Tiberio II Costantino: differenze tra le versioni

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{{Monarca
| nome =Tiberio II Costantino
| titolo =[[Imperatore bizantino|Augusto dell'Impero romano d'Oriente]]
| immagine =Solidus-Tiberius II-Sear 421x422.jpg
| legenda =[[Solido (moneta)|Solido]] con l’effigie dell'[[imperatore]] Tiberio II Costantino.
| regno titolo =5 ottobre [[578]]Imperatori bizantini|Imperatore romano 13 agosto [[582d'Oriente]]
| inizio regno =5 ottobre [[578]]
| fine regno = 13 agosto [[582]]
| predecessore =[[Giustino II]]
| successore =[[Maurizio Tiberio(imperatore)|Maurizio]]
| nome completo =Anicio Trace Flavio Costantino
| altrititoli =
| data di nascita = [[520]] circa
| luogo di nascita=[[Tracia]]
| data di nascita = [[520]] circa
| luogo di morte = [[Costantinopoli]]
| data di morte =14 agosto [[582]]
| luogo di morte =
| sepoltura =
| predecessoredinastia =[[GiustinoDinastia IIgiustinianea|Giustinianea]]
| successore =[[Maurizio Tiberio|Maurizio]]
| consorte =Ino Anastasia
| figli =
| dinastia =[[dinastia giustinianea|giustinianea]]
| padre =
| madre =
| consorte =[[Ino Anastasia]]
|
| figli = [[Costantina (imperatrice)|Costantina]]
| religione = [[Cristianesimo]]
}}
{{Bio
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|Cognome =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Tracia
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[520]] circa
|LuogoMorte = Costantinopoli
|GiornoMeseMorte = 14 agosto
|AnnoMorte = 582
|Epoca = 500
|Attività = imperatore
|Nazionalità = bizantinoromano
|PostNazionalità = , dal [[578]] alla sua morte
}}
 
== Biografia ==
Tiberio (nome completo: '''Anicio Trace Flavio Costantino'''<ref name="Smith">{{cita|Smith, pag|p. 1123}}.</ref>) era nativo della [[Tracia]] e per questo motivo nel suo nome è incluso l'appellativo di Trace. La data di nascita è incerta. Crebbe nella corte di [[Giustiniano]] e venne assunto capitano delle guardie da [[Giustino II]]. Nel [[573]] era a capo dell'esercito contro gli [[Avari]] che minacciavano i [[Penisola balcanica|Balcani]]: perse una battaglia contro di loro, ma poi riuscì a prendersi la rivincita su di essi riuscendo a riconquistare la città di [[Sirmio]].
 
=== Cesare (574-578) ===
Nel [[573]], a causa della perdita di [[Dara]], conquistata dai [[Sasanidi|Persiani]], Giustino II divenne folle<ref>{{cita|Treadgold, |p. 223}}.</ref>. Dato che, essendo impazzito, l'Imperatore non era più in grado di intendere e di volere, venne nominata come reggente [[Sofia (imperatrice)|Sofia]], sua moglie. Essa chiese aiuto a Tiberio e riuscì a convincere il suo folle marito a nominare Tiberio Cesare.
 
Fu così che in quell'anno Tiberio venne nominato Cesare e associato al trono da Giustino II nel palazzo di Costantinopoli. Questo fu il discorso di Giustino II a Tiberio:<ref>{{cita|Gibbon, |p. 342}}.</ref>
{{Citazione|Guarda le insegne del potere supremo. Ora stai per riceverle, non dalla mia mano, ma dalla mano di Dio. Onorale, e da esse riceverai onore. Rispetta l'imperatrice tua madre: ora sei suo figlio; prima, eri il suo servo. Non provare piacere nel sangue; astieniti dalla vendetta; evita queste azioni a causa delle quali ho suscitato l'odio pubblico; e prendi l'esperienza, e non seguire l'esempio, del tuo predecessore. Come uomo, ho peccato; come peccatore, anche in questa vita, sono stato severamente punito: ma questi servi, (e noi ci riferiamo ai suoi ministri) che hanno abusato della mia confidenza, e infiammato le mie passioni, appariranno con me davanti al tribunale di Cristo. Sono stato abbagliato dallo splendore del diadema: sisii saggio e modesto; ricorda quello che sei stato, ricorda chi sei adesso. Sei intorno a noi tuoi schiavi, e tuoi figli: con autorità, assumi la tenerezza, di un genitore. Ama il tuo popolo come ami te stesso; coltiva gli affetti, mantieni la disciplina, dell'esercito; proteggi le fortune del ricco, soddisfa le necessità del povero.|lingua=en|Edward Gibbon, ''History of the Decline and Fall of the Roman Empire'', capitolo 45.|"You behold," said the emperor, "the ensigns of supreme power. You are about to receive them, not from my hand, but from the hand of God. Honor them, and from them you will derive honor. Respect the empress your mother: you are now her son; before, you were her servant. Delight not in blood; abstain from revenge; avoid those actions by which I have incurred the public hatred; and consult the experience, rather than the example, of your predecessor. As a man, I have sinned; as a sinner, even in this life, I have been severely punished: but these servants, (and we pointed to his ministers,) who have abused my confidence, and inflamed my passions, will appear with me before the tribunal of Christ. I have been dazzled by the splendour of the diadem: be thou wise and modest; remember what you have been, remember what you are. You see around us your slaves, and your children: with the authority, assume the tenderness, of a parent. Love your people like yourself; cultivate the affections, maintain the discipline, of the army; protect the fortunes of the rich, relieve the necessities of the poor."}}
Tiberio ricevette il diadema sulle sue ginocchia; e Giustino rivolse al nuovo monarca le seguenti parole:<ref>{{cita|Gibbon, |p. 343}}.</ref>
{{Citazione|Se tu acconsenti, vivo; se tu comandi, muoio: possa il Dio del cielo e della terra infonderti nel tuo cuore qualsiasi cosa abbia trascurato o scordato.|lingua=en|Edward Gibbon, ''History of the Decline and Fall of the Roman Empire'', capitolo 45|"If you consent, I live; if you command, I die: may the God of heaven and earth infuse into your heart whatever I have neglected or forgotten."}}
 
Dal [[574]] al [[578]], furono Tiberio e Sofia a governare l'Impero facendo le veci di Giustino II. Tiberio impiegò i soldi accumulati da Giustino II per combattere i nemici esterni dell'Impero. Per poter utilizzare le truppe illiriche contro i Persiani, egli accettò di pagare 80.000 numismata all'anno agli Avari, che minacciavano i Balcani, per tenerli buoni. Nel [[575]] trasferì le truppe illiriche in Oriente e, pensando fossero sufficienti per sconfiggere una volta per tutte i Persiani, rifiutò la proposta persiana di rinnovare la tregua per cinque anni. Tiberio inviò inoltre dei rinforzi in [[Italia]], minacciata dai [[Longobardi]]; le truppe bizantine però, nonostante una [[periodo dei duchi|guerra civile]] avesse indebolito i Longobardi, furono sconfitti in battaglia e il loro comandante, il genero di Giustino [[Baduario]], morì in battaglia; i Longobardi vittoriosi si espansero ulteriormente. Tiberio non poteva inviare altre truppe in Italia perché i Persiani, comandati dal loro scià [[Cosroe I]], avevano invaso l'[[Armenia]] saccheggiando [[Sebasteia]] e [[Melitene]]; tuttavia il generale romano-orientale Giustiniano accorse in difesa di [[Teodosiopoli]] attraversando il [[Bosforo]] con un esercito di circa 150.000{{formatnum:150000}} uomini<ref> name="Smith," p. 1123</ref> e riuscì a sconfiggere i Persiani costringendoli al ritiro; molti persiani morirono annegando nelle acque dell'[[Eufrate]] e Cosroe era sul punto di capitolare. Tuttavia i Persiani si ripresero e i Bizantini, dopo aver saccheggiato l'[[Atropatene]], vennero sconfitti in Armenia nel [[577]].
 
===Augusto (578-582)===
==== Congiure ====
[[File:Solidus,Tiberius II.jpg|thumb|L'[[imperatore bizantino]] Tiberio II.]]
Alla morte di Giustino ([[578]]), Tiberio II divenne Imperatore. Fonti occidentali (Gregorio di Tours e Paolo Diacono, che però usa Gregorio come fonte) narrano che il giorno dell'incoronazione fu pianificata una congiura per uccidere il nuovo imperatore e innalzare al trono [[Giustiniano (generale)|Giustiniano]], nipote di Giustiniano imperatore; i congiurati intendevano tendere un'imboscata a Tiberio e ucciderlo durante la prevista processione dell'Imperatore nell'[[Ippodromo]], dove avrebbe in teoria ricevuto la corona. Contrariamente ai piani, però, l'Imperatore non entrò mai nell'Ippodromo, recandosi invece ai santuari sacri, dove pregò, prima di tornare al palazzo, dove venne incoronato Imperatore. Quando i cospiratori che aspettavano Tiberio nell'ippodromo scoprirono quello che era successo, si ritirarono e Giustiniano, cercando disperatamente di ottenere il perdono di Tiberio e avere così salva la vita, si recò all'Imperatore, inginocchiandosi di fronte di lui e supplicando il perdono offrendogli in dono persino 1500 libbre d'oro<ref name="Thorpe, p. 293">Thorpe, p. 293</ref>. L'Imperatore non solo lo perdonò ma gli permise di rimanere nel palazzo imperiale.
 
Alla morte di Giustino ([[578]]), Tiberio II divenne Imperatore. Fonti occidentali (Gregorio di Tours e Paolo Diacono, che però usa Gregorio come fonte) narrano che il giorno dell'incoronazione fu pianificata una congiura per uccidere il nuovo imperatore e innalzare al trono [[Giustiniano (generale)|Giustiniano]], nipote di Giustiniano imperatore; i congiurati intendevano tendere un'imboscata a Tiberio e ucciderlo durante la prevista processione dell'Imperatore nell'[[Ippodromo]], dove avrebbe in teoria ricevuto la corona. Contrariamente ai piani, però, l'Imperatore non entrò mai nell'Ippodromo, recandosi invece ai santuari sacri, dove pregò, prima di tornare al palazzo, dove venne incoronato Imperatore. Quando i cospiratori che aspettavano Tiberio nell'ippodromo scoprirono quello che era successo, si ritirarono e Giustiniano, cercando disperatamente di ottenere il perdono di Tiberio e avere così salva la vita, si recò all'Imperatore, inginocchiandosi di fronte di lui e supplicando il perdono offrendogli in dono persino 1500 libbre d'oro<ref name="Thorpe,GregorioToursV30">{{cita|Gregorio p.di 293">ThorpeTours|V, p30}}. 293</ref>. L'Imperatore non solo lo perdonò ma gli permise di rimanere nel palazzo imperiale.
Sofia, la moglie di Giustino II, pianificava di sposarsi una seconda volta con Tiberio, che però era già sposato (con Ino Anastasia, da cui ebbe due figlie) e rifiutò per questo motivo la proposta. Adirata per questo motivo con Tiberio, Sofia approfittò di un periodo in cui l'Imperatore era assente dalla capitale per trascorrere l'estate nella sua residenza estiva, per convocare Giustiniano e pianificare con lui un nuovo complotto per eliminare Tiberio e innalzare al trono proprio Giustiniano; Tiberio II, però, scoperta la congiura, ritornò in fretta a Costantinopoli e ordinò di arrestare Sofia, che venne privata di tutti i suoi beni e dei suoi privilegi. Licenziò anche tutti i suoi servitori, sostituendoli con altri di cui era sicuro della loro fedeltà. Tuttavia, dopo averlo rimproverato, perdonò di nuovo Giustiniano. Inoltre promise sua figlia in matrimonio con il figlio di Giustiniano, a patto che la figlia di Giustiniano sposasse suo figlio. Tali matrimoni combinati non si realizzarono mai.<ref name="Thorpe, p. 293"/>
 
Sofia, la moglie di Giustino II, pianificava di sposarsi una seconda volta con Tiberio, che però era già sposato (con Ino Anastasia, da cui ebbe due figlie) e rifiutò per questo motivo la proposta. Adirata per questo motivo con Tiberio, Sofia approfittò di un periodo in cui l'Imperatore era assente dalla capitale per trascorrere l'estate nella sua residenza estiva, per convocare Giustiniano e pianificare con lui un nuovo complotto per eliminare Tiberio e innalzare al trono proprio Giustiniano; Tiberio II, però, scoperta la congiura, ritornò in fretta a Costantinopoli e ordinò di arrestare Sofia, che venne privata di tutti i suoi beni e dei suoi privilegi. Licenziò anche tutti i suoi servitori, sostituendoli con altri di cui era sicuro della loro fedeltà. Tuttavia, dopo averlo rimproverato, perdonò di nuovo Giustiniano. Inoltre promise sua figlia in matrimonio con il figlio di Giustiniano, a patto che la figlia di Giustiniano sposasse suo figlio. Tali matrimoni combinati non si realizzarono mai.<ref name="Thorpe, p. 293GregorioToursV30"/>
====Politica interna: generosità con i poveri====
 
Tiberio II era amato dal popolo perché diminuì le tasse e elargiva soldi ai poveri sperperando così i soldi accumulati da Giustino II. Pare che l'Augusta Sofia lo rimproverasse per aver ridotto l'Impero in povertà, dicendogli:<ref name=PaoIII11>Paolo Diacono, III, 11.</ref>
====Politica interna: generosità con i poveri====
{{Citazione|Quello che io ho raccolto in tanti anni, tu lo disperdi, con la tua prodigalità, nel giro di poco tempo}}
Costantino terminò le persecuzioni contro i [[Monofisismo|monofisiti]] e costituì con 15.000 barbari il primo nucleo della [[guardia variaga]].<ref>{{Cita|Norwich|pp. 98, 99}}.</ref> Diminuì le tasse di un quarto e in tre anni, dal 581 al 583, distribuì 7.300 [[Libbra|libbre]] d'oro al popolo.<ref>{{Cita|Norwich|p. 99}}.</ref> Tiberio II era amato dal popolo perché diminuì le tasse e elargiva soldi ai poveri sperperando così i soldi accumulati da Giustino II. Pare che l'Augusta Sofia lo rimproverasse per aver ridotto l'Impero in povertà, dicendogli:<ref name=PaoIII11>{{cita|Paolo Diacono, |III, 11}}.</ref>
{{Citazione|Quello che io ho raccolto in tanti anni, tu lo disperdi, con la tua prodigalità, nel giro di poco tempo|lingua=la|Paolo Diacono, ''Historia Langobardorum'', III, 11.|Quod ego multis annis congregavi, tu infra paucum tempus prodige dispergis.}}
Tiberio II rispose in questo modo:<ref name=PaoIII11/>
{{Citazione|Confido nel signore, che al nostro fisco non mancherà il denaro per fare l'elemosina ai poveri, e per riscattare i prigionieri. Questo significa, infatti, mettere da parte un grande tesoro, poiché Dio dice: «''mettetevi da parte tesori in cielo, dove né la ruggine, né la tignola li consumano, e dove non li scavano e non li rubano i ladri''». Perciò facciamoci i tesori in cielo con le cose che ci da il Signore, e il Signore si degnerà di farci prosperare in questa vita.|lingua=la|Paolo Diacono, ''Historia Langobardorum'', III, 11.|Confido in Domino, quia non deerit pecunia fisco nostro, tantum ut pauperes elemosinam accipiant aut captivi redimantur. Hoc est enim magnum thesaurum, dicente Domino: "Thesaurizate vobis thesauros in caelo, ubi neque aerugo neque tinea corrumpit, et ubi fures non effodiunt nec furantur". Ergo de his quae Dominus tribuit congregemus thesauros in caelo et Dominus nobis augere dignabitur in saeculo.}}
 
Secondo alcune fonti occidentali, Tiberio II trovò numerosi tesori (almeno due), che poi avrebbe elargito ai poveri. Pare che un giorno, vedendo una croce scolpita su una lastra di marmo, avesse detto:
{{Citazione|Con la croce del signore dovremmo fortificare la nostra fronte e il nostro petto, ed ecco che la calpestiamo con i nostri piedi.|lingua=la|Paolo Diacono, ''Historia langobardorum'', III, 12.|Crucem Domini frontem nostram et pectora munire debemus, et ecce eam sub pedibus conculcamus.}}
Facendo sollevare la lastra pare avesse trovato un tesoro, che ammontava a più di mille centenari, secondo lo storico.
 
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====Politica estera====
===== Contro Persiani e Avari =====
In Oriente l'Impero era minacciato da due temibili nemici: gli Avari nei Balcani e i Persiani Sasanidi in Oriente. Tiberio II si oppose con vigore a queste due minacce ma poi quando si accorse che i mali interni dello stato erano molto più pericolosi di Avari e Persiani, tentò di fare pace con essi, in modo da poter riformare l'amministrazione civile e militare<ref>{{cita|Finlay, |p. 362}}.</ref>.
 
Resosi conto della sconsideratezza del suo predecessore del provocare [[guerra romano-persiana del 572-591|una nuova guerra]] contro la [[Sasanidi|Persia Sasanide]], tentò anche di convincere lo scià di Persia [[Cosroe I]] a firmare una tregua, ma non con i risultati sperati: ottenne infatti solo una tregua triennale non valida per l'Armenia, dove si continuò a combattere.<ref>{{cita|Ravegnani 2009, |p. 31}}.</ref> Nel 578 Tiberio nominò il futuro Imperatore [[Maurizio Tiberio(imperatore)|Maurizio]] ''[[magister militum]] per orientem'' affidandogli il comando dell'esercito in Oriente, in guerra contro i Persiani Sasanidi.<ref>{{cita|Teofilatto, |III,15}}.</ref> Maurizio lo ripagò della sua scelta, occupando l'[[Arzanene]] e avviando di nuovo le trattative di pace con la Persia che però naufragarono quando sul trono di Persia [[Ormisda IV]] succedette al padre Cosroe I e rifiutò la continuazione delle trattative.<ref>{{cita|Ravegnani 2009, |p. 32}}.</ref> La guerra di conseguenza continuò e Maurizio dimostrò tutte le sue abilità nel 581, allorché inflisse una schiacciante sconfitta ai Sasanidi, il nemico più temibile dell'[[Impero romano d'Oriente]], presso Costantina, che però non pose fine alla guerra.<ref>{{cita|Teofilatto, |III,18}}.</ref> Tiberio II gli concesse il trionfo, e Maurizio tornò trionfante a [[Bisanzio]]. Durante le campagne contro i Persiani vennero catturati venti [[elefanti]], che sfilarono nella capitale davanti all'Imperatore.<ref>Thorpe, p. 294<name="GregorioToursV30"/ref>
 
L'impegno sul [[limes orientale|fronte orientale]] impedì però all'Impero di schierare forze adeguate nei Balcani, minacciati da Slavi e Avari. Tiberio II, vista l'impossibilità di combatterli efficacemente, acconsentì di versare agli Avari un sussidio annuale, per contenere la minaccia che essi costituivano e ottenere anzi la loro alleanza contro gli Slavi; questo tentativo di annullare diplomaticamente la minaccia avara non funzionò; anzi nel 580 gli Avari cinsero d'assedio [[Sirmio]], rivendicando il possesso della città perché un tempo apparteneva ai [[Gepidi]], popolazione da essa sottomessa; dopo un assedio di due anni, alla fine Sirmio cadde in mano avara (581/582), mentre gli [[Slavi]], a partire dal 581, invasero massicciamente i Balcani, dove si stanziarono permanentemente in varie aree, sottraendole al controllo dell'Imperatore:<ref>{{cita|Ravegnani 2009, |p. 35}}.</ref>
 
L'impegno sul [[limes orientale|fronte orientale]] impedì però all'Impero di schierare forze adeguate nei Balcani, minacciati da Slavi e Avari. Tiberio II, vista l'impossibilità di combatterli efficacemente, acconsentì di versare agli Avari un sussidio annuale, per contenere la minaccia che essi costituivano e ottenere anzi la loro alleanza contro gli Slavi; questo tentativo di annullare diplomaticamente la minaccia avara non funzionò; anzi nel 580 gli Avari cinsero d'assedio [[Sirmio]], rivendicando il possesso della città perché un tempo apparteneva ai [[Gepidi]], popolazione da essa sottomessa; dopo un assedio di due anni, alla fine Sirmio cadde in mano avara (581/582), mentre gli [[Slavi]], a partire dal 581, invasero massicciamente i Balcani, dove si stanziarono permanentemente in varie aree, sottraendole al controllo dell'Imperatore:<ref>Ravegnani 2009, p. 35.</ref>
{{Citazione|Quello stesso anno, il terzo dopo la dipartita dell'Imperatore Giustino [581], rimase negli annali della storia anche per l'invasione di un popolo maledetto, chiamati Slavi, che devastarono l'intera Grecia, e il paese dei Tessalonici, e tutta la Tracia, espugnando città e diverse fortezze, devastando e bruciando e riducendo la popolazione in schiavitù, e insignorendosi dell'intera regione, nella quale si insediarono... come se fosse stata la propria senza timore.
<br />
Sono già trascorsi quattro anni da quel giorno, e tuttora oggi [584], poiché l'Imperatore è impegnato nella guerra con i Persiani, e ha inviato tutte le sue truppe in oriente,... essi continuano ... a vivere in pace nei territori romani, liberi da ogni ansia e timore, continuando a ridurre in schiavitù, a massacrare e a incendiare: ed essi si sono così arricchiti di oro e argento, ...di cavalli e armi, imparando a lottare meglio dei Romani, sebbene in un primo momento non fossero che rudi selvaggi...|Giovanni di Efeso, ''Storia Ecclesiastica'', VI,25.}}
L'Impero poté riprendere l'offensiva contro gli Slavi solo al termine della guerra contro la Persia, sotto l'Imperatore Maurizio, e riuscirono a riguadagnare terreno, ottenendo diversi successi contro Slavi e Avari, ma il deterioramento della situazione a partire dal regno di Foca portò alla perdita di pressoché tutto l'Illirico a vantaggio degli Slavi, ad eccezione di alcune enclavi. Si formarono così le prime Sclavinie. La riconquista dei Balcani, cominciata timidamente solo agli inizi del IX secolo, si concluse solo agli inizi dell'XI secolo, con le campagne bulgare di Basilio II.
 
=====In Occidente=====
Nonostante le minacce a Oriente, l'Imperatore non si dimenticò dell'Occidente. Già nel 575/576 aveva inviato in Italia, invasa dai Longobardi, [[Baduario]], genero di Giustino, nel tentativo di vincere i Longobardi. La spedizione di Baduario tuttavia fallì:
{{Citazione|Baduario genero del principe Giustino viene vinto in battaglia dai Longobardi e non molto tempo dopo trovo qui la fine della sua vita.|lingua=la|[[Giovanni di Biclaro]], ''Cronaca'', anno 576.|Baduarius gener Iustini principis in Italia a Longobardis proelio vincitur et non multo plus post inibi vitae finem accipit.}}
La sconfitta di Baduario aveva permesso ai Longobardi di espandersi ulteriormente e non è da escludere che proprio in seguito alla sconfitta del generale di Tiberio II i Longobardi abbiano costituito i ducati di Spoleto e Benevento iniziando ad espandersi anche in Italia meridionale. Il ''Liber Pontificalis'' narra che in quei anni molte fortezze furono costrette ad arrendersi ai Longobardi per fame e che la stessa Roma fu da essi assediata nel 579.
 
{{Citazione|Baduario genero del principe Giustino viene vinto in battaglia dai Longobardi e non molto tempo dopo trovotrovò qui la fine della sua vita.|lingua=la|[[Giovanni di Biclaro]], ''Cronaca'', anno 576.|Baduarius gener Iustini principis in Italia a Longobardis proelio vincitur et non multo plus post inibi vitae finem accipit.}}
Poco tempo prima dell'assedio, verso la fine del 578, Tiberio ricevette nel palazzo un'ambasceria proveniente da Roma e capeggiata dal senatore romano [[Pamfronio]]: l'ambasceria, oltre a offrirgli in dono 3.000 libbre d'oro per celebrare la sua ascesa al trono (avvenuta da poco tempo), richiese urgentemente all'Imperatore truppe da inviare in Italia, devastata dai Longobardi; l'Imperatore rispose a malincuore che era impegnato nella gravosa guerra contro la Persia e dunque era impossibilitato a inviare nuove truppe, però in compenso restituì le 3.000 libbre a Pamfronio, suggerendogli di utilizzarle per corrompere i duchi longobardi, convincendoli a passare dalla parte dell'Impero, o, in alternativa, per convincere i Franchi ad attaccare i Longobardi.<ref>Menandro Protettore, frammento 49.</ref> L'anno dopo fu inviata dal [[senato romano]] un'altra ambasceria e questa volta l'Imperatore si risolse a mandare un piccolo esercito in Italia.<ref>Menandro Protettore, frammento 62.</ref> Tale esercito risultò però insufficiente a fermare l'avanzata dei Longobardi, che occuparono dagli anni dal 578 al 582 Classe, il porto di Ravenna, e assediarono Napoli.
 
La sconfitta di Baduario aveva permesso ai Longobardi di espandersi ulteriormente e non è da escludere che proprio in seguito alla sconfitta del generale di Tiberio II i Longobardi abbiano costituito i ducati di Spoleto e Benevento iniziando ad espandersi anche in Italia meridionale. Il ''Liber Pontificalis'' narra che in queiquegli anni molte fortezze furono costrette ad arrendersi ai Longobardi per fame e che la stessa Roma fu da essi assediata nel 579.
 
Poco tempo prima dell'assedio, verso la fine del 578, Tiberio ricevette nel palazzo un'ambasceria proveniente da Roma e capeggiata dal senatore romano [[Pamfronio]]: l'ambasceria, oltre a offrirgli in dono 3.000 libbre d'oro per celebrare la sua ascesa al trono (avvenuta da poco tempo), richiese urgentemente all'Imperatore truppe da inviare in Italia, devastata dai Longobardi; l'Imperatore rispose a malincuore che era impegnato nella gravosa guerra contro la Persia e dunque era impossibilitato a inviare nuove truppe, però in compenso restituì le 3.000 libbre a Pamfronio, suggerendogli di utilizzarle per corrompere i duchi longobardi, convincendoli a passare dalla parte dell'Impero, o, in alternativa, per convincere i Franchi ad attaccare i Longobardi.<ref>{{cita|Menandro Protettore, |frammento 49 (Muller)}}.</ref> L'anno dopo fu inviata dal [[senato romano]] un'altra ambasceria e questa volta l'Imperatore si risolse a mandare un piccolo esercito in Italia.<ref>{{cita|Menandro Protettore, |frammento 62 (Muller)}}.</ref> Tale esercito risultò però insufficiente a fermare l'avanzata dei Longobardi, che occuparono dagli anni dal 578 al 582 Classe, il porto di Ravenna, e assediarono Napoli.
 
[[File:Eparchie_Italia_580_ca..GIF|upright=1.4|thumb|L'Italia nel 580, suddivisa in eparchie, secondo Giorgio Ciprio. Cartina basata sulla ricostruzione di PM Conti, non esente da critiche.]]
Intorno al [[580]], stando alla ''Descriptio orbis romani'' di Giorgio Ciprio, sembra che Tiberio II divise in cinque province o ''[[eparchiaEparchia (Impero bizantino)|eparchie]]'' l'Italia bizantina:
* [[Annonaria (eparchia)|Annonaria]], comprendente i residui possedimenti bizantini in Flaminia, Alpi Appennine, Emilia orientale e nella Venezia e Istria.
* [[Ducato di Calabria|Calabria]], comprendente i residui possedimenti bizantini in ''Lucania'' e in ''Apulia'' meridionale.
* [[DucatoCampania di Napoli(eparchia)|Campania]], comprendente i residui possedimenti in ''Campania'', in Sannio e nel Nord dell'Apulia.
* [[Emilia (eparchia)|Emilia]], comprendente i residui possedimenti bizantini nella parte centrale dell'Emilia, a cui si aggiungono l'estremità sud-orientale della Liguria (con [[Lodi Vecchio]]) e l'estremità sud-occidentale della Venezia ([[Cremona]] e zone limitrofe).
* [[Urbicaria (eparchia)|Urbicaria]], comprendente i residui possedimenti bizantini in Liguria, Alpi Cozie, Tuscia, Valeria, Piceno, e l'estremo Nord della Campania.
Tale riforma amministrativa dell'Italia sembra motivata dall'adattare l'amministrazione dell'Italia alle necessità militari del momento, visto che gran parte della Penisola era soggetta alle devastazioni dei [[Longobardi]] e ogni tentativo (compresa la spedizione di Baduario) per sloggiarli era fallito; prendendo dunque atto delle conquiste effettuate dai Longobardi, fu introdotto con la riforma il sistema dei tratti limitanei, anticipando la riforma dell'Esarcato, che fu realizzata alcuni anni dopo.<ref>{{cita libro|autore=Bernard Bavant|lingua=fr|titolo=Le duché byzantin de Rome. Origine, durée et extension géographique|anno=1979|url=http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1979_num_91_1_2486|pp=49-50.}}</ref>
 
Per quanto riguarda gli altri fronti, l'Africa era minacciata dai Mauri condotti da re Garmul, che, tra il 569 e il 571, aveva vinto in battaglia tre comandanti imperiali, uccidendoli. Tiberio inviò quindi in Africa il ''[[magister militum]]'' [[Gennadio (esarca d'Africa)|Gennadio]], che riuscì a pacificare la [[prefettura del pretorio d'Africa|prefettura]], vincendo e uccidendo Garmul:
{{Citazione|Gennadio magister militum in Africa annienta i Mauri, supera in guerra Garmul, re fortissimo, che aveva già ucciso tre duci già nominati in precedenza dell'esercito romano, e uccide con la spada lo stesso re.|lingua=la|Giovanni di Biclaro, ''Cronaca'', anno 578|Gennadius magister militum in Africa Mauros vastat, Garmulem fortissimum regem, qui iam tres duces superius nominatos Romani exercitus interfecerat , bello superat et ipsum regem gladio interficit.}}
 
Nel frattempo la Spagna meridionale bizantina era minacciata dai Visigoti condotti da re [[Leovigildo]], che stavano conducendo una controffensiva su larga scala. Nel 577 Leovigildo occupò la regione di Orospeda:
{{Citazione|Leovigildo re entrò in Orospeda e occupò le città e i castelli di detta provincia e la rese sua provincia. E non molto tempo dopo i contadini rivoltatesi vennero repressi dai Goti e dopo ciò Orospeda venne interamente posseduta dai Goti.|lingua=la|Giovanni di Biclaro, ''Cronaca'', anno 577|Leovegildus Rex Orospedam ingreditur et civitates atque castella eiusdem provinciae occupat et suam provinciam facit. et non multo post inibi rustici rebellantes a Gothis opprimuntur et post haec integra a Gothis possidetur Orospeda.}}
Nel 580, però, Tiberio accorse in soccorso della Spagna romano-orientale: un suo ufficiale in Spagna, di cui le fonti non riferiscono il nome, concluse un'alleanza con il principe visigoto [[Sant'Ermenegildo (re dei Visigoti)|Ermenegildo]], che si era convertito all'[[ortodossia]] e si era ribellato al padre ariano [[Leovigildo]]. Nel 582, tuttavia, lo stesso ufficiale si fece corrompere da Leovigildo, accettando di abbandonare al suo destino Ermenegildo al prezzo di 30.000{{formatnum:30000}} ''solidi''.<ref>{{cita|Gregorio di Tours, |V,38}}.</ref> La guerra civile tra i Visigoti si concluse due anni dopo, durante il regno di Maurizio, con la presa di Cordoba e la sconfitta di Ermenegildo.
 
=== Morte ===
Nel [[582]] Tiberio caddesi gravementeammalò ammalatogravemente; ormai in fin di vita, nominò due eredi al trono: Maurizio e Germano. Entrambi vennero nominati [[Cesare (titolo)|Cesari]]. Tiberio sembra volesse dividere l'Impero romano/bizantino in due parti: in un [[Impero romano d'Occidente]], governato da Germano, e in un [[Impero romano d'Oriente]], governato da Maurizio.<ref name="tre226">{{cita|Treadgold, pag|p. 226}}.</ref> Tuttavia questo progetto non si realizzò mai o per il rifiuto di Germano o perché Tiberio all'ultimo momento cambiò idea<ref>Treadgold, p. 226<name="tre226"/ref>. Il giorno prima della sua morte Tiberio nominò Maurizio suo successore e gli promise la mano di sua figlia Costantina. Le ultime parole di Tiberio furono:<ref>{{cita|Paolo Diacono, |III, 15}}.</ref>
{{Citazione|Sia concesso a te questo impero insieme con questa fanciulla: regna con buona fortuna, e ricordati di amare sempre equità e giustizia.|lingua=la|Paolo Diacono, ''Historia Langobardorum'', III, 15|Sit tibi imperium meum cum hac puella concessum. Utere eo felix, memor semper, ut aequitate et iustitia delecteris.}}
Un discorso più lungo è riportato da [[Teofilatto Simocatta]].<ref>{{cita|Teofilatto, |I,1}}.</ref>
 
== Giudizi su Tiberio II ==
Il [[Edward Gibbon|Gibbon]] da un giudizio positivo su Tiberio II; egli dicesostiene che «dopo aver narrato i vizi e le follie di così tanti principi romani, ci fa piacere parlare, per un momento, di un personaggio che si distinse per le qualità dell'umanità, della giustizia, della temperanza, e del coraggio». DiceAfferma anche che «imitò le più pure virtù degli antonini» e che fu un «sovrano affabile nel suo palazzo, pio in chiesa, imparziale nel giudizio e vittorioso nella guerra Persiana». Lo loda anche per aver liberato una multitudine di prigionieri permettendo loro di tornare nella loro patria e dimostrando di possedere «lo spirito caritatevole di un eroe cristiano».<ref>{{cita|Gibbon, |p. 344}}.</ref> Dice anche che «I Romani dell'Est sarebbero stati felici, se il miglior regalo del Cielo, un re patriota, fosse stato confermato come una vera, propria e permanente benedizione. Ma in meno di quattro anni dopo la morte di Giustino, il suo degno successore cadde in una malattia mortale».<ref>{{cita|Gibbon, |p. 345}}.</ref>
 
Anche Paolo Diacono, storico longobardo, ci dà un giudizio positivo su questo imperatore:
{{Citazione|Giustino minore [...] si era associato Tiberio Cesare, che governasse il suo palazzo e le sue province: uomo - questi - giusto, utile, valoroso, sapiente, misericordioso, equo nei giudizi, illustre nelle vittorie, e, dote che sopravanza tutte queste, sincerissimo cristiano. Poiché dava ai poveri molti dei tesori che Giustino aveva ammassato, l'Augusta Sofia lo rimproverava frequentemente di aver ridotto lo stato in povertà [...]. Tiberio Costantino, dopo che ebbe retto l'Impero per sette anni, [...] passò da questa luce alla patria eterna, lasciando nei popoli un grande lutto per la sua morte. Fu, infatti, uomo di estrema bontà, pronto all'elemosina, giusto nelle sentenze, cautissimo nel giudicare, mai disdegnoso di nessuno, ma amorevole verso tutti, e, a sua volta, lui stesso amato da tutti.| lingua=la|[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', III, 11 & 15|Iustinus minor [...] Tiberium Caesarem adscivit, qui eius palatium vel singulas provincias gubernaret, hominem iustum, utilem, strenuum, sapientem, elemosinarium, in iudiciis aequum, in victoriis clarum et, quod his omnibus supereminet, verissimum christianum. Hic cum multa de thesauris quos Iustinus adgregaverat pauperibus erogaret, Sophia Augusta frequentius eum increpabat, quod rem publicam redigisset in paupertatem [...]. Tiberius igitur Constantinus postquam imperium septem rexerat annis [...] de hac luce ad aeternam patriam migravit, magnum luctum populis de sua morte relinquens. Fuit enim summae bonitatis, in elemosinis promptus, in iudiciis iustus, in iudicando cautissimus, nullum despiciens, sed omnes in bona voluntate complectens; omnes diligens, ipse quoque est dilectus a cunctis.}}
 
== Note ==
{{<references}}/>
 
== Bibliografia ==
=== Fonti primarie ===
* Paolo Diacono, ''Historia Langobardorum''
* {{cita libro|autore=[[Paolo Diacono]]|titolo=[[Historia Langobardorum]]|cid=Paolo Diacono}}
* Teofilatto Simocatta, ''[[Storie (Teofilatto Simocatta)|Storie]]''
* {{cita libro|autore=[[Menandro Protettore]]|cid=Menandro Protettore|titolo=Storia}}
* Edward Gibbon, The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, Vol. V, 1862
* {{cita libro|autore=[[Teofilatto Simocatta, '']]|titolo=[[Storie (Teofilatto Simocatta)|Storie]]''|cid=Teofilatto}}
* Gregorius Turonensis, Gregory, Lewis Thorpe, The History of the Franks
* {{cita libro|autore=[[Gregorio di Tours]]|cid=Gregorio di Tours|titolo=Decem libri historiarum}}
* George Finlay, ''Greece under the Romans (B.C. 146-A.D. 717)'', William Blackwood & Sons, Edinburgh-London 1844
 
* {{cita libro| Georg |Ostrogorsky | Storia dell'Impero bizantino| 1968| Einaudi| Milano|isbn= 88-06-17362-6}}
=== Fonti secondarie ===
* {{cita libro| Gerhard |Herm | I bizantini| 1985| Garzanti| Milano }}
* {{cita libro|lingua=en|cid=Gibbon|autore=[[Edward Gibbon, ]]|titolo=The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, Vol|volume=vol. V, |anno=1862}}
* {{cita libro| John Julius | Norwich | Bisanzio | 2000|Mondadori| Milano|isbn= 88-04-48185-4}}
* {{cita libro|cid=Finlay|autore=[[George Finlay, '']]|titolo=Greece under the Romans (B.C. 146-A.D. 717)'', |editore=William Blackwood & Sons,|città=Edimburgo Edinburgh-Londone Londra|anno=1844|lingua=en}}
* {{cita libro| Silvia |Ronchey| Lo stato bizantino |2002| Einaudi| Torino|isbn=88-06-16255-1}}
* {{cita libro|autore=John AlexanderJulius PNorwich|Kazhdan| titolo=Bisanzio e la sua civiltà | 2004anno=2000| Laterzaeditore=Mondadori| Baricittà=Milano|edizionecid=2<sup>a</sup> ed Norwich|isbn= 88-42004-469148185-4}}
* {{cita libro| autore=Giorgio Ravegnani|cid=Ravegnani| La storia di titolo=Bisanzio |2004|e Jouvencela guerra|anno=2009|editore=Il RomaMulino|isbncittà=88-7801-353-6Bologna}}
* {{Cita libro|autore=[[William Smith (lessicografo)|William Smith]]|titolo=Dictionary of Greek and Roman biography and mythology|anno=1849|url=https://archive.org/details/dictionarygreek13smitgoog|cid=Smith}}
* {{cita libro| Giorgio |Ravegnani| I bizantini in Italia |2004| il Mulino | Bologna }}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Warren Treadgold|cid=Treadgold|anno=1997|titolo=A History of the Byzantine State and Society|url=https://archive.org/details/historyofbyzanti0000trea|città=Stanford|editore=Stanford University Press|isbn=0-8047-2630-2}}
* {{cita libro| Ralph-Johannes |Lilie | Bisanzio la seconda Roma |2005| Newton & Compton| Roma|isbn=88-541-0286-5}}
* {{cita libro| Alain|Ducellier | Bisanzio (IV-XV secolo) | 2005| San Paolo| Milano|coautori= Michel Kapla |isbn= 88-215-5366-3}}
* {{cita libro| Giorgio |Ravegnani| Bisanzio e Venezia |2006| il Mulino | Bologna }}
* {{cita libro| Giorgio |Ravegnani| Introduzione alla storia bizantina |2006| il Mulino | Bologna }}
* {{cita libro| Giorgio|Ravegnani | Imperatori di Bisanzio | 2008| Il Mulino | Bologna|isbn= 978-88-15-12174-5}}
* {{cita libro| Giorgio|Ravegnani | Bisanzio e la guerra | 2009| Il Mulino | Bologna}}
 
== Voci correlate ==
* [[Dinastia giustinianea]]
* [[Esarcato d'Italia]]
* [[Urbicaria (eparchia)|Urbicaria]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
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