progressiva espansione urbanistica fuori dalla cerchia delle vecchie mura. Sono di questo periodo il rafforzamento del sistema difensivo cittadino ad opera del fiorentino [[Baccio Pontelli]], la costruzione su progetto del senese [[Francesco di Giorgio Martini]] del Palazzo della Signoria, uno dei più bei palazzi monumentali della Marca. Accanto alla rinascita edilizia ed economica c'è quella culturale: il pittore veneziano [[Lorenzo Lotto]] realizza per alcune chiese della città capolavori assoluti; [[Federico Conti]] da [[Verona]] stampa a Jesi nel [[1472]], una delle primissime edizioni a stampa della [[Divina Commedia]] e [[Lucagnolo di Ciccolino]], cesellatore raffinato e maestro di [[Benvenuto Cellini]] sviluppa e perfeziona l'arte orafa.
====Il Sacco di Jesi====
Il 3 giugno 1517 Jesi subisce il più grave saccheggio della sua storia<ref name="piccolabibliotecajesina.it">[https://www.piccolabibliotecajesina.it/archivio/Sacco_di_Jesi.pdf Sito della Piccola biblioteca jesina]</ref>. In seguito all'assegnazione del [[Ducato di Urbino]] da parte di [[papa Leone X]] al nipote [[Lorenzo de' Medici, duca di Urbino|Lorenzo de' Medici]], [[Francesco Maria I della Rovere]] che ne era l'erede, mosse 70.000 mercenari alla riconquista del [[Montefeltro]]. In quest'occasione le sue rappresaglie presero anche altre città, e con l'appoggio di infiltrati interni, entrarono a Jesi saccheggiando e depredando gli edifici, le famiglie aristocratiche, gli archivi comunali e anche i comuni del Contado. Ingenti furono le ricchezze, le vivande e il bestiame che furono sottratti. Le famiglie più colpite quelle dei Ghislieri, Ripanti e Amici<ref name="piccolabibliotecajesina.it"/>.
====Storia moderna====
Pur sotto il dominio papale, verso la fine del [[XVI secolo|Cinquecento]], l'[[oligarchia]] locale, costituitasi ormai solidamente in ceto di proprietari terrieri, rivendica a sé tutto il potere politico e amministrativo, potere che mantiene fino alla fine del Settecento.
Due sono i riferimenti storici più significativi da segnalare per il secolo XVIII: la trasformazione architettonica e urbanistica della città e la nascita di [[Giambattista Pergolesi]] e [[Gaspare Spontini]], due grandi personalità nel campo della musica che si affermarono in tutta Europa.
=== Periodo napoleonico
Nel [[1797]] le truppe napoleoniche posero fine all'antico regime, ma anche al dominio sul Contado.
Nel [[1808]] con l'annessione delle [[Marche]] al [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno Napoleonico]], nella cosiddetta [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica romana]], Jesi diviene uno dei capoluoghi di distretto del [[Dipartimento del Metauro]]. Con la caduta di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] a [[Waterloo]] e la successiva [[Restaurazione]] del [[1815]], Jesi ritornò di nuovo sotto i papi, ma cominciò a prendere forma una concezione laica e borghese dello Stato. Nei primi decenni dell'Ottocento si iniziò a Jesi un graduale processo di [[industrializzazione]] con la nascita delle prime manifatture per la seta. Le vicende risorgimentali che condurranno all'unità d'Italia coinvolsero diversi personaggi jesini tra cui il marchese [[Antonio Colocci]], eletto nel [[1849]] quale rappresentante della Provincia di Ancona all'Assemblea Costituente della [[Repubblica romana]] e poi, dopo l'[[Unità d'Italia|Unità]], deputato e senatore del Regno.
===Storia contemporanea===
Il 15 settembre [[1860]] i [[bersaglieri]] e il [[Reggimento "Lancieri di Milano" (7º)|Reggimento Lancieri di Milano]] entrarono a Jesi mentre cinque giorni più tardi, nella vicina [[Castelfidardo]], le truppe piemontesi guidate dal generale [[Enrico Cialdini|Cialdini]] sconfissero l'esercito papale nella [[Battaglia di Castelfidardo]], cui seguì il [[plebiscito]] che sancì la definitiva unione delle città al Regno d'Italia.
Fu una delle prime città italiane a istituire una [[tipografia]]. Nel [[1969]] è stata sede d'un Convegno Urbanologico Internazionale promosso dall'[[UNESCO]], che l'ha segnalata come "città esemplare" per l'integrazione architettonica dei suoi vari strati storici.<ref>Cf. [
Nel 2014 Jesi è riconosciuta come Città Europea dello Sport.
=== Simboli ===
[[File:Jesi-Stemma.svg|sinistra|142x142px]]
[[File:Jesi-Gonfalone.png|sinistra|90px]]
La descrizione araldica dello stemma è la seguente:<ref>{{Cita web |url=http://www.araldicacivica.it/stemmi/comune/jesi/ |titolo=Vedi qui |accesso=5 maggio 2019 |dataarchivio=5 maggio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190505093807/http://www.araldicacivica.it/stemmi/comune/jesi/ |urlmorto=sì }}</ref><br />
{{Citazione|''[[Scudo italiano|Scudo a testa di cavallo]] con fondo rosso recante leone d'oro rampante a destra coronato con corona a cinque [[Fiorone (araldica)|fioroni]]. Stessa corona domina il blasone, dalla quale due nastri bicolore, rosso e bianco, discendono incorniciando lo scudo''}}
La descrizione araldica del gonfalone è la seguente:<br />
{{Citazione|''Drappo di rosso smerlato con frange d'oro caricato con leone d'oro rampante a destra coronato con corona a cinque [[Fiorone (araldica)|fioroni]] e con l'iscrizione centrata in oro: ''Città di Jesi''. Le parti di metallo e i cordoni sono dorati. L'asta verticale è ricoperta di velluto rosso con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.''}}
Lo stemma deriva dalla leggendaria fondazione cittadina da parte di Esio, re dei [[Pelasgi]], fuggito dall’[[Arcadia]], che aveva come insegna un leone rampante. Lo stesso è anche adottato da molti degli attuali Comuni dei [[Castelli di Jesi]], che furono un tempo soggetti alla signoria di Jesi.
{{clear|both}}
=== Onorificenze ===
Jesi possiede il [[titolo di città]] dal [[XII secolo]], testimoniato dall'elaborazione degli Statuti, confermati col titolo di "Città Regia" dall'imperatore [[Federico II di Svevia]]<ref>{{cita web|url=http://www.comune.jesi.an.it/opencms/export/jesiit/sito-JesiItaliano/MenuPrincipale/VivereInCitta/Turismo/ScoprireJesi1/CenniStorici/index.html|titolo=Cenni storici sul Sito ufficiale del Comune di Jesi|accesso=5 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160310070514/http://www.comune.jesi.an.it/opencms/export/jesiit/sito-JesiItaliano/MenuPrincipale/VivereInCitta/Turismo/ScoprireJesi1/CenniStorici/index.html|dataarchivio=10 marzo 2016|urlmorto=sì}}</ref>
{{Onorificenze
|immagine = Corona di Città Italiana.svg
|nome_onorificenza = Titolo di Città
|collegamento_onorificenza = Titolo di città in Italia
|motivazione =
|luogo = dal XII secolo
}}
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
[[File:Jesi (2).JPG|thumb|250px|left|Veduta del centro storico chiuso dalle mura.]]
=== Architetture religiose ===
[[File:Jesi, Duomo.JPG|thumb|[[Duomo di Jesi|Duomo]].]]
[[File:Jesi,
;Duomo di San Settimio:
{{Vedi anche|Duomo di Jesi}}
Fu costruito tra il XIII e il XIV secolo ad opera di [[Giorgio da Como (XIII secolo)|Giorgio da Como]], e rifatto tra il [[1732]] e il [[1741]] da [[Domenico Barrigioni]]. Della vecchia costruzione rimangono, all'interno, i due leoni-acquasantiere già facenti parte del portale della chiesa. Il campanile, che caratterizza il profilo urbano, è opera del locale Francesco Matellicani, che lo eresse nel 1782-84 ispirandosi a quello vanvitelliano del [[Santuario della Santa Casa]] di [[Loreto]]. La facciata, caratterizzata da una [[serliana]], è stata ultimata nel [[1889]] su progetto di [[Gaetano Morichini]], su iniziativa del vescovo [[Rambaldo Magagnini]]. L'interno si presenta a navata unica e cupola emisferica, secondo il gusto neoclassico dell'epoca. Durante il [[XVIII secolo]] vennero aperte molte cappelle laterali arricchite con dipinti, decorazioni e arredi liturgici volute dai nobili jesini.
;Ex Chiesa e Convento di San Floriano:
{{Vedi anche|Chiesa di San Floriano (Jesi)}}
È la chiesa più importante della città sotto il profilo storico e religioso. Infatti fin dal [[XII secolo]] fu dedicata al patrono della comunità jesina e qui si svolgevano le più importanti cerimonie pubbliche tra cui, il 4 maggio, la presentazione del Palio da parte dei [[Castelli di Jesi]] in segno di sottomissione alla città. Nel [[1439]] venne presa in consegna dai [[Frati Minori Conventuali]], provenienti dal convento di San Marco, che dal [[1478]], procedettero ad un rinnovamento interno del tempio medioevale che era a navata unica, orientato in direzione nord-sud, con ingresso sul cortile dell'attuale Palazzo Ghisleri. Negli stipiti della porta d'ingresso sono visibili alcune pietre intagliate in stile romanico della precedente chiesa medioevale. Fu allora che la planimetria venne modificata collocando l'ingresso verso la piazza, con la creazione di nuove cappelle che ben presto si arricchirono di monumenti sepolcrali e opere d'arte, tra cui la ''Deposizione'', la ''Annunciazione'' e la ''Pala di Santa Lucia'' di [[Lorenzo Lotto]], realizzate tra il [[1512]] e il [[1532]] e conservate nella Pinacoteca Civica assieme ai sarcofagi e ai bassorilievi che originariamente l'adornavano. L'aspetto attuale è frutto del rifacimento avviato nel [[1743]] nel corso del quale la chiesa e il convento subirono radicali trasformazioni ad opera dell'architetto [[Francesco Maria Ciaraffoni]] che ne progettò gli interni e lo scalone. Presenta un grande [[tiburio]] e una facciata mai completata. L'interno, a [[Chiese ellittiche|pianta centrale ellittica]], è tutto impostato sulla [[cupola]] a base ovale decorata di stucchi e affreschi con le ''Storie di san Francesco'' e le ''Virtù di San Floriano''<ref name="istitutomatteucci.it">{{Cita web|url=http://www.istitutomatteucci.it/dizionario-degli-artisti/mancini-luigi-il-sordo|titolo=Sito dell'Istituto Matteucci}}</ref>, eseguiti in stile tardo-barocco dal locale [[Luigi Mancini]] a partire dal [[1851]]. La chiesa, sconsacrata nel [[1860]], divenne prima sede della biblioteca civica, poi della pinacoteca comunale e, infine, è sede del [[teatro studio Valeria Moriconi]], dedicato all'[[Valeria Moriconi|attrice]] jesina.
;Chiesa di San Marco:
{{Vedi anche|Chiesa di San Marco (Jesi)}}
[[File:Jesi,
Sorge poco fuori dalla cerchia delle mura, fa parte di un complesso monastico di clausura. Venne eretta in stile [[Architettura gotica|Gotico]] nel [[XIII secolo]] e presenta una facciata tripartita aperta da un ricco rosone in cotto sormontante un portale marmoreo. L'interno è diviso in tre [[Navata|navate]] da pilastri ottagonali che reggono [[volte a crociera]]. Vi si conservano alcuni affreschi [[XIV secolo|trecenteschi]], superstiti del ciclo pittorico che originariamente decorava la maggior parte delle pareti della chiesa, che ritraggono il "Transito della Madonna", la "[[Santuario della Santa Casa#Madonna nera|Madonna di Loreto]]", la "Crocifissione" e l'"Annunciazione". Le pitture murali hanno dato luogo ad alcune difformità di attribuzione, ma i restauri hanno permesso di chiarire la matrice di [[scuola riminese]] degli affreschi ricondotti a Giovanni e [[Giuliano da Rimini]] e ad artisti di ambito fabrianese. Nel corso dei restauri effettuati nel XIX secolo ([[1854]]-[[1859]]) dall'architetto Angelo Angelucci e dai pittori Silvestro Valeri di Perugia e Marcello Sozzi di Roma, si è provveduto a completare la decorazione della volta e dei sottoarchi, oltre che degli arredi lignei.
;Chiesa dell'Adorazione:
{{Vedi anche|Chiesa dell'Adorazione}}
[[File:Jesi, Piazza della Repubblica 04.jpg|thumb|250px|La [[Chiesa dell'Adorazione]] in [[Piazza della Repubblica (Jesi)|Piazza della Repubblica]].]]
Sorge nella centrale [[Piazza della Repubblica (Jesi)|Piazza della Repubblica]]. Venne eretta nel 1585 per la ''Confraternità dei Poveri e della Morte''. Divenuta collegiata nel XVIII secolo, venne interamente rifatta in stile [[tardobarocco]]. Dal 1940 è consacrata all'[[Adorazione eucaristica|Adorazione eucaristica perpetua]]. All'interno sono conservate tele di [[Claudio Ridolfi]], [[Filippo Bellini]], e [[Domenico Luigi Valeri]].
;Chiesa di San Giovanni Battista:
{{Vedi anche|Chiesa di San Giovanni Battista (Jesi)}}
L'edificio risale al [[XIII secolo]], quando si iniziò ad urbanizzare quella parte di terreno, detta di Terravecchia, appena fuori dalla primitiva cerchia muraria. Ricostruita interamente dai frati Apostoliti alla fine del Cinquecento, nella seconda metà del Seicento venne ristrutturata e portata a nuova veste dai Padri Filippini, i primi e quasi gli unici ad introdurre il barocco nelle Marche. Presenta una sobria facciata, ma ha un interno con stucchi nella particolare coloritura bianco-oro. Vi si conservano varie opere d'arte, fra cui l'icona del “Sangue Giusto”, affresco del 1333 attribuito a [[Pietro da Rimini]].
;Chiesa di San Nicolò:
{{Vedi anche|Chiesa di San Nicolò (Jesi)}}
[[File:Jesi, San Nicolò 03.jpg|thumb|250px|La romanico-gotica [[Chiesa di San Nicolò (Jesi)|Chiesa di San Nicolò]].]]
È l'edificio più antico della città di Jesi, documentato fin dal XII secolo. Le originali forme romaniche vennero rimaneggiate nel XIV secolo con l'aggiunta di elementi gotici. L'interno, a tre navate absidate, presenta una prevalenza di volte a crociera costolonate sostenute da pilastri compositi; rimandano invece a forme romaniche le navate laterali introdotte da archi a tutto sesto. Degli affreschi realizzati nella prima metà del XVI secolo non rimangono in loco che poche, illeggibili, tracce. Da San Nicolò proviene tra l'altro l'affresco di [[Pietro da Rimini]] raffigurante “San Francesco” (1333), conservato alla [[Galleria nazionale delle Marche|Galleria Nazionale di Urbino]], e L{{'}}''Icona del Sangue Giusto'', conservata presso la [[Chiesa di San Giovanni Battista (Jesi)|chiesa di San Giovanni Battista]]. La decorazione esterna del complesso absidale presenta una successione di archetti pensili a goccia. Di estrema semplicità è la facciata a due spioventi al cui centro si apre un portale ad [[arco senese]] in marmo policromo e ghiera in laterizio a spina.
;Santuario della Madonna delle Grazie:
{{Vedi anche|Santuario della Madonna delle Grazie (Jesi)}}
Originaria del XV secolo ma con il [[campanile]] del [[XVII secolo]] e rifatta del XVIII secolo, custodisce all'interno l'immagine della ''Madonna della Misericordia'', affresco quattrocentesco attribuito ad [[Antonio da Fabriano]].
;Chiesa di San Pietro:
{{Vedi anche|Chiesa di San Pietro Apostolo (Jesi)}}
[[File:S. Pietro Apostolo.jpg|thumb|250px|Chiesa di San Pietro Apostolo]]
Di origini medioevali, ricostruita nel [[XVIII secolo]] ad opera dell'architetto [[Mattia Capponi]], con facciata coronata da due campaniletti.
; Ex Chiesa di Sant'Agostino
{{Vedi anche|Chiesa di Sant'Agostino (Jesi)}}
Sita vicino a [[Palazzo Colocci]], del quale ne era diventata la cappella palatina, venne eretta come Chiesa di San Luca nel XII secolo. Passata agli Agostiniani, venne totalmente ricostruita tra il XV e il XVI secolo in stie rinascimentale. Dal 1472 una cappella interna era officiata dai numerosi Lombardi trasferitisi a Jesi dal 1471.
;Ex orfanotrofio femminile:
Con l'annessa chiesetta, rappresenta un esempio di edilizia "illuminata" della seconda metà del [[XVIII secolo]], dell'architetto romano [[Virginio Bracci]].
;Chiesetta del Sacro Cuore:
Già parte del monastero delle [[Ordine di San Benedetto|Benedettine]] di Sant'Anna, a cui è dedicata, ha una pianta centrale del [[XVIII secolo]], ha il prospetto su corso Matteotti obliterato dal fronte dell'ex convento rifatto in forme di palazzo civile dalla famiglia dei Marchesi Mereghi nella seconda metà del [[XIX secolo]]. L'interno intatto a pianta ellittica ospita saltuariamente degli eventi socio-culturali
;Cappella di San Bernardo:
Già cappella del [[Palazzo Pianetti vecchio|Palazzo Pianetti "in Porta Valle"]], presenta un interno settecentesco di stile [[rococò]] ricco di stucchi tipicamente mitteleuropei, recuperata dopo essere stata adibita a deposito di carbone, ospita periodicamente esposizioni e manifestazioni culturali.
;Chiesa di Santa Maria del Piano:
È un'ex chiesa abbaziale, fuori dal centro storico lungo la strada per Macerata, che conserva all'interno antiche vestigia delle sue origini. Venne fondata in epoca [[Longobardi|longobarda]] fra il VII e l’VIII secolo d.C. con monaci dell'[[abbazia di Farfa]].
=== Architetture civili ===
==== Palazzi ====
{{vedi anche|Palazzi e ville di Jesi}}
[[File:Jesi, Palazzo della Signoria.JPG|thumb|left|[[Palazzo della Signoria (Jesi)|Palazzo della Signoria]].]]
[[File:Palazzo della Signoria - Jesi 16.jpg|thumb|[[Palazzo della Signoria (Jesi)|Palazzo della Signoria]], Cortile del [[Andrea Sansovino|Sansovino]].]]
;Palazzo della Signoria:
{{Vedi anche|Palazzo della Signoria (Jesi)}}
Uno dei più imponenti palazzi pubblici delle Marche, fu costruito tra il [[1486]] e il [[1498]] dall'architetto [[Siena|senese]] [[Francesco di Giorgio Martini]].
;Palazzo Colocci:
{{Vedi anche|Palazzo Colocci}}
Antica residenza gentilizia dei marchesi [[Colocci]], presenta una facciata lineare in laterizio e portale bugnato che dà accesso ad un ampio e scenografico scalone, sorretto da colonne, forse su disegno del [[Vanvitelli]]. Così come appare nel ventunesimo secolo, il palazzo è la risultante di una serie di interventi realizzati nei secoli XVI e XVII. La trasformazione settecentesca ha occultato la fisionomia rinascimentale dell'edificio, ricostruibile soltanto da qualche fonte d'archivio. Il piano nobile conserva i soffitti a padiglione, come quello del salone delle feste decorato da affreschi illusionistici. Di antichissima origine, la famiglia Colocci discende dalla gens ''Actonia'' di stirpe longobarda, stanziatasi nella valle dell'Esino intorno all'anno Mille. Nel palazzo hanno vissuto gli ultimi discendenti di [[Amerigo Vespucci]]. All'interno il palazzo ospita la [[Casa Museo Marchese Adriano Colocci Vespucci]].
;Palazzo Balleani:
[[File:Jesi, palazzo balleani 02 balcone con telamoni.jpg|thumb|[[Palazzo Balleani]].]]
{{Vedi anche|Palazzo Balleani}}
Sorge in piazza Federico II, accanto al duomo ed è un esempio di [[rococò]] locale, venne realizzato a partire dal [[1720]] su disegno dell'architetto romano [[Francesco Ferruzzi]]. Sulla facciata, dagli spigoli arrotondati, è una caratteristica balconata [[rococò]] con ringhiera in ferro battuto sorretta da quattro possenti [[Telamone (architettura)|telamoni]], realizzata nel [[1723]] dal ravennate Giovanni Toschini. L'interno colpisce per la ricchezza delle sale con i soffitti dai leggeri [[stucco|stucchi]] dorati, eseguiti da diversi artisti, tra cui i decoratori Giuseppe Confidati, Antonio Conti, Marco d'Ancona, Orazio Mattioli e il pittore Giovanni Lanci.
;Palazzo Ripanti:
{{Vedi anche|Palazzo Ripanti}}
[[File:Jesi, Piazza Federico II 04.jpg|thumb|[[Palazzo Ripanti]].]]
Si estende per tutto il fronte meridionale di piazza Federico II e costituisce un complesso residenziale tra i più vasti della città. Il nucleo originale, risale al [[XV secolo]] e venne ampliato successivamente fino a congiungersi con l'attuale facciata che prospetta sulla piazza. Il palazzo passò nella seconda metà del [[XIX secolo]] alla Curia vescovile che lo ha adibito prima a seminario diocesano e sede del [[Museo diocesano (Jesi)|Museo diocesano]].
;Palazzo Ricci:
{{Vedi anche|Palazzo Ricci (Jesi)}}
[[File:Jesi, Palazzo Ricci (2).jpg|thumb|[[Palazzo Ricci (Jesi)|Palazzo Ricci]]]]
Sorge sull'area della "Rocca pontelliana", con il prospetto posteriore che dà sulla [[Piazza della Repubblica (Jesi)|piazza della Repubblica]] e sul quale si eleva una facciata [[Neoclassicismo|neoclassica]], ricavata a seguito della demolizione del torrione meridionale della Rocca. Fu voluto dal [[conte]] Vincenzo di Costantino Ricci che ne affidò l'esecuzione, nel [[1544]], a Guido di Giovanni da [[Bellinzona]] e Pierantonio di Baldassarre da Carena. I lavori vennero terminati nel [[1547]] dai costruttori jesini Guido di Giovanni e Giovanpietro di Beltrani. Il palazzo si caratterizza per la facciata a bugnato con pietre tagliate a forma di [[diamante]], sull'esempio del [[palazzo dei Diamanti]] di [[Ferrara]] e del più vicino palazzo Mozzi di [[Macerata]], realizzato pochi anni prima, e al quale il Ricci si ispirò probabilmente per la sua residenza jesina. Completa l'edificio un porticato a sei [[Arco (architettura)|arcate]] che alleggerisce la struttura.
;Palazzo Comunale:
{{Vedi anche|Palazzo Comunale (Jesi)}}
Sorge sull'area della "Rocca pontelliana", di fianco a [[Palazzo Ricci (Jesi)|Palazzo Ricci]], con il prospetto posteriore che dà su [[Piazza della Repubblica (Jesi)|piazza della Repubblica]] presentando un fronte assai severo.
Di origini rinascimentali, venne ristrutturato dall'architetto Mattia Capponi. All'interno conserva la sala del sindaco con decorazioni a fresco neoclassiche, opere di [[Felice Giani]].
;Palazzo Honorati-Carotti:
{{Vedi anche|Palazzo Honorati-Carotti}}
[[File:Jesi, Palazzo Marcelli-Flori.jpg|thumb|Palazzo Marcelli]]
Di origine rinascimentale, è stato ristrutturato e ampliato più volte a partire dal [[1703]], dopo l'acquisto, da parte di [[Bernardino Honorati]] (1692-1716) del palazzo del marchese Silvestri. Verso la metà del secolo, Giuseppe Honorati (1692-1769) affidò i lavori di sistemazione all'architetto romano [[Virginio Bracci]], supervisore per la sacra congregazione di San Luca. Il palazzo venne completato alla fine del [[XVIII secolo|Settecento]]. Il palazzo presenta una facciata neoclassica con mattoni a vista. Dal cortile interno si innalza un scalone d'onore, sorretto da pilastri e colonne finemente scanalate, che conduce alle ampie sale superiori dalle ricche decorazioni ora barocche, come la galleria d'ingresso, ora rococò, nelle gallerie del primo e secondo piano che danno sulle mura e nella saletta ovale, e infine decorate con pitture neoclassiche attribuibili al fabrianese Luigi Lanci, come la sala delle feste. Nel palazzo era conservata una collezione di dipinti e una ricca biblioteca di famiglia, avviata sotto Giuseppe Honorati e giunta al massimo del prestigio alla fine del Settecento con il vescovo Bernardino. Il palazzo, di proprietà comunale, è stato sede della [[Pretore (ordinamenti moderni)|pretura]] e poi del tribunale di jesi fino alla sua chiusura. Ora vi è insediato il giudice di pace.
;Palazzo Pianetti "in Terravecchia":
{{Vedi anche|Palazzo Pianetti}}
Fu costruito alla metà del Settecento ed è un esempio di [[rococò]] italiano. La lunghissima facciata è aperta da cento finestre, mentre sul lato posteriore vi è un [[Giardino#Il giardino all'italiana|giardino all'italiana]]. All'interno è ospitata la [[pinacoteca]] con alcune pitture di [[Lorenzo Lotto]]: ''Visitazione'' ([[1530]]), ''Annunciazione'', ''Madonna col Bambino e santi'', ''San Francesco che riceve le stimmate'' ([[1526]]), ''San Gabriele'', ''Annunciata'' ([[1526]]) e il suo capolavoro, la [[Pala d'altare|pala]] di ''[[Santa Lucia davanti al giudice]]'' ([[1532]]). Vi sono custodite, inoltre, epigrafi funerarie, terrecotte [[robbiane]], [[vasi da farmacia]] e ceramiche.
==== Teatri ====
;Teatro Pergolesi:
{{Vedi anche|Teatro Pergolesi}}
[[File:Jesi-teatropergolesi01.jpg|thumb|Jesi, [[Teatro Pergolesi]].]]
Già della Concordia, venne costruito nel [[1790]], in un'area occupata da piccole botteghe in Piazza della Repubblica, allora "della Morte", ceduta dal Comune alla Società della Concordia nel 1790. Fu inaugurato nel [[1798]], in piena occupazione francese, con due opere del [[Domenico Cimarosa|Cimarosa]], ''La Capricciosa corretta'' e ''Il Principe Spazzacamino'', che vennero cantate dal [[soprano]] pesarese [[Anna Guidarini]], madre di [[Gioachino Rossini]], in un teatro disertato dalla nobiltà jesina per paura di rappresaglie da parte dei giacobini. Nel [[1883]] il teatro cambiò nome, perdendo quello originale della Concordia e assumendo quello del musicista jesino [[Giovanni Battista Pergolesi]]; venne poi ceduto definitivamente dalla Società al Comune nel [[1933]].
;Teatro studio Valeria Moriconi:
{{Vedi anche|Teatro studio Valeria Moriconi}}
Il teatro studio inaugurato nel maggio [[2002]] ha sede nei locali dell'ex-chiesa che fin dal [[XII secolo]] era dedicata a [[san Floriano]], compatrono della città. All'interno di essa vi si sono tenute le più importanti cerimonie pubbliche tra cui, il 4 maggio di ogni anno, la presentazione del Palio da parte dei [[Castelli di Jesi]] in segno di sottomissione alla città.
La chiesa fu sconsacrata dopo il [[1860]] e divenne sede della biblioteca e pinacoteca comunali. Le decorazioni tardo [[Barocco|barocche]] creano una sorta di [[scenografia]] permanente. La progettazione del nuovo allestimento per il teatro studio è stata affidata all'[[architetto]] [[Milano|milanese]] Italo Rota. Il 15 novembre [[2005]], il teatro studio è stato dedicato alla scomparsa attrice jesina [[Valeria Moriconi]] nel giorno del suo [[compleanno]].
=== Architetture militari ===
[[File:Jesi, Mura.JPG|thumb|left|Le [[Mura di Jesi|Mura]] quattrocentesche di [[Francesco di Giorgio Martini]].]]
[[File:Jesi, Mura, Montirozzo.JPG|thumb|[[Mura di Jesi|Mura]], Montirozzo.]]
[[File:Mura_di_Jesi_13.jpg|thumb|left|Porta Garibaldi.]]
[[File:Porta_Bersaglieri_(già_Porta_Nova_o_Marina),_Jesi_02.jpg|thumb|Porta Bersaglieri.]]
;Mura di Jesi:
{{Vedi anche|Mura di Jesi}}
La cinta fortificata, tra le meglio conservate dell'intera regione, racchiude il nucleo medievale della città, di compatta forma trapezoidale, per un perimetro di circa 1,5 km. Vennero erette nel [[XIV secolo]] sul tracciato delle più antiche mura romane, rappresentando il simbolo della libertà comunale. Nel [[XV secolo]] vennero quasi totalmente ricostruite (fa eccezione la parte detta del "Montirozzo") ad opera degli architetti militari [[Baccio Pontelli]] e [[Francesco di Giorgio Martini]]. Sono costituite da alti muraglioni cortinati con beccatelli, rinforzati da [[torre|torrioni]] e aperte da sette porte: ne restano aperte solo quattro. La conformazione delle mura varia in rapporto alla morfologia del terreno che presenta livelli di quota differenziati, dalla pianura (66 m [[s.l.m.]]) alla collina (96 m [[s.l.m.]]). Le mura della parte meridionale, racchiuse tra il Torrione Rotondo e il Torrione di Mezzogiorno (costruito nel [[1454]]), erano fiancheggiate da un fossato, successivamente interrato, e si presentano "basse", caratterizzate da semplici cortine verticali con beccatelli e caditoie. Si fanno più alte e imponenti sul versante orientale, poste sui pendii, che hanno cortine rafforzate con scarpata per una maggior difesa contro le armi da fuoco. Sulla parte più alta, quella nord-occidentale, che si apriva sul prolungamento della città "nuova", la cosiddetta "Addizione di Terravecchia", sorgeva la Rocca Pontelliana, eretta su progetto di Baccio Pontelli, appunto, a partire dal [[1487]] e già demolita nel [[1527]], l'ultimo torrione (di fianco l'Arco del Magistrato) venne smantellato nel [[1890]].
;Porta Valle:
È una delle quattro porte jesine più importanti e maggiormente fortificate; nel 1600 venne ricostruita in posizione più avanzata, così come si presenta ai nostri giorni, per inglobare entro la cinta muraria la vicina sorgente d’acqua in modo da poterne disporre anche in caso di assedio. Era anche detta Porta Pesa, dalla pesa pubblica che si trovava poco distante.<ref>{{Cita web|url=https://www.qdmnotizie.it/jesi-trafugati-mattoni-dalle-mura-del-1200-a-porta-valle/|titolo=CRONACA Jesi Trafugati mattoni dalle mura del 1200 a Porta Valle|cognome=|nome=|sito=www.qdmnotizie.it|accesso=11 Marzo 2024}}</ref>
;Porta Bersaglieri:
La porta è stata realizzata nel XV secolo, attribuita a Baccio Pontelli, era una delle quattro più importanti e munite porte jesine. Anticamente era conosciuta come Porta Nuova o anche Porta Marina, assunse il nome attuale dopo l’Unità d’Italia. Da questa porta, infatti, entrarono a Jesi, il 15 settembre del 1860, i primi contingenti dell’[[esercito piemontese]] al comando del generale [[Efisio Cugia]] (più esattamente, i soldati del [[Reggimento "Lancieri di Milano" (7º)|Reggimento Lancieri di Milano]]) come ricorda la lapide posta al di sopra dell’arco, nella quale si legge: "Per questa porta / il 15 settembre 1860 / entrarono le truppe piemontesi / auspicando / la liberazione dal servaggio pontificio / e l’annessione / alla madre patria".
;Porta Garibaldi:
Anticamente chiamata Porta San Floriano, venne ricostruita nella seconda metà del 1400 in posizione più avanzata. Protetta dal torrione pentagonale, era una delle quattro maggiori porte della città e tra le più difese.
=== Vie e piazze ===
;Corso Matteotti:
{{Vedi anche|Corso Matteotti (Jesi)}}
È la via principale di Jesi, centro vitale e passeggiata cittadina ove si affacciano negozi e trovano sede studi privati. Aperta nell'area detta di Terravecchia a partire dalla fine del XVII secolo divenne il luogo d'attrazione della nobiltà locale dove impiantò le nuove, più spaziose, dimore adattate al gusto dell'epoca. Questa rettilinea prospettiva urbanistica in gran parte settecentesca inizia da piazza della Repubblica e termina con l'[[Arco Clementino (Jesi)|arco Clementino]].
;Piazza Federico II:
{{Vedi anche|Piazza Federico II}}
[[File:Jesi, Piazza Federico II 01.jpg|thumb|Jesi, Piazza Federico II, prima dello spostamento della fontana.]]
È la storica piazza più importante della città. Tutta racchiusa da edifici nobiliari e dal duomo. Sorge sul luogo del Foro romano, all'incrocio fra il [[Cardine (storia romana)|cardo]] e il [[decumano]] massimi. Sono state ritrovate anche le fondamenta degli edifici che la cingevano, come quelle del teatro, delle terme e della cisterna. Dopo le devastazioni barbariche vi sorse la prima cattedrale cristiana di Jesi, forse sulle fondamenta di un precedente tempio pagano. Il giorno di santo Stefano del 1194, sotto un grande padiglione appositamente eretto, nacque l'imperatore [[Federico II di Svevia|Federico II]]. Per ricordare san Floriano, in età comunale, tutte le genti e i cittadini dei comuni sottomessi si riunivano ogni anno (il 4 maggio) in questa piazza per rendere omaggio alla città con i propri gonfaloni (detti palli) e festeggiare il patrono. La festa si chiamò palio di San Floriano. La conformazione odierna è quella assunta dal luogo durante il XVIII secolo. Chiude la piazza una caratteristica balaustra, realizzata nel 1758 dal bolognese Gaetano Stegani, architetto della legazione di [[Urbino]]. La fontana–obelisco è opera di Raffaele Grilli e di Luigi Amici (artefice delle leonesse).
;Piazza della Repubblica:
[[File:Jesi - piazza del Teatro - dipinto di A. Colocci del 1825.jpg|thumb|left|Jesi, piazza del Teatro ora piazza della Repubblica, dipinto di Adriano Colocci del [[1825]]]]
{{Vedi anche|Piazza della Repubblica (Jesi)}}
Questo spazio quadrangolare costituisce il centro vitale della città e vi si affacciano importanti edifici, il retro del palazzo comunale, la chiesa dell'Adorazione, palazzo Magagnini e il [[teatro Pergolesi]], la maggiore istituzione culturale di Jesi. L'arco del Magistrato, una volta affiancato dal torrione della scomparsa rocca Pontelliana, introduce al centro storico medioevo-rinascimentale. Venne sistemata urbanisticamente a partire dalla fine '600 quando si iniziò a costruire sull'area detta di Terravecchia. Dalla piazza inizia il centralissimo corso Matteotti.
;Piazza Colocci:
Si trova a metà di via Pergolesi, detta anche via degli orefici. Comunemente conosciuta come piazza della Signoria (già di S. Luca) è oggi dedicata all’ umanista jesino [[Angelo Colocci]] (1467-1549) il cui palazzo di famiglia si affaccia sulla piazza. La piazza ha avuto nei secoli passati un ruolo di primaria importanza quale spazio pubblico al servizio del potere civile del Libero Comune prima e, dal 1585 fino al 1860, del Governo Pontificio che avavano entrambi sede nel Palazzo della Signoria.<ref>{{Cita web|url=https://www.comune.jesi.an.it/luoghi/Piazza-Colocci/|titolo=Piazza Colocci, - Jesi|cognome=|nome=|sito=www.comune.jesi.an.it|accesso=6 Marzo 2024}}</ref>
;Piazza Indipendenza e Piazza Spontini:
Le due piazze, contigue per posizione, possono essere considerate come un unico spazio. Vi si accede da piazza della Repubblica attraverso il passaggio dell'l'Arco del Magistrato. Al centro sono attraversate da Via Pergolesi comunemente conosciuta come via degli orefici. In piazza Spontini, due portici, rispettivamente di Palazzo Ricci e Palazzo Leopardi, affacciano sulla visuale dei colli jesini. Di qui, tramite una scalinata, si accede alla sottostante piazza delle Monighette. Il loggiato di Palazzo Leopardi nasconde l'accesso al chiostro di S. Agostino, segnato da un elegante portale rinascimentale. Al centro di piazza Indipendenza si erge il Monumento ai Caduti delle guerre d'indipendenza italiane (1884). Vi si affaccia inoltre l’attuale atrio d’ingresso al Palazzo del Comune.
;Piazza Pergolesi:
Sorge a metà di corso Matteotti, di fronte al [[Santuario della Madonna delle Grazie (Jesi)|santuario delle Grazie]]. Era un antico spazio pubblico di difese militari del Borgo di Terravecchia. La piazza attuale, definita nel XVIII secolo ha subito continue trasformazioni. Sul lato occidentale sorge la chiesa di San Nicolò e al centro il monumento a [[Giambattista Pergolesi]]. L'ultimo rifacimento della piazza risale al 2020.<ref>{{Cita web|url=https://www.archilovers.com/projects/273392/la-nuova-piazza-pergolesi.html#images|titolo=La nuova Piazza Pergolesi | Sardellini Marasca Architetti
Riqualificazione architettonica e urbanistica|cognome=|nome=|sito=www.archilovers.com|accesso=6 Marzo 2024}}</ref>
;Via Pergolesi:
La via corrisponde all'antico [[Cardine (storia romana)|cardo]] della città romana. In passato si chiamava via delle Botteghe degli Orefici e anche oggi è chiamata dagli Jesini via degli orefici per i numerosi negozi di oreficeria che vi si trovano.<ref>{{Cita web|url=https://www.qdmnotizie.it/jesi-via-pergolesi-impreziosita-dalla-targa-detta-via-degli-orefici/|titolo=CRONACAJesi Via Pergolesi impreziosita dalla targa “detta via degli Orefici”|cognome=|nome=|sito=www.qdmnotizie.it|accesso=8 Marzo 2024}}</ref> La fama dell’arte degli orafi jesini ha un'antica tradizione. Se ne ha notizia già nel sec. XIII, e il più grande orafo jesino [[Lucagnolo di Ciccolino]] (nato a Jesi alla fine del sec. XV) prese [[Benvenuto Cellini]] nella propria bottega a Roma.
=== Fontane e monumenti ===
;Arco Clementino:
{{Vedi anche|Arco Clementino (Jesi)}}
È un arco trionfale eretto nel [[1734]], su progetto dell'architetto Domenico Valeri, in onore di [[papa Clemente XII]] degli Orsini. Fu un gesto di omaggio verso il pontefice che si era reso benemerito per l'abolizione del dazio sul grano e la sistemazione della strada che collega [[Nocera Umbra]] con l'Adriatico e che venne chiamata, da allora, "Clementina" (l'attuale Statale 76). L'arco costituisce il punto focale del lungo asse prospettico e scenografico del [[Corso Matteotti (Jesi)|corso]] settecentesco intitolato a Giacomo Matteotti.
;Fontana Obelisco:
Al centro di piazza della Repubblica domina la ''Fontana Obelisco'', opera del 1844-45 dell'architetto jesino [[Raffaele Grilli]]; lo scultore [[Luigi Amici]] realizzò le sculture delle otto leonesse e dei quattro delfini. La fontana, concepita per la ''Piazza della Repubblica'', ove sorge il [[Teatro Pergolesi]], venne spostata nel 1949 in piazza Federico II. Nel 2021 grazie a un lascito testamentario dell'artista jesino [[Cassio Morosetti]] è stata ricollocata nella sede originaria.<ref>{{Cita web|url=https://www.centropagina.it/jesi/fontana-leoni-obelisco-scoperto-trasferimento-quasi-terminato/|titolo=Jesi, fontana dei Leoni: obelisco scoperto, trasferimento quasi terminato|cognome=|nome=|sito=centropagina.it/|accesso=8 marzo 2024}}</ref>
;Monumento a Federico II:
[[File:Museo_Federico_II_Stupor_Mundi_ingresso.jpg|thumb|Monumento a Federico II nel cortile di Palazzo Ghislieri nuovo.]]
È stato inaugurato nel dicembre del 1995. È stato ricollocato da settembre 2018 nel cortile di Palazzo Ghislieri nuovo, in piazza Federico II, all'ingresso del [[Museo Federico II Stupor Mundi]]. Alla realizzazione concorsero sia un comitato italo-germanico che la Fondazione Federico II di Hohenstaufen di Jesi. I bozzetti originali sono opera di [[Benedetto Robazza]] e [[Hermann Schwahn]]. Il monumento, in bronzo, è alto 4,10 metri e l’imperatore è raffigurato con la tunica e la stola caratteristiche tipiche dell'abbigliamento degli imperatori romani d’Oriente.<ref>{{Cita web|url=https://www.centropagina.it/jesi/jesi-federico-ii-e-nella-sua-piazza/|titolo=Jesi, Federico II svetta finalmente nella sua piazza (FOTO e VIDEO)|cognome=|nome=|sito=centropagina.it/|accesso=3 Marzo 2024}}</ref>
;Monumento a Giambattista Pergolesi:
[[File:Pergolesi_Denkmal_in_Jesi_(Marken)_2008.JPG|thumb|left|Monumento a Giambattista Pergolesi nel vecchio allestimento di piazza Pergolesi.]]
È stato realizzato in [[stile liberty]] nel 1910 su disegno del carrarese [[Alessandro Lazzerini (scultore)|Alessandro Lazzerini]]. È ubicato al centro di piazza [[Giambattista Pergolesi|Pergolesi]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/marche/notizie/2019/05/16/spostato-a-jesi-monumento-a-pergolesi_abdd70a8-1987-4fc6-8934-79453e4f29af.html|titolo=Spostato a Jesi monumento a Pergolesi
Trasferito con binari e basamento, applausi cittadini a tecnici|cognome=|nome=|sito=www.ansa.it|accesso=6 Marzo 2024}}</ref>
;Monumento ai Caduti delle Guerre d'Indipendenza:
Il Monumento, collocato al centro di Piazza Indipendenza, è stato realizzato dello scultore folignate Ottaviano Ottaviani in pietra [[travertino]]. Venne inaugurato nel 1884.<ref>{{Cita web|url=https://artbonus.gov.it/378-monumento-ai-caduti-delle-guerre-dindipendenza.html|titolo=Interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici
Monumento ai Caduti delle Guerre d'Indipendenza JESI|cognome=|nome=|sito=www.artbonus.gov.it/|accesso=8 Marzo 2024}}</ref>
;Monumento al Bersagliere:
Il monumento, realizzato da Giuseppe Campitelli nel 1985, all'interno del parco Orti Pace di Jesi, tra via Setificio e Via degli Spalti. Il monumento è costituito da volumi in pietra sormontati da una pietra scolpita con un elmo e una tromba tra una raggiera. Il monumento inneggia al valore dei bersaglieri e in particolar modo del sergente [[Giuseppe Riccardi]], morto da eroe durante la battaglia di Montegranale nel 1944.<ref>{{Cita web|url=https://www.pietredellamemoria.it/pietre/monumento-al-bersagliere-jesi/|titolo=8139 - Monumento al Bersagliere – Jesi|cognome=|nome=|sito=www.pietredellamemoria.it|accesso=8 Marzo 2024}}</ref>
;Monumento ai Caduti del mare:
L’opera, inaugurata nel 2001 è collocata in viale Martin Luther King e venne realizzata su iniziativa della locale sezione dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia. Il monumento è composto da una grossa ancora poggiata a terra alle cui spalle si trovano delle pietre: su una è poggiata una corona commemorativa, sull'altra è incisa una frase. È stato inaugurato nel 2001.<ref>{{Cita web|url=https://www.pietredellamemoria.it/pietre/monumento-ai-caduti-del-mare-jesi/|titolo=8176 - Monumento ai Caduti del mare – Jesi|cognome=|nome=|sito=www.pietredellamemoria.it|accesso=11 Marzo 2024}}</ref>
=== Siti archeologici ===
;Abbazia di San Savino (resti):
{{Vedi anche|Abbazia di San Savino di Jesi}}
Di epoca altomedioevale, a poca distanza dalla "nuova" costruita alla metà del [[XVI secolo]].
;Cisterna romana:
Situata in via Posterna, non lontana da quello che in epoca romana era il foro (piazza Federico II).<ref name="centropagina.it">{{Cita web|url=https://www.centropagina.it/jesi/aesis-jesi-archeologia-valorizzare-cisterna-romana-morosetti/|titolo=Aesis, la Jesi archeologica da valorizzare. Ma la Cisterna romana può attendere|cognome=|nome=|sito=centropagina.it/|accesso=23 febbraio 2024}}</ref>
;Teatro romano (resti):
Situati in via Roccabella e nei sotterranei di Palazzo Bisaccioni e degli edifici circostanti.<ref name="centropagina.it" />
;Area archeologica del Campo Boario:
Nell'area del Campo Boario, intorno agli anni ’70 del novecento, in occasione dei lavori per edificare la scuola Federico II, sono stati rinvenuti reperti archeologici. Le indagini permisero di riportare alla luce un’importante officina ceramica, attiva tra il III e la metà del II secolo a.C., in cui spicca la produzione di [[ceramica a vernice nera]], tipica dell’[[età repubblicana]].
Nei pressi dell’officina vengono ritrovati anche edifici a carattere residenziale: si ipotizza che facciano parte di un’unica domus di almeno 2.000 metri quadrati. È proprio all’ interno di questi edifici che sono stati scoperti due magnifici pavimenti realizzati in tessere di laterizio disposte a formare disegni geometrici e databili tra il II e il I secolo a.C..<ref>{{Cita web|url=https://www.qdmnotizie.it/jesi-salvate-i-mosaici-non-i-proclami-mussoliniani/|titolo=CRONACA JESI «Salvate i mosaici, non i proclami mussoliniani»|cognome=|nome=|sito=qdmnotizie.it|accesso=23 febbraio 2024}}</ref>
=== Aree naturali ===
; Riserva naturale regionale orientata di Ripa Bianca.
{{Vedi anche|Riserva naturale regionale orientata di Ripa Bianca}}
La riserva occupa una superficie di 318,50 ettari ed è stata istituita nel 2003.
; Giardini di viale Cavallotti.
; Parco del Vallato.
; Parco del Ventaglio.
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Jesi}}
=== Etnie e minoranze straniere ===
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di
* [[Romania]] {{formatnum:973}} 2,39%
== Cultura ==
=== Istruzione ===
==== Biblioteche ====
{{Vedi anche|Biblioteca Planettiana}}
La biblioteca nasce nel 1859 dal lascito [[Testamento|testamentario]] del marchese Angelo [[Ghislieri (famiglia)|Ghislieri]] della propria libreria<ref name="ref_A">Loretta Mozzoni e Gloriano Paoletti: "Jesi, Città bella sopra un fiume". Ed. Comune di Jesi, Litograf snc, Jesi, 1994</ref>. Nel 1868 vennero aggiunte circa {{formatnum:6000}} opere provenienti da quattro biblioteche di ordini religiosi cittadini.
; Biblioteca diocesana Pier Matteo Petrucci.
La Biblioteca Diocesana "Card. Pier Matteo Petrucci"<ref>{{Cita web|url=http://anagrafe.iccu.sbn.it/opencms/opencms/ricerche/dettaglio.html?monocampo=®ione=MARCHE&provincia=&comune=&codice_isil=&ricerca_tipo=home&monocampo:tipo=AND&start=31|titolo=Sito ufficiale Anagrafe delle Biblioteche Italiane (ABI) – Risultati ricerca|cognome=|nome=|sito=anagrafe.iccu.sbn.it|accesso=5 luglio 2016}}</ref> fondata nel gennaio 1995, ha sede nel settecentesco [[Palazzo Ripanti|palazzo Ripanti Vecchio]] in piazza Federico II.
==== Scuole ====
Oltre alle istituzioni prescolastiche, scolastiche di [[Scuola secondaria di primo grado in Italia|primo grado]] e di [[Scuola secondaria di secondo grado in Italia|secondo grado]], a Jesi sono presenti numerose scuole e istituti professionali superiori. Nella città si trovano tre licei: un [[liceo classico]], uno [[Liceo scientifico|scientifico]] e uno [[Liceo artistico|artistico]].A questi si affiancano vari Istituti di istruzione superiore di carattere tecnico che comprendono: un [[Istituto tecnico per attività sociali|Istituto tecnico socio-psicopedagogico]], un [[istituto tecnico per geometri]], uno [[Istituto tecnico commerciale|commerciale]], un [[istituto tecnico industriale]] e un [[istituto professionale per l'industria e l'artigianato]]. Per la formazione in ambito artistico oltre al già citato liceo artistico esistono la Scuola musicale Pergolesi e l'ACCA Academy Accademia di comics, creatività ed arti visive. La Scuola musicale Pergolesi<ref>{{Cita web|url=https://www.scuolapergolesi.it/corsi/|titolo=CORSI|cognome=|nome=|sito= www.scuolapergolesi.it/|accesso=22 febbraio 2024}}</ref> dal 1976 offre corsi in ambito teatrale e di musica in collaborazione con il [[Conservatorio Gioachino Rossini|Conservatorio Rossini di Pesaro]]. Ha sede nel complesso di San Martino lungo corso Matteotti. L'ACCA Academy<ref>{{Cita web|url=https://www.acca.academy/sedi.html|titolo=ACCA A JESI|cognome=|nome=|sito=
www.acca.academy|accesso=22 febbraio 2024}}</ref> dal 1999 propone corsi triennali o annuali legati al mondo delle arti Visive nel settore grafico e dei fumetti, ha sede in un'antica cartiera restaurata in quella che era la prima zona industriale della città.
* Liceo classico Vittorio Emanuele II
* Liceo scientifico Leonardo da Vinci
* Liceo artistico Edgardo Mannucci (sede distaccata)
* Istituto di Istruzione Superiore “Marconi - Pieralisi”
* Istituto di Istruzione Superiore "P. Cuppari - S. Salvati"
* Istituto di Istruzione Superiore Galileo Galilei
==== Musei ====
[[File:Veduta del Museo.jpg|thumb|left|Sezione romana del Museo archeologico]]
[[File:Jesi, Palazzo Ripanti Nuovo 04.jpg|thumb|Museo diocesano di Jesi, il salone con le grandi tele di [[Domenico Luigi Valeri]].]]
[[File:Jesi,_Palazzo_Colocci_04.jpg|thumb|left|Il Salone giallo, una delle sale del Museo Marchese Adriano Colocci-Vespucci.]]
[[File:Sala 12. La falconeria.jpg|thumb|Museo Federico II Stupor Mundi Sala 12. La falconeria.]]
;Museo civico archeologico di Jesi e del territorio:
Le origini del [[Museo civico archeologico di Jesi e del territorio|museo civico archeologico]] risalgono al 1785 quando l'allora governatore di Jesi, consegnò al Comune delle sculture romane che aveva rinvenuto nel Complesso di San Floriano. Dal 1867 ai primi anni '90 del XX secolo la collezione fu collocata a [[Palazzo della Signoria (Jesi)|Palazzo della Signoria]]. Venne poi spostata a [[Palazzo Pianetti]] e successivamente nel complesso di San Floriano nel 2003. Nel dicembre del 2017 la collezione è definitivamente collocata nelle scuderie di Palazzo Pianetti.
;Museo diocesano di Jesi:
Il [[Museo diocesano (Jesi)|Museo diocesano di Jesi]] è situato nel centro storico della città presso palazzo Ripanti nuovo, nelle immediate vicinanze della Cattedrale. Raccoglie opere provenienti non solo da jesi ma anche da tutta la vallesina. È stato inaugurato il 13 novembre 1966.
;Pinacoteca civica e galleria di arte contemporanea:
La [[Pinacoteca civica e galleria di arte contemporanea|pinacoteca civica]] è il maggiore museo della città di Jesi. Ha sede nel [[Palazzo Pianetti]] e rappresenta una delle più importanti collezioni pittoriche della regione, vantando una cospicua raccolta di opere di [[Lorenzo Lotto]].
;Museo di Palazzo Bisaccioni:
Il [[Museo di Palazzo Bisaccioni]] è la sede espositiva delle collezioni d'arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. Ha sede nell'[[Palazzo Bisaccioni|omonimo palazzo]], sito nel cuore del centro storico della città.
;Museo Marchese Adriano Colocci-Vespucci:
Il [[Palazzo Colocci]] è un'antica dimora nobiliare della città di Jesi. Sorge in piazza Angelo Colocci, all'angolo con via Pergolesi, l'antico [[cardo massimo]] dell'Aesis romana. All'interno vi è la [[Casa museo Adriano Colocci Vespucci]].
;Studio per le arti della stampa (S.A.S.):
Il museo è allestito nel cinquecentesco [[Palazzo Pianetti vecchio]], già convento delle Clarisse. Jesi fu una delle prime città ad introdurre in [[Italia]] l'[[Tipografia|arte tipografica]]. Per documentare questa tradizione, prolungatasi fino al [[XX secolo]], è stato istituito lo [[Studio per le arti della stampa]] o '''S.A.S.''' che accoglie [[Torchio tipografico|torchi per la stampa]] di varie epoche e fogge, macchine per la [[litografia]], la [[calcografia]] e la [[Xilografia|xylografia]] e libri di pregio, dagli incunaboli agli esempi del 1800.
;Museo Federico II Stupor Mundi:
Il [[Museo Federico II Stupor Mundi]] è uno spazio museale dedicato alla figura di [[Federico II di Svevia]]. È collocato all’ interno di palazzo Ghislieri, complesso sito nella piazza Federico II ove egli nacque.
=== Media ===
==== Stampa ====
Due sono i giornali che pubblicano la cronaca cittadina:
* ''[[Corriere Adriatico]]'' (edito ad Ancona);
* ''[[Il Resto del Carlino]]''.
Inoltre vengono pubblicati in città il quindicinale ''Jesi e la sua valle''<ref>[https://www.jesielasuavalle.it/home/storia.asp Storia - Jesi e la sua valle]</ref>.e il settimanale ''Voce della vallesina''<ref>[https://www.vocedellavallesina.it/storia/ Storia - Voce della vallesina]</ref>.
==== Televisione ====
In città ha sede la stazione televisiva di carattere regionale [[Tv Centro Marche]].
== Economia ==
===
==== Viticultura ====
{{vedi anche|Verdicchio DOC e DOCG}}
Nel territorio comunale e nell'area della Vallesina viene coltivata la [[Vitis vinifera|vite]], principalmente la varietà [[verdicchio]], con cui viene prodotto il vino verdicchio dei castelli di Jesi<ref>[https://www.guida-vino.com/it/verdicchio-dei-castelli-di-jesi.html Scheda del vino Verdicchio dei Castelli di Jesi]</ref> nelle sue molteplici tipologie: [[Castelli di Jesi Verdicchio Riserva]], [[Castelli di Jesi Verdicchio Riserva#Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico|Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Classico]], [[Verdicchio dei Castelli di Jesi]], [[Verdicchio dei Castelli di Jesi spumante]], [[Verdicchio dei Castelli di Jesi passito]], [[Verdicchio dei Castelli di Jesi classico]], [[Verdicchio dei Castelli di Jesi classico superiore]].
=== Artigianato ===
Per quanto riguarda l'[[artigianato]], Jesi è rinomata per la lavorazione del [[rame]], finalizzata alla realizzazione di una vasta gamma di prodotti, che spazia dal vasellame alle anfore, oltreché per la lavorazione della [[pelletteria]].<ref name=Aci>{{cita libro | titolo=Atlante cartografico dell'artigianato | editore=A.C.I. | città=Roma | anno=1985 | volume=2 | p=12}}</ref>
=== Industria ===
{{...|economia}}
=== Terziario e servizi ===
{{...|economia}}
==== Servizi finanziari ====
{{vedi anche|Banca delle Marche}}
Risale al 27 maggio 1844 la nascita della [[Cassa di risparmio di Jesi]] istituita con [[Rescritto]] Pontificio.<ref>{{cita libro|url=http://www.fondazionecrj.it/wp-content/uploads/2016/10/STATUTO-DEFINITIVO-dopo-approvazione-MEF-21.07.2016.pdf|titolo=Statuto|anno=2016|accesso=13 agosto 2018|editore=Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi}}</ref> La cassa di risparmio poi inglobò le casse di risparmio più piccole della vallesina e continuò la sua crescita fino a contribuire alla nascita di Banca Marche. La sua eredità storica e morale è tramandata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi con sede a [[Palazzo Bisaccioni]] che era la sede della banca.
La [[Banca delle Marche]] ''S.p.A.'', o brevemente ''Banca Marche'', è stata fondata nel 1994 con sede legale ad [[Ancona]] ma con la direzione a jesi nel Centro direzionale Fontedamo specificatamente realizzato. Dal 22 novembre 2015 in [[liquidazione coatta amministrativa]], è stato il principale [[Banca|ente creditizio]] della città, della vallesina e della [[Marche|regione]]. Dal giorno successivo è stata rifondata con la nuova denominazione di [[Nuova Banca delle Marche]] ''S.p.A.''. Nel 2017 è stata fusa in [[UBI Banca|UBI Banca S.p.A.]].
Sempre in ambito bancario, la nascita della [[Banca Popolare di Ancona]] risale alla creazione della Banca Popolare Cooperativa di Jesi il 18 ottobre del 1891. Dopo l'aggregazione con altre banche popolari marchigiane nel 1984 assume la denominazione di Banca Popolare di Ancona con sede generale presso il Centro direzionale Esagono costruito appositamente e situato alle porte della città. Dall'aprile del 2007 la Banca Popolare di Ancona è entrata a far parte del [[UBI Banca|Gruppo UBI banca]].<ref>{{cita libro|url=https://piccolabibliotecajesina.it/archivio/Banca_Popolare_di_Ancona.pdf|titolo=Banca Popolare di Ancona |anno=2024|accesso=8 febbraio 2024|editore= “Conoscere Jesi”, G. Luconi – P. Cocola}}</ref> Viene poi fusa per incorporazione nel 2017 in UBI Banca S.p.A.
== Infrastrutture e trasporti ==
[[File:GiuseppeCenni linea volo.jpg|miniatura|[[Giuseppe Cenni]] ([[Medaglia d'oro al valor militare|MOVM]]), comandante dei reparti da Tuffo a Jesi, con il suo Stuka sullo sfondo.]]
Jesi è servita dalla [[Strada statale 76 della Val d'Esino]] e da una [[Stazione di Jesi|stazione ferroviaria]] posta sulla linea [[Ferrovia Roma-Ancona|Roma-Ancona]]. Nel territorio comunale è stata realizzata la piattaforma logistica dell'[[Interporto di Jesi]], sistema di opere, impianti e infrastrutture stradali e ferroviarie dedicato alla [[logistica]] e al [[trasporto intermodale]].
=== Aeroporti ===
{{vedi anche|Aeroporto di Jesi}}
Fino agli anni 1960 Jesi fu sede di un aeroporto che nel 1941 fu base dei reparti da tuffo sugli Stuka 239ª Squadriglia A.T. durante l'[[invasione della Jugoslavia]].
== Amministrazione ==
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| Pacifico Carotti
| [[Partito d'Azione]]
| [[
|
}}{{ComuniAmminPrec
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| Pacifico Carotti
| [[Partito Repubblicano Italiano]]
|
|
}}
Riga 260 ⟶ 506:
| 24 febbraio [[1957]]
| Raimondo Turco
|
| [[
|
}}
Riga 268 ⟶ 514:
| 31 luglio [[1958]]
| Eros Menna
|
| [[
|
}}
Riga 276 ⟶ 522:
| 2 febbraio [[1961]]
| Adriano Monarca
|
| [[
|
}}
Riga 285 ⟶ 531:
| Gaetano Conigli
| [[Partito Socialista Italiano]]
|
|
}}
Riga 293 ⟶ 539:
| Alberto Borioni
| [[Partito Socialista Italiano]]
|
|
}}
Riga 301 ⟶ 547:
| Sergio Bartolini
| [[Partito Socialista Italiano]]
|
|
}}
Riga 309 ⟶ 555:
| Alberto Borioni
| [[Partito Socialista Italiano]]
|
|
}}
Riga 317 ⟶ 563:
| Enrico Ciuffolotti
| [[Partito Repubblicano Italiano]]
|
|
}}
Riga 333 ⟶ 579:
| Vittorio Massaccesi
| [[Democrazia Cristiana]]
|
|
}}
Riga 339 ⟶ 585:
| 17 luglio [[1975]]
| 11 maggio [[1983]]
| [[Aroldo Cascia]]
| [[Partito Comunista Italiano]]
|
|
}}
Riga 349 ⟶ 595:
| Gabriele Fava
| [[Partito Comunista Italiano]]
|
|
}}
Riga 357 ⟶ 603:
| Ernesto Girolimini
| [[Partito Comunista Italiano]]
|
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 15 febbraio [[1994]]
|
| Abramo Barillari
|
| [[Commissario prefettizio]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 12 giugno [[1994]]
| 24 maggio [[1998]]
| Marco Polita
| [[Partito Democratico della Sinistra]]
|
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|
| 27 maggio [[2002]]
| Marco Polita
|
|
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|
|
| Fabiano Belcecchi
| [[Democratici di Sinistra
|
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|
| 7 maggio [[2012]]
| Fabiano Belcecchi
| [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]]
|
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 7 maggio [[2012]]
| 11 giugno [[2017]]
| Massimo Bacci
| [[
|
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 11 giugno [[2017]]
| 26 giugno [[2022]]
| Massimo Bacci
| [[lista civica]]
|
|
}}
{{ComuniAmminPrec
| 27 giugno [[2022]]
| ''in carica''
| Lorenzo Fiordelmondo
| [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]]
|
|
}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
== Sport ==
{{C|Sezione ipertrofica ricca di informazioni non enciclopediche, scritta con linguaggio recentista contenente toni enfatici. Da ristrutturare completamente e ridimensionare come richiesto da [[Wikipedia:Modello di voce/Centro abitato#Sport]].|Sport|giugno 2020}}
===Città Europea dello Sport 2014===
La città di Jesi è stata proclamata [[Capitale europea dello sport|Città europea dello sport]] per l'anno [[2014]] dall'Associazione delle capitali europee dello sport. Il riconoscimento è stato conferito il 6 novembre [[2013]] al sindaco Massimo Bacci a [[Bruxelles]], presso la sede del [[Parlamento europeo]].<ref>{{Cita web|url=https://www.anconatoday.it/cronaca/jesi-domani-a-bruxelles-la-consegna-del-titolo-citta-europea-dello-sport-2014.html|titolo=Consegna del titolo città europea dello sport}}</ref>
=== Impianti ===
* [[Stadio Pacifico Carotti]]
* [[PalaTriccoli]]
* Polisportivo Cardinaletti
* Palazzetto della Scherma "Lamberto Magini"
* Campo da rugby
; Scherma
La storia sportiva di Jesi è legata al [[Club scherma Jesi]], in particolare nella disciplina del fioretto, che le permette di essere la città più medagliata al mondo nella storia delle Olimpiadi<ref>http://www.centropagina.it/attualita/jesi-in-progress-2/</ref> con un palmarès che annovera 23 medaglie, di cui 14 d'oro, 3 d'argento e 6 di bronzo. Da [[Giochi della XXI Olimpiade|Montreal 1976]] Jesi porta continuamente atleti alle Olimpiadi, da [[Giochi della XXIII Olimpiade|Los Angeles 1984]] a [[Giochi della XXXI Olimpiade|Rio 2016]] uno o più atleti di Jesi salgono ininterrottamente sul podio più alto. La città è rappresentata dai [[Giochi olimpici|campioni olimpici]] [[Stefano Cerioni]], [[Giovanna Trillini]], [[Valentina Vezzali]] (diventata nel 2012 l'atleta italiana con il maggior numero di medaglie d'oro vinte alle Olimpiadi)<ref>[http://www.ansa.it/web/notizie/giochiolimpici2012/news/2012/08/02/Valentina-6-oro-Atlanta-96_7284011.html ''Valentina: 6/o oro da Atlanta '96, più longeva di Lewis''], ansa.it, 2 agosto 2012. URL consultato in data 19 marzo 2013.</ref> ed [[Elisa Di Francisca]], tutti allievi del maestro [[Ezio Triccoli]] a cui è stato dedicato il locale palazzetto dello sport. Il Club, fondato nel 1947, è stato insignito del [[Collare d'oro al merito sportivo|Collare d'oro del CONI]] dal presidente [[Giovanni Malagò]] il 13 dicembre 2014<ref>{{Cita web |url=http://www.viverejesi.it/index.php?page=articolo&articolo_id=509692 |titolo=Jesi: consegnato il collare d'oro al club scherma, Malagò: 'Grazie Jesi, sei come Maranello per la Ferrari' • Vivere Jesi<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=16 dicembre 2014 |dataarchivio=16 dicembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141216030209/http://www.viverejesi.it/index.php?page=articolo&articolo_id=509692 |urlmorto=sì }}</ref>.
; Calcio
La squadra principale della città è la {{Calcio Jesina|N}}, che ha disputato anche un campionato di [[Lega Pro Prima Divisione|Serie C1]] nella stagione [[Serie C1 1984-1985|1984-1985]] e diversi campionati della vecchia Serie C e [[Lega Pro Seconda Divisione|C2]], attualmente milita in [[Eccellenza Marche]]. Numerose squadre minori, rappresentanti ognuna diversi quartieri e ceti della città (Aurora, Duomo, Folgore, Gherardi, Junior, Juventus, Largo Europa, Latini, Libertas, Mazzangrugno, Spes, Vigor Ras, Virtus<ref>https://www.vallesina.tv/sport/calcio-non-solo-jesina-la-storia-in-citta-conta-altri-dodici-club/</ref>) hanno preso parte ai campionati minori marchigiani.<ref>https://www.vallesina.tv/?p=14827&preview=true</ref>. Ecco la situazione del calcio jesino per la stagione 2025-26:
# {{Calcio Jesina|N}} – [[Eccellenza Marche]] (5º Livello) – Colori sociali: Bianco-Rosso – Fondata nel 1927
# Borgo Minonna – [[Prima Categoria]] (7º Livello) – Colori sociali: Rosso-Blu – Fondato nel 1978
# Aurora Jesi – [[Seconda Categoria]] (8º Livello) – Colori sociali: Blu-Arancione – Fondata nel 1955
# Junior Jesina Libertas – [[Terza Categoria]] (9º Livello) – Colori sociali: Bianco-Rosso-Blu – Fondata nel 2006
# Largo Europa – [[Terza Categoria]] (9º Livello) – Colori sociali: Giallo-Nero – Fondato nel 1975
# Spes Jesi - [[Terza Categoria]] (9º Livello) – Colori sociali: Verde-Bianco – Fondata nel 1945
# [[Associazione Polisportiva Dilettantistica E.D.P. Jesina Femminile|Jesina Aurora]] – [[Serie C (calcio femminile)|Serie C]] (3º Livello)
; Calcio a 5
La [[A.S. Jesina Calcio a cinque|Jesina C5]] ha raggiunto in passato la promozione in Serie A nella stagione 1996-1997 disputando, in quanto vincitrice del proprio girone, i play-off scudetto. Nel 1997 nasce una nuova società, l'Acli San Giuseppe C5, squadra dell'omonimo quartiere che nel 2009-2010 ottiene la promozione al campionato nazionale di Serie B vincendo la Coppa Italia Nazionale di Serie C, categoria che manterrà fino alla rinuncia avvenuta prima del 2012-2013. Ecco la situazione del calcio a 5 jesino per la stagione 2025-26:
# [[
# Vallesina C5 – Serie D (7º Livello)
Ecco la situazione del basket jesino per la stagione 2025-26:
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La [[Giannino Pieralisi Volley|Pieralisi Jesi]] ha disputato 9 tornei di Serie A1 disputando anche 2 finali scudetto ed è riuscita a vincere la [[Challenge Cup 2008-2009 (pallavolo femminile)|Challenge Cup di pallavolo femminile 2008-2009]] a livello europeo. La città ha inoltre ospitato la fase finale della [[
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[[File:Latte Tre Valli Jesi 1984-85.jpg|thumb|Il Volley Club Jesi allenato da [[Julio Velasco]] nella stagione 1984-85]]
Il Volley Club Jesi negli anni ottanta e nei primi anni novanta ha disputato diversi campionati di A2 sfiorando la promozione nel massimo campionato con in panchina il futuro tecnico della nazionale italiana [[Julio Velasco]]. Ecco la situazione del volley maschile jesino per la stagione 2025-26:
#
#
Per quanto riguarda la piscina, la città è stata rappresentata dal 1987 dalla Marche Nuoto Jesi che ha anche raggiunto il campionato di [[Serie B (pallanuoto maschile)|Serie B]]. La società ha chiuso i battenti al termine della stagione 2013
#
; Ciclismo
Jesi è stata sede di arrivo di tappa del [[Giro d'Italia]] nel [[1985]] e nel [[2022]].
{| class="wikitable" style="font-size:95%;width:700px;"
|+ Tappe del Giro d'Italia con arrivo a Jesi
Riga 492 ⟶ 750:
!Maglia rosa
|-
| align="center" | [[Giro d'Italia 1985|1985]] || align="center" | 7ª || [[Cervia]] || align="center" | 185 || {{bandiera|ITA}} [[Orlando Maini]] || {{bandiera|ITA}} [[Roberto Visentini]]
|-
| align="center" | [[Giro d'Italia 2022|2022]] || align="center" | 10ª || [[Pescara]] || align="center" | 196 || {{bandiera|ERI}} [[Biniam Girmay]] || {{Bandiera|ESP}} [[Juan Pedro López]]
|-
|}
; Tennis
Sono presenti diversi campi da gioco presso il Circolo Cittadino e il Magic Tennis Academy, quest'ultimo è centro federale.
; Bocce
La Bocciofila Jesina organizza gare nazionali e regionali e si è più volte laureata campione d'Italia di categoria nella specialità della raffa.
I ragazzi della Pugilistica Jesina partecipano alle gare regionali e nazionali e si allenano presso la palestra del PalaTriccoli.
Non mancano in città diverse associazioni sportive che si occupano di arti marziali. Sono di fatto presenti tutte le specialità grazie al Karate Team, al Judo Samurai ed alla polisportiva Libertas che include tra i suoi programmi anche la disciplina del Taekwondo.
Il campo polisportivo Cardinaletti è dotato di una pista di atletica in tartan con 6 corsie e di tutti gli altri strumenti necessari per svolgere tutte le attività di atletica leggera. Qui si svolgono gli allenamenti degli sportivi dell'Atletica Jesi
Presso il polisportivo Cardinaletti sono presenti una pista anulare per pattinaggio corsa {{TA|400
; Tiro a segno
In città vi è un poligono per gli amanti del tiro a segno. La più antica associazione sportiva della città viene fondata il 10 febbraio 1884 ed inizia le attività il 30 settembre 1888. Nel 2014 dispone di 10 linee di tiro a 10 metri, 6 a 25 metri e 10 a 50 metri. In Italia si posiziona tra le prime quindici Sezioni.
== Note ==
Riga 576 ⟶ 781:
== Bibliografia ==
{{C|Ridondanza di fonti da parte di uno stesso autore: verificare il rispetto delle [[Aiuto:Bibliografia|linee guida sulla bibliografia]]. Vedasi discussione.|Marche|maggio 2021}}
*
* {{Google books|BGcOAAAAQAAJ|autore=Girolamo Baldassini|titolo=Memorie
* Cesare Annibaldi, ''Guida della città di Jesi'', Jesi, 1902.
* Raffaele Molinelli, ''Una città delle Marche dopo il 1860'', Jesi, Edizioni della Civica Biblioteca 1951, Urbino, Argalìa 1971.
* Raffaele Molinelli, ''Un'oligarchia locale nell'età moderna'', Urbino, 1976.
* Fabio Mariano, ''Francesco di Giorgio e il Palazzo della Signoria di Jesi'' (con cartella di rilievi), (presentazione di Corrado Maltese), Ed. Cassa di Risparmio di Jesi, 1986 (con M. Agostinelli). Vincitore del Premio Internazionale Salimbeni per la Storia e la Critica d'Arte Ed. 1987 (presieduto da [[Federico Zeri]]).
* Fabio Mariano, ''Jesi città e architettura. Forme e tipologie dalle origini all'Ottocento'', Cassa di Risparmio di Jesi, Milano, Silvana Editoriale, ISBN 88-366-0434-X.
*
*
* Loretta Mozzoni e Gloriano Paoletti, "Jesi, Città bella sopra un fiume", Ed. Comune di Jesi, Litograf snc, Jesi, 1994.
*
* Fabio Mariano. ''I teatri di Jesi'', in F.Mariano, ''Il Teatro nelle Marche. Architettura, Scenografia e Spettacolo'', (presentazione di A. M. Matteucci), Banca delle Marche, Ed. Nardini, Fiesole 1997
* Fabio Mariano, ''Alcune note e documenti sull'architettura a Jesi nel XVIII secolo'', in ''Architettura Neoclassica nelle Marche'', (a cura di R. Rossini), Atti del Convegno di Corinaldo, ottobre 1988, in ''Proposte e Ricerche'', n. 26, I/1991, Ancona 1991, pp. 204–224.
* [[Adriana Argalia]], ''Jesi'', presentazione di Italo Zannier e [[Mario Giacomelli]], Motta editore, 1998.
* Fabio Mariano, ''Il Palazzo della Signoria a Jesi. Tra storia e restauri'', in "I Beni Culturali, tutela e valorizzazione", n.3, a. X, 2 maggio-giugno, Viterbo, 2002. ISSN 1122-2948.
* Fabio Mariano, ''I Bonazza e i Marinali, una famiglia di scultori veneti nelle Marche del primo Settecento'', in Aa. Vv., ''Scultura in villa, nella terraferma Veneta, nelle terre dei Gonzaga, nella Marca Anconitana'', Venezia, Arsenale Editrice, 2004. ISBN 88-7169-030-3.
* Fabio Mariano, ''Una Mappa della Bassa Valle dell'Esino'', in ''Collectio Thesauri. Dalle Marche tesori nascosti di un collezionismo illustre'' (a cura di M. Mei), vol. I, tomo I, Regione Marche, Firenze, Edifir, 2005.
* Raffaele Molinelli, ''Jesi città regia,'' Jesi, Quaderno 1 del Centro Studi "Ugo La Malfa", 2005.
* Raffaele Molinelli, ''Jesi: percorsi, uomini e istituzioni della sua storia'', a cura e con introduzione di Michele Millozzi, Urbino, Argalìa 2006., Argalìa, Urbino, 2006
== Voci correlate ==
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* [[Verdicchio dei Castelli di Jesi]]
* [[Diocesi di Jesi]]
* [[Dialetto jesino]]
* [[Stazione di Jesi]]
* ''[[Codex Æsinas]]''
* [[:Categoria:Nati a Jesi|Persone nate a Jesi]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
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{{Stati italiani dal 1156 al 1454}}
{{Città romane della Regio VI Umbria}}
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{{portale|Marche}}
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[[Categoria:Città romane delle Marche]]
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