Giovanni Dall'Orto: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua|descrizione=il giornalista omonimo|titolo=Giovanni Dall'Orto (giornalista)}}
{{Carica pubblica
|nome = Giovanni Dall'Orto
|istituzione = Camera dei Fasci e delle Corporazioni▼
|immagine = Giovanni Dall'Orto e famiglia a Tivoli, 19 giugno 1929.jpg
|didascalia = Dall'Orto con la famiglia
▲|
|mandatoinizio =
|
|titolo = ▼
|gruppo parlamentare =
|professione = [[Sindacalista]]▼
|partito = [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]▼
▲|legislatura = [[XXX Legislatura del Regno d'Italia|XXX]]
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▲|partito = [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]
▲|titolo di studio =
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▲|professione = [[Sindacalista]]
|firma =
}}
{{Bio
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|Cognome = Dall'Orto
|Sesso = M
|LuogoNascita = Reggio
|GiornoMeseNascita = 26 settembre
|AnnoNascita = 1900
|LuogoMorte = Milano
|GiornoMeseMorte = 16 ottobre
|AnnoMorte =
|Epoca = 1900
|Attività = politico
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}}
È padre dell'attore [[Italo Dall'Orto]]
== Biografia ==
Nato in una famiglia della piccola borghesia originaria di [[Montecchio Emilia]], impregnata di patriottismo esasperato (il nonno [[Giovanni Dall'Orto (patriota)|Giovanni Dall'Orto]] aveva cospirato contro l'Austria), con la complicità d'un parente militare, il generale [[Gherardo Pantano|Gherardo Pàntano]], riuscì a falsificare i documenti e farsi mandare al fronte nel 1917, dove combatté fra gli [[arditi]]. Fu congedato nel 1919 col grado di tenente. Al ritorno dalla [[Prima guerra mondiale|guerra]] proseguì gli studi universitari di chimica prima e di legge poi, ma senza laurearsi.▼
▲Nato in una famiglia della piccola borghesia originaria di [[Montecchio Emilia]], impregnata di patriottismo esasperato (il nonno [[Giovanni Dall'Orto (patriota)|Giovanni Dall'Orto]] aveva cospirato contro l'Austria), con la complicità d'un parente
Come molti giovani della sua generazione e della sua classe sociale, condivise il mito della "[[vittoria mutilata]]", entrando molto precocemente nell'orbita del partito fascista: nell'inverno 1919/20 fu uno dei tre giovani reggiani che contattarono [[Arnaldo Mussolini]] per fondare il [[Fasci italiani di combattimento|Fascio di combattimento]] di [[Reggio Emilia]]<ref>Aurora Cattabiani, ''I giovani nelle origini del fascismo'', "[http://www.istoreco.re.it/public/isto/rs3OcrBassaRisoluzione1152011122210.pdf Ricerche storiche. Rivista di storia della Resistenza reggina", n. 3 1967], pp. 21-60, p. 27.</ref>, effettivamente nato il 1° novembre 1920<ref>http://www.istitutoparri.eu/public/allegati/annale_5.pdf pag. 72</ref>. Sempre nel 1920 iniziò a giocare come portiere nella [[Associazione Calcio Reggiana 1919|Reggiana]], allora in Prima Divisione Emiliana (sostanzialmente l'attuale "Serie B"); rimase nei granata fino al [[1922]].▼
===L'adesione al fascismo===
▲Come molti giovani della sua generazione e della sua classe sociale, condivise il mito della "[[vittoria mutilata]]", entrando molto precocemente nell'orbita del
Di idee repubblicane, il 15 febbraio 1921 risultò fra i cinque giovani espulsi dal [[Partito Repubblicano Italiano|Partito Repubblicano]] di Reggio Emilia per avere aderito al [[fascismo]].
{{citazione|''ritenuto che nessun contatto sia possibile fra gli appartenenti al partito ed organismi che, nell'azione quotidiana, si manifestano in aperta opposizione al movimento operaio nell'esclusivo interesse della monarchia e della borghesia''.<ref>Anonimo, ''I Repubblicani di Reggio contro il Fascismo'', "La Giustizia", 15 febbraio 1921, citato in Cattabiani, p. 40, che specifica che l'espulso "''protesterà dalle pagine del «Giornale» in stile già decisamente fascista, rovesciando improperi sul possibile autore dell'articolo pubblicato dalla "Giustizia", ed inneggiando al suo eroismo; dichiara infatti "''che il sottoscritto di sedici anni e mezzo era in trincea volontario di guerra''"''. (Giovanni Dall'Orto, ''Lettera al Direttore'', "Giornale di Reggio", 15 febbraio 1921).</ref>}}
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====Le barricate di Parma====
{{vedi anche|Fatti di Parma}}
Durante gli [[Fatti di Parma|avvenimenti di Parma]], membro dello stato maggiore di [[Italo Balbo]]<ref>Rolando Cavandoli, ''Le origini del fascismo a Reggio Emilia, 1919-1923'', Editori Riuniti, Roma 1972, p. 233.</ref> Dall'Orto fu inviato nell'Oltretorrente, insieme ai reggiani Rino Del Rio e Carlo Ferrari, per eseguire la mappatura del quartiere e segnalare la posizione di tutte le barricate erette ipotizzando che in caso di futuri disordini si sarebbe provveduto ad erigere le barricate negli stessi posti<ref name="cita
Nell'ottobre 1922 Balbo convocò una riunione a [[Cortemaggiore]] in cui prospettò un progetto per l'occupazione totale del quartiere dell'[[Oltretorrente]] di Parma. L'ipotesi inizialmente sostenuta da Balbo e Dall'Orto di un colpo di mano fu accantonato in favore di un'azione di sorpresa che portasse all'occupazione di tutti i punti di accesso e dei ponti per poi stabilire una tregua che permettesse lo sfollamento dei civili<ref name="cita
La decisione presa nel frattempo di avviare la [[Marcia su Roma]] fece però accantonare il progetto<ref name="cita
L'attività di Dell'Orto a Parma ricevette l'[[encomio]] solenne di [[Italo Balbo]]<ref
===
[[File:Giovanni Dall'Orto e Benito Mussolini.jpg|thumb|Giovanni Dall'Orto accanto a Benito Mussolini nei tardi anni Venti.]]
Dal 1923 gli squadristi furono via via inquadrati nella [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] e Dall'Orto con Alberto Bigliardi entrò nella 79ª Legione "Cispadana" (Reggio Emilia) della MVSN<ref name="istitutoparri.eu"/>.
Nel 1936-39, durante la [[guerra di Spagna]], organizzò i rifornimenti alle forze franchiste e per incarico del [[Ministero degli Esteri]] definì un accordo di scambio economico fra Italia e Spagna. Nel 1939 fu inserito col grado di capitano nell'''entourage'' del principe ereditario [[Umberto II|Umberto di Savoia]] (che nominalmente guidava le operazioni dell'aggressione italiana alla Francia), e fu poi in [[Albania]] come combattente, negli Alpini. Fu infine congedato in quanto padre di otto figli e da quel momento ebbe solo incarichi amministrativi, in particolare la presidenza della [[Confcommercio|Confederazione dei commercianti]].
Nel febbraio 1939 divenne direttore dell'Ente fascista della cooperazione<ref>Benito Mussolini, ''[http://books.google.it/books?ei=V3U-UL2-NYeg4gTq6ICoBQ&hl=it&id=iOpAAAAAYAAJ&dq=%22Giovanni+Dall%27Orto%22+fascista&q=%22Giovanni+Dall%27Orto%22#search_anchor Opera omnia: Dalla proclamazione dell'impero al viaggio in Germania (10 maggio 1936-30 settembre 1937)]'', vol. 28, La fenice, Firenze 1959 e 1972, p. 224.</ref> e fu consigliere nazionale della [[Camera dei fasci e delle corporazioni]] fino all'agosto 1943<ref>[http://storia.camera.it/deputato/giovanni-dall-orto-19000926#nav Storia Camera]</ref>.
=== Dopo l'8 settembre 1943 ===▼
Con l'[[Armistizio dell'8 settembre|8 settembre 1943]] Dall'Orto decadde da tutti i suoi incarichi istituzionali, ma alla nascita della [[Repubblica Sociale Italiana]] vi aderì, ricoprendovi nuovamente il ruolo di presidente della Confederazione dei commercianti, e trasferendosi al Nord. Peraltro il suo convincimento che fosse giunta l'occasione per applicare le tesi del [[Socialismo nazionale]] ispirate da [[Filippo Corridoni]]<ref>Nel 1937 con queste parole aveva caldeggiato la [[cogestione]]:▼
{{citazione|''Ecco una grande azienda: la Fiat. Crediamo di non sbagliare se diciamo che i camerati dirigenti della Confederazione dei Lavoratori dell'Industria pongono in cima al loro duro e quotidiano lavoro l'aspirazione di fare del lavoro il soggetto dell'impresa''. (...) ''Ebbene, che ne direbbero se si riuscisse domani a far partecipare gli operai più intelligenti e i capi tecnici più capaci al capitale azionario della Fiat, attraverso piccole trattenute salariali, sino a fare arrivare qualcuno di essi, in rappresentanza della categoria, attraverso questo diritto, al consiglio di amministrazione?'' (...) ''Si potrebbero così approfondire, attraverso l'intelligenza dei nostri lavoratori, tanti misteri, oggi sconosciuti persino al fisco''.}}Giovanni Dall'Orto, ''Corporazioni, consorzi obbligati e compagnie commerciali'', Officine grafiche Mantero, Tivoli 1937 (estratto da "L'ordine corporativo"), pp. 11-12.</ref>, non mancò di creargli screzi con alcuni membri del regime<ref>▼
Tullio Cianetti riferisce la sua posizione critica espressa in un colloquio immediatamente prima della riunione del [[Gran Consiglio del Fascismo]] del 25 luglio che portò alla decadenza di Mussolini:
{{
''Non mi sbilanciai troppo con quel focoso camerata, ma non potei non riflettere su quelle parole che venivano pronunciate da uno dei più ardenti innamorati di Mussolini''.|Tullio Cianetti, ''Memorie dal carcere di Verona'', Rizzoli, Milano 1983, p. 406.}}
▲=== Dopo l'8 settembre 1943 ===
Dopo la guerra fu processato per il suo legame col regime fascista, ma fu assolto perché il suo ruolo era stato puramente amministrativo (era stato fra le altre cose sequestratario della Liebig italiana, di proprietà inglese, che peraltro giudicò corretta la sua amministrazione). Dal 1945 in poi non rivestì più, fino alla morte, alcun ruolo pubblico, neppure nel [[Movimento Sociale Italiano]], col quale pure era rimasto in contatto. Nel 1946-1956 fu comproprietario di un'azienda per la produzione di calze di [[nylon]]; successivamente lavorò fino alla pensione come consulente nel campo della grande distribuzione e come amministratore d'aziende.▼
▲Con l'[[Armistizio dell'8 settembre|8 settembre 1943]] Dall'Orto decadde da tutti i suoi incarichi istituzionali,
▲{{citazione|''Ecco una grande azienda: la Fiat. Crediamo di non sbagliare se diciamo che i camerati dirigenti della Confederazione dei Lavoratori dell'Industria pongono in cima al loro duro e quotidiano lavoro l'aspirazione di fare del lavoro il soggetto dell'impresa''. (...) ''Ebbene, che ne direbbero se si riuscisse domani a far partecipare gli operai più intelligenti e i capi tecnici più capaci al capitale azionario della Fiat, attraverso piccole trattenute salariali, sino a fare arrivare qualcuno di essi, in rappresentanza della categoria, attraverso questo diritto, al consiglio di amministrazione?'' (...) ''Si potrebbero così approfondire, attraverso l'intelligenza dei nostri lavoratori, tanti misteri, oggi sconosciuti persino al fisco''.}}Giovanni Dall'Orto, ''Corporazioni, consorzi obbligati e compagnie commerciali'', Officine grafiche Mantero, Tivoli 1937 (estratto da "L'ordine corporativo"), pp. 11-12.</ref>, non mancò di creargli screzi con alcuni membri del regime
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== Scritti ==
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== Note ==
== Bibliografia ==
* Aurora Cattabiani, ''I giovani nelle origini del fascismo'', "[https://web.archive.org/web/20150505003406/http://www.istoreco.re.it/public/isto/rs3OcrBassaRisoluzione1152011122210.pdf Ricerche storiche. Rivista di storia della Resistenza reggina", n. 3 1967], pp. 21-60, passim. (A cura dell'Istituto per la storia della Resistenza e della lotta di liberazione, Reggio Emilia).
* Rolando Cavandoli, ''Le origini del fascismo a Reggio Emilia, 1919-1923'', Editori Riuniti, Roma 1972, pp. 136-37, 233-236 (cap. "Dall'Orto in Parma vecchia") e [http://books.google.it/books?hl=it&id=-uKzAAAAIAAJ&q=Dall%27Orto#search_anchor passim].
* ''Chi è? Dizionario degli italiani d'oggi'' (3ª edizione), Formiggini, Roma 1936 (stampa 1935), p. 276-77.
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{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Portale|biografie|fascismo}}
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[[Categoria:Calciatori dell'A.C. Reggiana 1919|Dall'Orto]]
[[Categoria:Militari italiani della prima guerra mondiale|Dall'Orto]]
[[Categoria:Consiglieri nazionali della Camera dei
[[Categoria:Ufficiali della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]]
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