Pianoforte: differenze tra le versioni
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{{Nd}}
{{Strumento musicale
|Nome = Pianoforte
|Immagine =
|Didascalia = Un
|Data di invenzione =
|Inventore = [[Bartolomeo Cristofori]]
|Origine geografica =
|Codice classificazione = 3.1.3
|Utilizzo 1 = classica
|Utilizzo 2 = romantica
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|Utilizzo 10 = <!-- ambito musicale di utilizzo -->
|Estensione = Range_of_piano.svg
|Progenitore =
*[[Clavicembalo]]
*[[Clavicordo]]
*[[Fortepiano]]
}}
|Discendente = {{Flatlist|
*[[Tastiera elettronica|Tastiera]]
*[[Sintetizzatore]]
*[[Continuum (strumento musicale)|Continuum]]
*[[Pianoforte elettrico|Piano elettrico]]
}}
|Ascolto = Frederic Chopin - etude no. 12 in c minor, op. 25.ogg
|Didascalia ascolto = Studio n. 12 in do minore op. 25 di [[Fryderyk Chopin]]
|Didascalia estensione = L'estensione è compresa
}} Il '''pianoforte''' è uno [[strumento
Fu inventato a [[Firenze]] nei primi anni del [[XVIII secolo]] da [[Bartolomeo Cristofori]] (1655–1731), con l’intento di superare i limiti dinamici del [[clavicembalo]], allora predominante. Il nome originario dello strumento, ''gravicembalo col piano e forte'', sottolinea la possibilità di variare l’intensità del suono in base alla forza del tocco.<ref name="Sadie">{{Cita libro |autore=Stanley Sadie |titolo=The New Grove Dictionary of Music and Musicians |edizione=2 |anno=2001 |editore=Grove |volume=19 |pagine=6–7 |lingua=en}}</ref>
La sua ampia estensione, la ricchezza timbrica e la capacità di combinare melodia e accompagnamento ne hanno fatto uno degli strumenti più importanti della [[musica occidentale]], tanto nella tradizione colta quanto nei generi moderni come il [[jazz]], la [[musica leggera]] e la [[Colonna sonora|musica da film]].
Chi suona il pianoforte è chiamato [[pianista]]. Normalmente, il pianoforte viene suonato in doppia [[Chiave (musica)|chiave musicale]], solitamente in [[chiave di violino]] e [[Chiave di basso|basso]] anche se alcune composizioni si suona solo in basso o violino. Il timbro è caldo e morbido, infatti è adatto a molti [[Genere musicale|generi musicali]], compresi quelli appena citati. In particolare è stato strumento d'eccellenza durante il [[romanticismo]], dove è diventato uno degli strumenti musicali più apprezzati di tutta la storia.
L'arte di progettare, costruire e restaurare pianoforti si chiama '''cembaleria''' e [[Cembalaro|cembalari]] si dicono così perché, in principio, fabbricavano [[Clavicembalo|clavicembali]].
[[File:Fortepian - schemat.svg|
== Storia ==
{{vedi anche|fortepiano}}
L'idea di Cristofori era di creare un clavicembalo con possibilità dinamiche controllabili dall'esecutore; nel clavicembalo, infatti, le corde pizzicate non permettono di controllare la dinamica (anche per questo
Nel [[1739]] un allievo di Cristofori, [[Domenico Del Mela]], concepì e costruì il primo modello di pianoforte verticale, usando come modello il [[claviciterio]] e seguendo le idee e i progetti del proprio maestro. La cassa, posta al di sopra della tastiera, è modellata in modo da non seguire la curva del ponticello: si allarga verso l'esterno in prossimità della sua parte superiore, conferendo al pianoforte una forma a giraffa. Nel 1928 il pianoforte fu ceduto da Ugo Del Mela, discendente dell'inventore, al [[Conservatorio Luigi Cherubini]] ed è conservato presso il [[Museo degli strumenti musicali (Firenze)|museo degli strumenti musicali di Firenze]].
Nel frattempo, nella bottega di [[Gottfried Silbermann]] si formò [[Johann Andreas Stein]], che, dopo essersi reso indipendente, perfezionò ad [[Augusta (Germania)|Augusta]], in un proprio stabilimento, i sistemi dello scappamento e degli smorzatori. Nel [[1777]] ricevette la visita di [[Wolfgang Amadeus Mozart]], entusiasta delle infinite possibilità espressive dello strumento. I figli di Stein si trasferirono a [[Vienna]], dove crearono una fabbrica di pianoforti.
In Italia, tra quelli che si dedicarono alla costruzione dei pianoforti (in precedenza tutti costruttori di clavicembali) nel periodo [[Età napoleonica|napoleonico]] e della [[Restaurazione]], fu degna di fama la famiglia Cresci, di origine [[pisa]]na, trasferitasi nella seconda metà del Settecento a [[Livorno]]. Il musicologo [[Carlo Gervasoni (musicologo)|Carlo Gervasoni]], nella sua opera ''Nuova teoria di musica ricavata dall'odierna pratica, ossia (...)'' del 1812, menziona i pianoforti Cresci come paragonabili in qualità e sonorità agli Érard francesi, che andavano per la maggiore a Parigi, ed erano molto apprezzati da [[Franz Liszt]].
La meccanica dei Cresci era di tipo viennese, cioè del tipo dei pianoforti di Joseph Böhm, Conrad Graf e Johann Schantz. La scuola viennese era la più importante tra gli ultimi decenni del Settecento e i primi dell'Ottocento.
Non fu un caso che Mozart, Beethoven e Haydn, tutti legati a Vienna, sviluppassero per primi le incredibili potenzialità del nuovo strumento. Quello che frenava la diffusione del pianoforte nascente era il suo altissimo costo, per cui esso andò affermandosi solo nelle corti reali, nei palazzi governativi e nei saloni delle principali famiglie [[Nobiltà|nobiliari]]. Inoltre, il suo [[livello sonoro]] non era neppure paragonabile all'attuale e questo permetteva il suo uso solo in salotti o saloni di dimensioni relativamente contenute.
Fu in epoca [[Romanticismo|romantica]], dal 1840 in poi, che l'utilizzo di strutture rigide metalliche all'interno (in precedenza i pianoforti erano quasi tutti interamente in legno), con funzioni di telaio, consentì l'incremento della sonorità, grazie a più corde con tensioni maggiori e casse armoniche più grandi (e andarono affermandosi i "coda" e "gran coda", che all'epoca andavano da 220 a {{m|260|ul=cm}}). E anche il peso passò dai {{m|180|-|200|ul=kg}} (struttura interamente in legno) ai 300-400 (strutture in ferro), sino ai 600 e oltre di inizio Novecento (strutture in ghisa).
Questo incremento della potenza sonora consentì l'uso del pianoforte nei grandi teatri o nelle sale da concerto, ma trasformò profondamente la sua qualità sonora.
Il pianoforte attuale, apparso sul finire del XIX secolo, ha ben poco della timbrica originale di inizio
I primi pianoforti verticali, più economici e meno ingombranti, furono creati forse nel [[1780]] da Johann Schmidt di [[Salisburgo]] e nel [[1789]] da William Southwell di [[Dublino]].
I costruttori francesi più famosi, [[Sébastien Érard]] e [[Ignace Pleyel]], furono i più grandi produttori di pianoforti dell'[[XIX secolo|Ottocento]]. L'Érard, in particolare, era uno strumento di relativamente grande potenza sonora e di suono deciso
Nel 1861 i [[Torino|torinesi]] [[Luigi Caldera]] e Ludovico Montù inventarono il melopiano,
=== Produzione italiana moderna e contemporanea ===
Nel corso del Novecento e fino a oggi, l’Italia ha mantenuto una presenza significativa nel panorama della costruzione di pianoforti, grazie sia a industrie di media dimensione sia a botteghe artigianali specializzate.<ref>{{Cita web|url=https://www.lieveverbeeck.eu/pianoforti_italiani_1900_adesso.htm|titolo=Fabbricanti di pianoforti in Italia tra 1900 e adesso|sito=Lieve Verbeeck|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
Tra i marchi storici oggi non più attivi come fabbriche italiane indipendenti si distingue la Schulze-Pollmann, fondata nel 1928 dalla fusione di due aziende tedesche trasferitesi in Italia: la Schulze, con sede inizialmente a Bolzano, e la Pollmann, stabilitasi a Torino. Successivamente, la produzione fu spostata a [[Pineta (Laives)|PIneta di Laives]], in provincia di Bolzano, in prossimità della [[Val di Fiemme]], storica area di approvvigionamento del pregiato [[Picea abies|abete rosso di risonanza]], noto per il suo impiego nella liuteria e nella costruzione di tavole armoniche. Inserita in un contesto culturale di lingua tedesca, la Schulze-Pollmann ha potuto beneficiare della presenza di ebanisti e tecnici del legno altamente qualificati, contribuendo a definire la qualità e la solidità dei suoi strumenti, in particolare pianoforti verticali e a mezza coda. Oggi il marchio Schulze-Pollmann esiste ancora, ma la fabbrica originaria non è più operativa: il brand è stato acquisito da una società con sede nella [[San Marino|Repubblica di San Marino]].<ref>{{Cita web|url=https://www.schulzepollmann.com/?IDC=7|titolo=Schulze Pollmann – La Storia|sito=Schulze Pollmann|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
Un'altra azienda storica fu la [[Farfisa]], nota per la produzione di organi elettronici, ma attiva anche nel settore dei pianoforti acustici. Tali strumenti, destinati prevalentemente a un pubblico di principianti, venivano commercializzati anche sotto marchi con nomi germanofoni di fantasia come [[Furstein|Hermann e Furstein]]. Pur trattandosi di strumenti economici, si distinguevano per robustezza e affidabilità, diventando diffusi tra le scuole e i noleggi destinati a studenti principianti. Questa produzione era inserita nel contesto del [[Distretto industriale plurisettoriale di Recanati - Osimo - Castelfidardo|distretto musicale di Castelfidardo-Recanati]].<ref>{{Cita web|url=http://www.capponiclaudio.it/content/view/25/52/lang,italian//|titolo=La storia della Farfisa|sito=CapponiClaudio.it|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
<ref>{{Cita web|url=https://www.capponiclaudio.it/produzione-della-farfisa//|titolo=Produzione della Farfisa|sito=CapponiClaudio.it|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
Nel panorama torinese, oltre alla [[FIP - Fabbrica Italiana Pianoforti|FIP – Fabbrica Italiana Pianoforti]], attiva dal 1919 al 1929 e nota per l'elevata produzione e per aver impiegato tra i suoi tecnici anche [[Cesare Augusto Tallone]],<ref>{{Cita web|url=https://www.museotorino.it/view/s/c20046580bfc4b35bdbac5db1c107e31|titolo=Fabbrica Italiana Pianoforti S.A.|sito=MuseoTorino|lingua=it|accesso=2025-05-14}}
</ref> è degno di nota il marchio '''Steinbach''', utilizzato dalla torinese '''Piatino''' per la vendita di pianoforti prodotti localmente nel secondo dopoguerra. Il nome, di ispirazione germanofona, fu parte di una strategia commerciale simile a quella di Farfisa per intercettare il mercato di studenti principianti. Molti strumenti a marchio Steinbach, oggi importati, conservano una buona reputazione tra i pianisti amatoriali.
Altri costruttori torinesi attivi soprattutto prima della seconda guerra mondiale includevano '''C. Baer''', '''Berra''', '''Marchisio''', '''Chiappo''', '''Roeseler''', '''Aymonino''' e '''Mola''', noti nel mercato interno per la qualità artigianale dei loro strumenti.<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/68532191/Un_industria_troppo_imperfetta_la_fabbricazione_dei_pianoforti_a_Torino_nell_Ottocento|titolo=Un'industria troppo imperfetta: la fabbricazione dei pianoforti a Torino nell'Ottocento|sito=Academia.edu|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
Tra le figure storiche, si ricorda anche il cembalaro [[Cesare Augusto Tallone]], attivo fino alla sua morte nel 1982, noto per la raffinatezza timbrica dei suoi strumenti e per aver contribuito alla definizione di un’identità sonora italiana nel pianoforte del Novecento.<ref>{{Cita web|url=https://www.assind.cr.it/allegati/20241019mondobusiness.pdf|titolo=Mondo Business - Associazione Industriali Cremona|sito=Associazione Industriali Cremona|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
Senza pretesa di esaustività va infine menzionata la '''Ditta Anelli''' di Cremona, attiva dal 1918 al 1968, che produsse circa 50.000 pianoforti, tra cui modelli innovativi come il ''verticoda'' e l{{'}}''autopiano''. La qualità e la diffusione dei suoi strumenti resero il marchio Anelli uno dei più significativi nel mercato interno italiano dell'epoca. Alla dissoluzione il marchio fu acquisito dalla Farfisa che lo utilizzò per commercializzare i propri prodotti.<ref>{{Cita web|url=https://www.cremonaoggi.it/2024/05/22/donazione-di-un-autopiano-anelli-per-250-della-guardia-di-finanza/|titolo=Donazione di un autopiano Anelli per 250° della Guardia di Finanza|sito=CremonaOggi|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
A partire dagli anni Ottanta, si è assistito a una rinascita dell'eccellenza artigianale grazie a nuove realtà imprenditoriali che puntano sulla qualità costruttiva e sull’innovazione acustica.
Tra i marchi tuttora attivi:
* '''[[Fazioli|Fazioli Pianoforti]]''' (Sacile, PN), fondata nel 1981 da Paolo Fazioli, è oggi tra i produttori più prestigiosi di pianoforti a coda, noti per la selezione dei materiali, l'elevata qualità artigianale e la ricerca acustica.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilsole24ore.com/art/fazioli-pianoforti-capolavori-suono-AMbq4Ur|titolo=Fazioli Pianoforti: capolavori del suono|sito=Il Sole 24 Ore|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
* '''[[Luigi Borgato]]''', artigiano veneto che costruisce a mano un numero molto limitato di strumenti di alto livello, tra cui il modello ''Grand Prix 333'' (88 tasti, 3,33 m, scala a quattro corde), uno dei pianoforti più grandi mai costruiti (sebbene non il più grande).<ref>{{Cita web|url=https://www.klavier.it/magazine/luigi-borgato-lartigiano-del-suono/|titolo=Luigi Borgato, l’artigiano del suono|sito=Klavier.it|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
* '''[[Zanta Pianoforti|Zanta]]''' (Camponogara, VE), fondata da Silvano Zanta, ha collaborato con il designer Enzo Berti per creare lo ''ZB200'', un pianoforte a mezza coda dal design innovativo. Questo modello si distingue per l'assenza dell'ansa laterale tradizionale, una struttura in legno ricavata da un unico blocco e una tastiera riprogettata per offrire dinamiche simili a quelle di un gran coda. La tavola armonica è realizzata in abete rosso della Val di Fiemme. Lo ZB200 è prodotto in edizione limitata di 99 esemplari ed è stato premiato con una menzione d'onore al [[Red Dot Design Award]] nel 2015.<ref>{{Cita web|url=https://interlude.hk/zanta-pianoforti-play-design/|titolo=ZANTA Pianoforti: Play with Design|sito=Interlude.hk|lingua=en|accesso=2025-05-14}}</ref>
== Tipi di pianoforte ==
{{Vedi anche|Pianoforte elettrico|Pianoforte digitale|Pianoforte giocattolo|Pianoforte preparato}}
I pianoforti si distinguono in diverse tipologie a seconda dello sviluppo strutturale, dell’impiego previsto, dell’ingombro e del costo di produzione. Si suddividono principalmente in '''orizzontali (a coda)''' e '''verticali''', cui si affiancano modelli storici, sperimentali o specializzati.
=== Pianoforti a coda ===
[[File:Boesendorfer-5075415.jpg|min|Pianoforte [[Bösendorfer]] 290 Imperial nella Musiksaal dell'Università di Bamberga]]
Caratterizzati da uno sviluppo orizzontale del corpo e delle [[corda (musica)|corde]], i pianoforti a coda sono i diretti discendenti del [[clavicembalo]], con cui condividono la disposizione orizzontale della tavola armonica e del sistema di propagazione sonora.
La lunghezza della cassa armonica determina diverse sottoclassi:
* Quarto di coda (o ''codino''): 145–165 cm
* Mezza coda: 170–200 cm
* Tre quarti di coda: 200–240 cm
* Gran coda (o ''da concerto''): oltre 240 cm
Questa classificazione ha valore indicativo: ad esempio, il '''Model B''' di [[Steinway & Sons]], lungo 211 cm, viene generalmente considerato un ''mezza coda'', ma è anche usato in contesti da concerto per le sue prestazioni.
Il pianoforte a coda rappresenta il riferimento tecnico per tutte le altre varianti dello strumento. La lunghezza delle corde nei registri gravi, unita a una [[meccanica del pianoforte|meccanica]] più evoluta e reattiva, offre una resa superiore sia in termini di [[Timbro (musica)|timbro]] che di controllo espressivo. La maggiore dimensione della [[tavola armonica]] e l’inerzia ridotta del sistema [[martelletto (pianoforte)|martelletto]]-corda consentono un attacco più pronto e una maggiore ricchezza di [[armonici naturali]], con un contenimento dell’[[Ipertoni (musica)|inarmonicità]] nei registri bassi.<ref>Giordano, R. (2007). "La corda del pianoforte: caratteristiche fisiche e acustiche." ''Liuteria Musica Cultura'', 3, 25–33.</ref>
I pianoforti a coda dispongono generalmente di tre pedali:
* '''[[Una corda]]''' (o ''pianissimo'' spesso abbreviato con 1C): sposta lateralmente la martelliera per colpire un numero ridotto di corde, producendo un suono più delicato.
* '''[[Pedale di risonanza]]''' (o ''tre corde'' spesso abbreviato con 3C): solleva tutti gli [[smorzatore (musica)|smorzatori]], consentendo la libera vibrazione di tutte le corde.
* '''[[Sostenuto (musica)|Sostenuto]]''': mantiene sollevati solo gli smorzatori delle note premute al momento dell’attivazione, permettendo effetti di risonanza selettiva.
{| class="wikitable sortable"
|+ '''Confronto tra modelli di pianoforti a coda di riferimento'''
! Modello !! Produttore !! Lunghezza (cm) !! Categoria convenzionale !! Uso tipico !! Note
|-
| Model S || [[Steinway & Sons]] || 155 || Quarto di coda || Ambienti domestici, studio || —
|-
| Model M || Steinway & Sons || 170 || Mezza coda || Studio avanzato || —
|-
| Model O || Steinway & Sons || 180 || Mezza coda || Salotti, studi || —
|-
| Model A || Steinway & Sons || 188 || Mezza coda || Studio, piccoli auditorium || —
|-
| Model B || Steinway & Sons || 211 || Mezza coda (alta gamma) || Sale da concerto medie, registrazione || Tra i più usati nei conservatori
|-
| Model C || Steinway & Sons || 227 || Tre quarti di coda || Sale medie, uso professionale || Prodotto solo ad Amburgo
|-
| Model D || Steinway & Sons || 274 || Gran coda da concerto || Sale da concerto, teatri || Modello concertistico di riferimento
|-
| C3X || [[Yamaha Corporation|Yamaha]] || 186 || Mezza coda || Uso professionale, scuole di musica || Evoluzione del popolare C3
|-
| CFX || Yamaha || 275 || Gran coda da concerto || Concerti, concorsi || Top di gamma Yamaha
|-
| F278 || [[Fazioli]] || 278 || Gran coda da concerto || Grandi sale, registrazione professionale || Tavola in abete della Val di Fiemme
|-
| F308 || Fazioli || 308 || Extra-gran coda || Auditori molto ampi, sale sinfoniche || Il pianoforte da concerto più lungo al mondo
|-
| 225 || [[Bösendorfer]] || 225 || Tre quarti di coda || Studio professionale, sale medie || Include tasti extra (92)
|-
| 280VC || Bösendorfer || 280 || Gran coda da concerto || Sale da concerto, uso solistico || Vienna Concert Series, 88 tasti
|-
| 290 Imperial || Bösendorfer || 290 || Gran coda da concerto || Grandi orchestre, solisti || 97 tasti (La sub-sub-contra)
|-
| B212 || [[C. Bechstein]] || 212 || Mezza coda avanzata || Sale piccole, registrazione || —
|-
| E272 || C. Bechstein || 272 || Gran coda da concerto || Uso solistico e sinfonico || Tavola armonica speciale "Resonator"
|-
| SK-2 || [[Kawai Musical Instruments|Shigeru Kawai]] || 180 || Mezza coda || Studio professionale, insegnamento || Serie artigianale, martelliera Premium
|-
| SK-3 || Shigeru Kawai || 188 || Mezza coda || Studi, sale da camera || Progetto rivisto rispetto al GX-3
|-
| SK-5 || Shigeru Kawai || 200 || Mezza coda || Sale medie, didattica avanzata || Tavola armonica selezionata
|-
| SK-6 || Shigeru Kawai || 212 || Mezza coda / ¾ || Registrazione, piccoli auditorium || —
|-
| SK-7 || Shigeru Kawai || 229 || Tre quarti di coda || Uso semi-concertistico || —
|-
| SK-EX || Shigeru Kawai || 278 || Gran coda da concerto || Concorsi e concerti internazionali || Costruito in Atelier dedicato
|}
=== Pianoforti verticali ===
[[File:Piano verticale Wohlfahrt.jpg|min|Pianoforte verticale [[Wohlfahrt]] - Nibau - Svizzera]]
Il pianoforte verticale, noto anche come pianoforte '''a muro''' o '''da studio''', è uno strumento a tastiera in cui le corde, la tavola armonica e la meccanica sono disposte verticalmente dietro la tastiera. Questa configurazione consente di ridurre l'ingombro, rendendolo particolarmente adatto per ambienti domestici o spazi limitati. L'origine del pianoforte verticale può essere ricondotta al [[claviciterio]], una variante verticale del [[clavicembalo]] attestata già nel XV secolo.<ref>{{Cita web |url=https://www.sibemolle.it/materie/pianoforte/storia/storia2.aspx |titolo=La storia del pianoforte - parte II |sito=Sibemolle.it |lingua=it}}</ref>
I modelli in commercio hanno un’altezza compresa tra i 100 e i 155 cm. Per via della compattezza e del costo ridotto, è il tipo più diffuso nelle abitazioni e tra gli studenti. Tuttavia, la meccanica verticale presenta limiti strutturali rispetto a quella dei pianoforti a coda, rendendo questo strumento generalmente inadatto all’uso professionale.<ref>{{Cita web |url=https://www.logicapianoforti.it/vendita-pianoforti/ |titolo=Vendita Pianoforti Roma delle migliori marche |sito=Logica Pianoforti |lingua=it}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://notabenissimo.wordpress.com/2017/10/22/suonare-il-pianoforte-si-ma-quale/ |titolo=Suonare il pianoforte…sì, ma quale? |sito=Notabenissimo |data=22 ottobre 2017 |lingua=it}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://www.longatopianoforti.it/catalogo/pianoforti-verticali/ |titolo=Pianoforti verticali |sito=Longato Pianoforti |lingua=it}}</ref>
[[File:Clavicytherium - Museo nazionale degli strumenti musicali, Roma (2016).jpeg|min|Il claviciterio esposto al museo nazionale degli strumenti musicali a Roma. Domenico Del Mela si ispirò a questo tipo di strumento per il suo pianoforte verticale.]]
Contrariamente a quanto spesso si crede, la [[tavola armonica]] di un verticale di media altezza (es. 120 cm) ha una superficie vibrante simile a quella di una mezza coda. I compromessi derivano invece dalla disposizione obliqua delle corde e della [[Meccanica del pianoforte|martelliera]], che rendono più difficile il controllo dinamico e la ribattuta: il [[Martelletto (musica)|martello]] fatica a ritornare rapidamente in posizione, e l’assenza del [[Scappamento (musica)|doppio scappamento]] rende più ardua l’esecuzione di passaggi virtuosistici, svantaggi che contribuiscono a rendere il suono più aspro e sgarbato, spesso con una mole sonora addirittura superiore a quella di una mezza coda.<ref>{{Cita web |url=https://www.steinwaynaples.com/finding-a-piano/mythbusting/upright_grand/ |titolo=Upright vs Grand |sito=Steinway Piano Gallery Naples |lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://thesalonmusicblog.wordpress.com/2017/08/16/the-modern-piano/ |titolo=The Modern Piano: A Brief History |sito=The Salon Music Blog |data=16 agosto 2017 |lingua=en}}</ref>
La minore reattività della meccanica verticale è dovuta alla geometria del movimento dello [[Stiletto (musica)|stiletto]] e della noce, che impedisce al solo peso dei leveraggi di riportare efficacemente il martello in posizione per essere catturato dal [[paramartello]]. Per compensare questo limite, si aggiungono componenti come la fettuccia di ritorno in tessuto e altri accorgimenti assenti nella meccanica orizzontale. Tali elementi, pur necessari al funzionamento, aumentano la massa in movimento, complicano la costruzione e riducono l’agilità complessiva del meccanismo, soprattutto nei passaggi rapidi.<ref>{{Cita web |url=https://wengleemusic.wordpress.com/2009/05/30/action-diagram/ |titolo=Action Diagram |sito=Weng Lee Music |lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://my.ptg.org/communities/community-home/digestviewer/viewthread?GroupId=43&MessageKey=4b3c2a3e-3c2f-4e5b-9e8f-8c3f3e3e3e3e&CommunityKey=6265a40b-9fd2-4152-a628-bd7c7d770cbf&tab=digestviewer |titolo=Yamaha Hammer Return Spring Cord Repair (Without Butt Plates) |sito=Piano Technicians Guild Forum |lingua=en}}</ref>
I pedali sono due o tre; il centrale, nei modelli che lo includono, attiva una [[sordina]] per lo studio silenzioso, simile a quella usata anche nei [[Fortepiano|fortepiani]] storici.<ref>Pollens, S. (1995). ''The Early Pianoforte''. Cambridge University Press.</ref>
==== Varianti verticali contemporanee ====
* '''Spinetta''': compatta, con meccanica ribassata; diffusa in Nord America. Altezza tra 90 e 100 cm.
* '''Console''': misura più grande della spinetta, tipico del Nord America come la variante spinetta, però più alta. Altezza tra 102 e 110 cm.
==== Varianti verticali storiche ====
* '''Giraffa''': ideata da Domenico Del Mela nel 1739, con meccanica sopra la tastiera.<ref>Good, E. M. (2001). ''Giraffes, Black Dragons, and Other Pianos: A Technological History from Cristofori to the Modern Concert Grand''. Stanford University Press.</ref>
* '''A piramide''': a forma piramidale, diffusa nel XVIII secolo a [[Vienna]].
* '''Cabinet''': struttura simile a un armadio; corde tese verso il basso; progettata da Hawkins e Müller.
* '''Pianino''': sviluppato da [[Ignaz Pleyel|Ignaz Josef Pleyel]] nel 1815; perfezionato da [[Robert Wornum]] con meccanica a ''baionetta'' (''English tape action'').
=== Pianoforti rettangolari ===
[[File:Tafelklavier Oehler Stuttgart, Square Piano Oehler Stuttgart.jpg|min|Painoforte rettangolare C. Oehler, Stoccarda 1870]]
Il pianoforte rettangolare (o ''a tavolo'') ha tastiera a sinistra e tavola armonica a destra. Il primo modello, di [[Johannes Zumpe]], fu prodotto a [[Londra]] nel 1766. Deriva dal [[Virginale]] ed ebbe successo per il basso costo e l’ingombro ridotto. La meccanica limitata ne causò il progressivo abbandono.<ref>Cole, M. & Cambie, P. (1994). ''The Pianoforte in the Classical Era''. Clarendon Press.</ref>
=== Pianoforti d’arte (''art case'') ===
Alcuni pianoforti vengono realizzati come veri e propri oggetti d’arte, combinando funzionalità acustica con un’estetica ricercata. Si tratta di strumenti unici o in serie limitata, progettati per ambienti di rappresentanza, collezionismo o esposizione, spesso in collaborazione con designer, artisti o centri stile di aziende di altri settori.
[[File:Piano droit Weinbach (3).jpg|min|Pianoforte verticale con finte gambe in stile "Chippendale"]]
Tra i modelli più significativi si possono citare:
* il '''Model B "Imagine Series"''' di [[Steinway & Sons]], realizzato in edizione limitata per commemorare il celebre brano ''Imagine''. Ispirato al '''Model B''' donato da [[John Lennon]] a [[Yoko Ono]] nel 1971 in occasione del suo compleanno, visibile nel videoclip ufficiale della canzone. L'edizione limitata presenta decorazioni non presenti nel modello di serie con alcuni fregi recanti disegni originali dell'artista sul leggio, alcune strofe e note della celebre canzone rappresentati sul telaio di ghisa nonché la firma di John Lennon nell'interno del coperchio della tastiera;<ref>[https://www.steinway.com/pianos/steinway/limited-edition/john-lennon John Lennon - Steinway & Sons]</ref>
* il '''[[Bösendorfer]] Crystal Grand''', arricchito da centinaia di cristalli [[Swarovski]], applicati a mano sulla cassa e disponibile in finiture personalizzate;
* il modello progettato dal centro stile [[Audi]] per Bösendorfer, dalle linee pulite e futuristiche, in cui materiali high-tech si fondono con l’acustica tradizionale;
* il pianoforte disegnato dal [[Peugeot]] Design Lab per [[Pleyel]], caratterizzato da un corpo monoblocco asimmetrico e materiali innovativi.
* Pianoforte progettato dal concertista ungherese [[Gergely Bogányi]], caratterizzato da un design innovativo: il mobile, dalla forma fluida e futuristica, è concepito per dirigere il suono verso il pubblico. L’uso di materiali compositi, in particolare la fibra di carbonio – impiegata anche per la tavola armonica – contribuisce a migliorarne la resistenza climatica e la qualità acustica.<ref>{{cita web |url=https://www.boganyi-piano.com/design |titolo=Design – Bogányi Piano |sito=boganyi-piano.com |lingua=en |accesso=2025-05-16}}</ref>
Oltre a questi esempi contemporanei, molti costruttori storici e moderni offrono configurazioni estetiche basate su stili codificati, pensati per adattarsi ad arredi classici o d'epoca. I più comuni includono:
* lo stile '''Sheraton''', è il più classico tanto che non viene nemmeno citato essendo la forma tipica dei pianoforti della [[Steinway & Sons]], frequentemente imitato da tutti gli altri costruttori e considerato l'estetica standard per un pianoforte moderno;
* le varianti '''Chippendale''', '''Vittoriano''', '''Art déco''' e '''Biedermeier''', riconoscibili per le gambe sagomate, le laccature, gli intarsi o i fregi decorativi.
=== Pianola ===
[[File:Pianola (1925, USA) by George Steck & Co.jpg|min|Pianola George Steck & Co - USA 1925]]
Strumento automatico elettropneumatico che riproduce musica tramite rulli perforati. Le prime versioni simulavano dita umane attraverso un componente aggiuntivo posizionato sulla tastiera di un pianoforte tradizionale. Versioni successive integravano il meccanismo pneumatico all'interno dello strumento. Marchi storici: ''[[Pianola]]'' (Aeolian, [[New York]]), ''Phonola'' (Hupfeld, [[Lipsia]]).
=== Pianoforti digitali ===
Strumenti elettronici progettati per simulare la timbrica e il tocco del pianoforte acustico. Utilizzano campionamenti o sintesi e offrono meccaniche con risposta progressiva. Evoluzione influenzata dalla tecnologia dei sintetizzatori.
=== Pianoforti elettrici ===
Si tratta di elettrofoni con generazione del suono tramite pick-up elettromagnetici. Le differenze costruttive hanno prodotto timbriche talmente peculiari da rendere ogni esemplare uno strumento a sé. Esempi celebri:
* ''Neo-Bechstein'' (1931)
* ''Rhodes''
* ''Yamaha CP''
* ''Clavinet'' (Hohner)
=== Pianoforti da viaggio ===
Modelli portatili del XVIII secolo, privi di supporti e dotati di maniglie. Utilizzavano la semplice ''Prellmechanik'' senza [[Scappamento (musica)|scappamento]]. Oggi non più in uso.
=== Necessaire ===
Mobile multifunzione con tastiera integrata, spesso destinato a uso femminile nel XIX secolo. Includeva una versione ''per fanciulli'', in scala ridotta.
=== Pianoforti arabi ===
Tra il 1920 e il 1940 furono sviluppati modelli capaci di produrre quarti di tono per adattarsi al [[sistema maqamico]]. L’inclusione dello strumento nelle [[Musica araba|orchestre arabe]] avvenne dopo il [[Congresso della Musica Araba]] ([[Cairo]], 1936). Alcuni lo usarono accordato all’occidentale, altri in versione modificata.
== Struttura ==
[[File:Klavier Tastatur.jpg|min|Tastiera di un pianoforte]]
Il pianoforte è costituito da un insieme complesso di componenti strutturali, meccanici e acustici, solidamente integrati nel [[#Il_mobile|mobile esterno]]. Le modalità costruttive del pianoforte ''a coda'' e ''verticale'' differiscono significativamente, anche se i principi meccanici sono comuni. L'architettura del pianoforte ''a coda'' rimane il punto di riferimento a cui i verticali cercano di avvicinarsi, pur introducendo compromessi costruttivi inevitabili per ottenere la disposizione verticale.<ref>https://www.youtube.com/watch?v=jAInt7hIZlU</ref>
Le principali sezioni funzionali di un pianoforte ''a coda'' si possono così distinguere:
* il '''corpo sonoro''', elemento centrale nella produzione acustica, che comprende la [[tavola armonica]] (funzionalmente analoga a un altoparlante), realizzata con fasce di [[Picea|legno da tono]] disposte obliquamente, catene di rinforzo, ponticelli per la trasmissione delle vibrazioni e una struttura portante composta dalla '''traversa anteriore''' (''belly rail'') e da altre travi oblique. Il corpo sonoro è incollato lungo il perimetro e integrato in una struttura lignea sagomata con lamellare curvato sotto trazione, che ne definisce la forma e la robustezza. A differenza di strumenti ad arco, il pianoforte non ha un "fondo" acustico: la tavola armonica irradia principalmente verso l’alto e viene vincolata unicamente lungo i bordi.<ref>[https://www.restagnopianoforti.com/la-tavola-armonica/ Restagno Pianoforti - Vendita, Restauro e Accordatura Pianoforti a Torino]</ref>
* il '''telaio''' (o piastra in ghisa), elemento statico che sostiene la [[cordiera]] e sopporta la tensione delle [[corda (musica)|corde]]; è avvitato al corpo sonoro e al [[somiere]] mediante viti e distanziali, lasciando libertà di vibrazione alla tavola armonica. Ospita le [[agraffe]] e i [[punto di ancoraggio|perni terminali]] di ancoraggio delle corde. Le '''caviglie''' di accordatura, che regolano la tensione delle corde, sono inserite nel somiere attraverso fori praticati nella piastra. In alcuni strumenti (es. [[Bösendorfer]]), la piastra non copre il somiere: in tal caso si parla di ''somiere scoperto''.<ref>[https://www.sibemolle.it/materie/pianoforte/evoluzione_corpo_sonoro/caviglie_somiere.aspx Il pianoforte: evoluzione del corpo sonoro. Caviglie e somiere]</ref>
* il '''somiere''' (o ''pinblock''), realizzato in legno multistrato ad alta densità, ha la funzione di ospitare le caviglie e garantire la stabilità dell'accordatura.<ref>https://www.sibemolle.it/materie/pianoforte/evoluzione_corpo_sonoro/somiere.aspx</ref>
* il '''tavolaccio''' è la base lignea su cui appoggia la meccanica; a esso sono solidali il corpo sonoro e il somiere, costituendo un blocco funzionale rigido e coerente incollato al mobile. Sopra il tavolaccio si trova il '''castello della meccanica''' (o ''cestello''), che comprende i tasti, le leve di ripetizione, gli [[stiletto (musica)|stiletti]], i martelletti e i relativi componenti (paramartelli, scappamenti ecc.).<ref>https://www.pianofaidate.it/manuale-restauro/4-la-meccanica</ref>
* la '''meccanica degli smorzatori''', distinta da quella dei martelletti, è fissata alla '''traversa anteriore''' (''belly rail''), dove si trovano anche la barra di sollevamento degli smorzatori, il meccanismo del [[pedale sostenuto]] e, nei modelli predisposti, quello del [[pedale armonico]]. Gli smorzatori stessi scorrono su una guida superiore indipendente.<ref>https://www.rennerusa.com/damper-action</ref>
* la '''lira''' (o pedaliera) è avvitata sotto il tavolaccio e ospita i [[pedale (musica)|pedali]], i cui rimandi (solitamente in ottone nei pianoforti a coda) attivano meccanismi sotto la tastiera: tra questi, lo spostamento laterale della meccanica per il pedale ''una corda'' (1C), il sollevamento della barra degli smorzatori per il pedale ''di risonanza'' (3C) e le altre funzioni aggiuntive degli eventuali pedali opzionali innovativi.<ref>https://www.fazioli.com/en/pianos/pianos/technology/</ref>
* il '''mobile''', oltre alla sua funzione estetica, fornisce il contenimento e l’allineamento strutturale di tutte le parti. Comprende le gambe, il coperchio superiore, il coperchio della tastiera, le fasce laterali e il rivestimento esterno.<ref>[https://saprenovation.com/it/elementy-obudowy/ Elementi del mobile - SAP Renovation]</ref>
Le principali sezioni funzionali di un pianoforte ''verticale'' sono quasi identiche a quelle del pianoforte ''a coda'', con le seguenti differenze principali:
* il '''corpo sonoro''' è semplificato: il [[somiere]] funge anche da traversa, essendo interposto tra le due fiancate (che fanno parte del [[mobile (strumento musicale)|mobile]] stesso) ed è ancorato a colonne verticali e a una barra trasversale alla base, che spesso funge anche da fondo. In molti modelli questa parte è svitabile, rivelando una controstruttura nascosta. La [[tavola armonica]] viene così ad essere di forma semplificata rettangolare ed è quindi incollata su questa cornice e distanziata leggermente dalle colonne per garantirne la libertà vibratoria. I ponti e le catene sono invece realizzati con gli stessi principi del pianoforte a coda.
* il '''telaio''' ha geometrie differenti ma funzioni analoghe: è saldamente avvitato sia al somiere che al corpo sonoro.
* il '''tavolaccio''' è avvitato alla cornice in posizione ortogonale, risultando sospeso a metà tra le due fiancate. La sua conformazione ''a sbalzo'' contribuisce a caratterizzare l'aspetto estetico tipico di un pianoforte verticale.
* la '''meccanica''', che include sia la parte dei martelletti sia quella degli [[smorzatore (musica)|smorzatori]], è unificata in un unico castello. Per compensare l’assenza di gravità utile al ritorno delle componenti, come avviene nei pianoforti a coda, sono impiegate molle aggiuntive, con conseguente aumento dell’inerzia, ridotta precisione e assenza del doppio scappamento.
* la '''lira''' è assente: i [[pedale (musica)|pedali]] sono direttamente integrati nella tavola di fondo. I meccanismi sono vincolati al fondo smontabile, non alla barra su cui questo è avvitato.
* le '''agraffe''' sono in genere assenti; in loro luogo si usa un '''capodastro''', barra monolitica il cui nome è un prestito della liuteria, per delimitare la lunghezza vibrante delle corde. Alcuni modelli particolarmente raffinati montano tuttavia anch'essi le agraffe, solidali al telaio, sebbene leggermente diverse da quelle del pianoforte a coda.
* il meccanismo del '''pedale una corda''' (1C) non agisce sul cestello, che è fisso, ma avvicina i martelletti alle corde mediante una barra basculante retrostante agli [[stiletto (musica)|stiletti]].
* il '''pedale centrale''' non è un pedale tonale, ma attiva un feltro mobile basculante che si interpone tra martelletti e corde. Quando abbassato riduce il volume rendendo il suono più ovattato. Considerato l'uso di questo meccanismo la sede di questo pedale ha tipicamente un'asola laterale che consente di bloccarlo in posizione premuta spostandolo lateralmente col piede una volta premuto.
* sono presenti un '''coperchio sommitale''' apribile per migliorare la diffusione del suono, un pannello frontale sopra la tastiera che copre la meccanica, e un pannello inferiore sopra la pedaliera: elementi assenti nei pianoforti a coda.
=== Corpo sonoro ===
Il corpo sonoro è l’elemento centrale del pianoforte nella produzione del suono. Comprende principalmente la tavola armonica e la struttura lignea che la sostiene e la mette in vibrazione. La sua funzione è quella di amplificare e modulare le vibrazioni prodotte dalle corde, trasformandole in onde sonore percepibili. L'architettura qui descritta è quella del pianoforte ''a coda'' sebbene elementi omologhi ancorché leggermente diversi morfologicamente siano individuabili anche nei ''verticali''.
==== Tavola armonica ====
La tavola armonica è realizzata in legno di conifera ad alto rendimento acustico, generalmente [[Picea abies|abete rosso]] o [[Picea sitchensis|abete Sitka]], per via dell’elevato rapporto tra elasticità e massa. Viene selezionato con venature strette, regolari e parallele, e stagionato naturalmente per diversi anni. A titolo di esempio Steinway & Sons impiega abete Sitka proveniente dall’Alaska,<ref>https://www.steinway.com/news/features/soundboard</ref> mentre Fazioli utilizza abete della Val di Fiemme, rinomato sin dai tempi di Stradivari.<ref>https://www.youtube.com/watch?v=_vj2bq7YoUw</ref>
La tavola presenta una leggera curvatura detta "bombatura", ottenuta tramite una combinazione di spessori variabili, tensione interna e incollaggio su supporti sagomati. Questa forma conferisce elasticità e favorisce una risposta dinamica uniforme lungo tutta la gamma dello strumento.
==== Ponticelli e catene ====
Sulla tavola armonica sono incollati due ponticelli, uno per il registro acuto e medio e uno per il grave. Essi trasferiscono alla tavola le vibrazioni delle corde, che vi poggiano con un angolo di pressione determinato dalla posizione dei piroli e dei perni terminali. I ponticelli sono costruiti in legno duro (tipicamente [[acero]]) e sagomati con precisione per mantenere costante la trasmissione dell’energia.
Sul lato opposto della tavola, incollate perpendicolarmente alla direzione delle venature, si trovano le catene (o nervature): listelli in legno leggero che rinforzano la struttura e influenzano l’equilibrio tonale tra le varie zone della tavola stessa.
==== Struttura portante ====
La tavola è incollata al telaio ligneo interno costituito dalle fasce laterali curve (ottenute da lamellare sotto trazione) e dalle travi di rinforzo interne. La più importante è la traversa anteriore (in inglese ''belly rail''), posta dietro alla meccanica degli smorzatori, su cui sono montati vari elementi meccanici come la barra di sollevamento e il sistema del pedale sostenuto. Il vincolo strutturale della tavola avviene esclusivamente lungo il bordo, senza un “fondo” riflettente come negli strumenti ad arco.
Questa struttura garantisce rigidità al corpo sonoro e, al tempo stesso, permette alla tavola di vibrare liberamente, condizione necessaria per una buona resa acustica.<ref>https://www.youtube.com/watch?v=jAInt7hIZlU&t=1s</ref>
=== La tastiera ===
[[File:Pianoclavier 1.jpg|
La [[Tastiera (musica)|tastiera]] è la parte del pianoforte destinata all’interazione diretta con l’esecutore. È montata su una base detta '''cestello''', solitamente realizzata in legno di [[abies|abete]], che scorre orizzontalmente su apposite slitte sopra il '''tavolaccio'''. Questo scorrimento, seppur minimo, è necessario per permettere lo spostamento laterale del cestello stesso quando viene azionato il pedale ''una corda'' (1C).
Il cestello ospita i tasti — in genere [[88 (numero)|88]], di cui 52 bianchi e 36 neri — i quali trasmettono il movimento delle dita ai componenti del '''castello della meccanica''', avvitato superiormente, che contiene i leveraggi dinamici della meccanica, come martelletti, leve di ripetizione, scappamenti e stiletti.
Questa configurazione, che copre un’estensione di sette ottave e una [[intervallo musicale|terza minore]], presenta la classica alternanza di gruppi di due e tre tasti neri, permettendo di eseguire le 12 note della [[scala cromatica]] e facilitando l’orientamento visivo e tattile sulla tastiera.
Nei pianoforti verticali il cestello della tastiera è solitamente avvitato al tavolaccio, mentre il castello è appoggiato sopra di esso ma avvitato al [[telaio (pianoforte)|telaio metallico]]: ciò garantisce la necessaria reazione meccanica affinché le molle degli [[smorzatore (musica)|smorzatori]] esercitino una pressione sufficiente per arrestare il moto delle corde, azione che invece nel pianoforte ''a coda'' avviene grazie al peso degli smorzatori stessi, altro caso in cui per ottenere lo stesso funzionamento è necessario un compromesso costruttivo con conseguenti varianti all'architettura complessiva.
====Estensione====
Sebbene alla data odierna gli 88 tasti si possano considerare lo standard di riferimento, tale estensione è stata raggiunta gradualmente durante l'evoluzione dal [[fortepiano]] al pianoforte moderno. A titolo di esempio, fino alla fine del XIX secolo era ancora frequente trovare strumenti più economici con solo 85 tasti.
La stessa [[Steinway & Sons|Steinway]], leader del mercato da oltre un secolo, principale contributrice del pianoforte moderno per via delle numerose innovazioni tecniche introdotte da [[C. F. Theodore Steinway|Theodor Steinweg (Theodore Steinway)]], ebbe a catalogo tre distinte varianti del '''Model A''': di queste la variante '''A1''', dismesso all'inizio del XX secolo, era dotato di 85 tasti e differiva dal successivo '''A2''' unicamente per la presenza di tre tasti aggiuntivi, condividendo con esso scala e architettura costruttiva, mentre il modello A3 differiva anche per lunghezza.
Con l’evoluzione del mercato e l’affermarsi di esigenze esecutive più ampie, i modelli con estensione ridotta scomparvero progressivamente dai cataloghi [[Steinway & Sons|Steinway]] e di altri costruttori, lasciando spazio al formato a 88 tasti che si affermò definitivamente nei primi decenni del XX secolo.<ref>{{Cita web|url=https://www.wellspianos.com/pianos/steinway/model-a|titolo=Steinway Model A - Wells Pianos|sito=wellspianos.com|accesso=2025-05-14}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://msteinert.com/blog/the-85-key-steinway|titolo=The 85-key Steinway - M. Steinert & Sons|sito=msteinert.com|accesso=2025-05-14}}</ref>
====Modelli con tasti aggiuntivi====
Il primo pianoforte con un’estensione superiore ai consueti 88 tasti prodotto in serie fu il '''290 Imperial''' della [[Bösendorfer]], progettato nel 1909 da [[Ludwig Bösendorfer]], divenuto da allora uno dei cavalli di battaglia del costruttore, tanto da essere tuttora a catalogo. Lo strumento fu progettato per soddisfare le esigenze di [[Ferruccio Busoni]], le cui [[trascrizione (musica)|trascrizioni organistiche]] delle opere di [[Johann Sebastian Bach]] richiedevano [[estensione (musica)|note gravi aggiuntive]], normalmente presenti negli [[organo a canne|organi a canne]] ma assenti nei pianoforti dell’epoca. Questo modello include 97 tasti estendendosi fino al do sub-sub-contra<ref>{{Cita web|url=https://www.boesendorfer.com/de/pianos/pianos/Concert-Grand-290-Imperial|titolo=Imposant: Der Bösendorfer Konzertflügel 290 Imperial.|sito=boesendorfer.com|lingua=de|accesso=2023-12-27}}</ref>. Altri modelli Bösendorfer, come il 225 (92 tasti), mantengono un'estensione più ampia, sebbene inferiore al 290, come tratto distintivo della casa<ref>{{Cita web|url=https://www.boesendorfer.com/de/pianos/pianos/grand-piano-225|titolo=Bösendorfer Grand 225 Klangliche Präsenz bis zum Subkontra F|sito=boesendorfer.com|lingua=de|accesso=2023-12-27}}</ref>.
Esistono anche strumenti artigianali con estensioni ancora maggiori: ad esempio, il modello '''Rubenstein R371''' di '''David Rubenstein''', artigiano di [[Los Angeles]], è un pianoforte lungo 371 cm con 97 tasti, la cui estensione nel [[registro (musica)#Registri vocali e strumentali|registro grave]] ricalca quella del '''290 Imperial'''. '''Stuart & Sons''', costruttore australiano, che produce pianoforti da 97 e 102 tasti, con estensioni sia nei bassi che negli acuti, nonché un esemplare unico denominato '''Beleura''' che ha addirittura 108 tasti complessivi<ref>http://www.stuartandsons.com/models-and-maint.html {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20170730193403/http://www.stuartandsons.com/models-and-maint.html |data=30 luglio 2017 }}</ref>. [[Stephen Paulello]] noto pianista e meglio noto tra i tecnici come produttore di corde per pianoforte, costruisce il modello '''Opus 102''', anch'esso con 102 tasti complessivi.<ref>https://spaulello.com/#pianos</ref>
====Materiali costruttivi====
I tasti bianchi dei pianoforti costruiti nel passato sono tipicamente rivestiti di [[avorio]]<ref>{{Cita web |url=https://www.newyorker.com/magazine/1958/01/25/change-of-keys |titolo=Change of Keys |sito=The New Yorker |data=25 gennaio 1958 |lingua=en}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://www.newyorker.com/magazine/1993/02/22/key-largo |titolo=Key Largo |sito=The New Yorker |data=22 febbraio 1993 |lingua=en}}</ref>.
Tradizionalmente l'avorio era il materiale preferito per i tasti bianchi degli strumenti di buona qualità; ma, con l'introduzione del bando del suo commercio nel quadro della [[Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione|CITES]], i costruttori hanno dovuto ripiegare su materiali sintetici.
Ad esempio: Blüthner, Bösendorfer, Fazioli, Grotrian, Steinway ed altri costruttori europei utilizzano l'Ivoplast<sup>®</sup> di Kluge Klaviaturen GmbH (Remscheid, Germania)<ref>http://www.kluge-klaviaturen.de/refs.php</ref>; Yamaha utilizza l'Ivorite<sup>®</sup>, materiale da essa sviluppato.<ref>V.: Mario Igrec, ''Pianos Inside Out'', cit. in Bibl., pp. 354-356.</ref> L'avorio fossile (di mammut) non rientra nel bando citato ed è talvolta offerto come opzione sia da restauratori, sia da qualche costruttore, p. es. Steingraeber & Söhne;<ref>v.: http://www.steingraeber.de/english/grand_pianos_681.html {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20170502083345/http://www.steingraeber.de/english/grand_pianos_681.html |data=2 maggio 2017 }}.</ref>
Per quanto riguarda i tasti neri, l'[[ebano]] è stato storicamente il materiale più utilizzato per la sua durezza, densità e colore scuro uniforme<ref>https://www.pianosolo.it/tasti-neri-del-pianoforte/</ref>
<ref>https://www.reddit.com/r/piano/comments/1fyn4hg/black_keys_have_weird_texture_advice_for/</ref>. Tuttavia, molte specie di ebano (genere [[Diospyros]]) sono oggi considerate a rischio di estinzione e sono incluse nelle appendici della [[Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione|CITES]], che ne regolamentano il commercio internazionale.<ref>{{Cita web|url=https://www.wood-database.com/wood-articles/restricted-and-endangered-wood-species/|titolo=Restricted and Endangered Wood Species – The Wood Database|sito=wood-database.com|accesso=2025-05-14}}</ref> Inoltre, la polvere generata durante la lavorazione dell'ebano può essere irritante per le mucose e potenzialmente tossica, causando problemi respiratori e dermatiti.<ref>{{Cita web|url=https://www.ccohs.ca/oshanswers/chemicals/wood_dust.html|titolo=Wood Dust - Health Effects – Canadian Centre for Occupational Health and Safety|sito=ccohs.ca|accesso=2025-05-14}}</ref>
A causa di queste problematiche ambientali e di salute, molti costruttori hanno adottato materiali alternativi per i tasti neri, come legni più comuni tinti di nero, legni ricomposti da polveri tinte o materiali sintetici. Ad esempio, alcuni produttori utilizzano il [[Pyrus communis|pero]] o il [[Carpinus betulus|carpino bianco]] tinti per imitare l'aspetto dell'ebano.<ref>{{Cita web|url=https://www.mandolincafe.com/forum/threads/145364-Substitutes-for-ebony|titolo=Substitutes for ebony? – Mandolin Cafe Forum|sito=mandolincafe.com|accesso=2025-05-14}}</ref> Inoltre, l'[[osso]] bovino viene talvolta impiegato come sostituto dell'avorio nei tasti bianchi<ref>https://www.klaviano.com/piano-blog/it/e-possibile-vendere-un-pianoforte-con-i-tasti-davorio.html</ref>
<ref>https://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/7104-materiali-placchette-tastiera/</ref>
<ref>https://www.pianoforti-cerabino.com/restauro/</ref>.
Alcuni costruttori impiegano anche resine sintetiche avanzate. Ad esempio, la ditta italiana Zanta, già premiata con il Red Dot Award 2015 per il modello a coda ZB200 e dunque orientata a un'innovazione ragionata, ha introdotto nel modello verticale Nemo una speciale resina chiamata FENIX NTM<sup>®</sup>. Detto materiale è stato scelto per le caratteristiche avanzate con cui il produttore l'ha ingegnerizzato come la piacevolezza al tatto, le proprietà anti-impronta, la colorazione opaca e la termoplasticità che consente un'eventuale autoriparazione termica dei micrograffi.<ref>{{Cita web|url=https://www.zantapianoforti.it/eng/red-dot-design-award-2015/|titolo=ZANTA Pianoforti: Play with Design – Red Dot Award|sito=zantapianoforti.it|lingua=en|accesso=2025-05-14}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.zantapianoforti.it/prodotti/pianoforte-verticale-zanta-nemo/|titolo=ZANTA Nemo – Pianoforte Verticale|sito=zantapianoforti.it|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.fenixforinteriors.com/it/fenix-ntm|titolo=FENIX NTM® – Arpa Industriale|sito=fenixforinteriors.com|lingua=it|accesso=2025-05-14}}</ref>
Nei pianoforti di fascia economica si utilizza spesso la galalite, una sostanza plastica di consistenza cornea derivata dalla caseina.<ref>{{Cita web |url=https://trama-e-ordito.blogspot.com/2024/07/galalite.html |titolo=Galalite |sito=Trama e Ordito |data=luglio 2024 |lingua=it}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://www.bottonificiolozio.it/galalite.html |titolo=Il pregio dei bottoni in galalite o caseina |sito=Bottonificio Lozio |lingua=it}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://blogs.getty.edu/iris/galalith-alchemy-in-the-age-of-plastic/ |titolo=Galalith: Alchemy in the Age of Plastic |sito=Getty Iris |data=2015 |lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://en.design20.eu/glossary/galalith/ |titolo=Galalith |sito=DESIGN20.eu |lingua=en}}</ref>
In ogni caso, a prescindere dal materiale utilizzato e dal pregio dello stesso, lo scopo della ricerca dei materiali alternativi rimane sempre e comunque quello di fare in modo che il tasto possa avere il miglior compromesso possibile tra scivolosità ([[Aderenza|grip]]) e sensazione tattile, adatta all'assunzione ed al mantenimento delle posizioni delle dita anche durante i passaggi tecnicamente più impegnativi.<ref>{{Cita web |url=https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1994-01-19-me-13140-story.html |titolo=Plastic Ivory: A New Key to a Grand Sound |sito=Los Angeles Times |data=19 gennaio 1994 |lingua=en}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://www.mdpi.com/2071-1050/11/5/1290 |titolo=Bioinspired Ivory Substitute Based on Hydroxyapatite–Gelatin Composite |sito=MDPI Sustainability |data=2019 |lingua=en}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://www.pianolessonslondon.co.uk/blog/ivory-vs-plastic-piano-keys |titolo=Ivory vs Plastic Piano Keys: Which is Better? |sito=Piano Lessons London |lingua=en}}</ref>
====Uso e morfologia====
[[File:Piano_Frequencies.svg|min|Tastiera a 88 tasti, con ottave numerate, evidenziati il Do centrale (celeste) e il La del diapason (giallo)]] La tastiera del pianoforte è composta da una sequenza ripetitiva di 12 tasti per ottava: 7 tasti bianchi e 5 tasti neri. I tasti bianchi rappresentano le note naturali della scala di Do maggiore (Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si), mentre i tasti neri corrispondono alle alterazioni (diesis e bemolle) delle note naturali. Questa disposizione facilita l'orientamento visivo e tattile del pianista sulla tastiera.<ref>https://musyance.com/note-sul-pianoforte-come-leggere-tutta-la-tastiera-del-pianoforte</ref>
'''Il Do centrale''': notato come C4 nella notazione scientifica, è il tasto bianco situato immediatamente a sinistra del gruppo di due tasti neri approssimativamente al centro della tastiera. Costituisce un riferimento fondamentale per l’esecuzione e lo studio del pianoforte, essendo allineato con il centro della gamma sonora dello strumento e corrispondente al Do centrale nel [[Notazione musicale|sistema di notazione musicale]].<ref name="pianistscompass.com">{{Cita web |url=https://pianistscompass.com/learn/piano-keyboard-layout/ |titolo=Piano Keyboard Layout |sito=Pianist’s Compass |lingua=en}}</ref>
Per questa ragione, poiché l'individuazione del Do centrale è tipicamente argomento di studio da parte dei pianisti principianti per iniziare ad orientarsi sullo strumento ed eseguire la musica all'altezza corretta, onde conservare la semplicità nell'individuazione dello stesso, Bösendorfer colora di nero tutti i [[estensione (musica)|tasti aggiuntivi]], compresi quelli che dovrebbero essere bianchi.<ref>{{Cita web |url=https://www.pianistmagazine.com/blogs/why-the-extra-keys-the-bosendorfer-imperial-grand-piano/ |titolo=Why the extra keys? The Bösendorfer Imperial Grand Piano |sito=Pianist Magazine |lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://www.boesendorfer.com/en/pianos/pianos/grand-piano-225 |titolo=Grand Piano 225 |sito=Bösendorfer |lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://music.stackexchange.com/questions/82212/why-are-the-extra-notes-on-bosendorfers-92-97-key-pianos-black-instead-of-whi |titolo=Why are the extra notes on Bösendorfer's 92/97-key pianos black instead of white? |sito=Music Stack Exchange |lingua=en}}</ref>
Detto accorgimento è invece assente negli altri modelli in commercio con tasti aggiuntivi.<ref>{{Cita web |url=https://www.stuartandsons.com/stuartpianos.html |titolo=Stuart & Sons Grand Pianos |sito=Stuart & Sons |lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://pianopricepoint.com/fazioli-f308-grand-piano/ |titolo=Fazioli F308 Grand Piano |sito=Piano Price Point |lingua=en}}</ref>
'''Toni e semitoni''' : nella tastiera del pianoforte, la distanza tra due tasti consecutivi, siano essi bianchi o neri, è detta [[semitono]] (o mezzo tono). Ad esempio, tra Mi e Fa o tra Si e Do vi è un semitono, poiché non vi sono tasti neri interposti. Un [[tono (musica)|tono]] intero corrisponde a due semitoni contigui. Questa organizzazione riflette il [[temperamento equabile]] adottato nella moderna accordatura pianistica.<ref name="open.edu">{{Cita web |url=https://www.open.edu/openlearn/history-the-arts/music/an-introduction-music-theory/content-section-5.2 |titolo=An Introduction to Music Theory – Intervals |sito=The Open University |lingua=en}}</ref>
'''Diesis e bemolle''' : I tasti neri rappresentano le alterazioni cromatiche delle note naturali. La stessa nota può avere due nomi distinti secondo il contesto tonale: ad esempio, il tasto nero tra Do e Re può essere chiamato Do diesis (C♯) o Re bemolle (D♭). Un diesis (#) indica che la nota è alzata di un semitono, mentre un bemolle (♭) implica l’abbassamento della nota di un semitono. Questa ambiguità è nota come [[Glossario musicale (A-H)#Enarmonia|equivalenza enarmonica]].<ref name="pianistscompass.com"/>
'''La scala di Do maggiore''' : La [[Scala maggiore|scala di Do maggiore]] è la più semplice tra le scale maggiori in quanto priva di alterazioni. Essa è formata solo da tasti bianchi e segue la successione Do–Re–Mi–Fa–Sol–La–Si–Do. Gli intervalli tra le note seguono lo schema: tono, tono, semitono, tono, tono, tono, semitono. Questo pattern rappresenta la base per la costruzione di tutte le scale maggiori della [[musica occidentale]].<ref name="open.edu"/>
===Morfologie alternative===
[[File:Janko keyboard.svg|min|Layout della tastiera Jankó]] Esistono anche disposizioni alternative alla tastiera tradizionale, come la [[tastiera Jankó]], ideata nel XIX secolo da [[Paul von Jankó]]. Essa impiega una disposizione isomorfica dei tasti, con sei file parallele che permettono di eseguire scale e accordi con la stessa diteggiatura in tutte le tonalità. Sebbene offra vantaggi ergonomici e teorici, non si è mai diffusa su larga scala a causa della standardizzazione della tastiera tradizionale e della difficoltà di reperire strumenti costruiti secondo tale sistema.<ref>{{Cita web |url=https://www.pianodao.com/2017/11/05/the-janko-keyboard/ |titolo=The Jankó Keyboard |sito=PianoDao |lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web |url=https://www.hakenaudio.com/morphium/janko |titolo=What is a Janko keyboard? |sito=Haken Audio |lingua=en}}</ref>
=== La meccanica ===
[[File:Upright piano hammers & dampers.jpg|
La '''meccanica''' del pianoforte è l'insieme dei componenti che trasformano il movimento delle dita dell'esecutore sulla tastiera in un'azione percussiva dei martelletti sulle corde, generando così il suono. Questo complesso sistema comprende leve, snodi, molle, perni, guarnizioni e altri elementi che cooperano per garantire una risposta precisa e controllata al tocco del pianista.
L’efficienza e la progettazione della meccanica influiscono direttamente sulla qualità timbrica e sulla suonabilità dello strumento, determinando la sensibilità, la velocità di risposta e la capacità di articolare fraseggi complessi. Per questa ragione, la meccanica è da sempre oggetto di studi, innovazioni e ottimizzazioni da parte dei costruttori.
Numerose tipologie meccaniche si sono succedute nel tempo, a partire da quella ideata da [[Bartolomeo Cristofori]], attraverso le varianti dei [[fortepiano|fortepiani]] delle diverse scuole europee, fino alle architetture moderne. Tra queste, merita menzione la "Patentmechanik" della [[Blüthner]], concettualmente affine alla storica meccanica '''a spillo''', ma dotata di un sistema di spingitori con un rudimentale doppio scappamento non ammortizzato, che aumentava precisione e velocità dell’azione. Blüthner continuò a impiegarla nei propri pianoforti a coda fino alla fine degli anni ’60 del XX sec., e strumenti che ne sono dotati sono ancora largamente reperibili e restano apprezzati anche oggi per le ottime prestazioni.
Contributi fondamentali all’evoluzione della meccanica furono apportati da costruttori oggi non più attivi, come Langer, Herrburger-Brooks e Schwander, i cui brevetti e soluzioni hanno contribuito a standardizzare le proporzioni e i rapporti cinematici delle moderne meccaniche, sia nei pianoforti verticali che in quelli a coda.
Attualmente, si distinguono due tipologie principali di meccaniche moderne:
* la meccanica del pianoforte ''a coda'', basata sulla forza di gravità e caratterizzata dal doppio scappamento, che garantisce prestazioni elevate nella ripetizione delle note;
* la meccanica del pianoforte ''verticale'', in cui l’assenza di gravità diretta viene compensata da molle di ritorno, con un’azione meno fluida e precisa rispetto ai modelli a coda.
A queste si affiancano varianti avanzate dei meccanismi di ripetizione, prodotte da aziende specializzate che operano come fornitori OEM per numerosi marchi di pianoforti. Tra queste, Renner (leader del mercato), [[Helmut Abel|Abel]], [[Detoa]] e [[Wessell, Nickel & Gross]] impiegano materiali differenti — come legno di [[Alnus glutinosa|ontano]], grafite, leghe speciali, compositi e polimeri tecnici — per ridurre attriti, migliorare l’inerzia e garantire stabilità nel tempo. Anche [[Kluge Klaviaturen]], storicamente nota per la produzione di tastiere e oggi parte del gruppo [[Steinway & Sons|Steinway]], realizza componenti di alta precisione in collaborazione con i produttori di meccaniche.
Marchi come Louis Renner GmbH e Helmut Abel GmbH godono di una forte reputazione anche tra pianisti, tecnici e restauratori, che spesso riconoscono la qualità delle loro meccaniche e martelliere come un plus nei pianoforti di fascia alta o nei restauri professionali.
Solamente alcuni costruttori definiti '''world class''', come [[Yamaha Corporation|Yamaha]] o [[Bechstein]], producono internamente l’intera meccanica e la tastiera, dichiarando di voler mantenere il massimo controllo sulla qualità costruttiva e sulle tolleranze meccaniche, piuttosto che affidarsi al mercato OEM.
La realizzazione e l’assemblaggio della meccanica richiedono tolleranze strettissime e regolazioni complesse (tra cui scappamento, alzata, attriti passivi e attivi), che possono essere effettuate solo da tecnici specializzati. Tali regolazioni, oltre a influire sulla dinamica e sull’affidabilità, sono fondamentali per esprimere appieno le caratteristiche musicali di ciascuno strumento.<ref>{{Cita web|url=https://www.louis-renner.de/ueber-renner/renners-klaviermechanik/?lang=en|titolo=Renner Piano Action|sito=louis-renner.de|accesso=2025-05-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://wessellnickelandgross.com|titolo=Advanced Composite Piano Actions|sito=wessellnickelandgross.com|accesso=2025-05-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.abel-pianoparts.de/en|titolo=Helmut Abel Piano Parts|sito=abel-pianoparts.de|accesso=2025-05-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.detoa.cz/en/products/piano-actions|titolo=Detoa Piano Actions|sito=detoa.cz|accesso=2025-05-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.kluge-klaviaturen.de/en/products|titolo=Kluge Klaviaturen - Products|sito=kluge-klaviaturen.de|accesso=2025-05-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.bluthner.co.uk/about-us/history.html|titolo=Blüthner History – Blüthner Pianos UK|sito=bluthner.co.uk|accesso=2025-05-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.pianoencyclopedia.com/piano-brands/history-of-the-bluthner-piano-brand/|titolo=History of the Blüthner Piano Brand|sito=pianoencyclopedia.com|accesso=2025-05-15}}</ref>
==== Funzionamento della meccanica ====
Il funzionamento della meccanica varia sensibilmente tra pianoforti a coda e verticali, pur condividendo la medesima logica di base: alla pressione di un tasto, un sistema di leve mette in moto un martelletto che colpisce la corda corrispondente, mentre uno smorzatore si solleva per consentire la vibrazione.
Sia nella meccanica a coda che in quella verticale, seppure con geometrie differenti, si riconoscono i seguenti elementi fondamentali:
* '''Tasto''': leva azionata dal pianista.
* '''Pilota''' o '''capitano''': trasmette il moto iniziale alla meccanica.
* '''Principale''': leva intermedia che collega il tasto al sistema di scappamento.
* '''Grilletto''' (detto anche '''spingitore''' o '''leva jack'''): vincolato alla principale, insiste sul rullino imprimendo spinta allo stiletto e quindi al martello. Quando raggiunge il bottone di scappamento, si separa dal rullino, che continua la sua corsa.
* '''Scappamento''': fase in cui il grilletto si separa dal rullino per evitare che il martello resti a contatto con la corda.
* '''Stiletto''': elemento verticale che supporta il martello e il rullino.
* '''Rullino''': rotella di feltro che riceve l’impulso dal grilletto e lo trasmette al martello.
* '''Leva secondaria''' o '''di ripetizione''': presente nei coda con doppio scappamento, trattiene il rullino durante la fase di ritorno e consente rapide ripetizioni.
* '''Molla hertziana''': agisce sulla leva secondaria; può essere fissa o regolabile (come nella meccanica tipo Renner).
* '''Martelletto''': percuote la corda.
* '''Paramartello''' o '''cattura''': arresta il martello dopo il colpo per evitare rimbalzi.
* '''Smorzatore''': blocca la vibrazione della corda al rilascio del tasto.
* '''Montante dello smorzatore''': leva che solleva lo smorzatore.
* '''Molle di ritorno''': usate nei verticali per supplire alla mancanza di gravità.
Nei pianoforti ''a coda'', la forza di gravità riporta le parti mobili in posizione iniziale. Il '''doppio scappamento''', brevettato da [[Sébastien Érard]] nel 1821, consente di ripetere rapidamente una nota senza che il tasto risalga completamente.
Nei pianoforti ''verticali'', l’orientamento verticale rende necessarie molle di ritorno. Di norma non è presente la leva secondaria e lo scappamento è semplificato, con conseguente perdita di precisione nelle dinamiche e nelle ripetizioni. Le meccaniche ''a baionetta'', oggi obsolete, furono abbandonate per via della debolezza degli smorzatori e delle difficoltà di manutenzione. Le meccaniche moderne verticali, pur migliorate, restano inferiori per efficienza rispetto a quelle dei coda.
==== Parti delle meccaniche ====
{|width=100%
|-style="background-color:#eeeeff" border="0"
|align=right width=40%|
{| class="wikitable" style="width:100%; font-size:90%"
|-
! N. !! Descrizione
|-
| '''(1)''' || tasto
|-
|-
| '''(3)''' || principale (cavalletto)
|-
| '''(4)''' || bottone di scappamento
|-
| '''(5)''' || spingitore o grilletto (leva jack)
|-
| '''(6)''' || vite della forcola (capsula del martello)
|-
| '''(7)''' || vite di regolazione dello scappamento
|-
| '''(8)''' || stiletto del martello
|-
| '''(9)''' || leva di ripetizione (secondaria)
|-
| '''(10)''' || testa del martello
|}
|align=center|[[File:Fortepian - mechanizm angielski.svg|400px]]
|align=left width=40%|
{| class="wikitable" style="width:100%; font-size:90%"
|-
! N. !! Descrizione
|-
|-
|-
|-
| '''(14)''' || cucchiaio
|-
| '''(15)''' || smorzatore
|-
| '''(16)''' || corda
|-
| '''(17)''' || telaio o piastra
|-
| '''(18)''' || agraffa
|-
| '''(19)''' || caviglia
|-
| '''(20)''' || somiere
|}
|}
{|width=100%
|-style="background-color:#eeeeff" border="0"
|align=right width=40%|
{| class="wikitable" style="width:100%; font-size:90%"
|-
! N. !! Descrizione
|-
| '''(12)''' || tasto
|-
| '''(13)''' || pilota
|-
| '''(14)''' || principale (cavalletto)
|-
| '''(15)''' || spingitore
|-
| '''(16)''' || bottone di scappamento
|-
| '''(17)''' || leva di scappamento
|-
| '''(18)''' || portamartello
|-
| '''(19)''' || fermo ausiliario
|-
| '''(20)''' || barra di riposo dei martelli
|-
| '''(21)''' || martello
|}
|align=center|[[File:Pianino - mechanizm angielski.svg|200px]]
|align=left width=40%|
{| class="wikitable" style="width:100%; font-size:90%"
|-
! N. !! Descrizione
|-
| '''(1)''' || spine elastiche
|-
| '''(2)''' || perno molle
|-
| '''(3)''' || clip di ritenuta
|-
| '''(4)''' || supporto della meccanica
|-
| '''(5)''' || corda
|-
| '''(6)''' || smorzatore
|-
| '''(7)''' || serranda
|-
| '''(8)''' || cappello del martello
|-
| '''(9)''' || rotaia centrale ("bedspring")
|-
| '''(10)''' || leva di sollevamento (pedale forte)
|-
| '''(11)''' || cucchiaio della serranda
|}
|}
* '''Martelli''': costituiti da una testa stondata in [[feltro]] compatto di [[lana]] vergine, proveniente da razze selezionate come la [[pecora Merinos|Merinos]], incollata e inchiodata a un’anima in legno (tipicamente [[bambù]], [[Mogano (legno)|mogano]] o [[Carpinus|carpino]]). Talvolta è presente un sottofeltro colorato con funzione estetica. La forma, la massa e le proprietà elastiche del feltro influenzano direttamente l’attacco, la dinamica e la timbrica.<ref>{{Cita web|url=https://www.abel-pianoparts.de/en/products/hammers|titolo=Helmut Abel – Piano Hammers|sito=abel-pianoparts.de|accesso=2025-05-15}}</ref>
* '''Scappamento''': è il meccanismo che consente alla leva jack (detta anche grilletto o spingitore), vincolata alla leva principale, di "scappare" quando incontra il bottone di scappamento. In posizione non scappata, il jack insiste sul ''rullino'' dello ''stiletto'', imprimendo la spinta. Regolando il bottone si definisce il punto in cui il jack si ritira. Il rullino viene quindi intercettato dalla leva secondaria (o di ripetizione), molleggiata da una [[molla]] di tipo hertziano. Questo consente una ribattuta veloce senza che il tasto debba tornare completamente a riposo.<ref>{{Cita libro|autore=Max Matthias|curatore=Steno Giulini|coautori=Sergio Brunello e Giovanni Bettin|titolo=Steinway Service Manual. Guida per la cura e manutenzione dello Steinway|edizione=trad. italiana|editore=Rugginenti|anno=2005|isbn=88-7665-510-7|p=46}}</ref>
* '''Smorzatori''': colloquialmente detti anche '''smorzi''', sono blocchetti di legno con cunei in feltro incollati, destinati a interrompere la vibrazione delle [[corde]] al rilascio del tasto. Sono realizzati con materiali analoghi a quelli dei martelli e, nei modelli curati, mostrano un coordinamento cromatico con i nastri in [[cashmere]] e i sottofeltri dei martelli.<ref>Esiste un curioso refuso per cui i nastri di cashmere sono indicati come "'''Kasimir'''" in molti cataloghi di ricambi internazionali. Il termine è probabilmente frutto di una metonimia evolutiva: "cashmere" è stato deformato in "Kasimir" per assonanza con un nome proprio, secondo un processo analogo a quello che ha dato origine a ''[[capodastro]]'' da "capo tasto" nella liuteria.</ref>
* '''Tasto''': è una leva basculante in legno (tipicamente tiglio o acero), rivestita in plastica o, nei modelli antichi, in avorio. Agisce come fulcro dell’intera meccanica, trasmettendo il movimento agli elementi sovrastanti. Sotto la zona di pressione è presente una mortasa che accoglie un perno in acciaio lucidato, detto '''perno di affondo''', il cui scopo è impedire movimenti laterali. Al centro del tasto è invece collocata un'altra mortasa che si innesta sul '''perno di bilanciamento'''. L’altezza e l’inclinazione del tasto vengono regolate mediante spessori in carta e feltro.
* '''Pilota''': componente che trasferisce il moto del tasto alla leva principale, insistendo sul suo tallone. Può essere una vite in ottone lucidata, incastonata direttamente nel tasto, oppure — in alcuni verticali — un cilindretto in legno con sommità in feltro e parte inferiore filettata. In entrambi i casi, la rotazione del pilota consente una regolazione fine della posizione della leva principale.
* '''Principale (cavalletto)''': è l’elemento che sostiene e collega il jack al rullino (o alla noce, nel verticale). Nella meccanica orizzontale porta anche il cucchiaio di fine corsa del jack, una forcola per la leva secondaria e la molla hertziana. Nei pianoforti verticali il paramartello è integrato nel principale, che ospita anche un occhiello per la fettuccia di richiamo della noce.
* '''Jack (spingitore)''': leva dalla forma a ''J'', vincolata al principale tramite un pivot. Trasferisce il moto verso lo stiletto, insistendo sul rullino. Nella meccanica verticale, in assenza del rullino, agisce su una concavità feltrata della '''noce'''. Il bottone di scappamento ne provoca la rotazione e quindi lo "scappamento". Nei pianoforti a coda, dopo lo scappamento, il rullino è intercettato dalla leva secondaria; nei verticali, invece, il jack rimane in contatto con una diversa zona della noce, consentendo una ribattuta meno precisa.
* '''Bottone di scappamento''': cilindretto di legno con feltro alla sommità, incastonato in una vite dal filetto molto fine. Determina il punto di "scappamento" della leva jack. Il funzionamento è simile nelle meccaniche orizzontali e verticali, pur con proporzioni differenti.
* '''Leva secondaria (di ripetizione)''': vincolata alla leva principale tramite un pivot mediano, rimane parallela allo stiletto in posizione di riposo. Regolabile tramite un bottone che insiste sul principale e una vite di fine corsa. Nei modelli "tipo Renner" è presente anche una vite per la regolazione della tensione della molla. Serve a captare il rullino in fase di ritorno, ammortizzando l'inerzia e favorendo ribattute rapide. Nella meccanica verticale è assente: il compito è svolto dal jack in contatto con la noce, con prestazioni inferiori.
* '''Rullino''': cilindro in feltro rivestito in pelle scamosciata, incollato allo stiletto mediante una placchetta. Agevola lo scorrimento del jack verso la posizione di scappamento, riducendo l’attrito grazie anche alla grafite presente sulla punta del jack. Assente nella meccanica verticale, dove è sostituito da una porzione feltrata della noce.
* '''Vite di regolazione dello scappamento (let-off)''': incastonata nella forcola dello stiletto, definisce il punto in cui la leva secondaria si arresta e, quindi, la distanza tra martello e corda al termine del ritorno. È cruciale per calibrare la reattività della ribattuta.
* '''Vite della molla''': presente solo nella ripetizione "tipo Renner", regola la tensione della molla hertziana. Alcune meccaniche, come quella [[Steinway & Sons|Steinway]] (anch’essa prodotta da Renner), ne sono prive.
* '''Molla hertziana''': sottile molla a forcella che collega la leva principale a quella secondaria. Ammortizza il contatto del rullino durante il ritorno. Nei verticali si trovano molle simili sulla noce e sul jack; talvolta il jack è spinto da una molla elicoidale.
* '''Forcola''' (o '''capsula'''): supporto avvitato che accoglie il pivot delle leve. Nella meccanica orizzontale ogni leva ha la propria forcola, tranne jack e leva secondaria, che sono vincolati direttamente al principale. Nei verticali esiste anche una forcola per la leva dello smorzatore.
* '''Paramartello''': elemento in feltro o pelle che arresta il martello dopo l’impatto con la corda, evitando rimbalzi. Nella meccanica orizzontale è collocato sulla leva del tasto, in quella verticale sul principale. Può intercettare il codolo del martello o una sua estensione (nei verticali).
* '''Cucchiaio''': parte metallica arcuata, solidale alla leva dello smorzatore. Viene premuto dalla parte terminale della leva del tasto, che solleva lo smorzatore. È piegabile per regolare il punto d’intervento. Non è presente in tutte le versioni.
* '''Barra alzatutto''': barra basculante che solleva simultaneamente tutti gli smorzatori durante l’uso del pedale destro. Nella coda è posta sotto le leve smorzatrici; nei verticali è sostituita da una barra a ogiva che agisce tramite la rotazione.
* '''Leva smorzatore''': collegata allo smorzatore e al cucchiaio, è imperniata su una forcola avvitata a una barra metallica. Nei pianoforti verticali la leva è di costruzione diversa e viene azionata da una molla che la mantiene a contatto con le corde.
=== I pedali ===
I pianoforti moderni possono essere dotati di due, tre, quattro, talvolta addirittura cinque pedali, a seconda del modello e del costruttore. Sono situati nella parte inferiore dello strumento e servono ad alterarne il comportamento meccanico e timbrico durante l’esecuzione. I pedali sono generalmente realizzati in ottone lucidato; al loro interno azionano leveraggi, molle e tiranterie che collegano il pedale al meccanismo interno.
==== Pedale di risonanza (o forte, 3C) ====
[[File:Music-pedaldown.png|min|Simbolo usato negli spartiti per indicare il pedale di risonanza]]
Introdotto nel 1783 da [[John Broadwood]], è solitamente collocato a destra. Solleva simultaneamente tutti gli [[smorzatore (musica)|smorzatori]], permettendo alle corde di vibrare liberamente e prolungando il suono oltre il rilascio del tasto. Questo pedale consente legati impossibili da realizzare manualmente e produce un alone armonico generato dalla vibrazione simpatica di tutte le corde dello strumento.
==== Pedale una corda (o pianissimo, 1C) ====
Di norma collocato a sinistra, nei [[pianoforte a coda|pianoforti a coda]] sposta lateralmente l’intera [[meccanica del pianoforte|meccanica]] e la [[tastiera (musica)|tastiera]], cosicché il [[martelletto (pianoforte)|martelletto]] colpisca solo due o una delle tre corde usualmente assegnate a una nota. Questo modifica sia la dinamica che il timbro, producendo un suono più intimo e ovattato.
Nel registro grave, dove le corde sono già singole o doppie, l’effetto deriva principalmente dal cambiamento del punto di contatto del martelletto, che agisce su una zona meno consumata del feltro. Nei pianoforti verticali, invece, il pedale avvicina i martelletti alle corde, riducendone la corsa e l’energia d’urto, con un effetto dinamico ma meno timbricamente marcato.
Menzione speciale va al costruttore giapponese Toyo di [[Hamamatsu]], titolare del marchio ''Apollo'', pur sconosciuto in Italia in quanto avente forza commerciale solamente nel mercato asiatico, poiché è l'unico costruttore che ha progettato pianoforti verticali in cui il pedale 1C agisce come nei coda, spostando l’intero castello meccanica.
==== Pedale tonale (o sostenuto) ====
Posto al centro nei pianoforti a coda, trattiene sollevati solo gli smorzatori delle note che sono premute nel momento in cui viene attivato. Permette effetti selettivi di risonanza e viene sfruttato soprattutto nella musica impressionista e contemporanea. Già presente in alcuni prototipi di pianoforti Boisselot, fu introdotto per la prima volta da [[Steinway & Sons]] (New York) nel 1874, ma i produttori europei iniziarono a inserirlo comunemente nei pianoforti a coda solo dagli anni ‘40 in poi.
È anche noto come “pedale [[Alfonso Rendano|Rendano]]”, dal nome del pianista e compositore che propose una versione perfezionata del brevetto Steinway . Alcuni costruttori come Steingraeber & Söhne lo hanno integrato anche nei pianoforti verticali.
==== Pedale sordina ====
Presente solo nei pianoforti verticali e destinato principalmente allo studio. Attivandolo, un panno di feltro viene interposto tra martelletti e corde, riducendo drasticamente il volume senza alterare meccanicamente la tastiera. È l’unico pedale che può essere bloccato tramite incastro per rimanere attivo senza pressione costante.
Questo principio è sfruttato anche da compositori contemporanei: pianisti come [[Nils Frahm]] e [[Ólafur Arnalds]] lo usano per ottenere timbri soffusi e atmosferici, aprendo a nuove sonorità e stili espressivi nella composizione neoclassica e “modern classical”.
Nel repertorio classico, il termine "sordino" aveva però un significato diverso: nei [[fortepiano|fortepiani]] dell’epoca di [[Ludwig van Beethoven|Beethoven]], il pedale sordina era concepito non per motivi di studio, bensì con finalità timbriche ed espressive. Un esempio celebre si trova all’inizio del primo movimento della ''[[Sonata per pianoforte n. 14 (Beethoven)|Sonata op. 27 n. 2]]'' (detta "Al chiaro di luna"), dove l’indicazione ''''Si deve suonare tutto questo pezzo delicatissimamente e senza sordino''''' (in edizioni successive tradotta spesso come ''con il pedale forte tenuto per tutta la durata'') lascia intendere che l’autore facesse riferimento alla risonanza prodotta dalla **soppressione del sordino**, cioè dell’intervento degli [[smorzatore (musica)|smorzatori]], con valore **poetico e non pratico**.
==== Quarto pedale ====
Presente in alcuni pianoforti a coda di fascia '''World class''' come il [[Fazioli F308]]<ref>{{Cita web |url=http://www.fazioli.com/it/pianoforti/modelli/f308 |titolo=Fazioli F308: caratteristiche |accesso=26 novembre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121130014052/http://www.fazioli.com/it/pianoforti/modelli/f308 |dataarchivio=30 novembre 2012}}</ref> o gli strumenti [[Stuart & Sons]]<ref>{{Cita web |url=http://www.stuartandsons.com/index.php?option=com_content&view=article&id=82&Itemid=68 |titolo=Stuart & Sons: The sound (Pedals) |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101220135630/http://stuartandsons.com/index.php?option=com_content&view=article&id=82&Itemid=68 |dataarchivio=20 dicembre 2010}}</ref>. A differenza dell{{'}}''una corda'', non modifica il timbro, ma avvicina i martelletti alle corde riducendone la corsa come nei verticali, quindi riduce il volume mantenendo inalterata la colorazione timbrica. Si tratta a tutti gli effetti di un pedale 1C alternativo.
==== Pedale armonico ====
È a tutti gli effetti un '''quinto pedale''', introdotto da costruttori innovativi come [[Stephen Paulello]], [[Feurich]] e [[Stuart & Sons]], il pedale armonico agisce inizialmente come un pedale di risonanza, ma riporta lo smorzatore in posizione appena il tasto viene rilasciato, evitando che l’intero strumento entri in risonanza. Questo consente l’uso di armonie complesse e forti dinamiche senza generare rumore di fondo incontrollato.<ref>{{Cita web |url=http://www.harmonicpianopedal.com/ |titolo=Harmonic Pedal – Description |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
==== Simboli grafici dei pedali nella notazione musicale ====
Nella scrittura musicale pianistica, l'uso dei pedali è spesso indicato tramite simboli standardizzati. Ecco i principali:
[[File:Sustain Pedal On and Off Example (Modern Dance Intro).png|min|Esempio di notazione testuale moderna del pedale di risonanza (3C).]]
[[File:3C Pedal Notation.png|min|Esempio notazione grafica moderna del pedale di risonanza (3C) con la barra grafica rappresentata sotto il rigo musicale.]]
{| class="wikitable"
! Simbolo !! Nome !! Descrizione
|-
| [[File:Music-pedaldown.png|20px]] || Pedale di risonanza - '''inizio''' || Indica quando premere il pedale di risonanza (pedale destro)
|-
| [[File:Music-pedalup.png|20px]] || Pedale di risonanza – '''rilascio''' || Indica quando rilasciare il pedale di risonanza
|-
| <code>Ped.</code> / <code>*</code> || Pedale di risonanza || Notazione testuale: “Ped.” all’attacco, asterisco (*) per il rilascio
|-
| Barra orizzontale || Pedale di risonanza || Notazione grafica specifica; Si tratta di una barra orizzontale delimitata da piccole barrette verticali. Il pedale viene premuto in corrispondenza della prima barretta verticale e rilasciato dove termina in corrispondenza della seconda barretta verticale. Esiste anche la casistica del rilascio temporaneo dove la barra orizzontale è interrotta da un simbolo a V rovesciata corrispondente alla posizione dove eseguire il rilascio rapido.
|-
| Sost. / * || Pedale tonale o sostenuto || Raramente indicato, tipicamente in notazione testuale ''“Sost.”'' mentre il rilascio usa il medesimo simbolo del pedale di risonanza o asterisco (*)
|-
| — || Pedale una corda || Di norma indicato testualmente con ''1C'' o ''una corda'' sopra al rigo musicale - il rilascio si evince dalle ulteriori indicazioni agogiche
|-
| — || Pedale sordina || Non esiste una convenzione standard per la notazione
|-
| — || Quarto pedale || Non esistono simboli standard; Trattandosi a tutti gli effetti di un diverso pedale ''1C'' sta all'esecutore decidere se utilizzare il pedale ''una corda'' propriamente detto, il quarto pedale (o entrambi) secondo il colore del suono che voglia ottenere
|-
| Barra orizzontale doppia || Quinto pedale - ''pedale armonico'' || I sostenitori di questo tipo di pedale hanno proposto una simbologia simile a quella del pedale di risonanza che comprende pressione, rilascio, transizione da risonanza a pedale armonico e da pedale armonico a risonanza. Esiste anche un logo che, apposto tipicamente nell'interno del coperchio, identifica la presenza di questo tipo di pedale nello strumento.<ref>http://www.harmonicpianopedal.com/comment_fr.php</ref>
La notazione consiste nell'apporre una barra orizzontale sotto al rigo musicale, identica a quella del pedale ''3C'' ma doppia. La transizione da ''3C'' a ''risonanza'' e viceversa è segnata dal raddoppio o dal ritorno a barra singola.
|}
=== Corde e scala ===
- '''Caviglie''': perni in [[acciaio temprato]] usati per tendere le corde. Possono essere bruniti per cataforesi (modelli economici) o lucidati a specchio (modelli premium). La parte superiore presenta un foro per il passaggio della corda; la testa è sagomata per accogliere la [[chiave di accordatura]]. La parte inferiore è [[godronatura|godronata]] con un profilo elicoidale per favorire l’adesione alle fibre del [[somiere]] in [[Compensato|legno multistrato]]. Il foro nel somiere è volutamente leggermente più stretto del diametro della caviglia, in modo che le fibre si incastrino nelle scanalature elicoidali creando un accoppiamento resistente alla rotazione. Questo garantisce la tenuta dell’accordatura nel tempo.<ref>{{Cita web|url=https://www.dirksprojects.nl/index.php?Lan=italian&Page=Tuner/ManualPianoTuning.php|titolo=Manuale per l’accordatura del pianoforte – Dirks Projects|sito=dirksprojects.nl|accesso=2025-05-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.pianoconcerto.it/forum/index.php?/topic/3701-caviglie-troppo-basse/|titolo=Caviglie troppo basse? – Piano Concerto Forum|sito=pianoconcerto.it|accesso=2025-05-15}}</ref>
- '''Corde''': realizzate in [[acciaio armonico]] con processo di trafilatura a freddo in varie sezioni tonde, numerate in decimi di millimetro (es. 12–25, con misure intermedie ogni mezzo punto). Alcuni produttori, come Röslau, propongono anche corde con sezione esagonale, considerate più stabili dimensionalmente. Nei registri gravi, una parte delle corde presenta un rivestimento elicoidale in [[rame]], detto '''caricamento'''. Il numero di corde caricate varia: tipicamente da 28 a 30 nei pianoforti verticali, e da 20 a 30 nei pianoforti a coda, a seconda della lunghezza della scala. Le corde sono disposte orizzontalmente nei coda e verticalmente nei verticali.<ref>{{Cita libro|autore=Max Matthias|curatore=Steno Giulini|coautori=Sergio Brunello e Giovanni Bettin|titolo=Steinway Service Manual. Guida per la cura e manutenzione dello Steinway|edizione=trad. italiana|editore=Rugginenti|anno=2005|isbn=88-7665-510-7|pp=62,64,130,132}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.louisrenner.de|titolo=Louis Renner – Klaviermechaniken|sito=louisrenner.de|accesso=2025-05-15}}</ref>
== Cura e mantenimento del pianoforte ==
La corretta conservazione di un pianoforte richiede particolari attenzioni ambientali e interventi periodici di manutenzione specialistica. Secondo le linee guida fornite dalla [[Piano Technicians Guild]] e da altri enti di riferimento internazionali<ref>[https://www.ptg.org/ptgmain/piano/care/basic-rules Piano Technicians Guild – Basic Rules for Piano Care]</ref>, lo strumento va mantenuto in condizioni climatiche stabili e sottoposto a operazioni regolari di regolazione, accordatura e intonazione per conservarne la funzionalità meccanica e la qualità sonora.<ref>{{Cita web |url=https://www.ptg.org/ptgmain/piano/care/basic-rules |titolo=Basic Rules for Piano Care |sito=ptg.org |editore=Piano Technicians Guild |lingua=en |accesso=14 maggio 2025}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://usa.yamaha.com/products/musical_instruments/pianos/piano_care.html |titolo=Piano Care and Maintenance |sito=yamaha.com |editore=Yamaha Corporation |lingua=en |accesso=14 maggio 2025}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://www.fazioli.com/en/pianoforti/maintenance |titolo=Maintenance |sito=fazioli.com |editore=Fazioli Pianoforti |lingua=en |accesso=14 maggio 2025 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150905103411/http://www.fazioli.com/en/pianoforti/maintenance |dataarchivio=5 settembre 2015}}</ref>
Di seguito sono elencate le principali pratiche consigliate da produttori e tecnici qualificati.
=== Condizioni ambientali ideali ===
I fattori climatici, in particolare l’[[umidità relativa]] e la [[temperatura]], influenzano in modo determinante la stabilità strutturale e acustica del pianoforte. L’umidità eccessiva può deformare i componenti in [[legno]] sotto tensione, mentre un ambiente troppo secco può provocare fessurazioni nella [[tavola armonica]] e nelle fasce.<ref>{{Cita web |url=https://www.cooperpiano.com/how-humidity-damages-piano-strings-and-soundboards/ |titolo=How Humidity Damages Piano Strings and Soundboards |sito=cooperpiano.com |editore=Cooper Piano |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://kandmmusicschool.com/blogs/piano-lessons/the-role-of-temperature-and-humidity-in-piano-tuning-stability/ |titolo=The Role of Temperature and Humidity in Piano Tuning Stability |sito=kandmmusicschool.com |editore=K&M Music School |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://www.texaspianorestoration.com/climate-impact-on-pianos-how-to-protect-your-instrument/ |titolo=Climate Impact on Pianos: How to Protect Your Instrument |sito=texaspianorestoration.com |editore=Texas Piano Restoration |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
<ref name="ptg.org">{{Cita web |url=https://www.ptg.org/ptgmain/piano/care/basic-rules |titolo=Basic Rules for Piano Care |sito=ptg.org |editore=Piano Technicians Guild |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
Produttori come [[Steinway & Sons]] raccomandano di mantenere un'umidità relativa attorno al 45% e una temperatura di circa 20 °C<ref>Max Matthias, ''Steinway Service Manual'', 2ª ed., Frankfurt/M, Bochinsky, 1998, pp. 58 e 138.</ref>. Valori considerati accettabili sono compresi tra il 40% e il 60%<ref>''Your Piano Investment'', Steinway, p. 16. [https://web.archive.org/web/20160314225544/http://www.pianocentre.ca/index.php/education/piano-buyers-guide Web archive]</ref>. Fazioli, altro costruttore di fascia alta, consiglia di evitare escursioni al di fuori del 30–70%<ref>https://web.archive.org/web/20150905103411/http://www.fazioli.com/en/pianoforti/maintenance</ref>.
Per garantire condizioni ambientali costanti, si possono installare sistemi di controllo attivo dell'umidità come il ''[[Dampp-Chaser Piano Life Saver System]]'', particolarmente utili in ambienti soggetti a variazioni stagionali.<ref>{{Cita web |url=https://www.pianolifesaver.com/how-it-works/ |titolo=How It Works – Piano Life Saver System |sito=pianolifesaver.com |editore=Dampp-Chaser Corporation |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
=== Posizionamento nello spazio domestico ===
Il pianoforte va collocato lontano da fonti dirette di calore (come [[termosifone|termosifoni]], stufe o [[Camino (edilizia)|camini]]) e da correnti d’aria fredda, evitando l’esposizione diretta ai [[raggi ultravioletti|raggi solari]]. Anche la prossimità a [[parete perimetrale|pareti perimetrali]] fredde può causare condense o sbalzi termici dannosi. Ambienti non climatizzati come [[cantina|cantine]] e [[mansarda|mansarde]], se non ventilati e stabili dal punto di vista termoigrometrico, sono sconsigliati.<ref>{{Cita web |url=https://www.steinwaycalgary.ca/services/caring-for-your-steinway |titolo=Caring for your Steinway |sito=steinwaycalgary.ca |editore=Steinway Piano Gallery Calgary |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
=== Norme di buon uso quotidiano ===
È preferibile non appoggiare oggetti sul [[mobile (strumento musicale)|mobile del pianoforte]] (spartiti pesanti, vasi, bicchieri, oggetti decorativi), poiché le vibrazioni possono alterare la risonanza dello strumento o generare rumori indesiderati.<ref>{{Cita web |url=https://www.musiccitypianos.com/information/piano-care |titolo=Piano Care |sito=musiccitypianos.com |editore=Music City Spokane |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
Per prevenire danni causati da [[roditori]] e insetti xilofagi, è opportuno proteggere i fori di accesso (ad esempio in prossimità dei [[Pedale (meccanica)|pedali]]) nei periodi di lunga inattività. All'interno dello strumento possono essere posizionate bustine di repellente specifico, purché non rilascino sostanze dannose per i materiali.<ref>{{Cita web |url=https://www.pianoharbour.com.au/care |titolo=Care and Maintenance |sito=pianoharbour.com.au |editore=Piano Harbour |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
In ambienti particolarmente silenziosi o acusticamente trattati, è consigliabile evitare un arredamento eccessivamente assorbente: tende pesanti, [[tappeto|tappeti spessi]] e rivestimenti imbottiti possono smorzare il [[suono]], alterandone la resa.<ref>{{Cita web |url=https://pianopricepoint.com/optimizing-piano-acoustics/ |titolo=Optimizing Piano Acoustics at Home |sito=pianopricepoint.com |editore=Piano Price Point |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
=== Pulizia ===
La [[pulizia]] esterna deve essere effettuata con panni morbidi e prodotti specifici per superfici [[vernice|verniciate]] o [[impiallacciatura|impiallacciate]], evitando abrasivi o detergenti generici. L’interno dello strumento non dovrebbe mai essere pulito da personale non qualificato: l’accumulo di polvere nella [[meccanica (pianoforte)|meccanica]] o sulla tavola armonica richiede un intervento tecnico, eventualmente con rimozione parziale o totale della meccanica.<ref name="ptg.org"/>
<ref>{{Cita web |url=https://www.bechstein.com/en/service/maintenance-and-care/cleaning-the-piano-case/ |titolo=Cleaning the Piano Case |sito=bechstein.com |editore=C. Bechstein Pianoforte AG |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://steinway.co.uk/steinway-piano-care-and-maintenance/ |titolo=Steinway Piano Care and Maintenance |sito=steinway.co.uk |editore=Steinway & Sons |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
=== Manutenzione ordinaria ===
Una corretta manutenzione ordinaria del pianoforte prevede tre operazioni distinte, da eseguire generalmente una o due volte l’anno:
* '''[[Regolazione (strumenti musicali)|Regolazione della meccanica]]''': si ristabiliscono i corretti giochi, allineamenti e rapporti cinematici tra tasti, martelli, scappamenti e smorzatori.
* '''[[Accordatura]]''': consiste nell’adeguare la [[Tensione (meccanica)|tensione]] delle [[corda (musica)|corde]] per riportare le altezze delle [[nota musicale|note]] alla frequenza desiderata, solitamente in [[temperamento equabile]] con [[La (nota)|La]] = 440 Hz.
* '''[[Intonazione (pianoforte)|Intonazione]] (voicing)''': si interviene sul [[feltro]] dei martelli tramite aghi o limatura per modificare il [[Timbro (musica)|timbro]] dello strumento, rendendolo più dolce o più brillante a seconda delle esigenze. Si tratta di un’operazione delicata e irreversibile, da affidare esclusivamente a [[accordatore di pianoforti|tecnici esperti]].
Per eseguire queste operazioni in modo professionale, è consigliabile rivolgersi a un tecnico registrato presso organizzazioni specializzate come l’AIARP – Associazione Italiana Accordatori Riparatori Pianoforti.<ref>{{Cita web |url=https://www.ptg.org/ptgmain/piano/care/care-faqs |titolo=Piano Care FAQs |sito=ptg.org |editore=Piano Technicians Guild |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://www.yamaha.com/en/musical_instrument_guide/piano/maintenance/maintenance002.html |titolo=Care and Maintenance of a Piano: Tuning Once a Year |sito=yamaha.com |editore=Yamaha Corporation |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
<ref>{{Cita web |url=https://collinspianotuning.net/regulating_and_tone_voicing |titolo=Regulating and Tone Voicing |sito=collinspianotuning.net |editore=Collins Piano Tuning |lingua=en |accesso=15 maggio 2025}}</ref>
=== Riepilogo: buone pratiche per la cura del pianoforte ===
{| class="wikitable" style="width:100%; background:#f9f9f9;"
|+ '''Cosa fare e cosa evitare'''
! style="width:50%;" | '''✅ Buone pratiche consigliate'''
! style="width:50%;" | '''❌ Pratiche da evitare'''
|-
|
* Mantenere umidità relativa tra 45% e 70%
* Mantenere temperatura costante di circa 20 °C
* Collocare il pianoforte lontano da fonti di calore e pareti esterne fredde
* Utilizzare sistemi di controllo climatico (es. ''Dampp-Chaser'')
* Pulire l’esterno con prodotti specifici
* Far eseguire periodicamente:
** regolazione della meccanica
** accordatura
** intonazione (voicing)
* Affidarsi a tecnici registrati presso [[AIARP]]
|
* Esporre lo strumento a sbalzi termici o all’irraggiamento diretto del sole
* Collocarlo in ambienti troppo umidi, secchi o non ventilati
* Appoggiare oggetti sul mobile (vasi, bicchieri, libri pesanti)
* Eseguire pulizie interne senza adeguata competenza
* Intonare i martelli senza strumenti o esperienza adeguati
* Eseguire interventi senza consultare un tecnico specializzato
|}
== Nell'arte e cultura ==
{{C|Raccolta indiscriminata, priva di fonti, parziale e non oggettivabile di alcune opere che per qualche motivo hanno una correlazione col pianoforte|musica|giugno 2021}}
===
* [[1956]] – ''[[Incantesimo (film 1956)|Incantesimo]]'', regia di [[George Sidney]]
* [[1960]] – ''[[Tirate sul pianista]]'', regia di [[François Truffaut]]
* [[1988]] – ''[[Madame Sousatzka]]'', regia di [[John Schlesinger]], sul rapporto tra insegnante e allievo.
* [[1993]] – ''[[Lezioni di piano]]'', film sentimentale
* [[1993]] – ''[[Trentadue piccoli film su Glenn Gould]]'', film diretto da [[François Girard]] e ispirato alla storia del pianista [[Glenn Gould]].
* [[1994]] – ''[[Amata immortale]]'', film diretto da [[Bernard Rose]] e basato sulla vita del compositore e pianista tedesco [[Ludwig van Beethoven]]
* [[1996]] – ''[[Shine (film)|Shine]]'', film di [[Scott Hicks]] ispirato alla vita di [[David Helfgott]].
* [[1998]] – ''[[La leggenda del pianista sull'oceano]]'', film del regista [[Giuseppe Tornatore]] tratto dal monologo ''[[Novecento (monologo teatrale)|Novecento]]'' di [[Alessandro Baricco]].
* [[2000]] – ''[[Grazie per la cioccolata]]'', film di [[Claude Chabrol]].
* [[2001]] – ''[[La pianista (film)|La pianista]]'', film di [[Michael Haneke]] tratto dal romanzo omonimo di [[Elfriede Jelinek]].
* [[2002]] – ''[[Quattro minuti]]'', film diretto da Chris Kraus, rivelazione del cinema tedesco nel 2002.
* [[2002]] – ''[[Il pianista (film)|Il pianista]]'', film di [[Roman
* [[2006]] – ''[[La voltapagine]]'', regia di [[Denis Dercourt]].
* [[2013]] - ''[[Il ricatto (film 2013)|Il ricatto]]'', regia di [[Eugenio Mira]].
* [[2018]] - ''[[Nelle tue mani (film 2018)|Nelle tue mani]]'', regia di [[Ludovic Bernard]]
[[File:De Pianoles door Henriëtte Ronner-Knip.jpg|min|[[Henriëtte Ronner-Knip]], ''Lezione di piano'' (1897)]]
===
* [[1946]] – ''[[Il pianista (autobiografia)|Il pianista]]'', libro autobiografico di [[
* [[1983]] – ''[[La pianista (romanzo)|La pianista]]'', romanzo di [[Elfriede Jelinek]], da cui è stato tratto l'[[La pianista (film)|omonimo film]].
* [[1994]] – ''[[Novecento (monologo teatrale)|Novecento]]'', monologo di [[Alessandro Baricco]], che ha ispirato il film ''[[La leggenda del pianista sull'oceano]]''.
=== Trattatistica ===
* [[Piero Rattalino]], ''
* [[Piero Rattalino]], ''
* [[Piero Rattalino]], ''L'interpretazione pianistica. Teoria, storia, preistoria'', Varese, [[Zecchini Editore|Zecchini]], 2008 (sulla storia dell'interpretazione prima e dopo i metodi di registrazione)
* [[Gerald Moore]], ''Il pianista accompagnatore'', Asti, Analogon, 2013
* [[Piero Rattalino]], ''Le grandi scuole pianistiche'', Milano, Ricordi, 1992
* George Kehler, ''The piano in concert'', Metuchen, N.J., Scarecrow, 1982, ISBN
* [[Piero Rattalino]], ''Piano Recital. L'evoluzione del gusto musicale attraverso la storia del programma da concerto'', Napoli, Flavio Pagano, 1992, ISBN 88-85228-21-6
* Paolo Scanabissi, ''Il piano sereno. La tranquillità esecutiva nel giovane pianista vista negli ambiti dell'anatomia, fisiologia, neurologia e psicologia'', Modena, Il Fiorino, 2009
* [[Piero Rattalino]], ''Guida alla musica pianistica'', Varese, [[Zecchini Editore|Zecchini]], 2012, pp. XXIV+640, ISBN 978-88-6540-015-9 (guida per la comprensione della musica pianistica con un'introduzione sulla storia del pianoforte)
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Scipione Maffei, ''Nuova invenzione d'un Gravecembalo col piano e forte...'', in: ''Giornale de' Letterati d'Italia'', vol. V, Venezia, Gabbriello Ertz, 1711, pagg. 144-159
* Rosamond E. M. Harding, ''The Piano-Forte. Its History Traced to the Great Exhibition of 1851'', Cambridge, Cambridge University, 1933; 2ª ed.: Old Woking, Surrey, Gresham Books, 1978; ed. in brossura: Cambridge, Cambridge University, 2014, ISBN 978-1-107-41827-1
* Alfredo Casella, ''Il pianoforte'', Milano, Ricordi, 1954
*
* Franz Rudolf Dietz, ''Das Intonieren von Flügeln – Grand Voicing'', Francoforte sul Meno, Das Musikinstrument, 1968; rist.: Clifton, New Jersey (USA), APSCO, s.d. [in ted. e ingl., con ill.]
* Giampiero Tintori, ''Gli strumenti musicali'', tomo II, Torino, UTET, 1971,
* Klaus Wolters, ''Il pianoforte - Introduzione alla sua storia, alla sua costruzione e alla tecnica pianistica'', Firenze, Aldo Martello - Giunti, 1975, edizione italiana del volume edito da Hallwag, Berna, 1969 (pp. 92, con dis., ill. ed es. mus.)
* ''Terminorum musicae index septem linguis redactus'', 2ª ed., Budapest
* Serge Cordier, ''Piano bien tempéré et justesse orchestrale
* Nikolaus Schimmel, H.K. Herzog, ''Piano Nomenclatur'', 2ª ed., Francoforte sul Meno, Das Musikinstrument, 1983 [terminologia tecnica relativa ai pianoforti verticali e a coda in 6 lingue, compreso l'italiano, con ill.; ad es., per la meccanica del pianoforte a coda v.
* ''Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti'', diretto da Alberto Basso, ''Il Lessico'', vol. III, Torino, UTET, 1984,
* ''The New Grove Dictionary of Musical Instruments'', diretto da Stanley Sadie, Londra, MacMillan, 1984, vol. 3,
* Laura Och, ''Bartolomeo Cristofori, Scipione Maffei e La Prima Descrizione Del «Gravicembalo Col Piano e Forte»'', Il Flauto Dolce, no. 14/15, 1986, pp. 16–23
* Piero Rattalino, ''Storia del pianoforte'', Milano, Il Saggiatore, 1988
* Bernhard Stopper, ''Das Duodezimsystem als den natürlichen Teiltonverhältnissen entsprechendes 12-Ton System'', Europiano 3
* Louis Kentner, ''Il pianoforte. Lo strumento, la tecnica esecutiva, i grandi compositori'', Padova, Muzzio, 1990
* Cyril Ehrlich, ''The Piano: A History'', ed. riveduta, Oxford, Clarendon, 1990
* Konstantin Restle, ''Bartolomeo Cristofori und die Anfänge des Hammerklaviers'', Monaco di Baviera, Editio Maris, 1991
* Herbert Junghanns, ''Der Piano- und Flügelbau'', 7ª ed., Francoforte sul Meno, Bochinsky, 1991
* Ingbert Blüthner-Haessler, ''Pianofortebau: elementar und umfassend dargestellt von einem Klavierbauer'', Francoforte sul Meno, Bochinsky, 1991
* AA.VV., ''Il pianoforte'', Milano, Ricordi, 1992 [buona parte del suo contenuto è ricavato da due dizionari ''Grove'' : ''Musical Instruments'', cit., e ''Music and Musicians'' ; il volume è corredato da numerose ill. e da un'ampia bibl.]
* Martha Novak Clinkscale, ''Makers of the Piano 1700-1820'', Oxford, Oxford University
* Richard Burnett, ''Company of Pianos. With Glossary and Keyboard Chronology by William Dow'', Goudhurst, Kent, Finchcocks, 2004, ISBN 1-903942-35-7 [con CD]
* Arthur A. Reblitz, ''Piano Servicing, Tuning and Rebuilding: For the Professional, the Student, and the Hobbyist'', 2ª ed., Vestal, New York, Vestal Press, 1993, ISBN 1-879511-03-7
* Pascale Vandervellen, ''Le piano de style en Europe des origines à 1850. Étude des éléments décoratifs et mécaniques'', Liège, Mardaga, 1994, ISBN 2-87009-570-8
* David Crombie, ''Piano. Evolution, Design and Performance'', London, Balafon, 1995, ISBN 1-871547-99-7
* Stewart Pollens, ''The Early Pianoforte'', Cambridge, Cambridge University Press, 2009,
* Konstantin Restle, Attila Csampai, ''Faszination Klavier
* Hubert Henkel, ''Lexikon deutscher Klavierbauer'', Frankfurt a.M., Bochinsky, 2000 [dati storici su tutti i costruttori tedeschi documentabili, dalla prima metà del Settecento in poi]
* Edwin M. Good, ''Giraffes, Black Dragons, and Other Pianos: A Technological History from Cristofori to the Modern Concert Grand'', 2ª ed., Stanford, CA, Stanford University Press, 2001, ISBN 0-8047-4549-8
* Larry Fine, ''The Piano Book: Buying & Owning a New or Used Piano'', 4ª ed., Jamaica Plain, MA, Brookside Press, 2001, ISBN 978-1-929145-01-0 [con prefazione di [[Keith Jarrett]]]; ''2008-2009 Annual Supplement to the Piano Book'', Jamaica Plain, MA, Brookside Press, 2008,
* James Parakilas (e altri), ''Piano Roles. A New History of the Piano'', New Haven e Londra, Yale Nota Bene, 2002, ISBN 0-300-09306-3
* Luigi Enrico Bongioanni, ''Norme per l'accordatura dei pianoforti'', Torino, S.T.E.N., 1908; Padova, Zanibon, 2004, ISBN 8886642318
* Mirko Speronello, ''L'accordatura del pianoforte: celere metodo pratico'', Padova, G. Zanibon, 197_
* Carl-Johan Forss, ''Piano- und Flügelreparatur'', Francoforte sul Meno, Bochinsky, 2003, ISBN 3-923639-43-0; ''Upright and Grand Piano Repair'', Bergkirchen, PPV Medien, 2007, ISBN 978-3-937841-43-4
* Carl-Johan Forss, ''Die Regulierung von Piano- und Flügelmechaniken'', Bergkirchen, PPV-Medien/Bochinsky, 2004, ISBN 978-3-932275-82-1
* Walter Pfeiffer, ''Vom Hammer. Untersuchungen aus einem Teilgebiet des Flügel- und Klavierbaus'', Frankfurt/M, Das Musikinstrument, 1962 [ facsimile dell'edizione del 1948 ]
* Jan Großbach, ''Atlas der Pianonummern'', 10ª ed., Francoforte sul Meno, Bochinsky, 2005 [con numeri di serie e anno di costruzione]
* Christoph Kammertön, Siegfried Mauser (a cura di), ''Lexikon des Klaviers'', Laaber, Laaber-Verlag, 2006, ISBN 3-89007-543-6
* Larry Ashley, Bob Pierce, ''Pierce Piano Atlas. 12th Edition'', Albuquerque, NM, 2008, ISBN 978-0-911138-06-1
* Ziad Kreidy, ''Les avatars du piano'', Parigi, Beauchesne, 2012
* Hagen W. Lippe-Weißenfeld, ''Das Klavier als Mittel gesellschaftspolitischer Distinktion. Kultursoziologische Fallstudie zur Entwicklung der Klavierbauindustrie in England und Deutschland an den Beispielen Broadwood und Bechstein'', Francoforte sul Meno, Lang, 2006, ISBN 3-631-56268-3.
* Carl-Johan Forss, ''Piano- und Flügelstimmung'', Bergkirchen, PPV-Medien/Bochinsky, 2007, ISBN 978-3-937841-35-9
* Charles Rosen, ''Piano Notes. Il pianista e il suo mondo'', Torino, EDT, 2008, ISBN 978-88-6040-392-6
* ''Jahn Pianoteile Hauptcatalog Nr. 11 / Main Catalogue No. 11'', Grub am Forst, Alfred Jahn, 2009 [disponibile anche online, con relativi aggiornamenti: {{Collegamento interrotto|1=https://www.pianoteile.com/site/617/Kataloge.aspx }}]
* Mario Igrec, ''Pianos Inside Out: A Comprehensive Guide to Piano Tuning, Repairing, and Rebuilding'', Mandeville, LA, In Tune, 2013, ISBN 978-0-9827563-0-0
* Nicholas J. Giordano, Sr, ''Physics of the Piano'', Oxford, Oxford University, 2010, ISBN 978-0-19-878914-7
* Jeremy Siepmann, ''The Piano: The Complete Illustrated Guide to the World's Most Popular Musical Instrument'', Milwaukee, WI, Hal Leonard, 1998, ISBN 0793599768
* Charles Blanchard, ''Positive Piano: History's Greatest Pianists On How To Succeed Wildly In Life'', [ ? ], Honest Knave Books and Music, 2016, ISBN 9781944294007
* [[Jean-Pierre Thiollet]], ''Piano ma non solo'', Paris, Anagramme, 2012, ISBN 978-2-35035-333-3 [sull'evoluzione dello status del pianista accompagnatore nel corso degli ultimi due secoli]
* [[Jean-Pierre Thiollet]], ''88 notes pour piano solo'', [Magland], Neva, 2015, ISBN 978-2-35055-192-0
<references group=nota/>
* [[Jean-Pierre Thiollet]], ''Improvisation ''so'' piano'', [Magland], Neva, 2017, ISBN 978-2-35055-228-6
* Ettore Borri (a cura di), ''Il pianoforte e la musica pianistica italiana. Una ricchezza da riscoprire nell'interazione tra costruttori, compositori, didatti e grandi interpreti'', Varese, [[Zecchini Editore]], 2024, ISBN 978-88-6540-428-7
== Voci correlate ==
* Inventore del pianoforte: [[Bartolomeo Cristofori]]
* Predecessori del pianoforte: [[
*Costruttori '''World class''':
** [[
** [[Bösendorfer]]
** [[C. Bechstein]]
** [[Blüthner]]
** [[Fazioli]]
** [[Yamaha Corporation|Yamaha]]
** [[Kawai Musical Instruments|Kawai]]
** [[Steingraeber & Söhne]]
** [[Grotrian-Steinweg]]
*Costruttori '''Premium''':
** [[Schimmel (azienda)|Schimmel]]
** [[Seiler (azienda)|Seiler]]
** [[Sauter (azienda)|Sauter]]
** [[Petrof]]
** [[August Förster]]
** [[Mason & Hamlin]]
** [[Baldwin Piano Company|Baldwin]]
** [[Aeolian Company]]
* [[Pianoforte a gatti]]
* [[Frequenze del pianoforte]]
* [[Pianola]]
* [[Tastiera elettronica]]
* [[Tastiera (musica)]]
* [[Melodica]]
* [[Pianoforte elettrico]]
* [[Pianoforte digitale]]
* [[Pianoforte a pedali]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | 1 = http://www.arcobalenodellenote.it/pianoforte4.asp | 2 = Tipi di pianoforte | accesso = 13 novembre 2006 | dataarchivio = 13 febbraio 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20070213044658/http://www.arcobalenodellenote.it/pianoforte4.asp | urlmorto = sì }}
* [http://www.hammerfluegel.net Hammerfluegel] - pianoforte, archivio fotografico
* {{cita web|http://web.tiscali.it/sicilpiano/storia_del_pianoforte.htm|Storia del pianoforte}}
* {{cita web | 1 = https://www.louis-renner.com/originalprodukte-virtuellerfluegel.php | 2 = Modello virtuale di meccanica del pianoforte | accesso = 27 febbraio 2016 | dataarchivio = 9 marzo 2016 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160309225919/https://www.louis-renner.com/originalprodukte-virtuellerfluegel.php | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.pianosolo.it/la-meccanica-del-pianoforte/|Spiegazione semplificata della meccanica del pianoforte verticale}}
* {{cita web|http://www.speech.kth.se/music/5_lectures/|Cinque lezioni sulla Tecnologia del pianoforte}}
* {{cita web | 1 = http://www.testiweb.com/pianoforte.htm | 2 = Il Pianoforte a Pedali | accesso = 21 luglio 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20060928161532/http://www.testiweb.com/pianoforte.htm | dataarchivio = 28 settembre 2006 | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.rubinstein.it/downloads.asp | 2 = Breve storia del pianoforte - materiale | accesso = 6 novembre 2007 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20071220214226/http://www.rubinstein.it/downloads.asp | dataarchivio = 20 dicembre 2007 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://forum.pianosolo.it/di-tutto-e-di-piu/film-sul-pianoforte!/|Tutti i film sul pianoforte}}
* {{cita web|http://www.pianosolo.it/|Portale dedicato unicamente al pianoforte}}
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