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{{Sito archeologico
'''Agon'''
|Nome = Mastaba di Ptahhotep
Balletto in un atto del 1957 su musica di [[Igor Stravinskij]] e coreografia di [[George Balanchine]]. La prima esecuzione in forma di concerto avvenne il 17 giugno 1957 a Los Angeles in occasione dei 75 anni del compositore; la prima rappresentazione teatrale è invece del primo dicembre 1957 a New York con il [[New York City Ballet]].
|Nome_altro =
'''Storia'''
|Immagine =
Dopo dieci anni dall'ultimo balletto [[Orpheus]] del 1947, Stravinskij torna ad impegnarsi con un lavoro coreografico su richiesta di Lincoln Kirstein per il New York City Ballet. L'opera, a cui il musicista iniziò a lavorare già dal dicembre 1953, non costituisce un terzo elemento di una ipotetica trilogia con [[Apollon Musagète]] e Orpheus; in effetti Agon non richiama nessun argomento mitologico(1). Il titolo indica semplicemente una competizione coreografica, senza soggetto e senza scene,astratta, interpretata da otto danzatrici e quattro danzatori senza costumi di scena con semplice abbigliamento da studio.
|Civiltà = [[Antico Egitto]]
'''Struttura'''
|Utilizzo =
Stravinskij stesso ebbe l'idea originaria del balletto, realizzando una suite di danze ispirata alla Francia del XVI e XVII secolo. La partitura comprende 15 brani di cui il ''Preludio'' e due ''Interludi'' sono esclusivamente musicali. I quattro gruppi di esecuzioni danzate vengono ad essere così ben rimarcati. ''Sarabandes'', ''Gaillards'' e ''Branles'' trovano delle nuove forme coreografiche nel genio di Balanchine e nella creatività di Stravinskij. Il balletto si sviluppa in tre parti indicate solo dalla musica che è eseguita senza interruzioni; i ballerini si cimentano in una suite di danze che impegnano i diversi gruppi, dall'assolo ad un triplo ''pas de quatre'' che li riunisce tutti e dodici.
|Epoca = [[Antico Regno (Egitto)|Antico Regno]]
'''Musica'''
|Stato = EGY
Dopo [[The Rake's Progress]] del 1951 Stravinskij si avvicinò gradualmente alla tecnica dodecafonica; in Agon sono infatti impiegati i modi di struttura appartenenti al sistema seriale, tuttavia rimane un sottile legame con le opere del periodo neoclassico: episodi tonali e modali si alternano con altri prettamente dodecafonici, come se Stravinskij non volesse rinnegare completamente il suo passato(2). La ''Fanfara'' iniziale si apre in un clima nettamente modale e verrà ripresa alla fine quasi ad incoronare tutta l'opera (3).
|Suddivisione1 =
|Suddivisione2 =
|Suddivisione3 =
|Altitudine =
<!-- Dimensioni -->
|Superficie =
|Altezza =
|Larghezza =
|Volume =
|Inclinazione =
<!-- Scavi -->
|Data_scoperta = 28 marzo 1903
|Date_scavi =
|Organizzazione_scavi =
|Archeologo = Georges Aaron Bénédite
<!-- Amministrazione -->
|Parte di = [[Menfi (Egitto)|Menfi e la sua necropoli]]
|Ente =
|Responsabile =
|Visitabile =
|Sito_web =
}}La '''Mastaba di Ptahhotep''' è il monumento funerario di [[Ptahhotep]], [[visir (antico Egitto)|visir]] che operò durante il regno di [[Djedkara Isesi]], faraone appartenente alla [[V dinastia egizia|V dinastia]]. Ptahhotep è noto perché a lui è stata attribuita la realizzazione di una raccolta di consigli e di massime, dedicati al figlio, conosciuta come ''[[Massime di Ptahhotep]]''.<ref>{{cita|Grimal|p. 100}}.</ref>
 
La [[mastaba]] è situata a [[Saqqara]] Nord, a ovest della [[piramide di Djoser]], nei pressi della [[Mastaba di Ti]];<ref>{{cita|Lauer|p. 48}}.</ref> è costituita da un complesso funerario dedicato pure al figlio Akhtihotep, anch'egli visir e incaricato di sovrintendere al granaio e al tesoro; nella stessa mastaba vi è una parte riservata al nipote di Ptahhotep, Ptahhotep II.
 
La scoperta della mastaba è attribuita all'egittologo francese Georges Aaron Bénédite che, eseguendo degli scavi nei pressi di Saqqara, la ritrovò il 28 marzo 1903. Bénédite acquisì gran parte del materiale della cappella di Akhtihotep in esclusiva per il [[Museo del Louvre]].<ref>Christiane Ziegler, ''Le mastaba d'Akhethetep: Une chapelle funéraire de l'Ancien Empire'', Réunion des Musées Nationaux, 1993</ref>
[[File:Ptahhotep and Akhethetep mastaba tombs.jpg|thumb|Parte frontale della Mastaba di Ptahhotep]]
'''== Struttura''' ==
Il monumento funerario, più piccolo di quello di Ti, ma più complesso, è catalogato precisamente come D62 (Ptahhotep) e D64 (Akhtihotep). Si accede dai resti di un cortile entrando in un corridoio che presenta interessanti bassorilievi a stadi di completamento diversi. Si entra quindi nella sala che accoglie la tomba di Akhtihotep; annessa a questa vi è la cappella la cui porta è decorata con scene palustri; sono presenti importanti sezioni di decorazioni a colori, sulla sinistra alcuni operai sono intenti alla costruzione di barche realizzate utilizzando il papiro mentre altri trasportano le canne dalla palude. Sulla destra alcuni barcaioli fissano ai pali di precarie piattaforme le imbarcazioni.
 
Dalla sala funeraria di Akhtihotep si accede dal lato sinistro alla tomba di Ptahhotep che è ricchissima di decorazioni; il soffitto ha rilievi a imitazione di tronchi di palma; le scene sulle pareti raffigurano aspetti di viticoltura e della torchiatura del vino, momenti di mietitura, una gazzella che allatta il piccolo, pantere, leoni, uccellatori che utilizzano reti, bambini che giocano e Ptahhotep che prende parte a una festa seduto su una barca. I rilievi sono estremamente vivi, infatti hanno mantenuto quasi ovunque i colori accesi e brillanti originari. Notevole è la scena posta sopra l'ingresso che rappresenta il visir mentre si prepara alla giornata con l'intervento di manicure e pedicure, con musicisti che lo allietano e i levrieri posti sotto la sua sedia. <ref>{{cita|Haag|p. 164}}.</ref> Analogamente a quelle presenti in altre tombe, le pitture murarie illustrano anche scene di portatori di offerte, spesso con la presenza di animali e sono inoltre presenti aspetti di vita dei defunti, a volte raffigurati seduti davanti al tavolo delle offerte oppure mentre assistono a esibizioni musicali, durante banchetti o intenti a sacrifici.<ref>{{cita|Hansen|p. 321}}.</ref>Le decorazioni sono fra le meglio conservate dell'[[Antico Regno (Egitto)|Antico Regno]], di una raffinatezza pari a quelle della più celebre mastaba di Ti.<ref>{{cita|Haag|p. 163}}.</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
*{{cita libro|autore=Nicolas Grimal|titolo=Storia dell'antico Egitto|traduttore=Gabriella Scandone Matthiae|editore=Laterza|anno=2002|città=Bari|ISBN=9788842056515|cid=Grimal}}
*{{cita libro|autore=Michael Haag|titolo=Egitto|traduttore=Daniela Gavazzi Porta|editore=Phileas|anno=1988|città=Milano|ISBN=9788871080079|cid=Haag}}
*{{cita libro|autore=Kathy Hansen|titolo=Egitto|traduttore=Franco Brunelli|editore=Idealibri|anno=1997|città=Rimini|ISBN=9788870823547|cid=Hansen}}
*{{cita libro|autore=Jean-Philippe Lauer|titolo=Les pyramides de Sakkara|editore=Institut Français d'Archéologie Orientale|anno=2015|città=Il Cairo|
lingua=fr, en|ISBN=9782724706598|cid=Lauer}}