Storia di Solarino: differenze tra le versioni

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== Le origini ==
[[File:Cozzo Collura Pozzo di San Paolo.jpg|thumb|upright=1.5|Il Pozzo di San Paolo a Cozzo Collura, primo nucleo abitativo solarinese risalente al periodo greco]]
 
{{Nota
{{Approfondimento
|allineamento = destra
|larghezza = 330px
|titolo = Solarino e San Paolo
|dim-testo =
|contenuto = Nei pressi di Solarino, nella località che in tempi odierni gli abitanti chiamano ''Pozzo della Chiesa''<ref name=notadue>{{Cita web|url=http://www.solarino.it/comune/it/informazioni/storia_e_territorio.aspx|titolo=Comune di Solarino: Storia e territorio - leggenda di San Paolo|accesso=31 luglio 2014}}</ref> - nome datole per la presenza di una un'antica chiesa - vi sorge un pozzo, il quale venivaviene alimentato da acqua sorgiva. LaUn'antica leggendatradizione narravuole che accanto a quel sito vi sostò [[San Paolo]], durante la sua permanenza a Siracusa, mentre, prigioniero, veniva portato a Roma<ref>{{Cita news|autore= Paolo Mangiafico|titolo=San Paolo a Solarino|pubblicazione=La Sicilia|giorno=06|mese=08|anno=2000}}</ref>. TaleQuesta tesi"vetus traditio" venne sostenutariportata dall'agiografo gesuita Ottavio Gaetani (1566-1620) nell'"Isagoge ad historiam sacram siculam" e, sulla sua autorità, da unaltri insigni storiografi ed esegeti, tra cui Cornelio a Lapide e Rocco Pirro. In epoca più recente, il religioso solarinese, padre Serafino Maria Gozzo, docente di scienze bibliche al Pontificio Ateneo<ref name=notadue/>, che con i suoi saggi storici<ref name=notadue/> cercò di argomentare sulla tradizionale sosta paolina che la tradizione [[Settecento|settecentesca]] tramandava:
<br />«''Questa tradizione nell'agro solarinese dovette persistere non solo per tutto il Settecento, quando nell'ambito del feudo di Solarino venne istituita la “Terra di S. Paolo”, ma è perdurata fino ai nostri giorni [...]<ref>Società Siracusana di Storia Patria, ''Archivio storico siracusano'', 1983, pag. 41</ref>''»
<br />Poiché le fonti bibliche attestano l'avvenuto passaggio e sosta, solamente a Siracusa nella terra di Sicilia<ref>San Luca, Atti degli Apostoli, {{Cita passo biblico|At|28,11-12}}</ref>, tale racconto solarinese è trattato come leggenda, avendo comunque per gli abitanti del luogo un sentito significato culturale<ref>{{Cita news|autore=Paolo Mangiafico|titolo=Alla ricerca della città perduta|pubblicazione=La Sicilia|giorno=11|mese=08|anno=1997}}</ref>.
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}}
 
=== Insediamenti preistorici ed ellenici ===
La prima forma d'insediamento umano nella zona, risale al [[Paleolitico superiore]] ([[III millennio a.C.]]), come attesta il ritrovamento, ad opera di [[Paolo Orsi]] agli inizi del [[XX secolo|Novecento]] di una [[necropoli]] in località ''[[Cava del Rivettazzo]]'', a 4 &nbsp;km (1 &nbsp;km in linea d'aria) circa, a nord dell'odierno centro urbano; il primo nucleo abitativo di cui si ha traccia, invece, è molto più recente e riguarda il periodo greco che va dal [[IV secolo a.C.|IV]] al [[III secolo|III secolo a.C.]], come risulta dagli scavi archeologici effettuati, a pochi chilometri più ad [[Est]] del paese, in località [[Cozzo Collura]], nel sito denominato ''Pozzo della Chiesa'', zona pianeggiante in passato infestata dalla [[malaria]].
 
=== Le prime documentazioni ufficiali su Solarino ===
Le prime notizie ufficiali su Solarino si hanno soltanto a partire dal [[1296]] anno in cui compare, nel ruolo dei feudatari sintetizzato dal De Spucches<ref>{{cita libro | cognome= San Martino De Spucches | nome= Francesco | titolo= La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine ai giorni nostri, Vol. X | editore= | città= Palermo| anno=1941| p= 210}}</ref>, come [[feudo]] baronale del siracusano Gutierre de Nava. Dopo vari passaggi di proprietà, il 15 dicembre [[1656]], fu investita del feudo la nobile famiglia [[Catalogna|catalana]] dei [[Requesens]] o Requisenz, giunta in [[Sicilia]] nel [[1453]] con le truppe di [[Alfonso V d'Aragona]].<br />Il 25 aprile [[1760]], Don Giuseppe Antonio Requisenz, "[[Principe]] di [[Pantelleria]], [[Conte]] di [[Buscemi]] e [[Barone]] del [[feudo]] di Solarino", ottenne la ''[[licentia populandi]],'' fondando la nuova "Terra di San Paolo" che popolò con coloni provenienti da località vicine ([[Floridia]], [[Siracusa]], [[Canicattini Bagni|Canicattini]], [[Buscemi]]), nonché dal [[Piemonte]], dalla [[Liguria]] e da [[Malta]].<br />Le autorizzazioni a popolare i feudi avvenivano mediante concessioni Regie che avevano lo scopo, mediante l'istituzione di nuovi comuni rurali, di assicurare alla nobiltà feudale, da una parte, la conservazione - di fatto - del proprio dominio sulle terre e, dall'altra, di creare più benessere per la popolazione, ma nel contempo, anche di aumentare i [[Censuo|censi]], le [[gabella|gabelle]] ed i proventi di [[dazio (economia)|dazi]] e [[dogana|dogane]]<ref>{{cita libro | cognome= Privitera | nome= Serafino | titolo= Storia di Siracusa antica e moderna | editore= Ediprint | città= Torino| anno=1984| pp= 274-275}}</ref>.<br />La Terra di San Paolo Solarino, fu costituita come ''comunello'' (termine usato nella [[burocrazia]] borbonica per indicare l'odierna [[frazione comunale|frazione]]) del comune capovalle di Siracusa<ref>{{cita pubblicazione |autore=Mario Monterosso |anno= 1997|mese=marzo - aprile|titolo= Le città feudali di nuova fondazione|rivista= I Siracusani|volume= 6|p=33}}</ref>.
<br/>Il 25 aprile [[1760]], Don Giuseppe Antonio Requisenz, "[[Principe]] di [[Pantelleria]], [[Conte]] di [[Buscemi]] e [[Barone]] del [[feudo]] di Solarino", ottenne la ''[[licentia populandi]]'' da parte del Re [[Ferdinando I delle Due Sicilie]] e fece affluire nel proprio [[feudo]]: la popolazione del vicino villaggio del ''Pozzo della Chiesa'', per sottrarla alle frequenti infezioni malariche, gli abitanti della masseria ''Trigona'', nonché gli sfollati di [[Siracusa]], [[Noto (Italia)|Noto]], e [[Canicattini Bagni]] che erano scampati al [[terremoto del Val di Noto]] del [[1693]], dando così vita al primo nucleo urbano che chiamò ''"Terra di San Paolo nel feudo di Solarino"''<ref>{{cita libro | cognome= Picone | nome= Leone Efisio | titolo= La provincia di Siracusa: monografia economica | editore= Tipografia Galatola | città= Catania| anno=1926| p= 25}}</ref>.
<br/>Le autorizzazioni a popolare i feudi, infatti, avvenivano mediante concessioni Regie che avevano lo scopo, mediante l'istituzione di nuovi comuni rurali, di assicurare alla nobiltà feudale, da una parte, la conservazione - di fatto - del proprio dominio sulle terre e, dall'altra, di creare più benessere per la popolazione, ma nel contempo, anche di aumentare i [[Censuo|censi]], le [[gabella|gabelle]] ed i proventi di [[dazio (economia)|dazi]] e [[dogana|dogane]]<ref>{{cita libro | cognome= Privitera | nome= Serafino | titolo= Storia di Siracusa antica e moderna | editore= Ediprint | città= Torino| anno=1984| pp= 274-275}}</ref>.
<br/>La Terra di San Paolo Solarino, fu costituita come ''comunello'' (termine usato nella [[burocrazia]] borbonica per indicare l'odierna [[frazione comunale|frazione]]) del comune capovalle di Siracusa<ref>{{cita pubblicazione |autore=Mario Monterosso |anno= 1997|mese=marzo - aprile|titolo= Le città feudali di nuova fondazione|rivista= I Siracusani|volume= 6|p=33}}</ref>.
 
== Dall'autonomia comunale alla seconda guerra mondiale ==
[[File:Solarino Palazzo Requisenz.JPG|thumb|upright=1.2|left|PalazzoIl Requisenzcasino (1759)baronale, ilfatto primocostruire edificiodal costruitofeudatario a Solarinopartire dal 1754 su strutture preesistenti.]]
 
Successivamente alla sua costituzione, il Comunello ebbe un grosso incremento demografico dovuto, soprattuttocome allagià presenzadetto, soprattutto all'affluenza di coloni fatti provenire oltre che da diversi luoghi della Sicilia, anche dalla Liguria (in particolare dal [[Genovesato]]<ref>{{cita pubblicazione | autore= Orazio Sudano| titolo=I legami storici tra Solarino e Liguria| rivista=Prospettive Siracusa| volume= 4| anno=2006 | mese=ottobre | p=74}}</ref>), dal [[Piemonte]] e soprattutto da [[Malta]]<ref>Secondo Orazio Sudano, la provenienza di tali coloni non è casuale, infatti, sia a Genova che in Piemonte, esistevano all'epoca delle organizzazioni, definite dallo studioso solarinese, «di [[caporalato]]», che gestivano il traffico della [[manodopera]] marginale in tutto il Mediterraneo occidentale; inoltre, la famiglia Requisenz apparteneva all'[[Sovrano Militare Ordine di Malta|Ordine Gerosolimitano]] ed il fratello del Barone di Solarino, Luigi Requisenz, era abbastanza influente all'interno dello stesso, essendone ambasciatore presso il Viceré di Sicilia (Relazione di Orazio Sudano nella Conferenza svoltasi il 20.12.2007 durante le celebrazioni del 180º Anniversario dell'Autonomia Comunale).</ref>. Presenza che è rinvenibile sia da [[cognome|cognomi]] di chiara origine maltese (Mallia, Gozzo, Cianci) e piemontese (Adorno) che ancor oggi sono presenti nel Comune; sia dai [[coronimo|coronimi]] ''Cassara'' (cognome maltese), ''Maltese'', ''Vizzinisi'' (termine siciliano per indicare gli abitanti di [[Vizzini]]), ''Calancon del vento'' ([[calanco]] è propriamente un particolare paesaggio collinare tipico del [[Monferrato]] e dell'[[Appennino ligure]]), ''Cozzo Modicano'' (da [[Modica]], comune in [[provincia di Ragusa]]).
 
Non mancavano poi, tra i primi abitanti, anche famiglie provenienti dal [[Marocco]] (''«Maronitii»'') e dai [[Castelli Romani]] (''«Terrae Collium prope Romam habitatores»''), come si desume dal Registro Parrocchiale dei Battesimi della Chiesa Madre<ref>Elenco delle famiglie dal 1772 al 1780 secondo il ''Liber Baptizatorum'' Vol. I.</ref>.
 
<br/>Nel [[1766]], come si evince dal "Rivelo delle anime e dei beni" ritrovato dallo storico Orazio Sudano presso l'Archivio di Stato di Palermo, la ''Terra di S. Paolo'' contava già 235 abitanti, numero quasi triplicato dopo poco più di vent'anni; e, nel [[1820]] il fondatore chiese al [[Re di Napoli]] il permesso di «''elevare San Paolo Solarino al rango di Comune autonomo''»<ref>{{Cita news|autore= Silvio Aparo|titolo=La rivolta fiscale che portò l'autonomia a Solarino|pubblicazione=Giornale di Sicilia|giorno=09|mese=01|anno=2003}}</ref>.[[File:Solarino celebrazioni autonomia.JPG|thumb|Seduta straordinaria ed informale del Consiglio Comunale di Solarino, indetto il 20 dicembre 2007 nell'ambito delle manifestazioni per il 180º anniversario dell'autonomia comunale.]]
 
[[File:Solarino celebrazioni autonomia.JPG|thumb|Seduta straordinaria ed informale del Consiglio Comunale di Solarino, indetto il 20 dicembre 2007 nell'ambito delle manifestazioni per il 180º anniversario dell'autonomia comunale. Conferenza commemorativa tenuta dallo storico Orazio Sudano.]]
 
Con [[Regio decreto]] n. 1687 del 20 dicembre [[1827]], [[Francesco I delle Due Sicilie|Francesco I Re delle Due Sicilie]], concesse al ''Comunello'' di San Paolo Solarino di separarsi da Siracusa, per costituirsi in ''Comune particolare'' (vale a dire, indipendente) avente la medesima denominazione, sancendone così l'autonomia amministrativa.
<br/>Tale autonomia, però, non fu immediata, dal momento che dapprima dovettero risolversi gli inevitabili problemi economici, logistici ed amministrativi legati alla ripartizione del territorio tra il Comune Capo-valle di Siracusa ed il neonato San Paolo Solarino. La decisione si ebbe il 14 luglio [[1828]], ma la copia del verbale fu inviata al [[sindaco]] soltanto il 29 luglio [[1930]], per cui fino a quella data, Solarino era di fatto riunito ancora a Siracusa<ref>{{cita pubblicazione | autore=Orazio Sudano| titolo=Cominciarono così i problemi del territorio| rivista=Il Domani| volume= 26 | anno=1984 | mese=aprile | p=5}}</ref>.
<br/>La popolazione del nuovo comune era prevalentemente rurale e costituita per la maggior parte da piccoli possidenti terrieri, e per la rimanente da [[bracciante agricolo|braccianti agricoli]], artigiani e piccoli commercianti; conseguentemente, le attività più praticate erano l'[[agricoltura]] e la [[pastorizia]]. Tale assetto economico-sociale, che sopravvisse fino alla [[prima guerra mondiale]], si rispecchiava perfettamente nella struttura urbana del paese.
<br/>Fino agli inizi del secolo scorso, infatti, la maggior parte delle abitazioni, eccezion fatta per i palazzi signorili ([[Palazzo Requisenz|Requisenz]], Conti Mezio e Sipala) era costituita da povere case al livello della strada, con una o due stanze, prive dei più elementari servizi igienici.
<br/>Nel [[1850]] fu introdotta l'[[illuminazione pubblica]] mediante [[lampione|lampioni]] a [[petrolio]]; ma bisognerà aspettare il [[1922]] per l'elettrificazione della stessa. Nella seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]], venne pianificata la Piazza del Plebiscito e le vie adiacenti. Nel [[1925]], infine, iniziarono i lavori per l'incanalizzazione delle [[pioggia|acque piovane]] e la costruzione dell'impianto idrico.
<br/>Agli inizi del [[XX secolo|Novecento]], un considerevole il tasso di emigrazione riguardò soprattutto gli [[Stati Uniti d'America]] e l'[[Australia]], dove sorsero numerose comunità solarinesi (a [[New Britain (Connecticut)|New Britain]] nel [[Connecticut]], a [[Paterson (New Jersey)|Paterson]]<ref>{{cita web|url=http://solarinoamericansociety.org/|titolo=Sito della comunità solarinese a Paterson (NJ)|accesso=1º giugno 2010}}</ref> nel [[New Jersey]] e nel sobborgo di [[Melbourne]], [[Città di Moreland|Moreland]], in Australia) ma anche l'[[America Latina]], l'[[Europa centrale]] ([[Svizzera]] e [[Germania]]) e le Regioni dell'[[Italia settentrionale]]<ref>{{cita pubblicazione | autore=Mimmo Calafiore| titolo=Solarino terra di sole ed emigrazione| rivista=Prospettive Siracusa | anno=1991 }}</ref>; che non riuscì ad essere bilanciato dall'immigrazione dei 4.000 profughi [[Friuli|friulani]] giunti nel siracusano dopo la [[prima guerra mondiale]], la maggior parte dei quali si sistemò a Solarino<ref>{{Cita news|autore= Giovanni Sudano|titolo=Il monumento dei Caduti a Solarino|pubblicazione=Il Nuovo Diario|giorno=18|mese=05|anno=1985|pagina=13}}</ref>.
 
<br/>Tale autonomia, però, non fu immediata, dal momento che dapprima dovettero risolversi gli inevitabili problemi economici, logistici ed amministrativi legati alla ripartizione del territorio tra il Comune Capo-valle di Siracusa ed il neonato San Paolo Solarino''comunello''. La decisione si ebbe il 14 luglio [[1828]], ma la copia del verbale fu inviata al [[sindaco]] soltanto il 29 luglio [[1930|1830]], per cui fino a quella data, Solarino era di fatto riunito ancora a Siracusa<ref>{{cita pubblicazione | autore=Orazio Sudano| titolo=Cominciarono così i problemi del territorio| rivista=Il Domani| volume= 26 | anno=1984 | mese=aprile | p=5}}</ref>. L'Archivio Storico del Comune, erroneamente ritenuto distrutto da un incendio nel 1944, custodisce i verbali delle delibere decurionali che iniziano a datare dal 1º gennaio 1832 e che portano la denominazione del comune ''sic et simpliciter'' "Solarino".
Di particolare rilevanza fu il ruolo di Solarino durante la [[seconda guerra mondiale]]. Già tra settembre ed ottobre nel [[1939]], le campagne intorno all'[[Ospedale Vasquez]] furono scelte per effettuarvi un campo d'addestramento del I e del IV [[battaglione]] del 75º Reggimento Fanteria; allo scoppio delle ostilità, il comune fu interessato dalla presenza di oltre 1300 sfollati provenienti soprattutto da Siracusa, Augusta e dai cosiddetti "Territori d'oltre mare", vale a dire dalle [[Africa Orientale Italiana|ex colonie africane]]; nel maggio del [[1943]], poi, [[Umberto II d'Italia|Umberto di Savoia]], allora generale del Gruppo Armate Sud vi passò in rassegna le truppe provenienti da Palazzolo, Buccheri, Vizzini e Grammichele che erano state schierate lungo la strada per Floridia; infine, tra l'11 ed il 13 luglio dello stesso anno, nei pressi del paese si combatté una delle più cruente battaglie che interessarono il territorio siracusano»<ref>{{Cita news|autore= Paolo Mangiafico|titolo=Solarino, la battaglia della speranza|pubblicazione=La Sicilia|giorno=12|mese=07|anno=2003}}</ref>.
 
<br/>Alla fine degli scontri, l'abitato, fortunatamente non si presentò particolarmente danneggiato. Erano crollati i tetti di qualche abitazione e c'erano delle buche causate dallo scoppio delle granate, ma nel complesso erano rimasti integri sia la [[Chiesa Madre San Paolo Apostolo|chiesa]] che il Palazzo Municipale. Nel [[1944]], però, proprio quest'ultimo venne dato alle fiamme da un gruppo di giovani renitenti alla leva, con la conseguente distruzione degli archivi comunali, ragion per cui, non si hanno notizie molto precise sui primi anni di vita del Comune ed il confine fra storia e tradizione, per certi aspetti risulta molto labile.
<br/>La popolazione del nuovo comune era prevalentemente rurale e costituita per la maggior parte da piccoli possidenti terrieri, e per la rimanente da [[bracciante agricolo|braccianti agricoli]], artigiani e piccoli commercianti; conseguentemente, le attività più praticate erano l'[[agricoltura]] e la [[pastorizia]]. Tale assetto economico-sociale, che sopravvisse fino alla [[prima guerra mondiale]], si rispecchiava perfettamente nella struttura urbana del paese.
 
<br/>Fino agli inizi del secolo scorso, infatti, la maggior parte delle abitazioni, eccezion fatta per ipochi palazzi signorili ([[Palazzo Requisenz|Requisenz]]palazzetti, Conti Mezio e Sipala) era costituita da povere case al livelloa dellapian stradaterreno, con una o due stanze, prive dei più elementari servizi igienici.
 
<br/>NelDopo [[1850]]la metà dell'Ottocento fu introdotta l'[[illuminazione pubblica]] mediante [[lampione|lampioni]] a [[petrolio]]; ma bisognerà aspettare il [[1922]] per l'elettrificazione della stessa. Nella seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]], venne pianificata la Piazza del Plebiscito e le vie adiacenti. Nel [[1925]], infine, iniziarono i lavori per l'incanalizzazione delle [[pioggia|acque piovane]] e la costruzione dell'impianto idrico.
 
<br/>Agli inizi del [[XX secolo|Novecento]], un considerevole il tasso di emigrazione riguardò soprattutto gli [[Stati Uniti d'America]] e l'[[Australia]], dove sorsero numerose comunità solarinesi (a [[New Britain (Connecticut)|New Britain]] nel [[Connecticut]], a [[Paterson (New Jersey)|Paterson]]<ref>{{cita web|url=http://solarinoamericansociety.org/|titolo=Sito della comunità solarinese a Paterson (NJ)|accesso=1º giugno 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110905013559/http://solarinoamericansociety.org/}}</ref> nel [[New Jersey]], e nel sobborgo di [[Melbourne]], [[Città di Moreland|Moreland]], in [[Australia]]) ma anche l'[[America Latina]], l'[[Europa centrale]] ([[Svizzera]] e [[Germania]]) e le Regioniregioni dell'[[Italia settentrionale]]<ref>{{cita pubblicazione | autore=Mimmo Calafiore| titolo=Solarino terra di sole ed emigrazione| rivista=Prospettive Siracusa | anno=1991 }}</ref>; che non riuscì ad essere bilanciato dall'immigrazione dei 4.000 profughi [[Friuli|friulani]] giunti nel siracusano doponel lacorso della [[prima guerra mondiale]], la maggior partealcuni dei quali si sistemòstanziarono a Solarino<ref>{{Cita news|autore= Giovanni Sudano|titolo=Il monumento dei Caduti a Solarino|pubblicazione=Il Nuovo Diario|giorno=18|mese=05|anno=1985|paginap=13}}</ref>.
 
Di particolare rilevanza fu il ruolo di Solarino durante la [[seconda guerra mondiale]]. Già tra settembre ed ottobre nel [[1939]], le campagne intorno all'[[Ospedale Vasquez]] furono scelte per effettuarvi un campo d'addestramento del I e del IV [[battaglione]] del 75º Reggimento Fanteria; allo scoppio delle ostilità, il comune fu interessato dalla presenza di oltre 1300 sfollati provenienti soprattutto da Siracusa, Augusta e dai cosiddetti "Territori d'oltre mare", vale a dire dalle [[Africa Orientale Italiana|ex colonie africane]]; nel maggio del [[1943]], poi, [[Umberto II d'Italia|Umberto di Savoia]], allora generale del Gruppo Armate Sud vi passò in rassegna le truppe provenienti da Palazzolo, Buccheri, Vizzini e Grammichele che erano state schierate lungo la strada per Floridia; infine, tra l'11 ed il 13 luglio dello stesso anno, nei pressi del paese si combatté una delle più cruente battaglie che interessarono il territorio siracusano»<ref>{{Cita news|autore= Paolo Mangiafico|titolo=Solarino, la battaglia della speranza|pubblicazione=La Sicilia|giorno=12|mese=07|anno=2003}}</ref>.
 
<br/>Alla fine degli scontri, l'abitato, fortunatamente non si presentò particolarmente danneggiato. Erano crollati i tetti di qualche abitazione e c'erano delle buche causate dallo scoppio delle granate, ma nel complesso erano rimasti integri sia la [[Chiesa Madre San Paolo Apostolo|chiesa]] che il Palazzo Municipale. Nel [[1944]], però, proprio quest'ultimo venne dato alle fiamme da un gruppo di giovani renitenti alla leva, con la conseguente distruzione degli archivi comunali, ragion per cui, non si hanno notizie molto precise sui primi anni di vita del Comune ed il confine fra storia e tradizione, per certi aspetti risulta moltodell'anagrafe labilecomunale.
 
=== La Battaglia di Solarino (11-13 luglio 1943) ===
[[File:Lapide Battaglia Solarino.jpg|thumb|left|Lapide commemorativa del 50º Anniversarioanniversario della Battaglia di Solarino.]]
 
Il 10 luglio [[1943]], dopo essere partito da [[Palazzolo Acreide]] alla volta di [[Siracusa]], nell'intento di contrastare l'avanzata degli [[Gran Bretagna|inglesi]], il [[Arma di Fanteria|75º Reggimento Fanteria]], con a capo il [[colonnello]] Francesco Ronco, si rifugiò a Solarino - centro abitato più vicino - dopo essere incappato negli aerei inglesi che iniziarono a bombardare le truppe in marcia.<br/>Raggiunta la compagnia ciclisti, di stanza proprio in quest'ultimo comune, il colonnello Ronco ordinò alla stessa compagnia di proseguire verso [[Floridia]], ma nell'attraversamento del ponte ''Mulinello'', l'automezzo che precedeva i ciclisti fu preso di mira dai tiratori [[alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] posizionati sulle alture oltre il ponte e così si ripiegò su Solarino, dove nel frattempo erano giunti gli uomini del ''gruppo mobile D'' provenienti da [[Misterbianco]]<ref>{{cita libro | cognome= Puddu | nome= Mario | titolo= Guerra in Italia, 1943-1945 | editore= | città= Roma| anno=1965| p= 70}}</ref>.
Il 10 luglio [[1943]], dopo essere partito da [[Palazzolo Acreide]] alla volta di [[Siracusa]], nell'intento di contrastare l'avanzata degli [[Gran Bretagna|inglesi]], il [[Arma di Fanteria|75º Reggimento Fanteria]], con a capo il [[colonnello]] Francesco Ronco, si rifugiò a Solarino - centro abitato più vicino - dopo essere incappato negli aerei inglesi che iniziarono a bombardare le truppe in marcia.
 
Il 10 luglio [[1943]], dopo essere partito da [[Palazzolo Acreide]] alla volta di [[Siracusa]], nell'intento di contrastare l'avanzata degli [[Gran Bretagna|inglesi]], il [[Arma di Fanteria|75º Reggimento Fanteria]], con a capo il [[colonnello]] Francesco Ronco, si rifugiò a Solarino - centro abitato più vicino - dopo essere incappato negli aerei inglesi che iniziarono a bombardare le truppe in marcia.<br/>Raggiunta la compagnia ciclisti, di stanza proprio in quest'ultimo comune, il colonnello Ronco ordinò alla stessa compagnia di proseguire verso [[Floridia]], ma nell'attraversamento del ponte ''Mulinello'', l'automezzo che precedeva i ciclisti fu preso di mira dai tiratori [[alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] posizionati sulle alture oltre il ponte e così si ripiegò su Solarino, dove nel frattempo erano giunti gli uomini del ''gruppo mobile D'' provenienti da [[Misterbianco]]<ref>{{cita libro | cognome= Puddu | nome= Mario | titolo= Guerra in Italia, 1943-1945 | editore= | città= Roma| anno=1965| p= 70}}</ref>.
 
La mattina successiva giunse la notizia che i reparti motorizzati britannici avevano già occupato Floridia. L'11 luglio, in rinforzo alla colonna del 75º Fanteria venne inviato anche il battaglione [[mortaio (arma)|mortai]] della divisione “Napoli”<ref>{{cita libro | cognome= Di Matteo | nome= Salvo | titolo= Cronache di un quinquennio: anni roventi, la Sicilia dal 1943 al 1947 | editore= Denaro | città= Palermo| anno=1967| p= 79}}</ref>..
Alle ore 6, la colonna attestata fra Solarino e Floridia, riprese la marcia verso Siracusa, mentre i reparti corazzati britannici le andavano incontro e quasi mezz'ora dopo, iniziarono i combattimenti. Aumentando la pressione inglese, per evitare di essere circondato, il colonnello Ronco ordinò il ripiegamento sulle alture di Cugno Randazzo, che meglio di prestavano per la difesa.
 
Il 12 luglio, vennero fatti convergere su Floridia alcuni reparti britannici ritirati dal fronte di [[Priolo Gargallo]]; mentre altre truppe alleate provenienti da [[Noto (Italia)|Noto]] ed [[Avola]] avevano già oltrepassato Palazzolo, erano già giunti presso le case dell'ex feudo Melilli (a 7 &nbsp;km da Solarino) e la ''colonna Ronco'' dovette affrontare l'avversario su due fronti<ref>{{cita libro | cognome= Zingali | nome= Gaetano | titolo= L'invasione della Sicilia (1943): avvenimenti militari e responsabilità politiche| editore= Crisafulli| città= Catania| anno=1962| p= 159}}</ref>. <br/>Alle 4 del mattino del 13 luglio iniziò il definitivo attacco nemico: le infiltrazioni sui fianchi furono così profonde da minacciare il collegamento fra le posizioni della fanteria ed il gruppo d'artiglieria, per cui il ripiegamento fu d'obbligo. Verso le 13 tutta la zona di Cugno Randazzo fu invasa dal fuoco d'artiglieria e la reazione italiana andò via via scemando, fino a cessare completamente circa due ore dopo<ref>{{cita pubblicazione |autore=Sebastiano Immè |anno=2003 |mese=novembre - dicembre |titolo=Come bloccammo per tre giorni gli inglesi alle porte di Solarino |rivista=I Siracusani |volume=46 |p=36 }}</ref>. <br/>Durante le ultime fasi del combattimento perse la vita il sottotenente d'[[artiglieria]] Antonio Santangelo Fulci, al quale, nel [[1949]] sarebbe stata concessa la medaglia d'oro al valor militare ''«per spiccate prove d'abilità militare»'' (Decreto della [[Corte dei Conti]] del 07/09/1949); mentre al colonnello Ronco che riuscì a mettere in salvo la bandiera di combattimento del 75º Reggimento Fanteria (che adesso è conservata nel sacrario del [[Vittoriano]], a Roma), così come ai pochi superstiti dello stesso reggimento venne concessa la medaglia d'argento al valor militare.<ref>{{Cita news|autore=Orazio Sudano|titolo=La strage di Solarino|pubblicazione=La Sicilia|giorno=11|mese=07|anno=2002}}</ref>
 
Alle 4 del mattino del 13 luglio iniziò il definitivo attacco nemico: le infiltrazioni sui fianchi furono così profonde da minacciare il collegamento fra le posizioni della fanteria ed il gruppo d'artiglieria, per cui il ripiegamento fu d'obbligo. Verso le 13 tutta la zona di Cugno Randazzo fu invasa dal fuoco d'artiglieria e la reazione italiana andò via via scemando, fino a cessare completamente circa due ore dopo<ref>{{cita pubblicazione |autore=Sebastiano Immè |anno=2003 |mese=novembre - dicembre |titolo=Come bloccammo per tre giorni gli inglesi alle porte di Solarino |rivista=I Siracusani |volume=46 |p=36 }}</ref>.
A cinquant'anni da quell'evento, il 13 luglio [[1993]],<ref name="Vincenzo La Rocca_1993_96-97">{{Cita|Vincenzo La Rocca|pp. 96-97|Vincenzo La Rocca, 1993}}</ref> alla presenza delle associazioni dei combattenti, dei reduci solarinesi, delle autorità civili e di un drappello d'onore della Divisione di Fanteria ''Aosta'', vennero deposte due corone d'alloro, una presso il Monumento ai Caduti e l'altra, ai piedi di un ulivo secolare, in contrada Cugno Randazzo. Sempre in tale località, in prossimità della cappella dedicata alla [[Madonna del Carmelo]], sul margine della [[Strada statale 124 Siracusana|strada statale 124]], venne scoperta una lapide fatta collocare dall'[[Sindaci di Solarino|Amministrazione Comunale]], a memoria di tali accadimenti. Nella medesima manifestazione, fu conferita la cittadinanza onoraria ''ad memoriam'', al generale Francesco Ronco, deceduto nel [[1978]].
 
Durante le ultime fasi del combattimento perse la vita il sottotenente d'[[artiglieria]] Antonio Santangelo Fulci, al quale, nel [[1949]] sarebbe stata concessa la medaglia d'oro al valor militare ''«per spiccate prove d'abilità militare»'' (Decreto della [[Corte dei Conti]] del 07/09/1949); mentre al colonnello Ronco che riuscì a mettere in salvo la bandiera di combattimento del 75º Reggimento Fanteria (che adesso è conservata nel sacrario del [[Vittoriano]], a Roma), così come ai pochi superstiti dello stesso reggimento venne concessa la medaglia d'argento al valor militare.<ref>{{Cita news|autore=Orazio Sudano|titolo=La strage di Solarino|pubblicazione=La Sicilia|giorno=11|mese=07|anno=2002}}</ref>
 
A cinquant'anni da quell'evento, il 13 luglio [[1993]],<ref name="Vincenzo La Rocca_1993_96-97">{{Cita|Vincenzo La Rocca|pp. 96-97|Vincenzo La Rocca, 1993}}.</ref> alla presenza delle associazioni dei combattenti, dei reduci solarinesi, delle autorità civili e di un drappello d'onore della Divisione di Fanteria ''Aosta'', vennero deposte due corone d'alloro, una presso il Monumento ai Caduti e l'altra, ai piedi di un ulivo secolare, in contrada Cugno Randazzo. Sempre in tale località, in prossimità della cappella dedicata alla [[Madonna del Carmelo]], sul margine della [[Strada statale 124 Siracusana|strada statale 124]], venne scoperta una lapide fattail cui testo fu dettato dal dott. Orazio Sudano, collocata a collocarecura dalldell'[[Sindaci di Solarino|Amministrazione Comunale]], a memoriaricordo di tali accadimenti. Nella medesima manifestazione, fu conferita la cittadinanza onoraria ''ad memoriam'', al generale Francesco Ronco, deceduto nel [[1978]].
 
==Dal Secondo Dopoguerra ai giorni nostri==
[[File:Solarino Segnale.JPG|thumb|Il cartello segnaletico ''antiracket'', primo caso in Italia, di una segnalazione del genere.]]
 
Fino alla fine del secondo conflitto mondiale, Solarino era uno dei tanti paesi agricoli della provincia di Siracusa con un'[[artigianato|attività artigianale]] appena bastevole per i consumi locali.
 
<br/>Tale situazione perdurò fino agli [[Anni 1960|anni sessanta]], quando con la nascita del [[polo petrolchimico siracusano]] nel tratto di costa compreso tra Targia ed [[Augusta (Italia)|Augusta]], gran parte delle campagne furono abbandonate e Solarino, grazie alla propria posizione geografica, equidistante sia dagli agglomerati industriali che dal capoluogo di Provincia, conobbe il fenomeno dell'immigrazione con un conseguente incremento demografico, che l'ha portato ad essere, attualmente, il terzo maggior centro urbano della Provincia (dopo Siracusa e Floridia) per densità abitativa (566 ab./km²).
 
Tra gli [[Anni 1980|anni ottanta]] e [[anni 1990|novanta]], tutta la [[provincia di Siracusa]] fu colpita da una recrudescenza delle [[estorsione|estorsioni]]<ref>{{Cita news|autore= Saretto Leotta|titolo=Tre attentati dinamitardi in provincia|pubblicazione=La Sicilia|giorno=18|mese=09|anno=1990}}</ref> che non risparmiò nemmeno Solarino.<ref>{{Cita news|autore= Saretto Leotta|titolo=Bombe estortive senza tregua. Ora il racket "scopre" Solarino|pubblicazione=La Sicilia|giorno=01|mese=05|anno=1990}}</ref> Così, nel [[1995]] venne costituita, tra i vari commercianti, l'Associazione antiracket e, tre anni dopo, venne firmato un protocollo d'intesa tra l'associazione stessa ed il Comune, per la concessione da parte di quest'ultimo di locali interni al Palazzo Comunale da destinare a sportello antiracket.<ref>{{Cita news|autore= Paolo Mangiafico|titolo=Sede dell'antiracket a Palazzo di Città|pubblicazione=La Sicilia|giorno=30|mese=11|anno=1998}}</ref> Infine, nel [[1999]], per commemorare l'evento, il Comune adottò un'iniziativa senza precedenti in Italia:<ref>{{Cita news|autore=Rosa Tomarchio|titolo=Sulla strada il no al racket|pubblicazione=La Sicilia|giorno=24|mese=05|anno=1999}}</ref> ad ogni ingresso dell'abitato fu apposto un cartello segnaletico che riportava sotto al nome del paese la dicitura «comune che ha detto no al [[racket]]».
 
Altra data da ricordare nella recente storia solarinese è stata il 17 settembre [[2003]]. Per tre giorni, la provincia di Siracusa fu messa in ginocchio da una violenta [[alluvione]] abbattutasi sulla [[Sicilia orientale]], ma i danni più ingenti si ebbero proprio a Solarino<ref>{{Cita news|autore=Silvio Aparo|titolo=Solarino tra i comuni più colpiti|pubblicazione=Giornale di Sicilia|giorno=23|mese=09|anno=2003}}</ref>. Soltanto nella prima giornata, vennero travolte cinquanta [[autovettura|autovetture]], molti edifici subirono dei crolli, tra cui la [[scuola elementare]] ed alcune famiglie dovettero rifugiarsi sui tetti delle case a causa dell'alto livello dell'acqua»<ref>{{Cita news|autore= Silvio Aparo|titolo=Solarino, ricostruzione al via|pubblicazione=Il Giornale di Sicilia|giorno=01|mese=10|anno=2003}}</ref>.
<br/>Alla fine dell'evento meteorologico risultò danneggiato l'80% della rete viaria, venne distrutto il 70% della rete fognaria e di quella idrica e per giorni il paese rimase isolato dai Comuni limitrofi, per l'inagibilità del ponte Diddino e della statale per Siracusa e Palazzolo, nonché per l'interruzioni della linea elettrica e telefonica<ref>{{Cita news|autore=Roberto Rubino|titolo=Solarino senza strade, né luce, né telefoni|pubblicazione=La Sicilia|giorno=18|mese=09|anno=2003}}</ref>.
 
<br/>Alla fine dell'evento meteorologico risultò danneggiato l'80% della rete viaria, venne distrutto il 70% della rete fognaria e di quella idrica e per giorni il paese rimase isolato dai Comuni limitrofi, per l'inagibilità del ponte Diddino e della statale per Siracusa e Palazzolo, nonché per l'interruzioni della linea elettrica e telefonica<ref>{{Cita news|autore=Roberto Rubino|titolo=Solarino senza strade, né luce, né telefoni|pubblicazione=La Sicilia|giorno=18|mese=09|anno=2003}}</ref>.
Sempre nel [[2003]],<ref>{{Cita news|autore=Roberto Rubino|titolo=Floridia e Solarino insieme per una spinta allo sviluppo|pubblicazione=La Sicilia|giorno=10|mese=12|anno=2003}}</ref> sulla scorta degli incentivi disposti dalla [[legge regionale]] n. 30/2000 (cosiddetta ''legge Ortisi'') è stata avanzata l'ipotesi della nascita dell'Unione dei Comuni tra Solarino e la vicina [[Floridia]], al fine di una gestione collettiva dei [[servizi]] (tra i quali, [[polizia municipale]], [[ambiente naturale|ambiente]], [[trasporto pubblico|trasporti pubblici]], [[Ristorazione#La_ristorazione_scolastica|refezione scolastica]]), ferma restando l'autonomia amministrativa dei due enti locali. <br/>Ipotesi che si è concretizzata nel [[2010]]<ref>{{cita web|url=http://giornaleonline.lasicilia.it/GiornaleOnLine/pdf_sfoglia.php?move=1|titolo= Floridia-Solarino. Ecco la firma dell'«unione» dei monti climiti|accesso=22 dicembre 2010}}</ref>, anno in cui i [[Consiglio comunale|consigli comunali]] dei due paesi hanno approvato l'[[atto costitutivo]] e lo [[statuto (diritto)|statuto]]<ref>{{cita web |url=http://nuke.sebastianoscorpo.com/LinkClick.aspx?fileticket=eKLPPzJMCS4%3D&tabid=36&mid=451|titolo= Statuto dell'Unione dei Comuni dei Monti Climiti|accesso=4 ottobre 2010}}</ref> dell'[[Unione di comuni|Unione dei Comuni]] - [[Monti Climiti]].
 
Sempre nel [[2003]],<ref>{{Cita news|autore=Roberto Rubino|titolo=Floridia e Solarino insieme per una spinta allo sviluppo|pubblicazione=La Sicilia|giorno=10|mese=12|anno=2003}}</ref> sulla scorta degli incentivi disposti dalla [[legge regionale]] n. 30/2000 (cosiddetta ''legge Ortisi'') è stata avanzata l'ipotesi della nascita dell'Unione dei Comuni tra Solarino e la vicina [[Floridia]], al fine di una gestione collettiva dei [[servizi]] (tra i quali, [[polizia municipale]], [[ambiente naturale|ambiente]], [[trasporto pubblico|trasporti pubblici]], [[Ristorazione#La_ristorazione_scolasticaLa ristorazione scolastica|refezione scolastica]]), ferma restando l'autonomia amministrativa dei due enti locali. <br/>Ipotesi che si è concretizzata nel [[2010]]<ref>{{cita web|url=http://giornaleonline.lasicilia.it/GiornaleOnLine/pdf_sfoglia.php?move=1|titolo= Floridia-Solarino. Ecco la firma dell'«unione» dei monti climiti|accesso=22 dicembre 2010}}</ref>, anno in cui i [[Consiglio comunale|consigli comunali]] dei due paesi hanno approvato l'[[atto costitutivo]] e lo [[statuto (diritto)|statuto]]<ref>{{cita web |url=http://nuke.sebastianoscorpo.com/LinkClick.aspx?fileticket=eKLPPzJMCS4%3D&tabid=36&mid=451|titolo= Statuto dell'Unione dei Comuni dei Monti Climiti|accesso=4 ottobre 2010}}</ref> dell'[[Unione di comuni|Unione dei Comuni]] - [[Monti Climiti]].
 
Ipotesi che si è concretizzata nel [[2010]]<ref>{{cita web|url=http://giornaleonline.lasicilia.it/GiornaleOnLine/pdf_sfoglia.php?move=1|titolo=Floridia-Solarino. Ecco la firma dell'«unione» dei monti climiti|accesso=22 dicembre 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100729001911/http://giornaleonline.lasicilia.it/GiornaleOnLine/pdf_sfoglia.php?move=1}}</ref>, anno in cui i [[Consiglio comunale|consigli comunali]] dei due paesi hanno approvato l'[[atto costitutivo]] e lo [[statuto (diritto)|statuto]]<ref>{{cita web|url=http://nuke.sebastianoscorpo.com/LinkClick.aspx?fileticket=eKLPPzJMCS4%3D&tabid=36&mid=451|titolo=Statuto dell'Unione dei Comuni dei Monti Climiti|accesso=4 ottobre 2010|urlmorto=sì}}</ref> dell'[[Unione di comuni|Unione dei Comuni]] - [[Monti Climiti]].
 
==Note==
{{<references}}/>
 
==Bibliografia==
*{{cita libro|Salvatore | Ciancio | Siracusa e provincia: topografia storica e archeologica | 1980| Dafni| Catania|id=IT\ICCU\PAL\0006319}}
*{{cita libro| Giuseppe | Fichera | Solarino, ieri e oggi, nei ricordi di un suo vecchio figlio| 1997| | Siracusa}}
*{{Bibliografiacita libro|Vincenzo |La Rocca, 1993|Vincenzo la Rocca, ''Luglio 1943 e dintorni'', |1993|Nuova Grafica, |Floridia,|cid=La 1993.Rocca}}
*{{cita libro| Padre Serafino M. (Paolo)|Gozzo O.F.M.| San Paolo da Cesarea a Roma| 1963| Editrice Marietti | Torino| capitolo=L'Apostolo Paolo da Malta a Reggio - Atti 28, 11-13a, | curatore= Bonaventura Mariani |pp=41-69.}}
*{{cita libro|Padre Serafino M. (Paolo) | Gozzo O.F.M.| L'Apostolo Paolo nella tradizione, nell'archeologia e nel culto del Comune e della Chiesa di San Paolo Solarino|1979|| Roma}}
*{{Bibliografia|Vincenzo La Rocca, 1993|Vincenzo la Rocca, ''Luglio 1943 e dintorni'', Nuova Grafica, Floridia, 1993.}}
*{{cita pubblicazione | autore=Marco Monterosso| anno=2001 | mese=novembre - dicembre| titolo=La colonizzazione di San Paolo Solarino| rivista=I Siracusani | volume=34 | pp=25-27}}
*{{cita libro| Padre Serafino M. (Paolo)|Gozzo O.F.M.| San Paolo da Cesarea a Roma| 1963| Editrice Marietti | Torino| capitolo=L'Apostolo Paolo da Malta a Reggio - Atti 28, 11-13a, | curatore= Bonaventura Mariani |pp=41-69.}}
*{{cita libro|Padre Serafino M. (Paolo) | Gozzo O.F.M.| L'Apostolo Paolo nella tradizione, nell'archeologia e nel culto del Comune e della Chiesa di San Paolo Solarino|1979|| Roma}}
*{{cita libro|Giovanni | Sudano |Il culto di San Paolo a Solarino, storia - arte - tradizioni popolari| 1997| Edizioni Signorello | Catania| coautori= Luigi Lombardo}}
*{{cita pubblicazione | autore=Orazio Sudano | anno=1985 | mese=agosto |titolo=A 8000 piedi da Siracusa, il feudo di San Paolo| rivista=Gazzetta di Siracusa | pp=10-11 }}
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