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{{Doppia immagine|centro|Tensions ran high at Checkpoint Charlie in 1961 as Easterners fled to West, Berlin Wall went up.jpg|545|Soviet tanks in Berlin 1961.jpg|515|Carri M48 del 40° Reggimento corazzato americano al Checkpoint Charlie il 28 ottobre 1961 |Carri T-55 del 68° Reggimento carri della Guardia sovietico al Checkpoint Charlie il 28 ottobre 1961}}
<gallery>
Shanghai1937KMT fortification.jpg
T34 tanks.jpg
Shanghai1937KMT intersection.jpg
Carri armati KV1.jpg
Shanghai1937IJA ruins.jpg
Soviet tanks in Berlin 1961.jpg
Shanghai1937IJA landing.jpg
Settimana di sangue.jpg
BattleOfShanghaiBaby retouched.jpg
Shanghai1937KMT luodian.jpg
Shanghai1937KMT ruins.jpg
Shanghai1937IJA north station.jpg
Shanghai1937IJA suzhou river casualty.jpg
Japanese naval infantry near Sanyili, Shanghai.jpg
Shanghai1937KMT officers.jpg
Shanghai1937KMT chiang kai shek.jpg
Shanghai-20km north.jpg
Shanghai-house to house combat.jpg
NRA soldiers firing inside Sihang warehouse.jpg
Shanghai1937KMT street88th.jpg
Shanghai1937KMT charge.jpg
Japanese Special Naval Landing Forces in Battle of Shanghai 1937.jpg
Japanese marines during the Battle of Shanghai, 1937.jpg
Memorial Ceremony for War Dead at Kukung Airfield.jpg
Commanders of the Nanking Entry Ceremony01.jpg
Nra tank fighting japanese 1937.jpg
Shanghai Special Naval Landing Force assaulting near Ch'ung-te School for Girls, Barchet Road.jpeg
Soldiers of the Japanese 7th Infantry Regiment launching an attack, the Battle of Shanghai..jpg
Going into Nanking Castle with carp.jpg
Banzai on Guanghua Gate01.jpg
Attacking the Gate of China01.jpg
Attacking the Gate of China02.jpg
Rushing to Zhongshan Gate01.jpg
IJA in Cina.jpg
Shanghai Nanjing 1937.jpg
</gallery>
== Guerra fredda ==
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<references />
 
{{unità militare
 
{{Infobox unità militare
|Categoria = esercito
|Nome = 16ª Divisione della Vojvodina<br/>''Šesnaesta vojvođanska divizija''
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|Attiva = 1943-1945
|Nazione = [[File:Yugoslav Partisans flag 1945.svg|20px]] [[Jugoslavia]]
|Alleanza = [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]
|Servizio= [[Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia]]
|Tipo = [[divisione (unità militare)|divisione]]
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}}
 
La '''16ª Divisione della Vojvodina''', in [[lingua serbo-croata|serbo-croato]] '''Šesnaesta vojvođanska divizija''', in [[cirillico]] ''Шеснаеста војвођанска дивизија'', è stata una formazione militare dell'[[Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia]] che venne costituita il 2 luglio 1943 in [[Bosnia]] orientale con partigiani serbi provenienti principalmente dalla [[Vojvodina]] e dalla [[Bačka]].
 
La grande unità si distinse in molti combattimenti sul [[Fronte jugoslavo (1941-1945)|Fronte jugoslavo]] della [[seconda guerra mondiale]]; prese parte alle violente battaglie in Bosnia e Serbia del 1944 e partecipò alla campagna finale di liberazione della Jugoslavia della primavera 1945.
 
== Storia ==
La divisione venne formata su ordine del Comando supremo partigiano il 2 luglio 1943, nella [[Bosnia]] orientale dove erano riparate le forze superstiti del Gruppo operativo principale dell'Esercito popolare dopo la tragica [[battaglia della Sutjeska]]. La nuova formazione, comandanta dall'esperto partigiano montenegrino [[Danilo Lekić]], venne costituita originariamente con la [[1ª Brigata della Vojvodina|1ª Brigata]], la [[2ª Brigata della Vojvodina|2ª Brigata]] e la [[3ª Brigata della Vojvodina]], mentre in ottobre entrò a far parte del reparto la [[4ª Brigata della Vojvodina|4ª Brigata]] e a novembre anche la [[5ª Brigata della Vojvodina]]. Nel marzo 1944 la composizione della 16ª Divisione cambiò e la 3ª e la 5ª Brigata furono rimosse dall'ordine di battaglia; nell'ultimo periodo della guerra la divisione venne invece rinforzata con l'aggiunta di una brigata d'artiglieria il 18 novembre 1944 e della [[15ª Brigata della Vojvodina]] dal 1 gennaio 1945. Gli effettivi partigiani aumentarono da 1.550 combattenti iniziali, a 6.123 a fine novembre 1943, fino a 8.598 partigiani nel febbraio 1945.
 
La 16ª Divisione della Vojvodina, rimase fino al 1 luglio 1944 sotto il comando del Quartier generale partigiano della Vojvodina, mentre da luglio 1944 al 1 gennaio 1945 venne messa a disposizione del [[XII Korpus]]; dopo questo periodo e fino alla fine della guerra di liberazione combattè agli ordini della [[3ª Armata jugoslava]].
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* [[Fronte dello Srem]]
{{portale|guerra|seconda guerra mondiale|storia}}
<nowiki>[[Categoria:Resistenza jugoslava]]</nowiki>
 
{{Infobox conflitto
|Tipo = Battaglia
|Nome del conflitto= "Naso" di Marinovka
|Parte_di=della [[battaglia di Stalingrado]] sul [[fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] della [[seconda guerra mondiale]]
|Immagine=
|Immagine=The panorama in the Volgograd Panorama Museum 007.jpg
|Didascalia= Combattimenti ravvicinati durante l'[[operazione Anello]]
|Luogo= Territorio compreso tra [[Marinovka]], [[Karpovka]] e il fiume [[Rossoška]]
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|Schieramento1={{DEU 1933-1945}}
|Schieramento2={{SUN 1923-1955}}
|Comandante1={{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Hans Hube]]
|Comandante2={{Bandiera|SUN 19231936-1955}} [[Ivan Čistyakov]] <br/>[[Pavel Batov]]
|Effettivi1=
|Effettivi2= dati non disponibili
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== La sacca di Stalingrado ==
=== Chiusura dell'accerchiamento e formazione della sacca ===
Nel pomeriggio del 23 novembre 1943 le colonne corazzate del [[5º Corpo carri della Guardia|4° Corpo carri]] del generale [[Andrej Grigor'evič Kravčenko]], provenienti da nord, e del [[3º Corpo meccanizzato della Guardia|4° Corpo meccanizzato]] del generale [[Vasilij Timofeevič Volskij]], in avanzata da sud, si incontrarono nel villaggio di Sovetskij, alcuni chilometri a sud-est di [[Kalač-na-Donu]]. Questo evento di straordinaria importanza segnava la vittoriosa conclusione della clamorosa [[operazione Urano]] iniziata dall'Armata Rossa il 19 novembre e chiudeva la gigantesca manovra a tenaglia d'accerchiamento intorno all'enorme raggruppamento di forze tedesche schierato tra il [[Don (fiume russoRussia)|Don]] e il [[Volga]] nel settore di [[Stalingrado]]<ref>D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, pp. 364-365.</ref>.
 
[[File:Chiusura della sacca.jpg|thumb|left|180pxupright=0.8|I comandanti delle brigate carri sovietiche si abbracciano dopo il congiungimento a Sovetskij, pochi chilometri a est di [[Kalač-na-Donu]], il 23 novembre 1942, durante l'[[operazione Urano]].]]
 
Il comandante della 6. Armee tedesca, responsabile della direzione di tutte le truppe tedesche, il generale [[Friedrich Paulus]], aveva cercato di impedire questa disastrosa conclusione dell'offensiva sovietica e aveva inviato ad intercettare le colonne mobili nemiche alcuni improvvisati ''kampfgruppe'' delle sue insufficienti forze mobili. La frettolosa manovra di rischieramento a nord del Don delle tre [[Panzer-Division]] del XIV Panzerkorps del generale [[Hans Hube]] non ebbe successo e i tedeschi vennero respinti in pochi giorni a sud-est del fiume. Di conseguenza i corpi corazzati e meccanizzati sovietici avevano potuto chiudere la tenaglia a sud-est di [[Kalač-na-Donu]] senza incontrare molta resistenza; l'importantissima linea ferroviaria che collegava Stalingrado con [[Rostov sul Don]] era stata intercettata alla stazione di Krivomužinskaja]]. L'unica forza organizzata tedesca presente sul posto il 23 novembre era il ''kampfgruppe'' von Hanstein della [[3. Infanterie-Division (mot)|3. Divisione motorizzata]] che stava cercando di formare una posizione difensiva a copertura del villaggio di [[Marinovka]], alcuni chilometri a nord-est di Sovetskij<ref name="D. Glantz-J. House p. 364">D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, p. 364.</ref>. Piu a est, tra i villaggi di [[Karpovka]] e [[Novij Rogalcik]], invece erano schierate le truppe della esperta e ben equipaggiata [[29. Infanterie-Division (mot.)|29. Divisione motorizzata]] che, dopo aver rallentato il 20 novembre l'avanzata del [[4º Corpo meccanizzato della Guardia|13° Corpo meccanizzato]] del "Fronte di Stalingrado" sovietico, aveva preso posizione a sud del fiume Cervlenaja per coprire il lato meridionale della sacca in formazione della 6. Armee. Il 23 novembre 1942 questo settore venne attaccato da due brigate meccanizzate e due divisioni di fucilieri della 57ª Armata sovietica che furono però respinte dai reparti della 29. motorizzata che inoltre cercarono anche di contrattaccare e riconquistarono la sera dello stesso giorno il villaggio di Karpovka e la stazione ferroviaria vicina<ref>D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, pp. 362 e 364.</ref>. Una divisione di fucilieri sovietica dovette ripiegare, ma l'intervento di una brigata meccanizzata del 4° Corpo meccanizzato bloccò i contrattacchi tedeschi verso Sovetskij<ref> name="D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, p. 364.<"/ref>.
 
Nella notte del 23-24 novembre il generale Paulus riuscì a costituire uno schieramento coerente lungo il lato meridionale per coprire le spalle dell'armata; mentre la 29. motorizzata sbarrava solidamente il terreno tra Karpovka e [[Tsybenko]], il ''Kampfgruppe Korfes'' prese il comando delle forze tedesche tra Marinovka e Karpovka con elementi della 3. motorizzata, della [[60. Infanterie-Division (Wehrmacht)|60. Divisione motorizzata]] e della [[14. Panzer-Division]], suddivisi a loro volta nei tre kampfgruppe Seidel, von Hanstein e Willig<ref>D. Glantz-J. House, ''Endgame at Stalingrad'', book one, p. 368.</ref>.
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<references />
 
{{portale|guerra|seconda guerra mondiale|storia}}
 
<nowiki>[[Categoria:Battaglie del fronte orientale della seconda guerra mondiale]]</nowiki>
<nowiki>[[Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono la Germania]]</nowiki>
<nowiki>[[Categoria:Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono l'Unione Sovietica]]</nowiki>
 
{{Infobox unità militare
|Categoria=esercito
|Nome= 13ª Divisione fucilieri della Guardia<br/>13-я гвардейская стрелковая дивизия
Riga 129 ⟶ 154:
|Attiva=dicembre [[1929]]-[[1988]]
|Nazione= [[Unione Sovietica]]
|Alleanza= [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]
|Servizio =
|Tipo= [[fanteria]]
Riga 171 ⟶ 195:
}}
 
La '''13ª Divisione fucilieri della Guardia''' (in [[lingua russa|russo]]: '''13-я гвардейская стрелковая дивизия''') fu un'unità dell'[[Armata Rossa]] che faceva parte fin dal 1929 dei reparti organici dell'esercito con la denominazione di '''87ª Divisione fucilieri'''. Ricevette la nuova denominazione con il titolo onorifico di unità "della Guardia" nel gennaio 1942 per il valore dimostrato nella prima fase dei combattimenti sul [[fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] durante la [[seconda guerra mondiale]].
 
La divisione divenne famosa e dimostrò soprattutto il suo valore durante i drammatici [[combattimenti nella città di Stalingrado]] nel 1942; entrati in azione il 13 settembre 1942, i soldati difesero con successo, sotto l'abile guida del comandante, il generale [[Aleksandr Rodimcev]], il centro di Stalingrado e l'approdo sul [[Volga]] combattendo per settimane con estrema violenza contro le truppe tedesche.
Riga 178 ⟶ 202:
 
== Storia ==
 
 
{{Forze Armate Sovietiche}}
 
{{Portale|guerra|Russia|seconda guerra mondiale}}
 
<nowiki>[[Categoria:Armata Rossa]]</nowiki>
 
{{Infobox unità militare
|Categoria=esercito
|Nome= 295. Infanterie-Division
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|Attiva=febbraio [[1940]]-gennaio [[1943]]<br/>marzo 1943-maggio 1945
|Nazione= {{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Germania nazista]]
|Alleanza= [[Potenze dell'Asse]]
|Servizio = [[Heer (Wehrmacht)|Heer]]
|Tipo= [[fanteria]]
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|Marcia=
|Mascotte=
|Battaglie=[[Campagna di Francia]]<br/>[[Operazione Barbarossa]]<br/>[[Operazione Blu]]<br/>[[Battaglia di Stalingrado]]<br/>[[Combattimenti nella città di Stalingrado]]<br/>[[Operazione Anello]]
|Anniversari=
|Decorazioni=
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}}
 
La '''295. Infanterie-Division''' fu un'unità della [[Wehrmacht]] che venne costituita nel febbraio 1940 durante la [[Seconda guerra mondiale]] con soldati provenienti dalla [[Bassa Sassonia]].
 
La nuova divisione prese parte prima alla [[campagna di Francia]] e quindi alla guerra sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] assegnata al [[Gruppo d'armate Sud]]. Nell'estate 1942 entrò a far parte della [[6. Armee (Wehrmacht)|6. Armee]], e fu una delle unità di punta tedesche nella drammatica [[battaglia di Stalingrado]]. Impegnata nei cruciali combattimenti per la conquista della collina strategica del [[Mamaev Kurgan]], subì fortissime perdite durante i cruenti scontri contro i sovietici; ormai esausta, venne accerchiata insieme a tutte le altre divisioni della 6. Armee nella grande sacca di Stalingrado, i superstiti si arresero alla fine di gennaio 1943.
La '''295. Infanterie-Division''' fu un'unità della [[Wehrmacht]] che venne costituita nel febbraio 1940 durante la [[Seconda guerra mondiale]] con soldati provenienti dalla [[Bassa Sassonia]].
 
La nuova divisione prese parte prima alla [[campagna di Francia]] e quindi alla guerra sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte orientale]] assegnata al [[Gruppo d'armate Sud]]. Nell'estate 1942 entrò a far parte della [[6. Armee (Wehrmacht)|6. Armee]], e fu una delle unità di punta tedesche nella drammatica [[battaglia di Stalingrado]]. Impegnata nei cruciali combattimenti per la conquista della collina strategica del [[Mamaev Kurgan]], subì fortissime perdite durante i cruenti scontri contro i sovietici; ormai esausta, venne accerchiata insieme a tutte le altre divisioni della 6. Armee nella grande sacca di Stalingrado, i superstiti si arresero alla fine di gennaio 1943.
 
La 295. Infanterie-Division venne rapidamente ricostituita e trasferita con compiti di occupazione in [[Norvegia]] dove rimase fino al termine della guerra.
Riga 279 ⟶ 300:
* [[Ordine militare della Croce Tedesca|Croce tedesca]]
** in oro: 49
 
*[[Croce di Ferro|Croce di cavaliere della Croce di ferro]]
** 14
Riga 291 ⟶ 311:
 
{{Divisioni Heer}}
{{Portale|guerra|seconda guerra mondiale|storia}}
 
<nowiki>[[Categoria:Divisioni di fanteria della Wehrmacht]]</nowiki>
 
{{Infobox conflitto
|Tipo=Battaglia
|Nome del conflitto = Battaglia di Rostov (1942)
|Parte_di = del [[Fronte orientale (1941-1945)|Fronte orientale]] della [[seconda guerra mondiale]]
|Immagine = Rostov luglio 1942.jpg
|Didascalia = Truppe tedesche in combattimento nel centro di Rostov
|Data = 15 luglio-25 luglio [[1942]]
|Luogo = [[Rostov sul Don]], [[Unione Sovietica]]
|Casus =
|Mutamenti_territoriali =
|Esito = Vittoria tedesca non decisiva
|Schieramento1 = {{DEU 1933-1945}}<br />{{ROU}}
|Schieramento2 = {{SUN 1923-1955}}
|Comandante1 = {{Bandiera|DEU 1933-1945}} [[Wilhelm List]]<br />[[Ewald von Kleist]]<br/>[[Richard Ruoff]]
|Comandante2 = {{Bandiera|SUN 1923-1955}} [[Rodion Jakovlevič Malinovskij]]<br />
|Effettivi1 = 300.000 soldati, 1.130 mezzi corazzati, 2.840 cannoni, 1.000 aerei<ref>Dati riferiti al mese di luglio, comprendenti anche la [[4. Panzerarmee]] del generale [[Hermann Hoth]]; in: A. M. Samsonov, ''Stalingrado, fronte russo'', p. 220.</ref>
|Effettivi2 = 522.500 soldati<ref>Effettivi dell'intero "Fronte meridionale" all'inizio dell'offensiva tedesca; in: D. Glantz-J. House, ''La grande guerra patriottica dell'Armata Rossa. 1941-1945'', p. 186.</ref>
|Perdite1 = dati non disponibili
|Perdite2 = 128.460 soldati, tra cui 54.000 prigionieri<ref>D. Glantz-J. House, ''La grande guerra patriottica dell'Armata Rossa. 1941-1945'', p. 186.</ref>
|Perdite3 =
|Note =
}}
{{Campagnabox Guerra Asse-Unione Sovietica}}
La '''battaglia di Rostov del 1942''' si svolse nella fase iniziale dell'[[operazione Blu]], la seconda grande offensiva sferrata il 28 giugno 1942 dalla [[Wehrmacht]] tedesca sul Fronte orientale durante la seconda guerra mondiale, dalla quale [[Adolf Hitler]] si attendeva la vittoria decisiva e il crollo definitivo dell'[[Unione Sovietica]].
 
Dopo l'esito deludente dell'avanzata iniziale, Hitler il 13 luglio 1942 decise di improvvisare una grande manovra di accerchiamento intorno all'importante centro strategico di [[Rostov sul Don]] con l'obiettivo di distruggere un gran numero di armate sovietiche; la manovra non raggiunse il successo sperato dal Fuhrer: Rostov venne occupata entro il 25 luglio 1942 e i tedeschi conquistarono preziose teste di ponte sul Don da dove nelle settimane seguenti poterono avanzare verso il [[Caucaso]], ma i sovietici riuscirono a sfuggire all'accerchiamento e ripiegarono in salvo verso sud. La manovra di Rostov in conclusione fece perdere tempo ai tedeschi e frammentò le loro forze che furono disperse su un fronte troppo vasto contrariamente ai piani originari studiati dall'alto comando della Wehrmacht.
 
== Storia ==
=== L'operazione Blu ===
A partire dal 28 giugno 1942 le forze della Wehrmacht schierate nel settore meridionale del [[fronte orientale (1941-1945)|Fronte orientale]] avevano dato inizio all'[[operazione Blu]], la grande offensiva generale da cui [[Adolf Hitler]] si attendeva una decisiva vittoria militare e la conquista delle regioni strategiche del [[Caucaso]] e di [[Stalingrado]], ritenute essenziali anche per ottennere importanti risorse economiche indispensabili per la macchina bellica della [[Germania nazista]]<ref>P. Carell, ''Operazione Barbarossa'', pp. 533-538.</ref>. Nonostante impressionanti vittorie iniziali sul [[Donec]] e sull'[[Oskol]] da parte dell'ala settentrionale del [[Gruppo d'armate Sud]] del [[feldmaresciallo]] [[Fedor von Bock]], le prime settimane dell'offensiva tedesca non raggiunsero i risultati attesi; [[Stalin]] e il comando supremo dell'[[Armata Rossa]] riuscirono a rafforzare il settore di [[Voronež]] che bloccò per molti giorni i reparti meccanizzati tedeschi, e furono anche in grado di ritirata il grosso delle truppe del "Fronte Sud-occidentale" del [[maresciallo dell'Unione Sovietica|maresciallo]] [[Semën Konstantinovič Timošenko|Semën Timošenko]] verso est, evitando accerchiamenti catastrofici<ref>P. Carell, ''Operazione Barbarossa'', pp. 581-587.</ref><ref>J. Erickson, ''The road to Stalingrad'', pp. 356-359.</ref>.
 
Deluso dai risultati raggiunti e irritato dall'atteggiamento ritenuto ostruzionistico del feldmaresciallo von Bock, Adolf Hitler decise il 13 luglio 1942 di cambiare completamente la pianificazione strategica prevista per la seconda fase dell'operazione Blu; ritenendo che la ritirata sovietica evidenziasse soprattutto un cedimento del morale del nemico e fosse un segno di dissoluzione della capacità di resistenza sovietica, il [[Führer]] decise di accelerare le operazioni e riorganizzare il suo schieramento per avanzare contemporaneamente verso il medio corso del [[Don (fiume russo)|Don]] e Stalingrado, e il basso corso del Don a [[Rostov sul Don|Rostov]] e il Caucaso<ref>P. Carell, ''Operazione Barbarossa'', pp. 590-591.</ref>. Egli inoltre sciolse il Gruppo d'armate Sud e rimosse il feldmaresciallo von Bock che venne sostituito dal generale [[Maximilian von Weichs]] che prese il comando dell'ala settetrionale del vecchio Gruppo d'armate Sud, con la denominazione di [[Gruppo d'armate B]]; l'ala meridionale prese invece la denominazione di [[Gruppo d'armate A]] al comando del feldmaresciallo [[Wilhelm List]]<ref>P. Carell, ''Operazione Barbarossa'', pp. 591-592.</ref>.
 
Le armate del feldmaresciallo List in realtà erano passate all'offensiva fin dal 9 luglio 1942 e il 12 luglio avevano agevolmente sfondato a [[Krasnyj Luč]] le linee del "Fronte meridionale" sovietico del generale [[Rodion Malinovskij]]; anche in questo settore i sovietici non opposero molta resistenza e iniziarono a ripiegare verso sud-est in direzione dei ponti sul Don a Rostov<ref>E. Bauer, ''Storia controversa della seconda guerra mondiale'', vol. IV, p 152.</ref>. La disastrosa ritirata del "Fronte Sud-occidentale" verso est aveva scoperto completamente l'ala destra delle armate del generale Malinovskij che rischiavano di essere tagliate fuori da una possibile manovra tedesca sulle linee di comunicazione; la pericolosa situazione strategica rendeva quindi inevitabile il ripiegamento verso il basso corso del Don per cercare di coprire di accessi ai ponti di Rostov che avrebbero aperto al nemico la direzione del Caucaso. In questa fase in realtà nonostante la delusione dei generali tedeschi, la situazione generale dell'Unione Sovietica era veramente critica; Stalin non aveva perso la sua determinazione e incitava continuamente i suoi generali a rafforzare la resistenza e mantenere il controllo delle truppe; fin dal 12 luglio l'alto comando sovietico sciolse il vecchio "Fronte Sud-occidentale" e costituì il nuovo "Fronte di Stalingrado", al momento lasciando al comando il maresciallo Timošenko, per sbarrare a tutti i costi la strada per Stalingrado<ref>J. Erickson, ''The road to Stalingrad'', pp. 358-360.</ref>.
 
=== La manovra di Rostov ===
=== Battaglia nella città ===
=== Sviluppi strategici ===
 
== Bilancio e conclusione ==
 
== Note ==
<references />
 
=== Elenco delle nazioni citate in un documento del 1947 del Comitato degli stati maggiori riuniti ([[Joint Chiefs of Staff]]) in ordine di importanza per la sicurezza degli Stati Uniti ===
Riga 356 ⟶ 332:
* 15 - Corea
* 16 - Filippine
{{Infobox unità militare
|Nome= Avispas Negras
|Immagine=
Riga 363 ⟶ 339:
|Categoria= esercito
|Nazione= {{Bandiera|CUB}}[[Cuba]]
|Servizio= [[File:FAR emblem.svg|22px]] [[Fuerzas Armadas Revolucionarias de Cuba]]
|Alleanza=
|Servizio= [[File:FAR emblem.png|22px]] [[Fuerzas Armadas Revolucionarias de Cuba]]
|Tipo= [[forze speciali]]
|Ruolo= [[Guerriglia]]<br /><br />[[Guerra non convenzionale]]<br />[[Azione diretta (militare)|Azione diretta]]
Riga 399 ⟶ 374:
}}
 
'''Avispas Negras''' (in [[lingua italiana|italiano]]: '''Vespe Nere''') è il nome con cui sono conosciuti comunemente i reparti di forze speciali d'elite delle [[Fuerzas Armadas Revolucionarias de Cuba]] (FAR).
 
Addestrate intensamente per i compiti specifici tipici dei corpi speciali, queste truppe, preparate e determinate, sarebbero incaricate di affrontare una possibile offensiva nemica sull'isola di [[Cuba]]. Sono state costituite alla fine degli anni 80, ampliando e riorganizzando i reparti già esistenti impegnati in missioni specili in Angola, "Tigres" e "Leones", insieme alle formazioni speciali del Ministero dell'interno incaricate della sicurezza interna.
Riga 422 ⟶ 397:
Tomás Borge fu uno dei membri fondatori del [[Frente Sandinista de Liberación Nacional]] (FSLN), e uno dei ribelli storici che lottarono per decenni contro la dittatura nicaraguense della famiglia Somoza. Vicino alle correnti estremiste del movimento sandinista, profondamente legato ai movimenti riviluzionari marxisti dell'America latina e in particolare alla Cuba di Fidel Castro, dopo aver passato anni in carcere ed essere stato torturato, fu uno dei principali dirigenti della vittoriosa rivoluzione sandinista.
 
Dopo la presa del potere, divenne vicesegretario e presidente onorario del FSLN, membro del Congreso nacional e soprattutto ministro degli interni, esercitando un ruolo decisivo nella resistenza contro il movimento controrivoluzionario dei Contras e sostenendo posizioni di intransigente resistenza alla minacciosa e ostile politica degli Stati Uniti della presidenza di [[Ronald Reagan]].
 
Dopo la sconfitta elettorale del 1990, Borge rimase nel movimento sandinista e potè partecipare alla vittoria del 2006. Tomás Borge, che era anche uno apprezzato scrittore e poeta, mantenne per tutta la sua vita una rigorosa coerenza ideologica, senza compromessi nè ripensamenti.
Riga 442 ⟶ 417:
<references/>
 
{{Infobox conflitto
|Tipo=Operazione militare
|Nome del conflitto=Operazione Chrome Dome
|Parte_di=della [[Guerra fredda]]
|Immagine=Boeing B-52D-1-BW (SN 55-0049) 061127-F-1234S-018.jpg
|Didascalia=Un bombardiere strategico B-52D in volo durante gli anni più critici della Guerra fredda
|Luogo= [[Emisfero Boreale]]
|Data=1960-22 gennaio 1968
|Esito= interruzione delle missioni
|Schieramento1=
|Schieramento2=
|Comandante1= [[Curtis LeMay]]<br/>[[Thomas S. Power]]
|Comandante2=
|Effettivi1= Almeno dodici bombardieri B-52 armati con bombe nucleari permamentemente in volo
|Effettivi2=
|Perdite1=cinque B-52 perduti in incidenti
|Perdite2=
}}
 
'''Operazione Chrome Dome''' era il nome in codice assegnato dalla [[United States Air Force]] al programma di impiego di bombardieri strategici [[Boeing B-52 Stratofortress]] armati con bombe nucleari, in missioni di '''Allerta in volo''' (in inglese '''Airborne alert''') permamente. Il programma, sviluppato tra il 1958 e il 1968, in uno dei periodi più drammatici della [[Guerra fredda]] con continue tensioni tra le due [[superpotenze]] e minacce di guerra nucleare improvvisa, prevedeva che un certo numero di bombardieri B-52 fossero tenuti in volo costantemente 24 ore su 24 tutti i giorni dell'anno su rotte studiate per essere in posizioni idonee a sferrare rapidamente un attacco nucleare di rappresaglia contro l'[[Unione Sovietica]].
 
L'operazione Chrome Dome, promossa soprattutto dal capo di stato maggiore dell'USAF, il generale [[Curtis LeMay]], e dal comandante in capo del [[Strategic Air Command|SAC]], generale [[Thomas S. Power]], avrebbe dovuto consentire agli [[Stati Uniti]] di sferrare in ogni caso un devastante [[secondo colpo nucleare]] in caso di attacco improvviso della superpotenza nemica. Il programma venne interrotto nel 1968 dopo una serie di gravi incidenti di bombardieri equipaggiati con bombe nucleari.
 
Le missioni dell'Operazione Chrome Dome vennero descritte con ironia macabra nel famoso film satirico di [[Stanley Kubrick]], Il Dottor Stranamore.
 
== Storia ==
{{Doppia immagine|left|Curtis LeMay (USAF).jpg|167|Thomas S Power.jpg|155|Il generale Curtis LeMay, capo di stato maggiore dell'USAF|Il generale Thomas S. Power, comandante in capo del SAC}}
Dal novembre 1948 il comandante in capo del [[Strategic Air Command|SAC]] era il bellicoso generale [[Curtis LeMay]]. Personaggio eccentrico e popolare, il generale era un comandante estremamente aggressivo, rigido ed esigente che in poco tempo aveva trasformato il SAC in una formidabile macchina da guerra, addestrata e motivata per sferrare, se necessario, un micidiale attacco nucleare contro l'[[Unione Sovietica]]. LeMay preferiva senza dubbio strategie offensive e sembrava pronto anche a rischiare una guerra nucleare, convinto che gli Stati Uniti avessero la possibilità di vincere. Il generale intendeva avere l'assoluto controllo dei suoi uomini e dei suoi aerei e riteneva essenziale disporre autonomamente anche delle armi nucleari di cui egli avrebbe potuto avere bisogno rapidamente in caso di necessità di contrattaccare.
 
La strategia dell'amministrazione Eisenhower del cosiddetto ''[[New Look (guerra fredda)|New Look]]'' aveva dato una grande potere politico e militare all'USAF e in particolare aveva enfatizzato il ruolo decisivo del SAC guidato dal generale LeMay come strumento fondamentale per la [[rappresaglia massiccia]] nucleare che era la nuova base teorica della difesa degli Stati Uniti. LeMay nonostante le sue esuberanti manifestazioni di energia e intransigenza, non mancava di prudenza e previdenza; egli dalla metà degli anni 50 temeva un attacco improvviso sovietico contro le sue basi dei bombardieri del SAC che avrebbe potuto annullare le capacità di rappresaglia; la minaccia sembrava essere ulteriormente cresciuta dopo le notizie sullo sviluppo di missili balistici nemici che avrebbero potuto colpire le basi del SAC in pochi decine di minuti.
 
Per neutralizzare la minaccia costituita teoricamente dai nuovi missili sovietici che sembravano in fase di sviluppo e produzione accelerata e che sembravano assicurare una superiorità strategia almeno temporanea all'Unione Sovietica (cosiddetto ''missile gap''), il generale LeMay aveva in un primo tempo attivato nel 1956 il sistema dell'[[Allerta a terra]] (''Ground alert'') che prevedeva che almeno un terzo di tutti i bombardieri strategici Boeing B-52 Stratofortress del SAC fossero sempre pronti a decollare in caso di allarme entro un tempo massimo di trenta minuti, partendo dalle varie basi aeree dislocate negli Stati Uniti, nella Gran Bretagna e nel Marocco. Questi bombardieri sarebbero rimasti sulle piste pronti al decollo riforniti di carburante e armati con bombe nucleari attive Mark 39 o Mark 28, mentre gli equipaggi sarebbero rimasti in un edificio della base pronti a salire a bordo ed entrare in azione con la massima velocità. Nonostante le critiche dell AEC che aveva messo in dubbio la sicurezza di procedure che prevedevano la presenza a bordo dei bombardieri in allerta a terra di bombe nucleari assemblate e attive, il sistema del ''Ground alert'' venne approvato dagli stati maggiori riuniti e dal presidente Eisenhower.
 
[[File:B53-1 nuclear bomb drop from B-52.jpg|thumb|Un B-52 sgancia una bomba termonucleare Mark 53.]]
 
Il generale LeMay tuttavia riteneva non sufficiente questa procedura di decollo rapido su allarme entro 15-30 minuti; la minaccia dei missili sovietici sembrava sempre più concreta dopo il lancio del satellite ''Sputnik'' e si nutrivano dubbi sulla possibilità di avere il tempo sufficiente per far partire un numero suffiiciente di B-52. Dal 1957 il generale LeMay era divenuto vice capo di stato maggiore dell'USAF e il suo posto al SAC era stato preso dal generale [[Thomas S. Power]] che era ancora più aggressivo e bellicoso del suo predecessore. Anche il generale Power riteneva insufficiente il programma di "Allerta in volo" e proponeva di mantenere un certo numero di bombardieri strategici armati di bombe nucleari, costantemente in volo su rotte prestabilite; in questo modo un eventuale attacco di sorpresa ''counterforce'' da parte dell'Unione Sovietica non avrebbe distrutto a terra tutti gli elementi della rappresaglia americana e i bombardieri già in aria avrebbero sferrato un micidiale contrattacco atomico.
 
Il programma di cosiddetta "Allerta in volo" (''Airborne alert'') prevedeva, secondo i piani proposti energicamente dal generale Power e supportati dal generale LeMay, che i bombardieri impegnati in questa missione avrebbero volato per 24 ore al giorno e tutti i giorni dell'anno su percorsi circolari con rotte di avvicinamento al territorio sovietico. I B-52 in "allerta in volo", armati con armi nucleari attive e riforniti in aria da aerei cisterna, avrebbero continuato il loro volo per i tempi previsti e quindi sarebbero rientrati alle basi e sostituiti regolarmente da altri aerei. Se invece avessero ricevuto durante la missione un codice segreto proveniente dal comando del SAC, il cosiddetto ''Go code'' ("codice di via"), avrebbero attaccato con bombe nucleari gli obiettivi previsti dal SIOP, il piano integrato di guerra nucleare degli Stati Uniti. Il sistema, definito ''fail-safe'' ("a prova di errore"), sembrava relativamente sicuro e garantiva che i bombardieri armati con bombe nucleari non sarebbero entrati in azione a meno che non avessero ricevuto il ''Go code''. Il sistema inverso di programmare "allerta in volo" con ordini preventivi di attaccare che sarebbero stati annullati solo alla ricezione di un codice del SAC di "non andare", appariva troppo rischioso. Errori nell'invio del codice o la sua mancata ricezione avrebbero potuto innescare una "guerra nucleare per sbaglio".
 
In un primo momento questo rischioso programma apparve molto pericoloso e il presidente Eisenhower non autorizzò l'attivazione dei piani del generale Power; l'Atomic Energy Commission che legalmente era ancora la responsabile ultima del possesso e dell'impiego delle armi nucleari americane, aveva grandi dubbi anche riguardo il sistema dell'allerta a terra e riteneva troppo rischioso tenere in volo sopra i cieli degli Stati Uniti bombardieri armati di bombe nucleari completamente attive e funzionanti. Nonostante le assicurazioni minacciose del generale Power che, subito dopo il lancio sovietico del satellite ''Sputnik'', affermò che i suoi bombardieri erano sempre in aria armati di bombe nucleari, nella realtà in questa fase non era ancora funzionante alcun programma di ''Airborne alert'' e anche l'allerta a terra era attivo con alcune limitazioni operative.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografi ==
* E. Schlosser, ''Comando e controllo'', Mondadori, Milano, 2015, ISBN 978-88-04-65512-1
 
== Voci correlate ==
* [[Guerra fredda]]
* [[Guerra nucleare]]
* [[Allerta a terra]]
* [[Strategic Air Command]]
* [[Boeing B-52 Stratofortress]]
 
{{Infobox conflitto
|Tipo = missione aerea in alto mare
|Nome del conflitto = Intercettazione del Rex
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Con notevole abilità propagandistica, il quartier generale dell'Air Corps non solo riuscì a portare a termine con successo l'intercettazione in alto mare, ma diffuse ampiamente la notizia dell'evento con un vasta copertura fotografica e per mezzo di notiziari radiofonici<ref>Shiner, ''Winged Shield, Winged Sword: A History of the United States Air Force'', p. 147.</ref>. Anche se il clamore pubblicitario inizialmente ebbe un influenza negativa sulle ambizioni di indipendenza dell'Air Corps, entro un anno il presidente [[Franklin D. Roosevelt]] e il futuro capo di stato maggiore dell'esercito, generale [[George C. Marshall]], divennero forti propugnatori del potere aereo a lungo raggio e furono particolarmente impressionati dalle capacità del B-17.
 
=== Nuovi compiti per le forze armate degli Stati Uniti ===
Quando il ''United States Army Air Service'' divenne nel 1926 il ''United States Army Air Corps'', il Comitato congiunto Esercito-Marina (''Joint Army-Navy Board'') stava riconsiderando le responsabilità operative delle due forze armate nei compiti di difesa costiera; sia il capo dell'Air Corps, il [[maggior generale]] [[Mason Patrick]] che il capo dell'ufficio aereonautico della [[United States Navy]], contrammiraglio [[William A. Moffett]] si opponevano ad ogni restrizione sul raggio d'azione o le missioni dei loro rispettivi reparti. Di conseguenza il documento finale di "Azione congiunta" era piuttosto vago riguardo le missioni operative assegnate all'Air Corps in mare, ma "lasciava la porta aperta" all'interpretazione classica della marina sulla sua autorità; in particolare la Navy riteneva che le missioni di pattugliamento costiero basate a terra erano sua esclusiva prerogativa. I tentativi del Ministero della Guerra di chiarire questi aspetti furono respinti dalla marina in modo talmente brusco che il segretario alla Guerra avvertì il presidente [[Herbert Hoover]] nel 1930 che la situazione metteva in pericolo la difesa nazionale<ref>Greer (1985), p. 68</ref>.
 
Il 7 gennaio 1931 il capo di stato maggiore dell'esercito generale [[Douglas MacArthur]] e il capo delle operazioni navali della U.S. Navy, ammiraglio [[William V. Pratt]], raggiunsero un accordo che modificava il documento di "Azione congiunta" e assegnava agli aerei basati a terra dell'Air Corps il ruolo di difesa costiera <ref>Greer (1985), p. 69</ref><ref>Tate (1998), p. 78.</ref>. Questo accordo giunse nel momento in cui l'Air Corps era alla ricerca di una missione operativa che potesse giustificare lo sviluppo e la produzione di bombardieri monoplani interamente metallici e le teorie della Scuola Tattica dell'Air Corps a favore dell'impiego di bombardieri pesanti a lungo raggio. Il primo tentativo dell'Air Corps di dimostrare le sue capacità nei compiti di difesa costiera peraltro si concluse con un imbarazzante fallimento che riaccese le polemiche e provocò pesanti critiche al corpo aereo americano. L'11 agosto 1931 il tentativo di intercettazione della nave mercantile ''USS Mount Shasta'' da parte di bombardieri B-3 e B-5 non ebbe successo e per una serie di circostanze avverse gli aerei non individuarono il cargo; si parlò di ''Shasta disaster'' e di ''bombing flop''.
 
La U.S. Navy nel frattempo aveva prestato scarsa attenzione ai termini dell'accordo MacArthur-Pratt e aveva continuato a sviluppare aerei basati a terra, espandendo contemporaneamente le sue stazione aero-navali (''naval air staion''); nel 1933, dopo il ritiro dell'ammiraglio Pratt, la marina decise di annullare anche formalmente gli accordi e l'11 settembre 1935 il ''Joint Board'' emise un nuovo documento in cui si affermava esplicitamente che tutte le missioni dell'Air Corps, compresa la difesa costiera, erano da considerare "ausiliarie" all'azione dell'esercito campale.
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=== Secondo colpo nucleare ===
Il '''secondo colpo nucleare''' (in inglese ''second strike'') è nella strategia della [[guerra nucleare]] la capacità di una nazione di rispondere ad un attacco nucleare con una potente rappresaglia nucleare contro l'avversario (''second-strike capability'').
 
Avere questa capacità e convincere l'avversario della sua efficacia, è considerato di importanza vitale nel sistema della [[deterrenza nucleare]]; in caso contrario l'altra parte potrebbe essere indotta a tentare di vincere una guerra nucleare attraverso un massiccio [[primo colpo nucleare]] (''first strike'') contro le forze nucleari dell'avversario (cosiddetta strategia nucleare ''counterforce'', [[controforza]]).
 
==== Teoria ====
 
Nel complesso quadro della strategia della guerra nucleare, il possesso di una capacità di secondo colpo può contrastare efficacemente la minaccia di un primo colpo nucleare e può supportare una strategia di ''no first use nuclear'' ("non uso per primo di armi nucleari"). La capacità reciproca di secondo colpo generalmente conduce alla strategia della MAD ("Distruzione reciproca assicurata"), anche se una delle due parti avesse un livello inferiore di risposta deterrente residua. La capacità di secondo colpo nucleare può essere ulteriormente rafforzata dall'attivazione di meccanismi di tipo [[fail deadly]].
 
L'obiettivo cruciale di una capacità di "secondo colpo nucleare" consiste nella capacità di preveniere attacchi di primo colpo che potrebbero mettere fuori uso l'arsenale nucleare della nazione, mantenendo la possibilità di sferrare una rappresaglia nucleare. La presenza di una Triade nucleare è un elemento importante per diversificare gli arsenali nucleari in modo da assicurare una migliore capacità di ''second-strike''.
 
I missili balistici lanciati da sottomarini solo il tradizionale, ma molto costoso, mezzo per disporre di una capacità di "secondo colpo nucleare"; essi tuttavia debbono essere supportati da un affidabile sistema per identificare rapidamente e con precisione l'attaccante. L'impiego dei SLBM come strumento di "secondo colpo" pone un serio problema, perchè in rappresaglia per un attacco di missili balistici lanciati da sottomarini, potrebbe essere colpita la nazione sbagliata, provocando in questo modo un conflitto generale per ''escalation''.
 
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B-29s of the 462d Bomb Group West Field Tinian Mariana Islands 1945.jpg
29th Bombardment Group North Field Guam 1945.jpg
40bg-42-24738-inchina-1944.jpg
499th Bomb Group B-29 over Mount Fuji 1945.jpg
9th Bombardment Group B-29 North Field Tinian.jpg
B-29 Bomber on a long range mission in late 1945.jpg
Incendaries-b29.jpg
45th Bombardment Squadron Boeing B-29-40-BW Superfortress 42-24579 2.jpg
39th Bombardment Group B-29 bombing to Hiratsuka 19450716.jpg
LaVerne G. Saunders.jpg
Kenneth B. Wolfe.JPG
Haywood Hansell.png
021002-O-9999G-013.jpg
Curtis LeMay 1940s.jpg
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{{bombardamento
|Nome = Operazione Meetinghouse
|Immagine = B-29s of the 462d Bomb Group West Field Tinian Mariana Islands 1945.jpg
|Didascalia = Bombardieri ultra-pesanti [[Boeing B-29 Superfortress]] decollano dalla base aereia di Tinian nelle isole Marianne per bombardare Tokyo
|Parte di = dei [[bombardamenti di Tokyo]]
|Data = 9 - 10 marzo [[1945]]
|Luogo = [[Tokyo]], [[Giappone]]
|Tipo = [[bombardamento a tappeto]] notturno
|Scopo = Incursione terroristica sul centro della città per distruggere le aree urbanizzate e le fabbriche "ombra"
|Obiettivo =
|Eseguito da = {{Bandiera|USA}} [[XXI Bomber Command]] della [[Twentieth Air Force]]
|Ai danni di = {{JPN}}
|Forze attaccanti = 334 bombardieri B-29 statunitensi
|Comandante attaccanti = [[Curtis LeMay]] (comandante del XXI Bomber Command)<br />[[Thomas S. Power]] (comandante diretto dell'incursione)
|Forze di difesa = artiglieria contraerea e deboli reparti di aerei da caccia notturna
|Descrizione comandante =
|Comandante =
|Descrizione comandante2 =
|Comandante2 =
|Esito = distruzione di circa il 40% della città di Tokyo
|Perdite civili = tra 84.000 e 130.000 morti
|Perdite infrastrutturali =
|Perdite attaccanti = 14 bombardieri persi
|Descrizione perdite militari =
|Perdite militari =
|Descrizione perdite militari2 =
|Perdite militari2 =
|Note =
|Ref = Fonti citate nel corpo del testo
}}
 
'''Operazione Meetinghouse''' era il nome in codice stabilito dall'alto comando dell'[[USAAF]] per designare la grande missione di bombardamento strategico effettuata dai bombardieri ultra-pesanti [[Boeing B-29 Superfortress]] contro [[Tokyo]], nella notte del 9/10 marzo 1945 durante la [[guerra del Pacifico (1941-1945)|campagna del Pacifico]] nella [[seconda guerra mondiale]].
 
L'incursione, ideata, pianificata e diretta dall'aggressivo generale [[Curtis LeMay]], venne condotta da 334 B-29 a partenza dalle basi aeree nelle [[isole Marianne]] e colse di sopresa le difese giapponesi. Volando di notte e a bassa quota, i bombardieri raggiunsero la capitale nipponica e sganciarono un enorme carico bellico di ordigni incendiari, provocando danni catastrofici al centro cittadino. L'incendio, sostenuto da forti venti, si trasformò in una "ondata di fuoco" che distrusse gran parte delle case di legno di Tokyo e provocò la morte di quasi 100.000 civili.
 
Si trattò del bombardamento più pesante e con il maggior numero di morti della seconda guerra mondiale, ancor più catastrofico degli attacchi su Amburgo e Dresda e dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, e segnò l'inizio della campagna di bombardamenti terroristici incendiari dei B-29 della [[Twentieth Air Force]] che distrussero in pochi mesi le maggiori città del Giappone.
 
== Il programma VLR ==
I pianificatori e gli alti comandi dello stato maggiore delle forze armate americane nel periodo precedente l'entrata in guerra degli Stati Uniti non avevano preso affatto in considerazione la possibilità concreta di effettuare bombardamenti strategici contro il territorio metropolitano del Giappone. I problemi posti dalle lunghissime distanze e dalla mancanza di basi aeree e una struttura logistica adeguata erano apparsi in questo periodo praticamente insormontabili. La drammatica entrata in guerra degli Stati Uniti dopo l'attacco a sorpresa di Pearl Harbor cambiò radicalmente la situazione; la dirigenza americana richiese al più presto operazioni di rappresaglia contro il territorio giapponese e un gruppo di bombardieri medi B-25, decollati dalle portaerei della marina spintesi audacemente vicino alla coste giapponesi effettuarono il bombardamento di Tokyo dell'aprile 1942 che peraltro fu dal punto di vista strategico del tutto irrilevante e non venne seguito negli anni seguenti da alcuna altra operazione aerea contro le isole nipponiche.
 
[[File:Boeing B-29 Superfortress 2.jpeg|thumb|left|upright=1.2|Un bombardiere strategico ultra-pesante [[Boeing B-29 Superfortress]].]]
 
Dopo questa azione simbolica di bombardamento, gli strateghi e i dirigenti politico-militari degli Stati Uniti decisero che il Giappone avrebbe dovuto essere fiaccato e sconfitto soprattutto per mezzo del potere aereo americano; vennero quindi studiati programmi dettagliati per l'individuazione di basi aeree idonee a missioni contro il territorio giapponese da cui bombardare le fabbriche e le città del nemico fino a costringerlo alla resa. Inizialmente le forze aeree americane mancavano in realtà sia di strutture logistiche adeguate, sia di aerei in grado di compiere le previste missioni a lunghissima distanza. I pianificatori dell'USAAF tuttavia furono in grado rapidamente di individuare le caratteristiche del nuovo bombardiere mettendo allo studio il programma VLR (''Very long Range'') che richiedeva all'industria la progettazione e la produzione di un velivolo totalmente nuovo con caratteristiche rivoluzionarie e un raggio d'azione in combattimento enorme per missioni intercontinentali.
 
Gli studi su un bombardiere intercontinentale in realtà erano iniziati negli Stati Uniti fin dal 1939 in relazione ai timori su uno sviluppo disastroso della guerra in Europa; gli strateghi americani temevano seriamente la caduta delle isole britanniche in mano della Germania nazista e quindi ritenevano decisivo disporre di un aereo in grado di colpire il continente europeo partendo direttamente dalla basi nel continente americano o dalle isole dell'Atlantico. Il programma VLR si sviluppò nel massimo segreto e procedette rapidamente; erano richiesti enormi investimenti per raggiungere gli obiettivi previsti e nel tempo il VLR si trasformò nel programma bellico più costoso della seconda guerra mondiale, superando con 3 miliardi di dollari di costi anche le spese del programma di produzione della bomba atomica che richiese investimenti per oltre 2 miliardi di dollari. L'aereo sviluppato dal programma VLR, fu il bombardiere strategico ultra-pesante (''very heavy'') Boeing B-29 Superfortress. Si trattava di un bombardiere gigantesco, di dimensioni quasi doppie del famoso B-17 Flying Fortress e dotato di caratteristiche straordinarie in grado di renderlo il sistema d'arma più potente della seconda guerra mondiale.
 
{{Doppia immagine|right|Kenneth B. Wolfe.JPG|135|LaVerne G. Saunders.jpg|125|Il generale [[Kenneth B. Wolfe]], principale dirigente del programma VLR e primo comandante del [[XX Bomber Command]]|Il generale [[LaVerne G. Saunders]], comandante ''ad interim'' del XX Bomber Command fino all'agosto 1944}}
 
Il programma di sviluppo del super-bombardiere VLR proseguì nel massimo segreto con il contributo di oltre 750 ingegneri che riuscirono a superare i grandi problemi progettuali per raggiungere i requisiti richiesti e accelerare al massimo i tempi di sviluppo del mezzo. Sotto l'impulso principalmente dal generale [[Kenneth B. Wolfe]] e del generale [[Laverne G. Saunders]], che diressero il programma del super-bombardiere per conto dell'USAAF, il nuovo bombardiere ''Very Heavy'' effettuò i primi voli nel 1942 e dimostrò subito le sue impressionati caratteristiche; con un apertura alare di quasi cinquanta metri e un peso massimo di oltre 70 tonnellate il B-29 Superfortress era in grado di volare e combattere ad alta quota oltre i 10.000 metri, e, grazie ai quattro potenti motori da 2.200 cavalli, volava a oltre 600 km/h su distanze fino a 3.000 miglia con un carico bellico di dieci tonnellate. Il grande bombardiere disponeva anche di alcune caratteristiche tecnolociamente avanzate, come la cabina pressurizzata per il volo in altissima quota, la centrale di controllo del tiro che dirigeva il fuoco delle dodici mitragliatrici da 12.7 mm e del cannone da 20 mm del sistema difensivo, disposto in cinque torretta azionate a distanza dagli armieri con l'ausilio di un calcolatore elettronico.
 
Mentre la produzione in massa del B-29 iniziava nel 1943 in cinque grandi fabbriche degli Stati Uniti, il generale Wolfe, responsabile del ''B-29 Special Project Staff'' ("Comitato per il progetto speciale B-29"), portava avanti con la massima energia il programma di addestramento degli equipaggi; egli riuscì a guadagnare ulteriore tempo procedendo all'addestramento e alla costituzione dei primi reparti in contemporanea con i programmi di collaudo degli aerei appena usciti dalle catene di montaggio della gigantesca fabbrica di [[Wichita]], nello stato del [[Kansas]]. Il generale Wolfe inoltre selezionò per gli equipaggi del nuovo superbombardiere, gli uomini più esperti provenienti da precedenti turni di servizio in aree di combattimento, in grado quindi di costituire un nucleo di veterani per i nuovi reparti.
 
== Il B-29 in Cina ==
 
[[File:40bg-42-24738-inchina-1944.jpg|thumb|upright=1.2|un B-29 Superfortress in una base aerea in Cina nel 1944.]]
 
La strategia prevista nell'estate 1943 dal ''Combined Planning Staff'' alleato per il proseguimento della guerra con il Giappone assegnava un ruolo decisivo ad una "travolgente offensiva di bombardamenti" condotta dai bombardieri ultra-pesanti B-29 Stratofortress che avrebbero dovuto fiaccare in modo decisivo le capacità di resistenza del nemico e costringerlo alla resa, ma in realtà le esigenze contingenti del momento richiedevano anche di rafforzare e sostenere la Cina nazionalista di Chiang Kai-shek che stava dando segno di una crescente indebolimento. Le caratteristiche eccezionali del superbombardiere rendevano possibile, secondo i calcoli degli esperti americani, colpire il cuore del Giappone, partendo dalle Marianne, da Formosa o dalla Cina orientale<ref name="HM414">H. Michel, ''La seconda guerra mondiale'', p. 414.</ref>.
 
La pianificazione originaria aveva previsto che i B-29 avrebbero effettuato le loro massicce incursioni sul Giappone partendo da una serie di basi aeree che sarebbero state costituite nelle Isole Marianne che distavano circa 1.600 miglia dal territorio nemico ma erano relativamente vicine alla costa occidentale degli Stati Uniti. Le isole Marianne tuttavia secondo i piani iniziali non sarebbero state occupate prima del 1946, il che avrebbe verosimilmente ritardato la campagna di bombardamenti strategici fino al 1947. Questi ritardi erano inaccettabili per la dirigenza americana e soprattutto per il presidente Roosevelt che assegnava grande importanza al sostegno alla Cina e che aveva già promesso al generalissimo Chiang di inviare maggiori aiuti diretti.
 
Altri piani prevedevano in un primo momento di impiegare i B-29 da basi costituite a Ceylon, Calcutta o Port Darwin per colpire la navigazione marittima giapponese o le forze nemiche in Indocina, Birmania o Siam<ref name="HM414"/>, ma l'esigenza politico-strategica di supportare la Cina nazionalista e lo sviluppo accelerato del programa VLR che permise di far entrare in servizi già all'inizio del 1944 le prime formazioni di B-29, alterarono profondamente la pianificazione originaria americana. In mancanza delle basi nelle Marianne, si decise di attivare entro l'autunno 1944 almeno dieci gruppi dei bombardieri Superfortress in una serie di basi che sarebbero state organizzate in Cina, da cui si sarebbe dato inizio al primo programma di bombardamento strategico del Giappone, l'operazione Matterhorn.
 
[[File:B-29s June 1944.jpg|thumb|left|upright=1.3|Bombardieri B-29 in fase di decollo per partecipare al primo bombardamento sul Giappone del 15 giugno 1944.]]
 
L'alto comando americano dava enorme importanza alla nuova arma segreta costituita dai superbombardieri B-29, in particolare gli ufficiali superiori delle USAAF ritenevano che questo nuovo bombardiere avrebbe dovuto essere organizzato in raggruppamenti mobili, delle vere ''task force'' come i gruppi portaerei della Marina, da trasferire rapidamente secondo le necessità trategiche e impiegare come forza decisiva nei vari teatri bellici. Inoltre i capi americani decisero di controllare totalmente l'impiego dei super-bombardieri e garantire il massimo dei risultati<ref name="HM414"/>. Per mantenere l'assoluta autonomia dei gruppi di B-29 e assicurare il loro utilizzo come forza d'urto strategica senza dissipazioni in mediocri compiti tattici locali nel Sud-Est asiatico, i bombardieri ultra pesanti vennero tutti concentrati in una nuova forza aerea speciale, la Twentieth Air Force, la cui direzione sarebbe stata assunta personalmente dal generale [[Henry H. Arnold]], il comandante in capo dell'USAAF, che sarebbe rimasto al Pentagono negli Stati Uniti e avrebbe assicurato il loro impiego per distruggere in modo decisivo le strutture industriali e urbane del Giappone, senza interferenze dei comandanti alleati del teatro del Pacifico e del teatro Cina-Birmania-India.
 
All'inizio del 1944 i capi supremi americani iniziarono ad organizzare le strutture logistiche per l'operazione Matterhorn; i superbombardieri B-29 della Twentieth Air Force sarebbero stati raggruppati nelle basi in costruzione in Cina, sotto il comando del [[XX Bomber Command]] del generale Kenneth B. Wolfe, mentre il generale Saunders avrebbe preso la guida del 58° Bomb Wing, il primo stormo di Superfortress. Le difficoltà logistiche per costruire una efficiente organizzazione in Cina erano enormi: gli aerei e i materiali dovevano volare sulla rotta Casablanca-Karachi e quindi dall'India giungere nelle basi cinesi insieme a tutti gli equipaggiamenti necessari per un pieno utilizzo di macchine complesse e totalmente nuove. Grazie all'energia del generale Wolfe, quattro grandi campi di volo furono costituiti nella zona di [[Chengdu]] con l'ausilio di oltre 500.000 lavoratori cinesi, ma il sistema di rifornimenti e manutenzioni rimase sempre inusfficiente a causa delle quasi insormontabili difficoltà di trasporto.
 
[[File:45th Bombardment Squadron Boeing B-29-40-BW Superfortress 42-24579 2.jpg|thumb|upright=1.2|un B-29 de XX Bomber Command in volo nel novembre 1944 durante una missione dell'[[operazione Matterhorn]].]]
 
Nonostante le persistenti difficoltà logistiche, l'operazione Matterhorn ebbe inizio il 5 giugno 1944 con la prima missione dei B-29 contro obiettivi ferroviaria in Thailandia che tuttavia si concluse, dopo molta confusione e numerosi incidenti tecnici, con pochi risultati concreti. Il primo bombardamento dei B-29 sulle isole del Giappone venne portato a termine con relativo successo il 15 giugno 1944 contro le grandi acciaierie di Yawata, nell'isola di Kyushu e nelle settimane seguenti gli equipaggi e il personale a terra dei bombardieri ultra-pesanti si impegnò strenuamente per sviluppare la campagna di bombardamenti nonostante la penuria di materiali e la difficoltà di manutenzione nelle basi cinesi che inoltre erano minacciate dalla grande offensiva Ichi-Go sferrata dalle truppe giapponesi contro l'esercito di Chiang. Mentre infuriavano forti polemiche, con i comandanti delle forze aeree americane sul posto che ritenevano costose e inefficaci le missioni di bombardamento strategico sul Giappone dei cosiddetti "bombardieri radicali" mentre sul terreno la situazione peggiorava per le truppe cino-americane, il generale Arnold perseguì ancora per alcuni mesi i piani di attacco con i B-29 contro le basi industriali nipponiche. Il generale Wolfe venne sostituito al comando del XX Bomber Command prima dal generale Saunders e infine, nell'agosto 1944 dall'energico e aggressivo generale [[Curtis LeMay]] che tuttavia, pur impegnandosi al massimo per aumentare le missioni e il numero di aerei in azione, rilevò subito che dal punto di vista logistico la situazione era "estremamente impossibile".
 
Per dieci mesi i superbombardieri effettuarono, partendo dalle basi di Chengdu, 49 missioni di guerra con 3.058 sortite, rilasciando un carico bellico di 11.477 tonnellate di bombe dirompenti e incendiarie; i B-29 colpirono con successo, nonostante la carenza di mezzi e le difficoltà delle lunghe missioni fino a 4.000 miglia di distanza, molti centri industriali del Giappone, alcune fabbriche in Manciuria e obiettivi strategici in Indocina, Sumatra, Malesia e Cina. I superbombardieri tuttavia non riuscirono a influire realmente sul corso delle operazioni nel Pacifico nè a indebolire sostanzialmente la macchina bellica giapponese; secondo il rapporto ufficiale dell'USAAF, i B-29 "non ebbero risultati significativi...", anche se l'apparizione dei giganteschi bombardieri americani sui cieli del Giappone impressionò e preoccupò grandemente i capi politico-militari e la popolazione nipponici.
 
== Il B-29 nelle isole Marianne ==
Mentre i B-29 del 58° Bomb Wing (Very Heavy) del XX Bomber Command del generale LeMay continuavano le loro difficoltose e insoddisfacienti missioni di attacco a lunga distanza a partire dalle basi aere cinesi, il generale Arnold e il comando della Twentieth Air Force avevano finalmente potuto iniziare la costituzione di un'altra base di operazione da dove colpire con effetti molto più risolutivi i centri nevralgici del Giappone. Il 13 ottobre 1944 il primo superbombardiere, ''Joltin Josie The Pacific Pioneer'', atterrò sulla base aerea, ancora non completamente efficiente, di Isle Field nell'isola di Saipan, nell'arcipelago delle Marianne; alla guida di questo primo B-29 era il generale [[Haywood S. Hansell]] in persona, il capo di stato maggiore del generale Arnold e il comandante designato del nuovo [[XXI Bomber Command]]<ref>J. Toland, ''L'eclissi del Sol Levante'', p. 883.</ref>.
 
Il generale Hansell era stato fin dall'inizio della guerra il principale teorico e stratega della campagna di bombardamento con quadrimotori pesanti condotta dall'USAAF contro la Germania e il Giappone e prendeva il comando del XXI Bomber Command nella isole Marianne con l'intenzione di riprendere e potenziare la strategia del bombardamento aereo ad alta quota diurno con bombe dirompenti contro obiettivi selezionati dell'industria bellica e delle strutture militari del Impero giapponese per distruggere il complesso militare-industriale del nemico. Alcuni ufficiali dell'USAAF avevano già proposto la strategia alternativa del bombardamento terroristico con ordigni incendiari per bruciare le città nipponiche fino alla resa, ma il quartier generale del XXI Bomber Command adottava ancora la strategia del bombardamenti di precisione e aveva preparato un dettagliato elenco di obiettivi industriali sul territorio nemico da distruggere per annullare la produzione di aerei e motori giapponese<ref>M. Caidin, ''La notte che distrussero Tokyo'', pp. 64-65.</ref>.
 
== La catastrofe del 9/10 marzo 1945 ==
=== Pianificazione e preparazione ===
=== Partenza e volo dei B-29 ===
=== Il bombardamento incendiario ===
=== L'ondata di fuoco ===
== Bilancio e conclusione ==
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
== Voci correlate ==
* [[Bombardamenti di Tokyo]]
* [[Bombardamento strategico]]
* [[Boeing B-29 Superfortress]]
* [[Elephant walk]]
* [[Curtis LeMay]]
* [[Twentieth Air Force]]
 
Van Tien Dung, Le Trong Tan, Viktor Krulak, Taylor-Rostow, Krulak-Mendenhall, Taylor-McNamara.
 
{{unità militare
|Categoria = esercito
|Nome = 18ª Divisione<br/> (Esercito imperiale giapponese)<br/>''Dai-jūhachi Shidan''
|Immagine =Bosbritsurrendergroup.jpg
|Didascalia = Soldati della divisione catturano soldati britannici durante la [[battaglia di Singapore]]
|Attiva = 13 novembre 1907-1 maggio 1925<br/>9 settembre 1937-1945
|Nazione = [[File:Flag of Japan (1870-1999).svg|22px]] [[Impero del Giappone]]
|Servizio= [[File:War flag of the Imperial Japanese Army.svg|22px]] [[Esercito imperiale giapponese]]
|Tipo = [[divisione (unità militare)|divisione]]
|Ruolo =
|Dimensione =
|Guarnigione = [[Kurume]], [[Fukuoka]], [[Giappone]]
|Equipaggiamento =
|Soprannome = ''Kiku heidan'' ("divisione del crisantemo")
|Patrono =
|Motto =
|Colori =
|Marcia =
|Battaglie = [[Assedio di Tsingtao]]<br/>[[Battaglia di Shangai]]<br/>[[Battaglia di Nanchino]]<br/>[[Campagna della Malesia]]<br/>[[Battaglia di Singapore]]<br/>[[Conquista giapponese della Birmania]]<br/>[[Campagna della Birmania]]<br/>[[Battaglia di Meiktila e Mandalay]]
|Comandanti_degni_di_nota = [[Renya Mutaguchi]]
|Decorazioni =
|Onori_di_battaglia =
|Note =
|Ref = fonti citate nel corpo del testo
}}
 
La {{nihongo|'''18ª Divisione'''|第18師団|Dai-jūhachi Shidan}} era una unità militare di fanteria dell'[[Esercito imperiale giapponese]], conosciuta con il nome in codice di {{nihongo|'''Divisione del crisantemo'''|菊兵團|Kiku heidan}}. Venne costituita subito dopo la fine della [[Guerra russo-giapponese]] del 1904-1905 nel quadro del programma di espansione delle forze militari, e venne inizialmente schierata nell'isola di Kyushu, con quartier generale a Kurume, nella prefettura di Fukuoka.
 
La divisione dimostrò la sua efficienza durante la [[Prima guerra mondiale]], partecipando all'[[assedio di Tsingtao]] e soprattutto nella [[Seconda guerra sino-giapponese]] e nella [[seconda guerra mondiale]]. Nel corso della [[guerra del Pacifico (1941-1945)|campagna del Pacifico]], la 18ª Divisione, al comando dell'energico generale [[Renya Mutaguchi]], svolse un ruolo decisivo nella campagna di Malesia e nella [[battaglia di Singapore]]; quindi venne trasferita sul [[campagna della Birmania|fronte della Birmania]] dove rimase fino al termine della guerra combattendo accanitamente fino all'ultimo contro le truppe anglo-indiane e cinesi.
 
La divisione mostrò costantemente grande aggressività offensiva ed elevato spirito combattivo, ma anche un comportamento brutale e violento caratterizzato da episodi di crudeltà verso prigionieri e civili sia durante la guerra in Cina, dove prese parte alla [[battaglia di Shanghai]] e al [[massacro di Nanchino]], sia nel corso della guerra nel Pacifico, soprattutto a Singapore dove eseguì esecuzioni sommarie anche di feriti e malati.