Ipparco di Nicea: differenze tra le versioni

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{{Avvisounicode}}
{{Bio
|Nome = Ipparco di Nicea
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = noto anche come '''Ipparco di Rodi''' o semplicemente '''Ipparco'''
|PreData = {{lang-grc|ἻππαρχοςἽππαρχος|HipparchosHípparchos}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Nicea
|LuogoNascitaLink = İznik
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 200190 a.C.
|LuogoMorte = Rodi
|GiornoMeseMorte =
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|NoteMorte = <ref>Date di nascita e di morte congetturate ({{cita|Geus|p. 152}}).</ref>
|Attività = astronomo
|Attività2 = astrologogeografo
|Attività3 = geografo
|Nazionalità = greco antico
|PostNazionalità = , noto principalmente per la scoperta della [[precessione degli equinozi]]
|Immagine = Hipparchos 1.jpeg
|Immagine = Head of Hipparchus (cropped).jpg
|PostNazionalità =, noto principalmente per la scoperta della [[precessione degli equinozi]]
}}
 
Tra i più grandi astronomi dell'antichità, nessuna delle sue opere, almeno quattordici, si è conservata, eccetto un commentario su un poema di argomento astronomico di [[Arato di Soli]] e, di recente scoperta, un frammento del suo catalogo astrale.<ref>{{Cita web|url=https://www.finestresullarte.info/attualita/scoperto-frammento-prima-mappa-stelle-catalogo-stellare-ipparco|titolo=Trovata la leggendaria mappa stellare di Ipparco di Nicea, la prima al mondo|autore=Andrea Bonazza|sito=Il Primato Nazionale|data=2022-10-25|lingua=it-IT|accesso=2022-11-01}}</ref>
 
== Biografia ==
Poche notizie sulla vita e le opere di Ipparco sono note e la maggior parte di esse provengono dall<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Almagesto]]'' di [[Claudio Tolomeo|Tolomeo]] ([[II secolo]]), da riferimenti minori in [[Pappo di Alessandria|Pappo]] e [[Teone di Samo|Teone]] ([[IV secolo]]) nei loro rispettivi commentari all<nowiki>{{'</nowiki>}}''Almagesto'', nella ''[[Naturalis historia]]'' di [[Plinio il Vecchio]] e nella ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'' di [[Strabone]]. I riferimenti degli autori antichi non astronomi, tuttavia, spesso hanno travisato o mal compreso i suoi apporti.<ref>{{Cita libro|autore=Otto Neugebauer|titolo=A history of ancient mathematical astronomy, 3 voll.|annooriginale=1975|editore=Springer-Verlag|città=Berlino-Heidelberg-New York|p=274|volume=Vol. 1}}</ref> Ipparco nacque a [[Nicea]] (l'odierna [[Iznikİznik]] in [[Bitinia]], [[Turchia]]), un centro culturale dove probabilmente ricevette l'istruzione di base; probabilmente in giovane età si spostò a [[Rodi]], dove successivamente compì la maggior parte delle osservazioni astronomiche.<ref name=Geus152>{{cita|Geus|p. 152}}.</ref>
 
[[Claudio Tolomeo|Tolomeo]] gli attribuisce osservazioni dal [[147 a.C.]] al [[127 a.C.]]; anche osservazioni più antiche, a partire dal [[162 a.C.]], possono essere attribuite a lui.<ref name=Geus152 /> La data della sua nascita ([[190 a.C.]] circa) è stata calcolata da [[Jean-Baptiste Delambre|Delambre]] proprio in base al lavoro di Ipparco. Allo stesso modo, dall'esistenza di pubblicazioni sulle analisi delle sue ultime osservazioni si suppone che Ipparco deve essere vissuto oltre il [[127 a.C.]]
Per il suo lavoro sappiamo anche che ottenne informazioni da Alessandria e dalla [[Babilonia (regione storica)|Babilonia]], ma non è noto se e quando ne abbia visitato i luoghi.
 
Non se ne conosce l'aspetto in quanto non esistono suoi ritratti. Sebbene venga raffigurato su monete coniate in suo onore, queste appartengono a un'epoca ben successiva, tra il [[II secolo|II]] e [[III secolo]].
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== L'osservazione astronomica ==
Sviluppò accurati modelli per spiegare il moto del [[Sole]] e della [[Luna]], servendosi delle osservazioni e delle conoscenze accumulate nei secoli dai [[Caldei]] babilonesi, e fu il primo a stimare accuratamentecon precisione la distanza tra la Terra e la Luna.<ref name=ODCW>{{cita|ODCW}}.</ref> Grazie alle sue teorie sui moti del Sole e della Luna e alle sue nozioni di [[trigonometria]], della quale è ritenuto il fondatore,<ref name=ODCW /> è stato probabilmente il primo a sviluppare un affidabile metodo per la previsione delle [[eclissi solare|eclissi solari]] e [[Eclissi lunare|lunari]].<ref name=ODCW /><ref>Sulle eclissi si veda anche Plinio il Vecchio, ''Naturalis historia'', II, 57.</ref> Il suo operato include la scoperta della [[precessione degli equinozi]],<ref>Nell'opera ''Περὶ τῆς μεταπτώσεως τῶν τροπικῶν καὶ ἰσημερινῶν σημείων'' (''Sullo spostamento dei punti di solstizio ed equinozio''); cfr. {{cita|Geus|p. 154}}.</ref> la compilazione di un celebre catalogo stellare e, probabilmente, l'invenzione dell'[[astrolabio]].
Fu proprio l'osservazione delle discordanze tra il proprio catalogo e quello compilato da [[Timocari]] e [[Aristillo]] nel [[290 a.C.]] a fornirgli l'indizio che lo condusse alla scoperta del fenomeno precessivo dell'asse terrestre.<ref name=Geus154>{{cita|Geus|p. 154}}.</ref>
 
Grazie all'osservazione di una stella che vide nascereapparire, probabilmente una [[nova]] nella [[costellazione]] dello [[Scorpione (costellazione)|costellazione dello Scorpione]],<ref>{{cita|Geus|pp. 154-155}}.</ref> avanzò l'ipotesi, ardita per l'epoca, che le stelle non fossero [[Stelle fisse|fisse]], ma in movimento.<ref name=Plinio>Plinio il Vecchio, ''Naturalis historia'', II, 95.</ref>
 
Alcune testimonianze antiche riferiscono un suo interesse per l'[[astrologia]], in particolare per l'astrologia geografica, secondo la quale certe zone del globo risentirebbero dell'influsso di determinate costellazioni zodiacali.<ref>{{cita|Geus|p. 155}}.</ref>
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== Le opere ==
Ipparco lasciò diverse osservazioni sugli astri e redasse una lista dei suoi lavori principali, in cui menzionava 14 libri, quasi completamente perduti.<ref>{{cita|Geus|pp. 152-153}}.</ref> Forse scrisse anche altre opere sulla meteorologia, sulla matematica e sull'ottica, di cui però non si sono conservati neanche i titoli e che probabilmente ebbero circolazione piuttosto limitata.<ref>{{cita|Geus|p. 153}}.</ref> L'unico suo lavoro pervenuto ai giorni nostri è un commentario in due volumi sul poema didascalico ''Phaenomena'' di [[Arato di Soli]], che a sua volta divulgava l'opera di [[Eudosso di Cnido]], nel quale Ipparco criticava le posizioni e le descrizioni delle stelle e delle costellazioni fornite da Arato e da Eudosso.<ref name=ODCW /><ref>L'edizione critica con traduzione in tedesco è {{cita libro|curatore=Karl Manitius|titolo=Hipparchi in Arati et Eudoxi Phaenomena Commentariorum Libri Tres|editore=B.G. Teubner|anno=1894|città=Lipsia}}</ref> Il commentario è stato tradotto in latino da padre Petau che lo ha edito nella sua ''Uranologie''<ref>Parigi, 1650 in-folio</ref>.
 
L'unico suo lavoro pervenuto ai giorni nostri è un commentario in tre libri sui ''Phaenomena'' di [[Arato di Soli]], una descrizione poetica della sfera celeste composta sulla base di un trattato di [[Eudosso di Cnido]] dallo stesso titolo, nel quale Ipparco criticava le posizioni e le descrizioni delle stelle e delle costellazioni fornite da Arato e da Eudosso.<ref name=ODCW /> Il commentario è stato tradotto per la prima volta in una lingua moderna (tedesco) nel 1894.<ref>{{Cita libro|autore=Karl Manitius|titolo=Hipparchi in Arati et Eudoxi phaenomena commentariorum libri tres|anno=1894 (anche edizione critica, con testo greco a fronte)|editore=Teubner|città=Lipsia}}</ref> Nel 2013 è apparsa la seconda traduzione in una lingua moderna (italiano).<ref>{{Cita libro|autore=Gabriele Vanin|autore2=Bruna Cusinato|titolo=Commentari di Ipparco ai Fenomeni di Arato ed Eudosso|annooriginale=|anno=arXiv:2206.08243.|editore=|città=}}</ref>
Ipparco è riconosciuto come il padre della scienza astronomica. È spesso citato come il più grande astronomo osservativo greco, e molti lo reputano il principale astronomo dei tempi antichi, sebbene [[Cicerone]] desse la sua preferenza ad [[Aristarco di Samo]]. Altri destinano questo posto a Tolomeo di Alessandria.
 
Ipparco è riconosciuto come il padre della scienza astronomica. È spesso citato come il più grande astronomo osservativo greco, e molti lo reputano il principale astronomo dei tempi antichi, sebbene [[Cicerone]] desse la sua preferenza ad [[Aristarco di Samo]]. Altri destinano questo posto a Tolomeo di Alessandria.
 
=== Il catalogo astrale ===
Nel suo primo catalogo stellare, perduto e recentemente riscoperto in parte, Ipparco inserì circa 850 stelle, registrando per ognuna la posizione attraverso un [[sistema di coordinate]] sulla [[sfera celeste]] (''climata''<ref>Strabone, ''Geografia'', I, 1, 12; II, 5, 34.</ref>),. anzichéIpparco facendoprobabilmente riferimentofu allaautore posizionedella diclassificazione altredella stelle,luminosità condegli laastri precisionein permessasei dall'assenza di orologigruppi, diutilizzata [[telescopio]]da oTolomeo di altri strumenti moderni.<ref name=Geus154 /> Ipparco non trascurò di indicare la [[Luminosità (astronomia)|luminosità]] degli astri,nell'''Almagesto:''<ref name=Plinio /> che utilizzò quale parametro per una classificazione che assegnava ciascuna stella in sei gruppi: la cosiddetta [[magnitudine apparente|magnitudine]] stellare. Al primo gruppo appartenevano le stelle di prima grandezza, al secondo gruppo quelle un po' più deboli, e via via fino al sesto gruppo, al quale appartenevano le stelle più deboli visibili in una notte serena senza [[Luna]] da un uomo dalla vista perfetta.
 
Questo più che bi-millenario sistema di misurazione della luminosità (magnitudine) degli astri, leggermente modificato nel corso dell'Ottocento, è utilizzato ancora oggi.
 
== Gli studi geografici ==
Oltre che astronomo, Ipparco è stato anche un grande geografo. [[Strabone]], nella sua ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', ci testimonia la sua proposta di calcolare le differenze di [[longitudine]] con metodi astronomici, misurando le differenze tra i tempi locali di osservazione di una stessa [[eclissi lunare]].<ref>[[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/1A*.html#1.12 I, 1, 12].</ref> Plinio il Vecchio ricorda che Ipparco corresse la misura della circonferenza terrestredell'ecumene proposta da Eratostene, portandola da 252.0005000 a 278.000circa 31000 [[Stadio (unità di misura)|stadi]], pari a circaoccidente 51.430&nbsp;km.delle [[colonne d'Ercole]]:<ref>Plinio il Vecchio, ''Naturalis historia'', II, 247.</ref> Nelquesta conteggiolongitudine sicorrisponde consideraa 1quella stadiodelle =[[Isole 185Sopravento mMeridionali]] e delle [[Isole Sottovento (Antille)|Isole Sottovento]], nelle [[Piccole Antille]], identificabili con le [[Isole Fortunate]].<ref>Lucio Russo, «Far-reaching Hellenistic geographical knowledge hidden in Ptolemy's data», ''Mathematics and Mechanics of Complex Systems'', Vol. 6 (2018), n. 3, 181–200, DOI: 10.2140/memocs.2018.6.181</ref>
 
Secondo quanto riporta [[Strabone]]<ref>[[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]'', [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Strabo/1A*.html#1.9 I, 1, 9].</ref>, egli aveva inoltre dedotto l'esistenza di un continente che separava l'[[oceano Indiano]] e l'[[oceano Atlantico]], basandosi sulle differenze fra le maree del [[Mare arabico]], studiate da [[Seleuco di Seleucia]], e quelle delle coste atlantiche di [[Spagna]] e [[Francia]]. Senza bisogno di [[Caravella|caravelle]], grazie ad una semplice deduzione, Ipparco aveva intuito l'esistenza dell'[[Americhe|America]].<ref>{{cita libro|nome=Lucio|cognome=Russo|wkautore=Lucio Russo|titolo=Flussi e riflussi: indagine sull'origine di una teoria scientifica|città=Milano|editore=Feltrinelli|data=2003|ISBN=88-07-10349-4|p=71}}</ref>
 
Ipparco aveva anche scritto un trattato sulla gravità, ''Sui corpi spinti in basso dal proprio peso'', sul quale abbiamo qualche informazione da [[Simplicio (filosofo)|Simplicio]]. Qualche studioso ha ipotizzato che all'interesse di Ipparco per la gravità non fossero estranei i suoi interessi astronomici.
 
==Altri interessi==
Nelle ''[[Questioni conviviali]]'' [[Plutarco]] afferma<ref>Plutarco, ''Quaestiones conviviales'', 732F-733A</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.bitman.name/math/article/1139|accesso=5 maggio 2021|titolo=Plutarco (numeri di)|nome=Mauro|cognome=Fiorentini|editore=Mauro Fiorentini}}</ref>: {{Citazione|[[Crisippo di Soli|Crisippo]] dice che il numero di proposizioni composte che possono essere formate a partire da dieci sole proposizioni supera il milione. Ipparco dimostrò però che tale numero è 103049 in senso affermativo [ossia utilizzando solo i connettivi "e" e "o"] e 310952 in senso negativo [ossia ammettendo anche l’uso della negazione].}}
Questo passo è rimasto oscuro fino al 1994, quando David Hough della [[Università George Washington|George Washington University]] notò che 103409 è il decimo [[Numero di Schröder-Ipparco|piccolo numero di Schröder]]. I piccoli numeri di Schröder sono di conseguenza stati ribattezzati Numeri di Schröder-Ipparco. Evidentemente Ipparco si era interessato alla [[Combinatoria]], ottenendo risultati perduti e poi raggiunti di nuovo solo nel XIX secolo. L'origine del secondo numero (310952) non è ancora del tutto chiara, anche se lo storico della matematica Fabio Acerbi ha mostrato che esso è la media tra il nono e il decimo numero Schröder-Ipparco meno due, ed è pari al numero di modi in cui si possono inserire due parentesi in una successione di dieci termini assieme a una particella negativa<ref name="acerbi">{{Cita pubblicazione |cognome = Acerbi |nome = F.|rivista = [[Archive for History of Exact Sciences]] |pp = 465-502 |titolo = On the shoulders of Hipparchus: A reappraisal of ancient Greek combinatorics |url = http://stl.recherche.univ-lille3.fr/sitespersonnels/acerbi/acerbipub5.pdf |volume= 57 |anno = 2003 |doi = 10.1007/s00407-003-0067-0 |urlmorto= sì |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20110721023220/http://stl.recherche.univ-lille3.fr/sitespersonnels/acerbi/acerbipub5.pdf |formato=pdf|accesso=5 maggio 2021|dataarchivio=21 luglio 2011|lingua=en}}</ref>.
 
== Atlante Farnese e catalogo di Ipparco ==
[[File:Atlante.JPG|thumb|L{{'}}''Atlante Farnese'', copia romana di originale ellenistico, conservato al [[Museo archeologico di Napoli]].]]
 
Non tutto il catalogo stellare di Ipparco sembrerebbe perduto. Lo ha proposto, il 10 gennaio 2005, Bradley E. Schaefer, astrofisico della ''[[Louisiana State University]]'' a [[Baton Rouge]] in un convegno dell{{'}}''[[American Astronomical Society]]'' tenutosi a [[San Diego]] in [[California]]<ref>[[American Astronomical Society|AAS]], talk 44.02 del 10 gennaio 2005, [http://www.phys.lsu.edu/farnese/abFarneseAAS.pdf Abstract]</ref>.

Seguendo un'ipotesi già proposta nel 1898 da [[Georg Thiele]], ha rilevato le configurazioni delle costellazioni presenti in rilievo sul globo dell'[[Atlante (mitologia)|Atlante]] [[Farnese]] (copia romana del II secolo, da un [[scultura greca|originale greco]]) conservato al [[Museo Archeologico Nazionale (Napoli)|Museo Archeologico Nazionale di Napoli]]. Ha poi ricostruito la posizione occupata dalle costellazioni nel cielo osservato da Ipparco, all'incirca nel 129 a.C.

Il risultato ha evidenziato un'ottima coincidenza tra le previsioni astronomiche moderne e le posizioni rilevate dall'Atlante Farnese, che lo hanno indotto a individuare nel famoso e perduto catalogo di Ipparco la fonte a cui aveva attinto lo scultore dell'epoca.<ref>Bradley E. Schaefer. ''[http://www.phys.lsu.edu/farnese/JHAFarneseProofs.pdf The epoch of the constellations on the Farnese Atlas and their origin in Hipparchus's lost catalogue]'' ([[PDF]]) in ''Journal for the history of astronomy'', XXXVI (2005), pp. 167–196 ([http://www.phys.lsu.edu/farnese/JHAFarneseProofs.htm Versione HTML]) {{en}}.</ref>

Le teorie di Schaefer sono state aspramente criticate da altri esperti<ref>Cfr. {{cita pubblicazione|autore=Dennis W. Duke|titolo=Analysis of the Farnese globe|lingua=en|pubblicazione=Journal for the history of astronomy|anno=2006|volume=37|pp=87-100|url=https://www.academia.edu/27650399/Analysis_of_the_Farnese_Globe}}</ref>.
 
Si tratterebbe di un'altra prova indiretta dell'esistenza del catalogo. La prima era stata fornita dallo stesso Schaefer, che aveva dimostrato l'incorporazione, nell'[[Almagesto]], di una parte del catalogo di Ipparco. In questo modo le discrepanze in esso riscontrabili, circa la posizione di alcune stelle, diventavano facilmente spiegabili spostando il punto di osservazione a Rodi.
 
==''Codex Climaci Rescriptus''==
Nel 2017, è stato scoperto che alcuni dei 146 fogli del ''[[Codex Climaci Rescriptus]]'', una raccolta di testi siriaci scritti tra il X e il XI secolo d.C di proprietà del Museo della Bibbia di Washington, contengono le coordinate stellari di Ipparco. Sebbene i fogli fossero stati raschiati via e sovrascritti dai monaci medievali, le tecniche moderne hanno permesso di ricostruire il contenuto originale delle mappe.<ref>{{cita web|url=https://tecnologia.libero.it/antica-pergamena-apparso-qualcosa-straordinario-prima-mappa-cielo-stelle-ipparco-63157/amp|titolo=In un'antica pergamena è apparso qualcosa di straordinario|data=23 ottobre 2022}}</ref>
 
== Note ==
{{<references}}/>
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Klaus Geus|curatore=Serena Bianchetti, Michele Cataudella, Hans-Joachim Gehrke|capitolo=Progress in the Sciences: Astronomy and Hipparchus|titolo=Brill's Companion to Ancient Geography|lingua=en|editore=Brill|città=Leida|anno=2015|url=http://booksandjournals.brillonline.com/content/books/b9789004284715_010|cid=Geus}}
* {{cita libro|curatore=John Roberts|capitolo=Hipparchus 2|titolo=Oxford Dictionary of the Classical World|lingua=en|editore=Oxford University Press|città=Oxford|anno=2007|url=http://www.oxfordreference.com/view/10.1093/acref/9780192801463.001.0001/acref-9780192801463-e-1059|cid=ODCW}}
 
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*[[Astrometria]]
*[[Astronomia]]
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*[[Magnitudine apparente]]
*[[Astrofisica]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Hipparchus}}
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
*{{Treccani|ipparco-di-nicea/|Ipparco di Nicea}}
* {{en}} ''[http://www.phys.lsu.edu/farnese/ Discovery of the lost star catalog of Hipparchus on the Farnese Atlas]'' da [httphttps://www.lsu.edu/ http://www.lsu.edu] {{en}}
*{{MacTutor|Hipparchus}}
* {{cita web | 1 = http://www.asterdomus.com.br/Artigo_os_eclipses.htm | 2 = Os Eclipses | accesso = 2 gennaio 2009 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090211062754/http://www.asterdomus.com.br/Artigo_os_eclipses.htm | dataarchivio = 11 febbraio 2009 | urlmorto = sì }}
* ''[http://www.phys.lsu.edu/farnese/ Discovery of the lost star catalog of Hipparchus on the Farnese Atlas]'' da [http://www.lsu.edu http://www.lsu.edu] {{en}}
*{{cita web|http://www.asterdomus.com.br/Artigo_os_eclipses.htm|Os Eclipses}}
 
{{Astronomia greca}}
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