Congresso di Vienna: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
m Annullata la modifica di ~2025-26750-78 (discussione), riportata alla versione precedente di Scalo Lunare Etichetta: Rollback |
||
(333 versioni intermedie di oltre 100 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{nota disambigua|la conferenza tenutasi a Vienna nel 1515|Primo Congresso di Vienna}}
{{Congresso
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
}}
Il '''Congresso di Vienna''' fu una conferenza tenutasi presso il [[castello di Schönbrunn]] ({{tedesco|Schloss Schönbrunn}}) nell'[[Vienna|omonima città]], allora capitale dell'[[Impero austriaco]], dal 1º novembre [[1814]] al 9 giugno [[1815]] (benché diverse datazioni riportino l'inizio e la fine del Congresso al 18 settembre 1814 e al 9 giugno 1815<ref>{{cita web|url=http://www.victorianweb.org/history/forpol/vienna.html|titolo=The Congress of Vienna, 1 November 1814 - 8 June 1815|autore=Bloy Marjie|accesso=30 marzo 2014}}</ref>). Vi parteciparono le principali potenze europee allo scopo di ridisegnare la carta dell'[[Europa]] e ripristinare l'[[Ancien régime]] dopo gli sconvolgimenti apportati dalla [[rivoluzione francese]] e dalle [[guerre napoleoniche]]. Con il Congresso di Vienna si apre infatti quella che viene definita come l'età della [[Restaurazione]] in [[Europa]] che può considerarsi conclusa con i [[moti del 1848]].<ref>{{cita web|url=https://scienzepolitiche.unical.it/bacheca/archivio/materiale/1865/Quarantotto/cap_3.pdf|titolo=Restaurazione e rivoluzione in Europa (1815-49)}}</ref>
Per la prima volta gli Stati europei decisero che il modo giusto di mettere fine a una guerra fosse riunire tutti gli Stati interessati e discutere una soluzione valida per tutti: un'idea che è sopravvissuta fino ad oggi<ref name=ilpost />. L'idea che i grandi conflitti e le questioni internazionali andassero risolte da riunioni a cui partecipavano tutte le nazioni coinvolte era oramai entrata nella cultura della diplomazia europea. Un secolo dopo, questa idea avrebbe assunto la forma della [[Società delle Nazioni]] e, a meno di 150 anni dalla chiusura del Congresso, avrebbe portato alla nascita delle [[Nazioni Unite]]<ref name=ilpost />.
== L'apertura del Congresso ==
{{Citazione|Gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso. La prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli.|[[Klemens von Metternich]]<ref>In Gabriele Nicolò, ''Duecento anni fa si chiudeva il Congresso di Vienna'', ''Osservatore Romano'' del 9 giugno 2015.</ref>}}
Il Congresso di Vienna si tenne nella [[Vienna|capitale]] dell'allora [[Impero austriaco]], dal 1° novembre [[1814]]<ref>Albert Malet e Jules Isaac, ''Révolution, Empire et première moitié du siècle XIX'', edizioni Hachette, 1929, p. 404.</ref> al 9 giugno [[1815]]. Un ruolo di primo piano ebbe la partecipazione delle maggiori quattro nazioni europee vincitrici: [[Impero austriaco|Austria]], [[Regno Unito]], [[Prussia]] e [[Impero russo|Russia]], che tentarono così di dare un nuovo stabile assetto all'[[Europa]] dopo l'avventura napoleonica. Insieme ad altre delegazioni di diversi stati anche la [[Francia]] partecipò al congresso per l'abile azione diplomatica di [[Talleyrand]], vescovo prima della rivoluzione dell'89, deputato rivoluzionario, collaboratore di Napoleone e in quel periodo ministro degli esteri di [[Luigi XVIII]]. Egli riuscì a far applicare per la Francia, vittima del tiranno napoleonico, il principio di legittimità secondo il quale dovevano essere restaurati sui loro troni i sovrani illegittimamente spodestati da Napoleone. La Francia del resto aveva già stipulato la pace con un precedente trattato [[Trattato di Parigi (1814)|siglato a Parigi]] il 30 maggio [[1814]].
Le discussioni continuarono malgrado il ritorno di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] dall'[[esilio]] e la sua [[Cento giorni|riassunzione del potere]] in Francia nel marzo [[1815]], e l'atto supremo del Congresso fu firmato nove giorni prima della sua finale disfatta nella [[battaglia di Waterloo]], avvenuta il 18 giugno [[1815]].
Tecnicamente, il Congresso di Vienna non si svolse come un normale congresso, dato che non si riunì mai in sessione plenaria, e la maggior parte delle discussioni avvenne in sessioni informali tra le grandi potenze.
Le decisioni prese dal Congresso seguirono due linee-guida per l'assegnazione dei territori europei ai vari sovrani:
[[File:Bodleian Libraries, La balance politique.jpg|upright=1.4|thumb|Il bilanciamento dei poteri]]
* il ''principio di equilibrio'', concepito con lo scopo di non concedere ad alcun paese la supremazia territoriale in [[Europa]], ma, al contrario, di equilibrare le forze delle varie potenze europee in modo che nessuna di queste potesse prevalere sulle altre: questo principio portò alla nascita, ad esempio, del [[Regno Unito dei Paesi Bassi]] (da non confondersi con quello odierno), che funse da "cuscinetto" tra la Francia e la [[Confederazione germanica]];
* il [[principio di legittimità]] per riassegnare il trono ai legittimi sovrani deposti durante il periodo napoleonico, come ad esempio accadde nella [[Francia]] post-rivoluzionaria, a capo della quale venne nominato sovrano il fratello minore del re [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]] ghigliottinato, [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]], considerato come legittimo successore di [[Luigi XVII di Francia|Luigi XVII]]<ref>Dalla morte del padre nel 1793, fu considerato re di Francia e di Navarra col nome di Luigi XVII dai monarchici francesi e dalle corti europee, anche se era stato imprigionato dai repubblicani. Non regnò mai effettivamente e si spense all'età di dieci anni, nel 1795, a causa delle dure condizioni di prigionia.</ref>; in questo modo veniva ripristinata la [[monarchia]], anche se in questo caso si trattava di una [[monarchia costituzionale]] (benché "[[ottriata]]", cioè ''elargita per volontà sovrana''<ref>{{Treccani|costituzione-ottriata|Costituzione ottriata|accesso=9 giugno 2020}}</ref>). Questo principio tuttavia non venne sempre rispettato: ad esempio le repubbliche di [[Repubblica di Venezia|Venezia]] e di [[Repubblica di Genova|Genova]] non vennero ricostituite.
L'ordinamento degli stati restaurati venne lasciato ai singoli sovrani, ma fu generalmente costituito da quello tipico delle [[Assolutismo monarchico|monarchie assolute]]: senza parlamenti o con rappresentanze non elettive.
== ''Si le Congrès danse, il ne marche pas'' (Se il Congresso danza, non cammina) ==
[[File:Forceval-Congrès de Vienne 1814-815.png|left|thumb|''Si le Congrès danse, il ne marche pas'']]
Dopo la caduta e l'abdicazione di Napoleone a [[Fontainebleau]] (6 aprile [[1814]]) e la ratifica della prima [[Trattato di Parigi (1814)|Pace di Parigi]], la [[sesta coalizione]] venne sciolta, mentre sul trono di Francia fu posto il legittimo sovrano, [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]] di [[Borbone]], fratello minore del decapitato Luigi XVI.
Secondo l'articolo XXXII del trattato di pace si sarebbe dovuto riunire a Vienna un congresso plenario delle potenze vincitrici per dare un nuovo assetto e un ordine durevole all'Europa, che per quasi vent'anni era stata calpestata, devastata e ridotta allo stremo dalla lunga guerra contro l'imperatore francese.
[[File:Louis XVIII of France.png|thumb|upright|[[Luigi XVIII di Francia]]]]
I sovrani vincitori e i loro ministri [[plenipotenziario|plenipotenziari]] si incontrarono in un primo momento a [[Londra]]; soltanto nell'autunno del [[1814]] il Congresso ebbe inizio a Vienna. Vi presero parte le delegazioni diplomatiche di quasi tutte le nazioni europee. Dall'ottobre 1814 al giugno 1815 Vienna, e soprattutto il luogo d'incontro, il Dipartimento di Stato (più tardi anche la Cancelleria di Stato) nel Palazzo di Ballhausplatz, sede del [[Klemens von Metternich|Principe di Metternich]], divenne il cuore del continente per la sua centralità politica. Anfitrione di questo grande consesso fu l'imperatore d'Austria [[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco I]] d'[[Asburgo-Lorena]]. Gli ospitanti cercarono di rendere il soggiorno delle personalità d'alto rango il più piacevole possibile.
[[File:Francesco I.jpg|upright|thumb|left|[[Francesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco I d'Asburgo-Lorena]]]]
I lavori del Congresso furono continuamente inframezzati da feste, cene, balli e ricevimenti tenuti dalla corte austriaca, dai nobili viennesi oppure dalle numerose delegazioni convenute<ref name=ilpost>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2014/11/01/congresso-vienna/|titolo=Il Congresso di Vienna, 200 anni fa|editore=ilpost.it|data=1º novembre 2014|accesso=1º novembre 2014}}</ref>. La continua atmosfera di festa fece coniare al principe [[Charles Joseph de Ligne]] la famosa immagine del "Congresso danzante"<ref>L'espressione, riportata in varie forme sembra debba attribuirsi originariamente al commento del [[Principe di Ligne]]: «Le Congrès ne marche pas; il danse.» («Il Congresso non cammina; danza).»</ref>. In una lettera al principe de Talleyrand del 1º novembre 1814, Ligne scrisse:
{{Citazione|Mi attribuiscono il motto "Il Congresso danza, ma non va avanti". Ed esso non stilla nulla come il sudore di questi signori che ballano. Credo anche d'aver detto: "Questo è un congresso di guerra, non un congresso di pace."}}
Anche diversi contemporanei, nonostante deplorassero l'immobilità politica, misero però in risalto la magnificenza e lo splendore dell'evento. Il segretario-generale del Congresso, il conte [[Friedrich von Gentz]], in una lettera del 27 settembre [[1814]], scrisse:
{{Citazione|La città di Vienna offre ai presenti una visione spettacolare; tutta l'Europa è qui rappresentata dalle più illustri personalità. L'imperatore, con l'imperatrice e le grandi principesse di Russia, il re di Prussia con parecchi principi della sua casa, il re di Danimarca, i re
Tuttavia, alcuni storici sono dell'opinione che il Congresso non trascurò i suoi impegni effettivi tra i vari balli e tutti gli altri intrattenimenti, ma stabilì le linee guida del nuovo ordine di pace e stabilità dell'Europa, anche se la grossolana quanto pungente opinione del [[Gebhard Leberecht von Blücher|feldmaresciallo Blücher]] sembrerebbe dare un'altra impressione.
{{Citazione|Il Congresso assomiglia ad una fiera in un piccolo paese, in cui ognuno dà una lucidata al dorso del proprio bestiame per venderlo e barattarlo.}}
== Partecipanti ==
[[File:Lord Arthur Wellesley the Duke of Wellington.jpg|thumb|upright|Il Duca di Wellington]]
Al Congresso, il [[Regno Unito]] fu prima rappresentato dal [[Ministero degli Esteri|ministro degli esteri]], il [[Robert Stewart, visconte Castlereagh|Visconte Castlereagh]]; dopo il febbraio [[1815]], dal [[Arthur Wellesley, Duca di Wellington|Duca di Wellington]]; e nelle ultime settimane, dopo che Wellington se ne andò per affrontare Napoleone, dal [[Richard Trench|Conte di Clancarty]]. L'[[Austria]] era rappresentata dal principe Klemens von Metternich, il ministro degli Esteri, e dal suo delegato, [[Johann von Wessenberg-Ampringen|Barone Wessenberg]]. La [[Prussia]] era rappresentata dal principe [[Karl August von Hardenberg]], il cancelliere, e dal diplomatico e studioso [[Wilhelm von Humboldt]].
[[File:Lord Castlereagh Marquess of Londonderry.jpg|thumb|sinistra|upright|Lord Castlereagh]]
La Francia di [[Luigi XVIII]] era rappresentata dal ministro degli Esteri [[Charles Maurice de Talleyrand-Perigord]]. Sebbene la delegazione ufficiale della [[Russia]] fosse guidata dal suo ministro degli Esteri, il conte [[Karl Vasil'evič Nessel'rode]], lo zar [[Alessandro I di Russia|Alessandro I]] per lo più operò personalmente. Inizialmente, i rappresentanti delle quattro potenze vincitrici sperarono di escludere i francesi da una seria partecipazione ai negoziati, ma Talleyrand riuscì abilmente a inserirsi nei dibattiti interni sin dalle prime settimane.
Poiché la maggior parte del lavoro al Congresso fu svolta da queste cinque potenze (assieme, per certi temi, con le rappresentanze di [[Spagna]], [[Regno del Portogallo|Portogallo]] e [[Svezia]]; sui temi tedeschi, di [[Regno di Hannover|Hannover]], [[Regno di Baviera|Baviera]], e [[Regno del Württemberg|Württemberg]]; su quelli italiani, dello [[Stato Pontificio]] e dei Regni di [[Regno di Sardegna|Sardegna]] e di [[Regno delle Due Sicilie|Napoli]] e [[Regno di Sicilia|Sicilia]]), la maggior parte delle delegazioni non ebbe molto da fare al Congresso, e l'ospite, l'imperatore [[Francesco I d'Austria]] sostenne splendidi intrattenimenti per mantenerle occupate.
Le materie su cui si discusse furono molteplici e in generale solo le perdite territoriali a danno dei francesi non furono oggetto di discussione. Queste erano già state decise riportando i confini francesi a quelli precedenti le avventure napoleoniche.
== Mutamenti territoriali ==
[[File:
Il principale risultato del Congresso,
Il consolidamento della [[Germania]] dai quasi 300 stati del [[Sacro Romano Impero]] (disciolto nel [[1806]]) in un sistema
=== Europa centrale ===
In particolare le materie trattate furono quelle polacco-tedesche
[[File:Talleyrand 01.jpg|thumb|sinistra|upright|Il principe di Talleyrand]]
L'oggetto più controverso al Congresso fu, infatti, la cosiddetta crisi sassone-polacca. I russi e prussiani avanzarono una proposta secondo la quale la maggior parte dei territori austriaci e prussiani della Polonia sarebbero andati alla Russia, che avrebbe creato un regno polacco indipendente in [[unione personale]] con la Russia, con lo zar Alessandro quale re.
Riga 104 ⟶ 85:
In cambio, i prussiani avrebbero ricevuto come compensazione tutta la Sassonia, il cui re veniva considerato abdicante per non aver abbandonato Napoleone abbastanza in fretta. Gli austriaci, i francesi, e gli inglesi non approvarono questo piano, e, ispirati da Talleyrand, firmarono un trattato segreto il 3 gennaio [[1815]], consentendo alla guerra, se necessario, per impedire che il piano russo-prussiano producesse il suo effetto.
Sebbene nessuna delle tre potenze fosse particolarmente pronta alla guerra, i russi non vollero sfidarle, e si elaborò presto una composizione amichevole, per cui la Russia ricevette il grosso del [[Ducato di Varsavia|Ducato napoleonico di Varsavia]] come ''Regno di Polonia'' (chiamato [[Polonia del Congresso]]), ma non ricevette il distretto di [[Poznań]] (''[[Granducato di Poznan]]''), che fu dato alla Prussia, né [[Cracovia]], che rimase una città libera. La Prussia ricevette il 40% della Sassonia (più tardi nota come provincia di Sassonia), con la restante parte resa al
La Gran Bretagna ne uscì come la potenza che aveva più interesse per l'equilibrio in Europa, ma all'esterno dell'Europa si rafforzò acquisendo le ex colonie francesi delle [[Indie Occidentali]] o che appartenevano a stati in passato alleati della Francia: acquisì così dai Paesi Bassi il Sudafrica e il capo di Buona Speranza. L'Inghilterra era rappresentata da [[Robert Stewart, visconte Castlereagh|
Fu creato il [[Lussemburgo|Granducato di Lussemburgo]] come compensazione al re [[Guglielmo I dei Paesi Bassi]] per la perdita di Nassau-Siegen, e lo stato rimase in [[unione personale]] col sovrano olandese sino al 1890. Il Lussemburgo divenne inoltre membro della [[Confederazione germanica]].<ref>{{Cita libro|lingua=nl|autore=D.H. Couvée|autore2=G. Pikkemaat|titolo=1813-1815, ons koninkrijk geboren|anno=1963|editore=N. Samson|città=Alphen aan den Rijn|pp=127-130}}</ref> Siccome anche il [[Regno di Prussia]] aveva avanzato pretese sul territorio lussemburghese, fu stabilito che nella [[Fortezza di Lussemburgo]] sarebbero state di stanza truppe dell'[[esercito prussiano]], e alcuni territori orientali (principalmente i territori di [[Bitburg]] e [[Sankt Vith]]) sarebbero stati annessi direttamente alla Prussia.<ref>{{Cita libro|lingua=nl|autore=Johan Christiaan Boogman|titolo=Nederland en de Duitse Bond 1815–1851|url=https://books.google.it/books/about/Nederland_en_de_Duitse_Bond_1815_1851.html?id=_C4BAAAAMAAJ&redir_esc=y|anno=1955|editore=J. B. Wolters|città=Groningen|pp=5-8}}</ref>
=== Il nuovo assetto politico territoriale italiano ===
[[File:Italia 1815.png|thumb|upright=1.3|L'Italia come disegnata dal Congresso di Vienna nel 1815]]
Dopo il congresso di Vienna l'[[Italia]] fu divisa in una decina di stati (che si ridussero
* il [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]], governato dai [[Casa Savoia|Savoia]], riottenne il [[Piemonte]] e la [[Savoia (dipartimento)|Savoia]] e venne ingrandito con i territori della [[Repubblica di Genova]], nonostante le proteste dei delegati genovesi. La Repubblica genovese era stata infatti ricostituita nel 1814 per editto dell'Ammiraglio britannico [[William Bentinck]].
* Nel resto del nord venne costituito il [[Regno Lombardo-Veneto]], sotto il controllo dell'Austria, comprendente i territori di terraferma della [[Repubblica di Venezia]] (che anch'essa non venne ricostituita), del [[Veneto]], del [[Friuli]] e della [[Lombardia]] orientale, tutti uniti alla parte rimanente della Lombardia. Al Regno Lombardo-Veneto fu annessa anche la [[Valtellina]], visto che si era opposta alle richieste svizzere, che miravano a far sì che questa valle - sulla quale la [[Svizzera]] aveva una sorta di protettorato dal [[1512]] - ritornasse al [[Canton Grigioni]] o fosse unita alla Confederazione, come cantone autonomo. Nel Lombardo-Veneto inoltre fu inserita anche la [[Transpadana ferrarese]], un territorio appartenente allo Stato Pontificio, un lembo di terra a nord del fiume [[Po]], storicamente e culturalmente associato all'Emilia<ref>{{Cita web |url=https://www.ottocentoferrarese.it/dizionario-storico-dellottocento-ferrarese/lemmi/item/42.html |titolo=''Ottocento ferrarese'' |accesso=9 febbraio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190209180707/https://www.ottocentoferrarese.it/dizionario-storico-dellottocento-ferrarese/lemmi/item/42.html |dataarchivio=9 febbraio 2019 |urlmorto=sì }}</ref>.
Sotto forte influenza austriaca si trovavano inoltre:
[[File:Mappa del Granducato di Toscana nel 1815.png|miniatura|sinistra|Dettaglio dell'assetto territoriale del Granducato di Toscana e della Toscana del Nord alla fine del 1815, con gli ex feudi imperiali della Lunigiana già ascritti al Ducato di Modena]]
*
*
*
*
*
Indipendenti, ma legati all'Austria da vincoli di alleanza e interesse:
* il [[papa]] fu restaurato nello [[Stato Pontificio]], che oltralpe perdeva però definitivamente la città di [[Avignone]] e il [[Contado Venassino]], lasciate al Regno di Francia, mentre mantenne le enclavi di [[Principato di Benevento (età napoleonica)|Benevento]] e [[Principato di Pontecorvo|Pontecorvo]]<ref>Vincenzo Federici, ''Gli Statuti di Pontecorvo'', ed. Abbazia di Montecassino 2006 p.4</ref> entro il regno di Napoli;
* nell'ambito dei confini pontifici rimase la piccola e indipendente [[Repubblica di San Marino]], che non venne toccata dagli eventi napoleonici e che rimase sempre estranea agli eventi politici successivi;
* nel Sud Italia il cognato di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], il [[Maresciallo dell'Impero|maresciallo]] napoleonico [[Gioacchino Murat]], fu originariamente autorizzato a mantenere il [[Regno di Napoli]]. Tuttavia, in seguito al sostegno da lui fornito all'imperatore durante i "[[Cento Giorni]]", venne deposto e la corona fu riconsegnata a [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV di Borbone]]. L'8 dicembre dell'[[1816|anno successivo]] avvenne il primo cambiamento nella configurazione politica della penisola: il [[Regno di Sicilia]] fu unito al [[Regno di Napoli]] in un solo Stato chiamato [[Regno delle Due Sicilie]] con Napoli capitale e con re Ferdinando IV che assunse la nuova denominazione di [[Ferdinando I delle Due Sicilie]].
=== Altri mutamenti ===
I rappresentanti al Congresso concordarono numerosi altri mutamenti territoriali. La [[Norvegia]] fu trasferita dalla [[Danimarca]] alla [[Svezia]]. Un grande [[Regno Unito dei Paesi Bassi]] fu creato come [[stato cuscinetto]] per il [[Guglielmo I dei Paesi Bassi|principe Guglielmo d'Orange-Nassau]], e comprendeva sia le vecchie [[Province Unite]] sia i territori precedentemente governati dall'[[Austria]], i quali avrebbero poi costituito dal [[1830]] in avanti il [[Belgio]].
Ci furono altri, meno importanti, aggiustamenti territoriali che comprendevano significativi guadagni territoriali per i regni tedeschi di [[Hannover]] (che guadagnò la [[Frisia orientale]] a scapito della Prussia e vari altri territori della Germania nord-occidentale) e di [[Baviera]] (che guadagnò il [[Palatinato (regione)|Palatinato]] renano e territori in [[
== La Santa Alleanza ==
{{Vedi anche|Restaurazione|Santa Alleanza}}
{{Citazione|S'identificò la [[storia]] della [[civiltà]] con la storia della [[religione]], e si scorse una forza [[Provvidenza|provvidenziale]] non solo nelle [[monarchia|monarchie]], ma sin nel carnefice, che non potrebbe sorgere e operare nella sua sinistra funzione se non lo suscitasse, a tutela della giustizia, Iddio: tanto è lungi dall'essere operatore e costruttore di storia l'arbitrio individuale e il raziocino logico.|[[Adolfo Omodeo]], ''L'età del Risorgimento italiano'', Napoli, 1955}}
[[File:Joseph de Maistre Vogel von Vogelstein ca 1810.jpg|upright|thumb|[[Joseph de Maistre]]]]
Il Congresso di Vienna segna l'inizio dell'età della Restaurazione dove avanzava ispirata dal [[Romanticismo]] una nuova concezione della [[storia]] che smentiva quella [[Illuminismo|illuminista]] basata sulla capacità degli uomini di costruire e guidare la storia con la [[ragione]]. Le vicende della [[Rivoluzione francese]] e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del [[Regime del Terrore]] e il sogno di libertà era sfociato nella tirannide napoleonica.
Da questa nuova visione della storia opera della volontà divina si promanano due visioni contrapposte: la prima è una prospettiva reazionaria che vede nell'intervento di Dio negli eventi umani una sorta di avvento di un'[[apocalisse]] che metta fine alla sciagurata storia degli uomini ai quali non rimane che volgersi al passato (così per esempio in [[François-René de Chateaubriand]], in [[Joseph de Maistre]]), la seconda, che si potrebbe definire liberale, alla luce dell'ideale «''conservare progredendo''»<ref>{{Cita libro |url=https://books.google.it/books?id=YKbwDQAAQBAJ&pg=PT412&dq=conservare+progredendo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjJpeqJ5NnZAhWSKewKHVO7AO0Q6AEILTAB#v=onepage&q=conservare%20progredendo&f=false |autore=Alessandra Necci |titolo=Il Diavolo zoppo e il suo Compare: Talleyrand e Fouché o la politica del tradimento |editore=Marsilio Editori |anno=2015}}</ref>, vede invece nell'azione divina una volontà diretta, nonostante tutto, al bene degli uomini e auspica un nuovo cristianesimo per una nuova società (ad esempio: [[Félicité Robert de Lamennais|Lamennais]], [[Henri de Saint-Simon|Saint Simon]]).
[[File:Alexander I by S.Shchukin (1809, Tver).png|upright|thumb|Lo [[zar]] [[Alessandro I di Russia]]]]
Con lo zar Alessandro l'ideale di una politica concepita in termini di mistica religiosa sembra costituirsi con la formazione della [[Santa Alleanza]]. Lo zar voleva impegnare in questo patto sacro i contraenti di [[Prussia]], [[Russia]], [[Austria]] a conformarsi nel governo dei loro popoli ai principi della [[carità]] [[Cristianesimo|cristiana]] scritti «''nell'eterna religione di Dio salvatore''»<ref>Patto della Santa Alleanza, art. 2 e in ''Diritto religioni'', Pellegrini Editore, p. 343</ref>.
[[File:Prince Klemens Lothar von Metternich-Winneburg.jpg|thumb|sinistra|upright|Il Principe di Metternich]]
Sebbene ampiamente derisa da molti statisti (Castlereagh lo chiamava «un pezzo di sublime misticismo e assurdità» e Metternich un «nulla altisonante»), il 26 settembre [[1815]] i sovrani europei vi aderirono, con l'eccezione del [[Papa]], avverso a un'alleanza che univa assieme cattolici, luterani e ortodossi, del sultano della [[Turchia]], che non era particolarmente interessato ai princìpi cristiani, e del Principe-Reggente del [[Regno Unito]], che non poteva assentire a un tale trattato senza coinvolgimento ministeriale (in effetti egli firmò nel suo ruolo di Reggente di [[Hannover]]), ma soprattutto perché il [[Regno Unito]] temeva che questa alleanza nascondesse la volontà della Russia di avere mano libera nei [[Penisola balcanica|Balcani]].
In seguito, la [[Santa Alleanza]] fu progressivamente associata con le forze della [[Reazione (politica)|reazione]] in Europa, e particolarmente con gli orientamenti politici di Metternich, che aveva come supremo criterio di politica internazionale quello del mantenimento dell'ordine europeo e divenne il simbolo stesso della reazione fino alla rivoluzione austriaca del 1848 che lo costrinse a dimettersi.
=== Quadruplice e Quintuplice Alleanza ===
Il 20 novembre 1815 fu redatto un secondo patto tra Prussia, Austria, Russia che con l'adesione della Gran Bretagna prese il nome di [[Quadruplice Alleanza (1815)|Quadruplice Alleanza]].
Al [[Congresso di Aquisgrana (1818)|Congresso di Aquisgrana]], dell'ottobre-novembre [[1818]], gli alleati, in cambio del pagamento delle riparazioni di guerra (ancorché ridotte), approvarono il ritiro dei propri corpi di occupazione, stanziati in Francia sin da Waterloo. La Francia di Luigi XVIII venne invitata ad aderire al patto che prese il nome di [[Quintuplice Alleanza]] e che sopravvisse fino alla morte dello zar Alessandro nel [[1825]]
La presenza della Francia era ancora formale data la diffidenza delle altre quattro potenze europee che avevano stipulato
La vera promozione della Francia da potenza sconfitta ad alleato dev'essere fatta risalire, al [[Congresso di Verona (1822)|Congresso di Verona del 9-14 ottobre 1822]], quando, nonostante il dissenso inglese, Austria, Russia e Prussia autorizzarono i ministri di Luigi XVIII alla [[Spedizione di Spagna (1823)|spedizione militare]] in Spagna per restaurare il governo assoluto di [[Ferdinando VII di Spagna|Ferdinando VII di Borbone]]: quello fu, in effetti, il vero evento che sancì il reingresso di Parigi nel consesso delle grandi potenze europee. Il corpo di spedizione denominato "I centomila figli di San Luigi" con la vittoriosa battaglia del [[Spedizione di Spagna (1823)|Trocadero]] ([[1823]])<ref>Battaglia nella quale si distinse il pretendente al trono del [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]], [[Carlo Alberto]] per farsi perdonare il sostegno dato nel [[1821]] ai moti liberali di [[Torino]]</ref> restaurò l'assolutismo monarchico di
=== Gli strumenti dell'alleanza ===
Per il mantenimento dell'ordine, l'alleanza si basava sul ''principio di intervento'': nel caso uno Stato avesse avuto dei problemi causati da disordini rivoluzionari che non fosse in grado di sedare e che potessero contagiare gli altri Stati, questi si ritenevano in obbligo d'intervenire per sedare le rivolte. Al principio di non ingerenza negli affari interni di uno Stato si sostituiva così il principio politico della sovranità limitata degli Stati e l'ideale della solidarietà internazionale, da attuarsi con la periodica consultazione dei governi europei nei Congressi e tramite quello strumento di polizia internazionale che era la Santa Alleanza.
I paesi coinvolti nel Congresso si accordarono infatti di riunirsi
{{Citazione|Per assicurare l'esecuzione del presente Trattato e consolidare i legami ora così uniti i Quattro Sovrani per la felicità del mondo hanno concordato di rinnovare i loro incontri a periodi prefissati […] per la considerazione di misure per la serenità e prosperità delle Nazioni e per il mantenimento della Pace in Europa.}}
Ciò portò all'istituzione del sistema del Congresso,
== I partecipanti alla firma del trattato ==
=== Le quattro grandi potenze e la Francia borbonica ===
Le quattro grandi potenze che in precedenza avevano costituito il cuore della [[Sesta coalizione]] furono anche il fulcro del Congresso di Vienna. Alla vigilia della sconfitta di Napoleone esse già avevano delineato la loro comune posizione col [[Trattato di Chaumont]] (marzo 1814), e negoziato il [[Trattato di Parigi (1814)|Trattato di Parigi]] con i [[Borboni]] durante la
* [[File:Flag of the Habsburg Monarchy.svg|20px|border]] [[Impero austriaco|Austria]]: [[Klemens von Metternich|Klemens Wenzel, principe di Metternich]] – [[Friedrich von Gentz]] – [[Adam Müller]] – [[Franz Anton von Kolowrat-Liebsteinsky|Franz Anton, conte di Kolowrat-Liebsteinsky]]
* {{Bandiera|GBR}} [[Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda]]: [[Robert Stewart, visconte Castlereagh|Robert Stewart, marchese di Londonderry e visconte Castlereagh]] – [[Arthur Wellesley, I duca di Wellington|Arthur Wellesley, duca di Wellington]] – [[Robert Banks Jenkinson, II conte di Liverpool]] – [[George Hamilton Gordon, IV conte di Aberdeen]] – [[Henry John Temple, III visconte Palmerston]] – [[Edward Gibbon Wakefield]] – [[John George Lambton, I conte di Durham|John George Lambton, conte di Durham]]
* {{Bandiera|RUS}} [[Impero russo|Russia]]: [[Karl Vasil'evič
* [[File:Flag of the Kingdom of Prussia (1750-1801).svg|20px|border]] [[Prussia]]: [[Karl August von Hardenberg|Karl August, principe di Hardenberg]] – [[Wilhelm von Humboldt]] – [[Alexander von Humboldt]] – [[Karl August Varnhagen von Ense]]
* [[File:Pavillon royal de la France.svg|20px|border]] [[Regno di Francia|Francia]]: [[Charles
=== Gli altri firmatari ===
* [[File:Flag of Bavaria (striped).svg|20px|border]] [[Regno di Baviera|Baviera]]: [[Maximilian
*
* [[File:Flag of the Order of St. John (various).svg|20px|border]] [[Sovrano Militare Ordine di Malta|Sovrano Militare Ordine di San Giovanni di Malta]]<ref>{{Cita libro|nome=Umberto Castagnino|cognome=Berlinghieri|titolo=Congresso di Vienna e principio di legittimità: la questione del sovrano militare ordine di San Giovanni gerosolimitano, detto di Malta|url=https://books.google.it/books?id=_kEa02NuJekC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=14 novembre 2021|data=2006|editore=Vita e Pensiero|lingua=it|ISBN=978-88-343-1422-7}}</ref>: Balì Fra Antonio Miari, Commendatore Fra [[Daniello Berlinghieri]] e Commendatore Fra Augusto Viè de Cesarini<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Barbara Innocenti|autore2=Marco Lombardi|autore3=Josiane Tourres|anno=2020|titolo=In viaggio per il Congresso di Vienna: Lettere di Daniello Berlinghieri a Anna Martini con un percorso tra le fonti archivistiche in appendice|editore=Firenze University Press|accesso=|url=https://media.fupress.com/files/pdf/24/4348/15556}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Giovanni Battista|cognome=Cassinis|titolo=Parere per l'ordine di San Giovanni di Gerusalemme intorno all'intelligenza ed agli effetti dei decreti del parlamento siciliano del 5 agosto 1848 e del dittatore Garibaldi del 17 e 19 maggio 1860|url=https://books.google.it/books?id=p8NfhV83Av4C&pg=PA3&dq=%22miari%22+ordine+di+malta+%22congresso+di+vienna%22&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwizksXU5Jf0AhUSgv0HHcpmBmEQ6AF6BAgGEAM#v=onepage&q&f=true|accesso=14 novembre 2021|data=1862|editore=tipogr. V. Vercellino|lingua=it}}</ref>
* [[File:Kgr hannover flagge.jpg|20px|border]] [[Regno di Hannover|Hannover]]: [[Ernst zu Münster]] per il re [[Giorgio III del Regno Unito|Giorgio III di Hannover]]
* {{PON 1808-1870}}: cardinale [[Ercole Consalvi]] per il pontefice [[Papa Pio VII|Pio VII]]
* [[File:Flagge des Landesteils Mecklenburg.svg|20px|border]] [[Ducato di Meclemburgo-Schwerin|Meclemburgo-Schwerin]]: [[Leopold von Plessen]] per il granduca [[Federico Francesco I di Meclemburgo-Schwerin]]
* {{Bandiera|NLD}} [[Regno Unito dei Paesi Bassi|Paesi Bassi]]: [[Hans Christoph Ernst von Gagern]] per il re [[Guglielmo I dei Paesi Bassi]]
* [[File:Flag
* [[File:Flag Portugal (1707).svg|20px|border]] [[Regno del Portogallo|Portogallo]]: [[Pedro de Sousa Holstein]], conte di Palmela; [[António de Saldanha da Gama]], conte di Porto Santo; [[Joaquim José Lobo da Silveira]] per la regina [[Maria I del Portogallo]]
* [[File:
* [[File:Flag of
* [[File:
* [[File:Flagge Königreich Württemberg.svg|20px|border]] [[Regno del Württemberg|Württemberg]]: [[Georg Ernst Levin von Wintzingerode]] per il re [[Federico I di Württemberg (re)|Federico I di Württemberg]]
== Critiche ed elogi ==
{{Citazione|Raramente l'incapacità dei governi a frenare il corso della storia si è manifestata in maniera più evidente che nella generazione successiva al 1815. Prevenire una seconda Rivoluzione francese, o la catastrofe ancora peggiore di una rivoluzione generale europea sul modello di quella francese era l'obiettivo supremo di tutte le potenze che avevano impiegato vent'anni a sconfiggere la prima; e questo era persino l'obiettivo della Gran Bretagna che non aveva in simpatia gli assolutismi reazionari… e sapeva che le riforme non potevano né dovevano essere evitate, ma temeva una seconda espansione franco-giacobina… Eppure mai nella storia europea lo spirito rivoluzionario era stato così endemico…|[[Eric Hobsbawm]], ''Le rivoluzioni borghesi 1798-1848''}}
[[File:Les Anglais faisant part 1815.jpg|upright=1.4|thumb|Gli Inglesi comunicano agli
Il Congresso di Vienna fu spesso criticato da storici del XIX secolo e da quelli più recenti per il fatto di aver ignorato gli impulsi nazionali e liberali e per avere imposto una reazione repressiva sul continente.
Nel [[XX secolo]], tuttavia, alcuni storici sono arrivati ad ammirare gli statisti del Congresso, la cui opera, si disse, aveva impedito un'altra guerra generale europea per quasi cent'anni ([[1818]]-[[1914]])<ref>[[Henry Kissinger]], ''Diplomazia della Restaurazione'', trad. it. di E. Brambilla, Garzanti, Milano, 1973.</ref>.
=== L'abolizione della tratta degli schiavi ===
Uno dei pochi meriti indiscussi del Congresso di Vienna fu la sottoscrizione, «interponendovi i suoi zelanti uffici Pio VII»<ref>Gaetano Moroni, ''Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da s. Pietro sino ai nostri giorni'', Tipografia Emiliana, 1853, p. 145.</ref>, di una ''Dichiarazione contro la [[Abolizione della tratta degli schiavi|tratta
Il lavoro servile conservava invece una certa convenienza in quegli stati a prevalente economia agricola basata sulla monocoltura. Ma anche qui ben presto la meccanizzazione dell'agricoltura rese economicamente non produttiva la manodopera servile.</ref>
=== Restituzione delle opere d'arte ===
{{Vedi anche|Spoliazioni napoleoniche}}
Durante il Congresso di Vienna, vennero inoltre discusse le clausole riguardanti la proprietà delle opere d'arte portate in Francia con le [[spoliazioni napoleoniche]] e poste al ''Musée Napoléon'', divenuto successivamente [[Museo del Louvre]]. Austria, Spagna, stati tedeschi e Inghilterra ordinarono l'immediata restituzione di tutte le opere sottratte "senza alcun negoziato diplomatico" sostenendo che "la spoliazione sistematica di opere d'arte è contraria ai principi di giustizia e alle regole della guerra moderna". Secondo la storica dell'arte Dorothy Mackay Quynn<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Dorothy Mackay|cognome=Quynn|data=1945|titolo=The Art Confiscations of the Napoleonic Wars|rivista=The American Historical Review|volume=50|numero=3|pp=437-460|accesso=26 aprile 2019|doi=10.2307/1843116|url=https://www.jstor.org/stable/1843116 |issn = 0002-8762}}</ref>, la Francia si opponeva argomentando come "il diritto di conquista è comune a tutte le nazioni in tutte le epoche". Nel Congresso di Vienna venne alla fine affermato come non ci potesse essere alcun diritto di conquista che permettesse alla Francia di detenere il frutto di spoliazioni e che tutte queste opere d'arte dovessero essere restituite.<ref>{{Cita libro|nome=Hui|cognome=Zhong|titolo=China, Cultural Heritage, and International Law|url=https://books.google.be/books?id=yW5ADwAAQBAJ&pg=PT149&lpg=PT149&dq=franco+prussian+war+art+napoleon+restitution&source=bl&ots=cO4sHZT85Q&sig=ACfU3U0ZlRdmarvaQwJnG-mqIh4G3kCnLg&hl=en&sa=X&ved=2ahUKEwi6rfGK4L_pAhXFMewKHeDGAakQ6AEwFnoECDUQAQ#v=onepage&q=franco%20prussian%20war%20art%20napoleon%20restitution&f=false|accesso=19 maggio 2020|data=27 novembre 2017|editore=Routledge|lingua=en|ISBN=978-1-351-60569-4}}</ref>
===Critiche===
Severe critiche ai diplomatici di Vienna per avere ignorato i principi del liberalismo e le aspirazioni delle popolazioni, sacrificate sull'altare della [[ragion di Stato]], risuonarono già durante lo svolgimento del congresso alla [[Camera dei comuni (Regno Unito)|Camera dei comuni]] negli aspri attacchi dell'opposizione alla linea politica adottata a Castlereagh. Furono queste le prime manifestazioni di una corrente di pensiero destinata a dominare i giudizi sul congresso espressi dalla cultura storica, politica e letteraria dell'Ottocento.
La prima voce in tal senso fu quella dell'abate [[Dominique-Georges-Frédéric Dufour de Pradt]], uno spregiudicato e abile ecclesiastico e diplomatico, nonché prolifico scrittore, che pubblicò nel 1815 un'opera, ''Du congrès de Vienne'', di scarso valore, ma scritta con vivacità e suffragata da un notevole successo di pubblico e da un'ampia circolazione europea, proprio perché rispecchiava evidentemente opinioni largamente condivise. L'abate imputò al congresso un errore «immenso», che non poteva «essere abbastanza deplorato», quello di avere considerato gli uomini come «delle greggi destinate a essere divise» fra un certo numero di pastori; l'autore individua in questo errore la migliore risposta «contro coloro che si lamentano che i popoli divengano indocili e difficili da governare: bel miracolo, quando essi vedono che non sono tenuti in nessun conto da coloro che li governano!»
La tradizione risorgimentale ha ovviamente alimentato in Italia delle vere requisitorie contro I'opera del congresso. Nel 1818 il frusinate [[Luigi Angeloni]], democratico radicale in contatto con [[Filippo Buonarroti]], pubblicava a Parigi in due volumi alcuni ragionamenti, ''Dell'Italia uscente il settembre 1818'', nei quali si riprometteva di «mostrare come fosser malmenate, e crudelmente disconcie in Vienna le italiche cose» (Dedicatoria, p. VI). Le sue critiche si appuntavano in particolare su Castlereagh, reo di non aver permesso la rinascita della [[Repubblica di Genova]] e di avere respinto a Vienna con «orgogliosa freddezza», le richieste dei deputati milanesi affermando che non tutti gli stati sono adatti «a reggersi per costituzione» (vol. I, p. 202).
Un giudizio fortemente critico è espresso anche nella ponderosa ''Storia documentata della diplomazia europea in Italia dall'anno 1814 all'anno 1861'', pubblicata a partire dal 1865 da [[Nicomede Bianchi]]. Questi, ponendo sul banco degli accusati Metternich, accomunava nella sua condanna anche l'Inghilterra che, considerando l'Austria «la miglior guarentigia per la stabile futura quiete dell'Europa» (vol. I, p. 128), aveva consegnato la penisola al suo predominio. Nell'opera si ritrova l'immagine cupamente negativa del cancelliere austriaco che fu condivisa da tutte le generazioni animate dagli ideali risorgimentali:{{Citazione|Calcolando gli uomini a guisa d'armenti, il principe di Metternich portava le perdite patite dall'Austria a due milioni cinquecento ventimila e seicento sudditi, e quindi ne chiedeva, a titolo di compensazione e in virtù di trattati, due milioni seicento ottantasettemila e sessantasette. Di coteste mercanteggiabili creature umane due milioni ducentoquindicimila e ducentotrentatre erano di stirpe italiana, manifestamente abborrenti di passare in dizione di straniero signore. Ma ciò poco importava a quei diplomatici, che si credevano capaci di plasmare a modo loro l'indole e l'andamento delle umane societa|vol. I, p. 129}}
Interessante sul piano dell'analisi storica è l'opera di [[Madame de Staël]] ''Considérations sur la révolution française'', pubblicata postuma nel 1818, che non si occupa esplicitamente del congresso ma esprime sulla politica inglese a Vienna, e sul suo interprete Castlereagh, un duro giudizio, che riassume in forma compiuta il pensiero delle correnti liberali sull'opera dei diplomatici di Vienna e rappresenta un tassello importante nella valutazione negativa che ha a lungo pesato sulla memoria del ministro inglese:
{{Citazione|Il ministero inglese, al Congresso di Vienna, aveva avuto la disgrazia di essere rappresentato da un uomo le cui virtù private sono degnissime di stima, ma che ha fatto più male alla causa delle nazioni di nessun altro diplomatico del continente. Un inglese che denigra la libertà è un falso fratello più dannoso degli estranei perché ha l'aria di parlare di ciò che conosce e di fare gli onori di ciò che possiede. I discorsi di Lord Castlereagh nel Parlamento sono caratterizzati da una glaciale ironia singolarmente funesta, quando si attacca ciò che c'è di bello nel mondo. Infatti la maggior parte di coloro che difendono i sentimenti generosi sono facilmente sconcertati, quando un ministro in carica tratta i loro desideri come chimere, quando si fa beffe della libertà come del perfetto amore, ed ha l'aria di usare una certa indulgenza verso coloro che la amano, non imputando loro che innocente follia.
I deputati di diversi stati d'Europa, ora deboli e un tempo indipendenti sono venuti a chiedere alcuni diritti, alcune garanzie ai rappresentanti della potenza che essi adoravano come libera. Sono ripartiti col cuore rattristato, non sapendo più chi, fra Bonaparte e la più rispettabile nazione del mondo, avesse fatto loro il male più duraturo|vol. II, pp. 393-394}}
Anche la storiografia tedesca dell'Ottocento ha formulato giudizi molto negativi sull'opera dei diplomatici di Vienna, responsabili di avere sacrificato, in nome dell'equilibrio europeo, le aspirazioni a una più solida unità della Germania. Al riguardo è sufficiente fare riferimento all'opera di [[Heinrich von Treitschke]]. Ostilissimo, come tutti i patrioti del 1815, alle piccole corti della Germania, i «sultani» odiati da [[Heinrich Friedrich Karl von Stein|Stein]], interpreti del particolarismo tedesco, e anche all'Austria, nemica per sua natura della nazione germanica, Treitschke giudica la [[confederazione germanica]] l'opera di «una diplomazia miope chiusa in se stessa, e immemore di tutte le tradizioni» della nazione, «la più indegna costituzione che sia mai stata imposta dai propri sovrani a un grande popolo civile» (''Il Congresso di Vienna'', pp. 143–144). Lo storico tedesco irride anche all'ideale della pace europea perseguito da Castlereagh e da Metternich:
{{Citazione|Rinasceva il sogno effeminato della pace perpetua, sintomo infallibile d'un'epoca politicamente e spiritualmente esausta. Molti nobili spiriti d'ogni condizione e d'ogni nazionalità s'abbandonarono seriamente alla speranza che la storia mondiale avrebbe arrestato d'ora innanzi il suo eterno corso e si sarebbe sottoposta in muta reverenza alle decisioni dell'areopago di Vienna|''Il Congresso di Vienna'', p. 7}}Sul versante francese l'attenzione si catalizzò in particolare sulle conseguenze della decisione di assegnare alla Prussia la zona renana come compenso per la mancata annessione dell'intera Sassonia. In questo quadro molte voci si levarono a porre sotto accusa l'opera di Talleyrand il quale, accettando questa soluzione, avrebbe improvvidamente creato le premesse della disfatta del 1870, che portò alla perdita dell'[[Alsazia]] e della [[Lorena (regione francese)|Lorena]] già rivendicate dai nazionalisti tedeschi nel 1815. Già nel 1866, dopo la [[guerra austro-prussiana]], premessa dell'[[unificazione tedesca]], lo storico Daniel Ramée (Le ''congrès de Vienne'') denunciava il tragico errore di avere accettato che la Prussia si stabilisse sul confine orientale della Francia. In seguito queste accuse furono ancora alimentate dal [[Battaglia di Sedan|disastro di Sédan]], e sono state ripresentate in forme diverse da molti storici fino a oggi.
== Note ==
Riga 204 ⟶ 212:
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Alberto Mario Banti|wkautore=Alberto Mario Banti|titolo=L'età contemporanea : dalle rivoluzioni settecentesche all'imperialismo|città=Roma|editore=GLF editori Laterza|anno=2009|isbn=978-88-420-9143-1|sbn=BVE0487464|cid=Banti, 2009}}
* {{fr}} Stella Ghervas, ''Réinventer la tradition. Alexandre Stourdza et l'Europe de la Sainte-Alliance'', Parigi, Honoré Champion, 2008, ISBN 978-2-7453-1669-1.
* Henry Kissinger. ''Diplomazia della Restaurazione'', Garzanti, 1973.
* {{en}} Mark Jarrett, ''The Congress of Vienna and its Legacy: War and Great Power Diplomacy after Napoleon'', Londra, I. B. Tauris & Company, Ltd., 2013, ISBN 978-1-78076-116-9.
* Vittorio Criscuolo, ''Il Congresso di Vienna'', Milano, Il Mulino, 2014.
*{{cita libro|titolo=Atto finale del Congresso di Vienna del 9 giugno 1815 ed altri trattati che vi si riferiscono e la Convenzione fra Austria e Sardegna del 4 ottobre 1751|anno = 1859|editore = Libreria di F. Sanvito succ. A. Borroni e Scotti|città = Milano|url=https://books.google.it/books?id=AYkOQktwDxIC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false}}
* {{cita libro|autore=Stephan Vajda|titolo=Storia dell'Austria. Mille anni fra Est e Ovest|città=Milano|editore=Bompiani|anno=1986|sbn=CFI0030268|cid=Vajda, 1986}}
* {{cita libro|autore=Charles Webster|wkautore=Charles Kingsley Webster|titolo=The Congress of Vienna|città=Oxford|editore=[[Oxford University Press]]|anno=1919|lingua=en}}
== Voci correlate ==
Riga 219 ⟶ 231:
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|q_preposizione=sul
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Epopea napoleonica}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|
[[Categoria:Storia contemporanea europea]]
Riga 229 ⟶ 245:
[[Categoria:Trattati napoleonici|Vienna]]
[[Categoria:Storia di Vienna]]
[[Categoria:Congressi politici|Vienna]]
[[Categoria:Restaurazione]]
|