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Per '''umanesimo veneziano''' si intende la declinazione storico-geografica del movimento umanista all'interno dell'area della [[Repubblica di Venezia]]. Già fiorente a partire dall'inizio del [[XV secolo]] grazie all'annessione di [[Padova]], una delle principali roccaforti spirituali dell'eredità [[Francesco Petrarca|petrarchesca]], l'umanesimo veneto si caratterizzò essenzialmente in due direttrici: la prima, quella pedagogica, volta alla formazione dei futuri uomini politici dello Stato appartenenti all'[[aristocrazia]]; la seconda, quella celebrativo-encomiastica, che trovò espressione nel genere della [[storiografia]]. Durante la seconda metà del XV secolo, inoltre, si sviluppò l'[[Editoria|editoria libraria]] a cura del grande [[Aldo Manuzio]], rendendo la città lagunare il centro principale per la diffusione della [[stampa a caratteri mobili]].
{{Libro
== Caratteri generali ==
|tipo = biografia
|titolo = Trattatello in laude di Dante
|autore = Giovanni Boccaccio
|forza_cat_anno = no
|periodo = 1351-1365
|genere = trattato elogiativo
|lingua = volgare
}}Il '''Trattatello in laude di Dante''' (in latino ''De origine vita studiis et moribus viri clarissimi Dantis Aligerii florentini poete illustris et de operibus compositis ab eodem'') è un'opera di [[Giovanni Boccaccio]] realizzata tra il 1351 e il 1365 narrante, sul modello della ''[[Pro Archia poeta|Pro Archia]]'' di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]<ref>{{Cita|Ricci|titolo=Giovanni Boccaccio: Opere in versi - Corbaccio Trattatello in laude di Dante, Prose Latine, Epistole - Introduzione}}</ref>, la vita di [[Dante Alighieri|Dante]] e il suo amore per la poesia col fine di divulgare e celebrare l'opera del Sommo poeta.
=== LeContenuto originie struttura ===
L'opera boccacciana ha l'intenzione di celebrare l'amore del Certaldese per Dante e il valore sacro che intercorre tra la poesia e la [[teologia]]. Dopo aver realizzato in gioventù già una biografia di [[Francesco Petrarca|Petrarca]], intorno alla decade degli anni 1350 Boccaccio si prefigge di realizzare questa volta una biografia dell'amato Dante grazie anche ad informazioni orali, come quelle ricavate da Margherita de' Mardoli quando era fanciullo o, durante il soggiorno napoletano, dal poeta [[Sennuccio del Bene]] così come altri che conobbero personalmente l'autore della ''Divina Commedia''<ref>{{Cita|Ricci 1974|p. 425}}</ref>. Scritto in volgare perchè fosse di più facile accesso anche alle persone non colte<ref>{{Cita|Ricci 1974|p. 427}}</ref>, il ''Trattatello'' ebbe come modello, oltre alla già citata ''Pro Archia'', anche le biografie di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] a cura di [[Servio Mario Onorato|Servio]] e di [[Elio Donato]] nel [[IV secolo|IV secolo d.C]]<ref name=":0">{{Cita|Nocita}}</ref>. Nonostante le varie digressioni allegoriche e mitiche (come il sogno premonitore che la madre di Dante compie in riferimento alla gloria ottenuta dal figlio), l'opera è caratterizzata da una forte dimensione storica, volta a delineare nel dettaglio la vicenda umana e letteraria di Dante<ref name=":0" />. Altro grande scopo del Boccaccio è quello di sottolineare il legame tra la poesia e la religiosità, in special modo con la teologia. Dante è proposto infatti come poeta vate in grado di sondare la mente divina e di avere il privilegio di avere avuto la visione dell'aldilà nei suoi tre regni (Inferno, Purgatorio e Paradiso)<ref name=":0" />.
==== Il modello pedagogico e storiografico ====
[[File:Repubblica Venezia espansione in Terraferma.png|miniatura|La mappa mostra i [[Domini di Terraferma]] della Serenissima dalla [[Pace di Lodi]] (1454) fino alla [[Battaglia di Agnadello]] (1509). I territori acquisiti con la Pace di Lodi furono il frutto degli sforzi bellici compiuti nel primo Quattrocento da parte del doge Francesco Foscari.]]
In seguito all'espansione militare sulla terraferma e l'acquisizione di [[Verona]], [[Padova]] e [[Vicenza]] sotto l'energico [[Doge (Venezia)|dogado]] di [[Francesco Foscari]] (1423-1457), la Serenissima permise la fusione della coscienza umanistica con la volontà di rendere prestigioso lo Stato, nell'intento di formare future classi dirigenti che sostenessero, in chiave storiografica, la grandezza della patria<ref>{{Cita|Tateo, cultura umanistica|p. 92}}:{{Citazione|...il primo umanesimo veneto appare caratterizzato soprattutto da funzioni - per così dire - istituzionali: accolto nelle grandi famiglie dell'aristocrazia, l'umanesimo contribuì soprattutto alla formazione di uomini politici, ambasciatori, prelati.}}</ref>. Tutte e tre le città conquistate, difatti, erano luoghi significativi per l'umanesimo: a Verona nacque [[Guarino Veronese]], patrocinatore della pedagogia umanista con [[Vittorino da Feltre]]; [[Padova]] si poteva considerare la "sede spirituale" del [[petrarchismo]] per la forte impronta che l'insegnamento dell'Aretino ebbe sull'élite politica e culturale locale; a [[Vicenza]], infine, nacque l'umanista "politico" [[Antonio Loschi]], allievo di [[Coluccio Salutati]] e futuro cancelliere del [[Governanti di Milano|duca di Milano]] [[Gian Galeazzo Visconti]]<ref>{{Cita|Cappelli|p. 140}} e {{Cita|Tateo, cultura umanistica|pp. 92-93}}</ref>. I veneziani, dopo aver esaltato Petrarca quale "nume tutelare" della nuova cultura veneta, diedero inizio allo sviluppo della pedagogia umanistica<ref>{{Cita|Branca}}:
{{Citazione|Dalle tendenze pedagogico-educative, che caratterizzano l'umanesimo del Barzizza e del Guarini (che prima di Vittorino da Feltre ebbero proprio a Venezia scuole fiorenti), discendono invece quell'interesse alla formazione dell'uomo e quell'attenzione eccezionale agli aspetti morali della vita e delle singole azioni umane che distingueranno l'umanesimo veneziano al suo apogeo, alla fine del Quattrocento.}}
</ref>.
==== La religiosità ====
Altra caratteristica peculiare dell'umanesimo veneto fu la forte dimensione religiosa che lo contraddistinse rispetto agli altri umanesimi. Gli [[Umanesimo fiorentino|umanesimi fiorentino]], [[Umanesimo romano|romano]] e [[Umanesimo lombardo|lombardo]], se ebbero degli esponenti legati a varie forme dell'[[umanesimo cristiano]] (come, per esempio, i fiorentini [[Ambrogio Traversari]] e [[Giannozzo Manetti]], oltre al lombardo [[Antonio da Rho]]), si contraddistinsero in generale per la forte tensione laicista di alcune frange della nuova cultura contro le resistenze della [[Scolastica (filosofia)|Scolastica medievale]], l'umanesimo veneto fu praticamente alieno da queste divisioni ideologiche:
[[File:Ritratto di francesco petrarca, altichiero, 1376 circa, padova.jpg|sinistra|miniatura|[[Altichiero]], ''Ritratto di Francesco Petrarca'' (in primo piano) ''e di Lombardo della Seta'', particolare tratto dall'affresco rappresentante l'episodio di ''San Giorgio battezza re Servio di Cirene'', [[Oratorio di San Giorgio (Padova)|Oratorio di San Giorgio]], 1376, Padova<ref>{{Cita|Tateo, cultura umanistica|p. 92}}:{{Citazione|...il primo umanesimo veneto appare caratterizzato soprattutto da funzioni - per così dire - istituzionali: accolto nelle grandi famiglie dell'aristocrazia, l'umanesimo contribuì soprattutto alla formazione di uomini politici, ambasciatori, prelati.}}</ref>.]]
{{Citazione|Mentre a Firenze e a Roma, tra fine Trecento e Quattrocento, si profila una frattura tra fautori della nuova cultura e difensori dell'ascetismo cristiano, a Venezia nuovo fervore culturale e fervore religioso (sino alla devotio moderna) hanno gli stessi campioni.|{{Cita|Branca}}}}
La motivazione risale al legame con l'umanesimo cristiano di Petrarca. Costui, che visse a Venezia tra il 1362 e il 1367, oltre a stilarvi il proprio testamento, fu anche la sede dei suoi scontri più acri nei confronti dell'[[aristotelismo padovano]], da cui scaturì il trattato [[De sui ipsius et multorum ignorantia|''De sui ipsius et multorum ignorantia'']], vero e proprio manifesto del [[platonismo]] cristiano adottato dall'Aretino contro la scolastica<ref>{{Cita|Caracciolo}}:
{{Citazione|L’ origine dell’ impostazione fervidamente religiosa in Venezia – ma certo non papalista – testimoniata dall’ eccezionale numero di chiese fiorite o rimodernate nel XV sec. risale fino dagli anni in cui Petrarca soggiornò in città, ospite del doge [[Andrea Dandolo]], quando, in risposta agli attacchi degli averroisti veneziani, scrive il ''De sui ipsius et multorum ignorantia''.
L’ opera – quasi il testamento umanistico del poeta - segna gli emblemi dell’ umanesimo veneziano, che possono essere sintetizzati in tre punti fondamentali:
1. lotta contro lo pseudoscientismo di matrice averroista, di qui il necessario ritorno alla lettera dei filosofi classici, Platone e Aristotile, e non alle loro traduzioni medievali;
2. la difesa, seguendo [[Agostino d'Ippona|Agostino]], di eloquenza e poesia che porta a considerare gli studi letterari come forme per intensificare la moralità, in quanto l’espressione della bellezza diviene tutt' uno con la verità.
3. l’asserzione dei valori cristiani come necessario complemento di quelli della civilta' greco-latina, nell’ affermarsi di un forte ascetismo che non si disgiunge dai valori dell'Umanesimo.}}
</ref>. L'eredità ideologico-religiosa petrarchesca, mirante a conciliare la nuova cultura con il [[Cristianesimo]], permise all'umanesimo veneto di non cadere nelle diatribe che contraddistinsero gli altri umanesimi italiani del '400.
=== Firenze e Venezia: due umanesimi differenti ===
L'umanesimo veneziano si può inquadrare, nella sua declinazione geo-politica, in un umanesimo politico non molto dissimile da quello adottato dalla [[Repubblica fiorentina|Repubblica di Firenze]], se non per un elemento legato alla sfera socio-politica. La differenza tra i due modelli repubblicani fiorentino e veneziano consisteva, difatti, nella flessibilità delle classi sociali: se a Firenze uomini umili, grazie al loro ingegno, potevano essere notati dalle famiglie magnatizie rendendoli celebri ed onorati, a Venezia tale esempio di meritocrazia era praticamente assente, rendendola a tutti gli effetti una repubblica nobiliare di stampo fortemente [[Oligarchia|oligarchico]]<ref>{{Cita|Canfora|p. 34}}:{{Citazione|Si trattava di una forma di stato repubblicano ovviamente ''sui generis'', fondato sulla conservazione istituzionale, sull'equilibrio tra i poteri e sulla programmatica esclusione dell'allargamento della partecipazione al governo cittadino.}}</ref>.
== Il primo umanesimo veneto ==
=== La pedagogia ===
==== Pier Paolo Vergerio e le scuole "patrizie" ====
[[File:Vittorino da Feltre, Ca' Gioiosa.jpg|miniatura|''Il primo incontro di Vittorino con l'erede dei Gonzaga'', disegno preso da ''Vittorino da Feltre: a prince of Teachers'', a cura di una Suora di Notre Dame, McDonald and Evans, Londra 1908, p. 81]]
L'importanza della filosofia umanista a [[Venezia]] venne recepita già a partire dagli [[Anni 1360|anni '60]] del [[XIV secolo|'300]], quando Petrarca, supportato dal Cancelliere e ammiratore [[Benintendi Ravegnani|Benintendi Ravagnani]], aveva stabilito dei contatti con la Repubblica, nel tentativo di donarle, al momento della morte, la sua [[Biblioteca di Petrarca|biblioteca privata]]<ref>{{Cita|Wilkins|p. 220}}</ref>. Benché non avesse risieduto che pochissimo tempo a Venezia, Petrarca gettò il seme della sua rivoluzione culturale tramite i contatti epistolari con l'''élite'' intellettuale veneziana. Il primo importante umanista in area veneta fu [[Pier Paolo Vergerio il vecchio]] (1370-1444). Vergerio, pedagogo e autore di un celebre epistolario, si era formato a Padova e, dopo la sua conversione all'umanesimo, pubblicandovi un edizione critica dell'<nowiki/>''[[Africa (Petrarca)|Affrica]]''<ref name=":4">{{Cita|Gambaro}}</ref>. Entrato in contatto, durante il soggiorno fiorentino, con Coluccio Salutati ed Emanuele Crisolora, Vergerio raffinò ulteriormente la padronanza di ambo le lingue classiche, favorendone la diffusione poi a Venezia<ref name=":4" />. Vergerio, inoltre, cercò anche di rendere il nascente umanesimo uno strumento del potere in mano alla Repubblica, spingendo la classe dirigente repubblicana a fondare scuole ove si potessero formare studiosi ed intellettuali finalizzati a questo scopo<ref>In {{Cita|Cappelli|p. 145}}, si ricorda la fondazione, nel 1446, della scuola privata di San Marco, prototipo del modello scolastico delineato dai dirigenti della Repubblica. A differenza però di Firenze, Venezia era una repubblica rigidamente oligarchica, in cui poche famiglie patrizie detenevano gelosamente le redini del potere spartendosi il controllo delle cariche statali.</ref>. Il Vergerio stesso contribuì a fornire alla cultura veneta un "modello" di trattato filo-governativo, cioè il trattato intitolato ''De republica veneta'', in cui viene esaltata la [[costituzione mista]] di Venezia, prendendo spunto dal modello [[Aristotele|aristotelico]] e [[Polibio|polibiano]]<ref>{{Cita|Cappelli|pp. 148-149}}</ref>.
==== Leonardo Giustinian ====
Il Vergerio trovò un grande aiuto, per il suo progetto educatio, nella figura del patrizio e allievo di Guarino [[Leonardo Giustinian]] (1388-1446). Membro di una delle più illustri famiglie patrizie veneziane e umanista lui medesimo (importante la traduzione in latino delle ''[[Vite parallele|Vite]]'' [[Vite parallele|plutarchee]] di [[Cimone]] e [[Lucio Licinio Lucullo|Lucullo]])<ref>{{Cita|Tissoni Benvenuti|p. 251}}</ref>, Leonardo Giustinian fu autore di un'orazione funebre a Carlo Zeno del 1419, in cui il Giustinian elogia il tipico servitore dello Stato<ref>{{Cita|Pastore Stocchi|p. 242}}</ref>. Più che un grande umanista, il Giustiunian fu un fervente promotore del programma scolastico propugnato dal Vergerio e dal Barbaro, ritagliandosi momenti di tranquillità in cui manenteneva contatti con [[Flavio Biondo]] e [[Francesco Filelfo]]<ref>{{Cita|Tissoni Benvenuti|p. 250}}</ref> o si dedicava alla poesia in volgare. Il Giustinian non fu l'unico della sua famiglia ad occuparsi dell'evoluzione del nascente umanesimo: il fratello [[Lorenzo Giustiniani|Lorenzo]], primo [[Patriarcato di Venezia|patriarca di Venezia]], umanista cristiano e poi proclamato [[santo]]; e il figlio Bernardo (1408-1489), autore del ''De origine urbis venetiarum''<ref name=":0">{{Cita|Caracciolo}}</ref>.
==== Pedagoghi veneti ====
Caposcuola della pedagogia veneta fu l'umanista e pedagogo [[Giovanni Conversini]] (1343-1408), maestro di [[Guarino Veronese|Guarino Verones]]<nowiki/>e e di [[Vittorino da Feltre|Vittorino di Feltre]] e già fondatore di scuole a [[Treviso]] e a Padova. Guarino Guarini e Vittorino, benché il loro ricordo sia legato più alle loro patrie adottive (per il primo [[Ferrara]] e il secondo [[Mantova]]), insegnarono alcuni anni nelle scuole della Serenissima. Guarino, dopo gli studi di [[Lingua greca antica|greco antico]] compiuti sotto l'egida di [[Emanuele Crisolora]] prima in patria e poi a [[Costantinopoli]], tra il 1411 e il 1418 fu attivo a Venezia quale docente di lettere classiche<ref>{{Cita|de Rosmini|pp. 13-14}}</ref>,ove ebbe come allievi Francesco Barbaro, Leonardo Giustinian e il futuro doge Francesco Foscari<ref name=":0">{{Cita|Caracciolo}}</ref>. Vittorino da Feltre, pedagogo che unì le [[Arti liberali|arti del ''trivium'' e del ''quadrivium'']] alla nuova cultura umanistica, insegnò per vari anni prima a Padova e poi a Venezia, prima di giungere alla corte di [[Gianfrancesco Gonzaga]]<ref>{{Cita|Bernardi|pp. 6-8}}</ref>. Infine, altro prosecutore dell'opera di Conversini fu poi [[Gasparino Barzizza]] (1360-1431), il quale, oltre a Venezia, insegnò a Pavia e a Milano<ref>{{Cita|Tateo, cultura umanistica|pp. 92-93}}:
{{Citazione|Venezia non era sede di un tradizionale centro culturale organizzato, ma la vicina Padova, assoggettata al dominio veneziano, costituiva una fonte attivissima di irradiazione culturale; e a Padova....insegnarono alla fine del secolo XI Giovanni di Conversino...Gasparino Barzizza...Pier Paolo Vergerio. Lo spiccato indirizzo pedagogico dell'insegmaneto umanistico a Padova ebbe certo la sua parte notevole nell'orientamento dell'umanesimo veneziano...}}
</ref>.
=== La storiografia ===
==== Lauro Quirini e Francesco Barbaro ====
[[File:Francesco Barbaro di Enrico Merengo.jpg|thumb|''Francesco Barbaro'', statua attribuita a [[Enrico Merengo]] sulla facciata di [[Chiesa di Santa Maria del Giglio (Venezia)|Santa Maria del Giglio]] a [[Venezia]].|sinistra]]
Risultato di questi sforzi fu una vera e propria proliferazione di scritti celebrativi di Venezia e del suo sistema di governo. Tra i più significativi prodotti dell'umanesimo veneto si ricordano quelli di [[Lauro Quirini]] (1420-1479) e di [[Francesco Barbaro (politico)|Francesco Barbaro]] (1390-1479)
Di Lauro Quirini ricordiamo principalmente la definizione di nobiltà secondo la società oligarchica veneziana, esposta nel trattato ''De Nobilitate'' e scritto in chiave polemica con Poggio Bracciolini che, al contrario, negava valore alla [[nobiltà]]. Quirini, in un discorso articolato e complesso, afferma che la nobiltà è sia un valore intrinseco (proveniente da [[Dio]] e trasmesso nelle creature maggiori, i nobili), sia un valore da acquisire tramite l'esercizio dei valori dell'età classica<ref>{{Cita|Finzi|pp. 359-360}}:{{Citazione|La nobiltà, continua Quirini, altro non è che una superiorità, un eccellere sugli altri, di un elemento su un altro, di un gruppo sull’altro [...] Sono da considerare nobili per natura tutti quelli che sono di animo grande, che eccellono per ingegno e capacità di vedere lontano, cioè quelli che secondo Aristotele sono capaci di governare se stessi e gli Stati. Per converso nessuno è adatto a governare, se non è migliore dei governati. Si dice infatti che siano adatti al governo proprio coloro che mostrano tali virtù e imprese da essere chiamati nobilissimi [...] La distinzione tra nobili e non nobili è dunque soprattutto distinzione politica, tra chi alla vita politica partecipa e chi ne è escluso [...] Lauro Quirini non difende un astratto concetto di nobiltà, del quale tutto sommato poco potrebbe importargli, ma difende la concreta realtà del ceto nobiliare veneziano, che è nobile perché fa politica e fa politica perché è nobile.}}</ref>.
Avendo come fonte la ''[[Politica (Aristotele)|Politica]]'' di [[Aristotele]], Quirini compose un ''De Republica'' in cui afferma che nessuna delle tre forme di governo ([[monarchia]], [[oligarchia]] e [[democrazia]]) sono aliene da difetti, e che soltanto in una'' res publica'' in cui pochi governano lo stato per incarico di molti, con a capo un re sorvegliato dal popolo, lo stato può funzionare<ref>Si veda il saggio di {{Cita|Guido Cappelli|3 = Cappelli, Quirini|titolo = Aristotele veneziano. Il "De Republica" di Lauro Quirini e la tradizione politica classica.}}</ref>.
Francesco Barbaro è considerato l'umanista più importante che Venezia abbia mai avuto, il «campione dell'interesse della classe dirigente della Serenissima per la nuova cultura»<ref>{{Cita|Canfora|p. 34}}</ref>. Allievo di Guarino, Barzizza e Conversini, Barbaro diede impulso allo studio della letteratura greca da un lato traducendo [[Plutarco]], dall'altro difendendone, nel trattato ''Apologia de rerum graecarum'', la sua dignità culturale da chi invece la vedeva come superflua per la preparazione dell'umanista<ref name=":5" />. Dopo un soggiorno a Firenze (1415) ove conobbe Leonardo Bruni, Niccolò Niccoli e [[Giovanni di Bicci de' Medici|Giovanni de' Medici]], Barbaro diventò [[Senatore|senatore della Serenissima]] nel 1419<ref name=":5">{{Cita|Cappelli|p. 159}}</ref>. In questa veste, dal 1419 fino al 1454, Francesco Barbaro, coadiuvato dal già citato Leonardo Giustinian, si dedicò anima e corpo alla progettazione concreta dell'umanesimo politico veneziano tramite l'attività politica ([[Procuratori di San Marco|procuratore di San Marco]] nel 1452) e quella letteraria<ref name=":5" />. Tra i lavori principali di questo periodo ricordiamo il ''De re uxoria'', trattatello famigliare in cui Barbaro sottolinea l'importanza della madre nell'educazione del bambino secondo i costumi patrii<ref>{{Cita|Tateo, cultura umanistica|p. 95}}</ref>.
== Redazioni ==
Il ''Trattatello in laude di Dante'' (ricordato dal Boccaccio stesso nelle ''Esposizioni sopra la Comedia''), ci è giunto in tre redazioni tutte manoscritte di Boccaccio<ref>L'elenco dei manoscritti (ma non divisi per redazione) è in Vittore Branca, ''Tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio'', vol. 1 pp. 71-73 e vol. 2 pp. 44-45.</ref>: una prima redazione, nota grazie al manoscritto autografo [[Toledo]], Biblioteca capitular, 104.6 (To) è più ampia delle altre due, che sono probabilmente compendi, noti come II redazione A e B<ref>Davide Cappi e Marco Giola, ''La redazione non autografa del "Trattatello in laude di Dante": tradizione manoscritta e rapporti con le altre redazioni'', in ''Dentro l'officina di Giovanni Boccaccio. Studi sugli autografi in volgare e su Boccaccio dantista'', Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2014.</ref>. La data di composizione è comunemente collocata tra il [[1351]] e il [[1365]]. L{{'}}''[[editio princeps]]'', col titolo ''Vita di Dante'', apparve nel [[1477]] davanti alla ''[[Divina Commedia]]'' stampata a [[Venezia]] da [[Giovanni e Vindelino da Spira]].
== Note ==
=== Note bibliografiche ===
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Jacopo Bernardi|titolo=Biografie di Vittorino da Feltre e Panfilo Castaldi|url=https://books.google.it/books?id=kYhBAAAAYAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=1 maggio 2016|anno=1868|editore=Tipografia sociale Panfilo Castaldi|città=Feltre|cid=Bernardi|SBN=IT\ICCU\VIA\0086454}}
* {{Cita libro|curatore=[[Pier Giorgio Ricci]]|titolo=Trattatello in laude di Dante|anno=1974|editore=Arnoldo Mondadori Editore|città=Milano|pp=423-538|volume=3|opera=Tutte le opere di Giovanni Boccaccio|cid=Ricci 1974|SBN=VIA0035681}}
* {{Cita libro|autore=[[Vittore Branca]]|curatore=Alberto Tenenti e Ugo Tucci|titolo=Il Rinascimento. Politica e cultura - L'Umanesimo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/il-rinascimento-politica-e-cultura-la-cultura-l-umanesimo_(Storia_di_Venezia)/|collana=Storia di Venezia|anno=1996|editore=Istituto della Enciclopedia italiana|città=Roma|volume=4|cid=Branca|SBN=IT\ICCU\UM1\0025706}}
* {{Cita libro|autore = Davide Canfora|titolo = Prima di Machiavelli. Politica e cultura in età umanistica|editore = Editori Laterza|città = Roma-Bari|anno = 2005|ISBN = 88-420-7786-0|cid = Canfora}}
* {{Cita libro|autore = Guido Capelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|editore = Carocci editore|città = Roma|anno = 2013|ISBN = 978-88-430-5405-3|cid = Capelli}}
* {{Cita pubblicazione|autore = Claudio Finzi|titolo = La polemica sulla nobiltà nell’Italia del Quattrocento|rivista = Cuadernos de Filología Clásica. Estudios Latinos|volume = 30|numero = 2|url = http://revistas.ucm.es/index.php/CFCL/article/download/CFCL1010220341A/15039|accesso = 30 aprile 2016|pp = 341-380|ISSN = 1131-9062|editore = Universidad Complutense de Madrid|città = Madrid|cid=Finzi}}
* {{Cita libro|autore = Angiolo Gambaro|titolo = VERGERIO, Pietro Paolo, il Vecchio|anno = 1937|editore = Istituto dell'Enciclopedia Italiana|città = Roma|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/vergerio-pietro-paolo-il-vecchio_%28Enciclopedia-Italiana%29/|accesso = 30 aprile 2016|cid = Gambaro|collana = Enciclopedia Italiana|OCLC = 311374384|volume = 35}}
* {{Cita libro|autore=Carlo de Rosmini|titolo=Vita e disciplina di Guarino Veronese e de' suoi discepoli|url=https://books.google.it/books?id=-PrWbmWgGsAC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=1 maggio 2016|anno=1805|editore=Niccolò Bettoni|città=Brescia|volume=1|cid=de Rosmini|SBN=IT\ICCU\FERE\001373}}
* {{Cita libro|autore = [[Manlio Pastore Stocchi]]|titolo = Pagine di storia dell'Umanesimo italiano|anno = 2014|editore = FrancoAngeli|città = Milano|ISBN = 978-88-204-5854-6|cid = Pastore Stocchi|url = https://books.google.it/books?id=-hj-CQAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso = 30 aprile 2016}}
* {{Cita libro|autore = Achille Tartaro|titolo = Il Quattrocento. L'età dell'umanesimo|anno = 1971|editore = Laterza|città = Bari|volume = 3, tomo I|collana = La letteratura italiana|autore2 = Francesco Tateo|SBN = IT\ICCU\FER\0090081|curatore = [[Carlo Muscetta]]|cid = Tateo, Il Quattrocento}} Si sono presi in considerazione:
** {{Cita libro|autore = Francesco Tateo|titolo = La cultura umanistica e i suoi centri|posizione = Capitolo II|cid = Tateo, cultura umanistica}}
* {{Cita libro|titolo = Il Quattrocento. L'età dell'umanesimo|anno = 1971|editore = Laterza|città = Bari|autore2 = Francesco Tateo|autore3 = Antonia Tissoni Benvenuti|autore = Salvatore Silvano Nigro|volume = 3, tomo II|SBN = IT\ICCU\FER\0090081|curatore = Carlo Muscetta|cid = Tissoni Benvenuti|collana = La letteratura italiana}}
* {{Cita libro|autore = Ernest Hatch Wilkins|titolo = Vita del Petrarca|anno = 2012|editore = Feltrinelli|città = Milano|ISBN = 978-88-07-72364-3|curatore = Luca Carlo Rossi e Remo Ceserani|annooriginale = 1964|cid = Wilkins}}, edito per la prima volta negli Stati Uniti col nome di {{Cita libro|titolo = Life of Petrarch|anno = 1961|editore = University of Chicago Press|città = Chicago|OCLC = 343931|lingua = En}}
== Voci correlate ==
* [[RepubblicaGiovanni di VeneziaBoccaccio]]
* [[UmanesimoDante Alighieri]]
* [[Rinascimento veneziano]]
== Altri progetti ==
* {{interprogetto|testo=Trattatello in laude di Dante}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Cita web|url=http://lettere2.unive.it/caracciolo/Cultura_Venezia.htm|titolo=Umanesimo veneziano|autore=Angela Caracciolo|editore=Università degli studi di Venezia|cid=Caracciolo|accesso=1 maggio 2016}}
* {{Cita web|autore=[[Pier Giorgio Ricci]]|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-boccaccio-opere-in-versi-corbaccio-trattatello-in-laude-di-dante-prose-latine-epistole-introduzione_(I-Classici-Ricciardi:-Introduzioni)/|titolo=Giovanni Boccaccio: Opere in versi - Corbaccio Trattatello in laude di Dante, Prose Latine, Epistole - Introduzione|cid=Ricci|accesso=19 aprile 2024}}
* {{Cita web|autore=Teresa Nocita|url=https://www.internetculturale.it/directories/ViaggiNelTesto/boccaccio/b47.html|titolo=Trattatello in laude di Dante|cid=Nocita|accesso=19 aprile 2025}}
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