Filippo Mancuso: differenze tra le versioni
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{{F|politici italiani|dicembre 2024|}}
{{Carica pubblica
|nome = Filippo Mancuso
|immagine =
|didascalia =
|carica = [[Procura della Repubblica|Procuratore Generale della Repubblica Italiana]]
|predecessore = [[
|successore = [[Filoreto D'Agostino]]
|
|mandatofine = 11 luglio [[1992]]
|carica2 = [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|Ministro di grazia e giustizia]]
|primoministro2 = [[Lamberto Dini]]
|predecessore2 = [[Alfredo Biondi]]
|successore2 = [[Vincenzo Caianiello]]
|mandatoinizio2 = 17 gennaio [[1995]]
|mandatofine2 = 19 ottobre [[1995]]
|
|mandatoinizio3 = 9 maggio [[1996]]
|mandatofine3 = 27 aprile [[2006]]
|legislatura3 = {{NumLegRepubblica|D|XIII|XIV}}
|gruppo parlamentare3 = [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] <small>(dal 1996 al 2002)</small><br/>[[Gruppo misto|Misto]] <small>(dal 2002 al 2006)
|coalizione3 = [[Polo per le Libertà|PpL]], [[Casa delle Libertà|CdL]]
|circoscrizione3 = [[Circoscrizione Sicilia 1|Sicilia 1]]
|incarichi3 = *Vicepresidente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sul Fenomeno della Criminalità Organizzata Mafiosa o Similari dal 26 novembre [[2001]] al 21 gennaio [[2004]]
*Presidente della Commissione Speciale per l'esame di Disegni di Legge di Conversione di Decreti-Legge dal 13 giugno [[2001]] al 3 luglio [[2001]]
*Presidente del Collegio Arbitrale dal 27 giugno [[2002]] al 27 aprile [[2006]]
Inoltre è stato componente di:
*Giunta per le Autorizzazioni dal 13 giugno [[2001]] al 27 aprile [[2006]]
*Commissione (Affari Costituzionali, Della Presidenza Del Consiglio e Interni) dal 20 giugno [[2001]] al 27 aprile [[2006]]
*Comitato Parlamentare per i Procedimenti di Accusa dal 13 giugno [[2001]] al 27 aprile [[2006]]
|titolo di studio = Laurea in giurisprudenza
|alma mater = [[Università degli studi di Palermo]]
|professione = Magistrato, Politico
|firma = Firma di Filippo Mancuso.svg
}}
{{Bio
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}}
Filippo Mancuso ha ricoperto varie cariche, tra cui Presidente della Corte di Assise di Bari e Procuratore Generale della Repubblica Italiana presso la Corte di Appello di Roma dal 1986 al 1992.
Nel 1995 è stato [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|Ministro di grazia e giustizia]] nel [[governo Dini]].
Dal 1996 al 2006 è stato [[Deputato]] della [[Repubblica Italiana]].
== Biografia ==
[[File:Filippo Mancuso 1991.jpg|thumb|Mancuso innaugura l’anno giudiziario 1991]]
Da magistrato fu alla guida della corte d'appello di [[Bari]] e della procura generale presso la Corte di Appello di [[Roma]]. Durante il suo mandato di Procuratore Generale collaborò con [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]] nella lotta alla mafia.
[[File:Kkkkh.jpg|thumb|Filippo Mancuso con Giovanni Falcone]]
Come Procuratore Generale ebbe numerosi elogi e onori, tra cui alla fine del suo mandato la nomina a Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (onorificenza più importante della Repubblica Italiana) e un ritratto di Mancuso fu aggiunto alla Procura Generale.
[[File:Filippo Mancuso ministro di grazia e giustizia.jpg|thumb|right]]
Nel 1993 fu chiamato dal [[Ministero dell'interno|ministro dell'Interno]] [[Nicola Mancino]] a presiedere una commissione d’inchiesta incaricata di verificare le accuse dell'ex direttore del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]] [[Riccardo Malpica]], in stato di arresto, circa il rinvenimento di un deposito di circa 14 miliardi di [[Lira italiana|lire]] sul conto di alcuni agenti dei servizi segreti. Malpica aveva dichiarato che quei fondi facevano parte di un "tesoretto" a disposizione dei ministri dell’Interno, di cui anche l'allora Presidente della Repubblica, [[Oscar Luigi Scalfaro]] aveva beneficiato, quando rivestiva quella carica. La relazione della commissione d’inchiesta concluse che non erano emersi illeciti nell’uso dei fondi Sisde<ref name=mieli>Paolo Mieli, ''Scalfaro e l’attacco sui fondi Sisde. Il presidente rispose: «Non ci sto!»'', Corriere della Sera, 27 agosto 2018</ref>.
[[File:Gggff.jpg|thumb|Mancuso fa il giuramento come Ministro di Grazia e Giustizia]]
Entrò in politica nel 1995, quando fu nominato [[Ministri della giustizia della Repubblica Italiana|Ministro di grazia e giustizia]] nel [[governo Dini]].
Nel maggio 1995 Mancuso avviò una serie di ispezioni giudiziarie sul pool di [[Mani Pulite]].
Dalle indagini emerse che i magistrati sarebbero ricorsi alla [[custodia cautelare]] per fare pressioni psicologiche e fisiche al fine di ottenere le confessioni dei detenuti, non avrebbero trasformato in [[arresti domiciliari]] la detenzione in carcere quando dovuto e un magistrato avrebbe concorso al [[suicidio]] di un detenuto. Questa iniziativa e le contestazioni di Mancuso alle mancate indagini della procura di Palermo sulla [[mafia]] gli procurarono le feroci critiche della maggioranza che sosteneva il governo e il Pool ([[Progressisti]], [[Partito Popolare Italiano (1994)|Partito Popolare]], [[Lega Nord]]). Le polemiche proseguirono per alcuni mesi e investirono anche il [[presidente della Repubblica]], che aveva preso le difese del pool di Milano. In questo lasso di tempo Mancuso ricevette a casa molte minacce di morte rivolte a lui e alla sua famiglia. Mancuso denunciò queste minacce durante un suo discorso dicendo: "Devo, però, pronunciare le parole che servono per rinnovare anche in quest'aula la mia protesta per le minacce ai più deboli dei miei familiari che quell'ecosistema produce con finalità sconsiderate".
Nell'ottobre 1995, per la prima volta nella storia della Repubblica, la maggioranza avanzò una mozione di sfiducia ''ad personam'' nei confronti del solo ministro della giustizia, evento senza precedenti. Mancuso si rifiutò di dimettersi sostenendo di essere nel giusto e di aver svolto delle indagini che gli erano concesse secondo il suo ruolo dalla Costituzione stessa. In vista del discorso di Mancuso fu indetto per la prima volta uno sciopero dei giornali dal Presidente del Consiglio (fatto estremamente insolito) che portò alla protesta di molti giornalisti in disaccordo con il governo e dalla parte di Mancuso, definendo questo sciopero un repressione dell'informazione.
Nel suo discorso di autodifesa, Mancuso fu interrotto più volte (anche con misteriose interruzioni acustiche del suo microfono), cosa che lo costrinse a saltare alcune pagine del testo che stava leggendo. Nelle parti mancanti accusava il presidente Scalfaro di molteplici comportamenti irregolari e accusandolo di avergli mandato, all'epoca della sua presidenza della commissione d'inchiesta sul caso Malpica, il segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni per chiedergli di negare nella relazione ministeriale che Scalfaro avesse mai utilizzato i fondi del Sisde. Secondo l'accusa di Mancuso, Scalfaro non si sarebbe limitato a difendere la legittimità dell'uso di quelle somme, ma avrebbe voluto che si negasse che li avesse mai toccati.
Il 19 ottobre 1995 la sfiducia nei confronti di Mancuso fu approvata con 173 voti favorevoli (Progressisti, Partito Popolare, Lega Nord e [[Rifondazione Comunista]]), 3 contrari e i restanti astenuti.
Al momento del voto molto senatori abbandonarono l'aula per contestare la decisione. Questo fu il primo e finora unico membro del [[Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana|governo]] nella storia dell'[[Repubblica Italiana|Italia repubblicana]] a rassegnare le dimissioni a seguito dell'approvazione di una [[mozione di sfiducia]] da parte dal [[Parlamento italiano|parlamento]]. Nessun'altra mozione di sfiducia ha infatti mai ottenuto i voti necessari per essere approvata.
Il ministero fu assunto inizialmente ''ad interim'' dallo stesso presidente del consiglio [[Lamberto Dini|Dini]], e successivamente da [[Vincenzo Caianiello]], fino al febbraio 1996. Infine la [[Corte costituzionale]] convalidò la legittimità della sfiducia, respingendo il ricorso avanzato da Mancuso per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato.
Questo caso fu così fuori dall’ordinario che ben presto suscitò l’attenzione di studiosi e “addetti ai lavori”: vennero scritti articoli, tesi di laurea e la mozione di sfiducia individuale divenne un vero e proprio caso di studio da inserire nei libri di [[diritto costituzionale]].
[[Immagine:Filippo Mancuso con Silvio Berlusconi.jpg|thumb|right|Mancuso con Silvio Berlusconi]]
Alle [[elezioni politiche in Italia del 1996|elezioni politiche del 1996]] Mancuso fu eletto per la prima volta deputato per [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]].
Al suo interno mantenne sempre una linea improntata ad indipendenza di giudizio. Come suo slogan usò la frase: "La libertà non cresce all'ombra dell'[[ulivo]]" dall'opera di [[Goethe]] ''[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]'' di duplice significato contro gli avversari di sinistra. Il 15 maggio del 1999 — quando il presidente Scalfaro lasciò il Quirinale — presentò un esposto giudiziario per valutare nuovamente l'operato di Scalfaro<ref name=mieli></ref>.
[[File:Cccccdd.jpg|thumb|right|Mancuso con Andreotti]]
Al consiglio nazionale del 12 maggio 2000 Mancuso sostenne, in aperta critica alla gestione centralistica del partito, che «il culturismo dell'adulazione lascia sul campo chi lo pratica e chi lo riceve»<ref>{{Cita web|url=http://archivio.corriere.it/Archivio/interface/landing.html|titolo=Archivio Corriere della Sera|sito=archivio.corriere.it|accesso=2020-05-27}}</ref>. Nella XIII legislatura entrò nella commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia e nella giunta per le [[autorizzazione a procedere|autorizzazioni a procedere]], mentre nel 1998 divenne membro della [[Commissione Affari costituzionali, della Presidenza del consiglio e interni della Camera dei deputati|Commissione Affari costituzionali]].
Alle [[elezioni politiche in Italia del 2001|elezioni politiche del 2001]] fu rieletto alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera]], sempre nelle file di Forza Italia, dove rimase membro delle stesse commissioni. Nel 2002 Mancuso tornò alla ribalta, quando fu candidato dalla [[Casa delle Libertà]] a giudice della [[Corte costituzionale (Italia)|corte costituzionale]]. La candidatura fu aspramente contestata dalla stessa opposizione che gli votò la sfiducia, e la situazione si trascinò a lungo in una condizione di stallo: normalmente tali scelte vengono concordate tra maggioranza e opposizione, ma il centrosinistra si rifiutò di trattare fino a quando rimaneva la candidatura di Mancuso. Inizialmente il [[presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|presidente del consiglio]] [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] cercò di persuadere l'ex ministro a ritirare la candidatura, assicurandogli che la maggioranza lo avrebbe in parte risarcito, anche per ringraziarlo del gesto, con la candidatura e la nomina del professor Mario Serio, nipote dello stesso Mancuso e componente del [[Consiglio Superiore della Magistratura|CSM]].
Ma altri componenti di [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] si opposero e la scelta definitiva ricadde su [[Romano Vaccarella]], compagno di studi di [[Cesare Previti]] e avvocato di Berlusconi, che fu eletto il 24 aprile con 583 voti (con una maggioranza richiesta di 564). Mancuso ottenne 77 voti. In seguito a questa decisione Mancuso criticò duramente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il centrodestra, e decise di dimettersi dal gruppo di Forza Italia. Il 10 luglio 2002 Mancuso si iscrisse al [[Gruppo misto]]. Le polemiche con il centro-destra ripresero a settembre, quando andò in discussione alla Camera la [[legge Cirami]] sul [[legittimo sospetto]]. Il 13 settembre, in una riunione delle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia, Mancuso dichiarò che Berlusconi non era "psicologicamente e moralmente libero" nei confronti del beneficiario della legge, in altre parole che la legge sarebbe stata determinata da un ricatto di Previti.
Il 20 settembre, dopo un intervento alla Camera, consegnò al presidente della Camera [[Pier Ferdinando Casini|Casini]] un documento in cui venivano elencati otto episodi che avrebbero sostenuto la sua accusa. Il memorandum non ebbe seguito e la legge fu approvata definitivamente il 5 novembre. Da allora Mancuso è rimasto perlopiù ai margini della vita politica italiana, pur rimanendo parlamentare e componente di alcune commissioni. Il suo mandato parlamentare è cessato il 27 aprile 2006.
Filippo Mancuso è morto il 30 maggio 2011 a Roma, all'età di 88 anni, presso la clinica Mater Dei.<ref>[http://www.repubblica.it/politica/2011/05/30/news/muore_mancuso-16986407/ ''È morto Filippo Mancuso, ministro sfiduciato "ad personam"'']</ref> La camera ardente è stata allestita presso la Procura Generale della Corte di Appello di Roma, evento senza precedenti. I funerali si sono tenuti presso la Chiesa di Santa Maria Stella Mattutina il 1º giugno 2011.<ref>{{Cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-05-30/morto-filippo-mancuso-guardasigilli-201348.shtml?uuid=Aa0xUwbD|titolo=Morto Filippo Mancuso, ex Guardasigilli ai tempi di Mani Pulite|sito=[[Il Sole 24 Ore]]|data=30 maggio 2011|lingua=it|accesso=}}</ref>
== Vita privata ==
Primogenito di una umile famiglia di [[Palermo]], durante la sua adolescenza prestò il servizio militare obbligatorio e successivamente si laureò con il massimo dei voti in giurisprudenza all'[[Università degli Studi di Palermo]]. Durante questo periodo per diverso tempo fece il mestierante, facendo il correttore di bozze all'[[L'Ora|Ora]]. Successivamente insegnò ginnastica e pugilato alla palestra Pandolfini di Palermo. Nel 1949
si sposò con Armanda Costa (sorella del noto psicologo siciliano Aldo Costa e del professor Sarino Armando Costa) da cui ebbe un figlio, Giovanni, e sei nipoti, Filippo,Gianluca,Matilde,Alessandra,Federico e Leonardo.
Mancuso dichiarò sempre di avere una grande passione per la [[musica lirica]] e un forte amore per una sua villa nella campagna di [[Velletri]].
=== Malattia ===
In un articolo pubblicato post mortem su ''[[Il Foglio (quotidiano)|Il Foglio]]'' venne riferito che Mancuso soffriva sin dall'adolescenza di una grave malattia cardiaca e che nonostante fosse stato trovato un cuore compatibile per un trapianto, Mancuso lo rifiutò nella speranza che andasse ad una persona più giovane e bisognosa.
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|nome_onorificenza = Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica italiana
|immagine = ITA OMRI 2001 GC BAR.svg}}
Il 18 Novembre 1992 Filippo Mancuso fu insignito del titolo più alto degli ordini della Repubblica italiana dal Presidente della Repubblica Italiana [[Oscar Luigi Scalfaro]], {{sf|titolo al quale Mancuso rinunciò autonomamente il 2 febbraio 1996|}}.
==Lessico==
La facondia oratoria del personaggio, legata agli stilemi dell'ambiente forense da cui proviene e da una attenta padronanza di termini desueti, ha fatto parlare di un vero e proprio [[Gergo#
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* Enzo Pezzati, ''Filippo Mancuso il Guardasigilli magistrato che non volle arrendersi ai politici'', 1999.
== Voci correlate ==
* [[Governo Dini]]
* [[Ministri
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|http://www.repubblica.it/online/politica/immunitanove/mancuso/mancuso.html|Sintesi delle accuse di Mancuso a Cesare Previti}}
*{{cita web | 1 = http://www.sabellifioretti.com/interviste/archives/2002/04/filippo_mancuso.html | 2 = Intervista a Filippo Mancuso dell'11 aprile 2002 | accesso = 30 agosto 2005 | dataarchivio = 13 giugno 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20060613074008/http://www.sabellifioretti.com/interviste/archives/2002/04/filippo_mancuso.html | urlmorto = sì }}
*{{cita web|url=http://leg13.camera.it/cartellecomuni/leg13/Deputati/scheda_deputato/scheda.asp?id=d00339|titolo=Scheda dell'On. Mancuso sul sito della Camera dei deputati per la XIII legislatura}}
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|carica = [[Ministri
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|politica}}
[[Categoria:Governo Dini]]
[[Categoria:Ministri di grazia e giustizia della Repubblica Italiana]]
[[Categoria:Politici di Forza Italia (1994)]]
[[Categoria:Studenti dell'Università degli Studi di Palermo]]
[[Categoria:Procuratori della Repubblica]]
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