Giordano Bruno: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua}}
{{Bio
|Nome = FilippoGiordano
|Cognome = Bruno
|PostCognomeVirgola = noto con il nome dialla nascita '''GiordanoFilippo Bruno'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Nola
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 1548
|LuogoMorte = Roma
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|Attività = filosofo
|Attività2 = scrittore
|Attività3 = monacopredicatore
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = vissuto nel [[XVI secolo]]
|PostNazionalità = appartenente all'[[Ordine dei frati predicatori|ordine domenicano]] vissuto nel [[XVI secolo]]. Il suo pensiero, inquadrabile nel [[Naturalismo (filosofia)|naturalismo]] [[Rinascimento|rinascimentale]], fondeva le più diverse tradizioni filosofiche — [[materialismo]] antico, [[averroismo]], [[Copernico|copernicanesimo]], [[Raimondo Lullo|lullismo]], [[Duns Scoto|scotismo]], [[neoplatonismo]], [[Ermetismo (filosofia)|ermetismo]], [[mnemotecnica]], influssi [[ebraismo|ebraici]] e [[cabala|cabalistici]] — ma ruotava intorno a un'unica idea: l'[[infinito (filosofia)|infinito]], inteso come l'[[universo]] infinito, effetto di un [[Dio]] infinito, fatto d'infiniti mondi, da amare infinitamente
|Immagine = Giordano Bruno.jpg
|Didascalia = Ritratto di Giordano Bruno, pubblicato la prima volta nel 1824,<ref>Si tratta di un'incisione settecentesca dall'opera di T. A. Rixner e T. Siber, ''Leben und LehrmeinungenberühmterLehrmeinungen berühmter Physiker''.</ref> basato su un presunto ritratto a incisione, anonimo, del 1715<ref>N.[[Nicolaus H.Hieronymus Gundling]], ''Neue Bibliothec, oder Nachricht und Urtheile von Neuen Büchern'' (Frankfurt and Leipzig, 1715), p. 622, fig. 38: [[:File:Earlierbruno.jpg]].</ref>, secondo alcuni riproduzione, a sua volta, di un ritratto realizzato durante la sua vita (ca. 1578), oggi andato perduto.<ref>Edward A. Gosselin, ''A Dominican Head in Layman's Garb? A Correction to the Scientific Iconography of Giordano Bruno'', in ''The Sixteenth Century Journal'', Vol. 27, No. 3 (Autumn, 1996), p. 674.</ref><ref>Virgilio Salvestrini, ''Bibliografia di Giordano Bruno'', Firenze, 1958.</ref>
}}
 
Il suo pensiero, eclettico, inquadrabile filosoficamente nella schiera del [[Naturalismo (filosofia)|naturalismo]] [[Rinascimento|rinascimentale]], nasceva dall'originale commistione di diverse discipline teoretiche e tradizioni filosofiche – [[materialismo]] antico, [[Averroè|averroismo]], [[Niccolò Copernico|copernicanesimo]], [[Raimondo Lullo|lullismo]], [[Duns Scoto|scotismo]], [[neoplatonismo]], [[Ermetismo (filosofia)|ermetismo]], [[mnemotecnica]] e assunti [[Ebraismo|ebraico]]-[[Cabala (esoterismo)|cabalistici]] –, improntato su un'unica idea: l'[[infinito (filosofia)|infinito]], inteso come un [[universo]] infinito e composto da infiniti [[Mondo (filosofia)|mondi]], realizzato da un [[Dio]] altrettanto infinito, da amare infinitamente.
Il Dio di Giordano Bruno è da un lato [[trascendentalismo|trascendente]], in quanto supera ineffabilmente la natura, ma nello stesso tempo è [[immanenza|immanente]], in quanto anima del mondo: in questo senso, Dio e [[Natura]] sono un'unica realtà da amare alla follia, in un'inscindibile [[monismo|unità]] [[Panenteismo|panenteistica]] di [[spirito (filosofia)|pensiero]] e [[materia (filosofia)|materia]], in cui dall'infinità di Dio si evince l'infinità del cosmo, e quindi la [[pluralità dei mondi]], l'unità della [[Sostanza (filosofia)|sostanza]], l'etica degli "eroici furori". Questi [[ipostasi|ipostatizza]] un Dio-Natura sotto le spoglie dell'Infinito, essendo l'infinitezza la caratteristica fondamentale del divino. Egli fa dire nel dialogo ''De l'infinito, universo e mondi'' a Filoteo:
Per le sue teorie, giudicate [[Eresia|eretiche]] dal [[tribunale dell'Inquisizione]] dello [[Stato Pontificio]], fu [[Processo a Giordano Bruno#La sentenza di condanna|condannato]] e [[Morte sul rogo|bruciato sul rogo]] a [[Roma]] il 17 febbraio 1600.
 
{{citazione| Io dico Dio tutto Infinito, perché da sé esclude ogni termine ed ogni suo attributo è uno e infinito; e dico Dio totalmente infinito, perché lui è in tutto il mondo, ed in ciascuna sua parte infinitamente e totalmente: al contrario dell'infinità de l'universo, la quale è totalmente in tutto, e non in queste parti (se pur, referendosi all'infinito, possono esse chiamate parti) che noi possiamo comprendere in quello|Giordano Bruno, ''De infinito, universo e mondi''<ref>Giordano Bruno, ''[[De l'infinito, universo e mondi]]'', nei ''Dialoghi Italiani'', Firenze, Sansoni 1985, pp. 382-385.</ref> }}
 
Per queste argomentazioni e per le sue convinzioni sulla [[Bibbia|Sacra Scrittura]], sulla [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] e sul [[Cristianesimo]], Giordano Bruno, già scomunicato, fu incarcerato, giudicato [[eretico]] e quindi condannato al [[rogo]] dall'[[Inquisizione]] della Chiesa cattolica. Fu arso vivo a piazza [[Campo de' Fiori]] il 17 febbraio 1600, durante il pontificato di [[Papa Clemente VIII|Clemente VIII]].
 
Ma la sua filosofia sopravvisse alla sua morte, portò all'abbattimento delle barriere tolemaiche, rivelò un universo molteplice e non centralizzato e aprì la strada alla [[Rivoluzione scientifica]]: per il suo pensiero Bruno è quindi ritenuto un precursore di alcune idee della [[Cosmologia (filosofia)|cosmologia]] moderna, come il [[multiverso]]<ref>Stefano Ulliana, ''Alcune recenti interpretazioni del pensiero di Giordano Bruno'', Narcissus.me, 2012, pag. 212</ref><ref>[http://www.lastampa.it/2013/05/27/scienza/il-cielo/ognuno-di-noi-ha-un-sosia-ma-in-un-altro-universo-B9f3T6WuIcrW4L60qQtIiM/pagina.html ''Ognuno di noi ha un sosia ma in un altro universo'']</ref>; per la sua morte, è considerato un [[martire]] del [[libero pensatore|libero pensiero]].<ref>Così per esempio il filosofo e deputato italiano [[Bertrando Spaventa]], in ''La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea'', lezione V, a cura di G. Gentile; G. Laterza e figli, Bari 1908. Spaventa fu convinto assertore del ruolo fondamentale della filosofia italiana nel panorama della filosofia moderna, e in particolare di Bruno e [[Tommaso Campanella|Campanella]].</ref><ref>Si legga anche la dedica riportata sotto il [https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e0/Pietrasanta-monumento_Giordano_Bruno.jpg busto marmoreo] a [[Pietrasanta]], opera dello scultore [[Antonio Bozzano]], 1909, che così termina: «evocare l'apostolato e il martirio. I liberi pensatori della Versilia».</ref>
 
== Biografia ==
=== Formazione ===
Non esistono molti documenti sulla gioventù di Bruno. È lo stesso filosofo, negli interrogatori cui fu sottoposto durante il [[processo (diritto)|processo]] che segnò gli ultimi anni della sua vita, a dare le informazioni sui suoi primi anni.: «Io ho nome Giordano della famiglia di Bruni, della città de [[Nola]] vicina a [[Napoli]] dodecidodici miglia, nato ed allevato in quella città»,<ref>{{Cita|''Le deposizioni'' 2000|p. 11}}. Sono frasi tratte dai "''costituti"'', cioè le deposizioni rese da Giordano Bruno stesso al Tribunale dell'Inquisizione di Venezia il 1592.</ref> e più precisamente nella contrada di Sansan Giovanni del Cesco, ai piedi del monteMonte Cicala, forse figlio unico figlio del militare, l<nowiki>{{'</nowiki>}}''alfiere'' Giovanni<ref>{{Cita libro|titolo=4. Elvira Dones: ricostruire il proprio mondo altrove|url=http://dx.doi.org/10.3726/978-3-653-05688-4/11|accesso=2023-11-26|editore=Peter Lang}}</ref>, e di Fraulissa Savolina, nell'annonel 1548 -, «per quanto ho inteso dalli miei»<ref name="ReferenceA">{{Cita|''Le deposizioni'' 2000|p. 11}}.</ref>. IlL'intero [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]] erapeninsulare alloracostituiva parte delil [[Regno di Napoli]], compresorientrante nellaall'epoca – come [[Vicereame di Napoli|vicereame]] – nei dominii della [[Impero spagnolo|monarchia spagnola]]: il bambino fu battezzato col nome di Filippo, in onore dell'erede al trono di [[Spagna]] [[Filippo II di Spagna|Filippo II]].
 
La sua casa - che non esiste più - era modesta, ma nel suo ''De immenso'' egli ricorda con commossa simpatia l'ambiente che la circondava, l'«amenissimo monte Cicala»,<ref>Giordano Bruno, ''De immenso'', III, 1</ref> le rovine del castello del [[XII secolo]], gli [[Olea europaea|ulivi]] - forse in parte gli stessi di oggi - e di fronte, alil [[Vesuvio]], che egli, pensando che oltre quella montagna non vi fosse più nulla nel mondo, esplorò ragazzetto: ne trarrà l'insegnamento di non basarsi «esclusivamente sul giudizio dei sensi»,<ref>G. Bruno, ''De immenso'', II, 8</ref> come faceva, a suo dire, il grande [[Aristotele]], imparando soprattutto che, al di là di ogni apparente limite, vi è sempre qualche cosa d'altro.
 
Imparò a leggere e a scrivere da un prete nolano, Giandomenico de Iannello e compì gli studi di [[grammatica]] nella scuola di un tale Bartolo di Aloia. Proseguì gli studi superiori, dal 1562 al 1565, nell'[[Università degli Studi di Napoli Federico II|Università di Napoli]], che era allora nel cortile del convento di Sansan Domenico, per apprendere [[Letteratura|lettere]], [[logica]] e [[dialettica]] da «uno che si chiamava il Sarnese»<ref name="ReferenceA"/> e lezioni private di logica da un [[Ordine di Sant'Agostino|agostiniano]], fra Teofilo da [[Vairano Patenora|Vairano]].
 
Il Sarnese, ossia Giovan Vincenzo de Colle, nato a [[Sarno]], era un [[Aristotele|aristotelico]] di scuola [[Averroè|averroista]] e a lui si fa risalire la formazione [[Umanesimo rinascimentale|antiumanistica]] e [[Filologia|antifilologica]] del Bruno, per il quale solo i [[concetto|concetti]] contano, nessuna importanza avendo la [[forma (filosofia)|forma]] e la [[Lingua (linguistica)|lingua]] nella quale sono espressi.<ref>Nel ''De la causa'', Bruno scrive infatti che quantunque [[Averroè]] fosse [[arabi|arabo]] e perciò «ignorante di [[lingua greca]], nella dottrina peripatetica però intese più che qualsivoglia greco che abbiamo letto; e arebbe più inteso, se non fusse stato così additto al suo nume Aristotele». (Giordano Bruno, ''Dialoghi italiani'', p. 306)</ref>
 
Scarse le notizie sull'agostiniano Teofilo da [[Vairano Patenora|Vairano]], del quale Bruno ebbe sempre ammirazione, tanto da farlo protagonista dei suoi dialoghi [[cosmologia (filosofia)|cosmologici]] e da confidare al bibliotecario parigino Guillaume Cotin che Teofilo fu «il principale maestro che abbia avuto in filosofia».<ref>V. Spampanato, ''Vita di Giordano Bruno'', p. 651 e Candida Carella, "Nota sull'agostiniano Teofilo da [[Vairano Patenora|Vairano]]", in ''Bruniana & Campanelliana'', 1 (1995), pp. 63-82</ref> Per delineare la prima formazione del Bruno, basta aggiungere che, introducendo la spiegazione del nono sigillo nella sua ''Explicatio triginta sigillorum'' del 1583, egli scrive<ref>G. Bruno, ''Opera latine conscripta'', II, 2, p. 130</ref> di essersi dedicato fin da giovanissimo allo studio dell'[[mnemotecnica|arte della memoria]], influenzato probabilmente dalla lettura del trattato ''Phoenix seu artificiosa memoria'', del 1492, di [[Pietro Tommai]], chiamato anche Pietro Ravennate.
 
=== In convento ===
[[File:Chiesa di San Domenico Maggiore (interno).jpg|thumb|Interno della chiesa[[Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli)|chiesa di san Domenico Maggiore]] a [[Napoli]], dove Bruno seguì il suo noviziato e fu promosso agli ordini sacri]]
A «14 anni, o 15 incirca»,<ref name="ReferenceB">{{Cita|''Le deposizioni'' 2000|p. 12}}.</ref> rinuncia al nome di Filippo, come imposto dalla regola domenicana, ed assume il nome di Giordano, in onore del Beato [[Giordano di Sassonia]], successore di Sansan Domenico, o forse del frate Giordano Crispo, suo insegnante di [[metafisica]], e prende quindi l'abito di frate [[Ordine dei frati predicatori|domenicano]] dal priore del [[convento]] di [[ChiesaBasilica di San Domenico Maggiore (Napoli)|Sansan Domenico Maggiore]] a [[Napoli]], Ambrogio Pasca: «finito l'anno della probatione, fui admessoammesso da lui medesimo alla professione»,<ref name="ReferenceB"/> in realtà fu novizio il 15 giugno 1565 e professo il 16 giugno 1566, a diciotto anni. Valutando retrospettivamente, la scelta d'indossare l'abito domenicano può spiegarsi non già per un interesse alla vita religiosa o agli studi [[teologia|teologici]] – che mai ebbe, come affermò anche al processo - ma per potersi dedicare ai suoi studi prediletti di [[filosofia]] con il vantaggio di godere della condizione di privilegiata sicurezza che l'appartenenza a quell'Ordine potente certamente gli garantiva.
 
Che egliBruno non fosse entrato fra i domenicani per tutelare l'ortodossia della fede cattolica lo rivelò subito l'episodio – narrato dalloda lui stesso Bruno al processo – nel quale fra' Giordano, nel convento di Sansan Domenico, buttò via le immagini dei santi in suo possesso, conservando solo il crocefisso e invitando un novizio che leggeva la ''Historia delle sette allegrezze della Madonna'' a gettar via quel libro, una modesta operetta devozionale, pubblicata a [[Firenze]] nel 1551, [[perifrasi]] di versi in [[lingua latina|latino]] di [[Bernardo di Chiaravalle]], sostituendolo magari con lo studio della ''Vita de' santi Padri'' di [[Domenico Cavalca]]. Episodio che, pur conosciuto dai superiori, non provocò sanzioni nei suoi confronti, ma che dimostra come il giovane Bruno fosse del tutto estraneo alle tematiche devozionali [[Controriforma|controriformistiche]].
[[File:Chiesa san Barolomeo.JPG|thumb|left|[[Chiesa ed ex convento domenicano di San Bartolomeo|Chiesa di San Bartolomeo]] a [[Campagna (Italia)|Campagna]], dove fra' Giordano celebrò la sua prima messa]]
Sembra<ref>{{Cita|Verrecchia 2002|p. 27}} riporta la ''Vita'' dello Spampanato del 1921, p. 149, che si riferisce al quinto documento parigino, pubblicato sempre da Spampanato nel 1933</ref> che intorno al 1569 sia andato a [[Roma]] e sia stato presentato a [[papa Pio V]] e al cardinale [[Scipione Rebiba]], al quale avrebbe insegnato qualche elemento di quell'arte mnemonica che tanta parte avrà nella sua speculazione filosofica. Nel 1570 fu ordinato [[suddiacono]], [[diacono]] nel 1571, studente die [[teologiapresbitero]] nel 1572 e sacerdote nel 1573, celebrando la sua prima [[messa]] nel convento di Sansan Bartolomeo a [[Campagna (Italia)|Campagna]], presso [[Salerno]], a quell'epoca appartenente ai Grimaldi, principi di Monaco<ref>M. Ulino, ''L'Età Barocca dei Grimaldi di Monaco nel loro Marchesato di Campagna'', Giannini Editore, Napoli, 2008</ref>, e nel 1575 si laureò in [[teologia]] con due tesi su [[Tommaso d'Aquino]] e su [[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]].
 
Non bisogna pensare che un convento fosse esclusivamente un'oasi di pace e di meditazione di spiriti eletti: soltanto dal 1567 al 1570, nei confronti dei frati di Sansan Domenico Maggiore furono emesse diciotto sentenze di condanna per scandali sessuali, furti e perfino omicidi,.<ref>{{Cita|Verrecchia 2002|p. 23}}.</ref> nonNon deve pertanto stupire il disprezzo che Bruno ostentò sempre nei confronti dei frati, ai quali rimproverò in particolare la mancanza di cultura; e non solo, eglima, fecesecondo un'ipotesi di Vincenzo Spampanato<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Vincenzo Spampanato|data=1921|titolo=Vita di Giordano Bruno|rivista=|città=Messina|volume=|numero=|pp=254-255|accesso=|doi=|url=}}</ref> comunemente accettata in sede critica, nel protagonista della sua commedia ''[[Candelaio]],'' Bonifacio, egli assai probabilmente alluse proprio a un suo confratello, un fra' Bonifacio da Napoli, definito nella lettera dedicatoria ''Alla Signora Morgana B.'' "candelaio in carne ed ossa"<ref>{{Cita libro|autore=Giordano Bruno|curatore=Isa Guerrini Angrisani|titolo=Candelaio|url=|accesso=|anno=2008|editore=BUR|città=Milano|pp=119-120|ISBN=}}</ref>, ossia [[Sodomia|sodomita]]. Tuttavia, la possibilità di formarsi un'ampia cultura non mancava certo nel convento di san Domenico Maggiore, famoso per la ricchezza della sua biblioteca, maanche dovese, come negli altri conventi, erano vietati i libri di [[Erasmo da Rotterdam]] che però Bruno si procurò in parte, leggendoli di nascosto. L'esperienza conventuale di Bruno fu in ogni caso decisiva: vi poté farecompiere i suoi studi, e formare la sua cultura leggendo di tutto, dida [[Aristotele]] e dia [[Tommaso d'Aquino]], dida [[San Girolamo|san Gerolamo]] e dia [[Giovanni Crisostomo|san Giovanni Crisostomo]], oltre alle opere di [[MarsilioRaimondo FicinoLullo]], di [[RaimondoMarsilio LulloFicino]] e di [[Nicola Cusano]].
 
=== La negazione della dottrina trinitaria ===
Nel 1576 la sua indipendenza di pensiero e la sua insofferenza verso l'osservanza dei dogmi si manifestòmanifestarono inequivocabilmente. Bruno, discutendo di [[arianesimo]] con un frate domenicano, Agostino da Montalcino, ospite nel convento napoletano, sostenne che le opinioni di [[Ario]] erano meno perniciose di quel che si riteneva, dichiarando che:
{{citazione|Ario diceva che il Verbo non era creatore né creatura, ma medio intra il creatore e la creatura, come il verbo è mezzo intra il dicente ed il detto, e però essere detto primogenito avanti tutte le creature, non dal quale ma per il quale è stato creato ogni cosa, non al quale ma per il quale si refferisce e ritorna ogni cosa all'ultimo fine, che è il Padre, essagerandomi sopra questo. Per il che fui tolto in suspetto e processato, tra le altre cose, forsi de questo ancora|{{Cita|''Le deposizioni'', 2000|p. 31}}}}
 
Così riferìE nel 1592 all'inquisitore veneziano deiespresse il suoiproprio dubbiscetticismo sulla [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]], ammettendo di aver «dubitato circa il nome di persona del Figliolo e del Spirito Santo, non intendendo queste due persone distinte dal Padre»<ref>{{Cita|''Le deposizioni'', 2000|p. 29}}.</ref> ma considerando il Figlio, [[neoplatonismo|neoplatonicamente]], il Figlio l'[[intelletto]] e lo Spirito, [[Pitagora|pitagoricamente]], l'[[amore]] del Padre o l'[[anima del mondo]], non dunque persone o sostanze distinte, ma manifestazioni divine.
 
=== La fuga da Napoli ===
[[File:Roma-Santa Maria sopra Minerva.jpg|thumb|[[Roma]]: [[basilica di Santa Maria sopra Minerva]]]]
Denunciato da frate Agostino al padre provinciale Domenico Vita, costui istituì contro di lui un processo per [[eresia]] e, come racconterà Bruno stesso agli inquisitori veneti: «dubitando di non esser messo in preggioneprigione, me partii da Napoli ed andai a Roma»<ref>{{Cita|''Le deposizioni'' 2000|p. 64}}.</ref>. Bruno raggiunse [[Roma]] nel 1576, ospite del convento domenicano di [[Basilica di Santa Maria sopra Minerva|Santa Maria sopra Minerva]], il cui procuratore, Sisto Fabri da [[Lucca]], diverrà pochi anni dopo generale dell'Ordine e nel 1581 censurò i ''Saggi'' di [[Michel de Montaigne|Montaigne]].
 
Sono anni di gravi disordini: a Roma sembra non farsi altro, scriveva il cronista [[Marche|marchigiano]] [[Guido Gualtieri]], che «rubare e ammazzare: molti gittati in [[Tevere]], né di popolo solamente, ma i monsignori, i figli di magnati, messi al tormento del fuoco, e nipoti di cardinali erano levati dal mondo»<ref>Citato in {{Cita|Verrecchia 2002|p. 39}}.</ref> e ne incolpava il vecchio e debole [[papa Gregorio XIII]].<ref>{{Cita|Verrecchia 2002|p. 39}}.</ref>
 
Anche Bruno è accusato di aver ammazzato e gettato nel fiume un frate: scrive il bibliotecario Guillaume Cotin, il 7 dicembre 1585, che Bruno fuggì da Roma per «un omicidio commesso da un suo ''frère'', per il quale egli è incolpato e in pericolo di vita, sia per le calunnie dei suoi inquisitori che, ignoranti come sono, non concepiscono la sua filosofia e lo accusano di eresia». Oltre all'accusa di omicidio, Bruno ebbe infatti notizia che nel convento napoletano erano stati trovati, tra i suoi libri, opere di [[Giovanni Crisostomo|san Giovanni Crisostomo]] e di [[San Girolamo|san Gerolamo]] annotate da [[Erasmo da Rotterdam|Erasmo]] e che si stava istruendo contro di lui un processo per eresia.
 
Così, nello stesso anno, il 1576, Giordano Bruno abbandona l'abito domenicano, riassume il nome di Filippo, lascia Roma e fugge in [[Liguria]].
 
=== Peregrinazioni in Italia ===
[[File:Noli-IMG 1710.JPG|thumb|Portico del Palazzo comunale di [[Noli]], dove Bruno soggiornò per un breve periodo. Sotto il portico una lapide ricorda il soggiorno del filosofo: "Giordano Bruno / Prima d'insegnare all'Europa / Le leggi dell'ordine universale / Fu maestro in Noli / Di grammatica e cosmografia"]]
Nell'aprile 1576 Bruno è a [[Genova]] e scrive che allora, nella [[Chiesa di Santa Maria di Castello (Genova)|chiesa di Santa Maria di Castello]], si adorava come reliquia e si faceva baciare ai fedeli la coda dell'asina che portò [[Gesù]] a [[Gerusalemme]]. Da qui, va poi a [[Noli]] (oggi in [[provincia di Savona]], allora [[Repubblica di Noli|Repubblica indipendente]]), dove per quattro o cinque mesi insegna grammatica ai bambini e [[cosmografia]] agli adulti.
 
Nel 1577 è a [[Savona]], poi a [[Torino]], che giudica "deliciosa città"<ref>Così nello ''[[Spaccio de la bestia trionfante]]''.</ref> ma, non trovandovi impiego, per via [[Po|fluviale]] s'indirizza a [[Venezia]], dove alloggia in una locanda nella contrada di Frezzeria, facendovi stampare il suo primo scritto, andato perduto, ''De' segni de' tempi,''<ref name=Ciliberto96-I2>{{Cita|Ciliberto 1996|I.2}}.</ref> «per metter insieme un pocco de danari per potermi sustentar; la qual opera feci veder prima al reverendo padre maestro [[Remigio Nannini|Remigio de Fiorenza]]», domenicano del convento dei Santi Giovanni e Paolo.
 
Ma a Venezia era in corso un'epidemia di [[peste]] che aveva fatto decine di migliaia di vittime, anche illustri, come [[Tiziano Vecellio|Tiziano]], così Bruno va a [[Padova]] dove, dietro consiglio di alcuni domenicani, riprende il saio, quindi se ne va a [[Brescia]], dove si ferma nel convento domenicano; qui un monaco, «profeta, gran teologo e poliglotta», sospettato di [[stregoneria]] per essersi messo a profetizzare, viene da lui guarito, ritornando a essere - scrive ironicamente Bruno - «il solito asino».
 
=== In Savoia e a Ginevra ===
Da [[Bergamo]], nell'estate del 1578, decide di andare in [[Francia]]: passa per [[Milano]] e Torino, ed entra in [[Savoia (regione storica)|Savoia]] passando l'inverno nel convento domenicano di [[Chambéry]]. Successivamente, sempre nel 1578,<ref name=Ciliberto96-I2/> è a [[Ginevra]], città dov'è presente una numerosa colonia di italiani [[Riforma protestante|riformati]]. Bruno depone nuovamente il saio e si veste di cappa, [[cappello (abbigliamento)Copricapo|cappello]] e [[spada]], aderisce al [[calvinismo]] e trova lavoro come correttore di bozze, grazie all'interessamento del marchese napoletano [[Galeazzo Caracciolo]] il quale, transfuga dall'Italia, nel 1552 vi aveva fondato la comunità evangelica italiana.
 
Il 20 maggio 1579 s'iscrive all'Università come "Filippo Bruno nolano, professore di teologia sacra". In agosto accusa il professore di filosofia Antoine de la Faye di essere un cattivo insegnante e definisce "pedagoghi"<ref>Vale a dire, "istruttore di bambini", detto quindi in senso diminutivo. Il termine è raccostato a "pedante" (vedi ''[http://www.treccani.it/vocabolario/pedante/ pedante] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150315184136/http://www.treccani.it/vocabolario/pedante/ |data=15 marzo 2015 }}'', ''treccani.it''), vocabolo che Bruno userà più volte in senso spregiativo.</ref> i pastori calvinisti. È probabile che Bruno volesse farsi notare, dimostrare l'eccellenza della sua preparazione filosofica e delle sue capacità didattiche per ottenere un incarico d'insegnante, costante ambizione di tutta la sua vita. Anche la sua adesione al calvinismo era mirata a questo scopo; Bruno fu in realtà indifferente a tutte le confessioni religiose: nella misura in cui l'adesione a una religione storica non pregiudicasse le sue convinzioni filosofiche e la libertà di professarle, egli sarebbe stato cattolico in [[Italia]], calvinista in [[Svizzera]], anglicano in [[Inghilterra]] e luterano in [[Germania]].<ref name=Ciliberto96-I2/>
 
=== In Francia ===
Arrestato per [[diffamazione]], viene processato e [[scomunicatoscomunica]]to. Il 27 agosto del 1579 è costretto a ritrattare; lascia allora Ginevra e si trasferisce brevemente a [[Lione]] per passare a [[Tolosa]], città cattolica, sede di un'importante Università, dove per quasi due anni occupò il posto di lettore, insegnandovi il ''De anima'' di [[Aristotele]] e componendo un trattato di arte della memoria, rimasto inedito e andato perduto, la ''Clavis magna'', che si rifarebbe all<nowiki>{{'</nowiki>}}''Ars magna'' del [[Raimondo Lullo|Lullo]]. A Tolosa conobbe il filosofo [[scetticismo filosofico|scettico]] [[portoghesi|portoghese]] [[Francisco Sanches]], che volle dedicargli il suo libro ''Quod nihil scitur'', chiamandolo "filosofo acutissimo"; ma Bruno non ricambiò la stima, se scrisse di lui di considerare «stupefacente che questo asino si dia il titolo di dottore».
 
Nel 1581, a causa della guerra di religione fra cattolici e ugonotti, Bruno lascia Tolosa per [[Parigi]], dove tiene un corso di lezioni sugli attributi di [[Dio]] secondo [[SanTommaso d'Aquino|san Tommaso d'Aquino]]. E in seguito al successo di queste lezioni, come egli stesso racconta agli inquisitori, «acquistai nome tale che il re [[Enrico III di Francia|Enrico terzo]] mi fece chiamare un giorno, ricercandomi se la memoria che havevo e che professava, era naturale o pur per arte magica; al qual diedi sodisfazione; e con quello che li dissi e feci provare a lui medesmo, conobbe che non era per arte magica ma per scienzia. E doppo questo feci stampar un libro de memoria, sotto titolo ''De umbris idearum'', il qual dedicai a Sua Maestà; e con questa occasione mi feci lettor straordinario e provvisionato».<ref>{{Cita|''Le deposizioni'' 2000|p. 18}}.</ref>
 
Appoggiando fattivamente l'operato politico di Enrico III di Valois, a Parigi Giordano Bruno sarebbe rimasto poco meno di due anni, occupato nella prestigiosa posizione di ''lecteur royal''<ref>Accademico di corte.</ref>. È a Parigi che Bruno dà alle stampe le sue prime opere pervenuteci. Oltre al ''De compendiosa architectura et complemento artis Lullii'', vedono la luce il ''[[De umbris idearum]]'' (''Le ombre delle idee'') e l{{'}}''[[Ars memoriae]]'' ("''L'arte della memoria''"), in un unico testo, seguiti dal ''[[Cantus Circaeus]]'' (''Il canto di Circe'') e dalla commedia in [[lingua volgare|volgare]] intitolata ''[[Candelaio]]''.<ref name=Ciliberto96-I2/>
 
==== ''De umbris idearum'' ====
{{vedi anche|De umbris idearum}}
Il volume comprende due testi, il ''[[De umbris idearum]]'' propriamente detto, e l{{'}}''[[Ars memoriae]]''. Nelle intenzioni dell'autore, il volume, di argomento [[mnemotecnica|mnemotecnico]], è distinto così in una parte di carattere teorico e in una di carattere pratico.
 
Per Bruno l'[[universo]] è un corpo unico, organicamente formato, con un preciso ordine che struttura ogni singola cosa e la connette con tutte le altre. Fondamento di quest'ordine sono le [[idea|idee]], principi eterni e immutabili presenti totalmente e simultaneamente nella mente divina, ma queste idee vengono "ombrate" e si separano nell'atto di volerle intendere. Nel cosmo ogni singolo [[essenza (filosofia)|ente]] è dunque imitazione, immagine, "ombra" della realtà ideale che la regge. Rispecchiando in sé stessa la struttura dell'universo, la mente umana, che ha in sé non le idee ma le ombre delle idee, può raggiungere la vera conoscenza, ossia le idee e il nesso che connette ogni cosa con tutte le altre, al di là della molteplicità degli elementi particolari e del loro mutare nel tempo. Si tratta allora di cercare di ottenere un metodo conoscitivo che colga la complessità del reale, fino alla struttura ideale che sostiene il tutto.
 
Tale mezzo si fonda sull'arte della [[memoria (psicologia)|memoria]], il cui compito è di evitare la confusione generata dalla molteplicità delle immagini e di connettere le immagini delle cose con i concetti, rappresentando simbolicamente tutto il reale.
 
==== ''Ars memoriae'' ====
{{vedi anche|Ars memoriae}}
Nel pensiero del filosofo, l'[[Mnemotecnica|arte della memoria]] opera nel medesimo mondo delle ombre delle idee, presentandosi come emulatrice della natura. Se dalle idee prendono forma le cose del mondo in quanto le idee contengono le immagini di ogni cosa, e ai nostri sensi le cose si manifestano come ''ombre'' di quelle,<ref>{{Cita|Bruno 2008|introduzione, p. 145}}.</ref> allora tramite l'[[immaginazione]] stessa sarà possibile ripercorrere il cammino inverso, risalire cioè dalle ombre alle idee, dall'uomo a Dio: l'arte della memoria non è più un ausilio della [[retorica]], ma un mezzo per ri-creare il mondo. È dunque un processo visionario e non un metodo [[razionalismo|razionale]] quello che Bruno propone.<br />A similitudine di ogni altra arte, quella della memoria ha bisogno di sostrati (i ''subiecta''), cioè "spazi" dell'immaginazione atti ad accogliere i simboli adatti (gli ''adiecta'') tramite uno strumento opportuno. Con questi presupposti, l'autore costruisce un sistema che associa alle lettere dell'[[alfabeto]] immagini proprie della [[mitologia]], in modo da rendere possibile la codifica di vocaboli e concetti secondo una particolare successione di immagini. Le lettere possono essere visualizzate su diagrammi circolari, o "ruote mnemoniche", che girando e innestandosi l'una dentro l'altra, forniscono strumenti via via più potenti.
 
==== ''Cantus Circaeus'' ====
{{vedi anche|Cantus Circaeus}}
L'opera, sempre in latino, è composta da due dialoghi. Protagonista del primo è la maga [[Circe]] che, risentita dal constatare che gli umani si comportino come animali, opera un incantesimo trasformando gli uomini in bestie, mettendo così in luce la loro autentica natura. Nel secondo dialogo Bruno, dando voce a uno dei due protagonisti, Borista, riprende l'arte della memoria mostrando come memorizzare il dialogo precedente: al testo si fa corrispondere uno scenario che viene via via suddiviso in un maggior numero di spazi e i vari oggetti lì contenuti sono le immagini relative ai concetti espressi nello scritto. Il ''Cantus'' resta dunque un trattato di [[mnemotecnica]] nel quale però il filosofo già lascia intravedere tematiche [[etica|morali]] che saranno ampiamente riprese in opere successive, soprattutto nello ''[[Spaccio de la bestia trionfante]]'' e ne ''[[De gli eroici furori]]''.
 
==== ''Candelaio'' ====
{{vedi anche|Candelaio}}
Ancora nel 1582 Bruno pubblica infine il ''[[Candelaio]]'', una [[commedia]] in cinque atti in cui alla complessità del linguaggio, un [[lingua italiana|italiano]] popolaresco che inserisce termini in [[lingua latina|latino]], [[Dialetto toscano|toscano]] e [[LinguaDialetti napoletanaitaliani meridionali|napoletano]], corrisponde l'eccentricità della trama, fondata su tre storie parallele.
 
[[File:Chiesa di Santa Maria Assunta dei Pignatelli (Napoli).jpg|thumb|left|Esterno della [[chiesa di Santa Maria Assunta dei Pignatelli]], in [[Largo Corpo di Napoli]], presso il [[Sedili di Napoli|Seggio del Nilo]], dove Bruno ambienta il suo ''Candelaio''. Il nome deriva dalla [[statua del dio Nilo]].]]
La commedia è ambientata nella [[Napoli]]-metropoli del secondo [[XVI secolo|Cinquecento]], in posti che il filosofo ben conosceva per avervi soggiornato durante il suo noviziato. Il candelaio Bonifacio, pur sposato con la bella Carubina, corteggia la signora Vittoria ricorrendo a pratiche magiche; l'avido alchimista Bartolomeo si ostina a voler trasformare i metalli in [[oro]]; il grammatico Manfurio si esprime in un linguaggio incomprensibile. In queste tre storie si inserisce quella del [[pittore]] Gioan Bernardo, voce dell'autore stesso<ref>Come suggeriscono anche le medesime iniziali: G.B.</ref> che con una corte di servi e malfattori si fa beffe di tutti e conquista Carubina.
 
In questo classico della letteratura italiana, appare un mondo assurdo, violento e corrotto, rappresentato con amara comicità, dove gli eventi si succedono in una trasformazione continua e vivace. La commedia è una feroce condanna della stupidità, dell'avarizia e della pedanteria.
 
Interessante nell'opera la descrizione che Bruno fa di sé stesso:
{{citazione|L'autore, si voi lo conoscete, direste ch'ave una fisionomia smarrita: par che sii in contemplazione delle pene dell'inferno, par sii stato alla pressa come le barrette<ref>Le strisce di feltro che si pressano per usarle nella fattura dei cappelli.</ref>: un che ride sol per far come fan gli altri: per il più lo vedrete fastidito e bizzarro, non si contenta di nulla, ritroso come un vecchio d'ottant'anni, fantastico com'un cane ch'ha ricevute mille spellicciate, pasciuto di cipolla.|da ''Il candelaio'', a cura di [[Augusto Guzzo]], introduzione di [[Antonio Riccardi (poeta)|Antonio Riccardi]], Milano, Mondadori, 1994, p. 16}}
 
=== In Inghilterra ===
[[File:High Street Oxford showing University College on the left.jpg|thumb|Dipinto del [[1790]] raffigurante la [[High Street Kensington (metropolitana di Londra)|High Street]] con alcuni [[college]] dell'[[Università di Oxford]] e in fondo alla curva i campanili della chiesa di St. Mary Abbots e dell'[[University College. (Londra)|University College]]]]
{{Citazione|Intende venire in Inghilterra il dottor Giordano Bruno, Nolano, professore di filosofia, la cui religione non posso approvare.|Dalla lettera dell'ambasciatore inglese a Parigi Henry Cobham a Francis Walsingham, marzo 1583<ref>Yates, 1992 p.227</ref>}}
Nell'aprile 1583 Giordano Bruno lascia Parigi e parte per l'[[Inghilterra]] dove, a [[Londra]], è ospitato dall'ambasciatore di Francia [[Michel de Castelnau]]. Nelle deposizioni lasciate agli [[inquisizione|inquisitori]] veneti egli sorvola sulle motivazioni di questa partenza, riferendosi genericamente ai disordini là in corso per questioni religiose. Sulla partenza restano però aperte altre ipotesi: che Bruno fosse partito in missione segreta per conto di Enrico III;<ref>Vedi anche l'opinione dello storico [[Giuseppe Galasso]], ''[http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/26/Giordano_Bruno_spia_dai_due_co_0_9210268250.shtml Giordano Bruno spia dai due volti]'', ''Corriere della sera'', 26 ottobre 1992.</ref> che il clima a Parigi si fosse fatto pericoloso a causa dei suoi insegnamenti.<ref name=Cil4751>{{Cita|Ciliberto 1996|pp. 47-51}}</ref>
Nell'aprile [[1583]] Giordano Bruno lascia Parigi e parte per l'[[Inghilterra]] dove, a [[Londra]], è ospitato dall'ambasciatore di Francia [[Michel de Castelnau]], che gli affiancherà il letterato di origini italiane [[Giovanni Florio]] in quanto Bruno non conosceva l'inglese, accompagnandolo fino al termine del suo soggiorno inglese. Nelle deposizioni lasciate agli [[inquisizione|inquisitori]] veneti egli sorvola sulle motivazioni di questa partenza, riferendosi genericamente ai disordini là in corso per questioni religiose. Sulla partenza restano però aperte altre ipotesi: che Bruno fosse partito in missione segreta per conto di Enrico III;<ref>Vedi anche l'opinione dello storico [[Giuseppe Galasso]], ''[http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/26/Giordano_Bruno_spia_dai_due_co_0_9210268250.shtml Giordano Bruno spia dai due volti] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150208225031/http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/26/Giordano_Bruno_spia_dai_due_co_0_9210268250.shtml |data=8 febbraio 2015 }}'', ''Corriere della sera'', 26 ottobre 1992.</ref> che il clima a Parigi si fosse fatto pericoloso a causa dei suoi insegnamenti.<ref name=Cil4751>{{Cita|Ciliberto 1996|pp. 47-51}}.</ref> Bisogna aggiungere anche il fatto che davanti agli inquisitori veneziani, qualche anno più avanti, Bruno esprimerà parole di apprezzamento per la regina d'Inghilterra Elisabetta che aveva conosciuto andando spesso a corte con l'ambasciatore.<ref>Nel corso dell'interrogatorio in merito alla domanda se egli avesse mai lodato degli eretici rispose:
{{citazione|Io ho lodato molti eretici ed anco principi eretici; ma non li ho lodati come eretici, ma solamente per le virtù morali che loro avevano; né li ho mai lodati come religiosi e pii, né usato simil sorte di voce di religione. Ed in particulare nel mio libro ''Della causa, principio ed uno'' io lodo la Regina de Inghilterra e la nomino diva, non per attributo di religione, ma per un certo epiteto che li antichi ancora solevano dare a principi, ed in Inghilterra, dove allora io mi ritrovava e composi quel libro, se suole dar questo titolo de diva alla Regina; e tanto più me indussi a nominarla cusì, perché ella me conosceva, andando io continuamente con l'Ambasciator in corte. E conosco di aver errato in lodare questa donna, essendo eretica, e massime attribuendoli la voce de diva.|Documenti, pp 121-122}}
</ref>
 
Nel mese di giugno Bruno è a [[Oxford]], e nella chiesa di St. Mary sostenne con uno di quei professori una disputa pubblica. Tornato a [[Londra]], vi pubblicò, in un unico testo, l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Ars reminiscendi''<ref>L<nowiki>{{'</nowiki>}}''Ars reminiscendi'' altro non è che la ristampa del ''Cantus'' pubblicato a Parigi nel 1582, privo però del dialogo primo.</ref>, l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Explicatio triginta sigillorum'' e il ''[[Sigillus sigillorum]]'', nel quale testo inserì una lettera indirizzata al vice cancelliere dell'[[Università di Oxford]], scrivendo che là «troveranno dispostissimo e prontissimo un uomo col quale saggiare la misura delle proprie forze». È una richiesta di poter insegnare nella prestigiosa Università. La proposta viene accolta: nell'estate del 1583 Bruno parte per Oxford.<ref name=Ver117>{{Cita|Verrecchia 2002|pp. 117-118}}.</ref>
 
==== ''Sigillus sigillorum'' ====
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==== Il ritorno a Londra ====
A Oxford Giordano Bruno vi tiene alcune lezioni sulle teorie [[Niccolò Copernico|copernicane]], ma il suo soggiorno presso quella città dura ben poco.<ref name=Ver117/> Dagli studi di [[Frances Yates]]<ref>Sulla base di un documento scoperto da Robert McNulty.</ref> si apprende che a Oxford non gradirono quelle novità, come testimoniò venti anni dopo, nel 1604, l'[[arcivescovo di Canterbury]] [[George Abbot]], che fu presente alle lezioni di Bruno:
{{citazione|Quell'omiciattolo italiano [...] intraprese il tentativo, tra moltissime altre cose, di far stare in piedi l'opinione di Copernico, per cui la terra gira e i cieli stanno fermi; mentre in realtà era la sua testa che girava e il suo cervello che non stava fermo.|{{Cita|Ciliberto 1996|pp. 50-51}}}}
 
Le lezioni furono quindi interrotte, ufficialmente per un'accusa di [[Plagio (diritto d'autore)|plagio]] aldel ''De vita coelitus comparanda'' di [[Marsilio Ficino]]. Sono anni questi difficili e amari per il filosofo, come traspare dal tono delle introduzioni alle opere immediatamente successive, i dialoghi londinesi: le polemiche accese e i rifiuti sono vissuti da Bruno come una persecuzione, «ingiusti oltraggi», e certo la "fama" che già lo aveva preceduto da Parigi non lo aiutava.<ref name=Cil4751/>
 
Ritornato a Londra, nonostante il clima avverso,<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|pp. 47-48}}.</ref> in poco meno di due anni, fra il 1584 e il 1585, Bruno pubblica presso John Charlewood sei opere fra le più importanti della sua produzione: sei opere filosofiche in forma [[dialogo|dialogica]], i cosiddetti "dialoghi londinesi", o anche "dialoghi italiani", perché tutti in lingua italiana: ''[[La cena de le ceneri]]'', ''[[De la causa, principio et uno]]'', ''[[De l'infinito, universo e mondi]]'', ''[[Spaccio de la bestia trionfante]]'', ''[[Cabala del cavallo pegaseo]] con l'aggiunaaggiunta dell'Asino cillenico'', ''[[De gli eroici furori]]''.<ref>Degno di nota è che Bruno pubblica tutti e sei questi testi indicando luoghi di stampa non corrispondenti: Parigi e Venezia.</ref>
 
==== ''La cena de le ceneri'' ====
{{vedi anche|La cena de le ceneri}}
L'opera, dedicata all'ambasciatore francese [[Michel de Castelnau]], presso il quale Bruno era ospite, è divisa in cinque dialoghi, i protagonisti sono quattro e fra questi Teofilo<ref>Dal greco: "amico di dio".</ref> può considerarsi il portavoce dell'autore. Bruno immagina che il nobile sir [[Fulke Greville]]<ref>Folco Grivello, nel testo.</ref>, il [[Mercoledì delle ceneri|giorno delle Ceneri]], inviti a cena Teofilo, Bruno stesso<ref>Nel testo Bruno si riferisce a sé stesso come "il Nolano".</ref>, [[Giovanni Florio]], precettore della figlia dell'ambasciatore, un cavaliere e due accedemiciaccademici [[luteranesimo|luterani]] di [[Oxford]]: i dottori Torquato e Nundinio. Rispondendo alle domande degli altri protagonisti, Teofilo racconta gli eventi che hanno portato all'incontro e lo svolgersi della conversazione avvenuta durante la cena, esponendo così così le teorie del Nolanonolano.<ref>Si ritiene che la cena sia effettivamente avvenuta.</ref>
[[File:Kopernik.JPG|thumb|left|Busto marmoreo di [[Niccolò Copernico]], Jordan Park, [[Cracovia]]]]
 
Bruno elogia e difende la teoria dell'astronomo polacco [[Niccolò Copernico]] (1473 – 1543) contro gli attacchi dei conservatori e contro chi, come il teologo [[Andrea Osiander]], che aveva scritto una prefazione denigratoria al ''[[De revolutionibus orbium coelestium]]'', considera solo un'ipotesi ingegnosa quella dell'astronomo.
Il mondo di Copernico, però, era ancora finito e delimitato dalla sfera delle stelle fisse. Nella ''Cena'', Bruno non si limita a sostenere il moto della Terra di seguito alla confutazione della cosmologia tolemaica ma presenta altresì un universo infinito: senza centro né confini.
Afferma Teofilo (portavoce dell'autore) riguardo all'universo: «e sappiamo certo che essendo effetto e principiato da una causa infinita e principio infinito, deve secondo la capacità sua corporale e modo suo essere infinitamente infinito. [...] non è possibile giamai di trovar raggione semiprobabile per la quale sia margine di questo universo corporale; e per conseguenza ancora li astri che nel suo spacio si contengono, siino di numero finito; et oltre essere naturalmente determinato centro e mezzo di quello».<ref>Giordano Bruno, ''La cena de le Ceneri'', in Giordano Bruno, ''Dialoghi filosofici italiani'', a cura di Michele Ciliberto, Mondadori, Milano, 2009, p. 77</ref>
L'universo, che procede da Dio quale Causa infinita, è infinito a sua volta e contiene mondi innumerabili.
 
Per Bruno sono principi vani sostenere l'esistenza del [[firmamento]] con le sue stelle fisse, la finitezza dell'universo e che in questo esista un centro dove ora dovrebbe trovarsi immobile il [[Sole]] come prima vi si immaginava ferma la [[Terra]]. Formula esempi che appaiono ad alcuni autori come antesignani del principio di [[relatività galileiana]].<ref>{{Cita pubblicazione|autore = Alessandro De Angelis and Catarina Espirito Santo|data = 2015|titolo = The contribution of Giordano Bruno to the principle of relativity|url = http://www.narit.or.th/en/files/2015JAHHvol18/2015JAHH...18..241D.pdf|rivista = Journal of Astronomical History and Heritage|volume = 18|numero = 3|pp = 241-248|lingua = en|accesso = 11 gennaio 2016|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160126194011/http://www.narit.or.th/en/files/2015JAHHvol18/2015JAHH...18..241D.pdf|dataarchivio = 26 gennaio 2016|urlmorto = sì}}</ref> Seguendo la ''Docta ignorantia'' del cardinale e umanista [[Nicola Cusano]] (1401 – 1464), Bruno sostiene l'infinità dell'universo in quanto effetto di una [[causa (filosofia)|causa]] infinita. Bruno è ovviamente consapevole che le Scritture sostengono tutt'altro – finitezza dell'universo e centralità della terraTerra – ma, risponde:
{{citazione|Se gli dei si fossero degnati di insegnarci la teorica delle cose della natura, come ne han fatto favore di proporci la pratica di cose morali, io più tosto mi accosterei alla fede de le loro rivelazioni, che muovermi punto della certezza de mie raggioni e proprii sentimenti|''La cena de le ceneri'': Teofilo: dialogo IV}}
 
Come occorre distinguere tra dottrine [[etica|morali]] e [[Filosofia della natura|filosofia naturale]], così occorre distinguere tra teologi e filosofi: ai primi spettano le questioni morali, ai secondi la ricerca della verità. Dunque Bruno traccia qui un confine abbastanza netto fra opere di filosofia naturale e Sacre scritture.
 
==== ''De la causa, principio et uno'' ====
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I cinque dialoghi del ''De la causa, principio et uno'' intendono stabilire i principi della realtà naturale. Bruno lascia da parte l'aspetto teologico della conoscenza di [[Dio]], del quale, come causa della [[natura]], non possiamo conoscere nulla attraverso il «lume naturale», perché esso «ascende sopra la natura» e si può pertanto aspirare a conoscere Dio solo per [[fede]]. Ciò che interessa a Bruno è invece la filosofia e la contemplazione della natura, la conoscenza della realtà naturale nella quale, come già aveva scritto nel ''De umbris'', possiamo soltanto cogliere le «ombre», il divino «per modo di vestigio».
 
Riallacciandosi ad antiche tradizioni di pensiero, Bruno elabora una concezione [[animismo|animistica]] della [[materia (filosofia)|materia]], nella quale l'[[anima del mondo]] viene a identificarsi con la sua forma universale, e la cui prima e principale facoltà è l'[[intelletto]] universale. L'intelletto è il «[[Principio formale e materiale della teologia|principio formale]] costitutivo de l'universo e di ciò che in quello si contiene» e la forma non è altro che il principio vitale, l'anima delle cose le quali, proprio perché tutte dotate di anima, non hanno imperfezione.
[[File:Orion 3008 huge.jpg|thumb|left|La costellazione di Orione]]
Riallacciandosi ad antiche tradizioni di pensiero, Bruno elabora una concezione [[animismo|animistica]] della [[materia (filosofia)|materia]], nella quale l'[[anima del mondo]] viene a identificarsi con la sua forma universale, e la cui prima e principale facoltà è l'[[intelletto]] universale. L'intelletto è il «[[principio formale]] costitutivo de l'universo e di ciò che in quello si contiene» e la forma non è altro che il principio vitale, l'anima delle cose le quali, proprio perché tutte dotate di anima, non hanno imperfezione.
 
La materia, d'altro canto, non è in sé stessa indifferenziata, un "nulla", come hanno sostenuto molti filosofi, una bruta [[Potenza (Aristotele)|potenza]], senza [[atto (Aristotele)|atto]] e senza perfezione, come direbbe [[Aristotele]].
 
La materia è allora il secondo principio della natura, della quale ogni cosa è formata. Essa è «potenza d'esser fatto, prodotto e creato», aspetto equivalente al principio formale che è potenza attiva, «potenza di fare, di produrre, di creare» e non può esserci l'un principio senza l'altro. Ponendosi quindi in contrasto col dualismo aristotelico, Bruno conclude che principio formale e principio materiale benché distinti non possono essere ritenuti separati, perché «il tutto secondo la sostanza è uno».
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Chiaramente un universo eterno, infinitamente esteso, composto di un numero infinito di sistemi solari simili al nostro e sprovvisto di centro sottrae alla [[Terra]], e di conseguenza all'uomo, quel ruolo privilegiato che Terra e uomo hanno nelle religioni giudaico-cristiane all'interno del modello della [[Creazione (teologia)|creazione]], creazione che agli occhi del filosofo non ha più senso, perché come già aveva concluso nei due dialoghi precedenti, l'universo è assimilabile a un organismo vivente, dove la vita è insita in una materia infinita che perennemente muta.
 
Il copernicanesimo, per Bruno, rappresenta la "vera" concezione dell'universo, meglio, l'effettiva descrizione dei moti celesti.
Nel ''Dialogo primo'' del ''De l'infinito, universo e mondi'', il nolano spiega che l'universo è infinito perché tale è la sua ''Causa'' che coincide con Dio. Filoteo, portavoce dell'autore, afferma: «Qual raggione vuole che vogliamo credere che l'agente che può fare un buono infinito lo fa finito? e se lo fa finito, perché doviamo noi credere che possa farlo infinito, essendo in lui il possere et il fare tutto uno? Perché è inmutabile, non ha contingenzia nell'operazione, né nella efficacia, ma da determinata e certa efficacia depende determinato e certo effetto inmutabilmente: onde non può essere altro che quello che è; non può essere tale quale non è; non può posser altro che quel che può; non può voler altro che quel che vuole; e necessariamente non può far altro che quel che fa: atteso che l'aver potenza distinta da l'atto conviene solamente a cose mutabili».<ref>Giordano Bruno, ''De l'infinito, universo e mondi'', in Giordano Bruno, ''Dialoghi filosofici italiani'', a cura di Michele Ciliberto, Mondadori, Milano, 2009, pp. 335-336.</ref>
 
Essendo Dio infinitamente potente, dunque, il suo atto esplicativo deve esserlo altrettanto. In Dio coincidono libertà e necessità, volontà e potenza (o capacità); di conseguenza, non è credibile che all'atto della creazione Egli abbia posto un limite a sé stesso.
 
Bisogna tener presente che «Bruno opera una netta distinzione tra l{{'}}''universo'' e i ''mondi''. Parlare di un sistema del mondo non vuol dire, nella sua visione del cosmo, parlare di un sistema dell'universo. L'astronomia è legittima e possibile come scienza del mondo che cade nell'ambito della nostra percezione sensibile. Ma, al di là di esso, si estende un universo infinito che contiene quei "grandi animali" che chiamiamo astri, che racchiude una pluralità infinita di mondi. Quell'universo non ha dimensioni né misura, non ha forma né figura. Di esso, che è insieme uniforme e senza forma, che non è né armonico né ordinato, non può in alcun modo darsi un ''sistema''».<ref>[[Paolo Rossi Monti|Paolo Rossi]], ''La nascita della scienza moderna in Europa'', Editori Laterza, Roma-Bari, 2011, p. 167.</ref>
 
==== ''Spaccio de la bestia trionfante'' ====
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{{citazione|Quando aviene che un poltrone o forfante monta ad esser principe o ricco, non è per mia colpa, ma per iniquità di voi altri che, per esser scarsi del lume e splendor vostro, non lo sforfantaste o spoltronaste prima, o non lo spoltronate e sforfantate al presente, o almeno appresso lo vegnate a purgar della forfantesca poltronaria, a fine che un tale non presieda. Non è errore che sia fatto un prencipe, ma che sia fatto prencipe un forfante.|''Spaccio de la bestia trionfante'', Fortuna (Sofia)<ref>Sofia è uno dei personaggi del dialogo: la Sapienza, o Conoscenza. Per sua bocca a parlare qui è la Fortuna, "fortuna" nel senso di sorte. "Sforfantare" si può intendere come "smascherare", "rendere evidente la disonestà". Non bisogna incolpare la sorte se alcuni diventano furfanti, ma la nostra incapacità di smascherarli e cacciarli via. I temi dell'ignorante che viene punito per la sua incapacità civile, e del saggio premiato per il suo ardire compaiono già ben delineati nel ''Candelaio''.</ref>: dialogo II, parte II}}
 
Opera [[allegoria|allegorica]], lo ''Spaccio'', costituito da tre dialoghi di argomento morale, si presta a essere interpretato su diversi livelli, tra i quali resta fondamentale quello dell'intento polemico di Bruno contro la [[Riforma protestante]], che agli occhi del Nolanonolano rappresenta il punto più basso di un ciclo di decadenza iniziato col cristianesimo. Decadenza non soltanto religiosa, ma anche civile e filosofica: se Bruno aveva concluso nei precedenti dialoghi che la fede è necessaria per il governo dei «rozzi popoli» cercando di delimitare così i rispettivi campi d'azione di filosofia e religione, qui egli riapre quel confine.
 
Nella visione di Bruno, il legame fra l'uomo e il mondo, mondo naturale e mondo civile, è quello fra l'uomo e un Dio che non sta "nell'alto dei cieli", ma nel mondo, perché la «natura non è altro che dio nelle cose». Il filosofo, colui che cerca la Verità<ref>Il termine "[[filosofia]]" ha il significato etimologico di "amore per la sapienza", e va inteso in senso lato.</ref>, deve pertanto necessariamente operare là dove sono situate le «ombre» del divino. L'uomo non può fare a meno di interagire con Dio, secondo il linguaggio di una comunicazione che nel mondo naturale vede l'uomo perseguire la Conoscenza, e nel mondo civile l'uomo seguire la Legge. Questo legame è proprio quello che nella storia è stato interrotto, e il mondo tutto è decaduto perché è decaduta la religione trascinando con sé e la legge e la filosofia, «di sorte che non siamo più dèi, non siamo più noi». Nello ''Spaccio'', dunque, etica, ontologia e religione sono strettamente interconnessi. Religione, e questo va evidenziato, che Bruno intende come religione civile e naturale, e il modello cui egli si ispira è quello degli antichi egiziEgizi e romaniRomani, che «non adoravano Giove, come lui fusse la divinità, ma adoravano la divinità come fusse in Giove».
 
Per ristabilire il legame col divino occorre però che «prima togliamo dalle nostre spalli la grieve somma d'errori che ne trattiene.» È lo "spaccio", cioè l'espulsione di ciò che ha deteriorato quel legame: le "bestie trionfanti".
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Occorre tornare alla semplicità, alla verità e all'operosità, ribaltando le concezioni morali che si sono ormai imposte nel mondo, secondo le quali le opere e gli affetti eroici sono privi di valore, dove credere senza riflettere è sapienza, dove le imposture umane sono fatte passare per consigli divini, la perversione della legge naturale è considerata pietà religiosa, studiare è follia, l'onore è posto nelle ricchezze, la dignità nell'eleganza, la prudenza nella malizia, l'accortezza nel tradimento, il saper vivere nella finzione, la giustizia nella tirannia, il giudizio nella violenza.
 
Responsabile di questa crisi è il cristianesimo: già [[Paolo di Tarso|Paolo]] aveva operato il rovesciamento dei valori naturali e ora [[Martin Lutero|Lutero]], «macchia del mondo», ha chiuso il ciclo: la ruota della storia, della vicissitudine del mondo, essendo giunta al suo punto più basso, può operare un nuovo e positivo rovesciamento dei valori.
 
Nella nuova gerarchia di valori il primo posto spetta alla Verità, necessaria guida per non errare. A questa segue la Prudenza, la caratteristica del saggio che, conosciuta la verità, ne trae le conseguenze con un comportamento adeguato. Al terzo posto Bruno inserisce la Sofia, la ricerca della verità; quindi segue la Legge, che disciplina il comportamento civile dell'uomo; infine il Giudizio, inteso come aspetto attuatorio della legge. Bruno fa quindi discendere la Legge dalla Sapienza, in una visione razionalista nel cui centro c'è l'uomo che opera cercando la Verità, in netto contrasto col cristianesimo di Paolo, che vede la legge subordinata alla liberazione dal peccato, e con la Riforma di Lutero, che vede nella "sola fede" il faro dell'uomo. Per Bruno la "gloria di Dio" si rovescia così in «vana gloria» e il patto fra Dio e gli uomini stabilito nel Nuovo Testamento si rivela «madre di tutte le forfanterie». La religione deve tornare a essere "religione civile": legame che favorisca la «communione de gli uomini», la «civile conversazione».
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Altri valori seguono i primi cinque: la Fortezza (la forza dell'animo), la Diligenza, la Filantropia, la Magnanimità, la Semplicità, l'Entusiasmo, lo Studio, l'Operosità, eccetera. E allora vedremo, conclude beffardo Bruno, «quanto siano atti a guadagnarsi un palmo di terra questi che sono cossí effusi''<ref>Generosi.</ref>'' e prodighi a donar regni de' cieli».
 
È questa evidentemente un'[[etica]] che richiama i valori tradizionali dell'[[Umanesimo rinascimentale|Umanesimo]], cui Bruno non ha mai dato molta importanza; ma questo schema rigido è in realtà la premessa per le indicazioni di comportamento che Bruno prospetta nell'opera di poco successiva, ''De gli eroici furori''.
 
==== ''Cabala del cavallo pegaseo con l'aggiunta dell'Asino cillenico'' ====
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{{citazione|Li nostri divi asini, privi del proprio sentimento ed affetto vegnono ad intendere non altrimente che come gli vien soffiato alle orecchie delle rivelazioni o degli dei, o dei vicarii loro; e per conseguenza a governarsi non secondo altra legge che di que' medesimi.|''Cabala del Cavallo Pegaseo'', Saulino: dialogo I}}
 
La ''Cabala del cavallo pegaseo'' viene pubblicata nel 1585 insieme a l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Asino cillenico'' in unico testo. Il titolo allude a [[Pegaso (mitologia)|Pegaso]], il cavallo alato della mitologia greca nato dal sangue di [[Medusa (mitologia)|Medusa]] decapitata da [[Perseo]]. Al termine delldelle sue imprese, Pegaso volò nel cielo trasformandosi in costellazione, una delle 48 elencate da [[Claudio Tolomeo|Tolomeo]] nel suo ''Almagesto'': la [[Pegaso (costellazione)|costellazione di Pegaso]]. [["Cabala]]" si riferisce a una tradizione [[mistica]] originatasi in seno all'[[ebraismo]].
[[File:Fotothek df tg 0004407 Astronomie ^ Sternbild.jpg|thumb|left|[[Calcografia]] del 1596 raffigurante le stelle della [[Pegaso (costellazione)|costellazione di Pegaso]] che delineano la figura del cavallo mitologico [[Pegaso (mitologia)|Pegaso]]]]
 
L'opera, percorsa da una chiara vena comica, può essere letta come un ''divertissement'', opera d'intrattenimento senza pretese; oppure interpretata in chiave allegorica, opera [[satira|satirica]], atto di accusa. Il [[Equus ferus caballus|cavallo]] nel cielo sarebbe allora un [[Equus asinus|asino]] idealizzato, figura celeste che rimanda all'asinità umana: all'ignoranza, quella dei cabalisti, ma anche quella dei religiosi in generale. I continui riferimenti ai testi sacri si rivelano ambigui, perché da un lato suggeriscono interpretazioni, dall'altro confondono il lettore. Uno dei filoni interpretativi, legato al lavoro critico svolto da [[Vincenzo Spampanato]], ha individuato nel cristianesimo delle origini e in [[Paolo di Tarso]] il bersaglio polemico di Bruno.<ref name=Ricchezza>Gianmario Ricchezza (a cura di), Giordano Bruno, ''La cabala e l'asino'', Milano, excelsior, 2010.</ref>
 
==== ''De gli eroici furori'' ====
{{vedi anche|De gli eroici furori}}
Nei dieci dialoghi che compongono l'opera ''De gli eroici furori'', pubblicati nel 1585 sempre a Londra, Bruno individua tre specie di passioni umane: quella per la vita speculativa, volta alla [[conoscenza]]; quella per la vita pratica e attiva, e quella per la vita oziosa. Le due ultime tendenze rivelano una passione di poco valore, un «furore basso»; il desiderio di una vita volta alla contemplazione, cioè alla ricerca della verità, è invece espressione di un «furore eroico», con il quale l'anima, «rapita sopra l'orizzonte de gli affetti naturali [...] vinta da gli alti pensieri, come morta al corpo, aspira ad alto».
 
[[File:TDiane 68et Actéon (Delacroix) MASP.00068 small.jpg|thumb|left|''Diana e Atteone'', [[Eugène Delacroix|Delacroix]]]]
Non si giunge a tale effetto con la preghiera, con atteggiamenti devozionali, con «aprir gli occhi al cielo, alzar alto le mani» ma, al contrario, con il «venir al più intimo di sé, considerando che Dio è vicino, con sé e dentro di sé più ch'egli medesmo esser non si possa, come quello che è anima delle anime, vita delle vite, essenza de le essenze». Una ricerca che Bruno assimila a una caccia, non la comune caccia ove il cacciatore ricerca e cattura le prede, ma quella in cui il cacciatore diviene egli stesso preda, come [[Atteone]] che nel [[mitologia|mito]] ripreso da Bruno, avendo visto la bellezza di [[Diana]], si trasforma in cervo ed è fatto preda dei cani, i «pensieri de cose divine», che lo divorano «facendolo morto al volgo, alla moltitudine, sciolto dalli nodi de li perturbati sensi, [...] di sorte che tutto vede come uno, non vede più distinzioni e numeri».
 
La conoscenza della natura è lo scopo della [[scienza]] e quello più alto della nostra vita stessa, che da questa scelta viene trasformata in un «furore eroico» assimiliandoci alla perenne e tormentata «vicissitudine» in cui si esprime il principio che anima tutto l'universo. Il filosofo ci dice che per conoscere veramente l'oggetto della nostra ricerca (''Diana ignuda'') non dobbiamo essere virtuosi (virtù come medietà tra gli estremi) ma dobbiamo essere pazzi, furiosi, solo così potremmo arrivare a capire l'oggetto del nostro studio (''Atteone'' trasformato in cervo); la ricerca e l'essere furiosi, non sono una virtù ma un vizio. Il dialogo è inoltre un prosimetro, come ''La vita nuova'' di Dante, un insieme di prosa e di poesia (distici, sonetti e una canzone finale).
 
=== Il ritorno in Francia ===
[[File:Giordano Bruno2.jpg|thumb|upright|Giordano Bruno in una stampa d'epoca]]
VersoIl precedente periodo inglese è da considerarsi il più creativo di Bruno, periodo nel quale ha prodotto il maggior numero di opere fino a quando verso la fine del [[1585]] l'ambasciatore Castelnau èessendo richiamato in Francia elo Giordanoinduce Brunoa s'imbarcaimbarcarsi con lui; ma la nave diretta in Francia èverrà assalita dai pirati, che derubano i passeggeri d'ogni avere.
 
A Parigi Bruno abita vicino al Collège de [[Cambrai]], e ogni tanto va a prendere in prestito qualche libro nella biblioteca di Saint-Victor, nella collina di Sainte-Geneviève, il cui bibliotecario, il monaco Guillaume Cotin, ha l'abitudine di annotare giornalmente quanto avveniva nella biblioteca. Entrato in qualche confidenza col filosofo, da lui sappiamo che Bruno stava per pubblicare un'opera, l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Arbor philosophorum'', che non ci è pervenuta, e che aveva lasciato l'Italia per «evitare le calunnie degli inquisitori, che sono ignoranti e che, non concependo la sua filosofia, lo accuserebbero di eresia».<ref>Citato in {{Cita|Verrecchia 2002|p. 40}}.</ref>
 
Il monaco annota tra l'altro che Bruno era ammiratore di [[Tommaso d'Aquino]], che disprezzava «le sottigliezze degli [[scolastica (filosofia)|scolastici]], dei sacramenti e anche dell'eucaristia, ignote a [[Pietro apostolo|san Pietro]] e a [[Paolo di Tarso|san Paolo]], i quali non seppero altro che ''hoc est corpus meusmeum''. Dice che i torbidi religiosi sarebbero facilmente tolti di mezzo, se fossero spazzate tali questioni e confida che questa sarà presto la fine della contesa.»<ref>Citato in {{Cita|Verrecchia 2002|p. 150}}.</ref>
 
L'anno successivo Bruno pubblica, dedicata a Piero Del Bene, abate di [[Belleville (Rodano)|Belleville]] e membro della corte francese, la ''Figuratio Aristotelici physici auditus'', un'esposizione della fisica aristotelica. Conosce il salernitano [[Fabrizio Mordente]], che due anni prima aveva pubblicato ''Il Compasso'', illustrazione dell'invenzione di un compasso di nuova concezione e, poiché egli non sa il latino, Bruno, che ha apprezzato la sua invenzione, pubblica i ''Dialogi duo de Fabricii Mordentis Salernitani prope divina adinventione ad perfectam cosmimetriae praxim'', dove elogia l'inventore ma gli rimprovera di non aver compreso tutta la portata della sua invenzione, che dimostrava l'impossibilità di una divisione infinita delle lunghezze. Offeso da questi rilievi, il Mordente protestò violentemente, sicché Bruno finì col replicare con le feroci satire dell{{'}}''Idiota triumphans seu de Mordentio inter geometras Deo dialogus'' e del ''Dialogus qui De somnii interpretatione seu Geometrica sylva inscribitur''.
 
Il 28 maggio 1586 fa stampare col nome del discepolo Jean Hennequin l'opuscolo antiaristotelico ''Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus peripateticos'', partecipando alla successiva pubblica disputa nel Collège de [[Cambrai]], ribadendo le sue critiche alla filosofia aristotelica.<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|p. 110}}.</ref> Contro tali critiche si levò un giovane avvocato parigino, Raoul Callier, che replicò con violenza chiamando il filosofo Giordano "Bruto".<ref>{{Cita|Verrecchia 2002|p. 157}}.</ref> Sembra che l'intervento del Callier abbia ricevuto l'appoggio di quasi tutti gli intervenuti e che si sia scatenato un putiferio di fronte al quale il filosofo preferì, una volta tanto, allontanarsi, ma le reazioni negative provocate dal suo intervento contro la filosofia aristotelica, allora ancora in grande auge alla [[Sorbona]], unitamente alla crisi politica e religiosa in corso in Francia e alla mancanza di appoggi a corte, lo indussero a lasciare nuovamente il suolo francese.
 
Il 28 maggio 1586 fa stampare col nome del discepolo Jean Hennequin l'opuscolo antiaristotelico ''Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus peripateticos'', partecipando alla successiva pubblica disputa nel Collège de [[Cambrai]], ribadendo le sue critiche alla filosofia aristotelica.<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|p. 110}}</ref> Contro tali critiche si levò un giovane avvocato parigino, Raoul Callier, che replicò con violenza chiamando il filosofo Giordano "Bruto".<ref>{{Cita|Verrecchia 2002|p. 157}}</ref> Sembra che l'intervento del Callier abbia ricevuto l'appoggio di quasi tutti gli intervenuti e che si sia scatenato un putiferio di fronte al quale il filosofò preferì, una volta tanto, allontanarsi, ma le reazioni negative provocate dal suo intervento contro la filosofia aristotelica, allora ancora in grande auge alla [[Sorbona]], unitamente alla crisi politica e religiosa in corso in Francia e alla mancanza di appoggi a corte, lo indussero a lasciare nuovamente il suolo francese.
=== In Germania ===
[[File:Wittenberg Market square.JPG|thumb|La Piazza del Mercato di Wittenberg]]
Raggiunta in giugno la Germania, Bruno soggiorna brevemente a [[Magonza]] e a [[Wiesbaden]], passando poi a [[Marburgo (Germania)|Marburg]], nella cui Università risulta immatricolato il 25 luglio 1586 come ''Theologiae doctor romanensis''. Ma non trovando possibilità di insegnamento, probabilmente per le sue posizioni antiaristoteliche, il 20 agosto 1586&nbsp;s'immatricola nell'Università di [[Wittenberg]] come ''Doctor italicus'', insegnandovi per due anni, due anni che il filosofo trascorre in tranquilla operosità.<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|p. 111}}.</ref>
{{Citazione|...uomo di nessun nome e autorità fra voi, sfuggito ai tumulti di Francia, non appoggiato da alcuna raccomandazione principesca, [...] mi avete ritenuto meritevole di cordialissima accoglienza, mi avete incluso nell'albo della vostra accademia, mi avete accolto in un consesso di uomini tanto nobili e dotti, da sembrare ai miei occhi non una scuola privata o una conventicola esoterica, bensì, come si conviene all'Atene tedesca, una vera università.|Dedica del ''De lampade combinatoria''<ref>Yates 1993, p.338</ref>}}
 
Nel 1587 pubblica il ''De lampade combinatoria lulliana'', un commento dell{{'}}''Ars magna'' di [[Raimondo Lullo]] e il ''De progressu et lampade venatoria logicorum'',<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|p. 112}}.</ref> commento ai ''Topica'' di [[Aristotele]]; altri commenti a opere aristoteliche sono i suoi ''Libri physicorum Aristotelis explanati'', testi pubblicati nel 1891. Pubblica ancora, a Wittenberg, il ''Camoeracensis Acrotismus''<ref>Filippo Mignini, ''Bruniana e Campanelliana - Su di una originale traduzione dell'acrotismus di Giordano Bruno'', Fabrizio Serra Editore, 2008.</ref>, una riedizione di ''Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus peripateticos''. Un suo corso privato sulla ''Retorica'' sarà invece pubblicato nel 1612 col titolo di ''Artificium perorandi''; anche le ''Animadversiones circa lampadem lullianam'' e la ''Lampas triginta statuarum'' verranno pubblicate soltanto nel 1891.
 
Nel saggio della [[Frances Yates|Yates]] si fa cenno al fatto che il Mocenigo aveva riferito all'Inquisizione veneziana l'intenzione di Bruno, durante il suo periodo tedesco, di creare una nuova setta. Mentre altri accusatori (il Mocenigo negherà questa affermazione) sostenevano che egli avrebbe voluto chiamare la nuova setta dei ''Giordaniti'' e che essa avrebbe attirato molto i [[Luteranesimo|luterani]] tedeschi. L'autrice inoltre si pone la domanda se in questa setta vi fossero stati dei rapporti con i [[Rosacroce]] dato che in Germania emersero all'inizio del XVII secolo presso i circoli luterani.<ref>Yates 1993, p.345</ref>
Nel 1587 pubblica il ''De lampade combinatoria lulliana'', un commento dell<nowiki>'</nowiki>''Ars magna'' di [[Raimondo Lullo]] e il ''De progressu et lampade venatoria logicorum'',<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|p. 112}}</ref> commento ai ''Topica'' di [[Aristotele]]; altri commenti a opere aristoteliche sono i suoi ''Libri physicorum Aristotelis explanati'', testi pubblicati nel 1891. Pubblica ancora, a Wittenberg, il ''Camoeracensis Acrotismus'', una riedizione di ''Centum et viginti articuli de natura et mundo adversus peripateticos''. Un suo corso privato sulla ''Retorica'' sarà invece pubblicato nel 1612 col titolo di ''Artificium perorandi''; anche le ''Animadversiones circa lampadem lullianam'' e la ''Lampas triginta statuarum'' verranno pubblicate soltanto nel 1891.
 
Il nuovo duca [[Cristiano I di Sassonia|Cristiano I]], succeduto al padre morto l'11 febbraio 1586, decide di rovesciare l'indirizzo degli insegnamenti universitari che privilegiavano le dottrine del filosofo [[calvinismo|calvinista]] [[Pietro Ramo]] a svantaggio delle classiche teorie aristoteliche. Dovette essere questa svolta a spingere Bruno, l'8 marzo 1588, a lasciare l'Università di Wittenberg, non senza la lettura di una ''Oratio valedictoria'', un saluto che è un ringraziamento per l'ottima accoglienza della quale era stato gratificato:
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=== A Praga e a Helmstedt ===
{{Approfondimento
[[File:Bruno Figura amoris.jpg|thumb|"Figura dell'amore", illustrazione da ''Articuli centum et sexaginta adversus huius tempestatis mathematicos atque philosophos''. L'incisione fu realizzata da Bruno stesso.]]
|titolo = I sigilli di Giordano Bruno
Nell'aprile del 1588 Bruno giunge a [[Praga]], in quegli anni sede del [[Sacro Romano Impero]], città dove rimane sei mesi. Qui pubblica, in unico testo, il ''De lulliano specierum scrutinio'' e il ''De lampade combinatoria Raymundi Lullii'', dedicato all'ambasciatore spagnolo presso la corte imperiale, don Guglielmo de Haro (il quale vantava [[Raimondo Lullo]] fra i suoi antenati), mentre all'imperatore [[Rodolfo II d'Asburgo|Rodolfo II]], [[mecenatismo|mecenate]] e appassionato di alchimia e astrologia, dedica gli ''Articuli centum et sexaginta adversus huius tempestatis mathematicos atque philosophos'', che trattano di [[geometria]], e nella dedica rileva come per guarire i mali del mondo sia necessaria la tolleranza, sia in campo strettamente religioso – «È questa la religione che io osservo, sia per una convinzione intima sia per la consuetudine vigente nella mia patria e tra la mia gente: una religione che esclude ogni disputa e non fomenta alcuna controversia» – che in quello filosofico, campo che deve rimanere libero da autorità precostituite e da tradizioni elevate a prescrizioni normative. Quanto a lui, «alle libere are della filosofia cercai riparo dai flutti fortunosi, desiderando la sola compagnia di coloro che comandano non di chiudere gli occhi, ma di aprirli. A me non piace dissimulare la verità che vedo, né ho timore di professarla apertamente»
|contenuto = <gallery mode="slideshow">
File:Bruno Figura amoris.jpg|Amoris
File:Bruno Figura intellectus.jpg|Intellectus
File:Bruno Figura mentis.jpg|Mentis
File:Bruno Theuti radius.gif|Theuti radius
</gallery>
I sigilli di Giordano Bruno sono delle incisioni realizzate dallo stesso e pubblicate all'interno delle sue opere a partire dal periodo praghese. Esse rappresentano figure geometriche sovrapposte ma anche veri e propri disegni con presunte decorazioni e lettere. A parte il titolo dei sigilli non abbiamo alcuna spiegazione in merito al loro significato o al loro reale utilizzo. Fino a oggi sono state fatte molto congetture dai vari studiosi senza giungere a nessuna conclusione definitiva.
}}
Nell'aprile del 1588 Bruno giunge a [[Praga]], in quegli anni sede del [[Sacro Romano Impero]], città dove rimane sei mesi. Qui pubblica, in unico testo, il ''De lulliano specierum scrutinio'' e il ''De lampade combinatoria Raymundi Lullii'', dedicato all'ambasciatore spagnolo presso la corte imperiale, don [[Guillem de Santcliment]] (il quale vantava [[Raimondo Lullo]] fra i suoi antenati), mentre all'imperatore [[Rodolfo II d'Asburgo|Rodolfo II]], [[mecenatismo|mecenate]] e appassionato di alchimia e astrologia, dedica gli ''Articuli centum et sexaginta adversus huius tempestatis mathematicos atque philosophos'', che trattano di [[geometria]], e nella dedica rileva come per guarire i mali del mondo sia necessaria la tolleranza, sia in campo strettamente religioso – «È questa la religione che io osservo, sia per una convinzione intima sia per la consuetudine vigente nella mia patria e tra la mia gente: una religione che esclude ogni disputa e non fomenta alcuna controversia» – sia in quello filosofico, campo che deve rimanere libero da autorità precostituite e da tradizioni elevate a prescrizioni normative. Quanto a lui, «alle libere are della filosofia cercai riparo dai flutti fortunosi, desiderando la sola compagnia di coloro che comandano non di chiudere gli occhi, ma di aprirli. A me non piace dissimulare la verità che vedo, né ho timore di professarla apertamente»
 
Ricompensato con trecento [[tallero|talleri]] dall'imperatore, in autunno Bruno, che sperava di essere accolto a corte, decide di lasciare Praga e, dopo una breve tappa a [[Tubinga]], giunge a [[Helmstedt]], nella cui Università, chiamata ''[[Università di Helmstedt|Academia Julia]]'', si registra il 13 gennaio 1589.
 
[[File:Bruno122.jpg|thumb|left|Una targa presso il Planetario di [[Praga]] ricorda il passaggio del filosofo in quella città]]
Il 1º luglio 1589, per la morte del fondatore dell'Accademia, il duca [[Giulio di Brunswick-Lüneburg|Julius von Braunschweig]], vi legge l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Oratio consolatoria'', ove presenta se stesso come forestiero ed esule: «spregiai, abbandonai, perdetti la patria, la casa, la facoltà, gli onori, e ogni altra cosa amabile, appetibile, desiderabile». In Italia «esposto alla gola e alla voracità del lupo romano, qui libero. Lì costretto a culto superstizioso e insanissimo, qui esortato a riti riformati. Lì morto per violenza di tiranni, qui vivo per l'amabilità e la giustizia di un ottimo principe». Le [[Muse (mitologiadivinità)|Muse]] dovrebbero essere libere per diritto naturale eppure «sono invece, in [[Italia]] e in [[Spagna]], conculcate dai piedi di vili preti, in [[Francia]] patiscono per la guerra civile rischi gravissimi, in [[Belgio]] sono sballottate da frequenti marosi, e in alcune regioni tedesche languono infelicemente».
 
Poche settimane dopo viene scomunicato dal sovrintendente della Chiesa luterana della città, il teologo luterano Heinrich Boethius<ref>Così il filosofo e giornalista [[Anacleto Verrecchia]] ({{Cita|Verrecchia 2002|p. 208}}). Altri, per esempio [[Michele Ciliberto]], riportano che sia stato scomunicato da un tale pastore di nome Gilbert Vöet, che secondo Verrecchia non sarebbe mai esistito a Helmstedt ({{Cita|Ciliberto 1996|p. 117}}).</ref> per motivi non noti: Bruno riesce così a collezionare le scomuniche delle maggiori confessioni europee, [[cattolicesimoChiesa cattolica|cattolica]], [[calvinismo|calvinista]] e [[luteranesimo|luterana]]. Il 6 ottobre 1586 presenta ricorso al prorettore dell'Accademia, Daniel Hoffmann, contro quellaquello che egli definisce un abuso – perché «chi ha deciso qualcosa senza ascoltare l'altra parte, anche se lo ha fatto giustamente, non è stato giusto» – e una vendetta privata. Non ricevette però risposta, perché sembra che fosse stato lo stesso Hoffmann a istigare Boethius.<ref>{{Cita|Verrecchia 2002}}.</ref>
 
Benché scomunicato, poté tuttavia rimanere ancora a Helmstedt, dove aveva ritrovato Valtin ''Acidalius'' Havenkenthal e Hieronymus Besler, già suo allievo a Wittenberg, che gli fa da copista e vedrà ancora brevemente in Italia, a [[Padova]]. Bruno compone diverse opere sulla [[magia]], tutte pubblicate postume solo nel 1891: il ''De magia'', le ''Theses de magia'', un compendio del trattato precedente, il ''De magia mathematica'' (che presenta come fonti la ''[[Steganografia|Steganographia]]'' di [[JohannesGiovanni TrithemiusTritemio|Tritemio]], il ''De occulta philosophia'' di [[Agrippa von Nettesheim|Agrippa]] e lo pseudo-Alberto Magno), il ''De rerum principiis et elementis et causis'' e la ''Medicina lulliana'', nella quale presume di aver trovato forme di applicazione della magia nella natura.
 
==== ''De magia'' ====
"Mago" è un termine che si presta a equivoche interpretazioni, ma che per l'autore, come egli stesso chiarisce sin dall{{'}}''ìncipit'' dell'opera, significa innanzitutto sapiente: sapienti come per esempio erano i [[Magi (zoroastrismo)|magi]] dello [[zoroastrismo]] o simili depositari della conoscenza presso altre culture del passato. La [[magia]] di cui Bruno si occupa non è pertanto quella associata alla [[superstizione]] o alla [[stregoneria]], bensì quella che vuole incrementare il [[Conoscenza|sapere]] e agire conseguentemente.
 
L'assunto fondamentale da cui il filosofo parte è l'onnipresenza di un'entità unica, che egli chiama indifferentemente "spirito divino, cosmico" o "[[anima del mondo]]" o anche "senso interiore", identificabile come quel [[principio]] universale che dà vita, movimento e vicissitudine a ogni cosa o aggregato nell'universo. Il mago deve tenere presente che come da Dio, attraverso gradi intermedi, tale spirito si comunica a ogni cosa "animandola", così è altrettanto possibile tendere a Dio dall'essere animato: questa ascensione dal particolare a Dio, dal multiforme all'Uno è una possibile definizione della "magia".<ref>In questo senso la magia di Bruno è uno strumento analogo all'arte della memoria, così come egli aveva teorizzato nel ''[[De umbris idearum]]''. La trama dei vincoli di cui l'autore parla in questo testo e anche nel successivo ''[[De vinculis in genere]]'', altro non è che l'"ordine mirabile" già descritto in quell'opera.</ref>
 
Lo spirito divino, che per la sua unicità e infinità connette ogni cosa a ogni altra, consente parimenti l'azione di un corpo su un altro. Bruno chiama «''vincula''» i singoli nessi fra le cose: "vincolo", "legatura".<ref>O, nella traduzione di [[Luciano Parinetto]], "ligatura": Giordano Bruno, ''La magia e le ligature'', traduzione di Luciano Parinetto, testo latino a fronte, Mimesis, Milano, 2000.</ref> La magia altro non è che lo studio di questi legami, di questa infinita trama "multidimensionale" che esiste nell'universo. Nel corso dell'opera Bruno distingue e spiega differenti tipi di legami – legami che possono essere utilizzati positivamente o negativamente, distinguendo così il mago dallo stregone. Esempi di legami sono la fede; i riti; i caratteri; i sigilli; le legature che vengono dai sensi, come la vista o l'udito; quelle che vengono dalla fantasia, eccetera.
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==== ''De minimo'' ====
{{citazione|Chi potrà ritenere che gli strumenti diano misurazioni esatte dal momento che il fluire delle cose non mantiene un identico ritmo ed un termine non si mantiene mai alla stessa distanza dall'altro?|da ''De minimo'', in ''Opere latine'', a cura di Carlo Monti, UTET}}
Nei cinque libri del ''De minimo'' si distinguono tre tipi di minimo: il minimo [[fisico]], l'[[atomo]], che è alla base della scienza della [[fisica]]; il minimo geometrico, il [[punto (geometria)|punto]], che è alla base della [[geometria]], e il minimo metafisico, o [[monade]], che è alla base della [[metafisica]]. Essere minimo significa essere indivisibile – e dunque [[Aristotele]] erra sostenendo la divisibilità all'infinito della [[materia (filosofia)|materia]] – perché, se così fosse, non raggiungendo mai la minima quantità di una sostanza, il principio e fondamento di ogni sostanza, non spiegheremmo più la costituzione, mediante aggregazioni di infiniti atomi, di mondi infiniti, in un processo di formazione altrettanto infinito.<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|p. 121}}.</ref> I composti, infatti, «non rimangono identici neppure per un attimo; ciascuno di essi, per lo scambio vicendevole degli innumerevoli atomi, si muta continuamente e ovunque in tutte le parti».
 
La materia, come il filosofo aveva già espresso nei dialoghi italiani, è in perenne mutazione, e ciò che dà vita a questo [[divenire]] è uno «spirito ordinatore», l'anima del mondo, una nell'universo infinito. Dunque nel divenire [[Eraclito|eracliteo]] dell'universo è situato l'essere [[parmenide]]o, uno ed eterno: materia e anima sono inscindibili, l'anima non agisce dall'esterno, poiché non c'è un esterno della materia. Ne viene che nell'atomo, la parte più piccola della materia, anch'esso animato dal medesimo spirito, il minimo e il massimo coincidono: è la coesistenza dei contrari: minimo-massimo; atomo-Dio; finito-infinito.<ref name=olatine1>{{Cita|Introduzione a ''Opere latine''|par. 1}}.</ref>
 
Contrariamente agli [[Atomismo|atomisti]], quali aad esempio [[Democrito]] e [[Leucippo (filosofo)|Leucippo]], Bruno non ammette l'esistenza del [[vuoto (filosofia)|vuoto]]: il cosiddetto vuoto non è che un vocabolo col quale si designa il mezzo che circonda i corpi naturali. Gli atomi hanno un "termine" in questo mezzo, nel senso che essi né si toccano né sono separati.<ref name=olatine1/> Bruno inoltre distingue fra minimi assoluti e minimi relativi, e così il minimo di un cerchio è un cerchio; il minimo di un quadrato è un quadrato, eccetera.<ref name=olatine1/>
 
I matematici dunque errano nella loro astrazione, considerando la divisibilità all'infinito degli enti geometrici. Quella che Bruno espone è, usando con terminologia moderna, una [[discretizzazione]] non solo della materia, ma anche della geometria, una [[geometria discreta]].<ref>A tale proposito: [[Ksenija Atanasijević]], ''The metaphysical and geometric doctrine of Bruno'', (1933), 1972.</ref> Ciò è necessario onde rispettare l'aderenza alla realtà fisica della descrizione geometrica, indagine in ultima analsianalisi non separabile da quella metafisica.<ref name=olatine1/>
 
==== ''De monade'' ====
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==== ''De immenso'' ====
Negli otto libri del ''De immenso'' il filosofo riprende la propria teoria cosmologica, appoggiando la teoria eliocentrica copernicana ma rifiutando l'esistenza delle [[sfera|sfere]] [[cristallo|cristalline]] e degli [[epiciclo|epicicli]] e, ribadendo la concezione dell'infinità e molteplicità dei mondi,. criticandoCritica l'[[aristotelismo]], col negarenegando qualunque differenza tra la materia terrestre e celeste, la [[cerchio|circolarità]] del moto [[pianeta|planetario]], e l'esistenza dell'[[etere (elemento classico)|etere]].
 
=== In Svizzera e di nuovo a Francoforte ===
[[File:Herrliberger Elgg 1740.jpg|thumb|Il castello di [[Elgg]] in una stampa del 1742. Il castello, situato presso Elgg e allora di proprietà di Hans Heinzel von Tägernstein, ospitò Bruno nel suo breve soggiorno nel cantone di Zurigo.]]
Verso febbraio del 1591 Bruno parte per la [[Svizzera]], accogliendo l'invito del nobile Hans Heinzel von Tägernstein e del teologo [[Raphael Egli]] (1559 – 1622), entrambi appassionati di [[alchimia]]. Così Bruno, per quattro o cinque mesi, ospite di Heinzel, insegna filosofia presso [[Zurigo]]: le sue lezioni, raccolte da Raphael Egli con il titolo di ''Summa terminorum metaphysicorum'', saranno pubblicate da costui a [[Zurigo]] nel 1595 e poi, postume, a [[Marburgo (Germania)|Marburg]] nel 1609, insieme con la ''Praxis descensus seu applicatio entis'', rimasta incompiuta.
 
La ''Summa terminorum metaphysicorum'', ovvero ''Somma dei termini metafisici'', rappresenta un'importante testimonianza dell'attività di Giordano Bruno insegnante. Si tratta di un compendio di 52 termini fra i più frequenti nell'opera di [[Aristotele]] che Bruno spiega riassumendo. Nella ''Praxis descensus'' (''Prassi del descenso'') il nolano riprende gli stessi termini (con qualche differenza) questa volta esposti secondo la propria visione. Il testo consente così di confrontare puntualmente le differenze fra Aristotele e Bruno. La ''Praxis'' è divisa in tre parti, con gli stessi termini esposti secondo la divisione triadica [[Dio]], [[intelletto]], [[anima del mondo]]. Purtroppo l'ultima parte manca del tutto e anche la rimanente non è completamente curata.<ref name=Somma>Giordano Bruno, ''Somma dei termini metafisici'', a cura di [[Guido del Giudice]], Di Renzo Editore, Roma, 2010.</ref>
 
Bruno infatti ritorna a [[Francoforte sul Meno|Francoforte]] in luglio, sempre nel 1591, per pubblicarvi ancora il ''De imaginum, signorum et idearum compositione'', dedicato ada Hans Heinzel. Ed è questa l'ultima opera la cui pubblicazione fu curata da Bruno stesso. È probabile che il filosofo avesse intenzione di tornare a Zurigo, e ciò spiegherebbe anche perché Raphael Egli abbia atteso fino al 1609 prima di pubblicare quella parte della ''Praxis'' che aveva trascritto, ma in ogni caso nella città tedesca gli eventi evolveranno ben diversamente.<ref name=Somma/>
 
Allora come oggi, Francoforte era sede di un'importante fiera del libro, alla quale partecipavano i librai di tutta Europa. Era stato così che due editori, il [[Siena|senese]] [[Giovanni Battista Ciotti|Giambattista Ciotti]] e il [[fiandre|fiammingo]] [[Giacomo Brittano]], entrambi attivi a [[Venezia]], avevano conosciuto Bruno nel 1590, almeno stando alla successive dichiarazioni di Ciotti stesso al Tribunale dell'Inquisizione di Venezia.<ref>Nella deposizione di Ciotti, il 26 maggio 1592, cioè tre giorni dopo l'arresto di Bruno, leggiamo: «Io conosco Giordano Bruni da Nola o napolitano, et è un homo piccolo, scarmo, con un poco di barba nera, de età de circa 40 anni; et la prima volta ch'io viddi costui, fu a {{sic|Francforte}} in Germania, dove ero andato alla fiera del mese di settembre, che questo settembre prossimo saran doi anni.» Citato in ''Giordano Bruno. Un'autobiografia'', a cura di [[Michele Ciliberto]], Castelvecchi, 2013.</ref> Il patrizio veneto [[Giovanni Francesco Mocenigo]], che conosceva Ciotti e aveva comprato nella sua libreria il ''De minimo'' del filosofo nolano, affidò al libraio una sua lettera nella quale invitava Giordano Bruno a Venezia affinché gli insegnasse «li secreti della memoria e li altri che egli professa, come si vede in questo suo libro».<ref>Così il libraio Giambattista Ciotti, sempre nella dichiarazione del 26 maggio 1592 agli inquisitori veneti.</ref>
 
=== Il ritorno in Italia ===
Nell'ambito della biografia di Bruno appare quantomeno strano il fatto che, dopo anni di peregrinazioni in Europa, decidesse di tornare in Italia sapendo quanto il rischio di finire sotto le mani dell'inquisizione fosse concreto. La Yates<ref>Yates 1993, p.374</ref> riguardo a ciò sostiene che probabilmente Bruno non si considerava anticattolico ma semmai una sorta di riformatore che sperava di avere concrete possibilità di incidere sulla Chiesa. Oppure il senso di pienezza di sé o della sua "missione" da compiere aveva alterato la reale percezione del pericolo a cui poteva andare incontro. Inoltre, il clima politico, ossia l'ascesa vittoriosa di [[Enrico IV di Francia|Enrico di Navarra]] sulla [[Lega cattolica (Francia)|Lega cattolica]] sembrava costituire una valida speranza per l'attuazione delle sue idee in ambito cattolico.<ref>Ciò viene dedotto dalle dichiarazioni di Mocenigo su Bruno. (Yates, 1993 p.375)</ref>
Nell'agosto 1591 Bruno è a [[Venezia]]. Che egli sia tornato in Italia spinto dall'offerta di Mocenigo non è affatto sicuro, tant'è che passeranno diversi mesi prima che egli accetti l'ospitalità del patrizio. In quel periodo Bruno, quarantatreenne, non era certo un uomo a cui mancavano i mezzi, anzi, egli era considerato «omo universale», pieno di ingegno e ancora nel pieno del suo momento creativo.<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|pp. 124-126}}</ref> A Venezia Bruno si trattenne solo pochi giorni per poi recarsi a [[Padova]] e incontrare Besler, il suo copista di Helmstedt. Qui tenne per qualche mese lezioni agli studenti tedeschi che frequentavano quella Università e sperò invano di ottenervi la cattedra di [[matematica]], uno dei possibili motivi per cui Bruno tornò in Italia.<ref>La cattedra sarà poi assegnata a [[Galileo Galilei]].</ref> Compone anche le ''Praelectiones geometricae'', l«'»''Ars deformationum'', il ''De vinculis in genere'', pubblicati postumi, e il ''De sigillis Hermetis et Ptolomaei et aliorum'', di attribuzione incerta e andato perduto.
 
Nell'agosto 1591 Bruno è a [[Venezia]]. Che sia tornato in Italia spinto dall'offerta di Mocenigo non è affatto sicuro, tant'è che passeranno diversi mesi prima che egli accetti l'ospitalità del patrizio. In quel periodo Bruno, quarantatreenne, non era certo un uomo a cui mancavano i mezzi, anzi, era considerato «omo universale», pieno di ingegno e ancora nel pieno del suo momento creativo.<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|pp. 124-126}}.</ref> A Venezia Bruno si trattenne solo pochi giorni per poi recarsi a [[Padova]] e incontrare Besler, il suo copista di Helmstedt. Qui tenne per qualche mese lezioni agli studenti tedeschi che frequentavano quella Università e sperò invano di ottenervi la cattedra di [[matematica]], uno dei possibili motivi per cui Bruno tornò in Italia.<ref>La cattedra sarà poi assegnata a [[Galileo Galilei]].</ref> Compone anche le ''Praelectiones geometricae'', l{{'}}''Ars deformationum'', il ''De vinculis in genere'', pubblicati postumi, e il ''De sigillis Hermetis et Ptolomaei et aliorum'', di attribuzione incerta e andato perduto.
A novembre, con il ritorno di Besler in Germania per motivi familiari, Bruno tornò a Venezia e fu solo verso la fine del marzo 1592 che egli si stabilì in casa del patrizio veneziano, che era interessato alle arti della memoria e alle discipline magiche. Il 21 maggio Bruno informò il Mocenigo di voler tornare a Francoforte per stampare delle sue opere: questi pensò che Bruno cercasse un pretesto per abbandonare le lezioni e il giorno dopo lo fece sequestrare in casa dai suoi servitori. Il giorno successivo, il 23 maggio,<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|p. 127}}</ref> Mocenigo presentò all'[[Inquisizione]] una denuncia scritta, accusando Bruno di [[blasfemia]], di disprezzare le religioni, di non credere nella [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] divina e nella [[transustanziazione]], di credere nell'eternità del mondo e nell'esistenza di mondi infiniti, di praticare arti magiche, di credere nella [[metempsicosi]], di negare la verginità di Maria e le punizioni divine.
 
A novembre, con il ritorno di Besler in Germania per motivi familiari, Bruno tornò a Venezia e fu solo verso la fine del marzo 1592 che si stabilì in casa del patrizio veneziano, che era interessato alle arti della memoria e alle discipline magiche. Il 21 maggio Bruno informò il Mocenigo di voler tornare a Francoforte per stampare delle sue opere: questi pensò che Bruno cercasse un pretesto per abbandonare le lezioni e il giorno dopo lo fece sequestrare in casa dai suoi servitori. Il giorno successivo, il 23 maggio,<ref>{{Cita|Ciliberto 1996|p. 127}}.</ref> Mocenigo presentò all'[[Inquisizione]] una denuncia scritta, accusando Bruno di [[Leggi sulla blasfemia|blasfemia]], di disprezzare le religioni, di non credere nella [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] divina e nella [[transustanziazione]], di credere nell'eternità del mondo e nell'esistenza di mondi infiniti, di praticare arti magiche, di credere nella [[Reincarnazione|metempsicosi]], di negare la verginità di Maria e le punizioni divine.
Quel giorno stesso, la sera del 23 maggio del 1592, Giordano Bruno fu arrestato e tratto nelle carceri dell'Inquisizione di Venezia, in [[Chiesa di San Domenico (Venezia)|San Domenico a Castello]].
 
Quel giorno stesso, la sera del 23 maggio del 1592, Giordano Bruno fu arrestato e tratto nelle carceri dell'Inquisizione di Venezia, in [[Chiesa di San Domenico (Venezia)|san Domenico a Castello]].
 
=== Il processo e la condanna ===
{{vedi anche|Processo dia Giordano Bruno}}
{{citazione|Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell'ascoltarla.|Giordano Bruno rivolto ai giudici dell'Inquisizione<ref>Citato in [[Caspar Schoppe]], ''Epistola a Konrad Rittershausen'', in [[Vincenzo Spampanato]], ''Vita di Giordano Bruno''. È la frase che Bruno pronunciò, costretto in ginocchio, dopo aver ascoltata la sentenza di condanna l'8 febbraio del 1600.</ref>|Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam.|lingua=la}}
 
[[File:Relief Bruno Campo dei Fiori n1.jpg|thumb|Il processo di Giordano Bruno, bassorilievo del basamento della statua in [[Campo de' Fiori]] dello scultore [[Ettore Ferrari]]]]
Naturalmente Bruno sa che la sua vita è in gioco e si difende abilmente dalle accuse dell'Inquisizione veneziana: nega quanto può, tace, e mente anche, su alcuni punti delicati della sua dottrina, confidando che gli inquisitori non possano essere a conoscenza di tutto quanto egli abbia fatto e scritto, e giustifica le differenze fra le concezioni da lui espresse e i dogmi cattolici con il fatto che un filosofo, ragionando secondo «il lume naturale», può giungere a conclusioni discordanti con le materie di fede, senza dover per questo essere considerato un eretico. AdA ogni buon conto, dopo aver chiesto perdono per gli «errori» commessi, si dichiara disposto a ritrattare quanto si trovi in contrasto con la dottrina della Chiesa.
L'Inquisizione romana chiede però la sua estradizione, che viene concessa, dopo qualche esitazione, dal Senato veneziano. Il 27 febbraio 1593 Bruno è rinchiuso nelle carceri romane del Palazzo del Sant'Uffizio. Nuovi testi, per quanto poco affidabili, essendo tutti imputati di vari reati dalla stessa Inquisizione, confermano le accuse e ne aggiungono di nuove.
 
Giordano Bruno fu forse torturato alla fine di marzo 1597, secondo la decisione della Congregazione presa il 24 marzo, stando all'ipotesi avanzata da [[Luigi Firpo]] e [[Michele Ciliberto]]<ref>«Al cadere del marzo 1597 o poco più tardi Bruno subì pertanto il suo diciassettesimo interrogatorio [...] forse inasprito dall'usuale mezz'ora di applicazione del supplizio della corda», (L. Firpo, ''Il processo di Giordano Bruno'', 1998, pp. 78-79). «Il 24 marzo 1597 la Congregazione stabilisce che l'imputato venga interrogato ''stricte'', probabilmente con l'applicazione della tortura», ({{Cita|Ciliberto 1996|pp. 137-138}}).</ref>, una circostanza negata invece dallo storico [[Andrea Del Col]].<ref>«Bruno non fu mai torturato e la diversa convinzione o dubbi al riguardo dipendono da una scarsa conoscenza dello stile del Sant'Ufficio romano: il termine usato per Bruno, "stricte", indicava un interrogatorio stringente, con contestazioni specifiche, mentre la tortura veniva formalizzata in termini diversi, con il voto previo dei consultori, durante una seduta della Congregazione». A. Del Col, ''L'inquisizione in Italia. Dal XII al XXI secolo'', 2006, pp. 546-547.</ref> Giordano Bruno non rinnegò i fondamenti della sua filosofia: ribadì l'infinità dell'universo, la molteplicità dei mondi, il moto della Terra e la non generazione delle sostanze - «queste non possono essere altro che quel che sono state, né saranno altro che quel che sono, né alla loro grandezza o sostanza s'aggionge mai, o mancarà ponto alcuno, e solamente accade separatione, e congiuntione, o compositione, o divisione, o translatione da questo luogo a quell'altro»<ref>{{Cita|L. Firpo 1993|p. 301}}.</ref>. A questo proposito spiega che «il modo e la causa del moto della terra e della immobilità del firmamento sono da me prodotte con le sue raggioni et autorità e non pregiudicano all'autorità della divina scrittura». All'obiezione dell'inquisitore, che gli contesta che nella Bibbia è scritto che la «''Terra stat in aeternum''» e il soleSole nasce e tramonta, risponde che vediamo il soleSole «nascere e tramontare perché la terraTerra se gira circa il proprio centro»; alla contestazione che la sua posizione contrasta con «l'autorità dei Santi Padri», risponde che quelli «sono meno de' filosofi prattichi e meno attenti alle cose della natura».<ref>{{Cita|L. Firpo 1993|pp. 302-303}}.</ref>
 
Il filosofo sostiene che la Terra è dotata di un'anima, che le stelle hanno natura angelica, che l'anima non è forma del corpo, e come unica concessione, è disposto ad ammettere l'immortalità dell'anima umana.
 
[[File:Brunostatue.jpg|thumb|left|Roma, Piazza di [[Campo de' Fiori]]]]
Il 12 gennaio 1599 è invitato ad [[Atto di abiura|abiurare]]re otto proposizioni eretiche, nelle quali si comprendevano la sua negazione della creazione divina, dell'immortalità dell'anima, la sua concezione dell'infinità dell'universo e del movimento della Terra, dotata anche di anima, e di concepire gli astri come angeli. La sua disponibilità ad abiurare, a condizione che le proposizioni siano riconosciute eretiche non da sempre, ma solo ''[[ex nunc]]'', è respinta dalla Congregazione dei cardinali inquisitori, tra i quali il [[Roberto Bellarmino|Bellarmino]]. Una successiva applicazione della tortura, proposta dai consultori della Congregazione il 9 settembre 1599, fu invece respinta da [[papa Clemente VIII]]<ref>Clemente VIII «''decrevit et ordinavit quod praefigatur sibi terminus ad resipiscendum pro his quas confessus est''», in {{Cita|L. Firpo 1993|p. 329}}.</ref>. Nell'interrogatorio del 10 settembre Bruno si dice ancora pronto all'abiura, ma il 16 cambia idea e infine, dopo che il Tribunale ha ricevuto una denuncia anonima che accusa Bruno di aver avuto fama di [[ateismo|ateo]] in Inghilterra e di aver scritto il suo ''Spaccio della bestia trionfante'' direttamente contro il papa, il 21 dicembre rifiuta recisamente ogni abiura, non avendo, dichiara, nulla di cui doversi pentire.
 
L'8 febbraio 1600, al cospetto dei cardinali inquisitori e dei consultori [[Benedetto Mandina]], Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, è costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza diche condannalo scaccia dal foro ecclesiastico e lo consegna al rogo;braccio secolare. Giordano Bruno, terminata la lettura della sentenza, secondo la testimonianza di [[Caspar Schoppe]],<ref>Caspar Schoppe, ''Lettera a Conrad Rittershausen'' del 17/2/1600 {{Cita|L. Firpo 1993|pp. 348-355}} tr. it. in Simonetta Bassi (a cura di), ''Immagini di Giordano Bruno 1600-1725'', Napoli, Procaccini,1996. Lo Schoppe, un luterano convertito al cattolicesimo, fu presente sia al momento della lettura della sentenza, sia a quello dell'esecuzione del Bruno.</ref> il Bruno si alza e ai giudici indirizza la storica frase: «''Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam''» («Forse tremate più voi nel pronunciare contro di me questa sentenza che io nell'ascoltarla»). Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la ''lingua in giova'' – serrata da una morsa[[mordacchia]] perché non possapotesse parlare – viene condotto in piazza [[Campo de' Fiori]], denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere.
{{citazione|Egli volse il viso pieno di disprezzo quando ormai morente, gli venne posta innanzi l'immagine di Cristo crocefisso. Così morì bruciato miseramente, credo per annunciare negli altri mondi che si è immaginato in che modo i Romani sono soliti trattare gli empi e i blasfemi. Ecco qui, caro Rittershausen, il modo in cui procediamo contro gli uomini, o meglio contro i mostri di tal specie.<ref>Caspar Schopp, ''Lettera a Conrad Rittershausen'' del 17/2/1600</ref>}}
 
== Il monumento a RomaPensiero ==
Il Dio di Giordano Bruno è da un lato [[Trascendenza|trascendente]], in quanto supera ineffabilmente la natura, ma nello stesso tempo è [[immanenza|immanente]], in quanto anima del mondo: in questo senso, Dio e [[Natura]] sono un'unica realtà da amare alla follia, in un'inscindibile [[monismo|unità]] [[Panenteismo|panenteistica]] di [[spirito (filosofia)|pensiero]] e [[materia (filosofia)|materia]], in cui dall'infinità di Dio si evince l'infinità del cosmo, e quindi la [[pluralità dei mondi]], l'unità della [[Sostanza (filosofia)|sostanza]], l'etica degli "eroici furori". Questi [[ipostasi|ipostatizza]] un Dio-Natura sotto le spoglie dell'Infinito, essendo l'infinitezza la caratteristica fondamentale del divino. Egli fa dire nel dialogo ''De l'infinito, universo e mondi'' a Filoteo:
[[File:Roma - Monumento a Giordano Bruno 2.jpg|right|thumb|Il monumento in [[bronzo]] a Giordano Bruno nella piazza romana di [[Campo de' Fiori]], opera dello [[scultore]] [[Ettore Ferrari]] (1889). Il filosofo è mostrato rivolgere il volto in direzione della [[Città del Vaticano]], in segno di ammonimento alla [[Chiesa cattolica|Chiesa]]. Originariamente Ferrari intendeva raffigurare Bruno con la mano e l'indice puntati verso il Vaticano come simbolo di accusa, rappresentandolo in atto di sfida davanti all'Inquisizione, ma poi ripiegò sul soggetto meno aggressivo di un Bruno pensoso, che comunque volge lo sguardo serio sempre verso la sede del papato. Sul basamento sono presenti l'iscrizione e vari bassorilievi rappresentanti il processo e la morte di Bruno.<ref>[http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_medioevale_e_moderna/monumenti/monumento_a_giordano_bruno ''Monumento a Giordano Bruno'', Soprintendenza di Roma]</ref>|200px]]
Secondo [[Aldo Alessandro Mola|Aldo Mola]] Giordano Bruno divenne, nella seconda metà del XIX secolo, ''la bandiera ufficiale della [[Massoneria]]'', che ne strumentalizzò il pensiero e ne interpretò la vicenda in maniera ''mitica ed allegorica''<ref>A. A. Mola, Storia della Massoneria italiana, Bompiani, Milano, 1994, pp. 196-197.</ref>. Nel penultimo decennio del 1800 un Comitato internazionale, costituito fra gli altri da [[Ernest Renan]], [[Victor Hugo]], [[Herbert Spencer]], [[Silvio Spaventa]], [[Henrik Ibsen]] e [[Walt Whitman]]<ref>Massimo Bucciantini, ''Campo dei fiori. ''Storia di un monumento maledetto'', Einaudi, Torino, 2015.</ref> , si fece promotore dell'iniziativa di erigere un monumento in memoria del filosofo, proprio nei pressi del punto dove venne bruciato vivo sul rogo. Il potere ecclesiastico si oppose fermamente a tale iniziativa, e la cosa degenerò quando, nel gennaio 1888, una manifestazione di studenti in favore del monumento fu repressa dalla polizia. A dicembre finalmente il Consiglio comunale concesse l'autorizzazione e lo spazio in piazza Campo de' Fiori, dopo che anche l'allora capo del governo [[Francesco Crispi]] ebbe espresso parere favorevole; con ciò l'[[anticlericale]] Crispi affermò di aver voluto «imprimere su Roma il suggello della modernità», in quanto capitale del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] ormai sottratta al potere papale.<ref>Christopher Duggan, ''Creare la nazione. Vita di Francesco Crispi'', Roma-Bari, Laterza, 2000, ISBN 88-420-6219-7, pp. 655-658.</ref> Il 9 giugno 1889, giorno di [[Pentecoste]], il monumento, opera dello scultore [[Ettore Ferrari]], venne finalmente inaugurato.<ref name=sta/> Il [[Papa Leone XIII]], che aveva addirittura minacciato di lasciare Roma, rimase l'intero giorno a digiunare inginocchiato davanti alla statua di [[San Pietro]], pregando contro «la lotta ad oltranza contro la religione cattolica»<ref>Enzo Mazzi, ''Giordano Bruno'', Manifestolibri, Roma 2000.</ref>. Alla base del monumento si legge un'iscrizione del filosofo [[Giovanni Bovio]], oratore ufficiale della cerimonia di inaugurazione: «A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse».<ref name=sta/>
 
{{citazione| Io dico Dio tutto Infinito, perché da sé esclude ogni termine ed ogni suo attributo è uno e infinito; e dico Dio totalmente infinito, perché lui è in tutto il mondo, ed in ciascuna sua parte infinitamente e totalmente: al contrario dell'infinità de l'universo, la quale è totalmente in tutto, e non in queste parti (se pur, referendosi all'infinito, possono esse chiamate parti) che noi possiamo comprendere in quello|Giordano Bruno, ''De l'infinito, universo e mondi''<ref>Giordano Bruno, ''[[De l'infinito, universo e mondi]]'', nei ''Dialoghi Italiani'', Firenze, Sansoni 1985, pp. 382-385.</ref> }}
Nel [[ventennio fascista]], dopo i [[Patti lateranensi]] del 1929, alcuni [[cattolici intransigenti]] chiesero a [[Mussolini]] la rimozione della statua e l'erezione al suo posto di una sorta di "cappella espiatoria", ma il duce, memore dei disordini del 1888 e spinto dal filosofo [[Giovanni Gentile]], ideologo del [[fascismo]] e grande ammiratore di Bruno, rifiutò la richiesta.<ref name=sta>[http://www.enricomeloni.altervista.org/giordanobruno1.htm ''Giordano Bruno. III. LE VICENDE DELLA STATUA''].</ref>
 
Per queste argomentazioni e per le sue convinzioni sulla [[Bibbia|Sacra Scrittura]], sulla [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] e sul [[Cristianesimo]], Giordano Bruno, già scomunicato, fu incarcerato, giudicato [[Eresia|eretico]] e quindi condannato al [[Morte sul rogo|rogo]] dall'[[Inquisizione]] della Chiesa cattolica. Fu arso vivo a piazza [[Campo de' Fiori]] il 17 febbraio 1600, durante il pontificato di [[Papa Clemente VIII|Clemente VIII]].
Ogni anno, a Campo de' Fiori, ogni 17 febbraio, si sono svolti molti raduni di laici e militanti, per manifestare contro le ingerenze clericali o semplicemente per commemorare il rogo del filosofo. Solo durante il fascismo questi raduni e cerimonie vennero vietati.<ref name=sta/>
 
Ma la sua filosofia sopravvisse alla sua morte, portò all'abbattimento delle barriere tolemaiche, rivelò un universo molteplice e non centralizzato e aprì la strada alla [[Rivoluzione scientifica]]: per il suo pensiero Bruno è quindi ritenuto un precursore di alcune idee della [[Cosmologia (filosofia)|cosmologia]] moderna, come il [[multiverso]]<ref>Stefano Ulliana, ''Alcune recenti interpretazioni del pensiero di Giordano Bruno'', Narcissus.me, 2012, pag. 212</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.lastampa.it/2013/05/27/scienza/il-cielo/ognuno-di-noi-ha-un-sosia-ma-in-un-altro-universo-B9f3T6WuIcrW4L60qQtIiM/pagina.html |titolo=''Ognuno di noi ha un sosia ma in un altro universo'' |accesso=22 dicembre 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180204070346/http://www.lastampa.it/2013/05/27/scienza/il-cielo/ognuno-di-noi-ha-un-sosia-ma-in-un-altro-universo-B9f3T6WuIcrW4L60qQtIiM/pagina.html |dataarchivio=4 febbraio 2018 |urlmorto=sì }}</ref>; per la sua morte, è considerato un [[martire]] del [[libero pensatore|libero pensiero]].<ref>Così per esempio il filosofo e deputato italiano [[Bertrando Spaventa]], in ''La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea'', lezione V, a cura di G. Gentile; G. Laterza e figli, Bari 1908. Spaventa fu convinto assertore del ruolo fondamentale della filosofia italiana nel panorama della filosofia moderna, e in particolare di Bruno e [[Tommaso Campanella|Campanella]].</ref><ref>Si legga anche la dedica riportata sotto il [https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e0/Pietrasanta-monumento_Giordano_Bruno.jpg busto marmoreo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150706225522/https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e0/Pietrasanta-monumento_Giordano_Bruno.jpg |data=6 luglio 2015 }} a [[Pietrasanta]], opera dello scultore [[Antonio Bozzano]], 1909, che così termina: «evocare l'apostolato e il martirio. I liberi pensatori della Versilia».</ref>
== Giordano Bruno e la Chiesa ==
A distanza di 400 anni, il 18 febbraio 2000 il [[papa Giovanni Paolo II]], tramite una lettera del segretario di Stato Vaticano [[Angelo Sodano]] inviata ad un convegno che si svolse a Napoli, espresse profondo rammarico per la morte atroce di Giordano Bruno, pur non riabilitandone la dottrina: anche se la morte di Giordano Bruno "costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico", tuttavia "questo triste episodio della storia cristiana moderna" non consente la riabilitazione dell'opera del filosofo nolano arso vivo come eretico, perché "il cammino del suo pensiero lo condusse a scelte intellettuali che progressivamente si rivelarono, su alcuni punti decisivi, incompatibili con la dottrina cristiana".<ref>''[http://archiviostorico.corriere.it/2000/febbraio/18/Giordano_Bruno_ecco_mea_culpa_co_0_0002188430.shtml Giordano Bruno, ecco il mea culpa del Papa]'', ''corriere.it''.</ref>
 
=== Giordano Bruno e la Chiesa ===
== La ricezione della filosofia di Bruno ==
A distanza di 400 anni, il 18 febbraio 2000 il [[papa Giovanni Paolo II]], tramite una lettera del segretario di Stato Vaticano [[Angelo Sodano]] inviata a un convegno che si svolse a Napoli, espresse profondo rammarico per la morte atroce di Giordano Bruno, pur non riabilitandone la dottrina: anche se la morte di Giordano Bruno "costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico", tuttavia "questo triste episodio della storia cristiana moderna" non consente la riabilitazione dell'opera del filosofo nolano arso vivo come eretico, perché "il cammino del suo pensiero lo condusse a scelte intellettuali che progressivamente si rivelarono, su alcuni punti decisivi, incompatibili con la dottrina cristiana".<ref>''[http://archiviostorico.corriere.it/2000/febbraio/18/Giordano_Bruno_ecco_mea_culpa_co_0_0002188430.shtml Giordano Bruno, ecco il mea culpa del Papa] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131113222054/http://archiviostorico.corriere.it/2000/febbraio/18/Giordano_Bruno_ecco_mea_culpa_co_0_0002188430.shtml |data=13 novembre 2013 }}'', ''corriere.it''.</ref> D'altronde anche nel saggio della Yates viene ribadito più volte la completa adesione di Bruno alla "religione degli egizi" scaturita dal suo sapere ermetico nonché afferma che "la religione egiziana ermetica è l'unica religione vera".<ref>{{Cita libro|nome=Franco|cognome=Manganelli|titolo=La cabala nolana: dialoghi sull'asinità "di" Giordano Bruno|url=https://books.google.it/books?id=X8amNnNRITUC&pg=PA245&lpg=PA245&dq=giordano+bruno+religione+egizia+yates&source=bl&ots=uI-QP5fAjR&sig=v0qnBN5-RCvjHGOeAa66wnCinfw&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjnjOaiqr7VAhUMnRQKHZroDPQQ6AEIKDAD#v=onepage&q=giordano%20bruno%20religione%20egizia%20yates&f=false|accesso=4 agosto 2017|data=2005|editore=Guida Editori|ISBN=978-88-6042-146-3|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170805020047/https://books.google.it/books?id=X8amNnNRITUC&pg=PA245&lpg=PA245&dq=giordano+bruno+religione+egizia+yates&source=bl&ots=uI-QP5fAjR&sig=v0qnBN5-RCvjHGOeAa66wnCinfw&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjnjOaiqr7VAhUMnRQKHZroDPQQ6AEIKDAD#v=onepage&q=giordano%20bruno%20religione%20egizia%20yates&f=false#v=onepage&q=giordano%20bruno%20religione%20egizia%20yates&f=false|dataarchivio=5 agosto 2017|urlmorto=no}}</ref>
 
=== La ricezione della filosofia di Bruno ===
[[File:Bayle dico.jpg|thumb|Il ''Dizionario'' di Pierre Bayle]]
[[File:Kaspar Schoppe - Portrait von Rubens.jpg|upright=0.7|thumb|left|Ritratto di Caspar Schoppe, opera di Peter Paul Rubens]]
Malgrado la messa all'[[Indice dei libri proibiti|Indice]] dei libri di Giordano Bruno decretata il 7 agosto 1603, questi continuarono a essere presenti nelle biblioteche europee, anche se rimasero equivoci e incomprensioni sulle posizioni del filosofo nolano, così come volute mistificazioni sulla sua figura. Già il [[cattolico]] [[Kaspar Schoppe]], ex [[luterano]] che assistette alla pronuncia della sentenza e al rogo del Nolano, pur non condividendo «l'opinione volgare secondo la quale codesto Bruno fu bruciato perché luterano» finisce con l'affermare che «Lutero ha insegnato non solo le stesse cose di Bruno, ma altre ancora più assurde e terribili», mentre il frate minimo [[Marin Mersenne]] individuò, nel 1624, nella cosmologia bruniana la negazione della libertà di Dio, oltre che del [[libero arbitrio]] umano.
Malgrado la messa all'[[Indice dei libri proibiti|Indice]] dei libri di Giordano Bruno decretata il 7 agosto 1603, questi continuarono a essere presenti nelle biblioteche europee, anche se rimasero equivoci e incomprensioni sulle posizioni del filosofo nolano, così come volute mistificazioni sulla sua figura. Già il [[Chiesa cattolica|cattolico]] [[Caspar Schoppe]], ex [[Luteranesimo|luterano]] che assistette alla pronuncia della sentenza e al rogo di Bruno, pur non condividendo «l'opinione volgare secondo la quale codesto Bruno fu bruciato perché luterano» finisce con l'affermare che «Lutero ha insegnato non solo le stesse cose di Bruno, ma altre ancora più assurde e terribili», mentre il frate minimo [[Marin Mersenne]] individuò, nel 1624, nella cosmologia bruniana la negazione della libertà di Dio, oltre che del [[libero arbitrio]] umano.
 
Mentre gli astronomi [[Tycho Brahe]] e [[Giovanni Keplero|Keplero]] criticarono l'ipotesi dell'infinità dell'universo, non presa in considerazione nemmeno da [[Galileo Galilei|Galileo]], il libertino [[Gabriel Naudé]], nella sua ''Apologie pour tous les grands personnages qui ont testé faussement soupçonnez de magie'', del 1653, esaltò in Bruno il libero ricercatore delle leggi della natura.
 
[[Pierre Bayle]], nel suo ''Dizionario'' del 1697, arrivò a dubitare della morte per rogo di Bruno e vide in lui il precursore di [[Baruch Spinoza|Spinoza]] e di tutti i moderni [[panteismo|panteisti]], un [[monismo|monista]] [[Ateismo|ateo]] per il quale unica realtà è la natura. Gli rispose il teologo [[deismo|deista]] [[John Toland]], che conosceva lo ''Spaccio della bestia trionfante'' e lodava in Bruno la serietà scientifica e il coraggio dimostrato nell'aver eliminato dalla speculazione filosofica ogni riferimento alle religioni positive; segnala lo ''Spaccio'' a [[Gottfried Wilhelm von Leibniz|Leibniz]] - che tuttavia considera Bruno un mediocre filosofo - e al [[Mathurin Veyssière de La Croze|de La Croze]], convinto dell'ateismo di Bruno. Con quest'ultimo concorda il [[Johann Franz Budde|Budde]], mentre [[Christoph August Heumann]] ritorna erroneamente a ipotizzare un protestantesimo di Bruno.
 
Con l'[[Illuminismo]], l'interesse e la notorietà di Bruno aumenta: il matematico tedesco [[Johann Friedrich Weidler]] conosce il ''De immenso'' e lo ''Spaccio'', mentre [[Jean Sylvain Bailly]] lo definisce «ardito e inquieto, amante delle novità e schernitore delle tradizioni», ma gli rimprovera la sua irreligiosità. In [[Italia]] Giordano Bruno è molto apprezzato da [[Matteo Barbieri]], autore di una ''Storia'' dei matematici e filosofi del Regno di Napoli, dove afferma che Bruno «scrisse molte cose sublimi nella [[Metafisica]], e molte vere nella [[Fisica]] e nell'[[Astronomia]]» e ne fa un precursore della teoria dell'armonia prestabilita di [[Gottfried Wilhelm von Leibniz|Leibniz]] e di tanta parte delle teorie di [[Cartesio]]: «Il sistema dei vortici di Cartesio, o quei globuli giranti intorno i loro centri nell'aere, e tutto il sistema fisico è di Bruno. Il principio di dubitazione saviamente da Cartesio introdotto nella filosofia a Bruno si deve, e molte altre cose nella filosofia di Cartesio sono di Bruno».
 
Questa tesi è negata dall'abate [[Jean-Pierre Niceron|Niceron]], per il quale il razionalista Cartesio nulla può aver preso dal Bruno: questi, irreligioso e ateo come Spinoza, che ha identificato Dio con la natura, è rimasto legato alla filosofia del Rinascimento credendo ancora nella [[magia]] e, per quanto ingegnoso, è spesso contorto e oscuro. [[Johann Jacob Brucker]] concorda con l'incompatibilità di Cartesio con Bruno, che egli considera un filosofo molto complesso, posto tra il monismo spinoziano e il [[neopitagorismo]], la cui concezione dell'universo consisterebbe nella sua creazione per emanazione da un'unica fonte infinita, dalla quale la natura creata non cesserebbe di dipendere.
 
Fu [[Denis Diderot|Diderot]] a scrivere per l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Enciclopedia'' la voce su Bruno, da lui considerato precursore di Leibniz - nell'armonia prestabilita, nella teoria della monade, nella ragione sufficiente - e di Spinoza, il quale, come Bruno, concepisce Dio come [[essenza (filosofia)|essenza]] infinita nella quale [[libertà]] e [[necessità]] coincidono: rispetto a Bruno «pochi sarebbero i filosofi paragonabili, se l'impeto della sua immaginazione gli avesse permesso di ordinare le proprie idee, unendole in un ordine sistematico, ma egli era nato poeta». Per Diderot, Bruno, che si è sbarazzato della vecchia filosofia aristotelica, è con Leibniz e Spinoza il fondatore della filosofia moderna.
 
[[File:Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling.png|thumb|left|Friedrich Wilhelm Schelling]]
Nel 1789 [[Friedrich Heinrich Jacobi|Jacobi]] pubblica per la prima volta ampi estratti in tedesco del ''De la causa, principio et uno'' di «questo oscuro scrittore», che aveva però saputo dare un «disegno netto e bello del panteismo». Lo spiritualista Jacobi non condivide certo il panteismo ateo di Bruno e Spinoza, di cui ritiene inevitabili le contraddizioni, ma non manca di riconoscerne la grande importanza nella storia della filosofia moderna. Da Jacobi, nel 1802, [[Friedrich Schelling|Schelling]] trae spunto per il suo dialogo su Bruno, al quale riconosce di aver colto quello che per lui è il fondamento della filosofia: l'unità del Tutto, l'Assoluto, nel quale successivamente si conoscono le singole cose finite. [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] conosce Bruno di seconda mano e nelle sue ''Lezioni'' presenta la sua filosofia come l'attività dello spirito che assume «disordinatamente» tutte le forme, realizzandosi nella natura infinita: «È un gran punto, per cominciare, quello di pensare l'unità; l'altro punto fu cercare di comprendere l'universo nel suo svolgimento, nel sistema delle sue determinazioni, mostrando come l'esteriorità sia segno delle idee».
 
In Italia, è l'hegeliano [[Bertrando Spaventa]] a vedere nel Bruno il precursore di Spinoza, anche se il filosofo nolano oscilla nello stabilire un chiaro rapporto fra la natura e Dio, che appare ora identificarsi con la natura e ora mantenersi come principio sovramondano, osservazioni riprese da [[Francesco Fiorentino]], mentre il suo allievo [[Felice Tocco]] mostra come Bruno, pur dissolvendo Dio nella natura, non abbia rinunciato a una valutazione positiva della religione, concepita come utile educatrice dei popoli.
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Nel primo decennio del [[XX secolo|Novecento]] si completa in Italia l'edizione di tutte le opere e si accelerano gli studi biografici su Giordano Bruno<ref>Bassi, Simonetta, ''Momenti della fortuna di Giordano Bruno fra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento'', Rivista di storia della filosofia : LXVII, 3, 2012, Milano : Franco Angeli, 2012.</ref>, con particolare riguardo al processo. Per [[Giovanni Gentile]] Bruno, oltre a essere un martire della libertà di pensiero, ha avuto il grande merito di dare un'impronta strettamente razionale, e dunque moderna, alla sua filosofia, trascurando misticismi medievaleggianti e suggestioni magiche. Opinione, quest'ultima, discutibile, come recentemente ha inteso mettere in luce la studiosa inglese [[Frances Yates]], presentando Bruno nelle vesti di un autentico [[ermetismo (filosofia)|ermetico]].
 
Mentre [[Nicola Badaloni (marxistapolitico 1924)|Nicola Badaloni]] ha rilevato come l'ostracismo decretato contro il Bruno abbia contribuito a emarginare l'Italia dalle innovative correnti della grande filosofia del [[XVII secolo|Seicento]] europeo, fra i maggiori e più assidui contributi nella definizione della filosofia bruniana si contano attualmente quelli portati dagli studiosi [[Giovanni Aquilecchia]] e [[Michele Ciliberto]].[[File:Giordano_Bruno_2018.jpg|thumb|Il [[monumento a Giordano Bruno]] nella piazza romana di [[Campo de' Fiori]], opera bronzea dello [[Scultura|scultore]] [[Ettore Ferrari]] (1889)<ref>[http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_medioevale_e_moderna/monumenti/monumento_a_giordano_bruno ''Monumento a Giordano Bruno'', Soprintendenza di Roma]</ref>|200px]]
 
== Intitolazioni ==
{{Vedi anche|Monumento a Giordano Bruno}}
[[File:Rivista italiana di numismatica 1890 p 284.png|thumb|Medaglia con Monumento a Giordano Bruno in [[Campo de' Fiori]] a Roma, anno 1890, incisione di Luigi Broggi. La medaglia, di mm 60, fu coniata in 205 esemplari e donata a personaggi illustri e comitati vari. Insieme a questa fu coniata un'altra medaglia di 64 mm in bronzo, abbastanza simile, a scopo commerciale]]
[[File:Rivista italiana di numismatica 1890 p 284.png|thumb|Medaglia con monumento a Giordano Bruno in [[Campo de' Fiori]] a Roma, anno 1890, incisione di Luigi Broggi. La medaglia, di 60 mm, fu coniata in 205 esemplari e donata a personaggi illustri e comitati vari. Insieme a questa fu coniata un'altra medaglia di 64 mm in bronzo, abbastanza simile, a scopo commerciale]]
 
* Gli sono stati dedicati il cratere lunare [[cratere Giordano Bruno|Giordano Bruno]] e due asteroidi della fascia principale, [[5148 Giordano]] e [[13223 Cenaceneri]].
* Il letterato [[Mario Rapisardi]] gli dedicò un'epigrafe:
{{Citazione|''All'ipocrisia volpeggiante / fra la scuola e la sagrestia, ai conciliatori della scienza col sillabo, / all'imbestiato borghesume, che tutto falsando e trafficando, / d'ogni sacrificio eroico / beatamente sogghigna, / le coscienze, cui sorride ancora la fede / nel trionfo di tutte le umane libertà, / lanciano oggi ad una voce dalle università Italiane / una sfida solenne / a gloria della tua virtù, / a vendetta del tuo martirio / o GIORDANO BRUNO.''}}
* ANumerose scuole sono state intitolate a Bruno in tutta Italia, in particolare licei classici o scientifici: ad esempio ad [[MaddaloniArzano]], in[[Albenga]], Campania[[Roma]], [[Torino]], [[Perugia]], [[Mestre]], [[Budrio]] e [[Melzo]], mentre a [[Maddaloni]] gli sono stati intitolati il Convitto nazionale e il liceo classico cittadino.
* In Italia sono numerosi i monumenti intitolati a Giordano Bruno, sono presenti: un monumento in piazza Giordano Bruno a [[Nola]], sua città natale, un busto a [[Montella]], un bassorilievo a [[Monsampolo del Tronto]] e un'epigrafe a [[Teora]]. Un’altra epigrafe è posizionata a Palazzo Fieschi a [[Sestri Ponente]]. A [[Roma]], in [[Campo de' Fiori]], a commemorazione del rogo, sorge il più importante [[monumento a Giordano Bruno]], opera dello scultore [[Ettore Ferrari]].
* A [[Montella]], in [[provincia di Avellino]], sulla facciata della Biblioteca Comunale, è localizzato un busto di Giordano Bruno, realizzato dall'artista Carmine Sica e inaugurato nel 1909 su iniziativa del politico locale Ferdinando Cianciulli. Il busto è corredato da un'epigrafe dettata dal filosofo [[Roberto Ardigò]]:<br />«A Giordano Bruno rivelatore impavido delle verità nuove ferocemente immolato dal pregiudizio insano di tristi tempi l'età per lui rinnovellata pone vendicatrice e consagra.»
*L'[[Massoneria|obbedienza massonica]] del [[Grande Oriente d'Italia|Grande Oriente d’Italia]] ha istituito, da molti anni, la cosiddetta [[Onorificenza Giordano Bruno]] emessa al merito muratorio, ripartita in due classi (una medaglia in bronzo e una in oro) che rappresenta il più alto conferimento massonico italiano.
* Nel piccolo centro abitato di [[Monsampolo del Tronto]], paesino in [[provincia di Ascoli Piceno]], è possibile trovare un grande bassorilievo dedicato a Giordano Bruno, su cui si trova il ritratto del dominicano e una iscrizione contenente un passo tratto dalle sue scritture. L'irriverente opera fu realizzata da un gruppo di giovani del paese, i quali erano rimasti indignati quando l'allora parroco si era mostrato felice all'apprendere dell'esecuzione del frate. Il bassorilievo fu applicato sulla facciata del palazzo situato proprio di fronte alla principale chiesa del paese, dedicata a Maria Santissima Assunta.
*A [[Teora]], in piazza Giordano Bruno, nel settembre 2013 è stata dedicata al filosofo nolano un'epigrafe che riporta le parole del filosofo [[Aldo Masullo]]:<br />«Giordano Bruno / che nel suo tempo contro la pubblica ipocrisia scelse la morte / i cittadini di Teora / nell'oggi affamato di libertà ma insidiato dalle nuove ingiustizie / ammirano / ricordandone l'esortazione agli uomini di ogni tempo: / "convertitevi alla giustizia / perché separati da essa siamo separati da noi stessi".»
* Dal 2004 a Roma nella piazza [[Campo de' Fiori]] si commemora l'anniversario della sua morte avvenuta 17 febbraio 1600.
 
== Influenza culturale ==
=== Letteratura ===
[[Frances Yates]] si chiese, nel testo ''Giordano Bruno e la tradizione ermetica'', quanto la figura e il ruolo del mago che [[William Shakespeare|Shakespeare]] presenta con [[Prospero (La tempesta)|Prospero]], ne ''[[La tempesta]]'', fosse influenzata dalla formulazione del ruolo del mago attuata da Giordano Bruno<ref>''Giordano Bruno: return to italy'' in Frances Yates, ''Giordano Bruno and the hermetic tradition'',Taylor & Francis, 1999, [http://books.google.com/books?id=V5DMa7eWOlkC&pg=PA357&lpg=PA357&dq=frances+yates+bruno+prospero&source=bl&ots=a1BHpaQxn0&sig=hPkbZGcuV7pdprLzHXWtJKNBgNM&hl=it&ei=yN2eTYTGLdHwsgat--S9Bw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CEYQ6AEwBg#v=onepage&q&f=false p.357].</ref>. Sempre in Shakespeare, è ormai dai più accettata l'identificazione del personaggio di Berowne in ''[[Pene d'amor perdute]]'' con il filosofo italiano, considerando il parzialmente documentato e più che plausibile incontro tra i due durante il suo soggiorno inglese.<ref name=echi>Francesco Lamendola, ''[httphttps://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35947 Echi del pensiero di Giordano Bruno in Shakespeare e nella cultura inglese tra 1500 e 1600, Francesco Lamendola] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20171201043430/https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35947 |data=1 dicembre 2017 }}'', ''ariannaeditrice.it'', 25 novembre 2010.</ref>
 
Un riferimento molto più esplicito si trova in ''[[La tragica storia del Dottor Faust|The Tragical History of Doctor Faustus]]'', del drammaturgo inglese [[Christopher Marlowe]] (1564 – 1593): il personaggio Bruno, l'antipapa, riassume molte caratteristiche della vicenda del filosofo:
{{citazione|''I cardinali dormienti si affannano / a punire Bruno, che invece è lontano. Vola. / Il suo superbo corsiero, vivo come il pensiero, / Già passa le Alpi.''|Christopher Marlowe, ''La triste storia del dottor Faust''; citato in Jean Rocchi, ''Giordano Bruno davanti all'inquisizione'', Stampa Alternativa}}
 
La stessa vicenda del Faust marlowiano richiama alla mente la figura del "furioso" bruniano in ''[[De gli eroici furori]]''.<ref name=echi/>
 
==== Poesia ====
A Giordano Bruno è dedicata anche una poesia di [[Trilussa]].
 
=== Cinema ===
[[File:GiordanoBruno1973.png|thumb|Una scena dal film ''[[Giordano Bruno (film)|Giordano Bruno]]'' di [[Giuliano Montaldo]] (1973), interpretato da [[Gian Maria Volonté]]]]
* Il filosofo è protagonista nel film di [[Giuliano Montaldo]] ''[[Giordano Bruno (film)|Giordano Bruno]]'' del (1973) nel quale è stato interpretato da [[Gian Maria Volonté]].
* Giordano Bruno compare anche nel film ''[[Galileo (film 19691968)|Galileo]]'' del 1969(1968) di [[Liliana Cavani]], interpretato da [[Georgi Kalojančev]].
* Negli anni novanta Rai Uno produce un film documentario curato da [[Gabriele La Porta]] su Giordano Bruno; il filosofo è interpretato dall'attore [[Ugo De Vita]].
* Nel film ''[[Caravaggio (miniserie televisiva 2008)|Caravaggio]]'' con [[Alessio Boni]] c'è una scena in cui è mostrato il rogo di Giordano Bruno. Contrariamente alle fonti che parlano di Bruno con la "la lingua in giova" (cioè con una mordacchia alla bocca, per impedirgli di parlare), il filosofo appare legato al palo mentre poco prima delle fiamme incita la gente a non lasciarsi irretire dai falsi maestri.
* La commedia ''[[Candelaio]]'' di Giordano Bruno è al centro della fiction ''[[Il tredicesimo apostolo|Il tredicesimo apostolo - Il prescelto]]'' trasmessa dal 2012 su [[Canale 5]].
* Nel film ''[[L'ombra di Caravaggio]]'' (2022) Giordano Bruno, interpretato da [[Gianfranco Gallo]], confinato in un gabbia dalla quale uscirà per il rogo, intrattiene tra le sbarre un dialogo con [[Caravaggio]], recluso nella stessa prigione.
 
=== Musica ===
* Nel 2011 il rapper [[Caparezza]] ha dedicato a lui una mini-storiastrofa nel brano "Sono il tuo sogno eretico", presente innell'album ''[[Il sogno eretico]]'':
{{citazione|''Infine mi chiamo come il fiume/ che battezzò colui nel cui nome fui posto in posti bui,/ mica arredati col feng shui./ Nella cella reietto perché tra fede e intelletto ho scelto il suddetto,/ Dio mi ha dato un cervello, se non lo usassi gli mancherei di rispetto./ E tutto crolla come in borsa,/ la favella nella morsa,/ la mia pelle è bella arsa./ Il processo? Bella farsa!/ Adesso mi tocca tappare la bocca nel disincanto lì fuori,/ lasciatemi in vita invece di farmi una statua in Campo de' Fiori!''|Caparezza, ''Sono il tuo sogno eretico'', 2011}}
{{citazione|''Mi bruci per ciò che predico, / è una fine che non mi merito, / mandi in cenere la verità / perché sono il tuo sogno eretico.''|Caparezza, "Sono il tuo sogno eretico", 2011}}
* La metal band Californianacaliforniana [[Avenged Sevenfold]] ha dedicato a Giordano Bruno il brano intitolato ''Roman Sky'' presente nel nuovo album ''[[The Stage (album)|The Stage]]'' uscito il 28 ottobre 2016. L'album tratta infatti temi quali l' intelligenza artificiale e l'universo.
*Nel 2014 il compositore italiano [[Francesco Filidei]] ha scritto un'opera, su libretto di [[Stefano Busellato]], intitolata Giordano Bruno. La prima assoluta si è svolta il 12 settembre 2015 alla [[Casa da Música]] di Porto in Portogallo.
* Sono dedicati al filosofo anche il brano "Anima Mundi" di [[Massimiliano Larocca]] e l'album ''Numen Lumen'' del gruppo [[neofolk]] [[Hautville]], che ha nelle liriche brani di Giordano Bruno
*L'artista napoletano [[Clementino (rapper)|Clementino]] ha dedicato una sua traccia al noto filosofo e suo compaesano, intitolandola appunto ''Giordano Bruno'', presente nella versione deluxe dell'album ''[[Miracolo!]]''.
* Sono dedicati al filosofo anche il brano ''Anima Mundi'' di [[Massimiliano Larocca]] e l'album ''Numen Lumen'' del gruppo [[neofolk]] [[Hautville]], che ha nelle liriche brani di Giordano Bruno.
* È dedicata al filosofo anche la canzone ''Pleiades'' del gruppo [[Progressive metal]] statunitense [[King's X]], che nel testo dice
{{citazione|''He tried to tell us all the world was spherical, they burned his body, but not his soul''}}
 
== Opere ==
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* {{la}} ''De progressu et lampade venatoria logicorum'', Wittenberg 1588
* {{la}} ''Libri physicorum Aristotelis explanati'' (1588), Napoli 1891
* {{la}} ''CamoracensisCamoeracensis Acrotismus seu rationes articulorum physicorum adversus peripateticos'', Wittenberg 1588
* {{la}} ''Oratio valedictoria'', Wittenberg 1588
* {{la}} ''De specierum scrutinio et lampade combinatoria Raymundi Lullii'', Praga 1588
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== Note ==
{{references|Note strette}}
 
== Bibliografia ==
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* ''Dialoghi filosofici italiani'', a cura e con saggio introduttivo di [[Michele Ciliberto]], Mondadori, Milano 2000
* ''Opere italiane'', 2 voll., testi critici di [[Giovanni Aquilecchia]], coordinamento generale di [[Nuccio Ordine]], UTET, Torino 2002
* ''Opere italiane (versione in lingua moderna). Candelaio, Cena delle Ceneri, La Causa, il Principio e l'Uno, L'infinito universo e i mondi'', a cura di [[Guido del Giudice]] e Gianmario Ricchezza, 4 voll. Di Renzo Editore, Roma, 2022-25.
*''Opere. Candelaio, Canto Circeo, Cena delle ceneri, Spaccio della bestia trionfante, Heroici furori, Cabala del cavallo pegaseo, L'asino cillenico,'' a cura di [[Marzio Pieri]], 2 voll., [[La Finestra editrice]], Lavis 2011 ISBN 978-8895925-34-9
 
=== Opere latine in traduzione italiana ([[edizione critica]]) ===
* {{Cita libro|autore=Giordano Bruno||altri=introduzione di [[Carlo Monti]]|titolo=Opere latine|anno= (1980) 2013|editore=UTET|città= Torino|cid=Introduzione a ''Opere latine''}}
* ''Opere latine'', traduzione di Carlo Monti, Utet, Torino 1980
* ''Opere magiche'', edizione diretta da Michele Ciliberto, a cura di Simonetta Bassi, Elisabetta Scapparone, Nicoletta Tirinnanzi, Adelphi, Milano 2000
* ''Corpus iconographicum. Le incisioni nelle opere a stampa'', a cura di Mino Gabriele, Adelphi, Milano 2001
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* ''Acrotismo cameracense. Le spiegazioni degli articoli di fisica contro i peripatetici'', traduzione e commento di Barbara Amato, Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma 2009
* ''Somma dei termini metafisici'', a cura di [[Guido del Giudice]], Di Renzo Editore, Roma, 2010
* ''Opere Lullianelulliane'', edizione diretta da Michele Ciliberto, a cura di Marco Matteoli, Rita Sturlese, Nicoletta Tirinnanzi, Adelphi, Milano 2012
 
=== Opere italiane (altre edizioni) ===
* ''Candelaio'', Einaudi, Torino 1981
* ''La Cabala del Cavallo pegaseo con l'aggiunta dell'Asino Cillenico, ovvero, Eresia o cristianesimo ermetico?'', a cura di R. Ferragina, IGEI 2004
* {{cita libro | titolo=Le deposizioni davanti al tribunale dell'inquisizione | altri=con scritti di [[Giovanni Aquilecchia]], [[Aniello Montano]] e [[Bertrando Spaventa]]; a cura di Antonio Gargano | anno=2007 | editore=[[Edizioni La Città del Sole|La Città del Sole]] | città=Napoli | isbn=978-88-8292-346-4}}
 
=== Opere latine in traduzione italiana (altre edizioni) ===
* ''Il primo libro della Clavis Magna, ovvero, Il trattato sull'intelligenza artificiale - (contiene il De Imaginum, Signorum et Idearum Compositione)'', a cura di Claudio D'Antonio, Di Renzo Editore, Roma 1997
* ''Il secondo libro della Clavis Magna, ovvero, Il Sigillo dei Sigilli - (contiene l'Explicatio XXX Sigillorum, XXX Sigilli, Sigillus Sigillorum)'', a cura di Claudio D'Antonio, Di Renzo Editore, Roma 2002
* ''Il terzo libro della Clavis Magna, ovvero, La logica per immagini - (contiene il De Lampade XXX Statuarum)'', a cura di Claudio D'Antonio, Di Renzo Editore, Roma 2007
* ''Il quarto libro della Clavis Magna, ovvero, L'arte di inventare con Trenta Statue - (contiene il De Lampade Combinatoria Lulliana, De Compendiosa Architectura et Complemento Artis Lullii, De Specierum Scrutinio, Animadversiones in Lampadem Lullianam, De Progressu et Lampade Venatoria Logicorum)'', a cura di Claudio D'Antonio, Di Renzo Editore, Roma 2002
* ''Le ombre delle idee'', a cura di Claudio D'Antonio, Di Renzo Editore, Roma 2004
* ''L'incantesimo di Circe'', a cura di Claudio D'Antonio, Di Renzo Editore, Roma 2005
* ''L'Arte di Comunicare (Artificium Perorandi)'', a cura di C. D'Antonio, Di Renzo Editore, Roma, 2007
 
* ''Il terzo libro della Clavis Magna, ovvero, La logica per immagini - (contiene il De Lampade XXX Statuarum)'', a cura di Claudio D'Antonio, Di Renzo Editore, Roma 2007
=== Antologie ===
* ''Scintille d'infinito. Il pensiero del grande filosofo in 300 aforismi'', a cura di [[Guido del Giudice]], Di Renzo Editore, Roma, 2020,25.
 
=== Studi ===
{{div col|cols=strette}}
* [[Marin Mersenne]], ''L'impieté des Deistes et des plus subtils Libertins''..., Paris 1624
* Guillaume Naudé, ''Apologie pour tous les grand personnages''..., La Haye 1653
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* [[Francesco Fiorentino]], ''Il panteismo di Giordano Bruno'', Napoli 1861
* Felice Tocco, ''Giordano Bruno'', Firenze 1886
* [[Cesare Teofilato]], ''Cristo e Bruno'', in Il Libertario, giornale anarchico, La Spezia 7 mar 1907, (V, 186).
* [[Cesare Teofilato]], ''Ai liberi lettori, XVII Febbraio MDC'', numero unico dedicato a Giordano Bruno, Francavilla Fontana. 17 feb 1910, pag. 2.
* Kaspar Schoppe, ''Lettera a Konrad Rittershausen'', in V. Spampanato, ''Vita di Giordano Bruno, con documenti editi e inediti'', Principato, Messina 1921
* [[Vincenzo Spampanato]], ''Documenti della vita di Giordano Bruno'', Olschki, Firenze 1933
* {{Cita libro|autore=|curatore =Antonio Gargano, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici|altri = da V. Spampanato, ''Documenti della vita di Giordano Bruno'', Firenze 1933|titolo=Le deposizioni davanti al tribunale dell'Inquisizione|anno=2000|editore=La città del sole|città= Napoli|cid=''Le deposizioni'' 2000}}
* [[Hegel|Georg W. F. Hegel]], ''Lezioni di storia della filosofia'', La Nuova Italia, Firenze 1934
* [[Nicola Badaloni (marxistapolitico 1924)|Nicola Badaloni]], ''La filosofia di Giordano Bruno'', Firenze 1955
* {{cita libro|wkautore=Friedrich Heinrich Jacobi|nome=Friedrich H. |cognome=Jacobi, ''|titolo=La dottrina di Spinoza. Lettere al signor Moses Mendelssohn'', |editore=Laterza, Bari |data=1969}}
* {{cita libro|nome=Giovanni |cognome=Aquilecchia,|wkautore=Giovanni ''Aquilecchia|titolo=Giordano Bruno'', |città=Roma |data=1971}}
* [[Bertrando Spaventa]], ''Carattere e sviluppo della filosofia italiana del secolo XVI al nostro tempo'', Firenze 1972
* Arturo Deregibus, ''Il concetto dell'infinito nel pensiero filosofico di Bruno'', GiappicchelliGiappichelli, Torino 1981
* Arturo Deregibus, ''Bruno e Spinoza: la realtà dell'infinito e il problema della sua unità'', GiappicchelliGiappichelli, Torino 1981
* Maria Rita Pagnoni Sturlese, ''Su Bruno e Tycho Brahe'', in "Rinascimento", XXV, 1985
* Luciana De Bernart, ''Immaginazione e scienza in Giordano Bruno: l'infinito nelle forme dell'esperienza'', ETS, Pisa 1986
* [[Nicola Badaloni (marxistapolitico 1924)|Nicola Badaloni]], ''Giordano Bruno tra cosmologia ed etica'', De Donato, Bari 1988
* [[{{cita libro | nome= Frances A.| cognome= Yates]],|wkautore=Frances A. Yates| titolo= ''Giordano Bruno e la tradizione ermetica'',| anno= 1992| editore= Laterza,| città= Roma - Bari 1992}}
* [[Frances A. Yates]], ''L'arte della memoria'', Torino, Einaudi, 1993.
* {{Cita libro|autore=[[Luigi Firpo]]|titolo=Il processo di Giordano Bruno|anno=1993|editore=Salerno|città= Roma|anno=1993|cid=L. Firpo 1993}}
* [[Guido del Giudice]], ''Giordano Bruno. Il Profeta dell'universo infinito'', Amazon libri, 2015.
* {{Cita libro|autore=|titolo=Le deposizioni davanti al tribunale dell'Inquisizione|curatore =Antonio Gargano, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici|altri = da V. Spampanato, ''Documenti della vita di Giordano Bruno'', Firenze 1933|editore=La città del sole|città= Napoli|anno=2000|cid=''Le deposizioni'' 2000}}
* {{Cita libro|autore=[[Michele Ciliberto]]|titolo=Introduzione a Bruno|anno=1996|editore=Laterza|città= Roma - Bari|cid=Ciliberto 1996}}
* Simonetta Bassi, ''Immagini di Giordano Bruno'', 1600 - 1725, Napoli 1996
* [[Pasquale Sabbatino]], ''Giordano Bruno e la «mutazione» del Rinascimento'', Firenze, Olschki, 1998, ISBN 88-222-4044-8;
* Chiara Lefons (a cura di), ''Indice dei nomi, dei luoghi e delle cose notevoli nelle opere di Giordano Bruno'', Istituto nazionale di studi sul Rinascimento. Quaderni di «Rinascimento», vol. 38
* Guido Zingari, "Il pensiero in fumo:Giordano Bruno e Pasolini: gli eretici totali",Costa & Nolan, Ancona-Milano, 1999 ISBN 88-7648-354-3
* SandroGuido ManciniZingari, ''LaIl sferapensiero infinita.in Identitàfumo: eGiordano differenzaBruno nele pensieroPasolini: digli Giordanoeretici Brunototali'', [[MimesisCosta Edizioni]]& Nolan, Sesto San Giovanni (Ancona-Milano) 2000, 1999 ISBN 978-88-872317648-86354-13
* Sandro Mancini, ''La sfera infinita. Identità e differenza nel pensiero di Giordano Bruno'', [[Mimesis Edizioni]], Sesto San Giovanni (Milano) 2000 ISBN 978-88-87231-86-1
* Friedrich W. J. Schelling, ''Bruno. Ovvero sul principio divino e naturale delle cose. Un dialogo'', Olschki, Firenze 2000
* Filippo Camerota, ''Il compasso di Fabrizio Mordente. Per la storia del compasso di proporzione'', Firenze, Olschki, 2000
* Matteo D'Amico, '' Giordano Bruno. Avventure e misteri del grande mago nell'Europa del Cinquecento'', Piemme editore, Milano, 2000
* Saverio Ricci, ''Giordano Bruno nell'Europa del Cinquecento'', Roma, Salerno editrice, 2000
* Hilary Gatti, ''Giordano Bruno e la scienza del Rinascimento'', Raffaello Cortina Editore, Milano 2001 ISBN 88-7078-677-3
*Michael White, ''The Pope and the Heretic: The True Story of Giordano Bruno, the Man Who Dared to Defy the Roman Inquisition'' [First Edition], 0060933887, 9780060933883, 9780061442704, Harper Perennial, 2002
* {{Cita libro|autore=[[Anacleto Verrecchia]]|titolo=Giordano Bruno: la falena dello spirito|città=Roma|editore=Donzelli|anno=2002|ISBN=88-7989-676-8|cid=Verrecchia 2002}}
* {{Cita libro|autore=[[Anacleto Verrecchia]]|titolo=Giordano Bruno: la falena dello spirito|anno=2002|editore=Donzelli|città=Roma|cid=Verrecchia 2002|ISBN=88-7989-676-8}}
* [[Pasquale Sabbatino]], ''A l'infinito m'ergo. Giordano Bruno e il volo del moderno Ulisse'', Firenze, Olschki, 2004 ISBN 88-222-5282-9
* Eugen Drewermann, ''Giordano Bruno, il filosofo che morì per la libertà dello spirito'', Milano, Rizzoli UR 2008, ISBN 978-88-17-11877-4
* [[Guido del Giudice]], ''La coincidenza degli opposti. Giordano Bruno tra Oriente e Occidente'', Di Renzo Editore, Roma 2005
* {{Cita libro|autore=[[Michele Ciliberto]]|titolo=Introduzione a Bruno|editore=Laterza|città= Roma - Bari|anno=1996|cid=Ciliberto 1996}}
* [[Michele Ciliberto]], ''Giordano Bruno. Il teatro della vita'', Mondadori, Milano 2007 ISBN 978-88-04-56723-3
* Eugen Drewermann, ''Giordano Bruno, il filosofo che morì per la libertà dello spirito'', Milano, Rizzoli UR 2008, ISBN 978-88-17-11877-4
* Alberto Samonà (a cura di), ''Giordano Bruno nella cultura mediterranea e siciliana dal '600 al nostro tempo'', [[Officina di Studi Medievali]], Palermo 2009, ISBN 978-88-6485-006-1
* Saverio Ricci, ''Dal Brunus redivivus al Bruno degli italiani. Metamorfosi della Nolana filosofia tra Sette e Ottocento'', Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2009
* Cesare Catà, ''Forking Paths in Sixteenth Century Philosophy. Charles de Bovelles and Giordano Bruno'', in “Viator. Medieval and Renaissance Studies” , UCLA University, Volume 40, No. 2 (2009), pp.&nbsp;381–392.
* Emiliano Ventura, ''Giordano Bruno. La divina eresia'', Bardi, Roma, 2009
* Saverio Ricci,'' Dal Brunus redivivus al Bruno degli italiani. Metamorfosi della Nolana filosofia tra Sette e Ottocento'', Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2009
* Emiliano Ventura, ''Giordano Bruno. La divina eresia'', Bardi, Roma, 2009.
* [[Guido del Giudice]], ''Io dirò la verità. Intervista a Giordano Bruno'', [[Di Renzo Editore]], Roma, 2012
* Duilio Ricci, "Bruno e Galileo", MEF - Firenze Atheneum, Roma, 2012
* Bertrand Levergeois, "Giordano Bruno", Fazi Editore, Roma, 2013.
* E. Ventura, ''Giordano Bruno Una volgare filosofia'', Arbor sapientiae, Roma, 2016
* {{Cita libro|autore=Giordano Bruno|titolo=Opere latine|altri=introduzione di [[Carlo Monti]]|editore=UTET|città= Torino|anno= (1980) 2013||cid=Introduzione a ''Opere latine''}}
* [[Nuccio Ordine]], ''La cabala dell'asino. Asinità e conoscenza in Giordano Bruno'', La nave di Teseo, 2017, ISBN 8893443562
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=== Romanzi e fumetti ===
* [[Guido del Giudice]], "Rubedo. Giordano Bruno e il segreto dei Rosacroce", Amazon libri, 2024.
* [[Guido del Giudice]], "WWW. Giordano Bruno", Marotta e Cafiero Editori, Napoli 2001
* Jean Rocchi, ''Giordano Bruno davanti all'inquisizione'', Stampa Alternativa, Roma 2003
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* S. J. Parris, ''Il circolo degli eretici'', Sperling & Kupfer, Milano 2010
* S. J. Parris, ''Il libro del potere'', Sperling & Kupfer, Milano 2011
* Ilaria Beltramme, ''La società segreta degli eretici.'', Newton Compton Editori., Roma 2013
 
=== Filmografia ===
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== Voci correlate ==
* [[Ars magna|Ars combinatoria]]
* [[Ermetismo (filosofia)|Ermetismo]]
* [[Infinito (filosofia)|Infinito]]
* [[Lista di personePersone giustiziate per eresia]]
* [[Mnemotecnica]]
* [[Monumento a Giordano Bruno]]
* [[Neoplatonismo]]
* [[Pluralità dei mondi]]
* [[Processo dia Giordano Bruno]]
* [[Rivoluzione astronomica]]
 
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
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* {{SEP|bruno|Giordano Bruno|Dilwyn Knox}}
* {{cita web|httpurl=https://www.archive.org/stream/vitadigiordanobr01spam#page/n5/mode/2up|V.autore=Vincenzo Spampanato, ''|titolo=Vita di Giordano Bruno'', I, 1921}}
* {{cita web|httpurl=https://www.archive.org/stream/vitadigiordanobr02spam#page/n3/mode/2up|V.autore=Vincenzo Spampanato, ''|titolo=Vita di Giordano Bruno'', II, 1921}}
* [{{cita web|url=http://vitadibruno.signumfilosofia.sns.it/ |titolo=La vita di Giordano Bruno - Biografia di Giordano Bruno e spaccato dell'Europa tardo-cinquecentesca],|accesso=17 luglio 2023|dataarchivio=25 ottobre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201025142633/http://vitadibruno.filosofia.sns.it/|urlmorto=sì}} curato da Signum [[Scuola normale superiore di Pisa]] e Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento di Firenze
* [{{cita web|url=http://giordanobrunowww.signumfilosofia.sns.it/ index.php?id=301|titolo=Il portale di Giordano Bruno - L'uomo e il filosofo nell'Europa del Rinascimento],|accesso=17 luglio 2023|dataarchivio=1 dicembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171201031411/http://www.filosofia.sns.it/index.php?id=301|urlmorto=sì}} curato da Signum Scuola normale superiore di Pisa e Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento di Firenze
* [{{cita web|url=http://bibliotecaideale.filosofia.sns.it/ |titolo=La biblioteca ideale di Giordano Bruno - L'opera e le fonti]|accesso=17 luglio 2023|dataarchivio=27 novembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201127015816/http://bibliotecaideale.filosofia.sns.it/|urlmorto=sì}}, ''Il portale di Giordano Bruno'', ''sns.it''
* [http{{cita web|url=https://www.giordanobruno.info/ |titolo=Giordano Bruno], ''giordanobruno.info''}}
* [http{{cita web|url=https://warburg.sas.ac.uk/index.php?idresearch/research-projects/giordano-bruno|titolo=448 Biblioteca elettronica bruniana]}}, Centro Internazionale di Studi Bruniani e del Warburg Institute
* [{{cita web|url=http://www.giordanobruno.it/|titolo= Centro Internazionale di Studi Bruniani]}}, a cura dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
* {{cita web|https://www.vesuviolive.it/cultura-napoletana/i-figli-illustri-di-napoli/375769-giordano-bruno-filosofo-napoletano/|Giordano Bruno, il filosofo Napoletano}}
* [http://www.liberliber.it/libri/b/bruno/index.php Opere di Giordano Bruno in versione pdf], ''Liber Liber''
* [{{cita web|url=http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/bruno.htm |titolo=Rassegna stampa],|accesso=24 novembre 2017|dataarchivio=8 febbraio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130208192228/http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/bruno.htm|urlmorto=sì}} in occasione del 400º anniversario del rogo
* [{{cita web|url=http://www.intratext.com/Catalogo/Autori/AUT52.HTM|titolo= Opere di Giordano Bruno]}}: testi con concordanze e liste di frequenza, ''Intra text''
* [http://www.ilnarratore.com/autori/idx/28/ ''"Un Infinito Universo"''] in audio MP3 (richiede registrazione)
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/giordano-bruno_(Dizionario-Biografico)/|Dizionario biografico Treccani}}
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