Imetto: differenze tra le versioni
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==Toponimo== È conosciuta anche col nome di "''Τρελλός''" o di "''Τρελοβούνι''" (la montagna pazza), [[toponimo]] che probabilmente deriva della traduzione dalla deformazione veneziana "Il Matto"<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/imetto_%28Enciclopedia-Italiana%29/ Doro Levi, sv ''Imetto'' in ''Enciclopedia Italiana'' (1933) ==Descrizione==
Il massiccio è esteso in lunghezza per 16 [[Chilometro|km]]: il punto più alto, il monte ''Evzonas'', è a quota 1026 [[metro|m]]. È pertanto la terza cima dell'Attica, in ordine decrescente di altezza, dopo il [[Parnete]] (Πάρνηθα, anticamente Πάρνης), e il [[Monte Pentelico]] (Πεντέλη; anticamente Πεντελικός).▼
L'Imetto era famoso nell'antichità per le cave di [[marmo]]: il marmo imezio è grigio-bluastro e veniva utilizzato negli edifici come contrasto al marmo [[Marmo pentelico|pentelico]], bianco. L'Imetto era famoso soprattutto per la bontà del suo [[miele]] di [[Thymus|timo]], tanto che espressioni quali "le api dell'Imetto" o il "miele dell'Imetto" son diventate proverbiali.
▲Il massiccio è esteso in lunghezza per 16 [[Chilometro|km]]: il punto più alto, il monte ''Evzonas'', è a quota 1026 [[metro|m]]. È pertanto la terza cima dell'Attica, in ordine decrescente di altezza, dopo il [[Parnete]] (Πάρνηθα, anticamente Πάρνης), e il [[Pentelico]] (Πεντέλη; anticamente Πεντελικός).
Sul massiccio, in località [[Kaisarianī]] ("''Καισαριανή''"), si trova anche una delle foreste più estese di [[Atene]].
L'Imetto era famoso nell'antichità per le cave di [[marmo]] e, soprattutto, per la bontà del suo [[miele]] di [[Thymus|timo]], tanto che espressioni quali "le api dell'Imetto" o il "miele dell'Imetto" son diventate proverbiali. Anticamente l'Imetto era sacro ad [[Apollo]] e a [[Zeus]] (''Zeus Imezio''). Le api dell'Imetto avevano nutrito il piccolo Zeus e il dio, per ricompensa, avrebbe concesso loro il dono di fare il miele migliore.<ref>André de Claustre, '' Dizionario mitologico ovvero della favola, poetico, storico, ec. in cui esattamente si spiega l'origine degli dei, de' semidei, e degli eroi dell'antico gentilesimo, i misteri, i dogmi, il culto, i sacrifizi, i giuochi, le feste e tutto ciò che appartiene alla religione de' gentili, opera del sig. abate de Claustre tradotta dal francese''. In Venezia, per Agostino Savioli, 1786. Tomo III, p. 220 [http://books.google.it/books?id=jTcGAAAAQAAJ&pg=PA220&dq=imetto+miele&as_brr=1&ei=REcKSMfbOpzkyASixpmtBA]</ref>▼
== Mitologia ==
[[Luciano di Samosata]] scrive nel dialogo di [[Timone d'Atene (ateniese)|Timone d'Atene]] che questi, alle pendici dell'Imetto, lanciava le sue invettive contro gli dèi <ref>{{Cita libro|nome=Gianluigi|cognome=Tomassi|titolo=Luciano di Samosata, "Timone o il misantropo": Introduzione, traduzione e commento|url=https://books.google.com/books?id=aV5373Pb__UC&newbks=0|accesso=|data=2011-08-29|editore=Walter de Gruyter|lingua=it|ISBN=978-3-11-024699-5}}</ref>. Nel dialogo [[Icaromenippo]], l'«uomo sopra le nubi» si getta in volo dalla cima del massiccio, grazie a delle ali asportate da un'aquila e un avvoltoio<ref>{{Cita libro|nome=Lucian (of|cognome=Samosata.)|nome2=Alberto|cognome2=Camerotto|titolo=Icaromenippo, o, L'uomo sopra le nuvole|url=https://books.google.com/books?id=YnNiPgAACAAJ&newbks=0&hl=en|accesso=|data=2009|editore=Edizioni dell'Orso|lingua=it|ISBN=978-88-6274-099-9}}</ref>. [[Gaio Valerio Flacco (poeta)|Gaio Valerio Flacco]] parla del "dolce Imetto" nelle [[Argonautiche (Valerio Flacco)|Argonautiche]], riferendosi al luogo di origine di alcuni eroi che prendono parte alla spedizione di [[Giasone (mitologia)|Giasone]] nella regione della [[Colchide]] per ricercare il [[vello d'oro]]<ref>{{Cita libro|nome=Marco|cognome=Fucecchi|titolo=Una guerra in Colchide: Valerio Flacco, Argonautiche 6, 1-426|url=https://books.google.com/books?id=5HxiAAAAMAAJ&newbks=0|accesso=|data=2006|editore=ETS|lingua=it|ISBN=978-88-467-1713-9}}</ref>.
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La leggenda inoltre voleva che all'Imetto ci fossero delle formiche guerriere che custodivano una polvere d'oro<ref>{{Cita libro|nome=Giulia Maria|cognome=Tartaglia|titolo=FrC 16.1 Alkenor – [Asklepiodo]ros|url=https://books.google.com/books?id=z6ySDwAAQBAJ&newbks=0|accesso=|data=2019-04-15|editore=Vandenhoeck & Ruprecht|lingua=it|ISBN=978-3-946317-31-9}}</ref>.
==Note==
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== Collegamenti esterni ==
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{{Controllo di autorità}}
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