Legittimismo: differenze tra le versioni
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[[File:Coat of Arms of Kingdom of France.svg|thumb|220px|Emblema dei Borbone-Francia utilizzato spesso come simbolo del movimento legittimista francese]]
Il termine '''legittimismo''' si riferisce ad una dottrina politica teorizzata durante il [[Congresso di Vienna]] ([[1814]]-[[1816]]) dal rappresentante della [[monarchia]] [[
Dal [[1789]] al 1814, prima del conio del termine legittimismo, i [[Monarchismo|monarchici]] francesi, solitamente coincidenti con i [[Controrivoluzione|controrivoluzionari]] [[Reazione (politica)|reazionari]] o i moderati opposti alla [[Prima Repubblica Francese|Repubblica]] ([[Club dei Foglianti|Foglianti]], [[Club di Clichy]]) e poi all'[[Primo Impero Francese|Impero]], erano detti comunemente '''realisti''' (''royalistes''). Essi promossero l'[[esercito degli emigrati]], la [[guerra di Vandea]], il movimento dei ''[[Moscardini (Rivoluzione francese)|muscadins]]'', la ''[[chouan]]nerie'' e l'[[insurrezione del 13 vendemmiaio anno IV]].
==Le origini ==▼
In generale, il legittimismo (o "lealismo") è la fedeltà [[monarchismo|monarchica]] ad una determinata dinastia e/o ad un determinato sovrano.
I più estremi legittimisti francesi erano i sostenitori dell''''[[ultrarealismo]]'''. Dal [[1830]] il movimento monarchico francese fu diviso tra legittimisti e [[Orleanismo|orleanisti]]. Dopo l'unione dei due rami dopo il [[1871]] si costituì l'''unionismo'' sostenitore della successione dei [[Borbone-Orléans]], ma all'estinzione dei [[Borbone-Francia]] (ramo principale), con la morte di [[Enrico di Borbone-Francia|Enrico d'Artois]] (che aveva nominato Delfino il cugino Orléans, conte di Parigi), una fazione minoritaria (sostenitrice dei [[Bianchi di Spagna]]), non accettò questa soluzione. Il movimento legittimista maggioritario si unificò al movimento monarchico ''royaliste'' con gli orleanisti, ma permane tuttora un piccolo gruppo di legittimisti, quelli che si definirono '''neo-legittimisti''', ricercando i propri candidati al trono nei [[Borbone-Spagna]] di tradizione "[[Carlismo|carlista]]", attualmente nel ramo Borbone-Dampierre.
▲== Le origini ==
{{Vedi anche|Legge salica}}
[[File:Jacques-Bénigne Bossuet 3.jpg|thumb|Jacques Bénigne Bossuet]]
Il legittimismo nasce come una tendenza politica francese basata sulla [[legge salica]],<ref>La ''Lex salica'', codice fatto redigere da [[Clodoveo I|Clodoveo]] (481-511) attorno al 510 riguardante la popolazione dei franchi Salii, è una delle prime raccolte di leggi dei [[regni latino-germanici]] che stabilirono per iscritto le antiche norme tramandate sino ad allora oralmente. Gli articoli riguardavano particolari casi di violazione delle norme per i quali si prevedevano più frequentemente pene in denaro per i liberi e punizioni corporali per i non liberi.</ref> che, dopo essere stata per lungo tempo dimenticata, fu successivamente interpretata [[Anacronismo|anacronisticamente]] come [[legge successoria]] del Regno. La legge stabiliva come legittima la successione al trono per ordine di [[primogenitura]] maschile e di conseguenza stabiliva che il re di Francia fosse riconosciuto come
Con questa concezione si vuole affermare una legittimazione dell'autorità politica attraverso lo strumento del "diritto divino", base teorica dell'[[assolutismo monarchico]], dell'onnipotenza legislativa del sovrano assoluto.
Tale fu l'assolutismo ad esempio di [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] ([[1638]]–[[1715]]) teorizzato da [[Jacques Bénigne Bossuet]] ([[1627]]–[[1704]]) che rivedendo i precedenti dell'[[Antico Testamento]] riguardo alla scelta dei re, concludeva che i re erano consacrati come rappresentanti di Dio sulla Terra. Ognuno di essi aveva ricevuto il suo trono da Dio stesso, e ribellarsi contro la loro autorità era come ribellarsi a Dio. Nessun parlamento, nobile, tanto meno il popolo, aveva il diritto di partecipare a questa autorità legittimata da Dio, poiché era stata conferita dalla [[provvidenza]] divina attraverso il diritto di [[primogenitura]]. Secondo Bossuet la monarchia si fonda sulla tradizione della religione cattolica e sul potere assoluto del re che rispettando il diritto di proprietà e le ''libertà'' dei sudditi esprime un governo legittimo, cioè conforme alla legge di Dio e degli uomini, e perciò non arbitrario.<ref>Il sovrano, come teorizzava [[Jean Bodin]] (
Secondo i [[Gallicanesimo|gallicani]] nemmeno il papa poteva deporre il re o rifiutare di riconoscerlo, mentre secondo l'[[ultramontanismo]] e i [[monarcomachi]] l'autorità papale e il riconoscimento del re legittimo da parte del pontefice erano necessari. [[Enrico IV di Francia]] dovette ad esempio abiurare il [[calvinismo]] per ottenere l'approvazione del papa e dei nobili all'incoronazione, tanti che il sovrano rimase vittima dell'attentato di un fanatico cattolico che non riteneva sincera la sua conversione.
== Lo stato laico della Rivoluzione francese ==
Questa concezione del potere sovrano si sfalda con
[[Separazione tra Stato e Chiesa|La Chiesa si separava dallo Stato]]:
== Il Congresso di Vienna ==
Il [[Congresso di Vienna]] si aprì nel novembre 1814. Già con il [[trattato di Parigi (1814)|trattato di Parigi]] del maggio dello stesso anno erano stati fissati i confini della Francia: le sue frontiere tornavano ad essere quelle del [[1792]]. Inoltre, venivano restituite alla Francia quasi tutte le colonie, senza esigere alcuna [[indennità di guerra]].<ref name="villani">[[Pasquale Villani]], ''L'età contemporanea'', il Mulino, Bologna, 1983, 1993, ISBN 88-15-02704-1, p. 63.</ref>
Quando Talleyrand nel [[Congresso di Vienna]] sosteneva la necessità di un ritorno sui troni dei sovrani legittimi per grazia di Dio esprimeva una concezione che riaffermava la complementarità di politica e religione sostenuta dalla nuova concezione della storia tipica dell'età della Restaurazione.▼
Tra il dicembre 1814 e il gennaio 1815, il Congresso registrò una fase di tensione, in relazione alla [[Regno di Sassonia|Sassonia]], il cui sovrano, [[Federico Augusto I (re di Sassonia)|Federico Augusto]], era rimasto alleato di Napoleone fino alla disfatta finale. La Prussia intendeva impossessarsi della regione e Talleyrand ideò il "principio di legittimità", che consisteva nella restaurazione della situazione ''in [[Status quo ante bellum|statu quo ante]]''.<ref name=villani/>
{{Citazione|S'identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico.|[[Adolfo Omodeo]], ''L'età del Risorgimento italiano'', Napoli,1955}}▼
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Nell'età della Restaurazione si avanzava infatti una nuova concezione della [[storia]] che smentiva quella degli [[Illuminismo|illuministi]] basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la [[ragione]]. Le vicende della [[Rivoluzione francese]] e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che tuttavia s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del [[Regime del Terrore|Terrore]] e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che mirando alla realizzazione di un'Europa al di sopra delle singole [[nazione|nazioni]] aveva determinato invece la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di [[nazionalità]].▼
▲{{Citazione|S'identificò la storia della civiltà con la storia della religione, e si scorse una forza provvidenziale non solo nelle monarchie, ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico.|[[Adolfo Omodeo]], ''L'età del Risorgimento italiano'', Napoli, 1955}}
▲Nell'età della [[Restaurazione]] si avanzava infatti una nuova concezione della [[storia]] che smentiva quella degli [[Illuminismo|illuministi]] basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la [[ragione]]. Le vicende della [[Rivoluzione francese]] e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che tuttavia s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del [[Regime del Terrore|Terrore]] e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che mirando alla realizzazione di un'Europa al di sopra delle singole
Dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia. Esiste una [[Provvidenza]] divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini ingenuamente si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.
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== Gli antesignani della Restaurazione ==
{{Vedi anche|Restaurazione}}
[[File:EdmundBurke1771.jpg|upright=0.7|thumb|[[Edmund Burke]]
[[File:BurkeReflections.jpg|upright=0.7|thumb|Prima edizione delle ''Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia'' di Burke]]
Questa nuova visione della storia intesa come espressione della volontà divina e quindi come base teorica della unione di politica e religione e della legittimità del potere politico per "grazia di Dio", aveva avuto, già prima della Restaurazione, i suoi principali teorici in [[Edmund Burke]], [[François-René de Chateaubriand]]
[[File:Anne-Louis Girodet-Trioson 006.jpg|upright=0.7|left|thumb|François-René de
[[File:Jmaistre.jpg|upright=0.7|thumb|left|[[Joseph de Maistre|Giuseppe Maria de Maistre]]]] Nelle ''Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia'', pubblicate nel 1790, Burke mettendo a confronto la [[Gloriosa Rivoluzione|rivoluzione inglese]] del [[1688]] con quella francese vede nella prima una linea evolutiva che si era sviluppata per gradi nel rispetto delle tradizioni e questo «''lascia libera la possibilità di nuovi acquisti , ma fornisce la garanzia assicurata di ogni acquisto''»<ref>Edmund Burke, ''Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia'', Cappelli, Bologna, 1935</ref>
{{
Nelle sue numerose opere,<ref>Nel [[1802]] pubblicò
▲{{citazione| Credo possibile dimostrare che l'uomo non può dare una costituzione alla società religiosa o politica, così come non può dare la pesantezza ai corpi o l'estensione alla materia.| [[Louis de Bonald]], '''Teoria del potere politico e religioso nella società civile'' ([[1796]])}}
▲Nelle sue numerose opere,<ref>Nel [[1802]] pubblicò la ''Legislazione primitiva'', in contemporanea con il ''Genio del Cristianesimo'' di Châteaubriand. Commentando lo scarso successo della sua opera rispetto a quella dell'amico, Bonald affermò di aver «offerto la sua droga al naturale, mentre Châteaubriand l'ha offerta zuccherata.</ref> attaccò la ''[[Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino]]'', il ''[[Contratto sociale]]'' di [[Jean-Jacques Rousseau]] e le innovazioni sociali e politiche portate dalla Rivoluzione sostenendo il ritorno all'autorità della monarchia e della [[religione]]. La rivoluzione stessa, egli sosteneva, è una specie di prova dell'esistenza di Dio, poiché mette in luce come l'eliminazione della religione conduca alla distruzione della società. L'ambito religioso e quello politico sono, agli occhi di Bonald, inseparabili.
Ma il vero ideologo della Restaurazione fu il [[sabaudo]] [[Joseph de Maistre]] ([[1753]]–[[1821]]). Sulla linea del tradizionalismo di Burke nell'opera ''Du pape'' ([[1819]]) e nel postumo ''[[Le serate di Pietroburgo]] o colloqui sul governo temporale della Provvidenza'' egli sostiene la concezione della storia come depositaria di valori etici trascendenti. Nel Medioevo la Chiesa è stata il sostegno dell'ordine sociale e questo la rende superiore al potere civile che solo essa può rendere legittimo in quanto depositaria e interprete della volontà divina.
Le teorie illuministiche sulla libertà naturale dell'uomo sono semplici follie e ''diaboliche stranezze''. L'uomo è troppo malvagio per poter essere libero, egli è invece nato ''naturalmente servo'' e tale è stato sino a quando il cristianesimo lo ha liberato. Il cristianesimo autentico è quello rappresentato dal papa romano che ha proclamato la libertà universale ed è l'unico nella generale debolezza di tutte le sovranità europee ad aver conservato la sua forza e il suo prestigio.
De Maistre condivide poi l'analisi di Burke sulla falsa pretesa della maggioranza di prevalere sulla minoranza mentre «''dovunque il piccolissimo numero ha sempre condotto il grande''» e per questo è
== Il ruolo di Talleyrand e Metternich ==
[[File:Talleyrand 01.jpg
[[File:Prince Klemens Lothar von Metternich-Winneburg.jpg|upright=0.7|left|thumb|
Dopo le guerre napoleoniche che avevano sconvolto l'Europa ci si volse alla ricerca della pace che però non basta desiderarla per averla; essa doveva essere basata secondo [[Klemens Lothar von Metternich-Winneburg|Metternich]] su un nuovo principio di legittimità che non poteva voler dire restaurare i sovrani legittimi su i loro troni per diritto di successione e per "grazia di Dio", come sosteneva Talleyrand,
Solo stabilendo un ''ordine'' europeo dopo il caos napoleonico vi poteva essere pace in Europa. Quindi bisognava stabilire che cosa fosse ''legittimo'' per fare uscire l'Europa dalla condizione di ''illegittimità'' determinata dalla Rivoluzione francese e da Napoleone.
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L'antico principio di legittimità era stato abolito con la forza da Napoleone. La forza delle armi si era sostituita alla legge e la nozione stessa di legittimità, così com'era stata stabilita nel [[XVIII secolo]] era sparita. Bisognava allora ricostruire per preservare la pace un ordine riconosciuto come legittimo da tutti gli stati che si ponesse al centro della soluzione delle inevitabili vertenze che sarebbero inevitabilmente risorte in Europa.
La stabilità politica che contrassegna la storia europea per circa quarant'anni, sino alla [[guerra di Crimea]] ([[1853]]-[[1856]]) , primo conflitto internazionale dopo il Congresso di Vienna, fu merito di due statisti: il ministro degli esteri britannico [[Robert Stewart, visconte Castlereagh|lord Castlereagh]]; e quello austriaco [[Metternich]] che adottavano metodi diversi ma avevano uno stesso obiettivo: l'ordine;
== Il superamento del legittimismo ==
{{Vedi anche|Rivoluzione di luglio|Monarchia di Luglio|Orleanismo}}
[[File:Gérard - Louis XVIII of France in Coronation Robes.jpg|thumb|Luigi XVIII di Francia]]
Alla morte
All'atto dell'abdicazione Carlo X aveva designato come suo erede il nipote minorenne [[Enrico, conte di Chambord]], ma in applicazione della [[legge salica]] il
Tuttavia, il parlamento aveva già nominato il reggente [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo d'Orléans]] come re dei Francesi
Scrive [[Georges Lefebvre]]: «''Dietro la rivoluzione dinastica vi fu una rivoluzione politica; la nazione scelse il suo re e gli impose una costituzione votata dai suoi rappresentanti... la minaccia di un ritorno all'ancien regime fu eliminata e la nuova società creata dalla Grande Rivoluzione fu messa al sicuro. La rivoluzione del 1830 è così l'ultimo atto della Rivoluzione cominciata nel 1789''»
I legittimisti giunsero al punto di esultare per la [[rivoluzione francese del 1848]], che pure instaurò la Seconda Repubblica ma al contempo depose la casa d'Orléans.
Nel [[1871]], in seguito alla sconfitta francese nella [[guerra franco-prussiana]] e al crollo dell'impero di [[Napoleone III]], il parlamento, di maggioranza realista, era intenzionato a ripristinare la monarchia. Tuttavia, esso era diviso tra "legittimisti", che appoggiavano Enrico d'Artois, e "orleanisti", che al contrario sostenevano l'erede di Luigi Filippo d'Orléans, [[Luigi Filippo Alberto d'Orléans|Filippo VII]].▼
▲Nel [[1871]], in seguito alla sconfitta francese nella [[guerra franco-prussiana]] e al crollo dell'impero di [[Napoleone III]], il parlamento, di maggioranza realista, era intenzionato a ripristinare la monarchia. Tuttavia, esso era diviso tra
Alla fine l'assemblea si accordò sulla nomina di Enrico d'Artois come Enrico V di Francia, il quale però, rifiutandosi di adottare la [[bandiera francese|bandiera tricolore]] e volendo invece mantenere la bandiera bianca monarchica, perse diversi sostenitori orleanisti.▼
[[File:Flag of the Constitutional Kingdom of France (proposed).svg|thumb|200px|Bandiera proposta dai filomonarchici unionisti, legittimisti-orleanisti, a [[Enrico di Borbone-Francia]] per convincerlo ad abbandonare il tradizionale drappo bianco della Restaurazione a favore di una insegna di compromesso che univa il tricolore della Rivoluzione allo stemma della monarchia. Enrico rifiutò, pur avendo accettato la monarchia costituzionale, impedendo di fatto la terza Restaurazione monarchica nel 1871.]]
Il parlamento decise allora di nominare un [[presidente della Repubblica]] favorevole ai monarchici, [[Patrice de Mac-Mahon]], e di attendere la morte di Enrico d'Artois per nominare re Filippo d'Orleans come Filippo VII.▼
[[File:Pavillon royal de France.svg|thumb|200px|left|Bandiera reale di Francia che Enrico intendeva utilizzare, derivata da [[Francia nell'età moderna|quella pre-rivoluzionaria]] e utilizzata come stendardo del re durante il regno di suo nonno Carlo X.]]
▲Alla fine l'assemblea si accordò sulla nomina di Enrico
▲Il parlamento decise allora di nominare un [[presidente della
Quando però Enrico V morì nel [[1883]] e si estinse la casata principale in linea maschile, fu riconfermata la repubblica, in quanto
== Legittimisti e orleanisti ==
{{Vedi anche|Linea di successione al trono di Francia|Pretendenti al trono di Francia|Orleanismo}}
[[File:Henri d'Artois Litho.jpg|miniatura|destra|Enrico di Borbone-Francia in una litografia d'epoca]]
Alla morte di Enrico, con l'estinzione del ramo principale dei [[Borbone-Francia]], "legittimisti" e "orleanisti" si divisero di nuovo, contro quella che era stata la volontà dello stesso pretendente di ricomporre la frattura tra le due famiglie causata dagli eventi rivoluzionari del 1793 e del 1830. Più precisamente vi fu una scissione all'interno dei "legittimisti", in quanto la maggior parte di questi riconobbe [[Luigi Filippo Alberto d'Orléans|Filippo VII]] di [[Borbone-Orléans]], pur senza rinunciare al programma politico legittimista (''Bianchi d'Eu''), mentre una minoranza (''[[Bianchi di Spagna]]'') appoggiò il parente più vicino di Enrico d'Artois, [[Giovanni Carlo di Borbone-Spagna|Juan di Borbone-Spagna, conte di Montizón]], (detto «Giovanni III» dai suoi partigiani) - discendente di [[Filippo V di Spagna]], figlio di [[Luigi, il Gran Delfino]] e prozio di [[Luigi XV]] - e membro della dinastia reale spagnola ([[Borbone-Spagna]]) nonché pretendente [[Carlismo|carlista]] al trono spagnolo; ma Filippo V aveva però rinunziato, per sé e per i suoi discendenti, ai diritti alla Corona di Francia, firmando il [[trattato di Utrecht]] nel 1713, ratificato dalle Cortes spagnole, dal Parlamento di Parigi e (pur di ottenere un Borbone sul trono spagnolo) pienamente accettato allo stesso nonno di Filippo, [[Luigi XIV]] il Re Sole, in seguito alla vittoria nella [[guerra di successione spagnola]] contro gli [[Asburgo]] d'Austria. A causa dei cattivi rapporti con gli Orléans e al concetto di indisponibilità della corona essi continuarono a seguire la linea discendente dal secondogenito di Luigi XIV anziché del figlio cadetto di Luigi XIII. Ignorando il trattato di Utrecht, dal 1883 il trono sarebbe di conseguenza passato agli eredi maschi di Filippo V di Spagna automaticamente secondo la legge salica in mancanza di esplicita rinuncia (analogamente alla successione di Luigi XIX, Re di Francia per venti minuti prima di essere costretto a rinunciare dal padre Carlo X; questo anche se molto legittimisti non riconobbero valida nel contenuto pratico l'abdicazione ma solo nella forma, considerando Carlo re fino al 1836); inoltre la pretesa sarebbe rafforzata dalla perdita da parte dei carlisti del trono spagnolo (oggetto del trattato del 1713), a causa della [[Prammatica Sanzione (1830)]] che abolì la legge salica in Spagna. Inoltre sostengono che Enrico V non abbia mai nominato Filippo VII come Delfino in via ufficiale e che alla propria morte abbia disconosciuto gli Orléans affidando il trono "alla Provvidenza".
Un gruppo ulteriore si rifugiò nel ''survivantisme'', una specie di [[sebastianismo]] alla francese, negli anni della Restaurazione adombrato per un breve periodo anche da [[François-René de Chateaubriand]]. Questa idea è incentrata sulla sopravvivenza di [[Luigi XVII]] (i cosiddetti "falsi delfini" o "presunti delfini", numerosi nei primi dell'Ottocento) che avrebbe dei discendenti e quindi vi sarebbe stata una linea diretta segreta di discendenti di Luigi XVI. Fino al 2004, anno dell'esame del DNA sul cuore del principe che stabilì in via ufficiale la sua morte al Tempio nel 1795, il survivantismo era ancora esistente, seppur molto minoritario, principalmente nel naundorffismo, i seguaci dell'idea che l'avventuriero e orologiaio prussiano [[Karl Wilhelm Naundorff]] ([[1785]]-[[1845]]) fosse il Delfino evaso dalla prigione, e che quindi i suoi discendenti (Bourbon-Naundorff) siano Borboni di Francia della linea primogenita. Il naundorffismo raccolse diversi seguaci tra intellettuali e mistici alla fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, vicini alla cerchia cattolica eterodossa dei "[[Mélanie Calvat#I "melanisti"|melanisti]]", cioè i seguaci di [[Mélanie Calvat]], o quelli di [[Maximin Giraud]], i due veggenti mariani di [[La Salette]]; tra questi naundorffisti religiosi: Eugène Vintras, predicatore, e più blandamente, diversi scrittori come [[Joris-Karl Huysmans]], [[Léon Bloy]]<ref>Bloy allude al fatto nello scritto ''Il figlio di Luigi XVI'', dove afferma che il delfino sarebbe sopravvissuto</ref>, [[Jacques Maritain]] per un periodo, e soprattutto [[Louis Massignon]] nel XX secolo.<ref>[https://www.cesnur.org/2005/mi_11_12.htm Louis Massignon. "Il mistico spione"]</ref> Attualmente i sostenitori dell'ipotesi Naundorff sono molto pochi tra i monarchici, essendo la sua pretesa screditata dai più, a parte i suoi discendenti che hanno continuato a presentare controversi test del DNA, onde verificare l'appartenenza borbonica della famiglia Naundorff (attualmente tramite Hugues de Bourbon).
[[File:Royal flag of France during the Bourbon Restoration.svg|thumb|200px|Bandiera del Regno di Francia e Navarra durante la [[Restaurazione francese]], utilizzato perlopiù dai neo-legittimisti o legittimisti "Bianchi di Spagna".]]
[[File:Flag of France (XII-XIII) type 2.svg|thumb|200px|Una delle bandiere usata dagli orleanisti-unionisti/Bianchi d'Eu (assieme al tricolore della Monarchia di Luglio), derivato dalla [[Francia medievale|bandiera francese medievale]].]]
Altri sostennero linee dinastiche collaterali borboniche, solitamente di origine spagnola, a causa di diverse dispute, o discendenti dai figli legittimati del Re Sole, discendenti in via matrilineare come i [[Borbone-Parma]], o i [[Borbone-Due Sicilie]], ecc. Molti credettero per alcuni anni alle pretese di John Freeman, presunto figlio inglese illegittimo del duca di Berry (nato nel 1801 o nel 1804), che si proclamava legittimato.
Dai primi anni del Novecento, l'[[orleanismo]] in forma unionista (ossia la visione tradizionale legittimista unita al sostegno verso la casa di Borbone-Orléans, in unità d'intenti monarchici con gli orleanisti liberali) riprese molto vigore; con il pensiero di matrice [[Charles Maurras|maurrassiana]] dell'[[Action Française]], la maggior parte dei monarchici francesi riconobbe i diritti del ramo degli Orléans, ma con la crisi postbellica e gli azzardi politici del [[Enrico d'Orléans (1908-1999)|Conte di Parigi]] (prima sostenitore di [[Philippe Pétain|Pétain]] e dopo poco di [[de Gaulle]] nel 1940) il "neo-legittismo" conobbe una nuova fase di attenzione, pur restando minoritaria. Le dispute sulla legittimità dinastica che proseguono fino ad oggi, pur essendo il vero e proprio movimento monarchico assai minoritario nella Francia odierna (esso è rappresentato soprattutto dagli eredi politici del [[maurrassismo]], tre movimenti tra cui la rinnovata Action française, mentre i neo-legittimisti sono rappresentati dall'Istituto Maison Bourbon). Molti monarchici orleanisti hanno inoltre in seguito sostenuto la destra repubblicana [[Gollismo|gollista]] o [[Conservatorismo liberale|liberal-conservatrice]] a partire dalla presidenza di [[Valéry Giscard d'Estaing]] (altri addirittura [[Mitterrand]]), e il [[Fronte Nazionale (Francia)|Front National]], ritenendo il [[monarchismo]] un semplice lascito di memoria storica.
In ogni caso la linea successoria, detta «orleanista» (oppure ''orleanista-unionista'', in quanto raggruppa gli orleanisti e i "Bianchi d'Eu"), incentrata sulla famiglia ''Borbone-Orléans'', è la seguente:
* [[Luigi Filippo Alberto d'Orléans|Filippo, Conte di Parigi]] (Filippo VII) ([[1883]]-[[1894]])
* [[Luigi Filippo Roberto d'Orléans|Filippo, Duca d'Orléans]] (Filippo VIII) ([[1894]]-[[1926]])
* [[Giovanni di Guisa|Giovanni, Duca di Guisa]] (Giovanni III di Borbone-Orléans) ([[1926]]-[[1940]])
* [[Enrico d'Orléans (1908-1999)|Enrico, Conte di Parigi]] (Enrico VI) ([[1940]]-[[1999]])
*
* [[Giovanni d'Orléans (1965)|Giovanni, Conte di Parigi, Duca di Francia]] (Giovanni IV) (dal [[2019]])
[[File:Grandes armes de Louis de Bourbon, Duc d'Anjou, comme successeur des Rois de France.svg|thumb|180px|Emblema legittimista dei Bianchi di Spagna dal 1962]]
[[File:Royal Standard, raised in the presence of the King of France (legitimist version since 1962) (1).svg|thumb|right|Stendardo reale da issare alla presenza del Re di Francia, recante lo stemma del pretendente legittimista creato da [[Hervé Pinoteau]]]]
I più ardenti legittimisti (chiamati anche ''neo-legittimisti'') considerano ancora la rinuncia di Filippo V di Spagna al trono di Francia per i suoi discendenti come da invalidare.
* [[Giovanni Carlo di Borbone-Spagna]] (Giovanni III) ([[1883]]-[[1897]])▼
I neo-legittimisti, principalmente per avversione verso l'orleanismo politico la casa d'Orléans risalenti ai fatti del 1793 e del 1830, seguono comunque la linea dinastica "spagnola" ("[[Bianchi di Spagna]]"), dal 1975 denominata ''Borbone-Dampierre'', e talvolta autodenominata ''Borbone-Angiò''<ref>[https://www.italiaoggi.it/news/la-francia-torna-monarchica-ma-per-un-giorno-soltanto-2148446 La Francia torna monarchica ma per un giorno soltanto]</ref>:
* [[Carlo Maria di Borbone-Spagna]] (Carlo XI) ([[1887]]-[[1909]])
* [[Giacomo Pio di Borbone-Spagna]] (Giacomo I) ([[1909]]-[[1931]])
* [[Alfonso Carlo di Borbone-Spagna]] (
* [[Alfonso XIII di Spagna]] (Alfonso
* [[Giacomo Enrico di Borbone-Spagna]] (Giacomo II o Enrico VI) ([[1941]]-[[1975]]), escluso dal trono spagnolo per il suo [[matrimonio morganatico]], zio di [[Juan Carlos I di Spagna]]
* [[Alfonso di Borbone-Dampierre]] (Alfonso
* [[Luigi Alfonso di Borbone-Dampierre]] (Luigi XX) (dal [[1989]]).
Alcuni sostenitori dei Bianchi di Spagna hanno comunqur col tempo aderito ai Bianchi d'Eu ritenendo negli ultimi anni che la casa d'Orleans abbia infine legittimato comunque le proprie pretese a causa di varie dispute dinastiche risalenti all'epoca di Alfonso XIII, con l'estinzione della linea carlista maschile e soprattutto a causa dei vari matrimoni morganatici di molti Pretendenti - costati la candidatura al trono spagnolo a due figli di Alfonso, in favore del padre del re [[Juan Carlos I]] - tra cui quello del padre del pretendente attuale. Entrambi i rami sostengono oggi la [[monarchia costituzionale]]; gli orleanisti sostengono a maggioranza una monarchia più [[Liberalismo|liberale]], [[Sistema Westminster|parlamentare]] e [[Democrazia liberale|liberaldemocratica]], mentre i legittimisti confluiti nell'unionismo e i neo-legittimisti sono di solito più [[Tradizionalismo (filosofia)|tradizionalisti]], meno parlamentaristi e sostenitori del cattolicesimo come religione di Stato. In Francia, odiernamente, si usa utilizzare il termine legittimismo (''légitimisme'') soprattutto per indicare i neo-legittimisti, distinguendoli dai generici monarchici (''royalistes'') dominanti nel movimento (orleanisti e Bianchi d'Eu).
Storicamente dal [[1713]] al [[1830]] il capo della linea di Orléans godette dello status di ''Premier Prince du Sang'', riservato al primo in linea di successione dopo i figli e nipoti maschi del Re. Questa condizione non venne del resto negata da [[Enrico, conte di Chambord|Enrico V]]
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Jean d'Orléans.jpg|Giovanni (Jean) d'Orléans, detto Giovanni IV attuale pretendente [[Orleanismo|orleanista]]-unionista (Bianchi d'Eu)
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==Movimenti legittimisti fuori dalla Francia==
▲Storicamente dal [[1713]] al [[1830]] il capo della linea di Orléans godette dello status di ''Premier Prince du Sang'', riservato al primo in linea di successione dopo i figli e nipoti maschi del Re. Questa condizione non venne del resto negata da [[Enrico, conte di Chambord|Enrico V]] che riconobbe [[Luigi Filippo Alberto d'Orléans|Filippo d'Orléans]] come Delfino di Francia.
* [[Movimento Monarchico Italiano]], [[Unione Monarchica Italiana]], [[Italia Reale]], [[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|PDIUM]], ecc. ([[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]], [[Casa Savoia]], rami [[Savoia-Carignano]] e [[Savoia-Aosta]])
* Movimenti [[Borbone-Due Sicilie|borbonici]] italiani ([[Regno delle Due Sicilie]], [[Regno di Napoli]])
** [[Sanfedisti]]
** [[Brigantaggio postunitario italiano]]
** [[Neoborbonismo]]
* Borbone-Parma ([[Ducato di Parma e Piacenza]])
* Neo-pontifici ([[Stato della Chiesa]])
* [[Venetismo]], [[Serenissimi]] ([[Repubblica di Venezia]])
* Indipendentismo [[Repubblica di Genova|ligure-genovese]]
* Movimenti neo-[[Asburgo|asburgici]] ([[Austria-Ungheria]], [[Granducato di Toscana]], [[Ducato di Modena]])
* [[Carlismo]] spagnolo
* [[Giacobitismo]] britannico-scozzese
* [[Partito Costituzionalista dell'Iran|Costituzionalisti monarchici iraniani]] ([[Dinastia Pahlavi|Pahlavi]])
* [[Governo tibetano in esilio]] ([[Dalai Lama]], [[Tibet (stato)|Regno del Tibet]])
* Monarchici [[Impero cinese|cinesi]]
* Monarchici [[Impero russo|russi]] ([[Romanov]])
== Note ==
== Bibliografia ==
* Victor Vaillant, ''Etudes sur les sermons de Bossuet'', 1851
* E. Burke, ''Riflessioni sulla Rivoluzione francese'', Cappelli, Bologna, 1935
* G. De Ruggero, ''Storia del liberalismo europeo'',
* F.R. de Chateaubriand, ''[[Génie du Christianisme]]'', Flammarion, Paris, 1966
* J. De Maistre, ''Il Papa'', trad. di T. Casini, Firenze, 1926
* E.J. Hobssbawm, ''Le rivoluzioni borghesi. 1789-1848'', Il Saggiatore, Milano, 1963
* H. Kissinger, ''Diplomazia della Restaurazione'', trad, di E.Brambilla, Garzanti, Milano, 1973
* Pier Damiano Ori
* Guglielmo Ferrero
* D. Thomson, ''Storia d'Europa dalla Rivoluzione francese ai nostri giorni'', Feltrinelli, Milano, 1961
* G. Lefebvre, ''La Rivoluzione francese'', 1930 e 1951, ed. it. Milano, 1958
* D. de Montplaisir, ''Le Comte de Chambord, dernier roi de France'', 2008, ISBN 978-2-262-02146-7
== Voci correlate ==
* [[Carlismo]]
* [[Congresso di Vienna]]
* [[Destra (politica)]]
* [[Legge salica]]
* [[Legge di successione dinastica]]
* [[Linea di successione al trono di Francia]]
* [[Pretendenti alla Corona di Francia]]
* [[Restaurazione]]
* [[Rivoluzione di
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/b_edmund_burke.htm|titolo=Edmund Burke (Dizionario del Pensiero Forte)}}
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