Santa Veneranda: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|la frazione di [[Pesaro]]|Santa Veneranda (Pesaro)}}
{{U|Parasceva di Roma|religione|marzo 2023}}
{{Santo
|nome = Santa Veneranda
|immagine =
|didascalia =
|note = Vergine e
|venerato da = Chiesa cattolica
|beatificazione =
|canonizzazione =
|santuario principale =
|ricorrenza = [[
|attributi = palma, giglio, diadema, bastone del pellegrino
|patrono di = [[Mortara]], [[Fermignano]], [[Santa Veneranda (Pesaro)|Santa Veneranda]], [[Vallo della Lucania|Angellara]], [[Ercolano (comune)|Ercolano]], [[Moio della Civitella]], [[Carfizzi]], [[Gerace]], [[Acireale]], [[Avola]], [[Grotte]], [[Santa Venerina]], [[Santa Venere-portella]]
|
|nato = [[II secolo]]
|morto = [[II secolo]]
}}
{{Bio
|Nome = Veneranda
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|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = II secolo
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|
|Attività = santa
|Nazionalità = romana
|Categorie =
|FineIncipit = , detta anche '''Venera''' o '''Veneria''' è stata [[Verginità|vergine]], messaggera di fede, [[Martirio (cristianesimo)|martire]] [[Cristianesimo|cristiana]] e venerata come [[Santo|santa]] dalla [[Chiesa cattolica]]
}}
Il nome è la latinizzazione di [[Parasceva di Roma|'''Parasceve''']]<ref>{{cita|B.S: 1968|col. 330.}}</ref> con il quale è venerata dalla [[chiesa ortodossa]]. Nel "Catalogo Sanctorum" redatto negli anni 1369-1372, dal veneziano [[Pietro de' Natali]], al capitolo 61 è citata Santa Veneranda vergine, nata in Gallia (odierna [[Francia]]) nel II secolo e martire a Roma durante la [[persecuzione dei cristiani]] al tempo dell’imperatore [[Antonino Pio]] (138-161). La celebrazione era riportata il [[14 novembre]] nelle più vecchie pubblicazioni del "[[Martirologio Romano]]"<ref>{{cita libro |autore= |titolo=The Roman martyrology |url=https://archive.org/details/romanmartyrology00cathuoft/page/350 |editore=John Murphy |città=Baltimore |anno=1912 |p=351 |lingua=en}}</ref> ma nell'edizione del 2004 ne è stata espunta data la improbabile storicità del personaggio. Il culto di questa santa continua ad essere praticato in molti luoghi in Italia, come ad esempio a [[Mortara]] in [[Lombardia]], [[Sezze]] nel [[Lazio]], [[Ascoli Piceno]], [[Fermignano]], [[Pesaro]], [[Santa Veneranda (Pesaro)|Santa Veneranda]] nelle [[Marche]], [[Vallo della Lucania|Angellara]], [[Ercolano (comune)|Ercolano]] e [[Moio della Civitella]] in [[Campania]], [[Lecce]] in [[Puglia]], [[Carfizzi]], [[Crotone]], [[Gerace]] e [[Reggio Calabria|P]], [[Santa Venere-portella]] in [[Calabria]], [[Acireale]], [[Avola]], [[Grotte]], [[Santa Venerina]], in [[Sicilia]], [[Lauria]] in [[Basilicata]] ecc.<ref>{{cita libro |autore=Enzo D'Agostino |titolo=Da Locri a Gerace: storia di una diocesi della Calabria bizantina dalle origini al 1480 |url=https://books.google.it/books?id=BboD1dw8yU4C&lpg=PP1&hl=de&pg=PA52#v=onepage&q&f=false |editore=Rubbettino |città=Soveria Mannelli |anno=2004 |p=52}}</ref>
== Origine del nome ==
Il nome è nella forma latina significa "degna di venerazione".<ref>{{Santiebeati|90950|Santa Veneranda, martire|accesso=16 marzo 2019}}</ref> In realtà il nome è un derivato di Venera, riferito alla giornata dedicata a Venere,<ref name="heiligenlexikon">{{cita web|url=https://www.heiligenlexikon.de/BiographienV/Veneranda_von_Gallien.html|titolo=Veneranda von Gallien|lingua=de|accesso=20 marzo 2019}}</ref> Infatti il termine greco ''Parasceve'' (genericamente ''preparazione'') era stato adottato dagli Ebrei ellenistici per indicare il venerdì, ovvero il giorno della preparazione allo ''[[Shabbat]]''<ref>{{Cita libro|autore=Lorenzo Rocci|titolo=Dizionario Greco-Italiano|anno=1966|editore=Società editrice Dante alighieri|città=Città di Castello|p=1422}}</ref>. Una traduzione dovuta allo scopo di ripulire il nome dai connotati bizantini e renderla comprensibile e associabile, assieme alla trasformazione di Ciriaca in di [[Domenica di Tropea|santa Domenica]], a due giorni fondamentali nella settimana santa<ref>{{Cita|Giacovelli 2015|pp. 135-136.}}</ref>. Poco si sa di questa santa, tra le altre cose Veneranda è l’unica santa con questo nome, mentre di [[Veneranda#Onomastico|Venerando]]<ref>La giornata commemorativa di San Venerando, martirizzato a [[Troyes]], in [[Francia]] durante la [[persecuzione dei cristiani]] sotto l'imperatore [[Aureliano]] nel III secolo, si celebra il 14 novembre. Il 25 maggio si festeggia un San Venerando di [[Brescia]] che fu martirizzato con suo fratello Massimo. Un martire ucciso a [[Clermont]] nel 423 viene celebrato il 18 gennaio e il 25 dicembre.</ref> ce ne vengono ipotizzati tre.<ref name="Santiebeati">{{Santiebeati|3865|Venerando|accesso=20 maggio 2019}}</ref>
== Agiografia ==
Secondo notizie incerte, Veneranda sarebbe stata la figlia dei cristiani Agatone e Polena, cresciuta nella [[provincia romana]] della [[Gallia]], educata e istruita con grande cura. [[Verginità|Vergine]], si è dedicata alla cura dei poveri, all'istruzione e all'insegnamento ai candidati al battesimo femminile. All'età di 39 anni lasciò la sua patria, la Gallia e andò a [[Roma]] dove, durante la [[Persecuzione dei cristiani nell'Impero romano#Da Antonino Pio (138) a Commodo (192)|persecuzione dei cristiani]] da parte dell'[[Imperatore romano|imperatore]] Antonino Pio, venne catturata e temporaneamente imprigionata dal prefetto Asclepio. In vari luoghi sarebbe stata torturata e infine decapitata a Roma.<ref name=heiligenlexikon />
[[File:Veneranda e Santa Petronilla (Saint Petronilla leads the deceased Veneranda to paradise) light sharpen.jpg|miniatura|Santa Petronilla accompagna Veneranda in cielo]]
Il corpo fu sepolto in un [[Arcosolio]] delle [[Catacombe di Domitilla]] a Roma. Sulla parete di fondo si trova un affresco del IV secolo. Veneranda è ritratta in piedi in atteggiamento di orante, vestita con un'ampia [[dalmatica]] e con la testa velata. Alla sua destra ci sono fiori rossi, a simboleggiare il giardino paradisiaco in cui viene introdotta da [[santa Petronilla]] che indossa una tunica e un [[himation]]. Petronilla punta con la mano sinistra verso un contenitore aperto con pergamene, delle quali una più in alto è aperta; è il simbolo della legge di Dio che osserva fedelmente la defunta la quale guadagna così la ricompensa eterna.<ref>{{cita libro |autore=Umberto M. Fasola |titolo=Die Domitilla-Katakombe und die Basilika der Märtyrer Nereus und Achilleus |url=https://books.google.it/books?id=5fgrjkHFHF8C&lpg=PP1&hl=de&pg=PA40#v=onepage&q&f=false |editore= Pontificia Commissione di Archeologia Sacra |città=Città del Vaticano |anno=1989 |pp=40-41 |lingua=de}}</ref>
== Tradizione ==
La morte di Santa Veneranda è avvolta nel mistero. Si dice che il suo corpo fu portato ad Ascoli Piceno e poi a Roma nel XIV secolo.<ref>{{cita web|url=http://mariacianciaruso.blogspot.com/2016/07/la-storia-di-santa-veneranda.html |titolo=La storia di Santa Veneranda |accesso=22 maggio 2019}}</ref>
A Grotte in [[provincia di Agrigento]] si sostiene che, pregando, si sarebbe spostata da luogo a luogo, dalla Gallia a Grotte, dove una notte sarebbe stata rapita e portata ad Acireale, dove sarebbe stata torturata e decapitata.<ref name="grotte">{{cita web|url=http://www.grotte.info/ag/chiesamadre.htm |titolo=Vita di Santa Venere, vergine e martire |accesso=22 maggio 2019}}</ref>
Ad Acireale in [[provincia di Catania]] si afferma che sarebbe nata lì e sempre lì sarebbe stata uccisa il 26 luglio 143 e sepolta dal cristiano Antimo il 14 novembre.<ref name=heiligenlexikon />
=== Lombardia ===
==== Santa Veneranda di Mortara ====
{{F|santi latini|maggio 2019}}
[[File:SantaVenerandaRitratto.jpg|miniatura|Santa Veneranda Vergine e Martire, tela custodita nella [[Chiesa di San Carlo (Mortara)|chiesa di San Carlo Borromeo]] a [[Mortara]].]]
Nel [[1647]], per ordine del [[papa Innocenzo X]], iniziarono gli scavi nella catacomba di Calepodio in Roma. Padre Simpliciano da [[Milano]], [[Padre provinciale|Provinciale]] e Commissario Generale dei [[Cappuccini]] in Roma, ricevette dal [[Vescovo]] Alessandro Vittricio, vice gerente del [[cardinale vicario]] per la città di Roma, le reliquie della Santa, estratte dalla catacomba il 10 novembre 1647; le ossa furono portate in una chiesa conventuale romana e murate provvisoriamente in un loculo, sul quale si leggeva "Hic jacet corpus Venerandae Martiris" (Qui giace il corpo della Martire Veneranda).
Nel [[1650]], Prete Michele Tebaldeo di [[Mortara]] richiese all'amico Padre Simpliciano una [[reliquia]] insigne da donare alla città di Mortara e da venerarsi nella chiesa di [[Carlo Borromeo|San Carlo]], ancora in costruzione sul luogo in cui, secondo la tradizione, il Santo di passaggio a Mortara si dissetò a una fonte.
Padre Tebaldeo ottenne la concessione del corpo di Santa Veneranda, con la precisazione che non si trattava di uno dei martiri presenti nel Martirologio Romano.
Non è chiaro se il nome Veneranda sia il nome proprio della Santa o se sia un nome attribuito alle sacre ossa, dopo il ritrovamento. Padre Simpliciano scriveva nel
1650 a Padre Tebaldeo: ''Ho qua ottenuto il corpo di S. Veneranda; quale sebene come che patì qui in Roma il suo martirio, non possa dirsi esser quella che stà notata nel Martirologio Romano, che lo patì in Franza; ad ogni modo potrebbesi di essa fare l'offitio il giorno medesimo, che pare sia il quattordecimo di novembre; nel quale cade la Commemorazione di quest'altra''. Ciò toglie ogni dubbio sul fatto che le ossa ritrovate non appartengano a [[Santa Venera]], detta anche Veneranda.
[[File:SantaVeneranda2014.jpg|miniatura|upright=1.5|Il corpo di santa Veneranda Vergine e Martire nella [[Chiesa di San Carlo (Mortara)|chiesa di San Carlo Borromeo]] a [[Mortara]].]]
Il 24 febbraio 1651 avvenne in Mortara la [[ricognizione]] delle reliquie, giunte da Roma con i sigilli del [[cardinale vicario]] [[Marzio Ginetti]], alla presenza del Vicario Capitolare e Generale diocesano, essendo vacante la sede vescovile di [[Vigevano]]; l'ampolla di sangue, attestante l'avvenuto martirio, non è stata rinvenuta durante la ricognizione. Rotti i sigilli, il Vicario attestò l'autenticità delle Reliquie e ne ordinò l'esposizione alla pubblica venerazione nella [[Chiesa di San Carlo a Mortara|chiesa di San Carlo]]. Le ossa vennero affidate al sacerdote Carlo Francesco Moschetti che, non essendo ancora terminata la costruzione della chiesa di San Carlo, le custodì in modo inadeguato in casa propria.I fedeli, indignati del comportamento di don Moschetti e supportati dal prevosto di [[Duomo di Mortara|San Lorenzo]], ricorsero al [[Vicario generale]] che, con un'ordinanza, impose che le reliquie venissero murate provvisoriamente in un loculo, ricavato sull'altare di [[Sant'Ambrogio]] nella [[Duomo di Mortara|Basilica di San Lorenzo]]. Le reliquie rimasero in tale luogo fino al [[1664]], anno in cui furono ricomposte in una cassetta più adatta, ad opera del cappuccino
Le sacre ossa, in numero di novanta, vennero murate in un loculo sotto l'altare maggiore della
La successiva notificazione si legge nelle cronache parrocchiali del [[1885]] quando, a seguito di un fulmine che colpì la
Nel [[1920]] le Reliquie versavano nuovamente in una condizione di grave precarietà e preoccupante deterioramento.
Il vescovo di Vigevano, mons. [[Angelo Giacinto Scapardini]], concesse una seconda ricognizione ufficiale solo nel [[1925]] e nominò mons. Dughera come suo Delegato e Padre [[Francesco Pianzola]] come [[Attuario]].
Le procedure furono eseguite in forma riservatissima: le [[Suore missionarie dell'Immacolata Regina della Pace]] si occuparono della ricomposizione del corpo: furono realizzati una testa in cera e un manichino, riposti in una preziosa urna di cristallo e bronzo, in stile [[Arte romanica|romanico]]. Le ossa subirono uno speciale trattamento, furono raccolte in una scatola rivestita di seta e collocate sotto il simulacro della Santa.
L'urna fu portata processionalmente per le vie della città e trovò la sua definitiva collocazione sotto l'altare maggiore della
Nel [[1933]] il volto in cera subì una grave deformazione e si rese necessario provvedere alla sua sostituzione con una maschera di altro materiale.
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In occasione del 350º anniversario della collocazione delle reliquie nella chiesa di San Carlo Borromeo, nel settembre [[2014]] si è proceduto a una nuova ricognizione delle reliquie e alla ripulitura dell'urna. Le ossa hanno subito uno specifico trattamento, la veste bianca è stata sostituita in quanto l'originale versava in cattive condizioni a causa dell'umidità. Il diadema, il giglio e la palma sono stati trattati e riportati all'originale splendore.
[[File:Santa Veneranda.JPG|
La devozione che i mortaresi tributano a Santa Veneranda ha una tradizione secolare: si narra che più volte la Patrona abbia preservato la città da pestilenze e abbia concesso alle madri di riabbracciare i figli, tornati dal fronte.
Nel 1946, monsignor Dughera volle onorare in modo grandioso la Santa, per aver protetto la città durante la guerra; il [[19 maggio]] di quell'anno, il [[cardinale]] [[Alfredo Ildefonso Schuster]] guidò una solenne processione per le vie di
Il 24 ottobre 2014, dopo sessantatré anni dall'ultima processione, l'urna di santa Veneranda è stata trasportata per tutte le vie della città ed esposta nella [[Duomo di Mortara|Basilica di San Lorenzo]].
Numerose sono le preghiere e gli inni a Lei dedicati; nel 1925 [[Ettore Schinelli]] compose l'inno ufficiale per le feste centenarie e per la ricomposizione delle reliquie nell'urna. Recentemente è stato rinvenuto un inno manoscritto, che reca la firma di [[Raffaele Casimiri]], il quale lo dedicò alla Santa probabilmente durante la permanenza a [[Vercelli]]. L'inno popolare, che ancora oggi si canta il giorno della [[memoria (liturgia)|memoria liturgica]], ha la musica di [[Luigi Picchi]] e il testo di mons. Dughera.
=== Marche ===
In molti luoghi della regione sono presenti vari affreschi e dipinti dedicati a Santa Veneranda.
==== Loro Piceno ====
Nella chiesa di Santa Maria in piazza si trova un affresco raffigurante ''il martirio di Santa Veneranda'', risalente al XV secolo.
L'[[affresco]] raffigura la Santa immersa in una tinozza di olio bollente, nell'atto di pregare, mentre i carnefici sono intenti ad alimentare il fuoco. La scena è sovrastata da una lunetta raffigurante [[Maria Maddalena]] e [[Giovanni (evangelista)|Giovanni Evangelista]] mentre compiangono il Cristo morto.
==== Santa Veneranda ====
Nella frazione di [[Pesaro]] che porta il nome di [[Santa Veneranda (Pesaro)|Santa Veneranda]] vi è una chiesa, eretta nel 1607, dove è presente un affresco raffigurante "Madonna col bambino, San Sebastiano e Santa Veneranda". La patrona viene festeggiata nelle celebrazioni della Festa del Basilico che si tiene nell'ultima domenica di luglio o nella prima domenica di agosto.
=== Campania ===
==== Ercolano ====
[[File:Ercolano Basilica di Santa Maria a Pugliano.JPG|miniatura|Basilica di Santa Maria a Pugliano]]
Alcuni episodi parlano di santa Veneranda fanno riferimento alla [[Basilica di Santa Maria a Pugliano]] a Ercolano. Nella seconda metà del XVII secolo, al tempo di [[papa Alessandro VII]], veniva consegnata all'incaricato dell'[[Ordine dei carmelitani scalzi]] di Roma una reliquia della santa martire Veneranda.<ref name="Santiebeati" />
Più tardi questa reliquia venne consegnata a padre Simone del Monastero carmelitano di [[Torre del Greco]]. Dato che questo era molto devoto alla Cappella dello Spirito Santo, che è l'ultima della navata sinistra della Basilica di Santa Maria a Pugliano, consegnò la reliquia citata come prova della sua devozione.<ref name="Santiebeati" />
A Ercolano iniziò una forte venerazione. I fedeli ricevettero questo dono con gioia e festeggiamenti ed eressero nella Cappella dello Spirito Santo un altare dedicato alla santa. Sopra all'altare si trova un dipinto della santa del XVII secolo.<ref>{{cita web|url=http://www.smapugliano.it/Basilica/VISITA%20BASILICA.html |titolo=Basilica Santa Maria a Pugliano |accesso=25 marzo 2019}}</ref>
La santa è raffigurata in piedi con la colomba dello Spirito Santo sulla sua testa. Nella mano destra stringe il crocifisso e con la sinistra tiene il bastone del pellegrino e una palma, simbolo del martirio.<ref name="Santiebeati" />
La reliquia incastonata al centro di un mezzo busto di rame ricoperto d'argento fu rimossa dai francesi insieme all'argento durante la battaglia del 14 giugno del 1799. Nella basilica è rimasto solo il mezzo busto di rame.<ref name="Santiebeati" />
=== Sicilia ===
==== Santa Venera di Grotte ====
Secondo la tradizione, Santa Venera è nata il [[Venerdì Santo]] dell'anno 100 dai devoti genitori Agatone e Ippolita. La leggenda narra che Santa Venera, istruita nelle [[Sacre Scritture]], lasciò la patria e si dedicò con grande zelo all'[[evangelizzazione]]. Si dice che dalla Gallia sarebbe andata da un posto all'altro fino a quando sarebbe arrivata a Grotte.<ref name="grotte" />
Qui si dice che abbia predicato e vissuto in una grotta. Attratta dall'ospitalità, dalla fede e dalle avversità in cui viveva la popolazione locale, espresse il desiderio di rimanere nella grotta dove, all'epoca, vivevano centinaia di famiglie. Si dice che le sue frequenti visite al capezzale dei moribondi lasciassero un persistente profumo di rose.<ref name="grotte" />
Una notte sarebbe stata rapita e portata ad Acireale dove venne immersa nell'olio bollente, da cui sarebbe uscita ancora più bella di prima ma, successivamente, sarebbe stata decapitata e sepolta nelle catacombe Domitilla a Roma.<ref name="grotte" />
Santa Venera è la santa patrona di Grotte e viene raffigurata con una palma adornata da tre corone per indicare che era vergine, apostola e martire.<ref name="grotte" />
==== Santa Venera di Acireale ====
[[File:Santa Venera di Platania.jpg|miniatura|[[Giacinto Platania]]: Santa Venera di Acireale (XVII secolo)]]
[[File:Acirealeren eliza 1.JPG|miniatura|Cattedrale di Maria Santissima Annunziata ad Acireale]]
Secondo la tradizione, Santa Venera sarebbe nata il Venerdì Santo nell'anno 100 da genitori benestanti e devoti, Agatone e Ippolita dalla Gallia. Si dice che dopo 35 anni di preghiere e suppliche a Dio, ebbero la gioia di avere una figlia. Secondo la tradizione, madre voleva che si chiamasse Venere (Parasceve) in ricordo del giorno fortunato della sua nascita, però Agatone, temendo che quel nome potesse essere confuso con quello della dea romana, la chiamò Veneranda.<ref name=preghiereagesuemaria>{{cita web |url=http://www.preghiereagesuemaria.it/santiebeati/santa%20venera.htm |titolo=Santa Venera |accesso=27 marzo 2019 |dataarchivio=18 ottobre 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111018062630/http://preghiereagesuemaria.it/santiebeati/santa%20venera.htm |urlmorto=sì }}</ref> Venera sarebbe cresciuta cresciuta secondo i principi del cristianesimo e avrebbe praticato l'assistenza ai malati.<ref name=comune>{{cita web|url=https://www.comune.acireale.ct.it/Tradizione/SantaVenera.aspx |titolo=Santa Venera |accesso=24 marzo 2019}}</ref>
Quando Veneranda aveva 20 anni, i suoi genitori morirono, quindi lei donò tutti i suoi averi ai poveri e si dedicò a un'intensa attività di apostolato, sarebbe stata arrestata dal prefetto Antonio, il quale avrebbe cercato invano di ricondurla alla [[religione romana]], prima con inviti e poi con atroci torture, dalle quali però Venera sarebbe uscita illesa. Il prefetto Antonio si convertì alla vista di tanti miracoli.<ref name=preghiereagesuemaria />
Dopo questa esperienza, Venera riprese l'attività missionaria convertendo molte persone, fino a un nuovo arresto da parte delle autorità locali (in particolare si fa il nome di un certo Temio o Teotimo), che l'avrebbe sottoposta ad altre torture dalle quali, anche stavolta, sarebbe uscita illesa ed avrebbe convertito Temio.<ref name=preghiereagesuemaria />
Secondo la tradizione, Venera in seguito a una condanna alla [[decapitazione]] da parte del preside Asclepio il 26 luglio del 143. Il suo corpo sarebbe rimasto insepolto ed esposto alle fiere, le quali tuttavia lo lasciarono miracolosamente intatto finché alcuni cristiani l'avrebbero traslato ad Ascoli Piceno, dove venne venerato fino al IV secolo quando, un 14 novembre, un sacerdote di nome Antimo l'avrebbe trasferito a Roma.<ref name=preghiereagesuemaria />
Sul finire del [[medioevo]] gli abitanti di Acireale cominciarono a reclamarlo. Le reliquie giunsero ad Acireale nel 1642 e il 21 gennaio del 1651 fu introdotta la celebrazione della festa liturgica di santa Venera<ref name=comune /> quando le sue reliquie furono trasferite dalla chiesa di Gesù e Maria a quella che oggi è la [[Cattedrale di Acireale]]. La città l'acclamò patrona principale. Nel 1668 la Sacra Congregazione dei Riti approvò la scelta, concedendo alla città di Acireale tutte le prerogative e i privilegi riservati ai santi patroni.<ref name=preghiereagesuemaria />
Santa Venera, patrona di Acireale, viene solennemente festeggiata il 26 luglio (data in cui viene festeggiata, secondo il calendario bizantino, santa Parasceva di Roma), giorno della sua presunta morte per decapitazione.<ref name=comune />
Il 14 Novembre, nella cattedrale di Acireale, viene commemorata la traslazione delle reliquie della santa da Ascoli Piceno a Roma, avvenuta nel 1642. Il culto della santa patrona di Acireale fu introdotto il 21 gennaio 1651.<ref name=comune /> Nello stesso giorno si commemora il terribile bombardamento che subì Acireale nel 1941 la note del 14 novembre.
Le reliquie sono custodite in un busto reliquiario e in un argenteo scrigno nella Reale Cappella di Santa Venera sul lato destro del transetto dell'attuale cattedrale.<ref>{{cita web|url=http://www.vdj.it/santa-venera-360%C2%B0-della-traslazione-delle-reliquie/ |titolo=Santa Venera, 360° della traslazione delle reliquie |accesso=24 marzo 2019}}</ref> Il simulacro della santa, ricoperto da ex-voti, reca il vangelo e una palma tricoronata in una mano e il crocefisso nell’altra. Alla base vi è una spada con l'elsa d'oro massiccio, omaggio della città di Catania, per suggellare la pace dopo annose rivalità, tra Catania e Acireale.<ref name=comune />
Santa Venera di Acireale viene ricondotta a [[Parasceva di Roma|Santa Parasceve]], il cui culto risale all'epoca bizantina e alla presenza dei [[monaci basiliani]] provenienti dalla Grecia. Acireale è meta di pellegrinaggi di tante comunità Cristiane Ortodosse che vengono a venerare le reliquie della loro Agìa Paraskevì.
== Patronati ==
[[File:Santa_Venera_Matrice_SantaVenerina.jpeg|miniatura|Simulacro della Santa venerato in Chiesa Madre in [[Santa Venerina]] (CT)]]
Santa Veneranda (o Venera) è la Patrona di varie località italiane:
* Acireale (CT)
* Angellara (Frazione di [[Vallo della Lucania]], SA)
* [[Avola]] (SR)
* [[Carfizzi]](KR)
* Fermignano (PU)
* [[Gerace]](RC)
* [[Ginosa]] (TA) fino alla metà del secolo XVIII
* Grotte (AG)
* Moio della Civitella (SA)
* Mortara (PV)
* [[Palermo]]
* [[Santa Venerina]] (CT)
* [[Santa Venera (Mascali)|Santa Venera]] (frazione di [[Mascali]], CT)
* [[Trappitello]], [[Chianchitta]] (frazione di [[Taormina]], ME)
* Santa Venera (frazione di [[Barcellona Pozzo di Gotto]], ME)
* Santa Veneranda (frazione di [[Pesaro]], PU)
Santa Venera è anche la patrona di un comune maltese:
* [[Santa Venera (Malta)|Santa Venera]]
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=AA. VV.|titolo=Bibliotheca Sanctorum|data=1968|editore=Città Nuova|città=Roma|posizione=coll. 328-330|volume=X Pabai-Rafols|cid=B.S. 1968}}
* {{cita libro |autore=Enrico Tessera, Riccardo Tacconi |titolo=Mortara nella storia, dalle origini al XIX secolo |editore=Logica Multimedia |città=Mortara |anno=2009 |isbn=88-904082-0-0}}
* {{Cita testo|autore=Domenico Giacovelli|titolo=La probabile latinizzazione spontanea di una locale tradizione di ispirazione bizantina. Il culto di Santa Veneranda Parasceve in Ginosa (TA) dal sec. XII all’epoca moderna|pubblicazione=Vetera Christianorum|editore=Edipuglia|città=Bari|data=2015|numero=52|pp=135-166|cid=Giacovelli 2015}}
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|cattolicesimo}}
[[Categoria:Santi per nome|Veneranda]]
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