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{{Avvisounicode}}{{lingua
|nome = Italiano
|colore = #ABCDEF
|stati = 39 paesi
|persone = 75140 milioni di parlanti madrelingua<ref>[http://encarta.msn.com/encnet/features/dictionary/DictionaryResults.aspx?lextype=3&search=italian (Encarta)]</ref>, 250360 milioni con i parlanti seconda lingua
|classifica = 107
|tipologia = {{SVO}} flessiva - [[Lingua sillabica|sillabica]]
|fam1 = [[Lingue indoeuropee]]
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|fam3 = [[Lingue romanze|Romanze]]
|fam4 = '''''Italiano'''''
|nazione = '''Europa''' :<br/>''Lingua ufficiale''<br />{{EURVAT}}<br/>[[Immagine:FlagFlag_of_Greece_(1822-1978).svg|20px]] of[[Grecia|Stati theUniti Sovereigndi MilitaryGrecia]] Order(nella of[[Repubblica Malta.svgdelle Isole Ionie]], nel [[Ducato di Atene]], nel [[Ducato di Neopatria]], nel [[Ducato di Candia|20Regno pxdi Candia]], nel [[SovranoSignoria Militaredi OrdineNegroponte|Regno di MaltaNegroponte]]<br, /><brnella />{{VAT}}<br/>{{GRE}}[[Signoria (nelledi Chio|Maona di Chio e di Focea]] e nel [[IsoleRegno di ionieCipro]])<br/>{{bandiera|Italy}} [[Isole italiane dell'Egeo]]<br/>{{ITA}}<br/>{{MLT}}<br/>{{MON}}<br/>{{SMR}}<br/>{{CHE}}<br />''Lingua amministrativa''<br/>{{ALB}}[[Immagine:Flag_of_Albania_(1939-1943).svg|20px]] [[Albania]]<br/>[[Immagine:Flag of Montenegro (1905-1918 & 1941-1944).svg|20px]] [[Montenegro]]<br />''Lingua minoritaria riconosciuta''<br/>[[Immagine:Flag_of_Independent_State_of_Croatia.svg|20px]] [[Croazia]] (distretti di [[Prnjavor]], [[Banja Luka]], [[Konjic]] e [[Tuzla]])<br/>{{Bandiera|Romania}} [[Romania]]<br /><br/>'''Americhe''' :<br>''Lingua ufficiale''<br/>[[Immagine:Flag of French Guiana.svg|20px]] [[Colonizzazione italiana delle Americhe|Guiana italiana]]<br/>{{BRA}} (a [[Encantado (Brasile)|Encantado]], [[Santa Teresa, Espírito Santo|Santa Teresa]], [[Venda Nova do Imigrante]] e [[Vila Velha]])<br />''Lingua amministrativa''<br>{{BRA}} ([[Regione Sudest del Brasile]] e [[Regione Sud del Brasile]]<br />'''Africa''' :<br/>''Lingua ufficiale''<br>[[Immagine:African Union flagNO!Bandiera_Unione_Africana.svg|20px]] [[Unione Africana]]<br/>[[Immagine:Flag of Maghreb.svg|20px]] [[Unione del Maghreb Arabo]]<br /><br />{{ERI}}<br/>{{ETH}}<br/>{{bandiera|LBY 1977-2011}} [[Libia]]<br/>{{SOM}}<br/>{{TUN}}<br /><br />'''Asia''' :<br>{{bandiera|ITA}} [[Socotra|Provincia autonoma di Socotra]]<br>{{bandiera|ITA}} [[Colonialismo italiano#Mire in Asia e concessione a Sabah (Borneo)|Provincia autonoma di Sabah e Brunei]]<br>{{bandiera|ITA}} [[Concessione italiana di Tientsin|Tientsin]]<br />''Lingua amministrativa''<br>[[Yemen]]<br>[[Tailandia]]<br /><br />'''Oceania'''::<br>''Lingua ufficiale''<br/>{{bandiera|ITA}} Nuova Guinea italiana
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<br>{{EUR}}<br>[[File:OSCE logo.svg|30px]] [[Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa|OSCE]]<br>[[Immagine:Flag of the Sovereign Military Order of Malta.svg|20 px]] [[Sovrano Militare Ordine di Malta]]
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|agenzia = [[Accademia della Crusca]]
|iso1 = it
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{{quote|''... del bel paese là dove 'l sì suona''|[[Dante Alighieri]], ''[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]]'', canto XXXIII, v. 80}}
 
L<nowiki>'</nowiki>'''italiano''' ({{Link audio|it-italiano.ogg|ascolta}}) è una [[lingua (idioma)|lingua]] [[lingue romanze|romanza]], diretta erede del [[Lingua latina|latino]], basata sul [[dialetto toscano|fiorentino]] letterario usato nel [[Trecento]], appartenente al gruppo italico della famiglia delle [[lingue indoeuropee]].
 
L'italiano modello<ref>Si indica con questo termine la lingua "ideale", caratterizzata dall'uso della grammatica e dei [[Tempo (linguistica)|tempi verbali]] classici, in maniera omogenea e senza variazioni regionali, provinciali, o sociali della pronuncia. Recentemente questo italiano è stato spesso definito ''standard''.</ref> convive anche in Italia con un gran numero di [[idioma|idiomi]] neo-romanzi e ha [[Varianti regionali della lingua italiana|diverse varianti regionali]], per via dell'influenza che su di esso esercitano le [[Lingue parlate in Italia|lingue regionali]]. L'italiano è [[lingua ufficiale]] dell'[[Italia]] metropolitana e [[Territorio d'oltremare|d'oltremare]], di [[San Marino]]<ref>http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=45</ref>, del [[Principato di Monaco]], della [[Svizzera]]<ref>[[Claudio Marazzini]], ''Breve storia della lingua italiana'', ed. [[il Mulino]], 2004, Bologna, ISBN 88-15-09438-5, p. 221.</ref> (insieme al [[lingua tedesca|tedesco]], al [[lingua francese|francese]] e al [[lingua romancia|romancio]]), di [[Malta]] (insieme all'[[lingua inglese|inglese]]), della [[Città del Vaticano]] (insieme al [[lingua latina|latino]]), del [[Sovrano Militare Ordine di Malta]], delladel [[Libia|Regno di Libia]] (insieme all'[[lingua araba|arabo]]), dell'[[Eritrea]], dell'[[Etiopia]], della [[Somalia]] (insieme al [[lingua somala|somalo]]) e della [[Tunisia]] (insieme all'[[lingua araba|arabo]]). È seconda lingua ufficiale, dopo il [[lingua greca|greco]], nelle [[Isole ionie]] ([[Grecia]]).
 
L'italiano è una delle 23 lingue ufficiali dell'[[Unione europea]] e una delle quattro lingue di lavoro della Commissione europea, insieme con l'[[lingua inglese|inglese]], il [[lingua francese|francese]] e il [[lingua tedesca|tedesco]]. È classificato al 7º posto tra le [[lingue per numero di parlanti nel mondo]] (360 milioni di parlanti, 140 milioni madrelingua L1 e 220 milioni come seconda lingua L2 secondo [[Ethnologue]] nel 2005)<ref>[https://www.ethnologue.com/ Ethnologue 2005]</ref> e, in Italia, è utilizzato da circa 63,9 milioni di abitanti su un totale di 67 milioni di residenti. È la lingua materna del 95% della [[popolazione]] residente in Italia (secondo le [[statistica|statistiche]] della [[Commissione europea]])<ref>{{cita pubblicazione |autore=Commissione europea|titolo=Eurobarometers - European and their languages|anno=2006 |rivista=Eurobarometro|url=http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/ebs/ebs_243_sum_en.pdf |formato=PDF |accesso=21 giugno 2016}}</ref> e la lingua di tutti gli scambi della vita quotidiana, della totalità dei [[Mezzo di comunicazione di massa|mezzi di comunicazione]] nazionali, dell'[[editoria]] e dell'[[amministrazione pubblica]] dello [[Italia|Stato italiano]] È inoltre diffuso in alcune aree dei [[Mar Mediterraneo|paesi mediterranei]] e nelle [[emigrazione italiana|comunità di origine italiana]] nei diversi continenti.
 
L'italiano è inoltre la principale lingua di lavoro della [[Santa Sede]], utilizzata come [[lingua franca]] all'interno della gerarchia ecclesiastica così come dal [[Sovrano Militare Ordine di Malta]]. Italian is known as the ''lingua della musica'' per via del suo uso preminente nel [[glossario musicale]] e nell'[[opera]]. Ha inoltre influenzato pesantemente anche le altre [[arti]] e il mercato dei beni di lusso.
 
== Storia ==
{{vedi anche|Storia della lingua italiana}}
[[File:Portrait de Dante.jpg|140px|thumb|[[Dante Alighieri]], considerato il padre della lingua italiana.]]
[[Immagine:Pietro_Bembo2.jpg|140px|thumb|Il veneziano [[Pietro Bembo]] (1470-1547) fu una figura influente nello sviluppo della lingua italiana come mezzo letterario a partire dal dialetto toscano, codificando la lingua per l'uso standard moderno.]]
 
L'italiano è una [[lingua neolatina]], cioè derivata dal latino. Più in particolare, deriva dal [[latino volgare]] parlato in Italia nell'antichità e trasformatosi profondamente nei secoli.
 
Tra le lingue romanze, l'italiano è la terza per parlanti madrelingua (9%) dopo spagnolo (47%) e portoghese (26%), e prima di francese (8,6%), rumeno (3,0%) e catalano (0,9%).
 
L'italiano moderno ha come base il fiorentino letterario usato nel [[XIV secolo|Trecento]] da [[Dante]], [[Petrarca]] e [[Boccaccio]], a sua volta influenzato dalla [[lingua siciliana]] letteraria elaborata dalla [[Scuola siciliana]] di [[Jacopo da Lentini]] ([[1230]]-[[1250]]) e dal modello latino.
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[[File:Alessandro Manzoni.jpg|140px|thumb|[[Alessandro Manzoni]]]]
 
L'italiano rimase lingua di uso quotidiano per fasce molto ridotte della popolazione almeno fino alla seconda metà dell'Ottocento. A questo punto si deve a un altro pioniere della lingua italiana, [[Alessandro Manzoni]], l'aver adottato il fiorentino come lingua ufficiale dell'Italia, che proprio allora stava nascendo come nazione. La sua decisione di donare una lingua comune alla nuova patria, da lui riassunta nel celebre proposito di «sciacquare i panni in Arno»,<ref>Espressione utilizzata dal Manzoni nell'introduzione alla sua ultima stesura de ''[[I promessi sposi]]'', a indicare il suo intento di ripulire il proprio linguaggio dalle forme dialettiali e provinciali.</ref> fu il principale contributo di Manzoni alla causa del [[Risorgimento]].<ref>[http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k74049q.image.f1 Biografia di Alessandro Manzoni]. <small>URL consultato il 12-12-2010.</small></ref>
 
Fra le sue proposte in seno al dibattito sull'unificazione politica e sociale dell'Italia, egli sosteneva inoltre che il [[Dizionario|vocabolario]] fosse lo strumento più idoneo per rendere accessibile a tutti il fiorentino a livello nazionale.<ref>[http://www.viv-it.org/schede/dell-unit%C3%A0-della-lingua-e-dei-mezzi-diffonderla-questione-della-lingua-e-proposta-di-manzoni La questione della lingua e la proposta di Manzoni].</ref>
{{citazione|Uno poi de’ mezzi più efficaci e d’un effetto più generale, particolarmente nelle nostre circostanze, per propagare una lingua, è, come tutti sanno, un vocabolario. E, secondo i princìpi e i fatti qui esposti, il vocabolario a proposito per l’Italia non potrebbe esser altro che quello del linguaggio fiorentino vivente.|[[Alessandro Manzoni]], ''[[Dell'unità della lingua e dei mezzi di diffonderla]]'', 1868}}
 
In seguito, fattori storici quali l'[[Unità d'Italia|unificazione politica]], la mobilitazione e il mescolamento degli uomini nelle truppe odurante la [[Primaprima guerra mondiale]], la diffusione delle trasmissioni radiofoniche hanno contribuito a renderneuna l'usodiffusione moltograduale più comunedell'italiano. Nella seconda metà del Novecento in particolare, la diffusione della lingua è stata rapidaaccelerata anche grazie al fondamentale contributo della [[televisione]] e alle migrazioni interne dal Sud al Nord.<ref>{{Cita|De Mauro 1970}}</ref>
 
== Uso nell'età contemporanea ==
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=== Iberismi ===
Dallo [[lingua spagnola|spagnolo]], prima e durante l'occupazione [[Asburgo di Spagna|asburgica]], sono giunti nell'italiano termini come ''amaca, ananas, brio, cacao, cioccolata'' (originariamente nahuatl), ''condor'' (originariamente [[Lingue quechua|quechua]]), ''creanza, etichetta, guerriglia, lama'' (originariamente quechua), ''lazzarone, mais'' (originariamente taino), ''parata, patata'' (originariamente quechua), ''posata, puntiglio, sfarzo, sussiego, zaino'' ...
 
Dal [[lingua portoghese|portoghese]] derivano parole come, ''banana, cocco, mandarino'' (originariamente cinese), ''pagoda'' (originariamente cinese)...
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Il 21 e 22 ottobre 2014 si sono svolti a [[Firenze]], su iniziativa del Ministero degli Affari Esteri italiano, i primi "Stati generali della lingua italiana nel mondo", per fare il punto sulla situazione presente e definire strategie future per la diffusione della lingua a livello globale. Il libro bianco "L'italiano nel mondo che cambia" realizzato in seguito all'evento, stima in oltre 1 milione gli studenti d'italiano all'estero, maggiormente in [[Germania]] (244.000), [[Australia]] (203.000) e [[Stati Uniti]] (145.000) <ref name=statigen14>[http://www.esteri.it/MAE/approfondimenti/2014/2014italiano_nel_mondo_che_cambia.pdf L'italiano nel mondo che cambia. Stati generali della lingua italiana nel mondo] Ministero degli Affari Esteri, Firenze 21-22 ottobre 2014</ref>. I prossimi Stati generali sono in programma nel 2016.<ref name=proxstatgen>[http://www.esteri.it/mae/it/politica_estera/cultura/promozionelinguaitaliana/stati_generali_lingua_italiana.html Firenze si candida ad ospitare i prossimi Stati Generali nel 2016]</ref>
=== Studio dell'italiano all'estero ===
L'italiano, pur classificandosi solo al 15° posto tra le lingue più parlate come prima lingua, è la terzaquarts lingua straniera più studiata nel mondo, dopo inglese, spagnolo e francesecinese e prima didel tedescofancese.<ref>[https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2019-02-24/l-italiano-supera-francese-e-diventa-quarta-lingua-piu-studiata-mondo-113700.shtml?uuid=ABajojXB L’italiano supera il francese e spagnolodiventa la quarta lingua più studiata nel mondo], ''[[Il Sole24Ore]]'', 24 febbraio 2019</ref> Una classifica ormai consolidata dal 2014-2015, quando lo studio dell'italiano ha registrato un boom, passando da 1,7 milioni di studenti (2013-2014) a più di 2 milioni il biennio dopo. L'italiano è sempre al quarto posto per l'anno accademico 2016/17, con 2.145.093 studenti raggiunti in 115 paesi tramite gli Istituti Italiani di Cultura. Questo grazie al fascino che l'Italia ha nel mondo e all'opera preziosa degli Istituti italiani di cultura.
 
Nel [[Canada]] anglofono l'italiano è la seconda lingua più studiata dopo il francese, mentre negli Stati Uniti e in [[Regno Unito]] è la quarta lingua straniera più studiata dopo francese, spagnolo e tedesco<ref>http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/esteri/italiano-rivincita/italiano-rivincita/italiano-rivincita.html?ref=search</ref>.
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L'insegnamento della lingua italiana all'interno del sistema scolastico locale e delle università è molto apprezzato negli Stati Uniti. Secondo la Modern Language Association, il numero degli studenti di italiano nelle università americane è cresciuto quasi del 60% dal 1998 al 2006, passando da 49.000 a 78.000; nel 2009 gli iscritti universitari alle classi di italiano in tutti gli States sono saliti a 80.752, facendo registrare un altro balzo in avanti del 3% rispetto agli iscritti del 2006. Se poi si va indietro di un decennio, al 1998, si scopre che l'italiano nelle aule universitarie ha guadagnato a oggi il 63%.<br> Uno studio recente del Ministero dell'Educazione, rivela che mentre l'offerta di altre lingue straniere nelle scuole primarie e secondarie diminuisce, al contrario l’offerta della lingua italiana cresce: l'italiano era studiato, infatti, nel 4% delle scuole nel 2008, rispetto al 3% del 1997.
Ci sono cattedre di italiano ovunque negli Stati Uniti, perfino in Alaska, alle Hawaii e due anche a Puerto Rico. Più di 80 università americane hanno una sede a Firenze.<br/>
Tra le sette lingue moderne più importanti insegnate nelle università americane, l'italiano ha mantenuto costantemente il quarto posto e, da settembre 2005, è entrato nell'Advanced Placement Program (APP), ingresso che ne ha consentito l'insegnamento in più di 500 scuole secondarie degli Stati Uniti, come già avveniva per le lingue spagnola e francese. Il numero di studenti americani che decidono di passare un periodo di soggiorno/studio in Italia è in costante aumento. Secondo dati resi noti recentemente dall'"Institute of International Education", l'Italia ha ospitato nel 2008 24.858 studenti statunitensi, piazzandosi al secondo posto dopo la Gran Bretagna e superando la Spagna che segue al terzo posto con 20.806 studenti. Questi dati rappresentano una conferma ulteriore della crescita d'interesse per la lingua e la cultura italiana e sono un'importante premessa per un incremento ed un consolidamento degli ottimi risultati ad oggi raggiunti.
 
Nell'[[Europa centro-orientale]] l'italiano risulta essere studiato con alte percentuali; in [[Austria]], [[Croazia]], [[Ungheria]] e [[Russia]] è la seconda lingua studiata dopo l'inglese, mentre in [[Ucraina]] un'indagine dell'[[Accademia ucraina delle Scienze|Accademia delle Scienze]] di [[Kiev]] la colloca al primo posto tra le lingue straniere studiate. Caso notevole è il [[Montenegro]], dove l'italiano è la lingua straniera più conosciuta e studiata; la lingua italiana è stata introdotta nella [[scuola dell'obbligo]] ed è materia obbligatoria fin dalle scuole elementari. Attualmente ben 30.000 studenti di tre facoltà universitarie hanno scelto l'italiano, su una popolazione nazionale di appena 600.000 abitanti.<ref>[http://paolomorawski.splinder.com/post/10322121/Italia,+italiani+e+italiano+ne Insegnamento dell'italiano in Montenegro]</ref><br>
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=== Istituto Opera del Vocabolario Italiano ===
L'Opera del Vocabolario Italiano è l'Istituto del CNR che ha il compito di elaborare il Vocabolario Storico Italiano. È membro fondatore della Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali - EFNIL.
 
== Enti di promozione della lingua italiana nel mondo ==
;Istituti Italiani di Cultura: Il Ministero per gli Affari Esteri, attraverso la rete degli Istituti Italiani di Cultura, assicura la promozione della lingua italiana all'estero grazie a corsi di lingua e cultura italiana. Ogni anno, nel mese di ottobre, ha luogo la [[Settimana della lingua italiana nel mondo]].<ref>{{cita web|url=http://www.esteri.it/MAE/IT/Politica_Estera/Cultura/PromozioneLinguaItaliana/settimanalinguaitaliana/|titolo=La Settimana della Lingua Italiana nel Mondo|accesso=26 settembre 2014}}</ref>
 
;Società Dante Alighieri: La [[Società Dante Alighieri]] nasce nel 1889 grazie a un gruppo di intellettuali guidati da [[Giosuè Carducci]] e viene eretta Ente Morale con R. Decreto del 18 luglio 1893, n. 347: con d.l. n. 186 del 27 luglio 2004 è assimilata, per struttura e finalità, alle ONLUS. Il suo scopo primario, come recita l'articolo 1 dello Statuto sociale, è quello di "tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all'estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l'amore e il culto per la civiltà italiana". Per il conseguimento di queste finalità, la "Dante Alighieri" si è affidata e si affida tuttora all'aiuto costante e generoso di oltre 500 Comitati, di cui più di 400 attivi in Africa, America, Europa, Asia e Oceania.
 
;Comunità Radiotelevisiva Italofona: Costituita il 3 aprile 1985 quale collaborazione istituzionale tra radiotelevisioni di servizio pubblico – [[Rai]], [[Rtsi]], [[TV Koper-Capodistria]], [[Radio Vaticana]] e [[San Marino RTV]] – la [[Comunità radiotelevisiva italofona]] nasce come strumento di valorizzazione della lingua italiana. La sua struttura articolata può essere illustrata da uno schema in tre cerchi: il primo cerchio è formato dai soci fondatori; il secondo comprende tutti i media "osservatori", registrati; il terzo cerchio, infine, include gli "amici", cioè quel quadro ambientale che favorisce l'humus di crescita della Comunit
 
===Quotidiani in lingua italiana===
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** {{ARG}}: ''L'Italiano''
** {{AUS}}: ''[[Il Globo (1959)|Il Globo]]''
** {{CAN}}: ''[[Il Corriere Italiano]]'', ''[[Corriere Canadese]]'', ''[[L'Ora di Ottawa]]''
** {{EGY}}: ''Lo Spettatore Egiziano'', ''L'Oriente'', ''Il Messaggero Egiziano''
** {{GRE}}: ''Gazzetta delle Isole Jonie''
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** {{URU}}: ''[[La gente d'Italia]]''
* in edizione web:
** {{DEU}}: ''Il Mitte'' (quotidiano di Berlino e Francoforte)<ref>http://www.ilmitte.com</ref>
** {{VEN}}: ''La Voce d'Italia''<ref>[http://voce.com.ve/ Sito ufficiale]</ref>
 
== L'italiano nell'[[Unione europea]] ==
L'italiano è una delle principali lingue europee, è una delle 6 lingue ufficiali dell'[[Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa]] (insieme all'inglese, al francese, al tedesco, al russo e allo spagnolo), una delle 23 lingue ufficiali dell'[[Unione europea]] e una delle lingue di lavoro del [[Consiglio d'Europa]] e della [[Commissione europea]].
Secondo un sondaggio dell'[[Unione europea]] a 15, relativo al [[2001]], l'italiano è al secondo posto per numero di parlanti madrilingua in ambito comunitario (16%), dopo il tedesco (24%) e davanti a francese e inglese. Un sondaggio più recente dell'Unione europea a 25, effettuato su un campione di 28.694 cittadini europei e relativo al [[2006]], ha confermato la seconda posizione dell'italiano quanto a numero di madrelingua comunitari, preceduta solo dal tedesco (18%).
 
Nelle statistiche dell'[[Unione Europea]], la lingua italiana è parlata come lingua madre dal 13% della popolazione totale, ovvero da 69 milioni di persone,<ref name="europa2006"/> soprattutto in Italia. Nell'UE, l'italiano è parlato come seconda lingua dal 3% della popolazione, ovvero 14 milioni di persone. Includendo gli italofoni madrelingua in altri Paesi non facenti parte dell'EU (come la Svizzera) e in altri continenti, il numero totale di parlanti madrelingua italiano raggiunge i 90 milioni.<ref name="Italian language">{{cita web|url=http://www2.le.ac.uk/departments/modern-languages/lal/languages%20at%20lal/italian |titolo=Italian — University of Leicester |editore=.le.ac.uk |date= |access0=22-10-2015}}</ref> Tra gli stati europei, l'italiano è parlato come seconda lingua a [[Malta]] dall'84% della popolazione, in [[Albania]] dall'80%, in [[Stato indipendente di Croazia|Croazia]] dal 23,91%, in [[Slovenia]] dal 15%, in [[Bulgaria]] dal 12%, in [[Austria]] dall'11%, in [[Romania]] e [[Grecia]] dall'8%, in [[Lussemburgo]] dal 6,2%, in [[Francia]] dal 6%, in [[Belgio]] dal 5,24%, in [[Germania]] e [[Cipro]] dal 4%, in [[Spagna]] dal 2,41%, nel [[Regno Unito]] dal 2,1%, nei [[Paesi Bassi]] dal 2%, in [[Polonia]] dall'1,9% e in [[Irlanda]], [[Lituania]], [[Portogallo]], [[Repubblica Ceca]], [[Slovacchia]] e [[Ungheria]] dall'1% della popolazione.<ref name="europa2006"/> L'italiano è inoltre una delle lingue ufficiali della [[Svizzera]], che non è un membro dell'Unione Europea.<ref>[http://www.ethnologue.com/show_language.asp?code=ita A language of Italy] ''Ethnologue'' Retrieved 2010-06-05</ref> L'italiano è molto parlato e studiato anche in [[Albania]] e in [[Montenegro]], altri due paesi non-membri dell'UE, per via dei loro legami storici e della vicinanza geografica con l'Italia; in tali paesi è la lingua straniera più conosciuta ed è insegnata obbligatoriamente in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Secondo un sondaggio dell'[[Unione europea]] a 15, relativo al [[2001]], l'italiano è al secondo posto per numero di parlanti madrilingua in ambito comunitario (16%), dopo il tedesco (24%) e davanti a francese e inglese. Un sondaggio più recente dell'Unione europea a 25, effettuato su un campione di 28.694 cittadini europei e relativo al [[2006]], ha confermato la seconda posizione dell'italiano quanto a numero di madrelingua comunitari, preceduta solo dal tedesco (18%).<br>
Nelle statistiche dell'[[Unione Europea]], la lingua italiana è parlata come lingua madre dal 13% della popolazione totale, ovvero da 65 milioni di persone,<ref name="europa2006"/> soprattutto in Italia. Nell'UE, l'italiano è parlato come seconda lingua dal 3% della popolazione, ovvero 14 milioni di persone. Tra gli stati europei, l'italiano è parlato come seconda lingua a [[Malta]] dall'84% della popolazione, in [[Slovenia]] dal 15%, in [[Croazia]] dal 14%, in [[Bulgaria]] dal 12%, in [[Austria]] dall'11%, in [[Romania]] e [[Grecia]] dall'8%, in [[Francia]] e [[Lussemburgo]] dal 6% e in [[Germania]] e [[Cipro]] dal 4% della popolazione.<ref name="europa2006"/> L'italiano è inoltre una delle lingue ufficiali della [[Svizzera]], che non è un membro dell'Unione Europea.<ref>[http://www.ethnologue.com/show_language.asp?code=ita A language of Italy] ''Ethnologue'' Retrieved 2010-06-05</ref> L'italiano è molto parlato e studiato anche in [[Albania]] e in [[Montenegro]], altri due paesi non-membri dell'UE, per via dei loro legami storici e della vicinanza geografica con l'Italia; in tali paesi è la lingua straniera più conosciuta ed è insegnata obbligatoriamente in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
 
Da un punto di vista giuridico l'UE riconosce all'italiano come ad altre 22 lingue nell'Unione lo status di lingua ufficiale.<ref name = PortaleLingueEuropa>{{cita web|url=http://europa.eu/languages/it/home|titolo=Portale Lingue di Europa|accesso=06-05-2010}}</ref> Tuttavia l'attuazione di tale politica ha fatto sorgere delle preoccupazioni in vari Paesi. Sebbene il multilinguismo non sia ufficialmente in discussione, sono molti i documenti o decreti redatti unicamente in inglese, tedesco, francese e italiano: di fatto si sta progressivamente affermando un multilinguismo a quattro, sostenuto dai rappresentanti dei quattro paesi interessati. Anche fuori dell'ambiente politico, c'è chi chiede che sia rispettata di fatto l'uguaglianza per tutte le lingue ufficiali, come teoricamente l'Ue garantisce.<ref>{{cita web|url=http://www.allarmelingua.it/Approfondimenti/AP_91.htm|titolo=Articolo del prof. Renato Corsetti sulle politiche linguistiche europee}}</ref> È stata anche avanzata la proposta di adottare una lingua ausiliaria non appartenente a nessun popolo per evitare la sopraffazione delle altre lingue sotto il peso dell'inglese, che di fatto assume importanza maggiore anche nel multilinguismo a quattro.
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La diffusione del veneziano nel bacino orientale era dovuta alla politica espansionistica della [[Repubblica di Venezia]] dal X secolo in poi in [[Dalmazia]], [[Grecia]], [[Cipro]], [[Rodi]], [[Creta]], e nel [[Peloponneso]], soprattutto nei centri cittadini e portuali. Come la lingua franca, questa varietà non dovrebbe essere definita italiana; tuttavia (secondo Cortelazzo, 1998) «il primato dell’italiano è indiscusso nel [[Mediterraneo orientale]]», tanto che ha arricchito di numerosi termini le lingue di tali territori. Venezia portò nelle [[isole Ionie]] non solo il veneziano ma anche l’italiano del diritto, tanto che nella Corfù britannica le leggi municipali furono pubblicate in italiano nel 1846.
 
Prima tra le lingue europee, l'italiano si dota di regole grammaticali e di un grande dizionario. Non è questa l'unica linea della sua storia: nel mondo plurilingue del Mediterraneo tra XVI e XVIII secolo l'italiano è impiegato per le transazioni marinaresche, anche in assenza di interlocutori italiani. Ancora, l'italiano ha avuto ripetuti, inaspettati impieghi nella diplomazia dei Balcani e nell'Oriente della Turchia Ottomana. La vita avventurosa di Lord Byron, conclusasi in Grecia, è un'altra chiave di accesso (non l'unica) che spiega perché sia redatto in italiano il documento che fonda la legittima proprietà delle sculture del Partenone da parte del British Museum.
Nel Settecento in [[Turchia]] l’italiano faceva da lingua intermediaria fra il russo e il turco e in [[Egitto]] l’italiano fu lingua ufficiale dell’amministrazione fino al 1876.
Nel Settecento in [[Turchia]] l'italiano faceva da lingua intermediaria fra il [[lingua russa|russo]] e il [[lingua turca|turco]] e in [[Egitto]] l’italiano fu lingua ufficiale dell'amministrazione fino al 1876. Ad esempio, russo, italiano e turco sono le uniche lingue in cui vennero scritte le copie originali del [[trattato di Küçük Kaynarca]] tra [[impero russo]] e [[impero ottomano]]: Il Grand Visir Muhsinzade Mehmed Pasa firmò copie del trattato in turco ottomano e italiano. mentre il feldmaresciallo russo P. A. Rumyantsev firmò testi in russo e italiano, con la clausola che, in caso di divergenze di interpretazione tra i testi in russo e turco, avrebbe prevalso la versione in lingua italiana.
 
===L’italiano lingua ufficiale di uno "stato" internazionale===
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In alcuni paesi l'Italiano è lingua ufficiale; in altri ha un uso relativamente diffuso, anche se privo di riconoscimento giuridico. È inoltre fra le tre lingue più studiate al mondo (come lingua non madre).
 
In termini assoluti i paesi in cui, pur non essendo lingua ufficiale, l'italiano è più parlato sono Argentina (più di 5.000.000 di italofoni), Brasile (4.050.000, il 2,07% della popolazione)<ref name="Brazil">{{Cite news|url=https://www.ethnologue.com/country/br/languages|title=Brazil|work=Ethnologue|access-date=2018-06-06|language=en}}</ref> e USA (oltre 1,8 milioni). Seguono l'Albania, con 1,6 milioni di italofoni, ela Romania, con 1.502.950 parlanti,<ref name="ethnologue.com">[http://www.ethnologue.com/show_language.asp?code=ita Ethnologue report for language code:ita (Italy)] – Gordon, Raymond G., Jr. (ed.), 2005. Ethnologue: Languages of the World, Fifteenth edition. Dallas, Tex.: SIL International. Online version</ref> la [[Stato indipendente di Croazia|Croazia]] (1.004.097, il 23,91% della popolazione)<ref name=itaL2cro>{{cita web|url=http://www.monitor.hr/clanci/hrvatska-78-govori-strani-jezik/130890/|titolo=Hrvatska: 78% govori strani jezik|sito=www.monitor.hr|data=5 aprile 2011|lingua=croato|citazione=Al terzo posto i cittadini che affermano di conoscere la lingua italiana - 23% (Na trećem mjestu građani iskazuju da poznaju talijanski jezik – 23%)|accesso=20 maggio 2016}}</ref> Canada e Francia, con 1.000.000 di italofoni ciascuno, e la Svizzera (769.147).
La lingua italiana è la 15<sup>a</sup> lingua parlata come ''prima lingua'' per dimensione; essa è parlata in complessivamente 40 paesi da 75 milioni di persone.
 
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; L'italiano come ''lingua ufficiale''<nowiki>:</nowiki><ref name="Ethno-ita">[http://www.ethnologue.com/show_language.asp?code=ita Ethnologue report for language code: ita]</ref>
;; '''Stati o altre divisioni territoriali dove l'italiano è l'unica lingua ufficiale:'''
* {{ITA}} (compresi i [[territori d'oltremare]] di [[Gibilterra]], [[Isole Italiane dell'Egeo]], [[Akrotiri e Dhekelia|Acrotiri e Dechelia]], [[Gazaria]], [[Isole Hanish]], [[Colonizzazione italiana delle Americhe|Guiana italiana]], [[Isole Andamane e Nicobare]], Sabah e Brunei, Nuova Guinea italiana, [[Isole Cook]], [[Isola Bouvet]], [[Clipperton]], [[Isola degli Orsi]] e [[Rivendicazioni territoriali in Antartide|Territorio antartico italiano]])
* {{ERI}}
* {{ETH}}
Riga 283 ⟶ 302:
* {{GRE}} ([[Isole Ionie]]; utilizzato per motivi commerciali nel resto del Paese)
; L'italiano come lingua di insegnamento obbligatoria e/o lingua amministrativa<nowiki>:</nowiki><ref name="Ethno-ita"/>
* {{ALB}}[[Immagine:Flag_of_Albania_(1939-1943).svg|20px]] [[Albania]] (lingua straniera conosciuta dall'80% della popolazione e dal 1933 insegnata in tutte le scuole come prima lingua straniera obbligatoria; prima lingua in alcune regioni del litorale)
* {{AUT}} ([[Carinzia]] e [[Tirolo]]; utilizzato per motivi commerciali nel resto del Paese)
* {{BRA}} (ufficiale a livello regionale ed etnico a [[Santa Teresa]] e [[Vila Velha]], e come tale insegnato obbligatoriamente nelle scuole. Nel [[Rio Grande do Sul]] è riconosciuto come lingua ufficiale regionale, e a [[São Paulo]] è diffuso non ufficialmente)
* {{BRA}} (ufficiale a livello regionale ed etnico a [[Encantado (Brasile)|Encantado]], [[Santa Teresa, Espírito Santo|Santa Teresa]], [[Venda Nova do Imigrante]] e [[Vila Velha]], e come tale insegnato obbligatoriamente nelle scuole. Nel [[Rio Grande do Sul]] è riconosciuto come lingua ufficiale regionale, e a [[São Paulo]] è diffuso non ufficialmente)
* [[Immagine:Flag of Montenegro (1905-1918 & 1941-1944).svg|20px]] [[Montenegro]] (lingua straniera più conosciuta e insegnata nelle scuole)
* {{URY}} (dal 1942 lingua obbligatoria nelle scuole superiori)
{{ColBreak}}
; L'italiano come '' lingua nazionale'' o altra lingua parlata
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* {{Bandiera|Giappone|nome}} (solo parlata nelle comunità minori e commerciale)
* {{GUA}}
{{ColBreak}}
* {{LIE}} (soprattutto vicino al confine con la Svizzera; seconda lingua più parlata del Paese<ref>[http://www.ilpost.it/2014/11/03/classifica-seconde-lingue-in-ogni-paese Le seconde lingue più parlate in tutti i paesi del mondo - Il Post<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>)
* {{LUX}} (parlato dai discendenti dell'emigrazione italiana)
Riga 315 ⟶ 335:
* {{ZAF}} (parlato dai discendenti dell'emigrazione italiana)
* {{USA}} (lingua usata dagli emigrati nella [[Nuova Inghilterra]] e negli stati di [[Stato di New York|New York]] e [[New Jersey]] come lingua regionale)
* {{URY}}
* {{VEN}} (parlato da comunità consistenti)
; Paesi in cui l'italiano è lingua di cultura privilegiata
Riga 322 ⟶ 341:
* {{ROU}}
{{EndMultiCol}}
 
{| class="wikitable sortable"
!Paese
!Parlanti madrelingua
!%
!Anno
!Fonti
!Parlanti totali
!%
!Anno
!Fonti
|-
|{{Flag|Albania}} [[Albania]]
|523
|0,02%
|2011
|
|1.600.000+
|~ 80%
|
|<ref>{{Cite web|url=http://databaza.instat.gov.al/pxweb/en/DST/START__Census2011/Census1115/table/tableViewLayout2/?rxid=219720af-7557-4746-bf59-e96b2f88268c|title=1.1.15 Resident population by mother tongue by Mother tongue, Type and Year|last=|first=|date=2011|website=INSTAT|access-date=2018-06-06}}</ref>
|-
|-
|{{Bandiera|Argentina}} [[Argentina]]
|1.500.000
|3,7%
|<ref>{{Cita web|url=https://www.pagina12.com.ar/diario/sociedad/3-78287-2006-12-27.html|title=Página/12 :: Sociedad :: Los idiomas de los argentinos|website=www.pagina12.com.ar|language=es|access-date=2018-12-30}}</ref>
|
|5.000.000+
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|
|
|-
|{{Flag|Australia}} [[Australia]]
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|1986
|<ref>[http://www.ausstats.abs.gov.au/ausstats/free.nsf/0/5BA81C2FEEF1C4A7CA25757C0011D47B/$File/25010_1986_Aust_In_Brief.pdf Censimento Australia 1986 (pdf)]</ref>
|555.300
|< 4%
|1983
|
|-
|{{Flag|Austria}} [[Austria]]
|10.742
|0,13%
|2001
|
|
|
|
|<ref>{{Cite web|url=http://www.statistik.at/gz/umgangssprache1.pdf|title=Bevölkerung nach Umgangssprache und Staatsangehörigkeit|last=|first=|date=May 2001|website=Statistik Oesterreich|archive-url=https://web.archive.org/web/20050512113957/http://www.statistik.at/gz/umgangssprache1.pdf|archive-date=12 May 2005|dead-url=yes|access-date=2018-06-06|df=dmy-all}}</ref>
|-
|{{Flag|Belgium}} [[Belgio]]
|190.816
|1,72%
|2012
|
|580.667
|5,24%
|2012
|<ref name=":22">{{Cite journal|date=February–March 2012|title=Eurobarometer 77.1 (Feb-Mar 2012) Robotics, Civil Protection, Humanitarian Aid, Smoking Habits, and Multilingualism|url=http://zacat.gesis.org/webview/index.jsp?headers=http%3A%2F%2F193.175.238.79%3A80%2Fobj%2FfVariable%2FZA5597_V471&stubs=http%3A%2F%2F193.175.238.79%3A80%2Fobj%2FfVariable%2FZA5597_V1098&previousmode=table&study=http%3A%2F%2F193.175.238.79%3A80%2Fobj%2FfStudy%2FZA5597&charttype=null&V471slice=0&mode=table&v=2&weights=http%3A%2F%2F193.175.238.79%3A80%2Fobj%2FfVariable%2FZA5597_V1099&analysismode=table&gs=11&tabcontenttype=raw&V1098slice=AT&top=yes|journal=European Commission|via=GESIS}}</ref>
|-
|{{Bandiera|Brasile}} [[Brasile]]
|
|
|
|
|4.050.000
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|
|
|-
|{{Flag|Canada}} [[Canada]]
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|<ref name="DailyCanada">[http://publications.gc.ca/collections/collection_2011/pc-ch/CH3-2-8-1999-eng.pdf The Daily - Statistics Canada] (pagina archiviata sul web)</ref>
|694.000
|
|
|
|-
|{{Flag|Chile}} [[Cile]]
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|
|
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|-
|{{VAT}}
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|
|
|836
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|2012
|
|-
|{{Flag|Colombia}} [[Colombia]]
|122.901
|0,30%
|2005
|
|
|
|
|<ref>{{Cite web|url=http://systema59.dane.gov.co/cgibin/RpWebEngine.exe/PortalAction?&MODE=MAIN&BASE=CG2005AMPLIADO&MAIN=WebServerMain.inl|title=R+::CEPAL/CELADE - R+SP WebServer|website=systema59.dane.gov.co|access-date=2019-04-07}}</ref><ref name="fix2" group="note" />
|-
|{{Flag|Croatia}} [[Stato Indipendente di Croazia|Croazia]]
|18.573
|0,43%
|2011
|<ref>{{Cite web|url=https://www.dzs.hr/eng/censuses/census2011/results/htm/e01_01_08/e01_01_08_RH.html|title=Central Bureau of Statistics|website=www.dzs.hr|access-date=2018-06-06}}</ref>
|1.004.097
|23,91%
|
|
|-
|{{Flag|Finland}} [[Finlandia]]
|2.857
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|2018
|<ref>{{Cite web|url=http://pxnet2.stat.fi/PXWeb/pxweb/en/StatFin/StatFin__vrm__vaerak/statfin_vaerak_pxt_11rm.px/?rxid=1d975a7a-a467-4134-96fa-d2720946981f|title=Language according to sex by municipality, 1990-2018|last=|first=|date=31 December 2018|website=Statistics Finland|archive-url=|archive-date=|dead-url=|access-date=2018-06-06}}</ref>
|
|
|
|
|-
|{{Flag|France}} [[Francia]]
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|<ref>{{Cite web|url=https://www.gesis.org/en/missy/metadata/AES/2007/Cross-sectional/thematic|title=GESIS - Leibniz Institute for the Social Sciences|website=www.gesis.org|language=en|access-date=2019-03-28}}</ref><ref name=":0" group="note" />
|3.237.620
|5,11%
|2012
|<ref name=":1" /><ref name=":2" />
|-
|{{Flag|Germany}} [[Germania]]
|632.903
|0,76%
|2010
|<ref>{{Cite journal|last=Berlin|first=Bundesministerium für Bildung und Forschung (BMBF),|date=2011-11-09|title=Adult Education Survey (AES 2010 - Germany)|url=https://dbk.gesis.org/dbksearch/SDesc2.asp?ll=10&notabs=&af=&nf=1&search=Employment&search2=&db=E&no=5074&tab=3&dab=0&dac=2|language=en|doi=10.4232/1.10825}}</ref><ref name=":0" group="note" />
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|2012
|<ref>{{Cite journal|last=Berlin|first=Bundesministerium für Bildung und Forschung (BMBF),|date=2011-11-09|title=Adult Education Survey (AES 2010 - Germany)|url=https://dbk.gesis.org/dbksearch/SDesc2.asp?ll=10&notabs=&af=&nf=1&search=Employment&search2=&db=E&no=5074&tab=3&dab=0&dac=2|language=en|doi=10.4232/1.10825}}</ref><ref>{{Cite web|url=https://zacat.gesis.org/webview/index.jsp?headers=http://193.175.238.79:80/obj/fVariable/ZA5597_V471&stubs=http://193.175.238.79:80/obj/fVariable/ZA5597_V11&previousmode=table&study=http://193.175.238.79:80/obj/fStudy/ZA5597&charttype=null&V471slice=0&V11subset=DEd|title=GESIS: ZACAT|website=zacat.gesis.org|access-date=2019-01-24}}</ref><ref>{{Cite web|url=https://zacat.gesis.org/webview/index.jsp?headers=http://193.175.238.79:80/obj/fVariable/ZA5597_V513&stubs=http://193.175.238.79:80/obj/fVariable/ZA5597_V11&previousmode=table&study=http://193.175.238.79:80/obj/fStudy/ZA5597&charttype=null&V11subset=DEd|title=GESIS: ZACAT|website=zacat.gesis.org|access-date=2019-01-24}}</ref>
|-
|{{Flag|Japan}} [[Giappone]]
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|
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|<ref name="Diaspora in Japan">{{cite web|url=https://www.e-stat.go.jp/stat-search/files?page=1&layout=datalist&toukei=00250012&tstat=000001018034&cycle=1&year=20170&month=12040606&tclass1=000001060399|title=在留外国人 Diaspora in Japan|website=総務省|publisher=総務省|accessdate=25 April 2018|archive-url=https://web.archive.org/web/20180426080023/https://www.e-stat.go.jp/stat-search/files?page=1&layout=datalist&toukei=00250012&tstat=000001018034&cycle=1&year=20170&month=12040606&tclass1=000001060399#|archive-date=2018-04-26|url-status=live}}</ref>
|
|
|
|
|-
|{{Bandiera|Grecia}} [[Grecia]]
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|
|
|
|
|
|-
|{{Flag|Ireland}} [[Irlanda]]
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|0,31%
|2016
|<ref>{{Cite journal|last=|first=|date=2016|title=Population Usually Resident and Present in the State who Speak a Language other than English or Irish at Home 2016 by Language Spoken|url=https://www.cso.ie/px/pxeirestat/Statire/SelectVarVal/saveselections.asp|journal=Central Statistics Office - Republic of Ireland|volume=|pages=|via=}}</ref>
|
|
|
|
|-
|{{Flag|Italy}} [[Italia]]
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|2011
|
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|
|<ref name=":22" /><ref name=":0" group="note" />
|-
|{{Flag|Liechtenstein}} [[Liechtenstein]]
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|1,51%
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|<ref>{{Cite news|url=https://www.llv.li/files/as/volkszaehlung2015-band1.pdf|title=Volkszählung 2015|last=Amt fuer statistik - Fuerstentum Liechtenstein|date=2015|work=|access-date=}}</ref>
|
|
|
|
|-
|{{Flag|Luxembourg}} [[Lussemburgo]]
|28.561
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|
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|-
|{{Flag|Malta}} [[Malta]]
|
|84%
|
|
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|-
|{{Flag|Mexico}} [[Messico]]
|16.200
|0,2%
|
|
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|-
|{{Flag|Monaco}} [[Principato di Monaco|Monaco]]
|
|
|
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|
|-
|{{Flag|New Zealand}} [[Nuova Zelanda]]
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|<ref>{{Cite journal|last=|first=|date=2013|title=Population by language, sex and urban/rural residence|url=http://data.un.org/Data.aspx?d=POP&f=tableCode%3a27%3bcountryCode%3a554&c=2,3,6,8,10,12,14,15,16&s=_countryEnglishNameOrderBy:asc,refYear:desc,areaCode:asc&v=1|journal=UNdata|volume=|pages=|via=}}</ref>
|
|
|
|
|-
|{{Bandiera|Paesi Bassi}} [[Paesi Bassi]]
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|
|
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|-
|{{Flag|Peru}} [[Perù]]
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|
|
|
|
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|
|-
|{{Flag|Poland}} [[Polonia]]
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|<ref>{{Cite news|url=http://stat.gov.pl/spisy-powszechne/nsp-2011/nsp-2011-wyniki/struktura-narodowo-etniczna-jezykowa-i-wyznaniowa-ludnosci-polski-nsp-2011,22,1.html|title=Struktura narodowo-etniczna, językowa i wyznaniowa ludności Polski - NSP 2011|last=GUS|work=stat.gov.pl|access-date=2018-06-06|language=pl-pl}}</ref>
|707.987
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|-
|{{Flag|Portugal}} [[Portogallo]]
|9.411
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|2012
|<ref name=":22" /><ref name=":0" group="note" />
|
|
|
|
|-
|{{flag|UK}} [[Regno Unito]]
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|2011
|<ref name="undata">{{cite web|url=http://data.un.org/Data.aspx?d=POP&f=tableCode%3a27%3bareaCode%3a0%3bsexCode%3a0&c=2,3,5,7,9,11,13,14,15&s=_vcvv2:asc,_countryEnglishNameOrderBy:asc,refYear:desc&v=1|title=Population by language, sex and urban/rural residence|publisher=UNdata|archiveurl=https://web.archive.org/web/20160519181010/http://data.un.org/Data.aspx?d=POP&f=tableCode%3A27%3BareaCode%3A0%3BsexCode%3A0&c=2%2C3%2C5%2C7%2C9%2C11%2C13%2C14%2C15&s=_vcvv2%3Aasc%2C_countryEnglishNameOrderBy%3Aasc%2CrefYear%3Adesc&v=1|archivedate=19 May 2016|deadurl=no|accessdate=13 October 2015|df=}}</ref>
|1.335.739
|2,1%
|2012
|<ref>{{Cite web|url=https://zacat.gesis.org/webview/index.jsp?headers=http://193.175.238.79:80/obj/fVariable/ZA5597_V513&previousmode=table&stubs=http://193.175.238.79:80/obj/fVariable/ZA5597_V11&charttype=null&study=http://193.175.238.79:80/obj/fStudy/ZA5597&V11subset=GBd|title=GESIS: ZACAT|website=zacat.gesis.org|access-date=2019-01-24}}</ref><ref>{{Cite web|url=https://zacat.gesis.org/webview/index.jsp?headers=http://193.175.238.79:80/obj/fVariable/ZA5597_V471&previousmode=table&stubs=http://193.175.238.79:80/obj/fVariable/ZA5597_V11&charttype=null&study=http://193.175.238.79:80/obj/fStudy/ZA5597&V471slice=0&V11subset=GBd|title=GESIS: ZACAT|website=zacat.gesis.org|access-date=2019-01-24}}</ref><ref name=":0" group="note" />
|-
|{{Flag|Romania}} [[Romania]]
|2.949
|0,02%
|2011
|
|1.502.950
|7,44%
|
|<ref>{{Cite web|url=http://www.recensamantromania.ro/rezultate-2/|title=Rezultate {{!}} Recensamant 2011|website=www.recensamantromania.ro|language=ro-RO|access-date=2018-06-06}}</ref>
|-
|{{flag|Russia}} [[Russia]]
|1.013
|0,001%
|2010
|<ref>{{Cite web|url=http://www.gks.ru/free_doc/new_site/perepis2010/croc/vol4pdf-m.html|title=Население наиболее многочисленных национальностей по родному языку|website=gks.ru|archive-url=https://web.archive.org/web/20180320210639/http://www.gks.ru/free_doc/new_site/perepis2010/croc/vol4pdf-m.html#|archive-date=2018-03-20|dead-url=no|access-date=2018-10-28|df=}}</ref>
|83.202
|0,06%
| 2010
|<ref name=undata/>
|-
|{{Flag|San Marino}} [[San Marino]]
|32.448
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|2013
|
|32.448
|100%
|2013
|<ref>{{Cite news|url=https://www.ethnologue.com/country/SM/languages|title=San Marino|work=Ethnologue|access-date=2018-06-06|language=en}}</ref>
|-
|{{Flag|Spain}} [[Spagna]]
|111.919
|0,24%
|2016
|<ref>{{Cite web|url=https://www.ine.es/dyngs/INEbase/en/operacion.htm?c=Estadistica_C&cid=1254736176759&menu=resultados&secc=1254736194656&idp=1254735573113#|title=INEbase / Society /Education and culture /Survey on the Involvement of the Adult Population in Learning Activities / Results/ Microdata|website=www.ine.es|access-date=2019-03-14}}</ref><ref name=":0" group="note" />
|1.128.417
|2,41%
|
|
|-
| {{flag|South Africa}} [[Sudafrica]]
| 5.768
| 0,01%
| 1996
| <ref name=undata/>
|
|
|
|
|-
|{{Flag|Switzerland}} [[Svizzera]]
|
|11,1%
|
|
|1.277.411
|15,5%
|2014
|<ref>{{Cite web|url=https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home/statistiche/cataloghi-banche-dati/grafici.assetdetail.1902152.html|title=Persone secondo le lingue usate regolarmente con maggiore frequenza e la regione linguistica - 2014 {{!}} Diagramma|last=statistica|first=Ufficio federale di|date=2016-10-05|website=Ufficio federale di statistica|language=it|access-date=2019-01-24}}</ref><ref>{{Cite web|url=https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home/statistiche/cataloghi-banche-dati/pubblicazioni.assetdetail.349850.html|title=La popolazione della Svizzera 2014 {{!}} Pubblicazione|last=statistica|first=Ufficio federale di|date=2015-12-08|website=Ufficio federale di statistica|language=it|access-date=2019-01-24}}</ref>
|-
|{{Flag|Uruguay}} [[Uruguay]]
|94.442
|2,74%
|
|<ref name=":7" /><ref>{{Cite news|url=http://www.ethnologue.com/17/country/UY/|title=Uruguay|work=Ethnologue|access-date=2018-06-08|language=en|archive-url=https://web.archive.org/web/20180612141737/http://www.ethnologue.com/17/country/UY/#|archive-date=2018-06-12|url-status=live}}</ref>
|
|
|
|
|-
|{{Flag|United States}} [[USA]]
| 4.144.315
| 2,842%
| 1970
|<ref>{{cita web| url= https://www2.census.gov/library/publications/decennial/1970/pc-2-1a/42043782v2p1a1cch4.pdf| titolo= 1970 Census, Tables 17-20 and Appendices| editore = [[United States Census Bureau]]| accesso = 26 dicembre 2017|pagina=492}}</ref>
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|{{Flag|Venezuela}} [[Venezuela]]
| 600.000
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|2010
|<ref>{{Cite journal|last=|first=|date=2010|title=LENGUAS MINORITARIAS DE VENEZUELA: CONSIDERACIONES DESDE LA PERSPECTIVA ECOLINGÜÍSTICA|url=https://core.ac.uk/download/pdf/67718254.pdf|journal=Filología y Lingüística|volume=|pages=|via=}}</ref>
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'''Territori subnazionali'''
{| class="wikitable sortable"
! Territorio !! Paese !!Parlanti [[Lingua madre|L1]] !! Percentuale !! Anno !! Fonti
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|[[Catalogna]]||{{bandiera|Spagna}}||201.200||3,2%||2018||<ref>{{Cita web|url=http://llengua.gencat.cat/ca/serveis/dades_i_estudis/poblacio/Enquesta-EULP/Enquesta-dusos-lingueistics-de-la-poblacio-2018/|titolo=Enquesta d’usos lingüístics de la població 2018|website=Llengua catalana|lingua=ca|accesso=5 marzo2020}}</ref>
|-
|[[Uusimaa]]||{{flag|Finland}}|| 1.800 || 0,11% || 2018 ||<ref>http://pxnet2.stat.fi/PXWeb/pxweb/fi/StatFin/StatFin__vrm__vaerak/statfin_vaerak_pxt_11rl.px/?rxid=bd01a6d1-575e-4a53-a490-1fe95aa80bda</ref>
|-
|-
|[[Ticino]]||{{flag|Switzerland}}|| 267.617 || 88,8% || 2016 ||<ref>{{cite web|url=https://www.bfs.admin.ch/bfs/de/home/statistiken/bevoelkerung/sprachen-religionen/sprachen.assetdetail.4242797.html|title=Ständige Wohnbevölkerung ab 15 Jahren nach Hauptsprachen, nach Kanton und Stadt - 2010-2016|website=Bundesamt für Statistik|language=de|accessdate=8 November 2018}}</ref>
|-
|[[Inghilterra]]||{{Flag|United Kingdom}}|| 92.241 || 0,17% || 2011 ||<ref>{{cite web|url=http://www.ons.gov.uk/ons/rel/census/2011-census/key-statistics-and-quick-statistics-for-wards-and-output-areas-in-england-and-wales/STB-2011-census--quick-statistics-for-england-and-wales--march-2011.html#tab-Main-language|title=2011 Census: Quick Statistics|accessdate=17 May 2014}}</ref>
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=== Lingua ufficiale ===
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{{Legenda|#0000ff|Greci}}
|}]]
La lingua ufficiale dell'Italia è l'italiano. Esistono diverse lingue locali ([[lingua catalana|catalano]], [[lingua sarda|sardo]], [[lingua corsa|corso]], [[lingua veneta|veneto]], [[lingua slovena|sloveno]], [[lingua croata|croato]], [[lingua sudtirolese|sudtirolese]], [[lingua occitana|occitano]] e [[lingua francoprovenzale|francoprovenzale]]), ma il governo italiano e il sistema scolastico ne hanno scoraggiato l'uso fino a poco tempo fa. Le [[lingua regionale|lingue regionali]] vengono ora insegnate in alcune scuole, anche se l'italiano rimane l'unica lingua ufficiale in uso dal governo, locale o nazionale.
 
I dialetti (intesi come ''varianti'') dell'italiano sono quasi tutti estinti.
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A livello locale sono riconosciute come ''co-ufficiali'' le seguenti lingue:
*[[dialetto savoiardo]] (dialetto del [[lingua francoprovenzale|francoprovenzale]]): in [[Savoia]] ([[provincia di Annecy|province di Ennesia]] e [[provincia di Ciamberì|Ciamberì]])
*[[lingua occitana|occitano]]: nella [[Arrondissement di Grasse|Provincia di Grassa]] ([[Liguria]])
*[[figun]] (dialetto [[lingua ligure|ligure]]): in 4 comuni della [[Arrondissement di Grasse|Provincia di Grassa]] ([[Biot]], [[Vallauris|Vallauria]], [[Escragnolles|Escragnolo]] e [[Mons]])
*[[Lingua francoprovenzale|arpitano]]: in [[Savoia]] ([[Canton Ginevra|province di Ginevra]] e [[Canton Vaud|Losanna]])
*[[dialetto sudtirolese]]: nella [[provincia di Bolzano]] ([[Venezia Tridentina]])
*[[lingua slovena|sloveno]]: nella [[provincia di Lubiana]] ([[Friuli-Venezia Giulia]])
*[[lingua croata|croato]]: in [[Dalmazia]] ([[Provincia di Zara|province di Zara]], [[provincia di Spalato|Spalato]], [[Ragusa di Dalmazia|Ragusa di Dalmazia]] e [[Provincia italiana di Cattaro|Cattaro]])
 
===== L'italianizzazione dell'Italia =====
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Immediatamente dopo l'unificazione dell'Italia, la situazione dal punto di vista linguistico non era affatto positiva: l'italiano era in effetti appannaggio di una ristretta élite, composta esclusivamente da colti e letterati. La restate popolazione italiana, analfabeta, continuava ad utilizzare le diverse forme dialettali proprie delle differenti zone della penisola.
 
Un problema sentito, quello della divisione linguistica, tanto che lo stesso [[Alessandro Manzoni]], già prima dell'unificazione e precisamente nel [[1806]], si riferì all'italiano come 'lingua morta', poiché non condivisa e, soprattutto, non parlata dalla moltitudine. Un problema che il letterato toccò con mano durante la stesura dei Promessi Sposi, quando si accorse dell'inadeguatezza della sua lingua, non codificata in modo univoco e, soprattutto, intrisa di francesismi, lombardismi e toscano colto. Fu però all'indomani dell'unità che Manzoni, vicino alle problematiche del suo tempo, propose la diffusione del solo fiorentino colto, al fine di ottenere la tanto agognata unità linguistica.
 
Secondo De Mauro, illustre linguista italiano, all'indomani dell'unificazione la percentuale degli italofoni si aggirava intorno al solo 2,5% su 25milioni di abitanti, benché fosse più estesa la competenza passiva dell'italiano, ovvero la capacità di comprendere la lingua senza però saperla parlare.
 
Il primo passo intrapreso fu quello di rendere più capillare l'istruzione e l'alfabetizzazione lungo la penisola. Un processo che fu certamente utile, ma che non eliminò completamente il problema ma lo disgregò in due diversi fenomeni, ovvero la formazione dei diversi italiani regionali (esistenti ancora oggi nelle diverse zone dell'Italia) e l'italianizzazione del dialetto.
 
Altra spinta alla nascita dell'italiano come lingua condivisa furono sicuramente le migrazioni interne dalle campagne alla città e da nord a sud.
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{{quote|Sorge ora la questione se il sardo si deve considerare come un dialetto o come una lingua. È evidente che esso è, politicamente, uno dei tanti dialetti dell'Italia, come lo è anche, p. es., il [[lingua serbo-croata|serbo-croato]] o l'[[Lingua arbëreshë|albanese]] parlato in vari paesi della [[Calabria]] e della [[Sicilia]]. Ma dal punto di vista linguistico la questione assume un altro aspetto. Non si può dire che il sardo abbia una stretta parentela con alcun dialetto dell'italiano continentale; è un parlare romanzo arcaico e con proprie spiccate caratteristiche, che si rivelano in un vocabolario molto originale e in una morfologia e sintassi assai differenti da quelle dei dialetti italiani|[[Max Leopold Wagner]], ''La lingua sarda'' - Ilisso, pp.90-91}}
[[File:Sardinia Language Map.png|miniatura|upright=0.8|Mappa delle lingue e dei dialetti parlati in Sardegna]]
In [[Sardegna]] si parlano oggi diverse [[lingue romanze]]: oltre all'[[Lingua italiana|italiano]], introdotto per la prima volta nell'isola con un atto potestativo nel mese di luglio del [[1760]]<ref name="ReferenceB">''The phonology of Campidanian Sardinian : a unitary account of a self-organizing structure'', Roberto Bolognesi, The Hague : Holland Academic Graphics</ref><ref name="ReferenceC">'' S'italianu in Sardìnnia '', Amos Cardia, Askra</ref> e correntemente espresso dalla gran parte dei locutori nella sua [[Italiano regionale della Sardegna|variante regionale]], la lingua più diffusa nell'isola è il [[lingua sarda|sardo]], ritenuta subito dopo l'italiano<ref>Sardegna tra tante lingue, autori Roberto bolognesi e Wilbert heeringa, Ed. Condaghes, 2005
</ref> la più conservativa tra le [[lingue romanze]]<ref>{{cita web|nome= Manlio|cognome= Brigaglia|url=http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:r3FBO3JZIjYJ:www.mclink.it/com/lol/sardegna/g_tour/bri_i.htm+%C2%ABpone+mihi+tres+panes+in+bertula&hl=it&ct=clnk&cd=2&gl=it|titolo= Sardegna isola del silenzio|accesso= 28 febbraio 2011|sito= www.mclink.it |editore=Italo Innocenti Edizioni}}. [[Manlio Brigaglia]] rileva che se ai tempi di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], un cittadino romano, prima di partire per un breve viaggio avesse chiesto alla moglie di preparargli una bisaccia, avrebbe detto «''pone mihi tres panes in bertula''» e cioè, pressappoco, la stessa frase che è tuttora in uso nel sardo corrente («''pònemi tres panes in bèrtula''»)</ref> Parlata in larga parte dell'isola,<ref>{{cita web|nome= Giovanni|cognome= Lupinu|coautori=''Alessandro Mongili'', ''Anna Oppo'', ''Riccardo Spiga'', ''Sabrina Perra'', ''Matteo Valdes''|url=http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_88_20070514130939.pdf|titolo= Le lingue dei Sardi, una ricerca sociolinguistica|accesso=1º marzo 2011|formato=PDF|sito=www.sardegnacultura.it|editore=Regione Autonoma della Sardegna}}</ref><ref>{{cita web|nome= Cristina|cognome= Maccioni|coautori=Manlio Brigaglia|url= http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4462&id=37211|titolo= Intervento di Michelangelo Pira su "La lingua"|accesso=1º marzo 2011|tipo=Audio|sito=www.sardegnacultura.it|editore=RAI Sardegna}}</ref> essa è ripartita da una parte dei glottologi<ref>Eduardo Blasco Ferrer, ''La lingua sarda contemporanea - grammatica del logudorese e del campidanese'', Edizioni Della Torre, 1986</ref> in due varianti fondamentali:
* nel cosiddetto "[[capo di sopra]]" il [[sardo logudorese]] (''sardu logudoresu'') è la variante rimasta più simile al latino in desinenze e pronuncia e generalmente considerata quella di maggior prestigio letterario; in essa furono scritte molte poesie e componimenti come, per esempio, l'[[S'hymnu sardu nationale|inno del Regno]] [[Storia della Sardegna sabauda|sabaudo]], ''[[No potho reposare]]'' e l'inno patriottico ''[[Su patriottu sardu a sos feudatarios|Procurad'e moderare, barones, sa tirannia]]''. Nel logudorese viene generalmente compresa come sottovarietà la [[Sardo logudorese#Nuorese|variante nuorese e barbaricina]] (''sardu nugoresu'' e ''sardu barbaritzinu''), che si caratterizza per una ancor maggiore conservazione e fedeltà al latino ma con frequenti elementi arcaici del sostrato preindoeuropeo. Nella regione del [[Guilcer]] sono diffuse parlate di transizione col campidanese, a cui si sono ispirati gli studiosi che hanno elaborato la variante scritta della [[Limba Sarda Comuna]], adottata dalla Regione nel 2006.
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Presentava ovviamente un maggior numero di arcaismi e latinismi rispetto alla lingua attuale, l'utilizzo di caratteri oggi entrati in disuso nonché in diversi documenti una grafia della lingua scritta che risentiva degli influssi degli scrivani, spesso toscani, genovesi o catalani.
 
L'influenza del toscano medievale nel corso dei secoli è documentata nel vocabolario della lingua sarda, la quale conserva, oltre a quelli contemporanei dell'italiano, un gran numero di prestiti linguistici; questi si sono perfettamente adattati alla [[fonetica]] sarda e sono, perciò, spesso difficilmente riconoscibili.
 
Malgrado ciò, nella Sardegna medievale si registra una netta prevalenza di documenti scritti in lingua sarda, oltre che in quelle iberiche.
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* nel [[Sulcis]], nell'[[isola di San Pietro]] ([[Carloforte]]) e nella parte settentrionale dell'[[isola di Sant'Antioco]] ([[Calasetta]]) è parlato un [[dialetto ligure coloniale]], denominato [[tabarchino]] (''tabarchin'') perché portatovi dagli immigrati di origine ligure ([[Pegli]]) esiliati dall'isola di [[Tabarka]] in [[Tunisia]] nel [[XVIII secolo]];
* costituiscono poi testimonianza delle locali migrazioni i casi di [[Arborea (comune)|Arborea]] e [[Tanca Marchese]], dov'è anche parlato il [[lingua veneta|veneto]] dei coloni ivi giunti per le [[Storia dell'Italia fascista#Le bonifiche|bonifiche del fascismo]], e della frazione di [[Fertilia]], che ospita nuclei di origine [[Provincia di Ferrara|ferrarese]] ed [[istria]]ni giunti nel dopoguerra.
 
 
[[Dante Alighieri]] nel suo ''[[De vulgari eloquentia]]'' ([[1303]]-[[1305]]) ne riferisce ed espelle criticamente i [[Sardi (popolo)|sardi]], a rigore non [[italiani]]<ref>[http://www.classicitaliani.it/dante/prosa/vulgari_ita.htm ''De Vulgari Eloquentia'', parafrasi e note a cura di Sergio Cecchin. Edizione di riferimento: ''Opere minori di Dante Alighieri, vol. II, UTET, Torino 1986'']: «...Eliminiamo anche i Sardi (che non sono Italiani, ma sembrano accomunabili agli Italiani) perché essi soli appaiono privi di un volgare loro proprio e imitano la "gramatica" come le scimmie imitano gli uomini: dicono infatti "domus nova" e "dominus meus".»</ref>, in quanto essi soli appaiono privi di un volgare loro proprio e imitano la "gramatica" come le scimmie imitano gli uomini: dicono infatti "domus nova" e "dominus meus", in quanto a parer suo non avrebbero volgare preferendo invece scimmiottare il latino<ref>[http://www.thelatinlibrary.com/dante/vulgar.shtml ''Dantis Alagherii De Vulgari Eloquentia Liber Primus'', The Latin Library]: ''Sardos etiam, qui non Latii sunt sed Latiis associandi videntur, eiciamus, quoniam soli sine proprio vulgari esse videntur, gramaticam tanquam simie homines imitantes: nam domus nova et dominus meus locuntur.'' (Lib. I, XI, 7)»</ref><ref>[http://people.unica.it/marinellalorinczi/files/2007/06/11-dantesardo2000.pdf Marinella Lőrinczi, ''La casa del signore''. La lingua sarda nel De vulgari eloquentia]</ref>
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Dopo una prima diffusione orale del [[Dialetto toscano|toscano]] nel nord Sardegna durante il [[Storia della Sardegna Giudicale|medioevo]] dovuta alla vicinanza della [[Corsica]], ma anche ai commerci e all'influenza politica delle [[repubbliche marinare]], l'annessione [[Corona d'Aragona|catalano-aragonese]] portò all'utilizzo amministrativo prima del [[Lingua catalana|catalano]] e poi dello [[lingua spagnola|spagnolo]] fino al [[XVIII secolo]].<br>L'esito della [[guerra di successione spagnola]] determinò la sovranità [[Sacro Romano Impero|austriaca]] dell'isola, confermata poi dai [[Trattato di Utrecht|trattati di Utrecht]] e [[Pace di Rastatt|Rastadt]] (1713-1714); purtuttavia durò appena quattro anni giacché, nel 1717, una flotta spagnola [[Spedizione spagnola in Sardegna|rioccupò Cagliari]] e nell'anno successivo, per mezzo di un [[Trattato dell'Aia (1720)|trattato poi ratificato all'Aia]] nel 1720, la Sardegna venne assegnata a [[Vittorio Amedeo II di Savoia]] in cambio della [[Sicilia]]: l'isola entrò così nell'orbita italiana dopo quella iberica. L'utilizzo dell'italiano come lingua scritta e di cultura venne definitivamente sancito nel momento in cui i [[Casa Savoia|Savoia]] adottarono ufficialmente l'[[lingua italiana|italiano]] nei loro territori.
 
Nel periodo sabaudo, opere di intellettuali quali il canonico, professore e senatore [[Giovanni Spano]] posero in maniera esplicita la ''questione della lingua sarda'', elevando una variante unanimemente accettata a letteraria per via dei suoi stretti rapporti con il latino, esattamente come il [[Dialetto toscano#Suddivisione dei dialetti|dialetto fiorentino]] si sarebbe imposto in Italia quale "[[Lingua italiana|italiano illustre]]"<ref>[...]Ciononostante le due opere dello Spano sono di straordinaria importanza, in quanto aprirono in Sardegna la discussione sul "problema della lingua sarda", quella che sarebbe dovuta essere la lingua unificata ed unificante, che si sarebbe dovuta imporre in tutta l'isola sulle particolarità dei singoli dialetti e suddialetti, la lingua della nazione sarda, con la quale la Sardegna intendeva inserirsi tra le altre nazioni europee, quelle che nell'Ottocento avevano già raggiunto o stavano per raggiungere la loro attuazione politica e culturale, compresa la nazione italiana. E proprio sulla falsariga di quanto era stato teorizzato ed anche attuato a favore della nazione italiana, che nell'Ottocento stava per portare a termine il processo di unificazione linguistica, elevando il dialetto fiorentino e toscano al ruolo di "lingua nazionale", chiamandolo "italiano illustre", anche in Sardegna l'auspicata "lingua nazionale sarda" fu denominata "sardo illustre". [[Massimo Pittau]], ''Grammatica del sardo illustre'', Nuoro, pp. 11-12</ref>; degna di nota è anche l'opera, considerata come il primo studio sistematico sulla lingua sarda, del filologo Matteo Madau, ''Il ripulimento della lingua sarda lavorato sopra la sua antologia colle due matrici lingue, la greca e la latina'', nella quale non nasconde un qual certo spirito patriottico nei confronti della Sardegna<ref>[http://www.tdx.cat/bitstream/handle/10803/129737/tmf2.pdf?sequence=3 Un arxipèlag invisible: la relació impossible de Sardenya i Còrsega sota nacionalismes, segles XVIII-XX] - Marcel Farinelli, Universitat Pompeu Fabra. Institut Universitari d'Història Jaume Vicens i Vives, pp.285</ref>: l'intenzione che lo anima è, difatti, quella di tracciare il percorso ideale attraverso il quale il sardo assurga allo status ufficiale di lingua nazionale dell'isola<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/matteo-madao_%28Dizionario-Biografico%29/ Matteo Madau - Dizionario Biografico Treccani]</ref><ref>[http://presnaghe.wordpress.com/2014/02/23/sa-limba-tocare-solet-inue-sa-dente-dolet/ Sa limba tocare solet inue sa dente dolet - Maurizio Virdis]</ref>. Purtuttavia, la politica del governo savoiardo (in particolare, del ministro [[Giovanni Battista Lorenzo Bogino|Bogino]]) di espansione verso la penisola italiana portò verso l'unione linguistica dei territori sabaudi con l'imposizione, nell'isola, dell'italiano per legge nel 1760<ref>''The phonology of Campidanian Sardinian : a unitary account of a self-organizing structure'', Roberto Bolognesi, The Hague : Holland Academic Graphics<name="ReferenceB"/ref><ref>'' S'italianu in Sardìnnia '', Amos Cardia, Askra<name="ReferenceC"/ref><ref>[http://salimbasarda.net/istoria/sitalianu-in-sardigna-impostu-a-obligu-de-lege-cun-boginu/ S'italianu in Sardigna? Impostu a òbligu de lege cun Boginu - LimbaSarda 2.0]</ref><ref>[http://www.meilogunotizie.net/focus/storia/161/la-limba-proibita-nella-sardegna-del-700 La "limba" proibita nella Sardegna del Settecento (da "Ritorneremo", una storia tramandata oralmente) - MeiloguNotizie.net]</ref> (benché la stessa [[Casa Savoia|dinastia regnante]] fosse invece francofona, rimanendo tale per lungo tempor<ref>È noto che ancora nel 1943, all'allora [[Umbeto II di Savoia|principe Umberto]], la [[Elena del Montenegro|regina]] parlava in francese: Luciano Regolo, ''Il re Signore'', Simonelli, p. 432, mentre [[Vittorio Emanuele III di Savoia|il re]] gli parlava in [[lingua piemontese|piemontese]].</ref>); l'italiano era, fino ad allora, una lingua pressoché sconosciuta alla popolazione<ref>[...]''È tanto nativa per me la lingua italiana, come la latina, francese o altre forestiere che solo s'imparano in parte colla grammatica, uso e frequente lezione de' libri, ma non si possiede appieno''[...] diceva infatti tale Andrea Manca Dell'Arca, agronomo sassarese della fine del Settecento (Ricordi di Santu Lussurgiu di Francesco Maria Porcu In Santu Lussurgiu dalle Origini alla "Grande Guerra" - Grafiche editoriali Solinas - Nuoro, 2005)</ref>. La diffusione, all'inizio lenta, del [[Dialetto toscano|toscano]] ha dunque innescato un processo di [[Attrito linguistico|erosione]] ed [[estinzione linguistica]] che potrebbe portare il sardo alla sua scomparsa definitiva in seno all'isola stessa.
 
A detta di [[Carlo Baudi di Vesme]] ([[Cuneo]] [[1809]] – [[Torino]] [[1877]]), la proscrizione e lo sradicamento della lingua sarda da ogni profilo privato e sociale dell'isola sarebbe stato auspicabile nonché necessario, quale opera di "incivilimento" dei sardi, perché fossero così integrati nell'orbita ormai spiccatamente italiana del Regno<ref>''Una innovazione in materia di incivilimento della Sardegna e d'istruzione pubblica, che sotto vari aspetti sarebbe importantissima, si è quella di proibire severamente in ogni atto pubblico civile non meno che nelle funzioni ecclesiastiche, tranne le prediche, l'uso dei dialetti sardi, prescrivendo l'esclusivo impiego della lingua italiana… È necessario inoltre scemare l'uso del dialetto sardo ed introdurre quello della lingua italiana anche per altri non men forti motivi; ossia per incivilire alquanto quella nazione, sì affinché vi siano più universalmente comprese le istruzioni e gli ordini del Governo…'' (Considerazioni politiche ed economiche sulla Sardegna, 1848 - Carlo Baudi di Vesme)</ref>, ma in realtà ineriva ad un progetto di rafforzamento politico del dominio savoiardo sulla classe colta isolana ancora molto legata alla penisola iberica, attraverso la neutralizzazione di qualsivoglia elemento recasse traccia iberica nell'isola e, conseguentemente, del cosiddetto "Partito Spagnolo". Nello stesso periodo di tempo, vari cartografi piemontesi italianizzarono i [[Toponimo|toponimi]] dell'isola: benché qualcuno fosse rimasto inalterato, la maggior parte subì un processo di adattamento alla pronuncia italiana che perdura tutt'oggi, spesso artificioso e figlio di un'erronea interpretazione del significato nell'idioma locale.
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Molti intellettuali accolsero favorevolmente l'iniziativa: sin dall'[[Umanesimo]] i linguisti e i letterati della corrente "purista" rifiutavano l'eccessiva eterogeneità linguistica del paese, composta non solo da vere e proprie lingue, ma anche da numerosissimi dialetti.
 
{{Approfondimento
{{Nota
|titolo=Provvedimenti adottati per l’italianizzazione degli sloveni in Italia
|contenuto=[[File:Treaty of Rapallo.png|thumb|upright=1.6|Parte del territorio abitato quasi esclusivamente da Sloveni, assegnato al Regno d'Italia in base al trattato di Rapallo]]Con l'avvento del fascismo (1922) si inaugurò nei confronti della comunità slovena residente in Italia, composta da circa 320.000 individui<ref>{{Cita libro |lingua = sl |autore = AA.VV. |titolo = Slovenski zgodovinski atlas |editore = Nova revija |città = Lubiana |anno = 2011 |isbn = 978-961-6580-89-2 |pagina = 168}}</ref> residenti nel ex-[[Litorale austriaco]] e in parte della [[Carniola]] (Postumia, Bisterza, Idria, Vipacco, Sturie) assegnati all'Italia in base al [[Trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo del 1920]], una politica d'italianizzazione forzata:
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* L'italianizzazione di termini ormai di uso comune con equivalenti, ad esempio "Mescita" in luogo di [[Bar (pubblico esercizio)|Bar]], "Acquavite" in luogo di [[Brandy]] o di [[Whisky]]. Furono introdotti alcuni termini in sostituzione di altri recentemente entrati a far parte dell'uso comune, come ''sandwich'' che divenne ''tramezzino'', ''cocktail'' che fu trasformato in ''bevanda arlecchina''. Alcuni termini, come ''tramezzino'', sono rimasti in uso nella lingua italiana.
* l'italianizzazione di moltissimi cognomi non italiani (per esempio gli sloveni ''Vodopivec'' in ''Bevilacqua'', ''Russovich'' in ''Russo'', ''Krizman'' in ''Crismani'', ecc. oppure nell'area di Nizza e in Savoia il francese ''Dupont'' divenne ''Del Ponte'', ''Leblanche'', ''Blanc'' e ''Blanqui'' si tramutarono in ''Bianchi'', ''Baudoin'' in ''Baudino'', ''Giraud'' in ''Giraudo'', ''Micha'' in ''Micca'', ''Pellegrin'' in ''Pellegrini'', ''Prévost'' in ''Prevosto'', ''Serrat'' in ''Serrati'', ''Tuche'' in ''Tucci'', ''Vigneron'' in ''Veneroni'' ecc.), portata avanti dallo Stato italiano.<br>Solo nella [[provincia di Trieste]], ad esempio, furono italianizzati i cognomi di almeno cinquantamila persone prevalentemente di origine [[Slovenia|slovena]] e [[Croazia|croata]]<ref>Paolo Parovel, ''L'identità cancellata. L'italianizzazione forzata dei cognomi, nomi e toponimi nella "Venezia Giulia" dal 1919 al 1945, con gli elenchi delle province di Trieste, Gorizia, Istria ed i dati dei primi {{TA|5 300}} decreti'', Trieste, Eugenio Parovel Editore, 1985. Dell'argomento tratta anche Miro Tasso, ''Un onomasticidio di Stato'', Trieste, Mladika, 2010. Boris Pahor, ''Necropoli'', Roma, Fazi Editore, 2008. Alois Lasciac, invece (''Erinnerungen aus meiner Beamtencarriere in Österreich in den Jahren 1881-1918'', Trieste, Tipografia Editoriale Libraria, 1939), ricorda la precedente situazione di prevaricazione slava sui cognomi italiani.</ref>. Con il Fascismo l'opera divenne sistematica: se si riteneva che il cognome avesse radice latina o italiana, l'italianizzazione (definita in questo caso "restituzione") avveniva d'ufficio, senza richiesta di consenso all'interessato, mentre, se il cognome era chiaramente straniero, l'italianizzazione (qui, "riduzione") era "facoltativa", anche se "raccomandata" spesso sotto minaccia, specie per i funzionari pubblici, ai quali un cognome straniero poteva arrivare a bloccare la carriera.<ref>{{Cita pubblicazione |autore = Barbara Bertoncin |url = http://www.unacitta.it/newsite/intervista_stampa.asp?rifpag=homepaginestoria&id=2162&anno=2011 |titolo = Intervista a Miro Tasso
 
* l'italianizzazione di moltissimi cognomi non italiani (per esempio gli sloveni ''Vodopivec'' in ''Bevilacqua'', ''Russovich'' in ''Russo'', ''Krizman'' in ''Crismani'', ecc. oppure nell'area di Nizza e in Savoia il francese ''Dupont'' divenne ''Del Ponte'', ''Leblanche'' si tramutò in ''Bianchi'', ''Baudoin'' in ''Baudino'', ''Giraud'' in ''Giraudo'', ''Serrat'' in ''Serrati'', ''Micha'' in ''Micca'', ecc.), portata avanti dallo Stato italiano.<br>Solo nella [[provincia di Trieste]], ad esempio, furono italianizzati i cognomi di almeno cinquantamila persone prevalentemente di origine [[Slovenia|slovena]] e [[Croazia|croata]]<ref>Paolo Parovel, ''L'identità cancellata. L'italianizzazione forzata dei cognomi, nomi e toponimi nella "Venezia Giulia" dal 1919 al 1945, con gli elenchi delle province di Trieste, Gorizia, Istria ed i dati dei primi {{TA|5 300}} decreti'', Trieste, Eugenio Parovel Editore, 1985. Dell'argomento tratta anche Miro Tasso, ''Un onomasticidio di Stato'', Trieste, Mladika, 2010. Boris Pahor, ''Necropoli'', Roma, Fazi Editore, 2008. Alois Lasciac, invece (''Erinnerungen aus meiner Beamtencarriere in Österreich in den Jahren 1881-1918'', Trieste, Tipografia Editoriale Libraria, 1939), ricorda la precedente situazione di prevaricazione slava sui cognomi italiani.</ref>. Con il Fascismo l'opera divenne sistematica: se si riteneva che il cognome avesse radice latina o italiana, l'italianizzazione (definita in questo caso "restituzione") avveniva d'ufficio, senza richiesta di consenso all'interessato, mentre, se il cognome era chiaramente straniero, l'italianizzazione (qui, "riduzione") era "facoltativa", anche se "raccomandata" spesso sotto minaccia, specie per i funzionari pubblici, ai quali un cognome straniero poteva arrivare a bloccare la carriera.<ref>{{Cita pubblicazione |autore = Barbara Bertoncin |url = http://www.unacitta.it/newsite/intervista_stampa.asp?rifpag=homepaginestoria&id=2162&anno=2011 |titolo = Intervista a Miro Tasso
<!--realizzata da Barbara Bertoncin--> |rivista = Una città |numero = 185 |data = giugno 2011 |accesso = 8 aprile 2015}}</ref>
 
* l'italianizzazione dei toponimi, fenomeno particolarmente notevole in [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]] - e così [[Sterzing]] = [[Vipiteno]]<ref>Circola ancora una sorta di barzelletta per cui nel [[1922]] [[Ettore Tolomei]], incaricato di indicare i corrispondenti italiani dei toponimi tedeschi, fu inviato a visitare diverse località altoatesine su un'automobile guidata da un autista locale. Entrando nell'abitato di [[Sterzing]], il gerarca si rivolse all'autista facendo apprezzamenti sulla bella cittadina e chiedendone il nome. L'autista, non avendo capito quanto richiesto da Tolomei, rispose in tedesco: «''Wie bitte?''» («Come, scusi?»). Così, da queste due parole, Tolomei avrebbe ricavato l'italianizzato ''Vipiteno'' per ''Sterzing''. In realtà il toponimo Vipiteno riprende semplicemente il ''Vipitenum'' romano.</ref>, [[Ahrntal]] = [[Valle Aurina]]), in [[Piemonte]] e [[Savoia]] ([[Salbertrand]] = [[Salabertano]], [[Courmayeur]] = ''Cormaiore'', [[Morgex]] = ''Valdigna d'Aosta'') e in [[Venezia Giulia]] (''Rodopolje'' = [[Redipuglia (Fogliano Redipuglia)|Redipuglia]], ''Illirska Bistrica'' = [[Bisterza]], ''Sv. Petar na Krasu'' = [[San Pietro del Carso]], ''Postojna'' – in [[Postumia]] ecc.). In [[Friuli]], il paese di "Pasian Schiavonesco" fu rinominato "[[Basiliano (Italia)|Basiliano]]" per nascondere il suo essere stato fondato da popolazioni slave dopo la "vastata hungarorum", le scorribande degli Ungari che nei [[VIII secolo|secoli VIII]] e [[IX secolo|IX]] avevano spopolato la pianura friulana. Merita un accenno in provincia di Trieste l'esempio di [[San Dorligo della Valle]] (''Dolina'' in sloveno, ma anche in italiano, prima del [[1920]]): si utilizzò infatti l'antica forma "''Durlic''", con la quale si chiamava il patrono della zona, [[Sant'Ulderico]]<ref>{{Cita libro |autore = Jacopo Cavalli |titolo = Reliquie ladine, raccolte in Muggia d'Istria, con appendice sul dialetto tergestino |città = Trieste |editore = |anno = 1893 |pagina = 38 |sbn = IT\ICCU\RAV\0820606}}</ref>. In effetti nel Martirologio Romano non esiste san Dorligo, ma Sant'Ulderico.<br>
 
Il processo previde inoltre la censura o la chiusura di giornali in lingua diversa da quella italiana<ref name="Istria 2005. p. 2">{{Cita libro |autore = Raoul Pupo |titolo = Il lungo esodo - Istria: le persecuzioni, le foibe, l'esilio |editore = Rizzoli |città = Milano |anno = 2005 |pagina = 2 |isbn = 88-17-00562-2}}</ref> e l'incentivazione al trasferimento di italofoni nelle zone a maggioranza linguistica alloglotta (il caso più eclatante è quello di Bolzano, oggi comune dell'Alto Adige a maggioranza linguistica italiana). Si aggiunse la chiusura delle banche e degli istituti di credito locali e l'abolizione di eventuali seconde lingue ufficiali.<ref name="Istria 2005. p. 2"/>
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Fu quindi naturale per l'Enciclopedia Italiana accogliere e ufficializzare l'italianizzazione di toponimi [[Tripolitania|tripolitani]] e [[Cirenaica|cirenaici]]<ref>Si veda di [[Carlo Alfonso Nallino|C. A. Nallino]] il fascicolo edito dal Ministero italiano delle Colonie (''Norme per la trascrizione italiana e la grafia araba dei nomi propri geografici della Tripolitania e della Cirenaica'', Rapporti e monografie coloniali, n. 2, febbraio 1915).</ref> (più tardi anche del [[Fezzan]]) proposta nel 1915 - dopo un primo insoddisfacente tentativo di [[Eugenio Griffini]] per conto dell'[[Istituto Geografico Militare]] - da [[Carlo Alfonso Nallino]], principale arabista italiano, docente dell'[[Sapienza - Università di Roma|Università di Roma]] cui, fascista egli stesso, fu affidata dall'Enciclopedia Italiana la cura di tutto ciò che riguardava il [[mondo arabo]] e [[islam]]ico. La Libia era infatti vista come un territorio già romano e quindi, con azzardata deduzione, italiana, di cui era necessario italianizzare i toponimi, ancorché la massima parte non fosse costituita da arabizzazioni di originali [[Lingua latina|latini]] (ma anche [[Lingua greca|greci]]), bensì da termini del tutto [[Lingua araba|arabi]] o [[Lingua berbera|berberi]], con rare presenze [[Lingua turca|turche]].
 
Il recupero linguistico era avvenuto prevalentemente in [[Istria]], dove il processo di migrazione degli Slavi era cominciato ai tempi della prima migrazione slava del [[VII secolo]], molto prima di quello tedesco.
 
[[File:Fascist italianization.jpg|thumb|upright=0.6|Manifesto affisso a [[Dignano (Croazia)|Dignano]]]]Il processo di italianizzazione fu più forte in Alto Adige che nella Venezia Giulia. Al riguardo si deve specificare che, mentre nella regione altoatesina gli italiani nel [[1910]] erano il 3%, in Venezia Giulia, sempre secondo il censimento austriaco del 1910, vi era una maggioranza relativa italiana attestata intorno al 40%. Tuttavia non vi fu alcun tentativo di mantenere il plurilinguismo, vigente fino ad allora, e si impose l'uso di una lingua che non era la lingua madre della maggioranza della popolazione autoctona, pur essendo compresa. Nell'alta e media valle del fiume [[Isonzo]], in parte del [[Carso]] fino alla località di [[Senosecchia]], nei paesi gravanti nell'orbita triestina e goriziana, oltre ai centri di [[Idria]] e a [[Postumia Grotte]] a parlata slovena, l'italiano era conosciuto e compreso da tutti; lo stesso accadeva per tutti i croati residenti nelle zone dell'[[Istria]], del [[Quarnaro]] e della Dalmazia, un tempo appartenute alla [[Repubblica di Venezia]]. Nei restanti territori (valli affluenti all'Isonzo, Carso interno, zona del [[Monte Nevoso (Slovenia)|monte Nevoso]] ecc.) l'italiano non era conosciuto e qui il processo di italianizzazione fu un'imposizione tout court.
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! Nome originale || Nome italianizzato || Data
|-
| Abriès || [[Abriès|Abrié]] ||
| Ceres
|-
Chianoc
| Briançon || [[Briançon|Brianzone]] ||
|| Cere
|-
[[Chianocco]]
| Ceres || Cere || 1939
|-
1939
| Cervières || [[Cervières (Alte Alpi)|Cervere]] ||
|-
| Chianoc || [[Chianocco]] ||1939
|-
| Chiavrie || [[Caprie]] || 1936
Riga 519 ⟶ 958:
|-
| Mathi || [[Mathi|Mati]] ||1937
|-
 
| Névache || [[Névache|Nevasca]] ||
|-
| Oulx || [[Oulx|Ulzio]] ||1939
Riga 531 ⟶ 971:
|| Roburento
Roreto Chisone
|| 1940<ref name= "20 marzo 1940, n. 249" /> 1939
 
|-
Riga 538 ⟶ 978:
| Sampeyre || [[Sampeyre|Sampeire]] || 1940<ref name= "21 giugno 1940, n. 912" />
|-
| Sanfront || [[Sanfront|Sanfronte]]e || 1940<ref name= "21 giugno 1940, n. 912" />
 
|-
Riga 553 ⟶ 993:
|-
| Venaus<ref>Il nome del paese è in [[lingua piemontese|piemontese]] (''Venàus''), il nome del paese in [[lingua francese|francese]] invece è ''Vénaux''.</ref> || [[Venaus|Venalzio]] ||1939
|-
| mont Chaberton|| [[monte Chaberton|monte Ciabertone]]
|}
Le lingua autoctone della Valle d'Aosta sono il [[Lingua francoprovenzale|francoprovenzale]] nella sua varietà [[Dialetto|dialettale]] [[Dialetto valdostano|valdostana]] e, solamente nei comuni di [[Issime]], [[Gressoney-La-Trinité|Gressonei La Trinità]] e [[Gressoney-Saint-Jean|Gressonei San Giovanni]], due varietà della [[lingua walser]]; la lingua più diffusa, invece, è oggi l'[[lingua italiana|italiano]].<br>
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====== Savoia ======
[[File:TannerMapKingdomSardinia1839.jpg|thumb|La [[Savoia (regione storica)|Savoia]] indicata in colore rosa in alto a sinistra, in una mappa del [[1839]] raffigurante il [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]]]]
La [[Savoia (regione storica)|Savoia]] (in francese ''Savoie'' o ''Pays de Savoie'', in savoiardo ''Savouè'') è una regione situata nelle [[Alpi Occidentali]], terra d'origine di [[Casa Savoia]]. Fin dal [[medioevo]] la Savoia era unita a parte dell'odierno [[Piemonte]] nella [[contea di Savoia]].
La [[Savoia (regione storica)|Savoia]] (in francese ''Savoie'' o ''Pays de Savoie'', in savoiardo ''Savouè'') è una regione situata nelle [[Alpi Occidentali]], terra d'origine di [[Casa Savoia]]. Fin dal [[medioevo]] la Savoia era unita a parte dell'odierno [[Piemonte]] nella [[contea di Savoia]]. Durante il [[Rinascimento italiano|Rinascimento]], questo [[Antichi Stati italiani|stato preunitario]] fu elevato a [[Ducato di Savoia]], ed ampliò i suoi domini in Italia. La capitale era [[Chambéry|Ciamberì]] (in francese ''Chambéry'', in francoprovenzale ''Chambèri''). La lingua ufficiale in Savoia, così come in Valle d'Aosta e in tutte le valli occidentali del Piemonte non è mai stata l'[[lingua italiana|italiano]]: l'italiano è stato parzialmente introdotto come lingue ufficiale e notarile nella pianura piemontese a partire soltanto dal [[1561]] con l'[[Editto di Rivoli]]. In ogni caso il francese sia nella parte cismontana del Ducato, sia ovviamente in quella ultramontana, rimarrà una lingua più prestigiosa e più conosciuta dell'italiano, fino almeno ai tempi dell'[[Unità d'Italia]], tant'è vero che lo stesso [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]] e il [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Re Vittorio Emanuele II di Savoia]] non erano madrelingua italiani. In Savoia rimane tuttora un esiguo numero di parlanti di [[dialetto savoiardo]]. Il dialetto savoiardo, che fa parte della [[lingua franco-provenzale]], è strettamente imparentato al [[dialetto valdostano]] e al dialetto delle [[valli arpitane piemontesi|valli di Lanzo, Orco e Soana]].<br>Durante il fascismo, le autorità italiane promossero un processo di [[italianizzazione]] di tutta la popolazione della Savoia, imponendo l’uso dell’italiano in sostituzione del dialetto savoiardo. Venne inoltre italianizzata tutta la toponomastica della regione.
 
Nel 1349 [[Filippo VI di Francia|Filippo VI]] acquistò il [[Delfinato]] da [[Umberto II de la Tour-du-Pin]], [[Delfini del Viennois|Delfino del Viennois]], rimasto senza quattrini e senza eredi. Il conte [[Amedeo VI di Savoia]], che vantava diritti sulle terre del vicino che erano state da sempre oggetto di contese fra i Signori del Viennois ed i Savoia, attaccò nel [[1353]] la zona di Gex e sconfisse il Delfino di Vienne a Bâtie des Abrets nel [[1354]].<ref name=cognasso/><ref name="Menabrea">{{cita libro |autore=Henri Ménabréa|titolo= Histoire de la Savoie |editore= Grasset | anno= 1933, 1960, 1976, 2009 |pagina=72|lingua=fr}}</ref>
Il re di Francia, all'inizio della [[guerra dei cento anni]], preferì venire a patti con i Savoia, per occuparsi della minaccia inglese.<ref>{{cita libro |autore=A.Beruard, J.Châtel, A.Favre, M.Hudry |titolo= Découvrir l’Histoire de la Savoie |editore= éd. Centre de la Culture Savoyarde |anno=1998 |isbn=2-95113-791-5 |pagina=92|lingua=fr}}.</ref>
Con il [[trattato di Parigi (1355)]] il conte di Savoia ottenne le signorie del [[Faucigny (provincia)|Fossignì]], appartenenti ai Faucigny, già vassalli dei conti di Ginevra poi dei Delfini del Viennois dal [[XIII secolo]], con il [[Beaufortain]] (territorio appartenuto ai Faucigny dal XIII secolo), il che consentiva ai Savoia di collegare la loro contea al [[Chiablese]]; la zona di Valbonne, con la signoria di Montluel, il castello di Miribel, [[Bourg-Saint-Christophe|Borgo San Cristoforo]], [[Pérouges]] e [[Saint-Maurice-de-Gourdans]]; le signorie di Varey e Saint-Maurice en [[Bugey]]; le signorie di Santonay dans la [[Bresse]] e quella di d'Anton nel Delfinato<ref>{{cita libro |autore= J.-J. Vernier|titolo= Études historiques et géographiques sur la Savoie |editore=Le Livre d'Histoire - Res Universis | anno=1896, edizione 1993 |isbn=2-7428-0039-5 |issn=0993-7129 | pagina=53|lingua=fr}};</ref> la baronia della regione di Gex. I confini tra Contea di Savoia e Delfinato furono fissati sulle [[Prealpi della Chartreuse]],<ref name="Menabrea"/> sul [[Rodano]] ed alla [[Guiers]].
 
 
Durante il [[Rinascimento italiano|Rinascimento]], questo [[Antichi Stati italiani|stato preunitario]] fu elevato a [[Ducato di Savoia]], ed ampliò i suoi domini in Italia. La capitale era [[Chambéry|Ciamberì]] (in francese ''Chambéry'', in francoprovenzale ''Chambèri''). La lingua ufficiale in Savoia, così come in Valle d'Aosta e in tutte le valli occidentali del Piemonte non è mai stata l'[[lingua italiana|italiano]]: l'italiano è stato parzialmente introdotto come lingue ufficiale e notarile nella pianura piemontese a partire soltanto dal [[1561]] con l'[[Editto di Rivoli]]. In ogni caso il francese sia nella parte cismontana del Ducato, sia ovviamente in quella ultramontana, rimarrà una lingua più prestigiosa e più conosciuta dell'italiano, fino almeno ai tempi dell'[[Unità d'Italia]], tant'è vero che lo stesso [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]] e il [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Re Vittorio Emanuele II di Savoia]] non erano madrelingua italiani. In Savoia rimane tuttora un esiguo numero di parlanti di [[dialetto savoiardo]]. Il dialetto savoiardo, che fa parte della [[lingua franco-provenzale]], è strettamente imparentato al [[dialetto valdostano]] e al dialetto delle [[valli arpitane piemontesi|valli di Lanzo, Orco e Soana]].<br>Durante il fascismo, le autorità italiane promossero un processo di [[italianizzazione]] di tutta la popolazione della Savoia, imponendo l’uso dell’italiano in sostituzione del dialetto savoiardo. Venne inoltre italianizzata tutta la toponomastica della regione.
{| class="wikitable"
|+ Italianizzazione dei toponimi in Savoia
Riga 686 ⟶ 1 135:
|Alby-sur-Cheran || Albi
|-
|Ambronay || [[Ambronay|Ambrone]]
|-
|Amphion-les-Bains || Anfione
|-
Riga 709 ⟶ 1 160:
|-
|Bellecombe-en-Bauges || Bellacomba
|-
|Bellegarde-sur-Valserine || [[Bellegarde-sur-Valserine|Bellaguardia]]
|-
|Bellentre || [[Bellentre|Bellentra]]
|-
|Bellevaux || Bellavalle
|-
|Belley || [[Belley|Bellei]]
|-
|Bessans || [[Bessans|Bessano]]
|-
|Bioley || [[Bioley-Magnoux|Biolai]]
|-
|Bonne || [[Bonne|Bonna]]
Riga 722 ⟶ 1 179:
|Bonneval-sur-Arc || [[Bonneval-sur-Arc|Bonavalle sull'Arco]]
|-
|Bonneville || [[Bonneville (Alvernia-Rodano-Alpi)|Bonavilla]]
|-
|Bourg-en-Bresse || [[Bourg-en-Bresse|Borgo nella Bressa]]
|-
|Bourg-Saint-Christophe || [[Bourg-Saint-Christophe|Borgo San Cristoforo]]
|-
|Bourg-Saint-Maurice || [[Bourg-Saint-Maurice|Borgo San Maurizio]]
Riga 734 ⟶ 1 195:
|Brides-les-Bains || Bagni di Brida
|-
|ChambéryBugey || [[CiamberìBugey|Bugei]]
|-
|Carouge || [[Carouge|Quaroggio]]
|-
|Chambéry || [[Ciamberì]]<ref>{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=4PQvAAAAYAAJ&pg=PA701&lpg=PA701&dq=ciamberi&source=bl&ots=-vb3Y0nuqS&sig=YxRJrQDTilAglML_mTzfSeWdwDk&hl=it&ei=rc6UTeigCoPZsgaVoKnPCA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CFEQ6AEwBQ#v=onepage&q=ciamberi&f=false|titolo=Gazzetta piemontese, 1º luglio 1826|accesso=31 marzo 2011}}</ref>
|-
|Chamonix-Mont-Blanc || [[Chamonix-Mont-Blanc|Sciamonì-Montebianco]]
|-
|Champagnes || Campagna
|-
|Champagny-en-Vanoise || [[Champagny-en-Vanoise|Ciampignì]]
|-
|Charousse || Carussa
|-
|Château-Gaillard || [[Château-Gaillard|Castel Gagliardo]]
|-
|Châtel || Castello
Riga 749 ⟶ 1 218:
|-
|Chavoire || Cavoira
|-
|Chignin || [[Chignin]]o
|-
|Cléry || [[Cléry (Savoia)|Clerì]]
|-
|Cluses || [[Cluses (Alta Savoia)|Chiusa]]
Riga 781 ⟶ 1 254:
|-
|Frangy || Frangì
|-
|Genève || [[Ginevra]]
|-
|Gex || [[Gex|Gesio]]
|-
|Gilly-sur-Isère || [[Gilly-sur-Isère|Gillì sull'Isera]]
|-
|Grandson || [[Grandson|Grancione]]
|-
|Grésy-sur-Aix || [[Grésy-sur-Aix|Gresì]]
|-
|Grésy-sur-Isère || [[Grésy-sur-Isère|Gresì sull'Isera]]
|-
|Hautecombe || [[Altacomba]]
|-
|Hauteluce || [[Hauteluce|Altalucia]]
|-
|Hauteville-sur-Fier || [[Hauteville-sur-Fier|Altavilla sul Fiero]]
Riga 793 ⟶ 1 280:
|-
|La Bridoire || La Bardoira
|-
|Lac de Neuchâtel || [[Lago di Neocastello]]
|-
|La Chambre || [[La Chambre|Camera in Savoia]]
Riga 823 ⟶ 1 312:
|-
|La Thuile || [[La Thuile (Francia)|Tullia]]
|-
|Lausanne || [[Losanna]]
|-
|Le Bois || [[Le Bois|Il Bosco]]
Riga 844 ⟶ 1 335:
|Lovagny || [[Lovagny|Lovagnì]]
|-
|Lullin || [[Lullin|Lullino]]o
|-
|Maltaverne || Maltaverna
|-
|Marigny-Sant-Marcel || [[Marigny-Saint-Marcel|Marignì-San Marcello]]
|-
|Martigny || [[Martigny|Martignì]]
|-
|Megève || [[Megève|Megeva]]
Riga 859 ⟶ 1 352:
|-
|Mont-du-Chat || Monte del Gatto
|-
|Montluel || [[Montluel|Monluello]]
|-
|Montmélian || [[Montmélian|Momigliano]]
Riga 879 ⟶ 1 374:
|-
|Orelle || [[Orelle|Aurella]]
|-
|Orjulaz || [[Bioley-Orjulaz|Oriola]]
|-
|Passy || [[Passy (Alta Savoia)|Passì]]
|-
|Pierre-Châtel || Pietracastello
|-
|Plancherine || [[Plancherine|Piancherina]]
|-
|Poliez-Pittet || [[Poliez-Pittet|Poleto]]
|-
|Pont-d'Ain || [[Pont-d'Ain|Ponte di En]]
|-
|Revermont || Revermonte
|-
|Ripaille || [[Thonon-les-Bains|Ripaglia]]
Riga 892 ⟶ 1 397:
|Saint-Georges-d'Hurtières || [[Saint-Georges-d'Hurtières|San Giorgio]]
|-
|Saint-Gervais-les-Bains || [[Saint-Gervais-les-Bains|Bagni di San Gervasio ]]
|-
|Saint-Jean-de-Maurienne || [[San Giovanni di Moriana]]
Riga 899 ⟶ 1 404:
|-
|Saint-Julien-en-Genevois || [[Saint-Julien-en-Genevois|San Giuliano nel Genevese]]
|-
|Saint-Maurice || [[Saint-Maurice (Svizzera)|San Maurizio in Vallese]]
|-
|Saint-Maurice en Bugey || San Maurizio nel Bugei
|-
|Saint-Michel-de-Maurienne || [[San Michele di Moriana]]
|-
|Saint-Sulpice || [[Saint-Sulpice (Vaud)|San Sulpizio]]
|-
|Sainte-Hélène-sur-Isère || [[Sainte-Hélène-sur-Isère|Sant'Elena sull'Isera]]
|-
|Sallanches || [[Sallanches|Sallanca]]
|-
|Samoëns || [[Samoëns|Settemonti]]
|-
|Santonay dans la Bresse || Santonai nella Bressa
|-
|Seyssel || [[Seyssel (Alta Savoia)|Seissello]]
|-
|Talloires || [[Talloires|Talloria]]
|-
|Termignon || [[Termignon]]e
|-
|Thônes || [[Thônes|Tone]]
|-
|Thonon-les-Bains || [[Thonon-les-Bains|Tonone]]<ref>{{cita web|url=http://books.google.it/books?id=yXcBAAAAYAAJ&pg=RA1-PA24&dq=Viaggio+in+Savoia+tonone&hl=it&ei=99OUTYSuIYr6sga7p8zMCA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDsQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false|titolo=Viaggio in Savoia|accesso=31 marzo 2011}}</ref>
|-
|Ugine || [[Ugine|Ugina]]
|-
|Val-d'Isère || [[Val-d'Isère|Val d'Isera]]
|-
|Valbonne || Valbona
|-
|Valromey || [[Valromey|Val Romei]]
|-
|Varambon || [[Varambon]]e
|-
|Yenne || [[Yenne|Ienna]]
|-
|Yverdon || [[Yverdon-les-Bains|Iverdun]]
|}
 
Riga 917 ⟶ 1 450:
La '''Contea di Nizza''', detta anche '''Paese Nizzardo''' (in [[lingua francese|francese]]: ''Comté de Nice / Pays Niçois''; in [[lingua occitana|occitano]]: ''Comtat de Niça / País Niçard''), è stata una contea parte del [[Ducato di Savoia]] e poi del [[Regno di Sardegna]] dal 1713.<ref>Michele Ruggiero, ''Storia del Piemonte'' Piemonte in Bancarella, Torino 1979</ref>
Nizza entrò a far parte dei domini dei Savoia per mezzo della Dedizione di [[Saint-Pons (Alpi dell'Alta Provenza)|Saint-Pons]] il 28 settembre [[1388]], con cui [[Amedeo VII di Savoia]], approfittando delle lotte intestine in Provenza, negoziò con Giovanni Grimaldi barone di [[Boglio]] (governatore di Nizza e della Provenza Orientale) il passaggio del Nizzardo e della [[valle dell'Ubaye|valle dell'Ubaia]] ai domini sabaudi, col nome di ''Terre Nuove di Provenza''. Le Terre Nuove presero poi il nome di ''Contea di Nizza'' nel [[1526]], anche se in questo contesto il termine "contea" venne impiegato in senso amministrativo, e non feudale.
 
La popolazione del villaggio di [[Escragnolles|Escragnolo]] fu annientata dalla peste del 1420 ed il ripopolamento della zona fu garantito dall'emigrazione di genti provenienti dalla regione che sta nei pressi o nell'entroterra di [[Genova]], perciò ancora oggi il dialetto della zona è molto vicino al genovese e quindi più pertinente alla [[lingua italiana]] che a quella [[lingua francese|francese]] o [[Lingua occitana|provenzale]].<ref>http://books.google.it/books?id=8_kEAAAAQAAJ&pg=PA205&dq=Escragnolles&hl=it&ei=Zq3_TL3rEo2s8QOpz6CNCw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=10&ved=0CEoQ6AEwCQ#v=onepage&q=Escragnolles&f=false</ref>
Tra il 1470 e il [[1562]] i feudatari locali ripolarono la zona di [[Cannes|Canne]] e di [[Grasse|Grassa]] con abitanti provenienti dalle [[diocesi di Albenga-Imperia|diocesi di Albenga]] e dalla [[diocesi di Ventimiglia-San Remo|diocesi di Ventimiglia]] nella [[Riviera di Ponente]], parte della [[Repubblica di Genova]].<ref>[[Fiorenzo Toso]], Linguistica di aree laterali ed estreme. Contatto, interferenza, colonie linguistiche e "isole" culturali nel Mediterraneo occidentale, Recco, Le Mani (Udine, Centro Internazionale sul Plurilinguismo) 2008</ref>
 
I coloni si stabilirono a [[Biot]], [[Vallauris|Vallauria]], [[Escragnolles|Escragnolo]] e [[Mons (Provenza-Alpi-Costa Azzurra)|Monso]] nei pressi di [[Cannes|Canne]] e di [[Grasse|Grassa]].
 
Il [[25 ottobre]] [[1561]], in seguito all'[[Editto di Rivoli]], l'[[lingua italiana|italiano]] ha rimpiazzato il [[lingua latina|latino]] come lingua per la redazione degli atti ufficiali della Contea di Nizza.
Riga 925 ⟶ 1 463:
|+ Italianizzazione dei toponimi nel Nizzardo
! Nome originale || Nome italianizzato
|-
|Antibes || [[Antibes|Antibo]]
|-
|Ascros || [[Ascros]]o<ref>http://books.google.it/books?ei=zL9DTrbAMI7_-gbzwe2_CQ&ct=result&id=BfoNAQAAIAAJ&dq=Nizza+Ascroso&q=Ascroso#search_anchor Rivista di Studi Liguri, Istituto Internazionale di Studi Liguri, 1942, Volumi 8-11, pag. 76</ref>
|-
|Auvare || [[Auvare|Auvara]]<ref>[http://books.google.it/books?id=KH45AAAAcAAJ&pg=PA125&dq=Auvara&hl=it&sa=X&ei=NFiwUeiJOMOp4gTKpYCgBA&ved=0CDQQ6AEwAA#v=onepage&q=Auvara&f=false]</ref>
|-
|Barcelonnette || [[Barcelonnette|Barcellonetta]]
|-
|Briançon || [[Briançon|Brianzone]]
|-
|Cagnes-sur-Mer || [[Cagnes-sur-Mer|Cagno]]<ref>Per i riferimenti si vedano: ''Dell'itinerario d'Italia e sue più notabili curiosità di ogni specie'' di Alessandro Maggioni, Arcangelo Sartori editore, Ancona 1832, Vol. I pag. 281; ''Nouveau guide du voyageur en Italie'', Paris 1841, Maison (successaur de M. Audin) Editeur des Itinéraires Europeens de Richard, pag. 63; ''Miscellanea di storia italiana'', Fratelli Bocca Editori, Torino 1870, Vol. X pag. 847; ''The maritime Alps and their seaboard, by the author of "Vera"'' di Charlotte Louisa H. Dempster, Longmans Green & Co, London 1885, pag. 227; ''Essai sur la toponymie de la Provence'' di Charles Rostaing, éd. d'Artrey, Paris 1950, pag. 131.</ref>
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|Cannes || [[Cannes|Canne Marittima]]
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|Colomars || [[Colomars|Colomarte]]
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|Contes || [[Contes|Conti]]
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|Duranus || [[Duranus]]so
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|Escragnolles || [[Escragnolles|Escragnolo]]
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|Faucon-de-Barcelonnette || [[Faucon-de-Barcelonnette|Falcone di Barcellonetta]]
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|Grasse || [[Grasse|Grassa]]<ref>Cfr. "Grassa" in Goffredo Casalis, ''[https://books.google.it/books?id=kggUAAAAQAAJ&pg=PA861&dq=grassa+provenza&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjL4uTIqcvQAhXH0RQKHWr-DnY4FBDoAQhIMAc#v=onepage&q=grassa&f=false Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna]'', vol. XI, G. Maspero librajo e Cassone e Marzorati tipografi, Torino 1843, p. 861.</ref><ref>Cfr. "Grassa" in Pietro Gioffredo, ''[https://books.google.it/books?id=CNIOAAAAQAAJ&pg=PA531&dq=grassa+provenza&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiN95yKqcvQAhWoKcAKHUFhBr84ChDoAQgnMAE#v=onepage&q=grassa&f=false Storia delle Alpi marittime]'', libro XXVI, vol. IV, in ''Monumenta historiae patriae'', Augustae Taurinorum e Regio Typographeo, 1839.</ref>
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|Guillaumes || [[Guglielmi]]<ref>[http://books.google.it/books?ei=HVavUb2jBqf44QTrqoEw&hl=it&id=UFUOAQAAIAAJ&dq=%22guglielmi%22+nizza&q=%22guglielmi%22 Italia: Italia settentrionale. 3. ed. 1948 - Touring club italiano - Google Libri]</ref>
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|Îles de Lérins || [[Isole di Lerino]]<ref>''Storia di Genova'', di Teofilo Ossian De Negri, Giunti Editore 2003</ref>
|La Croix || La Croce
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|Île Sainte-Marguerite || [[Isola di Santa Margherita]]
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|Île Saint-Honorat || [[Isola di Sant'Onorato]]
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|Îlot Saint-Ferréol || [[Isolotto di San Ferreolo]]
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|La Condamine-Châtelard || [[La Condamine-Châtelard|La Condamina-Castellardo]]
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|La Croix || [[La Croix-sur-Roudoule|La Croce]]
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|Lantosque || [[Lantosque|Lantosca]]
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|Larche ||[[Larche (Alpi dell'Alta Provenza)|L'Arca]]
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|La Turbie || [[La Turbie|Turbia]]
|-
|Massoins || [[Massoins|Maissone]]
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|Mons || [[Mons (Provenza-Alpi-Costa Azzurra)|Monso]]
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|Rimplas || [[Rimplas|Reimplasso]]
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|Roubion || [[Roubion|Robione]]
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|Roquestéron-Grasse || [[Roquestéron-Grasse|Roccasterone di Grassa]]
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|Sainte-Agnès || [[Sainte-Agnès (Alpi Marittime)|Sant'Agnese]]
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|Saint-Auban || [[Saint-Auban|Sant'Albano sull'Esterone]]
|-
|Saint-Léger || [[Saint-Léger (Provenza-Alpi-Costa Azzurra)|San Leodegario]]
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|Saint-Laurent-du-Var || [[Saint-Laurent-du-Var|San Lorenzo del Varo]]
|-
|Saint-Paul-de-Vence || [[Saint-Paul-de-Vence|San Paolo di Venza]]<ref>Cfr. "San Paolo di Venza" in Pietro Gioffredo, ''[https://books.google.it/books?id=KU1bAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Storia delle Alpi marittime]'', libro XXVI, vol. IV, p. 1710, in ''[[Historiae Patriae Monumenta]]'', Augustae Taurinorum e Regio Typographeo, 1839.</ref>
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|Saint-Paul-sur-Ubaye || [[Saint-Paul-sur-Ubaye|San Paolo sull'Ubaia]]
|-
|Saint-Pons || [[Saint-Pons (Alpi dell'Alta Provenza)|San Ponzio]]
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|Sallagriffon || [[Sallagriffon]]e
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|Séranon || [[Séranon|Seranone]]
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|Spéracèdes || [[Spéracèdes|Speiraceta]]
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|Utelle || [[Utelle|Utello]]<ref>P. Gioffredo, ''Storia delle Alpi marittime'', ed. C. Gazzera, Torino 1839, Vol. V pag. 482</ref><ref>D. Bertolotti, Viaggio nella Liguria marittima, ed. Eredi Botta, Torino 1834, Vol. I pag. 133</ref>
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|Vallauris || [[Vallauris|Vallauria]]
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|Vence || [[Vence|Venza]]<ref>Cfr. "Venza" in Pietro Gioffredo, ''[https://books.google.it/books?id=KU1bAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Storia delle Alpi marittime]'', libro XXVI, vol. IV, p. 2122, in ''[[Historiae Patriae Monumenta]]'', Augustae Taurinorum e Regio Typographeo, 1839.</ref>
|-
|Villeneuve-Loubet || [[Villeneuve-Loubet|Villanova Lobetto]]<ref>''Rivista di studi liguri'', 1942, Volumi 8-11, pag. 124</ref>
|}
 
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|''Lajen'' || [[Laion]] || Adozione del toponimo ladino. Il nome attestato in [[lingua latina|latino]] nel [[985]] era ''Lagien''.
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|''Lana'' || [[Lana (Italia)|Lana]] || Adozione dello stesso toponimo [[lingua tedesca|tedesco]] del paese, ritenuto adatto alla fonetica italiana. Il [[toponimo]] è attestato come ''Lóina'' nel [[1034]], come ''Lounaha'' nel [[1048]]-[[1068]], come ''Lŏnun'' nel [[1143]] e come ''Lonan'' nel [[1275]]<ref>Franz Huter, ''Tiroler Urkundenbuch I/1'', Innsbruck, Ferdinandeum, 1937, Nr. 56, 62, 126 e 213.</ref> e deriva probabilmente dal [[lingua latina|latino]] ''Leonianum'' ("terreno di Leo").<ref>Egon Kühebacher, ''Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte'', vol. 1, Bolzano, Athesia, 1995, pp. 209s. ISBN 88-7014-634-0</ref> Altre ipotesi sostengono una derivazione dal [[lingua tedesca|tedesco]] ''Lahn'' (a sua volta dal latino ''labina'', "frana") o da "Lucanius".<ref>AA.VV., ''Nomi d'Italia''. Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2004</ref>
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|''Latsch'' || [[Laces]] || Toponimo creato ''ex novo'', con [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] fonetica della forma [[lingua latina|latina]] usata nel [[1185]] di ''Lacis''.
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|''Plaus'' || [[Plaus]] || Adozione dello stesso toponimo [[lingua tedesca|tedesco]] del paese, di origine latina (''Palus'', significante 'palude').
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|''Prad am Stilfserjoch'' || [[Prato allo Stelvio]] || Adattamento del toponimo [[ladino]] (lingua parlata nell'Alta Venosta prima della germanizzazione forzata del XVII sec.) che ricalca il latino ''Prada'' (significante [[pratoPrato stabile|prati]]) attestato nel [[1187]], con l'aggiunta di [[Stelvio]] (l'esatto equivalente [[lingua italiana|italiano]] di ''Stilfserjoch '' è [[Passo dello Stelvio]]).
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|''Prags'' || [[Braies]] || Adozione del toponimo ladino.
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| colspan="6" align="center" |'''Consistenza demografica in Alto Adige per gruppo linguistico (1880-1945) - Dati assoluti e percentuali'''<ref>{{cita web|http://www.provinz.bz.it/astat/download/JB11_K3.pdf|Annuario ASTAT 2011|16-01-2013}}</ref>
|-
|<div style="text-align: center;"> '''Anni'''</div>
| <div style="text-align: center;">'''Italofoni'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Tedescofoni'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Ladinofoni'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Altri'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Totale'''</div>
|-
|<div style="text-align: center;"> [[1880]]</div>
| <div style="text-align: center;">6.884 (3,4%)</div>
| <div style="text-align: center;">186.087 (90,6%)</div>
| <div style="text-align: center;">8.822 (4,3%)</div>
| <div style="text-align: center;">3.513 (1,7%)</div>
| <div style="text-align: center;">205.306</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1890]]</div>
| <div style="text-align: center;">9.369 (4,5%)</div>
| <div style="text-align: center;">187.100 (89,0%)</div>
| <div style="text-align: center;">8.954 (4,3%)</div>
| <div style="text-align: center;">4.862 (2,3%)</div>
| <div style="text-align: center;">210.285</div>
|-
|<div style="text-align: center;"> [[1900]]</div>
| <div style="text-align: center;">8.916 (4,0%)</div>
| <div style="text-align: center;">197.822 (88,8%)</div>
| <div style="text-align: center;">8.907 (4,0%)</div>
| <div style="text-align: center;">7.149 (3,2%)</div>
| <div style="text-align: center;">222.794</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1910]]</div>
| <div style="text-align: center;">7.339 (2,9%)</div>
| <div style="text-align: center;">223.913 (89,0%)</div>
| <div style="text-align: center;">9.429 (3,8%)</div>
| <div style="text-align: center;">10.770 (4,3%)</div>
| <div style="text-align: center;">251.451</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1921]]</div>
| <div style="text-align: center;">27.048 (10,6%)</div>
| <div style="text-align: center;">193.271 (75,9%)</div>
| <div style="text-align: center;">9.910 (3,9%)</div>
| <div style="text-align: center;">24.506 (9,6%)</div>
| <div style="text-align: center;">254.735</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1931]]<ref name="lingue">P. Ribichini, ''Da Sudtirolo ad Alto Adige: arrivano gli italiani'', Ed. Associate, 2008, p. 116</ref></div>
| <div style="text-align: center;">65.503 (23,2%)<ref name="lingue"/></div>
| <div style="text-align: center;">195.177 (69,2%)<ref name="lingue"/></div>
| <div style="text-align: center;">n.d.</div>
| <div style="text-align: center;">21.478 (7,6%)</div>
| <div style="text-align: center;">282.158<ref>{{cita web|http://www.comuni-italiani.it/021/statistiche/popolazione.html|Dal sito Comuni-italiani.it|16-01-2013}}</ref></div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1945]]</div>
| <div style="text-align: center;"> (35,0%)</div>
| <div style="text-align: center;"> (61,6%)</div>
| <div style="text-align: center;"> (3,40%)</div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
|-
|}
[[File:Trento - Statue of Dante.JPG|thumb|Il [[Monumento a Dante (Trento)|Monumento a Dante]] di [[Trento]] fu eretto come simbolo della [[lingua italiana]] e dell'italianità quando il Trentino faceva ancora parte dell'[[Impero austro-ungarico]].]]
[[File:Bundesarchiv Bild 137-055690, Innsbruck, Umsiedler aus Südtirol.jpg|thumb|''Optanten'' sudtirolesi in arrivo alla stazione di [[Innsbruck]] (1940)]]
Il gruppo linguistico italiano è in costante crescita dal primo dopoguerra. In seguito alla vittoria italiana nella [[Prima Guerra Mondiale]] il territorio dell'attuale provincia, quasi completamente germanofono, venne scorporato dal dissolto [[Impero austro-ungarico]] e annesso al [[Regno d'Italia]], coronando le aspirazioni dell'[[irredentismo italiano]]. Il [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)]] sancì i nuovi confini del Regno d'Italia senza che venisse sentita la popolazione altoatesina.<ref>Martha Stocker, ''La storia della nostra terra. Il Sudtirolo dal 1914 al 1992. Cenni storici'', Athesia</ref> Se in un primo momento i governi [[liberale|liberali]] perseguirono una politica abbastanza tollerante verso le minoranze tedesche, il subentrato governo [[fascismo|fascista]] perseguì invece una politica di assimilazione delle minoranze di lingua tedesca e ladina ed una progressiva [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] dell'Alto Adige, incentivando l'arrivo di molte decine di migliaia di immigrati italiani provenienti dal Trentino e dal resto d'Italia (soprattutto nordorientale) che si stabilirono principalmente nelle aree urbane di Bolzano e Merano. I comuni ladini di [[Livinallongo del Col di Lana]], [[Colle Santa Lucia]] e [[Cortina d'Ampezzo]] furono smembrati dal contesto regionale ed accorpati alla provincia veneta di [[Provincia di Belluno|Belluno]]. L'uso del tedesco fu bandito dalla vita pubblica e vennero anche chiuse le scuole di lingua tedesca.
[[File:Marzo 1940 Mussolini riceve gli altoatesini optanti per l'Italia.jpg|thumb|Marzo [[1940]]: [[Mussolini]] riceve gli [[Dableiber|altoatesini optanti per l'Italia]]]]
Il [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)]] sancì i nuovi confini del Regno d'Italia senza che venisse sentita la popolazione altoatesina.<ref>Martha Stocker, ''La storia della nostra terra. Il Sudtirolo dal 1914 al 1992. Cenni storici'', Athesia</ref>
Secondo il censimento del 1921 in Alto Adige viveva una popolazione formata per il 75% circa da una comunità di [[lingua tedesca]], ma nonostante questa specificità etnica, il presidente statunitense [[Woodrow Wilson]] - storicamente noto come colui che enunciò il diritto all'autodeterminazione dei popoli - col [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Saint-Germain-en-Laye del 1919]], riconobbe ugualmente il possesso di quel territorio all'Italia. L'annessione dell'Alto Adige venne appoggiata dalle altre potenze vincitrici, [[Francia]] e [[Gran Bretagna]], ed essa fu stabilita secondo la prospettiva di garantire all'Italia un confine settentrionale difendibile e ridurre ai minimi termini la neocostituita [[Repubblica austriaca]].<ref>S. Morosini, ''Sulle vette della patria. Politica, guerra e nazione nel Club Alpino Italiano (1863-1922)'', FrancoAngeli, 2009, p. 202</ref> Inizialmente fu escluso dall'annessione il territorio della [[Val Pusteria]], con i comuni di [[San Candido]] e [[Sesto (Italia)|Sesto]], ma successivamente con una revisione voluta da Wilson, fu anch'esso integrato.<ref>S. Morosini, ''ivi'', 2009, p. 203</ref>
 
Una volta ufficializzata l'annessione del Tirolo cisalpino al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], fu avviato il processo di [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] del territorio, partendo dall'adozione del nome Alto Adige, come il dipartimento francese dell'epoca napoleonica. Il [[dipartimento dell'Alto Adige]], esistito dal [[1810]] al [[1814]] e annesso al [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia napoleonico]], a differenza di questa nuova entità territoriale, comprendeva il Trentino ed il solo distretto di [[Bolzano]], mentre i circondari di [[Merano]], [[Bressanone]], [[Brunico]], [[Vipiteno]] e le valli circostanti, furono integrati con la [[Confederazione del Reno]].<ref>{{cita web|http://www.trentinocultura.net/doc/catalogo/cat_fondi_arch/divulgazione/IV-napoleonico.pdf|IL TIROLO NEL PERIODO NAPOLEONICO - Dal sitoTrentinocultura.net|18-01-2013}}</ref>
Se in un primo momento i governi [[liberale|liberali]] perseguirono una politica abbastanza tollerante verso le minoranze tedesche, il subentrato governo [[fascismo|fascista]] perseguì invece una politica di assimilazione delle minoranze di lingua tedesca e ladina ed una progressiva [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] dell'Alto Adige, incentivando l'arrivo di molte decine di migliaia di immigrati italiani provenienti dal Trentino e dal resto d'Italia (soprattutto nordorientale) che si stabilirono principalmente nelle aree urbane di Bolzano e Merano. I comuni ladini di [[Livinallongo del Col di Lana]], [[Colle Santa Lucia]] e [[Cortina d'Ampezzo]] furono smembrati dal contesto regionale ed accorpati alla provincia veneta di [[Provincia di Belluno|Belluno]]. L'uso del tedesco fu bandito dalla vita pubblica e vennero anche chiuse le scuole di lingua tedesca. La stampa germanofona venne largamente censurata. L'uso dei toponimi tedeschi venne vietato. Anche nomi e cognomi delle persone vennero italianizzati d'ufficio.
 
Con l'avvento al potere del [[Fascismo]], il processo di "italianizzazione" fu più intenso e violento: esso infatti non riguardò soltanto la [[toponomastica]], per la quale fu incaricato il geografo [[Ettore Tolomei]], ma anche la composizione etnica incoraggiando l'immigrazione dalle altre regioni italiane, e furono attuate la soppressione della lingua tedesca nell'istruzione, negli atti pubblici e nella stampa, nonché l'esclusione della popolazione germanofona dalla vita sociale e politica, una situazione discriminatoria che creò un forte risentimento da parte dei sudtirolesi. Nel [[1926]] furono istituite la [[provincia di Trento|province di Trento]] e di [[provincia autonoma di Bolzano|Bolzano]], e quest'ultima comprendeva amministrativamente l'Alto Adige ad esclusione di alcuni comuni della [[Bassa Atesina]].
 
Il gruppo linguistico italiano è in costante crescita dal primo dopoguerra. In seguito alla vittoria italiana nella [[Prima Guerra Mondiale]] il territorio dell'attuale provincia, quasi completamente germanofono, venne scorporato dal dissolto [[Impero austro-ungarico]] e annesso al [[Regno d'Italia]], coronando le aspirazioni dell'[[irredentismo italiano]]. L'irredentismo italiano rispetto all'Alto Adige trovava il suo fondamento nel principio della [[frontiera naturale]], rientrando il territorio altoatesino nelle frontiere geografiche della [[penisola italiana]] ed essendo il confine del [[Brennero]] militarmente rilevante.
 
Il 2 gennaio 1927 un [[Regio decreto-legge|Regio Decreto]] sancì la nascita della [[provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]], che veniva distinta dalla [[provincia autonoma di Trento|provincia di Trento]]. Questa nuova configurazione amministrativa vide la fine del ruolo di [[Trento]] come capoluogo regionale e la deviazione verso il nuovo capoluogo altoatesino dei più importanti investimenti. Venne infatti incentivata la creazione di stabilimenti delle maggiori imprese industriali, in modo da impiegarvi operai provenienti da tutta Italia, molti dei quali andarono a vivere nei grandi edifici realizzati alla periferia di [[Bolzano]]. In tal modo gli altoatesini di lingua italiana passarono dai 6.950 del 1910 agli 80.800 del 1939, su un totale di 234.650 abitanti in [[provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]].<ref>{{Cita libro|autore = Rolf Steininger|titolo = La regione Trentino – Alto Adige/ Südtirol nel XX secolo: I: Politica e istituzioni|anno = 2007, pp. 160-161|editore = Museo storico in Trento|città = Trento}}</ref> Prima dell'annessione di Bolzano all'Italia e prima dell'[[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]], [[Bolzano]] era una città quasi totalmente di lingua tedesca (94% circa); all'ultimo censimento della popolazione (2011) la maggioranza si è dichiarata appartenente al gruppo linguistico italiano (74%).
 
Dal punto di vista amministrativo l'Alto Adige venne in un primo momento accorpato con il Trentino nella [[Provincia di Trento]], al fine di diluire l'influenza dell'elemento linguistico tedesco, ma tale esigenza venne meno quando il regime abolì la democrazia locale e al contrario emerse la necessità di un controllo più particolareggiato del territorio. Venne allora istituita la Provincia di Bolzano (1927).
 
Nel contempo venne promossa la modernizzazione dell'economia altoatesina, con la realizzazione di infrastrutture e la costruzione di impianti idroelettrici per agevolare l'industria pesante installata nella provincia, la cui manovalanza venne reclutata dalle altre regioni d'Italia.
 
In seguito all'avvicinamento alla Germania nazista furono implementate le [[opzioni in Alto Adige]]. [[Hitler]], ritenendo il principio etnico subordinato alla politica, affermò di non avere alcuna rivendicazione nei confronti del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] (attirandosi critiche da parte dei suoi stessi seguaci) pur di ottenere l'appoggio di [[Mussolini]].
Tra giugno e ottobre [[1939]] si svolsero degli accordi tra i due alleati [[Hitler]] e [[Mussolini]] riguardo alla questione della comunità tedescofona nella [[Provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]] e alle isole linguistiche in [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]] e [[Veneto]]: fu offerta loro la possibilità di trasferire definitivamente nel Reich; in questo modo il Führer riportava in patria un'altra comunità tedesca, mentre il Duce non solo non aveva ceduto sul principio d'inviolabilità del [[Brennero]] ma si era anche sbarazzato di un gruppo resistente all'[[italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]]. Il tutto fu svolto tramite massicce manipolazioni propagandistiche: infatti venne fatta circolare la voce che chi non avesse optato per il Reich sarebbe stato deportato in [[Sicilia]]. In ottemperanza all'accordo italo-tedesco sulle [[Opzioni in Alto Adige|Opzioni]] del 1939, la maggioranza dei residenti sudtirolesi di lingua tedesca e ladina, che aveva subito una forte emarginazione politica, economica e sociale ad opera del regime fascista, si dichiarò favorevole ad emigrare verso i territori del [[Germania nazista]]: tra il 69% e l'88% degli aventi diritto optò per il Reich;<ref>Gustavo Corni, ''Il sogno del "grande spazio". Politiche d'occupazione nell'Europa nazista'', Editori Laterza, Bari 2000, pagina 114</ref> ad essi andavano aggiunti i cittadini già tedeschi residenti in Alto Adige (circa 10.000), che secondo gli accordi erano automaticamente trasferiti nel Reich.<ref>Mario Toscano, ''op. cit.'', p. 198.</ref>
Si ritiene che l'85%-90% della popolazione in provincia di Bolzano optò per l'emigrazione (coloro che fecero questa scelta furono chiamati ''Optanten''). Coloro che non optarono furono automaticamente considerati cittadini italiani. I primi gruppi di optanti cominciarono a partire per la Germania già nel [[1939]] fino al 31 dicembre 1942, in seguito prorogato al 1943. I sudtirolesi rimasti in Italia furono considerati dei traditori e quelli che andarono in Germania trovarono un Paese in guerra: furono spediti subito sui vari fronti e ne morirono 8.000.<ref>[[Carlo Romeo]], in ''[[Focus]]'', n. 193 del novembre 2008, pagina 232.</ref>
Lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] intervenne però a rallentare le operazioni di esodo e circa un terzo degli espatriati avrebbe voluto tornare in Italia dopo il conflitto,<ref>Helmut Alexander; Stefan Lechner; Adolf Leidlmair, ''Heimatlos: die Umsiedlung der Südtiroler'', Vienna, Deuticke, 1993, pp, 310ss. ISBN 3-216-07832-9</ref> ma fu loro impedito dalle autorità italiane. Verso la metà degli anni cinquanta del Novecento, la stampa e il clero di lingua tedesca si inserirono nella controversia etnica evocando una "[[marcia della morte]]" orchestrata dal Governo italiano ai danni della popolazione di lingua tedesca attraverso l'industrializzazione e l'immigrazione da altre regioni d'Italia.
 
[[Hitler]], ritenendo il principio etnico subordinato alla politica, affermò di non avere alcuna rivendicazione nei confronti del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] (attirandosi critiche da parte dei suoi stessi seguaci) pur di ottenere l'appoggio di [[Mussolini]].
Tra giugno e ottobre [[1939]] si svolsero degli accordi tra i due alleati [[Hitler]] e [[Mussolini]] riguardo alla questione della comunità tedescofona nella [[Provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]] e alle isole linguistiche in [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]] e [[Veneto]]: fu offerta loro la possibilità di trasferire definitivamente nel Reich; in questo modo il Führer riportava in patria un'altra comunità tedesca, mentre il Duce non solo non aveva ceduto sul principio d'inviolabilità del [[Brennero]] ma si era anche sbarazzato di un gruppo resistente all'[[italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]]. Il tutto fu svolto tramite massicce manipolazioni propagandistiche: infatti venne fatta circolare la voce che chi non avesse optato per il Reich sarebbe stato deportato in [[Sicilia]]. In ottemperanza all'accordo italo-tedesco sulle [[Opzioni in Alto Adige|Opzioni]] del 1939, la maggioranza dei residenti sudtirolesi di lingua tedesca e ladina, che aveva subito una forte emarginazione politica, economica e sociale ad opera del regime fascista, si dichiarò favorevole ad emigrare verso i territori del [[Germania nazista]]: tra il 69% e l'88% degli aventi diritto optò per il Reich;<ref>Gustavo Corni, ''Il sogno del "grande spazio". Politiche d'occupazione nell'Europa nazista'', Editori Laterza, Bari 2000, pagina 114</ref> nei primi mesi del [[1940]] gli espatri vennero temporaneamente sospesi per le priorità belliche; in tutto gli espatriati o, come vennero definiti, gli "optanti", furono circa 60.000, cioè neanche un quinto della popolazione germanofona. I sudtirolesi rimasti in Italia furono considerati dei traditori e quelli che andarono in Germania trovarono un Paese in guerra: furono spediti subito sui vari fronti e ne morirono 8.000.<ref>[[Carlo Romeo]], in ''[[Focus]]'', n. 193 del novembre 2008, pagina 232.</ref>
Lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] intervenne però a rallentare le operazioni di esodo e circa un terzo degli espatriati avrebbe voluto tornare in Italia dopo il conflitto,<ref>Helmut Alexander; Stefan Lechner; Adolf Leidlmair, ''Heimatlos: die Umsiedlung der Südtiroler'', Vienna, Deuticke, 1993, pp, 310ss. ISBN 3-216-07832-9</ref> ma fu loro impedito dalle autorità italiane.
La provincia di Bolzano è un'area trilingue. L'italiano e il sudtirolese sono lingue ufficiali della provincia, a cui si aggiunge il ladino in due valli orientali.
Gli italofoni, provenienti da regioni diverse, nella vita quotidiana usano per lo più l'italiano standard, mentre nella [[Bassa Atesina]] è diffuso anche il [[dialetto trentino]].<ref>Ad esempio: http://www.comune.bronzolo.bz.it/gemeindeamt/download/Notiziario_1_2007.pdf Notiziario del comune di Bronzolo, 1/2007, pag. 13 e 14</ref> Gli italofoni sono maggioritari in otto comuni: [[Bolzano]] (73,80%), [[Laives (Italia)|Laives]] (71,50%), [[Fortezza (Italia)|Fortezza]] (63,6%), [[Salorno]] (62,19%), [[Bronzolo]] (62,01%), [[Vadena]] (61,50%), [[Merano]] (58,6%, la seconda città più popolosa della provincia) ed [[Egna]] (50,03%).<ref name="provinz.bz.it">[http://www.provincia.bz.it/astat/it/service/256.asp?News_action=4&News_article_id=396331 Provincia autonoma di Bolzano - Alto Adige - Istituto provinciale di statistica (ASTAT)<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> A [[Bressanone]], terzo comune della provincia, gli italofoni sono il 34,32%.<ref>{{Cita web|url=https://astat.provincia.bz.it/it/news-pubblicazioni-info.asp?news_action=4&news_article_id=573571|titolo=News & pubblicazioni {{!}} Istituto provinciale di statistica {{!}} Provincia autonoma di Bolzano - Alto Adige|autore=Südtiroler Informatik AG {{!}} Informatica Alto Adige SPA|sito=Istituto provinciale di statistica|lingua=it|accesso=2021-11-02}}</ref> Il comune con meno italofoni è invece [[Martello (Italia)|Martello]] dove, secondo il censimento 2001, solo lo 0,70% della popolazione si definiva di madrelingua italiana.<ref>{{Cita web|url=https://astat.provincia.bz.it/downloads/mit17_02.pdf|titolo=Censimento 2001}}</ref>.
 
GliNella altoatesinivita germanofoniprivata fannoe largopubblica usodegli delaltoatesini lorogermanofoni [[dialettopredomina un sudtirolese-tedesco|dialetto]], appartenente al gruppo del [[Lingua bavarese|bavareseaustrobavarese alpino]]: (il [[dialetto sudtirolese|sudtirolese]]), caratterizzato da una certa presenza di vocaboli di origine romanza, che è presente in molteplici momenti della vita pubblica e privata ed è quasi sempre preferito al tedesco standard. Lo statuto del Trentino-Alto Adige sancisce che la ''lingua sudtirolese è parificata a quella italiana'', ma quest'ultima fa testo negli atti aventi carattere legislativo (art. 99) e
{{quote|[...] Rimane salvo l'uso della sola lingua italiana all'interno degli ordinamenti di tipo militare.|art. 100}}
L'insegnamento viene impartito esclusivamente in lingua italiana da insegnanti di madrelingua. Elemento di attenuazione risulta l'apprendimento del sudtirolese a partire dalla prima o seconda elementare (a mo' di lingua straniera).
Il dialetto sudtirolese è oggi in declino; se infatti una grossa parte della popolazione adulta dichiara di parlare sudtirolese, esso è però generalmente poco parlato dai giovani.
 
====== Dalmazia ======
 
 
[[File:Kingdom of Dalmatia.jpg|thumb|upright=1.4|Mappa della regione Dalmazia.]]
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Gli italiani diedero subito via a una massiccia e radicale [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] delle provincie annesse: vennero inviate ad amministrarle i segretari politici del fascio, del dopolavoro, dei consorzi agrari e medici, maestri, impiegati comunali, levatrici subito odiati da coloro ai quali tolsero gli impieghi.<ref>{{Cita libro|autore=G. Zanussi|titolo=Guerra e catastrofe d'Italia|volume=volume I|pagina=233}}</ref> In Dalmazia l'[[lingua italiana|italiano]] venne imposto come lingua obbligatoria per i funzionari e gli insegnanti;<ref name="Bologna 2007">{{Cita libro|autore=[[Marina Cattaruzza]]|titolo=L'Italia e il confine orientale, 1866-2006|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=2007|pagina=213}}</ref> le insegne scritte in croato vennero sostituite da scritte in italiano, proibiti giornali, manifesti, vessilli croati; sciolte le società culturali e sportive, imposto il saluto romano, ripristinati i cognomi italiani con lo stesso decreto emanato durante l'impresa fiumana.<ref>{{Cita libro|autore=[[Giorgio Bocca]]|titolo=Storia d'Italia nella guerra fascista 1940-1943|editore=Mondadori|pagina=404}}</ref> Si procedette pure, come già nella Venezia Giulia e nel Sudtirolo, all'italianizzazione dei nomi geografici, delle vie, delle piazze, ecc.<ref name="Bologna 2007"/> Uno speciale ufficio per le terre adriatiche offriva prestiti e provvidenze a quanti erano disposti a snazionalizzarsi, e intanto acquistava terreni da redistribuire agli ex combattenti italiani.<ref>{{Cita libro|autore=[[Giorgio Bocca]]|titolo=Storia d'Italia nella guerra fascista 1940-1943|editore=Mondadori|pagine=404-405}}</ref> La prevedibile risposta fu l'inizio della resistenza, che i tribunali speciali e militari istituiti alla fine di luglio colpirono con le prime sentenze di morte: 8 a [[Bencovazzo]] il 6 agosto; 6 a [[Sebenico]] il 13 ottobre; 19 a [[Spalato]] il 14 ottobre; 12 a [[Vodizze]] il 26 ottobre.<ref>{{Cita libro|autore=E. Collotti|titolo=L'occupazione nazista in Europa|città=Roma|editore=Editori Riuniti|anno=1964|pagina=209}}</ref>
In Dalmazia furono organizzate rappresaglie sui familiari di latitanti ribelli che portarono all'internamento di migliaia di persone<ref>USSME, N 1-11, Diari storici, b. 732, generale Ruggero Cassata, Comando truppe Zara - Ufficio Operazioni, al Comando del XVIII CdA; b. 1380, XXV Battaglione CC. RR., dislocato a Cattaro e provincia. «La stazione di Cattaro seguendo le direttive superiori d'accordo con quelle politiche attua un tentativo per indurre i ribelli della zona di Scagliari a costituirsi, internando i loro congiunti»</ref>. Solo per fare un esempio, l'ordinanza del 7 giugno [[1942]] stabilì che tutti coloro i quali avessero abbandonato i comuni di residenza per unirsi ai ribelli sarebbero stati iscritti in apposite liste, compilate da ogni comune. Gli iscritti alle liste, non appena catturati, sarebbero stati passati per le armi; le famiglie degli iscritti sarebbero state considerate ostaggi e non avrebbero potuto, per nessuna ragione, allontanarsi dal comune di residenza, senza un salvacondotto rilasciato dalla PS o dai CC. RR. In caso di allontanamento ingiustificato sarebbero stati passati per le armi. I beni degli iscritti alle liste sarebbero stati confiscati o venduti al miglior offerente. I sindaci di ogni villaggio dovevano tenersi a disposizione dell'autorità civile e militare e contribuire alla ricerca e l'identificazione degli iscritti nelle liste. In caso di colpevole negligenza anch'essi sarebbero stati passati per le armi.<ref>USSME, M 3, b. 64</ref> L'ordinanza, promulgata per la sola [[provincia di Zara]], fu estesa il 1º febbraio [[1943]] a Spalato e Cattaro.<ref>{{Cita libro|autore=Davide Rodogno|titolo=Il nuovo ordine mediterraneo|editore=Bollati Boringhieri|città=Torino|anno=2003|pagina=407}}</ref>
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| [[Baška Voda]]; Bast; Brela Donja; Brela Gornja; Drašnice; Igrane; Kotišina; [[Macarsca]]; Makar; [[Podgora]]; [[Tučepi]]; Veliko Brdo; [[Živogošće]]
|-
| II. [[Vrhgorac|Vergorazzo]] <small>(Vrgorac)</small>
| 1 [[Vrhgorac|Vergorazzo]] <small>(Vrgorac)</small>
| Dragljane; Draževitić; Dusina; Kljenak; Kokorić; Kozica; Orah; Podprolog; Poljica; Prapatnice; Ravča; Stilja; Vlaka; [[Vrhgorac|Vergorazzo]] <small>(Vrgorac)</small>; Zavojane
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| rowspan="2" | [[Porto Narenta]]
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| II. [[Verlicca]] <small>(Vrlika)</small>
| 1 [[Verlicca]] <small>(Vrlika)</small>
| Cetina; [[Civljane]]; Gariak; Ježević; Kievo; Koljane; Kosore; Kukar; Mavice; Otišić; Podosoje; Vinalić; [[VrlikaVerlicca]] <small>(Vrlika)</small>
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| rowspan="18" | [[Spalato]] <small>(Spljet)</small>
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|-
| 8 [[San Pietro della Brazza|San Pietro]] <small>(Supetar)</small>
| Mirce; [[ŠkripScirpea]] <small>(Škrip)</small>; [[San Pietro della Brazza|San Pietro]] <small>(Supetar)</small>; Spliska
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| rowspan="6" | III. [[Spalato]] <small>(Spljet)</small>
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|-
| 3 [[Clissa]] <small>(Klis)</small>
| [[Clissa]] <small>(Klis)</small>; [[DugopoljeDugopoglie]] <small>(Dugopolje)</small>; Konjsko; Kotlenice
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| 4 [[Muć]]
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| 6 [[Spalato]] <small>(Split o Spljet)</small>
| Jesenice; Kućine; [[Mravince]]; [[Podstrana|Podstrana o Postrana]] <small>(Podstrana)</small>; [[Salona]] <small>(Solin)</small>; Sasso <small>(Kamen)</small>; Sitno; Slatine; [[Spalato]] <small>(Split o Spljet)</small>; Srinjine; Stobreć; [[Vranjic|Vragnizza]] <small>(Vranjic o Vranjica]])</small>; Žrnovnica
|-
| rowspan="3" | IV. [[Traù]] <small>(Trogir)</small>
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| [[Castelnuovo (Castelli)|Castelnuovo]] <small>(Novi o Novi kod Trogira)</small>; [[Castel Stafileo]] <small>(Štafilić)</small>; [[Castelvecchio (Castelli)|Castelvecchio]] <small>(Stari)</small>
|-
| 2 [[Lechievizza]] <small>(Lećevica)</small>
| 2 [[Lećevica]]
| Brštanovo; Čvrljevo; Divoević; Dugobabe; Kladnice o Kladnjice; Korušce o Korušci; [[LećevicaLechievizza]] <small>(Lećevica)</small>; Nisko; Radošić; Utore Donje; Utore Gornje; Vinovo; Visoka; Vučevica
|-
| 3 [[Traù]] <small>(Trogir)</small>
| Blizna; [[Bossoglina]] <small>(Marina)</small>; Bristivica; Labin; Lepenica o Lepenice; Ljubitovica; Mitlo Vinovac; [[Okrug (Croazia)|OkrugCerchio]] <small>(Okrug o Okruk)</small>; Prapatnica; [[Prgomet]]; Račice; [[Seghetto (Croazia)|Seghetto]] <small>(Seget)</small>; Sevid; Sitno; Sratok; Suhi Dolac o Suhi Dol; [[Traù]] <small>(Trogir)</small>; Trolokve; Žedno; Zirona <small>(Drvenik)</small>
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| rowspan="8" | [[Zara]] <small>(Zadar)</small>
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| rowspan="5" | III. [[Zara]] <small>(Zadar)</small>
| 1 [[Nona]] <small>(Nin)</small>
| [[Brevilacqua]] <small>(Privlaka)</small>; Briševo; Dračevac; Ljubač; [[Nona]] <small>(Nin)</small>; [[Polešnik]]; Poljica; [[Pontadura]] <small>(Vir)</small>; Radovin; [[RažanceRasanze]] <small>(Ražance)</small>; Suovare; [[Verchè]] <small>(Vrsi)</small>; Visočane; [[Zaton (Nona)|Zaton]]
|-
| 2 [[Novegradi]] <small>(Novi Grad)</small>
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| IV. [[Zaravecchia]] <small>(Biograd)</small>
| 1 [[Zaravecchia]] <small>(Biograd)</small>
| Bagno <small>(Banj)</small>; Dobropoljana; Gorica; Nevidjane; [[PakoštanePoschiane]] <small>(Pakoštane)</small>; [[PašmanPasman]]o <small>(Pašman)</small>; Raštane; [[Santi Filippo e Giacomo]] <small>(Filipjakov)</small>; [[Tucconio|Tkon]] <small>(Tkon)</small>; [[Torrette (Santi Filippo e Giacomo)|Torrette]] <small>(Turanj)</small>; Vrgada; [[Zaravecchia]] <small>(Biograd)</small>; Ždrelac
|-
|}
'''Italianizzazione dei toponimi in Dalmazia'''<br><small>'''Città maggiori (attualmente superiori a 7.500 abitanti)'''</small>
 
{|class="wikitable sortable"
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|Šibenik
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|-
|[[Segna]]<ref>Cfr. "[http://www.sapere.it/enciclopedia/S%C3%A9gna.html Ségna]" nell'enciclopedia ''Sapere''.</ref><ref>''Atlante Zanichelli 2009'', Zanichelli, Torino e Bologna, 2009, p. 27.</ref><ref>Touring Club Italiano, ''Croazia. Zagabria e le città d'arte. Istria, Dalmazia e le isole. I grandi parchi nazionali'', Touring Editore, Borgaro Torinese (TO) 2004, p. 72.</ref><ref>Touring Club Italiano, ''Istria, Quarnaro, Dalmazia. Escursioni, sport, divertimenti, enogastronomia, arte e cultura'', Touring Editore, Milano 2004, p. 116, ISBN 9788836530441.</ref><ref>Dario Alberi, ''Dalmazia. Storia, arte, cultura'', Lint Editoriale, Trebaseleghe (PD) 2008, pp. 214-223.</ref><ref name=DeAgostini>Cfr. alle p. 180; 183 e p. 185 in [[Istituto Geografico De Agostini]] ''Grande atlante d'Europa e d'Italia'', Novara, 1994.</ref><ref name=Paravia>Cfr. alle p. 76 e p. 118 sull'''Atlante geografico, fisico, politico, economico'', Paravia, Torino, 1975.</ref><ref name="Zengg">[http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/bc/Senj_-_33-45.jpg "Zengg (Senj, Segna)"] in: Blatt 33-45 der Generalkarte von Mitteleuropa 1:200.000 der Franzisco-Josephinischen Landesaufnahme, Österreich-Ungarn, ab 1887</ref>
|Senj<ref name="Zengg"/>
|-
|[[Signo]]
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|}
 
====== ProvinciaVenezia di LubianaGiulia ======
A seguito della vittoria italiana nella [[prima guerra mondiale]] con il [[trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|trattato di Saint-Germain-en-Laye]] ([[1919]]) e il [[trattato di Rapallo (1920)|trattato di Rapallo]] ([[1920]]), l'Istria divenne parte del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]].
[[File:ProvinciaDiLubiana1941 43.png|thumb|riquadrato|destra|La provincia di Lubiana, italiana dal 1941, inclusa come provincia autonoma nel compartimento statistico della [[Venezia Giulia]].]]
 
La Provincia di Lubiana venne istituita il 3 maggio [[1941]]<ref>[[s:R.D.L. 3 maggio 1941, n. 291 - Costituzione della provincia di Lubiana|R.D.L. 3 maggio 1941, n. 291]]</ref>, al termine della [[Invasione della Jugoslavia|Campagna di Jugoslavia]] durante la [[Seconda guerra mondiale]], a seguito della spartizione delle zone etnicamente slovene dell'allora [[Regno di Jugoslavia]] fra le forze di occupazione italiane (nella parte sud), quelle tedesche (nella parte nord) e il Regno d'Ungheria (nella parte est). Degli originari {{M|16000|k|m2}} che avevano costituito la [[Dravska Banovina]] (ovvero la Slovenia jugoslava), un quarto (4&nbsp;593&nbsp;km² con {{formatnum:337000}} abitanti) corrispondente alle regioni della [[Carniola interna]] (''Notranjska''), della [[Bassa Carniola]] (''Dolenjska'') e della [[Carniola Bianca]] (''Bela Krajina'') venne attribuito all'Italia.
Il censimento del [[1921]] ribaltò i risultati della rilevazione austriaca del 1910, sia per quanto riguarda la Venezia Giulia nel suo insieme, sia per l'Istria in particolare, indicando in regione una maggioranza di popolazione culturalmente italiana. Secondo le rilevazioni censuali di quell'anno la popolazione istriana appartenente al gruppo linguistico italiano risultava composta da 199.942 unità (58,2% del totale). Seguiva il gruppo croato, predominante secondo i dati del censimento anteriore, con 90.262 parlanti (26,3%), e quello sloveno con 47.489 (13,8%). Le restanti 5.708 unità (1,7%) vennero invece classificate come "altri"<ref>Guerrino Perselli, ''I censimenti della popolazione dell'Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936'', Trieste-Rovigno, Unione Italiana-Università Popolare di Trieste, 1993, p. 469</ref>.
 
La [[Diffusione dello sloveno in Italia|comunità slovena]] di [[Trieste]], presente in città fin dal Medioevo<ref>http://www.liceopetrarcats.it/sperimentazione/sitocarso/storia.htm Liceo F. Petrarca – Trieste - a.s. 2001/2002 - Il Carso tra natura e cultura</ref><ref>Janko Jež - Monumenta Frisingensia: la prima presentazione in Italia dei Monumenti letterari sloveni di Frisinga del X-XI secolo ...: con traduzione dei testi, cenni di storia del popolo sloveno e dati sugli Sloveni in Italia – Trieste: Mladika; Firenze: Vallecchi Editore, 1994 - ISBN 88-8252-024-2</ref><ref>Boris Gombač, ''Atlante storico dell'Adriatico orientale'', Bandecchi &Vivaldi, Pontedera, 2007 - ISBN 978-88-86413-27-5</ref>, raggiungeva nel 1910 (secondo il discusso censimento austriaco di quell'anno<ref>C. Schiffrer, "Autour de Trieste", Fasquelle Éditeurs, Parigi 1946, p.48; G. Valdevit, "Trieste. Storia di una periferia insicura", Bruno Mondadori, Milano 2004, p. 5; Angelo Vivante, ''Irredentismo adriatico'', Firenze 1912 (ristampato 1945), p. 158-164; Carlo Schiffrer, ''Historic Glance at the Relations between Italians and Slavs in Venezia Giulia'', Trieste 1946, p. 25-34; Pavel Stranj, ''Slovensko prebivalstvo Furlanije-Julijske krajine v družbeni in zgodovinski perspektivi'', Trieste 1999, p. 296-302; Jean-Baptiste Duroselle, ''Le conflit de Trieste 1943-1954'', Bruxelles 1966, p. 35-41</ref>) il 25% della popolazione del comune.
Durante il [[ventennio fascista]] le popolazioni slave della Venezia Giulia furono assoggettate ad una politica di [[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione forzata]]. Nel 1971 la comunità slovena era stimata in circa il 5,7% della popolazione del comune.<ref>Censimento 1971</ref>
Fino alla [[prima guerra mondiale]] esisteva anche una comunità di [[lingua tedesca]] che superava il 5% della popolazione del comune, ma che si ridusse drasticamente negli anni successivi.
{| class="wikitable"
|+ Italianizzazione dei toponimi nella Venezia Euganea
! Nome slavo/tedesco || Nome italiano
|-
|''Thörl'' || [[Thörl-Maglern|Porticina]]
|}
;Provincia di Lubiana
[[File:Ancient_balkans_4thcentury.png|thumb|destra|Il confine orientale dell'Italia in epoca romana]]
[[File:Provincia Fiume1941-1943.jpg|thumb|upright=1.3|La provincia di Fiume dal giugno 1941, comprese le isole di Veglia ed Arbe]]
[[File:ProvinciaDiLubiana1941 43.png|thumb|destra|La provincia di Lubiana, italiana dal 1941, inclusa come provincia autonoma nel compartimento statistico della [[Venezia Giulia]].]]
La Provincia di Lubiana venne istituita il 3 maggio [[1941]]<ref>[[s:R.D.L. 3 maggio 1941, n. 291 - Costituzione della provincia di Lubiana|R.D.L. 3 maggio 1941, n. 291]]</ref>, al termine della [[Invasione della Jugoslavia|Campagna di Jugoslavia]] durante la [[Seconda guerra mondiale]], a seguito della spartizione delle zone etnicamente slovene dell'allora [[Regno di Jugoslavia]] fra le forze di occupazione italiane (nella parte sud), quelle tedesche (nella parte nord) e il Regno d'Ungheria (nella parte est). Degli originari {{M|16000|ul=km2}} che avevano costituito la [[Dravska Banovina]] (ovvero la Slovenia jugoslava), un quarto (4&nbsp;593&nbsp;km² con {{formatnum:337000}} abitanti) corrispondente alle regioni della [[Carniola interna]] (''Notranjska''), della [[Bassa Carniola]] (''Dolenjska'') e della [[Carniola Bianca]] (''Bela Krajina'') venne attribuito all'Italia.
 
Nel decreto di istituzione della provincia si stabilì all'articolo 2 che ''"Con decreti reali […] saranno stabiliti gli ordinamenti della Provincia di Lubiana, la quale, avendo una popolazione compattamente slovena, avrà un ordinamento autonomo con riguardo alle caratteristiche etniche della popolazione, alla posizione geografica del territorio e alle speciali esigenze locali"''. La volontà politica di sottolineare la ''[[debellatio]]'' della [[Jugoslavia]], unita alla pressoché completa assenza di elementi etnici italiani nel territorio, portarono quindi a creare una provincia con un ordinamento particolare, non disciplinato dall'ordinaria legislazione in materia. I poteri di governo della provincia sarebbero stati esercitati da un'altra figura di nuova istituzione, prevista dall'articolo 3: ''"un alto Commissario, nominato con decreto Reale su proposta del Duce del Fascismo, Capo del Governo, Ministro dell'Interno"'', assistito ''"da una Consulta composta di 14 rappresentanti scelti fra le categorie produttrici della popolazione slovena"'' (articolo 4).
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I distretti erano amministrati da Commissari distrettuali assimilati alle cariche di sottoprefetti, scelti fra i notabili sloveni. Già nel dicembre 1941, l'Alto Commissario [[Emilio Grazioli]], a seguito del perdurante stato di ribellione nella provincia li sostituì tutti con funzionari italiani<ref>{{cita|Marco Cuzzi|p. 43}}</ref>.
 
L'ordinamento comunale venne definito con un'ordinanza del gennaio 1942: l'amministrazione delle municipalità venne riorganizzata secondo la legislazione vigente nel Regno e affidata a [[podestà (fascismo)|podestà]], assistiti – se l'Alto Commissario lo avesse ritenuto opportuno – da una Consulta comunale composta da notabili locali di provata fede filoitaliana.
 
Il 21 ottobre 1941 la Segreteria Nazionale del Partito Nazionale Fascista istituì – su ordine di Mussolini – la Federazione dei Fasci di Combattimento di Lubiana: Grazioli venne nominato Segretario Federale, ma da febbraio 1942 in sua sostituzione venne chiamato l'ex volontario di Spagna [[Orlando Orlandini]]. Grazioli e Orlandini trapiantarono a Lubiana le strutture ordinarie del partito, istituendo le tradizionali organizzazioni di massa: la Gioventù Italiana del Littorio, il Gruppo Massaie Rurali, la Sezione Provinciale delle Lavoranti a Domicilio, il Gruppo Universitari Fascisti e la Federazione dei Fasci Femminili.
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Nei primi 29 mesi di occupazione italiana della Provincia di Lubiana, vennero fucilati o come ostaggi o durante operazioni di rastrellamento circa {{formatnum:5000}} civili, ai quali furono aggiunti 200 bruciati vivi o massacrati in modo diverso, 900 partigiani catturati e fucilati e oltre {{formatnum:7000}} (su {{formatnum:33000}} deportati) persone, in buona parte anziani, donne e bambini, morti nei campi di concentramento. In totale quindi si arrivò alla cifra di circa {{formatnum:13100}} persone uccise su un totale di circa {{formatnum:340000}} (più precisamente {{formatnum:339751}} al momento dell'annessione), quindi il 3,8% della popolazione totale della provincia<ref name="ReferenceA"/>. Nella Provincia di Lubiana si è effettuata un’operazione di autentica [[pulizia etnica|bonifica etnica]], il che non è soltanto confermato dall’altissimo numero degli uccisi e dei deportati, e dalle stesse dichiarazioni di alcuni alti ufficiali, ma da un documento che è rimasto agli atti, la famigerata circolare n. 3C, del primo marzo 1942, e i suoi allegati del 7 aprile, a firma del generale [[Mario Roatta]].<ref>Angelo del Boca, Italiani brava gente?, pagina 234, Neri Pozza Editore, Vicenza 2005, ISBN 88-545-0013-5</ref>
 
====== Isole Ionie ======
[[File:Corfcefzan.jpg|thumb|left|upright=0.7|Moneta veneziana (gazzetta) per le Isole Ionie, dal valore di due soldi (epoca del dogato di Giovanni Corner II, 1709-1722)]]
[[File:Italian States in 1789.png|thumb|397x397px|right|Gli Stati italiani nel 1789, con le isole Ionie in dettaglio.]]
L'italiano è la lingua ufficiale, insieme al [[lingua greca|greco]], della Provincia Autonomia delle Isole Ionie, consistente nelle isole di: [[Merlera]], [[Fanò]], [[Mathraki]], [[Corfù]], [[Isola di Passo|Passo]], [[Antipasso]], [[Prevesa]], [[Vonizza]], [[Leucade (isola)|Santa Maura]], (nonché le isole minori di [[Skorpios|Scorpios]], [[Meganisi]], [[Kalamos (Isole Ionie)|Kalamos]], [[Kastos]], [[Arkoudi]] e [[Atokos]]), [[Itaca]], [[Cefalonia]], [[Zante]], [[Cerigo]], [[Chitra]], [[Potì]] e [[Cerigotto]].
 
Le [[Isole Ionie]] sono situate nel [[Mar Ionio]], al largo della costa occidentale della [[Grecia]]. Cerigo, la più meridionale, è appena al largo della punta meridionale del [[Peloponneso]] e Corfù, la più settentrionale, si trova all'ingresso del [[Mar Adriatico]].
 
Le isole Ionie sono state un possedimento marittimo estero della [[Repubblica di Venezia]] a partire dalla metà del [[XIV secolo|XIV]]. La conquista delle isole avvenne gradualmente. Le prime ad essere state conquistate furono [[Cerigo]] e l'isolotto di [[Cerigotto]], nel 1363. Ventitré anni dopo, [[Corfù]] entrò volontariamente a far parte delle colonie di Venezia. Dopo circa un secolo, Venezia conquistò [[Zante]] nel 1485, [[Cefalonia]] nel 1500 e [[Itaca]] nel 1503. La conquista fu completata nel 1718 con la presa di [[Leucade (isola)|Leucade]]. Ognuna delle isole rimase parte dei possedimenti della Repubblica di Venezia fino all'annessione all'Italia.
 
Il governatore delle Isole Ionie durante il periodo veneziano era il [[Provveditore Generale da Mar]], che risiedeva a [[Corfù (città)|Corfù]]. Inoltre, le autorità di ogni isola erano divise fra veneziani e locali. L'economia delle isole si basava sull'esportazione di prodotti locali, in primo luogo [[uvetta]], [[olio d'oliva]] e [[vino]], mentre la [[lira veneziana]], la moneta di Venezia, era anche la valuta locale. Alcune caratteristiche della cultura di Venezia vennero incorporate in quella delle Isole Ionie. La [[lingua italiana]], per esempio, che venne introdotta nelle isole come lingua ufficiale (l'isola di Corfù, sede principale, aveva precedentemente avuto già numerosi contatti con altre parti d'Italia: dal [[regno di Sicilia]] a quello [[Regno di Napoli|napoletano]]), venne adottata dalla classe superiore ed è ancora oggi abbastanza diffusa in tutte le isole.
 
A Corfù, come nelle zone limitrofe della regione greca e albanese dell'[[Epiro]] infatti, non è difficile imbattersi tutt'ora nei segni che la repubblica della [[Repubblica di Venezia|serenissima]] ha lasciato in circa 500 anni di dominio. Notevole è stata l'influenza di Venezia nell'architettura, nel linguaggio, nei usi e nei costumi della regione che ancora oggi sopravvivono.
 
====== Dodecaneso ======
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In suo onore venne edificata la nuova città di [[Portolago]] (base della [[Regia Marina]] nell'isola di [[Lero]]) ed il villaggio agricolo di [[Peveragno Rodio]], centro di insediamento di coloni italiani. In questo villaggio la "Società Agricola Frutticoltura" aveva acquistato da latifondisti turchi una vasta estensione (3500 ettari) di terreno incolto in località Calamona e vi realizzò un moderno comprensorio piantato ad olivi, viti, gelsi e piante da frutto. Il centro agricolo fu battezzato Peveragno Rodio, luogo natale del governatore Lago, e fu dotato di tutti i servizi e delle officine per la lavorazione e trasformazione dei prodotti. Vi abitavano alcune centinaia di famiglie coloniche provenienti dall'Italia.
 
Successivamente nel 1936 la nomina del quadrumviro fascista [[Cesare Maria De Vecchi]] come governatore delle Isole Egee segnò una svolta nella colonizzazione italiana<ref>[http://www.eurostudium.uniroma1.it/rivista/monografie/Il%20Dodecaneso%20italiano_Battaglia.pdf Il Dodecaneso italiano: una storia da rivisitare (1912‐1943), di Antonello Battaglia]</ref>. Infatti De Vecchi promosse un programma più vigoroso ed energico di italianizzazione, che fu interrotto solo dalla sconfitta italiana nella seconda guerra mondiale.<ref>{{Cita web |url=http://www.dodecaneso.org/2336a.htm |titolo=Gli anni dorati 1923 - 1936 |editore=Dodecaneso}}</ref> De Vecchi sviluppò un'importante base navale nella [[Portolago]] di Mario Lago, dove oltre alle attrezzature militari fu costruita "ex novo" una vera e propria città secondo i canoni del [[Razionalismo Italiano]]<ref>[http://www.fedoa.unina.it/1881/1/Santoianni_Progettazione_Architettonica.pdf Architettura fascista a Portolago e Rodi (pag. 60)]</ref>. Attualmente, dopo decenni di abbandono, ha ritrovato splendore la sua struttura urbana con l'architettura in [[stile Littorio]] riconosciuta come una delle più importanti opere realizzate dal [[Movimento Moderno]] in [[architettura]]. Portolago fu costruita secondo i canoni architettonici dell'epoca fascista che la rendono simile a [[Sabaudia]], nel Lazio, e fu popolata principalmente da coloni italiani di dichiarata fede fascista.
 
Inoltre De Vecchi promosse la possibile unificazione delle isole all'Italia come parte dell'ideale fascista di una [[Grande Italia]], rifacendosi all'[[irredentismo italiano]] nell'obbligo di insegnare l'[[lingua italiana|italiano]] come unica [[lingua ufficiale]] in tutte le scuole del Dodecaneso a partire dal 1937<ref>[http://books.google.com/books?id=fJ3gVGqB1uQC&pg=PA436&lpg=PA436&dq=de+vecchi+dodecanese+italian+language&source=web&ots=gIgR81ZYv9&sig=2gIp1imYJUVYZH6iSY9gfq0KXck#v=onepage&q=de%20vecchi%20dodecanese%20italian%20language&f=false Google book: Dodecaneso italiano (in inglese)]</ref>
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| [[Castelrosso (Grecia)|Castelrosso]] e isolotti dipendenti || 11,5&nbsp;km² || 2&nbsp;230 ab. || 2&nbsp;238 ab.
|-
| '''ISOLE ITALIANE DELL'EGEO'''[[Kekova|Caravola]] || 2&nbsp;7214,25&nbsp;km² || 130&nbsp;8420 ab. || 140&nbsp;8480 ab.
|-
| '''ISOLE ITALIANE DELL'EGEO''' || 2&nbsp;725,7&nbsp;km² || 130&nbsp;842 ab. || 140&nbsp;848 ab.
|}
 
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La concessione italiana, di 46 [[ettari]], fu una delle minori concessioni concesse dal [[Impero Cinese|Celeste impero]] alle potenze europee; all'interno di un’ansa del fiume Pei-ho, inizialmente si trattava di un terreno malsano e fangoso, disseminato di acquitrini e saline, su cui sorgeva un villaggio di capanne di paglia e fango abitato da 16.000 cinesi. Nei decenni seguenti, l’area venne bonificata fino a trasformarsi in un insediamento urbanistico razionale, una cittadina di tipico impianto coloniale, con 17 strade e 2 piazze, l’ospedale, la scuola italiana e cinese, una piccola cattedrale, il mercato coperto, una caserma, intitolata a Ermanno Carlotto, il consolato, un centro sportivo, il municipio, la centrale telefonica, oltre a un piccolo quartiere residenziale costituito da villette con giardino in stile eclettico anni Venti.<br>Il 18 ottobre 1903 fu inaugurata la stazione radiotelegrafica nella Regia Legazione d'Italia a Pechino e, per maggiore sicurezza, se ne installò una seconda a Tien tsin, entrata in servizio nel febbraio del 1904.
L'incertezza della situazione politica, generatasi dopo l'avvento della Repubblica cinese, e la necessità di proteggere i missionari italiani specialmente lungo lo [[Yang tze kiang]], convinsero il Consolato a [[Shanghai]] a proporre a [[Roma]] di stanziare una o due [[cannoniera|cannoniere]] con buone macchine e poco [[pescaggio]], capaci di risalire sia il fiume sia i suoi affluenti per accorrere là dove fosse utile mostrare la bandiera italiana.
Il [[ministero della marina]] ordinò la costruzione di una cannoniera in Italia e di una seconda direttamente in [[Cina]] (la ''[[Ermanno Carlotto (cannoniera)|Carlotto]]'').<br>
 
Negli ultimi mesi della [[Prima guerra mondiale]] arrivarono alla Concessione italiana di Tientsin circa 900 militari "[[irredentismo italiano|irredenti]]" (ossia soldati di etnia italiana, originari dall'Impero Austro-ungarico, principalmente dal Trentino e dalla Venezia Giulia-Dalmazia), provenienti dalla [[Russia]] sconvolta dalla guerra civile tra l'[[Armata Bianca]] e i [[bolscevichi]].<ref><br>[http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=290 Articolo con foto sulla "Legione Redenta di Siberia"]</ref><br>
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</gallery>
 
===== GuianaNuova italianaToscana =====
[[Immagine:French Guiana in France.svg|thumb|upright=1.4|La Guiana italiana.]]
[[File:Capitanias.jpg|thumb|upright=1.4|[[Ferdinando I de' Medici]] volle colonizzare un piccolo territorio [[Sud America|sudamericano]] a nord del delta del [[Rio delle Amazzoni]], tra i possedimenti [[colonie spagnole|spagnoli]] e [[colonie portoghesi|portoghesi]]]]
La '''Nuova Toscana''', spesso impropriamente chiamata '''Guiana italiana''' (pronuncia [[lingua italiana|italiana]]: {{IPA|/ɡuˈjana iˈtaljana/}},<ref>{{cita libro | cognome=Migliorini | nome=Bruno | coautori= Carlo Tagliavini; Pietro Fiorelli | titolo=Il DOP - Dizionario d'ortografia e di pronunzia | ed=2 | anno=1981 | editore=ERI | città=Roma}}</ref>), è una [[Regioni d'oltremare|regione]] e un [[dipartimento d'oltremare]] dell'[[Italia]] nell'[[America meridionale]].
 
Confina a sud e ad est col [[Brasile]], ad ovest col [[Suriname]] e si affaccia a nord sull'[[Oceano Atlantico]]. Con una superifice di circa 83.846&nbsp;km², la Guiana rappresenta il più grande dei dipartimenti italiani per estensione, nonché il meno densamente popolato e quello con maggiore copertura boschiva (più del 96%). Il dipartimento guianese costituisce una delle nove [[regioni ultraperiferiche]] dell'[[Unione europea]], della quale costituisce l'unico territorio in [[Sud America]].
 
Il capoluogo della Guiana italiana è la [[Caienna|Borgo San Giovanni]], sede della prefettura nonché della regione e del dipartimento, nell'ambito del quale rappresenta sia la città più popolosa che quella con minore estensione territoriale.
 
Il nome deriva dal termine [[lingue arawak|arawak]] ''Wayana'', dal significato di "terra ricca d'acqua".
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Sebbene il nome ufficiale del dipartimento sia "Guiana", senza altre specifiche, l'uso dell'aggettivo "italiana" spesso è reso necessario per evitare confusione con lo stato della [[Guyana]], il [[Suriname]] (in passato conosciuto come Guyana olandese) o la [[regione storica]] francese della [[Guienna]] (''Guiana'' in [[dialetto guascone|guascone]] ed [[Lingua occitana|occitano]]).
 
Trattandosi di un dipartimento italiano, la GuianaNuova Toscana adotta come unica lingua ufficiale l'italiano, che è la lingua predominante nella comunicazione, nei ''media'' ed è conosciuto dalla stragrande maggioranza della popolazione.
 
Oltre all'italiano, nel territorio vengono parlate anche sei [[lingue native americane]], parlate dagli [[amerindi]] in base al proprio gruppo di appartenenza ([[Lingue arawak|arawak]], [[Lingua palikur|palikur]], [[Lingua caribe|caribe]], [[Lingua wayana|wayana]], [[Lingua wayampi|wayampi]] e [[Lingua Emerillon|emerillon]]), oltre a quattro [[dialetto|dialetti]] [[cimarroni]] ([[Lingua saramaccana|saramaccano]], [[Lingua paramaccana|paramaccano]], [[Lingua aluku|aluku]], [[Lingua ndyuka|ndyuka]])<ref>{{cita web |url= http://www.ethnologue.com/show_country.asp?name=GF |titolo= Ethnologue report for French Guiana |autore= Ethnologue |edizione= XVI |anno= 2009}}</ref>. Le varie comunità d'immigrati tendono a parlare in ambiente familiare la propria lingua di appartenenza.
 
======Storia======
{{Citazione|''Nei primi anni del [[Seicento]] [[Ferdinando I de' Medici|Ferdinando I di Toscana]]... valuta la possibilità di una colonia brasiliana. Il 30 agosto [[1608]] l’ingegnere fiorentino Baccio da Filicaia,...gli invia una lettera da Lisbona. In essa ricostruisce la conquista del [[Brasile]] e spiega le ragioni del declino della colonia lusitana. Neanche un mese più tardi Ferdinando fa armare una [[caravella]] e una [[tartana]] nel [[porto di Livorno]] e le affida al capitano [[Robert Thornton]]. Il viaggio è in realtà preparato da tempo – la lettera di Baccio ha soltanto accelerato un programma già stabilito - e il granduca ha persino chiesto a [[Robert Dudley, conte di Warwick|Robert Dudley]] una pianta dell'[[Amazzonia]], da quest’ultimo esplorata nel [[1595]]. Dudley consiglia a Thornton di cercare l'[[oro]] sulle rive del [[Rio delle Amazzoni]] e dell’[[Orinoco]]. Ferdinando ordina più prosaicamente di caricare balle di merci e di fondare, se possibile, un avamposto commerciale. Thornton naviga per quasi un anno: approda in Guyana e in [[Brasile]], esplora il [[Rio delle Amazzoni]] e l’Orinoco, rientra facendo tappa alla [[Caienna]] e a [[Trinidad]]. Il 12 luglio [[1609]] è di nuovo a [[Livorno]]...''.<ref>[http://www.asei.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=180:gli-italiani-in-brasile-id-parte&catid=65:articoli&Itemid=250 Gli italiani in Brasile (di Matteo Sanfilippo)]</ref>}}
 
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Terminato il suo viaggio esplorativo, il [[galeone]] ''Santa Lucia'' usato dal capitano Thornton tornò a [[Livorno]] nel [[1609]], con molte informazioni e materiale da studio (da aborigeni a pappagalli tropicali<ref>[http://www.unipi.it/athenet1-14/03/athenet_febbraio2001.pdf ''Mirabilia et naturalia'']</ref>) dopo avere fatto scala a [[Trinidad (isola)|Trinidad]]. Era quindi pronto ad imbarcare coloni originari di [[Livorno]] e [[Lucca]] per portarli in Sudamerica.
 
Il 18 ottobre 1609 avvenne lo storico sbarco del capitano Thornton alla voce del fiume Caienna. Viene subito posta la prima pietra della nuova città, che sarà chiamata [[Caienna|Borgo San Giovanni]] (dal nome del Santo Patrono di Firenze);a spedizione è formata da 150 persone, i primi coloni italiani in terra d'America. Mentre Baccio da Filicaia sovrintende la costruzione del primo nucleo cittadino, Thornton si spinge verso l'interno, e dopo due giorni di marcia con 20 uomini raggiunge una collina che domina la palude costiera e la compra dal capo Galibi locale, dando così il via alla dominazione toscana nella zona e fondando Forte Medici. I rapporti con la popolazione locale sono buoni: i toscani non praticano la schiavitù, e preferiscono che a sfruttare le risorse naturali siano contadini liberi immigrati dall'Italia.
 
Il 29 settembre 1610 nasce ufficialmente la Colonia della Nuova Toscana, con capoluogo Borgo San Giovanni. Partono altri 900 coloni alla volta di quell'angolino di Sudamerica. Il primo ministro del granducato, l'abile e progressista [[Belisario Vinta]], amico di [[Galileo Galilei]], istituisce la ''Compagnia Granducale Toscana delle Indie Occidentali''. Vinta è abile a destreggiarsi fra le grandi potenze: si appoggia alla Spagna contro il Portogallo, che vorrebbe il rispetto del vecchio [[Trattato di Tordesillas]], e contro la Francia, che aveva mire sulla regione (nel 1604 è fallito un tentativo di colonizzazione da parte di Re Enrico IV). L'Inghilterra vede con favore che i francesi siano esclusi dalla regione, e l'ultima parola la mette [[Papa Paolo V]], che dietro pressioni spagnole riconosce il diritto dei Medici di insediare una colonia nella regione, « allo scopo di convertire gli indigeni alla Vera Fede » (gli intenti economici sono sottintesi). In onore dell'abile primo ministro, il secondo comune della Colonia è chiamato [[Boura|Borgo Vinta]].
 
Nel 1667 gli olandesi conquistarono la colonia del Suriname; il confine con la Nuova Toscana è fissato sul fiume Marrone (in lingua locale ''Marowijne''). La Nuova Toscana ha raggiunto i 1.500 abitanti, ancora in buone relazioni con gli aborigeni, i Caribici e gli indiani Arawak. Lo zucchero, il pepe, il caffè, il cacao ed il legname costituiscono la base dell'economia.
 
Nel 1699 [[Tommaso Bonaventura della Gherardesca]], già Canonico della Metropolitana di Firenze, è eletto da Papa Innocenzo XII primo Vescovo della Nuova Toscana. Il 4 marzo 1703 sarà promosso Arcivescovo di Firenze.
 
Nel 1740 [[Francesco Stefano di Lorena]], da poco asceso alla carica di Granduca di Toscana dopo la morte di Giangastone, l'ultimo dei Medici, ruppe il tabù ed acquista schiavi neri in Africa per coltivare le piantagioni di zucchero, benché il successo sia limitato dalle forti piogge tropicali e dalla conformazione paludosa del territorio.
 
Sotto il regime fascista di Benito Mussolini, l'[[Isola del Diavolo]] diviene una delle prigioni più sinistramente famose della storia. In Nuova Toscana finiscono antifascisti, mafiosi, delinquenti comuni, omosessuali, transessuali. Per finire all'Isola del Diavolo basta essere sorpresi a fischiettare “Bandiera rossa”, possedere una foto di Giacomo Matteotti, avanzare critiche al regime, incappare in zelanti delatori pronti a denunciare anche la loro madre pur di ricevere un compenso in denaro. Nel suo libro “La catena”, Emilio Lussu ricorda il caso di un venditore ambulante finito in Sudamerica perché il suo tentativo di vendere al ribasso la mussolina, una tela sottile di cotone, viene giudicato come un gesto di sfida all'omonimo capo del Governo e un appello alla rivoluzione! Circa 5.000 prigionieri arrivano in Nuova Toscana tra il 1926 ed il 1939; tra i più famosi, Filippo Turati (1857-1932), Ferruccio Parri (1890-1981), Carlo (1899-1937) e Nello Rosselli (1900-1937), Altiero Spinelli (1907-1986), Randolfo Pacciardi (1899-1991) e Amadeo Bordiga (1889-1970). I deportati vi giungono dopo viaggi a dir poco allucinanti: l'antifascista Enrico Griffith (1906-1930) racconterà di aver impiegato 40 giorni per giungere da Parma all'Isola del Diavolo, « con i condannati sempre ammanettati e incatenati a gruppi di cinque ». Nella prigione viene mandato anche un gruppo di donne detenute, con l'idea che sposino i galeotti liberati e costretti a restare in Nuova Toscana. La pratica si rivela fallimentare e viene interrotta a partire dal 1937.
 
Dal 17 dicembre 1930 al 15 gennaio 1931 si svolge la Crociera aerea transatlantica Italia-Brasile guidata dal gerarca fascista e trasvolatore Italo Balbo con 12 idrovolanti Savoia-Marchetti S.55A partiti da Orbetello alla volta di Rio de Janeiro. Il gerarca (passato alla storia per aver ordinato l'assassinio di don Minzoni) va scalo con i suoi idrovolanti anche nel porto di Borgo San Giovanni, accolto dal locale podestà. Nel [[1933]] il Duce visitò personalmente la colonia di Nuova Toscana, ponendo la prima pietra del nuovo insediamento di [[Apatou|Mussolinia]].
 
1950: nella giungla della Nuova Toscana viene girato il film comico "Totò Tarzan", diretto da Mario Mattoli, parodia dei lungometraggi dedicati al mito di Tarzan.
 
1951: il Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi abolisce definitivamente la colonia penale sull'Isola del Diavolo, che diverrà un museo visitato da turisti di tutto il mondo, e le concede una larga autonomia sotto forma di un parlamento locale di 60 membri e di un governo locale (il governatore nominato da Roma ha solo funzioni puramente rappresentative).
 
1953: alle elezioni politiche del 7 giugno in Nuova Toscana, il Partito Comunista Neotoscano ottiene il 42,1 % dei voti, il Partito Socialista Neotoscano il 25,6 % e la Democrazia Cristiana Neotoscana il 13,8 %. La Nuova Toscana si configura così come il territorio più “rosso” della Repubblica Italiana; il risultato contribuisce a non far scattare il premio di maggioranza previsto dalla cosiddetta “Legge Truffa”. Il comunista Torquato Baglioni (1895-1968) è nominato governatore della colonia.
 
1957: viene istituito un Campionato di Calcio riservato alle squadre neotoscane; la prima edizione è vinta dalla Dinamo Borgo. La Nuova Toscana non ha però una Nazionale di Calcio, in quanto i suoi cittadini hanno la piena cittadinanza italiana e possono giocare nella Nazionale Azzurra.
 
1961: nel clima di generale decolonizzazione, il Terzo Governo Fanfani abolisce la Colonia della Nuova Toscana ed istituisce il Territorio d'Oltremare della Nuova Toscana. Il suo governo sarà eletto dai cittadini del Territorio, e non più nominato da Roma.
 
1963: lo scrittore Cesare Pavese, segretario del Partito Comunista Neotoscano che non si è certo suicidato il 27 agosto 1950, è eletto governatore della Nuova Toscana.
 
1964: il governo italiano apre un centro spaziale a Corazza (sul sito della nostra Kourou), 60&nbsp;km a nordovest di Borgo San Giovanni. Da esso il 15 dicembre viene lanciato il satellite artificiale San Marco 1, grazie a questa impresa, l'Italia diventa la terza nazione al mondo dopo URSS ed USA ad aver effettuato un lancio orbitale!
 
1970: la Nuova Toscana è eretta a Regione d'Oltremare della Repubblica Italiana, naturalmente a Statuto Speciale. Essa comprende 22 comuni e, come la Val d'Aosta, non ha province: le competenze provinciali sono svolte dalla Regione d'Oltremare. La targa automobilistica è NT. In tal modo, la Nuova Toscana diventa parte integrante del territorio metropolitano italiano. Maripaola è perciò il più grande comune d'Italia con 18.761&nbsp;km².
 
1974: sulla scia degli “anni di piombo” in Italia, nasce in Nuova Toscana un movimento armato marxista che chiede l'indipendenza da Roma, il Partito Comunista Combattente della Nuova Toscana, finanziato dall'URSS. Di esso fanno parte soprattutto discendenti degli schiavi neri.
 
1975: l'11 gennaio a Borgo San Giovanni nasce Matteo Renzi, da una famiglia della piccola borghesia neotoscana. Suo padre Tiziano Renzi sarà consigliere comunale di Borgo San Giovanni tra il 1985 e il 1990 per la Democrazia Cristiana Neotoscana.
Il 15 aprile viene fondata l'ESA (European Space Agency) con il compito di coordinare i progetti spaziali di 15 paesi europei: Austria, Belgio, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Germania Ovest, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Svezia e Svizzera. Il suo quartier generale è a Parigi, mentre il centro operativo si trova a Noordwijk, nei Paesi Bassi. Quando si tratta di scegliere un sito di lancio per i vettori europei, la spunta Corazza in Nuova Toscana, perché si trova a solo 500&nbsp;km a nord dell'equatore, e la velocità di rotazione terrestre imprime una velocità aggiuntiva al razzo di circa 460&nbsp;m/s. Inoltre, manovrare i satelliti all'orbita voluta è più semplice quando il lancio è effettuato vicino all'Equatore. Nasce così il Centro Spaziale Neotoscano Azeglio Bemporad, in onore dell'omonimo astronomo fiorentino (1875-1945), vittima delle leggi razziali di Mussolini perché ebreo.
 
1976: il quinto governo presieduto da Aldo Moro approva il “Piano Verde”, un piano di sviluppo per potenziare l'economia neotoscana: il paese sudamericano conoscerà un rapido boom.
 
1979: nel corso del primo viaggio apostolico di Giovanni Paolo II (che in tutto ne compirà 104), dal 25 gennaio al 1 febbraio, il Pontefice venuto da un paese lontano visita la Repubblica Dominicana, il Messico e la Nuova Toscana, che nonostante sia un “paese rosso” lo accoglie a braccia aperte. Papa Wojtyla consacra la nuova cattedrale di Borgo San Giovanni, dedicata a San Giovanni Battista.
Il 24 dicembre viene lanciato con successo da Corazza il primo vettore europeo Arianna 1.
 
1984: il 4 agosto viene lanciato per la prima volta da Corazza il nuovo vettore europeo Arianna 3 (sembra strano, ma l'Arianna 3 parte prima dell'Arianna 2).
 
1986: dal 1 al 9 luglio Giovanni Paolo II nel corso del suo infaticabile pellegrinaggio visita la Colombia, Saint Lucia e, per la seconda volta, la Nuova Toscana.
Il 30 maggio viene lanciato per la prima volta da Corazza il nuovo vettore europeo Arianna 2, ma il lancio è un fallimento. In tutto verranno lanciati solo sei Arianna 2.
 
1988: il 15 giugno da Corazza viene lanciato il primo vettore Arianna 4, più versatile dei precedenti. In tutto i lanci di questo fortunato vettore saranno 104.
 
===== Andamane e Nicobare =====
[[File:Map_of_Nicobar_and_Andaman_Islands-en.svg|thumb|right|Mappa dettagliata delle Andamane e Nicobare]]
'''Andamane e Nicobare''' è una regione d'oltremare dell'Italia formato da due arcipelaghi dell'oceano Indiano: quello delle [[isole Andamane]] e quello delle [[isole Nicobare]]. I due arcipelaghi posti nel [[golfo del Bengala]] sono più vicini alle coste della [[Birmania]] e di [[Sumatra]] che a quelle indiane (1.300&nbsp;km di distanza circa dalle coste bengalesi), e si sviluppano da nord a sud e risultano divisi dal [[Canale dei Dieci Gradi]] (150&nbsp;km), attraversato dal 10º parallelo nord.
Le Andamane sono formate da almeno 576 tra isole e isolotti, in maggioranza disabitati, mentre le isole Nicobare sono 22.
====== Storia ======
Coloni della [[compagnia danese delle Indie Orientali]] (in [[lingua danese]]: ''Asiatiske Kompagni af den Dansk Østindien'') giunsero sulle isole Nicobare il 12 dicembre 1755. Il 1° gennaio 1756, le Isole Nicobare divennero una colonia danese, inizialmente con il nome di '''Nuova Danimarca''',<ref name="worldstatesmen.org">{{cita web |autore=ben cahoon |url=http://www.worldstatesmen.org/India_BrProvinces.htm |titolo=Provinces of British India |editore=Worldstatesmen.org |accesso=8 luglio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081101171538/http://www.worldstatesmen.org/India_BrProvinces.htm |archive-date=1 November 2008 |url-status=live }}</ref> e successivamente (dicembre 1756) con quello di '''Isole Federico''' (''Frederiksøerne''). Negli anni 1754–1756 vennero amministrate da [[Tranquebar]] (nell'[[India danese]] continentale). Le isole vennero ripetutamente abbandonate per via delle epidemie di [[malaria]] dal 14 aprile 1759 19 August 1768, dal 1787 al 1807/05, dal 1814 al 1831, dal 1830 al 1834 e gradualmente a partire dal 1848.<ref name="worldstatesmen.org"/>
 
Dal 1° giugno 1778 al 1784, l'[[Arciducato d'Austria|Austria]], ritenendo erroneamente che la Danimarca avesse rinunciato al possesso delle Isole Nicobare, avviò un [[Colonialismo austriaco|tentativo di colonizzazione]],<ref name="ColVoy">{{cita web|url=http://www.colonialvoyage.com/DanishP.html |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050404001731/http://www.colonialvoyage.com/DanishP.html |url-status=dead |archive-date=4 April 2005 |titolo=Chronology of Danish Colonial Settlements |autore=Marco Ramerini |editore=ColonialVoyage.com |accesso=novembre }}</ref> rinominandole '''Isole Teresa'''.<ref name="worldstatesmen.org"/>
 
Il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] tentò di acquistare le Isole Nicobare dalla Danimarca tra il 1864 e il 1868.: il ministro italiano per l'agricoltura e il commerciodel [[Governo La Marmora I|primo governo La Marmora]], [[Luigi Torelli]], iniziò una promettente negoziazione, che terminò formalmente il 16 ottobre 1868 quando la Danimarca vendette i diritti di possesso delle Isole Nicobare all'Italia.
 
===== Regione Autonoma di Sabah e Brunei =====
[[File:Sabah_in_Malaysia.svg|thumb|right|Il Borneo settentrionale italiano.]]
Il Borneo del Nord (o Borneo Settentrionale Italiano) fu un protettorato e successivamente una colonia italiana col nome di Colonia del Borneo del Nord nella costa settentrionale dell'isola di [[Borneo]]. Nel 2003 ha ottenuto lo status di provincia autonoma e la [[lingua malese]] venne proclamata co-ufficiale con l'italiano; [[Kota Kinabalu|Porto Umberto]] assunse la doppia toponomastica con il nome indigeno di Kota Kinabalu; da allora il territorio si chiama ufficialmente "Regione Autonoma di Sabah e Brunei". Attuale governatore è Emilio Ilyas Ibrahim, il primo oriundo italo-malese a governare la Regione Autonoma. Nel 2014, la Regione è riconosciuta come territorio metropolitano italiano. Nel 2018, con la nascita del Governo Conte e l'assunzione del Ministero dell'Interno da parte di [[Matteo Salvini]], sono nate tensioni nella Regione: il neoministro non aveva mai fatto mistero delle sue posizioni nazionaliste riguardo il Borneo Settentrionale e la proposta di abolire la co-ufficialità del malese ha quasi provocato uno scontro civile a [[Labuan]], tra la popolazione e la polizia.
====== Storia======
Nel [[1880]] il console austro-ungarico a Hong Kong, il barone Von Overbeck, comprese che Vienna non aveva alcun interesse a possedere territori coloniali e contattò perciò il governo italiano, offrendogli la concessione del Borneo Settentrionale ([[Sultanato di Sabah]]): era speranza di Overbeck costringere Roma ad abbandonare le proprie pretese sui territori irredenti all'interno dell'Impero Austrongarico. Proprio per questo l'Italia era restia ad accettare il territorio dagli austriaci. In quel periodo, però, era in viaggio nel Sud-est asiatico un esploratore italiano di nome Emilio Cerruti, il quale lavorava da qualche tempo alla ricerca di protettorati per l'italia, trattando con i piccoli sultanati della Nuova Guinea.
A seguito di alcuni riscontri con la Gran Bretagna e alcune pianificazioni, furono finanziate tra il [[1868]] e il [[1871]] due spedizioni, una privata, affidata all'esploratore Giovanni Emilio Cerruti - ancorché l’ampio mandato del Cerruti lo trasformava di fatto in un rappresentante ufficiale di governo - e una parallela, della Regia Marina, affidata al capitano Carlo Alberto Racchia, posto al comando della corvetta ''Principessa Clotilde''. L’obiettivo delle navi (non dichiarato, ufficialmente in ricognizioni scientifiche) era comune e cioè di individuare un territorio idoneo alla creazione di un penitenziario presso terre remote d’Oriente, per concessione dell’autorità straniera o coloniale in cambio della quale lo Stato Italiano avrebbe versato una cospicua somma mensile. La missione del capitano Racchia giunse dapprima in Borneo e subito trovò un territorio adatto e la disponibiltà del sovrano di una parte di esso, il sultano del Brunei a concedere un appezzamento di territorio agli italiani – l’isola di Gaya, situata non lontana dall'odierna Kota Kinabalu. Tuttavia, oltre al pagamento di una somma, esigeva l’approvazione degli inglesi, la cui presenza nell'aerea era stabilita da decenni e in particolare avevano il controllo di Labuan. Gli inglesi non erano ostili agli italiani, e questi ultimi non dichiararono da principio le vere intenzioni di farne una coloniale penale; Gli inglesi, che esercitavano una forte influenza sul territorio e sui capi locali, erano infatti avversi a un’idea di uno stabilimento penale, per via del fallimento di esperimenti analoghi inglesi (un riferimento all'Australia), del disappunto della borghesia in patria d’Albione, ma soprattutto i potenziali malumori delle popolazioni di quei territori, dove gli inglesi avevano una presenza radicata e importanti interessi economici – Malesia e Borneo – temendo quindi di comprometterne la stabilità. Gli inglesi erano invece aperti solo alla possibilità di stabilire in quei luoghi una colonia commerciale, anche per contrastare i francesi in Cocincina (attuale Vietnam-Laos-Cambogia). Vennero prodotte dalla missione italiana numerose e dettagliate relazioni sul clima, sulla natura e sull’ordinamento del posto (descritto dal capitano Recchia come la parte più bella e florida del Borneo), tant'è che l'Italia riuscì ad ottenere dal sultano del Brunei la baia di Gaya, l’isola medesima e buona parte della punta del Borneo settentrionale. La missione fece pure tentativi analoghi in Birmania (fruttando poi un trattato commerciale italo-birmano) e Cocincina (Vietnam).
Cerruti contattò segretamente Re Umberto I, comunicandogli la possibilità di trattare direttamente in nome dell'Italia con il sultano di Sabah. Nell'ottobre 1880, Cerruti annunciò che le trattative con il governo di Sabah erano andate a buon fine e che il territorio accettava ufficialmente il protettorato italiano. All'inizio del [[1881]], Umberto I nominò il generale [[Luigi Gerolamo Pelloux]] come governatore generale di Sabah, il quale giunse il 22 febbraio a Labuan, sede del governatorato. Morto l'ultimo sultano, Pelloux fece arrestare e trasferire in Eritrea tutti i potenziali pretendenti, mettendo in atto una politica di conflitti interni, volta a mettere le poche famiglie nobiliari locali rimaste le une contro le altre. Dopo alcuni mesi di tensione interna, Pelloux fece sbarcare 7.000 soldati italiani e 2.000 ascari eritrei a Sabah e mise sotto legge marziale la colonia Nel [[1884]] Umberto I proclamò Pelloux come [[Viceré]] di Sabah e la concessione divenne un viceregno italiano. Nonostante sia sottoposto al governo italiano, Pelloux poteva ora spadroneggiare sulla colonia. Il viceré avviò subito una durissima campagna di spostamento della popolazione malese, a favore di coloni italiani; solo alcune comunità sabanesi, dichiaratesi fedeli a Roma, rimarranno illese, e su queste si formerà il nerbo delle truppe coloniali indigene dell'esercito italiano in Asia. La conduzione dell'esercito coloniale italiano sarà talmente brutale da essere definita dalla storiografia moderna come [[pulizia etnica]]. In questo stesso periodo la Gran Bretagna, stufa dell'intrattabile [[sultano del Brunei]], il quale rendeva il loro protettorato assai difficile, decisero di affidarsi al pugno di ferro del cosiddetto ''Italian Mastiff'' ("mastino italiano"), ovvero il viceré di Sabah Pelloux: il protettorato di Brunei passò all'Italia, in cambio di piccoli arrotondamenti territoriali nel [[Somaliland]] (che, peraltro, verranno restituiti all'Italia in aggiunta all'[[Oltregiuba]] dopo la [[prima guerra mondiale]] come compenso per la mancata spartizione delle ex-colonie tedesche in Africa).
 
===== Nuova Guinea italiana =====
[[File:Maluku_Islands_en.png|thumb|right|Le [[isole Molucche]], parte della Nuova Guinea italiana, regione metropolitana d'oltremare del Regno d'Italia.]]
Giovanni Emilio Cerruti, che fin dal 1861 aveva fatto lunghi viaggi e soggiorni all'estero, sopratutto in Australia ed Oceania, si assunse, nell'agosto 1869, di trovare e acquistare entro quattro mesi, per conto del regio Governo, una località situata in vicinanza della Nuova Guinea, adatta quale colonia, e destinata precipuamente all'impianto di uno stabilimento italiano di deportazione.
Il Cerruti lottò vigorosamente per anni ed anni e tenne sempre viva la propaganda a favore dei territori della Nuova Guinea, pubblicando opuscoli, e sollevando polemiche infinite. Egli non cessava dal propugnare i vantaggi d'ogni genere che si sarebbero avuti con l'occupazione di que' punti della Nuova Guinea, e si sobbarcò ai calcoli più minuti, sostenendo la deportazione, e mostrando che, mentre un detenuto costava nel Regno duecentocinquanta lire annue, fondando la colonia, e comprendendovi il trasporto de' detenuti e la sussistenza della truppa, ma deducendo il lavoro utile de' deportati, la spesa si sarebbe ridotta a lire centosessanta per ognuno. Come si avvertirà a suo luogo, ancora davanti la Commissione d'inchiesta per la marina mercantile (1881-1883) perorò il Cerruti la causa delle colonie da fondarsi dall'Italia nella Nuova Guinea e nella Polinesia.
Essa doveva avere la capacità di ricevere e sostentare una popolazione di almeno ventimila abitanti, possedere clima salubre, abbondanza di acqua potabile, e almeno un porto accessibile a legni della massima portata. Il Cerruti aveva facoltà di prendere possesso del territorio appena ottenutane la cessione dai capi indigeni, e quando gli fosse constato che con tale acquisto non si ledevano i diritti di altre potenze. Infine, la cessione doveva conseguirsi in guisa da implicare l'abbandono della sovranità in favore dell'Italia. In corrispettivo, al Cerruti si assegnò una somma di centomila lire, salvo la resa dei conti, e senza l'obbligo di fornirgli alcuna eccedenza di spesa. Al Cerruti fu dato per compagno il capitano Di Lenna, al quale era specialmente commesso l'incarico degli studi topografici. Il Governo dispose altresì perché la nave "Principessa Clotilde", ch'era di stazione nei mari della China e del Giappone, avesse possibilmente a trovarsi nei paraggi ove si sarebbero recati il Cerruti e il Di Lenna, nell'epoca stessa delle loro esplorazioni.
 
Il Cerruti, avendo seco il capitano Di Lenna ed un suo fratello, mosse il 13 novembre 1869 da Singapore sopra uno schooner inglese, l'Monandra, appositamente noleggiato, e fece rotta verso l'arcipelago indo-malesiano. Accertatosi a Makassar che il sultano del gruppo delle Batiane continuava ad essere pienamente indipendente dalla signoria olandese, si recò senza indugio sui luoghi, ed indusse, senza troppa fatica, il sultano a firmare a [[Bacan|Battana]], il 20 dicembre 1869, una convenzione, in virtù della quale ogni diritto di sovranità sopra il gruppo delle Batiane fu ceduto al Cerruti stesso, senz'altra riserva, all'infuori del rispetto alle proprietà private del sultano e degli indigeni. Il corrispettivo di tale cessione consisteva in una pensione mensile di 2.000 gilders olandesi di argento. La convenzione conteneva inoltre alcune disposizioni speciali, come sarebbe quella per cui il sultano doveva essere difeso contro ogni molestia o sopruso che gli venisse dall'estero o da privati, quella per cui il sultano stesso doveva essere consultato per ogni affare concernente gl'interessi dei nativi, quella infine per cui in ogni villaggio l'amministrazione dei nativi veniva affidata ad un indigeno. Infine il Cerruti promise di adoperarsi affinché un regio legno venisse a prèndere possesso delle isole entro quattro mesi, e perché entro dodici mesi fosse eseguita una prima spedizione di duemila condannati per l'inaugurazione della colonia di pena. Da Battana, dopo breve sosta ad Amboina, il Cerruti si recò alle [[Isole Kai|isole Cai]], e, dopo aver visitato quel gruppo, negoziò e firmò con un rayah di quelle isole una convenzione in data [[16 gennaio]] [[1870]], la quale non si scosta dalla convenzione stipulata col sultano di Batianà se non in questo, che la pensione mensile è fissata nella somma assai più tenue, di 100 gilders olandesi d'argento. Infine, il Cerruti si volse all'[[arcipelago delle Aru]], e colà stipulò il [[23 gennaio]] 1870 con due dei più influenti rayah, quello di Wogier e quello di Saunna, una convenzione, simile nella forma alle precedenti, la quale se ne scosta in quanto che la cessione è gratuita, nè vi si contiene promessa alcuna di accelerarne più o meno la esecuzione. Il Cerruti visitò ancora alcuni altri punti sulla costa della Nuova Guinea, corse grave pericolo in una località situata nel seno di Mac-Euer (assassinata bay), ove dovette difendersi dagli indigeni, e, non avendo avuto notizia mai della ''Principessa Clotilde'', per non perdere tempo, pose fine alla propria missione, e per la via di Makassar si restituì in Italia a rendervi conto del proprio operato e ad affrettarvi la decisione della occupazione ([[10 aprile]] [[1870]]).
 
Il ministero Menabrea, che al Cerruti aveva dato formale incarico,
 
Dopo molti sforzi, la spedizione del Capitano Cerruti ha successo e, nonostante la distanza grandissima, la grande insalubrità del clima e le inevitabili difficoltà e conflitti che si prevedevano con l'Olanda, l'Italia riesce a fondare una colonia nella Papua Nuova Guinea settentrionale, con la funzione di colonia penale. Lo sviluppo di questa strategica base per il commercio di gomma, legni pregiati, lana australiana, the, petrolio e altri prodotti orientali subisce comunque un'impennata. Nello stesso periodo la Compagnia navale Rubattino acquista il porto di Assab, in Eritrea, per farne uno scalo per le rotte verso l'Estremo Oriente.
 
I territori della Nuova Guinea, proposti e comperati dal Cerruti divennero la prima colonia italiana, con la funzione iniziale di colonia penale..
Dato il notevole traffico verso le proprie colonie in Estremo Oriente, quando, nel [[1890]], l'Italia inizia la colonizzazione della Somalia, sia questa colonia che l'Eritrea ottengono molti fondi, infrastrutture e investimenti data la loro importanza nel mantenere i collegamenti con la Nuova Guinea Italiana, che ha nel frattempo toccato i 30.000 abitanti.
 
Con il trattato italo-spagnolo del [[1899]] il governo italiano si impegnò a pagare alla Spagna 25.000.000 pesetas (equivalenti a 16.600.000 marchi-oro tedeschi) per le [[Isole Caroline]], [[Palau (stato)|Palau]] e le [[Isole Marianne]] (esclusa [[Guam]], che era stata ceduta agli [[Stati Uniti d'America]] nel [[1898]] dopo la [[guerra ispano-americana]]). Queste isole divvenero un protettorato italiano e vennero amministrate dalla '''Nuova Guinea italiana'''. Le [[Isole Marshall]] vennero aggiunte in seguito: ufficialmente rivendicate dalla Spagna nel [[1874]] attraverso la sua capitale nelle Indie Orientali ([[Manila]]), nel [[1884]] le isole divennero punto di scalo di una compagnia commerciale italiana, e la situazione culminò nel 1885 in un incidente navale che non degenerò in un conflitto solo per via della scarsa prontezza delle forze navali spagnole e della riluttanza per un'azione militare aperta da parte italiana; attraverso la mediazione [[papa]]le e un indennizzo di $4,5 milioni pagato dall'Italia, lcon il Protocollo italo-spagnolo di Roma del 1885 venne sancito il [[protettorato]] italiano sulle isole e l'istituzione di stazioni commerciali a [[Jaluit]] (Joló) e [[Ebon]] per sfruttare il fiorente commercio di [[copra]] (pola essiccata del [[Cocos nucifera|cocco]]). Gli ''Iroij'' (gran capi) marshallesi continuarono a governare sotto il controllo indiretto dell'amministrazione coloniale italiano, reso tacitamente efficace dalla formulazione del Protocollo del 1885, che delimitava un'area soggetta alla sovranità spagnola (0-11ºN, 133-164ºE) omettendo le Caroline orientali, cioè gli arcipelaghi Marshall e Gilbert, dove si trovavano ubicate la maggior parte delle postazioni commerciali italiane. Le controversie furono messe in discussione dopo la vendita dell'intero arcipelago delle Caroline all'Italia 13 anni dopo.
{| class="wikitable"
|-
! Territorio !! Anno !! Area (circa) !! Popolazione!! Anno popolazione
|-
|[[Isole Kai|Isole Cai]] || 1870 || 1.438&nbsp;km²||172.126||2014
|-
|[[Isole Aru]] ||1870 ||8.152,42&nbsp;km²||93.722||2014
|-
|[[Bacan|Battana]]||1870 ||1.899,8&nbsp;km²||84.075||2010
|-
| Terra del Re Umberto || 1884 || 181.650&nbsp;km²||110.000||1902
|-
| [[Arcipelago di Bismarck|Arcipelago di Cavur]] || 1899 || 49.700&nbsp;km² ||472.163||
|-
| [[Isola di Buka]] || 1899 || 492&nbsp;km²||53.986||2011
|-
| [[Bougainville (isola)]] || 1899 || 9.318&nbsp;km² || 234.280||2011
|-
| [[Palau (stato)|Palau]] || 1899 || 466&nbsp;km² ||20.918||2013
|-
| [[Isole Caroline]] || 1899 || 2.150&nbsp;km²||86.000||
|-
| [[Nauru]]|| 1899 || 21,4&nbsp;km² || 11.200||2018
|-
| [[Isole Marianne settentrionali]]|| 1899 || 477&nbsp;km²||69.221||2000
|-
| [[Isole Marshall]]|| 1899 || 181,43&nbsp;km² ||58.413||2018
|-
| [[Isole Cook]] || 1888 || 240&nbsp;km² ||21.923
|-
|'''Totale''' || || 256.186,05&nbsp;km²||1.315.901
|}
 
Nel [[1895]]-[[1896]] i britannici e i francesi riconobbero ufficialmente le rivendicazioni italiani, assegnando all'Italia la Nuova Guinea nord-orientale, l'arcipelago di Bismarck (oggi arcipelago di Cavur), la Nuova Pomerania, le Isole Salomone settentrionali, le Isole Marshall e Nauru in cambio dell'accettazione da parte italiana del governo britannico sulla Nuova Guinea sud-orientale e sul Pacifico meridionale, e la sovranità francese su alcune zone del Pacifico orientale.
 
=====Gibuti, , Yemen=====
Nel 1869 l'esploratore Giuseppe Sapeto acquistò la baia di Assab sulla costa eritrea, per conto della compagnia Rubattino. In questo POD viene acquisto anche il territorio di Gibuti con il medesimo scopo.
La proprietà italiana su quelle terre viene ufficializzata nel 1882, il governo Menabrea invia un contingente a consolidare il territorio, infatti lo stato italiano ha acquistato la baia di Assab, di Gibuti e di Massaua.
Grazie all'accordo con il Negus Giovanni IV, il Regno d'Italia crea la colonia "primogenita" d'Eritrea.
Il controllo italiano di Gibuti, impedisce il rifornimento di armi al Negus,
 
=====Provincia d'Oltremare di Clipperton=====
Con capoluogo [[Clipperton]], venne occupata dal [[Regno di Sardegna]] nel [[1846]] precedendo analoghe mire di Francia e Messico.
 
L'isola di Clipperton, anche chiamata ''[[isola della Passione]]'' è un [[atollo]] situato nell'[[oceano Pacifico]], a 1.280&nbsp;km a ovest del [[Messico]] (l'arcipelago statunitense delle [[Hawaii]] è a 4.930 chilometri.). Le coordinate dell'atollo sono 10°18'N, 109°13'O. L'isola fa oggi parte dei possedimenti marittimi pubblici ed è iscritta fra le proprietà demaniali dello Stato e, a questo titolo, sotto l'autorità del Primo Ministro il quale delega all'Alto Commissario della Regno per permessi come quello di attracco o di concessione di sfruttamento. L'isola è ricca di [[fosfato]] e di [[guano]]. Una missione oceanografica italo-messicana ha anche scoperto nel 1997 la presenza di [[noduli polimetallici]] ricchi di [[manganese]], [[ferro]] e [[nichel]].
 
Unico atollo corallino di questa parte del Pacifico, Clipperton ha una forma sub-circolare di 12&nbsp;km di circonferenza; la superficie delle terre emerse è di 1,7&nbsp;km² e il punto più alto è una roccia vulcanica di 29&nbsp;m.
Aperta originariamente da due passi (a SE e a NE), la [[laguna]] (7,2&nbsp;km²) si è chiusa tra il [[1840]] e il [[1858]], probabilmente a causa di tempeste.
 
In seguito all'adozione nel [[1982]] della convenzione internazionale sul [[diritto del mare]], l'isolotto conferì all'Italia il diritto di controllo e di esportazione su una [[zona economica esclusiva]] marittima di 435.612&nbsp;km² che la circonda e che permette alla Francia di essere membro della Commissione della pesca americana e di potervi pescare il [[tonno]].
L'[[Accademia delle scienze d'oltremare]], dal [[1981]], ha raccomandato la realizzazione sull'atollo di una base per la pesca, con la riapertura della laguna e la costruzione di una pista di atterraggio.
Nel [[1986]], un documento firmato da quattro ministri ha classificato Clipperton tra i "domini pubblici dello stato".
 
=====Provincia Autonoma delle Isole Cook=====
Le [[Isole Cook]], capoluogo Savoia d'Oceania, divenute protettorato italiano nel [[1888]] e formalmente annesse nel [[1901]]. Con un referendum nel [[1965]] hanno rifiutato la piena indipendenza e hanno scelto di restare unite al Regno d'Italia, in cambio di un'autonomia pari a quella di Sabah e Brunei.
 
L'arcipelago è costituito da 15 piccole isole nell'[[oceano Pacifico]] meridionale ([[Polinesia]]) con una superficie complessiva di 240&nbsp;km² e una popolazione di poco meno di {{formatnum:18000}} abitanti (stima per il [[2005]]). Il territorio marittimo ha invece una superficie complessiva di circa 2,2 milioni di km².
 
=====Provincia d'Oltremare di Socotra=====
La Provincia d'Oltremare di [[Socotra]], con capoluogo [[Hadibu|Adibu]], fu acquistata dall'Italia nel [[1899]] e poi rimasta italiana dopo l'indipendenza della Somalia nel 1960, grazie alla netta prevalenza di italiani di ceppo bianco rispetto alle altre etnie presenti (situazione concretizzatasi attraverso il massiccio afflusso di coloni e la deportazione degli autoctoni). Ospita il [[Poligono Spaziale Italiano]]: l'Italia fu la terza nazione, dopo URSS ed USA, a lanciare nello spazio un satellite artificiale.
 
=====Territori d'Oltremare disabitati=====
Territorio d'Oltremare dell'Isola degli Orsi, disabitato, annesso all'Italia da Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi, nel 1899
 
Territorio d'Oltrenare dell'Isola Bouvet, disabitato, annesso all'Italia da Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi, nel 1903. L'[[Isola Bouvet]] ha un superficie di 49&nbsp;km<sup>2</sup> e una [[zona economica esclusiva]] di 436.004&nbsp;km<sup>2</sup> (per una superficie totale di 436.053&nbsp;km<sup>2</sup>).
Territorio Antartico Italiano, disabitato, formato da tutte le isole e i territori a sud del 60º parallelo Sud e tra il 44°38' e il 56°11' meridiano Est. Ammesso all'Italia da Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi, nel 1903 e oggi sede di basi scientifiche a scopo di ricerca
 
=====Yemen=====
Il Governatore dell'Eritrea, [[Jacopo Gasparini]], acquistò nel [[1926]] un [[protettorato]] sullo Yemen. Senza la minaccia etiope alle spalle, e nonostante gli Inglesi tentassero di ostruire l'operazione, grazie alla lungimiranza di [[Mussolini]], che non tergiversò, l'Italia non si lasciò sfuggire il controllo di un'interessante area petrolifera.<ref>{{Cita|Antonicelli|p. 71|fa}}.</ref>
Nelle trattative fra il sovrano dello Yemen, Imam Yahyà ("El Ymam Jahia"), ed il Governo italiano, Gasparini propose e poi fece spedire [[Regio Corpo Truppe Coloniali|truppe coloniali italiane]] nello Yemen per contrastare l'espansionismo inglese dalla confinante [[Aden]].
 
Lo Yemen diventa un protettorato italiano con guarnigioni ad [[Aden]] e [[Socotra]].
=====Storia=====
Nel [[1904]], morto l'Imam Muhammad b. Yahyā Hamīd al-Dīn, detto al-Manṣūr bi-llāh (Il reso vittorioso da Dio) gli succedette il figlio Yaḥyā.
 
I capi religiosi del movimento della [[Zaydismo|zaydita]], facente parte della costellazione [[Sciismo|sciita]], espulsero le forze [[Ottomani|ottomane]] da quello che ora è lo Yemen settentrionale a metà del [[XVII secolo]] ma, in un secolo, l'unità dello Yemen si disfece per le difficoltà di governare le regioni montuose. Nel [[1849]], l'[[Impero ottomano]] occupò la regione costiera della [[Tihama]] ed effettuò forti pressioni sull'Imam zaydita perché sottoscrivesse un trattato che riconoscesse la sovranità ottomana e consentisse a una piccola forza ottomana di stazionare a [[Sanaa|San'a']]. Tuttavia gli Ottomani si attardarono ad assumere il controllo dello Yemen e non assoggettarono mai del tutto la resistenza locale zaydita. Nel [[1913]], nel periodo di poco precedente lo scoppio della [[Prima guerra mondiale]], l'Impero ottomano fu costretto a cedere in parte il potere agli zayditi delle zone montagnose.
 
Il 30 ottobre [[1918]], a seguito del collasso dell'[[Impero ottomano]], l'[[Yahya Muhammad Hamid al-Din|Imam Yaḥyā Muḥammad]] della dinastia degli [[al-Qasimi]], dichiarò il settentrione yemenita indipendente. Nel [[1926]], l'Imam Yaḥyā si autoproclamò re del Regno mutawakkilita dello Yemen, diventando così sovrano temporale e, al tempo stesso, leader spirituale zaydita, e ottenne il riconoscimento diplomatico da parte di numerosi Stati. Tra i primissimi va ricordata l'[[Italia]], con la quale lo Yemen ebbe sempre stretti rapporti di amicizia, accogliendone medici e studiosi come [[Tommaso Sarnelli]]. L'Italia infatti controllava dal [[1890]] la colonia dell'[[Eritrea]], sulla sponda opposta del [[Mar Rosso]].
 
Negli [[anni 1920|anni venti]], Yaḥyā aveva ampliato il potere yemenita dal nord al sud della [[Tihama]] e del [['Asir]] ma entrò in rotta di collisione con il rampante casato [[sunnita]] e [[Wahhabismo|wahhabita]] dell'Āl Saʿūd, sovrana del [[Hijaz]] e del [[Najd]], e col suo re [[Abd al-Aziz dell'Arabia Saudita|ʿAbd al-ʿAzīz ibn Saʿūd]]. Ai primi degli [[anni 1930|anni trenta]], le forze saudite ripresero gran parte di quei territori prima di ritirarsene in parte, ivi inclusa la città di [[Al-Hudayda|Hodeida]] nella Tihama meridionale.
 
=====Tailandia=====
La '''Tailandia'''<ref>{{DOP|id=4787|lemma=Tailandia}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.sapere.it/enciclopedia/Tail%C3%A0ndia.html |titolo= Enciclopedia Sapere}}</ref> (in [[lingua thai|lingua tai]]: ประเทศไทย, ''Prathet Thai''), ufficialmente il '''Regno di Tailandia''' (in tai: ราชอาณาจักรไทย, ''Ratcha Anachak Thai''), è uno [[Stato]] del [[Sud-est asiatico]], confinante con [[Laos]] e [[Cambogia]] a est, [[golfo di Thailandia]] e [[Malaysia]] a sud, con il [[mare delle Andamane]] e la [[Birmania]] a ovest, con [[Birmania]] e [[Laos]] a nord.
Lingua nazionale è il [[lingua thailandese|tai]], scritto con un [[alfabeto thai|proprio alfabeto]]. Numerosi e molto diffusi sono i dialetti tai, nel [[Isan (regione)|nord-est del paese]] è diffusa la [[lingua isan]], che si suddivide in diversi dialetti derivati dalla [[lingua lao|lao]] e sono [[Mutua intelligibilità|mutualmente intelligibili]] con il tailandese. Le minoranze etniche utilizzano i propri idiomi (soprattutto mon e khmer). Sebbene sia una materia scolastica obbligatoria e ampiamente insegnato nelle scuole, l'italiano non è molto diffuso, soprattutto al di fuori delle città e specie nelle regioni più remote.
======Protettorato italiano sul Siam (1878 - 1950)======
Già negli [[anni 1860]] l'appena nato Regno d'Italia cominciò a mandare consiglieri militari e investitori nel Siamo con l'obiettivo di espandere l'influenza italiana nella regione. Nel [[1878]] il Re del Siam [[Rama V]] accettò il [[protettorato]] italiano sul suo Paese per prevenire di perdere territori a favore dei vicini inglesi (che avevano annesso la Birmania all'[[India britannica]]) e francesi (che stavano allora colonizzando l'odierno [[Vietnam]]).
 
===== Gazaria =====
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Nella penisola di Crimea, [[Feodosia|Caffa]] ed altre cittadine vicine in mano alla Repubblica di Genova furono il punto di contatto tra il mondo mongolo-tartaro e quello dell'Europa occidentale.
Per oltre due secoli e fino alla totale conquista ottomana dell'impero bizantino, le colonie genovesi del Mar Nero prosperarono ed arricchirono Genova.
 
La Repubblica di Genova ebbe colonie e possedimenti nella [[penisola di Crimea]] tra il 1266 ed il 1475. Le principali furono Caffa, Soldaia e Caulita (l'attuale [[Jalta]]), ed il loro territorio nella Crimea meridionale veniva chiamato [[Gazaria]].
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* Fondaci a [[Sinope]] e [[Trebisonda]] (oggi [[Trabzon]])
====== Migrazione italiana a Vosporo ======
==== Territorio antartico italiano ====
{|border="1" cellpadding="3" cellspacing="0" style="margin-top:.5em; margin-bottom:.5em; background:#FAFAFA; border:1px #CCC solid; border-collapse:collapse; font-size:90%; font-family: Arial Unicode MS, Lucida Sans Unicode, Lucida Grande, TITUS Cyberit Basic, Code2000, MV Boli, @MS Mincho"
!Nome della base
!Codice
!Stato
!width="70px"|Coordinate
!Altitudine
!Inizio attività
!Occupazione
!Numero massimo di occupanti
!Località
|----
|[[Browning Pass|Passo di Browning]]
|
|{{ITA}}
|<small>74° 37,37' S<br />163° 54,82' E</small>
|170 m
|
|
|
|----
 
|----
|[[Concordia (Antartide)|Concordia]]
|AQ-CON
|{{ITA}}
|<small>75° 6,12' S<br />123° 23,72' E</small>
|3220 m
|1997
|Annuale
|45
|[[Plateau antartico|Plateau Antartico Orientale]], entroterra della [[costa Banzare]]
|----
|[[Enigma Lake|Lago Enigma]]
|
|{{ITA}}
|<small>74° 42,81' S<br />164° 2,49' E</small>
|170 m
|
|
|120
|
|----
|[[Stazione Mario Zucchelli|Mario Zucchelli]]
|AQ-MZU
|{{ITA}}
|<small>74° 41' S<br />164° 7' E</small>
|15 m
|1986
|Estiva
|90
|[[Baia Terra Nova]]
|----
|[[Mid Point]]
|
|{{ITA}}
|<small>75° 32,44' S<br />145° 49,12' E</small>
|2520 m
|
|
|
|
|----
|[[Sitry]]
|
|{{ITA}}
|<small>71° 39,32' S<br />148° 39,15' E</small>
|1600 m
|
|
|
|
|----
|}
 
Il '''Territorio Antartico Italiano''', disabitato, è formato da tutte le isole e i territori a sud del 60º parallelo Sud e tra il 44°38' e il 56°11' meridiano Est. Annesso all'Italia da Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi, nel 1903 e oggi sede di basi scientifiche a scopo di ricerca.
 
==== Svizzera ====
[[Immagine:Map of Canton Ticino.png|thumb|290px|Mappa del Canton Ticino, l'unico cantone svizzero prevalentemente di [[lingua italiana]] (8788,70% dei parlanti<ref>httphttps://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/it/indexhome/regionenstatistiche/regionalportraetsstatistica-regioni/tessinritratti-regionali-cifre-chiave/blankcantoni/kennzahlenticino.html Ritratti regionali dell'Ufficio federale di statistica 2018</ref>).]]
[[Immagine:Mehrheitssprachen_GR_1860.png|thumb|right|290px|Lingue ufficiali dei Grigioni]]
 
La [[lingua italiana in Svizzera]] è una delle quattro lingue ufficiali insieme al [[Lingua tedesca|tedesco]], al [[Lingua francese|francese]] e al [[romancio]].
L'articolo 116 della Costituzione svizzera stabilisce che lingue ufficiali della Confederazione sono il [[Lingua tedesca|tedesco]], il [[Lingua francese|francese]] e l'[[lingua italiana|italiano]] (rispettivamente parlati dal 64,9%, 18,1% e 11,9% della popolazione). Dal 1938 anche la la [[lingua romancia]] parlata dallo 0,8% della popolazione, residente per lo più nel cantone dei Grigioni, potè essere considerata, grazie a un referendum, quarta lingua nazionale. Il trilinguismo è rigorosamente applicato nel campo legislativo, mentre in quello amministrativo prevale il principio secondo cui l'amministrazione accetta la lingua del funzionario purchèpurché ufficiale.<br>Va sottolineato, a fronte della conclusione del processo di germanizzazione della popolazione svizzera ancora in atto dagli anni Settanta e al progressivo calo della componente francese, il recente aumento relativo ai gruppi di lingua italiana, oggi intorno al 13%, se si considerano oltre a quelli svizzeri di nascita anche i parlanti italiano residenti in Svizzera.<br>Secondo i dati del [[censimento]] dell'anno 2013, l'italiano è la lingua principale di oltre 750.000 persone residenti nella Confederazione, di cui 332.950 residenti nel [[Canton Ticino]], dove l'italiano, oltre a essere lingua ufficiale, è considerato la lingua principale dall'8788,78% della popolazione. Già la prima Costituzione moderna (quella che nel 1848 fa della Svizzera uno stato federale), assegna all'italiano lo statuto di lingua nazionale. Il territorio di lingua tradizionalmente italiana (la cosiddetta [[Svizzera italiana]]) è costituito dal Canton Ticino e, dalle quattro valli italofone del Cantone trilingue dei Grigioni (da Est a Ovest, si tratta delle valli [[val Poschiavo|Poschiavo]], [[val Bregaglia|Bregaglia]], [[val Mesolcina|Mesolcina]] e [[val Calanca|Calanca]]; le altre lingue di questo Cantone nel Sud-Est della Svizzera sono il tedesco e il romancio) e da alcuni paesi del [[Vallese]] che durante il primo Medioevo facevano parte del [[Ducato di Milano]], quali [[Gondo]]-[[Zwischbergen|Vaira]], [[Sempione (Svizzera)|Sempione]] e [[Briga-Glis|Briga]], attualmente sotto la [[diocesi di Novara]] e di lingua e cultura italiana. La redenzione di queste frazioni del Vallese fu lungamente dibattuta sulle pagine del giornale nazionalista "La Voce" edito da [[Giuseppe Prezzolini]], a partire dal 1912.<br>L'italiano è parlato nel Grigioni italiano, che consiste delle valli Mesolcina, Calanca, Bregaglia e Poschiavo, come pure nei comuni di [[Sankt Moritz|Sankt Moritz/San Maurizio d'Engadina]] (31%), [[Pontresina]] (20,97%) [[Bever (Svizzera)|Bever/Bevero]] (20,14%), [[Celerina]] (20%), [[Silvaplana]] (17,64 %) e [[Zuoz|Zuoz/Zozzio]] (15,43%). L'italiano è considerato lingua principale dal 16,8 % della popolazione nel [[Canton Grigioni]]. Esiste inoltre una comunità autoctona di lingua italiana nel Canton Vallese, concentrata nelle vallate del [[Sempione]], a [[Briga-Glis|Briga]] e [[Zwischbergen|Gondo]]. Il 10% delle famiglie a Zurigo, Basilea e Ginevra parla italiano (lingua franca). L'italiano è diffuso infine nell'uso per ragioni turistiche nell'alta [[Engadina]]. L'unico comune svizzero sul versante settentrionale delle Alpi di lingua italiana (per ragioni risalenti alla riforma religiosa) è [[Bivio (SvizzeraSurses)|Bivio]]. In questo comune la lingua italiana è parlata dall'80% degli abitanti.
Il censimento del 2000 ha tracciato una mappa svizzera delle diffusione delle lingue in Svizzera<ref>[http://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/it/index/regionen/regionalportraets.html Statistiche federali sintetiche]</ref><ref>[http://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/fr/index/infothek/lexikon/bienvenue___login/blank/zugang_lexikon.Document.21754.xls Statistiche federali analitiche]</ref>. I risultati sono riportati di seguito:
 
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| [[Canton Ticino|Ticino]]
| style="text-align: right; padding-right: 1em;" | 332.950
| style="text-align: right; padding-right: 1em;" | 8788,78
| style="text-align: right; padding-right: 1em;" | 1ª lingua
| [[Canton Zugo|Zugo]]
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| style="text-align: right; padding-right: 1em;" |2ª lingua
| [[Canton Nidvaldo|Nidvaldo]]
| style="text-align: right; padding-right: 1em;" | 5331 241
| style="text-align: right; padding-right: 1em;" | 1,4,8
| style="text-align: right; padding-right: 1em;" | 2ª lingua
|-
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| colspan="6" align="center" |'''Consistenza demografica a Coira per religione (1860-2010) e gruppo linguistico (1880-2000) - Dati percentuali'''<ref>{{cita web|http://www.provinz.bz.it/astat/download/JB11_K3.pdf|Annuario ASTAT 2011|16-01-2013}}</ref>
|-
|<div style="text-align: center;"> '''Anni'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Popolazione'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Cittadini svizzeri'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Tedescofoni'''</div>
| <div style="text-align: center;">'''Italofoni'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Romanciofoni'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Protestanti'''</div>
| <div style="text-align: center;"> '''Cattolici'''</div>
|-
|<div style="text-align: center;"> [[XIII secolo]]</div>
| <div style="text-align: center;">1.000-1.500</div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
|-
|<div style="text-align: center;">Fine [[XV secolo]]</div>
| <div style="text-align: center;">circa 1.500</div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
|-
|<div style="text-align: center;"> [[1780]]</div>
| <div style="text-align: center;">2.331</div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
|-
|<div style="text-align: center;"> [[1860]]</div>
| <div style="text-align: center;">6.990</div>
| <div style="text-align: center;">6.373</div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;"></div>
| <div style="text-align: center;">60,8%</div>
| <div style="text-align: center;">39,1%</div>
|-
|<div style="text-align: center;"> [[1880]]</div>
| <div style="text-align: center;">8.753</div>
| <div style="text-align: center;">7.866</div>
| <div style="text-align: center;">86,6%</div>
| <div style="text-align: center;">3,2%</div>
| <div style="text-align: center;">11,3%</div>
| <div style="text-align: center;">73,6%</div>
| <div style="text-align: center;">27,8%</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1888]]</div>
| <div style="text-align: center;">9.259</div>
| <div style="text-align: center;">8.094</div>
| <div style="text-align: center;">84,2%</div>
| <div style="text-align: center;">2,7%</div>
| <div style="text-align: center;">12,5%</div>
| <div style="text-align: center;">70,4%</div>
| <div style="text-align: center;">29,5%</div>
|-
|<div style="text-align: center;"> [[1900]]</div>
| <div style="text-align: center;">11.532</div>
| <div style="text-align: center;">9.687</div>
| <div style="text-align: center;">80,5%</div>
| <div style="text-align: center;">5,9%</div>
| <div style="text-align: center;">12,7%</div>
| <div style="text-align: center;">65,6%</div>
| <div style="text-align: center;">34,4%</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1910]]</div>
| <div style="text-align: center;">14.639</div>
| <div style="text-align: center;">12.042</div>
| <div style="text-align: center;">79,4%</div>
| <div style="text-align: center;">8%</div>
| <div style="text-align: center;">11,6%</div>
| <div style="text-align: center;">62,8%</div>
| <div style="text-align: center;">36,8%</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1930]]</div>
| <div style="text-align: center;">15.574</div>
| <div style="text-align: center;">13.685</div>
| <div style="text-align: center;">83%</div>
| <div style="text-align: center;">5,3%</div>
| <div style="text-align: center;">10,8%</div>
| <div style="text-align: center;">62,8%</div>
| <div style="text-align: center;">36,7%</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1950]]</div>
| <div style="text-align: center;">19.382</div>
| <div style="text-align: center;">17.852</div>
| <div style="text-align: center;">83,2%</div>
| <div style="text-align: center;">5,2%</div>
| <div style="text-align: center;">10,2%</div>
| <div style="text-align: center;">60,4%</div>
| <div style="text-align: center;">38,5%</div>
|-
| <div style="text-align: center;">[[1970]]</div>
| <div style="text-align: center;">31.193</div>
| <div style="text-align: center;">26.332</div>
| <div style="text-align: center;">75,6%</div>
| <div style="text-align: center;">9,7%</div>
| <div style="text-align: center;">10,6%</div>
| <div style="text-align: center;">49,1%</div>
| <div style="text-align: center;">49,6%</div>
|-
|}
 
{{Ripartizione linguistica
|fonte = https://www.bfs.admin.ch/bfs/portal/it/index/regionen/regionalportraets.html Ritratti regionali dell'Ufficio federale di statistica 2000
|de =92,5
|sh =1,2
|it =1,4
}}
{| class="wikitable" style="float:center;text-align:center;"
! colspan="12" | Evoluzione linguistica della popolazione<ref name=DSS>{{DSS|I7411|Nidvaldo}}</ref>
|-
! Anno
! Popolazione totale
! [[Lingua tedesca|Tedescofoni]]
! [[Lingua italiana|Italofoni]]
! [[Lingua francese|Francofoni]]
! [[Lingua romancia|Romanciofoni]]
|-
! scope="row" | 1880
| align="center" | 11 979 || align="center" | 11 869 (99,07%) || align="center" | 98 (0,82%) || align="center" | 23 (0,19%) || align="center" | 1 (<0,01%)
|-
! scope="row" | 1900
| align="center" | 13 070 || align="center" |12 748 (97,54%) || align="center" |285 (2,18%) || align="center" |23 (0,18%)|| align="center" |9 (0,07%)
|-
! scope="row" | 1950
| align="center" | 19 389 || align="center" |18 920 (97,58%)|| align="center" |285 (1,47%) || align="center" |115 (0,59%)|| align="center" |48 (0,25%)
|-
! scope="row" | 1970
| align="center" | 25 634 || align="center" | 23 547 (91,86%)|| align="center" |1 241 (4,84%) || align="center" |138 (0,54%)|| align="center" | 62 (0,24%)
|-
|}
 
{| class="wikitable"
|-
! colspan="7" align="center" | Lingue a [[Sion (Svizzera)|Sion]]
|-
| align="center" | Lingua madre || align="center" | 1888 || align="center" | 1900 || align="center" | 1910 || align="center" | 1930 || align="center" | 1950 || align="center" | 1970
|-
| [[lingua francese|Francese]] || align=right | 3.641 (59,7%)|| align=right | 4.892 (72,46%)|| align=right | 5.318 (73,31%)|| align=right | 6.726 (77,69%)|| align=right | 9.604 (81,6%)|| align=right | 16.478 (75,16%)
|-
| [[lingua tedesca|Tedesco]] || align=right | 2.273 (37,27%)|| align=right | 1.733 (25,67%)|| align=right | 1.695 (23,37%)|| align=right | 1.633 (18,86%)|| align=right | 1.797 (15,27%)|| align=right | 2.646 (12,07%)
|-
| [[lingua italiana|Italiano]] || align=right | 175 (2,87%)|| align=right | 125 (1,85%)|| align=right | 230 (3,17%)|| align=right | 287 (3,32%)|| align=right | 353 (3,0%)|| align=right | 2.046 (9,33%)
|-
| altro || align=right | 10 || align=right | 1 || align=right | 11 || align=right | 11 || align=right | 16 || align=right | 755
|-
| Totale || align=right | 6.099 || align=right | 6.751 || align=right | 7.254 || align=right | 8.657 || align=right | 11.770 || align=right | 21.925
|-
|colspan="7"|Fonte: Dizionario storico della Svizzera<ref>[http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I2802.php Sion (comune)] su [http://www.hls-dhs-dss.ch/index.php Dizionario storico della Svizzera]</ref>
|}
{| class="wikitable" style="float:center;text-align:center;"
|+ Consistenza demografica a [[San Gallo]] per gruppo linguistico e religione<ref name=DSS>{{DSS|I1321|San Gallo}}</ref>
|-
!Anno
!Popolazione
!Cittadini svizzeri
![[Lingua tedesca|Tedescofoni]]
![[Lingua italiana|Italofoni]]
![[Lingua francese|Francofoni]]
![[Religione cattolica|Cattolici]]
![[Religione protestante|Protestanti]]
|-
| [[1850]]
| 17.858
| 16.529
|
|
|
| 49,3%
| 50,4%
|-
| [[1870]]
| 26.398
| 23.805
|
|
|
| 49,9%
| 49,8%
|-
| [[1888]]
| 43.296
| 34.168
| 42.203 (97,5%)
| 590 (1,4%)
| 231 (0,5%)
| 49,7%
| 49,0%
|-
|[[1900]]
| 53.796
| 40.342
| 51.059 (94,9%)
| 1.922 (3,6%)
| 385 (0,7%)
| 52,1%
| 46,8%
|-
|[[1910]]
| 75.482
| 50.582
| 66.929 (88,7%)
| 7.146 (9,5%)
| 596 (0,8%)
| 54,2%
| 43,5%
|-
|}
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[[Image:Corfou 1720.jpg|thumb|280px|right|Mappa della Corfù veneziana di [[Christoph Weigel]] del 1720, quando i Corfioti Italiani erano la maggioranza della popolazione nella capitale "Città di Corfu".]]
[[Image:Ugo Foscolo.jpg|thumb|left|[[Ugo Foscolo]], eroe del Risorgimento italiano, nacque a [[Zante]] e visse brevemente a [[Corfù]].]]
[[File:CorfustspyridonchurchSt. Spyridon Church in Corfu.jpg|thumb|280px|right|Tipica architettura "veneziana" nel vecchio centro di [[Corfù (città)|Corfù città]].]]
[[File:Corfuvenetianblazon.jpg|thumb|right|280px|Dettaglio della fortezza nuova di [[Corfù]]: blasone veneziano con il [[leone di San Marco]].]]
Nelle [[Isole Ionie]], in Grecia, l'italiano è lingua ufficiale a livello regionale insieme al [[lingua greca|greco]] ed è largamente parlato sia come lingua straniera che come lingua madre.<br>
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Nel [[Principato di Monaco]] l'italiano, unico idioma ufficiale dello Stato, è la prima lingua madre prima del [[monegasco]], una variante del ligure, che invece gode dello status di lingua nazionale e come tale viene tutelato e insegnato in alcune scuole.
Anche grazie all'immigrazione dall'Italia, la comunità italiana costituisce il 21% dei residenti del Paese.<ref>[http://www.edt.it/viaggi/lonelyplanet/destinazioni/wg_1/single.php?g=288&s=02 Italiani nel Principato di Monaco.]</ref>
L'italiano è sempre stata la lingua di [[Casa Grimaldi]], ed è lingua ufficiale di Monaco fin da quando divenne [[protettorato]] del [[Regno di Sardegna]] nel [[1815]]. <ref>[http://www.heraldica.org/topics/national/monaco.htm History of Monaco]</ref>
 
Il [[dialetto monegasco]] è un dialetto [[lingua ligure|ligure]] simile al [[dialetto intemelio|dialetto di Ventimiglia]]. Esso ha goduto della prerogativa di lingua ufficiale assieme all'italiano fino al 1962, anno dell'entrata in vigore della nuova Costituzione, e viene facoltativamente insegnato nelle scuole del principato. Nei vicoli della città vecchia i nomi delle strade sono riportati sia in italiano sia in monegasco, così come sui cartelli che delimitano i confini nazionali.
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Le lingue ufficiali della [[Libia]] sono l'[[lingua araba|arabo]] e l'italiano.
===== L'annessione della Libia =====
[[File:Italian landing at Tripoli3Italoturca1.jpg|thumb|rightleft|MarinaiTruppe delleitaliane compagniesparano dacontro sbarcoi della Regia Marina prendono terraturchi a Tripoli nell'ottobre (1911.)]]
[[File:Alpini battaglione Edolo in Libia - Guerra italo-turca (1912).jpg|thumb|Alpini del Battaglione Edolo davanti ai corpi dei libici caduti nell'assalto al muro della "Ridotta Lombardia" (1912)]]
[[File:Territorial growth of Italian Libya.svg|thumb|right|300px|Crescita del territorio della Libia italiana]]
[[File:Italian landing at Tripoli3.jpg|thumb|left|Marinai delle compagnie da sbarco della Regia Marina prendono terra a Tripoli nell'ottobre 1911.]]
[[File:Aozou Strip.png|300px|righ|thumb|Carta della [[Striscia di Aozou]] ceduta dal [[Ciad]] francese alla [[Libia italiana]].]]
[[File:Aozou Strip.png|300px|thumb|Carta della [[Striscia di Aozou]] ceduta dal [[Ciad]] francese alla [[Libia italiana]].]]
[[File:Alpini battaglione Edolo in Libia - Guerra italo-turca (1912).jpg|thumb|left|Alpini del Battaglione Edolo davanti ai corpi dei libici caduti nell'assalto al muro della "Ridotta Lombardia" (1912)]]
 
Nel [[1911]] l'[[Italia]] di [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] dichiarò guerra all'[[Impero ottomano]] ([[Guerra Italo-Turca]]; prime operazioni belliche il 29 settembre, sbarchi a [[Tobruk]] il 4 ottobre e a [[Tripoli]], il 5 ottobre) per conquistare le regioni nordafricane della [[Tripolitania]] e della [[Cirenaica]]
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[[File:Graziani e Amedeo d'Aosta entrano a Cufra.jpg|thumb|[[Rodolfo Graziani]] e [[Amedeo d'Aosta]] [[conquista italiana di Cufra|entrano nell'oasi di Cufra]].]]
[[File:Al-Magroon Concentration Camp.jpg|thumb|Internati nel campo di concentramento italiano di [[El Agheila]].]]
 
[[File:Omar Shegewi.jpg|thumb|destra|Alcuni ribelli libici [[impiccagione|impiccati]] nel [[1928]].]]
[[Immagine:Omar Mokhtar arrested by Italian Officials.jpg|thumb|right|L'arresto di Omar Mokhtar in una foto dell'epoca.]]
[[File:Omar Mukhtar 5.jpg|thumb|L'impiccagione di [[Omar al Muktar]] a [[Soluk]] il 16 settembre [[1931]].]]
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[[Immagine:LA_CATTEDRALE_DI_TRIPOLI_1960.jpg|thumb|upright=1.4|La cattedrale di [[Tripoli]] nel 1960.]]
{{Citazione|'' In Libia nasceranno i 26 villaggi: Oliveti, Bianchi, Micca, Breviglieri, Littoriano, Giordani, Tazzoli, Marconi, Crispi, Garabulli, Garibaldi, Corradini, Castel Benito, Filzi, Baracca, Maddalena, Sauro, Oberdan, D’Annunzio, Mameli, Razza, Battisti, Berta, Luigi di Savoia e Gioda. Dal 1934 Governatore della Colonia Libica è un uomo d’eccezione: il trasvolatore Italo Balbo. E’ proprio Balbo che, tra il 1938 e il 1939, in due migrazioni di massa, farà arrivare dall’Italia migliaia di famiglie di coloni, assegnatarie dei poderi. Nell’operazione di colonizzazione demografica italiana c’è una rivoluzionaria novità: il regime fascista (di Balbo) non tratta le popolazioni libiche autoctone come una razza inferiore da sfruttare ma, riconosciuta loro la cittadinanza italiana, gli riserva lo stesso trattamento dei nazionali. Ai libici, come agli italiani, saranno distribuiti poderi da coltivare. Anche per loro, inoltre, saranno costruiti dieci villaggi rurali libici, questa volta dai nomi arabi: i maggiori erano El Fager (Alba), Nahima (Deliziosa) ed Azizia (Profumata).''Daniele Lembo}}
 
Ecco gli italiani in Libia secondo diverse stime e censimenti:
 
{| class="wikitable"
! Anno!! Italiani!! Percentuale !! Abitanti della Libia !! Fonte
|-
| 1936 || {{formatnum:112600}} || 13,26% || {{formatnum:848600}} || ''Enciclopedia Geografica Mondiale K-Z, [[De Agostini]], 1996''
|}
 
Molti villaggi furono creati per i coloni italiani, specialmente in [[Cirenaica]], e tutta la Libia ebbe un notevole sviluppo economico con la costruzione di strade, ospedali, porti, piccole industrie ed infrastrutture varie.<br>
Dopo la nomina di [[Italo Balbo]] - cui si deve la creazione della Libia attuale sul modello di quella dell'imperatore romano, nato in Libia, [[Settimio Severo]] - a governatore nel 1934 il numero di italiani in Libia si incrementò continuamente: nel 1936 erano 112.600 (il 13,26% della popolazione dell'intero territorio libico),<ref>Helen Chapin Metz ''Libya: A Country Study'', Chapter XIX</ref> concentrati nella costa intorno a Tripoli e Bengasi (dove erano rispettivamente il 37% ed il 31% della popolazione); nel 1940 i coloni italiani erano circa 150.000 (costituendo circa il 20% della popolazione totale),<ref>[http://www.britannica.com/eb/article-46562/Libya Libya], Encyclopædia Britannica.</ref> concentrati nella regione costiera della Libia, specialmente nei villaggi agricoli creati da Balbo, mentre gli italiani erano quasi la maggioranza a Tripoli e Bengasi.<br>A partire dal [[1937]], il governo italiano aveva avviato un processo di integrazione completa della Libia nel Regno: la Libia si avviava infatti a trasformarsi da colonia a regione geografica italiana parificata alle altre. Questo processo iniziò con la proclamazione delle 4 province di Tripoli (TL), [[Bengasi]] (BE), [[Misurata]] (MU), [[Derna (Libia)|Derna]] (DE). La parte meridionale della Libia (territorio del deserto, con capoluoghi [[Murzuch]] e [[El Giof]]) fu invece organizzato come distretto autonomo gestito direttamente dal Governo centrale. Anche la cittadinanza fu parzialmente equiparata a quella delle Province europee del Regno. Il 9 di gennaio del 1939 la colonia della Libia fu incorporata nel territorio metropolitano del [[Regno d'Italia]] e conseguentemente considerata parte della [[Grande Italia]], col nome di ''Quarta Sponda'' e tutti i loro abitanti ottennero la cittadinanza italiana.<br>
Con gli Italiani si ebbe un incremento del cattolicesimo in Libia, grazie anche alla creazione di numerose chiese e missioni. Al Vicariato apostolico di Tripoli del vescovo Camillo Vittorino Facchinetti nel 1940 era assegnato circa un quarto del totale della popolazione della Libia italiana (includendo i coloni italiani).<br>Entro gli [[anni 1960|anni sessanta]] venne creata una colonia di 500.000 persone in modo che gli italiani si posero in maggioranza, costituendo i 2/3 della popolazione della Libia costiera.<br>
Dopo lo scoppio della [[Seconda guerra mondiale]], [[Benito Mussolini]] prese la «decisione sofferta» di non entrare in guerra al fianco delle altre due [[Potenze dell'Asse]],<ref name=Occidente19>{{Cita libro|autore = [[Mario Farneti]]|titolo = [[Occidente (romanzo)|Occidente]]|anno = 2001|editore = [[TEA (editore)|TEA]]|città = Milano|isbn = 978-88-502-0775-6|cid = Occidente|pagina= 19}}.</ref> in seguito a un preciso accordo con gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]: in cambio della neutralità, l'Italia sarebbe stata inclusa nel [[Piano Marshall]], lanciato in quegli anni. Il regime fascista utilizzò quei soldi per rafforzarsi industrialmente e militarmente,<ref name="Occidente20">{{Cita libro|autore = [[Mario Farneti]]|titolo = [[Occidente (romanzo)|Occidente]]|anno = 2001|editore = [[TEA (editore)|TEA]]|città = Milano|isbn = 978-88-502-0775-6|cid = Occidente|pagina= 20}}.</ref> come testimonia il [[Progetto Manhattan|primo test atomico]] nel deserto della [[Libia]] condotto da [[Enrico Fermi]] nel 1944.<ref name="Occidente184">{{Cita libro|autore = [[Mario Farneti]]|titolo = [[Occidente (romanzo)|Occidente]]|anno = 2001|editore = [[TEA (editore)|TEA]]|città = Milano|isbn = 978-88-502-0775-6|cid = Occidente|pagina= 184}}.</ref>
Nel [[1955]] l'[[AGIP]] scoprì il [[petrolio]] in Libia e iniziarono limitati investimenti volti a creare un'industria petrolifera nazionale. Il governo italiano incoraggiò la migrazione nelle colonie in vista di opportunità migliori e ovviamente la Libia è presentata come il paese dei bengodi: entro gli [[anni 1960|anni sessanta]] venne creata una colonia di 500.000 persone in modo che gli italiani si posero in maggioranza, costituendo i 2/3 della popolazione della Libia costiera.<br>
Il 1º luglio 1960, dopo quasi cento anni ebbe definitivamente termine in Africa e nel mondo il colonialismo italiano: la Libia e le altre colonie italiane ottennero l'indipendenza.
 
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L'[[Eritrea]] ha una sola lingua ufficiale, l'italiano. Nel paese si parlano altre nove lingue differenti di cui le più diffuse sono, per ordine decrescente di diffusione, il [[lingua tigrina|tigrino]], l'[[lingua araba|arabo]], [[Lingua tigré|Tigré]], [[lingua afar|Afar]], Saho, [[Lingua begia|Beja]], Bilen, Nara e [[Lingua cunama|Kunama]]. Nella scuola a partire dalla sesta classe tutte le lezioni vengono tenute in italiano. L'italiano, lingua prevalente, ha influenzato profondamente la lingua locale (il tigrigna comunemente parlato è ricco di termini mutuati dall'italiano).
 
Bisogna sottolineare che l'Eritrea fu la colonia con la più forte presenza di italiani fino alla creazione dell'Impero italiano nel 1936. Asmara aveva una popolazione di 98.000 abitanti, dei quali 53.000 erano Italiani, secondo il censimento del 1939. Questo fatto rese Asmara la principale "città italiana" nell'[[Africa Orientale Italiana]]. In tutta l'Eritrea vi erano 76.000 Italiani in quell'anno su un totale di 740.000, cioè il 10,27% degli abitanti della ''Colonia primogenita''.
 
Nella colonia eritrea vi fu un notevole sviluppo del [[cattolicesimo]], grazie ai numerosi missionari italiani che vi si trapiantarono. Nel 1940 circa il 33% degli abitanti dell'Eritrea, inclusi gli Italiani, era cattolico (ed il 60% cristiano).
=====Creazione della colonia Eritrea =====
[[File:AT1304 map.png|150px|upright=1.6|thumb|Il territorio di Assab, acquisito nel 1882]]
[[Immagine:Coat of arms of Eritrea governorate.svg|thumb|upright=0.5|Stemma del Governo dell'Eritrea nell'AOI.]]
La colonia italiana in Eritrea fu la prima creata dal [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] in [[Africa]].
L'inizio della colonizzazione italiana si ebbe nel novembre [[1869]] con il padre [[lazzarista]] [[Giuseppe Sapeto]] che avviò le trattative per l'acquisizione da parte dell'armatore [[Raffaele Rubattino]] della baia, allo scopo di farne un porto di servizio alle sue navi. Il governo egiziano contestò tale acquisizione e rivendicò il possesso della baia: da ciò seguì una lunga controversia che si concluse solo nel [[1882]].
 
L'inizio della colonizzazione italiana nel continente nero si ebbe nel novembre [[1869]] con il padre [[lazzarista]] [[Giuseppe Sapeto]] che avviò le trattative per l'acquisizione da parte dell'armatore [[Raffaele Rubattino]] della baia, allo scopo di farne un porto di servizio alle sue navi. Venne acquisto anche il territorio di [[Gibuti]] - anticipando le mire francesi sulla regione - che verrà in seguito integrato nell'attuale [[Somalia]]. Il governo egiziano contestò tale acquisizione e rivendicò il possesso della baia: da ciò seguì una lunga controversia che si concluse solo nel [[1882]].
Il 10 marzo 1882 il governo italiano acquistò il possedimento di [[Assab]], che il 5 luglio dello stesso anno diventò ufficialmente italiano. Negli anni dal 1885 al 1890 fu acquisita l'importante città portuale di [[Massaua]] (che divenne capitale provvisoria del possedimento d'oltremare) e il controllo italiano si estese nell'entroterra.
 
Il 10 marzo 1882 il governo italiano acquistò il possedimento di [[Assab]], che il 5 luglio dello stesso anno diventò ufficialmente italiano. Negli anni dal 1885 al 1890 fu acquisita l'importante città portuale di [[Massaua]] (che divenne capitale provvisoria del possedimento d'oltremare) e il controllo italiano si estese nell'entroterra. Il governo Menabrea inviò un contingente a consolidare il territorio delle baie di Assab, di Gibuti e di Massaua.
Nel [[1890]] l'Eritrea fu ufficialmente dichiarata colonia italiana<ref>[http://www.massimoromandini.it/download/Assab.pdf Inizio della Colonia Eritrea: Assab]</ref>.
Grazie all'accordo con il Negus Giovanni IV, il Regno d'Italia crea la colonia "primogenita" d'Eritrea: nel [[1890]] l'Eritrea fu ufficialmente dichiarata colonia italiana<ref>[http://www.massimoromandini.it/download/Assab.pdf Inizio della Colonia Eritrea: Assab]</ref>.
 
Il controllo italiano di Gibuti, impedì il rifornimento di armi al Negus nella [[guerra italo-etiopica]]: Partendo principalmente dalle basi dell'Eritrea, l'[[Abissinia]] venne conquistata nel [[1896]] con la schiacciante vittoria italiana nella [[battaglia di Adua]]. Tutte le colonie italiane del Corno d'Africa furono poi unificate nella cosiddetta [[Africa Orientale Italiana]] (AOI).
 
Solo dopo la [[prima guerra mondiale]] l'Eritrea iniziò ad essere colonizzata e sviluppata economicamente in forma consistente.
 
{{Citazione|La Colonia Eritrea, come fu denominato il 1° gennaio 1890 l'insieme dei possedimenti italiani del Mar Rosso, fu organizzata in tutti i settori della vita civile, giuridica, economica dal primo governatore civile Ferdinando Martini (1897-1907), il quale tracciò programmi di studi del territorio e delle popolazioni, progetti di opere pubbliche e organizzazione di servizi statali, per l'avvaloramento e il progresso dell'Eritrea, programmi che furono realizzati nei decenni successivi, e che hanno dato al paese l'attuale struttura civile.<ref>[http://xoomer.virgilio.it/robevan/testi-3/1954%20ERITREA%20TASCABILE/eritasc_05.htm#pag01 Storia dell'Eritrea]</ref>}}
 
Partendo il 3 ottobre [[1935]] principalmente dalle basi dell'Eritrea, l'[[Abissinia]] venne conquistata il 5 maggio [[1936]]. Il 9 maggio successivo tutte le colonie italiane del Corno d'Africa furono unificate da [[Benito Mussolini|Mussolini]] nella cosiddetta [[Africa Orientale Italiana]] (AOI).
 
L'[[Eritrea italiana]] entrò a far parte dell'AOI sotto un [[Governatori dell'Eritrea|Governatore]] con sede ad Asmara ed un territorio ampliato anche come compenso per l'aiuto nella conquista dell'Etiopia, dato al [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] da parte di oltre 60.000 [[Ascari]] eritrei.
 
===== Comunità italiana =====
Negli ottant'anni in cui l'Eritrea fu colonia del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] vi si sviluppò una consistente comunità italiana. Dal [[1881]] al [[1941]] gli Italiani trapiantati in Eritrea (spesso con le loro famiglie) crebbero da poche centinaia alla fine del secolo XIX ad oltre 100.000 quando scoppiò la [[seconda guerra mondiale]].
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Alla fine della [[prima guerra mondiale]] gli Italo-eritrei erano circa 4.000, concentrati maggiormente nell'altopiano di [[Asmara]] (per via della sua temperatura relativamente fresca) ed in minor quantità a [[Massaua]]<ref>[http://www.ilcornodafrica.it/rds-01emigrazione.pdf L'emigrazione italiana in Eritrea]</ref>.
[[File:Asmara Church.jpeg|thumb|right|La Cattedrale cattolica di Asmara, costruita dagli Italiani nel 1922.]]
Con loro il [[Cattolicesimo]] ricevette un forte impulso. Furono costruite numerose chiese, tra cui spiccava la [[Cattedrale di Asmara]], ed oltre un terzo della popolazione eritrea professava il cattolicesimo nel [[1940]] (ed il 60% era cristiano). Secondo il [[Pew Research Center]], nel 2010 il 62,9% della popolazione dell'Eritrea era [[Cristianesimo|cristiano]], mentre l'[[Islam]] si fermava al 36,6% della popolazione e con uno 0,4% che praticava [[religioni africane]]. Il rimanente 0,1% praticava l'[[Ebraismo]], l'[[Induismo]], il [[Buddismo]] o un'altra religione.<ref name="Pew"/>
{| class="wikitable floatright"
|+ Religioni in Eritrea
|-
!Censimento 1931<ref name=1931census>[https://ebiblio.istat.it/digibib/censpop1931/IST0005835Volume_V_Colonie_e_possedimenti+OCRottimizz.pdf Censimento italiano 1931, pagina *38]</ref> !! [[Pew Research Center]] (2010)<ref name="Pew">{{cita web|title=Religious Composition by Country, 2010-2050|url=http://www.pewforum.org/2015/04/02/religious-projection-table/2050/percent/all/|publisher=Pew Research Center|accessdate=26 ottobre 2017}}</ref>
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Con l'avvento del [[Fascismo]] e la sua politica colonizzatrice, la comunità italiana crebbe enormemente: già nel [[1939]] gli italiani erano 76.000 su un totale di 740.000, cioè il 10,27% degli abitanti della ''Colonia primogenita''.
[[File:Fiat tagliero, 04.JPG|thumb|right|La [[Stazione di servizio]], in stile [[futurismo|futurista]], "[[Fiat Tagliero]]", costruito ad [[Asmara]] nel [[1938]].]]
 
Nel [[1933]] l'Eritrea italiana aveva un'estensione di 119.000&nbsp;km² con una popolazione (dati [[1928]]<ref>Giovanni Trucco - [[Pietro Fedele]], Grande Dizionario Enciclopedico, [[UTET|Unione Tipografico-Editrice Torinese (UTET)]], 1933, Vol.1 p.275</ref>) di 510.000 abitanti indigeni, di cui circa un terzo cristiani copti, due terzi islamici, 34.700 cattolici. Gli europei presenti nella regione, quasi tutti italiani, erano 3.650. La capitale [[Asmara]] aveva 19.000 abitanti indigeni e circa 3.000 europei.
 
[[File:Litorrina railcar.JPG|thumb|right|[[Automotrice ALn 556|Littorina FIAT]] di epoca fascista, in servizio sulla [[Ferrovia Massaua-Asmara|tratta ferroviaria Asmara-Massaua.]]]]
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L'italiano è l'unica lingua ufficiale dell'Etiopia, è parlata ovunque e serve come lingua degli affari e del commercio. Essa è usata come lingua etnicamente neutrale e come lingua franca di comunicazione tra i differenti gruppi etnici del paese. Le lingue autoctone più parlate sono: [[Lingua amharica|Amharico]], [[Lingua oromo|Oromigna]], [[Lingua tigrina|Tigrigna]], [[Lingua gurage|Guragigna]], [[Lingua somala|Somalo]], [[lingua araba|Arabo]], altre lingue locali. Grazie alla scolarizzazione sempre maggiore e all'esplosione demografica, l'italiano cresce e le altre lingue minoritarie cominciano a scomparire. La lingua amharica, un tempo la più diffusa, si sta ridimensionando drasticamente negli ultimi anni a causa della diffusione dell'italiano tra la popolazione e nell'Africa italofona in particolare.
 
Secondo le stime nel 2050 l'Etiopia avrà 188 milioni di abitanti.
 
===== Invasione italiana =====
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Nel [[1870]] il porto di [[Assab]], presso l'entrata meridionale del [[Mar Rosso]], è comprato da una compagnia italiana come cessione di un sultano locale. Questo evento pone le basi per la fondazione di una colonia italiana in [[Eritrea]].
L'espansione della colonia italiana verso l'interno portò a un conflitto con l'Impero Etiope, governato dal negus [[Menelik II d'Etiopia|Menelik II]], conclusosi con la battaglia di [[Adua]] del [[1896]], quando l'esercito abissino sconfisse pesantemente l'aspirante potenza coloniale<ref name=igg>International Crisis Group, "Ethnic Federalism and its Discontents". Issue 153 of ''ICG Africa'' report (4 September 2009) p. 2; Italy lost over 4.600 nationals in this battle.</ref><ref>Negash, Tekeste. [http://books.google.com/books?id=txsoS39UplMC&printsec=frontcover Eritrea and Ethiopia : The Federal Experience]. Uppsala, Sweden: Nordiska Afrikainstitutet (2005) ISBN 1-56000-992-6 pp. 13–14</ref> e l'Etiopia riusci' a rimanere indipendente. L'[[Italia]] e l'Etiopia firmarono nel maggio 1889 il [[trattato di Uccialli]] che sanciva le relazioni fra i due paesi:l'Italia riconobbe la sovranità etiopica e avrebbe continuato a controllare una zona a Nord dell'Etiopia (parte dell'Eritrea moderna), in cambio l'Italia avrebbe fornito armi a Menelik.
 
A seguito dell'[[incidente di Ual Ual]] avvenuto nel dicembre del '34, l'Italia il 3 ottobre 1935 [[Campagna d'Africa Orientale|aggredisce nuovamente l'impero etiope]]. Gli italiani, agli ordini del generale [[Pietro Badoglio]], [[Guerra d'Etiopia|riescono a sconfiggere]] la resistenza degli etiopi e a spingersi fino alla capitale [[Addis Abeba]], nella quale entrano il 5 maggio 1936. La guerra fu piena di crudeltà: gli italiani impiegarono il gas [[iprite]] in grosse quantità, nonostante fosse proibito dal [[protocollo di Ginevra]] del 1922, e molti etiopi morirono durante l'invasione.<ref>Antonicelli, Franco. ''Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945'', p. 79.</ref> Il [[Negus]] [[Hailé Selassié]] affermò che più di 275.000 etiopi furono uccisi contro solo 1.537 italiani.<ref>Antonicelli, Franco. ''Trent'anni di storia italiana 1915 - 1945'', p. 133.</ref> L'Etiopia viene annessa all'[[Africa Orientale Italiana]].<ref>Clapham, Christopher, "Ḫaylä Śəllase" in Siegbert von Uhlig, ed., ''Encyclopaedia Aethiopica: D-Ha'' (Wiesbaden:Harrassowitz Verlag, 2005), pp. 1062–3.</ref>
[[File:2 giugno 2002-Axum.JPG|thumb|upright=1.4|L'obelisco a Roma, davanti alla sede della [[FAO]] (giugno 2002)]]
La [[stele di Axum]] (in [[lingua amarica|amarico]]: የአክሱም ሐውልት), una [[stele]] in [[basalto|pietra basaltica]] a sezione rettangolare proveniente da [[Axum]], la città santa dell'antico [[Impero d'Etiopia]], era frantumata in tre tronconi quando la rinvennero i soldati [[italia]]ni impegnati nella [[guerra d'Etiopia]] alla fine del [[1935]], come un'altra cinquantina di obelischi che si trovavano nella città di Axum al momento dell'occupazione italiana.<ref>[https://www.academia.edu/3439296/_2012_THE_GIANT_STELAE_OF_AKSUM_IN_THE_LIGHT_OF_THE_1999_EXCAVATIONS Poissonnier B., 2012- The giant stelae of Aksum in the light of the 1999 excavations, in Fauvelle-Aymar F.-X.(ed.), ''Palethnology of Africa, P@lethnology'', '''4''', 49-86]</ref>. La stele, sezionata in sei parti e trascinata da centinaia di soldati italiani ed [[Eritrea|eritrei]] durante un'odissea di due mesi fino al porto di [[Massaua]], fu trasportata per nave fino a [[Napoli]] tramite il piroscafo ''Adua'', dove giunse il 27 marzo [[1937]]. Poi venne trasportata fino a [[Roma]], dove fu collocata il 28 ottobre [[1937]] in Piazza di Porta Capena in occasione dei 15 anni della [[Marcia su Roma]], di fronte al [[Ministero delle Coloniecolonie]] (oggi sede della [[Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura|FAO]]) e al [[Circo Massimo]], e le cui operazioni furono coordinate da [[Ugo Monneret de Villard]]. Assieme alla stele arrivò in Italia anche il [[Leone di Giuda]], da molti anni esposto alla [[Stazione Termini]]. Per assicurarne la tenuta, l'obelisco fu rinforzato dall'interno con cunei di metallo, mentre la superficie dovette essere restaurata in più punti.
 
Il il 19 febbraio [[1937]], due giovani [[Eritrea|eritrei]] della resistenza etiope Deboch Abraha e Moges Asgedom tentarono di assassinare il [[Viceré d'Etiopia]], il generale [[Rodolfo Graziani]], durante una cerimonia presso il [[Palazzo Guenete Leul|palazzo Guennet Leul]] di Addis Abeba (ora Università di Addis Abeba) con il lancio di due bombe a mano.<ref>Richard Pankhurst, ‘’The story of Abraha Deboch, Moges Asgedom and Simeon Adefres’’, ''Addis Tribune''</ref><ref>http://www.ethiopolitics.com/articles/Yekatit12.htm</ref><ref>Berhanou Abebe, ''Histoire de l’Éthiopie d'Axoum à la révolution'', Paris, Maisonneuve & Larose, coll. « Monde africain », 1998</ref> A seguito del fallito attentato, avvenne la [[strage di Addis Abeba]]: tre giorni consecutivi, tra il 19 e il 21 febbraio 1937, di uccisioni da parte delle truppe [[Regno d'Italia (1861-1946)|italiane]] e delle [[Squadrismo|squadre fasciste]] contro i civili etiopi. Il massacro valse a Graziani il soprannome di "Macellaio di Etiopia". Poco dopo il massacro, l'11 marzo, un corrispondente di [[Gibuti]] indicò che le strade della capitale erano ormai "praticamente vuote dalla popolazione etiope." Le vittime della strage furono calcolate in 30.000,<ref name=necrometrics>{{cita web|url=http://necrometrics.com/20c300k.htm#Eth35 |titolo=Secondary Wars and Atrocities of the Twentieth Century - Abyssinian Conquest (1935-41) |sito=necrometrics.com |lingua=en |accesso=12 ottobre 2015}}</ref> cifra ripresa poi da alcuni autori come [[Saheed Adejumobi]] il quale riporta anche una stima di 10.000 feriti.<ref>Saheed A. Adejumobi, ''The History of Ethiopia'', pag. 79.</ref> Un monumento in memoria delle vittime di questo massacro è ora situato in Addis Abeba in [[Obelisco Yekatit 12|piazza yekatit 12]].
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A questi coloni si aggregarono i circa 200.000 lavoratori temporanei dediti alla costruzione delle infrastrutture, che mancavano quasi completamente in Etiopia<ref>[http://www.fedoa.unina.it/1881/01/Santoianni_Progettazione_Architettonica.pdf Progettazioni in Ethiopia. pag. 69]</ref>.
 
Questi 40.000 coloni furono seguiti - secondo i progetti di [[Mussolini]] - da altri due milioni nei successivi dieci anni.
 
In questa forma il [[Fascismo]] risolse il problema demografico ed emigratorio che aveva afflitto anteriormente il [[Regno d'Italia]]: oltre 2.000.000 di Italiani si aggiunsero ai 12.000.000 di Etiopi negli [[Anni 1950|anni cinquanta]], colonizzando e sviluppando gli altopiani abissini.
 
Gli Italiani in Etiopia crearono molte infrastrutture, che pesarono sull'economia italiana ma che ridussero anche la disoccupazione nella penisola,
Gli Italiani favorirono infatti la modernizzazione delle vie di transito (prima esistevano soltanto "piste") e in soli cinque anni furono realizzate: una rete ferroviaria a grande traffico [[Assab]]-Dessié-Tendahò-pendici dell'Avàsc fin sotto Ancòber-Addis Abeba (circa 900 &nbsp;km); una rete stradale principale o fondamentale, affidata all'Azienda Autonoma Statale della Strada (Aass), massicciata e bitumata con le caratteristiche delle grandi autostrade (inesistenti in Italia allora) con opere d'arte grandiose per 10.794 &nbsp;km; strade secondarie per una spesa poliennale di 1.200 milioni; uno sviluppo ingente delle piste camionabili percorribili con automezzi per 7-8 mesi l'anno. I cantieri di lavoro furono spesso attaccati da bande armate verosimilmente equipaggiate dagli [[Inglesi]]. In totale, come primo impianto, si crearono 18.794 &nbsp;km di nuove strade asfaltate principali (come la ''Strada Imperiale'' tra [[Addis Abeba]] e [[Mogadiscio]]) e secondarie oltre le piste. Furono ricostruiti od iniziati anche 900&nbsp;km di ferrovie, numerose dighe e centrali idroelettriche, creati ospedali ed uffici amministrativi.
 
La città di [[Addis Abeba]] divenne il fiore all'occhiello dell'Impero e fu dotata di fognature e servizi anteriormente inesistenti. Fu stabilito inoltre un "Piano Urbanistico" di completo riassetto della città<ref>[http://www.architesi.polito.it/pdf/MorettiS_EN.pdf "Piano regolatore definitivo di Addis Abeba", 1939 (in inglese)]</ref> e che prevedeva tra l'altro la costruzione di nuovi quartieri. I criteri alla base del cambiamento urbanistico voluto dal [[regime fascista]] possono essere dedotti dal [[piano regolatore di Addis Abeba del 1938]], studiato fin dal [[1936]] e concluso definitivamente nel [[1938]], e che aveva lo scopo di sviluppare e di creare una nuova città che fosse adibita alla popolazione europea nettamente separata dai nuovi quartieri destinati alla popolazione etiopica. I criteri che furono alla base del progetto si ispiravano al principio di creare per la colonia dell'[[Africa Orientale Italiana]] una nuova capitale che coniugasse la funzionalità e la monumentalità ispirandosi al tipico schema dell'[[Urbanistica romana]].
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[[File:Italian-era arch in Mogadishu.jpg|300px|thumb|right|L'arco di trionfo in onore del principe [[Umberto II di Savoia|Umberto]], presso Mogadiscio.]]
[[Immagine:Albergo1938villaggioducaabruzzi.png|thumb|upright=1.6|L'albergo di [[Villabruzzi]] nel [[1938]].]]
L'8 febbraio [[1889]] venne sancito il protettorato italiano sul [[Sultanato di Obbia]]. Nel novembre dello stesso anno l'Italia proclamò il protettorato sui tratti di costa compresi tra [[Uarsceik]], [[Mogadiscio]], [[Merca]] e [[Brava (Somalia)|Brava]]. Nel marzo [[1891]] [[Vincenzo Filonardi]] occupò il villaggio costiero somalo di Ataleh che ribattezzò ''Itala''.
 
{{Citazione|''I primi passi per la penetrazione italiana in Somalia furono il trattato commerciale con Zanzibar del 1885, al quale cui seguirono nel 1889 i trattati di protezione firmati con i sultani di Obbia e Migiurtinia. Nel 1891, dopo l'occupazione del villaggio di el-Athale, l'Italia ottenne in affitto dal sultano di Zanzibar i porti di Brava, Merca e Mogadiscio, la cui gestione affidò alla Compagnia Commerciale Filonardi e poi alla Società Commerciale Italiana del Benadir. Con il protocollo del maggio 1894 il Governo italiano e quello britannico si accordarono per delimitare le rispettive zone di influenza. Gli Inglesi, dopo alcuni episodi di occupazione proclamarono nel 1886 il Somaliland Protectorate, ma dal 1899 la rivolta nazionalistica capeggiata da Mad Mullah agitò la Somalia Britannica e in parte il Benadir. Nel 1905 l'Italia assunse la gestione diretta della sua colonia; dopo l'incidente di Lugh, nel 1908 si arrivò a una delimitazione approssimativa dei confini con l'Etiopia, e la colonia del Benadir fu ribattezzata Somalia Italiana. Negli anni Venti il Fascismo concluse la pacificazione del territorio, alla quale seguirono l'insediamento di coloni e lo sfruttamento delle terre più fertili per coltivazioni di tipo intensivo. Nel 1925 i possedimenti italiani si ampliarono con l'acquisizione dell'Oltregiuba dall'Inghilterra e nel 1936, dopo la conquista dell'Etiopia, la Somalia Italiana, a cui venne unito l'Ogadèn, abitato da popolazioni somale, entrò a far parte dell'Africa Orientale Italiana.''Vittorio Santoianni}}
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Nel 1926, dopo una certa resistenza, il sud della Somalia venne completamente pacificato con il massiccio impiego di [[dubat]], [[zaptié]] ed [[ascari]] del [[Regio Corpo Truppe Coloniali della Somalia italiana]]. Nei primi [[anni 1930|anni trenta]], i nuovi governatori italiani, Guido Corni e Maurizio Rava, iniziarono quindi una politica di assimilazione dei somali e della loro cultura, basata sul rispetto della struttura tribale e sociale e sul rispetto per l'Islam come religione di questi sudditi<ref>Ben-Ghiat, p. 311</ref>. Molti somali si arruolarono nelle [[Regi Corpi Truppe Coloniali|truppe coloniali italiane]]. Alcune migliaia di coloni italiani si trasferirono a Mogadiscio, che divenne un centro commerciale con alcune piccole aziende manifatturiere, e in alcune aree agricole intorno alla capitale come il Villaggio "Duca degli Abruzzi" (ora [[Villabruzzi]]) e [[Genale]], centrate sull'esportazione di banane e prodotti agricoli.<ref name="Ben-Ghiat, p. 310"/><ref>Bevilacqua, Piero. ''Storia dell'emigrazione italiana''. p. 233</ref> [[Villabruzzi]] divenne in pochi anni il centro agricolo principale della [[Somalia italiana]] durante il [[Fascismo]], con una modesta industria alimentare collegata<ref>[http://www.paginedidifesa.it/2005/termentini_050513.html Villaggio Duca degli Abruzzi]</ref>; nel [[1933]] il [[Luigi Amedeo di Savoia-Aosta|Duca d'Abruzzi, Amedeo Savoia-Aosta]] vi morì e fu seppellito nella sua tenuta agricola, per sua esplicita volontà.
Molti coloni italiani si trasferirono nell'area e nel [[1939]] la colonia agricola aveva una comunità italiana di 3.000 persone con rispettive famiglie, su una popolazione totale di 12.000 abitanti.<ref>Tripodi, Paolo. ''The Colonial Legacy in Somalia''. p.58 </ref>
[[File:GrandeSomaliasettembre1940.gif|thumb|upright=1.4|La "Grande Somalia" italiana con i confini raggiunti dopo la seconda guerra mondiale, sotto il governatore Carlo De Simone.]]
Nel [[1930]] c'erano 22.000 [[Italo-somali|coloni italiani in Somalia]] (ovvero il 2% della popolazione del territorio), dei quali 10.000 residenti nella capitale Mogadiscio dove vi erano alcune piccole industrie manifatturiere.<ref>[http://xoomer.alice.it/fernandotermentini/somalia.htm Article with photos on a 2005 visit to 'Villaggio Duca degli Abruzzi' and areas of former Italian Somaliland (in Italian)]</ref><ref name="Population of Somalia in 1939">[http://www.populstat.info/Africa/somaliac.htm Population of Somalia in 1939]</ref>
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La stessa lingua somala contiene diversi prestiti dall'italiano, retaggi del periodo coloniale;<ref name="Ammon"/> il più usato è ''ciao''.<ref name="loan">{{cite book|url=http://books.google.com/books?id=LR8A4tEYZUAC&printsec=frontcover&vq=italian#v=onepage&q=italian&f=false |title=Politics, Language, and Thought: The Somali Experience |author= David D. Laitin |page=68 |date= |accessdate=2014-03-29}}</ref>
 
==== Sovrano Militare Ordine di Malta ====
[[Immagine:Territories of the Knights Hospitaller 1530-1798.png|thumb|right|Map of Malta, Gozo and Tripoli within the central Mediterranean]]
[[Immagine:Hospitaller colonization.png|thumb|right|Map of the Order's territories in the Caribbean]]
L'italiano è lingua ufficiale del '''[[Sovrano Ordine Militare di Malta]]'''.
 
==== Tunisia ====
[[Immagine:Unione_tunisi_31octobre1938.jpg|thumb|right|''L'Unione'' di [[Tunisi]], quotidiano per gli italiani residenti nel protettorato di Tunisia.]]
La maggior parte della popolazione tunisina parla arabo. Molto parlato è anche l'italiano, soprattutto nelle città, a causa della precedente occupazione italiana e grazie alla vicinanza della Tunisia all'Italia. Le lingue ufficiali dello Stato sono l'arabo e l'italiano: la Tunisia ha realizzato un bilinguismo perfetto grazie al quale l'italiano, sebbene sia la lingua madre di circa il 10% della popolazione, è conosciuto dalla grande maggioranza dei tunisini (almeno 6,36 milioni di persone, due terzi degli abitanti del Paese). L'italiano gioca un ruolo importante nel paese ed è largamente utilizzato nell'amministrazione, nell'istruzione (ad esempio, come la lingua di insegnamento delle materie tecniche, scientifiche e matematiche nella scuola secondaria), nel commercio, nel mondo della cultura e nei media, sia tradizionali (stampa) che di ultima generazione (internet). Anche la lingua locale araba ha molti vocaboli presi dall'italiano (e dal siciliano).<ref>[http://ichihi.blogspot.com/2005/10/italian-influence-in-tunisian-spoken.html Loanwords from Italy in Tunisia (in inglese)]</ref>
La presenza di una numerosa comunità di italiani in [[Tunisia]] ha origini molto antiche ma è solo a partire dalla prima metà del XIX secolo che il suo peso economico e sociale divenne determinante in molti settori della vita sociale del paese, tanto che la lingua italiana divenne la lingua franca nel settore del commercio e in quello della politica e della diplomazia. <br>
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Corsi di italiano sono organizzati dall'IIC e dalla [[Società Dante Alighieri]], attiva nel paese dal 1892. L'apprendimento attivo e il perfezionamento della lingua sono favoriti anche dai numerosi [[Partenariato|partenariati]] tra i due paesi in campo mediatico: grazie a un accordo tra [[RAI]] e governo tunisino, risalente agli anni'60, i programmi della rete pubblica sono ricevuti in tutto il territorio nazionale. A questo si aggiungono il programma radiofonico "Tunisi internazionale radiofonica" e [[Il Corriere di Tunisi]], giornale quindicinale disponibile anche [[in linea]]<ref>[http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=545 Bollettino Itals febbraio 2010. L’italiano in Tunisia : situazione attuale e prospettive future.]</ref><ref>[http://www.ilcorriereditunisi.it/ Il corriere di Tunisi, sito ufficiale.]</ref>.
 
Gli ascolti dei canali in lingua italiana sono intorno al 25% fin dai primi anni 1990 e per quanto riguardano i ''social media'', l'italiano viene usato dal 91% dei tunisini su Facebook (2014).
===== L'italiano come lingua franca =====
Nel tardo Cinquecento e nel Seicento, quando Tunisi era parte dell’impero ottomano, i funzionari turchi, arabi e berberi discutevano e redigevano trattati e accordi con i funzionari francesi in lingua italiana. Inoltre, l’italiano era usato al consolato francese di Tunisi per registrare debiti, vendite, procure e dichiarazioni di ogni tipo. Cremona (1998: 340) osserva che, mentre i trattati formali erano in buon italiano, i documenti del consolato palesano incertezze e gallicismi, tanto che hanno dato l’impressione di essere scritti in lingua franca. Cremona rileva anche che i detti documenti non riguardavano soltanto persone italiane, ma anche individui di varie nazionalità europee, e presenta una tabella che ne mostra la mole: fra il 1582 e il 1702 si contano 3144 atti, di cui 1898 (il 60%) sono in italiano. Un atto tipico, redatto nel 1592, inizia così:
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Cittadine come La Goletta vicino Tunisi sono state praticamente costruite dagli italo-tunisini (in questa cittadina è nata Claudia Cardinale nel [[1938]]). A Tunisi e [[Biserta]] vi sono ancora oggi "quartieri siciliani".
Infine numerosi italiani hanno scelto la Tunisia come seconda terra d'elezione, per impiantare nuove attività industriali o come meta turistica.
Rinomata è la presenza italiana nella città di [[Hammamet]], a 50 &nbsp;km dalla capitale, fino dagli anni '70 nella località balneare vi sono le dimore del regista teatrale [[Peppino Patroni Griffi]], e di [[Bettino Craxi]], già Presidente del Consiglio dei Ministri che finì gli ultimi anni della sua vita nella sua dimora tunisina ed è seppellito nel cimitero cristiano della città, oggi visitatissimo grazie alla sua presenza.
 
======La Goletta: una cittadina "italiana" in Tunisia======
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Ma i delegati italiani non avevano scelta, poiché, per non porre un veto all'occupazione della Bosnia, di fronte al quale si sarebbe potuta aprire una crisi internazionale, essi presentarono una domanda di chiarimento, alla quale Andrássy rispose decisamente che l’occupazione austriaca della Bosnia corrispondeva al punto di vista dell’Europa. Insistere su questo punto avrebbe significato mettersi contro Vienna e l’Europa, mentre i plenipotenziari italiani avevano avuto disposizioni dal governo «di comportarsi in modo da conservare all’Italia l’amicizia di tutte le potenze, mantenendola pienamente libera da ogni impegno per l’avvenire».<ref>Giordano, ''Cilindri e feluche'', Roma, 2008, pp. 196-198.</ref><ref>Secondo il plenipotenziario ottomano Karatheodorìs la seduta del 28 giugno fu drammatica e Andrassy fu perentorio nei confronti dell’Italia. Benché in un telegramma a Francesco Giuseppe, Andrassy usi toni pacati: “Corti quindi, come aveva concordato con me, fece la domanda se io non potevo dare maggiori chiarimenti su questa combinazione. Io mi riferii al mio discorso ed espressi la persuasione che anche l’Italia troverebbe la sua piena tranquillità nel punto di vista europeo” (Albertini, ''Le origini della guerra del 1914'', Milano, 1942, Vol. I, p. 29).</ref>
 
Corti palesò la sua inquietudine al ministro degli Esteri tedesco [[Bernhard Ernst von Bülow]] che gli chiese il motivo per cui non pensava all'occupazione di [[Tunisi]] (allora possedimento ottomano), previo accordo con la Gran Bretagna. Salisbury dichiarò al secondo delegato italiano, Edoardo de Launay, che il litorale africano dell'Impero ottomano era tanto grande che sia la Francia che l’Italia avrebbero potuto trovarvi compensi.<br />
 
=====Il protettorato italiano=====
l principale obiettivo di politica estera del secondo governo guidato da [[Benedetto Cairoli]] era la colonizzazione della Tunisia, cui ambivano la [[Francia]] e l'[[Italia]]. La debolezza dei [[Bey (carica)|bey]], gli intrighi dei loro ministri, come [[Mustafà Khaznadar]] e [[Mustafà Ben Ismail]], la pressione costante dei [[Agente consolare|consoli]] europei, la bancarotta dello Stato divenuto ostaggio dei suoi creditori nonostante gli sforzi del riformatore [[Kheireddine Pascià]], apriranno le porte all'occupazione italiana:
{{Quote|Il primo ministro Cairoli annuncia alla Camera l'avvenuta proclamazione del protettorato Italiano sulla Tunisia. La politica estera tunisina viene ora gestita dal governo italiano tramite il "Regio Ufficio Italiano" a Tunisi. Re Umberto di Savoia viene proclamato Re d'Italia e di Cartagine, mentre il bey Ali Muddat ibn al-Husayn riceve il Collare dell'Annunziata, venendo proclamato duca di Biserta e Lampedusa. Vengono ufficializzati tre giorni di festeggiamenti e di astensione dal lavoro in tutto il territorio del Regno d'Italia. La cittadinanza italiana è estesa su richiesta a tutti i parenti diretti, discendenti ed ascendenti (padri, madri, sorelle, fratelli, nipoti, figli) di tunisini coniugati con italiani. Depretis, ministro dell'Interno, comunica che lo stato italiano si premunirà di accogliere flussi di migranti verso l'Italia nonchènonché di cominciare la razionalizzazione dei coloni italiani in Tunisia. Una copia del trattato firmata dal bey in persona viene notificata all'avvocatura dello stato. Soddisfazione da parte dell'operato di Cairoli giunge dalla sinistra, dal momento che il protettorato non ha richiesto l'utilizzo di alcuna forza di occupazione. 25 mln di Sterline sono garantiti nell'ambito dell'accordo bilaterale al bey in persona. La bandiera italiana con lo stemma sabaudo viene issata a Tunisi al fianco di quella del bey il 26 Ottobre 1881.|Da ''La Nazione'', Roma, 26 Ottobre 1881}}
 
=== Diffusione nei paesi in cui l'italiano non è lingua ufficiale ===
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Nel 1941 l'Albania acquisì il territorio più occidentale della [[Banovina del Vardar]] (la [[Metochia]] nel [[Kosovo]] e il ''Dibrano'', mentre, a spese del Montenegro, estese le sue frontiere anche a nord ([[Rožaje]], [[Plav (Montenegro)|Plav]] e [[Dulcigno]]).
 
Nel Kosovo, l'istruzione in lingua albanese, non ammessa nel periodo del governo jugoslavo, divenne ufficiale e fu resa possibile grazie alle iniziative del Ministro dell'Educazione nel [[governo fantoccio]] di Mustafa Kruja.
 
Nelle nuove provincie albanesi del Kosovo e del Dibrano vivevano minoranze serbe, montenegrine e bulgare, che furono fatte oggetto di una politica d'albanizzazione forzata, alla quale le autorità italiane non si opposero.<ref>Davide Rodogno, ''Il nuovo ordine mediterraneo''. Ed. Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 352</ref> In tali territori l'opera di snazionalizzazione e di [[pulizia etnica]] furono la prassi: nomi e toponimi macedoni, greci, serbi e montenegrini furono albanizzati; furono "incoraggiati" i trasferimenti di popolazioni bulgare e greche dalle zone d'occupazione albanese verso quelle occupate dai bulgari e verso la Grecia.<ref>Malev, ''Aspetti di una occupazione: gli italiani in Macedonia occidentale''</ref>
Subito dopo la spartizione della Jugoslavia, sia la Bulgaria sia l'Albania si disputarono la Macedonia. Con la prima si schierarono i tedeschi, preoccupati di non suscitare attriti con i bulgari a causa dell'occupazione germanica di [[Salonicco]], mentre Roma sostenne le rivendicazioni albanesi. I tedeschi concessero alle truppe bulgare di spingersi sino a [[Ocrida]], dove le truppe italo-albanesi erano entrate per prime. A quel punto, l'ambasciatore italiano a [[Sofia]], Massimo Magistrati, incontrò il suo omologo tedesco, affermando che Ocrida e Struga dovevano andare all'Albania. Wolfram von Richtofen gli rispose chiaramente che Berlino preferiva risolvere la questione a favore di Sofia (Ocrida era patria del veneratissimo [[San Clemente di Ocrida|San Clemente]]).<ref>ASMAE, AA. PP.. - Jugoslavia, b. 107, ambasciatore a Sofia Magistrati al ministro Ciano, 24 aprile 1941</ref> La disputa fu così risolta: [[Tetovo]], [[Gostivar]], [[Kicevo]] e [[Struga]], nonché la parte meridionale del [[lago di Ocrida]] e la zona del [[lago di Prespa]] (in tutto circa 230.000 abitanti) costituirono la provincia albanese del Dibrano, mentre la città di Ocrida e il resto della Macedonia jugoslava andarono ai bulgari.<ref>Verna, ''Yugoslavia under the Italian Rule'', p. 134, DDI, ser. IX, 1939-43, vol. 6, docc. 956 e 962</ref>
 
L'irredentismo albanese rivendicava però anche la [[Ciamuria]], regione greca abitata da un'importante comunità albanese. L'Italia sostenne le rivendicazioni albanesi e se ne servì per dare inizio alla campagna di provocazione della Grecia finalizzata alla giustificazione dell'azione militare italiana in terra ellenica.<ref>Indro Montanelli ''Storia d'Italia'' vol VIII p. 332</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=ibveavC2lE0C&pg=PA72&dq=Ciamuria&hl=it&ei=qMVqTeSAPYuq8AO0ktTyBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CEkQ6AEwBg#v=onepage&q=Ciamuria&f=false Candeloro ''Storia dell'Italia moderna'']</ref><ref>[http://books.google.it/books?id=T_JmAAAAMAAJ&q=ciamuria&dq=ciamuria&hl=it&ei=rsdqTbufHImk8QPEp_DyBw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&ved=0CEYQ6AEwBw L'esercito italiano nella campagna di Grecia]</ref> Dopo la totale occupazione della Grecia ad opera delle potenze dell'Asse (''[[Operazione Marita]]''), l'Italia cominciò a spianare la strada per un'imminente annessione alla ''[[Grande Albania]]'' dell'[[Epiro]]: facendo leva sul fenomeno dell'irredentismo albanese, gli italiani scatenarono una violenta persecuzione contro i civili greci e contro la comunità [[ebrei|ebraica]] residente in [[Epiro]]. Le milizie albanesi guidate dagli ufficiali italiani distrussero, saccheggiarono e incendiarono interi villaggi eseguendo vere e proprie stragi di civili:<ref>Davide Conti, ''L'occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della «brava gente» (1940-1943)'', Odradek, Roma 2008, p. 151</ref>
{{citazione|nel distretto di [[Paramythia]] 19 villaggi furono saccheggiati e poi incendiati, 201 civili vennero uccisi; in quello di [[Igoumenitsa]] le vittime delle repressioni furono oltre 150.<ref>A-ONU, carte dell'United Nations War Crimes Commission (UNWCC) pubblicate a cura di B. Mantelli, ''Gli italiani nei Balcani 1941-1943: occupazione militare, politiche persecutorie e crimini di guerra''. "Qualestoria", n.1, XXX, giugno 2002</ref>|}}
 
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[[File:Reina de Italia - fiesta del inmigrante - Obera.png|thumb|''Reina de Italia - fiesta del inmigrante'': Si calcola che più di 25 milioni di argentini abbiano almeno un antenato italiano. È il più numeroso gruppo etnico del Paese.]]
{{Citazione|Gli italiani, si sa, furono una nazione di emigranti. In molti secoli, si sparsero in tutti e quattro gli angoli della terra. Solo in due paesi, tuttavia, essi costituiscono la maggioranza della popolazione: in Italia e in Argentina.|[[Marcello De Cecco]] - La Repubblica<ref name= Dececco >[http://www.zingerling.com.ar/obras/geneitaliana/laargentinayloserupeos.htm ''La Argentina y los europeos sin Europa'']</ref>}}
In [[Argentina]] i discendenti di italiani sono più di 25 milioni, e gli [[italo-argentini]] costituiscono oltre il 5960,97% del totale della popolazione (ossia sono la maggioranza degli argentini). La comunità degli italo-argentini sarebbe inoltre, in termini assoluti, la seconda al mondo dopo quella [[italo-brasiliano|italo-brasiliana]]<ref>[http://www.ambbrasilia.esteri.it/Ambasciata_Brasilia/Menu/I_rapporti_bilaterali/Cooperazione_politica/Storia/ Fonte - Ambasciata italiana di Brasilia]</ref> e seguita dagli [[italoamericani]].
 
La componente di origine italiana, insieme a quella [[Spagnoli|spagnola]] costituisce di fatto l'ossatura principale della società argentina. La cultura del Paese ha inoltre molte connessioni con quella italiana, anche riguardo alla lingua, agli usi e alle tradizioni<ref name =INET >[http://www.oni.escuelas.edu.ar/olimpi98/BajarondelosBarcos/Colectividades/Italia/itaprin.htm Olimpiadas Nacionales de Contenidos Educativos en Internet - Instituto Nacional de Educación Tecnológica]</ref>.
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Gli italofoni sono circa 5 milioni (che rendono l'italiano la seconda lingua più parlata in Argentina dopo lo spagnolo).<br/>
Esistono inoltre nel paese diverse associazioni culturali italiane (tra queste 126 sedi della [[Società Dante Alighieri]]<ref>[http://www.ladante.it/lenostresedi/index.asp Le sedi della Società Dante Alighieri divise per paese]</ref>) e un cospicuo numero di [[Stampa_di_lingua_italiana_allStampa di lingua italiana all'estero#Argentina|periodici in lingua italiana]].
 
==== Austria ====
Il trattato del Tirolo alla fine della seconda guerra mondiale stabilì che (oltre alla rinuncia austriaca all'[[Alto Adige]]) l'italiano - e non l'[[Lingua inglese|inglese]], come negli altri [[Stati federati dell'Austria]] -sarebbe dovuto essere la prima lingua straniera insegnata nelle scuole della [[Carinzia]] e del [[Tirolo (Austria)|Tirolo]]; attualmente una grossa parte della popolazione di questi due Stati è in grado di parlare italiano sia per via della prossimità geografica all'Italia sia per l'insegnamento scolastico. Pur non essendo una lingua storica del territorio, l'italiano è tuttavia utilizzato anche da molte attività commerciali (soprattutto con traduzioni scritte accanto al tedesco) per favorire gli scambi<ref>{{Cita web|url=https://mittelschule-gegendtal.at/index.php?option=com_content&view=article&id=10&Itemid=169#:~:text=K%C3%A4rnten%20ist%20einerseits%20zu%20einem,Ausland%20von%20immer%20gr%C3%B6%C3%9Ferer%20Bedeutung|titolo=Italienisch|sito=mittelschule-gegendtal.at|accesso=14 gennaio 2023}}</ref>.
Innsbruck è anche sede del "Deutsch-Italianisches Gymnasium" (scuola superiore tedesco-italiana). Nel gennaio 2014 il governo dello Stato federale del Tirolo ha annunciato la propria intenzione di rendere la regione completamente bilingue, tedesca e italiana, entro il [[2043]].
 
I [[comuni a facilitazione linguistica]] (tedesco: ''Fazilitäten-Gemeinden'') vennero stabiliti con le leggi dell'8 ottobre 1962 e del 2 agosto 1963. Questi comuni sono caratterizzati dall'unilinguismo dei servizi interni (ovvero gli impiegati tra loro e nei rapporti istituzionali continuano ad esprimersi in tedesco, come nel resto dell'Austria) ed un bilinguismo verso i cittadini (ovvero l'amministrazione deve esprimersi anche in italiano). In questi comuni i cittadini possono inoltre richiedere di ottenere i documenti amministrativi in italiano, previo il rispetto di normative di legge ben precise. Elenco dei Comuni:
 
Carinzia:
* [[Arnoldstein]] (''Oristagno'')
* [[Villach]] (''Villaco '')
Tirolo:
* [[Innsbruck]] (''Isprucco''<ref>Questa forma è attestata in diversi testi cinquecenteschi e seicenteschi. Vedi ad esempio Matteo Bandello, [https://books.google.it/books?id=5Fo9AAAAYAAJ&pg=PA235&lpg=PA235&dq=Isprucco&source=bl&ots=nmCYH9rC3T&sig=neemyz_VWhx3h8u3zap7Gom6BAo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiM6LS7wdTLAhXLiSwKHbGHAOcQ6AEIMzAG#v=onepage&q=Isprucco&f=false ''Novelle''], II, X</ref>/ ''Enoponte'' / ''Ponténo''<ref>Queste denominazioni derivano dal nome latino della città ''Œnipons''
e furono utilizzate anche nella cartografia [http://www.mapnall.com/it/Mappa-Innsbruck_1138221.html]</ref>)
* [[Lienz]] (''Agonto'')
* [[Nauders]] (in italiano ''Nodrio'')
 
==== Brasile ====
[[File: Webysther_20150427002640_-_Edif%C3%ADcios_Terra%C3%A7o_It%C3%A1lia_e_Copan_-_Cropped.jpg|thumb|Edifício Itália è un grattacielo (sinistra) costruito tra il 1956 e il 1965 dalla comunità italiana locale.]]
[[Image:Casanv.jpg|thumb|right|210px|Tipica casa [[Italia settentrionale|italiana settentrionale]] costruita con [[Roccia (geologia)|rocce]] a Nuova Venezia.]]
{| class="wikitable" style="float: right; margin: 1em 2em 1em 1em; text-align:right"
! colspan="2" width="130" |Popolazione nata in Italia a [[San Paolo (Brasile)|San Paolo]]<ref name="100 anos de imigração"/>
|-
!Anno || Numero || % sulla popolazione della città
|-
| 1886 || {{TA|5 717}} || 13%
|-
| 1893 || {{TA|45 457}} || 35%
|-
| 1900 || {{TA|75 000}} || 31%
|-
| 1910 || {{TA|130 000}} || 33%
|-
| 1916 || {{TA|187 540}} || 37%
|}
[[File:Talian.svg|right|thumb|upright=1.4|Comuni dove [[dialetto talian]] è coufficiale in Rio Grande do Sul. Lo stato ha una grande colonia di italiani.]]
Il [[Brasile]], è la nazione, al di fuori dell'Italia, con il più alto numero di abitanti di origine [[italia]]na: lo è più del 18% sul totale dei brasiliani, ossia vi sono quasi 33 milioni di [[italo-brasiliani]]<ref>[http://www.italiaoggi.com.br/migrazioni/noticias/migra_20061020a.htm Italia oggi - Encontro analisa imigração italiana em MG]</ref> (ma solo un quinto sono italofoni o conoscono parzialmente l'italiano e/o i suoi dialetti). È la più numerosa popolazione di oriundi italiani nel mondo.<ref>http://www.consultanazionaleemigrazione.it/itestero/Gli_italiani_in_Brasile.pdf</ref>
 
Infatti la più alta concentrazione di italiani e di discendenti di italiani al mondo, dopo l'Italia, si trova nello Stato di São Paulo, e nella sola città di [[San Paolo (Brasile)|San Paolo]], se ne contano 46 000 000. Già prima delle grandi migrazioni interne degli anni settanta, gli italofoni rappresentavano l'84% della popolazione totale della metropoli.
Immigrati da ogni parte d'[[Europa]] arrivarono a San Paolo soprattutto tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento; tuttavia la comunità [[italia]]na è la più numerosa, diffusa in tutta la città, ed è anche considerata la maggiore concentrazione di oriundi italiani fuori dall'Italia. Solo nella città di San Paolo si stima che circa 6 milioni di persone abbiano almeno 1 ascendente italiano nella loro famiglia.<ref>[http://www.santantonio.org/messaggero_emi/pagina_stampa.asp?R=&ID=975 La New York del Sud America<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> San Paolo ha più italiani di qualsiasi città italiana (il comune di [[Roma]] ha 2,9 milioni di abitanti e la città di [[Milano]] "solo" 1,3 milioni).<ref>{{Cita web
|url=http://www.radiobras.gov.br/especiais/saopaulo450/sp450_mat10_2004.htm
|titolo=A capital paulista tem sotaque italiano
|autore=Liésio Pereira
|editore=Empresa Brasil de Comunicação S/A - EBC
|lingua=pt
|accesso=7 febbraio 2016
|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20041012144548/http://www.radiobras.gov.br/especiais/saopaulo450/sp450_mat10_2004.htm
|dataarchivio=12 ottobre 2004
|urlmorto=si
}}</ref>
Inizialmente si raggrupparono in quartieri etnici, come Brás, [[Bixiga]] o [[Mooca]], che ancora oggi mantengono un'influenza italiana. All'inizio del [[XX secolo]], la [[lingua italiana]] era più parlata del [[lingua portoghese|portoghese]] in città. I [[Lingue parlate in Italia|dialetti e le lingue minoritarie d'Italia]] contribuirono alla creazione del dialetto ''paulistano'' attuale. San Paolo è la seconda città al mondo per consumo di [[pizza]] dopo [[New York]].
Già prima delle grandi migrazioni interne degli anni settanta, gli italofoni rappresentavano l'84% della popolazione totale della metropoli. L'italiano è la lingua madre per 4.050.000 brasiliani, ovvero il 2,07% della popolazione del Paese.<ref name="Brazil"/>
 
Gli Stati del Brasile con la più alta presenza di [[Italo-brasiliani]] sono :
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* {{Bandiera|Espírito Santo|nome}}
* {{Bandiera|Minas Gerais|nome}}
 
A [[Nova Veneza (Santa Catarina)|Nuova Venezia]] nello stato di [[Santa Catarina]] gli abitanti di origine italiana costituisce il 95% della popolazione totale.<ref>[http://www.portalveneza.com.br/a_cidade.php Nova Veneza]</ref>
 
Diverse persone importanti della società brasiliana sono di origini italiane. Il Brasile già ha avuto tre [[Presidente della Repubblica|Presidenti della Repubblica]] di origine italiana: [[Pascoal Ranieri Mazzilli]], [[Emílio Garrastazu Médici]] ed [[Itamar Franco]].
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Gli immigrati italiani si sono integrati facilmente nella società brasiliana. Circa il 14% degli ''oriundi'' parla l'italiano: oltre 4 milioni di italo-brasiliani.<br>Una minoranza di 500.000 persone ha come madrelingua una parlata veneta, nelle zone rurali dello stato di [[Rio Grande do Sul]] (nel Brasile del sud). La loro lingua è denominata [[Talian]] (pron. ''Taliàn''), un dialetto veneto-brasiliano molto vicino alla [[lingua veneta]], ma con influenze dal portoghese.
 
Nelle città brasiliane di [[Encantado (Brasile)|Encantado]], [[Santa Teresa (Espírito Santo)|Santa Teresa]] e [[Vila Velha]], popolate soprattutto da discendenti di italiani, la lingua italiana è stata dichiarata "lingua etnica" e pertanto gode di uno status particolare riguardo al suo insegnamento ed alla sua considerazione.<br>Nel 2009 il ''talian'' è stato dichiarato parte del patrimonio linguistico negli Stati del [[Rio Grande do Sul]]<ref>[http://www.estado.rs.gov.br/conteudo/135428/governadora-sanciona-lei-que-declara-o-talian-dialeto-integrante-do-patrimonio-do-rs Governadora sanciona lei que declara o Talian dialeto integrante do patrimônio do RS]</ref> e di [[Santa Catarina]].<ref>[http://server03.pge.sc.gov.br/LegislacaoEstadual/2009/014951-011-0-2009-001.htm Lei Nº 14.951, de 11 de novembro de 2009]</ref> e lingua co-ufficiale, insieme al [[Lingua portoghese|portoghese]], nel comune [[Rio Grande do Sul|riograndense]] di [[Serafina Corrêa]], la cui popolazione è al 90% di origine italiana.<ref>[http://www.serafinacorrea.rs.gov.br/site/noticia/noticia_detalhe.php?gCdNoticia=406 Vereadores aprovam o talian como língua co-oficial do município].</ref> Infine, nel 2014 il ''talian'' è stato dichiarato parte del patrimonio culturale del Brasile (''Língua e referência cultural brasileira''); secondo la stima divulgata in questa occasione, il veneto brasiliano sarebbe parlato da circa 500.000 persone in 133 città.<ref>[http://g1.globo.com/jornal-hoje/noticia/2014/11/dialeto-de-imigrantes-italianos-se-torna-patrimonio-brasileiro.html Dialeto de imigrantes italianos se torna patrimônio brasileiro].</ref>
Nelle città brasiliane di [[Santa Teresa (Espírito Santo)|Santa Teresa]] e [[Vila Velha]], popolate soprattutto da discendenti di italiani, la lingua italiana è stata dichiarata "lingua etnica" e pertanto gode di uno status particolare riguardo al suo insegnamento ed alla sua considerazione.
 
==== Bulgaria ====
Nell'ultimo ventennio in questo paese, così come in generale in tutta l'area dei [[Balcani]], la lingua italiana sta assistendo a una diffusione esponenziale, le cui ragioni travalicano le tradizionali motivazioni culturali: l'italiano viene infatti appreso principalmente per ragioni di lavoro<ref name=ItalsBulgaria>[http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=647 Bollettino, settembre 2011: «Nuove prospettive per la diffusione dell'italiano all'estero: il caso della Bulgaria»]</ref>. Dalla caduta del [[Muro di Berlino]], nel 1989, si è verificata una progressiva intensificazione delle relazioni commerciali, accompagnata da un costante aumento degli investimenti diretti delle piccole e medie imprese italiane sul suolo bulgaro: la natura medio-piccola delle imprese investitrici, che a differenza delle [[multinazionali|multinazionali]] non ricorrono all'uso dell'inglese, ma usano l'italiano come lingua veicolare, ha contribuito a incrementare la domanda di insegnamento della lingua italiana già dimostrata dagli istituti scolastici e universitari del paese<ref name=ItalsBulgaria/>. Di fondamentale importanza si è rivelato anche il supporto del [[Ministero degli Affari Esteri]], che dalla metà degli anni '90 ha concluso numerosi accordi bilaterali con scuole e università, e la Società Dante Alighieri, principale formatore degli insegnanti di italiano dell'Est Europa<ref name=ItalsBulgaria/>.
 
L'offerta di insegnamento della lingua italiana in Bulgaria è attualmente ricca e variegata, benché la concentrazione quasi esclusiva dell'offerta nei maggiori centri del paese - principalmente [[Sofia]], [[Varna (Bulgaria)|Varna]] e [[Filippopoli]]- penalizzi la domanda localizzata nelle aree rurali del paese. Gli enti culturali italiani rispondono alla crescente domanda lavorativa di apprendimento dell'italiano organizzando corsi specifici: l'[[Istituto Italiano di Cultura]] di Sofia è attualmente l'unico dell'Est Europa ad aver istituito corsi per il settore bancario e finanziario, e la Dante Alighieri ha ideato corsi a distanza per raggiungere più facilmente le aree rurali, organizzando dal 2008 corsi di italiano aziendale<ref name=ItalsBulgaria/>.
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Tra il 1881 e il 1882, ci fu un'alluvione del fiume [[Brenta (fiume)|Brenta]]. Parecchie famiglie della Valsugana rimasero senza abitazione e tante videro rovinate le loro attività economiche. Cosicché meditarono di [[Emigrazione|emigrare]] in Bosnia.
Con il [[Trattato di Berlino (1878)|trattato di Berlino]] ([[1878]]) l'[[Impero austro-ungarico]] assunse l'amministrazione della Bosnia, la quale rimase tuttavia territorio ottomano. Solo nel 1908 l'Impero austro-ungarico avrebbe annesso tutta la Bosnia, ma nel frattempo attuò una politica di ripopolamento della zona a discapito delle locali autorità turche.<br>
Il Trentino era territorio dell'Impero Austro-Ungarico. Nel progetto di ripopolamento della Bosnia l'imperatore [[Francesco Giuseppe]] fece rientrare le famiglie della Valsugana, di [[Primiero]], [[Aldeno]] e [[Cimone]]. Una parte si stabilì in Bosnia (320 persone circa) nei distretti di [[Prnjavor]] e [[Banja Luka]]; una parte si stabilì in Erzegovina, nei distretti di [[Konjic]] e [[Tuzla (Bosnia ed Erzegovina)|Tuzla]]. La presenza italiana a Konjic non durò a lungo. Nell'area di Štivor si stabilirono le famiglie provenienti dalla Valsugana.<br>
Verso la fine del 1882 la colonna di valsuganotti (da [[Caldonazzo]], [[Levico]], [[Roncegno]], [[Mattarello]], [[Ospedaletto]], [[Legnano]], ...) era partita alla volta della Bosnia.
Nel [[1882]] i valsuganotti, dopo mesi di viaggio, arrivarono nel luogo che era stato loro destinato. Dopo aver fondato [[Štivor]], nei pressi di Prnjavor, la comunità si integrò nel territorio circostante.
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Il 9 marzo del 1997 viene costituito il Circolo Trentini di Štivor, ossia un circolo per gli Štivorani rientrati in patria, con sede a Roncegno.
La comunità di Štivor (quella presso Prnjavor) esiste tuttora e conserva una serie di rapporti sia con la Bosnia che con l'Italia. Vi abitano circa 270 persone, di cui tre quarti ha mantenuto l'uso del [[dialetto trentino]]. L'insegnamento della lingua italiana viene praticato a Štivor col sostegno delle associazioni dei Trentini nel mondo.
 
==== Egitto ====
In Egitto l'italiano è una delle principali lingue insegnate nelle scuole, insieme all'inglese e al francese. L'italiano è inoltre largamente usato nel campo del turismo e nei resort gestiti da operatori italiani praticamente tutto il personale parla italiano.<br>
Già nell'Egitto khedivale l'italiano era lingua franca, usata nell'amministrazione pubblica. Un tipografo di origine livornese, Pietro Michele Meratti, vi fondò nel 1828 il primo servizio di corrieri privati, la Posta Europea, poi assurto a monopolio pubblico. Le diciture delle prime serie di francobolli egiziani erano in italiano. Decine di migliaia di italiani, tra cui molti ebrei, abitavano il Cairo e Alessandria, dove i segni del "liberty alessandrino" sono ancora visibili.
 
In Egitto c'è una lunga familiarità con l'italiano, non solo in ambito culturale, ma anche nel mondo economico: nell'Ottocento furono gli italiani a realizzare il primo catasto, il primo censimento, il servizio postale, l'organizzazione assistenziale e ospedaliera, nel Novecento i grandi lavori pubblici, come quello della diga di Assuan, attirarono moltissimi nostri concittadini. Hanno dunque aperto la strada alla lingua italiana i soldi (tra cui quelli del turismo), il cinema e la televisione, il calcio, le canzoni, la moda e la cucina.
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La testimonianza della lunga permanenza e dell'integrazione di comunità italiane in Egitto resta a tutt'oggi nelle centinaia di termini italiani presenti nella parlata colloquiale egiziana (specialmente nelle grandi città costiere).
Sammarco spiega ciò come "un risultato dello spirito di tolleranza delle nostre genti, della loro mancanza di un forte sentimento nazionalista o religioso che le spingesse all'isolamento, alla loro avversione a sentirsi superiori".
 
==== Francia ====
Secondo una pubblicazione del ''Centre Interdisciplinaire de Recherche sur la Culture des Echanges'' (CIRCE) dell'[[Paris III: Sorbonne Nouvelle|Università Sorbona - Parigi 3]], oggi la comunità francese con ascendenze italiane è stimata intorno ai 4 milioni di individui (circa il 7% della popolazione totale)<ref>[http://circe.univ-paris3.fr/ITALIENS-sources.pdf Documento "Italiens" del CIRCE dell'Università Sorbona - Parigi 3]</ref>.
 
Prima lingua 799.521 ovvero l'1,19% della popolazione francese<ref>''Enquête familiale, Insee, 1999''</ref>
|829,000<ref>{{Cite news|url=https://www.ethnologue.com/country/fr/languages|title=France|work=Ethnologue|access-date=2018-07-08|language=en}}</ref>
 
962.593 italiani residenti in Francia
 
==== Giappone ====
In Giappone la richiesta di apprendimento di italiano come lingua seconda è notevole: l'Ambasciata d'Italia a Tokio calcola circa 10.000 studenti frequentanti a vario titolo corsi strutturati di lingua italiana, a cui si aggiungono 350.000 studenti fruitori di corsi televisivi e radiofonici di lingua italiana offerti dal [[NHK|servizio radiotelevisivo pubblico giapponese]], per un totale di 360.000 parlanti non madrelingua di vari livelli<ref name=ItaGiappone> Ambasciata d'Italia a Tokio: [http://www.ambtokyo.esteri.it/Ambasciata_Tokyo/Menu/I_rapporti_bilaterali/Cooperazione_culturale/linguaitaliana_Giappone/ Lo studio della lingua e della cultura italiana in Giappone.] <small>Sito consultato il 13/09/2013</small></ref>.
 
In campo universitario, circa 80 atenei giapponesi propongono corsi di lingua italiana: l'offerta è sviluppata soprattutto in facoltà linguistiche o umanistiche, dove i corsi si affiancano a studi di letteratura, arte e storia italiana, ma è presente anche in facoltà scientifiche, che coordinano i propri piani di studio con approfondimenti linguistici<ref name=ItaGiappone>< /ref>.
 
In Giappone è attivo l'Istituto Italiano di Cultura di Tokio, che insieme con la sua sezione di Kyoto organizza corsi di lingua e cultura italiana, offre servizi bibliotecari e di reperimento di materiali in lingua italiana, eroga borse di studio a studenti di italiano giapponesi. L'Istituto e la sua sezione offrono inoltre gli stessi servizi anche alla comunità italiana in Giappone<ref name=ItaGiappone>< /ref>.
 
A questa rete si aggiunge poi la Società Dante Alighieri, radicata tramite i Comitati di Tokio e [[Osaka]] e la sezione territoriale di [[Nagoya]]. Anche la Dante opera per la diffusione della lingua e della cultura italiane sia a favore della popolazione giapponese che della comunità italiana in Giappone, offrendo corsi di lingua per adulti e bambini, formando insegnanti di italiano e organizzando eventi culturali<ref name=ItaGiappone>< /ref>.
 
==== Gibilterra ====
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Nel censimento del 1753 i genovesi erano il gruppo più numeroso di popolazione civile di Gibilterra e fino al 1830 l'[[lingua italiana|Italiano]] fu usato -assieme all'inglese e spagnolo- nei manifesti ufficiali della colonia inglese.<ref>Levey, David: [http://books.google.com/books?id=VKW6uqxsj4YC&pg=PA24&dq=french+gibraltar+ethnic&ei=nGOrSqv8OaSCywSMtvilCg#v=onepage&q=french%20gibraltar%20ethnic&f=false ''Language change and variation in Gibraltar'', page 24. John Benjamins Publishing Company.]</ref>
 
Nella seconda metà dell'[[Ottocento]] si radicarono a Gibilterra anche alcuni [[Sicilia|Siciliani]]ni, ma il grosso della comunità italiana di Gibilterra rimase ligure.
 
Il [[dialetto genovese]] è l'idioma più parlato a Gibilterra fin dal primo secolo dell'occupazione britannica.
==== Guatemala ====
Grazie alla politica di diffusione della lingua e della cultura italiane attuato dal Ministero degli Esteri italiano, lo studio della lingua italiana ha avuto uno sviluppo tendenzialmente crescente nei paesi della in America Centrale e Meridionale, tra cui anche il [[Guatemala]]. Nel paese è in vigore un Accordo triennale di Cooperazione Culturale, convertito in legge nel 2006, che eroga un contributo a sostegno della creazione di cattedre di lingua italiana in scuole e università guatemalteche<ref name=ItalsGuatemala>[http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=673 Bollettino Itals, febbraio 2012: «La promozione e la didattica dell’italiano in Guatemala»]</ref>.<br>Con circa 4.400 studenti iscritti, l'italiano è la terza lingua straniera più studiata, dopo l'inglese e il francese<ref name=ItalsGuatemala>< /ref>
 
==== Israele ====
Oltre ad essere parlato dagli ebrei italiani, l'italiano è anche parlato in [[Israele]] da molti ebrei provenienti dalla Libia (una ex-colonia italiana) e da immigrati dalle altre colonie italiane (Eritrea, Etiopia, Somalia e SomaliaTunisia) come prima o seconda lingua; tra gli ebrei israeliani, infatti, per origine propria o paterna ben 133.200 provengono dall'Etiopia e 67.400 dalla Libia.

Come risultato della crescente domanda, l'italiano è stato riconosciuto "strumento di cultura" e come tale a partire dall'anno scolastico 2010-2011 è stato introdotto come lingua facoltativa di studio nei licei e può diventare materia d'esame per la maturità.<ref>[http://fuoridalghetto.blogosfere.it/2010/03/le-relazioni-culturali-tra-italia.html/ L'italiano verrà insegnato come lingua facoltativa nei licei in Israele]</ref><ref>{{cite web|title=Speaking of Italian Ambassador in Israel about Israeli program for the teaching of Italian language (in italian)|url=http://moked.it/kolhaitalkim/2010/11/24/somposio-%E2%80%9Cperche-in-italiano%E2%80%9D-lintervento-dellambasciatore/}}</ref>
La lingua e la cultura italiana sono così discipline facoltative in aggiunta alle tre lingue obbligatorie di studio in Israele: l'ebraico, l'arabo e l'inglese. Il lavoro preparatorio è durato molto a lungo e fu avviato nel 2006 dall'Istituto italiano di cultura di Tel Aviv. Il riconoscimento della lingua e della cultura italiana ha solide basi: sono circa 600 gli studenti israeliani che ogni anno si iscrivono nelle università italiane e fino al 2010 sono stati più di 15 mila quelli che lo hanno fatto.
 
==== Liechtenstein ====
La lingua ufficiale del [[Liechtenstein]] è il [[Lingua tedesca|tedesco]] (94,5%). La seconda lingua più parlata è invece l'[[Lingua italiana|italiano]] (1,151% della popolazione totale, 570 parlanti come prima lingua su 37.750 abitanti).<ref>[http://www.ilpost.it/2014/11/03/classifica-seconde-lingue-in-ogni-paese Le seconde lingue più parlate in tutti i paesi del mondo - Il Post<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>
 
==== Lussemburgo ====
I primi italiani in [[Lussemburgo]] giunsero nel [[1892]] e a alla fine dell'Ottocento la comunità italiana era di solo 439 persone, ma già nel [[1900]] la comunità italiana salì a 7.000 persone e poi a 10.000 solo dieci anni dopo. Gli emigranti italiani hanno lavorato soprattutto nelle [[miniere]] e nell'[[siderurgia|industria siderurugica]] del Paese (come nel vicino [[Belgio]]) fino alla loro chiusura, tuttora la comunità italiana è impiegata nel terziario (soprattutto [[banca|banche]])<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.santantonio.org/messaggero_emi/pagina_stampa.asp?R=&ID=885 Aria di gioventù in Lussemburgo] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>.
 
Nel [[1960]], gli [[italiani]] costituivano il 37,8% di tutti gli stranieri residenti in Lussemburgo.<ref name = "Italians"/> Nel [[1970]] gli italiani in Lussemburgo erano 23.490, ovvero ben il 6,9% dell'intera popolazione del Granducato.<ref name = "Italians">[https://statistiques.public.lu/en/news/population/population/2013/05/20130530/index . html Italiani in Lussemburgo] (in [[lingua inglese]])</ref>
 
Uno studio sociolinguistico, intitolato ''Baleine bis'', effettuato tra novembre e dicembre del 2004 su un campione di 1708 individui residenti in [[Lussemburgo]], ha fatto luce sulle competenze linguistiche medie della popolazione del Graducato, stabilendo che il francese è la lingua più parlata (dal 99% degli intervistati) seguita, in ordine, dal lussemburghese (82%), dal tedesco (81%) dall'inglese (72%) dall'italiano (34%) dal portoghese (28%) dallo spagnolo (22%) e dal fiammingo (13%).<ref>{{cita libro|Fernand|Fehlen|BaleineBis: une enquête sur un marché linguistique multilingue en profonde mutation. Luxemburgs Sprachenmarkt im Wandel|2009|SESOPI|Lussemburgo}}</ref>
 
Nella scuola secondaria, dopo tedesco, francese e [[lingua lussemburghese|lussemburghese]], vengono insegnati [[lingua inglese|inglese]] e [[lingua latina|latino]], [[lingua spagnola|spagnolo]] o italiano.<br>Le persone e i lavoratori nati all'estero costituiscono il 40% della popolazione del Lussemburgo; le lingue più parlate da loro, dopo tedesco e francese, sono [[lingua portoghese|portoghese]], italiano e inglese.<ref>http://www.statistiques.public.lu/catalogue-publications/RP2011-premiers-resultats/2013/13-13-DE.pdf</ref>
 
Nel 1970, gli italiani emigrati in Lussemburgo erano 23.490 e rappresentavano il 6,9% degli abitanti complessivi. Nel censimento del 2011 il 6,2% dei lussemburghesi (28.561 persone) hanno dichiarato di parlare italiano a lavoro, scuola e/o a scuolafamiglia.
 
==== Macedonia ====
Lo studio dell'italiano è da tempo in crescita in Macedonia, al punto che sin dalla metà degli anni 2000 la lingua italiana è la seconda lingua straniera studiata dopo quella [[Lingua inglese|inglese]], davanti a tedesco, francese e russo<ref name=ITALSMacedonia>[http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=243 L’italiano a Skopje. Intervista a Anastasija Gjurcinova. Bollettino Itals Novembre 2005]</ref><ref name=ambasciataMacedonia>[http://www.ambskopje.esteri.it/Ambasciata_Skopje/Menu/Ambasciata/Gli_uffici/Ufficio_Culturale/ Ambasciata d'Italia a Skopje, Ufficio culturale.]</ref>. Inserita dal 2003 nell'offerta formativa delle scuole medie del paese<ref name=ITALSMacedonia>< /ref>, negli anni successivi l'offerta di corsi di italiano si è allargata a tutto il ciclo dell'obbligo, dalle elementari alle superiori, e coinvolge oggi 26 istituti, tra pubblici e privati<ref name=ambasciataMacedonia>< /ref>. L'italiano è inoltre insegnato in quattro differenti atenei universitari: l'Università dei Santi Cirillo e Metodio, a [[Skopje]], nella quale ha sede dal 1997 l'unica cattedra di italianistica del paese, l'Università Statale e l'Università Europea del Sud-Est a [[Tetovo]] e l'Università di Goce-Delcev a [[Štip|Stip]]<ref name=ambasciataMacedonia><ITALSMacedonia /ref><ref name=ITALSMacedonia><ambasciataMacedonia /ref>. Nel 2005, nella sola Università dei Santi Cirillo e Metodio, si contavano 400 studenti di italiano nei quattro anni di corso<ref name=ITALSMacedonia>< /ref>.
 
==== Montenegro ====
A partire dal 1995 l'italiano è stato inserito come lingua straniera nel secondo ciclo della scuola dell'obbligo, ed è oggi insegnato in tutte le scuole superiori e come lingua facoltativa nelle scuole elementari.
 
Quando i Turchi conquistarono i Balcani nel XV secolo, anche il Montenegro cadde sotto il loro dominio diretto, con l'eccezione della parte costiera (denominata [[Albania Veneta]]) che, dal 1420 al 1797, rimase stabilmente in mano alla [[Repubblica di Venezia]], mantenendo anche legami e caratteristiche veneziane tuttora presenti.<ref>[http://www.letrevenezie.net/pubblicazioni/Veneto%20Cattaro/sommario.htm Legami italiani e veneziani con il Montenegro]</ref>
Durante il [[Congresso di Berlino]] del 1878, il paese ottenne il riconoscimento internazionale della sua indipendenza. Pochi anni dopo il Principe poté far sposare sua figlia [[Elena del Montenegro|Elena]] all'erede al trono d'Italia, il futuro [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]].
Dall'inizio del Novecento fu notevole l'influenza dell'Italia anche dovuta al fatto che [[Nicola I del Montenegro|Nicola I]] re del [[Montenegro]] era suocero del Re d'Italia. Gli Italiani costruirono la prima parte moderna del porto di [[Antivari]], ultimata nel [[1909]] e la ferrovia da Antivari a [[Virpazar]] di 41&nbsp;km che conduce a [[Podgorica]], la principale città del Montenegro.
Il 30 agosto [[1904]] lo scienziato italiano [[Guglielmo Marconi]] effettuò un collegamento radio tra la città di Antivari e quella di [[Bari]] in [[Italia]].
Nel 1905 si costituì a [[Cettigne]] la [[Compagnia di Antivari]], una società anonima a capitale italiano, per la costruzione del porto di Antivari, della navigazione sul lago di Scutari e delle linee navali e ferroviarie per le comunicazioni interne e con l'estero del Principato del Montenegro.
 
==== Romania ====
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==== Serbia ====
A partire dal 2001 la lingua italiana è stata inserita nei programmi didattici delle scuole primarie e secondarie, e dal 2007 è uno degli idiomi inclusi nel "Concorso nazionale di lingue straniere", mentre [[Belgrado]] la scuola "Terzo Liceo" ha istituito una intera sezione sezione bilingue serbo-italiana.<ref>[http://venus.unive.it/italslab/modules.php?op=modload&name=ezcms&file=index&menu=79&page_id=440 Bollettino Itals Settembre 2008. Il concorso nazionale di lingua italiana in Serbia: analisi di un percorso e prospettive]</ref>. Dal 2009, poi, l'italiano è stato introdotto anche a livello universitario<ref>[http://www.ambbelgrado.esteri.it/Ambasciata_Belgrado/Menu/I_rapporti_bilaterali/Cooperazione+culturale/ Ambasciata d'Italia a Belgrado. Cooperazione culturale.]</ref>.
 
 
==== Turchia ====
La cultura e la lingua italiana sono parti integranti del panorama storico e intellettuale della Turchia e di Istanbul, ormai da secoli. Diffusa attraverso il volgare dei mercanti e degli uomini d'affari genovesi e veneziani nel medioevo, la lingua italiana in Turchia è sempre stata, sin dagli anni dell’Impero Ottomano e poi nella Repubblica Turca, una presenza importante. Nel Settecento in Turchia l’italiano faceva da lingua intermediaria fra il russo e il turco.
 
Per quanto concerne le scuole italiane, la Società Operaia, costituita il 17 maggio 1863 da operai rifugiatisi a Istanbul, fonda nel 1885 la "Regia Scuola Elementare e Media" che, già nel primo anno d’attività, può contare su 125 iscrizioni. Da questa scuola ha origine il Liceo Statale IMI, ufficialmente riconosciuto nel 1888 dall’allora Primo Ministro del Governo Italiano Francesco Crispi. Qualche anno prima, precisamente nel 1870, le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea, chiamate dal Console Generale per garantire l’istruzione ai bambini della comunità italiana, aprono un istituto al quale possono iscriversi solo studentesse e che inizialmente prevede i primi tre anni di scuola elementare. Sette anni dopo la sua fondazione, il ciclo d’istruzione primaria viene completato con l’apertura della quarta e della quinta elementare. Nel 1895 il Governo Italiano autorizza l’apertura di una Scuola Tecnica Commerciale che prevede inizialmente un corso di studi triennale, divenuto quadriennale nel 1900. Nel 1899 a Izmir, sede di un’altra fiorente comunità italiana, le Suore di Ivrea aprono la Scuola Italiana Elementare e Media. Nel 1909, infine, Bartolomeo Giustiniani, levantino discendente da una famigliaaristocratica italiana, dona un edificio alla Comunità Salesiana di Istanbul perché venga utilizzato come scuola. Lo stesso anno l’istituto inizia la propria attività educativa e nasce la Scuola Italiana Elementare di Arte e Mestieri.Dopo la proclamazione della Repubblica Turca, le scuole straniere operanti in Turchia prima del 30 ottobre 1914 vengono riconosciute e parificate alle istituzioni scolastiche turche.
 
Per avere un quadro storico più completo dell’insegnamento della lingua italiana in Turchia, occorre citare, naturalmente, altre cinque istituzioni. Innanzitutto gli Istituti Italiani di Cultura di Istanbul e di Ankara: il primo, fondato nel 1951, attiva corsi di lingua italiana dagli anni Cinquanta; l’altro, nato nel 1957, li attiva nel 1962. In secondo luogo occorre ricordare i Dipartimenti di Lingua e Filologia Italiana delle Università Statali di Ankara e di Istanbul, le cui attività didattiche iniziano, rispettivamente, nel 1960 e nel 1978. Infine il Conservatorio Statale Dokuz Eylül di Izmir, fondato nel 1954 e che apre corsi di lingua italiana dal 1983.
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Gli [[Italo-levantini]] sono radicati nel [[Mediterraneo orientale]] dai tempi delle [[crociate]] e delle [[Repubbliche marinare]] italiane.
 
Sono infatti una piccola comunità di discendenti dei coloni [[Repubblica di Genova|genovesi]] e [[Repubblica di Venezia|veneziani]] (e in minor parte [[Repubblica di Pisa|pisani]], [[Granducato di Toscana|fiorentini]] e [[Regno di Napoli|napoletani]]) che si trasferirono nei [[fondaco|fondachi]] orientali delle repubbliche marinare, principalmente per commercio e controllo del traffico marittimo tra l'Italia e l'[[Asia]].
 
Le loro principali caratteristiche sono quelle di avere mantenuto la [[Cattolicesimo|fede cattolica]] pur in un paese prevalentemente musulmano, di continuare a parlare l'[[lingua italiana|italiano]] tra loro e di non essersi minimamente mescolati (con matrimoni) con le locali popolazioni turche di [[religione musulmana]].
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La [[Repubblica di Genova]] e la [[Repubblica di Venezia]], ai tempi delle [[crociate]], crearono numerose ed importanti colonie nei territori [[bizantini]].
Anche la [[Repubblica di Pisa]], il [[Ducato di Amalfi]], la [[Repubblica di Ancona]]<ref>AA. VV. ''Io Adriatico - Civiltà di mare tra frontiere e confini'', Federico Motta editore, Milano 2001 (per conto del Fondo Mole Vanvitelliana), pagine 78-79. Questo testo, a sua volta, riporta notizie da: Eliyahu Ashtor, ''Il commercio levantino di Ancona nel basso Medioevo'', in «Rivista storica italiana» 88, 1976; AA. VV. ''Le città del Mediterraneo all'apogeo dello sviluppo medievale: aspetti economici e sociali'' atti del diciottesimo Convegno internazionale di studi (Pistoia, 18-21 maggio 2001), edito Centro italiano di studi di storia e d'arte, 2003 (pagina 261); Carlo Crivelli, Susanna Avery-Quash, Pinacoteca di Brera ''Crivelli e Brera'', Mondadori Electa, 2009 (pagina 127); per la colonia di Famagosta vedi anche: Rivista storica italiana, Volume 88,Edizioni 1-2, Edizioni scientifiche italiane, 1976 (pagina 215); per la colonia di Alessandria vedi anche: Ogier d'Anglure, ''Le saint voyage de Jherusalem du Seigneur d'Anglure'', testo del 1412 edito nel 1878 a Parigi da Bonnardot e Longnon (in questo testo Ancona è chiamata "Enconne" e gli anconitani "enconitains")</ref>, il [[Ducato di Gaeta]] ebbero colonie commerciali a [[Costantinopoli]] e in altri porti dell'Impero d'Oriente. Oltre quelle delle repubbliche marinare, vanno ricordate le colonie del [[Regno di Napoli]].
 
[[Repubblica di Genova|Genova]] e la [[Repubblica di Venezia|Venezia]] crearono a [[Costantinopoli]] popolosi "quartieri" di circa 60.000 abitanti. La presenza "latina", peraltro, si reintegrò dopo la [[Quarta crociata]] (1204), "sponsorizzata" dai veneziani, che portò alla conquista cattolica di Costantinopoli.
 
[[File:Byzantine Constantinople-en.png|thumb|left|200px|A Costantinopoli esistevano il "quartiere" genovese, veneziano, pisano ed amalfitano, situati di fronte a [[Beyoğlu|Pera]]]]
Vi erano [[colonie genovesi]] in [[Anatolia]] (Smirne, Trebisonda e altre), nell'[[Egeo]] (Chios, Mitilene e altre), in [[Palestina]] e [[Libano]] (Acri) e a [[Costantinopoli]] (Pera, Galata), come pure colonie veneziane a [[Creta]], [[Rodi]], [[Cipro]] e [[Eubea|Negroponte]].
 
{{Quote|''Alle "colonie" genovesi e veneziane distribuite nelle principali città greche e dell'Asia Minore, ma anche in altre parti dell'Impero d'Oriente, costituite da mercanti, artigiani e banchieri, facevano riscontro... l'esistenza di quartieri o anche solo di strade che i mercanti delle due repubbliche marinare avevano ottenuto come feudi nei principali centri commerciali dell' Impero ottomano. I più noti di tali gruppi sono quelli nell'Egeo, a Salonicco, a Chio, a Creta e, in Asia Minore, a Costantinopoli e a Smirne, per i quali già a fine ottocento si distingueva fra un nucleo immigrato di recente e quello "indigeno o storico", discendente dagli insediamenti genovesi e veneziani dell'epoca delle repubbliche marinare. L'importante comunità genovese e veneziana, che risiedeva dal XIV secolo a Istanbul nel quartiere di Galata, sarebbe stata ben riconoscibile agli occhi dei visitatori ancora alla fine del seicento. A questi gruppi andava sommato il contingente degli ebrei sefarditi giunti da Livorno nel Settecento, i francos, spesso sotto la protezione dei consoli francesi.''<ref>[http://www.tecalibri.info/A/AUDENINO-P_migrazioni.htm Patrizia Audenino: Migrazioni italiane]</ref>}}
 
Dopo la conquista turca di Costantinopoli ([[1453]]), il problema principale di questi coloni e commercianti, così come per quelli di origine francese, provenzale, napoletana, catalana, anglo-sassone o mitteleuropea, residenti nell'[[Impero Ottomano]], fu quello di definire i rapporti con lo Stato islamico, il quale si caratterizzava essenzialmente come un'istituzione teocratica. La soluzione obbligata fu quella di definire se stessi in base alla propria fede, e cioè la religione cristiana (cattolica), costituendo così un'unica entità culturale a prescindere dalla propria origine etnica: la ''nazione latina''; in ciò furono assecondati dal costitursi di altre entità a base religiosa che si formarono nell'impero, e cioè la "nazione [[ebraismo|ebraica]]", quella "[[Chiesa apostolica armena|armena]]" e quella "[[Chiesa ortodossa|greco-ortodossa]]" <ref>{{fr}}Livio Missir di Lusignano, '' Vie latine de l'Empire Ottoman (Les Latins d'Orient)'', Les éditions Isis, Istanbul, 2004, pag. 31 e succ.</ref>. Per tale motivo furono frequenti i matrimoni tra i cittadini europei dell'Impero, accomunati dalla fede cattolica; di conseguenza, poiché in Italia i componenti della ''nazione latina'' furono complessivamente definiti "levantini", è più logico definire l'elemento di origine italiana come "italo-levantino", anziché "italo-turco".
 
Per quanto riguarda l'aspetto economico e produttivo, la ''nazione latina'' si adeguò di buon grado ai princìpi della divisione del lavoro ''ratione religionis'', promossa dallo Stato ottomano; ciò gli consentì di proseguire le loro attività commerciali e di imporsi nel ruolo di detentori del commercio internazionale all'interno dell'Impero <ref name=familles>{{fr}}Livio Missir di Lusignano, ''Familles latines de l'empire ottoman'', Les éditions Isis, Istanbul, 2004, pag. 29 e succ.</ref>. Anche la funzione del [[dragomanno]], cioè dell'interprete di palazzo del [[Sultano (Impero ottomano)|sultano]] e dei [[gran visir]], era riservata ai levantini, che gestivano in tal modo le relazioni internazionali ottomane <ref name=familles />.
 
Sin dal 1453, infatti, gli appartenenti alla ''nazione latina'' riuscirono progressivamente ad ottenere dai sultani quei privilegi derivanti dalle "capitolazioni", stipulate con gli Stati nazionali di origine, che li arricchirono commercialmente nei secoli successivi e li salvaguardarono come comunità<ref>[http://books.google.it/books?id=cabYkjOC5CsC&pg=PA182&dq=capitolazioni+concesse+dal+Sultano&hl=it&ei=BRsWTYObN8Ttsga82e3YDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CDQQ6AEwAw#v=onepage&q=capitolazioni%20concesse%20dal%20Sultano&f=false Capitolazioni]</ref>. Ciò consentì loro, in molte materie, di essere giudicati dai propri rappresentanti consolari e diplomatici, in base ai propri ordinamenti e non in base alla legge islamica.
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[[File:Famiglia italo-levantina.jpg|thumb|right|300px|Famiglia italo-levantina (Costantinopoli, 1898)]]
 
{{Quote|''Nell'ottocento essa si sarebbe arricchita di nuovi apporti dalla penisola, soprattutto di esuli politici, ma anche di artigiani e tecnici dell'industria edilizia e cantieristica. Al loro arrivo fece seguito il consueto corredo di attività commerciali e alberghiere, nonché di un certo numero di professionisti che mostra la vitalità e la composita [[stratificazione sociale]] di una "colonia" che si arricchì precocemente di istituzioni tese a riaffermare la fisionomia nazionale. Già dall'inizio dell'ottocento operava un ospedale italiano, fondato dalla stessa casa Savoia, come riferiva un viaggiatore francese nel 1834; nel 1863 veniva inaugurata una scuola italiana, fra le prime del nuovo regno, cui ne sarebbero seguite altre sette e un giardino d'infanzia. Quello stesso anno nasceva anche una Società di mutuo soccorso che sarebbe divenuta il simbolo della comunità e nel 1888 veniva istituita una Società di beneficenza.''<ref>Patrizia Audenino: Migrazioni italiane, cit.</ref>}}
 
A fine ottocento, nella Turchia europea, gli italo-levantini erano circa 7.000, concentrati a [[Galata]], cittadina "Genovese" divenuta quartiere di Istanbul. Inoltre a Smirne, agli inizi del [[XX secolo|novecento]], vi era una colonia genovese-italiana di circa 6.000 persone<ref>[http://www.giustiniani.info/italianiasmirne.pdf Frangini: Italiani in Smirne]</ref>. In quei decenni, letterati come [[Willy Sperco]] iniziarono ad identificarsi come '''italo-levantini''' della Turchia, per differenziarsi dai "levantini" dell'Egitto ([[italo-egiziani]]) e del Libano ([[italo-libanesi]])<ref>Missir di Lusignano, Livio. ''Due secoli di relazioni italo-turche attraverso le vicende di una famiglia di italiani di Smirne: i Missir di Lusignano'', in: ''Storia contemporanea,(4)'', pp. 613-623. Università di Bologna. Bologna, 1992</ref>.
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Gli Italiani si diffusero anche a [[Feodosia]] (l'antica [[colonia genovese]] di [[Caffa]]), [[Simferopoli]], [[Odessa]] [[Mariupol]] ed in alcuni altri porti russi e ucraini del [[Mar Nero]], soprattutto a [[Novorossijsk]] e [[Batumi]].
 
Secondo il "Comitato statale ucraino per le nazionalità", gli Italiani sarebbero stati nel 1897 l'1,8% della popolazione della [[provincia di Kerč]], percentuale passata al 2% nel 1921. Alcune fonti parlano specificatamente di cinquemila persone.<ref>[http://www.salogentis.it/2012/04/12/lettera-alle-cariche-dello-stato-per-il-riconoscimento-dello-stato-di-deportati-per-gli-italiani-di-crimea/ Lettera della residua comunità italiana a Kerc]</ref>.
 
Nel [[1920]] la chiesa di Kerč ebbe un parroco italiano, una scuola elementare, una biblioteca, una sala riunioni, un club e una società cooperativa. Il giornale locale ''Kerčenskij Rabocij'' in quel periodo pubblicava regolarmente articoli in [[lingua italiana]].
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La popolazione degli italiani di Crimea è concentrata oggi soprattutto a Kerč, dove è stata costituita l'associazione "C.E.R.K.I.O." (Comunità degli Emigrati in Regione di Krimea - Italiani di Origine), i cui obiettivi sono:
# la salvaguardia e la promozione della conoscenza della lingua e della cultura italiana, attraverso corsi tenuti a titolo gratuito dagli stessi associati; presso la sede dell'associazione è stata anche allestita una biblioteca di volumi in italiano giunti in dono dall'Italia, si proiettano film in italiano e si tengono corsi di cucina italiana <ref>[http://www.ladante.it/?q=comunicatistampa/italiani-perseguitati-da-stalin-e-poi-dimenticati-crimea Italiani perseguitati da Stalin e poi dimenticati (da "Il Giornale" del 23/01/2011)]</ref><ref>[http://vimeo.com/46036131 di Lorenzo Bordoni e Stefano Vergine: ''La tragedia dimenticata degli italiani di Crimea - Come vivono i 300 tra deportati e loro discendenti'', '''27 gennaio 2012 ]''']</ref>;
# il riconoscimento da parte delle autorità ucraine dello status di minoranza per poter usufruire di alcuni vantaggi;
# il consolidamento dei rapporti istituzionali con l'Italia, avviati già da tempo;
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==== Diffusione per emigrazione ====
In altre nazioni, a causa della forte e prolungata [[emigrazione italiana]] nel mondo, esistono importanti comunità italiane (che hanno mantenuto una presenza significativa principalmente negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]],negli [[Messico|Stati Uniti Messicani]], in [[Brasile]], in [[Argentina]], in [[Venezuela]], in [[Uruguay]], in [[Australia]], in [[Canada]], in [[Francia]], in [[Germania]], in [[Svizzera]], in [[Belgio]], in [[Cile]] e nel [[Regno Unito]]), che oggi cercano di recuperare e tramandare a figli e nipoti la loro cultura e lingua d'origine.
 
L'italiano ha influenzato pesantemente lo [[lingua spagnola|spagnolo]] parlato in [[Argentina]] e in [[Uruguay]] grazie alla forte immigrazione. Simile influenza, ma meno accentuata e limitata ad alcuni aspetti fonetici, viene registrata anche nel [[lingua portoghese|portoghese]] parlato a [[San Paolo (città)|San Paolo]] e nel [[Brasile]] meridionale (in [[Rio Grande do Sul]] una varietà della [[Lingua veneta]] chiamata ''[[talian]]'' è diffusa nella regione montuosa dello stato).
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Recentemente in [[Brasile]] l'italiano è stato riconosciuto "lingua etnica" della popolazione di [[Santa Teresa, Espírito Santo|Santa Teresa]] e di [[Vila Velha]], due comuni dello stato dell'[[Espírito Santo]], e come tale è insegnato come seconda lingua obbligatoria in tutte le scuole comunali.<ref>Consolato Generale d’Italia Rio de Janeiro http://www.consriodejaneiro.esteri.it/NR/rdonlyres/B5441797-1D44-4AA4-BE11-4C55B35CD529/0/RIOITALIA12.pdf</ref>
 
In [[Costa Rica]], nell'[[America centrale]], quella italiana è una delle più importanti lingue delle comunità di immigrati, dopo l'[[lingua inglese|inglese]]. Viene parlata nell'area meridionale del Paese in alcune città come [[San Vito (Costa Rica)|San Vito]] (fondata da immigranti italiani nel 1952) e altre comunità a Coto Brus, vicino il confine meridionale con [[Panama]].<ref>Sansonetti V. (1995) Quemé mis naves en esta montaña: La colonización de la altiplanicie de Coto Brus y la fundación de San Vito de Java. Jiménez y Tanzi. San José, Costa Rica (in Spanish)</ref>
===== Australia =====
[[File:Australian Census 2011 demographic map - Australia by SLA - BCP field 1126 Italian Total Responses.svg|thumb|Popolazione con ascendenza italiana come percentuale della popolazione in Australia divisa geograficamente dalle "aree statistiche locali", secondo il censimento del [[2011]]]]
La lingua italiana in [[Australia]] si è diffusa notevolmente a partire dal secondo dopoguerra, in virtù della massiccia [[emigrazione italiana]]. Già nel 1933, infatti, quella italiana divenne la comunità non anglo-celtica più numerosa d'Australia.<ref name="Ivi, p. 39"/>. La [[lingua italiana]] è stata da sempre la lingua comunitaria più diffusa ed è riuscita a mantenere il primato.
In Australia, nel 1983 si stimava che 555.300 individui (quasi il 4% della popolazione australiana) parlassero italiano come prima lingua;<ref>BERTELLILidio Bertelli, ''Profilo socio- culturale della collettività italiana in Australia'', in «Il. Veltro», XXXI (1987), p. 49.</ref> l'italiano è al secondo posto (dopo l'inglese) tra le lingue più parlate in casa.<br>
In [[Australia]] la lingua italiana è oggetto di insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado, oltre che nei corsi di lingua e cultura italiana. Durante gli anni '80 l'italiano divenne, in termini di numero di studenti, la lingua più studiata dopo l'inglese in Australia, con numero totale di studenti stimato tra i 230.000 e i 260.000 nel 1988 (Di Biase 1989:189). Il numero di studenti australiani che studiano italiano a scuola è salito a 272.070 nel 1991 e a 323.023 nel 2006. La popolarità dell'italiano nelle scuole australiane è salita alle stelle e la grande maggioranza degli studenti di italiano nelle scuole governative non è di origine italiana.<ref>''Challenging the Monolingual Mindset'', a cura di John Hajek,Yvette Slaughter</ref><br>
Gli [[italo-australiani]] secondo il censimento del 2006 sono il quarto gruppo etnico australiano (con 850.000 persone, dei quali 199.124 sono emigrati della prima generazione) dopo inglesi, scozzesi e irlandesi.<ref>[http://www.abs.gov.au/AUSSTATS/abs@.nsf/Latestproducts/2914.0Main%20Features235002006?opendocument&tabname=Summary&prodno=2914.0&issue=2006&num=&view= www.abs.gov.au]</ref>
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===== Canada =====
[[File:Censusdivisions-ethnic.png|upright=1.5|thumb|Mappa dei gruppi etnici maggioritari del Canada ([[2006]]) {{colonne}}{{Legend|#FF2400|Canadese}}{{Legend|#FF9999|Inglese}}{{Legend|#273BE2|Francese}}{{Legend|#7DF9FF|Scozzese}}{{Legend|#FFFF00|Tedesca}}{{colonne spezza}}{{Legend|#228B22|Italiana}}{{Legend|#7B3F00|Indigena}}{{Legend|#008080|Ucraina}}{{Legend|#FF9933|Indiana}}{{Legend|#FF00FF|Inuit}}{{colonne fine}}]]
Secondo il censimento del 1996 in [[Canada]] l'italiano è al terzo posto come lingua madre, con 694.000 parlanti (il 2,4% della popolazione), dopo l'inglese e il francese. L'italiano è più diffuso nelle aree metropolitane di Toronto, Montreal e Ottawa. Secondo il censimento del 2011, l'italiano nella zona di Toronto è parlato dal 3,5% della popolazione, pari a 195.000 persone, dato che ne fa la lingua più parlata dell'area urbana dopo l'inglese<ref>[http://www.toronto.ca/toronto_facts/diversity.htm]</ref>. Sempre a Toronto, l'1,5% della popolazione dichiara di parlare italiano come prima lingua a casa.<ref>[2011 Census Backgrounder Language-with Maps.docx]</ref>
Secondo il censimento del 1996 in [[Canada]] l'italiano è al terzo posto come lingua madre, con 694.000 parlanti (il 2,5% della popolazione), dopo l'inglese e il francese. L'italiano è più diffuso nelle aree metropolitane di Toronto, Montreal e Ottawa. Secondo il censimento del 2011, l'italiano nella zona di Toronto è parlato dal 3,5% della popolazione, pari a 195.000 persone, dato che ne fa la lingua più parlata dell'area urbana dopo l'inglese<ref>[http://www.toronto.ca/toronto_facts/diversity.htm]</ref>. Sempre a Toronto, l'1,5% della popolazione dichiara di parlare italiano come prima lingua a casa.<ref>[2011 Census Backgrounder Language-with Maps.docx]</ref>
 
Si stima che gli [[italo-canadesi]] siano il quinto gruppo etnico più numeroso dopo i britannici, i franco-canadesi, quelli di origine irlandese e quelli di origine tedesca.<ref>[http://www12.statcan.ca/census-recensement/2006/dp-pd/hlt/97-562/pages/page.cfm?Lang=E&Geo=PR&Code=01&Data=Count&Table=2&StartRec=1&Sort=3&Display=All&CSDFilter=5000 Censimento 2006]</ref> Nel censimento del 20062016 1.445587.335970 canadesi hanno dichiarato di avere origini italiane, così da rappresentare il 4.6% della popolazione totale.
Il reddito medio degli italocanadesi risulta superiore al reddito medio di tutto il Canada (34.871$ contro 31.757$) ed anche il tasso di disoccupazione registrato nella comunità è più basso (5,4%) rispetto alla media nazionale (7,4%).
 
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===== Uruguay =====
[[File:Uruguay mapa.png|thumb|left|Il Presidente italo-uruguaiano [[Gabriel Terra]] ottenne che la [[diga]] idroelettrica del lago artificiale "Rincón del Bonete", sul Rio Negro, fosse finanziata e parzialmente costruita principalmente dal governo italiano negli anni trenta]]
[[File:AlfredoBaldomir.jpg|thumb|[[Alfredo Baldomir|Alfredo Baldomir Ferrari]], Presidente dell'Uruguay dal [[1938]] al [[1943]]. Nel [[1942]] decretò l'obbligo di studiare l'italiano nelle scuole superiori dell'Uruguay.]]
In [[Uruguay]] gli [[italo-uruguaiani]] sono il 45% del totale della popolazione (ma gli italofoni solo un 7%). Nel [[1976]], gli uruguaiani di origini italiane erano oltre 1.300.000, circa il 45% della popolazione totale, inclusi gli italo-argentini residenti in Uruguay; le concentrazioni maggiori erano nella capitale [[Montevideo]] e nella città di [[Paysandú]], dove circa il 65% della popolazione era di origine italiana.
 
In [[Uruguay]] gli [[italo-uruguaiani]] sono il 45% del totale della popolazione (ma gli italofoni solo un 7%).
 
Il presidente italo-uruguaiano [[Alfredo Baldomir|Alfredo Baldomir Ferrari]] nel [[1942]] rese obbligatorio lo studio della [[lingua italiana]] nelle scuole superiori statali dell'Uruguay.
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===== USA =====
[[File:Italian USC2000 PHS.svg|300 px|thumb|right|Diffusione della lingua italiana negli Stati Uniti d'America secondo il censimento del 2000.]]
[[File:Italian1346Italo-Americani negli Stati Uniti suddivisi per contee.gif|thumb|upright=1.4|Distribuzione degli italoamericani negli Stati Uniti secondo il censimento del 2000]]
[[File:Most common ancestries in the United States.svg|upright=1.4|thumb|Gruppi etnici maggioritari nei diversi Stati d'America. Gli italoamericani sono il primo gruppo etnico in quattro Stati del nord-est: [[New Jersey]], [[New York (stato)|New York]], [[Connecticut]] e [[Rhode Island]]:
{{legend|#0075ff|Tedeschi}}
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* {{Bandiera|Illinois|nome}} (6,0% di italoamericani)
Nel [[Massachusetts]] (dove gli [[Italoamericani]] sono il 14,2% della popolazione) l'1,005% della popolazione al di sopra dei 5 anni parla abitualmente italiano a casa,<ref>[http://www.mla.org/map_data_results&state_id=25&mode=state_tops Most spoken languages in Massachusetts] ''MLA Language Map Data Center.'' Modern Language Association. Retrieved February 23, 2007.</ref> mentre nel [[Rhode Island]] (19,6% di italoamericani) la percentuale sale all'1,397%,<ref>http://www.mla.org/map_data_results&state_id=44&mode=state_tops</ref> nel [[New Jersey]] (17,9% di italoamericani) all'1,481%,<ref>[http://www.mla.org/map_data_results&state_id=34&mode=state_tops Modern Language Association]</ref> nel [[Connecticut]] (19,3% di italoamericani) all'1,598%<ref>{{Cita web| url = http://www.mla.org/map_data_results&state_id=9&mode=state_tops&order=r| titolo = Most spoken languages in Connecticut| accesso=16 gennaio 2007| opera = MLA Language Map| editore = The Modern Language Association}}</ref> e nello [[New York (stato)|stato di New York]] (19,4% di italoamericani) all'1,658% (1 ogni 60 residenti).<ref>http://www.mla.org/map_data_results&state_id=36&mode=state_tops</ref><br>
Secondo il censimento del 2000, l'italiano è la seconda lingua più parlata a casa, dopo l'[[lingua inglese|inglese]], in quattro contee statunitensi: [[Contea di Macomb|Macomb (Michigan)]], [[Contea di Lawrence (Pennsylvania)|Lawrence (Pennsylvania)]], [[Contea di Brooke|Brooke (Virginia Occidentale)]] e [[Contea di Hancock (Virginia Occidentale)|Hancock (Virginia Occidentale)]]; esso è diffuso in tutti e 51 gli Stati americani e parlato in 1290 [[ConteaContee degli (Stati Uniti) d'America|contee]], in 998 delle quali è tra le prime 10 lingue.<ref>http://www.usefoundation.org/userdata/file/Research/Languages/italian.pdf Italian Language in the USA</ref>
{|class="wikitable"
|+ L'italiano nelle contee Usa:
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| 9.295
|}
[[File:Jefferson Memorial (cropped).jpg|thumb|upright=1.4|right|Il [[Jefferson Memorial]] a [[Washington]], eretto in onore dell'[[Italofilia|italofilo]] [[Thomas Jefferson]] in stile palladiano-neoclassico italiano su imitazione del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]] di Roma]]
Sebbene siano presenti negli Stati Uniti da oltre 140 anni (l'immigrazione massiccia negli USA cominciò intorno al 1880), gli italoamericani ancora si identificano strettamente con le loro radici italiane. Il numero di italoamericani è passato da 14.664.550 dal censimento del 1990 a 15.723.555 al censimento del 2000 (5,6% della popolazione), crescendo di oltre 1 milione di persone (+ 7%) in 10 anni e divenendo l'unico gruppo europeo la cui popolazione è aumentata rispetto al 1990 (infatti, il numero di americani di origine tedesca, irlandese, inglese e polacca è complessivamente sceso del 19% passando dai 128 milioni del 1990 ai 108 milioni del 2000); nel 2006 la popolazione italoamericana è passata a 17,8 milioni di persone (il 6% della popolazione),<ref>[http://factfinder.census.gov/servlet/DTTable?_bm=y&-geo_id=D&-ds_name=D&-_lang=en&-mt_name=ACS_2006_EST_G2000_B04003 "Total Ancestry Reported - Universe: Total Ancestry Categories Tallied for People with One or More Ancestry Categories Reported"], ''[[American Community Survey]]'', U.S. Census Bureau, 2006. Retrieved March 19, 2010.</ref><ref>[http://factfinder.census.gov/servlet/IPTable?_bm=y&-geo_id=D&-qr_name=ACS_2006_EST_G00_S0201&-ds_name=D&-_lang=en "Selected Population Profile in the United States, Total population"], ''American Community Survey'', U.S. Census Bureau, 2006. Retrieved March 19, 2010.</ref> con un incremento del 14% in sei anni.<br>Nel 1999 il reddito medio annuo di una famiglia italoamericana era pari $ 61.300, rispetto alla media nazionale di tutte le famiglie americane di $ 50.000.<ref>http://www.osia.org/documents/IA_Profile.pdf</ref> Sempre nello stesso anno, tra gli italoamericani vi era una percentuale di diplomati (''High School Graduate'') del 29% (media nazionale: 28,5%), di laureati (''College Graduate'') del 18,5% (media nazionale: 15,5%) e di lauree magistrali (''Master's Degree'') del 7% (media nazionale: 6%).<br>
[[File:Littleitaly worldcup.JPG|right|thumb|Little Italy a Manhattan dopo la vittoria della [[Nazionale italiana di calcio]] al [[Campionato mondiale di calcio 2006]].]]
[[File:Logue House 1101 Milford.jpg|thumb|Italian Cultural and Community Center allo [[Houston Museum District]].]]
[[File:USA san gennaro feast NY.jpg|thumb|right|[[Festa di San Gennaro]] a New York.]]
[[File:USA san gennaro vendors NY.jpg|thumb|Alcuni venditori a ''[[Little Italy]]'', durante la [[festa di san Gennaro]].]]
Sebbene siano presenti negli Stati Uniti da oltre 140 anni (l'immigrazione massiccia negli USA cominciò intorno al 1880), gli italoamericani ancora si identificano strettamente con le loro radici italiane. Il numero di italoamericani è passato da 14.664.550 dal censimento del 1990 a 15.723.555 al censimento del 2000 (5,6% della popolazione), crescendo di oltre 1 milione di persone (+ 7%) in 10 anni e divenendo l'unico gruppo europeo la cui popolazione è aumentata rispetto al 1990 (infatti, il numero di americani di origine tedesca, irlandese, inglese e polacca è complessivamente sceso del 19% passando dai 128 milioni del 1990 ai 108 milioni del 2000); nel 2006 la popolazione italoamericana è passata a 17,8 milioni di persone (il 6% della popolazione),<ref>[http://factfinder.census.gov/servlet/DTTable?_bm=y&-geo_id=D&-ds_name=D&-_lang=en&-mt_name=ACS_2006_EST_G2000_B04003 "Total Ancestry Reported - Universe: Total Ancestry Categories Tallied for People with One or More Ancestry Categories Reported"], ''[[American Community Survey]]'', U.S. Census Bureau, 2006. Retrieved March 19, 2010.</ref><ref>[http://factfinder.census.gov/servlet/IPTable?_bm=y&-geo_id=D&-qr_name=ACS_2006_EST_G00_S0201&-ds_name=D&-_lang=en "Selected Population Profile in the United States, Total population"], ''American Community Survey'', U.S. Census Bureau, 2006. Retrieved March 19, 2010.</ref> con un incremento del 14% in sei anni. Nel censimento del 2016 tale numero risulta aumentato a circa 19.000.000 di italoamericani. Nel 2000 il 46,7% dei residenti di [[Johnston (Rhode Island)]] ha affermato di essere di ascendenza italiana; si tratta della più alta percentuale di [[italoamericani]] di qualunque città del Paese.<ref>[http://www.epodunk.com/ancestry/Italian.html Italian Ancestry Search - Italian Genealogy by City - ePodunk.com<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><br>Nel 1999 il reddito medio annuo di una famiglia italoamericana era pari $ 61.300, rispetto alla media nazionale di tutte le famiglie americane di $ 50.000.<ref>http://www.osia.org/documents/IA_Profile.pdf</ref> Sempre nello stesso anno, tra gli italoamericani vi era una percentuale di diplomati (''High School Graduate'') del 29% (media nazionale: 28,5%), di laureati (''College Graduate'') del 18,5% (media nazionale: 15,5%) e di lauree magistrali (''Master's Degree'') del 7% (media nazionale: 6%).<br>
A partire dagli anni novanta del Novecento una nuova ondata migratoria dall'Italia ha interessato gli Stati Uniti. Contrariamente a quanto avvenuto un secolo prima, in questo caso si è trattato di un'emigrazione di professionisti e intellettuali attratti dalle maggiori opportunità di lavoro nelle università e nelle imprese americane. È un'emigrazione diversa rispetto al passato, con forti legami con l'Italia (favoriti dalle migliori opportunità di viaggio e anche dalle nuove tecnologie di comunicazione) e una maggior propensione all'uso della lingua italiana. Nel [[2000]] la concessione del diritto di voto agli italiani residenti all'estero e il riconoscimento della doppia cittadinanza hanno grandemente favorito i legami con l'Italia ed aperto un nuovo capitolo nelle relazioni tra gli italoamericani e l'Italia. L'istituzione poi nel 2005 dell'''AP Italian Language and Culture Exam'' per gli studenti delle scuole superiori negli Stati Uniti ha fortemente stimolato il mantenimento e l'apprendimento della lingua italiana tra le nuove generazioni di italoamericani; attualmente sono circa 2.500 i ragazzi/e che ogni anno negli Stati Uniti affrontano e superano l'esame.<ref>[http://apcentral.collegeboard.com/apc/members/exam/exam_information/51775.html College Board]</ref>
 
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Continua la presenza italiana nelle arti, nello spettacolo e nello sport. Alla fine degli anni novanta grande sensazione provocò anche negli [[Stati Uniti]] l'uscita del film ''[[La vita è bella (film 1997)|La vita è bella]]'' di [[Roberto Benigni]], premiato nel [[1999]] con tre Oscar inclusi quelli per miglior film straniero e miglior attore protagonista. [[Martin Scorsese]] vince l'[[Oscar al miglior regista]] nel 2007, [[Mauro Fiore]] l'[[Oscar alla migliore fotografia]] nel 2010, e [[Milena Canonero]] l'[[Oscar ai migliori costumi]] nel 2007 e 2015. Nella musica classica la tradizione d'eccellenza continua con artisti come [[Riccardo Muti]], direttore della [[Chicago Symphony Orchestra]], e [[Fabio Luisi]], direttore principale della [[Metropolitan Opera]]. In ambito più leggero, se [[Andrea Bocelli]] è l'unico cantante italiano ad avere uno status di star negli Stati Uniti, [[Eros Ramazzotti]] e [[Zucchero Fornaciari]] sono tra quelli più presenti sul mercato americano. Nel [[2006]] la vittoria della [[Nazionale italiana di calcio]] al [[Campionato mondiale di calcio 2006|Campionato mondiale in Germania]] è salutata con manifestazioni pubbliche di giubilo da parte delle comunità italoamericane in tutte le maggiori città americane.
 
Si consolida la presenza degli italo-americani nella vita pubblica americana. Sindaco di New York dal 1934 al 1945, [[Fiorello La Guardia]] è nipote per ramo materno del famoso rabbino italiano [[Samuel David Luzzatto]].
Si consolida la presenza degli italo-americano nella vita pubblica americana. Dal 1994 al 2001 [[Rudolph Giuliani]] è il sindaco di New York, guadagnandosi notorietà internazionale per la coraggiosa gestione della [[Attentati dell'11 settembre 2001|crisi dell'11 settembre 2001]]. Negli stessi anni, dal 1994 al 2008, un altro uomo politico con origini italiane [[George Pataki]] è governatore dello Stato di New York. Nel 1995, [[Mary Landrieu]] (D-La.) diviene la prima donna italoamericana eletta al Senato. Nel 2005, un altro giudice italoamericano [[Samuel Alito]] è nominato membro della [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America]]. Dal 2007 al 2011 la democratica [[Nancy Pelosi]] (nata D'Alesandro) è Presidente (Speaker) della Camera dei rappresentanti; è la prima italoamericana e in assoluto la prima donna a ricoprire questa carica nella storia del Parlamento americano. Nel [[2009]] l'italo-canadese [[Sergio Marchionne]] è protagonista di un accordo tra [[FIAT]] e [[Chrysler]] cui si è dato merito di aver salvato e rilanciato l'industria automobilistica americana. Nel 2011 il figlio di [[Mario Cuomo]], [[Andrew Cuomo]] è eletto governatore dello Stato di New York e nel novembre 2013 [[Bill de Blasio]] diviene il quarto sindaco italoamericano della città di New York.
Mentre alle donne in Italia il voto restava ancora precluso fino al 1946, [[Anne Brancato]] nel 1932 divenne la prima donna italoamericana eletta in un parlamento statale, quello della [[Pennsylvania]].
Nel 1942 [[Charles Poletti]] fu il primo politico dichiaratamente italoamericano a ricoprire la carica di governatore, sia pure per un solo mese, di uno Stato dell'Unione, lo Stato di New York. Dopo di lui, dal 1983 al 1994 [[Mario Cuomo]] è governatore democratico dello Stato. Nel 1994 viene sconfitto da un altro uomo politico di origini italiane [[George Pataki]], che restò in carica fino al 2008. Dal 2011 il figlio di [[Mario Cuomo]], [[Andrew Cuomo]] è l'attuale governatore dello Stato.
Altri Stati importanti hanno avuto o hanno tuttora come governatori dei politici italoamericani. [[John Pastore]] fu governatore del [[Rhode Island]] (1945-50), [[Foster J. Furcolo]] del Massachusetts (1957-61); [[Albert Rosellini]] dello Stato di Washington (1957-65), [[Michael DiSalle]] dell'Ohio (1959-63); [[Christopher Del Sesto]] del Rhode Island (1959-61); [[John A. Notte]] del Rhode Island (1961-63); [[John A. Volpe]] del Massachusetts (1961-63; 1965-69); [[Phillip W. Noel]] del Rhode Island (1973-77); [[Ella T. Grasso]] del Connecticut (1975-80) e [[James Florio]] del New Jersey (1990-94). [[John Baldacci]] è stato governatore del [[Maine]] dal 2003 al 2011 e [[Joe Manchin]] quello della [[Virginia Occidentale]] dal 2005 al 2010. Anche l'attuale governatore repubblicano del New Jersey [[Chris Christie]] ha origini italiani da parte di madre.
Si amplia la lista dei sindaci italoamericani delle grandi città con [[Thomas L. J. D'Alesandro, Jr.]] a [[Baltimora]] nel 1947-59; [[Vincent Impellitteri]] a [[New York]] nel 1950-53; [[Anthony Celebrezze]] a [[Cleveland]] nel 1953-62; [[Victor H. Schiro]] a [[New Orleans]] nel 1961-76; [[Joseph Alioto]] a [[San Francisco]] nel 1968-76; [[Frank Fasi]] a [[Honolulu]] nel 1969-81 e 1985-94; [[Frank Rizzo]] a [[Filadelfia]] nel 1972-80; [[George Moscone]] a [[San Francisco]] nel 1976-78; e [[Richard Caliguiri]] a [[Pittsburgh]] nel 1977-88.
[[John Pastore]] (D-R.I.) è il primo senatore italoamericano, dal 1950 al 1976.<br>
Fino agli [[anni 1960|anni sessanta]], gli italoamericani erano un buon bacino elettorale per il [[Partito Democratico (Stati Uniti)|Partito Democratico]] statunitense. Più di recente, secondo un'indagine, una buona metà di loro vota per i [[Partito Repubblicano (Stati Uniti)|Repubblicani]].
La prima donna italoamericana ad essere eletta alla Camera è [[Ella Grasso]] (D-Conn.), dal 1970 al 1975.
Nel 1984 l'italo-americana [[Geraldine Ferraro]] divenne la prima donna americana ed essere candidata alla Vicepresidenza degli Stati Uniti.
Nel 1986 il presidente Ronald Reagan nominò [[Antonin Scalia]], di tendenze conservatrici, come membro della Corte Suprema, primo giudice italoamericano a raggiungere i vertici del sistema costituzionale americano.
Dal 1994 al 2001 [[Rudolph Giuliani]] è il sindaco di New York, guadagnandosi notorietà internazionale per la coraggiosa gestione della [[Attentati dell'11 settembre 2001|crisi dell'11 settembre]].
Nel 1995, [[Mary Landrieu]] (D-La.) diviene la prima donna italoamericana eletta al Senato.
Dal 2007 al 2011 la democratica [[Nancy Pelosi]] (nata D'Alesandro) è Presidente (Speaker) della Camera dei rappresentanti; è la prima italoamericana e in assoluto la prima donna a ricoprire questa carica nella storia del Parlamento americano. Nel [[2009]] l'italo-canadese [[Sergio Marchionne]] è protagonista di un accordo tra [[FIAT]] e [[Chrysler]] cui si è dato merito di aver salvato e rilanciato l'industria automobilistica americana.<br>
Nel 2013 [[Bill De Blasio]] nipote di emigranti italiani viene eletto sindaco di New York: è il quarto sindaco [[italoamericani|italoamericano]] della ''Grande Mela'' dopo [[Fiorello La Guardia]] (1934–45), [[Vincent Impellitteri]] (1950–53) e [[Rudolph Giuliani]] (1994–2001),<ref>{{Cita web|url = http://daily.wired.it/news/politica/2013/11/06/new-york-de-blasio-tech-203823.html|titolo = De Blasio sindaco di New York, una sfida hi-tech|autore = Simone Cosimi|editore = [[Wired|Wired Italia]]|data = 6 novembre 2013|accesso = 6 novembre 2013}}</ref> nonché il più alto sindaco della storia di New York con la sua statura di 1,96 m.<ref>{{cita news|url=http://www.nytimes.com/2014/02/02/nyregion/a-mayor-most-everybody-looks-up-to-even-when-he-slouches.html |titolo=A Mayor Most Everybody Looks Up To, Even When He Slouches |opera=[[The New York Times]] |data=1 febbraio 2014 |accesso=26 ottobre 2014 |autore=Michael M. Grynbaum}}</ref><ref>{{cita news|url= http://nypost.com/2013/11/08/6-foot-5-de-blasio-to-be-nycs-tallest-modern-mayor/ |titolo=6-foot-5 De Blasio to be NYC's Tallest Modern Mayor |opera=[[The New York Post]] |data=8 novembre 2013 |accesso=26 ottobre 2014 |autore1=Beth DeFalco |autore2=Bob Fredericks}}</ref><br>
Oggi la [[Italian American Congressional Delegation]] (IACD) del 113º Congresso americano include 5 senatori e 36 rappresentanti della Camera, i quali dichiarano le proprie origini italiane. Ne sono associati un centinaio di altri deputati da distretti dopo c'è una forte presenza italoamericana. La Delegation, presieduta dal democratico [[Bill Pascrell]] e dal repubblicano [[Pat Tiberi]], funziona come punto di riferimento degli interessi della comunità italoamericana nei suoi rapporti con le istituzioni politiche americane.<ref>{[http://www.niaf.org/public_policy/italian_american_congressional_delegation.asp Italian American Congressional Delegation] NIAF]</ref>
 
===== Venezuela =====
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In [[Venezuela]] la lingua più diffusa, dopo quella ufficiale (lo spagnolo), è l'italiano, insegnato anche in molte scuole del paese e sostenuto dalla presenza della [[Società Dante Alighieri]], con sede, per il Venezuela, a [[Caracas]]. Tale lingua è anche intesa, se non parlata, da molti venezuelani che non hanno ascendenze italiane ma che per ragioni familiari, di studio o di lavoro sono entrati in contatto con la comunità italiana, massicciamente presente soprattutto in alcune importanti città della zona centro-settentrionale del paese ([[Caracas]], [[Valencia (Venezuela)|Valencia]], [[Maracay]], ecc.).
 
Attualmente la lingua italiana nel Venezuela sta influenzando con modismi e [[Prestito linguistico|prestiti]] lo [[lingua spagnola|spagnolo]] venezuelano e viene studiata con interesse sempre maggiore da molti [[italo-venezuelani]] delle nuove generazioni.
 
L'italiano come [[L2|lingua acquisita]] o riacquisita è largamente diffuso in Venezuela: recenti studi stimano circa 200.000 studenti di italiano nel Paese.<ref>{{cita pubblicazione |autore=Giulia Bernasconi|titolo=L'italiano in Venezuela|anno=2011 |rivista=Italiano Lingua Due, n.2|pagine=p.20|url=http://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/1921/2174|formato=PDF|accesso=25/08/2013}}</ref>
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=== Cittadini italiani residenti all'estero ===
 
Dal sito del [[Ministero degli esteri]],<ref name=aire>[{{cita web|url=http://wwwservizidemografici.esteriinterno.it/MAEit/IT/Italiani_nel_Mondo/PrincipaliAttivita/Anag_Consolarecontent/statistiche-aire-anno-2012|titolo=Numero Anagrafeiscritti Consolare]suddivisi per ripartizioni estere|accesso=27 maggio 2015}}</ref> risultano presenti forti comunità di cittadini [[italiani residenti all'estero]]; queste cifre indicano solo i cittadini italiani residenti (presumibilmente tutti, o quasi, italofoni) e non tutti gli italofoni presenti nei diversi paesi (vengono riportate solo le comunità con oltre 42.000 residenti):
{{MultiCol}}
* [[GermaniaArgentina]] 708921.019 544
* [[ArgentinaGermania]] 648822.333243
* [[Svizzera]] 536639.607251
* [[FranciaBrasile]] 363558.127233
* [[BrasileFrancia]] 292464.519438
* [[BelgioRegno Unito]] 281457.674859
* [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] 223307.429260
* [[Regno UnitoBelgio]] 196287.117000
* [[CanadaSpagna]] 140233.812886
* [[Australia]] 133157.123646
* [[SpagnaCanada]] 124142.013996
* [[Venezuela]] 121122.655483
* [[Uruguay]] 90110.603787
* [[Cile]] 66.035
* [[Paesi Bassi]] 60.013
* [[Austria]] 42.922
{{ColBreak}}
* [[CilePerù]] 5236.006038
* [[PaesiSud BassiAfrica]] 3534.715208
* [[Sud AfricaLussemburgo]] 32.330766
* [[PerùIrlanda]] 3024.513408
* [[LussemburgoColombia]] 2322.422107
* [[AustriaMessico]] 21.581676
* [[Ecuador]] 1420.835241
* [[ColombiaPortogallo]] 1420.216166
* [[MessicoIsraele]] 1319.409484
* [[CroaziaSvezia]] 1317.019125
* [[Croazia]] 17.081
* [[Repubblica di San Marino|San Marino]] 15.275
* [[Grecia]] 12.922
* [[Repubblica Ceca]] 12.304
* [[Emirati Arabi Uniti]] 12.230
* [[Repubblica di San Marino|San Marino]] 11.934
* [[IsraeleDanimarca]] 1112.328021
{{ColBreak}}
* [[GreciaPanama]] 10.982104
* [[SveziaRepubblica Dominicana]] 9.666867
* [[IrlandaCina]] 89.545362
* [[Repubblica DominicanaRomania]] 89.543248
* [[Polonia]] 8.768
* [[Paraguay]] 8.502
* [[Principato di MonacoNorvegia]] 68.803266
* [[CinaPrincipato di Monaco]] 68.746112
* [[DanimarcaCosta Rica]] 56.328500
* [[PortogalloGuatemala]] 46.955060
* [[CostaNuova RicaZelanda]] 45.661988
* [[GuatemalaEgitto]] 45.370783
* [[EgittoGiappone]] 45.139770
* [[Emirati Arabi UnitiTailandia]] 45.133706
* [[Turchia]] 5.333
 
* [[Marocco]] 5.079
{{ColBreak}}
* [[Finlandia]] 5.028
* [[Ungheria]] 4.945
* [[Russia]] 4.364
* [[Cuba]] 4.028
* [[Singapore]] 3.982
* [[Bolivia]] 2.891
* [[El Salvador]] 2.889
* [[Senegal]] 2.366
* [[Cuba]] 4.028
* [[Bulgaria]] 2.918
* [[Libano]] 2.435
* [[Slovacchia]] 2.144
* [[Serbia]] 2.050
* [[Qatar]] 1.997
* [[Liechtenstein]] 1.865
* [[Filippine]] 1.799
* [[Kenya]] 1.597
{{EndMultiCol}}
 
In particolare è significativo il dato del [[Principato di Monaco]] e di [[San Marino]], dove i cittadini italiani costituiscono oltre il 20% della popolazione residente totale.<br; />Inentrambi totale,questi iStati cittadinisi italianitrovano all'esterointerno sono 4.169.099dell'[[Italia]] e inhanno particolare,come 2.264.417unica inlingua Europa,ufficiale 400l'italiano.214<br in/>In Centro e Nordamericatotale, 1.244.703i incittadini Sudamerica,italiani 84.038all'estero in Africasono, 42.047al in Asiagennaio e[[2022]], 133{{TA|5.680 in Oceania933.418}}.
 
Gli immigrati residenti in Italia sono 6,1 milioni, ovvero l'8,8% dell'intera popolazione residente (nonché il 10% degli occupati e il'8,8% del PIL italiano).
Secondo [[Eurostat]], al 1º gennaio 2017 l'Italia era il quarto Paese dell'UE per popolazione immigrata, ovvero nata all'estero dopo [[Germania]] (12,1 milioni), [[Regno Unito]] (9,3 milioni) e [[Francia]] (8,2 milioni), appena davanti alla [[Spagna]] (6,0 milioni)<ref>[http://ec.europa.eu/eurostat/web/products-datasets/-/migr_pop3ctb Population on 1 January by age group, sex and country of birth - Eurostat]</ref>. Per numero di stranieri (inclusi gli [[apolidi]]) in percentuale rispetto al totale della popolazione residente, l'Italia si classificava al quattordicesimo posto (su 28) nell'[[Unione europea]] (con l'8,3% di immigrati sul totale della popolazione).
 
===Discendenti di emigrati italiani===
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La diffusione della lingua italiana nel mondo è promossa anche con l'ausilio di programmi radiotelevisivi, di cui si occupano la [[Comunità radiotelevisiva italofona]] (CRI)<ref>[http://www.comunitaitalofona.org/ Comunità radiotelevisiva italofona, pagina iniziale.]</ref> e [[Rai Internazionale]]<ref>[http://www.international.rai.it/ Rai Internazionale online, pagina iniziale.]</ref>, che promuovono notiziari, canali tematici, programmi radio e riviste elettroniche di portata internazionale in italiano, per permettere alla comunità italofona di fruire di uno spazio comune di informazione e confronto in lingua italiana.
 
Costituita il 3 aprile 1985 quale collaborazione istituzionale tra radiotelevisioni di servizio pubblico – [[Rai]], [[Rtsi]], [[TMC Monte(rete Carlotelevisiva)|TMC]], [[Radio Vaticana]], [[San Marino Rtv]] e [[Télévision Tunisienne 1|Televisione Tunisina]] – la Comunità radiotelevisiva italofona nasce come strumento di valorizzazione della lingua italiana. Oggi la sua struttura articolata può essere illustrata da uno schema in tre cerchi: il primo cerchio è formato dai soci fondatori; il secondo comprende tutti i media “osservatori”, registrati; il terzo cerchio, infine, include gli “amici”, cioè quel quadro ambientale che favorisce l’humus di crescita della Comunità.
 
=== Società Dante Alighieri ===
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Canada 3,2%
Spagna 1,8%
 
 
Quota mondiale dell'export italiano: 4,7%
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19 Svizzera 0,94
20 Arabia Saudita 0,85
 
 
a Casa Bianca resta nelle mani di un George W. Bush e di un'amministrazione repubblicana disposti ad accettare le politiche «parallele» dell'alleato italiano in cambio della collaborazione a livello internazionale, dell'impegno in Iraq e Afghanistan e degli stretti rapporti intessuti con Israele.
 
 
{{Mappa di localizzazione+|GRC|float=right|width=350|caption=Catturato a [[Larissa]] il [[10 settembre]] [[1943]].|places=
{{Mappa di localizzazione~|GRC|label=[[Larissa]]|lat=39.633333|long=22.416667|mark=|position=bottom}}}}
 
 
==Casa Savoia==
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|fondatore = [[Umberto I Biancamano]]
|ultimosovrano = [[Umberto II di Savoia|Umberto II d'Italia]]
|attualecapo = [[Vittorio Emanuele di Savoia (1937)|Vittorio Emanuele di Savoia]] o [[Amedeo di Savoia-Aosta (1943)|Amedeo di Savoia-Aosta]] (disputa in corso, [[Linea di successione al trono d'Italia|vedi qui]])
|datafondazione = [[1003]]
|dataestinzione =
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Inoltre, in seguito ad dopo la sconfitta degli [[Asburgo]] al termine della [[prima guerra mondiale]] Volendo mantenere la monarchia, dato che la corona rappresentava l'unità e l'indipendenza dello stato, al termine della [[prima guerra mondiale]] gli ungheresi trovarono una soluzione di compromesso nominando un [[reggenza|reggente]] nella persona dell'ammiraglio [[Miklós Horthy]], in attesa della futura salita al trono di qualche re che non fosse un Asburgo, dinastia contro la quale le potenze vincitrici della guerra avevano posto il veto. In seguito ad incontri fra alti esponenti politici ungheresi ed italiani affinché un Savoia salisso sul trono di [[Budapest]], venne deciso che [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo di Savoia-Aosta]] cingesse la corona d'Ungheria.<ref>{{cita libro |autore = [[Giulio Vignoli]] |titolo = Il Sovrano Sconosciuto. Tomislavo II Re di Croazia |città = Milano |editore = [[Mursia Editore]] |anno = 2006 |isbn = 88-425-3583-4}}</ref>
 
===Ducato di Savoia ===
 
Nel [[1032]] il regno di Borgogna entrò a far parte del [[Sacro Romano Impero]] e nel [[1077]] l'imperatore investì il [[conte di Savoia]] del [[Bugey|Bugei]] (''Bugey'') e del [[Valromey|Val Romei]] (''Valromey'').
Nel [[1272]] i [[Casa Savoia|Savoia]] ricevettero in dote anche la [[Bresse|Bressa]] (''Bresse''), e successivamente il [[duca di Borgogna]] cedette loro anche il [[Revermont]]e (''Revermont''). Questi ingrandimenti territoriali portarono i Savoia a scontrarsi con le mire espansionistiche del [[Delfinato]].<br>Nel 1349 [[Filippo VI di Francia|Filippo VI]] acquistò il [[Delfinato]] da [[Umberto II de la Tour-du-Pin]], [[Delfini del Viennois|Delfino del Viennois]], rimasto senza quattrini e senza eredi. Il conte [[Amedeo VI di Savoia]], che vantava diritti sulle terre del vicino che erano state da sempre oggetto di contese fra i Signori del Viennois ed i Savoia, attaccò nel [[1353]] la zona di Gex e sconfisse il Delfino di Vienne a Bâtie des Abrets nel [[1354]].<ref name=cognasso>Francesco Cognasso, ''I Savoia'', Milano, Casa editrice Corbaccio, 1999, ISBN 88-7972-135-6. pp. 143-144</ref><ref name="Menabrea">{{cita libro |autore=Henri Ménabréa|titolo= Histoire de la Savoie |editore= Grasset | anno= 1933, 1960, 1976, 2009 |pagina=72|lingua=fr}}</ref> Il re di Francia, all'inizio della [[guerra dei cento anni]], preferì venire a patti con i Savoia, per occuparsi della minaccia inglese.<ref>{{cita libro |autore=A.Beruard, J.Châtel, A.Favre, M.Hudry |titolo= Découvrir l’Histoire de la Savoie |editore= éd. Centre de la Culture Savoyarde |anno=1998 |isbn=2-95113-791-5 |pagina=92|lingua=fr}}.</ref> Con il [[Trattato di Parigi (1355)|Trattato di Parigi]] del 5 gennaio [[1355]], che fissava i confini fra la [[contea di Savoia]] e il [[Delfinato]]. Il conte [[Amedeo VI di Savoia]] ottenne le signorie del [[Faucigny (provincia)|Fossignì]] (''Faucigny''), appartenenti ai Faucigny, già vassalli dei conti di Ginevra poi dei Delfini del Viennois dal [[XIII secolo]], con il [[Beaufortain]] (territorio appartenuto ai Faucigny dal XIII secolo), il che consentiva ai Savoia di collegare la loro contea al [[Chiablese]]; la zona di Valbona (''Valbonne''), con la signoria di [[Montluel|Monluello]] (''Montluel''), il castello di Mirabello (''Miribel''), [[Bourg-Saint-Christophe|Borgo San Cristoforo]] (''Bourg-Saint-Christophe''), [[Pérouges]] e [[Saint-Maurice-de-Gourdans|San-Maurizio-de-Gourdans]] (''Saint-Maurice-de-Gourdans''); le signorie di Varey e San Maurizio nel Bugei (''Saint-Maurice en Bugey''); le signorie di Santonai nella Bressa (''Santonay dans la Bresse'') e quella di d'Anton nel Delfinato<ref>{{cita libro |autore= J.-J. Vernier|titolo= Études historiques et géographiques sur la Savoie |editore=Le Livre d'Histoire - Res Universis | anno=1896, edizione 1993 |isbn=2-7428-0039-5 |issn=0993-7129 | pagina=53|lingua=fr}};</ref> la baronia della regione di [[Gex|Gez]] (''Gex''). Il trattato fissò definitivamente al [[Rodano (fiume)|Rodano]] ed alla [[Guiers]] i confini fra Delfinato e Contea di Savoia.<br>Amedeo, dopo aver firmato con il re di Francia [[Giovanni II di Francia|Giovanni il Buono]] ed il figlio [[Carlo V di Francia|Carlo]] (futuro re con il nome di Carlo V di Francia) il vantaggioso [[Trattato di Parigi (1355)|Trattato di Parigi]], sposò nel [[1355]] [[Bona di Borbone]] ([[1341]] – [[1403]]), figlia di [[Pietro I di Borbone]] e di [[Isabella di Valois (1313-1383)|Isabella di Valois]],<ref>Bona di Borbone era nipote, per parte di madre, del re di Francia [[Filippo IV di Francia|Filippo di Valois]] ed una delle sue sorelle aveva sposato [[Carlo V di Francia|Carlo V, re di Francia]].</ref> donna energica e capace, che resse lo stato nei lunghi periodi in cui il marito si assentava per le guerre, che videro i Savoia improntarsi specialmente in Italia: [[Umberto II conte di Savoia|Umberto II di Borgogna]] aveva infatti ceduto il [[Delfinato]] di [[Vienne (Isère)|Vienne]], che i Savoia cercavano da tempo di strappare alla [[Francia]], avversario davvero troppo potente. Il trattato stabiliva i confini fra il [[Delfinato]] e la [[contea di Savoia]], concedendo a quest'ultima ampi territori nelle zone oltre lo spartiacque alpino.<br>Il Trattato di Parigi aveva fatto di Amedeo un alleato della Francia contro l'Inghilterra (oltre che cognato del futuro Carlo V di Francia): così Amedeo VI vide l'unica possibilità di espansione per la sua contea nelle terre italiane. Insieme al [[Monferrato]], che al tempo conosceva un periodo particolarmente florido, divise le terre angioine della cosiddetta [[Principato di Piemonte|contea del Piemonte]]. Ad una fortunata politica estera in Piemonte dunque, che portò all'annessione di [[Cuneo]], [[Santhià]] e [[Biella]], Amedeo affiancò una saggia politica interna. Riuscì ad assumersi la tutela del figlio del cugino [[Giacomo di Savoia-Acaia]] e di [[Margherita di Baujeu]], [[Amedeo di Savoia-Acaia]], mettendo fine alla ribellione dello stesso Giacomo. Sotto il suo governo il Piemonte conobbe un periodo di splendore e di gloria mai visti prima dai tempi di [[Arduino d'Ivrea]]. La fama di questo valoroso conte, valicò i confini italiani: Amedeo partecipò alle guerre in Oriente ([[1358]]-[[1372]] circa), combattendo [[Bulgari]] e [[Turchi]] per conto del cugino [[Giovanni V Paleologo]] (caduto in mani nemiche e liberato), per cui [[Riconquista di Gallipoli|riconquisterà Gallipoli]], ed in seguito rivendicherà anche il trono dell'[[impero bizantino]]. Combatté anche per l'[[antipapa Clemente VII]], tra l'altro savoiardo. Rinomato in tutta Europa per il suo valore e per la sua saggezza, Amedeo VI fu anche arbitro nelle contese delle guerre di allora: decisivo fu il suo intervento nella [[Guerra di Chioggia]] per la stipula di un trattato tra [[Genova]] e [[Venezia]], la [[pace di Torino (1381)|pace di Torino]].
Accorso in aiuto del re [[Luigi II d'Angiò]] di Napoli, morì di [[peste]] a [[Campobasso]] il 1º marzo [[1383]]; venne sepolto nell'[[Abbazia di Altacomba]], dove tuttora i suoi resti riposano insieme a quelli di altri rappresentanti [[Casa Savoia|Savoia]].
 
Nel [[1077]] il conte [[Amedeo II di Savoia]] ricevette dall'imperatore [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] la conferma dei suoi diritti sulla [[Signoria fondiaria|signoria]] del Bugey.
I [[Casa Savoia|Savoia]] ingrandirono successivamente i loro domini sulla regione: nel [[1272]] ottennero la [[Bresse]] in dote e poi il [[Revermont]] dal [[ducato di Borgogna]]. Questo espansionismo pose i Savoia in urto con il [[Delfinato]] che mirava a conquistare le stesse terre: ne derivò una guerra durata mezzo secolo, che portò alla costruzione di molti castelli<ref name="ain.fr">[http://www.ain.fr/jcms/cd_6224/histoire sito del dipartimento consultato il 23 gennaio 2012]</ref>. I [[Trattati di Parigi (1355)|Trattati di Parigi]] (1354-1355) posero fine alla guerra, lasciando ai Savoia tutti i territori contesi sulla riva destra del [[Rodano (fiume)|Rodano]].
Il [[Bugey|Bugei]] conservò sempre una certa autonomia<ref>[http://fr.wikisource.org/wiki/S%C3%A9bastien_Castellion,_sa_vie_et_son_%C5%93uvre/1/1 ''Sébastien Castellion, sa vie et son œuvre'']</ref>.
Alla morte di [[Margherita d'Asburgo]], erede di [[Filiberto II di Savoia]], [[Francesco I di Francia]], in qualità di nipote dei Savoia, rivendicò ed occupò i domini sabaudi nel [[1536]]. Con la [[pace di Cateau Cambrésis]] del [[1559]] i territori vennero tuttavia restituiti ai Savoia<ref name="ain.fr"/>
 
Risale alla fine del 1100 con il possesso di una piccola parte del Vaud (regione sopra il lago di Ginevra o Lemano) la prima presenza in loco dei Savoia. I confini poi si estesero a tutto il Vaud, a Ginevra stessa (i Savoia sono conti di Ginevra, loro anche il bel castello di Chillon sul lago omonimo) e al Basso Vallese (sotto il percorso del Rodano che si immette nel lago).
L'indipendenza di [[Ginevra]] (che a partire dall' [[XI secolo]] era governata dal proprio [[diocesi di Ginevra|vescovo]], che era principe del [[Sacro Romano Impero]]) fu sempre minacciata dai [[Ducato di Savoia|duchi di Savoia]], i cui territori circondavano completamente il territorio vescovile. I Savoia cercarono più volte di impadronirsi della città con l'aiuto dei "Mammelucchi" fra il [[XIII secolo|XIII]] ed il [[XVII secolo]].
Il [[contea di Savoia|conte di Savoia]] si impadronì nel [[1250]] del castello di Bourg-de-Four.<ref name="DHS03"/> Alla metà del [[XIII secolo]], i mercanti e gli artigiani si raggruppano per lottare contro la potenza feudale del vescovo. Questo movimento viene favorito dalle fiere di Ginevra che, a partire dalla metà del [[XIII secolo]], portano ai cittadini l'esempio dei comuni liberi italiani e la prosperità che permette di imporre la loro volontà al vescovo. A partire dalla fine del secolo, il conte di Savoia si collega al potere episcopale.
Nel [[1285]], i cittadini nominano dieci procuratori o sindaci per essere rappresentati. La decisione è annullata dal vescovo il 29 settembre ma, il 1º ottobre, il conte [[Amedeo V di Savoia]] concede loro delle lettere patenti che garantiscono la sicurezza dei mercanti che si recano alle fiere<ref name="DHS04">{{fr}} [http://hls-dhs-dss.ch/textes/f/F2903-1-6.php «Genève (commune). Émancipation des citoyens », ''Dictionnaire historique de la Suisse'', 2006]</ref>.
 
Lo sbocco sul mare da tanto sognato venne conquistato nel [[1388]] da [[Amedeo VII di Savoia]] che, grazie alla presa di [[Cuneo]] da parte del [[Amedeo VI di Savoia|Conte Verde]], riuscì a penetrare in [[Provenza]], approfittando delle lotte intestine in quelle terre, arrivando infine a [[Nizza]]; poiché molte terre provenzali erano dei [[Angiò-Durazzo]], che avevano da anni promesso di restituire le somme impegnate da Amedeo VI nell'impresa in cui morì per difendere il [[Regno di Napoli]] senza mai restituire quelle somme, il Conte Rosso vedeva nella sua occupazione armata un riparo del debito pregresso.<br>Nizza entrò ufficialmente a far parte dei domini dei Savoia per mezzo della [[Dedizione di Nizza alla Savoia|Dedizione]] di [[Saint-Pons (Alpi dell'Alta Provenza)|San Ponzio]] il [[28 settembre]] [[1388]], con cui [[Amedeo VII di Savoia]] negoziò con Giovanni Grimaldi barone di [[Boglio]] (governatore di Nizza e della Provenza Orientale) il passaggio del Nizzardo e della [[valle dell'Ubaye|valle dell'Ubaia]] (''Vallée de l'Ubaye'') ai domini sabaudi, con il nome di ''Terre Nuove di Provenza''. Le Terre Nuove presero poi il nome di ''Contea di Nizza'' nel [[1526]], anche se in questo contesto il termine "contea" venne impiegato in senso amministrativo e non feudale. Amedeo VII entrò in Nizza lo stesso [[28 settembre]] [[1388]]: dopo i consueti festeggiamenti, nominò i [[Famiglia Grimaldi|Grimaldi]] come governatori sabaudi della città e signori di vari feudi adiacenti.
 
Nel 1388, le truppe di Amedeo VII di Savoia conquistarono [[Barcelonnette|Barcellonetta]] (''Barcelonnette'') e la [[valle dell'Ubaye|valle dell'Ubaia]] (''Vallée de l'Ubaye'') venne annessa al ducato di Savoia.
 
Il '''[[Ducato di Savoia]]''' nasce nel [[1416]] in seguito all'assegnazione del titolo ducale da parte di [[Sigismondo di Lussemburgo]] al conte [[Amedeo VIII di Savoia]].
 
All'inizio del XV secolo [[Amedeo VIII di Savoia]] incorporò il Piemonte, acquistò il Ginevrino, annesse Vercelli e ottenne il Monferrato; si adoperò inoltre per l'unità legislativa dei domini.
Particolarmente rilevante, del governo di Amedeo VIII, fu la creazione, nell'agosto [[1424]], del [[Principato di Piemonte]], la cui gestione venne affidata al primogenito della casata, come titolo onorifico: il duca lasciò dunque le terre, in gran parte costituite dal vecchio dominio dei [[Savoia-Acaia]], annesse al ducato nel [[1418]], al figlio Amedeo, che però si spense prematuramente nel [[1431]]. Titolo e successione vennero attribuite al figlio secondogenito Ludovico.
[[File:Italia 1494-it.svg|miniatura|Gli stati italiani nel 1494]]
Uomo colto e raffinato, il duca Amedeo diede grande impulso all'arte (lavorò al suo seguito, tra gli altri, il celebre [[Giacomo Jaquerio]]), alla [[letteratura]] e all'[[architettura]], favorendo l'ingresso del Piemonte nell'arte italiana.
 
=== Nazioni che sono in unione personale con l'Italia ===
* {{ALB}}
* {{ERI}}
* {{ETH}}
* {{bandiera|LBY 1977-2011}} [[Regno di Libia]]
* [[Immagine:Flag of Montenegro (1905-1918 & 1941-1944).svg|20px]] [[Regno del Montenegro (1941-1944)|Regno del Montenegro]]
* [[Immagine:Flag_of_Siam_(1855).svg|20px]] [[Tailandia|Regno di Tailandia]]
* {{TUN}}
* [[Immagine:Flag_of_the_Mutawakkilite_Kingdom_of_Yemen.svg|20px]] [[Regno Mutawakkilita dello Yemen|Regno dello Yemen]]
 
== Trade MarkBio ==
Per la sua prestanza fisica e il ''"cipiglio da valoroso"''<ref name="Garz">Le Garzantine - ''L'Universale Cinema'', 2006, p. 828</ref> fin dagli esordi Nero ha incarnato ''«una bellezza maschile molto "americana"»''<ref name="Garz" />, segnalandosi infatti all'attenzione di [[John Huston]] che gli affida il ruolo di Abele nel [[Colossal|kolossal]] ''[[La Bibbia (film 1966)|La Bibbia]]'' ([[1966]]). La sua fama è principalmente legata<ref>{{en}} Scheda su [http://movies.nytimes.com/person/52262/Franco-Nero Franco Nero] in The New York Times</ref> ai ruoli [[Film di culto|cult]] di due pistoleri degli [[Western all'italiana|spaghetti western]] in ''[[Django]]'' ([[1966]]) e in ''[[Keoma]]'' ([[1976]]), intervallando pellicole appartenenti al filone del giallo politico italiano, quali ''[[Il giorno della civetta (film)|Il giorno della civetta]]'' (premiato col [[David di Donatello 1968]] per [[David di Donatello per il miglior attore protagonista|miglior attore protagonista]]), ''[[Il delitto Matteotti (film 1973)|Il delitto Matteotti]]'' ([[1973]]) e ''[[Marcia trionfale]]'' ([[1976]]).
* Smooth, commanding deep bass voice
 
In carriera ha interpretato un'ampia gamma di personaggi, spesso molto diversi tra loro: dall'operaio proletario al boss mafioso, dal protagonista di commedie all'italiana a quello di pellicole di impronta più drammatica, utilizzando con disinvoltura anche numerosissimi dialetti, sia meridionali sia settentrionali.
 
Inizia la sua carriera lavorando in [[teatro]] e per mantenersi, grazie alla sua prestanza fisica (è alto 193 cm), lavora come [[buttafuori]].
 
=== Trade Mark ===
* Smooth, commanding, deeply melodic basso voice
* Towering height and muscular physique
* Unique skill at imitating voices
* Ability to change his voice, and be unrecognizable in a variety of animated roles
* Sarcastic humorous deliveries while remaining completely stonefaced
* Known for improvising dialogue
* Intense physical and mental preparation for roles
*Tall frame with an imposing physical presence
*Known for playing different nationalities: an American in Il mondo perduto - Jurassic Park (1997), a German in Il grande Lebowski (1998), an Italian in _The Brother's Grimm (2005)_ and Prison Break (2005), a French in Chocolat (2000), and a Russian in Armageddon - Giudizio finale (1998), Bad Boys II (2003), Educazione siberiana (2013), John Wick - Capitolo 2 (2017) and _American Gods (2017)_.
Greased back hair
 
Height: 6' 4½" (1,94 m)
Weight: 234&nbsp;lbs (106&nbsp;kg)
 
Aristocratic manner and a distinctive silky voice
 
Often played purring, sinister villains
Height: 6' 4" (1,93 m)
Skill at delivering cutting lines
Weight: 230 lbs (105 kg)
Deep smooth voice
 
==Note==
{{References}}
 
== Evolution ==
===Nanismo insulare===
[[File:Cretanelephant-petermaas.jpg|thumb|Scheletro di un elefante nano di Creta]]
Il '''[[nanismo insulare]]''' è il processo di riduzione delle dimensioni di grossi animali (quasi sempre [[mammiferi]]), che avviene quando il loro pool genetico viene ristretto a causa di [[inincrocio]], come accade ad esempio sulle isole, ma anche in foreste inaccessibili, valli isolate od [[oasi]] nel [[deserto]]. Questa tendenza all'incrocio diminuisce la variabilità ed aumenta le possibilità di avere [[malattie genetiche]] dovute a [[alleli]] recessivi.
 
Sono state avanzate diverse ipotesi per spiegare questo processo: la più plausibile è quella secondo la quale le minori dimensioni consentono di sopravvivere in ambienti con risorse limitate, come lo possono essere, per l'appunto, le isole.
===Gigantismo insulare ===
[[Immagine:Giant Haasts eagle attacking New Zealand moa.jpg|thumb|[[Harpagornis moorei|Aquila di Haast]] mentre attacca dei [[Dinornithidae|moa]]]]
Il '''[[gigantismo insulare]]''' è un fenomeno biologico che consiste nel continuo aumento di stazza di una specie animale o vegetale col passare delle, qualora questa si venga a trovare in un [[habitat]] isolato.
La taglia maggiore assicura un certo vantaggio nella lotta per la sopravvivenza ([[regola di Bergmann]]). Di solito, i grossi erbivori sono anche più lenti, ma la grossa taglia impedisce a molti predatori di cacciarli; inoltre, negli ambienti insulari, tali predatori sono spesso totalmente assenti.
Quindi, il fenomeno del gigantismo insulare, più che alle scarse risorse offerte dall'isola (come il [[nanismo insulare]]) è dovuto all'assenza di fattori che inibiscano il raggiungimento di grandi dimensioni.
Con l'arrivo dell'uomo e di nuovi predatori al suo seguito (cani, gatti, ratti, maiali), la maggior parte degli animali che presentavano questa caratteristica si sono estinti.
 
Al contrario del [[nanismo insulare]], il gigantismo insulare conta numerosi esempi in tutte le [[Classe (tassonomia)|classi]] animali, e non solo in [[mammiferi]] ed [[uccelli]].
===Regola di Bergmann===
[[File:Bergmann's Rule.svg|thumb|350px|La regola di Bergmann è un principio ecologico che afferma che la massa corporea aumenta a temperature più frdde. In figura i dati che dimostrano tale regola nelle alci svedesi.<ref name = "Sand1995">
{{Cite journal
| doi = 10.1007/BF00341355
| title = Geographical and latitudinal variation in growth patterns and adult body size of Swedish moose (''Alces alces'')
| journal = [[Oecologia]]
| volume = 102
| issue = 4
| pages = 433–442
| date = June 1995
| last1 = Sand
| first1 = Håkan K.
| last2 = Cederlund
| first2 = Göran R.
| last3 = Danell
| first3 = Kjell
|url=http://link.springer.com/article/10.1007%2FBF00341355
|subscription=yes
}}</ref>]]
La '''[[Regola di Bergmann]]''' è una regola ecogeografica di [[zoologia]] che mette in relazione la [[latitudine]] a cui ci si trova con la massa raggiungibile da determinati animali<ref name = "blackburn">Tim M. Blackburn; Kevin J. Gaston; Natasha Loder (1999) "Geographic Gradients in Body Size: A Clarification of Bergmann's Rule" ''Diversity and Distributions'' '''5'''(4): 165-174</ref>, in particolare asserisce che nell'ambito di una stessa specie, la massa corporea è direttamente proporzionale alla [[latitudine]] ed inversamente proporzionale alla [[temperatura]].
 
La regola prende il nome dal [[biologia|biologo]] [[Germania|tedesco]] [[Christian Bergmann]], che per primo la formulò nel [[1847]]: essa è più facilmente applicabile ad organismi [[endotermia|endotermi]] ([[mammiferi]] ed [[uccelli]]), ma recenti studi hanno dimostrato la sua veridicità anche in rapporto ad organismi [[ectotermia|ectotermici]]<ref>Miguel Á. Olalla-Tárraga, Miguel Á. Rodríguez, Bradford A. Hawkins (2006) "Broad-scale patterns of body size in squamate reptiles of Europe and North America" ''Journal of Biogeography'' '''33''' (5) , 781–793 doi:10.1111/j.1365-2699.2006.01435.x</ref>.<br />
La spiegazione che Bergmann diede alla sua legge fu che gli animali di maggiori dimensioni hanno un rapporto superficie/volume minore rispetto agli animali di piccole dimensioni, quindi disperdono il calore molto più lentamente e si trovano avvantaggiati nei climi più temperati, mentre gli animali di piccole dimensioni sopravvivono meglio in climi caldi e secchi, dove la loro capacità di disperdere velocemente il [[calore]] è d'indubbio vantaggio.<br />
Questo dualismo non è vero in assoluto, poiché vi sono casi anche abbastanza importanti di grandi animali che vivono in ambienti [[deserto|desertici]], come ad esempio l'[[elefante africano]]: in questi casi, vengono utilizzate particolari strutture o comportamenti per ottimizzare gli scompensi, come ad esempio le grandi orecchie per disperdere il calore.
 
Per l'[[uomo]], la regola si dimostra valida fino ad un certo punto, poiché intervengono altri fattori come ad esempio la dieta locale od eventuali emigrazioni od immigrazioni. Ad esempio, si può dire che gli abitanti dell'[[Asia settentrionale]] siano più alti di quelli del [[Sud-est Asiatico]]: gli [[Inuit]] del [[Circolo Polare Artico]] hanno corpi grossi e compatti per meglio resistere alle temperature glaciali ([[regola di Allen]]), mentre i [[pigmei]] dell'[[Africa centrale]] hanno corpi piccoli ed allungati{{Citazione necessaria|date=December 2007}}. La regola non si dimostra più valida per l'uomo nei tempi moderni, in quanto gli esseri umani sono in grado, ad esempio, di fabbricare vestiti per meglio resistere ai climi freddi, cosa che invece gli animali non possono fare.
 
==Doppiaggio==
Di seguito sono riportati i doppiatori che hanno prestato la voce ai principali personaggi del videogioco:
{| class="wikitable"
!Personaggio
!Doppiatore originale
!Doppiatore italiano
|-
|align=center|Iden Versio
|align=center|[[Janina Gavankar]]
|align=center|[[Patrizia Mottola]]
|-
|align=center|Del Meeko
|align=center|[[T.J. Ramini]]
|align=center|
|-
|align=center|Gideon Hask
|align=center|[[Paul Blackthorne]]
|align=center|
|-
|align=center|Ammiraglio Garrick Versio
|align=center|[[Anthony Skordi]]
|align=center|[[Gianni Gaude]]
|-
|align=center|[[Lando Calrissian]]
|align=center|[[Billy Dee Williams]]
|align=center|[[Marco Balzarotti]]
|-
|align=center|[[Kylo Ren]]
|align=center|[[Matthew Wood]] e [[Roger Craig Smith]]
|align=center|
|-
|align=center|[[Darth Vader]]
|align=center|[[Matt Sloan]]
|align=center|[[Marco Balbi]]
|-
|align=center|[[Darth Maul]]
|align=center|[[Sam Witwer]]
|align=center|[[Claudio Moneta]]
|-
|}
 
Il doppiaggio italiano è stato realizzato dalla ''[[Synthesis International]]'' di [[Milano]].
 
==It's war!==
{{Infobox conflitto
|Nome del conflitto=Guerra
|Immagine=
|Didascalia=
|Tipo=Guerra
|Parte_di= delle guerre
|Data= 10 maggio – 25 giugno (46 giorni)
|Luogo=[[Francia]]
|Casus=
|Esito=schiacciante vittoria tedesca sancita dal [[trattato di Francoforte]]
|Schieramento1={{Bandiera|FRA}} [[Secondo Impero francese]] (fino al 4 settembre 1870)<br />{{Bandiera|FRA}} [[Terza Repubblica francese]] (dal 4 settembre 1870)
|Schieramento2=[[File:Flag of the Kingdom of Prussia (1803-1892).svg|border|22px]] [[Regno di Prussia]]<br />{{Bandiera|DEU 1871-1918}} [[Confederazione Tedesca del Nord]]<br />[[File:Flag of Bavaria (striped).svg|22px]] [[Regno di Baviera]]<br />[[File:Flagge Großherzogtum Baden (1891-1918).svg|22px]] [[Granducato di Baden]]<br />[[File:Flagge Königreich Württemberg.svg|22px|border]] [[Regno di Württemberg]]
|Comandante1= [[Napoleone III di Francia|Napoleone III]] [[File:White flag icon.svg|15px|Bandiera bianca]]<br />[[François Achille Bazaine]] [[File:White flag icon.svg|15px|Bandiera bianca]]<br />[[Louis-Jules Trochu]]<br />[[Patrice de Mac-Mahon]]<br />[[Léon Gambetta]]
|Comandante2=[[File:Flag of the Kingdom of Prussia (1803-1892).svg|22px|border]] [[Helmuth Karl Bernhard von Moltke]]<br />{{Bandiera|DEU 1871-1918}} [[Guglielmo I di Germania|Guglielmo I]]<br />
{{Bandiera|DEU 1871-1918}} [[Otto von Bismarck]]
|Effettivi1=144 divisioni<br>13.974 cannoni<br>3.383 carri<br>4.469 aeroplani<ref name="KHF57">[[Karl-Heinz Frieser]]: ''Blitzkrieg-Legende.'' 2. Auflage, München 1996, S. 57.</ref><br>13.974 pezzi d'artiglieria<br>'''Totale''': 3.300.000 soldati
|Effettivi2=492.585 soldati<br />417.366 uomini della<br>7.378 cannoni<br>2.445 carri<ref>Maier and Falla 1991, p. 279.</ref><br>3.578 aeroplani<ref name="KHF57"/><br>7.738 pezzi d'artiglieria<br>'''Totale: 909.951''' uomini
|Perdite1=138.871 morti<br />143.000 feriti<br />2.000.000 prigionieri<br>2.233 aeroplani persi<br>1.875 blindati
|Perdite2=28.208 morti<br />88.488 feriti<br>'''Totale: 116.696''' perdite<br>1.236 aeroplani persi<br>795 carri distrutti
|Perdite4=21.000 civili francesi, 6.000 civili belgi e 2.500 civili olandesi morti<br>10.000.000 civili olandesi, belgi, lussemburghesi e francesi deportati o rifugiati
}}
{{Infobox conflitto
|Tipo=Crisi
|Nome del conflitto=Operazione Entebbe
|Immagine=Entebbe Uganda Airport Old Tower1.jpg
|Didascalia= La torre di controllo del vecchio terminal dell'aeroporto di Entebbe
|Parte_di=[[Conflitto Arabo-Israeliano]]
|Luogo=[[Aeroporto Internazionale di Entebbe|aeroporto di Entebbe]], {{UGA}}
|Data=4 luglio [[1976]]
|Esito=missione riuscita, 102 su 106 ostaggi liberati
|Schieramento1={{ISR}}
|Schieramento2= {{UGA}}<br />[[File:PFLP-GC Flag.svg|border|22px]] [[Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina|FPLP]]<br />[[Immagine:Revolutionäre Zellen.svg|border|22px]] [[Revolutionäre Zellen]]
|Comandante1=[[Yekutiel Adam|Yekutiel "Kuti" Adam]]<br />[[Dan Shomron]]<br />[[Yonatan Netanyahu|Yonatan "Yoni" Netanyahu]]†<br />[[Moshe Betser|Moshe "Muki" Betser]]
|Comandante2=[[File:PFLP-GC Flag.svg|border|22px]] [[Wadie Haddad]]<br />{{Bandiera|Germania}} [[Immagine:Revolutionäre Zellen.svg|border|22px]] [[Wilfried Böse]]†<br />{{Bandiera|Uganda}} [[Idi Amin]]
|Effettivi1=29 commando
|Effettivi2=[[File:PFLP-GC Flag.svg|border|22px]] [[Immagine:Revolutionäre Zellen.svg|border|22px]] 13 dirottatori<br>{{Bandiera|Uganda}} 100 + soldati ugandesi
|Perdite1=un militare ferito
|Perdite2='''Dirottatori''':<br>[[File:PFLP-GC Flag.svg|border|22px]] 6 dirottatori uccisi<br>{{Bandiera|Germania}} [[Immagine:Revolutionäre Zellen.svg|border|22px]] 7 dirottatori uccisi<br />'''Uganda''':<br>45 soldati ugandesi uccisi<ref>''Entebbe: The Most Daring Raid of Israel's Special Forces'', The Rosen Publishing Group, 2011, by Simon Dunstan, p. 58</ref><br/>30 aerei distrutti<ref name="Brzoska, Michael 1994 p. 203">Brzoska, Michael; Pearson, Frederic S. ''Arms and Warfare: Escalation, De-escalation, and Negotiation'', Univ. of S. Carolina Press (1994) p. 203</ref>
|Perdite4=2 ostaggi uccisi durante il raid<br> 7 ostaggi feriti
}}
{{Infobox conflitto
|Tipo=Rivolta
|Nome del conflitto = Quattro giornate di Napoli
|Parte_di =della [[Resistenza italiana]] nella [[Seconda guerra mondiale]]
|Immagine = Quattrogiornate3.jpg
|Didascalia = Napoli, distruzioni in città; nell'immagine, le macerie delle abitazioni che si affacciavano su [[via Marina (Napoli)|via Nuova Marina]], nell'area portuale napoletana.
|Data = 27 - 30 settembre [[1943]]
|Luogo = [[Napoli]]
|Casus = Insurrezione della popolazione contro l'occupazione [[nazismo|nazi]]-[[fascismo|fascista]]
|Mutamenti_territoriali =
|Esito = Vittoria delle [[Partigiani|formazioni partigiane]]
|Schieramento1 = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} Popolazione di Napoli<br />{{Bandiera|ITA 1861-1946}} Militari fedeli al [[Regno del Sud]]
|Schieramento2 = {{DEU 1933-1945}}<br />{{Bandiera|RSI}} [[Repubblica sociale italiana]]
|Comandante1 =
|Comandante2 =
|Effettivi1 = oltre 30.000
|Effettivi2 = circa 8.000
|Perdite1 = 168 morti<br />162 feriti<br /><small>(di cui 75 invalidi permanenti)</small>
|Perdite2 = 54 morti
|Perdite4 = 140 morti civili<br />19 morti non identificati
|Note =
}}
{{Infobox conflitto
|Tipo=Rivolta
|Nome del conflitto=Cinque giornate di Milano
|Parte_di=del [[Risorgimento]]
|Immagine=Episodio delle cinque giornate (Baldassare Verazzi).jpg
|Didascalia=Episodio delle cinque giornate di [[Baldassare Verazzi]]. Si noti la scritta "W [[Pio IX]]" sul muro alla destra dell'uomo intento a mirare col fucile e il suo cappello "alla calabrese".
|Data=18-22 marzo [[1848]]
|Luogo=[[Milano]], allora parte del [[Regno Lombardo-Veneto]]
|Casus=
|Mutamenti_territoriali=
|Esito=Vittoria degli insorti e liberazione della città dagli austriaci.
|Schieramento1={{simbolo|Italy cockade.svg}} Insorti milanesi
|Schieramento2=[[File:Flag of the Habsburg Monarchy.svg|20px|border]] [[Impero austriaco]]
|Comandante1=[[Carlo Cattaneo]]<br />[[Gabrio Casati]]
|Comandante2=[[Josef Radetzky]]
|Effettivi1=sconosciuti
|Effettivi2=inizialmente 8.000, saliti poi a 18.000/20.000<ref>{{cita|Scardigli 2011|p. 86|Scardigli2011}}; gli austriaci erano 14.000 secondo {{cita|Montanelli, Cervi 1980||MontanelliCervi1980}}.</ref>
|Perdite1=409–424 morti <ref name=GIN>{{Cita libro|titolo=Daniele Manin and the Venetian revolution of 1848–49 |nome= Paul |cognome= Ginsborg |anno=1979 |città=Bristol}}</ref><ref name=WIR>{{Cita libro|titolo=Der italienische Krieg von 1848 und 1849 |nome= Wilhelm |cognome= Rüstow |anno=1862 |città=Zürich}}</ref><BR>''Di cui 43 donne<BR>e bambini''<BR>600+ feriti <ref name=WIR/>
|Perdite2=181 morti <ref name=RMO>{{Cita libro|titolo=Die Kriegerischen Ereignisse in Italien in den Jahren 1848 und 1849 |cognome=Wilhelm Meyer-Ott, Wilhelm Rüstow |anno=1850 |città=Zürich}}</ref><BR>''Inclusi 5 ufficiali''<BR>235 feriti <ref name=WIR/><BR>''Inclusi 4 ufficiali''<BR>150–180 prigionieri <ref name=RMO/>
|Note=
}}