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| Nome = Tell Halaf
| Immagine = TellHalaf,NE-palace1.jpg
▲{{tmp|sito archeologico}}
| Civiltà = [[Cultura di Halaf]]
'''Tell Halaf''' ([[Accadico]]: '''Guzana'''; {{Arabo|تل حلف}}, [[Siria]]) è un sito archeologico sul fiume [[Khabur]], nell'attuale [[Governatorato di Hassaké]] ([[Siria]] nordorientale), sulla frontiera con la [[Turchia]], di fronte a [[Ceylanpınar]] ([[Provincia di Şanlıurfa]]).▼
| Epoca = [[Neolitico]]
| Stato = SYR
| Data_scoperta = 1899
| Date_scavi = 1911-1913, 1929, 2006-
| Archeologo = [[Max von Oppenheim]]
}}
▲'''Tell Halaf''' ([[Accadico]]: '''Guzana'''; {{Arabo|تل حلف}}, [[Siria]]) è un sito archeologico sul fiume [[Grande Khabur|Khabur]], nell'attuale [[Governatorato di Hassaké]] ([[Siria]] nordorientale), sulla frontiera con la [[Turchia]], di fronte a [[Ceylanpınar]] ([[Provincia di Şanlıurfa]]).
Halaf rappresenta il sito-guida della cultura neolitica, detta [[cultura di Halaf]], caratterizzata da vasellame dipinto con motivi geometrici e animali. Il sito risale al [[VI millennio a.C.]]<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/tell-halaf_(Dizionario-di-Storia)/|titolo=Tell Halaf in "Dizionario di Storia"|sito=www.treccani.it|accesso=2017-01-03}}</ref>. Successivamente vi fu localizzata la città [[Aramei|aramea]] di '''Guzana''' o '''Gozan'''<ref name=":0" />.▼
▲Halaf rappresenta il sito-guida della cultura neolitica, detta [[cultura di Halaf]], caratterizzata da vasellame dipinto con motivi geometrici e animali. Il sito risale al [[VI millennio a.C.]]<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/tell-halaf_(Dizionario-di-Storia)/|titolo=Tell Halaf in "Dizionario di Storia"
== Scoperta e scavi ==
=== Scoperta ===
Nel 1899, quando l'area faceva parte dell'[[Impero ottomano
=== Scavi di Max von Oppenheim ===
[[File:halafhunting.jpg|thumb|Scena di caccia, rilievo in [[basalto]] trovato a Tell Halaf, 850–830 a.C.]]Secondo l'archeologo [[Ernst Herzfeld]], nel 1907 lui e von Oppenheim fecero dei progetti
Con un gruppo di cinque archeologi Oppenheim pianificò una campagna di scavi che iniziò
Durante gli scavi, Oppenheim scoprì le rovine della città di Guzana. Le scoperte più significative includevano grandi statue e rilievi del cosiddetto "Palazzo occidentale" costruito dal re Kapara, oltre a luoghi di culto e tombe. Si scoprì che alcune delle statue erano state riutilizzate in edifici del [[Ellenismo|periodo ellenistico]]. Oltre a questo fu scoperto del vasellame [[Neolitico]] di un genere che divenne noto come "cultura di Halaf" dopo la scoperta del sito. Al tempo questo era il vasellame più antico mai scoperto (insieme a quello scoperto a [[Samarra]] da Herzfeld).
Nel 1914 Oppenheim decise di tornare temporaneamente in Germania. I ritrovamenti di Tell Halaf furono lasciati negli edifici in cui lui e il suo gruppo avevano abitato durante gli scavi. La maggior parte erano stati impacchettati e immagazzinati. Lo scoppio della [[prima guerra mondiale]] impedì tuttavia a Oppenheim di tornare.
Nel 1926 la Germania si unì alla [[Società delle Nazioni]] e fu così possibile per i cittadini tedeschi condurre scavi in quello che era diventato il [[Mandato francese della Siria e del Libano|Mandato francese della Siria]]. Per preparare nuovi scavi Oppenheim tornò di nuovo a Tell Halaf nel 1927. Gli scontri a fuoco fra Osman e le truppe francesi negli ultimi giorni della guerra avevano fortemente danneggiato gli edifici e i ritrovamenti archeologici dovettero essere estratti dalle macerie. Ancora una volta gli abitanti del posto avevano danneggiato alcuni dei ritrovamenti. Oppenheim fu tuttavia in grado di riparare la maggior parte delle statue e dei rilievi grazie ai calchi di gesso che aveva fatto durante i primi scavi. Riuscì a raggiungere una generosa suddivisione dei precedenti ritrovamenti con le autorità francesi. La sua parte (circa due terzi del totale) fu trasportata a Berlino e il testo fu portato ad Aleppo, dove Oppenheim installò un museo che divenne il nucleo del Museo Nazionale di Aleppo. Nel 1929 riprese gli scavi e i nuovi ritrovamenti furono divisi.
=== Il museo Tell Halaf di Berlino ===
I tentativi di Oppenheim di fare esibire i reperti al Pergamon Museum di Berlino fallirono, poiché il museo si rifiutò di accettare le sue richieste finanziarie. Oppenheim aprì quindi il "Museo di Tell Halaf " in un complesso industriale a Berlino-Charlottenburg nel luglio del 1930.
[[File:Tell Halaf Skorpionvogelmann.jpg|alt=Le statua dal Palazzo Occidentale di Tell Halaf, esplose in dozzine di pezzi a causa dello shock termico nel 1943, sono state reincollate in una sorta di puzzle tridimensionale.|miniatura|Statua dal Palazzo Occidentale di Tell Halaf, danneggiata dal fuoco nel 1943 e restaurata.]]
Nel 1939 Oppenheim tornò di nuovo in Siria per condurre degli scavi a Tell Halaf. Le autorità francesi gli negarono però il permesso di scavare e dovette ripartire dalla Siria. Oppenheim tentò senza successo di vendere alcuni dei suoi ritrovamenti a New York e negoziò nuovamente con il governo tedesco per l'acquisto dei ritrovamenti di Tell Halaf. Durante queste negoziazioni il museo fu colpito da una bomba al fosforo degli Inglesi, nel novembre 1943, bruciando completamente: tutti i reperti in legno e in calcare furono distrutti, e i reperti in basalto furono esposti a uno shock termico nel tentativo di spegnere il fuoco, finendo per esserne gravemente danneggiati. Molte statue e rilievi esplosero in dozzine di pezzi. Sebbene il Vorderasiatisches Museum di Berlino raccolse i resti, passarono mesi prima che tutti i pezzi venissero raccolti e furono quindi ulteriormente danneggiati dalle gelate e dal calore estivo.
=== Ricostruzione dei reperti ===
Durante il governo comunista sotto la GDR i resti rimasero depositati nel Pergamon Museum. Dopo la riunificazione, il ''Masterplan Museumsinsel'' del 1999 promosse l'idea di restaurare la facciata del palazzo occidentale di Tell Halaf. Con il supporto finanziario della banca Sal. Oppenheim e dell'organizzazione [[Deutsche Forschungsgemeinschaft]] il [[museo dell'Asia Anteriore]] di Berlino intraprese il suo più grande progetto di restaurazione dalla ricostruzione della [[porta di Ishtar]]<ref>{{Cita web|url=http://www.tell-halaf-projekt.de/en/projekt/project_en.htm|titolo=Tell Halaf-Projekt|lingua=en|accesso=2017-01-04}}</ref>. Dal 2001 al 2010 più di 30 sculture furono ricostruite a partire da circa 27000 frammenti<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cultura/11_gennaio_31/gergolet-rinascono-dei-mesopotamia_272144f0-2d3c-11e0-becd-00144f02aabc.shtml|titolo=Così rinascono gli dei della Mesopotamia: da 27 mila frammenti - Corriere della Sera|accesso=2017-01-04}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=en|nome=Stephen|cognome=Evans|autore=|url=https://www.bbc.com/news/world-europe-12308854|titolo=Berlin's Pergamon Museum exhibits Tell Halaf statues|pubblicazione=BBC News|data=2011-01-29|accesso=2017-01-04}}</ref>. Furono esposti al Pergamon Museum a Berlino nel 2011 e al Bundeskunsthalle di Bonn nel 2014.
== Note ==
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==Bibliografia==
▲*Hijara, Ismail. ''The Halaf Period in Northern Mesopotamia'' London: Nabu, 1997.
▲*Axe, David. "Back from the Brink." ''Archaeology'' '''59.'''4 (2006): 59-65.
*Winfried Orthmann: ''Die aramäisch-assyrische Stadt Guzana. Ein Rückblick auf die Ausgrabungen Max von Oppenheims in Tell Halaf.'' Schriften der Max Freiherr von Oppenheim-Stiftung. H. 15. Harrassowitz, Wiesbaden 2005. ISBN 3-447-05106-X
*U. Dubiel – L. Martin, ''Stier aus Aleppo in Berlin. Bildwerke vom Tell Halaf (Syrien) werden restauriert'', Antike Welt 3/2004, 40–43.
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*Johannes Friedrich, G. Rudolf Meyer, Arthur Ungnad et al.: ''Die Inschriften vom Tell Halaf.'' ''Beiheft 6 zu:'' ''Archiv für Orientforschung 1940.'' reprint: Osnabrück 1967
*Max Freiherr von Oppenheim: ''Der Tell Halaf. Eine neue Kultur im ältesten Mesopotamien.'' F. A. Brockhaus, Leipzig 1931. (reprint de Gruyter, Berlin 1966.)
==Voci correlate==
*[[Cultura di Halaf]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
==Collegamenti esterni==
* {{cita web|http://www.tell-halaf-projekt.de/|Tell Halaf Projeckt|lingua=de}}
* {{cita web|
{{Controllo di autorità}}
[[Categoria:Siti archeologici del Governatorato di al-Hasaka]]
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