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|Attività3 = traduttrice
|Nazionalità = iraniana
|PostNazionalità =
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É considerata la prima grande romanziera dell'[[Iran]].
== Biografia ==
Simin Daneshvar nacque in una famiglia di intellettuali e artisti. Il padre, Mohammad Ali Daneshvar, era un fisico, e la madre una pittrice. Simin beneficiò della migliore educazione possibile in Iran e frequentò la scuola inglese Mehr Ain. Nel 1942 iniziò l'università presso il Dipartimento di Letteratura Persiana di [[Teheran|Tehran]]. Dopo la morte del padre, per supportare economicamente la famiglia, cominciò a scrivere testi e articoli per ''Radio Tehran'' e per il giornale ''Iran'' e a lavorare come assistente in relazioni internazionali presso il Ministero degli Affari Esteri. Si impegnò inoltre in numerose traduzioni di autori europei, fra cui [[Anton Čechov|Anton Chekhov]] (''Il Giardino dei Ciliegi''), [[Nathaniel Hawthorne]] (''La lettera scarlatta''), e [[Alberto Moravia]]. Nel 1949 conseguì il dottorato con la tesi "Beauty as Treated in Persian Literature", sotto la guida di Fatemeh Sayyah, prima docente donna in un'università iraniana.
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In qualità di autrice e traduttrice, Daneshvar scrisse esprimendo una certa sensibilità sulla condizione delle donne nel suo paese. I racconti di Daneshvar riflettono la realtà piuttosto che la fantasia dell'autrice. Contengono temi esistenziali come la morte, il malessere, il tradimento, l'adulterio, la solitudine, ma anche temi di interesse sociale, come il rapimento di bambini, l'affarismo, l'analfabetismo, l'ignoranza, e la povertà, questioni che affliggevano il paese negli anni '60 e '70 e che risultavano di immediata comprensione e credibilità agli occhi del lettore.
=== Romanzi ===
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