Ponzio Pilato: differenze tra le versioni

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{{nd}}
{{Magistrato romano
|nome = Ponzio Pilato
|titolo = [[Governatore provinciale romano|Prefetto]] di [[Giudea romana|Giudea]]
|immagine = Caesarea Maritima 2010-09-23 09-28-35 2.JPG
|nome completo =
|predecessore = [[Valerio Grato]]
|successore = [[Marcello (governatore della Giudea)|Marcello]]
|consorte = [[Claudia Procula]]
|Gens = [[Gens Pontia|Pontia]]
|prefetto = dal [[26]] al [[36]]
|data di nascita = fine [[I secolo a.C.]]/inizio [[I secolo]]
|data di morte = [[I secolo]]
|luogo di nascita =
|luogo di morte =
}}
{{militare
|Nome = Ponzio Pilato
|Immagine = Ponzio Pilato.jpg
|Didascalia = Statua di Ponzio Pilato, a [[San Giovanni Rotondo]], sul percorso della [[Via Crucis]] monumentale, nella stazione di "Gesù condannato a morte".
|Data_di_nascita = fine [[I secolo a.C.]]/inizio [[I secolo]]
|Data_di_morte = [[I secolo]]
|Nato_a =
|Morto_a =
|Cause_della_morte =
|Etnia = [[Civiltà romana|Romano]]
|Religione = [[Religione romana]]
|Nazione_servita = [[Impero romano]]
|Forza_armata = [[Esercito romano]]
|Arma = [[Cavalleria romana]]
|Unità = [[Legioni romane]] in Giudea
|Grado = [[Prefetto romano]]
|Guerre =
|Altro_campo = Noto per
|Altro = [[processo di Gesù]]
|Altro_lavoro = [[Governatore provinciale romano|Governatore]] della [[Giudea romana|Giudea]]
}}
 
{{Santo
|nome = San Ponzio
|immagine = Duccio maesta detail4.jpg
|didascalia = Ponzio Pilato ricevesi lava le Gesùmani, da un dipinto di [[Duccio di Buoninsegna]]
|note = Politico e prefetto della Giudea
|note=
|nato = fine [[I secolo a.C.]]/inizio [[I secolo]]
|nato=
|morto = [[I secolo]]
|venerato da = Chiesa ortodossa etiopicacopta
|beatificazione =
|canonizzazione = [[VI secolo]]
|santuario principale =
|ricorrenza = [[25 giugno]]<ref name="santo">[{{Cita web |url=http://www.newadvent.org/cathen/12083c.htm |autore=Arthur Barnes, ''|voce=Pontius Pilate'', in ''|titolo=The Catholic Encyclopedia'', vol. |volume=12, |editore=Robert Appleton Company, |città=New York |anno=1911]. |lingua=en |accesso=23 ottobre 2021}}</ref>
|attributi =
|patrono di =
|santiebeati =
}}
{{Bio
|Nome = Ponzio
|Cognome = Pilato
|PreData = in [[Lingua latina{{latino|latino]]: ''Pontius Pilatus''}}; in{{greco [[lingua grecaantico|greco]]: Πόντιος Πιλᾶτος|Póntios Pilâtos}}; in [[lingua ebraica{{ebraico|ebraico]]: פונטיוס פילאטוס; ''[[floruit]]'' 26-36}}
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|LuogoNascitaLink =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = fine [[I secolo a.C.]]/inizio [[I secolo]]
|NoteNascita =
|LuogoMorte =
|LuogoMorteLink =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = I secolo
|NoteMorte =
|Epoca = 0
|Attività = politico
|Attività2 = militare
|Nazionalità = romano
|PostNazionalità = , che fu [[Prefetto (storia romana)|prefetto]] della [[Giudea romana|Giudea]] per circa un decennio durante il regno di [[Tiberio]], negli anni intorno al [[30]]
}} Nei [[Vangelo|Vangeli]] Pilato è colui che condanna a morte [[Gesù]].
}}
 
È ricordato principalmente per il ruolo che le [[Storiografia|fonti]] [[Letteratura cristiana|cristiane]] gli attribuiscono nel [[processo di Gesù]] e per le leggende fiorite nei secoli successivi, che arrivarono in alcuni casi a considerarlo un santo e un martire: per tale motivo è ricordato come [[martire]] dalla [[Chiesa ortodossa copta|Chiesa copta]] e come [[santo]] dalla [[Chiesa ortodossa etiope|Chiesa etiope]].<ref name="santo" /> Al riguardo brevemente è ricordato anche da [[Tacito]] e [[Flavio Giuseppe]].
 
== Le fonti storiografiche ==
Pilato è ricordato come [[martire]] dalla [[Chiesa ortodossa copta|Chiesa copta]] e come [[santo]] dalla [[Chiesa ortodossa etiope|Chiesa etiope]]<ref name="santo"/>.
Le fonti antiche che parlano di lui sono due autori giudei del I secolo d.C: [[Flavio Giuseppe]], la fonte principale, ne parla nelle opere ''[[Guerra giudaica]]'' (scritta negli anni 70) e soprattutto ''[[Antichità giudaiche]]'' (scritta negli anni 90); [[Filone di Alessandria]] ne parla ne ''L'ambasceria a Gaio'', scritta circa nel 41, il che ne fa temporalmente la fonte più vicina agli eventi.<ref name="Jean-Pierre Lémonon 2007">Jean-Pierre Lémonon, ''Ponce Pilate'', Les Editions de l'Atelier, 2007.</ref> Un breve accenno è inoltre presente negli ''[[Annales (Tacito)|Annali]]'' di [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]; i due libri di tale opera in cui, presumibilmente, si doveva parlare anche del mandato di Pilato in Giudea sono andati perduti.<ref name="Jean-Pierre Lémonon 2007" /> Infine bisogna citare anche le lettere di [[Ignazio di Antiochia]] agli Smirnei, ai Magnesi e ai Tralli, scritte all'inizio del II secolo.
 
== Biografia ==
Il nome Ponzio sembrerebbe rimandare a origini [[Sanniti|sannite]].<ref name="treccani">{{Treccani|ponzio-pilato_(Enciclopedia-Italiana)||autore=[[Giuseppe Ricciotti]] e [[Raffaele Corso]]|anno=1935|accesso=2021-10-23}}</ref> Il cognome è stato talvolta<ref name="treccani" /> fatto derivare da ''[[pileo|pileus]]'', un copricapo usato durante l'affrancamento degli schiavi, il che ne farebbe un liberto o almeno discendente di liberti; altri lo hanno associato, con maggiore verosomiglianza, a ''[[pilum]]'', un giavellotto;<ref name="treccani" /> il ''praenomen'' non è riportato da alcuna fonte.
I dettagli biografici di Pilato prima e dopo la sua nomina in Giudea non sono certi.
 
Come tutti i funzionari di rango minore<ref group="Nota">Il titolo portato da Pilato in qualità di governatore sembrerebbe essere stato (come riportato dall'iscrizione di Cesarea) "prefetto della Giudea" (''praefectus Iudaeae''). Il suo titolo è tuttavia riportato come&nbsp;''procurator''&nbsp;in Tacito e con l'equivalente greco&nbsp;"epitropos"&nbsp;(ἐπίτροπος) in Giuseppe Flavio e Filone. A partire dall'imperatore Claudio sono attestati dei procuratori come governatori della Giudea, il che potrebbe spiegare perché le fonti successive abbiano attribuito a Pilato questo titolo (oltre a una svista, si può tuttavia anche ipotizzare che Pilato abbia ricoperto cariche diverse nel corso del suo mandato decennale). I Vangeli usano un termine greco molto generico, "egemone/governatore"&nbsp;(ἡγεμών), termine applicato a Pilato anche da Giuseppe Flavio.</ref> doveva appartenere all'[[ordine equestre]].<ref name="treccani" />
Oltre che dai vangeli, le vicende di Ponzio Pilato ci sono note anche dai resoconti di due autori ebrei del tempo: [[Flavio Giuseppe]] e [[Filone di Alessandria]]<ref name="Jean-Pierre Lémonon 2007">Jean-Pierre Lémonon, "Ponce Pilate", 2007.</ref>. Un breve accenno è inoltre presente in [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]].<ref name="Jean-Pierre Lémonon 2007"/>
 
FuDopo [[Valerio Grato]], fu il quinto [[Prefettoprefetto (storia romana)|prefetto]] della prefettura della [[Giudea romana|Giudea]], in carica tra gli anni [[26]] e [[36]];. èAlcuni famosostudiosi perhanno ilipotizzato ruolo(essendo chel'anno svolsedel nellasuo insediamento lo stesso del ritiro di Tiberio a [[passioneIsola di GesùCapri|Capri]],) secondoche quantola testimonianosua inomina a governatore sia stata dovuta all'appoggio di [[vangelo|vangeliSeiano]]<ref>Maier, inPaul quantoL. fu(1968). giudice"Sejanus, delPilate, [[processoand dithe Gesù]]Date eof nethe ordinòCrucifixion". laChurch History. 37 (1): 3–13.</ref>; altri, invece, escludono tale collegamento tra Pilato e il [[flagellazioneprefetto del pretorio]].<ref>McGing, eBrian laC. (1991). "Pontius Pilate and the Sources". The Catholic Biblical Quarterly. 53 (3): crocifissione427.</ref>
 
Secondo quanto riportato da Flavio Giuseppe, Pilato provò senza successo a romanizzare la [[Giudea]], introducendo immagini dell'imperatore a [[Gerusalemme]] (cosa che suscitò una forte protesta perché la [[legge mosaica]] non lo consentiva)<ref>Flavio Giuseppe, ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra Giudaica]]'', ii.169-171 (traduzione italiana {{cita testo|url=http://digidownload.libero.it/Hard_Rain/Guerra%20Giudaica.pdf|titolo=disponibile qui|postscript=nessuno}}).</ref> e provando a costruire un acquedotto coi fondi che si raccoglievano nel [[secondo Tempio|Tempio]].<ref>Flavio Giuseppe, ''Guerra Giudaica'', ii.175-177.</ref> Secondo [[Filone di Alessandria]], Pilato sarebbe stato corrotto, licenzioso e crudele e avrebbe rubato e comminato condanne senza processo.<ref>Filone Alessandrino, ''Legatio ad Gaium'', 302.</ref>
Pilato compare in tutti e quattro i vangeli [[Canone della Bibbia|canonici]]. Il [[Vangelo secondo Marco]] mostra Gesù innocente dell'accusa di aver complottato contro l'[[Impero romano]] e raffigura Pilato come estremamente riluttante a giustiziarlo, dando la colpa alle gerarchie giudaiche per la condanna, anche se Pilato era l'unica autorità in grado di decidere una condanna a morte. Nel [[Vangelo secondo Matteo]], Pilato si lava le mani del caso e, riluttante, manda Gesù a morte. Nel [[Vangelo secondo Luca]], Pilato riconosce che Gesù non aveva minacciato l'Impero. Nel [[Vangelo secondo Giovanni]], Pilato interroga Gesù, il quale non afferma di essere né il Figlio dell'Uomo né il [[Messia]], ma gli dà conferma rispondendo "tu lo dici: io sono re".<ref name="Harris">Stephen L. Harris, ''Understanding the Bible'', Mayfield, Palo Alto 1985.</ref>
[[File:Ecce homo by Antonio Ciseri (1).jpg|thumb|upright=1.4|''[[Ecce Homo]]'', dipinto di Antonio Ciseri, raffigurante Ponzio Pilato che presenta Gesù flagellato alla gente di Gerusalemme]]
 
Anche se Gerusalemme rimaneva la capitale, il governatore romano aveva la sua residenza a [[Cesarea marittima|Cesarea]] che, grazie alla sua ubicazione, rappresentava una buona scelta strategica.<ref>Helen K. Bond, ''Pontius Pilate in History and Interpretation'', Cambridge, Cambridge University Press, 1998, p. 7.</ref>
Secondo quanto riportato da Flavio Giuseppe, Pilato provò senza successo a romanizzare la [[provincia romana]] della [[Giudea]], introducendo immagini dell'imperatore a Gerusalemme (cosa che suscitò una forte protesta perché la legge ebraica non lo consentiva)<ref>Flavio Giuseppe, ''[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra Giudaica]]'', ii.169-171 (traduzione italiana [http://digidownload.libero.it/Hard_Rain/Guerra%20Giudaica.pdf disponibile qui]).</ref> e provando a costruire un acquedotto con i fondi che si raccoglievano nel [[secondo Tempio|Tempio]].<ref>Flavio Giuseppe, ''Guerra Giudaica'', ii.175-177.</ref> {{citazione necessaria|I contrasti con la popolazione locale lo portarono a trasferire la capitale della regione da [[Cesarea marittima|Cesarea]] a [[Gerusalemme]], per poter meglio controllare le continue ribellioni.}}
 
È famoso per il ruolo che svolse nella [[passione di Gesù]], secondo quanto testimoniano i [[Vangelo|Vangeli]], poiché fu giudice del [[processo di Gesù]]: rifiutatosi di condannarlo, in seguito si "lavò le mani", cedendo di fatto alle richieste dei [[sadducei]] che volevano la [[crocifissione di Gesù|crocifissione]]. Gli studiosi moderni hanno notato di come gli evangelisti abbiano dato di Pilato un'immagine relativamente "amichevole" rispetto alla descrizione che di lui fecero Giuseppe Flavio e soprattutto Filone<ref>McGing, Brian C. (1991). "Pontius Pilate and the Sources". The Catholic Biblical Quarterly. 53 (3): 415–416.</ref>; tutti e quattro i vangeli canonici concordano sul rifiuto di Pilato di condannare il Nazareno, cedendo soltanto contro il suo volere (rappresentato in Matteo 27:24 dal noto episodio del "lavaggio delle mani") alle richieste dei [[sadducei]] che volevano la [[Crocifissione di Gesù|crocifissione]].
Il governatore della [[Siria (provincia romana)|Siria]], [[Lucio Vitellio il Vecchio|Lucio Vitellio]], lo destituì nell'anno 36 o [[37]] a causa della durezza con la quale aveva represso i [[Samaritani]] che avevano messo in atto la [[rivolta del monte Garizim]] e l'imperatore [[Caligola]] lo mandò in [[Gallia]] (37–[[41]]).<ref>Flavio Giuseppe, ''[[Antichità giudaiche]]'', xviii.85-89 (traduzione italiana [http://www.alateus.it/Antichitait.pdf disponibile qui]).</ref> Al suo ruolo di prefetto della Giudea subentrò [[Governatori romani della Giudea#Prefetti|Marcello]].
 
Il governatore ([[Legatus Augusti pro praetore|legato]]) di [[Siria (provincia romana)|Siria]], [[Lucio Vitellio il Vecchio|Lucio Vitellio]] (padre del futuro ''princeps''), lo destituì nell'anno 36 o [[37]] a causa della durezza con cui aveva represso i [[Samaritani]] che avevano messo in atto la [[rivolta del monte Garizim]] e lo inviò a Roma per rispondere del suo operato davanti al principe. Ma prima che Pilato potesse raggiungere Roma, Tiberio morì. Da questo momento la sua figura scompare dalle fonti e non è noto il suo destino.<ref name="treccani" /><ref name="Flavio Giuseppe">Flavio Giuseppe, ''[[Antichità giudaiche]]'', xviii.85-89 (traduzione italiana {{cita testo|url=http://www.alateus.it/Antichitait.pdf|titolo=disponibile qui|postscript=nessuno|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304191358/http://www.alateus.it/Antichitait.pdf }}).</ref> Secondo [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] uno dei primi atti di Caligola come imperatore fu di concedere l'amnistia ai condannati da Tiberio e a tutti coloro che erano imputati in un processo<ref>{{cita|Svetonio|''Gaio Cesare'', XV}}.</ref>; è perciò possibile che Pilato sia riuscito ad evitare il processo a suo carico.
[[Filone di Alessandria]] racconta che era corrotto, licenzioso e crudele, che rubava e che condannava senza processo.<ref>Filone Alessandrino, ''Legatio ad Gaium'', 302.</ref> [[Eusebio di Cesarea]], citando degli scritti apocrifi, afferma che Pilato non ebbe fortuna sotto il regno di Caligola e si [[Suicidio|suicidò]] nella città gallica di [[Vienne (Francia)|Vienne]].<ref>Eusebio, ''Historia Ecclesiae'' II: 7.</ref> Secondo [[Agapio di Ierapoli]], Pilato si suicidò durante il primo anno del regno di Caligola.<ref>[http://www.tertullian.org/fathers/agapius_history_02_part2.htm Agapius, ''Universal History'', trad. di A. Vasiliev (1909), part 2. pp.1-287].</ref>
 
Nel ruolo di prefetto della Giudea gli subentrò [[Governatori romani della Giudea#Prefetti|Marcello]], amico di Lucio Vitellio.<ref name="Flavio Giuseppe" />
== Ruolo nella passione di Gesù ==
[[File:Ponzio Pilato.jpg|thumb|Statua di Ponzio Pilato, a [[San Giovanni Rotondo]], sul percorso della [[Via Crucis]] monumentale, nella stazione di "Gesù davanti a Pilato".]]
 
=== Iscrizione di Cesarea di Giudea ===
{{Vedi anche|Iscrizione di Pilato}}
 
Nel [[1961]], presso l'anfiteatro romano di [[Cesarea marittima|Cesarea]], è stata rinvenuta casualmente una lapide risalente al periodo [[Tiberio|tiberiano]], su cui Pilato era menzionato nell'incisione incompleta, che recita: "[Caesarensibu]s Tiberiéum/[Pon]tius Pilatus/[Praef]ectus Iuda[ea]e",<ref name="lapide">{{cita testo|url=http://www.infotdgeova.it/citazioni/pilato.php|titolo=Descrizione dell'incisione menzionante Ponzio Pilato a Cesarea|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140820115042/http://www.infotdgeova.it/citazioni/pilato.php }}.</ref> traducibile forse come "presso i Cesarensi, Ponzio Pilato, Prefetto di Giudea, [dedicato a] Tiberio". Altre interpretazioni riferiscono di una possibile attestazione di lavori effettuati da Pilato presso l'anfiteatro della città, forse colpita da un [[terremoto]], o della presenza sul luogo del ritrovamento di un [[tempio]] realizzato in onore dell'imperatore da Pilato.<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.pilloledistoria.it/6682/storia-antica/ponzio-pilato-breve-biografia-delluomo-che-condanno-gesu|titolo = iscrizione di Cesarea|accesso = |data = }}</ref>
 
== Ruolo nella passione di Gesù ==
=== Negli scritti cristiani ===
Secondo il [[Nuovo Testamento]] - benché secondo alcuni tali narrazioni non siano storicamente conciliabili e attendibili, rappresentando queste, per certi studiosi, la personale interpretazione teologica di ogni evangelista su precedenti materiali della tradizione cristiana<ref>Vedi la sezione "[[Processo di Gesù#Storicità e attendibilità del processo|Storicità e attendibilità del processo]]" alla voce "Processo di Gesù". (cfr. per esempio: Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, p. 556, ISBN 978-0-300-14009-5; John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 116-117, ISBN 978-0-06-061480-5; Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 272, ISBN 1-56563-041-6; Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 131-135, ISBN 978-88-430-8869-0.).</ref> - Gesù fu portato al cospetto di Pilato dalle autorità ebraiche di Gerusalemme, le qualiche, dopo averlo arrestato, lo interrogarono e ricevettero delle risposte che lo fecero considerare blasfemo.
 
Pilato compare in tutti e quattro i Vangeli [[Canone della Bibbia|canonici]]. Il [[Vangelo secondo Marco]] mostra Gesù innocente dell'accusa di avere complottato contro l'impero romano e raffigura Pilato come estremamente riluttante a giustiziarlo, dando la colpa alle gerarchie giudaiche per la condanna, anche se Pilato era l'unica autorità in grado di decidere una condanna a morte. Nel [[Vangelo secondo Matteo]] Pilato si lava le mani del caso e, riluttante, manda Gesù a morte. Nel [[Vangelo secondo Luca]] è scritto: ''"Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte»"'' (Lc 23, 13-15). Nel [[Vangelo secondo Giovanni]] Pilato interroga Gesù, che non afferma di essere né il Figlio dell'Uomo né il [[Messia]], ma gli dà conferma rispondendo "tu lo dici: io sono" (Gv 18,37).<ref name="Harris">Stephen L. Harris, ''Understanding the Bible'', Mayfield, Palo Alto 1985.</ref>
La domanda più importante che Pilato fece a Gesù fu se lui considerasse se stesso come ''re dei Giudei''. Nella prosecuzione dell'interrogatorio, secondo il [[Vangelo secondo Giovanni]], Gesù affermò di essere venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità e proseguì dicendo: ''Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce''. Al che Pilato chiese: ''Che cos'è la verità?''.
[[File:Ecce homo by Antonio Ciseri (1).jpg|thumb|upright=1.4|''[[Ecce Homo (Antonio Ciseri)|Ecce Homo]]'', dipinto di [[Antonio Ciseri]], raffigurante Ponzio Pilato che presenta Gesù flagellato alla gente di Gerusalemme]]
Pilato tentò di non condannare Gesù e, visto che in occasione della [[Pasqua]] era usanza che fosse liberato un prigioniero, Pilato lasciò al popolo la scelta tra Gesù e un assassino di nome [[Barabba]].
 
In merito alla figura di Ponzio Pilato, il racconto dei Vangeli non appare storico e gli esegeti del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 818, ISBN 88-399-0054-3.</ref> osservano che "i ritratti che ne danno i vangeli come di un uomo indeciso e preoccupato della giustizia contraddicono altre antiche descrizioni della sua crudeltà e ostinazione", mentre il teologo [[John Dominic Crossan]], ex sacerdote cattolico e tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]],<ref>John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 148, 174-178, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref> rileva come le informazioni "riguardanti Pilato [che ci giungono] da Flavio Giuseppe mostrano la sua mancanza di interesse per la sensibilità religiosa ebraica e la sua capacità di avere metodi piuttosto brutali per il controllo della popolazione".<ref>Cfr, tra gli altri: Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, p. 753, ISBN 978-0-300-14009-5; Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 135-137, ISBN 978-88-430-8869-0; Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 78-79, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref>
Nel [[Vangelo secondo Matteo]] ci sono altri due elementi, un intervento della moglie di Pilato, [[Claudia Procula]], la quale gli consiglia di rilasciare Gesù, e l'episodio di Pilato che si lava le mani davanti alla folla dicendo: ''Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!''. Da questo gesto nasce il detto: ''lavarsi le mani'' per indicare il gesto di una persona che non prende posizione e lascia che altri prendano una decisione.
 
La domanda più importante che Pilato fece a Gesù fu se lui considerasse se stesso come ''re dei Giudei''. Nella prosecuzione dell'interrogatorio, secondo il [[Vangelo secondo Giovanni]], Gesù affermò di essere venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità e proseguì dicendo: «''Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce''»; al che Pilato chiese: «''Che cos'è la verità?''». Tale descrizione dell'interrogatorio, data dal solo [[Vangelo secondo Giovanni]], è storicamente inverosimile<ref>Vedi voce "[[Processo di Gesù#Storicità e attendibilità del processo|Processo di Gesù]]" e cfr: Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 758-759, 860-861, ISBN 978-0-300-14009-5; John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 99, 116-117, 148, ISBN 978-0-06-061480-5; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 818, ISBN 88-399-0054-3.</ref>, presentando la massima autorità romana Ponzio Pilato, noto per la sua crudeltà nei confronti degli Ebrei, che fa da spola fuori e dentro il pretorio almeno 6 volte, fungendo da portavoce tra Gesù e i capi giudei<ref group="Nota">Lo storico e teologo [[John Dominic Crossan]] (John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 99, 116-117, ISBN 978-0-06-061480-5.), ex sacerdote cattolico e tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], sottolinea come "decisamente la più significativa invenzione giovannea è il magistralmente bilanciato scenario nel quale Pilato corre avanti e indietro tra Gesù all'interno e le autorità ebraiche all'esterno durante il molto, molto più lungo [rispetto ai Sinottici] processo Romano" e "l'intera passione giovannea manca di verosimiglianza storica perché mostra Gesù in totale controllo durante l'arresto, il processo, la crocifissione e anche la sepoltura. Egli sta giudicando Pilato, non Pilato lui"; analogo il parere del teologo e sacerdote cattolico [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 758-759, 860-861, ISBN 978-0-300-14009-5.): "dentro Gesù è sereno in modo sovrano riflettendo la sua convinzione [...] egli non tratta Pilato come un uguale, ancor meno come un superiore, piuttosto Gesù pronuncia degli oracoli che lasciano Pilato attonito [...] non ci può essere dubbio che questo è deliberatamente un tocco artistico, espandendo e riarrangiando che cosa arriva dalla tradizione", in quanto è usanza di "Giovanni aggiungere dialoghi, come Matteo aggiungere azioni, riflettenti le controversie teologiche tra cristiani e leaders Ebrei della sinagoga del tardo primo secolo".</ref>; questo per non urtare la sensibilità religiosa dei suoi sudditi, in quanto i capi dei giudei non vollero entrare nel pretorio per non compromettere la loro purità rituale, in vista della cena pasquale di quella sera.<ref group="Nota">Benché "secondo Marco, invece, avevano già mangiato la Pasqua la sera precedente!", come nota il biblista [[Bart Ehrman]] (Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015, p. 89, ISBN 978-88-430-7821-9; Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 130-136, ISBN 978-88-430-8869-0. Cfr anche: John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 148, 174-178, ISBN 978-0-06-061480-5.).</ref>
Pilato è anche presente negli ''[[Atti di Pilato]]'', un [[apocrifo]] del II/III secolo.
 
Pilato tentò di non condannare Gesù e, visto che in occasione della [[Pasqua ebraica|Pasqua]] era usanza che fosse liberato un prigioniero, Pilato lasciò al popolo la scelta tra [[Gesù]] e un assassino di nome [[Barabba]]. Tale episodio, anche secondo molti studiosi cristiani, è da ritenersi leggendario e, in merito a questa amnistia per la Pasqua, va rilevato come non sia mai stata documentata storicamente per nessun governatore romano di alcuna provincia<ref group="Nota">Il teologo e sacerdote cattolico [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 815-820, ISBN 978-0-300-14009-5.) ne rileva l'inverosimiglianza storica e l'assoluta mancanza di fonti: oltre alla mancanza di citazioni in Filone, anche "Flavio Giuseppe dà una lunga lista di concessioni romane sia imperiali che locali ai Giudei, iniziando con quelle di Giulio Cesare, ma nessuna di queste concessioni menziona il rilascio di un prigioniero a una festa [e] la letteratura talmudica dà quasi una descrizione ora per ora della Pasqua e non menziona mai questa usanza", aggiungendo inoltre come sia dubbio che "i governatori Romani potrebbero avere mai compromesso sé stessi con un'usanza che avrebbe richiesto loro di rilasciare un assassino al centro di una recente rivolta in una provincia tesa e instabile", "l'esistenza di varie amnistie e perdoni nelle diverse culture potrebbe avere reso l'idea di una regolare usanza di rilascio festiva plausibile per i narratori e chi ascoltava, che non avevano un'esatta conoscenza della Giudea dell'anno 30". Anche gli studiosi del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico" rilevano come "non esistono testimonianze extrabibliche dell'usanza annuale di rilasciare un prigioniero in occasione della Pasqua. Forse un'amnistia occasionale è stata trasformata in una usanza, dagli evangelisti o dalle loro fonti" (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 818, ISBN 88-399-0054-3.), mentre quelli dell'interconfessionale [[Bibbia TOB]] osservano come di tale usanza "non se ne ha conferma altrove" (Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 120.) e il teologo [[Rudolf Bultmann]] afferma: "L'episodio di Barabba è ovviamente un'espansione leggendaria. Non c'è alcuna evidenza nella legge ebraica o Romana dell'usanza della quale riferisce Marco [la liberazione di un prigioniero a Pasqua]. L'usanza alla festa Romana della Lectisternia, alla quale [[Ugo Grozio|Hugo Grotius]] si riferisce come analogia, non è rilevante, principalmente perché questa era concernente a un perdono di massa" (Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 272, ISBN 1-56563-041-6.). Anche il teologo [[John Dominic Crossan]] (John Dominic Crossan, Gesù una biografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 174-178, ISBN 88-7928-270-0.), ex sacerdote cattolico e tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], rileva come questo "non sia assolutamente un racconto storico, e che sia più plausibilmente un'invenzione di Marco" e "il suo ritratto di un Ponzio Pilato mitemente acquiescente dinanzi alla folla urlante è esattamente l'opposto dell'immagine che ci siamo fatti di lui attraverso la descrizione di Giuseppe Flavio: la specialità di Pilato era il controllo brutale della folla. [Inoltre] qualcosa come la consuetudine di concedere in occasione della Pasqua un'amnistia generalizzata - liberazione di qualsiasi prigioniero venisse richiesta per acclamazione dalla folla - è contraria a ogni saggezza amministrativa" e "Filone, per esempio, che scrive circa un decennio dopo, descrisse ciò che i governatori decenti facevano per crocifiggere i criminali nelle occasioni festive. Essi potevano posporre la data dell'esecuzione in attesa della fine della festa, o potevano concedere alla famiglia del condannato la sepoltura, ma Filone non dice assolutamente nulla circa possibili abrogazioni della pena su richiesta".</ref> e gli stessi evangelisti sono in disaccordo se tale amnistia provenisse dai Romani o dagli Ebrei;<ref group="Nota">Il teologo [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 815-820, ISBN 978-0-300-14009-5.) evidenzia, infatti, che "i vangeli differiscono in merito alle origini della usanza del perdono, questo riguardava il governatore Romano secondo Marco/Matteo e gli Ebrei secondo Giovanni".</ref> anche la figura di [[Barabba]], personaggio che non è menzionato al di fuori dei vangeli, probabilmente non è storica, ma anch'essa di natura teologica.<ref group="Nota">Lo stesso nome "Barabba" (bar 'abbā') significa in aramaico, lingua parlata nella Palestina del I secolo, "figlio del padre" e, in alcuni manoscritti del Vangelo secondo Matteo, viene chiamato «Gesù Barabba», quasi a volere sottolineare la colpa dei Giudei, spesso rimarcata dagli evangelisti, nella scelta sbagliata del "Gesù figlio del padre" (cfr: Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 818, 876, 937, ISBN 88-399-0054-3; Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 146-147, ISBN 978-88-430-8869-0; Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 121.). Il teologo cattolico [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] ritiene che, presupponendone una qualche storicità, "il substrato storico dell'episodio di Barabba può essere stato relativamente semplice. Un uomo di nome Barabba fu arrestato dopo una sommossa che aveva causato alcuni morti in Gerusalemme. Alla fine egli fu rilasciato da Pilato quando una festa portò il governatore a Gerusalemme per supervisionare l'ordine pubblico. Presumibilmente questo accadde nello stesso periodo in cui Gesù fu crocifisso, oppure non lontano da esso, oppure in un'altra Pasqua. In qualunque caso, questo rilascio colpì i cristiani, vista l'ironia che si trattava dello stesso problema legale, sedizione contro l'autorità dell'Impero. [...] La tendenza dei narratori di contrapporre il rilascio di Barabba e la crocifissione di Gesù mettendoli insieme allo stesso momento di fronte alla giustizia di Pilato sarebbe stata accresciuta se entrambi avessero avuto lo stesso nome personale, Gesù"; "il reale peso della narrazione di Barabba è su un altro livello, cioè la verità che gli Evangelisti volevano trasmettere riguardo alla morte di Gesù. Per loro la condanna dell'innocente Gesù aveva un lato negativo, la scelta del male. La storia di Barabba, se pur con una base fattuale, fu drammatizzata per trasmettere questa verità" (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 815-820, ISBN 978-0-300-14009-5.). Anche il teologo cristiano [[John Dominic Crossan]] sottolinea che "Marco scriveva poco dopo la fine della terribile prima guerra giudaico-romana del 70 dopo Cristo quando Gerusalemme e il suo tempio erano stati totalmente distrutti. [...] Quella, dice Marco, era stata la scelta di Gerusalemme, essa aveva scelto Barabba invece che Gesù, un ribelle armato invece di un Salvatore privo di armi. La storia di Barabba era, in altre parole, una drammatizzazione simbolica del destino di Gerusalemme, come lui lo aveva visto" (John Dominic Crossan, Gesù una biografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, p. 177, ISBN 88-7928-270-0.). Gli esegeti del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico" osservano, inoltre, che "c'è quindi un contrasto tra Gesù Barabba e Gesù Cristo [...] È chiara l'ironia della scena. Di più: gridano perché venga rilasciato uno chiamato Barabba, «figlio del padre» e respingono colui che è veramente figlio del Padre" (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, pp. 876, 937, ISBN 88-399-0054-3.).</ref>
 
Nel solo Vangelo secondo Matteo ci sono alcuni altri elementi: un intervento della moglie di Pilato (secondo la tradizione successiva chiamata [[Claudia Procula]]), che gli consiglia di rilasciare Gesù, e l'episodio di Pilato che si lava le mani davanti alla folla dicendo: «''Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!''», cui gli Ebrei rispondono: ''«Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli»'' ({{passo biblico|Mt27,24-25|libro=no}}). Tutti questi elementi, presenti nel solo [[Vangelo secondo Matteo|Vangelo di Matteo]], non sono considerati storici - così come gli episodi matteani, relativi a Giuda, dei 30 pezzi di argento e del Campo di sangue<ref>{{Cita passo biblico|Mt27,3-10}}.</ref> -, ma sono elementi tratti da tradizioni popolari e inseriti dall'evangelista per i suoi scopi teologici<ref group="Nota">Il teologo e sacerdote cattolico [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] precisa che sono "popolari quasi folkloristici temi per insegnare la lezione teologica che la giustizia di Dio non è derisa, ma interessa ogni parte coinvolta nello spargimento del sangue del figlio di Dio" e sono "una composizione di Matteo sulla base di una tradizione popolare riflettente sul tema del sangue innocente di Gesù e della responsabilità da esso creato. È della stessa derivazione e formazione degli episodi di Giuda e della moglie di Pilato. (Infatti io sospetto che la tradizione dietro alla storia dei Magi arrivi dagli stessi circoli giudaico cristiani)" (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 755, 831-836, ISBN 978-0-300-14009-5. Cfr anche: Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 272, ISBN 1-56563-041-6; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 876, ISBN 88-399-0054-3; Aldo Schiavone, Ponzio Pilato. Un enigma tra storia e memoria, Einaudi, 2016, ISBN 978-88-062-2836-1; Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 125-126, 290, ISBN 978-88-17-07429-2.).</ref>. In particolare, l'assunzione di responsabilità degli Ebrei<ref>"''E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli»''" ({{Cita passo biblico|Mt27,25}}).</ref>, in risposta al lavarsi le mani di Pilato, "com'è noto […] non è storica: proietta all'indietro le polemiche tra i Giudei e i seguaci di Gesù della fine del I secolo";<ref group="Nota">Così il biblista [[Mauro Pesce]]. Analogo parere del teologo [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] e degli esegeti del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico", che in merito evidenziano come "l'amaro, sgradevole carattere di questo versetto può essere solo capito come risultato della polemica contemporanea e alla luce della prospettiva storica di Matteo". (Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, p. 122, ISBN 978-88-17-07429-2; Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, p. 833, ISBN 978-0-300-14009-5; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 876, ISBN 88-399-0054-3.).</ref> tale episodio, atto a scagionare Pilato, sarà utilizzato dai cristiani in maniera antiebraica e sarà "trattato come se fosse una auto maledizione con la quale la gente ebraica attirò su sé stessa il sangue di Gesù per tutti i tempi successivi".<ref group="Nota">Il teologo e sacerdote cattolico [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] evidenzia, infatti, che "mentre l'intero Nuovo Testamento è stato mal usato in maniera antiebraica, questo testo, con tutta la gente che urla «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli», ha avuto un ruolo speciale. È stato trattato come se fosse una auto maledizione con la quale la gente ebraica attirò su sé stessa il sangue di Gesù per tutti i tempi successivi. [...] Questa è una di quelle frasi che sono state responsabili per oceani di sangue umano e un incessante flusso di miseria e desolazione"; aggiunge tale teologo come la stessa frase fu poi usata dai primi cristiani e dai Padri della Chiesa: "[[Origene]] andò drasticamente aldilà del giudizio di Matteo quando nel 240 dopo Cristo egli scrisse: «per questa ragione il sangue di Gesù ricade non solo su quelli che vissero al momento ma anche su tutte le generazioni di Giudei che seguirono, fino alla fine dei tempi». Sfortunatamente egli fu seguito nella sua valutazione da alcuni dei più grandi nomi della Cristianità". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 831-832, ISBN 978-0-300-14009-5.).</ref> Il gesto di lavarsi le mani, inoltre, per quanto presente nella letteratura classica greca, sarebbe stato introdotto dall'evangelista - che scriveva alcuni decenni dopo e in ambiente greco-romano, al di fuori della Palestina - per esprimersi "con un linguaggio comprensibile per i lettori «giudeo-cristiani» che sapevano del rituale"<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 125-126, 290, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref> e non appare storicamente plausibile in riferimento a Pilato.<ref group="Nota">Gli esegeti del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico" (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 876, ISBN 88-399-0054-3.) ritengono che "questo gesto durante un processo non è romano, è bensì una prassi dell'AT: Dt21,6-9; Sal26,6;73,13"; analoghe le conclusioni del teologo cristiano [[Rudolf Bultmann]] e dello storico [[Aldo Schiavone]] che osserva come "non si può credere a una sola parola di questo racconto", precisando anche come tale gesto doveva comunque essere compiuto dopo e non prima dell'uccisione della vittima (Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 272, ISBN 1-56563-041-6; Aldo Schiavone, Ponzio Pilato. Un enigma tra storia e memoria, Einaudi, 2016, ISBN 978-88-062-2836-1.). [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, p. 836, ISBN 978-0-300-14009-5.) sottolinea, inoltre, che in merito al "tentativo di Pilato di evitare la responsabilità di emettere una sentenza su un uomo innocente, il rituale di lavarsi le mani di Deuteronomio 21 era efficace solo se gli anziani che lo facevano non avevano parte nell'omicidio, sia commettendolo, sia conoscendo chi l'aveva commesso. La responsabilità di Pilato può non essere la principale responsabilità, ma egli non poté lavarla via più di quanto [[Lady Macbeth]] poté lavare via la «macchia maledetta». Nella tragedia di [[William Shakespeare]] la «macchia maledetta» è quella che Lady Macbeth, sonnambula, quando inizia a sentire il peso del sangue e dei lutti che ha causato, cerca ossessivamente di lavare via dalle proprie mani.</ref>
 
Riguardo alla [[flagellazione di Gesù]], presentata nel processo di fronte a Pilato, gli evangelisti<ref>{{Cita passo biblico|Mc15,15-16; Mt27,26-27; Lc23,16-26; Gv19,1-17}}.</ref> riportano differenti resoconti: Luca parla di una fustigazione (pena meno grave in cui si percuoteva il condannato senza frustarlo) e la pone a metà processo, senza evidenziare che tale pena sia poi stata applicata; Giovanni pone la flagellazione (pena più severa, in cui si colpiva il condannato con un flagello, cioè una frusta, fatto di lacci di cuoio aventi in punta schegge d'ossa, piombi e pungiglioni) a metà processo, stessa scelta temporale di Luca; Marco/Matteo fanno invece riferimento a una flagellazione a processo terminato; la versione storicamente più verosimile appare essere quella di Marco/Matteo: la flagellazione era posta dopo la condanna e come parte della pena insieme alla crocifissione.<ref group="Nota">Secondo, infatti, autorevoli studiosi cristiani, le versioni degli evangelisti furono: [in Luca] "anche se Pilato menziona la ''fustigatio'', un castigo non troppo grave, Luca non dice mai che Gesù venne percosso o flagellato. Egli va verso la croce in pieno dominio della situazione" (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, Nuovo Grande Commentario Biblico, Queriniana, 2002, p. 937, ISBN 88-399-0054-3.) e "nonostante l'omissione di Luca del castigo inferto a Gesù, forse per sua preferenza di non fare sottostare Gesù a una tale violenza fisica, la tradizione conteneva riferimento a una flagellazione di Gesù che Marco/Matteo e Giovanni usarono in modi differenti" ([[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]], The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 851-853, ISBN 978-0-300-14009-5.), inoltre in Luca "questa pena non è legata alla sentenza capitale, a differenza di Mt27,26 e Mc15,15 (che impiegano il termine tecnico ''flagellare'')" ([[Bibbia TOB]], Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 280.); [in Giovanni]: "nell'arrangiamento altamente teologico del processo Romano in 7 episodi di Giovanni la flagellazione è parte di un episodio in metà [e] la sequenza in Giovanni19,1-5 implica che la flagellazione fu fatta dentro il pretorio, la sequenza in Marco15,15-16; Matteo27,26-27 implica che la flagellazione fu fatta fuori dal pretorio" (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 852-853, ISBN 978-0-300-14009-5.) e teologicamente Giovanni "considera senza dubbio gli eventi in un altro modo e suggerisce che si veda in Gesù l'uomo vero che, con questa stessa umiliazione, inaugura la regalità messianica" (Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 351.); infine, "solo Marco/Matteo menzionano che Gesù fu flagellato alla fine del suo processo" e "Marco/Matteo hanno il più plausibile momento per la flagellazione, ovvero alla fine del processo Romano e dopo che Gesù è stato sentenziato, così che la flagellazione è parte della pena per la crocifissione" (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 851, 871, ISBN 978-0-300-14009-5).</ref>
 
Pilato è anche presente negli ''[[Atti di Pilato]]'', un [[apocrifo biblico]] del II/III secolo.
 
[[Eusebio di Cesarea]], citando degli scritti apocrifi, afferma che Pilato non ebbe fortuna sotto il regno di [[Caligola]], che lo inviò nelle Gallie, dove si sarebbe suicidato nella città di [[Vienne (Francia)|Vienne]].<ref>Eusebio, ''Historia Ecclesiae'' II: 7.</ref> Anche secondo [[Agapio di Ierapoli]] Pilato si suicidò durante il primo anno del regno di Caligola.<ref>{{Cita web|url=https://www.tertullian.org/fathers/agapius_history_02_part2.htm|titolo=Agapius, Universal History (1909) part 2. pp.1-287.|accesso=25 giugno 2025}}</ref>
 
=== Fonti antiche non cristiane ===
AltriUn testialtro chetesto ciche parlanoparla di luiPilato in relazione a Gesù sonoè il ''[[Testimonium Flavianum]]'', un brano tramandato all'interno delle ''[[Antichità giudaiche]]'' dello storico giudeo [[Flavio Giuseppe]] e risalente all'anno [[93]] o [[94]]:
{{citazione|''Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ede attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'di altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani.''}}
 
Questo passaggio, noto come ''[[Testimonium Flavianum]]'', è da tempo oggetto di discussione a causa del suo tono celebrativo: la maggioranza degli studiosi lo ritiene autentico nella sostanza ma oggetto di interpolazioni da parte di copisti medievali. In un manoscritto arabo del X secolo ne è ad esempio documentata una versione con le stesse informazioni ma in una versione più scarna e priva degli elementi celebrativi.
Il Testimonium Flavianum tuttavia è da tempo oggetto di importanti dibattiti: sembra improbabile che uno storico di fede ebraica, che non aderì mai al cristianesimo, possa avere affermato con così tanta sicurezza che Gesù fosse il Cristo e che egli fosse risorto dai morti.<ref>{{Cita libro|nome=Flavius|cognome=Josephus|titolo=Josephus, the Essential Writings: A Condensation of Jewish Antiquities and The Jewish War|url=https://books.google.com/books?id=8n6IAAAACAAJ&newbks=0&hl=it|accesso=7 settembre 2021|data=1988|editore=Kregel Publications|lingua=en|ISBN=978-0-8254-2963-7}}</ref> Per tale motivo, gli studiosi odierni ritengono che il ''Testimonium'' originariamente scritto da Flavio Giuseppe sia stato oggetto di un'interpolazione da parte dei copisti cristiani, che avrebbero aggiunto a esso materiale non presente nell'opera originale.<ref>{{Cita libro|nome=Robert Van|cognome=Voorst|titolo=Jesus Outside the New Testament: An Introduction to the Ancient Evidence|url=https://books.google.com/books?id=lwzliMSRGGkC&newbks=0&hl=it|accesso=7 settembre 2021|data=13 aprile 2000|editore=Wm. B. Eerdmans Publishing|lingua=en|pp=509-511|ISBN=978-0-8028-4368-5}}</ref>
 
Nonostante ciò, la maggioranza degli studiosi odierni ritiene che il ''Testimonium'' non sia una completa interpolazione cristiana e che fosse originariamente presente nel testo delle ''Antichità Giudaiche'', sebbene sia stato poi oggetto di modifiche da parte di copisti.<ref name=":0">{{Cita libro|nome=John P.|cognome=Meier|titolo=Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico|url=https://books.google.com/books?id=sZEuPQAACAAJ&newbks=0&hl=it|accesso=|data=2001|editore=Queriniana|lingua=it|pp=|ISBN=978-88-399-0417-1}}</ref><ref name=":1">{{Cita libro|nome=Bart D.|cognome=Ehrman|titolo=Gesù è davvero esistito? Un'inchiesta storica|url=https://books.google.com/books?id=EXD8mgEACAAJ&newbks=0&hl=it|accesso=7 settembre 2021|data=2013|editore=Mondadori|lingua=it|pp=64, 350|ISBN=978-88-04-63232-0}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Ed Parish|cognome=Sanders|titolo=Gesù: la verità storica|url=https://books.google.com/books?id=hSRXxgEACAAJ&newbks=0&hl=it|accesso=7 settembre 2021|data=1995|editore=Club degli editori|lingua=it}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|nome=James Carleton|cognome=Paget|data=2001|titolo=SOME OBSERVATIONS ON JOSEPHUS AND CHRISTIANITY|rivista=The Journal of Theological Studies|volume=52|numero=2|pp=539-624|accesso=7 settembre 2021|url=https://www.jstor.org/stable/23970004}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Luciano|cognome=Canfora|titolo=La conversione: come Giuseppe Flavio fu cristianizzato|url=https://books.google.com/books?id=QYpFzgEACAAJ&newbks=0&hl=it|accesso=7 settembre 2021|data=2021|editore=Salerno editrice|lingua=it|ISBN=978-88-6973-573-8}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://standpointmag.co.uk/jesus-in-the-eyes-of-josephus-features-jan-10-geza-vermes/|titolo=Jesus in the Eyes of Josephus|sito=Standpoint|data=14 dicembre 2009|lingua=en|accesso=7 settembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210918163503/https://standpointmag.co.uk/jesus-in-the-eyes-of-josephus-features-jan-10-geza-vermes/|urlmorto=sì}}</ref>
 
Un riferimento a Pilato è inoltre presente nel brano dello storico romano [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]] risalente all'anno [[116]] o [[117]]:
{{citazione|''Cristo era stato ucciso sotto l'imperatore [[Tiberio]] dal procuratore Pilato; questa esecrabile superstizione, momentaneamente repressa, è iniziata di nuovo, non solo in Giudea, origine del male, ma anche nell'Urbe (Roma), luogo nel quale confluiscono e dove si celebrano ogni tipo di atrocità e vergogne.''}}
 
Secondo alcuni, in questo passo di Tacito ci sarebbe un errore: a Pilato infatti viene assegnato il ruolo di procuratore e non quello di prefetto, mentre tale titolo, a parere di alcuni studiosi, entrò in uso solo dal [[44]]. AltriInoltre fannoil peròfatto notareche comePilato ilvenisse termineanche "procuratore"qualificato vengacon peròil attribuitotitolo dadi [[Flavioprefetto Giuseppe]]è ancheconfermato adal [[Coponio]],rinvenimento ildell'iscrizione primodi Cesarea, dov''prefectusè cumappunto iuredefinito gladii''Prefetto della Giudea appena diventata provincia romana.<ref>[http://pace.mcmaster.ca/york/york/showText?book=2&chapter=8&textChunk=whistonSection&chunkId=1&go.x=15&go.y=9&go=go&text=wars&version=whiston&direction=&tab=&layout=split Flavio Giuseppe, ''Guerra Giudaica'' II, 8].</ref>
Questo dimostrerebbe una certa confusione nell'uso dei termini da parte degli storici antichi: prefetto indicava un ruolo militare, procuratore un ruolo legato alle finanze.
 
Altri fanno però notare come il termine "procuratore" venga attribuito da [[Flavio Giuseppe]] anche a [[Coponio]], il primo ''prefectus cum iure gladii'' della Giudea appena diventata provincia romana.<ref>Flavio Giuseppe, ''Guerra Giudaica'' II, 8.</ref> Questo dimostrerebbe una certa confusione nell'uso dei termini da parte degli storici antichi: prefetto indicava un ruolo militare, mentre procuratore un ruolo legato alle finanze.
==== Iscrizione di Cesarea di Palestina ====
{{per approfondire|Iscrizione di Pilato}}
[[File:Caesarea Maritima 2010-09-23 09-28-35 2.JPG|thumb|left|Copia dell'iscrizione trovata presso il teatro di [[Cesarea marittima]] nel [[1961]]. Vi si leggono il [[committente]], con il [[gentilizio]] ''Pontius'' e il [[cognomen]] ''Pilatus'', la carica dello stesso, ''Prefectus Iudeae'' ([[prefetto]] della [[Giudea]]), il nome del dedicatario, ''Tiberiéum''.]]
Nel [[1961]] presso l'anfiteatro romano di [[Cesarea marittima|Cesarea]] è stata infine rinvenuta casualmente una lapide risalente al periodo [[Tiberio|tiberiano]] sulla quale Pilato veniva menzionato nell'incisione incompleta che recita: "[Caesarensibu]s Tiberiéum/[Pon]tius Pilatus/[Praef]ectus Iuda[ea]e".<ref name="lapide">[http://www.infotdgeova.it/citazioni/pilato.php Descrizione dell'incisione menzionante Ponzio Pilato a Cesarea].</ref> traducibile forse come "presso i Cesarensi, Ponzio Pilato, Prefetto di Giudea, [dedicato a] Tiberio". Altre interpretazioni riferiscono di una possibile attestazione di lavori effettuati da Pilato presso l'anfiteatro della città, forse colpita da un [[terremoto]] o della presenza sul luogo del ritrovamento di un [[tempio]] realizzato in onore dell'imperatore da Pilato.<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.pilloledistoria.it/6682/storia-antica/ponzio-pilato-breve-biografia-delluomo-che-condanno-gesu|titolo = iscrizione di Cesarea|accesso = |editore = |data = }}</ref>
 
=== Pilato nella Chiesa ortodossa etiope ===
La [[Chiesa ortodossa etiope]] segue una tradizione secondo cui, dopo il processo a Gesù, Pilato si convertì; per questo lo venera come santo, celebrandone la ricorrenza il 25 giugno.<ref name="santo"/>
 
La [[Chiesa ortodossa etiope]] segue una tradizione secondo cui, dopo il processo a Gesù, Pilato si convertì e lo venera come santo, celebrandone la ricorrenza il 25 giugno.<ref name="santo"/> Secondo altre tradizioni si suicidò.
[[File:Peltuinum 18.JPG|thumb|upright=1.3|Resti di [[Peltuinum]], in [[provincia dell'Aquila]], dove Pilato avrebbe posseduto la villa dell'esilio]]
[[Antoine de La Sale]], scrittore e viaggiatore francese del XV secolo, riporta una leggenda raccolta durante un viaggio nell'Italia Centrale secondo cui Ponzio Pilato, riportato a [[Roma]] da [[Vespasiano]] fu fatto uccidere e il suo cadavere, su di un carro trainato da buoi, trasportato verso le pendici del [[Monte Vettore]] nel massiccio dei [[Monti Sibillini|Sibillini]], e gettato in un [[Lago di Pilato|lago]], che oggi porta il suo nome.
 
== Nella leggenda ==
{{F|militari romani|santi latini|arg2=politici romani|maggio 2017|}}
[[File:Fontana Fraterna (Isernia).JPG|thumb|left|Fontana Fraterna di [[Isernia]]: una iscrizione romana di dedica a Pilato ha fatto ipotizzare la sua nascita nella città sannita]]
[[File:Fontana Fraterna (Isernia).JPG|thumb|left|[[Fontana Fraterna]] di Isernia: una lastra d'età romana contenente l'epigrafe ''AE PONT'' è stata popolarmente interpretata come una dedica proveniente dal monumento sepolcrale di Pilato]]
La tradizione cristiana ha generato numerose leggende in competizione tra loro sul suo luogo di nascita.
 
Molte località si contendono l'onore di avergli dato i natali o di averlo ospitato al suo rientro nella penisola italica dopo i fatti evangelici.
La tradizione cristiana ha generato leggende in competizione tra loro sul suo luogo di nascita.
 
Tra le tante troviamo quella che asserisce origini irpine, precisamente nel comune dell'odierna [[Forino]]. Marco Livio Druso Claudiano, nonno materno di Tiberio, e Tito Ponzio, presunto nonno di Pilato, sarebbero stati amici e, avendo condiviso insieme molte vicende militari, quando il primo ebbe vasti latifondi attorno alla colonia romana di ''Abellinum'', il secondo avrebbe ottenuto la terra di Forino fino al fiume Fenestrella e all’Avanella, in cui avrebbe gestito un’officina da fabbro. Tito Ponzio avrebbe avuto verso il 58 a.C. un figlio omonimo, anch'egli fabbro. Tito Ponzio Iunior, collaboratore di Agrippa, nel perforare con i suoi punteruoli il sottosuolo forinese (Forinus) per il passaggio dell’acquedotto augusteo, avrebbe a sua volta generato il futuro prefetto verso il 15 a.C. {{chiarire|PILATO primipilo ed esperto di metalli e viticoltura}}.<ref>{{Cita libro|titolo=Santa Claudia Procula e Pilato}}</ref>
Numerose località si contendono l'onore di avergli dato i natali o di averlo ospitato al suo rientro in [[Italia]] dopo i fatti evangelici. Ad esempio, a San Pio di [[Fontecchio]] ([[Provincia dell'Aquila|AQ]]) vi è un monte detto ''Montagna di Pilato'' dove la tradizione locale colloca la villa in cui Pilato si ritirò prima di morire. Il ritrovamento in tempi recenti di resti di edifici romani ha stimolato ulteriormente questa leggenda.
 
A San Pio di [[Fontecchio]] ([[provincia dell'Aquila|AQ]]) invece vi è un monte detto ''Montagna di Pilato'' dove la tradizione locale colloca la villa in cui Pilato si ritirò prima di morire. Il ritrovamento in tempi recenti di resti di edifici d'età romana ha stimolato ulteriormente questa leggenda.
Altre leggende parlano delle rovine romane di [[Peltuinum]] presso L' Aquila. Vi è anche una rivendicazione molisana sulla città natale di Pilato, ossia [[Isernia]], per un'iscrizione romana di dedica sulla storica [[Fontana Fraterna]].
 
UnAltre leggende hanno come riferimento l'altraantica leggendacittà di ''[[Peltuinum]]'' (AQ), narrasostenendo che la villa di Pilato fosse localizzata a [[Tussio]] ([[Provincia dell'Aquila|AQ]]), nelle vicinanze dell'antica [[Peltuinum]]. Ad avvalorarealimentare ulteriormente la tesileggenda è sopravvenuto il ritrovamento di due leoni in pietra risalenti al [[I secolo]], che porterebbero invece ada indicarne la tomba. Sempre a Pilato viene accreditata l'introduzione nella piananell'[[altopiano di [[Navelli]] dello [[Crocus sativus|zafferano]] (''Crocus sativus'').
 
Vi è anche una rivendicazione molisana sulla città natale di Pilato, ossia [[Isernia]], per un'epigrafe d'età romana presente sulla storica [[fontana Fraterna]].
Secondo un'altra leggenda Pilato fu esiliato dall'imperatore [[Caligola]] a [[Vienne (Francia)|Vienne]] in [[Francia]] e vi è morto suicida. Sulla via per Vienne avrebbe soggiornato prima a [[Torino]], nella [[Porta Palatina]], poi a [[Nus]] in [[Valle d'Aosta]], dove il castello è noto col nome di "[[Castello di Pilato]]", nonostante la costruzione attuale risalga al medioevo.
 
Secondo un'altra leggenda, Pilato fu esiliato dall'imperatore [[Caligola]] a [[Vienne (Francia)|Vienne]], in [[Gallia]], e vi morì suicida. Sulla via per Vienne avrebbe soggiornato prima a [[Torino]], nella [[Porta Palatina]], e poi a [[Nus]] in [[Valle d'Aosta]], dove il castello è noto con il nome di "[[Castello di Pilato]]", nonostante la costruzione attuale risalga al medioevo.
Altra leggenda vuole i suoi natali ad [[Atina]] ([[Provincia di Frosinone|FR]]).
 
Altra leggenda vuole i suoi natali ad [[Atina]] ([[provincia di Frosinone|FR]]).
La leggenda che vuole [[Bisenti]] ([[provincia di Teramo|TE]]) quale patria di Ponzio Pilato, a differenza delle altre leggende riferite ad altri luoghi, è molto articolata. Non si limita ad affermare che il prefetto sia nato a Bisenti ma spiega i dettagli dell'origine bisentina del preside romano. Secondo questa tradizione, tramandata di generazione in generazione, un avo del celebre funzionario romano, Ponzio Aquila, partecipò alla congiura delle idi di Marzo contro Giulio Cesare; con il ristabilirsi dell'ordine pubblico, le famiglie dei cesaricidi furono confinate presso le colonie romane e tra queste i Ponzi furono esiliati in quel di Berethra (antico nome di Bisenti dal greco BARATRON “valle stretta e profonda"). Nato e cresciuto in questa località, il giovane e futuro prefetto ebbe dunque la possibilità di conoscere le tradizioni ebraiche ed apprendere una la lingua “straniera”, l'aramaico. L'allora Berethra, infatti, era è ubicata nel cuore di un territorio, dell'area centro-adriatica, conosciuto in antichità con la denominazione di "palestina piceni" in quanto colonizzato nel 600 a.C. circa da popolazioni mediorientali provenienti dalla terra di Canaan. Proprio la conoscenza del linguaggio e delle abitudini simil-giudaiche, apprese vivendo nella “Palestina Piceni”, avvantaggiarono il giovane militare Ponzio Pilato nella nomina di V prefetto della Giudea. A Bisenti è visitabile il luogo che la tradizione indica come casa natale di Ponzio Pilato. L'edificio, anche se modificato e ristrutturato nel corso dei secoli, conserva ancora, nel suo impianto, le caratteristiche di una tipica domus romana: un lato dello stabile presenta un porticato con un cortiletto o “vestibolo”, sul lastrico di tale corte si notano dei resti di una antica pavimentazione realizzata con ciottoli che formano delle particolari geometrie molto simili alle figurazioni dei mosaici che impreziosivano le ville romane. A ridosso di tale cortiletto si trova un locale, l'“atrium” della “casa di Ponzio Pilato”. Al di sotto di tale area dell'edificio, sono presenti due enormi cisterne che, per le caratteristiche tecniche costruttive delle murature in “opus caementicium” e per la presenza di alcune tracce di intonaco impermeabile di tipo “opus signinum”, possono essere fatte risalire all'epoca romana. Sotto l‘ ”impluvium”, è ancora perfettamente conservato un [[qanat]], un sistema di distribuzione idrico molto diffuso nei territori mediorientali. Non si può dunque escludere che il qanat di Bisenti sia stato realizzato proprio da Ponzio Pilato che, avendone appreso la tecnologia costruttiva in
Giudea, una volta tornato in patria pensò bene di costruire un sistema idrico
del genere per captare le acque da una falda, incanalarle mediante una galleria sotterranea per alcuni chilometri e prelevarla, per le proprie esigenze personali, da un pozzo situato all'interno della sua casa e, per le necessità degli altri concittadini Berethriani, in una fonte di erogazione pubblica, oggi denominata "fonte vecchia", della quale si possono ancora ammirare, integralmente preservate, i cunicoli di adduzione e le vasche di decantazione.
 
[[File:Case presso l'antica chiesa di Sant'Emidio - panoramio.jpg|thumb|La presunta casa di Pilato a Bisenti (TE)]]
Comunque, ad avvalorare la leggenda che Pilato fosse di origine [[Abruzzo|abruzzese]], vi è l'ipotesi che lo fa discendere dalla famiglia [[Vestini|Vestina]] dei Ponzi, da cui sarebbero usciti, al tempo della [[guerra sociale]], gli avi di Ponzio Pilato quali condottieri dell'esercito [[sanniti|sannita]]. Questa vecchia tradizione popolare è anche presente in un'opera minore di [[Ennio Flaiano]]. È anche riportata da [[Angelo Paratico]] in "gli assassini del Karma" e da [[Giacomo Acerbo]] in "fra due plotoni di esecuzione".
La tradizione che vuole [[Bisenti]] ([[provincia di Teramo|TE]]) quale patria di Ponzio Pilato è più articolata rispetto alle versioni riferite ad altri luoghi. Non si limita ad affermare che il prefetto sia nato a Bisenti, ma spiega i dettagli della sua origine bisentina. Secondo questa leggenda (che mescola fatti e personaggi storici a interpretazioni pseudo-storiche) un avo del celebre funzionario romano, [[Lucio Ponzio Aquila|Ponzio Aquila]], avrebbe partecipato alla congiura delle idi di marzo contro [[Gaio Giulio Cesare]]. Con il ristabilirsi dell'ordine pubblico, le famiglie dei cesaricidi furono confinate presso varie città; tra queste i Ponzi furono esiliati in quel di Berethra (da alcuni identificata con Bisenti, forse dal greco ''Barathon'', "valle stretta e profonda"). Nato e cresciuto in questa località, il futuro prefetto avrebbe avuto dunque la possibilità di conoscere le tradizioni ebraiche e apprendere una lingua straniera, l'aramaico. L'allora Berethra, infatti, {{Senza fonte|sarebbe stata ubicata nel cuore di un territorio dell'area centro-adriatica conosciuto in antichità con la denominazione di ''Palestina Piceni'', in quanto colonizzato nel 600 a.C. circa da popolazioni provenienti dalla [[terra di Canaan]]}}. Proprio la conoscenza del linguaggio e delle abitudini simil-giudaiche, apprese vivendo nella "Palestina Piceni", avrebbero avvantaggiato il giovane militare Ponzio Pilato nella nomina di prefetto della Giudea. A Bisenti è visitabile il luogo che la tradizione indica come casa natale di Ponzio Pilato. L'edificio, anche se modificato e ristrutturato nel corso dei secoli, conserva ancora, nel suo impianto, le caratteristiche di una tipica ''domus'' romana. Sotto l'''impluvium'', è ancora perfettamente conservato un [[qanat]], un sistema di distribuzione idrico diffuso nei territori mediorientali. {{Chiarire|Non si può dunque escludere|oppure sì? Di tradizioni popolari si sta parlando}} che il qanat di Bisenti sia stato realizzato proprio da Ponzio Pilato che, avendone appreso la tecnologia costruttiva in Giudea, una volta tornato in patria avrebbe costruito un sistema idrico del genere.
 
Sempre legata al territorio [[Abruzzo|abruzzese]], vi è l'ipotesi che lo fa discendere dalla {{Senza fonte|famiglia [[Vestini|vestina]] dei Ponzi, i cui membri avrebbero partecipato alla [[guerra sociale]] quali condottieri dell'esercito [[Sanniti|sannita]]}}. Questa vecchia tradizione popolare è anche presente in un'opera minore di [[Ennio Flaiano]]. È anche riportata da [[Angelo Paratico]] in ''Gli assassini del Karma'' e da [[Giacomo Acerbo]] in ''Fra due plotoni di esecuzione''.
La figura di Ponzio Pilato è legata a diverse tradizioni anche in [[provincia di Latina]]: l'[[isola]] di [[Ponza]] lega il suo nome ad una leggenda che lo vuole esiliato qui, mentre i suoi natali sono rivendicati anche dalle antiche [[città]] di [[Cori]]
e [[Cisterna|Cisterna di Latina]].
Notevole è anche la tradizione attestata ad Ameria oggi [[Amelia (Italia)|Amelia]] dove oltre ad essersi tramandata la "leggenda" del Palazzo di Pilato ed essere attestata la presenza di una villa romana in località monte Pelato (ma forse più correttamente Pilato) nel XVI secolo un'iscrizione ritrovata nei pressi della chiesa Abbazia di San Secondo desta sicuramente una certa curiosità. Si parla infatti di un certo ['Pilatus/IIII VIR/QUINQ (UENNALIS) (CIL, XI 4396)].
Tale iscrizione avvalorerebbe quanto riportato nel Vangelo Apocrifo cd Atti di Pilato dove più volte viene citata la Città di Ameria quale luogo di esilio e morte del governatore.
 
La figura di Ponzio Pilato è legata a diverse tradizioni anche in [[provincia di Latina]]: l'[[isola]] di [[Ponza]] lega il suo nome a una leggenda che lo vuole esiliato qui, mentre i suoi natali sono rivendicati anche dalle antiche città di [[Cori]] e [[Cisterna|Cisterna di Latina]].
Circa la morte esistono diverse ipotesi: giustiziato dall'Imperatore [[Caligola]]; suicida in Gallia dopo esservi stato esiliato; penitente e convertito al [[Cristianesimo]] per influenza della moglie [[Claudia Procula]] (canonizzata dalla [[Chiesa greco-ortodossa]]); morto a [[Vienne (Francia)|Vienne]] o a Latina.<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.pilloledistoria.it/6682/storia-antica/ponzio-pilato-breve-biografia-delluomo-che-condanno-gesu|titolo = morte di Pilato|accesso = |editore = |data = }}</ref>
Notevole è anche la tradizione attestata ad ''Ameria'' (oggi [[Amelia (Italia)|Amelia]]) dove, oltre a essersi tramandata la leggenda del Palazzo di Pilato ed essere attestata la presenza di una villa romana in località monte Pelato (forse da Pilato), nel XVI secolo un'iscrizione ritrovata nei pressi della chiesa abbazia di San Secondo desta sicuramente una certa curiosità. Si parla infatti di un certo ['Pilatus/IIII VIR/QUINQ (UENNALIS) (CIL, XI 4396)].
Tale iscrizione avvalorerebbe quanto riportato nel Vangelo apocrifo degli [[Atti di Pilato]], dove più volte viene citata la città di ''Ameria'' quale luogo di esilio e morte del governatore.
 
Circa la morte esistono diverse ipotesi: giustiziato dall'imperatore [[Caligola]]; suicida in Gallia dopo esservi stato esiliato; penitente e convertito al [[Cristianesimo]] per influenza della moglie [[Claudia Procula]] (canonizzata dalla [[Chiesa greco-ortodossa]]); morto a Vienne o presso Latina.<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.pilloledistoria.it/6682/storia-antica/ponzio-pilato-breve-biografia-delluomo-che-condanno-gesu|titolo = morte di Pilato|accesso = |data = }}</ref>
== Influenza nella letteratura ==
Pilato è stato a volte identificato nella ''[[Divina Commedia]]'' di [[Dante Alighieri]] come "Colui/Che fece per viltade il gran rifiuto".
 
[[Antoine de La Sale]], scrittore e viaggiatore francese del [[XV secolo]], riporta una leggenda raccolta durante un viaggio nell'[[Italia Centrale]] secondo cui Ponzio Pilato, riportato a Roma da [[Vespasiano]], fu fatto uccidere e il suo cadavere trasportato, su un carro trainato da buoi, verso le pendici del [[Monte Vettore]], nel massiccio dei [[Monti Sibillini|Sibillini]], per essere infine gettato nel [[Lago di Pilato|lago]] che oggi porta il suo nome.
Nel racconto ''Il procuratore della Giudea'' ([[1902]]) dello scrittore [[Francia|francese]] [[Anatole France]], un Ponzio Pilato vecchio e amareggiato rievoca con un commilitone i vecchi tempi del servizio in Palestina, la litigiosità e la ingovernabilità degli Ebrei, le azioni intraprese e le critiche ricevute, i riconoscimenti e le sanzioni ad opera della burocrazia imperiale. Dell'episodio della condanna di un eversore a nome Gesù il Nazareno, pretesa e ottenuta dai maggiorenti locali, nessun ricordo.
 
== Influenza nella cultura e nella letteratura ==
Il romanzo ''[[Il Maestro e Margherita]]'' (1966-'67) dello scrittore russo [[Michail Afanas'evič Bulgakov]] contiene un [[Pseudobiblion|romanzo nel romanzo]] incentrato sull'incontro tra Pilato e Yeshua (il nome ebraico di [[Gesù]]). Nel romanzo di Bulgakov è infatti presente una riscrittura del processo a Gesù dei [[Vangelo|Vangeli]]. Nel finale (nel capitolo ''Il perdono e il rifugio eterno''), Pilato guarda con ''occhi ciechi'' il disco della luna, condannato insieme al suo unico amico ''fedele guardiano'', un cane scuro (''... chi ama deve condividere la sorte dell'oggetto del suo amore''),<ref>Michail Afanas'evič Bulgakov, ''Il Maestro e Margherita'', Guaraldi ed., Torriana 1995, p. 440.</ref> a dormire da duemila anni in un luogo deserto, ma colpito dall'insonnia quando c'è la luna piena.
{{Vedi anche|Che fece per viltade il gran rifiuto}}
Indipendentemente dal giudizio storico o religioso sulla sua figura, il ruolo centrale avuto da Pilato nelle vicende di Gesù Cristo (e di conseguenza nella nascita del [[cristianesimo]]) ne ha fatto uno dei personaggi più citati e utilizzati nella letteratura mondiale. La presenza del suo nome all'interno del Credo cristiano (''patì sotto Ponzio Pilato''), recitato da tutti i fedeli che partecipano alle celebrazioni eucaristiche in tutto il mondo, rende probabilmente Pilato il personaggio dell'antichità romana più nominato nei secoli. Inoltre Pilato è stato da alcuni identificato nella ''[[Divina Commedia]]'' di [[Dante Alighieri]] dalla perifrasi «''Vidi e conobbi l'ombra di '''colui /''' [[Che fece per viltade il gran rifiuto]]''».<ref>[[Giovanni Pascoli]], ''Colui che fece il gran rifiuto'', in "[[Il Marzocco]]", a. VII, n. 27, 6 luglio 1902</ref><ref>Dante Alighieri, ''La Divina Commedia. Inferno'', a cura di [[Natalino Sapegno]], Venezia, La Nova Italia, 1984</ref><ref>Giovanni Iannucci, ''Pilato l'ignavo. Esegesi evangelico-dantesca'', Bologna, Forni, 1974</ref><ref>Ottaviano Giannangeli, ''Fu Pilato e non Celestino V l'autore del "gran rifiuto" in Dante'', in "Il Monitore", Pescara, marzo 1999</ref>
 
Nel racconto ''Il procuratore della Giudea'' ([[1902]]) dello scrittore [[Francia|francese]] [[Anatole France]], un Ponzio Pilato vecchio e amareggiato rievoca con un commilitone i vecchi tempi del servizio in Palestina, la litigiosità e la ingovernabilità degli Ebrei, le azioni intraprese e le critiche ricevute, i riconoscimenti e le sanzioni a opera della burocrazia imperiale. Dell'episodio della condanna di un eversore a nome Gesù il Nazareno, pretesa e ottenuta dai maggiorenti locali, nessun ricordo.
 
Il breve romanzo ''[[Ponzio Pilato (romanzo)|Ponzio Pilato]]'' (1961) di [[Roger Caillois]] immagina l'arresto e il processo di Gesù Cristo dal punto di vista di Pilato, che qui è un funzionario imperiale di basso rango dal carattere debole, e un uomo sostanzialmente laico e razionale, incapace di capire ciò che gli appare come il fanatismo degli ebrei. La questione dell'arresto di Gesù gli appare inizialmente come una seccatura politica che rischia di provocare una rivolta, di rovinare le relazioni con l'élite sacerdotale ebraica e la sua reputazione presso i superiori. A Pilato viene consigliato di sacrificare Gesù come il modo più facile per uscire da questa situazione, ma egli esita perché sente che commetterebbe un'ingiustizia. Alla fine, dopo una notte di tormentose riflessioni, Pilato decide di avere la libertà di fare ciò che è giusto e libera Gesù, cambiando così tutta la successiva storia umana.
 
Il romanzo ''[[Il maestro e Margherita]]'' (1966-67) dello scrittore russo [[Michail Afanas'evič Bulgakov]] contiene un [[pseudobiblion|romanzo nel romanzo]] incentrato sull'incontro tra Pilato e Yeshua (il nome ebraico di [[Gesù]]). Nel romanzo di Bulgakov è infatti presente una riscrittura del processo a Gesù dei [[Vangelo|Vangeli]]. Nel finale (nel capitolo ''Il perdono e il rifugio eterno''), Pilato guarda con ''occhi ciechi'' il disco della luna, condannato insieme al suo unico amico ''fedele guardiano'', un cane scuro (''... chi ama deve condividere la sorte dell'oggetto del suo amore''),<ref>Michail Afanas'evič Bulgakov, ''Il Maestro e Margherita'', Rimini, Guaraldi 1995, p. 440.</ref> a dormire da duemila anni in un luogo deserto, ma colpito dall'insonnia quando c'è la luna piena.
 
[[Friedrich Nietzsche]] loda Pilato come figura intellettuale aristocratica in un aforisma del saggio ''[[L'Anticristo (saggio)|L'anticristo]]'':
{{Citazione|Devo aggiungere che in tutto il Nuovo Testamento emerge appena una sola figura a cui si debba rendere onore? Pilato il governatore romano. Prendere sul serio un affare tra Ebrei – è qualcosa di cui non riesce a rendersi conto. Un ebreo di più o di meno – che importa? [...] La nobile ironia di un romano al cui cospetto vien fatto un abuso spudorato della parola "verità", ha arricchito il Nuovo Testamento dell'unica parola che abbia valore – che è la critica, l'annientamento stesso di quello: "[[Quid est veritas?|che cos'è la verità]]"!|Nietzsche<ref>F. Nietzsche, L'Anticristo, Newton Compton, Roma, 1977, pagg. 38 e 70</ref>}}
 
== Filmografia su Ponzio Pilato ==
* ''[[Ponzio Pilato'', [[1961(film)|Ponzio Pilato]]'', regia di [[Gian Paolo Callegari]] e [[Irving Rapper]] (1962)<ref>http{{Cita web|url=https://www.comingsoon.it/film/ponzio-pilato/17672/scheda/|titolo=PONZIO PILATO - Film (1961)|sito=ComingSoon.it|lingua=it|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
* ''[[L'inchiesta'', [[(film 1986)|L'inchiesta]]'', regia di [[Damiano Damiani]] (1986)<ref>http{{Cita web|url=https://www.comingsoon.it/film/l-inchiesta/5626/scheda/|titolo=L'inchiesta - Film (1986)|sito=ComingSoon.it|lingua=it|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
* ''[[Secondo Ponzio Pilato'', [[1988(film)|Secondo Ponzio Pilato]]'', regia di [[Luigi Magni]] (1987)<ref>http{{Cita web|url=https://www.mymovies.it/dizionariofilm/recensione1988/secondo-ponzio-pilato/|titolo=Secondo Ponzio Pilato|autore=MYmovies.asp?idit|sito=22010MYmovies.it|lingua=it|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
* ''Il Maestro e Margherita'', regia di [[Vladimir Bortko]] (2005), trasposizione televisiva in 10 puntate [[Il maestro e Margherita|dell'omonimo romanzo]] di [[Michail Afanas'evič Bulgakov|Bulgakov]]<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=The Master and Margarita (TV Mini-Series 2005-)|accesso=18 luglio 2017|url=https://www.imdb.com/title/tt0403783/plotsummary}}</ref>
 
== Note ==
<references group="Nota"/>
 
=== Riferimenti ===
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|nome=Giorgio|cognome=Agamben|wkautore=Giorgio Agamben|titolo=Pilato e Gesù|collana=Sassi nello stagno|data=2013|editore=[[Nottetempo]]|ISBN=978-88-7452-409-9}}
* ''Il processo di Gesù'', [[Josef Blinzler]], Brescia, [[Paideia]], 1966
* ''ApocrifiJosef delBlinzler, Nuovo Testamento'',Il a curaprocesso di L.MoraldiGesù'', TorinoBrescia, [[UTETPaideia]], 19711966.
* Helen K. Bond, ''Ponzio Pilato: storia e interpretazione'', edizione italiana a cura di Giulio Firpo, Brescia, Paideia 2008.
* ''Processo e morte di Gesù. Un punto di vista ebraico'', Chaim Cohn, Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 2000
* [[Chaim Cohn]], ''Processo e morte di Gesù. Un punto di vista ebraico'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 2000.
* ''Ponzio Pilato. Storia di un mito'', a cura di Giacomo Jori, Firenze, [[Leo S. Olschki|Olschki]], 2013 ISBN 978-88-222-6249-3
* Giovanni Iannucci, ''Vidi e conobbi. Osservazioni, note, chiarimenti e dibattiti su La Divina Commedia'', Bologna, A. Forni, 1963.
* ''Pilato e Gesù'', [[Giorgio Agamben]], Roma, [[Nottetempo]], 2013 ISBN 978-88-7452-409-9
* G. Iannucci, ''Pilato l'ignavo. Esegesi evangelico-dantesca'', Bologna, A. Forni, 1974.
* Giacomo Jori (a cura di), {{Cita libro|titolo=Ponzio Pilato: storia di un mito|collana=Biblioteca della Rivista di storia e letteratura religiosa. Studi|data=2013|editore=Leo S. Olschki editore|ISBN=978-88-222-6249-3}}<
* Luigi Moraldi (a cura di), ''Apocrifi del Nuovo Testamento'', Torino, [[UTET]], 1971.
* [[Giovanni Papini]], "La pazzia di Pilato", ne "I testimoni della passione", Vallecchi, 1937, pagg. 123-146.
* Davide Nardoni, ''Sotto Ponzio Pilato'', Roma, EILES, 1987.
* {{Cita libro|nome=Aldo|cognome=Schiavone|wkautore=Aldo Schiavone|titolo=Ponzio Pilato: un enigma tra storia e memoria|collana=Einaudi storia|data=2016|editore=Giulio Einaudi editore|ISBN=978-88-06-22836-1}}
* Camillo Bartolini, ''Secondo Pilato'', Siena, Cantagalli, 2023, ISBN 979-1259623478
 
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