Maghreb: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua}}
{{nota disambigua|l'omonima società calcistica marocchina|Maghreb Association Sportive de Fès}}
{{Regione geografica
{{Avvisounicode}}
|nomeTerritorio = Maghreb
[[File:Maghreb2.PNG|thumb|upright=1.6|Maghreb]]
|nomeUfficiale =
Con il termine '''Maghreb''' (in [[Lingua berbera|berbero]]: '''ⵜⴰⵎⴰⵣⵖⴰ''', ''Thamazgha''; {{arabo|المغرب|al-Maghrib}}, "luogo del tramonto", perché situato nella parte occidentale dei [[paesi arabi]]) si intende l'area più a ovest del [[NordAfica]] che si affaccia sul [[mar Mediterraneo]] e sull'[[oceano Atlantico]]; originariamente riguardava la fascia di terra tra la catena montuosa dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]] e il mar Mediterraneo (nord della [[Tunisia]], l'[[Algeria]] e [[Marocco]]); in certe fonti è inclusa anche la [[Spagna]] prima della [[Reconquista]].
|panorama = Africa (satellite image) (cropped) Magreb.jpg
|didascalia = La regione del Maghreb vista dal satellite
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|altriStati = <br/>{{ESP}} ([[Plazas de soberanía]])<br/>Grande Maghreb:<br/>{{LBY}}<br/>{{MRT}}<br/>{{ESH}} (occupato/rivendicato dal [[Marocco]])
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|lingue = [[Lingua araba|arabo]], [[Lingua berbera|berbero]], [[Lingua francese|francese]], [[Lingua spagnola|spagnolo]]
|fusi = [[UTC+0]], [[UTC+1]], [[UTC+2]]
|nomeAbitanti = maghrebini, magrebini
|linkMappa = Maghreb (orthographic projection).svg
|noteMappa = Il Maghreb a nord-ovest dell'Africa
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}}
Il '''Màghreb''', anche italianizzato in '''Màgreb'''<ref>Il [[Dizionario d'ortografia e di pronunzia|DOP]] propone soltanto la pronuncia piana della parola italiana, ''Màgreb'': {{DOP|lemma=Magreb → Maghrib, al‑|id=1051520}} La pronuncia del termine in [[arabo standard]] è {{IPA|/ˤalˈmaɣɾɪb/}}.</ref> ({{Arabo|المغرب|al-Màghrib}}, "luogo del tramonto"; in [[Lingua berbera|berbero]]: ⵜⴰⵎⴰⵣⵖⴰ, ''[[Tamazgha|Tamazɣa]]''),<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/Magreb/|titolo=Magreb: definizioni, etimologia e citazioni nel Vocabolario Treccani|accesso=12 novembre 2021}}</ref> costituisce l'[[area geografica]] e culturale dell'[[Africa]] nord-occidentale<ref name=enciclopèdia>{{Cita web|url=https://www.enciclopedia.cat/gran-enciclopedia-catalana/magrib|titolo=Magreb|sito=Enciclopèdia.cat|editore=Grup Enciclopèdia|lingua=ca|accesso=2 febbraio 2023}}</ref><ref name=larousse>{{Cita web|url=https://www.larousse.fr/encyclopedie/autre-region/Maghreb/131068|titolo=Maghreb|sito=Larousse.fr|editore=Larousse|lingua=fr|accesso=2 febbraio 2023}}</ref> o più precisamente dell’[[Nordafrica|Africa settentrionale]] ad ovest dell’Egitto<ref name=treccani>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/maghreb/|titolo=Maghreb|sito=Treccani.it|editore=Treccani|accesso=2 febbraio 2023}}</ref> che si affaccia sul [[mar Mediterraneo]] e sull'[[oceano Atlantico]]. In senso più ampio, oltre ad estendersi appunto tra [[Marocco]], [[Algeria]] e [[Tunisia]]<ref name=larousse />, comprende anche [[Libia]]<ref name=enciclopèdia /><ref>{{Cita web|url=https://www.britannica.com/place/Maghreb|titolo=Maghreb|sito=Britannica.com|editore=Encyclopedia Britannica|accesso=2 febbraio 2023}}</ref> e [[Mauritania]]<ref name=enciclopèdia /><ref name=treccani />, mentre in senso più ristretto il solo Marocco<ref name=treccani />. Originariamente, l'espressione riguardava la fascia di terra tra la [[Atlante (catena montuosa)|catena montuosa dell'Atlante]] e il mar Mediterraneo (nord della Tunisia, dell'Algeria e del Marocco); in molte fonti sono incluse anche [[al-Andalus]] e la [[Sicilia islamica]].<ref name="archive.org">{{Cita news|autore=Rabah Kahlouche|titolo=Contenu implicite de l'épithète "arabe" dans "Union du monde arabe"|pubblicazione=Mediterranean peoples - Peuples Méditerranéens|numero=79|data=aprile 1997|url=https://archive.org/stream/peuplesmditerran7919pari/peuplesmditerran7919pari_djvu.txt|pp=55-69}}</ref><ref>{{Cita libro |autore-capitolo=Yver G. |titolo=Encyclopédie de l'Islam |anno=1982 |pp=1173-1174 |volume=V |capitolo=Al-Maghrib}}</ref>
 
Furono i conquistatori [[arabi]] a coniare il termine; essi identificarono con l'espressione ''Jazirat al-Maghrib'' ("Isola d'Occidente") le regioni del [[mondo islamico]] a ovest del [[golfo della Sirte]]. Nel corso della [[Impero coloniale francese|dominazione francese]], il termine ''Maghreb'' identificò primariamente l'[[Africa Francese del Nord]], che comprendeva l'[[Algeria francese]], il [[Marocco francese]] e la [[Tunisia francese]]. A partire dagli anni 1950,<ref>{{Cita|Gaudio}}.</ref> l'espressione "Grande Maghreb" fu coniata per estendere l'inclusione alla Libia, alla Mauritania e al [[Sahara Occidentale]].<ref>{{Cita|Troin}}.</ref> Talvolta dal Maghreb viene esclusa la [[Cirenaica]], la quale da un punto di vista culturale presenta molte vicinanze al [[Mashrek]].<ref>{{Cita news|lingua=fr|autore=Adrien Jaulmes|titolo=La Cyrénaïque, bastion historique des rébellions|editore=[[Le Figaro]]|data=24 febbraio 2011|url=http://www.lefigaro.fr/international/2011/02/24/01003-20110224ARTFIG00758-la-cyrenaique-bastion-historique-des-rebellions.php}}</ref>
== Descrizione ==
La [[regione geografica|regione]], detta anche Africa mediterranea, venne conquistata dai musulmani nel [[VII secolo]]. Comprende gli Stati di [[Sahara occidentale]], [[Marocco]], [[Algeria]] e [[Tunisia]] ed è oggi la parte di maggior sviluppo economico del [[continente]] [[africa|africano]], insieme con la [[Repubblica sudafricana]] e l'[[Egitto]].<br />
Da notare che in [[lingua araba|arabo]] l'espressione al-Maghrib è il nome proprio dello Stato che in [[lingua italiana|italiano]] si chiama [[Marocco]].
 
Si espande su una superficie geografica di oltre cinque milioni di chilometri quadrati, tra il [[bacino del Mediterraneo]] e il [[deserto del Sahara]]. La popolazione conta oltre novanta milioni di persone ed è concentrata per la grande maggioranza nelle coste e nelle pianure vicine a queste ultime.<ref name="Jobert">{{Cita|Jobert|p. 35}}.</ref> È considerato storicamente un crocevia tra le civiltà mediterranee e africane ed ha costituito un'unità geografica caratterizzata dalla fusione culturale di elementi [[berberi]] e arabi.<ref>{{Cita news|lingua=fr|titolo=Le substrat berbère de la culture maghrébine|editore=Französisch heute, Association des professeurs allemands enseignant le français|data=giugno 1984|url=http://docplayer.fr/24109762-Le-substrat-berbere-de-la-culture-maghrebine.html}}</ref>
La [[religione]] prevalente è quella [[islam]]ica, e la popolazione è formata per lo più da [[arabi]] e [[berberi]]. Le lingue parlate sono soprattutto l'[[Lingua araba#Dialetti|arabo dialettale]] e il [[Lingua berbera|berbero]], ma anche le lingue europee (in particolare il [[lingua francese|francese]]) sono molto usate soprattutto nelle città e negli ambiti dell'istruzione superiore e del commercio.
 
I più antichi abitanti della regione sono i berberi. Nei periodi antichi, la regione fu colonizzata dai [[Fenici]] i quali fondarono la città di [[Cartagine]]. La regione fu poi inclusa nel [[Civiltà romana|mondo romano]]. Ai Romani seguirono i [[Vandali]], i [[Impero bizantino|Bizantini]] ed infine gli [[Arabi]]. In seguito alla [[Grande rivolta berbera]], nell'VIII secolo, si consolidarono dinastie berbere indipendenti che si susseguirono per tutto il medioevo. A partire dal XVI secolo, il [[Maghreb centrale]] e l'[[Ifriqiya]] entrarono nella sfera di influenza [[Impero ottomano|ottomana]], mentre le potenze europee, in particolare gli [[Impero spagnolo|spagnoli]] e i [[Impero portoghese|portoghesi]], cominciarono a stabilire zone di influenza nelle coste maghrebine a partire dal XV secolo. A partire dal XIX secolo, furono i [[Impero coloniale francese|francesi]] ad estendere il loro dominio alla regione, dapprima nel Maghreb centrale, dove venne stabilita l'[[Algeria francese]], ed in seguito in Tunisia ed in Marocco, dove furono stabiliti protettorati. Nell'ambito della [[decolonizzazione]], i protettorati in Marocco e in Tunisia furono aboliti nel 1956, mentre l'Algeria raggiunse l'indipendenza nel 1962. A partire dal 1989, i paesi del Maghreb hanno preso iniziative di avvicinamento politico ed economico, in particolare con la fondazione dell'[[Unione del Maghreb arabo]].
L'[[economia]] è relativamente florida, anche per i rapporti con l'[[Unione europea]]. Tra le risorse principali degli Stati del Maghreb oltre all'agricoltura, all'industria e alle [[Industria mineraria|industrie minerarie]] vi è anche il [[turismo]], che rappresenta una risorsa molto importante per il [[Marocco]] e la [[Tunisia]].
 
Da un punto di vista etnico, la popolazione maghrebina discende per la maggior parte dai berberi, che vennero in gran parte [[Arabizzazione|arabizzati]] a partire dall'VIII secolo. Importante tratto culturale che lega il Maghreb al Mashrek è la [[lingua araba]] e la [[Islam|religione islamica]]. Da un punto di vista linguistico, la lingua maggioritaria è l'arabo, parlato localmente in varie varianti note nel loro insieme come [[arabo maghrebino]]. La [[lingua berbera]] è parlata in varie varianti soprattutto nei monti dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]] e nel [[Rif]]. La [[lingua francese]] riveste un importante ruolo dal punto di vista culturale e nel settore dell'economia.
Vi è un benessere economico e sociale maggiore rispetto all'[[Africa subsahariana]], ma la crescita incontrollata della popolazione ha portato a una sovrappopolazione e a una conseguente massiccia emigrazione, per lo più clandestina, verso i principali paesi europei.<br />
Politicamente, dal [[1989]] gli Stati dell'area hanno dato vita a una [[Unione del Maghreb arabo]], cui si fa spesso riferimento con l'espressione "grande Maghreb" (oltre a Tunisia, Algeria e Marocco, ne fanno parte [[Libia]] e [[Mauritania]]).
 
== Etimologia ==
Geograficamente, il Maghreb (delimitato a ovest dall'[[oceano Atlantico]] e a sud dal [[deserto del Sahara]]) è attraversato diagonalmente dalle montagne dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]] e dai rilievi (anch'essi di origine terziaria) che ne costituiscono il naturale prolungamento. La cima principale è data dal [[Jbel Toubkal|monte Toubkal]] (4167&nbsp;m [[s.l.m.]]).
[[File:المغرب العربي.jpg|thumb|العربي المغرب, "Maghreb arabo" in [[Alfabeto arabo|caratteri arabi]]]]
Il termine ''Maghreb'' deriva dall'espressione [[Lingua araba|araba]] ''al-Maġrib'' (المغرب) che significa "il tramonto" o "l'Occidente", a causa della posizione di questa regione in relazione al [[mondo arabo]]. Il termine si oppone a ''[[Mashreq]]'' ("Il Levante"), vale a dire all'"Oriente", che si estende dall'[[Egitto]], all'[[Iraq]] e fino alla [[penisola arabica]].<ref>{{Cita|Géopolitique du Maghreb et du Moyen-Orient}}.</ref><ref name="ReferenceA">{{Cita news|autore=Karine Bennafla|titolo=Mise en place et dépassement des frontières entre Maghreb et Afrique noire : approche géo-historique|pubblicazione=Cultures Sud|numero=169|data=aprile 2008|issn=1956-984X|p=15}}</ref>
 
Gli arabi avevano inizialmente adottato l'espressione ''Jezirat Al-Maghrib'' ("Isola d'Occidente"), evidenziando quindi la posizione della regione apparentemente isolata tra un mare e un deserto. ''Al-Maghrib'' in arabo indica anche il [[Marocco]]; tuttavia, si fa distinzione tra ''al-Maghrib al-Arabi'' (letteralmente "Il tramonto arabo", "Maghreb arabo") o ''al-Maghrib al-Kabir'' ("Il grande Maghreb") da ''[[Al-Maghreb al-Aqṣā]]'' ("il lontano Occidente", per designare il Marocco).<ref name="ReferenceA"/>
Sull'interno si estendono - in rapida successione - numerosi altopiani che delineano una fascia particolarmente arida con la presenza di territori caratteristici della steppa desertica e priva di possibilità di sostentare una numerosa popolazione, eccetto che nelle peraltro numerose e confortevoli oasi.
 
In passato, questa regione era conosciuta come ''[[Antica Libia|Libia]]'' o come ''[[Ifriqiya]]'', quest'ultimo termine esteso poi per indicare l'intero continente chiamato per l'appunto "[[Africa]]".
Sul lato del Mediterraneo, il clima sufficientemente temperato favorisce per contro l'agglomerarsi della popolazione; il terreno fertile ha contribuito in passato alla creazione di importanti e storiche città, culla di una civiltà che dai secoli [[VII secolo|VII]] e [[VIII secolo|VIII]] si è arricchita di apporti arabi, che si sono sovrapposti a quelli delle precedenti culture, in particolare a quella berbera (che è meglio conservata nelle località rurali e montane).
Ai tempi del Rinascimento, in Europa, la regione era conosciuta come "[[Costa berbera]]" (o "Barberia").
 
I geografi arabi suddividevano il Maghreb in tre regioni: il ''[[Maghreb al-Aqsa]]'' (che coincideva con l'attuale [[Marocco]]), il ''[[Maghreb al-Awsaṭ]]'' (l'attuale Algeria a ovest di [[Bugia (Algeria)|Bugia]], in particolare le zone di [[Algeri]] e [[Orano]]) e l{{'}}''[[Ifriqiya]]'' (le attuali [[Tunisia]], [[Tripolitania]] e Algeria orientale), detta altrimenti ''Maghreb al-Adnā''.
 
Sebbene la maggior parte dei cronisti e dei geografi arabi medievali circoscrivessero la regione entro i confini del [[Nordafrica]] (comprendendo talvolta anche [[Egitto]] e [[Cirenaica]]), il geografo arabo [[al-Maqdisi]] include anche [[al-Andalus]] e la [[Storia della Sicilia islamica|Sicilia islamica]].<ref name="archive.org"/>
 
Gli [[Berberismo|attivisti berberi]] hanno coniato l'espressione ''[[Tamazgha]]'', contestando l'espressione ''Maghreb'' sulla base del fatto che non è il nome originale della regione, ma un termine estraneo usato nella storiografia arabo-musulmana.<ref>{{Cita web|lingua=fr|titolo=La Tamazgha, qu'est-ce que c'est|url=https://www.lematindz.net/news/25647-la-tamazgha-quest-ce-que-cest.html|sito=Le Matin d'Algérie|accesso=}}</ref>
 
== Storia ==
{{S sezione|Storia}}
=== Preistoria ===
[[File:Iberomaurisiense-Capsiense.png|thumb|Mappa che mostra la diffusione della [[cultura iberomaurusiana]] e di quella [[Capsiano|capsiana]]]]
Nel corso del paleolitico, il complesso antropologico dominante nella regione fu quello di [[Mechta-Afalou]]. Nel corso del mesolitico, di generarono
la [[cultura iberomaurusiana]] e quella [[Capsiano|capsiana]]. Da queste culture prendono origine i [[berberi]], i più antichi abitanti della regione.
 
=== Antichità ===
I [[Fenici]] colonizzarono le coste della regione, fondandovi numerosi empori e città, la principale delle quali fu [[Cartagine]]; dall'incontro tra la cultura dei colonizzatori Fenici e i locali ebbe origine la [[civiltà cartaginese]]. Il potere di Cartagine conobbe la sua fine in seguito alle [[guerre puniche]].
 
Nella regione si formarono regni berberi, tra i quali la [[Numidia]] e la [[Mauretania]]. La regione fu la base di una vasta attività della pirateria nel [[mar Mediterraneo]].
 
La morte del sovrano [[Massinissa]] nel 148 a.C. stabilì definitivamente le basi del potere romano nella regione. Nel 146 a.C. venne stabilita la provinica dell'[[Africa (provincia romana)|Africa]]. La regione fu gradualmente inclusa sempre più nel [[Civiltà romana|mondo romano]], per poi divenire centro del [[cristianesimo]] di [[lingua punica]] e [[Lingua latina|latina]].
 
=== Medioevo ===
[[File:Map depicting the Romano-Berber Kingdoms.png|thumb|I regno Romano-Berberi che si formarono a partire dal V secolo fino alla conquista araba nel VII secolo]]
In seguito al collasso dell'[[Impero romano d'Occidente]], nella regione si stabilirono i [[Vandali]] ed in seguito i [[Impero bizantino|bizantini]]. Contemporaneamente si consolidarono regni Romano-Berberi indipendenti, la cui cultura derivava dall'incontro tra quella romana e cristiana e quella locale berbera.
 
==== La conquista araba e l'inclusione nel mondo islamico ====
Gli [[Arabi]] [[Conquista omayyade del Nordafrica|conquistarono la regione nel VII secolo]], dominandola per i decenni successivi. La regione fu inclusa nel [[mondo islamico]].
 
==== Le dinastie berbere ====
La [[Grande rivolta berbera]] nell'VIII secolo interruppe il dominio arabo nel Maghreb, che vide consolidarsi dinastie berbere indipendenti che si susseguirono per tutto il medioevo, tra le quali i [[Salihidi]], i [[Banu Barghawata]], i [[Midraridi]], gli [[Ifranidi]], gli [[Ziridi]], i [[Hammadidi]], gli [[Almoravidi]], i [[Khurasanidi]], gli [[Almohadi]], i [[Hafsidi]], gli [[Zayyanidi]], i [[Merinidi]] e i [[Wattasidi]], oltre a dinastie arabe, quali i [[Muhallabidi]], gli [[Idrisidi]] e gli [[Aghlabidi]], e i [[Rustumidi]] di origine [[Persiani|persiana]]. Nel corso del medioevo, le popolazioni del Maghreb e di [[al-Andalus]] erano conosciute dagli europei come "[[Mori (storia)|mori]]" o "[[saraceni]]" e la regione veniva definita "[[Costa berbera]]". Dal Maghreb, partivano spedizioni che attaccarono e razziarono continuamente l'Europa meridionale.
 
=== Età moderna ===
==== La corsa barbaresca ====
[[File:A French Ship and Barbary Pirates (c 1615) by Aert Anthoniszoon.jpg|thumb|Nave francese attaccata da [[corsari barbareschi]] (dipinto di [[Aert Anthonisz]], 1615)]]
Nel corso del medioevo, il Maghreb stabilì importanti relazioni culturali e politiche con [[al-Andalus]], la cui eredità culturale venne accolta dal Maghreb in seguito all'arrivo dei rifugiati [[Moriscos (gruppo religioso)|musulmani andalusi]] ed [[ebrei sefarditi]] dopo la ''[[Reconquista]]''. I moriscos si stabilirono nelle principali città del Maghreb, in particolare a [[Fès]], [[Rabat]], [[Salé]], [[Tétouan]], [[Algeri]], [[Tlemcen]], [[Annaba]] e [[Blida]]. Le comunità moriscos dettero un importante contributo alla fondazione delle [[Stati barbareschi|repubbliche corsare]] e all'attività della [[Corsari barbareschi|corsa barbaresca]].
 
A partire dal XVI secolo, il [[Maghreb centrale]] e l'[[Ifriqiya]] entrarono nella sfera di influenza [[Impero ottomano|ottomana]], mentre il Marocco fu retto dalle dinastie arabe dei [[Dinastia sa'diana|Sa'diani]] prima e degli [[Dinastia alawide|Alawidi]] poi.
 
==== Il colonialismo ====
Le potenze europee, in particolare gli [[Impero spagnolo|spagnoli]] e i [[Impero portoghese|portoghesi]], cominciarono a stabilire zone di influenza nelle coste maghrebine a partire dal XV secolo, in parallelo alle ultime fasi della ''[[Reconquista]]''. A partire dal XIX secolo, furono i [[Impero coloniale francese|francesi]] ad estendere il loro dominio alla regione, dapprima nel Maghreb centrale, dove venne stabilito il dipartimento dell'[[Algeria francese]], ed in seguito in Tunisia ed in Marocco, dove furono stabiliti protettorati che formarono l'[[Africa Francese del Nord]].
 
==== La decolonizzazione ====
Nell'ambito della [[decolonizzazione]], i protettorati in Marocco e in Tunisia furono aboliti nel 1956, mentre l'Algeria raggiunse l'indipendenza nel 1962, in seguito alla sanguinosa [[guerra d'Algeria]]. A partire dal 1989, i paesi del Maghreb hanno preso iniziative di avvicinamento politico ed economico, in particolare con la fondazione dell'[[Unione del Maghreb arabo]].
 
== Geografia ==
{{S sezione|Geografia}}
[[File:Tizi'n'Toubkal.jpg|thumb|left|Il [[Jbel Toubkal]], la vetta più alta dei monti dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]]]]
[[File:Algerianborder.JPG|thumb|Montagne della [[Tunisia]]]]
[[File:Libyan_Desert_-_2006.jpg|thumb|Il [[Deserto Libico]]]]
Geograficamente, il Maghreb è delimitato a nord dal [[Mar Mediterraneo]], a ovest dall'[[Oceano Atlantico]] e a sud dal [[deserto del Sahara]]. A est il confine è più sfumato e dipende dalle definizioni, ma viene in genere considerato il [[golfo della Sirte]], o grande Sirte, presso la città libica di [[Agedabia]].
 
Il Maghreb si espande su una superficie di oltre sei milioni di chilometri quadrati con ampie disparità da un paese all'altro.<ref name="Jobert"/>
 
Da [[Tobruk]] a [[Tangeri]], il Maghreb presenta un litorale che si estende per quasi 5000 chilometri lungo il [[Mar Mediterraneo]] e per altri 700 lungo l'[[Oceano Atlantico]] tra [[Tangeri]] ed [[Agadir]]. La costa presenta caratteristiche desertiche presso la foce del [[Senegal (fiume)|fiume Senegal]] 1.500 chilometri più a sud.<ref>{{Cita web|lingua=fr|titolo=Maghreb|url=http://fr.encarta.msn.com/encyclopedia_761580310/Maghreb.html|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090203140240/http://fr.encarta.msn.com/encyclopedia_761580310/Maghreb.html|sito=[[Encarta]]|data=2009|accesso=3 febbraio 2009|p=1/4}}</ref>
 
=== Morfologia ===
La regione è attraversata diagonalmente dalle montagne dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]] per oltre 2000 chilometri e dai rilievi (anch'essi di origine terziaria) che ne costituiscono il naturale prolungamento. La cima principale è data dal [[Jbel Toubkal|monte Toubkal]] (4167&nbsp;m [[s.l.m.]]).
 
Sull'interno si estendono, in rapida successione, numerosi altopiani che delineano una fascia particolarmente arida con la presenza di territori caratteristici della steppa desertica e priva di possibilità di sostentare una numerosa popolazione, eccetto che nelle peraltro numerose e confortevoli oasi.
 
=== Idrografia ===
{{...|Geografia}}
 
=== Clima ===
Sul lato del [[Mediterraneo]], il clima sufficientemente temperato favorisce l'agglomerarsi della popolazione; il terreno fertile ha contribuito in passato alla creazione di importanti e storiche città.
 
== Società ==
=== Demografia ===
 
[[File:Algiers coast.jpg|thumb|left|La costa di [[Algeri]]]]
Il Maghreb conta oltre 100 milioni di abitanti. La popolazione è distribuita in modo molto disomogeneo. La più alte densità abitative si riscontrano nelle regioni pianeggianti a nord della [[Atlante (catena montuosa)|catena montuosa dell'Atlante]] e sulla costa mediterranea ed atlantica. Le principali agglomerazioni urbane gravitano intorno a [[Casablanca]], [[Algeri]], [[Rabat]], [[Tunisi]] e [[Orano]].
 
In trent'anni la popolazione maghrebina è raddoppiata. Tuttavia, la crescita demografica tende a rallentare a causa del graduale abbassamento del tasso di natalità, fenomeno spiegato dall'efficacia delle politiche di pianificazione familiare, di una maggiore istruzione tra le donne e di una generale modernizzazione dello stile di vita.
 
Negli ultimi due secoli vi è stato un forte esodo dalle zone rurali e montuose verso le città costiere dove i salari sono più alti e le condizioni di vita migliori.<ref>{{pdf}}{{Cita web|url=http://web.upmf-grenoble.fr/pepse/IMG/pdf/cdrom/Analogies_et_disparites_du_fait_urbain_au_maghreb.pdf|titolo=« Analogie et disparités du fait urbain au Maghreb »|accesso=1º aprile 2013|autore=Vanessa Rousseau|lingua=fr|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090912211225/http://web.upmf-grenoble.fr/pepse/IMG/pdf/cdrom/Analogies_et_disparites_du_fait_urbain_au_maghreb.pdf|urlmorto=sì}}</ref> All'inizio del XXI secolo più della metà della popolazione del Maghreb vive in zone urbane. Forte è stata l'emigrazione verso l'Europa occidentale.
 
=== Etnie ===
[[File:Geschichte des Kostüms (1905) (14580573400).jpg|thumb|Costumi tradizionali del Maghreb]]
[[File:Le costume historique. Cinq cents planches, trois cents en couleurs, or et argent, deux cents en camaieu. Types principaux du vêtement et de la parure, rapprochés de ceux de l'intérieur de (14577493688).jpg|thumb|Gruppi etnici del Maghreb]]
 
Il Maghreb rappresenta una regione eterogenea e variegata dal punto di vista etno-linguistico.
 
La regione è stata abitata dai tempi più antichi da [[Berberi|popolazioni berbere]], che costituiscono tuttora segmenti cospicui della popolazione, in particolare nelle zone montuose dell'[[Algeria]] e del [[Marocco]]. Significativi segmenti di popolazione la cui lingua tradizionale è di tipo berbero risiedono anche in [[Tunisia]] ed in [[Libia]]. Nel [[deserto del Sahara]] è poi diffusa l'etnia [[tuareg]], tradizionalmente nomade.
 
L'impronta culturale più forte è stata segnata dall'arrivo dell'[[Islam]] nel VII secolo, a cui corrispose una parziale [[arabizzazione]] dei principali centri urbani e di alcune delle zone pianeggianti.
Ma la diffusione della [[lingua araba]] nelle zone rurali si verificò solo a partire dal [[basso medioevo]], in occasione dell'arrivo delle tribù dei [[Banu Hilal]].
 
Vari altri elementi influenzarono il mosaico culturale ed etnico della regione.
In particolare si citano i flussi migratori dei [[Moriscos (gruppo religioso)|moriscos]] (definiti anche "andalusi") dalla vicina penisola iberica, alimentati dagli eventi seguenti la ''[[Reconquista]]''. Le comunità moriscos, stabilendosi nelle principali città della costa maghrebina, finirono per costituire l'élite degli [[stati barbareschi]], stabilendo un ruolo fondamentale nella fondazione delle repubbliche corsare. L'immigrazione dei moriscos dette un contributo fondamentale al patrimonio culturale della regione, in particolare nell'ambito musicale, architettonico e culinario.<ref>{{Cita|Andalusian Morocco}}.</ref><ref>{{Cita|Le Maroc Andalou}}.</ref> Le famiglie discendenti dei moriscos conservano tuttora un'identità culturale separata dal resto della popolazione.<ref>{{Cita news|url=https://mobile.telquel.ma/2014/03/25/histoire-landalousie-dans-le-sang_133874|lingua=fr|editore=[[Tel Quel]]|titolo=Histoire. L’Andalousie dans le sang|data=25 marzo 2014|accesso=14 maggio 2020}}</ref><ref>{{Cita|De Epalza Ferrer e Slama-Gafsi}}.</ref>
 
Le scorrerie [[Corsari barbareschi|corsare]] portarono [[Tratta barbaresca degli schiavi|flussi continui di schiavi europei]] nelle città costiere, che nel corso del tempi si mescolarono in buona parte con le popolazioni locali.<ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.co.uk/history/british/empire_seapower/white_slaves_01.shtml|nome=Robert|cognome=Davis|titolo=British Slaves on the Barbary Coast|accesso=14 maggio 2020|sito=[[BBC]]|lingua=en}}</ref>
 
Storicamente, il Maghreb ha costituito la residenza di fiorenti [[Ebrei maghrebini|comunità ebraiche]], la cui presenza è antecedente all'arrivo dell'Islam del VII secolo. Queste comunità sono state poi rinvigorite dall'arrivo di [[sefarditi|ebrei sefarditi]] dalla vicina penisola iberica (arrivati insieme ai [[Moriscos (gruppo religioso)|musulmani moriscos]]), a partire dal XV secolo, in concomitanza con l'[[inquisizione]]. La popolazione ebraica maghrebina, che intorno agli anni 1950 si aggirava oltre a mezzo milione di individui,<ref name="Bensimon-Donath">{{Cita|Bensimon-Donath}}.</ref> ha testimoniato l'esodo di massa dalla regione in seguito alla decolonizzazione, in particolare verso [[Israele]]<ref name="cairn.info">{{Cita|Sharaby}}.</ref><ref name="mfa.gov">{{Cita web|url=https://mfa.gov.il/MFA/MFAFR/MFA-Archive/Pages/Les%20Maghrebins%20en%20Israel.aspx|titolo=Les Maghrebins en Israel|accesso=14 maggio 2020|lingua=fr}}</ref><ref>{{Cita|Donath}}.</ref> e [[Francia]].<ref name="Bensimon-Donath" /> I residui di questa comunità risiedono oggi maggiormente a [[Casablanca]], a [[Tunisi]], nell'isola di [[Gerba]], a [[Ceuta]] e a [[Melilla]].
Altra significativa presenza è costituita da comunità di parziale origine [[Turchi (gruppo etnico)|turca]] (definite [[kouloughlis]]), eredità del [[Impero ottomano|periodo ottomano]]. Profondamente mescolatasi con le popolazioni locali, la comunità koulougli conserva in parte il [[Hanafismo|rito hanafita]] a differenza della maggioranza [[Malikismo|malikita]].<ref name="Gibb1967">{{Cita|Gibb|p. 371}}.</ref>
 
Popolazioni di origine sub-sahariana raggiunsero il Maghreb nell'ambito della [[tratta araba degli schiavi]] attraverso le [[vie commerciali trans-sahariane]]. Tra queste popolazioni si citano i [[haratin]], diffusi nelle oasi in prossimità del [[Deserto del Sahara|Sahara]], e i [[Gnawa (gruppo etnico)|gnawa]].
 
In [[Algeria francese|Algeria]], una vasta comunità di origine europea, conosciuta come ''[[pieds-noirs]]'', immigrò nella regione, stabilendovisi in concomitanza con il periodo coloniale francese a partire dalla prima metà del XIX secolo. La comunità pieds-noirs, diffondendosi nelle grandi città dell'Algeria, si costituì come élite socio-economica. La maggioranza di questi emigrò in massa verso la [[Francia]] in seguito all'indipendenza del paese nel 1962, stabilendosi in gran parte nelle regioni meridionali e in [[Corsica]].<ref name="Cagiano">{{Cita|De Azavedo|pp. 22-32}}.</ref>
Vaste comunità europee vivevano anche nel [[Marocco francese]] e [[Marocco spagnolo|spagnolo]] (500.000 anime,<ref name="Cagiano" /> concentrati soprattutto a [[Casablanca]]) e nella [[Tunisia francese]] (oltre 250.000 persone, delle quali buona parte [[Italo-tunisini|di origine italiana]]). La stragrande maggioranza di questi abbandonò la regione nel corso degli anni 1950 e 1960.<ref name="Cagiano" />
A [[Ceuta]] e [[Melilla]] la popolazione è per la maggior parte di [[lingua spagnola]] e [[Cattolicesimo|confessione cattolica]].
 
=== Lingue ===
[[File:Tizi Ouzou Tasdawit.jpg|thumb|Segnali trilingui in [[Algeria]]]]
[[File:Morocco - Linguistic map.png|thumb|Mappa linguistica del [[Marocco]]]]
La lingua diffusa maggiormente è quella [[Arabo maghrebino|araba maghrebina]], parlata in varie forme, tra le quali si distinguono due categorie: da una parte i [[dialetti pre-hilalici]], diffusi maggiormente in alcune zone montuose e nei centri storici delle principali città; dall'altra, i [[dialetti hilalici]], formatisi in seguito all'immigrazione delle tribù beduine dei [[Banu Hilal]] (da cui l'origine della denominazione).
Questi ultimi hanno costituito la base delle koinè formatesi nel corso del XX secolo e che costituiscono oggigiorno gli idiomi maggiormente utilizzati nella comunicazione orale e nei mass-media, nonché [[lingua franca]].
L'[[arabo classico]] e [[Arabo moderno standard|standard]] rivestono esclusivamente il ruolo di lingua scritta.<ref name=Ennaji162>{{Cita|Ennaji|p. 162}}.</ref>
 
Sono poi diffuse le varianti del [[Lingua berbera|berbero]], la cui area è costituita principalmente da zone montuose (in particolare i monti dell'[[Atlante (catena montuosa)|Atlante]] e del [[Rif]]).
Dopo decenni di lotte e di rivendicazioni,<ref>Che hanno trovato espressione in particolare nella [[Primavera berbera]] e nella [[Primavera nera]].</ref> le prime forme standardizzate del berbero hanno ottenuto un riconoscimento come lingua ufficiale in [[Marocco]] e in [[Algeria]] (rispettivamente nel 2011<ref>{{cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-02/approvato-marocco-referendum-riforme-103413.shtml?uuid=AaBhLjkD|titolo=Approvato in Marocco il referendum per le riforme costituzionali volute da re Mohammed VI}}</ref> e nel 2016<ref>{{cita web|url=http://nena-news.it/algeria-approvate-le-riforme-costituzionali/|titolo=Algeria. Approvate le riforme costituzionali}}</ref>).
Le principali varietà del berbero sono il [[Lingua chleuh|chleuh]], il [[Lingua cabila|cabilo]], il [[Lingua tarifit|rifiano]], il [[Lingua tamazight del Marocco centrale|tamazigh del Marocco centrale]] e il [[Lingua tashawit|chaoui]].
Per la trascrizione del berbero vengono adoperati l'[[Alfabeto berbero latino|alfabeto latino]], l'[[Neo-tifinagh|alfabeto neo-tifinagh]] ed in misura minore quello [[Alfabeto arabo|arabo]].
 
Significativa è la presenza della [[lingua francese]], lascito del periodo coloniale e che tuttora è parlata come seconda lingua da una vasta fetta della popolazione maghrebina, in particolare delle classi più istruite.
Pur non rivestendo al giorno d'oggi il ruolo di lingua ufficiale in nessuno dei paesi della regione, la lingua francese è stata prevalente negli ultimi due secoli nell'ambito commerciale, educativo, culturale e amministrativo. Nel corso del XX secolo, i governi maghrebini hanno promosso massicce campagne di [[arabizzazione]] nel campo della burocrazia e dell'istruzione, che portarono a marginalizzare il [[Lingua berbera|berbero]], ma che non ebbero effetti sulla posizione privilegiata della [[lingua francese]]. Oggi, la lingua francese è padroneggiata da circa il 33% dei marocchini,<ref name="OIF">{{Cita|La Francophonie dans le monde|p. 16}}.</ref> dal
67% degli algerini e dal 63,6% dei tunisini.<ref name="OIF"/>
Il [[Marocco]], la [[Tunisia]] e la [[Mauritania]] sono membri dell'[[Organizzazione internazionale della francofonia]].
 
Sono poi diffuse lingue minoritarie, come lo [[haketia]], parlato storicamente dalle comunità [[Sefarditi|ebraiche sefardite]] principalmente a [[Tétouan]], [[Tangeri]] e [[Orano]], e lo [[Lingua spagnola|spagnolo]] (a [[Ceuta]] e [[Melilla]]).
A [[Tabelbala]], in [[Algeria]], è parlata la [[lingua korandje]].
 
Si citano infine la [[lingua romanza d'Africa]], evolutasi dalla [[lingua latina]] introdotta in seguito alle [[guerre puniche]] ed estintasi tra il [[basso medioevo]] e il XVIII secolo,<ref name="Prevost">{{Cita|Prevost}}.</ref> e il [[Lingua franca mediterranea|sabir]], [[pidgin]] parlato nei porti di tutto il [[Mediterraneo]] fino al XIX secolo.
 
=== Religione ===
{{Vedi anche|Credenze berbere|Cristianesimo in Nordafrica|Ebrei maghrebini}}
[[File:marabout_islam.jpg|thumb|left|La tomba di un [[marabutto]] nella campagna marocchina nel 1985]]
[[File:Two Christian sisters from Kabylie.jpg|thumb|Due sorelle [[Berberi|berbere]] cristiane in [[Cabilia]]]]
[[File:Talalit n Sidna Aisa-Birth of Jesus.jpg|thumb|La nascita di [[Gesù]] in un catechismo in lingua berbera (Amat 1920)]]
[[File:Synagogue de la Ghriba Djerba 11.jpg|thumb|left|Interno della [[Sinagoga El Ghriba]], considerata una delle più antiche al mondo]]
 
Nei tempi antichi, le [[Credenze berbere|credenze dei popoli berberi]] erano strutturate come culti dedicati alla fertilità, con un pantheon prettamente matriarcale.<ref>{{Cita web|url=http://www.second-congress-matriarchal-studies.com/grasshoff.html|lingua=en|autore=Malika Grasshoff|titolo=The central position of women in the life of the Berbers of Norhtern-Africa exemplified by the Kabyles}}</ref>
 
La regione del Maghreb visse poi una graduale inclusione nel mondo classico, testimoniando una profonda colonizzazione delle zone costiere prima da parte dei [[Fenici]], poi dai [[Colonizzazione greca|Greci]] e successivamente da parte del [[Romani d'Africa|mondo romano]]. Nel II secolo a.C., l'area divenne un centro del [[cristianesimo]] di [[lingua punica]].
La regione dette i natali a importantissime figure per la cristianità tra le quali si citano [[Tertulliano]], i [[martiri scillitani]], [[Perpetua e Felicita]], [[San Cipriano di Cartagine]], [[Santa Monica]], suo figlio [[Sant'Agostino d'Ippona]], [[Santa Giulia di Corsica]], [[Sant'Adriano di Canterbury]], nonché tre papi ([[Papa Gelasio I]], [[Papa Milziade]] e [[Papa Vittore I]]).
 
Il cristianesimo, che nei momenti di massimo splendore era diffuso in tutta la regione (nei concili africani si contavano centinaia di vescovi), cominciò rapidamente a decadere con la [[Conquista omayyade del Nord Africa|conquista araba]], verso la fine del VII secolo. Ma numerose comunità cristiane continuarono ad esistere per diversi secoli, almeno fino alla fine del XIII secolo, sparse in tutto il Maghreb,<ref name="Prevost" /> in particolare in [[Tripolitania]], a [[Gafsa]], [[Tozeur]], [[Kairouan]], [[Mahdia]], [[Tunisi]], [[Béjaïa|Bugia]], [[Qal'a dei Banu Hammad]], [[Tiaret]], [[Tlemcen]], [[Ceuta]] e [[Fez (Marocco)|Fez]]. Ancora all'epoca di [[Papa Gregorio VII|Gregorio VII]] esistevano due vescovi africani con cui il papa corrispondeva in latino.
 
In epoca moderna, il cristianesimo fu reintrodotto in epoca coloniale sia per opera dei missionari (in particolare si citano i [[Padri Bianchi]]), che degli immigrati provenienti dalla vicina Europa, che formarono ai tempi delle presenza coloniale francese comunità molto vaste, che furono identificate con l'espressione ''[[pieds-noirs]]''. Un certo numero di conversioni si sono registrate sia in epoca coloniale sia in tempi più recenti<ref>{{Cita|Johnstone e Miller|p. 14}}.</ref> e le comunità di cristiani in Maghreb sono oggi piuttosto numerose, anche se un clima poco tollerante le costringe ad una estrema discrezione.<ref>{{Cita web |url=http://journalchretien.net/5369-converted-christians-in-morocco-need-prayers?lang=fr |titolo=Converted Christians in Morocco Need Prayers|lingua=en|accesso=23 febbraio 2016 |urlarchivio=https://archive.is/20130221225613/http://journalchretien.net/5369-converted-christians-in-morocco-need-prayers?lang=fr |urlmorto=sì }}</ref>
La maggior parte della popolazione di [[Ceuta]] e di [[Melilla]] è di [[Cattolicesimo|confessione cattolica]]. I [[Vescovo|vescovi cattolici]] locali si riuniscono nella [[Conferenza episcopale regionale del Nordafrica]]. Nel 1972 venne fondata la [[Chiesa protestante d'Algeria]].
 
La religione più diffusa oggigiorno è l'[[Islam sunnita]] praticato secondo il rito [[malikita]]. In alcune moschee dell'[[Algeria]] e della [[Tunisia]] è praticato il rito [[hanafita]], lascito del periodo ottomano.<ref name="Gibb1967" />
In parte dell'isola di [[Gerba]], a [[Zuara]], nel [[Gebel Nefusa]] e nella valle dello [[Mzab]], l'Islam è praticato nella forma [[Ibadismo|ibadita]], residuo di una più vasta tradizione [[Kharigismo|kharigita]] di epoca medievale.
 
L'[[Islam]] nel Maghreb ha accolto vari elementi delle tradizioni locali pre-islamiche, espressi nella tradizione [[Marabutto|marabuttica]] e nel [[Sufismo]].
La tradizionale venerazione dei marabutti e delle loro tombe si consolidò fin dai tempi più antichi in tutta l'Africa nord-occidentale. Queste pratiche furono condivise in buona parte anche dalle locali comunità ebraiche.
Una rete di [[Zawiya (residenza)|zawiya]] permise nei secoli scorsi una parziale alfabetizzazione, nonché la conoscenza della religione islamica nelle zone rurali ed in quelle più isolate, oltre a costituire importanti centri della vita sociale.
Tra le principali [[confraternite islamiche]] diffuse nella regione si citano la [[Rahmaniya]], la [[Tijaniyyah]], la [[Qadiriyya]], la [[Shadhiliyya]] e la [[Zaouya Nasiriyya|Nasiriyya]].
 
Forte fino al XX secolo la presenza della [[Ebrei maghrebini|religione ebraica]], praticata in gran parte secondo il [[Sefarditi#Liturgia|rito sefardita]] diffuso dai [[Sefarditi|rifugiati sefarditi]] di [[Al-Andalus]].
L'isola di [[Gerba]] è sede della [[Sinagoga El Ghriba]], considerata una delle più antiche al mondo.
Oggi, i residui di questa comunità, che nel secolo scorso contava oltre mezzo milione di individui,<ref name="Bensimon-Donath" /> risiedono maggiormente a [[Casablanca]], a [[Tunisi]] e nell'isola di [[Gerba]], nonché a [[Ceuta]] e a [[Melilla]].
 
=== Emigrazione ===
[[File:Moroccan-Quarter-Western-Wall-Jerusalem-Old.jpg|thumb|Il [[quartiere marocchino]] davanti al [[Muro Occidentale]], nella [[Città Vecchia di Gerusalemme]]. Il quartiere fu demolito dalle autorità israeliane nel 1967]]
I primi flussi migratori, in epoca medievale, avevano come destinazione principalmente il [[Medio Oriente]], in particolare l'[[Egitto]]<ref>{{Cita|Chih}}.</ref> e la [[Terra santa]], e interessavano perlopiù pellegrini che poi si stabilivano definitivamente al loro arrivo. Pellegrini musulmani dal Maghreb stabilirono a [[Città Vecchia di Gerusalemme|Gerusalemme]], a partire dal [[basso medioevo]], il [[quartiere marocchino]],<ref>{{Cita|Peters|p. 394}}.</ref> la cui comunità, sia musulmana che ebraica, mantenne intatte l'identità e le tradizioni culturali della terra d'origine fino ad almeno il XIX secolo.<ref>{{Cita web|lingua=en|titolo=Jerusalem’s Moroccan Quarter|url=https://gulfnews.com/lifestyle/jerusalems-moroccan-quarter-1.1933950}}</ref> Gran parte della [[Yishuv|comunità ebraica palestinese]] e [[Storia degli ebrei in Libano|libanese]], fino alla seconda metà del XIX secolo, aveva origini maghrebine, eredità espressa nelle peculiarità dei suoi dialetti arabi, che presentavano profonde influenze [[Arabo maghrebino|maghrebine]].<ref>{{Cita|Geva-Kleinberger}}.</ref>
 
Cospicui flussi migratori avvenivano tra la fine del XVIII e il XIX secolo in direzione delle [[Americhe]] e vedevano protagonisti perlopiù gruppi di [[ebrei marocchini]].<ref>{{Cita web|lingua=en|url=http://www.jewishgen.org/Sephardic/amazon.HTM|autore=Jeff Malka, Sephardic Genealogy Resources|titolo=Indiana Jones meets Tangier Moshe}}</ref>
 
[[File:Grande Mosquée de Paris.JPG|thumb|left|La [[Grande Moschea di Parigi]]]]
Le prime emigrazioni di massa avvennero però solamente a partire dal periodo della colonizzazione francese. I primi immigrati maghrebini in [[Francia]] provenivano soprattutto dall'allora [[Algeria francese]] e lavoravano nelle industrie e nelle miniere, stabilendosi soprattutto a [[Parigi]], a [[Marsiglia]] e nel [[Passo di Calais]].<ref name="Cagiano" />
Nel 1912 risiedevano in Francia circa 5.000 algerini, la maggior parte dei quali originari della [[Cabilia]].<ref name="Cagiano" /><ref>{{Cita|Rosenberg}}.</ref>
In occasione della [[prima guerra mondiale]] e nel successivo dopoguerra, l'urgente bisogno di manodopera portò le autorità francesi ad invitare più immigrati dalla regione. Nel 1924, vivevano in Francia 100.000 algerini, 10.000 marocchini e altrettanti tunisini. Nel 1926, fu inaugurata la [[Grande Moschea di Parigi]], che nel corso della [[seconda guerra mondiale]] si rese protagonista del salvataggio di centinaia di famiglie ebraiche.<ref>{{Cita web|lingua=fr|url=http://www.licra.org/education/outils/1348-une-resistance-oubliee-la-mosquee-de-paris-1940-44|titolo=Une résistance oubliée… la mosquée de Paris 1940-1944|autore=Derri Berkani|data=9 luglio 2009|sito=International League against Racism and Anti-Semitism|accesso=16 maggio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100202172209/http://www.licra.org/education/outils/1348-une-resistance-oubliee-la-mosquee-de-paris-1940-44|urlmorto=sì}}</ref> La [[Grande depressione]] generò successivamente vaste condizioni di disoccupazione che portò molti immigrati maghrebini a tornare nelle terre d'origine, tanto che allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], la loro presenza si era ridotta a 50.000 unità.<ref name="Cagiano" />
 
[[File:LAMimunia.JPG|thumb|Il centro culturale marocchino LaMimunia ad [[Ashdod]]]]
La ricostruzione francese nel secondo dopoguerra portò al rinnovo dell'immigrazione dal Maghreb, anche se negli anni 1950, le tensioni politiche nelle terre d'origine portarono a controlli più stringenti da parte delle autorità francesi. Nel 1956, la Francia ospitava circa 250.000 maghrebini, il 90% dei quali originari dell'Algeria.<ref name="Cagiano" />
 
Gli anni 1960 testimoniarono un incremento dell'emigrazione. La [[guerra d'Algeria]] e la successiva indipendenza, portarono al drastico esodo verso la Francia delle comunità [[pieds-noirs]], della pluri-millenaria [[Ebrei algerini|comunità ebraica algerina]], nonché di decine di migliaia di [[harkis]].<ref>{{Cita news|url=https://www.ibtimes.com/france-algeria-50-years-after-independence-what-happened-harkis-214408|titolo=France-Algeria: 50 Years After Independence, What Happened To The Harkis?|autore=Palash Ghosh|editore=International Business Times|data=4 febbraio 2012|accesso=16 maggio 2020|lingua=en}}</ref> Tra gli anni 1940 e 1960, si consumò l'esodo, incoraggiato e organizzato dall'[[Agenzia ebraica]] e dal [[Mossad]], di centinaia di migliaia di [[ebrei marocchini]] alla volta di [[Israele]].<ref>{{Cita web|url=https://www.jewishvirtuallibrary.org/morocco-virtual-jewish-history-tour|titolo=Morocco Virtual Jewish History Tour|accesso=7 ottobre 2019|lingua=en}}</ref> Negli stessi anni emigrarono in massa gli [[ebrei tunisini]] e quelli [[Ebrei libici|libici]].
 
L'espansione industriale europea nel secondo dopoguerra accelerò l'emigrazione dalla regione. Se nel 1959 emigrarono dal Marocco 3.000 lavoratori, quasi tutti verso la Francia, nel 1962 il numero si alzò a 14.000, un quarto dei quali verso la [[Germania]]. Sempre nello stesso periodo tra i paesi europei e quelli del Maghreb furono siglati accordi bilaterali che permettessero la selezione degli immigrati. Accordi di questo tipo furono stabiliti dalla Francia con la [[Tunisia]] e con il Marocco nel 1963 e con l'Algeria nel 1964. A [[Casablanca]] e a [[Tunisi]] furono aperti uffici dell'Office national de l'immigration.<ref name="Cagiano" />
 
[[File:LibrarieAlBustaneParis.JPG|thumb|Librairie Al-Bustane ("Libreria Al-Bustane") (مكتبة البستان) a [[Parigi]]]]
Tra il 1962 e il 1974 emigrarono dal Marocco 300.000 lavoratori che si stabilirono in tutta [[Europa]], in particolare in Francia, Germania, [[Paesi Bassi]] e [[Belgio]]. Nello stesso periodo emigrarono verso l'Europa 150.000 lavoratori tunisini. Nel 1974, si stimava che la presenza maghrebina in Europa superasse il milione e mezzo di unità<ref name="Cagiano" /> (escludendo i pieds-noirs).
 
In seguito alla [[Crisi energetica (1973)|crisi energetica del 1973]], i paesi europei cominciarono a introdurre misure più stringenti per controllare l'immigrazione, la quale si ridusse drasticamente e cominciò ad interessare principalmente dinamiche di riunificazione familiare e lavoratori stagionali assunti tramite contratto. Si ebbe così un incremento del fenomeno dell'immigrazione clandestina, tanto che tra il 1987 e il 1988 si contavano nei paesi dell'Europa mediterranea circa 536.000 clandestini di origine maghrebina.<ref name="Cagiano" /> L'immigrazione negli anni 1970 e 1980 era composta in gran parte, a differenza delle precedenti migrazioni, di giovani scolarizzati provenienti dalle zone urbane.<ref name="Cagiano" />
 
La natura dell'emigrazione di massa verso la Francia portò a forti situazioni di disagio sociale nelle comunità immigrate che si stabilirono nelle [[banlieues]], che portarono alla [[Marcia per la legalità e contro il razzismo|Marcia dei Beurs]] nel 1983 e a [[Rivolte del 2005 nelle banlieue francesi|pesanti rivolte nel 2005]]. Da un punto di vista culturale, i giovani maghrebini cresciuti in Francia hanno sviluppato un'identità ''[[beur]]'', la quale ha trovato espressione nella musica, nella letteratura e nel cinema.
 
Oggigiorno, le comunità maghrebine espatriate più nutrite da un punto di vista numerico sono situate in Europa occidentale (alcune stime parlano di oltre sei milioni di persone<ref>"Estimé à six millions d'individus, l'histoire de leur enracinement, processus toujours en devenir, suscite la mise en avant de nombreuses problématiques...", « Être Maghrébins en France» in Les Cahiers de l’Orient, nº 71, troisième trimestre 2003</ref><ref>{{Cita web |url=http://css.escwa.org.lb/sdd/docs/TMMIGE.pdf |titolo=css.escwa.org |accesso=17 marzo 2020 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120317085558/http://css.escwa.org.lb/sdd/docs/TMMIGE.pdf |urlmorto=sì }}</ref>), distribuite in particolar modo tra [[Francia]], [[Spagna]], [[Paesi Bassi]], [[Belgio]], [[Italia]] e [[Germania]].
Forti comunità si sono stabilite in [[Canada]], dove a [[Montréal]] molti membri della comunità sono concentrati nel [[Petit Maghreb]], e in [[Israele]], dove gli israeliani di origini maghrebine contano circa un milione di persone.<ref name="cairn.info" /><ref name="mfa.gov" />
 
== Cultura ==
=== Architettura ===
{{vedi anche|Arte ispano-moresca|Architettura berbera}}
[[File:Mausolée des Rois numides dit le Medracen -2.JPG|thumb|left|Mausoleo di [[Medracen]]]]
[[File:Medersa bou inania meknes.jpg|thumb|Interno della [[Madrasa Bou Inania (Meknès)|Madrasa Bou Inania]] di [[Meknès]], costruita nel 1350 dal sultano [[Abu Inan Faris]]]]
L'architettura della regione si è sviluppata dalla commistione di culture diverse.
 
Sotto gli antichi regni berberi della [[Numidia]] e della [[Mauretania]], la regione testimoniò un aumento dello sviluppo urbano. L'urbanizzazione è associata in particolare ai regni di [[Massinissa]] e di [[Giuba II]].<ref>{{Cita|Mitchell e Lane}}.</ref>
Gli antichi monumenti funebri di questo periodo combinano una serie di diversi stili architettonici introdotti dai [[Cartagine]]si, facenti spesso riferimento a motivi ellenistici e punici.<ref>{{Cita|Quinn|pp. 179-215}}.</ref>
 
Annessa al [[Romani d'Africa|mondo romano]], la regione ha testimoniato e conservato le vestigia di questo periodo: templi (come a [[Dougga]]), teatri (come a [[Timgad]]), anfiteatri (come a [[El Jem|Thysdrus]]), archi trionfali (come a [[Volubilis]]), terme (come a [[Cartagine]]) e mosaici ([[Museo nazionale del Bardo]]).
 
La [[Mondo islamico|civiltà islamica]] contribuì al rinnovo dei paesaggi urbani che videro l'affermarsi di [[moschee]], [[suq]], [[hammam]], [[Medina (quartiere)|medine]] e [[casba]] e la fondazione di nuove città (come [[Kairouan]] nel 670, [[Fès]] nell'809 e [[Orano]]).
 
Nella [[Al-Andalus|Spagna islamica]] si sviluppò l'[[arte ispano-moresca]] che influenzò profondamente le strutture urbane nelle città del Maghreb.
 
Una delle più importanti manifestazioni dell'architettura maghrebina è quella religiosa, espressa in particolare nella [[moschea]], costituita da elementi comuni, tra i quali il ''[[sahn]]'' (il cortile con la vasca per le abluzioni), il ''[[riwaq]]'' (il portico), la ''[[muṣallā]]'' (la sala dedicata alla preghiera), il ''[[miḥrāb]]'' (la nicchia posta nella parete a indicare la direzione della [[Mecca]]), il ''[[minbar]]'' (il pulpito, presente nella moschea principale, da dove l'[[imam]] pronuncia il sermone) e il [[minareto]] (la torre, utilizzata dal [[muezzin]] per chiamare a raccolta i fedeli, spesso a base quadrata oppure ottagonale nelle moschee di tradizione ottomana).
Un altro edificio oggetto dell'architettura religiosa è la [[madrasa]], costruita spesso nei pressi di una [[moschea]] e in cui si insegna [[teologia]].
 
[[File:Porte de la mosquée de Sidi Boumédiène, Tlemcen..jpg|thumb|left|Entrata della [[Moschea di Sidi Boumediene]], [[Tlemcen]], 2007]]
Oltre all'architettura religiosa occorre citare quella urbana con il [[suq]], la cui struttura prevede un intreccio di vie coperte per permettere di mantenere il clima al suo interno fresco e aerato. Il riferimento del [[suq]] è la [[moschea]], intorno alla quale si sviluppano i vari negozi.
Altro importante elemento dell'architettura urbana, particolarmente di quella marocchina, è il ''[[Riad (Marocco)|riad]]'', particolare costruzione con pianta non circolare e giardino o cortile interno a cielo aperto, nel quale trovano spazio fontane e fonti.
Le decorazioni solitamente sono impreziosite con mattonelle (lo [[zellige]]) e stucchi ([[muqarnas]]).
 
L'[[architettura berbera]] si esprime nella [[casba]] e nello [[ksar]], tradizionale villaggio fortificato composto generalmente da [[granaio|granai]] e abitazioni, arroccato su colline vicino a corsi d'acqua al fine di poter meglio garantire protezione da attacchi da parte di tribù nomadi.
Alla base dello ksar c'è la ''[[ghorfa]]'', la cui funzione è immagazzinare le derrate alimentari in previsione dei periodi di [[siccità]], e in questo assimilabile ai granai fortificati che si riscontrano in altre regioni del Maghreb, come l{{'}}''agadir'' diffuso nel Marocco meridionale o la ''guelaa'' nell'[[Aurès]].
 
Le abitazioni nell'[[Aurès]] sono costituite con mattoni di fango e presentano un tetto piatto e fondamenta in pietra. I piani terra comprendono una stanza centrale che costituisce la base del focolare domestico. Queste abitazioni sono talvolta realizzate di fianco ad altre case o a delle rocce, al fine di migliorare l'efficienza della costruzione e ridurre i costi dei materiali.
 
In [[Cabilia]], le abitazioni sono costruite in pietra e hanno tetti inclinati e piastrellati; sono costituite in sezioni; man mano che la famiglia si espandeva, venivano aggiunte ulteriori sezioni.<ref>{{Cita|Hadjri, 1993}}.</ref>
 
Tipiche sono le caratteristiche abitazioni troglodite scavate nel terreno, all'interno di colline e formate da un cortile a cielo aperto, profondo vari metri e nel quale si accede attraverso una galleria dal fianco della collina. Questo tipo di architettura è diffuso negli altopiani della [[Tunisia]] meridionale, in particolare a [[Matmata]], e nel [[Gebel Nefusa]].<ref>{{Cita|Mirulla|p. 76}}.</ref>
 
[[File:Notre Dame d'Afrique2.jpg|thumb|[[Basilica di Nostra Signora d'Africa]], esempio di [[architettura neobizantina]], [[Algeri]]]]
A partire dal XIX secolo, si stabilì progressivamente nella regione la presenza coloniale francese. L'architettura coloniale fu caratterizzata dalla ristrutturazione delle città attraverso strutture di [[ingegneria militare]]. Motivata dalla percezione di supremazia militare e culturale sui soggetti coloniali, l'amministrazione francese cercò di trasformare radicalmente le strutture urbane preesistenti per consentire una migliore logistica dell'occupazione militare e rispecchiare culturalmente la madrepatria.<ref>{{Cita|Hadjri, 2004}}.</ref>
 
La maggior parte dei pianificatori e degli architetti urbani coloniali francesi si è vista affidare il compito di rimodellare le città per rispecchiare la regolarità, la simmetria e le strutture pubbliche caratteristiche della madrepatria francese; i governi coloniali progettarono nuovi sviluppi con linee e angoli retti e stabilirono numerose strutture pubbliche tra le quali ospedali e uffici postali.<ref>{{Cita news|autore=Rafal Kobis|data=20 gennaio 2018|titolo=al-Madīnah or la ville? An architectural & urban "clash of civilizations" – the example of the city of Algiers|editore=Urban Development Issues|volume=54|pp=27-34|doi=10.1515/udi-2017-0009|issn=2544-6258}}</ref> Gli edifici realizzati dall'amministrazione francese facevano inizialmente riferimento in gran parte a stili europei affermati tra i quali l'[[architettura neobarocca]] e l'[[architettura neobizantina]] per poi adottare successivamente stili innovativi come l'[[Arabisance]] e il [[Modernismo]].
 
Nel [[Marocco francese]], il governatore [[Hubert Lyautey]] affidò all'architetto e urbanista [[Henri Prost]] il compito di supervisionare lo sviluppo urbano e dedicò molti provvedimenti legislativi a proteggere i centri storici dalle grandi città.<ref>{{Cita news|lingua=fr|autore=Pascal Garret|data=2002|titolo=La fabrique publique de l'espace public confrontée aux intérêts privés. Lyautey, Prost et les "bâtisseurs" de Casablanca|url=https://www.persee.fr/doc/geoca_1627-4873_2002_num_77_3_2749|editore=Géocarrefour|volume=77|pp=245-254}}</ref>
 
==== Galleria d'immagini ====
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File:Tombeau de la Chrétienne.JPG|[[Mausoleo reale di Mauretania]]
File:Basilica romana, Volubilis.jpg|La basilica romana di [[Volubilis]]
File:Grande mosquée de Kairouan.jpg|La [[Grande Moschea di Kairouan]], la più antica del Maghreb
File:Bab El-Khemis(js).jpg|Bab El-Khemis, [[Meknès]], [[Marocco]]
File:Mosquée Ketchaoua.jpg|[[Moschea Ketchaoua]] ad [[Algeri]]
File:El Ghriba.jpg|Interno della [[Sinagoga El Ghriba]]
File:Fes Medersa Bou Inania Mosaique.jpg|Il cortile della [[Madrasa Bou Inania (Fès)|Madrasa Bou Inania]] di [[Fès]], costruita tra il 1351 e il 1356 dal sultano [[Abu Inan Faris]]
File:Marrakech, Medersa Ben Youssef 09.jpg|Gli alloggi degli studenti nella [[Madrasa di Ben Youssef]]
File:Riad Laksiba-open-air-courtyard Marrakech.jpg|Riad Laksiba, [[Marrakech]], esempio di architettura [[Arte ispano-moresca|arabo-ispanica]]
File:Matmata, cave dwelling.jpg|Abitazione troglodita a [[Matmata]]
File:Kasbah Taorirt 1.jpg|[[Casba di Taourirt]], [[Ouarzazate]]
File:La Grande Poste d'Alger.jpg|[[La Grande Poste d'Alger]]
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=== Letteratura ===
{{Vedi anche|Letteratura berbera|Letteratura araba|Letteratura maghrebina francofona}}
[[File:Marrakech, Moschea della Koutoubia 01.jpg|thumb|left|[[Moschea della Kutubiyya]]]]
[[File:MuhammadAwzal-Al_Hawd-Leiden_MS_Or_23.354.jpg|thumb|Prima pagina di un manoscritto in [[lingua berbera]] del XVIII secolo (di [[Muhammad Awzal]])]]
La maggior parte della cultura della regione, prima della sua inclusione nel mondo classico si trasmetteva in via orale.
Sono state tuttavia rinvenute numerose iscrizioni: sono circa 1140 quelle pubblicate nelle raccolte di [[Jean-Baptiste Chabot]] e di [[Lionel Galand]].
Quella più lunga e conosciuta è un'iscrizione bilingue numidico-punica che [[Micipsa]], [[re di Numidia]], fece incidere sul mausoleo dedicato al padre [[Massinissa]] eretto a [[Dougga]] nel 138 a.C.
L'importanza dell'iscrizione è considerevole dal punto di vista storico e giuridico, in quanto permette di conoscere i principali titoli e funzioni municipali delle città numidiche di quel tempo.
 
La rilevanza del [[Lingua punica|punico]], come lingua letteraria e di cultura, era, infatti, molto significativa all'epoca di [[Agostino d'Ippona]] che lo conosceva ed ogni tanto citava, nelle sue opere, parole o espressioni in questo idioma.
 
In seguito alla colonizzazione romana, molti autori nordafricani contribuirono con i loro scritti alla [[letteratura latina]]. Tra costoro si possono ricordare [[Publio Terenzio Afro|Terenzio]], [[Lucio Anneo Cornuto|Anneo Cornuto]], [[Floro]], [[Marco Cornelio Frontone|Frontone]], [[Apuleio]], [[Marco Minucio Felice]], [[Terenziano Mauro]], [[Tertulliano]], [[Tascio Cecilio Cipriano|San Cipriano]], [[Arnobio]], [[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]], [[Lattanzio]], [[Agostino d'Ippona]], [[Fabio Planciade Fulgenzio|Fulgenzio]] e [[Marziano Capella]].
Particolarmente notevole è il testo della fiaba di ''[[Amore e Psiche]]'', narrata da [[Apuleio]] all'interno del romanzo ''[[Le metamorfosi (Apuleio)|L'asino d'oro]]''.
 
Nel corso del Medioevo, vivace fu il contributo che molti scrittori dettero alla [[letteratura araba]]. Tra questi [[Ahmad al-Buni]] e [[Ibn Manzur]] e [[Ibn Khaldun]], che realizzò la ''[[Muqaddima]]''.
Data la vicinanza culturale e sociale di [[al-Andalus]], anche i contributi in ambito intellettuale originari di quest'ultima regione vengono considerati parte integrante della cultura del Maghreb. Una vasta categoria di intellettuali di al-Andalus si stabilì nel corso del medioevo nel Maghreb; tra questi [[Muhammad al-Muʿtamid]], [[Maimonide]], [[Ibn al-Khatib]], [[Leone l'Africano]], [[Averroè]] e [[Ibn Zamrak]].
 
[[Fatima al-Fihriyya]] fondò a [[Fès]] nell'[[859]] l'[[Università al-Qarawiyyin]]. In particolare dall'inizio del XII secolo, l'[[Università al-Qarawiyyin]] ha rivestito un ruolo importante nello sviluppo culturale della regione, accogliendo studiosi provenienti da tutto il [[bacino del Mediterraneo]], tra i quali [[Ibn Khaldun]], [[Ibn al-Khatib]], [[Al-Bannani]], [[Nur al-Din al-Bitruji]], [[Ali ibn Hirzihim]], [[Leone l'Africano]], [[Maimonide]] e [[Papa Silvestro II]].<ref>[http://mourignet.blogspot.fr/ La province d'El Jadida]</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.tourismorocco.com/guide/fes-hotel-riad/avoir-a-que-visiter/universite-quaraouiyine |titolo=L' Université Quaraouiyine |accesso=28 aprile 2020 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170205013225/http://www.tourismorocco.com/guide/fes-hotel-riad/avoir-a-que-visiter/universite-quaraouiyine |urlmorto=sì }}</ref>
Gli [[Almohadi]] fondarono a [[Marrakech]] la [[Moschea della Kutubiyya]], famosa per la sua raccolta di libri e manoscritti, mentre il sultano [[merinide]] [[Abu Inan Faris]] stimolò la letteratura, fondando la [[Madrasa Bou Inania (Fès)|Madrasa di Bou Inania]]. Su suo invito, [[Ibn Battuta]] tornò a stabilirsi a [[Fès]], dove ebbe modo di realizzare un resoconto del suo viaggio, assistito da [[Ibn Juzayy]].
 
Il consolidamento di una rete di [[Zawiya (residenza)|zawiya]] permise una parziale alfabetizzazione nelle zone rurali, oltre ad esprimere la vivacità culturale sviluppatasi in seno al [[Sufismo]].
 
La [[letteratura berbera]] di epoca medievale si esprimeva principalmente nella poesia.
In [[Cabilia]] le poesie erano composte come ''[[Asefru|isefra]]'' e descrivevano aspetti sia della vita religiosa che di quella laica. Le poesie religiose includevano devozioni, storie profetiche e poesie in onore dei santi. La poesia laica riguardava celebrazioni come nascite e matrimoni, nonché resoconti di guerrieri eroici. Queste poesie venivano spesso raccontate e tramandate da poeti itineranti chiamati ''Imaddahen''.<ref>{{Cita|Aoudjit|p. 77}}.</ref>
Le opere più note in [[letteratura berbera]] scritta furono realizzate da [[Muhammad Awzal]].
 
[[File:Kateb Yacine Nedjma authograph.jpg|thumb|left|[[Kateb Yacine]]]]
L'emergere della [[letteratura maghrebina francofona]] risale al periodo coloniale. Lo scrittore e drammaturgo [[Kateb Yacine]] coniò l'espressione ''bottino di guerra'' per descrivere il ruolo che la [[lingua francese]] ha avuto nello sviluppo culturale della regione.
 
La letteratura all'inizio del XX secolo è contrassegnata da una tendenza all'esotismo, al pittoresco e ad una presentazione piuttosto benevola dell'assimilazione culturale.
Tuttavia, se l'aspetto folcloristico di questa letteratura non attacca direttamente la narrativa coloniale, a volte manifesta una lacerazione dell'identità.
 
L'ascesa dei movimenti indipendentisti fu accompagnata dall'interrogazione sulla natura del colonialismo. La vena anticolonialista si affermò alla fine della [[seconda guerra mondiale]] e negli anni 1950, nel Maghreb così come nell'[[Africa sub-sahariana]].<ref>{{Cita|Soubias|pp. 143-149}}.</ref>
La [[guerra d'Algeria]] ha incoraggiato in particolare molti intellettuali a prendere parte attiva al conflitto. [[Djamel Amrani]] porta una testimonianza della tortura nel 1960 in una storia autobiografica. [[Henri Kréa]] usa la figura di [[Giugurta]] per rappresentare la figura del combattente della resistenza nel testo teatrale ''Le séisme''.
Il romanzo ''[[Nedjma]]'' di [[Kateb Yacine]] è uno dei più significativi del periodo coloniale, sia per le sue caratteristiche stilistiche che per il suo significato storico.
 
Il ruolo critico della letteratura maghrebina francofona si estende ad altre realtà sociali, come il peso della tutela paterna denunciata da [[Driss Chraïbi]], la sopravvivenza di superstizioni e costumi ritenuti arcaici da [[Mouloud Mammeri]] e le disuguaglianze sociali descritte da [[Mohammed Dib]].
 
In seguito alla decolonizzazione, la letteratura maghrebina si allarga alla critica dei regimi formatisi nella regione.
Molti scrittori coltivano un'inclinazione alla trasgressione o ad affermazioni distaccate dal contesto coloniale. L'algerino [[Nabile Farès]] e il marocchino [[Mohammed Khaïr-Eddine]] mostrano rispettivamente l'importanza della cultura berbera e l'ipocrisia della monarchia, contrariamente alla visione unificante della società promossa dai discorsi nazionalisti.
 
Gli anni 1990 hanno visto la nascita del fondamentalismo islamico. La [[guerra civile in Algeria]] incita molti scrittori algerini, come Tahar Djaout o Rachid Mimouni, a rinnovare le loro preoccupazioni, mentre emergono nuove figure che denunciano l'intolleranza e il fanatismo, come
[[Yasmina Khadra]] e [[Malika Mokeddem]].
 
[[File:Ahlem Mosteghanemi at the age of 17.jpg|thumb|[[Ahlam Mosteghanemi]]]]
La letteratura francofona dette un impulso anche allo formazione letteraria di molte donne. Le prime scrittrici scrissero già prima della seconda guerra mondiale, come la [[Italo-marocchini|italo-marocchina]] [[Elisa Chimenti]], o Djamila Debèche, creatrice del primo quotidiano femminista algerino. A partire dagli anni 1990, l'immagine della donna tende a concentrarsi meno sull'oppressione patriarcale per mettere in discussione il desiderio e l'identità di genere.
Se [[Taos Amrouche]], [[Assia Djebar]] e [[Fatima Mernissi]] sono tra le pioniere della letteratura femminile francofona del Maghreb, altre hanno descritto le sofferenze, le aspirazioni e i sogni delle donne attraverso personaggi - femminili e maschili - divisi tra l'emergere dell'individuo come entità libera di scegliere e il peso di una società che tende a dissolvere l'individualità, al punto di cancellarla.
 
Il periodo successivo alla colonizzazione porta ad una parziale rinascita della [[letteratura araba]] nella regione, che affianca quella francofona. [[Ahlam Mosteghanemi]] è stata la prima scrittrice algerina contemporanea ad utilizzare la [[lingua araba]] nelle sue opere dopo il periodo coloniale francese.
Ampio fu il contributo del poeta tunisino [[Abu l-Qasim al-Shabbi]].
 
[[Marrakech]] ospita dal 2005 la biennale [[Arts in Marrakech]].
 
=== Musica ===
[[File:Tarab gharnati.jpg|thumb|Orchestra [[gharnati]]]]
[[File:Andalusian musical instruments, museum in Fez, Morrocco (by Xavier Serra).jpg|thumb|left|Strumenti tradizionali della [[musica arabo-andalusa]]]]
La musica classica trova espressione primariamente nella [[musica arabo-andalusa]] (chiamata così per via del suo sviluppo attorno all'anno [[1000]] nella [[Spagna islamica]] e diffusa poi dai rifugiati [[Moriscos (gruppo religioso)|moriscos]] e [[sefarditi]]), le cui composizioni, in buona parte, sono organizzate in cinque movimenti dal diverso metro. Nella sua composizione, l'orchestra presenta strumenti a corda come il [[rebab]], l'[[oud]], il [[qanun]], il [[violino]] e vari strumenti a percussione, tra i quali la [[darabouka]].
Tra le forme più diffuse di musica arabo-andalusa si citano il [[gharnati]], il [[ma'luf]], il [[al-âla]] e il [[nūbah]].
 
In Marocco si è affermato il ''[[malhun]]'', forma di poesia melodica.
Tra i cantanti che si sono distinti in questi generi musicali nel corso del XX secolo spiccano [[Zohra Al Fassiya]] e [[Salim Halali]].
 
Dalla commistione tra la musica urbana e quella rurale si sono sviluppati le numerose varianti del [[chaabi]] e il [[raï]], quest'ultimo nato a [[Orano]] agli inizi del XX secolo e la cui popolarità è proseguita negli anni successivi, in concomitanza con il trasferimento di molti artisti in [[Francia]].
 
Altri generi musicali diffusi nella regione sono la [[musica gnawa]], peculiare sonorità tradizionale della comunità [[Gnawa (gruppo etnico)|gnawa]], e un vasto repertorio di musiche e danze tradizionali delle zone berbere, come la [[reggada]], l'[[ahwach]] e l'[[ahidous]] e varie altre espressioni di [[musica berbera]].
 
Negli ultimi decenni, forme popolari di musica occidentale stanno diventando sempre più popolari nel Maghreb, tra queste il [[Fusion (genere musicale)|fusion]], il [[rock]], il [[Musica country|country]], il [[metal]] e, in particolare, l'[[hip hop]].
 
=== Gastronomia ===
{{Vedi anche|Cucina maghrebina|Cucina berbera}}
[[File:African Dinner-01.jpg|thumb|left|Cucina tradizionale maghrebina]]
[[File:The menthe.jpg|thumb|Un bicchiere di [[tè alla menta]]]]
In ambito gastronomico,<ref>Sull'alimentazione berbera, cf. Vermondo Brugnatelli, "Elementi per uno studio dell'alimentazione nelle regioni berbere", in: D. Silvestri, A. Marra, I. Pinto (a c. di), ''Saperi e sapori mediterranei. La cultura dell'alimentazione e i suoi riflessi linguistici (Napoli, 13-16 ottobre 1999)'', Napoli 2002, vol. III, pp. 1067-1089.</ref> gli alimenti base più comuni sono la [[farina]],<ref>{{Cita|Qarooni|p. 84}}.</ref> il pesce, [[Carne ovina|carni ovine]] e [[Manzo|bovine]], [[datteri]], [[mandorle]], [[olive]] e vari tipi di [[verdure]], [[legumi]] e [[frutta]]. Tra le spezie più usate si citano il [[cumino]], lo [[zenzero]], la [[paprika]], la [[cannella]], lo [[Zafferano (spezia)|zafferano]], la [[menta piperita]], il [[prezzemolo]] e il [[coriandolo]].
Tra le miscele di spezie si citano il [[ras el hanout]], il [[baharat]] e la [[harissa]].
 
Il piatto più caratteristico del Maghreb è il [[cuscus]], alimento costituito da [[Farina#Farina e semola|semola]] di [[frumento]] o d'[[Hordeum vulgare|orzo]] cotta a vapore e guarnita con carni in umido e verdure e qualche volta anche con pesce in umido.
 
Altro comune denominatore della cultura gastronomica maghrebina è il [[tajine]], la cui preparazione varia di regione in regione.
 
Il [[tè alla menta]] è la bevanda più diffusa, sia nelle zone rurali che in quelle urbane.
 
Le bevande alcoliche sono poco diffuse data la forte presenza della religione islamica nella società; tra quelle tradizionali si citano il [[Mahia]], il [[Boukha]] e i vini [[Sidi Brahim (vino)|Sidi Brahim]].
 
=== Abbigliamento ===
{{S sezione|Cultura}}
[[File:Algerians in traditional costumes.jpg|thumb|upright=1.2|Donne in costumi tradizionali]]
Riguardo all'abbigliamento maschile, l'elemento più caratteristico di tutto il Maghreb, in particolare nelle regioni rurali che si affacciano sul Mediterraneo o sull'Atlantico, è il [[burnus]], un ampio mantello di lana con cappuccio.
Sono poi diffusi la [[djellaba]] e il [[Caffettano|kaftan]].
Le calzature più diffuse tradizionalmente sono le [[balgha]] e tra i copricapi si citano il [[Fez (copricapo)|fez]] e la [[shashia]].
 
A partire dal XX secolo, parallelamente al [[Medio Oriente]], si afferma, dapprima tra le élite urbane, la moda occidentale.
 
==== Galleria d'immagini ====
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File:Fez.jpg|Il [[Fez (copricapo)|Fez]]
File:(اللباس التقليدي التونسي ( الجبة التونسية.jpg|Uomo con indosso una [[shashia]]
File:Moroccan Caftan, Bahia Palace, Marrakech, Morocco.jpg|Tipico [[Kaftan marocchino|kaftan]], [[Palazzo El Bahia]], [[Marrakech]]
File:Babouches02.jpg|Tradizionali babucce femminili
File:Blouza, tenue traditionnelle de Tlemcen, fin du XIXe siècle..jpg|La [[blouza]], costume tradizionale di [[Tlemcen]], [[Orano]] e [[Oujda]]
File:Musicienne aux bijoux.jpg|Musicista [[Berberi|berbera]] con indosso due grosse [[Fibula berbera|fibule]]
File:Traditional clothing in Morocco-5.jpg|Negozio di abbigliamento tradizionale
File:Atelier_chechia.jpg|Laboratorio di un artigiano a [[Tunisi]]
</gallery>
 
=== Tradizioni e folclore ===
{{S sezione|Cultura}}
Il ritmo della vita durante tutto l'anno è dettato anche dalle celebrazioni religiose, in particolare da quelle islamiche come il [[Ramadan]], il [[Id al-adha]], il [[Mawlid]], [[Ashura]] e il [[capodanno islamico]]. Durante queste celebrazioni, la maggior parte delle quali sono giorni festivi, le famiglie si concentrano sulla preghiera e sul trascorrere del tempo con i parenti.
 
Il [[Bujlud]] è un carnevale tradizionale celebrato in alcune regioni in occasione dell'[[Id al-adha]].
 
Tipica festività della comunità [[Ebrei maghrebini|ebraica maghrebina]] è la [[Mimouna]], celebrata il giorno seguente [[Pesach]].<ref>{{Cita|Gerber|p. 39}}.</ref>
Il consumo di [[Mahia]] è tradizionalmente associato alla festività del [[Purim]].<ref>{{Cita web|url=https://www.jpost.com/Edition-française/Israel/Sous-le-figuier-lalcool-303773|titolo=Sous le figuier, l’alcool !|sito=The Jerusalem Post|accesso=}}</ref>
 
Il [[calendario berbero]] e lo [[Yennayer]], il relativo Capodanno celebrato tra il 12 e il 14 gennaio, sono stati riscoperti in seguito al [[Berberismo|risveglio identitario]] che ha interessato le [[Berberi|regioni berbere]] nei decenni seguenti la decolonizzazione.
 
Tipica della regione è la [[Fantasia (Maghreb)|fantasia]], tradizionale esibizione equestre eseguita in occasione di eventi culturali e durante i matrimoni.<ref>{{Cita|Steet|p. 141}}.</ref>
 
I tatuaggi costituivano in passato una tradizione popolare tra le donne del Maghreb, in particolare nelle regioni rurali.<ref>{{Cita|Leu}}.</ref>
 
==== Galleria d'immagini ====
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File:20170415 173734 Fantasia Morocco.jpg|La [[Fantasia (Maghreb)|fantasia]], tradizionale esibizione tipica della regione
File:Jüdische Hochzeit in Marokko-1024.jpg|Matrimonio ebraico in Marocco, [[Eugène Delacroix]], 1839
File:Mehndi front.JPG|Mani decorate con l'[[henné]]
File:TapisKabyle2.jpg|Tradizionale [[tappeto berbero]] originario della [[Cabilia]]
File:Poupée d'Anzar.jpg|Rappresentazione di una bambola per il rito di [[Anzar]]
File:Nord-africa, berberi, pugnale da uomo con fodero, argento, acciaio e fibra, xx secolo.jpg|Pugnale tradizionale originario del Marocco
File:Khamsa.jpg|Una [[mano di Fatima]] all'interno di un'automobile
File:Troupe folklorique 2.jpg|Gruppo folcloristico delle [[isole Kerkenna]]
File:Boujloud.jpg|[[Bujlud]], carnevale tradizionale celebrato in occasione dell'[[Id al-adha]]
File:Houmt Souk May 2007.JPG|Ceramica tradizionale a [[Gerba]]
File:Fez artisanat.jpg|Ceramica berbera a [[Fès]]
File:COLLECTIE TROPENMUSEUM Vrouwen in een riad TMnr 20018579.jpg|Cortile centrale di un ''[[Riad (Marocco)|riyāḍ]]'' di [[Fes el-Bali]], la parte più antica della [[medina (quartiere)|medina]] di [[Fès]] (1998)
</gallery>
 
== Economia ==
{{S sezione|Economia}}
=== Economia del mare ===
Le comunità della costa vivono prevalentemente di pesca di sussistenza, tramandata di padre in figlio. Se fino agli anni 1980 era sufficiente allontanarsi a pochi metri dalla riva per procurarsi il cibo necessario a sopravvivere, dagli anni 2000 la scarsità del pescato è divenuta causa di povertà diffusa e di migrazione di massa. La tecnica di pesca tradizionale, nota col nome arabo di ''charfia''<ref>{{cita web|url=https://slowfish.slowfood.it/event/il-futuro-della-pesca-tradizionale-in-maghreb/|titolo=I mari africani sono sempre più minacciati: la pesca industriale sta depredando le loro acque ricchissime|urlarchivio=https://archive.is/20190615222049/https://slowfish.slowfood.it/event/il-futuro-della-pesca-tradizionale-in-maghreb/|urlmorto=no|accesso=15 giugno 2019 }}</ref>, aveva luogo a una profondità di 4-5 metri, tale da non recare danno ai fondali e da rispettare la rotazione dei tempi di riposo, permettendo alle specie marine di riprodursi e conservare la propria numerosità<ref>{{cita web|url=http://www.webport.cloud/tunisia/la-pesca-artigianale-maghrebina-alla-conferenza-di-malta/|titolo=La pesca artigianale magrebina alla Conferenza di Malta|urlarchivio=https://archive.is/20190615222902/http://www.webport.cloud/tunisia/la-pesca-artigianale-maghrebina-alla-conferenza-di-malta/|urlmorto=no|accesso=15 giugno 2019}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.slowfood.com/press-release/pescatori-cuochi-produttori-ed-esperti-dal-maghreb-a-slow-fish-2015-genova-italia/|titolo=Pescatori, cuochi, produttori ed esperti dal Maghreb a Slow Fish 2015 (Genova, Italia)|data=17 maggio 2015|citazione=In queste isole i pescatori utilizzano una tecnica particolare: costruiscono una barriera con fronde di palma per intrappolare i pesci trasportati dalla corrente. Tuttavia, ...|urlarchivio = https://archive.is/20190615223400/https://www.slowfood.com/press-release/pescatori-cuochi-produttori-ed-esperti-dal-maghreb-a-slow-fish-2015-genova-italia/|urlmorto=no|accesso=15 giugno 2019}}</ref>. La scarsità del pescato è dovuta alla grande raccolta dei natanti spagnoli, italiani, francesi ed egiziani che sarebbero tenuti ad operare ad una profondità di 50 metri, ma lanciano le proprie reti in [[acque internazionali]] ad un'altezza dieci volte minore, decimando gli esemplari di cui vivevano le comunità costiere.<br/>
Alcune di queste hanno dato vita a degli [[stabulazione|stabulatori]] per allevare [[Dicentrarchus labrax|spigole]], [[Lithognathus mormyrus|mormore]] e [[Sciaena umbra|corvine]] all'interno di "reti a gabbia" calate in mare e destinate al consumo locale.<ref>Puntata di ''Ogni Cosa è Illuminata'', in onda [https://archive.is/20190615220030/https://www.davidemaggio.it/archives/175696/programmi-tv-di-stasera-sabato-15-giugno-2019#selection-3069.13-3069.35/ sabato 15 maggio 2019], su Rai3, ore 22.30</ref> Si tratta di una versione moderna della ''charfia'' con reti in strutture fisse, che possono restare calate in mare fino a tre anni consecutivi.<ref>{{cita web|url=http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/italia/2018/03/27/tunisia-slow-food-promuove-pesca-e-gastronomia-responsabili_67c2c386-3781-4346-a407-cab9384cae51.html|titolo=Tunisia, Slow Food promuove pesca e gastronomia responsabili|data=27 marzo 2014|editore=ANSamed|urlarchivio=https://archive.is/20180327175142/http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/italia/2018/03/27/tunisia-slow-food-promuove-pesca-e-gastronomia-responsabili_67c2c386-3781-4346-a407-cab9384cae51.html|urlmorto=no|accesso=15 giugno 2019 }}</ref>
 
== Ambiente ==
=== Flora ===
{{...|Biologia}}
 
=== Fauna ===
{{...|Biologia}}
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
=== Libri ===
* {{Cita libro |autore = Francesco Tamburini |autore2 = Maurizio Vernassa |titolo = I Paesi del grande Maghreb. Storia, istituzioni e geo-politica di una identità regionale |città = Pisa |editore = Plus |anno = 2010 |isbn = 978-88-8492-727-9}}
* {{Cita libro|lingua=fr|autore=Attilio Gaudio|titolo=Guerres et paix au Maroc: reportages, 1950-1990|url=https://books.google.com/books?id=atQO32ZnI7oC&printsec=frontcover|editore=Éditions Karthala|anno=1991|ISBN=978-2-86537-312-3|cid=Gaudio}}
* {{Cita libro|lingua=fr|autore=Jean-François Troin|titolo=Le Grand Maghreb|anno=2006|ISBN=978-2-200-26775-9|cid=Troin}}
* {{Cita libro|autore=Michel Jobert|titolo=''Maghreb : à l'ombre de ses mains'', éd. Albin Michel|anno=1985|cid=Jobert}}
* {{Cita libro|lingua=fr|autore=Karine Bennafla|autore2=Delphine Pagès-El Karoui|autore3=Olivier Sanmartin|titolo=Géopolitique du Maghreb et du Moyen-Orient|curatore=[[CDU Sedes]]|anno=2007|ISBN=978-2-301-00079-8|cid=Géopolitique du Maghreb et du Moyen-Orient}}
* {{Cita libro|url=https://books.google.it/books?id=FTbdBAAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|titolo=Andalusian Morocco: A Discovery in Living Art|lingua=en|autore1='Abdelaziz Touri|autore2=Mhammad Benaboud|autore3=Naïma El-Khatib Boujibar|autore4=Kamal Lakhdar|autore5=Mohamed Mezzine|editore=Museum With No Frontiers|anno=2010|ISBN=978-3-902782-09-0|cid=Andalusian Morocco}}
* {{Cita libro|lingua=es|autore=Míkel De Epalza Ferrer|autore2=Abdel-Hakim Slama-Gafsi|titolo=El español hablado en Túnez por los moriscos (siglos XVII-XVIII)|url=https://books.google.it/books?id=D7_VKzdSIzwC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|anno=2011|cid=De Epalza Ferrer e Slama-Gafsi}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Hamilton Alexander Rosskeen Gibb|titolo=The Encyclopaedia of Islam|url=https://books.google.com/books?id=DXcRAQAAMAAJ|anno=1967|editore=Brill|cid=Gibb}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Raimondo Cagiano De Azavedo|anno=1994|url=https://books.google.com/books?id=N8VHizsqaH0C&pg=PA25|titolo=Migration and development co-operation|editore=Consiglio d'Europa|pp=22-32|ISBN=92-871-2611-9|cid=De Azavedo}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Moha Ennaji|titolo=Multilingualism, Cultural Identity, and Education in Morocco|url=https://books.google.it/books?id=b6sBlam4eJcC&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|editore=Springer|cid=Ennaji}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Rachida Chih|url=https://books.google.it/books?id=2M6SDwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|titolo=Sufism in Ottoman Egypt: Circulation, Renewal and Authority in the Seventeenth and Eighteenth Centuries|editore=Routledge|data=17 aprile 2019|ISBN=978-0-367-13589-8|cid=Chih}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=F. E. Peters|titolo=Jerusalem: The Holy City in the Eyes of Chroniclers, Visitors, Pilgrims, and Prophets from the Days of Abraham to the Beginnings of Modern Times|url=https://books.google.it/books?id=sIcrDgAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|editore=Princeton University Press|data=14 marzo 2017|ISBN=978-0-691-60747-4|cid=Peters}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Aharon Geva-Kleinberger|titolo=Languages in jewish Communities, Past and Present|capitolo=Judeo-Arabic in the Holy Land and Lebanon|pp=569-582|url=https://books.google.it/books?id=ZQd2DwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|ISBN=978-1-5015-1298-8|data=5 novembre 2018|cid=Geva-Kleinberger}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Clifford D. Rosenberg|url=https://books.google.it/books?id=25OJaXOa62MC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|p=111|titolo=Policing Paris: The Origins of Modern Immigration Control Between the Wars|anno=2006|editore=Cornell University Press|ISBN=978-0-8014-4427-2|cid=Rosenberg}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore1=Peter Mitchell|autore2=Paul Lane|url=https://books.google.com/?id=g4xoAgAAQBAJ&pg=PA768&lpg=PA768&dq=Numidia+%22urban+planning%22#v=onepage&q=Numidia%20%22urban%20planning%22&f=false|titolo=The Oxford Handbook of African Archaeology|data=4 luglio 2013|editore=OUP Oxford|isbn=978-0-19-162614-2|cid=Mitchell e Lane}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Josephine Crawley Quinn|titolo=Monumental power: 'Numidian Royal Architecture' in context|url=https://josephinecrawleyquinn.files.wordpress.com/2017/12/quinnmonunmentalpower.pdf|data=2013|serie=The Hellenistic West: Rethinking the Ancient Mediterranean|doi=10.1017/cbo9781139505987.008|ISBN=978-1-139-50598-7|cid=Quinn}}
* {{Cita libro|autore= Simoné Mirulla|url=https://books.google.it/books?id=AxitAwAAQBAJ&pg=PA76&lpg=PA76&dq=troglodite+gebel+nefusa&source=bl&ots=tjUxiulow5&sig=ACfU3U2VOnGM5KkBSXRwpD66d5S4QQCQFg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjv__WKxrjpAhVxxcQBHV1qAoQQ6AEwA3oECAkQAQ#v=onepage&q&f=false|titolo=Rumi più unico che raro, Volume 10|editore=AuthorHouse|data=22 maggio 2014|ISBN=978-1-4969-8167-7|cid=Mirulla}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Karim Hadjri|titolo=Planning Middle Eastern cities : an urban kaleidoscope in a globalizing world|url=https://www.researchgate.net/publication/28578300|data=luglio 2004|ISBN=978-0-415-55309-4|oclc=712138678|cid=Hadjri, 2004}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Abdelkader Aoudjit|anno=2017|titolo=Algerian literature : A reader's guide and anthology (Francophone cultures and literatures ; v. 66)|città=New York|editore=Peter Lang Publishing|ISBN=978-1-4331-3260-5|cid=Aoudjit}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Jalal Qarooni|titolo=Flat Bread Technology|url=https://books.google.com/books?id=kjZdbchMF94C&pg=PA84|anno=1996|editore=Springer|ISBN=978-0-412-08111-8|cid=Qarooni}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Jane S. Gerber|curatore=Jane S. Gerber|curatore2=Michel Abitbol|titolo=Sephardic Studies in the University|url=https://books.google.com/books?id=HesyTTzj9QcC&pg=PA39|anno=1995|editore=Fairleigh Dickinson Univ Press|ISBN=978-0-8386-3542-1|capitolo=Integrating the Sephardic Experience Into Teaching|cid=Gerber}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Linda Steet|titolo=Veils and Daggers: A Century of National Geographic's Representation of the Arab World|url=https://archive.org/details/veilsdaggerscent0000stee|editore=Temple University Press|anno=2000|città=Philadelphia|cid=Steet}}
* {{Cita libro|lingua=fr|titolo=Le Maroc Andalou: A la découverte d'un Art de Vivre|url=https://books.google.it/books?id=rzGbNwAACAAJ&dq=le+maroc+andalou&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjyhvawirTpAhUCx4sKHW0cBxEQ6AEILzAB|anno=2000|editore=Eddif|ISBN=978-3-902782-31-1|cid=Le Maroc Andalou}}
* {{Cita libro|lingua=en|autore=Felix Leu|autore2=Loretta Leu|titolo=Berber tattooing in Morocco's Middle Atlas : tales of unexpected encounters in 1988|anno=2017|città=Kenmare|ISBN=978-0-9551109-5-5|cid=Leu}}
 
=== Pubblicazioni ===
* {{Cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Doris Donath|url=https://www.persee.fr/doc/medit_0025-8296_1964_num_5_3_1129|titolo=L'immigration nord-africaine en Israël|rivista=Méditerranée|anno=1964|pp=199-217|accesso=14 maggio 2020|cid=Donath}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Doris Bensimon-Donath|titolo=L’intégration des juifs nord-africains en France|url=https://www.persee.fr/doc/ierii_1764-8319_1971_mon_1_1|cid=Bensimon-Donath}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Virginie Prevost|data=1º dicembre 2007|titolo=Les dernières communautés chrétiennes autochtones d’Afrique du Nord|url=http://rhr.revues.org/5401|rivista=Revue de l'histoire des religions|numero=4|pp=461-483|accesso=14 novembre 2017|cid=Prevost}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=en|autore=Patrick Johnstone|autore2=Duane Alexander Miller|titolo=Believers in Christ from a Muslim Background: A Global Census|url=https://www.academia.edu/16338087/Believers_in_Christ_from_a_Muslim_Background_A_Global_Census|rivista=Interdisciplinary Journal of Research on Religion|data=2015|volume=11|p=14|cid=Johnstone e Miller}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Pierre Soubias|titolo=Le roman francophone au Maghreb et en Afrique noire: convergences, décalages, parallélismes|url=https://www.persee.fr/doc/remmm_0035-1474_1976_num_22_1_1398|rivista=Horizons Maghrébins - Le droit à la mémoire|numero=53|anno=2005|cid=Soubias}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=fr|url=http://www.francophonie.org/IMG/pdf/La_francophonie_dans_le_monde_2006-2007.pdf|titolo=La Francophonie dans le monde|urlarchivio=https://www.webcitation.org/6BRfV7Jk3?url=http://www.francophonie.org/IMG/pdf/La_francophonie_dans_le_monde_2006-2007.pdf|editore=[[Organizzazione internazionale della francofonia]]|dataarchivio=16 ottobre 2012|urlmorto=sì|cid=La Francophonie dans le monde}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=en|autore=Karim Hadjri|titolo=Vernacular Housing Forms in North Algeria|url=http://iaste.berkeley.edu/pdfs/05.1f-Fall93Hadjri-sml.pdf|editore=Traditional Dwellings and Settlements Review|data=1993|volume=5|pp=65-74|jstor=41757706|cid=Hadjri, 1993}}
* {{Cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Rachel Sharaby|titolo=Les immigrés juifs maghrébins en Israël|url=https://www.cairn.info/revue-migrations-societe-2008-6-page-131.htm#|cid=Sharaby}}
 
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