Enrico V di Franconia: differenze tra le versioni
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{{Monarca
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|immagine = Herrschaftsübergabe von Heirich IV. an Heinrich V.jpg
|legenda = Enrico IV cede il trono a suo figlio Enrico V, immagine tratta dalla Cronica di [[Ekkehard|Ekkehard von Aura]]
|stemma = Corona ferrea monza (heraldry).svg
|inizio regno = 13 aprile [[1111]]
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|incoronazione = [[Antica basilica di San Pietro in Vaticano|Basilica di San Pietro]], 13 aprile [[1111]] da [[papa Pasquale II]]
|titolo1 = [[Re dei Romani]]
|inizio regno1 = 31 dicembre [[1105]]
|fine regno1 = 23 maggio [[1125]]
|incoronazione1 = * 6 gennaio [[1099]] (coreggente)
* 5 o 6 gennaio [[1106]] (unico re)
|titolo2 =
|incoronazione2 =
|altrititoli = [[Sovrani d'Italia#Salii di Franconia (1024–1125)|Re d'Italia]]<br />[[Re di Borgogna]]
|predecessore = [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]]
|successore = [[Lotario II di Supplimburgo|Lotario II]]
|predecessore1 = [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]]
|successore1 = [[Lotario II di Supplimburgo|Lotario II]]
|dinastia = [[Dinastia salica|Salica]]
|padre = [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]]
|madre = [[Berta di Savoia (1051-1087)|Berta di Savoia]]
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|luogo di sepoltura = [[Duomo di Spira]]
|consorte = [[Matilde d'Inghilterra (1102-1167)|Matilde d'Inghilterra]]
|religione = [[Chiesa cattolica|Cattolicesimo]]
}}
{{Bio
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|GiornoMeseMorte = 23 maggio
|AnnoMorte = 1125
|
|Attività = re
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato il quarto e ultimo [[Sovrani d'Italia#Salii di Franconia (1024–1125)|re d'Italia]] e [[imperatore del Sacro Romano Impero]] della [[dinastia salica]]
}}
== Biografia ==
=== Ascesa al trono imperiale ===
Figlio di [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] (Bagolan) e di [[Berta di Savoia]], succedette al trono dopo la deposizione del fratello maggiore [[Corrado di Lorena|Corrado]], avvenuta nell'aprile del [[1098]]. Fu eletto il 10 maggio dello stesso anno ''[[Re dei Romani|
Suo padre, l'imperatore Enrico IV, era stato in perpetuo conflitto con il [[papa
Nel [[1105]], ad [[Ingelheim]], Enrico V costrinse il padre ad abdicare a suo favore. Ma solo quando questi morì, l'anno successivo, il titolo di Enrico V fu universalmente riconosciuto. E, forte di questo riconoscimento, non tardò a volgersi contro il papa, proseguendo la politica imperiale antiromana del padre.
===
{{vedi anche|Lotta per le investiture}}
Nel maggio [[1105]], al Concilio di Nordhausen, Enrico affermò la propria devozione filiale alla Sede Apostolica. Ma dopo quest'iniziale politica conciliante, avanzò le stesse pretese di suo padre nei confronti del pontefice. Al [[Concilio di Guastalla]] (ottobre [[1106]]) i legati imperiali non raggiunsero un accordo con la Santa Sede ed Enrico continuò ad effettuare investiture episcopali.
Nel [[1109]] Enrico inviò un'ambasceria a [[papa Pasquale II]] allo scopo di giungere ad un accordo e ricevere la corona imperiale. La risposta di Pasquale fu rassicurante, ma il 7 marzo [[1110]], in un concilio tenuto nella basilica del Laterano, il pontefice ribadì il diniego all'investitura di vescovi e abati, riconoscendo però al re il diritto di [[regalia]], cioè alle proprietà e ai diritti sovrani trasmessi dalla Corona ai vescovi.
Per tutta risposta Enrico decise di venire in Italia. Formò due eserciti: uno guidato personalmente, che scese dalla [[Savoia (regione)|Savoia]] e il [[passo del Gran San Bernardo]], e l'altro che valicò il [[passo del Brennero]]. Secondo alcune fonti i due eserciti formarono una forza di 30.000 uomini a cavallo, il che portò il totale degli effettivi a 100.000 unità. Questo però è probabilmente impossibile: nessun imperatore per tutto il medioevo riuscirà a mettere insieme un esercito di queste dimensioni e quello di Enrico V poteva forse raggiungere le 10.000 unità<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 132|Salvatorelli, Italia}}.</ref>. <br>A [[Roncaglia]], nella pianura ad est di [[Piacenza]], i due eserciti si congiunsero e proseguirono uniti la discesa nella penisola. Si era nel novembre 1110. Enrico celebrò il [[Natale]] a [[Firenze]].
Nei giorni successivi all'Epifania del [[1111]], il re dei Romani giunse ad [[Acquapendente]]. Qui incontrò un'ambasceria del pontefice. Il 4 febbraio a [[Sutri]] avvenne l'incontro fra i rappresentanti imperiali e quelli del pontefice. I tedeschi affermarono che in Germania quella delle nomine vescovili da parte del re era un'usanza praticata senza contrasto da secoli. I rappresentanti pontifici replicarono con una proposta inaspettata: i vescovi tedeschi avrebbero rinunciato ai feudi dell'impero, così non sarebbero stati più vassalli del re; in cambio l'imperatore avrebbe rinunciato alle investiture delle nomine ecclesiastiche<ref>{{cita libro| nome= Ludwig | cognome= Hertling| nome2= Angiolino | cognome2= Bulla |titolo= Storia della Chiesa | anno= 2001| editore= Città Nuova| città= Roma | ed= dicembre 2001| ISBN= 88-311-9258-2|url= https://books.google.it/books?id=_ZMIB7qN8g8C&printsec=frontcover|p = 194}}</ref>. Sulla base di questa reciproca rinuncia, la proposta fu accolta (''[[Iuramentum Sutrinum]]'', 9 febbraio 1111). Furono stilati due documenti, uno di parte imperiale (''Decretum Heinrici de bonis ecclesiarum'') e uno di parte pontificia (''Privilegium Pascalis'')<ref name="finescisma">{{cita web|url=http://www.testimonianzecristiane.it/teologia/storia/finescisma.htm|titolo=Fine dello scisma|accesso=27 febbraio 2018}} </ref>.
Si decise di ratificarli a Roma e di renderli pubblici il giorno dell'incoronazione imperiale<ref>{{Treccani|giovanni-di-tuscolo_(Dizionario-Biografico)|Giovanni di Tuscolo}}</ref>. Re Enrico pose come unica condizione quella di sentire il parere dei vescovi tedeschi ed ottenere la loro approvazione.
Il papa e l'imperatore s'incontrarono il 12 febbraio nella piccola chiesa di S. Maria in Turri, nel portico della basilica di San Pietro<ref name="finescisma"/>. Mancava dunque solo il consenso dei vescovi tedeschi. Il cardinale Giovanni di Tuscolo fu incaricato di leggere pubblicamente i termini dell'accordo. I vescovi germanici mantennero un relativo controllo delle proprie emozioni alla presenza del papa ma poi nella sagrestia della basilica petrina, quando furono soli con il re, levarono alte le loro voci. I principi ecclesiastici tedeschi protestarono vivamente poiché l'accordo significava la spoliazione dei loro beni. Re Enrico, uscito dalla sagrestia, annunciò a Pasquale II che l'accordo non valeva più nulla.
La situazione precipitò: il papa rispose che anche l'incoronazione era annullata. Al che fu circondato dagli uomini di Enrico che lo sequestrarono, insieme al suo seguito, e lo portarono fuori dalla basilica con la forza. Appena si diffuse la notizia, tutta Roma scoppiò in rivolta. Enrico, prudentemente, lasciò la [[città leonina]] per accamparsi fuori dalle mura. Poi, il 16 febbraio, si diresse in un luogo sicuro in [[Sabina]] portando con sé il papa e i cardinali prigionieri, che furono rinchiusi nel castello di Tribuco, a Ponte Sfondato di [[Montopoli di Sabina]].
Due mesi dopo, l'11 aprile 1111, a [[Ponte Mammolo]], presso [[Tivoli]], sedici cardinali dichiararono, a nome di Pasquale II, che Enrico non sarebbe stato scomunicato per aver messo le mani sul pontefice e sui cardinali, che sarebbe stato incoronato e riconobbero la sua facoltà di conferire l'investitura ai vescovi e agli abati, purché liberamente eletti. A loro volta i rappresentanti del re promisero la liberazione del pontefice, l'amnistia ai romani rivoltosi e la restituzione alla Chiesa dei suoi beni<ref>{{cita|Salvatorelli|p. 137|Salvatorelli, Italia}}.</ref>.
L'incoronazione di Enrico fu celebrata il 13 aprile in San Pietro. Soddisfatto, l'imperatore tornò in Germania con il suo esercito.
Sulla via del ritorno, Enrico V incontrò [[Matilde di Canossa]] al [[Castello di Bianello]], vicino a [[Reggio Emilia]], fra il 6 e il 10 maggio.<ref>[https://books.google.it/books?id=JQYRxHw9lAoC&pg=PA171&dq=matilde+di+canossa%2Bviceregina+d'italia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi1-KPpko7YAhVGPRQKHdEhBYcQ6AEIMjAC#v=onepage&q=matilde%20di%20canossa%2Bviceregina%20d'italia&f=false Medioevo reggiano: studi in ricordo di Odoardo Rombaldi.]</ref><ref>[https://books.google.it/books?id=aJUzWrUZENsC&pg=PA36&dq=matilde+di+canossa%2Bviceregina+d'italia&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi1-KPpko7YAhVGPRQKHdEhBYcQ6AEIOzAE#v=onepage&q=matilde%20di%20canossa%2Bviceregina%20d'italia&f=false Emilia Romagna e Marche.]</ref><ref>Ogni anno tale episodio è rievocato a [[Quattro Castella]] con il [[Corteo Storico Matildico]]</ref>. Matilde gli confermò i feudi da lei messi in dubbio quando era vivo suo padre, chiudendo così una vertenza che era durata oltre vent'anni. "In vice regis" recita Donizone, e da qualcuno è stato interpretato come se Enrico V avesse conferito alla Granduchessa un nuovo titolo: "Viceregina d'Italia"<ref name="BadiniGamberini2007">{{Cita libro|autore1=Gino Badini|autore2=Andrea Gamberini|titolo=Medioevo reggiano: studi in ricordo di Odoardo Rombaldi|url=https://books.google.com/books?id=JQYRxHw9lAoC&pg=PA171|anno=2007|editore=FrancoAngeli|isbn=978-88-464-8676-9|p=171}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Emilia Romagna e Marche|url=https://books.google.com/books?id=aJUzWrUZENsC&pg=PA36|anno=2002|editore=Touring Editore|isbn=978-88-365-2706-9|p=36}}</ref> e "Vicaria Imperiale".
Il 18 marzo [[1112]] il papa riunì un concilio in Laterano cui intervennero 125 vescovi. Il concilio confermò le proibizioni dell'investitura laica e sancì la nullità del concordato di Sutri e del ''Privilegium de investituris'', che fu detto ''pravilegium'' (''Constitutiones'', p. 572). Tuttavia, per rispetto al giuramento del papa, all'imperatore Enrico V fu risparmiata la scomunica<ref>{{Treccani|gregorio_res-4b03aadf-87ee-11dc-8e9d-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)|Gregorio}}</ref>. Un successivo concilio tenutosi a [[Vienne (Francia)|Vienne]] dichiarò eretica l'investitura laica (16 settembre [[1112]]).
La risposta di Enrico V non poté giungere in breve tempo. L'imperatore, infatti, rimase impegnato in una guerra interna che durò diversi anni, durante la quale fu anche sconfitto due volte prima di avere ragione delle forze oppositrici (primavera del [[1115]]). Durante questo periodo gli furono lanciati anatemi da vescovi e sinodi. L'unico a non scomunicarlo fu Pasquale II, che sperò fino all'ultimo di mantenere i patti di Ponte Mammolo.
Il 7 gennaio [[1114]], a [[Magonza]], Enrico V sposò la figlia dodicenne del re d'Inghilterra [[Enrico I d'Inghilterra|Enrico I]], [[Imperatrice Matilda|Matilde d'Inghilterra]], che però non gli diede alcuna discendenza. Nel [[1116]], con una solenne cerimonia a [[Basilica maior|Santa Tecla]], Enrico V venne scomunicato da [[Giordano da Clivio|Giordano di Clivio]], [[arcivescovo]] di [[arcidiocesi di Milano|Milano]].
[[File:Grab Heinrich V. im Dom zu Speyer.JPG|thumb|Il sepolcro di Enrico V nel [[duomo di Spira]]]]
Enrico V decise quindi di tornare in Italia, giungendovi nella primavera del [[1117]]. Il pontefice però preferì abbandonare Roma e rifugiarsi nel [[Mezzogiorno (Italia)|Mezzogiorno]], tra [[Montecassino]], [[Capua]] e [[Benevento]], cercando invano di chiamare a difesa della Santa Sede i principi e i baroni [[normanni]].
Enrico V occupò Roma senza colpo ferire. Seguirono trattative con la [[Curia romana]], condotte dal francese [[Antipapa Gregorio VIII|Maurizio Burdino]] arcivescovo di [[Arcidiocesi di Braga|Braga]], nominato dal pontefice suo legato presso l'imperatore. Enrico volle essere incoronato una seconda volta e pretese che la corona gli fosse posta sul capo proprio da Burdino: così avvenne il giorno di Pasqua in San Pietro (25 marzo 1117). Pasquale II rispose scomunicando l'imperatore da Benevento. Enrico non ne tenne conto e ritornò soddisfatto in Germania.
L’anno seguente, a seguito dell’elezione di [[papa Gelasio II]], l'imperatore fu ancora una volta chiamato in Roma dai Frangipane, sostenitori di Enrico e contrari al nuovo pontefice. Giunto nell’urbe il 2 marzo 1118, Enrico non riuscì a ottenere dal Pontefice né la conferma dei privilegi concessigli dal Pasquale II nel [[1111]], né l'incoronazione in [[Antica Basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]]. L’imperatore quindi dichiarò nulla la sua elezione e fece eleggere al suo posto l’arcivescovo Burdino, che prese il nome di [[Antipapa Gregorio VIII|Gregorio VIII]].
Le truppe fedeli a Gregorio occuparono Roma, mentre Gelasio II trovò rifugio a [[Gaeta]], dove presiedendo un [[sinodo]] di vescovi, scomunicò Enrico V e l'antipapa. Ancora una volta Enrico poté ritornare in Germania.
[[File:Denaro enrico II.jpg|miniatura|[[Zecca di Pavia|Pavia]], [[Denaro (moneta)|denaro]].]]
Enrico proseguì senza esitazioni nella lotta con il papato fino al [[1122]], quando, con il [[Concordato di Worms]], giunse a un compromesso con il [[papa Callisto II]].
In base ai termini dell'accordo l'imperatore rinunciava al diritto di investire i [[Vescovo|vescovi]] dell'anello e del [[Pastorale (liturgia)|bastone pastorale]], simboli del loro potere spirituale, riconoscendo solo al Pontefice tale funzione, e concedeva che in tutto l'impero l'elezione dei vescovi fosse celebrata secondo i canoni e che la loro consacrazione fosse libera.
Il papa, a sua volta, riconosceva all'imperatore il diritto, in [[Germania]], di essere presente alle elezioni episcopali, purché compiute senza [[simonia]] né violenza (e anzi come garante del diritto e sostenitore del vescovo [[metropolita]]no), e di investire i prescelti dei loro diritti laici (cioè i diritti feudali). Inoltre, sempre e soltanto in Germania, l'investitura feudale precedeva quella episcopale. In Italia e in Borgogna, invece, avveniva il contrario: era la consacrazione episcopale a precedere quella feudale, con un intervallo massimo di sei mesi.
=== La morte ===
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== Discendenza ==
Enrico V non ebbe figli dalla moglie Matilde d'Inghilterra
* [[Berta di Franconia|Berta]]
** [[Rainone, conte di Tuscolo]] (forse Raginulfo), (m. dopo il [[1179]]), ultimo conte di Tuscolo: l'[[8 agosto]] [[1170]] cedette a [[Papa Alessandro III]], ai di lui successori e alla Santa Sede, la ''civitas'' di Tuscolo con la sua rocca, i suoi feudi, le sue pertinenze, ''placitis, bandis et iustitiis'', vale a dire le prerogative su cui si fondava il ''dominatus'' esercitato dai [[conti di Tuscolo]] sul loro territorio;<ref>''Liber Pontificalis'', II, pp. 422-423.</ref> fu padre di
*** Agapito, identificato da alcuni genealogisti quale capostipite della famiglia ''Sant'Eustachio'';<ref>Sui Sant'Eustachio v. S. Carocci, ''Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel duecento e nel primo trecento'', Ecole Francaise de Rome 1993, in part. pp.405-410</ref>
*** Ottolino.
== Ascendenza ==
{{Ascendenza
|1 = Enrico V di Franconia
|2 = [[Enrico IV di Franconia]]
|4 = [[Enrico III il Nero]]
|8 = [[Corrado II il Salico]]
|16 = [[Enrico di Spira]]
|17 = [[Adelaide d'Alsazia]]
|9 = [[Gisella di Svevia]]
|18 = [[Ermanno II di Svevia]]
|19 = [[Gerberga di Borgogna]]
|5 = [[Agnese di Poitou]]
|10 = [[Guglielmo V di Aquitania]]
|20 = [[Guglielmo IV di Aquitania]]
|21 = [[Emma di Blois]]
|11 = [[Agnese di Borgogna]]
|22 = [[Ottone I Guglielmo di Borgogna]]
|23 = Ermentrude di Reims
|3 = [[Berta di Savoia (1051-1087)|Berta di Savoia]]
|6 = [[Oddone di Savoia]]
|12 = [[Umberto I Biancamano]]
|24 = Beroldo di Sassonia
|25 = Caterina di Baviera
|13 = Ancilla d'Aosta
|7 = [[Adelaide di Susa]]
|14 = [[Olderico Manfredi II]]
|28 = [[Olderico Manfredi I]]
|29 = [[Prangarda di Canossa]]
|15 = [[Berta di Milano]]
|30 = [[Oberto II (Margravio di Milano)|Oberto II]]
|31 = Railinda di Como
}}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
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== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
{{Box successione
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}}
{{Re d'Italia}}{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|medioevo}}
[[Categoria:Imperatori del Sacro Romano Impero]]
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