Enrico II il Santo: differenze tra le versioni

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{{Monarca
| nome = Enrico II il =Enrico IISanto
|immagine = Heinrich II. (cropped).jpg
| titolo =[[Imperatori del Sacro Romano Impero|Imperatore del Sacro Romano Impero]]
|legenda = Enrico II tra due vescovi, miniatura tratta dal [[Pontificale (libro)|Pontificale]] di [[Abbazia di Seeon|Seeon]], 1014-1024 circa, [[Biblioteca di Stato di Bamberga]].
| sottotitolo =(formalmente '''Imperatore dei Romani''')
|titolo = [[Imperatori del Sacro Romano Impero|Imperatore dei Romani]]
| immagine =Heinrich II. zwischen zwei Bischöfen 001.jpg
|inizio regno = 14 febbraio [[1014]]
| legenda =Enrico II tra due vescovi, ''Seeoner Pontifikale''. Bamberga, [[Biblioteca di Stato di Bamberga]], Msc.Lit.53, fol. 2v (miniatura dell'XI secolo)
| iniziofine regno = 1413 febbraioluglio [[10141024]]
|incoronazione = [[Roma]], 14 febbraio [[1014]]
| fine regno = 13 luglio [[1024]]
|predecessore = [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]
| incoronazione = 14 febbraio [[1014]] ([[Roma]])
|successore = [[Corrado II il Salico|Corrado II]]
| titolo1 = [[Sovrani di Germania|Re di Germania]]
|titolo1 sottotitolo1= [[Sovrani di = (formalmente '''Germania|Re dei Franchi''') Orientali]]
| inizio regno1 = 76 giugno [[1002]]
| fine regno1 = 13 luglio [[1024]]
|incoronazione1 = [[Magonza]], 6 giugno [[1002]]
| titolo2 = [[Re d'Italia]]
|predecessore1 = [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]
| sottotitolo2 = (formalmente '''Re degli Italici''')
|successore1 = [[Corrado II il Salico|Corrado II]]
| incoronazione2 = 14 maggio [[1004]] ([[Pavia]])
|titolo2 = [[Sovrani d'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|Re degli Italici]]
| predecessore2 = [[Arduino d'Ivrea|Arduino]]
|inizio regno2 = 14 maggio [[1004]]
| successore2 = [[Corrado II il Salico|Corrado II]]
|fine regno2 = 13 luglio [[1024]]
| altrititoli =
|incoronazione2 = [[Pavia]], 15 maggio [[1004]]
| nome completo =
|predecessore2 = [[Arduino d'Ivrea|Arduino]]
| predecessore =[[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]
|successore2 successore= =[[Corrado II il Salico|Corrado II]]
|titolo3 = [[Duca di Baviera]]
| dinastia =[[Dinastia ottoniana]]
|sottotitolo3 = come '''Enrico IV'''
| consorte =[[Cunegonda (imperatrice)|Cunegonda di Lussemburgo]]
|regno3 = * 28 agosto [[995]] –<br />21 marzo [[1004]] (I)
| padre = [[Enrico II di Baviera]]
* [[1009]] –<br />dicembre [[1017]] (II)
| madre = [[Gisella di Borgogna]]
|successore3 = [[Enrico V di Baviera|Enrico V]] (I)<br>[[Enrico V di Baviera|Enrico V]] (II)
| data di nascita =[[973]] o [[978]]
|predecessore3 = [[Enrico II di Baviera|Enrico II]] (I)<br>[[Enrico V di Baviera|Enrico V]] (II)
| luogo di nascita=[[Bad Abbach]]
|titolo4 = [[Duca di Carinzia]]
| data di morte =[[13 luglio]] [[1024]]
|sottotitolo4 = come '''Enrico III'''
| luogo di morte =Grone ([[Gottinga]])
|inizio regno4 = 28 agosto [[995]]
| luogo di sepoltura =[[Duomo di Bamberga]]
|fine regno4 = [[1002]]
| religione = [[Chiesa cattolica|Cristianesimo Cattolico]]
|predecessore4 = [[Enrico II di Baviera|Enrico II]]
|successore4 = [[Ottone I di Carinzia|Ottone I]]
|data di nascita = 6 maggio [[973]]
|luogo di nascita = [[Bad Abbach]] o [[Hildesheim]]
|data di morte = {{Calcola età3|1024|7|13|973|5|6}}
|luogo di morte = [[Grona (Gottinga)|Grona]], nei pressi di [[Gottinga]]
|luogo di sepoltura = [[Duomo di Bamberga]]
|dinastia = [[Dinastia ottoniana]]
|padre = [[Enrico II di Baviera]]
|madre = [[Gisella di Borgogna]]
|consorte = [[Cunegonda (imperatrice)|Cunegonda di Lussemburgo]]
|religione = [[Cristianesimo]] [[Simbolo niceno-costantinopolitano|niceno]]-[[Definizione di Calcedonia|calcedoniano]]
}}
{{Santo
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|immagine= Hertnidaltar Hof.JPG
|didascalia=
|note= [[Imperatore del Sacro Romano Impero]]
|nato= [[6Bad maggioAbbach]] o [[Hildesheim]] 6 maggio [[973]]
|morto= [[13Grona luglio(Gottinga)|Grona]], nei pressi di [[Gottinga]], 13 luglio [[1024]]
|venerato da= Chiesa cattolica
|beatificazione=
|canonizzazione=4 marzo [[1146]], da [[papa Eugenio III]]
|santuario principale=
|ricorrenza= [[13 e 15 luglio ([[messa tridentina]])
|attributi=corona, globo e scettro
|patrono di=
}}
{{Bio
|Nome = Enrico II<ref>Anche se [[Enrico I di Sassonia|Enrico I l'Uccellatore]] non fu mai imperatore, molti antichi autori tedeschi lo considerarono tale, a differenza degli autori antichi italiani che, assieme a Enrico I, non contarono neanche Corrado I. Enrico il Santo è quindi il secondo Enrico del Sacro Romano Impero.</ref> il Santo
|Nome = Enrico II il Santo
|Cognome =
|ForzaOrdinamento = Enrico 02 del Sacro Romano Impero
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|LuogoNascitaAlt = o [[Hildesheim]]
|GiornoMeseNascita = 6 maggio
|AnnoNascita = [[973]] o [[978]]
|LuogoMorte = Grona
|LuogoMorteLink = Gottinga
|GiornoMeseMorte = 13 luglio
|AnnoMorte = 1024
|AttivitàEpoca = 900
|Epoca2 = 1000
|Nazionalità =
|Attività = re
|Attività2 = santo
|Nazionalità = tedesco
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato [[RegnumSovrani Italiaed'Italia#Ottoni di Sassonia (962–1024)|re d'Italia]] dal [[1002]] al [[1024]], [[imperatore del Sacro Romano Impero]] e ultimo esponente della [[dinastiaDinastia Ottoniana|dinastia degli Ottoni]]
}}
 
Figlio di [[Enrico II di Baviera]], alla sua morte, nel [[995]], divenne [[duchi di Baviera|Duca di Baviera]] con il nome di Enrico IV di [[Baviera]].
Figlio di [[Enrico II di Baviera]], alla sua morte, nel [[995]], divenne [[duchi di Baviera|duca di Baviera]] con il nome di '''Enrico IV di Baviera'''. Fu anche [[Ducato di Carinzia|duca di Carinzia]] come '''Enrico III'''. È stato dichiarato santo. Anche sua moglie, [[Cunegonda (imperatrice)|Cunegonda]], rientra nel novero dei [[santi]] della [[Chiesa cattolica]].
 
== Biografia ==
 
=== L'infanzia di Enrico e l'elevazione a duca di Baviera ===
Enrico nacque il 6 maggio del 973, figlio di [[Enrico II di Baviera|Enrico II]], duca di Baviera e di [[Gisella di Borgogna]]. Tramite suo padre, era nipote di [[Enrico I di Baviera|Enrico I]], duca di Baviera, e pronipote del re [[Enrico I di Sassonia|Enrico I di Germania]]. Per sua madre, era nipote del re [[Corrado III di Borgogna]] e pronipote del re [[Rodolfo II di Borgogna]].
 
Il padre nel 974 si ribellò al cugino e imperatore del Sacro Romano Impero [[Ottone II di Sassonia|Ottone II]]. I due erano in conflitto per le reciproche rivendicazioni sul [[ducato di Svevia]]: Enrico rivendicò il ducato come suo diritto di nascita mentre Ottone II rivendicò il diritto imperiale di nominare un duca di sua scelta. Dopo la fallimentare rivolta, Ottone II imprigionò l'anziano Enrico ad Ingelheim. Dopo essere fuggito, [[Guerra dei tre Enrichi (977-978)|Enrico si ribellò di nuovo contro Ottone II]]. Quando questa seconda rivolta fallì, Ottone II depose Enrico dal titolo di duca di Baviera e lo mandò in esilio sotto la custodia del [[Principato vescovile di Utrecht|vescovo di Utrecht]] nell'aprile del 978. Come conseguenza della sua rivolta, l'imperatore divise dal ducato di Baviera il [[ducato di Carinzia]].
 
Durante l'esilio di suo padre, il giovane Enrico visse a Hildesheim. Da bambino fu educato, assieme al fratello [[Bruno di Augusta|Bruno]], nella fede cristiana da san [[Volfango di Ratisbona|Volfango]], vescovo di Ratisbona, e poi studiò nella [[Duomo di Hildesheim|cattedrale di Hildesheim]]. Lo stesso imperatore si assicurò che Enrico ricevesse un'educazione ecclesiastica per renderlo un ecclesiastico e impedirgli di partecipare al governo imperiale.
 
La morte di Ottone II del 983 permise al padre di essere rilasciato dalla custodia e di tornare dall'esilio. Egli rivendicò la reggenza di [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]], il bambino di tre anni di Ottone II. Dopo aver tentato di usurpare il trono di Germania nel 985, il padre cedette il governo alla madre del bambino, [[Teofano Scleraina|Teofano]]. In cambio della sua sottomissione al re, il padre fu restaurato come duca di Baviera. Il giovane Enrico, che in quel momento aveva tredici anni, fu nominato reggente sulla Baviera. Quando il padre morì nel 995, il giovane Enrico fu eletto dai nobili bavaresi come nuovo duca per succedere a suo padre.
 
Nel 999 Enrico sposò [[Cunegonda (imperatrice)|Cunegonda di Lussemburgo]], figlia di [[Sigfrido di Lussemburgo|Sigfrido, conte di Lussemburgo]]. Questo matrimonio gli assicurò una vasta rete di contatti nei territori occidentali della Germania.
 
=== La successione contestata ===
{{Per approfondire|Elezione reale dei Franchi Orientali del 1002}}
Il 23 gennaio [[1002]] morì il cugino di secondo grado [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]. Non era prassi all'epoca che vi fossero diritti al trono per gli appartenenti alle linee collaterali della famiglia regia, quindi la successione non fu immediata. La via per la sua successione venne aperta quando [[Ottone I di Carinzia|Ottone di Worms]], nipote di [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]], rifiutò la corona<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=133|capitolo=Libro V, 25|ISBN=978-8833390857}}</ref>; Enrico II trovò sostegno per la sua successione in Sassonia, desiderosa di vedere un uomo della propria stirpe continuare a sedere sul trono; egli inoltre era sostenuto da Sofia e Adelaide, sorelle del defunto Ottone III<ref name=":0">{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|pp=93-95|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref>. Anche Ottone di Worms finì per appoggiarlo<ref>{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|p=96|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref>.
 
La sua ascesa la trono venne contrastata dal [[Margraviato di Meißen|margravio di Meißen]] [[Eccardo I di Meißen|Eccardo]], sostenuto dal suocero e [[Sovrani di Sassonia|duca di Sassonia]] Bernardo, dal [[Diocesi di Halberstadt|vescovo di Halberstadt]] Arnolfo, dal [[Diocesi di Hildesheim|vescovo di Hildesheim]] Bernward e altri [[Grande del regno|grandi]] di Germania<ref name=":0" />. La fazione di Eccardo fecero saltare l'assemblea tra i grandi a Werla occupando, durante il banchetto, i posti delle sorelle di Ottone III. Eccardo poi abbandonò l'assemblea per andare a [[Hildesheim]], facendosi accogliere come un re. Egli in ogni caso venne ucciso il 23 aprile 1002 a Pöhlde a causa di un complotto ordito dai figli del conte di Northeim Sigfrido mentre si stava recando in [[Lotaringia]] ove si sarebbe deciso il successore di Ottone III dopo la sua sepoltura a [[Pasqua]] ad [[Aquisgrana]]<ref name=":0" /><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=121 a 124|capitolo=Libro V, 3-7|ISBN=978-8833390857}}</ref>.
 
Enrico vincolò quindi la sua successione sul diritto ereditario, ma essa era flebile essendo solo un cugino: egli quindi fece dei gesti tali da consolidare la sua precaria posizione. Egli attese il corpo di Ottone III nel [[monastero di Polling]], per poi accompagnarlo ad Aquisgrana mentre questo attraversava il suo ducato. Ciò lo fece in qualità di duca, ma inoltre Enrico fece seppellire le viscere del cugino ad [[Augusta (Germania)|Augusta]], nel [[Basilica dei Santi Ulrico e Afra|monastero di Santa Afra]] e fece una ingente donazione in favore dell'anima del cugino; inoltre portava sulle spalle il feretro all'entrata di ogni città in cui il corpo era portato<ref name=":0" /><ref group="Riferimenti">Tutto ciò ricorda in parte le azioni di [[Tolomeo I|Tolomeo]], generale di [[Alessandro Magno]], che trasportò il corpo del suo sovrano ad [[Alessandria d'Egitto]]: entrambi infatti usarono il corpo del loro sovrano per fini propri, in un contesto di fluidità politica.</ref>.
 
Un altro gesto per rafforzare le proprie pretese fu quando costrinse l'[[Arcidiocesi di Colonia|arcivescovo di Colonia]] [[Eriberto di Colonia|Eriberto]] a consegnargli le [[insegne imperiali]]; questo però tenne nascosta la [[Lancia sacra|Sacra Lancia]] a [[Colonia (Germania)|Colonia]] e venne tenuto prigioniero fino a quando non giurò di cederla a Enrico, tenendo in ogni caso il [[Diocesi di Würzburg|vescovo di Würzburg]] e fratello dell'arcivescovo Eriberto come ostaggio a garanzia dell'adempimento del giuramento. L'arcivescovo in ogni caso rifiutò di rendere omaggio a Enrico fino a che la sua posizione non fosse stata legittimata da un'assemblea dei grandi, a cui Eriberto si sarebbe adeguato, fosse stata favorevole a Enrico o meno<ref name=":0" />.
 
Ad Aquisgrana, i grandi di Germania pensarono di elevare sul trono il [[Ducato di Svevia|duca di Svevia]] [[Ermanno II di Svevia|Ermanno II]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=122|capitolo=Libro V, 3|ISBN=978-8833390857}}</ref>, ma Enrico, inimicandosi l'arcivescovo di Colonia Eriberto, si era guadagnato il favore dell'[[Diocesi di Magonza|arcivescovo di Magonza]] [[Villigiso di Magonza|Willigis]], il cui ruolo nel regno era di incoronare i re di Germania (e Willigis stesso aveva incoronato Ottone III): egli quindi incoronò Enrico nel [[Chiesa di San Giovanni (Magonza)|vecchio duomo di Magonza]] il [[6 giugno]] [[1002]]<ref name=":1" />, dopo che Ermanno II aveva tentato di impedire al futuro re Enrico di attraversare il Reno<ref name=":0" /><ref name=":1">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=126|capitolo=Libro V, 11|ISBN=978-8833390857}}</ref>.
 
Nominò suo [[cancelliere]] Alberico, [[vescovo]] di [[Diocesi di Como|Como]].
 
== Enrico re ==
=== L'elevazione al trono e la cavalcata attraverso il regno ===
[[File:Umritt_Heinrich_II.png|miniatura|La cavalcata (''[[Umritt]]'') di Enrico II nel regno.]]
[[File:Kronung Heinrich II.jpg|thumb|left|Incoronazione di Enrico II in una [[miniatura]] coeva]]
Una volta divenuto re, attaccò e saccheggiò il ducato di Svevia, ducato del rivale Ermanno II. Egli quindi contrattaccò, assediando [[Strasburgo]] assieme al genero [[Corrado I di Carinzia|Corrado]], figlio di Ottone di Worms, difesa dal suo [[Arcidiocesi di Strasburgo|vescovo]] [[Werner I d'Asburgo|Werner]]<ref name=":2" />. Strasburgo venne presa, e gli svevi, senza nessun ordine del duca, saccheggiarono e incendiarono la chiesa della città<ref name=":2">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=127|capitolo=Libro V, 12|ISBN=978-8833390857}}</ref>. Ermanno, per non perdere il ducato in caso di sconfitta, evitò di scontrarsi con il re direttamente, attaccando invece i suoi alleati nel suo ducato<ref name=":3">{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|p=98|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref>. Mentre il re era sull'[[isola di Reichenau]] per la [[natività di San Giovanni Battista]], ricevette la sfida ad un duello (interpretabile sia come un duello individuale sia nel senso, come ha fatto notare [[Wilhelm von Giesebrecht|Giesebrecht]], di ingaggiare battaglia con un esercito, sulla base del fatto che [[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]] usa il termine ''duellum'' anche in VII, 45 (62) per riferirsi inequivocabilmente ad una battaglia campale)<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=352, nota 57|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref> da parte di Ermanno<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=127|capitolo=Libro V, 13|ISBN=978-8833390857}}</ref>; egli però cambiò poi idea, preferendo forse non attaccare direttamente il re.
Nel [[1002]], in seguito alla morte del cugino [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]], venne eletto [[re di Germania]] a [[Magonza]]. Nominò suo [[cancelliere]] Alberico, [[vescovo]] di [[Diocesi di Como|Como]]
 
La campagna in Svevia si stava prolungando e Enrico decise di farsi approvare (e non eleggere) il titolo di re a [[Merseburg]]o dai [[Grande del regno|grandi del regno]]<ref group="Riferimenti">[[Tietmaro di Merseburgo|Titmaro]] fornisce l'elenco, che comprendeva anche personaggi non facenti parte direttamente del regno, ma erano legati: [[Levizo di Brema]], [[Arcivescovato di Brema|arcivescovo di Brema]], [[Giselher di Magdeburgo|Gisilero]], [[Diocesi di Magdeburgo|arcivescovo di Magdeburgo]], [[Retario di Padeborn]], [[Bernoardo di Hildesheim|Bernardo di Hildesheim]], [[Arnolfo di Halberstadt]], Ramwardo di Mindem, Egedo di Meißen, Bernardo di Verden, Ugone di Zeitz, tutti vescovi. Anche i laici prestarono giuramento: il duca [[Bernardo I di Sassonia|Bernardo di Sassonia]], il duca [[Boleslao I di Polonia|Boleslao]] (Titmaro non lo chiama re, pur essendo stato investito (ma non è certo) in tale titolatura da Ottone III: Titmaro infatti si ritrovò spesso ad affrontare Boleslao nelle spedizioni di Enrico II), il [[Lotario I della marca del Nord|marchese Liutario]], il marchese [[Gero II|Gerone II]], il [[conte palatino di Sassonia]] Federico di Harzgau e altri vescovi e conti.</ref>: egli venne accolto dall'abate di San Giovanni Aimone e dal conte della città Ezicone; qua il duca Bernardo, prima sostenitore di Ermanno, il [[25 luglio]] e su delega dei presenti, approvò che la carica regia fosse presieduta da Enrico; Bernardo quindi diede, durante una cerimonia, la sacra lancia a Enrico, allo scopo di rappresentare che i grandi approvavano la sua elevazione al trono; questi quindi giurarono fedeltà e supporto armato a Enrico porgendo le mani unite al sovrano, con l'eccezione di Liutgero<ref name=":3" /><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=128 e 129|capitolo=Libro V, 15 a 18|ISBN=978-8833390857}}</ref>.
Enrico si dedicò fondamentalmente a risolvere i problemi della [[Germania]], poiché fin dalla sua elezione gli equilibri di potere tra i [[vassallo|vassalli]] si erano di nuovo spezzati, soprattutto a seguito dell'orientamento prevalentemente [[italia]]no nella politica dei suoi predecessori. Negli anni del suo regno dovette così combattere a lungo contro vari signori ribelli, come Baldovino di [[Fiandra]], Federico [[conte di Lussemburgo]], Enrico duca di Baviera o l'arcivescovo di [[Metz]].
 
Il neo re si diresse nella [[Lotaringia]], verso Corbie, dove si riunì con la moglie [[Cunegonda (imperatrice)|Cunegonda]], accolti dall'[[abate Titmaro]] e assieme si diresse a [[Paderborn]], dove anche Cunegonda venne elevata a regina il [[10 agosto]], giorno di [[San Lorenzo|San Lorenzo Martire]] e anniversario della [[battaglia di Lechfeld]]<ref name=":4">{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|p=99|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=130|capitolo=Libro V, 19|ISBN=978-8833390857}}</ref>. A Duisburg attese i vescovi di Lotaringia di [[Diocesi di Liegi|Liegi]] e [[Arcidiocesi di Cambrai|Cambrai]], a cui di aggiunse l'arcivescovo Eriberto, che arrivò in ritardo, essendo questo stato rapito dal neo re poco tempo prima, e qui lo accettarono come re, scortandolo quindi fino ad Aquisgrana dove venne elevato anche dagli altri grandi di Lotaringia l'[[8 settembre]], giorno della [[Natività della Beata Vergine Maria|natività di Maria]]<ref name=":4" /><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=130 e 131|capitolo=Libro V, 20|ISBN=978-8833390857}}</ref>. Questo atto sancì definitivamente la nuova posizione di Enrico, confermato poi dalla sottomissione del duca Ermanno il [[1º ottobre|1 ottobre]]: egli fu riconfermato nel suo ducato ed espiò il suo peccato di aver bruciato la chiesa di Strasburgo donando alla diocesi una sua proprietà e restaurando l'abbazia di Santo Stefano, situata nella città<ref name=":4" /><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=131 e 132|capitolo=Libro V, 22|ISBN=978-8833390857}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=365|capitolo=Libro V, 22|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref>.
Per definire la situazione lungo in confini orientali non esitò ad allearsi con le tribù [[Slavi|slave]], ancora [[paganesimo|pagane]], contro il duca [[cristianesimo|cristiano]] [[Boleslao I di Polonia|Boleslao]] che mirava al trono di [[Regno di Polonia (1025-1138)|Polonia]], ma la guerra poco gli valse perché nello scontro perse la [[Lusazia]] e dovette riconoscere l'indipendenza di fatto del [[Regno di Polonia (1025-1138)|regno di Polonia]] e del suo nuovo sovrano.
 
=== Enrico re: modello di gestione governativa ===
A causa del suo prevalente interesse per i problemi della [[Germania]], l'attenzione per la situazione in Italia fu minore dei suoi predecessori e sempre episodica. Vi scese nel [[1004]] per sconfiggere [[Arduino d'Ivrea]], che i grandi signori italici avevano eletto re d'Italia alla morte di [[Ottone III]]. Una volta sconfitto Arduino, Enrico cinse a [[Pavia]] la Corona del Regno ([[14 maggio]]), nonostante le proteste violente della folla.
La pratica della cavalcata attraverso il regno (in tedesco ''[[Umritt]]'') era una novità rispetto ai predecessori ottoniani: essi infatti rimanevano in [[Franconia]], Sassonia e Bassa Lotaringia, andando in Svevia e Baviera solo in occasione delle spedizioni militari, specie per le spedizioni in Italia. Enrico II invece visitava i ducati regolarmente, e sotto il suo regno sono documentati le prime diete provinciali; Enrico II infatti, per quanto fosse riuscito a far valere le sue ragioni ereditarie, fu costretto a farsi validare la sua elevazione al trono, essendo stato solo un duca, dalle varie regioni del suo regno, La scelta del viaggio imperiale perenne si rifletté sui diplomi, redatti in loco e non più nei palazzi in cui abitualmente risiedevano gli imperatori sassoni<ref>{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|p=100|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref>.
 
Anche la pratica di governo cambiò: se gli Ottoni praticavano una ''governance'' incentrata sulla relazione tra il re e la famiglia, quindi una politica basata sull'insediamento nei punti chiave del regno dei propri familiari di sangue o acquisiti, con Enrico II, che possedeva una mentalità "ducale", la pratica di governo cambiò: egli aveva pochi familiari stretti (che comunque insediò in posizioni privilegiate; diede anche incarichi di prestigio a famiglie bavaresi appartenenti al suo ducato) e basò la propria azione conferendo titoli ducali o immettendo nella cappella regia non più i membri della vecchia aristocrazia ducale, ma dei membri delle famiglie comitali di secondo piano, minando in questo modo l'autorità ducale ivi presente; inoltre i duchi persero lo status di uomini più importanti del regno, essendo ormai il potere nelle mani delle più potenti famiglie comitali; egli si presentò in ogni caso come poco più di un duca e rafforzò il ruolo vescovile nel regno (in ventidue anni di regno, elevò alla soglia vescovile almeno quarantadue vescovi)<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo]]|curatore=Piero Bugiani|traduttore=Piero Bugiani|titolo=Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni|collana=Bifröst|anno=2020|editore=Vocifuoriscena|città=Viterbo|p=61|capitolo=Saggio introduttivo|ISBN=978-88-99959-29-6}}</ref>; inoltre ebbe maggiormente la propensione a insediare come vescovi i membri della sua cappella regia<ref>{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|pp=15 e 16|capitolo=Prefazione|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|pp=100 e 101|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref>.
Tornò nel [[1013]] per dirimere le controversie tra i candidati al papato della famiglia [[Crescenzi]] e dei [[Conti di Tuscolo]], assicurando ai secondi il proprio appoggio. Il 14 febbraio [[1014]] fu incoronato imperatore a [[Roma]] per mano del neo [[papa Benedetto VIII]]. Ridiscese ancora nel [[1021]]-[[1022|22]] per condurre una breve campagna militare in [[Puglia]] e [[Campania]] contro i [[Bizantini]]. Nel 1022, presiedette, insieme al pontefice, il [[Concilio di Pavia (1022)|concilio di Pavia]], a conclusione del quale vennero emanati sette canoni contro il [[concubinato]] dei sacerdoti e per la difesa dell'integrità dei patrimoni ecclesiastici: questo concilio è considerato un momento importante nel processo di riforma delle Chiesa dell'XI secolo<ref>«La svolta decisiva del movimento riformatore si ebbe al concilio di Pavia nel 1022. Presieduto congiuntamente dall'imperatore Enrico II e da papa Benedetto VIII (1012-1024), il concilio emanò una serie di decreti per correggere la condizione d'ignominia dell'episcopato e le sue smodatezze.» scrive R. Paternoster in [http://www.storiain.net/arret/num114/artic7.asp]</ref>.
 
=== Enrico re: gli scontri ===
Molto religioso e convinto assertore delle responsabilità dell'Imperatore nei confronti della fede e della prosperità dei suoi sudditi, esercitò sulla Chiesa e sui monasteri tedeschi un forte controllo, inteso in primo luogo a promuovere una riforma morale dei costumi nello spirito dell'ordine cluniacense, e a livello politico per renderli un contrappeso valido e sostanziale rispetto al potere e all'ingerenza dell'aristocrazia laica, così come era già stato fatto da [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]]. Nel 1013 prende sotto la propria protezione l'abbazia benedettina di [[Duomo di Sansepolcro|Sansepolcro]], nell'[[Alta Valle del Tevere]], di cui, in alcuni privilegi degli anni successivi, si dirà fondatore<ref>Cfr. ''Una Gerusalemme sul Tevere. L'abbazia e il Burgus Sancti Sepulcri (secoli X-XV)''. Atti del convegno (Sansepolcro 2012), a cura di M. Bassetti - A. Czortek - E. Menestò, Spoleto 2013; A. Czortek, ''Un'abbazia, un comune:Sansepolcro nei secoli XI-XIII'', Città di Castello 1997; E. Agnoletti, ''Sansepolcro nel periodo degli abati'', Città di Castello 1976; I. Ricci, ''L'Abbazia camaldolese e la cattedrale di San Sepolcro'', Sansepolcro 1943</ref>.
Enrico si dedicò fondamentalmente a risolvere i problemi della [[Germania]], poiché fin dalla sua elezione gli equilibri di potere tra i [[vassallo|vassalli]] si erano di nuovo spezzati, soprattutto a seguito dell'orientamento prevalentemente [[italia]]no nella politica dei suoi predecessori. Negli anni del suo regno dovette così combattere a lungo contro vari signori ribelli, come [[Baldovino IV di Fiandra|Baldovino di Fiandra]] (ribellatosi tra la fine del [[1006]] e il [[1007]])<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=157|capitolo=Libro VI, 29|ISBN=978-8833390857}}</ref>, [[Federico di Lussemburgo|Federico]] conte di Lussemburgo, [[Enrico V di Baviera|Enrico V duca di Baviera]] e suo cognato<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=163 e 164|capitolo=Libro VI, 41|ISBN=978-8833390857}}</ref> e il [[Diocesi di Metz|vescovo di Metz]] Teodorico II (ribellatosi assieme al fratello Enrico sempre nel 1009), sempre cognato del re<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=168 e 169|capitolo=Libro VI, 51 e 52|ISBN=978-8833390857}}</ref>. Nel 1003 il neo-re dovette affrontare la rivolta di Enrico di Schweinfurt, offeso dal fatto che non aveva ricevuto dal suo sovrano il ducato di Baviera; egli fu appoggiato da [[Boleslao I di Polonia]] e [[Boleslao III di Boemia|Boleslao III "il Rosso" di Boemia]] ed ebbe l'appoggio dello stesso fratello del sovrano, [[Bruno di Augusta|Bruno, vescovo di Augusta]]; questa rivolta fu tuttavia schiacciata in breve tempo.
 
=== Enrico re: le relazioni con gli slavi ===
La sua morte, nel luglio del [[1024]], fu accompagnata in [[Italia]] da sommosse di popolo e dall'incendio del palazzo imperiale di [[Pavia]], in Germania da un'irreale assenza di conflitti intestini tra i principi, segno di una politica interna che alla lunga aveva dato i suoi frutti. Gli succedette [[Corrado II il Salico]], iniziatore della dinastia di Franconia (Ma legato a lui da rapporti di parentela: Corrado II era figlio di [[Enrico di Spira]], figlio a sua volta di [[Ottone I di Carinzia|Ottone di Worms]], figlio di [[Corrado il Rosso]] e di [[Liutgarda]], figlia a sua volta di [[Ottone I]] e quindi cugina di Enrico II).
{{Per approfondire|Guerre tedesco-polacche|Pace di Bautzen}}
Per definire la situazione lungo i confini orientali non esitò ad allearsi con le tribù [[Slavi|slave]], ancora [[paganesimo|pagane]] come i [[Liutici]] nel 1003, contro il duca/re [[cristianesimo|cristiano]] [[Boleslao I di Polonia|Boleslao]], atto rinfacciato dai contemporanei, e lo stesso Titmaro non ebbe buona opinione di questo popolo<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=154 e 155|capitolo=Libro VI, 23-25|ISBN=978-8833390857}}</ref>, ma la guerra poco gli valse perché nello scontro perse la [[marca di Lusazia]]. Boleslao, nominato re da Ottone III, voleva che il suo titolo fosse riconosciuto dal nuovo re Enrico II e che il [[Margraviato di Meißen|magraviato di Meissen]] fosse a lui affidato in cambio del suo appoggio per la successione al trono,che era rimasto vacante dalla morte di [[Eccardo I di Meißen|Eccardo]] durante le lotte per il trono, in modo da poter entrare così ufficialmente nella rete imperiale, avendo già contatti anche dinastici con la famiglia dei margravi di Meißen e avendo la stima della dinastia dei [[Billunghi]], duchi di Sassonia<ref>{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|pp=101 e 102|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref>.
 
Enrico II cambiò nettamente l'orientamento politico dell'impero verso gli slavi, passando quindi oltre il [[congresso di Gniezno]].
 
Le spedizioni contro Boleslao occupano la maggior parte delle pagine della Cronaca di Titmaro, e la definizione dei confini orientali e dello status di Boleslao sono centrali per il vescovo di Merseburgo, suo confinante.
 
Molto religioso e convinto assertore delle responsabilità dell'Imperatore nei confronti della fede e della prosperità dei suoi sudditi, Enrico esercitò sulla Chiesa e sui monasteri tedeschi un forte controllo, inteso in primo luogo a promuovere una riforma morale dei costumi nello spirito dell'ordine cluniacense, e a livello politico per renderli un contrappeso valido e sostanziale rispetto al potere e all'ingerenza dell'aristocrazia laica, così come era già stato fatto da [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]]. Nel 1013 prende sotto la propria protezione l'abbazia benedettina di [[Duomo di Sansepolcro|Sansepolcro]], nell'[[Alta Valle del Tevere]], di cui, in alcuni privilegi degli anni successivi, si dirà fondatore<ref>Cfr. ''Una Gerusalemme sul Tevere. L'abbazia e il Burgus Sancti Sepulcri (secoli X-XV)''. Atti del convegno (Sansepolcro 2012), a cura di M. Bassetti - A. Czortek - E. Menestò, Spoleto 2013; A. Czortek, ''Un'abbazia, un comune:Sansepolcro nei secoli XI-XIII'', Città di Castello 1997; E. Agnoletti, ''Sansepolcro nel periodo degli abati'', Città di Castello 1976; I. Ricci, ''L'Abbazia camaldolese e la cattedrale di San Sepolcro'', Sansepolcro 1943</ref>.
 
== Enrico e l'Italia ==
 
=== Prima discesa in Italia e incoronazione ===
A causa del suo prevalente interesse per i problemi della [[Germania]], l'attenzione per la situazione in Italia fu minore dei suoi predecessori e sempre episodica. Questa situazione ha come emblema il motto del re: Enrico, re incontrastato in Germania, dopo la sottomissione di Ermanno, creò una bolla di piombo con inciso ''Renovatio regni Francorum'', sulla falsariga del [[Renovatio Imperii|motto di Ottone III]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|p=104|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref> (''Renovatio Imperii Romanorum''). In Italia [[Arduino d'Ivrea]] era stato eletto re dai [[Grande del regno|grandi]] signori italici. Enrico si concentrò sulla Germania, ma inviò in Italia Ottone di Worms assieme ad altri conti; questi furono fermati da Arduino, che aveva bloccato la [[valle dell'Adige]] presso [[Verona]] impadronendosi delle chiuse locali appartenenti al [[Diocesi di Verona|vescovo di Verona]] Otberto, mentre i tedeschi cercavano di unirsi al marchese di Canossa [[Tedaldo di Canossa|Tedaldo]] e all'[[Arcidiocesi di Ravenna-Cervia|arcivescovo di Ravenna]] Federico e le truppe del duca di Carinzia furono sconfitte presso la valle del Brenta<ref>{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|pp=105 e 106|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=133 e 134|capitolo=Libro V, 25 e 26|ISBN=978-8833390857}}</ref>.
 
Enrico scese in Italia nel 1004, una volta che la situazione in Germania fu pacificata: egli partì da Merseburgo dopo la [[quaresima]], passando in Turingia e Francia Orientale e arrivando a [[Ratisbona]]; qua investì il 24 marzo come duca di Baviera il genero [[Enrico V di Baviera|Enrico I di Lussemburgo]]. Egli proseguì passando per Augusta e, accolto dal vescovo Sigfrido per due notti, mandò indietro la moglie in Sassonia. Enrico proseguì fino a Thingau, dove lo raggiunse il fratello e [[Diocesi di Augusta|vescovo di Augusta]] [[Bruno di Augusta|Bruno]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=145|capitolo=Libro VI, 3|ISBN=978-8833390857}}</ref>.
[[File:Pavia denaro enrico II.jpg|miniatura|[[Zecca di Pavia|Pavia]], [[Denaro (moneta)|denaro]], Enrico II.]]
Nell'aprile 1004 arrivò a [[Trento]] dove celebrò la [[Domenica delle palme|domenica delle Palme]]. Arduino attendeva a Verona con le truppe a difendere le [[Chiuse longobarde|chiuse]], non lontane dal fiume Brenta. Le truppe del duca di Carinzia riuscirono ad espugnarle. Enrico allora festeggiò la Pasqua nei pressi del fiume e lo guadò due giorni dopo. Arduino fuggì e Enrico entrò pacificamente a Verona, raggiunto dal marchese di Canossa [[Tedaldo di Canossa|Tedaldo]]. Enrico proseguì fino a [[Brescia]], accolto dall'[[Arcidiocesi di Ravenna-Cervia|arcivescovo di Ravenna]] Federico, per poi raggiungere [[Bergamo]], accolto dall'[[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]] [[Arnolfo II da Arsago|Arnolfo]]. Venne quindi incoronato [[re d'Italia]] a [[Pavia]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=145-146|capitolo=Libro VI, 4-6|ISBN=978-8833390857}}</ref> nella [[Basilica di San Michele Maggiore|basilica di San Michele]]<ref>{{Cita web|url=http://www.sanmichelepavia.it/html/ita_intro.html|titolo=Basilica di incoronazioni regali}}</ref>.
 
=== La ribellione di Pavia e il ritorno in Germania ===
La sera stessa dell'incoronazione però i cittadini di Pavia si ribellarono al neo re d'Italia; una folla inferocita si diresse verso il [[Palazzo Reale (Pavia)|palazzo]], da cui si affacciò l'arcivescovo di Colonia Eriberto per tentare di placare la folla e chiedere il motivo della loro ira, ma questa gli rispose con lanci di sassi e frecce. Le truppe a guardia del palazzo erano poche e, per allarmare l'esercito tedesco accampato fuori dalle mura, queste diedero fuoco alle case nei pressi del palazzo. L'esercito allora assaltò le mura per prestare soccorso al loro sovrano; durante l'assalto, morì Giselberto, fratello della regina Cunegonda, vendicato da un certo cavaliere Vulfram, che riuscì a ferire al collo trapassando l'elmo un longobardo che lo aveva ucciso. Le truppe sveve, francone e lotaringe riuscirono ad entrare in città, facendo strage dei pavesi, che tentarono di difendersi scagliando giavellotti dai tetti delle case, ma questi furono inghiottiti dal fuoco. Mentre le truppe saccheggiavano i morti, il re diede poi ordine di risparmiare i sopravvissuti e si ritirò nel [[monastero di San Pietro in Ciel d'Oro]], all'epoca fortificato, in cui ricevette la sottomissione dei ribelli. Il re quindi andò a Ponte Lungo nelle vicinanze di Pavia dove ricevette l'esercito longobardo, visitò Milano e tornò a Ponte Lungo dove tentò di placare il popolo che non voleva che il loro neo re tornasse in Germania. Festeggiò la Pentecoste a Grumo, venne incontro ai Tusci, che si mossero solo quando videro che Enrico era vincitore, e tornò in Germania passando per la Svevia: qua era morto, prima della spedizione in Italia, il duca ex ribelle Ermanno e gli era succeduto il figlio ancora bambino [[Ermanno III di Svevia|Ermanno III]], il quale venne preso in custodia dal sovrano. Da qui, andò a [[Strasburgo]] per festeggiare il [[Natale]]. Enrico abbandonò l'Italia quindi a inizio giugno, con ancora Arduino non totalmente sconfitto; egli inoltre non scese a Roma, essendo questa tornata sotto il controllo di [[Giovanni di Crescenzio|Giovanni Crescenzio]], il cui padre era stato decapitato da Ottone III, e dei papi da lui nominati, e questi ultimi dovevano concedere l'autorizzazione per ripristinare la [[diocesi di Merseburg]]o (futura diocesi di [[Tietmaro di Merseburgo|Titmaro]]) e fondare la [[Arcidiocesi di Bamberga|diocesi di Bamberga]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=146 a 148|capitolo=Libro V, 7-9|ISBN=978-8833390857}}</ref><ref name=":5">{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|p=106|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref>.
 
=== La ''Romzug'': la seconda discesa in Italia e l'incoronazione imperiale ===
Nel 1012 la famiglia dei [[Conti di Tuscolo|Tuscolani]] riuscì a prendere il potere a Roma e riuscirono a collocare come papa un loro membro, [[Papa Benedetto VIII|Benedetto VIII]] e chiesero l'aiuto di Enrico per farlo mantenere come papa<ref name=":5" />: questi era stato infatti scacciato e per chiedere aiuto si mosse di persona, appena eletto dopo aver sconfitto nella corsa per il soglio di San Pietro un certo Gregorio; il neo papa passò le Alpi e incontrò l'imperatore a Natale a Pöhlde, convincendolo a sostenere la sua famiglia (già favorita sotto Ottone III)<ref name=":5" /> e la propria elezione<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=190|capitolo=Libro VI, 101|ISBN=978-8833390857}}</ref>. I Tuscolani mantennero il controllo di Roma fino al 1045, tant'è che si può parlare di "papato dei Tuscolani"<ref name="Ottoni">{{Cita libro|autore=[[Hagen Keller]]|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|data=2012|editore=Carocci Editore|città=Roma|p=107|capitolo=4. L'impero ottoniano sotto gli ultimi imperatori sassoni - La successione al trono di Enrico II|ISBN=978-88-430-5714-6}}</ref>.
 
Enrico quindi si avviò verso Roma (intraprese infine la sua ''[[Romzug]]'') e il 21 settembre 1013 fu a [[Balgstädt]]. Egli non ricevette nessun aiuto da parte di [[Boleslao I di Polonia|Boleslao]], il quale anzi, attraverso i suoi ambasciatori-spia tentò di carpire le mosse di Enrico in Italia e cercò di corrompere i grandi che accompagnavano il re; inoltre accusò Enrico presso il papa e tentò di impedirgli di versare il censo al pontefice. Arduino invece, consapevole di non avere truppe sufficienti per contrastare Enrico, si rinchiuse in una sua fortezza e, nonostante ciò, chiese la restituzione di una contea e la promessa di restituirgli i figli (presi in ostaggio da Enrico anni prima) e la corona<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=186 e 187|capitolo=Libro VI, 92 e 93|ISBN=978-8833390857}}</ref>. Nel gennaio 1014 Enrico, in occasione del sinodo di Ravenna, nominò come arcivescovo della città suo fratellastro Arnolfo; avversario di Arnolfo, di cui contestò l'elezione, fu [[Adalberto (vescovo di Arezzo)|Adalberto]], il quale raggiunse un accordo con Enrico facendosi nominare [[Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro|vescovo di Arezzo]]<ref>{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=194|capitolo=Libro VII, 2|ISBN=978-8833390857}}</ref>.
 
Nonostante le richieste di Arduino, non vi furono ostacoli per la discesa a Roma e il [[14 febbraio]] [[1014]] fu incoronato imperatore assieme alla consorte a [[Roma]] per mano di Benedetto VIII; la sera seguì un banchetto in Laterano<ref name=":6">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|pp=193 e 194|capitolo=Libro VII, 1|ISBN=978-8833390857}}</ref>. Otto giorni dopo scoppiarono dei tumulti sul ponte Tiberino tra i tedeschi e i romani, i quali finirono solo grazie al calare del sole: questi erano stati scatenati dai fratelli Ugo, Uezil e Ezzelino, figli del marchese [[Oberto II (Margravio di Milano)|Oberto II d'Este]] e rivale di Enrico II; essi vennero catturati: uno riuscì a fuggire dalle prigioni, uno venne portato a [[Fulda]] e un altro al castello di Givikenstein<ref name=":6" />.
 
Seguì il sinodo di Roma (febbraio 1014) e per la Pasqua Enrico andò a Pavia, quindi tornò in Germania<ref name=":7">{{Cita libro|autore=[[Tietmaro di Merseburgo|Tietmaro]]|traduttore=Matteo Taddei|titolo=Cronaca di Tietmaro|collana=Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo|editore=Pisa University Press|p=194|capitolo=Libro VII, 3|ISBN=978-8833390857}}</ref>. Rimase in Italia otto mesi<ref name="Ottoni" />. Arduino rialzò la testa conquistando Vercelli, ma venne sconfitto<ref name=":7" />.
 
=== Terza discesa in Italia ===
Ridiscese ancora nel [[1021]]-[[1022|22]] in Italia per condurre una breve campagna militare in [[Puglia]] e [[Campania]] contro i [[Bizantini]]. Rimase poche settimane. Nel [[1022]], presiedette, insieme al pontefice, dopo un [[sinodo a Bamberga]] ([[1020]]) il [[Concilio di Pavia (1022)|concilio di Pavia]], a conclusione del quale vennero emanati sette canoni contro il [[concubinato]] dei sacerdoti e per la difesa dell'integrità dei patrimoni ecclesiastici: questo concilio è considerato un momento importante nel processo di riforma della Chiesa dell'XI secolo<ref group="Riferimenti">«La svolta decisiva del movimento riformatore si ebbe al concilio di Pavia nel 1022. Presieduto congiuntamente dall'imperatore Enrico II e da papa Benedetto VIII (1012-1024), il concilio emanò una serie di decreti per correggere la condizione d'ignominia dell'episcopato e le sue smodatezze.» scrive R. Paternoster in {{cita web|url=http://www.storiain.net/arret/num114/artic7.asp|titolo=Copia archiviata|accesso=8 maggio 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100211211016/http://www.storiain.net/arret/num114/artic7.asp|dataarchivio=11 febbraio 2010|urlmorto=sì}}</ref>.
 
== La morte ==
[[File:00_3371_Bamberg_-_Dom_(Kaisergrab).jpg|miniatura|La tomba di Enrico e della moglie Cunegonda.]]
 
La sua morte, il [[13 luglio]] [[1024]], fu accompagnata in [[Italia]] da sommosse di popolo e dall'incendio del [[Palazzo Reale (Pavia)|palazzo imperiale]] di [[Pavia]], mentre in [[Germania]] da un'incredibile assenza di conflitti intestini tra i principi, segno di una politica interna che alla lunga aveva dato i suoi frutti. Si organizzò un'assemblea elettiva (da Enrico nel [[1002]] ostacolata) in cui gli succedette [[Corrado II il Salico]], iniziatore della dinastia di Franconia (ma legato a lui da rapporti di [[parentela]]: Corrado era figlio di [[Enrico di Spira]], figlio a sua volta di [[Ottone I di Carinzia|Ottone di Worms]], figlio di [[Corrado il Rosso]] e di [[Liutgarda (Ottonen)|Liutgarda]], figlia a sua volta di [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]] e quindi, oltre che bisnonna di Corrado II, cugina di Enrico II).
 
La tomba di Enrico, in cui giace assieme alla moglie Cunegonda, capolavoro marmoreo di [[Tilman Riemenschneider]], è custodita nel [[duomo di Bamberga]].
 
== Culto ==
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== Ascendenza ==
{{Ascendenza
<center>
|1 = Enrico II il Santo
{| class="wikitable"
|2 = [[Enrico II di Baviera]]
|-
|4 = [[Enrico I di Baviera]]
| rowspan="16" align="center"|'''Enrico II
| rowspan="8" align="center"|'''Padre:'''<br />[[Enrico II di Bavieral'Uccellatore]]
|16 = [[Ottone I di Sassonia (duca)|Ottone, duca di Sassonia]]
| rowspan="4" align="center"|'''Nonno paterno:'''<br />[[Enrico I di Baviera]]
|17 = [[Edvige di Babenberg|Edvige di Franconia]]
| rowspan="2" align="center"|'''Bisnonno paterno:'''<br />[[Enrico l'Uccellatore]]
|9 = [[Matilde di Ringelheim]]
| align="center"|'''Trisnonno paterno:'''<br />[[Ottone I di Sassonia (duca)|Ottone, duca di Sassonia]]
|18 = [[Teodorico di Ringelheim]]
|-
|19 = [[Rainilde di Frisia]]
| align="center"|'''Trisnonna paterna:'''<br />[[Edvige di Franconia]]
|5 = [[Giuditta di Baviera e di Lotaringia|Giuditta di Baviera]]
|-
|10 = [[Arnolfo di Baviera]]
| rowspan="2" align="center"|'''Bisnonna paterna:'''<br />[[Matilde di Ringelheim]]
|20 = [[Liutpoldo di Baviera]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Teodorico di Ringelheim]]
|21 = [[Cunegonda di Svevia]]
|-
|11 = [[Giuditta del Friuli]]
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Rainilde di Frisia]]
|22 = [[Eberardo del Friuli]]
|-
|23 = [[Gisella (figlia di Ludovico il Pio)|Gisella]]
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna paterna:'''<br />[[Giuditta di Baviera]]
|3 = [[Gisella di Borgogna]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno paterno:'''<br />[[Arnolfo di Baviera]]
|6 = [[Corrado III di Borgogna]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Liutpoldo di Baviera]]
|12 = [[Rodolfo II di Borgogna]]
|-
|24 = [[Rodolfo I di Borgogna]]
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Cunegonda di Svevia]]
|25 = [[Willa di Provenza]]
|-
|13 = [[Berta di Svevia]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna paterna:'''<br />[[Giuditta del Friuli]]
|26 = [[Burcardo II di Svevia]]
| align="center"| '''Trisnonno paterno:'''<br />[[Eberardo del Friuli]]
|27 = [[Regelinda|Regelinda di Zurigo]]
|-
|7 = [[Adelaide di Bellay]]
| align="center"| '''Trisnonna paterna:'''<br />[[Gisella (figlia di Ludovico il Pio)|Gisella]]
|14 = -
|28 = -
| rowspan="8" align="center"| '''Madre:'''<br />[[Gisella di Borgogna]]
|29 = -
| rowspan="4" align="center"| '''Nonno materno:'''<br />[[Corrado III di Borgogna]]
|15 = -
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />[[Rodolfo II di Borgogna]]
|30 = -
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />[[Rodolfo I di Borgogna]]
|31 = -
}}
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Willa di Provenza]]
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />[[Berta di Svevia]]
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />[[Burcardo II di Svevia]]
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />[[Regelinda di Zurigo]]
|-
| rowspan="4" align="center"| '''Nonna materna:'''<br />[[Adelaide di Bellay]]
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonno materno:'''<br />-
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />-
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />-
|-
| rowspan="2" align="center"| '''Bisnonna materna:'''<br />-
| align="center"| '''Trisnonno materno:'''<br />-
|-
| align="center"| '''Trisnonna materna:'''<br />-
|}
</center>
 
== Note ==
<references/>
'''Bibliografiche'''
<references group="Riferimenti" />
 
== FontiBibliografia ==
* [[Tietmaro di Merseburgo]] - ''Chronicon'' (Storia della dinastia sassone in 8 libri fino al 1018) ed. Holtzmann - Berlin 1935.
*Tietmaro di Merseburgo, Cronaca di Ttetmaro, ed. M. Taddei, Pisa University Press, 2018.
* {{cita libro|autore=Hagen Keller|wkautore=Hagen Keller|curatore=Giovanni Isabella|titolo=Gli Ottoni. Una dinastia imperiale fra Europa e Italia (secc. X e XI)|città=Roma|editore=Carocci Editore|anno=2012|isbn=978-88-430-5714-6|sbn=VEA1064889|cid=Keller, 2012}}
 
== Voci correlate ==
* [[Palazzo imperiale di Goslar]]
*[[Tietmaro di Merseburgo]]
* [[Duomo di Bamberga]]
* [[Duomo di Sansepolcro]]
* [[Arcidiocesi di Bamberga]]
* [[Alte Kapelle]]
*[[Elezione reale dei Franchi Orientali del 1002]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Henry II, Holy Roman Emperor}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{santiebeati|28200|sant'Enrico II}}
* {{de}} [http://ri-regesten.adwmainz.de Onlineversion] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090303002213/http://ri-regesten.adwmainz.de/ |data=3 marzo 2009 }} dei [[Regesta Imperii]]
* Catholic Encyclopaedia [http://www.newadvent.org/cathen/07227a.htm]
* {{DSS|I29194|Enrico II il Santo}}
 
{{Box successione
| tipologia = regnante
| precedente = [[Ottone III di Sassonia|Ottone III]]
| carica = [[Imperatori del Sacro Romano Impero|Imperatore deldei Sacro Romano ImperoRomani]]
| periodo = [[1002]] – [[1024]]<br /><small>[[Sovrani di Germania|Re dei franchiFranchi Orientali]] fino all'incoronazione nel [[1014]]</small>
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}}
{{Box successione
| tipologia = titolo nobiliare
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| carica = [[Elenco dei duchi di Baviera|Duca di Baviera]]
|immagine = Bayern Wappen.svg
| periodo=[[995]] – [[1005]]
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{{Box successione
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|carica = [[Ducato di Carinzia|Duca di Carinzia]]
|immagine = Ancient arms of the Duchy of Carinthia.svg
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|successivo = [[Ottone I di Carinzia|Ottone I]]
}}{{Re d'Italia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|cattolicesimo|medioevo|storia}}
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[[Categoria:Santi tedeschi del XII secolo]]
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