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<ref>CartolinaFotografia originale gentilmente donataconcessa dal Professor EugenioAlberto BartoliniSulpizi.</ref>
[[File:Fondazione della Scuola Antimalarica.jpg|miniatura|''Fondazione della Scuola Antimalarica,'' Poligono Militare di Tiro, Nettuno, 1920.
<ref>Cartolina gentilmente donata dal Professor Eugenio Bartolini.</ref>
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La [[malaria]] fu una delle malattie infettive più diffuse in [[Italia]] agli inizi del Novecento<ref name="CIAO">autore, op. cit., p. 107</ref>. Come si legge nel manifesto di fine Ottocento firmato, tra i tanti illustri, da [[Angelo Celli]] e [[Giustino Fortunato]], la malaria mantenne incolti due milioni di ettari; colpì dove più dove meno, 63 province, 2823 comuni; avvelenò ogni anno circa due milioni di abitanti e ne uccise quindicimila<ref>Gianfranco Donelli, Enrica Serinaldi, op. cit., p. VII (Introduzione di Vittorio A. Sironi)</ref>.
 
==Breve excursurs storico==
Dapprima si pensò che fosse provocata dalla scarsa igiene delle [[paludi]], ''«acque palustri ferme e stagnanti, necessariamente calde e dense, puzzolenti d'estate»''<ref>Gianfranco Donelli, Enrica Serinaldi, op. cit., p. VII (Introduzione di Vittorio A. Sironi, citazione Ippocrate, ''De aere, aquis et locis'')</ref>, che ricoprivano gran parte del territorio del bacino [[Mediterraneo]], in questo caso dell’[[Agro Pontino]], abitato per lo più da cittadini privi di educazione e di istruzione che conducevano una vita rurale. Per cui si tentò solamente di ripulirle e risanarle, per migliorarne la situazione agricola<ref name="LAB">Giancarlo Majori, Federica Napolitani, op. cit., pp. 8, 14, 15</ref>.
La [[malaria]] fu una delle malattie infettive, [[epidemia|'''epidemiche''']] ed [[endemia|'''endemiche''']]<ref name="ROCK 8">Donelli, Serinaldi, op. cit., p. VIII</ref>, più diffuse in [[Italia]] agli inizi del [[XX secolo|Novecento]]<ref name="CIAO 107">Monti, op. cit., p. 107</ref>. Nella lettera circolare del 14/07/1898 [[Giustino Fortunato]], [[Leopoldo Franchetti]] e [[Angelo Celli]] denunciano che la malaria colpendo dove più dove meno mantenne incolti due milioni di ettari, avvelenò ogni anno circa due milioni di abitanti e ne uccise quindicimila (''Atti Parlamentari, Camera dei deputati'', cit., p. 2409)<ref>Barbato, Galeazzi, op. cit., p. 25</ref><ref name="ROCK 7">Donelli, Serinaldi, op. cit., p. VII</ref>.
 
Anticamente si pensava che le febbri o le altre patologie che indebolivano l'organismo, a volte portandolo alla morte<ref>Barbato, Galeazzi, op. cit., p. 11</ref>, fossero causate dalle ''esalazioni morbifere e'' dalla scarsa igiene delle [[paludi]], ''«acque palustri ferme e stagnanti, necessariamente calde e dense, puzzolenti d'estate»'' (cit. [[Ippocrate]], ''De aere, aquis et locis'')<ref name="ROCK 7"/>, che occupavano il territorio del bacino [[Mediterraneo]], nel nostro caso dell'[[Agro Pontino]]. Da [[Galeno]] il nome '''''Mal'aria'''''<ref name="ROCK 8"/>.
Nel decennio a cavallo dell'Ottocento e del Novecento si scoprì invece che la malaria era scatenata dal parassita [[Plasmodium]], che contenuto nelle ghiandole salivari della zanzara [[Anopheles]] veniva rilasciato all’interno del sistema circolatorio epatico dell’organismo ospite quando quest’ultima pungeva<ref>Hickman, Roberts, Keen, Eisenhour, Larson, L'Anson, op. cit., pp. 342-344</ref>.
{{Citazione|''Però dov'è la malaria è terra benedetta da Dio. [...] Allora bisogna pure che chi semina e chi raccoglie caschi come una spiga matura, perché il Signore ha detto: «Il pane che si mangia bisogna sudarlo». Come il sudore della febbre lascia qualcheduno stecchito sul pagliericcio di granoturco, e non c'è più bisogno di solfato né di decotto d'eucalipto, lo si carica sulla carretta del fieno [...] con un sacco sulla faccia, e si va a deporlo alla chiesuola solitaria.''
''[...] La malaria non ce l'ha contro di tutti. Alle volte uno vi campa cent'anni, come Cirino lo scimunito, il quale non aveva né re né regno, né arte né parte, né padre né madre, né casa per dormire, né pane da mangiare, e tutti lo conoscevano a quaranta miglia intorno, [...] a fare gli uffici vili; e pigliava delle pedate e un tozzo di pane; dormiva nei fossati, sul ciglione dei campi, a ridosso delle siepi, sotto le tettoie degli stallazzi; e viveva di carità, errando come un cane senza padrone, scamiciato e scalzo, con due lembi di mutande tenuti insieme da una funicella sulle gambe magre e nere. [...] Egli non prendeva più né solfato, né medicine, né pigliava le febbri. Cento volte l'avevano raccolto disteso, quasi fosse morto, attraverso la strada; infine la malaria l'aveva lasciato, perché non sapeva più che farsene di lui. Dopo che gli aveva mangiato il cervello e la polpa delle gambe, e gli era entrata tutta nella pancia gonfia come un otre, l'aveva lasciato contento come una pasqua, a cantare al sole meglio di un grillo.''|Giovanni Verga, ''Malaria'', ''[[Novelle rusticane]]'', Torino, Casanova, 1883.}}
 
NelIn decennio a cavallo dell'Ottocento e del Novecentoseguito si scoprì invece che la malaria era scatenata dal [[Protozoa|protozoo]] parassita [[Plasmodium]], che contenutoincubato nelle [[Ghiandola salivare|ghiandole salivari]] della zanzara [[Anopheles|zanzara Anopheles]] veniva rilasciato all’internoall'interno del sistema circolatorio epatico dell’organismodell'organismo ospite quando quest’ultimaquesta pungeva<ref>Hickman, Roberts, Keen, Eisenhour, Larson, L'Anson, op. cit., pp. 342-344</ref>.
== Profilassi e Cura ==
Nel Regolamento del 28 Febbraio 1907 furono concordati gli strumenti legislativi e terapeutici contro l'infezione. La somministrazione del chinino diventò funzione di Stato: “Non beneficienza o carità legale ma doverosa misura di salute pubblica”<ref>Angelo Celli, op. cit., p. 164</ref>.
 
L'aumento della morbosità fu probabilmente un effetto della [[Prima Guerra Mondiale]], per le condizioni igieniche e la mancata periodicità della profilassi<ref>Romano Maggiora Vergano, op. cit., p. 3</ref>.
La [[profilassi]] e la cura si basavano soprattutto sull'utilizzo del [[chinino]] e nelle zone malariche anche sulla protezione meccanica che prevedeva l'istallazione di zanzariere nelle case e lo scolo delle acque ristagnanti<ref name="CIAO" />.
== ==Profilassi e Cura ====
Oltre all'istallazione di zanzariere nelle abitazioni e di impianti di scolo delle acque ristagnanti, si procedette con la produzione regolare e programmata del '''[[Chinino di Stato]]'''<ref name="CIAO 107"/> da parte della ''Farmacia Centrale Militare'' di [[Torino]]<ref>Majori, Napolitani, op. cit., p. 27</ref>. Sebbene il [[Monopolio di Stato|monopolio]] avesse causato un disagio economico<ref name=MARCHE />, la somministrazione del chinino diventò funzione di Stato: ''«Non beneficienza o carità legale ma doverosa misura di salute pubblica»'' (Regolamento 28/02/1907)<ref>Celli, op. cit., p. 164</ref>.
 
Il ''chinino di Stato'' era prodotto industrialmente dallo Stato stesso, confezionato in confetti e fiale per iniezioni dalla ''Farmacia Centrale Militare'' di Torino. Pur dovendo fare i conti con il disagio economico che ne scaturì, venne preferito il monopolio rispetto alla condivisione con le industrie private per rendere il farmaco accessibile anche ai ceti più bassi, ovvero quelli più colpiti<ref name=MARCHE />. Effettivamente venneVenne distribuito gratuitamente e senza prescrizione medica a tutti i lavoratori nelle zone paludose ed ai poveri<ref name="CIAO 107" />. La <ref>Legge del 2 novembre /11/1901, affermava:''Atti “NelleParlamentari'', zoneLeg. diXXI, cuiI all’artSess., 1Disc. (malariche).torn. aidel coloni27-3-1901 eGià aglistabilito operaidalla impiegatiLegge in21/12/1899 modo''«per permanentecui osi avventizio,dice conche remunerazioneil fissacomune odebba aai cottimo,malati quandopoveri sianodare colpitinon dasoltanto febbril’assistenza, palustrima eanche dovei lemedicinali»'', Congregazioni''Ibidem''. diL’art. Carità2 nonprevedeva hannoal mezzisecondo percomma provvedervi,che le''«La Amministrazionispesa comunalianticipata fornirannoda gratuitamenteciascun ilcomune chinino(...) perverrà tuttaalla lafine duratadi dellaogni cura,anno secondoripartita lefra prescrizionii delproprietari medicodelle comunale.[...]”<ref>''Attiterre Parlamentari'',comprese Leg.nelle XXI,rispettive Izone Sess.,malariche Disc.in torn.ragione deldell’estensione 27-3-1901</ref>.di Laciascuna leggeproprietà»''. stabilivaStabiliva anche che gli operai addetti ai lavori pubblici, se colpiti da febbri, avevano diritto all’assistenza medica e al chinino gratuito a carico dell’Amministrazione che conduceva i lavori o dell’Impresa. Per gli inadempienti si prevedevano ammende da 100 a 1000 lire (Feligioni, op. cit., pag, 27).</ref>.
 
Invece ilIl resto della popolazione dovevainvece lo comperarlocomperava al prezzo di fabbrica<ref moltoname="CIAO basso107" e accessibile/><ref name="CIAOMARCHE" />Feligioni, op. cit., p. 27 Ogni scatola da 10 gr.g di Idroclorato era venduta al prezzo di 2 lire; il [[Solfato]] a 1,60; un singolo tubetto di Idroclorato costava 40 centesimi e 32 uno di Solfato 32<ref name="MARCHE">Gianpaolo Feligioni, op. cit., p. 27</ref>. La produzione del farmaco doveva essere costante e programmata sia per la cura che per la profilassi.<ref name="CIAO" />
 
Dapprima vennesi consigliataprevedeva l'assunzione di 60 centigrammicg di chinino al giorno per otto settimane,. in seguitoPoi le Stazioni Sanitarie consigliaronosperimentarono dila diminuiresomministrazione le dosi adi 0,6-1 grammig per 1-6 settimane. TuttaviaInfine venne vietata successivamentebloccata l'assunzione a non oltre una settimana<ref>Giancarlo Majori, Federica Napolitani, op. cit., p. 24</ref>.
 
Altri autori quali Barbato e Galeazzi nell'op. cit. p. 28, affermano che il bisolfato e il chinino erano venduti come confetti da 200 mg. Gli adulti (da 12 anni in su) dovevano assumerne 6-8 al gg, i bambini (dai 6 ai 12 anni) dovevano assumerne 3-5, mentre per i più piccoli di 6 anni era valida la somministrazione di cioccolatini contenenti 140 mg di tannato di chinina pura o un cucchiaio di chinino polverizzato. 15 gg</ref>.
Era necessario far comprendere agli abitanti del luogo che dovevano sottoporsi ad una cura ciclica e costante per evitare di arrivare ad una forma cronica della malattia. Per invitarla a sottoporsi alla cura, la ''Direzione Generale della Sanità'' presso il ''Ministero dell’Interno'' iniziò una politica di propaganda con lo scopo di convincere la popolazione del luogo che la malaria non discriminava ceti sociali ad altri, né fasce di età o professioni. In realtà le febbri perniciose attaccavano ovviamente i lavoratori in cantieri e gli abitanti dei campi, ovvero organismi indeboliti dalla povertà e dalla fame che avevano usanze e costumi radicati da generazioni nelle paludi. In questi casi ad una dose di chinino avrebbe dovuto essere somministrata una maggiore quantità di cibo. Le classi agiate, per igiene e qualità di vita, fornivano sicuramente un bersaglio meno invitante.<ref name="CIAO" />
 
==Propaganda di persuasione==
{{Citazione|''Ma i contadini sono ostinati e diffidenti. Non vanno dal medico, non vanno alla farmacia, non riconoscono il diritto. E la malaria, giustamente, li ammazza.''|Carlo Levi, ''[[Cristo si è fermato a Eboli]]'', Einaudi, Torino 1945.}}
Gli abitanti di [[Nettuno]] erano per la grande maggioranza privi di educazione e istruzione. Oltre alla pesca e alla [[Carbonaia|carbonizzazione]]<ref name="CIAO 108"/>, erano dediti ad una vita [[Insediamento rurale|rurale]] le cui uniche attività sembravano la [[pastorizia]] e la coltivazione stagionale, i cui braccianti giungevano periodicamente da colline o montagne limitrofe<ref name="BENI">Boccini, Ciccozzi, Di Simone, Eramo, op. cit., pp. XIV-XV</ref>. Conducevano una vita povera all'insegna della fatica e della fame, sottoposti alle carenti condizioni igieniche delle abitazioni e delle campagne.
 
L'''Ospedale Orsenigo'' di Nettuno (oggi ''Casa della Divina Provvidenza''<ref>Via Antonio Gramsci 90, Nettuno 00048, RM </ref>) registrava per le infezioni malariche il 30% del totale dei ricoveri rispetto al 4% degli ospedali romani, poiché accoglieva anche gli abitanti forestieri delle zone della [[Campagna romana|Campagna Romana]] come ''[[Conca (Latina)|Conca]]'', ''[[Campomorto (Aprilia)|Campomorto]]'', ''[[Torre di Acquapuzza|Acqua puzza]]'', ''[[Subappennino laziale|Femmina morta]]'', il ''[[Borgo Montello|Fosso dell'Intossicata]]'' (nomi esaustivi)<ref>Monti, op. cit., pp. 30-31</ref>.
 
Era necessario farDovevano comprendere agli abitanti del luogo che dovevanoera sottoporsi adnecessaria una cura ciclicascrupolosa e costante per evitare di arrivare ad unala forma cronica della malattia. Per invitarla a sottoporsi alla cura,Pertanto la ''Direzione Generale della Sanità'' presso il ''[[Ministero dell’Internodell'interno|Ministero dell'Interno]]'' iniziò una politica di [[propaganda]] con lo scopo di convincere la popolazione del luogo che la malaria non discriminavaprediligeva ceti sociali ad altri, né fasce di età o professioni. InTuttavia realtàla lerarità delle febbri perniciose attaccavanoera ovviamentedirettamente iproporzionale lavoratoriall'altezza della inclasse cantierisociale e glialla abitantiposizione deigeografica campipiù o meno settentrionale<ref>Barbato, ovveroGaleazzi, organismiop. indeboliticit., dallapp. povertà16 e dalla20</ref>, fameper cheabbondanza avevanodi usanzecibo e costumiambienti radicati da generazioni nelle paludisalubri. InInvero questialla casisomministrazione addi una dose di chinino avrebbeera dovuto essere somministratasufficiente una maggiore quantità di cibo. Le classi agiate, per igiene e qualità di vita, fornivano sicuramente un bersaglio meno invitante.<ref name="CIAO 107" />.
 
==L'inizio a Tre Cancelli==
L'alleato più pericoloso di questo ''flagello'' era l{{'}}'''ignoranza'''<ref>Angelo Celli, op. cit., in Monti, op. cit., p. 107</ref>, diventarono dunque necessarie non solo le scuole primarie, ma le scuole primarie rurali, frequentate dai piccoli esponenti di quel popolo che per [[analfabetismo]] e miseria offrivano alla malaria un gran numero di vittime. Inoltre l'istruzione doveva essere riservata anche agli adulti<ref>Ernesto Cacace, op. cit.</ref>. Basti pensare che le donne, contrarie ai sistemi di modernizzazione applicati alle loro abitazioni, rompevano volontariamente le zanzariere per farne setacci di pomodori o per buttare fuori dalla finestra secchi di acque luride<ref>A. F. Celli, op. cit., p. 50</ref>.
 
Ragion per cui i medici tentavano di istruire la popolazione a rispettare determinate regole, banali ma efficaci, come evitare di dormire all'aperto o seguire un'adeguata alimentazione<ref name="CIAO 107" />.
 
La lotta ottenne un'accezione scientifica, didattica e amministrativa<ref name="CIAO 109"/> quando nel 1918 il rinomato dottore [[Bartolomeo Gosio]], direttore dei ''Laboratori di [[Batteriologia]]'' della [[Istituto Superiore di Sanità|Direzione Generale della Sanità Pubblica]], si stabilì tra gli abitanti delle lestre condividendone vita, lavoro e spostamenti insieme con il collega ed ex-allievo [[Alberto Missiroli]].
 
Inizialmente si adattò una scuola elementare di Tre Cancelli, frazione del comune di Nettuno, situata in mezzo ad un villaggio di capanne occupato durante i mesi autunnali da una popolazione nomade dei [[Monti Lepini]]. Era fornita da un pozzo di 12 metri e organizzata in una tenda per i bagni e in due baracche per le aule: una ospitava l'alloggio dell'insegnante, l'altra i figli dei lestraioli durante il giorno e i genitori stessi nella sera, i quali imparavano nuove tecniche di risanamento dell'ambiente in cui vivevano e lavoravano e nuove tecniche di coltivazione.
 
Prima dell'introduzione del servizio medico-scolastico contava solo 15 scolari, in seguito ne ospitava 100.
 
La ''Direzione Generale della [[Sanità pubblica|Sanità Pubblica]]'' arrivò alla conclusione che la scuola di profilassi dovesse essere frequentata anche da maestri elementari, parroci, ingegneri, agenti di bonifica, vigili sanitari, infermieri e da tutte quelle professioni che potevano essere trasferite dove ci sarebbe stato bisogno di aiutare la popolazione<ref name="CIAO 108"/>.
 
==Nascita della Scuola==
{{Citazione|''Nel 1920, per cortese concessione delle Autorità Militari, si poterono trasferire i corsi al Poligono di Artiglieria di Nettuno, con che ebbe inizio la Scuola di Malariologia in zona prossima a luoghi prossimi di malaria grave, ricca di materiale di studio, sia per l'elemento uomo malarico, sia per l'agente trasmettitore della malaria, sia per le condizioni speciali del terreno, propizio alle dimostrazioni pratiche delle condizioni che favoriscono l'infezione malarica, sia infine, per la dimostrazione di quanto si può e deve fare per la redenzione delle terre malariche.''|Romano Maggiora-Vergano, ''L'attività della scuola rurale e di profilassi antimalarica di Nettuno'', Sai, Roma 1931, p. 4.}}
Medici, maestri elementari, parroci e società operaie tentavano di istruire la popolazione a seguire determinate regole, banali ma efficaci, ad esempio evitare di dormire all'aperto. A questo proposito, già molti si stavano adoperando a seguire la grande intuizione del Dr. [[Angelo Celli]], igienista, secondo cui era strettamente necessario fondare una «scuola» poiché sosteneva che ''l'alleato più pericoloso della malaria è l'ignoranza''.
 
Questa lotta ottenne un'accezione sistematica e scientifica quando nel 1918 il maestro [[Bartolomeo Gosio]]
Conosciuta anche con le denominazioni di ''Centro Antimalarico'', ''VII Stazione Antimalarica'' e con il nome completo e ufficiale '''Scuola di Igiene Rurale e di Profilassi Antimalarica''''','' la scuola venne fondata dall'insigne sopracitato con la collaborazione dell'ex-allievo<ref name="CIAO 108">Monti, op. cit., p. 108</ref> e trovava sede in zona Acciarella. Edifici simili esistevano solamente a [[Caltanissetta]], [[Venezia]] e [[Cagliari]]. Divenne in breve tempo celebre non solo per la cura della malattia (si perfezionarono i metodi tecnici, diagnostici e terapeutici<ref>Il funzionamento della scuola viene ampiamente trattato nel libro omonimo del Professor Maggiora-Vergano.</ref>).................... ma anche per la ricerca sulle sue cause: vale la pena pensare allo studio di catalogazione svolto dai botanici nella ''Vallata del'' ''Loricina'', il cui habitat rendeva possibile studiare la flora e la fauna favorevoli all'insorgenza delle larve di Anofele. Grazie alle innumerevoli pubblicazioni di scienziati formatisi alla Scuola di Nettuno, fu possibile creare altre e numerose Scuole in zone altrettanto infestate e generare una consistente e valida lotta antimalarica<ref name="CIAO 110"/><ref> Boccini, Ciccozzi, Di Simone, Eramo, op. cit., p. 488</ref>..
 
Inizialmente si raccoglieva in due locali del piano terra del fabbricato concesso, ma ben presto divennero insufficienti. Pertanto nel 1923 l'Amministrazione Militare concesse altri e più spaziosi locali alla Scuola<ref>Romano Maggiora Vergano, op. cit., p. 4</ref> e nel 1925 a [[Roma]] durante il Iº Congresso Antimalarico venne elogiata dai più grandi igienisti di diversi Paesi<ref name="CIAO 109">Monti, op. cit., p. 109</ref>.
Non essendo ancora sufficiente, il nuovo Direttore Generale della Sanità Pubblica ''Alessandro Messea'' nel 1926 fece definitivamente costruire una struttura in muratura adibito a scuola e museo didattico, con la promessa di sopraelevare l'edificio<ref>Romano Maggiora Vergano, op. cit., pp. 4 e 5</ref>.
 
==Metodologie e opere sanitarie==
I corsi si svolgevano dal mese di Aprile al mese di Ottobre ed erano frequentati anche da allievi inviati da corpi militari quali l'[[Aeronautica]] e la [[Guardia di Finanza]]. Ottennero ampio consenso dell'[[Comitato internazionale della Croce Rossa|Unione delle Croci Rosse di Ginevra]] e della [[Società delle Nazioni]]<ref name="CIAO 111">Monti, op. cit., p. 111</ref>.
 
Il programma didattico subiva modifiche rispetto ai frequentatori, ma prediligeva sempre l'istruzione pratica alle lezioni teoriche. Si tentava di insegnare attraverso proiezioni fotografiche e cinematografiche, escursioni, esercitazioni e conferenze, l'[[eziologia]] e la difesa contro la malaria e la lotta antilarvale<ref name="CIAO 109" />. Venne installato anche un [[Radiologia|impianto radiologico]] e di [[radioterapia]]<ref name="BENI 504">Boccini, Ciccozzi, Di Simone, Eramo, op. cit., p. 504</ref>.
 
In merito a ciò ci si rese conto che la sola somministrazione del chinino non era sufficiente a debellare l'infezione. Divenne necessario il ''risanamento come redenzione della terra malarica'', altrimenti detto ''bonifica integrale'' <ref name="CIAO 110">Monti, op. cit., p. 110</ref>([http://www.infoleges.it/BancheDati/PDF/PDF.aspx?database=1&PageSize=A4&PageOrientation=Portrait&Columns=2&id=96340] ''Legge Mussolini 24/12/1928 N.3134'') che comprendeva:
# la bonifica sanitaria;
# la [[bonifica idraulica]], per lo scolo delle acque putride e per il rifornimento di acqua potabile;
# la [[bonifica agraria]], per il miglioramento fondiario e l'assegnazione dei poderi, evitando agli agricoltori lo spostamento in altri luoghi<ref>Majori, Napolitani, op. cit., p. 24</ref>;
# la costruzione di [[Acquedotto|acquedotti]] rurali e opere di [[Irrigazione|irrigazione;]]
# la costruzione di borgate rurali e di fabbricati rurali isolati, con i conseguenti costruzione e riattamento delle strade poderali;
# istallazione dell'energia elettrica a scopi agricoli e di bonifica;
# la riparazione delle difese spondali e degli sbocchi marittimi dei corsi d’acqua; scavo di canali e fossi in prossimità delle colonie permanenti<ref> Boccini, Ciccozzi, Di Simone, Eramo, op. cit., p. 412</ref>.
Si faceva inoltre ampio uso del [[Verde di Parigi]] o ''di Caffaro'' (acetoarsenico di rame e 1% di polvere di strada o [[talco]]<ref>Barbato, Galeazzi, op. cit., p. 33</ref>) nebulizzato dagli aeroplani sulle zone acquifere<ref name="CIAO 109"/> e l'impiego di pesci larvifagi pipistrelli mangiatori di insetti rifugio costruzioni speciali nettuno terracina sn felice circeo
 
pg 30 galeazzi gambusue pech piccoli voraci molto d'inverno fondali primavera emergono contemporaneamente alle zanzare che depongono el uova sul pelo d'acqua molto fertile quindi moltiplica illuso potere distruttivo ZOOPROFILASSI costrizonedi stalle per animali domestici intorno alle case così zanzare pungevano loro , on molto funzionale perché zanzare alcune si nutrono solo di uomo pg 33 abiti pesanti guanti e cappelli con fitti veli (meccanica) <ref name="BENI 504" />.
 
Tuttavia come accennato al [[§]] 2, gli abitanti del luogo in quanto ignoranti (nel significato latino del termine) opponevano resistenza alle cure offerte e ai consigli promulgati, negando la possibilità di una vita migliore non solo a sé stessi ma anche alle generazioni seguenti. Ragion per cui un inestimabile riconoscimento va attribuito alle [[Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana|''Assistenti Sanitarie'' della ''Croce Rossa Italiana'']] che svilupparono la capacità di persuadere anche i contadini più restii, seguendoli incuranti delle intemperie nei loro spostamenti nei campi per la distribuzione delle dosi chinino.
 
{{Citazione|''Non vi è lotta più proficua, non vi è opera più umanitaria e più nobile, che quella della lotta contro il flagello malarico.''|[[Giovanni Battista Grassi]]<ref name="CIAO 111"/>}}
 
==Note==
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==Bibliografia==
* Chiara Barbato, Claudio Galeazzi, ''La malaria e la sua storia'', Museo Comunale di [[Pontinia]], XVII Quaderno del Novecento, Novecento, [[Latina]] 2004
* autore da scoprire, ''Titolo'', casa, Luogo anno
* Floriano Boccini, Erminia Ciccozzi, Mariapina Di Simone, Nella Eramo, ''Fonti per la storia della malaria in Italia'', Introduzione di Maura Piccialuti, [[Archivio Centrale dello Stato|Archivio centrale dello Stato]], Roma 2003
* Ernesto Cacace, ''L’insegnamento antimalarico e la profilassi antimalarica scolastica'', in ''Rivista Pedagogica'', 1911, p. 179.
* [[Angelo Celli]], ''Malaria e colonizzazione nell'[[Agro Romano]], dai più antichi tempi ai nostri giorni'', Opera postuma, [[Vallecchi|Vallecchi,]] [[Firenze]] 1927
* M. L. Heid, ''Uomini che non scompaiono'', Firenze 1944. L’autrice è in realtà [[Anna Fraentzel Celli|Anna Fräntzel Celli]] sotto [[pseudonimo]].
* Gianfranco Donelli, Enrica Serinaldi, ''Dalla lotta alla malaria alla nascita dell'Istituto di Sanità Pubblica. Il ruolo della [[Rockefeller Foundation]] in Italia: 1922-1934'', Introduzione di Vittorio Alessandro Sironi, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Editori Laterza]], Roma-[[Bari]] 2003
* Gianpaolo Feligioni, ''Angelo Celli. Medico e Deputato'', Quaderni del [[Consiglio regionale delle Marche|Consiglio Regionale delle Marche]], Quaderno N.35, [[Ancona]] 2001
* C.P. Hickman Jr., S. Roberts, S.L. Keen, D.J. Eisenhour, A. Larson, H. L'Anson, ''[[Zoologia]]'', 16ª edizione, McGraw-Hill Education, 2016, p. 344
* Romano Maggiora-Vergano, ''L'attività della Scuola di Igiene Rurale e di Profilassi Antimalarica di Nettuno'', in ''Rivista di Malariologia Anno X'', S. A. I. La Cardinal Ferrari, Roma 1931
* Giancarlo Majori, Federica Napolitani, ''Il Laboratorio di Malariologia'', Istituito Superiore di Sanità, Roma 2010
* Vincenzo Monti, ''Un secolo di storia ospitaliera a Nettuno (1864-1969)'', Edizioni del Gonfalone, Comune di Nettuno 2003
* Gianfranco Donelli, Enrica Serinaldi, ''Dalla lotta alla malaria alla nascita dell'Istituto di Sanità Pubblica. Il ruolo della Rockefeller Foundation in Italia: 1922-1934'', Editori Laterza, Roma-Bari 2003
 
* Angelo Celli, ''Malaria e colonizzazione nell'Agro Romano, dai più antichi tempi ai nostri giorni'', Vallecchi, Firenze 1927
==Ringraziamenti boh?????????==
* Gianpaolo Feligioni, ''Angelo Celli. Medico e Deputato'', Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, Quaderno N.35, Ancona 2001
Alberto Sulpizi Collezionista
* C.P. Hickman Jr., S. Roberts, S.L. Keen, D.J. Eisenhour, A. Larson, H. L'Anson, ''Zoologia'', 16ª edizione, McGraw-Hill Education, 2016
 
Bartolini e Università Civica
 
Vincenzo Monti
 
Borghi e UCBM