Sbarco in Sicilia: differenze tra le versioni
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|Tipo= Battaglia
|Nome del conflitto= Sbarco in Sicilia
|Parte_di= della [[Campagna d'Italia (1943-1945)|campagna d'Italia]] della [[seconda guerra mondiale]]
|Immagine= The British Army in Sicily 1943 NA4306.jpg
|Didascalia= Soldati del II Reggimento britannico ''Seaforth Highlanders'' avanzano lungo una strada vicino a [[Noto (Italia)|Noto]] ([[provincia di Siracusa|SR]]), 11 luglio 1943
|Luogo= [[Sicilia]]
|Data
|Casus=
|Mutamenti territoriali=
|Esito=
|Schieramento1=
|Schieramento2= {{GBR}}<br />{{USA 1912-1959}}<br />{{CAN 1921-1957}}<br />{{FRALib}}<br />[[File:Flag of Australia (converted).svg|20px|border]] [[Australia]]
|Comandante1={{Bandiera|
|Comandante2= {{Bandiera|GBR}} [[Harold Alexander]]<br />
|Effettivi1=
|Effettivi2= '''Tra il 10 e il 13 luglio:'''
|Perdite1=
* {{Bandiera|
* {{Bandiera|
|Perdite2= Tra
* {{Bandiera|USA 1912-1959}} USA<ref name="Hart627"/>:<br />
* {{Bandiera|GBR}} Regno Unito<ref name="Hart627"/>:<br />
* {{Bandiera|CAN 1921-1957}} Canada:<br />562 morti<br />
}}
{{Campagnabox Campagna d'Italia (Seconda guerra mondiale)}}
{{Campagnabox Invasione della Sicilia 1943}}
Lo '''sbarco in Sicilia''' ([[nome in codice]] '''operazione Husky''') è stata un'importante campagna militare svoltasi nel contesto della [[seconda guerra mondiale]]. L'operazione fu
Lo sbarco in Sicilia costituì una delle più grandi operazioni anfibie della seconda guerra mondiale
Dal punto di vista
== Premesse ==
{{vedi anche|Secondo fronte|conferenza di Casablanca}}
Sin dalla fine del 1941, soprattutto sotto la spinta del
[[File:Casablanca-Conference.jpg|miniatura|sinistra|I dirigenti politico-militari anglo-americani durante le [[conferenza di Casablanca]]
I sovietici criticarono la scelta strategica,
Il generale Marshall non poté non riconoscere che un attacco in Sicilia
Durante la conferenza furono discussi
Anche in seno agli alti comandi dell'Asse ci si interrogava sul luogo in cui sarebbe stato attuato il prevedibile sbarco. In linea generale, gli italiani
== Pianificazione ==
[[File:The Campaign in Sicily 1943 CNA1075.jpg|miniatura|I comandanti alleati di Husky: nella fila in basso (da sinistra) Eisenhower, Tedder, Alexander e Cunningham; nella fila in alto
[[File:Map operation husky landing.jpg|miniatura|Il piano di sbarco e la dislocazione delle forze italo-tedesche in Sicilia]]
Durante i primi giorni di gennaio 1943, venne costituito un gruppo strategico, la HQ Force 141 del generale [[Charles Gairdner]], insediatasi nell
A metà febbraio fu deciso che gli sbarchi sarebbero stati attuati da due armate: l'8ª britannica del generale Montgomery e la neocostituita [[Seventh United States Army|7ª statunitense]] al comando dell'aggressivo generale
Dopo una prima analisi del piano, gli stati maggiori di Londra e Washington stabilirono di eseguire gli sbarchi nella penisola di [[Pachino]] e vicino a [[Sciacca]]: se fossero riusciti, le truppe avrebbero potuto marciare subito su Palermo. Il 6 aprile questa variante divenne operativa, ma fu subito respinta dal generale Montgomery, che la considerò «senza alcuna speranza di successo»<ref>{{cita|Rocca|p. 22}}.</ref>; egli si lamentò ripetutamente con il generale Alexander, rifiutò quello che considerava un eccessivo frazionamento degli sbarchi e propose di far prendere terra all'8ª Armata tra Pachino e [[Avola]], di modo che Siracusa e [[Augusta (Italia)|Augusta]] fossero rapidamente occupate, con immediato vantaggio e semplificazione delle operazioni di rifornimento. Previde anche uno sbarco in forze degli americani a [[Gela]], cui doveva essere demandata la difesa del fianco sinistro britannico e la conquista degli aeroporti nella zona di Comiso. Era un piano logico e chiaro, anche se poco ambizioso e privo di audacia: non contemplava infatti il possesso immediato dello strategico stretto di Messina, preferendo invece agevoli sbarchi a terra, la costituzione di teste di ponte dove ammassare una grande quantità di uomini e mezzi, e quindi una metodica penetrazione nell'entroterra. Montgomery non contemplò la possibilità di sorprendere il nemico, sacrificando qualunque "azzardo" a favore di un progetto di sicura riuscita con "rischi calcolati"<ref>{{cita|Rocca|pp. 22-24}}.</ref>.
[[File:L.S.T's lined up and waiting for tanks to come aboard. Two days before invasion of Sicily. La Pecherie, French Naval... - NARA - 540074.tif|miniatura|sinistra|Decine di carri [[M4 Sherman]] attendono di salire sugli [[Landing Ship Tank|LST]] nel porto di La
Il piano definitivo per ''Husky'' fu in sostanza quello insistentemente proposto dal generale britannico. Coinvolgeva sette [[Divisione (unità militare)|divisioni]] (quattro britanniche e tre statunitensi) che sarebbero sbarcate nella Sicilia
Nel frattempo migliaia di imbarcazioni alleate si stavano riunendo lungo le coste meridionali del Mediterraneo, «la flotta più gigantesca di tutta la storia mondiale», come osservò l'ammiraglio statunitense [[Henry Kent Hewitt]]. La flotta fu suddivisa in due task force, la
=== Mincemeat e Ultra ===
{{Vedi anche|Operazione Mincemeat}}▼
[[File:Major Martin.jpg|miniatura|La carta d'identità del fantomatico maggiore William Martin]]
Tra i preparativi per la complessa invasione anfibia vi fu anche
Infine fu organizzata una manovra di depistaggio particolarmente complicata ([[operazione Mincemeat]]):
Al contempo, lo spionaggio britannico si impegnò nella raccolta di informazioni, costituendo al [[Il Cairo|Cairo]] un ufficio dove raccogliere tutta la posta spedita dall'Italia ai soldati prigionieri. Le lettere erano state sottoposte alla censura italiana, ma gli analisti dell{{'}}''Intelligence Service'' vi reperirono ugualmente numerose utili notizie: riuscirono a dedurre riferimenti allo schieramento dei reparti italiani, ai trasferimenti di truppe, al morale della popolazione abbattuto dai pesanti bombardamenti, ai provvedimenti del regime e ai razionamenti dei viveri<ref>{{cita|Caruso|p. 116}}.</ref>; in Italia erano carenti i generi di prima necessità, l'industria bellica era intralciata da scioperi, le linee di comunicazione erano parzialmente danneggiate e mancava anche l'illuminazione nelle case private<ref name=Atkinson68>{{cita|Atkinson|p. 68}}.</ref>.
Grazie a [[Ultra (crittografia)|Ultra]] e alle squadre di agenti segreti ad Algeri e Malta, il generale Eisenhower era molto ben informato sulle forze del nemico e sulla loro dislocazione<ref>{{cita|Atkinson|p. 67}}.</ref>. Al momento dell'approvazione del piano di Montgomery, il comandante supremo conosceva inoltre le difficoltà della Regia Marina, l'unica forza navale dell'Asse di una certa consistenza: mancava di radar efficienti, non disponeva di sufficienti riserve di combustibile e non era riuscita a ultimare l'unica portaerei in cantiere, l'{{nave||Aquila|portaerei|2}}. La Regia Aeronautica, indebolita dalla perdita di circa 2000 velivoli negli ultimi dieci mesi di guerra, non rappresentava un grave ostacolo e non era in grado di eseguire esplorazioni a lungo raggio sugli ancoraggi della flotta alleata<ref name=Atkinson68/>.▼
▲Grazie a [[Ultra (crittografia)|Ultra]] e alle squadre di agenti segreti ad Algeri e Malta, il generale Eisenhower era molto ben informato sulle forze del nemico e sulla loro dislocazione<ref
=== Il ruolo dell'intelligence e l'AMGOT ===
[[File:A British soldier reads up on Sicily, the target for the next Allied invasion, July 1943. NA4105.jpg|miniatura|Per aiutare i soldati nella comprensione del territorio e dei costumi dei siciliani venne preparata una guida in inglese chiamata ''[[Soldier's guide to Sicily]]''<ref>{{Cita web|url=http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/conoscere-per-dominare-guide-del-buon-soldato/|titolo=Conoscere per dominare. Guide del buon soldato. Dialoghi Mediterranei|autore=Comitato di Redazione|lingua=it-IT|accesso=2023-05-28}}</ref>]]
L'attacco all'Italia fu deciso dagli anglo-americani a Casablanca nel gennaio 1943, tuttavia fin dall'autunno 1942 il presidente Roosevelt aveva assegnato al colonnello [[William Joseph Donovan]] il comando dell'[[Office of Strategic Services]] (OSS) con l'obiettivo di raccogliere informazioni per future operazioni militari nella penisola<ref>{{cita|Atkinson|p. 124}}.</ref>. L'ufficiale mise al comando della "sezione Italia" l'agente [[Earl Brennan]], che disponeva di molti contatti nell'ambiente antifascista italiano<ref>{{cita|Caruso|pp. 71-72}}.</ref>. Fu Brennan che propose di creare una sezione per lo spionaggio in Italia e, a tale scopo, ottenne il permesso da Donovan di reclutare sei agenti di origine italiana, tra cui due avvocati (Victor Anfuso e Vincent Scamporino) che avrebbero dovuto fornire informazioni utili agli Alleati; a capo di costoro fu posto il militare [[Max Corvo|Biagio Massimo Corvo]], figlio di emigranti siciliani antifascisti<ref>{{cita|Caruso|p. 73}}.</ref>. Nell'inverno 1943 la "sezione Italia" dell'OSS si stabilì ad Algeri e i sei agenti iniziarono la loro azione di spionaggio e raccolta informazioni sulle difese costiere siciliane, i campi minati in mare, le sedi di comando, i piani e la dislocazione delle truppe, le loro dotazioni<ref>{{cita|Caruso|p. 109}}.</ref>. Presto il gruppo allargò anche agli Stati Uniti la propria rete di collaboratori, attraendo immigrati di prima e seconda generazione legati sia a organizzazioni di destra sia di sinistra moderata. L'OSS pensava, oltre allo sbarco in Sicilia, anche all'Italia del dopo Mussolini e, in questo contesto, l'azione della squadra di Corvo riallacciò i rapporti tra gli immigrati negli Stati Uniti e i loro conoscenti in Sicilia.<ref>{{cita|Caruso|p. 112}}.</ref>.▼
▲L'attacco all'Italia fu deciso dagli anglo-americani a Casablanca nel gennaio 1943
In contemporanea era stato istituito l'[[Governo militare alleato dei territori occupati|Allied Military Government of Occupied Territories]] (AMGOT), al comando del generale Alexander e con gli affari civili delegati al maggiore generale [[Francis Rennell Rodd]], a cui solo formalmente era sottoposto il colonnello italo-americano [[Charles Poletti]]. Quest'ultimo, nominato direttore degli Affari civili, godette di notevole libertà nella scelta degli uomini che avrebbero dovuto amministrare l'isola<ref>{{cita|Caruso|pp. 169-170}}.</ref>. Riguardo
== Operazioni preliminari ==
=== La campagna aerea ===
[[File:Catania, Royal Air Force- Italy, the Balkans and South-east Europe, 1942-1945 CNA1352.jpg|miniatura|sinistra|I devastanti effetti dei bombardamenti aerei sugli [[hangar]] dell'[[Aeroporto di Catania-Fontanarossa|aeroporto di Catania]]. In primo piano i resti di un biplano [[Fiat C.R.42]]
[[File:CentroMessinaBomb1943.jpg|miniatura|destra|Devastazioni nel centro storico di [[Messina]], giugno 1943]]
Verso la metà del giugno 1943 il Mediterranean Air Command (MAC){{#tag:ref|Il Mediterranean Air Command era la struttura di comando suprema delle forze aeree alleate in Mediterraneo sotto il controllo di Eisenhower, cui era sottoposto il Mediterranean Allied Air Force (MAAF) del maresciallo Tedder. Egli, a sua volta, aveva ai suoi ordini il Northwest African Air Forces (NAAF) del generale statunitense [[Carl Andrew Spaatz]] (la super-unità che componeva principalmente il MAC, con quartier generale in Tunisia), il Middle East Air Command (MEAC) del maresciallo [[Sholto Douglas]] e la Air Headquarters Malta ("RAF di Malta") del vice-maresciallo [[Keith Park]]. Vedi: {{cita|Bonacina|pp. 169-170}}.|group=N}} cominciò ad applicare il sistema degli attacchi senza tregua alle principali vie di comunicazione, ai porti e agli aeroporti dell'Italia meridionale e insulare, talvolta mantenendo un obiettivo sotto bombardamento per ventiquattr'ore consecutive. In Algeria, Tunisia, Libia, Egitto e Malta affluirono oltre mille nuovi velivoli anglo-statunitensi di rinforzo a quelli già presenti e il [[Bomber Command]] del maresciallo [[Arthur Harris]] dislocò a Hosc Raui in Libia il 462º [[Squadrone]] australiano di bombardieri quadrimotori [[Handley Page Halifax]]; a Malta furono inoltre costruiti nuovi aeroporti, base per 600 velivoli militari e da trasporto nonché per i moderni [[Supermarine Spitfire]] e cacciabombardieri muniti di razzi ad alto esplosivo da 25 e 60 libbre, molto efficaci nel [[bombardamento in picchiata]] su piccole navi e ferrovie<ref name="Bonacina195">{{cita|Bonacina|p. 195}}.</ref>.▼
Nonostante lo spiegamento imponente di flotte aeree e i duri colpi sopportati dalla rete di comunicazioni e dalle industrie italiane, il traffico navale dalla [[Calabria]] per la [[Sicilia]] registrava ancora, nell'estate 1943, una capacità teorica giornaliera di trasporto pari a circa
▲Verso la metà del giugno 1943 il Mediterranean Air Command (MAC){{#tag:ref|Il Mediterranean Air Command era la struttura di comando suprema delle forze aeree alleate in Mediterraneo sotto il controllo di Eisenhower, cui era sottoposto il Mediterranean Allied Air Force (MAAF) del maresciallo Tedder. Egli, a sua volta, aveva ai suoi ordini il Northwest African Air Forces (NAAF) del generale statunitense [[Carl Andrew Spaatz]] (la super-unità che componeva principalmente il MAC, con quartier generale in Tunisia), il Middle East Air Command (MEAC) del maresciallo [[Sholto Douglas]] e la Air Headquarters Malta ("RAF di Malta") del vice-maresciallo [[Keith Park]]. Vedi: {{cita|Bonacina|pp. 169-170}}|group=N}} cominciò ad applicare il sistema degli attacchi senza tregua alle principali vie di comunicazione, ai porti e agli aeroporti dell'Italia meridionale e insulare, talvolta mantenendo un obiettivo sotto bombardamento per ventiquattr'ore consecutive. In Algeria, Tunisia, Libia, Egitto e Malta affluirono oltre mille nuovi velivoli anglo-statunitensi di rinforzo a quelli già presenti e il [[Bomber Command]] del maresciallo [[Arthur Harris]] dislocò a Hosc Raui in Libia il 462º [[Squadrone]] australiano di bombardieri quadrimotori [[Handley Page Halifax]]; a Malta furono inoltre costruiti nuovi aeroporti, base per 600 velivoli militari e da trasporto nonché per i moderni [[Supermarine Spitfire]] e cacciabombardieri muniti di razzi ad alto esplosivo da 25 e 60 libbre, molto efficaci nel [[bombardamento in picchiata]] su piccole navi e ferrovie<ref name="Bonacina195">{{cita|Bonacina|p. 195}}.</ref>.
[[File:Bundesarchiv N 1603 Bild-226, Italien, Am Ätna, Vierlingsflak auf LKW.jpg|miniatura|Complesso quadrinato di cannoni contraerei [[2 cm FlaK|FlaK 38]] da 20 mm (''Flakvierling'') in postazione sull'[[Etna]]
▲Nonostante lo spiegamento imponente di flotte aeree e i duri colpi sopportati dalla rete di comunicazioni e dalle industrie italiane, il traffico navale dalla Calabria per la Sicilia registrava ancora, nell'estate 1943, una capacità teorica giornaliera di trasporto pari a circa 40.000 uomini completi di equipaggiamento bellico, o di 7.500 uomini e 750 automezzi. La paralisi dei collegamenti con la Calabria fu uno dei maggiori assilli di Eisenhower e lo stretto di Messina divenne l'obiettivo primario della Northwest African Air Forces del generale Spaatz, con precedenza assoluta sugli aeroporti sardi e siciliani<ref name="Bonacina195"/>. Il 6 giugno intense incursioni colpirono pesantemente tutti i centri prospicienti lo stretto, infliggendo gravi distruzioni soprattutto a [[Reggio Calabria]]; il giorno dopo [[Messina]] fu martellata per tutto il giorno; il 12 e il 13 giugno i [[Consolidated B-24 Liberator]] della [[9th United States Air Force]] colpirono entrambe le sponde dello Stretto e il 18 una forza di 76 [[Boeing B-17 Flying Fortress]] devastò Messina, senza riuscire a danneggiare seriamente gli scali dei [[Traghettamento nello stretto di Messina|traghetti]]<ref name="Bonacina196">{{cita|Bonacina|p. 196}}.</ref>. Il 19 e il 20 i B-24 si accanirono nuovamente su Reggio Calabria e bombardarono anche [[Villa San Giovanni]], scardinando le rotaie sulle quali viaggiavano i treni carichi di rinforzi, armi e munizioni per la Sicilia: i genieri italo-tedeschi, tuttavia, li ripristinarono in brevissimo tempo. Il 21 l'attacco fu ripetuto su Villa, Reggio Calabria e Messina dai velivoli del Middle East Air Command, quindi il 25 giugno Messina fu ancora obiettivo di 130 B-17 appartenenti al 2º, 97º, 99º e 301º Gruppo, che sganciarono 272 tonnellate di bombe sia nella zona del porto sia nella zona residenziale; le notti del 26, 28, 29 e 30 giugno i [[Vickers Wellington]] colpirono ancora Messina, Reggio e Villa San Giovanni. In quel periodo nacque tra gli aviatori alleati la cruda espressione ''Messina in a mess'' ("Messina nei guai")<ref name="Bonacina196"/>.
▲[[File:Bundesarchiv N 1603 Bild-226, Italien, Am Ätna, Vierlingsflak auf LKW.jpg|miniatura|Complesso quadrinato di cannoni contraerei [[2 cm FlaK|FlaK 38]] da 20 mm (''Flakvierling'') in postazione sull'[[Etna]] ]]
[[File:Bundesarchiv N 1603 Bild-213, Palermo, zerstörte Häuser.jpg|miniatura|Distruzioni a Palermo in una fotografia di [[Horst Grund]], luglio 1943]]
Anche le città costiere della Sicilia furono bombardate. [[Siracusa]] fu colpita duramente dai Wellington il 18 giugno e dai cacciabombardieri il 20, mentre [[Catania]] ebbe una sessantina di morti il 9 e altre vittime il 12 e il 13 giugno. Il 20 giugno il governo italiano diede tre settimane agli abitanti delle città costiere siciliane e di [[Napoli]] per sfollare, dato che le coste meridionali, compresa quella adriatica, erano state dichiarate zone di guerra<ref>{{cita|Bonacina|pp. 196-197}}.</ref>. Sulla punta nord-occidentale della Sicilia furono bersagliati gli aeroporti di [[Aeroporto di Trapani-Chinisia|Borizzo]] e [[Aeroporto di Trapani-Milo|Milo]]
Gli Alleati disponevano ormai di una netta superiorità aerea nei cieli italiani e, mentre i preparativi per Husky volgevano al termine, l'aviazione intraprese lo sforzo finale di preparazione: tra il 1° e il 9 luglio furono lanciate circa
=== L'occupazione delle Pelagie ===
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[[File:The Royal Navy during the Second World War A17666.jpg|miniatura|sinistra|Gli effetti del bombardamento alleato sulle strutture portuali di Pantelleria]]
L'operazione Husky fu preceduta l'11 giugno 1943 dalla presa dell'isola di [[Pantelleria]], primo lembo di terra italiana a cadere in mano alleata, a cui fece seguito la conquista delle tre [[isole Pelagie]]. Il 13 si verificò poi la [[presa di Lampedusa]], contemporanea all'occupazione dell'[[
Al contrario, la facilità dell'operazione generò nei vertici alleati illusioni riguardo
== Le forze in campo ==
=== Gli Alleati e i loro obiettivi ===
{{Doppia immagine|right|Pattonphoto.jpg|152|Bernard Law Montgomery.jpg|140|Il generale [[George Smith Patton|George Patton]], comandante della 7ª Armata statunitense|Il generale Montgomery, comandante dell'8ª Armata britannica}}
Gli Alleati riuscirono ad assemblare per l'invasione una imponente flotta combinata sotto il comando dell'ammiraglio Cunningham, costituita da
[[File:Halifax and Horsa take off from Cornwall for North Africa 1943.jpg|miniatura|sinistra|Un [[Handley Page Halifax]], con al traino un aliante Horsa, lascia la base RAF di [[Portreath]] in [[Cornovaglia]], diretto in Nordafrica per prendere parte
La flotta godeva del potente supporto della MAAF del maresciallo Tedder, forte di circa
Il corpo di spedizione alleato schierava circa
Il nerbo della WTF del generale Patton, ossia il II Corpo d'armata del generale [[Omar Bradley]], era composto da due divisioni: la [[1st Infantry Division (United States Army)|1st Infantry Division]] (''Big Red One''), veterana della campagna tunisina e sotto il comando del generale [[Terry de la Mesa Allen, Sr.|Terry Allen]], e la [[45th Infantry Division (United States Army)|45th Infantry Division]] del generale [[Troy Middleton]], al battesimo del fuoco. La seconda forza d'attacco era costituita dalla [[3rd Infantry Division (United States Army)|3rd Infantry Division]] del generale [[Lucian Truscott]], mentre la [[2nd Armored Division (United States Army)|2nd Armored Division]] del generale [[Hugh Gaffey]] aveva funzione di riserva sulle navi d'appoggio<ref>{{cita|Caruso|p. 186}}.</ref>. Gli obiettivi della 7ª Armata erano stati così suddivisi: la flotta statunitense, che nei dintorni di Malta si era divisa in tre tronconi, doveva sbarcare tre divisioni nel golfo di [[Gela]], una mezzaluna lunga circa 60 chilometri. La 3ª Divisione avrebbe preso terra all'estremità più occidentale nei pressi di [[Licata]], la 45ª Divisione sarebbe sbarcata lungo la costa tra [[Scoglitti]] e Gela, la 1ª Divisione avrebbe preso terra direttamente in città, al centro della mezzaluna. Anche in questo caso, le forze da sbarco sarebbero state precedute dagli uomini dell'[[82nd Airborne Division]] del generale [[Matthew Ridgway]] che, decollando dai campi di Qayrawan, si sarebbero lanciati nei dintorni di [[Niscemi]] e Ponte Olivo, con l'obiettivo di neutralizzarne l'aeroporto<ref>{{cita|Atkinson|pp. 86-94}}.</ref>
=== L'Asse e i piani difensivi ===
{{Doppia immagine|sinistra|Alfredo guzzoni.jpg|115|Hans Hube1.jpg|140|Il generale Guzzoni, comandante della 6ª Armata|Il generale Hans-Valentin Hube, comandante del XIV Corpo corazzato}}
La Sicilia, divisa in due distretti militari dalla linea immaginaria che correva da est di [[Cefalù]] a est di [[Licata]], era sotto la responsabilità del generale d'armata [[Alfredo Guzzoni]], comandante in capo della 6ª Armata, formata da due corpi d'armata: il XII del generale [[Mario Arisio]], dal 12 luglio rimpiazzato dal pari grado [[Francesco Zingales]], aveva la giurisdizione sulla Sicilia occidentale e comprendeva la [[28ª Divisione fanteria "Aosta"]] (generale [[Giacomo Romano]]), la [[26ª Divisione fanteria "Assietta"]] (generale [[
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-303-0598-04, Italien, Soldaten mit Minen an einem Strand.jpg|miniatura|Soldati tedeschi
Le divisioni costiere, unità ''[[ad hoc]]'' pensate espressamente per difendere le spiagge, contavano circa
[[File:Two Savoia-Marchetti S.M.79 over Sciacca.jpg|miniatura|Due bombardieri Savoia Marchetti S.M. 79 della Regia Aeronautica sorvolano le coste meridionali della Sicilia]]
La situazione strategica delle forze italo-tedesche era complicata dalla confusa gestione del comando. La fanteria, la marina e la milizia italiane si erano litigiosamente spartiti i comandi e i pochi cannoni; dal generale Guzzoni dipendevano nominalmente sia l'ammiraglio [[Pietro Barone]] (capo della marina in Sicilia e comandante della piazza militare marittima di Messina-Reggio Calabria), sia il generale [[
[[File:Bundesarchiv Bild 183-J14874, Sizilien, MG-Stellung.jpg|miniatura|sinistra|
La Regia Marina, all'estate 1943, aveva oramai esaurito ogni energia; i tentativi di Mussolini di guadagnare tempo per mobilitare l'economia e potenziare le difese del paese erano palesemente falliti. Nel giugno 1943 ci fu un'impennata di perdite di naviglio mercantile (
Completamente insufficienti erano infine le forze aeree dell'Asse: nei vari aeroporti dell'Italia centro
== Gli sbarchi ==
[[File:HMS Warspite Sicily 1943.jpg|miniatura|La [[HMS Warspite (03)|HMS ''Warspite'']] apre il fuoco contro le coste siciliane poco prima degli sbarchi anfibi]]
Nel pomeriggio dell'8 luglio i meteorologi al lavoro
Nonostante il brutto tempo, prima un sommergibile, poi un ricognitore italiano e infine il comando della Luftflotte 2 comunicarono che sei convogli si stavano dirigendo su [[Capo Passero]] e su [[Gela]]. Alle 19:30 il generale Guzzoni ordinò lo stato di emergenza<ref>{{cita|Caruso|p. 184}}.</ref>. Poco più tardi dagli aeroporti tunisini decollarono le centinaia di bombardieri che avrebbero trasportato fin sopra la Sicilia
=== I lanci aviotrasportati ===
{{vedi anche|Operazione Ladbroke}}
[[File:Jeep being loaded into waco glider.jpg|miniatura|Uomini della 1st Airlanding Brigade in Tunisia, mentre caricano una jeep su un aliante [[Waco CG-4]]
Nella notte tra l'8 e il 9 luglio gli uomini del 505º Reggimento del colonnello Gavin salirono sui 226 Dakota.
[[File:CG-4A wrecked in Sicily 1943.jpg|miniatura|sinistra|I resti di un Waco in Sicilia]]
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Soltanto 425 uomini atterrarono nell'entroterra di Gela e di questi soltanto 200 si trovarono nella piana Lupo, una posizione fondamentale per proteggere gli sbarchi. Nonostante alcune azioni ardite e locali successi, il generale Ridgway dichiarò abortita l'operazione a causa dell'eccessiva ambizione, dello scarso addestramento e delle circostanze sfavorevoli<ref>{{cita|Atkinson|p. 94}}.</ref>.
Nel settore britannico fu impiegata per la prima volta in modo organico la 1st Airlanding Brigade della 1ª Divisione aviotrasportata del generale Hopkinson, fino ad allora coinvolta solo in operazioni di [[commando]]: si trattava di un reparto di fanteria da sbarco aereo trasportata su alianti, che doveva lanciarsi nei pressi di Siracusa nella notte tra il 9 e 10 luglio e assicurarsi Ponte Grande sul fiume [[Anapo]], di alto valore strategico per la rapida avanzata della fanteria sulla città<ref>{{cita|Atkinson|pp. 105-106}}.</ref>. Anche in questo caso l'operazione fu inficiata da contrattempi e dai venti contrari che spiravano sul [[canale di Sicilia]]; si ripeterono inoltre i problemi di pilotaggio, dovuti a un addestramento frettoloso e superficiale: in molti casi i piloti sganciarono gli alianti al traino dei bombardieri in posti molto distanti dall'obiettivo e gli stessi aviatori sugli alianti furono preda delle condizioni atmosferiche e della contraerea<ref>{{cita|Atkinson|pp. 107-108}}.</ref>. Dei 144 alianti agganciati a 109 Dakota e trentacinque Albemarle (molti Waco più qualche [[Airspeed Horsa]] britannico), solo
=== Il settore britannico ===
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[[File:British wounded being treated, and Italian prisoners waiting to be evacuated from the beach on the first day of the invasion of Sicily, 10 July 1943. A17912.jpg|miniatura|sinistra|Prigionieri italiani e feriti britannici su una spiaggia del settore dell'8ª Armata]]
Il mattino presto del 9 luglio la ETF britannica si avvicinò alle coste della Sicilia e le navi da battaglia ''Nelson'', ''Rodney'', ''Warspite'' e ''Valiant'' iniziarono a sparare bordate sulle fortificazioni a riva; furono coadiuvate dalle numerose salve di razzi da 127 mm lanciati dagli LCT, che ebbero effetti devastanti non tanto sugli obiettivi quanto sul morale delle truppe italiane che, terrorizzate da una simile preparazione, si arresero ancor prima che l'ondata d'assalto britannica fosse sbarcata<ref>{{cita|Caruso|pp. 191-192}}.</ref>. I primi a toccare terra furono i commando mentre la 1ª Divisione canadese approdò sull'ala sinistra, nella penisola di Pachino, su un fronte di 10 chilometri; le tre divisioni britanniche (50ª, 51ª e 5ª) si diressero verso le spiagge a est e a nord. L'elemento caratterizzante degli sbarchi britannici fu senza dubbio il disordine e l'inesperienza degli uomini; i comandi della 50ª Divisione
Più a est, nel settore della 5ª Divisione, un reparto
Sul fronte d'invasione da Punta Castellazzo a [[Marzamemi]], il XXX Corpo d'armata del generale Leese incontrò ben poca resistenza. La 51ª Divisione, presa terra nei pressi di Punta delle Formiche, superò facilmente il 243º Battaglione del tenente colonnello Cataldi, incaricato di presidiare i 34 chilometri di costa fra [[Riserva naturale orientata Oasi Faunistica di Vendicari|Vendicari]] e Punta Castellazzo: il reparto si sfaldò nei primi minuti di combattimento e numerosi soldati fuggirono, gettando via le armi; la divisione poté subito procedere verso Pachino. Sulla spiaggia di Marzameni, invece, il plotone del sottotenente Vincenzo Barone difese la posizione fino all'ultimo, venendo poi completamente annientato; anche i capisaldi del 430º Battaglione resistettero fino a sera inoltrata ed episodi di strenua resistenza si ebbero pure alla foce del torrente Cassibile, nelle località di Torre Cuba, Santa Teresa Longarini e Fontane Bianche. Tuttavia, la sproporzione in uomini ed equipaggiamenti giocò a sfavore dei difensori, che furono soverchiati. Sul fianco sinistro la 1ª Divisione canadese, appoggiata da una brigata dei Royal Marines, prese il campo d'aviazione di Pachino, malamente difeso dal 122º Reggimento del colonnello D'Apollonio. Nello stesso settore la 231ª Brigata del generale Urquhart penetrò in profondità fino
A metà mattinata il generale Achille d'Havet, comandante della 206ª Divisione costiera, entrò in azione con le ultime forze residue, ovvero il gruppo mobile F di stanza a [[Rosolini]] e il gruppo tattico "Sud" di stanza a [[Ispica]], composto in gran parte da camicie nere: si trattava di poco più di
=== Il settore statunitense ===
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[[File:US LCVPs at Gela Sicily in July 1943.jpg|miniatura|Truppe statunitensi sbarcano a Gela da due LCVP messi in mare dalla [[Landing Ship Infantry|nave trasporto d'attacco]] USS ''Joseph T. Dickman'']]
La 1ª Divisione fanteria del generale Lucas e due battaglioni [[75th Ranger Regiment|ranger]] ("Forza X") erano stati incaricati di sbarcare nelle sei cale lungo gli 8 chilometri del litorale di Gela.
Giunta l'alba, ai comandanti statunitensi divenne chiaro che l'operazione si stava svolgendo nel caos più totale, in terra come in mare. Le condizioni atmosferiche, inoltre, non erano migliorate e grossi cavalloni avevano causato la rottura delle catene delle àncore di numerosi LST, i cui ponti si erano allagati; più vicino alla costa, un gruppo di LCI si era arenato su alcuni affioramenti a 30 metri dal litorale, obbligando gli uomini a raggiungerlo a bordo di canotti e senza alcuna copertura dal tiro italiano. La situazione non era però drammatica, giacché la resistenza nemica era diseguale; inoltre si dimostrarono particolarmente utili e apprezzati i [[DUKW]], camion anfibi a tre assali con serbatoi galleggianti e doppia elica: più manovrabili e meno ingombranti dei mezzi da sbarco, garantirono l'afflusso di uomini, armi, rifornimenti e munizioni alle spiagge. La principale difficoltà che rallentò gli sbarchi a Gela fu rappresentata dagli insidiosi campi minati che costellavano le spiagge (''Yellow Beach'' e ''Green Beach''), sui quali decine tra DUKW, camion e bulldozer saltarono in aria; i rottami accumulati intralciarono poi il sopraggiungere delle successive ondate che, onde evitare ulteriori problemi, furono deviate poco più a sud su ''Red Beach''. Qui, dalle 05:00 circa, sbarcarono gli uomini del 16º Reggimento fanteria appartenenti alla seconda ondata, che rimasero presto invischiati in una stretta testa di ponte congestionata da veicoli e truppe e bersagliata dalle batterie italiane, accortesi del nuovo cuneo statunitense<ref>{{cita|Atkinson|pp. 95-96}}.</ref>.
La reazione dei difensori si palesò anche in cielo: all'alba un gruppo di velivoli tedeschi attaccò l'isolato cacciatorpediniere {{nave|USS|Maddox|DD-622|6}}, che si trovava 25 chilometri
[[File:SC180455t.jpg|miniatura|sinistra|Sherman "Eternity" si fa strada verso l'interno dal settore Red Beach 2]]
Lo sbarco 25 chilometri più a ovest
[[File:Treno armato Licata.JPG|miniatura|sinistra|Il [[Treno corazzato|treno armato]] della [[Regia Marina]] T.A. 76/2/T distrutto dalle bordate
La 45ª Divisione fanteria del maggior generale Middleton fu ostacolata nell'assalto anfibio al settore di Scoglitti da un mare particolarmente mosso, con onde alte fino a 4 metri che flagellavano le formazioni di navi d'assalto e imbarcazioni in avvicinamento all'insenatura aperta della cittadina, spazzata da forti venti occidentali. I cacciatorpediniere ''Knight'' e ''Tillman'' utilizzarono per la prima volta in combattimento munizioni al [[fosforo bianco]], che accecarono e terrorizzarono i difensori italiani nelle casematte e nelle postazioni di artiglieria; le bordate degli incrociatori, più a largo, completarono il cannoneggiamento pre sbarco. I venti e le correnti, nonché l'imperizia evidente dei piloti (i timonieri che si erano addestrati per mesi erano stati riassegnati al fronte del Pacifico all'ultimo momento) fecero sì che la prima ondata ponesse piede a terra nel posto sbagliato. Il mare mosso e la pur modesta reazione d'artiglieria italiana gettarono nel panico i marinai, che scorrazzavano lungo la costa per cercare un approdo ritenuto più calmo oppure le spiagge prestabilite, nascoste a intervalli dagli spruzzi delle onde e dal fumo del bombardamento<ref name="Atkinson1023">{{cita|Atkinson|pp. 102-103}}.</ref>. ▼
▲La 45ª Divisione fanteria del maggior generale Middleton fu ostacolata nell'assalto anfibio al settore di [[Scoglitti]] da un mare particolarmente mosso, con onde alte fino a 4 metri che flagellavano le formazioni di navi d'assalto e imbarcazioni in avvicinamento all'insenatura aperta della cittadina, spazzata da forti venti occidentali. I cacciatorpediniere ''Knight'' e ''Tillman'' utilizzarono per la prima volta in combattimento munizioni al [[fosforo bianco]], che accecarono e terrorizzarono i difensori italiani nelle casematte e nelle postazioni di artiglieria; le bordate degli incrociatori, più
Nelle disordinate manovre due LCI cozzarono e andarono a fondo, portando con loro trentotto uomini, mentre il 180º Reggimento fanteria fu sparso su 20 chilometri di costa; in un breve lasso di tempo numerosi mezzi da sbarco di vario tipo giacquero distrutti o allagati lungo la riva, incagliati a largo in banchi di sabbia non segnalati o spiaggiati dalla violenza del mare. Le operazioni di sbarco e scarico rifornimenti furono intralciate, più che dal tiro dei pezzi italiani, da una diffusa inefficienza: presto il fronte d'invasione della 45ª Divisione, diviso nelle spiagge ''Green Beach 2'' e ''Yellow Beach 2'', fu intasato da una tale quantità di equipaggiamenti, veicoli e imbarcazioni sfasciate, cannoni e reparti mischiati tra loro che fu giocoforza chiuderle e deviare le successive ondate in nuove località, dove furono inviati in tutta fretta nuclei di genieri. Costoro si misero subito all'opera, demolendo ostacoli, filo spinato e stendendo reti metalliche prefabbricate sulla sabbia, allo scopo di facilitare la trazione dei veicoli<ref name="Atkinson1023"/>.▼
▲Nelle disordinate manovre due LCI cozzarono e andarono a fondo, portando con loro trentotto uomini, mentre il 180º Reggimento fanteria fu sparso su 20 chilometri di costa; in un breve lasso di tempo numerosi mezzi da sbarco di vario tipo giacquero distrutti o allagati lungo la riva, incagliati
Alla sera del 9 luglio le tre divisioni americane avevano stabilito e consolidato teste di ponte tra Licata e Scoglitti senza soverchie difficoltà; a terra si trovavano 50.000 uomini e 5.000 veicoli. Le perdite furono limitate e il nemico sembrava disorientato e demotivato, anche se fino a quel momento le truppe statunitensi non avevano ancora incontrato unità combattenti tedesche<ref>{{cita|Atkinson|p. 104}}.</ref>.▼
▲Alla sera del
=== Fallimento dei contrattacchi dell'Asse ===
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[[File:Bundesarchiv Bild 183-J14953, Sizilien, Panzer VI (Tiger I).jpg|miniatura|Tiger della divisione corazzata Hermann Göring in Sicilia]]
Poco dopo le ore 05:00 erano giunte al generale von Senger le prime informazioni sugli sbarchi alleati
La divisione corazzata "Hermann Göring" aveva subito gravi perdite in Tunisia ed era stata riorganizzata con soldati giovani; nonostante la sua fama di unità d'élite, era inesperta ed ebbe notevoli difficoltà durante la marcia di avvicinamento, che si svolse lentamente e nella confusione: a causa di errori tattici non venne mantenuto il necessario coordinamento tra i panzer e la fanteria meccanizzata e l'attacco alla fine venne sferrato con cinque ore di ritardo rispetto ai piani<ref>{{cita|D'Este|pp. 226-227}}.</ref>. Il ''
[[File:Sicily Husky WWII Dead Pilot 1943.jpg|miniatura|sinistra|Soldati americani dinanzi al corpo di un pilota tedesco nei pressi di Gela, 12 luglio 1943]]
I panzer che discendevano da Niscemi furono duramente colpiti dal fuoco della fanteria e dei paracadutisti americani, sostenuti dal tiro dei cannoni delle navi alleate alla fonda nel golfo di Gela e, dopo aver subito perdite, ripiegarono verso nord; a est, il secondo ''
Il primo serio contrattacco italiano si ebbe intorno alle 10:30, quando una colonna di trentadue carri armati leggeri [[Renault R35]] avanzò verso sud da Niscemi, ma finì in un'imboscata tesale da un centinaio di paracadutisti dell'82ª Divisione e poi dal fuoco dell'incrociatore USS ''Boise''. Venti corazzati riuscirono a raggiungere la [[Strada statale 115 Sud Occidentale Sicula|strada statale 115]] per Gela, ma furono presi di mira dai cannoni del 16
[[File:SC180476.jpg|miniatura|L'affondamento della nave tipo "[[Liberty (navi trasporto)|Liberty]]" ''Robert Rowan'', colpita l'11 luglio da un bombardiere tedesco dinanzi Gela]]
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-308-0799Q-15A, Italien, Panzer III, Tarnung.jpg|miniatura|sinistra|Personale tedesco durante la manutenzione di un [[Panzer III]] nell'entroterra siciliano]]
Durante la stessa notte dell'11 luglio i generali Guzzoni e von Senger si incontrarono per valutare la situazione: il generale tedesco propose di ritirare la 15. Panzergrenadier-Division dalla Sicilia occidentale e concentrare tutte le forze per un nuovo attacco alla testa di ponte americana; da Roma il feldmaresciallo Kesselring convenne con von Senger e ordinò di riprendere gli attacchi con tutte le forze italo-tedesche disponibili contro le truppe sbarcate a Gela<ref>{{cita|Morris|pp. 92-93}}.</ref>. Il generale Guzzoni era pessimista e riteneva preferibile una ritirata metodica verso l'Etna, ma alla fine dovette obbedire alle disposizioni provenienti dagli alti comandi<ref name="M93">{{cita|Morris|p. 93}}.</ref>. La mattina della domenica 11 luglio 1943 il generale Conrath, che aveva riorganizzato le sue forze, ripartì all'attacco con tre colonne separate della "Hermann Göring" contro gli americani a Gela, mentre il generale Guzzoni diede ordine alla "Livorno" di attaccare Gela da ovest, per poi ricongiungersi con i panzer della "Hermann Göring" per avanzare congiuntamente contro la testa di ponte<ref name="M93"/>. Gli uomini di Conrath [[Battaglia di Gela (1943)|attaccarono in direzione di Gela]] alle 06:15, scontrandosi con i ranger di [[William Darby]] a Piano Lupo e con un paio di battaglioni del 26º Reggimento lungo la statale 117 fra Gela e l'aeroporto di Ponte Olivo, in mano alleata: gli statunitensi mantennero le posizioni e anche l'attacco della "Livorno" fu bloccato, ma la pressione maggiore fu esercitata da Conrath su Piano Lupo, dove egli stesso comandava le operazioni. Nel frattempo i paracadutisti di Gavin arrivarono da est, lungo la statale 115 Vittoria-Gela, e si scontrarono contro preponderanti forze nemiche che furono respinte; i corazzati di Conrath continuarono lentamente ad avanzare contro la testa di ponte, spingendosi con alcune unità fino a due chilometri dal mare, mentre i fanti della "Livorno" cominciarono ad avanzare verso Gela, difesa da due compagnie ranger. In questo frangente gli statunitensi richiesero l'appoggio dell'incrociatore ''Savannah'', che colpì duramente gli italiani con i suoi pezzi da 152 mm, annientando definitivamente la "Livorno"<ref>{{cita|Morris|p. 94}}.</ref>; dopo poco si unirono anche il ''Boise'' e diversi altri, oltre agli [[105 mm M101|obici da 105 mm]], che i DUKW sbarcarono precipitosamente allo scopo di fornire la fanteria di armi capaci di minacciare i reparti corazzati del generale Conrath. Nonostante l'assenza di copertura aerea da parte della RAF, la 1ª Divisione riuscì a mettere in fuga i panzer, anche se non sfruttò l'occasione: invece che inseguire il nemico e sviluppare l'azione verso l'interno, gli Alleati si attardarono sulle spiagge, andando incontro a una possibile e pericolosa situazione di stallo<ref>{{cita|Morris|p. 95}}.</ref>.
== La battaglia per la Sicilia ==
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[[File:Truppe tedesche; stretto di Messina 1943.jpg|miniatura|Postazione antiaerea della 29. Panzergrenadier-Division in azione nello stretto di Messina nell'estate 1943]]
Le notizie dell'invasione provocarono l'immediata reazione dell'alto comando tedesco, che mise subito in allarme la 1ª Divisione paracadutisti del generale [[Richard Heidrich]], di riserva in Francia ad [[Avignone]]<ref>{{cita|D'Este|pp. 285-286}}.</ref>. Il giorno seguente il feldmaresciallo Kesselring giunse in volo sull'isola per riunirsi con Guzzoni e von Senger presso il comando della 6ª Armata a Enna
Il 14-15 luglio 1943 Hitler e l'alto comando tedesco presero le prime misure operative per rafforzare lo schieramento dell'Asse in Sicilia
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-577-1920-31, Monte Cassino, Oberst Heilmann, General Heidrich.jpg|miniatura|sinistra|Il tenente colonnello
[[File:Sicilia 1943.jpg|miniatura|sinistra
Il comandante del XIV Panzerkorps avrebbe dovuto consolidare, con l'aiuto delle truppe tedesche in arrivo, una linea difensiva davanti al massiccio dell'Etna e bloccare un'ulteriore avanzata alleata. Kesselring riteneva tatticamente opportuno cedere terreno per salvaguardare le linee di comunicazione con il continente e, pur ottimista come sempre, non condivideva le opinioni di Hitler, che addirittura sperava di poter intrappolare in Sicilia le truppe alleate sbarcate tagliando le loro comunicazioni via mare; il comandante superiore tedesco promise al generale Hube ulteriori rinforzi, ma lo informò che stava prendendo in considerazione piani per una evacuazione generale: il compito del comandante del XIV Panzerkorps sarebbe stato quello di «rimandare il più a lungo possibile» la ritirata<ref name="CD251"/>.
Hube era un generale aggressivo e non molto dotato di qualità diplomatiche: appena giunto sull'isola, aveva subito chiarito in un incontro con il generale Guzzoni che egli era responsabile solo di fronte al feldmaresciallo Kesselring e che in pratica avrebbe diretto tutte le operazioni dell'Asse nell'isola<ref name="EM107">{{cita|Morris|p. 107}}.</ref>. Il comandante della 6ª Armata italiana non era in condizione di contestare le brusche affermazioni di Hube e si rassegnò ben presto a emanare solo disposizioni amministrative senza poter interferire nella condotta tattica della battaglia<ref name="EM107"/>. Sul campo si verificarono dopo poco contrasti tra truppe tedesche e italiane: i reparti della 29. Panzergrenadier-Division, per migliorare la loro mobilità, si impadronirono con la forza, secondo gli ordini ricevuti, dei mezzi motorizzati di formazioni italiane non combattenti
La sera del 12 luglio erano già atterrati a sud di Catania i paracadutisti tedeschi del 3º Reggimento dell'esperto tenente colonnello [[Ludwig Heilmann]]; questi reparti, partiti d'urgenza dalla Francia, furono lanciati con notevole precisione e si misero subito in movimento per rafforzare il fronte italo-tedesco<ref>{{cita|Fronte meridionale|pp. 68-69}}.</ref>. Due battaglioni si unirono con il ''kampfgruppe'' del colonnello [[Wilhelm Schmalz]] che sbarrava insieme ai resti della divisione "Napoli" le alture a nord-est di Augusta, mentre un altro battaglione di paracadutisti si schierò sulla destra di Schmalz in collegamento con i reparti della "Hermann Göring". Il 13 luglio arrivò direttamente sull'aeroporto di Catania
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[[File:Sicilymap2.jpg|miniatura|sinistra|Le linee di avanzata degli Alleati in Sicilia]]
Il brillante successo degli sbarchi britannici aveva convinto il generale Montgomery che la situazione era molto favorevole e che sarebbe stato possibile avanzare audacemente in profondità; egli prevedeva un attacco principale verso Catania con il XIII Corpo d'armata del generale Dempsey, mentre una manovra secondaria sarebbe stata effettuata all'interno dalla ''Harpoon Force'' del generale Leese in direzione di [[Caltagirone]], [[Enna]] e [[Leonforte]]. Montgomery era ottimista: il 12 luglio scrisse al generale Alexander che sperava «di catturare Catania intorno al 14 luglio»<ref>{{cita|D'Este|p. 284}}.</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-587-2253-15, Normandie, Fallschirmjäger mit MG 42.jpg|miniatura|Fallschirmjäger armati di
Il 12 luglio cadde Augusta, che assieme a Siracusa rappresentava una piazza marittima di grande importanza operativa per Eisenhower, poiché questi porti dovevano servire per lo sbarco del grosso del corpo di spedizione alleato che avrebbe operato durante le fasi di avanzata verso Catania e oltre
Montgomery diede al XXX Corpo di Oliver Leese con i canadesi il compito di avanzare lungo la [[Strada statale 124 Siracusana|statale 124]], detta Siracusana poiché attraversa l'hinterland di Siracusa, passando per i [[monti Iblei]] in direzione di Enna, nel tentativo di aggirare sulla destra i tedeschi e occupare l'importante snodo stradale e sede del comando della 6ª Armata italiana, mentre il XIII Corpo, con la 50ª Divisione del generale Kirkman, avrebbe attaccato lungo la costa in direzione Catania<ref>{{cita|Morris|p. 104}}.</ref>.
[[File:Primosole bridge.jpg|miniatura|sinistra||Un mezzo britannico si dirige sul ponte di Primosole dopo la conquista da parte alleata]]▼
L'episodio di Augusta rientra nel contesto di sfascio generale in cui il Regio Esercito stava andando incontro già prima del 25 luglio, dettato dalla stanchezza della guerra, il desiderio di pace e la consapevolezza che la guerra fascista si era ormai rivelata un bluff, mentre le armate alleate rendevano sempre più evidente la loro possanza. Il 16 agosto, infatti, nel tentativo di prevenire le diserzioni di massa che si stavano prospettando in seno all'esercito in Sicilia, il comando del XIV Corpo d'Armata s'era visto costretto a emanare ordini draconiani contro i militari sbandati, i quali «specie quelli nati nell'isola, hanno abbandonato le divise acquistando abiti borghesi e hanno alterato le divise cercando di darvi una foggia borghese». Il comando aveva dichiarato disertori coloro i quali si fossero comportati in quel modo, ordinando di passarli per le armi<ref>{{cita libro|autore=[[Claudio Pavone]]|titolo=[[Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza]]|editore=Bollati Boringhieri|città=Torino|annooriginale=1991|anno=2017|isbn=978-88-339-1676-7|p=15}}</ref>.
=== La battaglia nella piana di Catania ===
▲[[File:Primosole bridge.jpg|miniatura|sinistra
[[File:A British Sherman tank advancing near Catania, Sicily, 4 August 1943. NA5522.jpg|miniatura|sinistra
Nella tarda sera del 13 luglio i Dakota giunsero in vista della Sicilia, ma prima furono accolti dalla contraerea delle navi alleate
[[File:Men of the 6th Inniskillings, 38th Irish Brigade, searching houses during mopping up operations in Centuripe, Sicily, August 1943. NA5388.jpg|miniatura|Uomini della 38th Irish Brigade, 6th Inniskillings Regiment durante le operazioni di rastrellamento di Centuripe]]
Superato il ponte e raggiunta la piana di Catania, la città eponima distava ora circa dieci chilometri e con i suoi aeroporti e il suo porto era ora l'obiettivo indispensabile per i rifornimenti di Montgomery. Ma gli attacchi della 5ª e della 50ª Divisione verso Catania (il cui porto, denominato E, era affidato al comando del gen. b. della riserva [[Azzo Passalacqua]]) furono sventati dai paracadutisti tedeschi e dagli uomini della "Hermann Göring" sistemati in posizione difensiva, favoriti dalle postazioni d'osservazione sopraelevate dell'Etna. Dopo una settimana di combattimenti arrivò dal Nordafrica la [[78th Infantry Division (British Army)|78ª Divisione di fanteria]] britannica "Battleaxe" tenuta fino ad allora in riserva, che raggiunse il XXX Corpo di Leese: ora l'8ª Armata contava cinque divisioni e gruppi di brigata contro quattro divisioni tedesche e gli italiani ancora disposti a combattere<ref name="EM107"/>. Assunto il 15 luglio il comando delle forze dell'Asse in Sicilia, il generale Hube, in linea con le direttive dello stesso Hitler, diede disposizioni affinché si mettessero in salvo le truppe tedesche creando una linea difensiva con l'Etna e le [[Madonie]] come bastioni naturali e Catania e Cefalù come vertici di un triangolo difensivo che culminava a Messina<ref
La mattina del 18 luglio Montgomery ammise che il grande balzo in avanti lungo la costa si era trasformato in uno stallo. L'8ª Armata
=== Avanzata
[[File:Gen. Bernard Law Montgomery and Lt. Gen. George S. Patton, Jr.,.jpg|miniatura|upright=0.8|Il generale Patton riceve il 28 luglio 1943 Montgomery all'aeroporto di Palermo]]
Il generale Patton, aggressivo e determinato, aveva raggiunto tutti gli obiettivi iniziali previsti dal piano di operazioni alleato: il 14 luglio il 180º Reggimento della 45ª Divisione conquistò l'[[Aeroporto di Biscari-Santo Pietro|aeroporto di Biscari]], macchiandosi però di un
Il generale Alexander tuttavia comprendeva che un'avanzata americana verso Enna sarebbe stata tatticamente utile, avrebbe alleggerito la pressione nemica su Montgomery, isolato la parte occidentale della Sicilia e, con la conquista di Palermo, reso disponibile un grande porto per migliorare il sostegno logistico alle sue truppe; egli ritenne anche che fosse preferibile concedere libertà d'azione al brusco generale americano e quindi finì per autorizzare un'avanzata della 7ª Armata al centro dell'isola<ref>{{cita|Morris|pp. 109-110}}.</ref>. In realtà il generale Patton fece avanzare il II corpo d'armata del generale Bradley con due divisioni, 45ª e 1ª Divisione fanteria, in direzione di Enna come auspicato da Alexander, ma soprattutto costituì un raggruppamento provvisorio al comando del generale [[Geoffrey Keyes]], formato dalla 3ª Divisione fanteria e dalla 2ª Divisione corazzata, che spinse direttamente verso Palermo; Patton mirava soprattutto ad ottenere un grande successo propagandistico per ambizione personale e per rivalità con Montgomery<ref>{{cita|Morris|p. 110}}.</ref>. Il generale Keyes diede inizio alla marcia su Palermo il 19 luglio; l'avanzata fu guidata dall'ottima 3ª Divisione di fanteria, bene addestrata a marciare rapidamente<ref>{{cita|Morris|pp. 66-110}}.</ref>.
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[[File:Molinero Keyes.png|miniatura|sinistra|Il generale Keyes entra a Palermo insieme al generale italiano Molinero, consegnatosi prigioniero]]
Le truppe americane non incontrarono molta resistenza e avanzarono rapidamente, nonostante le difficoltà del terreno arido e montuoso; i reparti italiani erano in disgregazione e in gran parte si arresero: in settantadue ore la fanteria percorse circa 150 chilometri. Dopo aver occupato [[Corleone]], fin dalla mattina del 22 luglio 1943 le avanguardie della 3ª Divisione di fanteria raggiunsero la periferia di Palermo, che appariva praticamente indifesa, a parte alcune demolizioni in corso nell'area del porto<ref>{{cita|Morris|pp. 110-111}}.</ref>; alcune ore più tardi arrivarono anche i reparti meccanizzati della 2ª Divisione corazzata. Le difese italiane erano affidate al generale [[Giuseppe Molinero]], che tuttavia non era intenzionato a tenere la città: la popolazione appariva favorevole agli Alleati e una delegazione di autorità locali si recò al comando dei reparti americani d'avanguardia per trattare la resa<ref>{{cita|D'Este|pp. 338-339}}.</ref>.
Nella giornata del 22 luglio alcune unità della 3ª Divisione fanteria e i carri armati del Combat Command A della 2ª Divisione corazzata del generale Gaffey entrarono a Palermo praticamente senza trovare opposizione; in mezzo alla popolazione festante, i mezzi corazzati americani presero rapidamente il controllo della situazione: il generale Molinero fu catturato e portato alla presenza del generale Keyes, che accettò la resa e poco dopo entrò in città insieme al generale italiano e si recò alle ore 19:00 nel [[Palazzo dei Normanni|Palazzo reale di Palermo]]<ref>{{cita|D'Este|p. 341}}.</ref>. Il giorno dopo anche il generale Patton arrivò in città e ricevette una calorosa accoglienza dai prigionieri e dai civili italiani; i palermitani accolsero con grande soddisfazione l'arrivo degli americani<ref>{{cita|D'Este|pp. 341-343}}.</ref>. Il 24 luglio il generale Patton ritornò ad Agrigento e durante una conferenza stampa tracciò un bilancio trionfale della sua avanzata: oltre
=== La linea di San Fratello ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-J14917, Sizilien, Fla - MG sichert Kolonne bei der Rast.jpg|miniatura|upright=0.8|Mitraglieri tedeschi in posizione in un vigneto]]
La conquista di Palermo era stato un brillante successo per le truppe americane, ma dal punto di vista strategico la manovra aveva disperso l'armata di Patton: mentre il raggruppamento di Keyes era sparpagliato nella Sicilia occidentale, rimaneva disponibile per l'offensiva più importante contro le linee difensive tedesche nella Sicilia nord-orientale solo il II corpo del generale Omar Bradley che il 22 luglio era ancora impegnato a raggiungere i suoi obiettivi tattici<ref>{{cita|D'Este|p. 366}}.</ref>. Mentre la 45ª Divisione del generale Middleton marciava su [[Termini Imerese]], la 1ª Divisione del generale Terry Allen aveva occupato Enna dopo uno spiacevole incidente con le truppe britanniche del XXX Corpo del generale Leese che erano state ugualmente dirette contro la città: mentre i britannici deviavano verso est, gli americani entrarono
Il 27 luglio, due giorni dopo la caduta del Fascismo, il generale Hube ricevette per la prima volta l'ordine dell'alto comando tedesco di iniziare i preparativi per una ritirata generale delle sue truppe attraverso lo stretto di Messina<ref>{{cita|Fronte meridionale|p. 78}}.</ref>; Guzzoni si era affrettato a garantire la sua collaborazione e la fedeltà all'Asse delle sue truppe, ma in realtà il generale italiano era favorevole alla destituzione di Mussolini e in pratica non dirigeva più la difesa della Sicilia<ref>{{cita|D'Este|p. 368}}.</ref>. Hube aveva il pieno controllo della situazione e prendeva in totale autonomia le decisioni tattico-operative. Le truppe tedesche continuavano
[[File:Private Roy W. Humphrey of Toledo, Ohio is being given blood plasma after he was wounded by shrapnel in Sicily on 8-9-43 - NARA - 197268.jpg|miniatura|sinistra|Un soldato statunitense soccorre un ferito]]
Il generale Hube aveva fatto intervenire la veterana 29. Panzergrenadier-Division del generale [[Walter Fries]] per difendere la linea di San Fratello, mentre l'impervio settore di Troina era sbarrato dalla 15. Panzergrenadier-Division<ref>{{cita|Fronte meridionale|pp. 78-79}}.</ref>. A sud-est di Troina fino alla piana di Catania era in combattimento la Panzer-Division "Hermann Göring" che, rafforzata dalle unità di paracadutisti, continuava
Anche in quest'ultima fase della campagna in Sicilia il comando alleato fu intralciato dall'accesa rivalità tra Patton e Montgomery, che si impegnarono nella cosiddetta "corsa per Messina"; in realtà gli anglo-americani subirono numerosi scacchi tattici nell'ultima fase della battaglia
La 15. Panzergrenadier del generale Rodt invece combatté la violenta [[battaglia di Troina]] contro la 1ª Divisione di fanteria americana del generale Terry Allen dal 31 luglio al 5 agosto. Le truppe tedesche, rafforzate da reparti italiani della divisione "Aosta", si erano fortemente trincerate e avevano opportunamente sfruttato le asperità dell'arido terreno roccioso
=== La "corsa su Messina" e l'evacuazione tedesca ===
Ancor prima della ritirata da Troina della 15. Panzergrenadier-Division e da [[San Fratello]] della 29. Panzergrenadier-Division, anche le linee dell'Asse a sud di Catania avevano dovuto cedere terreno di fronte alla crescente e continua pressione delle truppe britanniche del generale Montgomery. Il 4 agosto i paracadutisti del generale Heidrich e il ''
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-304-0615-32, Italien, Soldaten an Pak in Feldstellung.jpg|miniatura|Artiglieri tedeschi in azione con il loro [[7,5 cm PaK 40|cannone da 7,5 cm]]
Lentamente ma inesorabilmente le due armate alleate iniziarono ad avanzare verso Messina, con una "corsa" tra i due generali per entrare per primi in città. L'ala destra di Montgomery, che era rimasta immobilizzata per più di due settimane nei combattimenti verso Catania, marciò lungo la statale 114, seppur in modo incostante; nel contempo l'ala destra di Patton avanzò lungo la [[Strada statale 120 dell'Etna e delle Madonie|statale 120 dell'Etna]] con in testa la 9ª Divisione di fanteria, che aveva sostituito una esausta 1ª Divisione{{#tag:ref|La quale secondo il generale Lucas, a Troina fu impegnata nella «[...] battaglia più dura che gli americani abbiano combattuto dai tempi della prima guerra mondiale». Vedi: {{cita|Atkinson|p. 187}}.|group=N}}, e lungo la costa sulla statale 113 con la 3ª Divisione. Più le armate si inoltravano nell'imbuto della penisola messinese, più il fronte si restringeva, consentendo ai tedeschi di impiegare sempre meno truppe a protezione della ritirata. Gli alleati, dal canto loro, per rallentare i tedeschi impiegarono massicciamente l'aviazione con lo scopo di radere al suolo i centri abitati lungo la via di ritirata: operazione che non diede risultati dal punto di vista militare, dato che il ripiegamento nemico non fu impedito, ma che provocò la morte di migliaia di civili e intralciò la stessa avanzata degli Alleati<ref>{{cita|Atkinson|pp. 190-191-192}}.</ref>.
[[File:The British Army in Sicily 1943 NA5666.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.9|Serventi britannici di un mortaio in azione nei pressi di Adrano, 6 agosto]]
Il 10 agosto Patton, deciso a sfruttare il dominio alleato del mare, concordò con Bradley di effettuare uno sbarco anfibio venti chilometri dietro le linee tedesche, sulla costa antistante [[Brolo]], con l'obiettivo di conquistare monte Cipolla che avrebbe permesso di controllare la statale e tagliare il ripiegamento della 29ª Divisione ''
[[File:Lieutenant Colonel Lyle Bernard, Colorado, 30th Infantry Regiment., a prominent figure in the second daring... - NARA - 531335.tif|miniatura|upright=0.9|Il generale Patton a colloquio col tenente colonnello Lyle Bernard, nei pressi di Brolo]]
La ritirata combattuta da parte delle truppe dell'Asse ebbe inizio fin dal 3 agosto, anche se l'ordine di prepararsi a evacuare l'isola era arrivato da Berlino già il 26 luglio e, per evitare di allertare gli italiani, consegnato a mano allo stesso Kesselring a [[Frascati]]: il giorno prima Mussolini era stato deposto e Hitler temeva che il [[Governo Badoglio I|governo di Badoglio]] prendesse a pretesto l'abbandono della Sicilia per denunciare l'alleanza. La difesa dello Stretto fu affidata all'eccentrico colonnello [[Ernst-Günther Baade]], il quale il 10 agosto completò la sua opera che prevedeva
L'esercito tedesco attuò con successo la ritirata attraverso tre linee difensive, sfruttando il restringimento del territorio siciliano a mano a mano che ci si avvicina a Messina<ref>{{cita|Morris|p. 126}}.</ref>. Gli uomini di Hube sabotarono tutti i veicoli prima di abbandonarli
Lo stesso giorno gli Alleati concordarono per il 9 settembre l'inizio di "[[sbarco a Salerno|Avalanche]]", ossia l'invasione dell'Italia continentale, e in Sicilia Patton entrò trionfalmente a Messina: la città fu conquistata dalla 3ª Divisione di Truscott, che precedette nella corsa verso la città il generale Montgomery. La distanza tra Palermo e Messina lungo la costa è approssimativamente la stessa distanza che c'è fra Gela e Palermo, ma mentre la 7ª Armata impiegò tre giorni per coprire quest'ultima distanza, ne impiegò diciassette per raggiungere Messina, a riprova della grande efficacia dei tedeschi nelle loro azioni di retroguardia a protezione della ritirata<ref>{{cita|Morris|p. 127}}.</ref>.
=== Le operazioni navali ===
Fin dall'inizio degli sbarchi alleati in Sicilia l'alto comando della Regia Marina rinunciò a impiegare in battaglia il nucleo centrale della flotta, sulla base di varie considerazioni: per sottrarla ai sempre più frequenti bombardamenti degli Alleati la flotta era stata concentrata nei porti della [[Liguria]], il che comportava che qualunque reazione all'offensiva nemica sulla Sicilia sarebbe potuta avvenire a sbarchi ormai completati; il trasferimento delle unità attraverso il [[mar Tirreno]] le avrebbe poi esposte ad attacchi e perdite quasi sicure da parte degli anglo-statunitensi, stante lo schiacciante dominio dell'aria acquisito dagli Alleati e la grave penuria di unità di scorta che affliggeva la flotta italiana (dopo le perdite della campagna di Tunisia, solo una decina di cacciatorpediniere era pronta all'uso per scortare le navi della squadra da battaglia); e anche qualora le navi italiane fossero giunte a destinazione, la sproporzione delle forze in campo (due o tre navi da battaglia italiane avrebbero dovuto affrontare sei corazzate anglo-statunitensi) era tale da sconsigliare qualunque contatto con la flotta nemica. Non secondariamente, la Marina voleva risparmiare la flotta da battaglia per poterla impiegare in un ultimo sacrificio nel corso della fase successiva alla campagna di Sicilia, l'invasione dell'Italia continentale, data ormai per certa<ref>{{cita|Bragadin|pp. 312-314}}.</ref><ref>{{cita|Bagnasco|pp. 385-386}}.</ref>.
L'intervento delle unità maggiori italiane nel corso della campagna fu quindi episodico: nella notte tra il 16 e il 17 luglio l'incrociatore ''[[Scipione Africano (incrociatore)|Scipione Africano]]'', in viaggio di trasferimento da [[La Spezia]] a [[Taranto]] ([[operazione Scilla]]), fu attaccato da quattro motosiluranti britanniche nello stretto di Messina, ma respinse l'attacco affondando uno dei bastimenti nemici. Il 5 e l'8 agosto invece una sezione di due incrociatori italiani (nel primo caso ''[[Eugenio di Savoia (incrociatore)|Eugenio di Savoia]]'' e ''[[Raimondo Montecuccoli (incrociatore)|Raimondo Montecuccoli]]'', nel secondo ''[[Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1936)|Giuseppe Garibaldi]]'' e ''[[Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi (incrociatore)|Duca degli Abruzzi]]'') mosse nottetempo alla volta delle acque di Palermo, già occupata dagli statunitensi, per bombardarne il porto, ma in entrambi i casi la missione fu abortita dopo che le unità furono scoperte dalla ricognizione nemica prima di arrivare a destinazione<ref>{{cita|Bragadin|pp. 332-335}}.</ref><ref name=Bagnasco>{{cita|Bagnasco|pp. 386-387}}.</ref>.
Il contrasto alle operazioni navali degli Alleati in Sicilia fu quindi demandato alle motosiluranti (senza successi significativi, stante anche il piccolo numero e lo stato d'usura dei mezzi disponibili), alle forze aeree e ai sommergibili, con questi ultimi rappresentati da una dozzina di unità italiane e da due o tre unità tedesche. Nonostante il forte schieramento di unità antisommergibili e antiaeree da parte degli Alleati, i mezzi dell'Asse riuscirono a cogliere qualche successo: il 15 luglio il sommergibile {{nave||Enrico Dandolo|sommergibile 1938|2}} riuscì a danneggiare l'incrociatore {{nave|HMS|Cleopatra|33|6}}, il 16 luglio la portaerei {{nave|HMS|Indomitable|R92|6}} fu danneggiata da un aerosilurante italiano mentre il 23 luglio l'incrociatore {{nave|HMS|Newfoundland|59|6}} fu danneggiato in un attacco subacqueo attribuito all'italiano {{nave||Ascianghi|sommergibile|2}} o al tedesco ''[[U-407]]''. Il sommergibile ''[[Ambra (sommergibile)|Ambra]]'' tentò, tra il 17 e il 18 luglio, di trasportare dei mezzi d'assalto della [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]] per attaccare le navi nemiche ferme davanti Siracusa, ma fu scoperto e danneggiato dai velivoli alleati al largo di [[Capo Spartivento (Calabria)|Capo Spartivento]] e dovette interrompere la missione; la reazione delle unità di scorta fece del resto pagare un pesante prezzo alle forze subacquee italiane, che nelle operazioni attorno alla Sicilia persero cinque battelli: {{nave||Flutto|sommergibile|2}}, {{nave||Nereide|sommergibile 1934|2}}, {{nave||Acciaio|sommergibile|2}}, ''Ascianghi'' e {{nave||Pietro Micca|sommergibile 1931|2}}<ref>{{cita|Bragadin|pp. 330-332}}.</ref><ref name=Bagnasco />.
== Bilancio e conseguenze ==
[[File:SC180362t.jpg|miniatura|upright=0.8|Soldato in posa su una [[Utility truck ¼ t 4x4 jeep|jeep
La campagna era durata
Nonostante fosse stato il
Alcuni collaboratori di Montgomery avevano ipotizzato che l'8ª Armata avrebbe potuto
▲Alcuni collaboratori di Montgomery avevano ipotizzato che l'8ª Armata avrebbe potuto soffrire fino a diecimila vittime durante la prima settimana di combattimenti in Sicilia; in realtà se ne contarono 1.517, oltre un terzo delle quali registrate nell'operazione aviotrasportata precedente gli sbarchi<ref name="Atkinson105">{{Cita|Atkinson|p 105}}</ref>. Nonostante ciò la campagna di Sicilia fece registrare molte perdite tra gli Alleati: gli americani ebbero 8800 perdite tra cui 2237 morti, mentre 13.000 soldati furono ricoverati per malattia, soprattutto [[malaria]]. I britannici ebbero all'incirca 12.800 perdite tra cui 2721 morti. I tedeschi che combatterono sull'isola furono circa 60.000, i quali riportarono all'incirca 29/30.000 perdite tra cui 4325 morti, 4583 dispersi, 13.500 feriti e 5523 prigionieri<ref name="USSME">{{cita|USSME|pp. 400-401}}.</ref>. Tra le file italiane i morti accertati furono 4678, i dispersi 36.072 ed i feriti 32.500; ma dei 200.000 uomini di Guzzoni presenti il 10 luglio sull'isola solo una piccola parte si reimbarcò in Calabria, mentre la maggior parte, 116.861 uomini, cadde prigioniera<ref name="USSME"/>. Gran parte dei dispersi italiani e tedeschi furono ritenuti come presumibilmente deceduti e sepolti sul campo di battaglia od in località sconosciute, mentre un'altra parte rientrò probabilmente nel numero dei soldati locali che disertarono e rientrarono presso le loro case<ref name="USSME"/>.
[[File:Prigionieri 206a Divisione Costiera.JPG|miniatura|sinistra|Prigionieri italiani della 206ª Divisione costiera]]
Secondo l'ammiraglio tedesco [[Friedrich Ruge]], la campagna per gli Alleati fu «un successo grande, ma incompleto»<ref>{{cita|Atkinson|p. 204}}.</ref>; nelle sue memorie invece il feldmaresciallo Kesselring ritiene che gli americani sprecarono il loro enorme potenziale bellico per conquistare un «territorio di scarso interesse»
[[File:Local children crowd aboard a Sherman Mk III tank of the County of London Yeomanry in the village of Milo near Catania in Sicily, August 1943. TR1244.jpg|miniatura|upright=0.8|Carro armato [[M4 Sherman|Sherman]] per le strade di [[Belpasso]]; sullo sfondo la [[Chiesa di Sant'Antonio da Padova (Belpasso)|chiesa di Sant'Antonio da Padova]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/06/11/quei-bambini-sul-carro-armatoPalermo16.html|titolo=Quei bambini sul carro armato - la Repubblica.it|sito=larepubblica.it|lingua=it|accesso=13 settembre 2020}}</ref>]]
Le
Il 29 agosto [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]] atterrò a Catania accolto da Montgomery, giusto in tempo per definire gli ultimi aspetti dell'[[operazione Baytown]] che portò gli uomini dell'8ª Armata in Calabria il 3 settembre<ref>{{cita|Atkinson|p. 207}}.</ref>. Nel frattempo i tedeschi risalirono la penisola per attestarsi su posizioni difensive e per prepararsi ad attuare l'[[operazione Achse]], in vista di
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group=N/>
=== Bibliografiche ===
{{
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Rick Atkinson|titolo=Il giorno della battaglia. Gli Alleati in Italia 1943-1944|editore=Mondadori|annooriginale=2007|anno=2008|città=Milano|ISBN=978-88-04-58396-7|cid=Atkinson}}
* {{cita pubblicazione|autore=[[Erminio Bagnasco]]|titolo=In guerra sul mare - Parte 4ª|rivista=Storia Militare Dossier|editore=Albertelli Edizioni Speciali|anno=luglio-agosto 2012|numero=3|id=ISSN 22796320|cid=Bagnasco}}
* {{cita libro|autore=Eddy Bauer|titolo=Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. V|anno=1971|editore=De Agostini|città=Novara|isbn=no|cid=Bauer}}
* {{cita libro|autore=Giorgio Bonacina|titolo=Obiettivo: Italia - I bombardamenti aerei delle città italiane dal 1940 al 1945|editore=Mursia|città=Milano|annooriginale=1970|anno=2011|ISBN=88-425-3517-6|cid=Bonacina}}
* {{
* {{cita libro|autore=[[Alfio Caruso]]|titolo=Arrivano i nostri. 10 luglio 1943: gli Alleati sbarcano in Sicilia|editore=Tea|città=Milano|annooriginale=2004|anno=2006|ISBN=88-502-1100-7|cid=Caruso}}
* {{cita libro|autore=Carlo D'Este|titolo=1943 Lo sbarco in Sicilia|editore=Mondadori|annooriginale=1990|anno=|città=Milano|ISBN=88-04-33046-5|cid=D'Este}}
* {{cita libro|autore=Albert Garland|
* {{cita libro|autore=[[Giorgio Giorgerini]]|titolo=La guerra italiana sul mare|editore=Mondadori|città=Milano|anno=2009|ISBN=978-88-04-50150-3|cid=Giorgerini}}
* {{cita libro|autore=|titolo=Il Terzo Reich. Il fronte meridionale|editore=Hobby&Work|annooriginale=1993|anno=|città=Cinisello Balsamo (MI)|ISBN=88-7133-184-2|cid=Fronte meridionale}}
* {{cita libro|autore=
* {{cita libro|autore=[[Albert Kesselring
* {{cita libro|autore=Eric Morris|titolo=La guerra inutile. La campagna d'Italia 1943-45|editore=Longanesi|anno=1993|città=Milano|isbn=978-88-304-1154-8|cid=Morris}}
* {{cita libro|autore=[[Arrigo Petacco
* {{cita libro|autore=[[Gianni Rocca
* {{cita libro|autore=Gianni Rocca|titolo=I disperati. La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1991|edizione=II edizione|ISBN=88-04-33826-1|cid=Rocca2}}
* {{cita libro|autore=James J. Sadkovich|titolo=La Marina italiana nella seconda guerra mondiale|editore=Feltrinelli|città=Milano|anno=2014|annooriginale=1994|ISBN=978-88-07-88532-7|cid=Sadkovich}}
* {{cita libro|autore=Jerry Scutts|titolo=Bf 109 aces of North Africa and the Mediterranean|anno=1994|città=London|editore=Osprey publishing|lingua=inglese|isbn=1-85532-448-2|cid=Scutts}}
* {{cita pubblicazione|curatore=Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito|titolo=Le operazioni in Sicilia e in Calabria|città=Roma|anno=1993|cid=USSME}}
== Voci correlate ==
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* [[Albert Kesselring]]
* [[Alfredo Guzzoni]]
* [[Bernard Law Montgomery]]
* [[Bombardamenti di Palermo nella seconda guerra mondiale]]
* [[Campagna del Nordafrica]]
* [[Fridolin von Senger und Etterlin]]
* [[George Smith Patton]]
* [[Hans-Valentin Hube]]
* [[Harold Alexander]]
* [[In guerra per amore]]
* [[Incidenti degli schiaffi]]
* [[Isola di Sicilia]]
* [[L'uomo che non è mai esistito]]
* [[Operazione Dragoon]]
* [[Operazione Underworld]]
* [[Paisà]]
* [[Sbarco in Normandia]]
* [[
* [[Strage di Canicattì (14 luglio 1943)]]
* [[Strage di Castiglione]]
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== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* [http://www.raistoria.rai.it/articoli/operazione-husky-lo-sbarco-in-sicilia/25298/default.aspx Operazione Husky: lo sbarco in Sicilia] in [[Il tempo e la storia]] raistoria.rai.it
* [http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f4d140ec-2005-482a-b8a4-8243d4f6ddd6.html Sicilia '43 - Operazione Husky] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150924133034/http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f4d140ec-2005-482a-b8a4-8243d4f6ddd6.html |date=24 settembre 2015 }} in [[Correva l'anno]] rai.tv
* R.A.M. Operazione Husky, l'acero e la svastica. [http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/r-a-m-11-puntata/23525/default.aspx Prima] e [http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/r-a-m-12-puntata/23595/default.aspx seconda parte]
* [http://www.raistoria.rai.it/articoli/sicilia-43-sbarco-al-museo/23416/default.aspx Documentario Rai sul museo storico dedicato allo sbarco] rai.tv
* {{en}} [https://web.archive.org/web/20101117185119/http://www.american-divisions.com/doc.asp?documentid=108&pagenumber=1 Husky Planning] american-divisions.com▼
▲* {{en}} [http://www.american-divisions.com/doc.asp?documentid=108&pagenumber=1 Husky Planning] american-divisions.com
* {{en}} [http://books.google.it/books?id=XDqBUqnrFLYC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false/ With Utmost Spirit: Allied Naval Operations in the Mediterranean: 1942-1945] googlebook.com
* {{en}} [http://www.history.navy.mil/research/library/online-reading-room/title-list-alphabetically/s/the-sicilian-campaign-operation-husky.html/ Action Report Western Naval Task Force. The Sicilian Campaign "Operation Husky" July-August 1943] history.navy.mil
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