Le martyre de Saint Sébastien: differenze tra le versioni

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'''''Le martyre de Saint Sébastien''''' (''Il martirio di San Sebastiano'') è ununa musica di scena composta da [[Claude Debussy]] nel 1911 per il [[Mistero (teatro)|mistero]] delscritto da [[1911Gabriele D'Annunzio]],; l'opera è suddivisosuddivisa in cinque atti più un prologo, composto da [[Claude Debussy]] su [[libretto]] die [[Gabriele d'Annunzio]] eè dedicatodedicata a [[Maurice BarrésBarrès]]. Narra del martirio di [[San Sebastiano]] mescolando componenti sacre e profane. Il ruolo principale di San Sebastiano fu ricoperto da una donna, la ballerina [[Ida Rubinštejn]], mentre lela scenografiecoreografia sonofu dovutecreata ada [[Michail Fokin]] e la scenografia da [[Léon Bakst]].
 
== Genesi dell'opera ==
Alla fine del 1910 Debussy venne contattato da D'Annunzio che si trovava allora in Francia, a [[Arcachon]], per evitare i creditori. Lo scrittore voleva lavorare con Debussy e gli propose di scrivere la musica per un suo dramma. Il compositore, che all'epoca non era impegnato con nessun lavoro e che era sempre a corto di finanze, accettò e firmò anche il contratto con [[Gabriel Astruc]], direttore della stagione lirica del [[Théâtre du Châtelet]]. L'anticipo di 8000 franchi fu un grosso incentivo per Debussy per fargli iniziare subito il lavoro. D'Annunzio mandava il suo dramma al compositore un pezzo alla volta e la partitura fu completata a tempo di record.<ref name=Charton>{{cita libro | nome=Ariane | cognome=Charton | titolo=Claude Debussy | anno= | editore= | città=Parigi, 2012, Édition Gallimard, (trad. italiana di Gianluca Faragalli, Hans e Alice Zevi, 2016)| }}</ref>
 
Terminata la stesura dell'opera, Debussy fece ascoltare la composizione al suo editore, Jacques Durand, che ne rimase favorevolmente colpito<ref>{{cita libro | nome=Jacques | cognome=Durand | titolo=Quelques souvenirs d'un éditeur de musique | anno=1924 | editore=Durand et C. | città=Parigi |}}</ref>. ''Le martyre'' si preannunciava come una realizzazione grandiosa, con un numero enorme di artisti, ballerini e orchestrali. Le prove non furono semplici per le difficoltà dei cantanti a definire ogni singolo ruolo e per la messa in scena a volte non coincidente con la parte musicale.<ref name=Charton/>
 
Poiché le opere dello scrittore erano state messe all'indice, tre giorni prima della rappresentazione ufficiale, Debussy e D'Annunzio furono costretti dall'Arcivescovo di Parigi, su sollecitazione della [[Congregazione (Curia romana)|Congregazione romana]], a dichiarare sotto giuramento che la loro opera era basata totalmente su fondamenti religiosi.<ref>Riportato in: Correspondance de Claude Debussy (1872-1918), a cura di François Lesure e Denis Herlin, Gallimard, Parigi, 2005</ref>
 
=== Messa in scena e accoglienza critica<ref name=":1" /> ==
Il ''MartyreLe martyre'' va in scena la prima volta nelil 22 maggio del 1911, presso il ''Téâtre[[Théâtre Ledu Châtelet'']] di Parigi. La durata dell'intera opera raggiunge le cinque ore. Presente alla prima è anche [[Marcel Proust]], accompagnato da [[Robert de Montesquiou|Robert de Montesquiou-Fézensac]], che coprirà la produzione di lodi<ref name=":1" />. Ben diversa è invece la reazione dei critici, in particolare nei confronti della Rubenštejn, carente nella pronuncia francese e tanto artificiosa nella recitazione da nullificare qualsiasi carica erotica. DiLa tutt'altromusica pareredi èDebussy ilebbe cleropoi ilpiù cuiconsensi portavocedel testo dannunziano, l'Arcivescovoche Léon-Adolphein Amette,molti bollaritennero immediatamentelungo l'operae comenoioso; blasfema.alcuni Ancorcritici primagiudicarono dellaperò messala partitura troppo debole in scenaconfronto al dramma intenso del lavoro di D'Annunzio; come spesso era accaduto, il ''Martyre''fatto comparedi nellscrivere su commissione e in tempi delimitati non favorì certamente la creatività del musicista, d'[[Indicealtronde deigià libriaffetto proibiti]]da gravi problemi di salute<ref name=Charton/>. AltreIl messeparere all'Indicedel seguirannoclero nelfu 1928drastico e il portavoce, nell'Arcivescovo 1935Léon-Adolphe eAmette, nelbollò 1939immediatamente l'opera come blasfema.
 
Generalmente poco apprezzato su suolo francese, il Mistero è invece dichiarato un successo dai giornali italiani, che stravolgono la verità per motivazioni patriottiche. Tradotto successivamente in italiano da [[Ettore Janni]] per Treves, il ''MartyreLe martyre'' debutterà alla Scala nel 1926, con [[Arturo Toscanini]] a dirigere l'orchestra.
 
=== L'iconografia ===
Fonti biografiche, ad esempio il[[Giordano Bruno Guerri]], riportano come probabile fonte ispirante del ''Martyre'' un episodio risalente agli anni Ottanta, gli anni della ''Roma bizantina'', dove D'Annunzio soggiornò e frequentò l'ambiente della stampa periodica. È in tale ambito che conobbe la giornalista [[Olga Ossani]] (ribattezzata Febea), con la quale ebbe una delle tante relazioni amorose.
 
Le fonti narrano di come nei giardini di Villa Medici il poeta si fosse denudato e addossato al tronco di un albero, esponendo allo sguardo di Olga i segni dei morsi e dei baci che lei stessa gli aveva provocato. L'episodio, messa in scena di un vero e proprio [[tableau vivant]], sarebbe rimasto lungamente impresso nella mente di D'Annunzio, tanto da evolversi diversi anni dopo nell'opera che conosciamo.<ref name=":1">{{Cita libro|autore = Giordano Bruno Guerri|titolo = D'Annunzio. L'amante guerriero|anno = 2009|editore = Mondadori|città = |p = |pp = |ISBN = 978-88-04-58566-4}}</ref>
 
Diverse altre fonti, tra le quali interviste contemporanee<ref>Pietro Croci, ''Una visita a Gabriele D'Annunzio'', 1911. Raccolta in: {{cita libro |titolo = Interviste a D'Annunzio (1895-1938) |url = https://archive.org/details/intervistedannun0000dann |curatore = Gianni Oliva |editore = Casa Editrice Rocco Carabba |anno = 2002 |isbn = 978-88-88340-39-5}}</ref>, riportano di come immagini e statue del Santo martirizzato avessero riempito la dimora francese del poeta, che a esse s'ispirava. Tema particolarmente amato e non privo, visti i precedenti, di una connotazione erotica, l'iconografia di Sebastiano avrebbe seguito D'Annunzio fino al [[Vittoriale degli italiani|Vittoriale degli Italiani]], dove è tuttora espressa in numerosi esemplari.
 
=== Ida Rubinštejn ===
Come la quasi totalità delle opere dannunziane, anche il ''Martyre'' ruota attorno a una figura femminile reale. Le fonti canoniche, inclusi Guerri e lo stesso GabrieleD'Annunzio, collocano il primo incontro del poeta con la danzatrice Ida Rubinštejn dietro le quinte della ''Cleopatra'', in cui lei aveva ricoperto il ruolo di spicco.
 
Tanto appassionata da risultare piuttosto una delle tante leggende biografiche (e in tal caso anche autobiografica), la vicenda è stata poi ridimensionata da Tom Antongini. Vi si presenta un Gabriele D'Annunzio prostrato ai piedi della ragazza e intento a baciarle le ginocchia, mormorando: «''Saint Sébastien?''»<ref>{{Cita libro|autore = Gabriele D'Annunzio|titolo = Di me a me stesso|anno = 1990|editore = |città = |p = |pp = |ISBN = 88-04-33606-4}}</ref>.
 
Che Ida incarnasse per lui l'ideale ermafrodito[[androgino]] è unanimemente riconosciuto. Magrissima e pallida, era nota in ambito francese per lai partecipazionediversi airuoli interpretati con i [[balletti russi]] portati dadi [[Sergej Pavlovič Djagilev|Sergej Djagilev]], ma anche per occasionali spogliarelli, fatto che non avrebbe in seguito giovato alla valutazione morale del ''Martyre''.
 
In un'intervista il poeta dichiara che: «Rare volte fu veduto un corpo umano tanto approssimarsi all'ideal tipo dell'androgine, spogliarsi d'ogne mollezza e ridursi alla semplicità del disegno più austero. La natura e la disciplina hanno compiuto un tale miracolo.<ref name=":0">S.F., ''L'ortodossia del Mistero di San Sebastiano. Un colloquio con Gabriele D'Annunzio'', 1911. Raccolta in: {{cita libro |titolo = Interviste a D'Annunzio (1895-1938) |url = https://archive.org/details/intervistedannun0000dann |curatore = Gianni Oliva |editore = Casa Editrice Rocco Carabba |anno = 2002 |isbn = 978-88-88340-39-5}}</ref>».
 
== Trama ==
L'azione si svolge nell'ambito dell'del tardo [[Impero romano|Impero Romano]], sotto il regno di [[Diocleziano]] (durato dal 284 al 305). L'esatta ubicazione degli eventi non è chiara, in quanto la stessa [[agiografia]], che ambienta la storia di Sebastiano a Roma, si è rivelata spuria, in quanto Diocleziano non è mai risieduto della Città Eterna.
 
L'opera è suddivisa in cinque atti, denominati "mansioni" (o ''verrières'', "vetrate"), più un prologo che, monologo del narratore (appellato Nuncius), non porta aggiunte alla trama, ma funge unicamente da introduzione emotiva.
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=== Mansione Seconda: La Camera Magica (''La Chambre Magique'') ===
Giulio Andronico custodisce svariate ricchezze e idoli pagani nei recessi della sua dimora. L'atto secondo si svolge appunto nel cuore del palazzo dove, incatenate a sette pietre votive, sette veggenti, ognuna votata a un pianeta, scrutano in esse il futuro. Preannunciato dalle loro parole, Sebastiano irrompe nella scena, armato di martello. Sua intenzione è aprire una colossale porta di bronzo che cela il cuore della dimora, la misteriosa Camera Magica. Vedendolo, le veggenti sono colte da visioni sparse che preannunciano il suo martirio e il suo trionfo sugli dei pagani, dopodiché, una dopo l'altra, si afflosciano al suolo. Alle invocazioni di Sebastiano risponde, dal capo opposto della porta, la mitologica [[Erigone (figlia d'Icario)|Erigone]], simbolo pagano della costellazione della Vergine, che si dichiara a sua volta prigioniera. Il Santo chiama allora i suoi uomini, divisi tra liberti, catecumeni e schiavi, affinché lo aiutino ad abbattere le porte di bronzo. Si viene così a sapere che Sebastiano ha promesso una cura al morente Prefetto in cambio della concessione di abbattere tutti gli idoli pagani che pullulano per la dimora. Venuti a sapere che l'arciere vuole distruggere la Camera Magica, i liberti iniziano a lamentarsi, rinfacciandogli la devastazione che ha compiuto per l'intero palazzo, provocando la disperazione di donne e bambini, mentre Giulio Andronico è ormai in agonia e suo figlio, Vitale, è in preda all'angoscia. Chiedono a Sebastiano di avere misericordia dell'ultima stanza, contenente i quadranti e le tavole per lo studio dello zodiaco, ma lui è irremovibile. Segue una conversazione con la turba degli schiavi, i quali interrogano il ragazzo sulla nuova religione. In effetti la natura delle loro domande è ancora quella dei pagani che sono stati: Cristo era bello? Quali tributi predilige? Cosa si deve fare affinché sani i malati? All'interrogatorio il Santo risponde con violenza, prima inculcando ai neofiti quanto la morte sia il cardine della vera religione, poi scoppiando in lacrime, in quanto il Messia non era bello, poiché lordato dai peccati dell'umanità e sfigurato dalle percosse dei carnefici. Proprio allora giunge in scena la femmina febbricitante, trattenuta dagli schiavi come una belva, nella quale Sebastiano riconosce la donna che alla Corte dei Gigli ha intinto il lino nel suo palmo insanguinato. In preda a un delirio, lei afferma di recare in seno la Sacra Sindone, che un angelo caduto le avrebbe deposto nel cuore per rimetterla dai suoi peccati, provocandole la febbre perenne. Dopo alcuni tentativi, Sebastiano riesce a convincerla a dischiudere le braccia. L'atto si conclude con la [[Sacra Sindone]] che viene rivelata ai neofiti, mentre la donna crolla al suolo esanime e le porte della camera magica si schiudono sull'ennesimo prodigio: la pagana Erigone è trasmutata nella [[Maria (madre di Gesù)|Vergine Maria]].
 
=== Mansione Terza: Il Concilio dei Falsi Iddii (''Le Concile des Faux Dieux'') ===
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=== Mansione Quarta: Il Lauro Ferito (''Le Laurier Blessé'') ===
È il crepuscolo. Nel [[bosco sacro]] di Apollo, Sebastiano è legato seminudo al tronco di un lauro. Sebbene i suoi uomini lo abbiano salvato nel palazzo di Diocleziano, lui ha voluto comunque offrirsi alla condanna a morte. L'Imperatore ha dunque decretato che sia trafitto dalle frecce dei suoi stessi arcieri e pretende come prova dell'uccisione i suoi lunghi capelli. Rimasti soli, gli uomini di Sebastiano, di cui Sanae, il favorito, è il portavoce, supplicano il Santo di sottostare al loro piano: imbarcarlo furtivamente a Ostia e portare a Diocleziano i capelli di una donna. Ma il martire rifiuta la preghiera: "Io muoio di non morire", dice. E mentre la ragione lo abbandona, è preso da due potenti visioni: prima le tre [[parche]] romane, che si accingono a tagliare il filo della sua vita; poi l'immagine paleocristiana del buon pastore, che ascende la collina recando un agnello sulle spalle. L'ombra di una croce si allunga sul lauro, finché gli arcieri, via via più disperati, non iniziano a martirizzare il loro amato Capo. La scena del supplizio, sempre più concitata, culmina in un Sebastiano che muore sorridendo, mentre i suoi uomini, presi dall'angoscia, reagiscono piangendo e contorcendosi al suolo. Giungono le adoratrici di Adone per riservare al martire il trattamento funebre e due ultimi prodigi concludono la scena: il corpo del Santo che si distacca dal lauro trapassando le frecce confitte nel tronco; e lo sfavillare improvviso di una stella che interrompe la processione e spezza in gola ai fedeli il canto mortuario. "Le porte del Paradiso sono aperte all'anima di Sebastiano" (D'Annunzio).
 
=== Mansione Quinta: Il Paradiso (''Le Paradis'') ===
Brevissimo, che funge unicamente da epilogo, l'ultimo atto si limita a esporre in canto l'ingessoingresso di Sebastiano nel Regno dei Cieli, accolto festosamente dagli angeli, dai martiri, dagli apostoli e dagli spiriti celesti. Tutto culmina in un'unanime laude a Dio.
 
== Stile e caratteristiche<ref>{{Cita libro|autore = Simona Costa|titolo = D'Annunzio|anno = 2012|editore = Salerno Editrice|città = Roma|p = |pp = |ISBN = 978-88-8402-725-2}}</ref><ref>{{Cita libro|autore = Renato Barilli|titolo = D'Annunzio in prosa|anno = 1993|editore = Mursia|città = Milano|p = |pp = |ISBN = 978-88-425-5179-9}}</ref> ==
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Calcando sull'idea di un'arte multisensoriale D'Annunzio ripropone qui l'aspirazione wagneriana delle arti che convergono, già propugnata in passato da lui stesso ne ''[[Il fuoco (D'Annunzio)|Il Fuoco]]''. E difatti nel ''Martirio di San Sebastiano'' vanno a incontrarsi letteratura, musica, danza, recitazione e arte figurativa.
 
In ultimo, è da considerare l'elevato numero d'interpreti presenti in scena (a detta dell'autore, circa quattrocento<ref name=":2">{{Cita libro|curatore = Gianni Oliva|titolo = Interviste a D'Annunzio (1895-1938)|url = https://archive.org/details/intervistedannun0000dann|anno = 2002|editore = Casa Editrice Rocco Carabba|città = |p = |pp = |ISBN = ISBN 978-88-88340-39-5}}</ref>), forti di una rappresentazione corale e collettiva che mira ad annullare le identità singole in un concetto di unanimità puramente cristiano. Tra i vari cori si enumerano il ''Chorus Martyrum,'' il ''Chorus Virginum'', il ''Chorus Apostolorum'' e il ''Chorus Santorum Omnium''.
 
== Collegamenti e discendenze ==
Si riscontrano collegamenti tematici e stilistici tanto con l'opera di [[Gustave Flaubert|Flaubert]] (''[[La tentazione di Sant'Antonio (Flaubert)|La Tentazione di Santsant'Antonio]]''), quanto con [[Algernon Swinburne|Swinburne]] e [[Oscar Wilde]] (la famosa ''[[Salomè (Wilde)|Salomè]]'').<ref>{{Cita libro|nome=Gabriele|cognome=D'Annunzio|titolo=Il martirio di San Sebastiano|url=https://books.google.com/books?id=PT1vBQAAQBAJ&newbks=0&hl=it|accesso=2024-01-07|data=2013-11-30|editore=LIT EDIZIONI|lingua=it|ISBN=978-88-6192-649-3}}</ref>
 
Il Sebastiano dannunziano, assieme al corrispondente Iokanaan di Wilde, ha contribuito a creare una visione più prettamente profana dell'iconografia di determinati santi, quando non ambigua. Il giovane arciere, in particolare, è andato incontro negli ultimi anni a un processo di elevazione a icona espressamente omoerotica. In ciò l'operato di D'Annunzio non ha avuto un ruolo di margine. Tra le numerose rappresentazioni artistiche di tal sorta, spicca ''[[Sebastiane]]'', lungometraggio del 1976 di [[Derek Jarman]].
 
==Organico orchestrale==
A partire dagli anni Ottanta del sec.XX San Sebastiano è riconosciuto dai cattolici gay come loro santo patrono. In via non ufficiale, con grande disapprovazione della [[Chiesa cattolica|Chiesa Cattolica]], gli è anche attribuita l'intercessione contro il contagio da [[AIDS]].
Due ottavini, due flauti, due oboi, corno inglese, tre clarinetti, clarinetto basso, tre fagotti, sei corni, due trombe, due arpe, timpani, archi.
 
== Messa in scena e accoglienza critica<ref name=":1" /> ==
Il ''Martyre'' va in scena la prima volta nel maggio del 1911, presso il ''Téâtre Le Châtelet'' di Parigi. La durata dell'intera opera raggiunge le cinque ore. Presente alla prima è anche [[Marcel Proust]], accompagnato da [[Robert de Montesquiou|Robert de Montesquiou-Fézensac]], che coprirà la produzione di lodi<ref name=":1" />. Ben diversa è invece la reazione dei critici, in particolare nei confronti della Rubenštejn, carente nella pronuncia francese e tanto artificiosa nella recitazione da nullificare qualsiasi carica erotica. Di tutt'altro parere è il clero il cui portavoce, l'Arcivescovo Léon-Adolphe Amette, bolla immediatamente l'opera come blasfema. Ancor prima della messa in scena, il ''Martyre'' compare nell'[[Indice dei libri proibiti]]. Altre messe all'Indice seguiranno nel 1928, nel 1935 e nel 1939.
 
Generalmente poco apprezzato su suolo francese, il Mistero è invece dichiarato un successo dai giornali italiani, che stravolgono la verità per motivazioni patriottiche. Tradotto successivamente in italiano da Ettore Janni per Treves, il ''Martyre'' debutterà alla Scala nel 1926, con [[Arturo Toscanini]] a dirigere l'orchestra.
 
== Curiosità<ref name=":2" /> ==
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== Note ==
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