Isola di Montecristo: differenze tra le versioni
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[[File:Spiaggia Cala Maestra.jpg|miniatura|La spiaggia di Cala Maestra]]
[[File:Acque delle coste dell'isola.jpg|miniatura|Acque delle coste dell'isola]]
L{{'}}'''isola di Montecristo''' è situata nel [[Mar Tirreno]] e fa parte dell'[[Arcipelago toscano]]. Amministrativamente è inclusa nel comune di [[Portoferraio]] e quindi nella [[provincia di Livorno]]. L'isola è una delle 149 aree protette gestite dal [[Comando carabinieri per la tutela della biodiversità]], è inserita nel complesso delle Riserve Naturali Statali affidate al Reparto Carabinieri Biodiversità di [[Follonica]] e fa parte del [[Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano]].
== Geografia ==
Montecristo si trova a sud dell'[[isola d'Elba]], a ovest dell'[[isola del Giglio]] e del [[Monte Argentario]], a sud-est dell'[[Isola di Pianosa (Toscana)|isola di Pianosa]] e a est dell'affiorante [[Scoglio d'Africa
L'isola, originatasi dal sollevamento di un [[plutone (geologia)|plutone]] sottomarino, è interamente montuosa con diverse sporgenze rocciose a picco sul mare ed è costituita quasi esclusivamente da [[granodiorite]] con grossi cristalli di [[ortoclasio]]; non a caso, negli antichi [[portolano|portolani]], Montecristo viene paragonata ad «''una montagna alta come un [[diamante]] apuntato''».<ref>''Portolano Magliabechi'', [[1450]] circa.</ref> La sommità dell'isola
«''Monte Christo è un'isola molto alta (...). Alla parte di [[maestrale|maestro]]-[[tramontana]] vi è una cala, e in essa un'acqua di bontà estrema, abbondante come una fiumara''».<ref>Francesco Maria Levanto, ''Lo specchio del mare'', Venezia 1679.</ref>
== Clima ==
Anche l'isola di Montecristo, come tutte le isole dell'arcipelago, presenta un clima mite, costantemente ventilato e molto soleggiato con
Dati:<nowiki> https://www.sir.toscana.it/</nowiki>
{{ClimaAnnuale|tempmax=13.7,14.0,16.0,18.7,21.8,24.6,27.0,27.1,24.7,21.5,18.0,14.9
|tempmin=10.4,10.6,12.8,15.4,17.3,20.2,22.8,23.0,20.5,17.4,14.1,11.2
}}
== Nome ==
{{Citazione|''Citra est Oglasa''|[[Gaio Plinio Secondo]], ''Naturalis Historia'', III, 6, 12}}
In [[antichità classica|età classica]] l'isola era chiamata ''Oglasa''<ref>[[Gaio Plinio Secondo]], ''Naturalis Historia'', III, 6,12.</ref> (Ὠγλάσσα ''Ōglássa'' in [[Lingua greca antica|greco]]), toponimo di origine preromana che in una trascrizione medievale è riportato ''Oclifa''<ref>[[Riccobaldo da Ferrara]], ''De locis Orbis'', II, 16, XIII secolo.</ref>. Durante il Medioevo il nome muta in ''Monte Christi''<ref>[[Archivio di Stato di Firenze]], ''Bolla di [[papa Gelasio II]]'', 1º ottobre 1118: «beati Mamiliani de Monte Christi monasterii».</ref>, ossia «Monte di Cristo», verosimilmente a causa del forte contesto ecclesiale e monastico che caratterizzò l'isola a partire dal [[V secolo]], ed in particolare del [[Monastero di San Mamiliano]].<ref>Agostino Cesaretti, ''Istoria del Principato di Piombino'', Firenze 1788: «Altri, mossi dal loro esempio, si rifugiarono nel medesimo luogo, di modo che in poco tempo, riuniti tutti insieme, furono in grado di fabbricare un Monastero, che intitolarono Monte Cristo, e così da quel tempo quest'isola si è chiamata Monte Cristo».</ref> Altre fonti riportano che in origine l'isola si sarebbe chiamata ''Monte di Giove''<ref>Francesco Aprile, ''Della cronologia universale della Sicilia'', Palermo 1725: «[...] approdarono ad un'isola, allora appellata Monte di Giove, oggi Monte di Cristo, soggetta al Gran Duca di Toscana».</ref> o ''Montegiove'' per la presunta esistenza di un tempio romano dedicato al dio [[Giove (divinità)|Giove]] - in realtà i ruderi della medievale [[Fortezza di Montecristo]] - e che solo in seguito alla presenza monastica avrebbe mutato il nome in ''Monte Cristo''. Alcune ipotesi, tuttavia, oggi tendono a far derivare la denominazione ''Montegiove'' dal latino ''iugum'' («giogo montano» e quindi «vetta bicorne»)<ref name="Peria e Silvestre Ferruzzi 2010">Gloria Peria e Silvestre Ferruzzi, ''L'isola d'Elba e il culto di San Mamiliano'', Portoferraio 2010.</ref>, come documentato nella toponomastica della vicina [[isola d'Elba]]. In epoca successiva, Montecristo venne anche chiamata ''Isola di [[Mamiliano di Palermo|San Mamiliano]]''<ref>Emanuele Repetti, ''Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana'', Firenze 1839.</ref> in riferimento al santo che vi condusse vita eremitica sino al [[460]].
== Toponomastica dell'isola ==
===Insenature===
Cala Cappel di Prete, Cala Corfù, Cala dei Corvi, Cala del Diavolo, Cala del Fico, Cala della Fortezza, Cale Gemelle o Cala Grande, Cala dei Ladri, Cala Maestra, Cala Mendolina, Cala di Santa Maria, Cala del Santo, Cala Scirocco (detta anche Cala dello Scalo e Cala Giunchi), Cala Giunchitelli e Cala dello Scoglio.
===Promontori===
Punta delle Bozze o Punta del Cappel di Prete, Punta di Cala Corfù o Punta Rossa, Punta di Cala Maestra, Punta del Diavolo, Punta dei Fanciulli, Punta della Fortezza, Punta della Grotta, Punta Nera, Punta Scirocco o Punta Forata.
===Rilievi===
Monte della Fortezza, Cima dei Lecci, Collo Fondo, Collo dei Lecci (anticamente ''Collo del Leccio''), Poggio del Diavolo, Poggio del Portale, Poggio del Segnale, Belvedere e Il Piano.
===Torrenti===
Fosso di Cala Maestra, Fosso del Convento, Fosso del Diavolo, Fosso della Fortezza, Fosso Mendolina, Fosso del Santo e Borro di Santa Maria.
===Isolotti===
Scoglio (a [[nord]]), Scoglio (a [[sud]])
[[File:Cala Maestra.jpg|miniatura|Cala Maestra vista dal sentiero della salita al Monastero.]]
== La riserva naturale ''Isola di Montecristo'' ==
La '''Riserva naturale statale ''Isola di Montecristo''''' è una riserva biogenetica di 1.039 [[ettaro|ettari]]<ref>Fonte: [[Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare]] {{collegamento interrotto|1=[http://www.minambiente.it/opencms/export/sites/default/archivio/allegati/vari/elenco_ap_2003.pdf Elenco ufficiale delle aree protette (EUAP)] |data=dicembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }} 5º Aggiornamento approvato con Delibera della Conferenza Stato Regioni del 24 luglio 2003 e pubblicato nel Supplemento ordinario n. 144 alla [[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]] n. 205 del 4 settembre 2003.</ref> istituita nel [[1971]] con decreto ministeriale per tutelare la natura peculiare dell'isola. Oggi ricade nel [[Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano]]. È stata insignita anche del [[Diploma europeo delle aree protette]] nel [[1988]]<ref>[http://www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=argomenti.html|Aree_naturali_protette.html|aree_naturali_p.html|Diploma_Europeo_Aree_Protette.html|aree_protette_italiane_diploma.html Ministero dell`Ambiente - Le aree protette italiane insignite del Diploma<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110709125112/http://www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=%2Fmenu%2Fmenu_attivita%2F&m=argomenti.html%7CAree_naturali_protette.html%7Caree_naturali_p.html%7CDiploma_Europeo_Aree_Protette.html%7Caree_protette_italiane_diploma.html |data=9 luglio 2011 }}</ref> e riconosciuta come [[sito di interesse comunitario]].<ref>Fonte: [http://sira.arpat.toscana.it/sira/Bioitaly/BIT_IT5150014.htm SIRA] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081016031331/http://sira.arpat.toscana.it/sira/Bioitaly/BIT_IT5150014.htm |data=16 ottobre 2008 }}. (URL consultato il 19 gennaio 2010)</ref>
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*
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* Fino al 2018 per
* A partire dal 2019 il [https://www.islepark.it/visitare-il-parco/montecristo Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano] ({{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20211030154426/https://prenotazioni.islepark.it/montecristo/|data=30 ottobre 2021}}) è stato delegato a organizzare le visite guidate nella misura di 25 escursioni annuali con un massimo di 75 persone cadauna. È possibile prenotare l'escursione tramite il portale web dell'ente parco. Le prenotazioni tipicamente si aprono a gennaio, e i 1.875 posti disponibili si esauriscono in pochi giorni. Le visite guidate si svolgono solo entro i tre sentieri previsti, progressivamente più impegnativi.<ref>{{Cita web |url=https://prenotazioni.islepark.it/montecristo/ |titolo=Accesso dal sito del Parco |accesso=30 ottobre 2021 |dataarchivio=30 ottobre 2021 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211030154426/https://prenotazioni.islepark.it/montecristo/ |urlmorto=sì }}</ref>
==
[[Plantae|Vegetali]]:
* ''Hieracium racemosum'' subsp. ''amideii''
* ''Saxifraga montis-christi''
* {{chiarire|''Limonium montis-christi''|forse è Limonium sommierianum}}
[[Invertebrata|Invertebrati]]:
* ''Oxychilus oglasicola'' (Chiocciola di Montecristo), presente anche sull'Isolotto della Scola ([[Isola di Pianosa (Toscana)|Pianosa]])
* {{chiarire|''Euscorpius oglasae'' (Scorpione di Montecristo), descritto nel 2007|forse già descritto da Ludovico Di Caporiacco nel 1950}}
[[Vertebrata|Vertebrati]]:
* ''Podarcis siculus'' subsp. ''calabresiae'' (Lucertola di Montecristo)
== Flora ==
Le condizioni che hanno impedito il popolamento di Montecristo hanno favorito la conservazione della [[flora]] e della [[fauna]]. In particolare a Montecristo vivono specie [[animalia|animali]] e [[plantae|vegetali]] un tempo diffuse in tutto il [[Mar Mediterraneo]]. Di particolare rilievo sono le formazioni di giganteschi esemplari di ''[[Erica arborea]]'' che coprono i fondovalle e alcuni [[Quercus ilex|lecci]] millenari che rimangono in vita alle quote più alte (''Collo dei Lecci''), assieme a stazioni di ''[[Euphorbia dendroides]]''. Presso Cala di Santa Maria vegeta la [[Drimia maritima|scilla]]. Sull'isola, in un sito umido presso la [[Grotta di San Mamiliano|Grotta del Santo]], si ritrova anche la rara felce ''[[Osmunda regalis]]''.<ref>Teodoro Coruel, ''Florula di Montecristo'', Milano [[1864]].</ref>
La vegetazione di Montecristo è severamente condizionata dal pascolo delle capre che non consente il rinnovo, se non di alcune specie. Dell'originaria lecceta rimangono circa 200 alberi antichi e decrepiti [http://www.ssnr.it/21-3.pdf (http://www.ssnr.it/21-3.pdf]), i cui semi sono costante preda delle capre. Per consentirne la rinnovazione, alcuni di essi sono stati recintati e questo ha consentito l'affermazione delle piantine, il cui futuro è legato alla tenuta dei recinti alla pressione delle capre. In altri recinti il [[Corpo forestale dello Stato]] ha piantato oltre 2000 piantine, generate da ghiande raccolte dai lecci secolari. L'opera di ricostituzione di habitat a Montecristo è continua. Sono state riprodotte alcune piantine dai rarissimi [[Arbutus unedo|corbezzoli]] sfuggiti al morso delle capre, che vengono conservate nell'orto botanico.
[[File:Rovine del mulino.jpg|miniatura|Rovine del mulino. Vi si accede attraversando un crinale roccioso in cui i monaci scavarono delle nicchie per l'appoggio dei piedi.]]
{{sf|La [[Martes martes|martora]] è oggi scomparsa, ma attestata almeno fino al [[1875]].}} Interessante la presenza della [[Vipera aspis|vipera meridionale]] (''Vipera aspis'' ssp. ''hugyi'') ed il [[Discoglossus sardus|discoglosso sardo]] (un [[Anphibia|anfibio]] presente solo in un paio di isole toscane e in [[Sardegna]]). In particolare, la sottospecie di vipera presente a Montecristo si trova al di fuori del proprio areale e non è frutto di pura fantasia l'ipotesi che la sua introduzione sul territorio isolano sia dovuta a qualche imbarcazione: basti ricordare che era usanza cartaginese quella di lanciare vipere sulle navi del nemico durante le battaglie<ref>{{cita news|url=http://www.linkarte.it/news/?ID=1698|titolo=Tesoro per pochi|data=23 settembre 2009|accesso=12 giugno 2013|pubblicazione=[[LinkArte.it]]|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130630023714/http://www.linkarte.it/news/?ID=1698}}</ref>. Una recente teoria la vorrebbe invece introdotta dai monaci a scopo farmaceutico, a partire dall'area palermitana. L'isola è, inoltre, luogo di sosta per migliaia di uccelli migratori ed ospita importanti colonie di uccelli marini (di particolare rilievo la [[Puffinus yelkouan|berta minore]]).<br />
Montecristo ospita l'unica popolazione italiana di capra selvatica, molto simile all'egagro ''([[Capra aegagrus]])'', ancorché immessa anticamente dall'uomo, così come un centinaio di coppie di coturnice orientale ''([[Alectoris chukar]])'', specie originaria dell'[[Mar Egeo|Egeo]] e del [[Medio Oriente]], introdotta per scopo venatorio nel [[1849]] da Jacques Abrial. Al [[1889]] risale invece l'introduzione, da parte del marchese Carlo Ginori Lisci, di [[cinghiale|cinghiali]] e [[fagiano|fagiani]], poi fatti eradicare dal re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]] poco dopo il [[1899]].
[[File:Monastero di San Mamiliano.jpg|miniatura|Facciata delle rovine del monastero]]
L'ambiente marino è piuttosto ricco: vi sono praterie di [[posidonia]], [[anemone|anemoni marini]], [[gorgonia|gorgonie]] e [[corallo|coralli]]. È comune la presenza del [[Mola mola|pesce luna]]. Fino alla fine degli anni '70 era presente anche la [[foca monaca]], specie ormai rarissima nelle acque italiane.<ref name="Marco Lambertini 2002">Marco Lambertini, ''Arcipelago toscano e il Parco Nazionale'', Pisa 2002.</ref>
=== La capra di Montecristo ===
L'antica presenza della ''Capra aegagrus'' nell'Arcipelago toscano è documentata nella toponomastica latina e greca di alcune sue isole, come ''Capraria'' ([[Capraia Isola|isola di Capraia]]) e ''Aigylion'' ([[isola del Giglio]]). L'esistenza della capra selvatica a Montecristo è testimoniata almeno dalla seconda metà del [[XVI secolo]] («''vi sono quantità di capre piccine di pelo raso''»)<ref>Apollonio Pavolini, ''Relazione dell'isola di Monte Cristo'', [[Archivio Segreto Vaticano]].</ref> e dal secolo successivo («''queste [grotte] sono di continuo habitate da capre selvaggie che infinite ne sono nell'isola''»<ref>Giuseppe Vincenzo Marascia, ''De' due Santi Mamiliani arcivescovi e cittadini di Palermo'', [[1701]].</ref> e «''non vi sono altro che capre salvatiche, alla caccia delle quali, nella primavera avanzata, vanno i cacciatori dell'isola dell'Elba, e qualche volta ancora i cacciatori di terraferma''»<ref>Agostino Cesaretti, ''Istoria del Principato di Piombino'', [[1788]].</ref>). [[File:Capra hircus aegagrus-cropped.jpg|thumb|Capra di Montecristo (''Capra aegagrus'')]]
La ''Capra aegagrus'' è diffusa soprattutto in [[Asia minore]] e [[Medio Oriente]], ma sono presenti delle popolazioni anche in alcune [[Isole egee|isole dell'Egeo]] e a [[Creta (Grecia)|Creta]], derivanti da antiche immissioni operate dall'uomo quando la specie era ancora nelle prime fasi di domesticazione.
[[File:Sorgente d'acqua.jpg|miniatura|Nel tragitto tra le rovine del mulino e Cala Maestra è presente una sorgente d'acqua, dove vive il rospo endemico. L'acqua non è potabile per l'elevata concentrazione di [[arsenico]]]]
A Montecristo la ''Capra aegagrus'' vive allo stato selvatico, in piccoli branchi che cambiano composizione e numero nei vari periodi dell'anno. Le corna sono ricurve, con la superficie anteriore compressa lateralmente in modo da formare una carena affilata (ricordano quelle dello stambecco). I maschi adulti presentano mantello bruno chiaro, spesso con riga mulina nera che continua sulle spalle e sulla parte ventrale degli arti; le femmine hanno invece mantello bruno chiaro uniforme.<ref name="Marco Lambertini 2002"/>
La capra di Montecristo, oggi rappresentata da oltre 250 esemplari viventi in completa selvaticità, non è da considerare un elemento naturale della fauna isolana ed è causa di notevole impatto sulla vegetazione autoctona. L'antichità del popolamento è peraltro tale da conferire allo ''stock'' presente un notevole valore storico-culturale. La tutela delle locali capre rappresentò inoltre una forte motivazione all'epoca dell'istituzione della riserva naturale, quando l'isola venne strappata alla speculazione. La specie riveste pertanto un ruolo emblematico a livello delle politiche di conservazione dell'isola.
Al fine di garantire la salvaguardia della specie anche fuori dal contesto isolano, nel dicembre 2012 il [[Bioparco (Roma)|Bioparco di Roma]] ha predisposto un recinto di {{M|1000|u=m²}} per ospitare cinque esemplari fondatori, in caso di eventuali necessità di futuri ripopolamenti.<ref>{{cita news|url= http://www.bioparco.it/scoprichice/capra-di-montecristo/|titolo= Al Bioparco le capre di Montecristo|pubblicazione= |accesso= 24 maggio 2017|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20170609231413/http://www.bioparco.it/scoprichice/capra-di-montecristo/|urlmorto= sì}}</ref>
===Interventi di protezione===
* Nel 2009 l'Unione Europea finanziò un progetto con fondi del programma di finanziamento LIFE, dal titolo ''Montecristo 2010'', finalizzato alla lotta alle specie invasive alloctone. Il progetto prevedeva l'eradicazione del [[Rattus rattus|ratto nero]], presente sull'isola da tempi storici, che minacciava gravemente la riproduzione degli uccelli marini nidificanti, e dell'[[ailanto]], una pianta di origine orientale introdotta all'inizio del Novecento e che si sostituiva alla vegetazione autoctona. Il progetto è terminato con successo nel giugno del 2014.<ref>{{Cita web |url=http://www.montecristo2010.it/ |titolo=Montecristo 2010 |accesso=12 ottobre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170516210414/http://montecristo2010.it/ |urlmorto=sì }}</ref>
* A gennaio 2012 è stata condotta l'operazione di eradicazione del [[Rattus rattus|ratto]], mediante la distribuzione con elicottero di circa 14 tonnellate di esche contenenti rodenticida, secondo un piano contenuto nel progetto cofinanziato dall'Unione europea. Il sistema prescelto per eradicare i ratti, cioè la distribuzione di esche avvelenate, ha scatenato le proteste degli animalisti, in particolare della [[Lega anti vivisezione|LAV]], preoccupati per la presenza nelle esche del [[brodifacoum]], [[principio attivo]] ad alta persistenza ambientale<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/ambiente/12_gennaio_30/polemica-sterminio-ratti-montecristo_7b2f7366-4b43-11e1-8fad-efe86d39926f.shtml|titolo=Montecristo , la derattizzazione «aerea» non piace ad ambientalisti e parlamentari|editore=Il Corriere della Sera|giorno=30|mese=1|anno=2012|accesso=17 dicembre 2012}}</ref>. L'opera di [[derattizzazione]] così effettuata sembra però aver dato esito positivo: da un sopralluogo effettuato sull'isola per verificare la situazione in seguito al lancio delle esche avvelenate non sono emerse situazioni critiche per l'ecosistema dell'isola<ref>{{Cita web|url=http://iltirreno.gelocal.it/piombino/cronaca/2012/03/03/news/isola-di-montecristo-la-guerra-ai-topi-non-ha-lasciato-segni-1.3250063|titolo=Isola di Montecristo, la guerra ai topi non ha lasciato segni|editore=Il Tirreno|giorno=3|mese=3|anno=2012|accesso=17 dicembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120730103900/http://iltirreno.gelocal.it/piombino/cronaca/2012/03/03/news/isola-di-montecristo-la-guerra-ai-topi-non-ha-lasciato-segni-1.3250063|urlmorto=sì}}</ref>.
Ad agosto 2012 sono state avvistate circa 600 berte minori ''([[Puffinus yelkouan]])'', che hanno potuto ripopolare i loro nidi grazie all'eradicazione del ratto nero, considerato causa del decremento e dell'estinzione della specie in quanto predatore delle uova e dei pulcini<ref>{{Cita web|url=http://iltirreno.gelocal.it/piombino/cronaca/2012/08/10/news/montecristo-600-berte-minori-sono-pronte-a-spiccare-il-volo-1.5527318|titolo=Montecristo, 600 berte minori sono pronte a spiccare il volo|editore=Il Tirreno|giorno=10|mese=8|anno=2012|accesso=17 dicembre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121221015452/http://iltirreno.gelocal.it/piombino/cronaca/2012/08/10/news/montecristo-600-berte-minori-sono-pronte-a-spiccare-il-volo-1.5527318|urlmorto=sì}}</ref>. In realtà, in parallelo ai numerosi spunti polemici che hanno alimentato i media, l'intervento di derattizzazione è stato accuratamente monitorato dai tecnici del [http://www.islepark.it/ Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano] e dell'[http://www.isprambiente.gov.it/it Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale], ed ha costituito un esempio di corretta gestione ambientale di portata unica nel contesto mediterraneo. Esiste al riguardo un apposito e completo volume riassuntivo dei risultati conseguiti (''Quaderni del Parco'', Documenti tecnici 2, Portoferraio 2014).<ref>{{Cita web|url=http://www.quinewselba.it/eradicare-le-specie-aliene-da-pianosa.htm|titolo=Copia archiviata|accesso=23 maggio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170701184209/http://www.quinewselba.it/eradicare-le-specie-aliene-da-pianosa.htm|urlmorto=sì}}</ref>
== Storia ==
=== Età preistorica ===
Al [[Neolitico]] antico ([[VI millennio a.C.|VI]]-[[V millennio a.C.]]) risalgono alcuni frammenti di vasellame in ceramica ad impasto rinvenuti a Cala Maestra, tra cui uno con decorazione impressa ''cardiale'' insieme ad un coevo manufatto in [[selce]], scoperti nel [[1994]]. Sempre a Cala Maestra, nel [[2000]], fu rinvenuta una macina litica protostorica. Nel [[1875]] [[Gaetano Chierici]] rinvenne «
=== Età
La storia dell'isola inizia con l'età del ferro quando gli Etruschi ne sfruttarono le foreste di querce necessarie per alimentare le fornaci dove si fondevano i minerali di ferro delle miniere elbane.
I Greci diedero a Montecristo il suo più antico nome conosciuto, Oglasa o Ocrasia , dal colore giallastro delle rocce.
I Romani la conobbero con il nome di ''Mons Jovis'' (monte di Giove), e sul monte più alto eressero un altare a ''Iuppiter Optimus Maximus'', di cui restano alcune tracce. Durante l'età imperiale, i Romani aprirono alcune cave per estrarre il granito, forse utilizzato nella costruzione di ville sulle isole del Giglio, dell'Elba e di Giannutri.
Nelle acque tra Punta del Diavolo e Cala del Diavolo (profondità di 60 metri) giace il relitto di una nave ''oneraria'' [[Campania|campana]]<ref>Il carico, costituito da anfore greco-italiche e da coppe a vernice nera, è conservato presso il Museo archeologico di [[Portoferraio]].</ref> naufragata durante prima metà del [[III secolo a.C.]] Al largo di Punta del Diavolo (profondità di {{M|55|u=m}}) è localizzato un altro relitto di ''oneraria'' ([[II secolo d.C.]]) con un carico di anfore vinarie di forma ''Pelichet 47'' proveniente dalla [[Francia]] meridionale. Tracce di frequentazione dell'isola in età romana e tardoromana sono presenti nella Cala di Santa Maria (nel [[2012]], durante una spedizione guidata da Silvestre Ferruzzi<ref>''Montecristo. Ritrovata l'antica chiesa: individuati i ruderi a Cala Santa Maria'', in ''Elbareport'', 7 agosto [[2012]].</ref>, vi è stato rinvenuto un calice vitreo frammentario di forma ''Isings 111'', insieme a frammenti di anfore di [[Empoli]]) e a Cala Maestra; da quest'ultima località, in cui [[Gaetano Chierici]] rinvenne «''qualche frammento di stoviglie romane, intorno al porto e nella valletta''», provengono scorie di riduzione del [[ferro]]. A questo proposito scrisse Giuseppe Giuli nel [[1833]]: «''Alla distanza d'un terzo di miglio dal lido del mare in questa stessa valle vi sono dei cumuli di scorie di ferro, e siccome non si trova nell'isola la miniera di questo metallo, è da credersi che in altri tempi fosse portata dall'Elba per ridurla allo stato metallico.''»<ref>Giuseppe Giuli, in ''L'indicatore sanese e grossetano'', X, 9 luglio 1833.</ref> Sull'isola, secondo alcune ipotesi avvalorate dal ritrovamento di un frammento di pavimentazione in ''[[opus signinum]]'' nell'area di Cala Maestra, si trovava una ''domus maritima'' di età romana.
=== Età medievale e moderna ===
Verso la metà del [[V secolo]] le grotte dell'isola divennero la dimora di eremiti in fuga dai Vandali di Genserico, il più importante dei quali fu San Mamiliano.
I monaci seguivano la regola cenobitica di [[Pacomio]] e all'isola diedero il nome di ''Mons Christi'' (Montagna di Cristo), da cui deriva il nome attuale.
<br>La storia documentata di Montecristo comincia quindi con la fondazione del [[monastero di San Mamiliano|monastero]] edificato attorno al [[V secolo]] <ref>''Annales Camaldulenses''.</ref>, sui resti del tempio romano dedicato a [[Iuppiter|Giove]].
<br>Nel monastero sarebbe stato custodito un leggendario ''Tesoro'' frutto di donazioni ecclesiastiche; alla stessa epoca risale una cappella absidata costruita all'interno della [[Grotta di San Mamiliano]], dove visse il santo nel [[V secolo]].
Nel [[591]] il [[papa Gregorio Magno]] mandò a Montecristo l'abate Orosio per ristabilire la disciplina nel monastero<ref>{{Cita web|lingua=it-IT|autore=Roberto Moresco|url=https://storiaisoladicapraia.com/2012/12/14/208/|titolo=Monachesimo a Capraia nell’Alto Medioevo|sito=La storia dell'isola di Capraia|data=2012-12-14|accesso=2025-04-29}}</ref>.
Nel [[727]] l'isola subisce una primo devastante attacco [[saraceno]].
Verso il [[IX secolo]] i monaci adottarono la regola [[Ordine di San Benedetto|benedettina]].
Nel [[1249]] vi morì l'eremita fiorentino [[Buondelmonti|Rinieri Buondelmonti]].
Nel [[1323]] avviene una seconda devastazione saracena.
Dal [[1399]] Montecristo passò sotto il [[Principato di Piombino]]. Durante il [[1534]] «''all'isola detta Montechristo soggiornava una compagnia di corsali''».<ref>[[Jacopo Bonfadio]], ''Gli annali di Genova'', 1597.</ref>
Nell'agosto [[1553]] il pirata turco [[Dragut]], dirigendosi verso l'[[isola d'Elba]], espugnò il monastero decretandone la fine. L'ultimo [[abate]] che resse il monastero fu Federico De Bellis. Da quel momento l'isola di Montecristo rimase disabitata.
Dal secolo XVI i sovrani piombinesi ricevettero vari solleciti da parte di molti Stati (su tutti, il Granducato di Toscana) affinché fortificassero l'isola, cacciandone i pirati e corsari che abitudinariamente la abitavano: un contenzioso destinato a rimanere irrisolto per secoli, con l'isola abbandonata al proprio destino.
[[File:Planimetria Monastero di Montecristo.jpg|thumb|Planimetria del monastero]]
Al largo di Cala Maestra (profondità di 35 metri) si trova il relitto di un veliero militare del [[XVI secolo]] di cui nel [[1969]] furono clandestinamente recuperati una [[colubrina]] in [[bronzo]] con un sacchetto contenente [[polvere pirica]], palle di cannone, due bracciali in bronzo a tortiglione, una statuetta in ceramica a forma di leone stante, olle biansate in maiolica e coperchi in ceramica acroma.<ref>Michelangelo Zecchini, ''L'archeologia nell'Arcipelago Toscano'', 1971.</ref>
=== Età contemporanea ===
Nel [[1814]] [[Napoleone Bonaparte]] fece inviare nell'isola un presidio militare. Durante il luglio [[1833]] il geologo senese Giuseppe Giuli esplorò l'isola e ne redasse una descrizione tecnica.<ref>Giuseppe Giuli, in ''L'indicatore sanese e grossetano'', XI, 16 luglio 1833.</ref>
I primi tentativi di colonizzazione dell'isola, all'epoca di proprietà di Carlo Cambiagi, avvennero nell'ottobre [[1839]] da parte di due eremiti tedeschi, Augustin Eulhardt di [[Nordhausen]] e Joseph Keim di [[Reutlingen]], che tuttavia, a causa di incompatibilità caratteriali, desistettero dopo poco tempo. Nel [[1843]] si succedettero altri personaggi: il ventiquattrenne religioso tirolese Francesco Adolfo Obermüller, al quale tuttavia il [[Granducato di Toscana]] non dette il permesso di ritirarsi sull'isola, e, dopo pochi mesi, il francese Charles Legrand assieme alla propria compagna, con l'intenzione di coltivare l'isola.
I due coniugi si stabilirono all'interno del monastero, essendo ancora l'isola priva di costruzioni moderne, ma in seguito furono espulsi dal Governo toscano in quanto non riuscirono nella loro impresa agricola. Nell'aprile [[1844]] ci fu un altro tentativo di colonizzazione agricola da parte del francese Georges Guibaud, che si risolse con l'ennesimo insuccesso. Nel [[1846]] alcuni genovesi tentarono invano la stessa impresa.
Nel gennaio [[1849]] Jacques Abrial, imprenditore francese di origine [[ebrei|ebraica]] domiciliato a [[Firenze]], prese in affitto l'isola conducendovi quattro contadini di [[Barga]] (stipendiati con 40 lire mensili) assieme ad un supervisore; riuscì ad avviare una piccola ma proficua coltivazione di [[grano]] e vigne per tre anni e fece costruire i primi due edifici moderni di Montecristo, ossia il futuro Museo naturalistico e il cosiddetto Casotto dei Pescatori presso la spiaggia di Cala Maestra, oggi ''infopoint'' del [[Parco Nazionale Arcipelago Toscano]]. Per contrastare la presenza dei topi, Jacques Abrial introdusse alcuni [[gatto|gatti]] che tuttavia divennero ben presto inselvatichiti e furono uccisi. Il Governo [[Granducato di Toscana|granducale]], nel [[1849]], inviò sull'isola un distaccamento del ''Battaglione Insulare''; durante lo stesso anno, presso un promontorio della costa occidentale dell'isola - che in seguito a tale episodio fu chiamato ''Punta dei Fanciulli'' - vennero uccisi due bambini da otto predoni che avevano precedentemente assalito, presso [[La Spezia]], la [[tartana]] sarda ''Madonna delle Vigne'' salpata da [[Genova]] alla volta di [[Livorno]] con a bordo merci coloniali e 60.000 franchi, sulla quale i due piccoli si trovavano.<ref name="Vincenzo Mellini 1852">Vincenzo Mellini, ''Isola di Monte Cristo'', manoscritto, 1852.</ref> In tale periodo sull'isola vivevano 11 persone: un caporale, un fattore, quattro contadini e cinque pescatori di [[aragosta|aragoste]] originari di [[Campo nell'Elba|Marina di Campo]].
Nel [[1852]] uno scozzese, George Watson Taylor, barone di Strichen<ref>{{Cita pubblicazione|autore=The Court of Lord Lyon|titolo=Annuales 1800|rivista=343|volume=XVI|numero=1}}</ref>, acquistò l'isola per 50.000 lire e trasformò Cala Maestra in una area verde con giardini terrazzati e specie arboree esotiche, tanto da essere soprannominato ''Conte di Montecristo''.<ref>Ersilio Michel, ''Tentativi di colonizzazione dell'isola di Montecristo'', 1925</ref> A questo periodo risale l'edificazione del vasto caseggiato successivamente chiamato ''Villa Reale'' (poiché futura residenza di caccia del re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]]), la realizzazione del piccolo [[molo]] a Cala Maestra e l'immissione dell'[[Ailanthus altissima|ailanto]], specie vegetale che sino al decennio 2010 ha mutato l'assetto vegetazionale dell'isola. Nello stesso anno l'isola fu visitata dall'ingegnere cartografico Giovacchino Callai e dallo storico Vincenzo Mellini<ref name="Vincenzo Mellini 1852"/>, che rilevarono e descrissero i ruderi degli edifici storici presenti a Montecristo. Nell'autunno del [[1860]] l'isola fu saccheggiata da alcuni esuli italiani residenti a Londra, politicamente ostili a George Watson Taylor, che, a bordo del piroscafo ''Orwell'' capitanato da Raffaele Settembrini, si stavano dirigendo nell'Italia Meridionale per arruolarsi con i garibaldini. Di fronte all'ingente somma di denaro richiesta da Watson Taylor in riparazione dei danni, il Governo ritenne più opportuno acquistare l'isola. Montecristo fu poi acquistata dal Governo italiano il 3 giugno [[1869]] per la somma di {{formatnum:100000}} lire dal proprietario Watson Taylor. Probabilmente a tale periodo risalivano alcune sepolture (circa otto) rinvenute a Cala Maestra durante lavori agricoli per la realizzazione di un vigneto.
Agli inizi del [[1870]] sull'isola arrivò l'eremita [[Davide Lazzaretti]], che visse all'interno della [[Grotta di San Mamiliano]] per 40 giorni. Dopo ulteriori tentativi di colonizzazione, nel novembre [[1874]] il Governo italiano vi insediò una [[colonia penale]] agricola con 45 detenuti e 5 guardie carcerarie, succursale di quella di [[Isola di Pianosa (Toscana)|Pianosa]], che durò sino al [[1884]]. Nel [[1875]] a Montecristo si recò il paleontologo [[Gaetano Chierici]] che scrisse un'accurata descrizione<ref>Manoscritto presso la Biblioteca comunale Panizzi di Reggio Emilia.</ref> storica ed archeologica dell'isola. Il 10 maggio [[1884]] venne smantellata la colonia penale agricola di Montecristo che aveva sede nella futura Villa Reale; per ben tre anni, sino al [[1889]], l'edificio venne saccheggiato degli arredi e persino del manto di copertura.
Nel [[1889]] il Demanio di Livorno concesse in affitto l'isola al marchese fiorentino Carlo Ginori Lisci, che trasformò Montecristo in una riserva di caccia personale e vi fece stabilire tre famiglie di agricoltori; dei numerosi ospiti che si recavano a cacciare settimanalmente sull'isola, partendo da [[Livorno]] con lo yacht ''Urania'' di proprietà dello stesso marchese, fece parte il poeta [[Renato Fucini]], il musicista [[Giacomo Puccini]], il principe [[Alberto I di Monaco]] con la moglie [[Alice Heine]], il marchese [[Eugenio Niccolini]], il deputato [[Antonio Civelli]] e il re [[Vittorio Emanuele III]]. Per avere rapidi collegamenti con [[Firenze]], il marchese istituì a Montecristo un servizio di [[piccione viaggiatore|piccioni viaggiatori]].
L'isola è stata, nel [[1896]], la meta del [[matrimonio|viaggio di nozze]] fra l'allora principe ereditario d'Italia [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele]] e [[Elena del Montenegro]].<ref>Angelo Barbuscia, ''Commemorazione del 59º anniversario della scomparsa di S.M. la Regina Elena'', 2011.</ref>
Nel [[1899]] Carlo Ginori Lisci concesse ogni diritto sull'isola a [[Vittorio Emanuele III]], tramite il pagamento di un affitto pari a {{formatnum:2000}} lire; l'isola divenne una riserva di caccia reale esclusiva per la famiglia [[Casa Savoia|Savoia]]; il re raggiungeva l'isola con il [[piroscafo]] ''Vela'' che partiva da [[Porto Santo Stefano]]. Al momento del passaggio di proprietà, Carlo Ginori Lisci disse al re: «''Se io sono, come mi avete chiamato, il vero conte di Montecristo, voi ne siete il sovrano; il mio è un possesso provvisorio, il vostro un dominio sovrano. Cedo i miei diritti''».<ref>Carlo Paladini, ''L'isola del Re'', Firenze 1902.</ref>
Durante la [[seconda guerra mondiale]], periodo in cui la ''Villa Reale'' fu spogliata di tutti gli arredi, a Montecristo fu installata una postazione militare italo-tedesca. Nel [[1948]], durante un'esercitazione militare, un [[Volo RAF Luqa - Mawgan|bombardiere inglese]] precipitò sull'isola provocando la morte di tutti i sette occupanti.
Nel [[1949]] la Direzione generale del [[Demanio]] diede in concessione l'isola ad un consorzio di cooperative di pescatori e affini, la ''Consorpesca''. I diritti di gestione furono poi acquistati dalla società romana ''Oglasa'' nel [[1953]]. Nel [[1970]] la stessa società creò il ''Montecristo Sporting Club'' per utenza di elevata condizione sociale, sfruttando la caccia d'inverno e il turismo d'estate.
Dopo un'intensa campagna giornalistica l'isola venne sottratta alla speculazione e il 4 marzo [[1971]] Montecristo fu dichiarata ''Riserva Naturale dello Stato'' con un decreto emanato dai Ministeri della Marina mercantile, delle Finanze e dell'Agricoltura e Foreste. Nel [[1977]] la Riserva Naturale fu inclusa nella ''Rete europea delle Riserve Biogenetiche del Consiglio d'Europa''. Con decreti del Ministero della Marina del [[1979]] e del [[1981]] è stata anche istituita, sulle acque che circondano l'isola, una zona di tutela biologica per un raggio di 500 metri<ref name="Marco Lambertini 2002"/>, poi aumentato ad {{M|1|u=km}}.
=== Il Tesoro di San Mamiliano ===
Risale al [[2004]] la scoperta di un tesoro di monete auree sotto l'altare della [[chiesa di San Mamiliano (Sovana)|chiesa di San Mamiliano
[[File:Monastero o Abbazia di Montecristo.jpg|thumb|
=== I fuochi di Montecristo ===
L'antica usanza di accendere fuochi di segnalazione sulla vetta dell'isola, o nelle immediate vicinanze, è perdurata dal Medioevo<ref>Si ricorda l'analoga usanza del monaco [[Venerio (eremita)|San Venerio]] di accendere fuochi notturni sulla sommità dell'[[Isola del Tino]].</ref> sino a tempi relativamente recenti.
<br>In un testo del [[1787]] si legge che «...''facendo fuoco Monte Cristo era segno di corsari barbareschi e di perdita di [[Feluca (imbarcazione)|filuga]]''.»<ref>''Gazzetta Universale o sieno notizie istoriche, politiche, di scienza, arti, agricoltura'', Firenze 1787.</ref>
Nel [[1875]] [[Gaetano Chierici]] scrisse che «...''per l'erta della costa che separa la Cala Maestra da quella di Santa Maria'' (...). ''S'accese l'alta catasta, che divampò rapidamente. Un istante dopo il chiarore d'una gran fiamma apparve di rimpetto: rispondevano al saluto quelli di Pianosa...''».<ref>Gaetano Chierici, op. cit.</ref>
Un'altra documentazione del [[1877]] riporta che «...''nel caso in cui occorra domandare soccorso o, per altro imperioso bisogno, comunicare colla vicina Pianosa, sul far della notte vien acceso un gran fuoco sulle alture dell'isola''...».<ref>Enrico D'Albertis, ''Crociera del Violante comandato dal capitano armatore E. D'Albertis durante l'anno 1876'', Genova 1877.</ref>
<br>Sino ai primi decenni del XX secolo, i fuochi di Montecristo avevano una precisa classificazione: un fuoco corrispondeva a mancanza di viveri, due fuochi corrispondevano alla presenza di un ammalato, tre fuochi significavano il decesso di una persona.
Altri fuochi venivano accesi presso le [[abside|absidi]] delle chiese tirreniche per comunicare con il [[
=== La leggenda dell'acqua «maledetta» ===
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* [[Monastero di San Mamiliano]]
* [[Grotta di San Mamiliano]]
* [[Fortezza di Montecristo]] sulla vetta più elevata dell'isola ({{M|645
* Villa Reale
* Museo di Storia naturale
* Orto botanico
* Mulino idraulico (ruderi) presso la [[Grotta di San Mamiliano]]
* [[Chiesa di Santa Maria (Montecristo)|Chiesa di Santa Maria]] (ruderi) presso l'omonima Cala,
==
* Cesare e Argia Donati (1890-1920)
* Mario e Lucia Galli (1921-1921)
* Francesco e Bastiana Tesei (1922-1945)
* Millo e Mimma Burelli (1956-1968)
* Amulio e Anna Galletti (1968-1984)
* Luciano e Graziella Muti (1984-1988)
* Paolo e Serenella Del Lama (1988-1998)
* Alberto e Francesca Cappellini (1999-2001)
* Giorgio Marsiaj e Luciana Andriolo (2001-2002)
* Goffredo e Carmen Benelli (2002-2008)
* Giorgio Marsiaj e Luciana Andriolo (2009-2018)
* Matteo e Dora Curri (2018-in corso)
== L'isola nella letteratura ==
* Su quest'isola è ambientata una parte del celebre romanzo ''[[Il conte di Montecristo]]'', dello scrittore francese [[Alexandre Dumas (padre)|Alexandre Dumas]]. In particolare il protagonista vi trova il leggendario tesoro della famiglia Spada, con il quale realizza la sua formidabile vendetta.
* Secondo alcuni studiosi, la scrittrice [[Gran Bretagna|britannica]] [[Agatha Christie]] inizialmente voleva ambientare a Montecristo ''[[
* Sull'isola di Montecristo si svolge una delle parti conclusive del romanzo ''[[Eutanasia di un amore]]'' di [[Giorgio Saviane]].
==Galleria d'immagini==
File:Ile de Montecristo
File:Montecristo-80.JPG|Cala Maestra
File:Montecristo-84.JPG|Cala Maestra
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File:Montecristo-87.JPG|Cala Maestra
File:Montecristo-49.JPG|Il museo
</gallery
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Crudele G., Landi M., Zoccola A., 2003 – Prime indagini sugli alberi monumentali di ''Quercus ilex'' L. nella Riserva Naturale Biogenetica Isola di Montecristo: - In Dipartimento di Botanica Università degli studi di Catania (ed), 98º Congresso della Società Botanica Italiana – Catania 24 – 26 settembre 03. Pag. 175.
* Crudele G., Landi M., Zoccola A., 2005 - La popolazione di ''Quercus ilex'' L. nella Riserva Naturale Biogenetica Isola di Montecristo: osservazioni considerazioni e interventi di conservazione (Magnoliopsida Fagales Fagaceae), ''Quad. Studi Nat. Romagna'' 21: 59 – 89.
* Del Prete C., Accorsi C. A., Bertellini E., Buldrini F., Crudele G., Dallai D., Landi M., Montecchi M. C., Torri P., Zoccola A., 2009 – Studi sulla flora e vegetazione della Riserva Naturale Integrale di Montecristo (Arcipelago Toscano) – Il contingente pteridofitico. Atti 104° Congr. Società Botanica Italiana (Campobasso, 16-18 September 2009).p. 220.
* Gonnelli V., A. Carta, A. Zoccola, M. Landi, D. Viciani, G. Ferretti, G. Quilghini, F. Parri, R. Giombini & G. Marsiaj 2012 (2011), ''Osmunda regalis'' L.(''Osmundaceae'') in Peruzzi et Al. Contributi per una flora vascolare di Toscana. III (143-180)-''Atti Soc.Tosc.Sci.Nat''., Mem., Serie B, 118 (2011) Pag.44.
* Gonnelli V., A. Carta, A. Zoccola, M. Landi, D. Viciani, G. Ferretti, G. Quilghini, F. Parri, R. Giombini & G. Marsiaj, 2012 (2011) - ''Dryopteris tyrrhena'' Fras.-Jenk. Et Reichst.(''Dryopteridaceae'') in Peruzzi et Al. Contributi per una flora vascolare di Toscana. III (143-180)-''Atti Soc.Tosc.Sci.Nat''., Mem., Serie B, 118 (2011) Pagg.43-44.
* Gonnelli Vincenzo, Gunter Gottschlich, Antonio Zoccola, 2019 – ''Hieracium racemosum'' subsp. ''amideii'' (Asteraceae, a new hawkweed taxon from Montecristo isalnd (Tuscan archipelago, Italy). ''Phytotaxa'' 406(5'') – 2019'' Magnolia Press.
* Landi M., A. Zoccola, G. Crudele, C. Del Prete, 2007 – Indagine sulla popolazione e caratterizzazione fitosociologica della vegetazione a ''Juniperus phoenicea'' L. subsp''. Turbinata'' (Guss.) Nyman dell’Isola di Montecristo (Arcipelago Toscano), ''Atti Soc. tosc. Sci. nat., Mem.,'' Serie B,114 (2007): 115 –123.
* Lucchesi M., Grigioni J., Vagniluca S., Quilghini G., Forieri B., Zoccola A., Landi M., 2011- Study of endoparasites in the Goats (''Capra hircus'') of the Island of Montecristo (Italy), ''Quad Studi Nat''. ''Romagna'' nº 32: 187 – 190
* Mannocci Mairo, Ferretti Giulio, Mazzoncini Viviano, Fiorini Graziana, Foggi Bruno, Lastrucci Lorenzo, Lazzaro Lorenzo & Viciani Daniele, 2016 – Two new ''Saxifraga'' species (Saxifragaceae) endemic to Tuscan Archipelago (central-northern Mediterranean, Italy). ''Phytotaxa'' 284 (2), 108 -130.
* Mazza G., Abbazzi P., Andriolo L., Inghilesi A.F., Marsiaj G., Sposimo P., Zoccola A. & Gherardi F., 2012 – ''Gonipterus scutellatus'' s.l in Montecristo Island (Tuscany): should its first introduction to the Palearctic region be backdated to the 19th century ? , ''Boll. Soc. entomol. ital''., 144 (1): 19-22 30 aprile 2012.
*Salerni E., Perini C., Crudele G., Zoccola A., Antonini D., Antonini M. & Bernicchia A., 2007 - Contributo alla conoscenza della flora micologica dell’Isola di Montecristo (Arcipelago Toscano, Italia centrale), ''Webbia'' 62 (2): 217 – 224.
*Torrini G., Mazza G., Strangi A., Barabaschi D. , Landi S., Mori E., Menechetti M., Sposimo P., Giuliani C., Zoccola A., Lazzaro L., Ferretti G. , Foggi B., Roversi P.F., 2016 – ''Oscheius tipuly'' in Italy : Evidence of an Alien isolate in the Integral Natural Reserve of Montecristo Island (Tuscany), ''Journal of Nematology'' 48 (1) : 8 -13. 2016.
* Lidia Orlandini ''Montecristo isola proibita'', Innocenti Editore 2017. ISBN 978-88-9831-079-1.
== Voci correlate ==
* [[Aree naturali protette della Toscana]]
* [[
* [[Arcipelago Toscano]]
* [[Il conte di Montecristo]]
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== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sull'}}
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* Indagine sulla popolazione e caratterizzazione fitosociologica della vegetazione a ''Juniperus phoenicea'' L. subsp''. Turbinata'' (Guss.) Nyman dell’Isola di Montecristo: https://web.archive.org/web/20200111174106/http://www.stsn.it/images/pdf/serB114/12_landi.pdf
* Indagine sulla popolazione di Lecci sull'Isola di Montecristo anno 2005 : http://www.ssnr.it/21-3.pdf
* [http://www.parks.it/riserva.statale.is.montecristo/index.html La riserva statale Isola di Montecristo su Parks], portale dei parchi italiani
* {{cita web | url = http://www.agraria.org/parchi/toscana/isoladimontecristo.htm | titolo = La riserva su www.agraria.org | accesso = 19 gennaio 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100117071624/http://www.agraria.org/parchi/toscana/isoladimontecristo.htm | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://
* Nuovo [http://www.restoconlife.eu/ progetto Life UE "Resto con Life"]
* L'[https://www.isoladelba.toscana.it/arcipelago-toscano/isola-di-montecristo Isola di Montecristo], informazioni su Montecristo dalla Guida Turistica dell'Isola d'Elba
{{Aree naturali protette in Italia}}
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{{Portale|ecologia e ambiente|isole|Provincia di Livorno}}
[[Categoria:Isola di Montecristo| ]]
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