Intelligenza collettiva: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aggiungi 2 libri per la Wikipedia:Verificabilità (20250510)) #IABot (v2.0.9.5) (GreenC bot
 
(166 versioni intermedie di 42 utenti non mostrate)
Riga 1:
[[File:Intelligenza collettiva.png|upright=1.4|thumb|"Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa"]]
{{F|sociologia|maggio 2013}}
L''''intelligenza collettiva''' è un concetto diffuso dallo studioso francese [[Pierre_Lévy|Pierre Levy]] a cui ha dedicato il libro del 1994 ''L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio.''<ref>{{Cita libro|autore=Pierre Levy|titolo=L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio|anno=1996|editore=Feltrinelli|città=Milano|p=|pp=|ISBN=9788807817168}}</ref> Nel saggio Levy ripercorre le riflessioni e le indagini che egli ha condotto a partire dai primi anni ’90 presso il centro di ricerca sull’intelligenza collettiva dell’Università di Ottawa. Sebbene il termine sia stato definito per la prima volta da Douglas C. Engelbart nel 1962 in un articolo dal titolo ''Augmenting Human Intellect.A Conceptual Framework''<ref>{{Cita web|url= http://www.dougengelbart.org/pubs/augment-3906.html |titolo=Augmenting Human Intellect.A Conceptual Framework|pubblicazione=Doug Engelbart Institute|data=1962|}}</ref>, Pierre Levy è colui che maggiormente ha approfondito e studiato le potenzialità di questa capacità umana, contribuendo alla sua divulgazione in ambito sociologico.
 
Secondo il filosofo francese, la diffusione delle tecniche di comunicazione su supporto digitale ha permesso la nascita di nuove modalità di legame sociale, non più fondate su appartenenze territoriali, relazioni istituzionali, o rapporti di potere, ma sul radunarsi intorno a centri d’interesse comuni, sul gioco, sulla condivisione del sapere, sull’apprendimento cooperativo, su processi aperti di collaborazione.
Questo fenomeno dà vita all’idea di “intelligenza collettiva”, ossia una forma di intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta ad una mobilitazione effettiva delle competenze. Piuttosto che appiattire l’individuo all’interno di una collettività massificata e uniformante, questo sapere distribuito determina un vero e proprio processo di emancipazione e civilizzazione, poiché pone ogni persona al servizio della comunità, da una parte permettendogli di esprimersi continuamente e liberamente, dall’altra dandogli la possibilità di fare appello alle risorse intellettuali e all'insieme delle qualità umane della comunità stessa.
Gli assiomi di partenza dell'argomentazione di Lévy sono che il sapere è sempre diffuso - "nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa" - e che "la totalità del sapere risiede nell'umanità". Tutta l'esperienza del mondo, quindi, coincide con ciò che le persone condividono e non esiste alcuna riserva di conoscenza trascendente.
 
L{{'}}'''intelligenza collettiva''' è un [[concetto]] diffuso dallo studioso francese [[Pierre Lévy]]. Ad esso ha dedicato il libro ''L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio''<ref>{{Cita libro|autore=Pierre Levy|titolo=L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio|anno=1996|editore=Feltrinelli|città=Milano|ISBN=978-88-07-81716-8}}</ref> ([[1994]]). Nel saggio, Levy ripercorre le riflessioni e le indagini che ha condotto a partire dai primi [[anni novanta]] presso il centro di ricerca sull'intelligenza collettiva dell'[[Università di Ottawa]]. Sebbene il termine sia stato definito per la prima volta da [[Douglas Engelbart|Douglas C. Engelbart]] nel 1962, in un articolo dal titolo ''Augmenting Human Intellect. A Conceptual Framework''<ref>{{Cita web|url=http://www.dougengelbart.org/pubs/augment-3906.html|titolo=Augmenting Human Intellect.A Conceptual Framework|pubblicazione=Doug Engelbart Institute|data=1962|5=|accesso=16 maggio 2016|urlarchivio=https://www.webcitation.org/683gxBTZo?url=http://www.dougengelbart.org/pubs/augment-3906.html|dataarchivio=31 maggio 2012|urlmorto=sì}}</ref>, Pierre Levy è colui che maggiormente ha approfondito e studiato le potenzialità di questa capacità umana, contribuendo alla sua divulgazione in ambito sociologico.
 
== Origini del concetto ==
Una concezione meno [[antropocentrismo|antropocentrica]] che emerge in alcuni studi di [[biologia]] e [[sociobiologia]] è l'ipotesi che un gran numero di unità (per esempio le [[apis|api]] di un [[alveare]]) possano cooperare tanto strettamente da divenire indistinguibili da un singolo organismo,<ref>{{Cita libro|autore=Kevin Kelly|titolo=Out of Control|anno=|editore=|città=|p=|pp=|ISBN=978-0201483406}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://kk.org/mt-files/outofcontrol/ch2-f.html|titolo=Out of Control|autore=|editore=|data=|accesso=}}</ref> raggiungendo un unico livello di attenzione<!-- e standard di metriche--> che costituisce un'adeguata soglia di azione.
 
L'origine del concetto di intelligenza collettiva viene fatto risalire al famoso teorema della giuria elaborato nel 1785 dal marchese [[Nicolas de Condorcet]] nel testo ''Trattato sull'Applicazione dell'Analisi alla Probabilità delle Decisioni a Maggioranza''.<ref>{{Cita libro|autore=Jean-Antoine-Nicolas de Caritat Condorcet |titolo=Sur les élections et autres textes|url=https://archive.org/details/surleselectionse0000cond |anno=1986|editore=Fayard|città=Paris|ISBN=2-213-01680-1}}</ref> Tale teorema giustificava la necessità del principio maggioritario che caratterizza i governi democratici, in quanto sosteneva che, se in un gruppo aumentano le persone con buona possibilità di prendere la decisione giusta, cresce anche la probabilità di arrivare alla soluzione migliore.
Fra i primi autori che hanno fatto esplicito riferimento all'idea di una intelligenza collettiva nel senso generale esposto sopra (pur usando altre espressioni o definizioni) si possono citare [[H. G. Wells]] con il saggio ''[[World Brain]]'', [[Pierre Teilhard de Chardin]] con il concetto di [[noosfera]], [[Herbert Spencer]] con il trattato ''[[Principi di sociologia]]''<ref>{{Cita libro|autore=Herbert Spencer|titolo=Principi di sociologia: dati e induzioni della sociologia, relazioni domestiche, istituzioni cerimoniali, politiche, ecclesiastiche, professionali, industriali|anno=1922|editore=Rinfreschi|città=Padova|p=|pp=205|ISBN=}}</ref>.
Fra gli autori più moderni si possono invece citare [[Pierre Levy]] con il libro ''Intelligenza collettiva'', [[Howard Bloom]] con ''Global Brain''<ref>{{Cita libro|autore=Howard Bloom|titolo=The global brain: the evolution of mass mind from the big bang to the 21st century|anno=2000|editore=Wiley|città=New York|p=|pp=370|ISBN=9780471419198}}</ref> e [[Howard Rheingold]] con ''Smart Mobs''<ref>{{Cita libro|autore=Howard Rheingold|titolo=Smart mobs:tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima ventura|anno=2003|editore=Cortina|città=Milano|p=|pp=372|ISBN=9788870788419}}</ref>.
L'intelligenza collettiva, così come descritta da [[Tom Atlee]], [[Douglas Engelbart]], [[Cliff Joslyn]], [[Ron Dembo]] ed altri teorici, è un particolare modo di funzionamento dell'[[intelligenza]] che supera tanto il [[pensiero di gruppo]] (e le relative tendenze al [[conformismo]]) quanto la cognizione individuale, permettendo a una comunità di cooperare mantenendo prestazioni intellettuali affidabili.
In questo senso, essa è un metodo efficace di formazione del [[Metodo del consenso|consenso]] e potrebbe essere considerata come oggetto di studio della [[sociologia]].
 
L'idea dell'esistenza di un'intelligenza non meramente individuale, ma posta al di sopra del singolo, fu concepita per la prima volta da [[Karl Marx]], nel suo concetto di ''general intellect'' elaborato nei ''[[Grundrisse]]'' tra il 1857-1858.<ref>{{Cita libro|autore=Karl Marx |titolo=Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica|anno=2012|editore=Pgreco|città=Milano|ISBN=88-95563-58-1}}</ref> Con il concetto di general intellect Marx individuava un genere di lavoro astratto, di tipo sociale, che ha le sue basi nella conoscenza impersonale sedimentata nella società stessa e nel retroterra culturale in cui si trovano ad operare i singoli individui. Una forza lavoro cognitiva e mentale, che esprimeva le capacità creative collettive. Il sapere, per Marx, si accumulava nella società, e prendendo atto di questa forza poteva rimettere in discussione i rapporti sociali, basati sul singolo.
Un altro pioniere dell'intelligenza collettiva è stato [[George Pór]], autore nel [[1995]] di ''The Quest for Cognitive Intelligence''.
Egli ha definito questo fenomeno come "la capacità di una [[comunità]] umana di evolvere verso una capacità superiore di risolvere problemi, di pensiero e di integrazione attraverso la collaborazione e l'[[innovazione]]".
 
Ulteriore precursore del concetto può essere considerato l'entomologo [[William Morton Wheeler]],il quale già nel 1911 osservò come individui apparentemente indipendenti possano collaborare così strettamente da divenire indistinguibili da un unico organismo.<ref>{{Cita libro|autore=William Morton Wheeler |titolo=The ant-colony as an organism|anno=2012|rivista=Journal of Morphology|volume=22|pp=307-325|doi= 10.1002/jmor.1050220206}}</ref> William Morton Wheeler maturò questo concetto proprio nel corso delle sue ricerche entomologiche, notando come le formiche agissero come le cellule di un'unica entità, a cui si riferì come ad un “superorganismo” Grazie a questa intuizione, uno degli sviluppi più recenti dell'intelligenza collettiva riguarda proprio la riproduzione computazionale del comportamento degli insetti sociali come api o formiche.
== Intelligenza collettiva e comportamento emergente ==
Il concetto di intelligenza collettiva può essere studiato come esempio particolare di manifestazione di [[comportamento emergente]] che ha luogo in particolari sistemi dinamici non lineari (come ad esempio gli [[Stormo|stormi]] di uccelli o i sistemi [[frattali]]). In sistemi di questo genere le parti atomiche che rappresentano gli elementi primitivi e costitutivi dell'insieme, prese a sé stanti, possiedono proprietà e funzionalità che le contraddistinguono in maniera univoca e lineare. Ma nel momento in cui un numero elevato di questi elementi primitivi si aggregano in modo tale da formare un sistema e raggiungono una soglia critica, per effetto delle relazioni che si stabiliscono fra di essi, cominciano a manifestarsi nell'aggregato complessivo delle proprietà e dei comportamenti spesso di tipo non lineare, di cui non si aveva traccia negli elementi atomici e che denotano quindi il cosiddetto comportamento emergente.
Si ha un comportamento emergente, quindi, ogni qualvolta uno schema o una configurazione di alto livello si origina a partire dalle migliaia di interazioni semplici che avvengono tra agenti locali. L’emergenza, in tal modo, è una proprietà che non può essere ritrovata nelle componenti individuali di un sistema, in quanto si genera esclusivamente grazie all’interazione delle sue parti.
 
Quasi contemporaneamente alle ricerche di Wheeler, [[Émile Durkheim]], uno dei fondatori delle moderne scienze sociali, sosteneva che la società non fosse semplicemente il frutto di un contratto tra individui liberi ed uguali, ma una realtà sui generis che, precedendo gli individui, rendeva possibili gli accordi tra di loro. Per questo, ne ''Le forme elementari della vita religiosa''<ref>{{Cita libro|autore= Émile Durkheim|titolo=Le forme elementari della vita religiosa|anno=2005|editore=Meltemi|città=Milano|ISBN= 978-88-8353-386-0}}</ref> il sociologo francese definiva la società un'intelligenza superiore capace di trascendere l'individuo nello spazio e nel tempo.
Secondo questa prospettiva, dunque, la complessità di un sistema emerge dall'interazione delle parti che lo compongono. Un primo esempio di sviluppo e [[auto-organizzazione]] lo ritroviamo nel Gioco della Vita o A-Life sviluppato dal matematico [[John Horton Conway]]: una simulazione che mostra come schemi complessi possono emergere dall'implementazione di regole molto semplici.
 
A cavallo tra Ottocento e Novecento, un ulteriore antecedente al principio dell'intelligenza collettiva lo si ritrova in quegli autori che immaginano l'esistenza di una coscienza collettiva con una propria autonomia capace di trascendere le singole intelligenze umane.
[[Steven Johnson]] parla di sistemi emergenti considerando i meccanismi di auto-organizzazione ''bottom-up'', ovvero dal basso verso l'alto, ponendo l'attenzione sulle connessioni<ref>{{Cita libro|autore=Steven Johnson|titolo= La nuova scienza dei sistemi emergenti. Dalle colonie di insetti al cervello umano, dalle città ai videogame e all'economia, dai movimenti di protesta ai network|anno=2004|editore=Garzanti|città=Milano|p=|pp=|ISBN= 881159264-X }}</ref>. Presi singolarmente, una formica o un neurone non sono particolarmente intelligenti. Tuttavia se un numero abbastanza elevato di elementi così semplici interagisce e si auto-organizza, può attivarsi un comportamento collettivo unitario, complesso e intelligente, definito anche [[Swarm_intelligence|swarm intelligence]]. Se questo comportamento ha anche un valore adattativo, ci troviamo di fronte ad un fenomeno "emergente" come una colonia di formiche o il nostro cervello. Steven Johnson fa l’esempio delle colonie di formiche studiate da Deborah Gordon, le quali presentano alcuni dei comportamenti tipici dei sistemi bottom-up. Le formiche, cioè, non possiedono veri e propri capi e la stessa idea di formica regina è fuorviante: esse seguono piuttosto la logica di sciame. Johnson ha indicato cinque principi alla base della formazione della macrointelligenza: a) la quantità, nella quale si disperde l’errore e avviene il massimo della cooperazione; b) l’ignoranza individuale, che mantiene in equilibrio il sistema; C) gli incontri casuali, che rendono il sistema dinamico quanto basta; d) le configurazioni dei segnali; d) l’osservazione dei vicini.
Già nel 1851, nel romanzo ''La casa dei sette abbaini''<ref>{{Cita libro|autore= Hawthorne Nathaniel|titolo= La casa dei sette abbaini|anno= 1993|editore=Einaudi|città=Torino|ISBN=88-06-12160-X}}</ref> [[Nathaniel Hawthorne]] aveva immaginato il globo come una testa enorme, un cervello pervaso di intelligenza che vibrava grazie all'elettricità. Nel 1935, l'ecologo [[Arthur Tansley|Arthur George Tansley]] coniò il concetto di [[ecosistema]], che definì come l'insieme delle comunità di organismi viventi che interagiscono con l'idrosfera, l'atmosfera e la litosfera, creando delle interazioni reciproche che si mantengono in un equilibrio dinamico al pari di un sistema coeso.<ref>{{Cita libro|autore=Arthur George Tansley|titolo=The Use and the Abuse of Vegetational Concepts and Terms|anno=1935|rivista=Ecology|volume=3|pp=284-307|}}</ref>
Secondo lo studioso americano Howard Bloom, qualsiasi sistema mostri un comportamento intelligente - dalle coloni batteriche alle società umane - può essere spiegato nei termini sia di sistema complesso adattivo generato dal computer e algoritmo genetico, due concetti elaborati dallo studioso John Henry Holland.
 
Seguendo questa intuizione, lo scrittore britannico tra i padri fondatori della letteratura di fantascienza [[H. G. Wells]], nella raccolta di saggi ''World Brain''<ref>{{Cita libro|autore= H.G. Wells|titolo=World Brain|anno=1938|editore= Methuen & Co Ltd|città=Londra}}</ref> ipotizzava la nascita di un cervello mondiale, ossia un sistema di conoscenza unificato contenente tutto il sapere umano e liberamente accessibile da chiunque.
Nell’ambito dell’intelligenza artificiale e della robotica, il concetto di swarm intelligence – una intelligenza emergente collettiva di un gruppo di agenti semplici – ha offerto un modo alternativo di progettare i sistemi “intelligenti”, nei quali l’autonomia, l’emergenza e le funzioni distribuite sostituiscono il controllo, la programmazione, e la centralizzazione.
Secondo lo scrittore inglese, una tale disponibilità di conoscenza avrebbe condotto alla creazione della prima enciclopedia permanente del mondo, che avrebbe reso palese all'intera umanità il suo obiettivo comune, dissolvendo tutti i futuri conflitti.
L'idea di Wells sarà poi ulteriormente sviluppata dallo scrittore di fantascienza [[Arthur C. Clarke]] nel libro del 1962 ''Profili del Futuro''<ref>{{Cita libro|autore=Arthur C. Clarke|titolo= Profiles of the Future; an Inquiry into the Limits of the Possible,|anno=1962|editore=Henry Holt & Co|città=New York|ISBN=0-03-069783-2 }}</ref> dove un supercomputer diventa il principio organizzativo pratico del World Brain immaginato da Wells.
 
== Descrizione ==
L'intelligenza collettiva può essere interpretata, alla luce di queste riflessioni, come appunto un aggregato sistematico di intelligenze individuali, le cui relazioni reciproche e la cui collaborazione producono effetti massivi a livello culturale, sociologico, politico e antropologico di tipo emergente e difficili da studiare con i criteri applicati sui singoli individui che ne fanno parte. [[Kevin Kelly]], a tal proposito, parla di una sorta di mente globale che emerge da una integrazione tecno-culturale di rete. La mente globale nasce dall'unione tra cervelli umani e congegni capaci di autogoverno e di autoreplicazione<ref>{{Cita libro|autore=Kevin Kelly|titolo= Out of Control: la nuova biologia delle macchine, dei sistemi sociali e dell'economia globale|anno=1996 |editore=Apogeo Editore |città=Milano|p=|pp=|ISBN= 88-7303-182-X }}</ref>.
 
Secondo il filosofo francese, la diffusione delle tecniche di comunicazione su supporto digitale ha permesso la nascita di nuove modalità di legame sociale, non più fondate su appartenenze territoriali, relazioni istituzionali, o rapporti di potere, ma sul radunarsi intorno a centri d'interesse comuni, sul gioco, sulla condivisione del sapere, sull'apprendimento cooperativo, su processi aperti di collaborazione. Questo fenomeno dà vita all'idea di “intelligenza collettiva”, ossia una forma di intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta ad una mobilitazione effettiva delle competenze. Piuttosto che appiattire l'individuo all'interno di una collettività massificata e uniformante, questo sapere distribuito determina un vero e proprio processo di emancipazione e civilizzazione, poiché pone ogni persona al servizio della comunità, da una parte permettendogli di esprimersi continuamente e liberamente, dall'altra dandogli la possibilità di fare appello alle risorse intellettuali e all'insieme delle qualità umane della comunità stessa.
== Esempi di applicazione ==
Nell’arco di questi ultimi decennio la discussione sull’intelligenza collettiva si è andata ad intrecciare con altre questioni a essa legate, come la politica e il settore dell’organizzazione, la gestione dei processi decisionali, i meccanismi dell’apprendimento, l’intelligenza artificiale, lo sviluppo di Internet. In campo economico, ad esempio, è stato coniato il termine di [[Capitale intellettuale#Capitale organizzativo|capitale organizzativo]] per riferirsi a un patrimonio di competenze, conoscenze e relazioni che esistono al di là dei singoli individui che compongono l’organizzazione, come un’impresa (i brevetti), una squadra di calcio (il collettivo, lo spogliatoio), un partito (le idee condivise).
 
L'intelligenza collettiva, dunque, espande la capacità produttiva della comunità perché libera i singoli aderenti dalle limitazioni della propria memoria e consente al gruppo di affidarsi a una gamma più vasta di competenze. Gli assiomi di partenza dell'argomentazione di Lévy sono che il sapere è sempre diffuso - "nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa" - e che "la totalità del sapere risiede nell'umanità". Tutta l'esperienza del mondo, quindi, coincide con ciò che le persone condividono e non esiste alcuna riserva di conoscenza trascendente.
Nell’ambito della politica, i [[Partito politico|partiti]] possono essere considerati esempi di intelligenza collettiva, poiché mobilitano grandi numeri di persone per governare, scegliere candidati, finanziare e condurre [[Campagna elettorale|campagne elettorali]]. [[Esercito|Eserciti]], [[Sindacato|sindacati]] e aziende, pur focalizzandosi su preoccupazioni più limitate, possono soddisfare alcune definizioni di intelligenza collettiva genuina, sebbene le definizioni più rigorose richiederebbero una capacità di rispondere a condizioni arbitrarie senza dover sottostare ad ordini o ad una guida da parte di una specifica “[[legge]]” o di “clienti” che ne limiterebbero fortemente l'azione. Un interessante propositore di questa visione rigorosa è [[Al Gore]], il candidato democratico alla presidenza degli USA nel 2000, che fece notare come lo scopo della nazione doveva essere quello di scatenare l’intelligenza collettiva così come il mercato aveva scatenato la produttività collettiva.<ref>{{Cita libro|autore=Al Gore|titolo=The Assault on Reason: How the Politics of Blind Faith Subvert Wise Decision-Making|anno=2012|editore=A&C Black|città=|p=|pp=251|ISBN=1408835800}}</ref>
 
=== Intelligenza collettiva e comportamento emergente ===
Un altro esempio di tale visione politica lo ritroviamo espresso nei [[Quattro_Pilastri_del_Partito_Verde|Quattro Pilastri del Partito Verde]] che costituiscono le fondamenta di un processo di [[Metodo del consenso|consenso]] per la formazione delle politiche del partito verde o di movimenti alleati. Ciò si è rivelato di grande successo nell'organizzare i [[Global Greens]], per partecipare ad elezioni assieme a partiti più radicati che si appellano a gruppi di interesse.
 
[[File:Honey Bees Swarm (8159050858).jpg|upright=1.4|thumb|Lo sciame d'api è un esempio di intelligenza collettiva]]
Uno dei più famosi esempi di applicazione politica del concetto di intelligenza collettiva è il [http://www.millennium-project.org/millennium/GFIS.html Global Futures Collective Intelligence System] (GFIS) creato da The Millennium Project nel 2012. Esso permette di partecipare e avere accesso a tutte le risorse del The Millenium Project, una rete internazionale di ricerca sul futuro con circa 60 “nodi” sparsi nel mondo. Acquistando un abbonamento, è possibile interagire con tutti i nodi del sistema, proporre suggerimenti, avviare discussioni con esperti di tutto il mondo, avere accesso ad informazioni. Il testo utilizza le traduzioni di Google in 52 lingue.
 
Il concetto di intelligenza collettiva può essere studiato come esempio particolare di manifestazione di [[comportamento emergente]] che ha luogo nei sistemi dinamici non lineari (come ad esempio gli [[Stormo|stormi]] di uccelli o i sistemi [[frattali]]). In sistemi di questo genere le parti atomiche che rappresentano gli elementi primitivi e costitutivi dell'insieme, prese a sé stanti, possiedono proprietà e funzionalità che le contraddistinguono in maniera univoca e lineare. Ma nel momento in cui un numero elevato di questi elementi primitivi si aggregano in modo tale da formare un sistema e raggiungono una soglia critica, per effetto delle relazioni che si stabiliscono fra di essi, cominciano a manifestarsi nell'aggregato complessivo delle proprietà e dei comportamenti spesso di tipo non lineare, di cui non si aveva traccia negli elementi atomici e che denotano quindi il cosiddetto comportamento emergente.
Un'altra applicazione dell’Intelligenza Collettiva è la piattaforma UNUM, sviluppata da Louis Rosenger, considerato un pioniere negli studi sulla realtà aumentata e fondatore della società californiana Immersion Corp. Si tratta di una piattaforma che permette a gruppi di utenti collegati in rete - chiamati anche “sciami umani” - di rispondere in modo collettivo e in tempo reale a determinate questioni, prendere decisioni o risolvere dilemmi all’interno di sistemi dinamici unificati, in pochi secondi. Modellata sull’esempio degli sciami biologici, la piattaforma UNUM consente a gruppi online di lavorare in sincronia in tempo reale, esplorando in modo collaborativo i processi decisionali e convergendo sulle soluzioni migliori in pochi secondi. <ref>{{Cita web|url=https://mitpress.mit.edu/sites/default/files/titles/content/ecal2015/ch117.html|titolo=Human Swarms, a real-time method for collective intelligence|autore=Louis B. Rosenberg|editore=|data=20 July 2015|accesso=13/5/16}}</ref> I ricercatori dell’intelligenza artificiale si sono ispirati ad uccelli e api per realizzare un sistema che permetta ai partecipanti umani di comportarsi come una vera e propria intelligenza collettiva unificata, realizzando previsioni su eventi come gli Academy Awards, il Super Bowl e le finali NBA. <ref>{{Cita web|url=http://news.discovery.com/human/life/swarms-of-humans-power-a-i-platform-150603.htm|titolo=Swarms of Humans Power A.I. Platform|autore=RENEE MORAD|editore=|data=JUN 3, 2015 12:51|accesso=13/5/16}}</ref> <ref>{{Cita web|url=http://sites.lsa.umich.edu/collectiveintelligence/wp-content/uploads/sites/176/2015/05/Rosenberg-CI-2015-Abstract.pdf|titolo=Human Swarms, a real-time paradigm for Collective Intelligence|autore=Louis B. Rosenberg|editore=|data=2015|accesso=}}</ref>
 
Si ha un comportamento emergente, quindi, ogni qualvolta uno schema o una configurazione di alto livello si origina a partire dalle migliaia di interazioni semplici che avvengono tra agenti locali. L'emergenza, in tal modo, è una proprietà che non può essere ritrovata nelle componenti individuali di un sistema, in quanto si genera esclusivamente grazie all'interazione delle sue parti.
Nel [[2011]] nasce  all'Università di Bologna il progetto Comuni-Chiamo che utilizza l'intelligenza collettiva (più precisamente la "saggezza della folla") al fine di ottimizzare le decisioni degli enti locali.
 
Secondo questa prospettiva, dunque, la complessità di un sistema emerge dall'interazione delle parti che lo compongono. Un primo esempio di sviluppo e [[auto-organizzazione]] lo ritroviamo nel [[Gioco della vita]] o A-Life sviluppato dal matematico inglese [[John Horton Conway]] sul finire degli [[anni sessanta]]: una simulazione che mostra come schemi complessi possono emergere dall'implementazione di regole molto semplici.
Il [[MIT Center for Collective Intelligence]] ha invece svolto una ricerca sul fattore C e sul numero minimo di persone necessario perché un gruppo sviluppi intelligenza collettiva. Massimizzare tale numero sembra essere spesso l’obiettivo di qualsiasi organizzazione, sebbene vi siano caratteristiche strutturali addirittura più importanti, come il tasso di crescita e attrattiva per i membri, l’uguaglianza tra essi, la densità interna ai confini, l’orientamento all’obiettivo e la frequenza delle interazioni. E’ stato inoltre dimostrato come le compagnie abbiano recentemente preferito limitare il potenziale, chiudendo e controllando l’accesso, per ottenere risultati migliori da iniziative completamente guidate dalla collettività. <ref>{{Cita web|url=https://infoscience.epfl.ch/record/213767?ln=en|titolo=DISTINGUISHING “CROWDED” ORGANIZATIONS FROM GROUPS AND COMMUNITIES: IS THREE A CROWD?|autore=Viscusi, Gianluigi; Tucci, Christopher|editore=|data=2015|accesso=13/5/16}}</ref>
 
[[Steven Berlin Johnson|Steven Johnson]] parla di sistemi emergenti considerando i meccanismi di auto-organizzazione [[Progettazione top-down e bottom-up|bottom-up]], ovvero dal basso verso l'alto, ponendo l'attenzione sulle connessioni.<ref>{{Cita libro|autore=Steven Johnson|titolo= La nuova scienza dei sistemi emergenti. Dalle colonie di insetti al cervello umano, dalle città ai videogame e all'economia, dai movimenti di protesta ai network|anno=2004|editore=Garzanti|città=Milano|ISBN= 88-11-59264-X }}</ref> Presi singolarmente, una formica o un neurone non sono particolarmente intelligenti. Tuttavia se un numero abbastanza elevato di elementi così semplici interagisce e si auto-organizza, può attivarsi un comportamento collettivo unitario, complesso e intelligente, definito anche ''[[swarm intelligence]]''. Se questo comportamento ha anche un valore adattativo, ci troviamo di fronte ad un fenomeno "emergente" come una colonia di formiche o il nostro cervello. Steven Johnson fa l'esempio delle colonie di formiche studiate da Deborah Gordon, le quali presentano alcuni dei comportamenti tipici dei sistemi bottom-up. Le formiche, cioè, non possiedono veri e propri capi e la stessa idea di formica regina è fuorviante: esse seguono piuttosto la logica di sciame. Johnson ha indicato cinque principi alla base della formazione della macrointelligenza:
Nell’ambito delle dinamiche di apprendimento, l’intelligenza collettiva trova una sua applicazione nei [[Learner-generated context|Learned generated context]]. I learned generated context possono essere descritti come ambienti di apprendimento in cui un gruppo di utenti in maniera collaborativa organizza tutte le risorse a disposizione per creare un ambiente di apprendimento che soddisfi le proprie esigenze. I LGC rappresentano quindi comunità ideali che facilitano il coordinamento dell’azione collettiva all’interno di un ambiente di fiducia spesso mediato dalle nuove tecnologie. In tal senso condividono obiettivi e finalità molto simili ad altri fenomeni come i [[Contenuto generato dagli utenti|contenuti generati dagli utenti]] (UGC), le [[risorse didattiche aperte]] (OER), i sistemi di apprendimento distribuito e le comunità di pratica. <ref>{{Cita libro|autore=Luckin, R.|titolo=Understanding Learning Contexts as Ecologies of Resources: From the Zone of Proximal Development to Learner Generated Contexts.|anno=2006|editore=|città=|p=|pp=|ISBN=}}</ref>
#la quantità, nella quale si disperde l'errore e avviene il massimo della cooperazione;
#l'ignoranza individuale, che mantiene in equilibrio il sistema;
#gli incontri casuali, che rendono il sistema dinamico quanto basta;
#le configurazioni dei segnali;
#l'osservazione dei vicini.
 
Secondo lo studioso americano Howard Bloom, qualsiasi sistema mostri un comportamento intelligente - dalle coloni batteriche alle società umane - può essere spiegato nei termini sia di sistema complesso adattivo generato dal computer che [[algoritmo genetico]], due concetti elaborati dallo studioso [[John Henry Holland]].<ref name="ReferenceA">{{Cita libro|autore=Howard Bloom|titolo= Global Brain: The Evolution of Mass Mind from the Big Bang to the 21st Century|url=https://archive.org/details/globalbrainevolu0000bloo|anno=2000|editore=John Wiley & Sons|città=New York|ISBN=0-471-41919-2}}</ref>
Un esempio di LGC è offerto da [[Wikipedia]], in cui gli utenti collaborano unendo le loro conoscenze in uno spazio di intelligenza condivisa. Tale sistema enciclopedico universale si fonda sulla collaborazione collettiva per la copertura completa e il più accurata possibile di qualsiasi branca dello scibile umano, obiettivo difficilmente realizzabile per un singolo individuo.<ref>{{Cita web|url=https://iris.unito.it/retrieve/handle/2318/26754/3013/La%20gestione%20della%20conoscenza%20-%20il%20caso%20di%20Wikipedia_4aperto.pdf|titolo=La gestione della conoscenza nella società dell'informazione: il caso di Wikipedia|autore=Luciano Paccagnella|editore=|data=2007|accesso=}}</ref>
 
Nell'ambito dell'[[intelligenza artificiale]] e della [[robotica]], il concetto di swarm intelligence&nbsp;– un'intelligenza emergente collettiva di un gruppo di agenti semplici&nbsp;– ha offerto un modo alternativo di progettare i sistemi “intelligenti”, nei quali l'autonomia, l'emergenza e le funzioni distribuite sostituiscono il controllo, la programmazione, e la centralizzazione.
In ambito di comunicazione e pubblicità un esempio di applicazione del concetto di intelligenza collettiva è offerto dal fenomeno del [[crowdsourcing]], ossia una modalità di business attraverso la quale le aziende o le istituzioni affidano ad un insieme distribuito di persone - la "crowd" (folla), di solito riunita in comunità online o attorno ad un’apposita piattaforma web - la risoluzione di problemi, lo sviluppo di progetti o di attività riguardanti l’azienda stessa. La comunità si scambia idee, opinioni, pareri, discute e fornisce una serie di soluzioni, che vengono valutate, modificate, migliorate dal gruppo stesso, finché non si giunge ad un risultato condiviso, che viene poi  proposto all'istituzione o all'individuo che ha inizialmente sottoposto il problema.
 
L'intelligenza collettiva può essere interpretata, alla luce di queste riflessioni, come appunto un aggregato sistematico di intelligenze individuali, le cui relazioni reciproche e la cui collaborazione producono effetti massivi a livello [[culturale]], [[sociologico]], [[politico]] e [[antropologico]] di tipo emergente e difficili da studiare con i criteri applicati sui singoli individui che ne fanno parte. Nel suo libro del 1995 ''Out of Control'',<ref>{{Cita libro|autore=Kevin Kelly|titolo=Out of Control. La nuova biologia delle macchine, dei sistemi sociali e del mondo dell'economia|anno=1996|editore=Apogeo|città=Milano|ISBN=88-7303-182-X}}</ref> [[Kevin Kelly]] sostiene che macchine artificiali e sistemi sociali stanno raggiungendo un livello di complessità tale, che a breve non saranno più distinguibili da apparati biologici. Kelly riconosce che quest'ultimi sono stati finora la tecnologia esistente più complessa: le invenzioni umane si sono infatti potute evolvere copiando le strutture esistenti in natura. Kelly, a tal proposito, parla di una sorta di mente globale che emerge da un'integrazione tecno-culturale di rete.
 
=== Intelligenza collettiva e pensiero olistico ===
 
Una delle principali influenze del concetto di intelligenza collettiva è il principio [[olistico]] secondo cui “il tutto è più della somma delle sue parti”. Alcune tra le più note formulazioni di tale principio, le ritroviamo nel concetto di [[noosfera]], termine coniato da [[Vladimir Vernadsky]]<ref>{{Cita libro|autore=Vladimir Ivanovič Vernadskij|titolo=La biosfera e la noosfera|anno=1999|editore=Sellerio|città=Palermo|ISBN=88-389-1525-3}}</ref> e poi ampiamente sviluppato dal pensiero del padre gesuita e paleontologo [[Pierre Teilhard de Chardin]]. Secondo il religioso francese, il progresso della nascente infrastruttura delle [[telecomunicazioni]] avrebbe condotto a una “mente planetaria” o meglio una “rete nervosa planetaria” alla fine della quale ci sarebbe stato il cosiddetto “[[Punto Omega]]”, cioè l'unione con il Cristo Cosmico.<ref>{{Cita libro|autore=Pierre Teilhard de Chardin|titolo=Il fenomeno umano|anno=2014|editore=Editrice Queriniana|città=Brescia|ISBN=978-88-399-1962-5}}</ref>
 
Un forte sostegno alla visione trascendentale e olistica di de Chardin arriverà dal fisico e chimico [[James Lovelock]], che alla fine degli anni Settanta, pubblica i risultati di una sua lunga ricerca con il nome di “[[ipotesi Gaia]]”, secondo la quale il pianeta è un effettivo essere vivente, capace di reagire alle trasformazioni e apportare modifiche d'insieme che facilitano lo sviluppo delle [[biosfera]]. Nell'epilogo di ''Gaia. Nuove idee sull'ecologia'', Lovelock si domanda in che misura noi come specie costituiamo un sistema nervoso gaiano e la nostra intelligenza collettiva può essere considerata parte di Gaia.<ref>{{Cita libro|autore=James Lovelock|titolo=Gaia. Nuove idee sull'ecologia|anno=2011|editore=Bollati Boringhieri|città=Torino|ISBN=88-339-2215-4}}</ref>
 
Negli stessi anni in cui Lovelock formula le sue ipotesi, James Grier Miller elabora la sua teoria dei sistemi viventi in cui ipotizza una corrispondenza tra [[organismi viventi]] e sistemi sociali.<ref>{{Cita libro|autore=James Grier Miller|titolo=La teoria generale dei sistemi viventi|anno=1986|editore=Franco Angeli|città=Milano}}</ref> Entrambi rappresentano un sistema con precise regole matematiche e specifiche caratteristiche fisiche, il cui compito è quello di rispondere a stimoli esterni o interni, per mantenersi sempre in una condizione di equilibrio dinamico tra le energie che sono assunte e quelle che si disperdono. Il biologo e futurologo francese Joël de Rosnay nel suo testo ''Il macroscopio: verso una visione globale'' scrive del modo in cui le nuove tecnologie di comunicazione stiano realizzando un nuovo tipo di pensiero su scala globale simile a quello di un sistema biologico.<ref>{{Cita libro|autore=Joël de Rosnay |titolo=Il macroscopio: verso una visione globale|anno=2014 |editore=Edizioni Dedalo|città=Bari|ISBN=88-220-0160-5 }}</ref>
 
Da questo momento i progressi della rete saranno sempre più comparati con quelli di un organismo vivente, fin quando a metà anni novanta, con la popolarizzazione di [[internet]], si parlerà ufficialmente e diffusamente di un global brain. Ispirandosi all'idea del sociologo [[Herbert Spencer]] secondo cui la società è un organismo, nell'opera ''Metaman: The Merging of Humans and Machines into a Global Superorganism'' del 1993, il biofisico Gregory Stock sostiene che il super-organismo globale non è più semplicemente una metafora; esso è vivo e noi ne siamo le cellule, collegate, per mezzo della [[tecnologia]], nella forma di un meta-uomo.<ref>{{Cita libro|autore=Gregory Stock|titolo=Metaman: The Merging of Humans and Machines into a Global Superorganism|url=https://archive.org/details/metamanmergingof00stoc|anno=1993|editore=Simon & Schuster|città=New York|ISBN=978-0-671-70723-1}}</ref> Secondo Stock, esso ha una propria memoria, una capacità di agire autonoma su scala planetaria e una finalità in accordo con quella umana.
 
Similmente, studiosi come [[Peter Russell]] o [[Leonardo Boff]] sostengono che la complessità crescente dei [[mezzi di comunicazione]], rendendo le persone sempre più interdipendenti tra loro, sta creando le condizioni per la nascita di un cervello globale in cui la Terra potrà essere cosciente di se stessa.<ref>{{Cita libro|autore=Peter Russell|titolo=The Global Brain: The Awakening Earth in a New Century|anno=2007|editore=Floris Books; 3rd edition|città=Edinburgh|ISBN=978-0-86315-616-8}}</ref> Sempre più assimilabili alla dottrina [[New Age]], tali riflessioni troveranno ulteriore diffusione nei lavori della biologa Elisabet Sahtouris o nella futurologa e scrittrice Barbara Marx Hubbard, cofondatrice della Fondazione per l'Evoluzione Consapevole.
 
Nel 1995, sempre Joël de Rosnay all'interno della riflessione sviluppata in uno dei suoi libri, ''L'uomo, Gaia e il cibionte''<ref>{{Cita libro|autore= Joël De Rosnay |titolo= L'uomo, Gaia e il Cibionte|anno=1997|editore=Edizioni Dedalo |città=Bari|ISBN=978-88-220-0208-2}}</ref> conierà il neologismo cybionte per indicare un organismo ibrido, al tempo stesso biologico, elettronico e meccanico, costituito di uomini, città, centri informatici e macchine. Tale organismo dovrà vivere in una condizione di interazione permanente con i nuovi mezzi di elaborazione dell'informazione e della comunicazione audiovisiva. Ispirato dall'ipotesi Gaia, nel suo libro ''Cervello Globale: L'evoluzione della mente di massa dal Big Bang al XXI secolo'', Howard Bloom sostiene che il progressivo incremento di interconnessione tra ogni individuo del pianeta stia costituendo qualcosa di simile a un sistema neurale globale, il quale potrà a breve mostrare un comportamento cosciente. Bloom ha analizzato l'evoluzione dell'intelligenza collettiva a partire dalle prime forme batteriche di vita di milioni di anni fa per dimostrare come una intelligenza multispecie è sempre stata presente sin dagli esordi della vita.<ref name="ReferenceA"/>
 
Kevin Kelly, a tal proposito, parla di una sorta di mente globale che emergerà dall'unione tra cervelli umani e congegni capaci di autogoverno e di autoreplicazione.<ref>{{Cita libro|autore=Kevin Kelly|titolo= Out of Control: la nuova biologia delle macchine, dei sistemi sociali e dell'economia globale|anno=1996 |editore=Apogeo Editore |città=Milano|ISBN= 88-7303-182-X }}</ref> Tale convergenza sta facendo emergere sistemi più complessi capaci di evolversi come [[Rete telematica|network]] autoregolanti al di là di ogni autorità centralizzata. Kelly riprende questo argomento nel suo libro ''Quello che vuole la tecnologia'', dove conia il termine ''technium'' per designare quel sistema allargato, globale e interconnesso di creazioni che includono tutti i frutti dell'intelletto umano&nbsp;– come [[tecnologia]], [[arte]], [[cultura]], istituzioni sociali&nbsp;– in grado di autoalimentare la propria stessa forza generatrice.<ref>{{Cita libro|autore= Kevin Kelly |titolo=Quello che vuole la tecnologia |anno=2011 |editore= Codice edizioni|città=Torino|ISBN= 978-88-7578-184-2 }}</ref> Il technium sarebbe dunque un sistema autonomo che sottostà alle stesse leggi basilari e principi di autorganizzazione che hanno caratterizzato lo sviluppo biologico. Gli sviluppi tecnologici seguirebbero, dunque, percorsi inevitabili e il nostro modo di rapportarci ad essi dovrebbe essere simile al modo in cui ci rapportiamo all'evoluzione della natura.
 
Applicando le categorie evolutive della biologia ai processi di sviluppo tecnologico, lo studioso statunitense [[Raymond Kurzweil]] prevede l'avvento di un'epoca chiamata [[Singolarità tecnologica|Singolarità]], in cui sparirà ogni distinzione fra uomo e tecnologia, in quanto le macchine avranno raggiunto e superato le capacità di calcolo del pensiero umano e l'esistenza avrà talmente esteso il suo ambito di azione fisico e mentale nei domini dell'intelligenza non biologica da superare le limitazioni attuali della propria specie. Quello che emergerà sarà una super-intelligenza collettiva formata dalla fusione di intelligenza biologica e non biologica.<ref>{{Cita libro|autore= Raymond Kurzweil |titolo=La singolarità è vicina|anno=2008|editore= Apogeo|città=Milano|ISBN=88-503-2504-5}}</ref>
 
Un'applicazione del principio del cervello globale la troviamo nel progetto [[Principia Cybernetica]], ideato nel 1989 da Valentin Turchin e Cliff Jolysn e diffuso in Europa un anno dopo da Francis Heylighen. Si tratta di un tentativo di utilizzare le tecnologie informatiche per sviluppare una completa filosofia [[cibernetica]] ed evoluzionistica, basata sulla teoria dell'evoluzione darwiniana. La “filosofia” di base del PCP è - per molti versi - simile a quella di [[Transumanesimo|transumanisti]] ed [[Estropianesimo|estropici]]. Infatti, alla base di tutto esiste l'evoluzione naturale di tipo neodarwiniano (uno dei testi base è il famoso ''[[Il gene egoista]]'', di [[Richard Dawkins]]). Attraverso il processo di selezione emergono strutture stabili con sempre maggiore o adattamento all'ambiente. La tendenza dell'evoluzione è verso una “singolarità” tecnologica che porterà alla nascita di una nuova metastruttura basata su un Global Brain tramite una transizione di metasistema. L'attuale [[Internet]]/[[Web]] può essere visto in questa ottica come l'inizio di un sistema nervoso primitivo di questa nuova entità.
 
=== Intelligenza collettiva e dinamiche di gruppo ===
 
Molti studiosi hanno analizzato il modo in cui l'intelligenza collettiva contribuisce al trasferimento di conoscenza e potere dal singolo al collettivo. Il ricercatore informatico statunitense [[Douglas Engelbart]], nel suo famoso articolo ''Augmenting Human Intellect. A Conceptual Framework''<ref>{{Cita web |url=http://insitu.lri.fr/~mbl/ENS/FONDIHM/2012/papers/Englebart-Augmenting62.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=18 maggio 2016 |dataarchivio=5 giugno 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160605091739/http://insitu.lri.fr/~mbl/ENS/FONDIHM/2012/papers/Englebart-Augmenting62.pdf |urlmorto=sì }}</ref>, definisce l'intelligenza collettiva come una misura di quanto gli individui possano lavorare sui problemi importanti e sulle opportunità, in maniera collettiva, in modo dinamico e intelligente, nonché anticipare le occasioni e rispondere a una situazione, sfruttando la loro percezione collettiva, la memoria, l'intuizione, la pianificazione. Per determinare il valore dell'intelligenza collettiva, Engelbart propone il quoziente di intelligenza collettiva che è dato dal rapporto tra le capacità umane di comprensione e approfondimento, in rapporto alla complessità dei problemi. Obiettivo del ricercatore statunitense è immaginare mezzi che consentano di incrementare nel minor tempo possibile le capacità umane di intelligenza collettiva.
 
Il professore di filosofia David Skrbina utilizza il concetto di mente di gruppo, ispirandosi al concetto filosofico elaborato da [[Platone]] di [[panpsichismo]], ossia l'idea che la mente o la coscienza sia onnipresente ed esista in tutta la materia.<ref>{{Cita libro|autore=David F. Skrbina|titolo=Panpsychism in the West |anno=2007|editore=The MIT Press Cambridge|città=Massachusetts London, England|ISBN=0-262-69351-8}}</ref> Egli trae ispirazione per la sua idea di mente di gruppo da [[Thomas Hobbes]] nel suo ''[[Leviatano (Hobbes)|Leviatano]]'' e dalle tesi di [[Gustav Fechner]] sulla coscienza collettiva del genere umano.<ref>{{Cita libro|autore=Gustav Theodor Fechner|titolo=Anatomia comparata degli angeli|anno=2003|editore=Lampi di stampa|città=|p=21 e p. 80|ISBN=88-488-0288-5}}</ref> Egli cita Durkheim come il più importante sostenitore della coscienza collettiva e [[Teilhard de Chardin]] come un pensatore che ha sviluppato le implicazioni filosofiche di tale idea. Altro pioniere dell'intelligenza collettiva è stato [[Tom Atlee]], fondatore e direttore del Co-Intelligence Institute<ref>[http://www.co-intelligence.org/]</ref>. Lo studioso americano descrive l'intelligenza collettiva come una forma di intelligenza condivisa e integrata che si trova nell'uomo e intorno all'uomo. L'idea di Atlee è che tale intelligenza possa essere osservata e misurata. Per questo egli si pone l'obiettivo di individuare metodi che permettano di accrescerne il potenziale e la portata. Atlee è convinto che se la popolazione fosse in grado di gestire un maggior quantitativo di intelligenza collettiva, gli individui sarebbero in grado di co-creare un futuro con minori problemi sociali, economici, ambientali e cooperare per uno [[sviluppo sostenibile]] e un benessere collettivo crescente.<ref>{{Cita libro|autore=Tom Atlee|titolo=The Tao of Democracy: Using co-intelligence to create a world that works for all|url=https://archive.org/details/taoofdemocracyus0000toma|anno=2002|editore=BookSurge Publishing|città=|ISBN=1-59109-520-4}}</ref>
 
Ispirato dai lavori di Englebart e Atlee, il ricercatore di origine ungherese George Pór ha definito il fenomeno intelligenza collettiva come la capacità delle comunità umane di evolvere verso una maggiore complessità, ordine e l'armonia, attraverso meccanismi di innovazione come la differenziazione e l'integrazione, la concorrenza e la collaborazione.<ref>{{Cita libro |autore=George Por|capitolo=The Quest for Collective intelligence|curatore=Kazimierz Gozdz|titolo=Community Building: Renewing Spirit and Learning in Business|url=https://archive.org/details/communitybuildin00gozd|anno=1995|editore=New Leaders Press|città=San Francisco|ISBN=1-59109-520-4}}</ref> Pór descrive le organizzazioni sociali come organismi umani, il cui sistema nervoso è composto dalle reti di comunicazioni e conversazioni attivate. Tali organizzazioni svolgono principalmente quattro funzioni: a) favoriscono lo scambio e il flusso di informazioni tra i sottoinsiemi dell'organismo e l'ambiente; b) facilitano il coordinamento delle azioni dei diversi componenti; c) incrementano la memoria dell'organizzazione mediante l'archiviazione e il recupero dei dati in base alle esigenze dell'organizzazione; d) sostengono lo sviluppo di nuove competenze e comportamenti efficaci. Tale visione è diventata tangibile grazie all'attuale evoluzione di [[Internet]] e ha portato alla realizzazione delle quattro funzioni da lui precedentemente indicate. Per questo, egli ha fondato la Community Intelligence Ltd. che si pone l'obiettivo di coltivare e diffondere l'intelligenza collettiva.
 
Nella visione di Atlee e Pór, così come di altri studiosi quali [[Cliff Joslyn]] o [[Ron Dembo]], l'intelligenza collettiva è un particolare modo di funzionamento dell'intelligenza che supera tanto il pensiero di gruppo (e le relative tendenze al [[conformismo]]) quanto la cognizione individuale, permettendo a una comunità di cooperare mantenendo prestazioni intellettuali affidabili. La possibilità di massimizzare l'intelligenza collettiva dipende dalla capacità di un'organizzazione di accettare e sviluppare il "consiglio aureo", consistente in qualsiasi [[input]] potenzialmente utile, proveniente da qualsiasi membro. Le dinamiche di gruppo tuttavia spesso ostacolano l'intelligenza collettiva, limitando gli input a pochi individui o filtrando potenziali consigli aurei senza svilupparli pienamente fino all'implementazione. Molti critici evidenziano inoltre come spesso cattive idee, incomprensioni, e concetti sbagliati siano ampiamente supportati, e che la strutturazione del processo decisionale dovrebbe favorire esperti che sono presumibilmente meno proni al voto casuale o disinformato in un dato contesto. Per questo, a un livello pratico, l'abilità della facilitazione di gruppo si è sviluppata fin dagli anni novanta in una professione che consiste nell'assistere un gruppo ottimizzando i processi e stimolando la creatività durante il processo decisionale. Le ricerche hanno mostrato che i gruppi coadiuvati da un facilitatore giungono infatti a decisioni migliori rispetto a quelli non facilitati.
 
Nel 2001 Tadeusz M. Szuba, dell'[[Università della scienza e della tecnologia di Cracovia]] in Polonia, propone un modello formale per il fenomeno dell'intelligenza collettiva. Secondo il professore polacco, l'intelligenza collettiva può essere intesa alla stregua di un processo computazionale inconscio, casuale, parallelo e distribuito, eseguito con logica matematica dalla struttura sociale. In questo modello, esseri e informazioni sono modellati come molecole di informazioni astratte che portano un'espressione di logica matematica. Essi si dispongono quasi-casualmente a causa della loro interazione con i loro ambienti nello spazio computazionale astratto, creando processi di inferenza che percepiamo come intelligenza collettiva. Questa teoria permette una definizione formale di intelligenza collettiva come proprietà della struttura sociale e funzionerebbe per un ampio spettro di esseri, dalle colonie batteriche fino alle strutture sociali umane. Essa fornirebbe inoltre una spiegazione diretta di diversi fenomeni sociali. A partire da tale modello di intelligenza collettiva, è stata fornita un'interpretazione di QiS|QIS (QI sociale) come funzione di probabilità su tempo e dominio di inferenze a N-elementi che riflettono le attività di inferenza della struttura sociale.<ref>{{Cita libro|autore=Tadeusz Szuba|titolo=Computational Collective Intelligence|anno=2001|editore=John Wiley & Sons|città=New York|ISBN=978-0-471-34966-2}}</ref>
 
[[Robert David Steele]], nel suo libro ''Intelligence. Spie e segreti in un mondo aperto'', definisce i cittadini come “intelligence minutement”, ossia cittadini pronti a combattere per l'Intelligence, che attingono esclusivamente a fonti informative etiche e legali per creare una vera e propria intelligenza pubblica che serve a fare in modo che funzionari pubblici e istituzioni si mantengano onesti.<ref>{{Cita libro|autore=Robert David Steele|titolo=Intelligence. Spie e segreti in un mondo aperto|anno=2002|editore=Rubbettino Editore|città=Soveria Mannelli|ISBN=978-88-498-0230-6}}</ref>
 
Secondo [[Don Tapscott]] e [[Anthony D. Williams (scrittore)|Anthony D. Williams]], l'intelligenza collettiva è la collaborazione di massa. Affinché essa possa avverarsi, è necessario che siano rispettati quattro principi: a) ''l'apertura'' determina un cambiamento culturale in virtù del quale le imprese stanno iniziando ad avere confini meno netti e definiti e, nello stesso tempo, fanno riferimento anche a risorse esterne in grado di apportare nuove competenze; b) il ''peering'' indica una forma aggregativa in cui i singoli membri si scambiano materiale e informazioni che possono essere poi continuamente rivisti e migliorati da tutti i partecipanti e rimessi continuamente in circolo per nuovi sviluppi; c) la ''condivisione'' si riferisce al fenomeno per cui le imprese mettono a disposizione gran parte del loro patrimonio intellettuale per permetterne un più rapido sviluppo; d) l'''azione globale'' sta ad indicare la necessità che le imprese, in un mondo in cui ormai i confini geografici non esistono più, devono sapere sfruttare le potenzialità della tecnologia ed attingere risorse ove queste si rendano disponibili.<ref>{{Cita libro|autore1=Don Tapscott|autore2=Anthony D. Williams|titolo=Wikinomics 2.0. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo|anno=2007|editore=Edizioni Rizzoli|città=Milano|ISBN=88-17-03894-6}}</ref>
 
=== Esempi di applicazione ===
 
Nell'arco di questi ultimi decennio la discussione sull'intelligenza collettiva si è andata ad intrecciare con altre questioni a essa legate, come la politica e il settore dell'organizzazione, la gestione dei processi decisionali, i meccanismi dell'apprendimento, l'[[intelligenza artificiale]], lo sviluppo di [[Internet]]. In campo economico, ad esempio, è stato coniato il termine di [[Capitale intellettuale#Capitale organizzativo|capitale organizzativo]] per riferirsi a un patrimonio di competenze, conoscenze e relazioni che esistono al di là dei singoli individui che compongono l'organizzazione, come un'impresa (i brevetti), una squadra di calcio (il collettivo, lo spogliatoio), un partito (le idee condivise).<ref>{{Cita libro|autore=Paolo Magrassi|titolo=Digitalmente confusi. Capire la rivoluzione o subirla|anno=2011|editore=Franco Angeli|città=Milano|p=251|ISBN=978-88-568-3382-9}}</ref>
 
Nell'ambito della politica, i [[Partito politico|partiti]] possono essere considerati esempi di intelligenza collettiva, poiché mobilitano grandi numeri di persone per governare, scegliere candidati, finanziare e condurre [[Campagna elettorale|campagne elettorali]]. [[Esercito|Eserciti]], [[Sindacato|sindacati]] e aziende, pur focalizzandosi su preoccupazioni più limitate, possono soddisfare alcune definizioni di intelligenza collettiva genuina, sebbene le definizioni più rigorose richiederebbero una capacità di rispondere a condizioni arbitrarie senza dover sottostare a ordini o ad una guida da parte di una specifica “[[legge]]” o di “clienti” che ne limiterebbero fortemente l'azione. Un interessante propositore di questa visione rigorosa è [[Al Gore]], il candidato democratico alla presidenza degli [[Stati Uniti d'America|USA]] nel 2000, che fece notare come lo scopo della nazione doveva essere quello di scatenare l'intelligenza collettiva così come il mercato aveva scatenato la produttività collettiva.<ref>{{Cita libro|autore=Al Gore|titolo=The Assault on Reason: How the Politics of Blind Faith Subvert Wise Decision-Making|anno=2012|editore=A&C Black|città=|p=251|ISBN=1-4088-3580-0}}</ref>
 
Un altro esempio di tale visione politica lo ritroviamo espresso nei Quattro Pilastri del Partito Verde, che costituiscono le fondamenta di un processo di [[Metodo del consenso|consenso]] per la formazione delle politiche del partito verde o di movimenti alleati. Ciò si è rivelato di grande successo nell'organizzare i [[Global Greens]], per partecipare ad elezioni assieme a partiti più radicati, che si appellano a gruppi di interesse.
 
Uno dei più famosi esempi di applicazione politica del concetto di intelligenza collettiva è il Global Futures Collective Intelligence System (GFIS) creato da The Millennium Project nel 2012. Esso permette di partecipare e avere accesso a tutte le risorse del The Millennium Project, una rete internazionale di ricerca sul futuro con circa 60 “nodi” sparsi nel mondo. Acquistando un abbonamento, è possibile interagire con tutti i nodi del sistema, proporre suggerimenti, avviare discussioni con esperti di tutto il mondo, avere accesso ad informazioni. Il testo utilizza le traduzioni di [[Google]] in cinquantadue lingue.
 
Un'altra applicazione dell'Intelligenza Collettiva è la piattaforma UNUM, sviluppata da Louis Rosenger, considerato un pioniere negli studi sulla realtà aumentata e fondatore della società californiana Immersion Corp. Si tratta di una piattaforma che permette a gruppi di utenti collegati in rete - chiamati anche “sciami umani” - di rispondere in modo collettivo e in tempo reale a determinate questioni, prendere decisioni o risolvere dilemmi all'interno di sistemi dinamici unificati, in pochi secondi.<ref>{{Cita web|url=https://mitpress.mit.edu/sites/default/files/titles/content/ecal2015/ch117.html|titolo=Human Swarms, a real-time method for collective intelligence|autore=Louis B. Rosenberg|data=20 luglio 2015|accesso=13 maggio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151027132802/https://mitpress.mit.edu/sites/default/files/titles/content/ecal2015/ch117.html|dataarchivio=27 ottobre 2015|urlmorto=sì}}</ref> Modellata sull'esempio degli sciami biologici, la piattaforma UNUM consente a gruppi online di lavorare in sincronia in tempo reale, esplorando in modo collaborativo i processi decisionali e convergendo sulle soluzioni migliori in pochi secondi.I ricercatori dell'intelligenza artificiale si sono ispirati ad uccelli e api per realizzare un sistema che permetta ai partecipanti umani di comportarsi come una vera e propria intelligenza collettiva unificata, realizzando previsioni su eventi come gli [[Premio Oscar|Academy Awards]], il [[Super Bowl]] e le finali [[NBA]].<ref>{{Cita web|url=http://news.discovery.com/human/life/swarms-of-humans-power-a-i-platform-150603.htm|titolo=Swarms of Humans Power A.I. Platform|autore=Renee Morad|data=2015|accesso=|dataarchivio=21 giugno 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150621165834/http://news.discovery.com/human/life/swarms-of-humans-power-a-i-platform-150603.htm|urlmorto=sì}}</ref>
 
Nel [[2011]] nasce all'[[Università di Bologna]] il progetto Comuni-Chiamo che utilizza l'intelligenza collettiva (più precisamente la "saggezza della folla") al fine di ottimizzare le decisioni degli enti locali.
 
Il Center for Collective Intelligence al [[Massachusetts Institute of Technology]] (MIT) di Boston ha invece svolto una ricerca sul fattore C, ossia il numero minimo di persone necessario perché un gruppo sviluppi intelligenza collettiva. In uno studio del 2010 pubblicato su ''[[Science]]'', gli autori hanno dimostrato che tale fattore non aveva nulla a che fare con l'intelligenza dei singoli né con la loro motivazione al compito. Era invece correlato con tre caratteristiche: a) grado di sensibilità sociale dei membri del gruppo, ovvero la capacità di dedurre stati emotivi complessi a partire dagli occhi delle persone; b) la distribuzione equa della responsabilità quando si trattava di prendere una decisione: i gruppi nei quali uno o due persone dominano la conversazione sono, in media, meno intelligenti di quelli dove invece la partecipazione è più equamente distribuita; c) la percentuale di donne tra i membri del gruppo: i gruppi con un maggior numero di donne si dimostrano più intelligenti di quelli con una bassa componente femminile. La differenza è dovuta al fatto che le donne, in media, sono più empatiche e percettive degli uomini.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Anita Williams Woolley, Christopher F. Chabris, Alex Pentland, Nada Hashmi, Thomas W. Malone|data=2010|titolo=Evidence for a Collective Intelligence Factor in the Performance of Human Groups|rivista=Science|volume=330|numero=6004|pp=686-688|doi=10.1126/science.1193147}}</ref>
 
Nell'ambito delle dinamiche di apprendimento, l'intelligenza collettiva trova una sua applicazione nei Learned-generated context. Essi possono essere descritti come ambienti di apprendimento in cui un gruppo di utenti in maniera collaborativa organizza tutte le risorse a disposizione per creare un ambiente di apprendimento che soddisfi le proprie esigenze. I LGC rappresentano quindi comunità ideali che facilitano il coordinamento dell'azione collettiva all'interno di un ambiente di fiducia spesso mediato dalle nuove tecnologie. In tal senso condividono obiettivi e finalità molto simili ad altri fenomeni come i [[Contenuto generato dagli utenti|contenuti generati dagli utenti]] (UGC), le [[risorse didattiche aperte]] (OER), i sistemi di apprendimento distribuito e le [[comunità di pratica]].<ref>{{Cita libro|autore=Rosemary Luckin|titolo=Understanding Learning Contexts as Ecologies of Resources: From the Zone of Proximal Development to Learner Generated Contexts In T. Reeves & S. Yamashita (Eds.),Proceedings of E-Learn: World Conference on E-Learning in Corporate, Government, Healthcare, and Higher Education 2006 (pp. 2195-2202)|anno=2006|editore=Association for the Advancement of Computing in Education (AACE)|città=Chesapeake, VA:|ISBN=978-1-880094-60-0}}</ref>
 
Un esempio di LGC è offerto da [[Wikipedia]], in cui gli utenti collaborano unendo le loro conoscenze in uno spazio di intelligenza condivisa. Tale sistema enciclopedico universale si fonda sulla collaborazione collettiva per la copertura completa e il più accurata possibile di qualsiasi branca dello scibile umano, obiettivo difficilmente realizzabile per un singolo individuo.<ref>{{Cita web|url=https://iris.unito.it/retrieve/handle/2318/26754/3013/La%20gestione%20della%20conoscenza%20-%20il%20caso%20di%20Wikipedia_4aperto.pdf|titolo=La&nbsp;gestione&nbsp;della&nbsp;conoscenza&nbsp;nella&nbsp;società dell'informazione:&nbsp;il&nbsp;caso&nbsp;di&nbsp;Wikipedia|autore=Luciano&nbsp;Paccagnella|data=2007|accesso=}}</ref>
 
In ambito di comunicazione e pubblicità un esempio di applicazione del concetto di intelligenza collettiva è offerto dal fenomeno del [[crowdsourcing]], ossia una modalità di [[business]] attraverso la quale le aziende o le istituzioni affidano ad un insieme distribuito di persone - la "crowd" (folla), di solito riunita in comunità online o attorno ad un'apposita [[World Wide Web|piattaforma web]] - la risoluzione di problemi, lo sviluppo di progetti o di attività riguardanti l'azienda stessa. La comunità si scambia idee, opinioni, pareri, discute e fornisce una serie di soluzioni, che vengono valutate, modificate, migliorate dal gruppo stesso, finché non si giunge ad un risultato condiviso, che viene poi &nbsp;proposto all'istituzione o all'individuo che ha inizialmente sottoposto il problema<ref>{{Cita libro|autore=Jeff Howe|titolo=Crowdsourcing. Il valore partecipativo come risorsa per il futuro del business|anno=2010|editore=Luca Sossella Editore|città=Bologna|ISBN=88-89829-87-7}}</ref>.
 
Imprese e istituzioni online utilizzano l'intelligenza collettiva per superare alcune caratteristiche del [[marketing]] tradizionale. Pur essendoci una mancanza di letteratura adeguata su questo argomento, quella esistente dimostra come imprese del Web 2.0 quali [[Google]] o [[Flickr]] si differenzino per capacità competitiva grazie alla predominanza dii una logica di ragnatela che connette gli utenti e che fa decadere qualsiasi possibile gerarchizzazione dall'alto, garantendo una maggiore capacità di innovazione, complementarità ed efficienza.<ref>{{Cita libro|autore=Sang M. Lee|titolo=Success factors of platform leadership in web 2.0 service business.|anno=2010|editore=Service Business 4.2|città=|pp=89-103}}</ref> Uno sbocco estremamente promettente per le aziende è il ''collaborative marketing'', che riguarda la creazione di comunità strutturate di utenti, aperte o chiuse, controllate e gestite che lavorano, anche inconsapevolmente, alla definizione delle caratteristiche di un nuovo progetto o anche alla costruzione della reputazione di un [[marchio]] o di un prodotto.
 
Imprese e istituzioni online utilizzano l’intelligenza collettiva per superare alcune caratteristiche del marketing tradizionale. Pur essendoci una mancanza di letteratura adeguata su questo argomento, quella esistente dimostra come imprese del Web 2.0 quali [[Google]] o [[Flickr]] si differenzino per capacità competitiva grazie alla predominanza dii una logica di ragnatela che connette gli utenti e che fa decadere qualsiasi possibile gerarchizzazione dall'alto, garantendo una maggiore capacità di innovazione, complementarietà ed efficienza.<ref>{{Cita libro|autore=Lee,Sang M.|titolo=Success factors of platform leadership in web 2.0 service business.|anno=2010|editore=Service Business 4.2|città=|p=|pp=89-103|ISBN=}}</ref> Uno sbocco estremamente promettente per le aziende è il ''collaborative marketing'', che riguarda la creazione di comunità strutturate di utenti, aperte o chiuse, controllate e gestite che lavorano, anche inconsapevolmente, alla definizione delle caratteristiche di un nuovo progetto o anche alla costruzione della reputazione di un marchio o di un prodotto.
== Intelligenza collettiva e nuovi media ==
I nuovi media sono spesso associati alla promozione e alla valorizzazione dell'intelligenza collettiva. La loro capacità di archiviare e recuperare facilmente le informazioni, prevalentemente attraverso banche dati e Internet, consente loro di essere condivise senza difficoltà. Così, attraverso l'interazione con i nuovi media, la conoscenza si raggiunge facilmente passando da una fonte all’altra e dando vita a forme di intelligenza collettiva.
 
[[File:Janet flash mob.png|upright=1.4|thumb|Il flash mob può essere considerato un esempio di intelligenza collettiva|sinistra]]
A partire dalla riflessione di Levy, [[Derrick_de_Kerckhove|Derrick De Kerckhove]] ha sviluppato la teoria dell’intelligenza connettiva per sottolineare soprattutto l’importanza della connessione, del collegamento, della messa in relazione delle intelligenze: mentre l’intelligenza collettiva rappresenta una aspirazione di stampo umanistico dall’ampio respiro, l’intelligenza connettiva fa maggior riferimento alla “pratica concreta” della moltiplicazione” delle intelligenze, favorita appunto dalla connessione. Ma, al di là delle differenze, quello che accomuna i due concetti riguarda la constatazione che l'epoca della rete consente una diversa e produttiva mobilitazione delle singole competenze che permette agli esseri umani di interagire e di condividere e collaborare con facilità e velocità (Flew 2008). Clay Shirky, noto studioso dei fenomeni della rete, ha sostenuto che grazie all'innovazione tecnologica, gran parte delle barriere che limitavano l’azione di gruppo è crollata, e senza questi ostacoli le persone sono maggiormente libere di esplorare nuovi modi di aggregarsi e di portare a termine compiti
complessi, al di fuori del contesto tradizionale delle istituzioni e delle organizzazioni.
 
I nuovi media sono spesso associati alla promozione e alla valorizzazione dell'intelligenza collettiva. La loro capacità di archiviare e recuperare facilmente le informazioni, prevalentemente attraverso banche dati e Internet, consente loro di essere condivise senza difficoltà. Così, attraverso l'interazione con i nuovi media, la conoscenza si raggiunge facilmente passando da una fonte all'altra e dando vita a forme di intelligenza collettiva.
Queste possibilità neo-organizzative di condivisione, collaborazione e ed azione collettiva hanno dato vita a fenomeni come quello degli ''Smart mobs''. Termine coniato da [[Howard_Rheingold|Howard Rheingold]], gli smart mobs o folle intelligenti sono raggruppamenti di persone che grazie alla rapidità di comunicazione permessa dai dispositivi wi-fi, riescono a coordinarsi in assenza di leader verso obiettivi unitari, come azioni di protesta o performance ludiche (i [[Flash_mob|Flash Mob]]); secondo Rheingold, esse possono costituire un nuovo soggetto del cambiamento politico, come dimostrano i casi dei movimenti acefali anti-globalizzazione o del gruppo di attivisti anti-censura che si riconosce sotto il nome di massa [[Anonymous]]<ref>{{Cita libro|autore=Howard Rheingold|titolo= Smart mobs: tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima ventura|anno=2003|editore=Raffaello Cortina Editore |città=Milano|p=|pp=|ISBN= 8870788415 }}</ref>.
 
A partire dalla riflessione di Levy, [[Derrick de Kerckhove|Derrick De Kerckhove]] ha sviluppato la teoria dell'intelligenza connettiva per sottolineare soprattutto l'importanza della connessione, del collegamento, della messa in relazione delle intelligenze: mentre l'intelligenza collettiva rappresenta un'aspirazione di stampo umanistico dall'ampio respiro, l'intelligenza connettiva fa maggior riferimento alla “pratica concreta” della moltiplicazione” delle intelligenze, favorita appunto dalla connessione. De Kerckhove insiste cioè sul carattere aperto del concetto di intelligenza connettiva rispetto all'immagine di contenitore chiuso a cui rimanderebbe l'intelligenza collettiva.<ref>{{Cita libro|autore=Derrick de Kerckhove|titolo=Connected Intelligence: The Arrival of the Web Society|url=https://archive.org/details/connectedintelli0000deke_q7p5|anno=1998|editore=Kogan page Ltd.|città=London|ISBN=0-7494-2780-9}}</ref> Ma, al di là delle differenze, quello che accomuna i due concetti riguarda la constatazione che l'epoca della rete consente una diversa e produttiva mobilitazione delle singole competenze che permette agli esseri umani di interagire e di condividere e collaborare con facilità e velocità. [[Clay Shirky]], noto studioso dei fenomeni della rete, ha sostenuto che grazie all'innovazione tecnologica, gran parte delle barriere che limitavano l'azione di gruppo è crollata, e senza questi ostacoli le persone sono maggiormente libere di esplorare nuovi modi di aggregarsi e di portare a termine compiti complessi, al di fuori del contesto tradizionale delle istituzioni e delle organizzazioni.<ref>{{Cita libro|autore=Clay Shirky|titolo=Uno per uno, tutti per tutti. Il potere di organizzare senza organizzare|anno=2009|editore=Codice Edizioni|città=Torino|ISBN=88-7578-124-9}}</ref>
Il teorico dei media [[Henry Jenkins]] ha elaborato il suo concetto di cultura convergente proprio a partire dalla teoria dell'intelligenza collettiva. Secondo lo studioso americano, l'intelligenza collettiva che si afferma nel cyberspazio sta portando alla nascita di culture partecipative che sono l'opposto di quelle del consumo dei media in quanto strutturano nuovi ruoli di produzione della conoscenza che valorizzano i contenuti prodotti amatorialmente e quelli di nicchia, la messa in comune di esperienze, la creazione di legami di vicinanza e prossimità<ref>{{Cita libro|autore=Giovanni Boccia Artieri|titolo= Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network Society|anno=2012|editore=Franco Angeli|città=Milano|p=|pp=|ISBN=9788820402945 }}</ref>. All'interno di un ambiente in cui i linguaggi di massa dei media mainstream entrano in risonanza con pratiche individuali e collettive, l'intelligenza collettiva diventa una risorsa alternativa al potere dei media e delle strutture istituzionali della conoscenza. Jenkins osserva, ad esempio, il modo in cui le persone partecipano ai processi di apprendimento che avvengono al di fuori delle strutture educative formali. Mentre tali processi si avvalgono di logiche collaborative, le scuole tradizionali sembrano ancora promuovere vecchi modelli basati esclusivamente sull'apprendimento individuale guidato dall'alto. Riprendendo il pensiero di Levy, Jenkins sostiene che l'intelligenza collettiva è importante per la democratizzazione, la condivisione collettiva delle idee, le forme di apprendimento cooperativo e, in generale, una migliore comprensione della nostra società.
 
Queste possibilità neo-organizzative di condivisione, collaborazione e azione collettiva hanno dato vita a fenomeni come quello degli ''Smart mobs''. Termine coniato da [[Howard Rheingold]], gli smart mobs o folle intelligenti sono raggruppamenti di persone che grazie alla rapidità di comunicazione permessa dai dispositivi wi-fi, riescono a coordinarsi in assenza di leader verso obiettivi unitari, come azioni di protesta o performance ludiche (i [[Flash mob|Flash Mob]]); secondo Rheingold, esse possono costituire un nuovo soggetto del cambiamento politico, come dimostrano i casi dei movimenti acefali anti-globalizzazione o del gruppo di attivisti anti-censura che si riconosce sotto il nome di massa [[Anonymous]].<ref>{{Cita libro|autore=Howard Rheingold|titolo= Smart mobs: tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima ventura|anno=2003|editore=Raffaello Cortina Editore |città=Milano|ISBN= 88-7078-841-5 }}</ref>
David Weingerber sostiene che l’enorme e potenzialmente illimitata massa di opinioni connesse in rete costituisce quella lui chiama l’expertise delle nuvole. La Rete, ampia, aperta e trasparente, consente una nuova forma di competenza nebulizzata che corrisponde bene al concetto di intelligenza collettiva. Come afferma l'autore nel suo libro ''La stanza intelligente'', in un mondo collegato in rete la conoscenza non vive nei libri o nelle teste ma nella rete stessa. Internet piuttosto consente ai gruppi di sviluppare idee meglio di quanto possa farlo ogni individuo; questo sposta la conoscenza dalla testa dei singoli all’interconnessione del gruppo.
 
Il teorico dei media [[Henry Jenkins]] ha elaborato il suo concetto di [[Convergenza (multimedialità)|cultura convergente]] proprio a partire dalla teoria dell'intelligenza collettiva.<ref>{{Cita libro|autore=Henry Jenkins|titolo=Cultura Convergente|anno=2007|editore=Apogeo|città=Milano|ISBN=88-387-8776-X}}</ref> Secondo lo studioso americano, l'intelligenza collettiva che si afferma nel [[cyberspazio]] sta portando alla nascita di [[Cultura partecipativa|culture partecipative]] che sono l'opposto di quelle del consumo dei media in quanto strutturano nuovi ruoli di produzione della conoscenza che valorizzano i contenuti prodotti amatorialmente e quelli di nicchia, la messa in comune di esperienze, la creazione di legami di vicinanza e prossimità.<ref>{{Cita libro|autore=Giovanni Boccia Artieri|titolo= Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network Society|anno=2012|editore=Franco Angeli|città=Milano|ISBN=978-88-204-0294-5 }}</ref> All'interno di un ambiente in cui i linguaggi di massa dei media mainstream entrano in risonanza con pratiche individuali e collettive, l'intelligenza collettiva diventa una risorsa alternativa al potere dei media e delle strutture istituzionali della conoscenza. Jenkins osserva, ad esempio, il modo in cui le persone partecipano ai processi di apprendimento che avvengono al di fuori delle strutture educative formali. Mentre tali processi si avvalgono di logiche collaborative, le scuole tradizionali sembrano ancora promuovere vecchi modelli basati esclusivamente sull'apprendimento individuale guidato dall'alto. Riprendendo il pensiero di Levy, Jenkins sostiene che l'intelligenza collettiva è importante per la democratizzazione, la condivisione collettiva delle idee, le forme di apprendimento cooperativo e, in generale, una migliore comprensione della nostra società.
== Intelligenza collettiva e Web 2.0 ==
I principi di collaborazione, condivisione, interazione sociale, culturale e professionale che caratterizzano l'architettura del Web 2.0 sono ispirati alla teoria dell'intelligenza collettiva, secondo cui sono gli utenti a creare valore, intrecciando reti e collaborazioni in maniera spontanea. Fenomeni come blog, wiki, filesharing, feed RSS possono essere considerati tutti esempi di una intelligenza collettiva che emerge in presenza di una massa critica di individui che partecipano a un processo che permette loro di agire da filtro, scegliere i contenuti qualitativamente più pertinenti, promuovere lo sviluppo di sistemi di reputazione e valorizzazione delle risorse più valide attraverso link, segnalazioni e recensioni su motori di ricerca, condivisione delle proprie esperienze su weblog o forum di discussione. Le piattaforme della rete diventano così comunità di pratiche fondate su meccanismi di trasparenza e fiducia online<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Granieri|titolo= La società digitale|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bar|p=|pp=|ISBN=88-420-8047-0 }}</ref>..
Uno degli esempi più significativi di partecipazione e collaborazione che stanno alla base del web 2.0 è Wikipedia. L'applicazione delle teorie dell'intelligenza collettiva su Wikipedia è legato non solo alla cultura partecipativa che muove gli utenti alla pubblicazione e all'editing di contenuti in maniera collaborativa, ma all'uso di standard aperti e open source come wiki.
 
[[David Weinberger]] sostiene che l'enorme e potenzialmente illimitata massa di opinioni connesse in rete costituisce quella lui chiama l'''expertise delle nuvole''. La Rete, ampia, aperta e trasparente, consente una nuova forma di competenza nebulizzata che corrisponde bene al concetto di intelligenza collettiva. Come afferma l'autore nel suo libro ''La stanza intelligente'', in un mondo collegato in rete la conoscenza non vive nei libri o nelle teste ma nella rete stessa. Internet piuttosto consente ai gruppi di sviluppare idee meglio di quanto possa farlo ogni individuo; questo sposta la conoscenza dalla testa dei singoli all'interconnessione del gruppo.<ref>{{Cita libro|autore=David Weinberger|titolo=La stanza intelligente: La conoscenza come proprietà della rete|anno=2012|editore=Codice Edizioni|città=Torino|ISBN=978-88-7578-316-7}}</ref>
Altre applicazioni del Web 2.0 che usano l'intelligenza collettiva sono tutti quei sistemi che si fondano sul principio della folksonomy, ossia utilizzano l'input degli utenti per categorizzare dei contenuti superando la rigidità delle tassonomie tradizionali, spesso inadeguate a rappresentare realtà dinamiche, in favore di meccanismi di classificazione costruiti dal basso. Applicazioni di social bookmarking Web 2.0 come flickr del.icio.us devono il loro successo proprio a questa intuizione, lasciando libertà agli utenti di utilizzare un sistema di categorizzazione collaborativo che si basa su parole chiave scelte liberamente, meglio note come "tag". Siti di informazione specializzati come il Digital Photography Review o Camera Labs sono esempi di intelligenza collettiva: chiunque può accedere alle loro piattaforme e contribuire ad alimentare la conoscenza condivisa, distribuendo le proprie competenze.
 
=== Intelligenza collettiva e Web 2.0 ===
 
I principi di collaborazione, condivisione, interazione sociale, culturale e professionale che caratterizzano l'architettura del [[Web 2.0]] sono ispirati alla teoria dell'intelligenza collettiva, secondo cui sono gli utenti a creare valore, intrecciando reti e collaborazioni in maniera spontanea. Fenomeni come [[blog]], [[wiki]], [[File sharing|filesharing]], [[RSS|feed RSS]] possono essere considerati tutti esempi di un'intelligenza collettiva che emerge in presenza di una massa critica di individui che partecipano a un processo che permette loro di agire da filtro, scegliere i contenuti qualitativamente più pertinenti, promuovere lo sviluppo di sistemi di reputazione e valorizzazione delle risorse più valide attraverso link, segnalazioni e recensioni su motori di ricerca, condivisione delle proprie esperienze su weblog o forum di discussione. Le piattaforme della rete diventano così comunità di pratiche fondate su meccanismi di trasparenza e fiducia online.<ref>{{Cita libro|autore=Giuseppe Granieri|titolo= La società digitale|url=https://archive.org/details/lasocietadigital0000gran|anno=2006|editore=Laterza|città=Roma-Bar|ISBN=88-420-8047-0 }}</ref> Uno degli esempi più significativi di partecipazione e collaborazione che stanno alla base del web 2.0 è Wikipedia. L'applicazione delle teorie dell'intelligenza collettiva su Wikipedia è legato non solo alla cultura partecipativa che muove gli utenti alla pubblicazione e all'editing di contenuti in maniera collaborativa, ma all'uso di standard aperti e [[open source]] come wiki.
 
Altre applicazioni del Web 2.0 che usano l'intelligenza collettiva sono tutti quei sistemi che si fondano sul principio della [[Folksonomia|folksonomy]], ossia utilizzano l'input degli utenti per categorizzare dei contenuti superando la rigidità delle tassonomie tradizionali, spesso inadeguate a rappresentare realtà dinamiche, in favore di meccanismi di classificazione costruiti dal basso. Applicazioni di [[social bookmarking]] Web 2.0 come [[delicious]] devono il loro successo proprio a questa intuizione, lasciando libertà agli utenti di utilizzare un sistema di categorizzazione collaborativo che si basa su parole chiave scelte liberamente, meglio note come [[Tag (metadato)|tag]]. Siti di informazione specializzati come il Digital Photography Review o Camera Labs sono esempi di intelligenza collettiva: chiunque può accedere alle loro piattaforme e contribuire ad alimentare la conoscenza condivisa, distribuendo le proprie competenze.
 
== Critiche ==
L'informatico e saggista statunitense [[Jaron Lanier]] ha criticato aspramente il paradigma culturale ottimista racchiuso nel concetto di [[saggezza della folla]] teorizzato da James Surowiecki e ispirato a quello di intelligenza collettiva, in cui si sostiene che il prodotto intellettuale di un gruppo sia quasi sempre migliore dei prodotti intellettuali dei singoli. Lanier critica l'attuale trend dell'[[Contenuto aperto|open-content]] etichettandolo come maoismo digitale. Secondo Lanier, la sedicente rivoluzione dal basso portata avanti dalle piattaforme del Web 2.0 in realtà rischia di trasformarsi in una dittatura della maggioranza, in cui la massa ha sempre ragione. In tal senso, egli ritiene Wikipedia un'aberrazione fondata sulla leggenda che il sapere collettivo delle folle indistinte che agiscono in rete sia inevitabilmente superiore alla conoscenza del singolo esperto e che la quantità di informazioni, superata una certa soglia, sia destinata a trasformarsi automaticamente in qualità.<ref>{{Cita libro|autore=Jaron Lanier|titolo= Tu non sei un gadget|anno=2010|editore=Mondadori|città=Milano|ISBN=978-88-04-60193-7}}</ref>
Gli scettici sono più inclini a credere che i rischi di danno fisico (e di azione fisica) siano alla base dell'unione tra gli individui e più portati a enfatizzare la capacità di un gruppo a intraprendere l'azione e a sopportare il danno come una fluida [[mobilitazione di massa]] rassegnandosi ai danni nello stesso modo in cui un corpo si rassegna alla perdita di poche cellule. Questa corrente di pensiero è più ovvia all'interno del [[No global|movimento anti-globalizzazione]], ed è caratterizzata dai lavori di [[John Zerzan]], [[Carol Moore]], e [[Starhawk]], che solitamente non tengono in considerazione gli accademici.
Inoltre, se da un lato l'utilizzo [[open source]] dei contenuti culturali può favorire la rielaborazione creativa e la velocità di diffusione di un'idea, allo stesso tempo esso potrebbe portare ad una sostanziale svalutazione dei contenuti, trasformandoli in un magma indistinto che renderebbe irrilevanti le identità degli autori e il loro contesto storico.
Questi teorici sono più inclini a fare riferimento alla saggezza ecologica e collettiva, e al ruolo del [[processo del consenso]] nel fare distinzioni ontologiche, piuttosto che a qualsiasi forma di intelligenza in quanto tale, che essi sostengono spesso non esistere o essere mero ingegno.
 
A tal proposito, Andrew Keen sostiene che strumenti user generated quali blog e Wikipedia, celebrando la pratica amatoriale più della competenza professionale, rischiano di portare ad un eccessivo livellamento e ad una certa confusione sul concetto di autore. Keen nota come Wikipedia, l'enciclopedia editata dall'intelligenza collettiva, innalzi l'amatore a una posizione di prominenza che eccede quella degli esperti salariati che fanno il loro lavoro per denaro.<ref>{{Cita libro|autore=Andrew Keen|titolo= Dilettanti.com. Come la rivoluzione del Web 2.0 sta uccidendo la nostra cultura e distruggendo la nostra economia|anno=2009|editore=De Agostini Editore|città=Roma|ISBN=978-88-418-5763-2}}</ref>
I feroci critici su basi etiche dell'intelligenza artificiale sono inclini a promuovere metodi di costruzione della saggezza collettiva, ad es. i [[Neotribalismo|nuovi tribalisti]] o i [[Gaia (pianeta)#Gaiani|Gaiani]].
 
Se questi possano dirsi sistemi di intelligenza collettiva è questione aperta.
Altri - come lo studioso [[Carlo Formenti (giornalista)|Carlo Formenti]] - sottolineano come nell'attuale era del Web 2.0, il concetto di intelligenza collettiva sia diventato un dispositivo per la messa al lavoro gratuito di centinaia di migliaia di prosumers e un'integrazione dell'economia del dono nei processi di valorizzazione del capitalismo informazionale. Nell'attuale società delle reti lo sfruttamento del lavoro non avviene più soltanto all'interno della fabbrica, ma abbraccia tutti i momenti che compongono la vita di una persona. Così anche quella che gli utenti percepiscono come la possibilità di liberare la propria creatività in rete attraverso i meccanismi della collaborazione e condivisione propugnati dalle teorie dell'intelligenza collettiva, rappresentano in realtà un ulteriore momento di assoggettamento al capitale. Non è un caso che a tessere le lodi del crowdsourcing, delle wikinomics siano autori come Tapscott e Shirky, consulenti d'impresa impegnati a istruire le corporation sui metodi più efficienti per estrarre profitto dall'intelligenza collettiva della rete senza remunerarne il lavoro.<ref>{{Cita libro|autore=Carlo Formenti|titolo= Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro|anno=2011|editore=Egea|città=Milano|ISBN=978-88-238-3291-6}}</ref>
Alcuni, come [[Bill Joy]], auspicano semplicemente che si eviti qualsiasi forma di [[intelligenza artificiale]] autonoma e sembrano voler lavorare su una rigorosa intelligenza collettiva, allo scopo di eliminare qualsiasi possibile campo di applicazione per l'IA.
 
L'[[Accademia Higorà]] nel testo ''Relazioni umane e tecnologie dispositive'' pone attenzione sul fatto che le connessioni intellettive tra gli [[Homo sapiens|esseri umani]] all'interno di piattaforme digitali non sono né autentiche, né libere, né esclusivamente umane. Piuttosto evidenzia le volontà conduttive e dispositive di chi detiene la conduzione dei [[mezzi di comunicazione]] digitali nonché l'uso degli scambi intellettivi in digitale tra esseri umani come "nutrimento" per le [[Intelligenza artificiale|intelligenze artificiali]].<ref>{{Cita libro|autore=Accedemia Higorà|titolo= Relazioni umane e tecnologie dispositive|anno=2020|editore=Higorà|città=Palermo|SBN=MES0039646}}</ref>
 
== Note ==
{{<references|2}}/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Tom Atlee|titolo=The Tao of Democracy: Using co-intelligence to create a world that works for all|url=https://archive.org/details/taoofdemocracyus0000toma|anno=2002|editore=BookSurge Publishing|città=|ISBN=1-59109-520-4}}
* [[Pierre Levy]], ''L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio'', Feltrinelli, 1996, ISBN 88-07-81716-0.
* {{Cita libro|autore=Douglas Engelbart|titolo=Augmenting Human Intellect. A Conceptual Framework|url=https://archive.org/details/argmentinghumani00dcen|editore=Report to the Director of Information Sciences, Air Force Office of Scientific Research, Menlo Park, CA Stanford Research Institute|anno=1962|}}
* {{Cita libro|autore=Robert David Steele|titolo=The New Craft of Intelligence: Personal, Public, & Political--Citizen's Action Handbook for Fighting Terrorism, Genocide, Disease, Toxic Bombs, & Corruption|anno=2002|editore=Os Pr|città=|p=|pp=|ISBN=978-0971566118}}
* {{Cita libro|autore=Derrick de Kerckhove|titolo=Connected Intelligence: The Arrival of the Web Society|url=https://archive.org/details/connectedintelli0000deke_q7p5|anno=1998|editore=Kogan page Ltd.|città=London|ISBN=0-7494-2780-9}}
* {{Cita libro|autore=Jeff Howe|titolo=Crowdsourcing. Il valore partecipativo come risorsa per il futuro del business|anno=2010|editore=Luca Sossella Editore|città=Bologna|ISBN=978-88-89829-87-5}}
* {{Cita libro|autore=Pierre Levy|titolo=L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio|anno=1996|editore=Feltrinelli|città=Milano|ISBN=88-07-81716-0}}
* {{Cita libro|autore1=Thomas Malone|autore2=Michael S. Bernstein|titolo=Handbook of Collective Intelligence|anno=2015|editore=The MIT Press |città=Cambridge, Massachusetts|ISBN=978-0-262-33145-6 }}
* {{Cita libro |autore=George Por|capitolo=The Quest for Collective intelligence|curatore=Kazimierz Gozdz|titolo=Community Building: Renewing Spirit and Learning in Business|url=https://archive.org/details/communitybuildin00gozd|anno=1995|editore=New Leaders Press|città=San Francisco|ISBN=1-59109-520-4}}
* {{Cita libro |autore=Peter Russell|titolo=The Global Brain: The Awakening Earth in a New Century|anno=2007|editore=Floris Book|città=Edinburgh|ISBN=978-0-86315-616-8}}
* {{Cita libro|autore=Howard Rheingold|titolo=Smart mobs. Tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima ventura|anno=2002|editore=Raffaello Cortina Editore|città=Milano|ISBN=88-7078-841-5}}
* {{Cita libro|autore=Clay Shirky|titolo=Uno per uno, tutti per tutti. Il potere di organizzare senza organizzare|anno=2009|editore=Codice Edizioni|città=Torino|ISBN=88-7578-124-9}}
* {{Cita libro|autore=Robert David Steele|titolo=The New Craft of Intelligence: Personal, Public, & Political--Citizen's Action Handbook for Fighting Terrorism, Genocide, Disease, Toxic Bombs, & Corruption|url=https://archive.org/details/onintelligencesp0000stee|anno=2002|editore=Oss Pr|città=|ISBN=0-9715661-1-9}}
* {{Cita libro|autore=James Surowiecki|titolo=La saggezza della folla|anno=2007|editore=Fusi Orari|città=Roma|ISBN=978-88-89674-14-7}}
* {{Cita libro|autore1=Don Tapscott|autore2=Anthony D. Williams|titolo=Wikinomics. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo|anno=2007|editore=Edizioni Rizzoli|città=Milano|ISBN=978-88-453-1384-4}}
 
== Voci correlate ==
* [[Comportamento emergente]]
* [[Condivisione della conoscenza]]
* [[Contenuto generato dagli utenti]]
* [[Facilitazione]]
* [[Crowdsourcing]]
* [[Software collaborativo]] e [[Wiki]]
* [[TeoriaCultura dei sistemipartecipativa]]
* [[Fenomeno della centesima scimmia]]
* [[Flash mob]]
* [[Ipotesi Gaia]]
* [[Noosfera]]
* [[Open Source]]
* [[Rappresentazione sociale]]
* [[Saggezza della folla]]
* [[Isteria collettiva]]
* [[Software collaborativo]]
* [[Wikipedia]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://wwwcci.community-intelligencemit.comedu/who/george.htm|InformazioniMIT - Center sufor GeorgeCollective PòrIntelligence|lingua=en}}
* {{cita web|http://www.visionco-nestintelligence.comorg/cbw/Quest.html|Informazioni sull'opera ''The QuestCo-Intelligence for Cognitive Intelligence''Institute|lingua=en}}
* {{cita web|http://wwwpespmc1.community-intelligencevub.comac.be/blogs/public|Blog diPrincipia IntelligenzaCybernetica CollettivaWeb|lingua=en}}
* {{cita web|http://community-intelligence.com/|Community Intelligence Ltd.|lingua=en}}
* {{cita web|http://www.walosbraingain.blogspot.com|How to reverse the brain drain into a fantastic brain gain for the developing countries by the use of the strategy of collective intelligence (Dr. Sarr)|lingua=en}}
* {{cita web|lingua=en|http://www.openbcbarbaramarxhubbard.com/net/socialcapital|SocialFondazione Capitalper &l'evoluzione Collective Intelligence Forum at openbcconsapevole|lingua=en}}
* {{cita web|1=http://www.community-intelligence.com/blogs/public|2=Blog di Intelligenza Collettiva|lingua=en|accesso=6 ottobre 2005|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20040802231025/http://www.community-intelligence.com/blogs/public/|dataarchivio=2 agosto 2004|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://pcp.lanl.gov/GBRAINREF.html|Riferimenti bibliografici sul cervello globale|lingua=en}}
 
{{portale|sociologia}}
 
[[Categoria:Etica]]
[[Categoria:Sociologia della cultura]]
[[Categoria:Comunicazione]]
[[Categoria:Sociologia]]