Opposizione (politica): differenze tra le versioni

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{{L|politica|luglio 2019}}
Per '''opposizione''' si intende in generale chi, in un sistema decisionale, non è d'accordo con le tesi della maggioranza dei decisori.
{{S|politica}}
L''''opposizione''', nella terminologia della [[politica]], indica una [[rappresentanza politica]] che in un sistema decisionale non copre la [[maggioranza]] dei decisori e che spesso si assume l'impegno o obbligo come alternativa di [[governo]] alla [[parlamento|maggioranza parlamentare]] o consiliare. Il termine viene usato in ambito politico per indicare le forze politiche che non esercitano il [[potere esecutivo]], ma generalmente si oppongono alle decisioni di questo. Nell'ambito delle organizzazioni non prettamente politiche, l'opposizione indica l'insieme di chi esprime una [[opinione]] condivisa solo da una parte [[minoranza|minoritaria]].
 
== Descrizione ==
Il termine viene usato in ambito [[politica|politico]] per indicare le forze politiche che non esercitano il potere esecutivo, ma alle decisioni di questo generalmente si oppongono.
=== Opposizione parlamentare e democrazia diretta ===
Altri strumenti di opposizione, poco diffusi nei Paesi di ''Common Law'', sono il ''[[referendum]]'' e l'[[legge di iniziativa popolare|iniziativa popolare]], strumenti di [[democrazia diretta]], che servono alle forze politiche che non hanno i numeri per condizionare il percorso legislativo dei provvedimenti governativi.
 
Questi strumenti hanno maggiore forza poiché non sono solo strumenti di informazione e controllo, ma incidono nell'attività della maggioranza. In questo modo, sono tutelate le minoranze, ed è considerato il fatto che un partito può essere maggioritario in Parlamento e minoritario nelle piazze.
Nell'ambito delle organizzazioni non politiche l'opposizione indica l'insieme di chi esprime una opinione condivisa solo da una parte minoritaria.
 
=== L'opposizione nei sistemi bipolari ed in quelli multipartitici ===
[[categoria:politica]] [[categoria:società]]
Nei sistemi politici bipolari o bipartitici con forma di governo parlamentare, c'è un capo (o ''leader'') dell'opposizione: è il leader del partito o della coalizione che detiene il maggior numero di seggi parlamentari dopo il partito o la coalizione che, avendo vinto le elezioni, è al governo.
 
Una figura del genere può essere teoricamente individuata anche nei sistemi multipartitici, ma sarebbe normalmente priva di particolare significato, poiché in questi sistemi l'opposizione è di solito frammentata in una pluralità di partiti disomogenei dal punto di vista ideologico e il partito più consistente tra quelli che la costituiscono non è in alcun modo rappresentativo dell'intera opposizione. Ciò non toglie che a livello informale, soprattutto nel linguaggio giornalistico, il termine venga talvolta utilizzato anche nei sistemi multipartitici per designare il leader di un partito d'opposizione di particolare rilevanza.
 
=== L'opposizione controllata (o “di facciata”) nei sistemi monopartitici o illiberali ===
Nei regimi di [[monopartitismo]] o [[democrazia illiberale]], l'opposizione è spesso creata artificiosamente o assai depotenziata, al fine di evitare ingerenze realmente tangibili sull’azione di [[governo]], venendo per questo chiamata “opposizione controllata”. Generalmente quest’ultima si verifica nella forma di un [[partito politico]], [[Coalizione (politica)|coalizione]], [[associazione]] o un [[gruppo parlamentare]] che si pone giuridicamente nell’area spettante all'opposizione, ma che alla fine è, o consapevolmente o inevitabilmente, completamente inefficace nella sua azione per carenza di mezzi e di un equilibrato o onesto piano competitivo, ed è per questo sottoposto ai partiti al potere, direttamente o indirettamente.
 
Esempi principali includono l'opposizione sistematica russa alla [[Duma di Stato (Federazione Russa)|Duma di Stato]] e i "[[Fronte Unito (Repubblica Popolare Cinese)|partiti democratici]]" della [[Repubblica Popolare Cinese]].
 
Dai media, spesso questo termine viene utilizzato per criticare le forze di opposizione che, divise internamente, risultino inefficaci a contrastare l’[[indirizzo politico]] della [[maggioranza]], anche a seguito un importante shock elettorale.
 
== Nel Regno Unito ==
Il primo riconoscimento ''ufficiale'' al ruolo dell'opposizione avviene nel Regno Unito, nel [[1831]] con la ''Majesty's Loyal Opposition''. A partire dal [[1987]], viene assegnato a leader del maggior partito di opposizione [[Leader dell'opposizione (Regno Unito)|un ruolo particolare]], indicato dalla corresponsione di un onorario proprio del ruolo che occupa. A partire dal [[1975]], sono fornite strutture logistiche, uffici e considerevoli risorse finanziarie.
 
Nel [[Regno Unito]] e nei sistemi che ne hanno adottato il modello costituzionale ([[India]], [[Canada]], [[Australia]], [[Nuova Zelanda]], altri stati del [[Commonwealth]] ecc.) l'opposizione <ref>Per riferirsi all'opposizione in Gran Bretagna e negli altri stati monarchici si usa la formula ''His/Her Majesty's Loyal Opposition'' (Leale Opposizione di Sua Maestà)</ref> e il suo leader ha uno status ufficiale, disciplinato dalla stessa [[costituzione]]. In questi sistemi il maggior partito di opposizione è qualificato ''official opposition'' (opposizione ufficiale). Il leader dell'opposizione<ref>Il suo titolo ufficiale, negli stati monarchici, è ''Leader of His/Her Majesty's Loyal Opposition''</ref> è considerato come una sorta di [[primo ministro]] alternativo, che deve essere consultato da quello in carica per alcune nomine o decisioni ''bipartisan'', ed è a capo del cosiddetto ''[[governo ombra]]'' (''shadow cabinet'') costituito da parlamentari dell'opposizione incaricati di seguire da vicino, proprio come un'ombra (donde il nome), l'attività dei corrispondenti [[ministro|ministri]] del governo in carica. Compito del governo ombra è svolgere un'azione critica verso le decisioni del governo in carica, proponendo alternative. Normalmente se il partito di opposizione vince le elezioni, il leader dell'opposizione diventa primo ministro e i membri del governo ombra vanno ad occupare i corrispondenti posti nel governo in carica.
A differenza dei sistemi bipartitici sopra ricordati, riconducibili al cosiddetto [[sistema Westminster]], in altri sistemi bipartitici o bipolari il leader dell'opposizione e l'eventuale governo ombra non hanno di solito uno status ufficiale.
 
=== Calendarizzazione dei lavori ===
Il leader dell'opposizione ha il potere di definire l'agenda dei lavori parlamentari e per 20 giorni in ogni sessione, con precedenza sugli argomenti del governo. La calendarizzazione delle leggi è un aspetto fondamentale disciplinato nei regolamenti parlamentari.
 
=== ''Question time'' ===
I parlamentari dell'opposizione hanno facoltà di porre da due a sei interrogazioni al Governo nel giorno destinato al ''question time'' (il mercoledì). Durante il ''question time'' hanno luogo i "faccia a faccia" tra il capo del governo e il leader dell'opposizione che, a partire dal 1997, durano 30 minuti. I dibattiti sono trasmessi in televisione e l'esito di queste tribune può essere determinante per l'immagine del ''premier'' come risulta dai sondaggi, e nelle elezioni successive. La presenza del Governo in aula per il ''question time'' è un atto dovuto verso l'opposizione. È insufficiente la presenza di sottosegretari o delegati. Chi presiede la seduta in funzione di ''speaker'' deve essere un conduttore imparziale del dibattito, ''"agire servendo il Parlamento e non il Governo"''.
 
=== Commissioni di controllo e garanzia ===
All'opposizione è generalmente affidata la presidenza di commissioni parlamentari di vigilanza, controllo e garanzia, come quelle sull'operato del servizio segreto civile e di quello militare.
 
==In Italia==
Anche nei sistemi non bipartitici si è posto il problema di un riconoscimento delle opposizioni<ref>M. Cerase, ''Opposizione politica e regolamenti parlamentari'', Milano, Giuffrè, 2005; G. Rivosecchi, ''Quali rimedi all'inattuazione del 'Premier question time'? A proposito di statuto dell'opposizione e giustiziabilità dei regolamenti parlamentari per conflitto di attribuzione'', Società editrice il Mulino, 2004.</ref>; "la questione dell’attribuzione della presidenza delle commissioni di vigilanza alle forze di opposizione, come è noto, risulta più controversa, essendo le letture interpretative relative a questo passaggio ancora molto diverse, al punto da determinare un difficile processo di insediamento anche dopo la vittoria cristallina del centro-destra, nel 2001"<ref>C. De Micheli e L. Verzichelli, ''Il Parlamento'', Bologna, [[Il Mulino]], 2004, pp. 191-193.</ref>.
 
==Note==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Robert Dahl]], ''Political Opposition in Western Democracies''.
* Stefano Sicardi, ''Maggioranza, minoranze e opposizione nel sistema costituzionale italiano'', Milano, Giuffrè, 1984.
* [[Andrea Manzella]], ''Opposizione parlamentare'', in Enc. Giur. Treccani, 1990, Roma.
* [[Massimo Villone]], ''Lo statuto delle opposizioni parlamentari tra disciplina costituzionale e regolamenti parlamentari'', in ''La garanzia delle opposizioni parlamentari nella democrazia maggioritaria'', a cura di Vincenzo Baldini. Napoli, Satura Editrice, 2006, p. 223-234.
 
== Voci correlate ==
* [[Governo ombra]]
* [[Politica]]
* [[Rappresentanza politica]]
 
==Altri progetti==
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== Collegamenti esterni ==
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{{Controllo di autorità}}
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