Piero Calamandrei: differenze tra le versioni

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{{citazionequote|[...] morti e vivi collocon lo stesso impegno / popolo serrato intorno al monumento / che si chiama / ora e sempre / [[Resistenza italiana|RESISTENZA]].|Piero Calamandrei, ''Lapide ad ignominia''}}
 
{{Carica pubblica
|nome = Piero Calamandrei
|immagine = Piero Calamandrei 2.JPG
|carica = Capogruppo all'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana(Italia)|Assemblea Costituente]]<br />del [[Partito d'Azione]]
|mandatoinizio = 25 giugno [[1946]]
|mandatofine = 31 gennaio [[1948]]
|presidente = [[Alcide De Gasperi]]
|predecessore = ''nessuno ''
|successore = ''nessuno''
|partito = [[Unione Nazionale (Italia)|UN]] <small>(1924-1926)</small><br />[[Partito d'Azione|Pd'A]] <small>(1942-1947)</small><br />[[Unione dei Socialisti|UdS]] <small>(1948-1949)</small><br />[[Partito Socialista Democratico Italiano|PSDI]] <small>(1949-1953)</small><br />[[Unità Popolare (Italia)|UP]] <small>(1953-1955)</small><br />vicino al [[Partito Radicale (Italia)|PR]] <small>(1955-1956)</small><!-- [[Partito d'Azione|Pd'A]] (1942-1947) !--><!-- [[Unione dei Socialisti|UdS]] (1948-1949), [[Partito Socialista Democratico Italiano#La rinascita del PSLI|PSLI]] (1949-1951), [[Partito Socialista Democratico Italiano|PSDI]] (1951-1953) !-->
|titolo di studio = laurea in giurisprudenza
 
|professione = avvocato, docente universitario e scrittore
|titolo di studio= laurea in giurisprudenza
|carica2 = [[Assemblea Costituente (Italia)|Deputato dell'Assemblea Costituente]]
|professione= avvocato, docente universitario e scrittore
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|mandatofine2=
|gruppo parlamentare2 = Autonomista
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|coalizione2 = [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] (1942-1947)
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|collegio2 = Collegio Unico Nazionale
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|collegio2= Collegio Unico Nazionale
|incarichi2 = * Componente della Giunta delle elezioni
|tipo nomina2=
|incarichi2= * Componente della Giunta delle elezioni
* Componente della Commissione per la Costituzione
* Componente della Seconda Sottocommissione
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* Componente della prima commissione per l'esame dei disegni di legge
* Componente del Comitato consultivo per l'esame della riforma del [[Codice di procedura civile italiano|Codice di Procedura Civile]]
|sito2 = http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=Assemblea%20Costituente\I%20Costituenti&content=altre_sezioni/assemblea_costituente/composizione/costituenti/framedeputato.asp?Deputato=1d25450
|carica3 = [[Camera dei deputati|Deputato della Repubblica Italiana]]
|mandatoinizio3 =
|mandatofine3 =
|legislatura3 = [[Deputati della I Legislatura della Repubblica Italiana|I]]
|gruppo parlamentare3 = US-PSU-PS, PSDI, Misto
|coalizione3 = [[Unità Socialista]] (1948)
|circoscrizione3 =
|collegio3 = Collegio Unico Nazionale
|tipo nomina3 =
|incarichi3 = * Vicepresidente della Giunta delle elezioni
* Componente della Giunta per le autorizzazioni a procedere in giudizio
* Componente della III Commissione (Giustizia)
* Componente della Commissione speciale per l'esame dei provvedimenti relativi ai danni di guerra (nn. 1348 e 2379)
* Componente della Commissione speciale per l'esame dei provvedimenti relativi alla [[Corte costituzionale della Repubblica Italiana(Italia)|Corte Costituzionale]] (n. 469 e 1292)
* Componente della Commissione parlamentare di vigilanza sulle condizioni dei detenuti negli stabilimenti carcerari
|sito3 = http://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&position=I%20Legislatura%20/%20I%20Deputati&content=deputati/legislatureprecedenti/framedeputato.asp?Deputato=1d25450
}}
[[File:Piero Calamandrei.jpg|thumbnail|rightthumb]]
{{Bio
|Nome = Piero
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|GiornoMeseMorte = 27 settembre
|AnnoMorte = 1956
|Epoca = 18001900
|Epoca2 = 1900
|Attività = politico
|Attività2 = avvocatogiurista
|Attività3 = accademicoavvocato
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , nonché uno dei fondatori del [[Partito d'Azione]]
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== Biografia ==
Era il figlio di Rodolfo Calamandrei, professore universitario di sentimenti [[mazziniani]] e deputato radicale dal 1909 al 1910, e di Laudomia Pimpinelli.
 
=== Origini e formazione ===
AllievoDopo aver ottenuto la maturità classica presso il [[Liceo classico statale Michelangiolo|Liceo Michelangiolo]] di Firenze, fu allievo del giurista [[Carlo Lessona]]<ref name="cita|-Barbera|p. 44-p44">{{cita|Barbera|p. 44}}.</ref> e si laureò in [[Giurisprudenzagiurisprudenza]] all'[[Università di Pisa]] nel [[1912]]. Si trasferì quindi a Roma, dove dal dicembre 1914 iniziò a frequentare [[Giuseppe Chiovenda]]<ref name="cita|-Barbera|p. 44-p44"/> e partecipò a vari concorsi universitari, finché nel [[1915]] fu nominato professore di procedura civile all'[[UniversitàDiritto diprocessuale Messina]].civile|procedura Successivamente ([[1918civile]]) fu chiamato all'[[Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia|Università di Modena e Reggio EmiliaMessina]] per poi passare a [[Università degli Studi di Siena|quella di Siena]] diventandone ordinario nel 1919 in seguito alla morte di Lessona<ref name="cita|Barbera|p. 45">{{cita|Barbera|p. 45}}</ref>. Della commissione incaricata a valutarne le capacità faceva parte il giurista [[Alfredo Rocco]]<ref name="cita|Barbera|p. 45"/>. Infine, nel [[1924]], scelse di passare alla nuova facoltà giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la cattedra di diritto processuale civile.
 
[[Interventismo|Interventista]], prese parte alla [[prima guerra mondiale]] come [[volontario di guerra|volontario]] con il grado di sottotenente di complemento<ref name="cita-Barbera-p45"/> nel 218º reggimento di fanteria. Ne uscì col grado di [[capitano]], e lasciò il [[Regio esercito]] nel 1919 per proseguire la propria carriera accademica.
{{Senza fonte|Fu successivamente promosso [[tenente colonnello]]}}.
 
Nel [[1918]] fu chiamato all'[[Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia|Università di Modena]], per poi passare a [[Università degli Studi di Siena|quella di Siena]] diventandone ordinario nel 1919 in seguito alla morte di Lessona<ref name="cita-Barbera-p45">{{cita|Barbera|p. 45}}.</ref>. Della commissione incaricata a valutarne le capacità faceva parte il giurista [[Alfredo Rocco]]<ref name="cita-Barbera-p45"/>. Infine, nel [[1924]], scelse di passare alla nuova facoltà giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la cattedra di diritto processuale civile.
Prese parte alla [[prima guerra mondiale]] come [[ufficiale (forze armate)|ufficiale]] [[volontario di guerra|volontario]]<ref name="cita|Barbera|p. 45"/> nel 218º reggimento di fanteria; ne uscì col grado di [[capitano]] e fu successivamente promosso [[tenente colonnello]], ma preferì lasciare l'esercito per proseguire la propria carriera accademica.
 
=== Il ventennio fascista e l'attività di giurista ===
Quando nel 1924 fu istituita la Commissione per la riforma dei codici, Calamandrei fu inserito nella sottocommissione incaricata di riformare il [[Codice di procedura penale italiano|codice di procedura penale]]<ref name="cita|-Barbera|p. 46-p46">{{cita|Barbera|p. 46}}.</ref>. La commissione terminò il proprio compito nel 1926, ma le proposte rimasero sulla carta.
 
Partecipò, insieme a [[Dino Vannucci]], [[Ernesto Rossi]], [[Carlo Rosselli]] e [[Nello Rosselli]] alla formazione di ''[[Italia libera]]'', un gruppo clandestino di ispirazione repubblicana e antifascista. Dopo il [[delitto Matteotti]] entrò a far parte del movimento ''[[Unione Nazionale (Italia)|Unione Nazionale]]'', un partito liberale e antifascista fondato da [[Giovanni Amendola]], entrando nel consiglio direttivo. Partecipò, insieme con [[Dino Vannucci]], [[Ernesto Rossi]], [[Carlo Rosselli]] e [[Nello Rosselli]] alla direzione di ''[[Italia Libera]]'', un gruppo clandestino di ispirazione azionista. Nel 1925 sottoscrisse il [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]] di [[Benedetto Croce]]. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochissimi professori e avvocati a non chiedere la tessera del [[Partito Nazionale Fascista]]<ref>Dell'intero Ordine degli avvocati di Firenze, solo tre iscritti non chiesero la tessera del partito fascista: oltre allo stesso Calamandrei, [[Adone Zoli]] e Ugo Feri.</ref> e collaborò con la testata ''[[Non Mollare]]''. Nel 1931, maper nelmantenere 1931la cattedra universitaria, [[Giuramento di fedeltà al fascismo|giurò fedeltà al regime fascista]]<ref name="cita|-Barbera-p46"/>. Calamandrei firmò perché considerava l'insegnamento "il suo posto di combattimento", ma quella sottomissione gli costerà "l'animo straziato"<ref>{{cita news|pautore=Simonetta Fiori|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/16/professori-che-dissero-no-mussolini.html|titolo=I professori che dissero 46"NO" al Duce|pubblicazione=La Repubblica|data=2000-04-16|accesso=2016-02-18|lingua=it}}</ref>.
 
Negli anni seguenti vi furono altri tentativi da parte dei ministri [[Pietro De Francisci]] prima e del nuovo ministro [[Arrigo Solmi]] di riformare i codici ma non ebbero sviluppo pratico<ref name="cita|-Barbera|p. 46-p46"/>. Nel 1939 divenne nuovo [[Ministero di Grazia e Giustizia|ministro di Grazia e Giustizia]] il bolognese [[Dino Grandi]] che riprese in mano l'idea di riformare i codici. Grandi affidò subito l'incarico al magistrato [[Leopoldo Conforti]] e decise inoltre di coinvolgere in maniera diretta i più importanti studiosi di procedura civile dell'epoca che erano [[Enrico Redenti]], [[Francesco Carnelutti]] e Calamandrei<ref name="cita|-Barbera|p. 46-p46"/>. Il 16 ottobre 1939 il ministro Grandi in un celebre discorso indicò quali eranofossero le linee in base alle quali avrebbe dovuto svolgersi la riforma dei codici poi tramite il suo capo gabinetto richiese il parere dello stesso Calamandrei il quale svolse una relazione prettamente tecnica mentre il 13 novembre tutti e tre i giuristi furono invitati ad esprimere il proprio parere sul precedente lavoro di riforma effettuato da Conforti. Calamandrei fu poi invitato insieme a Carnelutti e Redenti ad una riunione insieme con il ministro Grandi che si tenne tra il 18 e il 21 dicembre<ref name="cita|-Barbera|p. 46-p46"/>.
 
Nel corso del 1940 Grandi, nel frattempo diventato Presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni, decise di privilegiare il rapporto con lo stesso Calamandrei che infatti convocò il 26 aprile 1940<ref name="cita|-Barbera|p. 47-p47">{{cita|Barbera|p. 47}}.</ref>. In questa occasione, come lo stesso Calamandrei annotò sul proprio diario, Grandi gli riferì di un colloquio avuto con [[Mussolini]] in cui gli aveva detto che dei tre giuristi coinvolti nel progetto "il più fascista è il non fascista Calamandrei", Calamandrei perplesso domandò "Tutto sta a vedere che significato Lei dà alla parola fascista", ma Grandi lo tranquillizzò replicando "In senso buono" allora Calamandrei rispose "Allora me ne compiaccio"<ref name="cita|-Barbera|p. 47-p47"/>. All'inizio della seconda guerra mondiale Calamandrei fu richiamato al fronte ma ottenne una dispensa per intervento di Grandi che lo aveva incaricato nel frattempo di svolgere l'ultima revisione del [[codice di procedura civile]]<ref name="cita|-Barbera|p. 47-p47"/>.
 
Nella relazione preparata per il Re, Calamandrei espose come nel nuovo codice di procedura civile fossero presenti i principi legislativi cui si erano ispirati e come le più importanti innovazioni di quei principi avessero trovato attuazione<ref name="cita|-Barbera|p. 47-p47"/>. Calamandrei indicò inoltre come propria fonte di ispirazione il giurista [[Giuseppe Chiovenda]]<ref name="cita|-Barbera|p. 47-p47"/>. Il nuovo [[codice di procedura civile]] fu promulgato il 28 ottobre 1940 ed entrò definitivamente in vigore il 21 aprile 1942. Per il proprio lavoro subito dopo la promulgazione del codice Calamandrei fu decorato dallo stesso ministro Grandi con le insegne di [[cavaliere di Gran Croce]]<ref name="cita|-Barbera|p. 48-p48">{{cita|Barbera|p. 48}}.</ref>. Il codice di procedura civile emanato nel 1942 è in parte ancora in vigore in Italia. Nel 1941 il "Centro di studi giuridici" lo coinvolse nel progetto di pubblicare cinque volumi sul pensiero giuridico italiano e il suo intervento intitolato "''Gli studi di diritto processuale civile in Italia nel Ventennio fascista''" fu inserito nel primo volume della collana<ref name="cita|-Barbera|p. 48-p48"/>.
 
Calamandrei partecipò anche ai lavori preparatori per il nuovo [[Codice civile italiano|codice civile]] di cui partecipò attivamente alla stesura del VI° libro<ref name="cita|-Barbera|p. 47-p47"/>. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al [[duce]] che gli venne chiesta dal rettore del tempo{{citazioneSenza necessariafonte}}.
 
=== I lavori sulper il nuovo codice di procedura civile ===
{{NN|diritto|maggio 2015}}
 
Secondo lo stesso Calamandrei, nel nuovo [[Codice di procedura civile (Italia)|codice di procedura civile]], approvato con R.d. del 28 ottobre 1940, trovano formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali della scuola di [[Giuseppe Chiovenda|Chiovenda]]. A riprova di ciò, [[Alessandro Galante Garrone]] (''Calamandrei'', Garzanti, 1987) evidenziòsottolineò che la relazione del Guardasigilli al Re, scritta in uno stile inconfondibilmente scorrevole e piano, è opera dello stesso Calamandrei. E immediatamente dopo l'entrata in vigore del codice, Conforti in alcuni scritti giuridici e lo stesso Grandi nel suo epistolario con Calamandrei affermarono in maniera esplicita di essersi richiamati all'insegnamento di [[Giuseppe Chiovenda]].
 
Secondo rielaborazionistudi più recenti (vedi a proposito ''Piero Calamandrei e la procedura civile, miti leggende interpretazione documenti'' di [[Franco Cipriani]], Edizioni Scientifiche Italiane 2007), il codice di procedura civile non aveva nulla di "chiovendiano" (Calamandrei, seppur lo frequentò, secondo alcuni sarebbe stato addirittura avversario di Giuseppe Chiovenda), poiché era un codice autoritario, tipico frutto di un regime liberticida. Autoritario soprattutto per quanto riguarda l'autorità del giudice, concetto dietro cui si nascondeva il forte autoritarismo e l'inquisitorietà della figura del magistrato nella conduzione del processo (in particolare in fatto di ammissione delle prove), che riprendeva con pochissime modifiche lail progetto bozzadefinitivo Solmi del 1939. Da guardasigilli, lo storico del diritto [[Arrigo Solmi]] aveva portato avanti i lavori sul codice di procedura civile avvalendosi di una commissione cui l'unico membro proveniente dal mondo accademico era Redenti. In pratica i lavori furono portati avanti senza l'ausilio della dottrina, che rispose in maniera molto critica alle opzioni autoritarie insite in quella bozza.
 
Ad esempio lo stesso Calamandrei fu molto critico rispetto ad essa, ma solo sul piano tecnico, sapendo di non poter contrastare il fascismo sul piano dei principi. Grandi, che succedette a Solmi nel 1939 ed era un fine politico, si avvalse principalmente dell'apporto di Carnelutti e Calamandrei, cheCarnelutti insieme ae Redenti, eranoossia gli esponenti più autorevoli della scienza processualcivilisticaprocessual-civilistica del tempo. Sempre secondo Cipriani <ref>vedi anche [[Franco Cipriani]], ''Il codice di procedura civile tra gerarchi e processualisti'', Edizioni Scientifiche Italiane, 1992.</ref>, Calamandrei sarebbe stato l'unico ad accettare di buon grado la collaborazione, probabilmente pensando che fosse l'unico modo per influire sullasul bozza delnuovo codice ede arginare le tendenze autoritarie che Grandi, avendo l'obiettivo di rielaborare con poche modifiche lail progetto bozzadefinitivo Solmi, stava imprimendo alla riforma. Calamandrei tentò di sabotareprendere in mano l'operazione con sottili proposte tese a neutralizzare l'autoritarismo del codice, ma con risultati marginali. Ad esempio, in occasione della revisione finale dell'articolato riuscì a inserire nel codice, sotto forma di articoli e di rubriche di articoli, alcuni istituti enucleati dal Chiovenda e alcuni brani presi di peso dai ''Principii'' di Chiovenda. A quel punto, provò a creare una base ideologica per il codice nella relazione al Re, puntando sui principi di Chiovenda (quest'ultimo, evento unico, è citato ben sette volte nella relazione al re, mentre sono spariti i riferimenti a [[Lodovico Mortara]], probabilmente espunti dallo stesso Grandi), in verità del tutto assenti nel codice, o inserendo idee che in realtà non erano state accolte nel nuovo testo.
 
La tesi secondo la quale il codice di procedura civile del 1942 sarebbe stato un codice "chiovendiano" riuscì a influenzare tutta la dottrina successiva, fino ai giorni nostri. Tant'è che la "novella" con cui nel 1950 il codice fu in parte allineato su principi del testo previgente fu accolta dai processualisti vicini a Calamandrei come una vera e propria "controriforma". In realtà alle modifiche introdotte nel 1950 contribuì lo stesso Calamandrei. Nel 1947 in quanto membro dell'Assemblea costituente egli fu chiamato a far parte del comitato consultivo per l'esame del disegno di legge originario, il pdl n. 7 del 27 febbraio 1947 (noto come "Gullo-Pellegrini"). E nel 1949, come componente della commissione Giustizia della Camera dei Deputati (sedute del 26 ottobre e 22-25 novembre) presentò numerosi emendamenti, alcuni dei quali approvati, al disegno di legge di ratifica del decreto legislativo 5 maggio 1948 n. 483, messo a punto dal ministero della Giustizia sulla base delle proposte del comitato.
 
=== La seconda guerra mondiale ===
{{citazione|La libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare|Piero Calamandrei}}
Contrario all'ingresso dell'[[Italia]] nella [[seconda guerra mondiale]] a fianco della [[Germania]], nel [[1941]] aderì al movimento ''[[Giustizia e Libertà]]''<ref name=":0">{{citazioneCita|Dizionario necessariaBiografico degli Italiani}}.</ref> ede un anno dopo fu tra i fondatori del [[Partito d'Azione]]<ref {{citazionename=":0" necessaria}}/> insieme a [[Ferruccio Parri]], [[Ugo La Malfa]] ede altri. In questo periodo (1939-1945) tenne un diario, pubblicato nel 1982.
 
Nel maggio 1943 Calamandrei - accusato di [[disfattismo]] da un suo collega appena rientrato dal fronte - fu convocato in questura per un interrogatorio. Calamandrei negò gli addebiti e interessò del fatto il nuovo ministro di Grazia e Giustizia [[Alfredo De Marsico]], che gli garantì protezione<ref>Alfredo De Marsico "nelle sue memorie gli rimproverò di non aver poi testimoniato in suo favore dopo la caduta del fascismo": così Antonio Carioti, ''Calamandrei e quel codice del Ventennio'' (Corriere della Sera, 26 gennaio 2006), secondo cui nell'elaborazione del codice "tutti i giuristi furono cooptati dal regime. E lo stesso Calamandrei all'epoca si sentiva più afascista che antifascista. Tanto che poi il figlio [[Franco Calamandrei|Franco]] gli rimproverò il suo atteggiamento passivo durante il Ventennio".</ref> presso lo stesso Mussolini<ref name="cita|-Barbera|p. 48-p48"/>. Lo stesso [[Arrigo Serpieri]], rettore dell'Università di Firenze, il 17 maggio inviò anch'esso una lettera al [[ministero dell'Educazioneeducazione Nazionalenazionale]], invitando il Ministro a non prendere decisioni affrettate nel caso relativo a Calamandrei<ref name="cita|-Barbera|p. 49-p49">{{cita|Barbera|p. 49}}.</ref>.
 
Il 31 agosto 1943, subito dopo la [[caduta del fascismo]], fu nominato Rettore dell'[[Università di Firenze]], ma dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] precauzionalmente lasciò Firenze, trasferendosi prima a [[Treggiaia]] e successivamente dimettendosi da Rettore il 2 ottobre. In seguito si trasferì a [[ColcelloCollicello|Collicello Umbro]] dove rimase fino alla [[liberazione di Roma]]<ref name="cita|Barbera|p. 49"/>. Dopo la liberazione di Firenze ritornò nella suanel cittàgiugno nell'estate1944<ref name="cita|-Barbera|p. 49-p49"/> e riprese nel settembre successivo ad esercitare il suo ruolo di rettore dell'Università. Nel frattempo era anche stato colpito da mandato di cattura da parte delle autorità della [[Repubblica Sociale Italiana]]. Suo figlio [[Franco Calamandrei|Franco]] fu un partigiano attivo durante questo periodo, nel [[Partito Comunista Italiano]]<ref>Sui rapporti tra Piero e Franco Calamandrei, si veda {{cita news|[[Sergio Luzzatto]]|http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_18/calamandrei_b3a31b8e-0d0e-11dd-9f4c-00144f486ba6.shtml|Calamandrei, quando il figlio educa il padre|Corriere della Sera|18 aprile 2008}}</ref>. Calamandrei fu inoltre autore di numerose poesie ed epigrafi celebrative del mito della resistenza.
 
Dopo la liberazione di Firenze ritornò nella sua città nell'agosto 1944<ref name="cita-Barbera-p49"/> e riprese nel settembre successivo ad esercitare il suo ruolo di [[Rettore (università)|rettore]] dell'Università fino al 1947. Calamandrei fu inoltre autore di numerose poesie ed epigrafi celebrative del mito della resistenza.
 
=== Il dopoguerra e l'attività politica ===
[[File:Calamandrei.jpg|200px|miniaturathumb|sinistra|Calamandrei in una foto del 1946]]
Nel gennaio del [[1945]], a Firenze, Calamandrei fondò l'[[Associazione Federalisti Europei]] insieme ad altri importanti personalità tra cui [[Corrado Tumiati]], [[Giacomo Devoto]], [[Paride Baccarini]] e [[Enzo Enriques Agnoletti]]. Finita la guerra, nel [[1945]] fu nominato membro della [[Consulta Nazionale]] in rappresentanza del [[Partito d'Azione]].
Nel [[1945]] fu nominato membro della [[Consulta Nazionale]] in rappresentanza del [[Partito d'Azione]] e successivamente venne eletto all'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]]. Partecipò attivamente ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della commissione d'inchiesta e della Commissione per la [[Costituzione italiana]]. I suoi interventi nei dibattiti dell'Assemblea ebbero larga risonanza: specialmente i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sui [[Patti lateranensi]], sulla [[divorzio|indissolubilità del matrimonio]], sul [[potere giudiziario]].
 
Nel giugno 1946 venne eletto all'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente]] per il Partito d'Azione<ref>Calamandrei, oltre ad essere stato «uno dei
padri fondatori e, insieme, dei critici più avvertiti della Costituzione del
1948», si è rivelato «uno dei maggiori rappresentanti del liberalismo
sociale di matrice azionista»: così F. SBARBERI, ''Piero Calamandrei: la rivoluzione democratica come discontinuità dello Stato'', in ''L’utopia della libertà eguale. Il liberalismo sociale da Rosselli a Bobbio'', Bollati Boringhieri, 1999, p. 115.</ref>. Partecipò attivamente ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni, della commissione d'inchiesta e della [[Commissione per la Costituzione]] (detta "dei 75"). I suoi interventi nei dibattiti dell'Assemblea ebbero larga risonanza: specialmente i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sui [[Patti lateranensi]], sulla [[divorzio|indissolubilità del matrimonio]], sul [[potere giudiziario]].
 
Calamandrei propose una [[repubblica presidenziale]] con "pesi e contrappesi", come negli [[Stati Uniti]], o un sistema di [[premierato]] sul [[sistema Westminster|modello Westminster]] [[Regno Unito|britannico]], per evitare la debolezza dei governi, come si verificò poi puntualmente durante la storia della [[repubblica]], e, allo stesso tempo, impedire la deriva autoritaria insita sia nel troppo potere, sia nel disordine delle istituzioni, come era avvenuto col fascismo<ref>Roberto Bin, [[Giovanni Pitruzzella]], ''Diritto costituzionale.''</ref>. Retrospettivamente, fu suo il giudizio sulla Costituzione "tripartitica", "di compromesso", nella quale le forze di destra per compensare quelle di sinistra per "una rivoluzione mancata" concessero loro "una rivoluzione promessa"<ref>Piero Calamandrei, ''Costruire la democrazia'', Vallecchi.</ref>. Nonostante ciò, difese sempre la [[repubblica parlamentare]] e la Costituzione, così come erano uscite dal dibattito [[democratico]] nella Costituente.
Nonostante ciò, difese sempre la [[repubblica parlamentare]] e la Costituzione, così come erano uscite dal dibattito [[democratico]] nella Costituente.
 
Quando il Partito d'Azione si sciolse, entrò a far parte dell'[[Unione dei Socialisti]], nelle cui liste (che si presentarono insieme a quelle del [[Partito Socialista Democratico Italiano]],|Partito conSocialista cuidei Lavoratori Italiani]]) fu eletto nel 1948 [[deputato]] alla Camera. Nel 1949 l'Unione dei Socialisti confluì nel [[1948Partito Socialista Unitario (1949)|Partito Socialista Unitario]], il quale nel 1951 si fuse con il PSLI dando vita al [[Partito Socialista Democratico Italiano]]. Definito dall'da ''[[The Economist]]'' come ''the most impressive private member in the House''<ref>"De Gasperi's Dilemma." Economist [London, England] 10 Jan. 1953: 66+. The Economist Historical Archive, 1843-2012.</ref>, fu contrario alla «[[legge truffa]]»: quando fu votata anche con l'appoggio del suo partitoPSDI, fondò dapprima il movimento politico [[Autonomia Socialista]] e, nel [[1953]], prese parte alla fondazione del movimento di ''[[Unità Popolare (Italia)|Unità Popolare]]'' con il vecchio amico [[Ferruccio Parri]]: nonostante l'esiguo risultato ottenuto alle elezioni di quell'anno, ciò fu decisivo affinché la [[Democrazia Cristiana]] e i partiti suoi alleati non raggiungessero la percentuale di voti richiesta dalla nuova legge per far scattare il premio di maggioranza.
 
Avvocato di fama, fu presidente del [[Consiglio Nazionale Forense]] dal 1946 alla morte. Accademico[[Accademia nazionaleNazionale dei Lincei|Accademico dei Lincei]], direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Università di Firenze, fu direttore della ''[[Rivista di diritto processuale]]'', de ''[[Il Foro toscano]]'' e del ''[[Commentario sistematico della Costituzione italiana]]''. Non erano queste le sue prime esperienze giornalistiche: nell'aprile del [[1945]] aveva infatti fondato il settimanale politico-letterario ''[[Il Ponte (rivista)|Il Ponte]]''. Memorabile il suo "Elogio dei giudici scritto da un avvocato" in cui condensa l'esperienza professionale e accademica di 40 anni di attività. Collaborò inoltre con la rivista ''[[Belfagor (rivista)|Belfagor]]''.
 
Il 26 gennaio [[1955]] tenne a [[Milano]] un famoso discorso<ref name="Testo del discorso">[httphttps://wwwcatania.memotecaliveuniversity.it/upload2016/dl02/Appunti_di_Storia_Contemporanea02/il-discorso-di-piero-calamandrei-agli-studenti-milanesi/Piero_Calamandrei.pdf Testo del discorso].</ref><ref>Audio del discorso:
[httphttps://www.youtube.com/watch?v=1lfnFWbfewM parte prima],
[httphttps://www.youtube.com/watch?v=p2p1gUQ0KlY parte seconda],
[httphttps://www.youtube.com/watch?v=wlToXBAXs88 parte terza].
</ref> presso la Società Umanitaria di Milano, rivolto ad alcuni studenti universitari e delle scuole medie superiori - che avevano autonomamente organizzato un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana, nonostante la contrarietà delle loro scuole e anche la contestazione fisica di altri studenti organizzati dalla destra - verteva sui principi della [[Costituzione Italiana]] e della [[Libertàlibertà]]<ref>Nicola Siciliani de Cumis, il''L'università cuilibera finalee ègiusta'', rimastoCritica sociologica celebre: 193, 1, 2015
(Pisa: Fabrizio Serra).</ref>. Il discorso era animato da un'ispirazione risorgimentale<ref>D'Auria Matthew, ''Risorgimento addio? : alcune riflessioni sulla nazione italiana di Alberto Mario Banti '', Soveria Mannelli (Catanzaro), Rubbettino, Rivista di politica (trimestrale di studi, analisi e commenti) 2, 2011, p. 28: "Piero Calamandrei poteva vedere con chiarezza nell'articolo 2 della Costituzione, sui «doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale» o nell'articolo 11, sul «ripudio della guerra», «la voce di [[Mazzini]]»; nel principio dell'uguaglianza e della libertà di tutte le religioni sancito dall'articolo 8 trovava [[Cavour]]; nel riconoscimento delle autonomie locali (art. 5) [[Carlo Cattaneo|Cattaneo]]; nel ripudio della pena di morte (art. 27) riscopriva invece le idee di [[Beccaria]]: «Grandi voci lontane, grandi nomi lontani». Per Calamandrei i principi della nostra Costituzione non venivano dal nulla: erano già nelle idee politiche che avevano mosso e ispirato gli uomini del [[Risorgimento]], certo adattati, rivisti alle necessità dell'Italia postfascista".</ref> ed il suo finale è rimasto celebre:
{{citazione|Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione|Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955<ref name="Testo del discorso"/>}}
Nello stesso periodo compì anche un viaggio in [[Cina]], con altri giuristi ed esponenti socialdemocratici e liberalsocialisti, tra cui [[Norberto Bobbio]].<ref>[http://www.museorientale.beniculturali.it/index.php?it/22/archivio-eventi/107/il-drago-e-la-farfalla-immagini-di-cina-a-montepulciano Il drago e la farfalla: immagini di Cina a Montepulciano] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20210519001735/http://www.museorientale.beniculturali.it/index.php?it/22/archivio-eventi/107/il-drago-e-la-farfalla-immagini-di-cina-a-montepulciano |data=19 maggio 2021 }}.</ref>
 
=== Gli ultimi anni e la morte ===
Nel febbraio del [[1956]], ill'attivista e [[Nonviolenza|pacifistasociologo]] [[Danilo Dolci]] organizza a [[Trappeto]] lo "sciopero alla rovescia" per opporsi pacificamente alla cronica [[Disoccupazione|mancanza di lavoro]] per i braccianti [[sicilia]]ni del tempo, organizzando la sistemazione di una strada comunale abbandonata all'incuria. Durante i lavori di sterramento ede assestamento la manifestazione viene repressa da una carica della [[polizia]]. Dolci viene arrestato e sarà Calamandrei che ne prenderà le difese in un seguitissimo processo. In accordo con Dolci, Calamandrei incanalò il processo in un dibattito sul [[Costituzione della Repubblica italiana#Principio lavorista|quarto articolo della Costituzione]]. Nella sua arringa dichiarò: "''Aiutateci, signori giudici, colla vostra sentenza, aiutate i morti che si sono sacrificati e aiutate i vivi a difendere questa Costituzione, che vuole dare a tutti i cittadini del nostro Paese pari giustizia e pari dignità''".
 
Morì a [[Firenze]] qualche mese dopo<ref>"Prof. P. Calamandrei." Times [London, England] 28 Sept. 1956: 13.</ref>, il 27 settembre [[1956]], a 67 anni, per le complicazioni di un [[intervento chirurgico]].<ref>[http://www.thinktag.it/system/files/1392/Pannello_8.pdf?1292060546 Pannello PDF: da un viaggio in Cina a un mondo meno chiuso], cit.: "1956, settembre, a Firenze, a seguito di un intervento chirurgico, muore improvvisamente Piero Calamandrei".</ref>
A lui sono dedicate vie a Roma e in molte cittadine toscane.
È sepolto nel [[cimitero di Trespiano|cimitero fiorentino di Trespiano]].
 
== Archivio ==
È sepolto nel cimitero fiorentino di [[Trespiano]].
I nuclei in cui oggi si divide l'archivio Calamandrei<ref name=":1">{{Cita web|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=350308|titolo=Fondo Calamandrei Piero|sito=SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche|accesso=12 settembre 2018}}</ref> sono quattro, conservati a Trento, Firenze, Roma e Montepulciano.
 
Cronologicamente il primo ad uscire dal complesso originario fu quello donato nel 1960 dalla moglie Ada Cocci al [[Museo storico del Trentino]], comprendente i documenti relativi alla partecipazione del marito alla Grande guerra e in particolare all'ingresso delle truppe italiane in Trento avvenuto il 3 novembre 1918.
 
Il secondo è quello conservato presso l'Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea di Firenze (ISRT).<ref>{{Cita web|url=http://www.istoresistenzatoscana.it/|titolo=Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell'Età contemporanea|accesso=12 settembre 2018}}</ref>
 
Il terzo nucleo è quello depositato nel 2007 dalla nipote Silvia Calamandrei presso la fondazione Centro d'iniziativa giuridica Piero Calamandrei di Roma, che conserva documenti di natura strettamente giuridica.
 
Infine il quarto nucleo documentario è stato donato nel 2008 alla [[Biblioteca e archivio Piero Calamandrei|Biblioteca archivio Piero Calamandrei]] di Montepulciano e comprende le carte più strettamente private del giurista fiorentino e della sua famiglia. Donato a partire dal 1960 da Ada Cocci<ref>{{Cita web|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=327380|titolo=Fondo Calamandrei Agostino, Rodolfo, Piero, Cocci Calamandrei Ada|sito=SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche|accesso=12 settembre 2018}}</ref>, il fondo conservato presso l'ISRT rispecchia fedelmente l'ordinamento che fu dato alle carte negli anni '60 del '900 da Maria Piani Vigni, storica segretaria di Piero Calamandrei. A tale ordinamento, basato su di un criterio essenzialmente tematico, è seguito negli anni 2000 un lavoro di inventariazione analitica delle carte a cura di Michela Nicastro<ref name=":1" />.
 
Dal 2024 l'archivio Calamandrei è consultabile online su un'unica piattaforma<ref>{{Cita web|url=https://archiviocalamandrei.it/|titolo=Archivio Calamandrei|accesso=25 giugno 2024}}</ref>.
 
== Il dibattito sulla figura ==
=== Citazioni ===
Il suo discorso al ''III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale'', Roma, 11 febbraio 1950, in difesa della scuola pubblica, e in particolare la parte «Facciamo l'ipotesi»,<ref>[[s:Facciamo l'ipotesi|Il discorso su Wikisource]].</ref> è stato spesso citato nel [[2008]] contro le politiche in materia d'istruzione del [[Governo Berlusconi IV|governo Berlusconi]] e del ministro [[Mariastella Gelmini]].<ref>''il manifesto'', 24 ottobre 2008; Piergiorgio Odifreddi, ''Così la scuola diventa un affare privato'', ''L'espresso'', anno LIV, n. 44, 6 novembre 2008.</ref> Il discorso è stato ripreso anche da [[Tullio De Mauro]], in un suo articolo.<ref>{{Cita web|url=http://www.legambiente.eu/associazione/rassegnaStampa/articolo.php?id=5611|titolo=Scuola pubblica addio: la storia si ripete 60 anni dopo|autore=[[Tullio De Mauro]]|sito=[[l'Unità]]|data=3 dicembre 2008|accesso=8 gennaio 2022 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220108182947/https://archivio.unita.news/assets/main/2008/12/03/page_022.pdf|dataarchivio=8 gennaio 2022|urlmorto=si}}</ref>
Il discorso è stato ripreso anche da [[Tullio De Mauro]], in un suo articolo.<ref>''[http://www.legambiente.eu/associazione/rassegnaStampa/articolo.php?id=5611 Scuola pubblica addio: la storia si ripete 60 anni dopo]'', ''[[l'Unità]], 3 dicembre 2008.</ref>
 
=== Il ruolo di giurista ===
Della sua vasta produzione giuridica, è da ricordare soprattutto l{{'}}''Introduzione allo studio delle misure cautelari'' del 1936 una trattazione all'avanguardia, che farà compiere un vero e proprio balzo in avanti alla scienza processuale italiana. Gli spunti di questo lavoro sono interamente confluiti nel libro quarto del codice di procedura civile del [[1942]], e segnatamente nel capo terzo (articoli da 670 a 702 del vecchio testo). La giurisprudenza e le novelle successive all'entrata in vigore del codice ricalcheranno fedelmente il percorso tracciato da Calamandrei, secondo cui "compito della scienza
del diritto è quello di suggerire nuove prospettive avendo la
consapevolezza che tutto ciò che ne verrà fuori, in termini di teoria e di riflessioni dottrinali, risulterà sempre incompatibile con la verità, la certezza e la conoscenza"; ciò perché Calamandrei "porta avanti una battaglia intellettuale contro il formalismo kelseniano (...) e contro tutti coloro che, al pari di [[Francesco Carnelutti]], pensano i concetti del diritto come solide verità. Le costruzioni astratte della scienza giuridica per Calamandrei non potrebbero
consapevolezza che tutto ciò che ne verrà fuori, in termini di
teoria e di riflessioni dottrinali, risulterà sempre incompatibile
con la verità, la certezza e la conoscenza"; ciò perché Calamandrei "porta avanti una battaglia intellettuale
contro il formalismo kelseniano (...) e contro tutti coloro che, al pari di [[Francesco Carnelutti]],
pensano i concetti del diritto come solide verità. Le costruzioni
astratte della scienza giuridica per Calamandrei non potrebbero
ambire a traguardi surreali, come la pretesa di individuare
certezze metafisiche volte ad accompagnare dall’alto i ritmi storici e revisionabili del [[diritto positivo]]"<ref>Francesco Postorino, ''Alle origini del socialismo liberale'', [[Mondoperaio]], n. 12/2016, p. 53.</ref>.
 
storici e revisionabili del [[diritto positivo]]"<ref>Francesco Postorino, ''Alle origini del socialismo liberale'', Mondoperaio, n. 12/2016, p. 53.</ref>.
"Secondo Calamandrei, la concezione del [[diritto libero]], che è suscettibile di essere spiegata e accettata sul piano filosofico (se si confina l’attività [[Legislatore|legislativa]] nel mondo delle irrealtà e si vede nella fase applicativa delle norme e dunque nella funzione del giudice la sola e vera volizione del [[diritto]]), sul terreno pratico deve essere recisamente rigettata, se all’individuo e alla collettività si vuol dare la preventiva sicurezza, rispetto alle azioni da compiere e alle pretese da avanzare, di una valutazione precisa che verrà fatta della condotta, o dell’omissione, in termini di legittimità o di illiceità. La giustizia del caso singolo, contrapposta alla legge generale e astratta in una rapida ed efficace semplificazione di linguaggio, di concetti e di scelte positive, lascia al contrario i soggetti nella più grave incertezza, affidando la soluzione dei conflitti alla discrezione e all’arbitrio di [[Giudice|chi è chiamato a decidere]] e cancellando la distinzione tra politica e [[giurisdizione]], una separazione che all’una deve attribuire il compito di formulare il precetto, mentre alla funzione giudiziale spetta la traduzione dell’astratta previsione in regola dell’ipotesi verificata"<ref>P. Rescigno, G. Resta e A. Zoppini, ''Diritto privato. Una conversazione'', Bologna, Il Mulino, 2017, pp. 153-154.</ref>.
 
=== I rapporti col fascismo ===
I rapporti tra Calamandrei e il fascismo, negli ultimi anni, sono stati oggetto di un acceso dibattito tra gli studiosi del diritto processuale civile. In particolare autori come [[Franco Cipriani]], da un lato hanno contestato l'effettiva adesione di Calamandrei a [[Giustizia e Libertà]] ed al [[Partito d'Azione]]<ref>Cipriani, ''La consulenza tecnica e i doni natalizi di Piero Calamandrei'', in ''Il giusto processo civile'', 2009, p. 143 ss.; Id., ''Il codice di procedura civile tra gerarchi e processualisti, op. loc. cit.; Id.'', ''Piero Calamandrei e la procedura civile. Miti leggende interpretazioni documenti'', Napoli, 2009.</ref>, dall'altro hanno evidenziato la stretta collaborazione del maestro fiorentino con [[Dino Grandi]] nella redazione del codice di procedura civile (v. ''infrasupra''). Secondo tale orientamento Calamandrei, pur restando sempre antifascista, tenne - ad onor del vero al pari di quasi tutti gli intellettuali italiani - una condotta relativamente ambigua, dal momento che si trovò a diventare uno dei più stretti collaboratori di Grandi nella redazione di un codice "fascista", ed arrivando a predisporre il testo della stessa Relazione ministeriale, firmata poi dallo stesso Guardasigilli<ref>Cipriani,'' La consulenza tecnica e i doni natalizi di Piero Calamandrei, op. loc. cit..; Id., il codice di procedura civile tra gerarchi e e processualisti, cit., ibidem; Id., Piero Calamandrei e la procedura civile. cit., ibidem''; sui rapporti tra Calamandrei e Grandi v. anche Picardi, ''Il bicentenario del codice di procedura civile in Italia'', in ''Il giusto processo civile'', 2008, p. 954.</ref>. Secondo altra dottrina i rapporti tra Calamandrei e il fascismo, ed in particolare tra Calamandrei e Grandi (ed il conseguente apporto del giurista alla redazione del codice di rito), andrebbero letti come un tentativo di - per così dire - "limitare il più possibile i danni"; evitare, cioè, che la legislazione italiana (e quel che più conta l'imminente codice processuale) imboccasse una deriva nazionalsocialista<ref>Cianferotti, ''Ufficio del giurista nello Stato autoritario ed ermeneutica della reticenza. Mario Bracci e Piero Calamandrei dalle giurisdizioni di equità della grande guerra al codice di procedura civile del 1940'', in ''Quaderni fiorentini'', 37. 3008, p. 284 ss.</ref>. In ogni caso, il regime fascista lo sorvegliò come antifascista sin dal 1931, registrando il suo nominativo nel ''[[Casellario politico centrale]]''.<ref>[http://nostos.maas.ccr.it/cpc/ShowDocument.aspx?iu=26463 Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, b. 938].</ref>
In ogni caso, il regime fascista lo sorvegliò come antifascista sin dal 1931, registrando il suo nominativo nel ''[[Casellario politico centrale]].<ref>[http://nostos.maas.ccr.it/cpc/ShowDocument.aspx?iu=26463 Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, b. 938]</ref>
 
==L <nowiki>''Lapide ad ignominia'', l'</nowiki>epigrafe a Kesselring ==
[[File:Borgo san lorenzo, palazzo del podestà, lapide resistenza, 1954.JPG|miniatura|La "Lapide ad ignominia" epigrafe scolpita sul marmo a [[Borgo San Lorenzo]]]]
{{citazione|[...] morti e vivi collo stesso impegno / popolo serrato intorno al monumento / che si chiama / ora e sempre / RESISTENZA|Piero Calamandrei, ''Lapide ad ignominia''}}
{{Approfondimento
|larghezza = 280px
|titolo = ''Lapide ad ignominia''
Lo avrai, camerata Kesselring...
|contenuto = Lo avrai<br />camerata Kesselring<br />il monumento che pretendi da noi italiani<br />ma con che pietra si costruirà<br />a deciderlo tocca a noi.<br />Non coi sassi affumicati<br />dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio<br />non colla terra dei cimiteri<br />dove i nostri compagni giovinetti<br />riposano in serenità<br />non colla neve inviolata delle montagne<br />che per due inverni ti sfidarono<br />non colla primavera di queste valli<br />che ti videro fuggire.<br />Ma soltanto col silenzio dei torturati<br />più duro d'ogni macigno<br />soltanto con la roccia di questo patto<br />giurato fra uomini liberi<br />che volontari si adunarono<br />per dignità e non per odio<br />decisi a riscattare<br />la vergogna e il terrore del mondo.<br />Su queste strade se vorrai tornare<br />ai nostri posti ci ritroverai<br />morti e vivi collo stesso impegno<br />popolo serrato intorno al monumento<br />che si chiama<br />ora e sempre<br />RESISTENZA|Piero Calamandrei, ''Lapide ad ignominia''
}}
 
Un suo testo particolarmente noto è l'[[epigrafe]] dedicata ad [[Albert Kesselring]].
 
Kesselring, che duranteDurante il secondo conflitto mondiale Kesselring fu il comandante delle forze armate [[Terzo Reich|germaniche]] in Italia, e a fine conflitto ([[1947]]) fu processato e condannato a morte per i numerosi eccidi che l'[[Wehrmacht|esercito]] [[Nazismo|nazista]] aveva commesso ai suoi ordini ([[Fosse Ardeatine]], [[Strage di Marzabotto]] e molte altre). Successivamente laLa condanna fu poi commutata in [[ergastolo]], ma egli venne rilasciato nel [[1952]] perfu leliberato sueper presunte gravi condizioni di salute. In realtà, Kesselring visse altri otto anni libero nel suo Paese, ovedove divenne quasi oggetto di culto negli ambienti [[Neonazismo|neonazisti]] della [[Baviera]].
 
TornatoUna volta tornato libero, Kesselring sostenneaffermò di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto durante i 18 mesi nei quali tenneaveva tenuto il comando in Italia ede, anzi, dichiarò che gli italiani, avrebbero dovuto erigergli un monumento per il bene che secondo lui aveva loro fatto,.<ref>{{Cita avrebberoweb|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1997/07/01/page_012.pdf|titolo=E dovutoa erigergliBiagi unrispose: monumento«Sono state semplici operazioni militari»|autore= [[Wladimiro Settimelli]]|sito= [[l'Unità]]|formato=pdf|data=1º luglio 1997|p= 3|accesso=25 gennaio 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20250120212707/https://archivio.unita.news/assets/main/1997/07/01/page_012.pdf|dataarchivio=20 gennaio 2025|urlmorto=sì}}</ref> Fu in risposta a queste affermazioni che Piero Calamandrei scrisse la celebre epigrafe, dedicata a [[Duccio Galimberti]], "''Lo avrai, camerata Kesselring...''", il cui testo vennefu posto sotto una ''[[Tancredi Duccio Galimberti#"Lo avrai, camerata Kesselring..."|''lapide]] ad ignominia'']] di Kesselring stesso, deposta dal comune di [[Cuneo]], e poi affissa anche a [[Montepulciano]], (in località Sant'Agnese), a [[Sant'Anna di Stazzema]], ad [[Aosta]], ai piedi del faroFaro della Libertà di [[Prarostino]], all'ingresso delle [[cascate delle Marmore]] e, a [[Borgo San Lorenzo]], (sull'antico palazzo del Podestà), a [[San Marcello Pistoiese]] (all'esterno del Municipio), sulle alture di [[Vado Ligure]] (in località [[Rocche Bianche]]).
 
== Opere principali ==
[[File:Calamandrei, Piero – Chiamata in garantia, 1913 – BEIC 15545800.tif|thumb|''Chiamata in garantia'', 1913]]
* ''Opere giuridiche, ''a cura di Mauro Cappelletti, 10 voll., Morano Napoli
 
* ''Scritti e discorsi politici, ''a cura di Norberto Bobbio, La Nuova Italia, Firenze 1966
* {{Cita libro|titolo=Chiamata in garantia|volume=|editore=Società Edittrice Libraria|città=Milano|anno=1913|lingua=it|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=15545800}}
* ''Lettere, ''Firenze, 2 voll., La Nuova Italia 1968.
* {{Cita libro|titolo=Troppi avvocati!|edizione=Quaderni della Voce|città=Firenze|anno=1921}}
* ''Scritti ed inediti celliniani'', [[Firenze]], La Nuova Italia, 1971.
* {{Cita libro|titolo=Elogio dei giudici scritto da un avvocato|editore=Le Monnier|città=Direnze|anno=1935}} - III ed. raddoppiata, Le Monnier, 1954; introduzione di Paolo Barile, Firenze, Ponte alle Grazie, 1989.
* ''La burla di primavera con altre fiabe'', Palermo, Sellerio, 1987.
* ''Delle buone relazioni fra giudici e avvocati nel nuovo processo civile. Due dialoghi'', Firenze, Le Monnier, 1941.
* {{Cita libro|titolo=Inventario della casa di campagna|città=Roma|editore=Tumminelli|anno=1945}} [I ed. privata 1941]; a cura di G. Mazzoni Rajna, Firenze, La Nuova Italia, 1965; prefazione di [[Giorgio Luti]], Vallecchi, 1989; a cura di Christophe Carraud, Edizioni di Storia e Letteratura, 2013, ISBN 978-88-6372-489-9.
* ''Costruire la democrazia. Premesse alla Costituente'', Edizioni U, 1946; Montepulciano (Siena), Le Balze, 2004.
* {{Cita libro|titolo=Uomini e città della Resistenza|editore=Laterza|città=Bari|anno=1955}} - a cura di [[Sergio Luzzatto]], prefazione di [[Carlo Azeglio Ciampi]], Laterza, 2006.
* ''Parlare di Firenze'', Firenze, La Nuova Italia, 1958.
* ''Opere giuridiche'', a cura di Mauro Cappelletti, 10 voll., Morano, Napoli.
* ''Scritti e discorsi politici'' (vol. I: Storia di dodici anni; vol.II: Discorsi parlamentari e politica costituzionale), a cura di [[Norberto Bobbio]], La Nuova Italia, Firenze 1966.
* ''Lettere 1915-1956'', 2 voll., a cura di [[Giorgio Agosti]] e [[Alessandro Galante Garrone]], Firenze, La Nuova Italia, 1968.
* ''Scritti ed inediti celliniani'', Firenze, La Nuova Italia, 1971.
* ''La burla di Primavera con altre fiabe, e prose sparse'', Palermo, Sellerio, 1987.
* ''In difesa dell'onestà e della libertà della scuola'', Palermo, Sellerio, 1994.
* ''Diario (1939-1945)'', a cura di Giorgio Agosti e Alessandro Galante Garrone'', Firenze, La Nuova Italia, 1982; (riedizione 1997).
* ''Elogio dei giudici, scritto da un avvocato'', Firenze, Ponte alla grazie, 1999.
* ''La Costituzione e leggi per attuarla'', Milano, Giuffré, 2000.
* ''Futuro postumo: testi inediti 1950'', a cura di Silvia Calamandrei, Montepulciano (SI), Le Balze, 2004.
* ''Inventario della casa di campagna'', edizione privata 1941 e Roma, Tumminelli, 1945.Riedito da Edizioni storia e letteratura, Roma. Firenze 2013.
* ''Costruire la democrazia. Premesse alla Costituente'', Montepulciano (SI), Le Balze, 2004.
* ''Futuro prossimo. Testi inediti 1950'', Montepulciano (SI), Le Balze, 2004.
* ''Costituzione e le leggi di Antigone'', Firenze, Sansoni, 2004.
* ''Ada con gli occhi stellanti. - lettereLettere 1908-1914'', Palermo, Sellerio 2005.
* ''UominiZona edi cittàguerra. dellaLettere, resistenzascritti e discorsi (1915-1924)'', a cura di S. Calamandrei e A. Casellato, Collana Storia e Società, Roma-Bari, Laterza, 20062007.
* ''ZonaUna difamiglia in guerra -. Lettere e scritti'', (19151939-19241956)'', con [[Franco Calamandrei]], a cura di Alessandro Casellato, Roma- Bari, Laterza, 20072008.
* ''Una famiglia in guerra - Lettere e scritti (1939-1956)'', con Franco Calamandrei, Roma-Bari, Laterza, 2008.
* ''Fede nel diritto'', Roma-Bari, Laterza, 2008.
* ''Per la scuola'', Palermo, Sellerio, 2008.
* ''Lo Stato siamo noi'', prefazione di [[Giovanni De Luna (storico)|Giovanni De Luna]], Milano, Chiarelettere, 2011. Raccolta[raccolta di interventi e scritti dal 46'1946 al 56'1956].
* ''Chiarezza nella Costituzione'', introduzione di C. A. Ciampi, Roma, Ed. di Storia e Letteratura, 2012.
* ''Non c'è libertà senza legalità, Roma-Bari, Laterza 2013''
* ''IlNon fascismoc'è comelibertà regimesenza della menzognalegalità'', Roma.-Bari, Laterza 20142013.''
* ''Il fascismo come regime della menzogna'', Roma-Bari, Laterza, 2014.
* ''Diario'' (1939-45), edizione integrale riscontrata su manoscritto, Edizioni di storia e letteratura, Roma-Firenze 2015.
* ''Il mio primo processo'', Milano, Ed. Henry Beyle, 2014.
* ''Un incontro con Piero Della Francesca'', Milano, Ed. Henry Beyle, 2015.
* ''Gli avvocati'', Milano, Ed. Henry Beyle, 2015.
* ''Diario'' (1939-45), edizione integrale riscontrata su manoscritto, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2015.
* {{Cita libro|titolo=Colloqui con Franco|editore=Edizioni di Storia e Letteratura|città=Roma|anno=2016|isbn=978-88-6372-884-2}}
* ''Vino colorato artificialmente con sostanza vietata dalla legge'', Milano, Ed. Henry Beyle, 2016.
* {{Cita libro|titolo=La politica non è una professione|editore=Edizioni Henry Beyle|città=Milano|anno=2018|isbn=}}
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine = 1020px ribbon bar of Italian tricolour.svg
|nome_onorificenza = Medaglia Commemorativa della Consulta Nazionale
|collegamento_onorificenza = Medaglia Commemorativa della Consulta Nazionale
|motivazione =
|data = [[Roma]], 17 luglio [[1946]]
}}
 
==Note==
{{<references}}/>
 
==Bibliografia==
* {{cita libro|autore=Enrico Finzi|titolo=Piero Calamandrei avvocato|città=Milano|anno=1957|editore=Vallardi}}
* [[Salvatore Satta]], «Interpretazione di Calamandrei», in ''Soliloqui e colloqui di un giurista'', Padova, 1968, p.&nbsp;478 ss.
* {{cita pubblicazione|autore=[[Salvatore Satta]]|titolo=Interpretazione di Calamandrei|pubblicazione=Soliloqui e colloqui di un giurista|città=Padova|anno=1968|pp=478 ss}}
* {{DBI|nome=Piero Calamandrei|nomeurl=piero-calamandrei_(Dizionario-Biografico)|autore=Stefano Rodotà|anno=1973|volume=16|accesso=3 febbraio 2017|cid=Dizionario Biografico degli Italiani}}
* ''Piero Calamandrei: ventidue saggi su un grande maestro'', a cura di Paolo Barile, Milano, Giuffrè, 1990.
* [[Michele Taruffo]], '' Calamandrei e le riforme del processo civile'' in Barile (a cura di), ''Piero Calamandrei: ventidue saggi su un grande maestro'', Milano, Giuffré, 1990.
* Norberto Bobbio, ''Maestri e compagni'', Firenze, Passigli Editori, 1984.
* Giulio Cianferotti, «Ufficio del giurista nello stato autoritario ed ermeneutica della reticenza. Mario Bracci e Piero Calamandrei dalle giurisdizioni di equità della grande guerra al codice di procedura civile del 1940», in ''Quaderni fiorentini'', 37, 2008, p.&nbsp;284
* [[Franco Cipriani]], «La consulenza tecnica e i doni natalizi di Piero Calamandrei», in ''Il giusto processo civile'', 2009, p.&nbsp;143 ss.
* Franco Cipriani, ''Il codice di procedura civile tra gerarchi e processualisti'', Napoli, ESI, 1992
* {{cita libro|Franco |Cipriani, ''|Piero Calamandrei e la procedura civile. Miti leggendeLeggende interpretazioniInterpretazioni documenti'',Documenti|2009|annooriginale=2007|Edizioni Scientifiche Italiane|Napoli, ESI,|isbn=978-88-495-1785-9|cid=Cipriani 2009.}}
* [[Alessandro Galante Garrone]], ''Calamandrei'', Milano, Garzanti, 1987 (nuova edizione Effepi Libri, Monte Porzio Catone, 2018).
* Roberta Gambacciani Lucchesi, ''Piero Calamandrei: i due volti del federalismo'', Firenze, Polistampa, 2004
* Stefano Merlini, ''Piero Calamandrei e la costruzione dello stato democratico. 1944-1948'', Bari-Roma, Laterza 2007
Riga 222 ⟶ 265:
|cid = Barbera
}}
* Paola Roncarati e Rossella Marcucci, ''Codici e rose, L'erbario di Piero Calamandrei tra storia, fiori e paesaggio'', ''Leo S. Olschki, Firenze 2015'', ''.
*Silvia Bertolotti, ''Contrasti: la Grande Guerra nel racconto fotografico di Piero Calamandrei'', Fondazione Museo Storico del Trentino, Trento 2017.
*Gennaro Sasso, ''Sul Diario di Piero Calamandrei. Considerazioni e qualche ricordo'', in Id., ''Biografia e storia. Saggi e variazioni'', Roma, Viella, 2020, pp.&nbsp;233–81.
*V. Dolara, Divina Vitale, (a cura di), ''Piero Calamandrei politico, fiorentino, europeista'', "Quaderni del Circolo Rosselli" n.4/2007, Alinea Ed. Firenze. Con interventi di R. Barzanti, N. Bobbio, A. Cecchi, V. Dolara, A. Galante Garrone, G. Giovannoni, L. Lagorio, A. Landuyt, T. Mattei, G. Morales, S. Nocentini, D. Ravenna, G. Spini, V. Spini.
 
==Voci correlate==
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* [[Partito d'Azione]]
* [[Resistenza italiana]]
* [[Piazzetta Piero Calamandrei]]
 
== Altri progetti ==
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==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.territorioscuola.com/youtube/index.php?key=%22Piero+Calamandrei%22+%22Università+di+Milano+1955+parte+*%22|titolo=Audio registrazioni dei discorsi di Piero Calamandrei tenuti agli studenti dell'università di Milano alla Società Umanitaria - Anno 1955}}
* {{cita web|url=http://www.territorioscuola.com/youtube/index.php?key=%22Piero+Calamandrei%22+%22Universit%C3%A0+di+Milano+1955+parte+%2A%22|titolo=Audio registrazioni dei discorsi di Piero Calamandrei tenuti agli studenti dell'università di Milano alla Società Umanitaria - Anno 1955|accesso=24 settembre 2010|dataarchivio=28 settembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100928165312/http://www.territorioscuola.com/youtube/index.php?key=%22Piero+Calamandrei%22+%22Universit%C3%A0+di+Milano+1955+parte+*%22|urlmorto=sì}}
* [http://wiki-cost.criad.unibo.it/content/advancedsearch?qt=standard&SearchText=&PhraseSearchText=&speaker=calamandrei&SubTreeArray=-1&SearchButton=Cerca Interventi di Calamandrei] nell'Assemblea Costituente del 1946-47.
* [https://web.archive.org/web/20150609010914/http://wiki-cost.criad.unibo.it/content/advancedsearch?qt=standard&SearchText=&PhraseSearchText=&speaker=calamandrei&SubTreeArray=-1&SearchButton=Cerca Interventi di Calamandrei] nell'Assemblea Costituente del 1946-47.
* {{cita web|http://www.fondazionecalamandrei.it|www.fondazionecalamandrei.it}}
* {{cita web|http://www.ilponterivista.com/|Il Ponte cinquanta anni dopo}}
* {{cita web|http://www.biblioteca.montepulciano.si.it|Biblioteca archivio "Piero Calamandrei", istituzione del Comune di Montepulciano}}
* {{Cita pubblicazione|titolo = Piero Calamandrei e il codice di procedura civile del 1940. Rileggendo alcuni contributi di storici e processualisti|autore = Laura Passero|rivista = Giustizia insieme|volume = |numero =
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/piero-calamandrei_(Dizionario-Biografico)/|Dizionario biografico Treccani}}
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{{Antifascismo}}
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