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{{Nota disambigua|la lista elettorale italiana presentata alle elezioni europee a partire dal 1979|Federalismo Europa Autonomie}}
 
 
Il '''Federalismo''', viene presentato, talvolta, con definizioni generiche che ancora oggi vengono considerate valide da molti studiosi e commentatori politici. Furono formulate anteriormente al periodo in cui fu affrontato il suo studio scientifico e la sua definizione attuale, situato nella seconda metà del XX secolo. In una di queste viene definito come la ''condizione di un insieme di entità autonome, legate però tra loro dal vincolo di un patto'' (in [[Lingua latina|latino]], appunto, ''foedus'', "patto, alleanza"). I diversi membri di questo insieme possono riconoscersi nell' [[autorità]] di un capo che li rappresenti tutti (un [[monarca]], un capo di [[governo]], o anche una [[divinità]]). Nella storia politica ci sono stati esempi di tutte queste autorità che servivano all' insieme per mantenere la sua coesione nel tempo. Anche in questi casi, poco studiati, ci troviamo di fronte ad una mancanza di documenti e di riferimenti storici comprovati da scoperte archeologiche<ref>Tutti questi esempi appartengono alla Storia antica. Le guerre che si sono svolte o che sono ancora in corso nella regione dell' Irak, sono un esempio e ci provano come la distruzione dei reperti archeologici antichi sia stata una delle cause del non procedere di questi studi.</ref>. Il tratto distintivo di queste ''unioni'' sta nella loro realizzazione in vista dello scopo di farle durare nel tempo. Intatti, in tutti gli esempi, si trovano strumenti interni, diversi dalla azione militare, per il superamento dei conflitti interni e per l' azione congiunta militare verso l' esterno. Quindi non sono [[Alleanza|alleanze militari]] temporanee ma sono alleanze che vivono e funzionano, anche, nella vita ordinaria di comunità umane non in guerra.
Una altra eccezione generica é quella che lo definisce come la ''dottrina che appoggia e favorisce un processo di unione tra diversi [[Stato|Stati]]'' a volte denominati anche ''Stati federati o Stati membri''<ref>Diverse sono le denominazioni delle unità interne dei vari stati federali: [[Austria#Ordinamento_dello_stato|Austria]], [[Australia#Ordinamento_dello_Stato|Australia]], [[Canada#Ordinamento_dello_stato|Canada]], [[Germania#Suddivisioni_amministrative|Germania]], [[Russia#Federazione_Russa|Russia]], [[Svizzera#Suddivisione_amministrativa|Svizzera]], [[Stati_Uniti_d'America#Suddivisioni_amministrative|Stati Uniti d'America]]</ref> che mantengono in diversi settori le proprie [[legge|leggi]] particolari, ma hanno una [[costituzione]] e un [[governo]] comune. L'unità che si viene a creare è spesso chiamata ''[[Stato federale|federazione]]''. Alcuni commentatori non riscontrando una '''''[[Costituzione|Costituzione scritta]]''''' secondo il modello classico, instauratosi dopo le rivoluzioni del XVIII secolo<ref>[[Bill of Rights|Rivoluzione inglese]], [[Guerra_d'indipendenza_americana|Rivoluzione americana]], [[Rivoluzione_francese|Rivoluzione francese ]]</ref>, hanno indicato in questa mancanza e pure quella di un governo comune gli elementi caratteristici della [[confederazione di stati|confederazione]]<ref>Questa affermazione contiene degli equivoci. Prima di tutto i soggetti membri della unione sono in questa condizione se esaminati nel contesto della [[Comunità internazionale]]. Dopo aver individuato una unione di Stati, si deve procedere ad esaminarne la struttura. Anche nella antichità, le unioni avvenivano quasi sempre per atti scritti e con cerimonie solenni, proprio per sottolinearne la perpetuità. Se non si riscontra una Costituzione nel senso proprio moderno ma un [[Trattato internazionale|trattato internazionale]] questo non vuol dire che la ''unione'' non possa essere una federazione. Quello che deve essere esaminato é la posizione degli organi comuni se subordinati o sovraordinati ai soggetti componenti l' unione.</ref>. Per confutare questa affermazione basta considerare il [[Regno_Unito|Regno Unito]]. Questo Stato è privo di una Costituzione propriamente detta, ma dal 1215 d. C., dopo la redazione e la emanazione della [[Magna Carta]]. andò sviluppando un insieme di regole, alcune non scritte, che i costituzionalisti raccolgono sotto la formula [[Sistema Westminster]]. In essa la unione fra regni diversi ha preso la forma della ''Unione monarchica'' che nel diritto internazionale vuol dire che sono riconosciuti diversi Stati con una loro propria fisionomia che però riconoscono una stessa monarchia come loro sovrano. L' Unione poi si é trasformata in una democrazia parlamentare retta da una monarchia costituzionale. Questa trasformazione ha dato vita all' attuale [[Regno_Unito|Regno Unito]] (United Kingdom) in cui coesistono: l' Inghilterra, il Galles, la Scozia e l' [[Irlanda_del_Nord]]. Il Regno di Irlanda ottenne invece la indipendenza nel 1922 trasformandosi in repubblica. Ora con la ''Brexit'' (2016) si pone il problema che tra [[Irlanda]] e Irlanda del Nord potrebbero ritornare le vecchie tensioni che gli accordi interni alla Unione Europea avevano superato<ref>La partecipazione al Trattato di Schengen, che disciplina la libera circolazione delle persone in tutta la Unione europea, dovrebbe venir meno se il Regno Unito attuerà la su uscita dalla Unione Europea. Questo significherà che verrà meno la circolazione libera delle persone fra Irlanda e Irlanda del Nord con aggiunta, forse, della restaurazione dei controlli alle frontiere.</ref>. In questo caso questa unione non è una confederazione né una federazione. Da questo breve esame si può dire che la natura di unione tra Stati o tra territori, di per se stessa, non ci indica se ci troviamo di fronte a uno di questi soggetti federali che stiamo esaminando.
 
Una ultima accezione generica é quella di esaminare se esistono ''diversi livelli di decisione''. La costituzione dello Stato può prevedere diversi livelli in cui è diviso il [[potere]]. Talvolta il potere ha ulteriori divisioni territoriali che dividono le rispettive competenze del governo centrale, sia i singoli Stati membri con inevitabili conseguenze sulle rispettive [[sovranità]].
Tutte queste accezioni generiche si riferiscono soltanto al piano istituzionale, che doverosamente corrisponde alla forma di Stato ma non dicono nulla sul processo politico che ci porta alla loro formazione. Non si osserva che devono esistere, sul piano della politica interna ed internazionale, delle strutture di azione politica che possono e necessariamente fanno vivere la [[Costituzione#Costituzione_materiale|costituzione materiale]] che sostiene e fa funzionare quella formale. Infatti é stato sempre chiaro anche dalla antichità che il ''Federalismo'' si coniuga con il ''Costituzionalismo'', ma la sua struttura e il suo ordinamento non coincidono con il solo Costituzionalismo<ref> Confronta su questo tema la voce redatta da Nicola Matteucci che espone in modo completo tutta questo sviluppo storico e filosofico: [http://www.treccani.it/enciclopedia/costituzionalismo_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/].</ref>. Dobbiamo quindi considerare che il Costituzionalismo classico fu l' alveo primario per la germinazione del Federalismo. Si deve a [[Charles_Howard_McIlwain|Charles Howard McIlwain]] la dimostrazione che la Costituzione americana nacque nel contesto di quei principi che sono sempre stati presenti nei vari fatti storici in cui un popolo si dava le linee fondamentali del suo ordinamento giuridico. Le norme di base sono sempre state le norme costituzionali e solo quelle della costituzione americana lo furono al punto di definire i pesi e contrappesi per impedire che il potere delle persone riuscisse a trasformare in una tirannia il governo basato sulle scelte democratiche<ref>Confronta: McIlwain, Charles Howard: '''''La rivoluzione americana: una interpretazione costituzionale''''' (1923). A cura di Nicola Matteucci. Bologna: Il Mulino, 1965 231 p.; pure '''''Costituzionalismo: antico e moderno''''', Bologna: Il Mulino, 1990, 230 p.. In questi due volumi sono sviluppati i principi per cui si può osservare gli elementi costitutivi del Costituzionalismo moderno anche nei fatti storici antichi. L' autore espone la tesi che la Costituzione federale americana sia il punto più alto di realizzazione di questi principi.</ref>. Da qui ne scaturì la corrispondenza fra il Federalismo e la teoria giuridica dello Stato Federale, molto praticata in Europa ma sicuramente riduttiva rispetto a quanto scritto dagli autori del [[Il_Federalista|Federalista]]<ref>Su questo tema ricordo che nelle prime edizioni del ''Trattato di Scienza politica'' in bibliografia 04, 69, '''Georges Burdeau''' scriveva che il Federalismo era la teoria dello Stato federale. Questa posizione fu abbandonata al procedere e al diffondersi della teoria ideologica del federalismo e nella ultima edizione è completamente superata.</ref>.
Due elementi, però, sfuggirono ai sostenitori di questa corrispondenza: in qualsivoglia Stato una Costituzione si afferma perché il popolo esercita in modo collettivo il suo '''''[[Potere costituente|potere costituente]]''''' e perché questo Stato ha un ruolo nella politica internazionale e agisce da soggetto attivo nella [[Comunità internazionale]]. Il primo preesiste alle vicende a cui é sottoposto lo Stato e rimane insito nel popolo anche se questo é oggetto di smembramenti e sottomissioni a vari poteri nella sua storia<ref>A questo proposito si può citare due esempi storici: la [[Polonia#Storia|Polonia]] che ha subito forme di occupazione e di sottomissioni in tutta la storia europea, e quello del [[Curdi#La_repressione_dei_curdi|popolo curdo]] che é tuttora diviso in diversi Stati nazionali: l' Armenia, l' Iran, l' Irak, la Siria, la Turchia. Al momento questo popolo sta combattendo unito non solo per far riconoscere la sua unità politica di popolo ma anche per aiutare la coalizione [[Stato_Islamico|anti-Daesh]] nella guerra di riconquista dei territori iracheni e siriani che questa forza terroristica aveva occupato imponendo il suo dominio.</ref>. Una riflessione filosofica divenne necessaria a questo punto proprio per il fatto che l' affacciarsi della filosofia politica americana nella cultura europea dal 1945 richiedeva il superamento di una impostazione topologica della filosofia dello Stato e della politica nel suo assieme<ref>Non era sufficiente incasellare nelle forme di Stato e nelle forme di governolo stato federale degli Stati Uniti d' America. Alla dottrina, che si occupava della teoria dello Stato, apparve chiaro che lo Stato Federale era il risultato di un processo politico più complesso, con caratteristiche sue proprie che dovevano essere classificate in modo diverso.</ref>. Egualmente il Costituzionalismo europeo si accorse, dopo la [[Dichiarazione_universale_dei_diritti_umani]] voluta dall' ONU (1948), che la emersione dei Diritti della persona. a livello internazionale, superava quella contraddizione che dalla ''Rivoluzione francese'' ci portavamo dietro: ''ossia che il primato della persona umana nel diritto si fermava ai confini dello Stato nazionale e non funzionava più a livello della [[Comunità internazionale]]''. Il Sistema degli Stati, nuova organizzazione semi-permanente delle forze statali dopo la seconda guerra mondiale, da solo non riusciva a garantire la eguaglianza della applicazione dei diritti alla persona in tutti gli Stati membri. Poi rimaneva non superato il problema della '''''guerra''''' che in ultima istanza era stato e rimaneva per gli Stati e le per le forze rivoluzionarie interne agli Stati poco democratici la strada da percorrere per superare le forme di oppressione poste in essere<ref>A questo periodo storico si ascrivono le azioni rivoluzionarie di tutti paesi della America Latina che passando da ogni forma di regime politico non hanno però ottenuto di diventare indipendenti in forma piena. Si veda il Cile di [[Salvador_Allende|Allende]] e [[Cuba#La_rivoluzione_e_la_presidenza_di_Fidel_Castro|Cuba]] di Castro come esempi di questa situazione storica.</ref>. Fu così che gli studiosi della [[Scienza politica]] e della [[Stato|Teoria dello Stato]] riconobbero la insufficienza delle loro conoscenze. Nella [[Comunità internazionale]] come all' interno di uno [[Stato-nazione|Stato nazionale]] potevano essere trovati e studiati dei comportamenti federalistici e questi non erano sicuramente riconducibili ad un ordinamento federale. Rimaneva poi non spiegata perché la Comunità internazionale si volesse dare delle istituzioni ''sovranazionali'' che contenessero al loro interno istituti, organi e procedure che potevano appartenere al funzionamento di uno Stato federale<ref>. Appartengono a questa categoria le [[Comunità_europee|Comunità europee]] della prima ora. Vedi a questo proposito: Angelo Piero Sereni: Organizzazione internazionale: soggetti a caratteri funzionale: le Organizzazioni internazionali. - Milano: Giuffrè. - 1960</ref>. L' opera di [[Norberto_Bobbio|Norberto Bobbio]] su questo campo fu essenziale per spiegare che l' aspirazione ad una organizzazione più democratica della Comunità internazionale, anche di una parte dei membri di questa Comunità, era il motore che li spingeva a questi comportamenti<ref>Si veda di Norberto Bobbio: ''Il problema della guerra e le vie della pace''.Bologna: Il Mulino, 1979, 209 p.; ''Il terzo assente: saggi e discorsi sulla pace e sulla guerra''.Torino-Milano: Sonda, 1989, 236 p.; ''L' Età dei diritti''. Torino: Einaudi, 1990, 252 p..</ref>. Negli anni vicini a noi lo svilupparsi della [[Globalizzazione|globalizzazione]] non ha fatto altro che aumentare l' esigenza di queste istituzioni democratiche sovranazionali portando in una nuova luce la filosofia politica che cercava di accreditare una definizione ideologica del Federalismo.
Per questo insieme di ragioni venne maturando, nella comunità scientifica, una definizione più puntuale e in stretta connessione con il piano filosofico se si voleva valorizzare il ''Federalismo contemporaneo''.
 
Con la parola '''''Federalismo''''' si indica una dottrina politica che vene catalogata fra le [[ideologia|ideologie]] politiche, la quale si propone ''realizzare la unificazione politica di tutto il genere umano per mezzo del metodo democratico''.
Il termine ''Foederalismus'' é di origine latina, usato il questa accezione nel periodo posteriore alla [[Caduta dell'Impero romano d'Occidente]] (476 d. C.) che assumeva diversi significati legati alle condizioni storiche in cui fu usato<ref> Confronta n. 5-7 della sezione 03 della bibliografia.</ref>.
In origine nel periodo della [[Repubblica romana]] il termine era ''foedus'' e indicava un sistema non solo di alleanza militare ma un vero accordo politico che introduceva nella struttura statale di Roma una ripartizione dei poteri costituzionali e dei membri che esercitavano questo potere (in particolare nella composizione e nei poteri di deliberazione dei comizi centuriati e curiati) e per le cariche pubbliche<ref> Si veda la [[Guerra latina|guerra latina]].</ref>. Si parla in questo caso di un accordo verticale sui poteri di governo dello Stato. Poi per quanto riguarda il piano orizzontale le varie unità (le città-stato alleate) condividevano con Roma una sovranità condivisa sul territorio che risultava dall' insieme delle città-stato che aderivano al patto. Di qui il significato di ''foedus'' come alleanza e come condivisione del potere per gestire la sovranità in comune. Tutte le forme successive di foedus, poste in essere dopo la [[Caduta dell'Impero romano d'Occidente|caduta dell' Impero romano d' Occidente]] che cercavano di ricalcare queste forme, prendevano questo nome anche se il loro contenuto era assai diverso. E' quindi necessario, partire da un esame della '''''storia dell' idea federalista''''', al fine di contestualizzare le cose di cui si scrive ed evitare che si realizzi quello che negli anni cinquanta del XX secolo fu definita la confusione dei significati<ref>Su questo terreno mi pare importante invitare chi leggerà questa voce a esaminare prima di tutto il n. 1 della sezione 03 della Bibliografia. in cui in modo didascalico l' autore Karl Dietrich Bracher esamina le ideologie che si sono presentate nel ventesimo secolo. In questo libro sono percorsi diversi profili storici di quello che é stato il pensiero politico del secolo passato. Si tratta quindi di un buon atlante introduttivo alle problematiche su cui dobbiamo ragionare.</ref>.
 
 
== QUESTIONI PRELIMINARI==
 
=== Il Metodo ===
 
Per descrivere il Federalismo é necessario, prima di tutto affrontare un problema di ''metodo''. Lo studio delle invenzioni del pensiero come quello di tutte le forme di cultura dell' uomo non si presentano chiare alla descrizione. Dopo che '''[[Max Weber]]'''<ref>A Max Weber si deve l' avanzamento in questi studi che sono contenuti in n. 11 della sezione 02.</ref> produsse il suo apporto alla metodologia delle scienze storico sociali,[[File:Max Weber 1894.jpg|thumb|Max Weber 1894]]come a quella delle scienze dell' uomo<ref> Sono: la Sociologia, la Psicologia sociale e l' Antropologia culturale. Sul tema fondamentale l' apporto di [[Pitirim_Aleksandrovič_Sorokin|Pitirim A. Sorokin]] vedi n. 18 nella sezione 02.</ref>, fu possibile delineare un quadro di tutte queste dottrine ideologiche in uno schema concettuale condiviso da tutti gli studiosi. In particolare, queste dottrine presentano ''tre aspetti'' quello di ''valore'', quello ''istituzionale'' e quello ''storico-sociale''. Solo studiandole in modo sistematico é possibile arrivare ad una corretta descrizione delle stesse. Secondo quanto é stato chiarificato da [[Karl Mannheim]], il primo aspetto é quello più distintivo perché sui valori si caratterizzano le diverse ideologie<ref>Si legga di questo autore il n. 7 della sezione 02 che apre alla comprensione scientifica ciò che era stato scoperto da Marx nel 08 sempre nella sezione 02</ref>. [[File:KarlMannheimPicture.jpg|thumb|left|Karl Mannheim]] Infatti secondo questo autore se il giudizio di valore (quello che l' attore politico vive e sperimenta) é da lui trasformato in un ''giudizio di fatto'' questo fa assumere alla dottrina in esame la caratteristica di ideologia. Si può citare. come esempio classico di questo modo di ragionare, il giudizio di [[Aristotele]] sulla schiavitù<ref> Vedi in bibliografia n. 29 della sezione 03.</ref>. Aristotele dopo aver teorizzato la uguaglianza fra tutti gli uomini ed escluso che ciascuno di loro potesse essere discriminato sulla base di qualifiche individuali quale il censo, l' etnia, la cultura, la salute, il colore della pelle, giunse ad affermare che i cittadini liberi erano uguali agli schiavi. Sulla base poi della analisi della struttura economica della Grecia, in cui viveva, contraddisse questa tesi affermando che la distinzione fra liberi e schiavi si basava sulla necessità di garantire la sopravvivenza economica della Grecia. Questo é un tipico caso di '''pensiero conservativo''' con il quale colui che scopre un principio rivoluzionario, invece di cercarne la sua attuazione nella società, lo rimuove giustificando lo status quo.
La schiavitù ci permette di vedere un esempio di ''giudizio di fatto'' '''innovativo''', invece, nell' atteggiamento tenuto dall' [[Paolo_di_Tarso|Apostolo Paolo]] con la ''[[Lettera a Filemone]]'' scritta (61-63 d. C.). Filemone era un collaboratore nella Chiesa di [[Colossi]] (attuale Turchia), persona facoltosa e impegnato nel servizio ecclesiale con tutta la sua famiglia. Aveva subito non solo la fuga di un suo schiavo Onesimo, ma forse anche un furto. l' Apostolo invitò Filemone a riflettere sulla sua condizione di battezzato e sulla conseguenza che tutti i battezzati davanti a Dio sono uguali. Nel caso particolare, Onesimo essendo stato battezzato da Paolo, in prigione (forse Roma), era diventato fratello di Filemone. Per cui chiese a questo ultimo di comportarsi non secondo la legge romana che colpiva duramente gli schiavi fuggiti, ma secondo la volontà di Dio di perdonarlo e accoglierlo nuovamente nella sua casa di Colossi e poi di liberarlo dalla schiavitù.<ref> Il processo di affrancazione, anche in questo periodo storico dell' Impero romano, avveniva secondo le norme scritte nelle [[Leggi delle XII tavole]]. Il padrone, di fronte la Magistrato del luogo, esprimeva la sua volontà di liberare lo schiavo o la schiava, talvolta tutta la famiglia dello schiavo, e procedeva di fronte a tutto il popolo presente a forare un lobo di un orecchio per ornarlo con un orecchino. Questa procedura rendeva lo schiavo libero. Egli assumeva lo ''status di [[Liberto]]'', oltre a poter possedere e ad essere considerato un cives provinciale era pienamente libero di andare dove volesse senza più alcuna limitazione.</ref> Paolo aggiunse pure che, personalmente. garantiva il pagamento degli eventuali danni subiti da Filemone con la fuga di Onesimo, al fine di far cadere ogni perplessità sulla eventuale adesione alla soluzione proposta. Questo uso ideologico é diverso da quello di Aristotele. Paolo non scardina le leggi dello Stato, ma non giustifica la schiavitù e chiede a suoi fratelli di fede di operare secondo la legge per dare l' uguaglianza anche agli schiavi, come riconoscimento a Dio della misericordia che lui ha per ogni credente, al quale concede la condizione di figlio. Per questo tutti i battezzati non sono più né Ebrei, né Greci ma solo figli di Dio e fratelli fra di loro.
 
Queste considerazioni ormai classiche della presenza della ideologia dei giudizi di fatto ha sviluppato un numero enorme di studi che sono serviti a dimostrare che queste variazioni di orientamento delle ideologie non nascono in modo spontaneo, ma sono il frutto di una lenta e sofferta trasformazione storica della società in cui sono proposte.<ref> Sul tema si può partire dal saggio scritto da [[Robert K. Merton]] nel n. 21 della sezione 02 e poi proseguire con i numeri 9-14 sempre della stessa sezione della bibliografia.</ref>. Inoltre queste ideologie, nascendo nel contesto delle strutture sociali e dei comportamenti collettivi, chiedono alle istituzioni esistenti di realizzare il compimento pieno di questi valori. Tutte le discrasie fra corrispondenza fra strutture sociali e istituzioni creano quella che i sociologi hanno definito la ''condizione di anomia''<ref> Su questo problema della società e delle strutture sociali nel tempo si veda Merton citato n. 21 della sezione 02 e poi i numeri: 10, 16, 17 della stessa sezione della bibliografia.</ref>, la quale é una situazione socio-istituzionale necessaria se si vuole che lo sviluppo della storia avvenga. Dalla variazione dei valori proposti nasce anche la '''situazione rivoluzionaria''', per il fatto che le istituzioni, essendo progettate per realizzare nella società comportamenti politici che devono incarnare i valori professati, non possono realizzarne degli altri, per di più diversi, se non sono a loro volta modificate. Sul tema, possiamo ricordare alcuni tratti della '''[[Rivoluzione francese]]'''. Essendo la società non più prevalentemente contadina, essendosi affermata la rivoluzione industriale e essendosi sviluppate le prime fabbriche per la produzione dei vari manufatti allora già richiesti, era praticamente impossibile mantene la società francese stratificata in classi come ''nobiltà'', ''clero'' e ''terzo stato''. Questo ultimo raccoglieva tutte le pulsioni di rinnovamento che lo Stato ''[[Ancien Régime]]'' non riusciva più a soddisfare. L' introdurre in questo contesto dei ''[[Diritti umani|diritti dell' uomo]]'' e l' ''uguaglianza'' sociale e giuridica, legata all' esercizio del voto, scardinò l' ordinamento sociale e le sue classi. La Rivoluzione Francese, quindi già dal suo inizio, condusse le forze popolari a prevalere contro nobiltà e clero che non avevano nessuna intenzione di perdere i loro privilegi e trovarsi in una condizione di uguaglianza con tutti gli altri sudditi. Il concetto di ''cittadino'' richiedeva questo e come tale fu il punto di riferimento per la trasformazione dello Stato in ''[[Stato di diritto]]'' e in politica estera in ''[[Stato nazionale]]''. Questa spiegazione é necessaria per capire che il Federalismo si avvale del metodo democratico per realizzare i suoi valori. Se non c' é la [[democrazia]] sicuramente non esiste il Federalismo. Il proporre la ''unificazione del genere umano'' in uno ''Stato federale mondiale'' pone il problema di scegliere il metodo di partecipazione al processo di unificazione politica sia per gli individui, sia per gli Stati che non si raggiunge senza l' attuazione di una ''democrazia internazionale''.
 
A questo punto, l' aver precisato che la natura ideologica del federalismo deve essere indagata con la metodologia dell' Ideal-typus weberiano, ci impone di chiederci se la ''visione del mondo'' (Weltanschauung) sia anche lei necessaria al completamento dell' indagine. Weber afferma che molte volte colui che si pone nella posizione dello studioso di queste ideologie deve liberarsi da condizionamenti che sono inevitabili perché frutto della storia personale e del periodo storico in cui si opera<ref>Se lo studioso non conoscesse l' energia elettrica sicuramente non potrebbe ipotizzare il fatto che una parte degli strumenti di suo uso comune funzionino con questa energia come accade a noi oggi che ci avvaliamo di molti strumenti elettronici. Quando un militante di questi movimenti politici federalisti, diretti ad instaurare questo nuovo ordine mondiale, non si libera della dimensione dello Stato ''nazionale'' in cui é inglobato, difficilmente può arrivare ad una visione reale dei problemi sul terreno. Il primo passo per ottenere questa visione é quello di sollevarsi ad osservare l' insieme degli Stati che compongono la ''[[Comunità internazionale]]''.</ref>. La visione d' insieme ci fa constatare come la [[Comunità internazionale]] sia governata dalla forza, e la soluzione dei conflitti che separano e contrappongono i suoi membri siano risolti con l' uso della forza. Bisogna ricordare che la descrizione del Federalismo, deve avvalersi anche di tre attributi importanti che sono le tre regole auree per il suo studio. Deve essere frutto del ''dialogo'' fra gli studiosi e non solo. Anche i semplici cittadini possono porre in essere dei comportamenti che non sono tipici dello [[Stato nazionale]], nel senso che non sono più coerenti con la logica dello Stato nazionale e del suo agire nella Comunità internazionale<ref>Tipico comportamento é quello improntato alla Ragion di Stato che si estende dalla Comunità alla Famiglia e alla singola persona, ciascuna provvista della loro piccola Ragione di comunità, famiglia, persona. Tutte in conflitto fra di loro.</ref>. La loro scoperta o la loro realizzazione solo con la socializzazione per tutti gli altri partecipanti produce la consapevolezza dei nuovi elementi di federalismo e va a costruire delle nuove possibilità politiche per realizzare delle nuove realtà politiche coerenti con i principi federalisti<ref>Su questo tema per decenni i militanti federalisti si sono misurati e contrapposti nell' azione diretta a conquistare l' unione dell' Europa. Se le idee nascono dalla esperienza della realtà, non per questo coloro che posseggono questa esperienza possono essere certi di non essere vittime delle distorsioni che vivere in Stati nazionali comporta. Gli studi e la critica alle strutture politiche e sociali sono la base per rendersi conto di queste limitazioni. Si veda sul tema: i numeri 1, 3, 4, 6, 10, 14, 17- 20 della sezione 02 della bibliografia.</ref>. Pure si deve pensare che molto importante é il ''discernimento''. Non tutto quello che storicamente si scopre può essere considerato federalista per il semplice fatto che così viene dichiarato, oppure perché, secondo la nostra visione personale, pensiamo che possa essere un esempio concreto di attuazione di questa dottrina. Terzo e ultimo attributo deve essere la ricerca di ''frontiera''. Sollevarsi dalla dimensione dello Stato in cui uno vive, allargarsi ad una visione che abbracci il mondo, richiede la forza di superare i nostri limiti e pregiudizi. Sicuramente alla fine quando il Federalismo si sarà affermato, sarà un qualcosa di diverso da quello che la nostra generazione ha sperimentato, vivendo in Stati Nazionali che hanno ancora mantenuto la regola della soluzione delle controversie con l' uso della forza. Questo nuovo modo di concepire la realtà politica ha alimentato molte costruzioni teoriche che non hanno avuto nessuna influenza sul decorso dei fatti pratici. Si deve ad [[Altiero Spinelli]] l' introduzione nel Federalismo della dimensione dell' '''''azione politica'''''. Da lui il Movimento Federalista<ref> Si é chiamato Movimento Federalista Europeo (MFE) fondato a Milano nel 1943. Dopo pochi mesi in Svizzera dove quasi tutti i Padri fondatori si erano rifugiati per sfuggire alla cattura nazi-fascista si incominciò a capire che le idee federaliste non erano solo una peculiarità italiana ma erano presenti in tutta la Resistenza europea. Alla fine della guerra (1945) Spinelli per primo si prodigò per allacciare i contatti con queste forze. Da allora il MFE é diventato, con varie vicende, l' Unione dei Federalisti Europei (UEF) che oggi ha sede a Bruxelles.</ref> che si é formato in Europa, il quale ancora oggi fa azione politica, ha sempre coniugato la visione con la necessità di avere delle concrete possibilità di aziona politica immediate e pratiche. Questa é stata la grande innovazione che nel pensiero federalista é stata introdotta e ha permesso di far diventare attuale il progetto degli ''[[Stati uniti d' Europa]]'' che possono essere considerati come l' invenzione più nuova e più avanzata del pensiero politico sviluppatosi nella [[Resistenza europea]]<ref> La Resistenza al Nazi-fascismo che si é sviluppata in Europa ha delle caratteristiche unitarie che la caratterizzano che possono essere sintetizzate su tre piani: quello della guerra per ricuperare la libertà nazionale perdura, quello per ricostruire una convivenza politica democratica nei singoli Stati devastati e asserviti dalla dittatura Nazista e quello più alto in cui i popoli d' Europa cercano in comune di costruire con il metodo democratico gli [[Stati Uniti d'Europa]] ossia uno Stato federale che sia composto da tutti gli Stati europei.</ref> durante la [[Seconda guerra mondiale]] (1939-1945)<ref> Sul punto vedi Norberto Bobbio n. 10 sezione 05 della bibliografia.</ref>.
 
L' elaborazione metodologica é alla base del processo intellettivo mediante i quale i Federalisti, nella storia, riescono a identificare i loro avversari. Questi sono, prima di tutto:
* la '''guerra'''<ref> Sulla [[Guerra]] si veda i numeri 3, 27, 34, 44, 50 della sezione 03 della bibliografia.</ref> la quale sino dalle origini della umanità fu considerata una realtà inevitabile che accompagna la storia dell' uomo;
*lo '''Stato Nazionale sovrano'''<ref> Si vedano i numeri 4, 15, 16, 20, 21, 37 della sezione 03 della bibliografia.</ref>, inventato dalla Rivoluzione francese nella sua forma più completa che partendo dalla ''Ragion di Stato'' univa questa alla tutela delle persone e dei diritti nell' ambito dei confini dello Stato.
*Ultimo avversario fu la '''esclusione''' ossia la politica praticata da moltissimi Stati, specialmente dopo la prima guerra mondiale (1915-1918) attraverso la quale tutti coloro che non erano conformi al ''modello di cittadino dello Stato'' venivano emarginati e talvolta perseguitati. Si trattava nuovamente di una forma di intolleranza che in particolare l' Europa aveva conosciuto dopo la Riforma protestante e che era stata codificata con la [[Pace di Vestfalia|Westfalia]] (1648). Coloro che non erano conformi (giudizio politico che era emesso solo della classe dirigente al potere) venivano esclusi, discriminati al limite perseguitati. La poca tolleranza religiosa degli anni che intercorrono dal 1919 al 1939 sono il frutto di queste politiche che aumenteranno di vigore con la salita al potere in Germania del [[Partito nazista]]. Il suo progetto attuato nell' [[Shoah| Olocausto]] di eliminazione degli [[Ebrei]], dei [[Diversamente abili]], dei [[Nomadi]], degli [[Omosessualità|Omosessuali]] e di tutti coloro che si opponevano a questa realizzazione, come i [[Preti]] cattolici e ortodossi, i [[Pastore|Pastori]] protestanti e per di più semplici cittadini che non volevano che questo disegno di ferocia fosse perseguito, sostenuto dal [[Fascismo]] e dal [[Imperatore del Giappone]] sono i tragici esempi della negazione di [[Diritti umani|diritti dell' uomo]], che sono dopo la sconfitta di queste potenze, alla fine della [[Seconda guerra mondiale]] fu possibile superare.
 
=== Le fonti e le bibliografie ===
 
Anche il Federalismo ha avuto durante la sua storia diverse forme di interpretazione delle sue fonti. Ma se noi partiamo dalla descrizione del Federalismo attraverso l' uso del metodo di Max Weber e ricerchiamo le fonti dottrinarie di base per la sua concezione arriviamo ad una conclusione condivisa da tutti gli studiosi. Il Federalismo trova la sua prima formulazione completa nei saggi raccolti nel ''Federalist'' scritti da [[Alexander Hamilton]], [[John Jay]] e [[James Madison]] nel 1788,
[[File:Hamilton Trumbull 1792.jpg|thumb|Alexandre Hamilton 1792]], [[File:John Jay (Gilbert Stuart portrait).jpg|thumb|left|John Jay)]] [[File:James Madison.jpg|thumb|James Madison]] pubblicati come articoli sul giornali dell' epoca per propugnare la ratifica con della [[Costituzione degli Stati Uniti d'America]]<ref>La Costituzione fu completata a Filadelfia nel 1787, durante il 1788 i tre autori citati si prodigarono a pubblicare le loro riflessioni e le loro considerazioni. Nel 1789 essendo stata ratificata da 9 Stati membri su 13 entrò in vigore.</ref>. Nei secoli la traduzione nelle diverse lingue é stato il punto di riferimento di tutti i movimenti federalisti<ref>Sul punto si leggano i commenti al n. 2 della sezione 01 della Bibliografia. In particolare cito come importanti a sostegno di questo ruolo del ''Federalist'' il numero 27 della sezione 03 e i numeri 22, 24, 27, 28, 29, 59, 60, 69, 70, della sezione 04 della bibliografia.</ref>. La Bibliografia che é citata nelle fonti svolge due compiti: il primo quello di dare i riferimenti delle varie edizioni del ''Federalist'' tradotte in Europa da quando é stato pubblicato provando la sua grande fortuna, e il secondo quello di permettere l' incontro fra la teoria federalista, le risultanza dottrinarie e l' azione politica. In questa bibliografia, poi, é dato anche conto delle bibliografie redatte in precedenza e del metodo con cui gli autori hanno ricuperato i riferimenti in essa contenuti. Data la mole di dati bibliografici raccolti il tutto fu organizzato in una banca dati denominata ''Euro'' e la logica del funzionamento della stessa fu esposta in una ampia introduzione in linea<ref>Si veda nella sezione Collegamenti esterni: ITTG-CNR e il [[http://www.progettoitaliafederale.it/euro-saggio1.htm |Quadro di riferimento del Federalismo europeo]].</ref>.
 
=== La confusione del significati ===
 
Dobbiamo affrontare il problema, sfiorato appena in precedenza, della ''confusione dei significati'', che in Europa, in prevalenza é stato foriero di distorsioni nella interpretazione e nella esposizione del Federalismo. Partiamo dalla concezione della ''[[Guerra]]''<ref> Vedi n. 42 in sezione 02 della bibliografia.</ref>. L' uomo, dalle origini, ha dovuto convivere con essa. Questa esplosione di violenza collettiva la quale era diretta a procurare la morte ad una parte di suoi simili, definiti i ''nemici'' aveva sempre uno scopo latente: quello di impadronirsi delle risorse dell' altro, uccidendolo. Si tratta quindi di un omicidio a scopo di rapina, anche se generalizzato su di un popolo e a vantaggio di un regime politico che, in ere più vicine a noi, era lo Stato in cui quel popolo era contenuto. Alcune spiegazioni furono formulate per giustificare questo stato di fatto che fu sempre presente nella storia dell' umanità. La prima di carattere religioso, diversa a seconda del contesto di credenze, come quella israelitica antica che riteneva la guerra come un castigo di Dio per i peccati. Da qui la minaccia ai trasgressori della legge che sarebbero stati colpiti dalla guerra. Oppure in ambiente Indù si considerò la guerra come una calamità naturale che non poteva essere arginata e che rientrava nello scorrere della vita delle persone ([[Samsara]]) il cui destino essendo mortale non poteva essere cambiato<ref> La lettura dei primi canti del ''Bhagavad-gita'', Cinisello Balsamo: San Paolo Edizioni, 1994 introducono a questa concezione. Si tratta del testo sacro per eccellenza dell' Induismo</ref>. In tempi più vicini alla cultura ellenica ci ricorda [[Eraclito]] il quale insegnava che la guerra aveva qualcosa di positivo. Fu il [[Nazismo]] a affermare che la guerra era la forza rigeneratrice dei popoli e a mitizzarne l' uso per ottenere dei risultati rinnovatori per la società. Vedremo più in là come, nel campo religioso, la linea di pensiero sia profondamente mutata, ma dal punto di vista antropologico si può solo affermare che la guerra é una grande calamità per chi la fa e la subisce. Con l' avvento delle armi di distruzione di massa ([[Bomba atomica]]) nessuno é stato più sicuro di sopravvivere. L' umanità del XX secolo scoprì che si poteva autodistruggere, diverse volte di seguito, prima di aver consumato tutto il potenziale nucleare di cui era dotata. Con l' apparire del [[terrorismo]] poi, la guerra é entrata all' interno delle società, dirigendosi sulle persone inermi e ignare, con azioni tipiche di coloro che colpiscono per vendicare qualcosa che si avvicina di più ad un torto subito. In concreto questi uomini armati, molte volte, non sono stati toccati dalla ingiustizia, ma agiscono come per procura per conto di altri cercando la vendetta. La guerra dalle sue origini si può descrivere secondo lo schema adottato dai Romani. Individuato il ''nemico'' (hostis) questo deve esser sconfitto e dopo di questo il suo popolo sottomesso e organizzato nell' Impero. Ma se questa era la linea prevalente per cui veniva detta ''Pax romana'' l' assenza di guerra che seguiva alla firma del trattato di pace, questa non escludeva che da li a poco potesse riaccendersi una nuova guerra con un altro popolo. La storia dell' Impero romano é una storia di conquiste di questo genere e di sconfitte subite sino alla prima caduta dell' [[Impero romano d'Occidente]] (476 d. C.) o poi di quello d' [[Caduta dell'Impero Romano d'Oriente|Oriente]] (1453 d. C.). Accanto a questa linea interpretativa se ne affermò anche una seconda quella che considerava il nemico non più da rispettare una volta vinto ma da distruggere: lui la sua casa, la sua famiglia in suo modo di vita. Il termine era ''inimicus'' e per la prima volta fu usato contro [[Annibale]] (182-183 a. C.) e [[Cartagine]] (146 a. C.). La morte del primo e la distruzione della città nel segnarono l' insediarsi nella politica internazionale di Roma di questo nuovo modo di fare la guerra. Anche se l' Impero [[Assiria|Assiro]] e quello di [[Alessandro Magno]] ebbero dei periodi di questo tipo di guerra, in tempi più recenti in Europa la guerra é andata sempre più conformandosi al modello ''inimucus'' e come già ricordato i ''campi di concentramento'', le uccisioni sistematiche di famiglie, di vecchi e di bambini, furono la prova che la guerra era diventata una guerra civile di tutti contro tutti. Solo con le alleanze ideologiche per valori condivisi una coalizione combatteva contro l' altra senza esclusione di colpi. Le conclusioni delle [[Seconda guerra mondiale]] sono la prova di questa cambiata natura della guerra, poi ancora degenerata nella seconda metà del XX secolo.
Per quanto riguarda la natura della guerra, utile per capire come il Federalismo abbia operato sin dall' inzio contro di essa, può essere utile ricordare che nel 2010 gli esperti riuniti nella Conferenza internazionale di ''Science of Peace'' hanno sottoscritto una Carta nella quale viene ricordato che:
# La guerra non é una necessità evolutiva in quanto non é iscritta nel nostro DNA;
# La guerra non é un destino predeterminato geneticamente perchè la nostra natura umana ci permette di plasmarla e anche essa tende al bene;
# l' evoluzione dei comportamenti sociali complessi é stata determinata da un intreccio di competizione e cooperazione, aggressività e altruismo;
# la guerra non é cablata nel nostro cervello. Vuol dire che l' uomo può e deve usare la sua capacità cognitiva per la pace e la solidarietà.
 
In conclusione la pace é una costruzione politico-sociale. Alle aggregazioni umane spetta il compito di percorrere il sentiero della pace e di abbandonare quello della guerra.<ref>Vedi Veronesi in bibliografia n. 02 nella sezione 05. Anche n. 21 nella sezione 02.</ref>. A questa ricerca della pace si ascrivono i primi tentativi di decifrare la guerra e la pace. Interessante é la posizione di uno degli studiosi più importanti della Rivoluzione Francese: [[Nicolas de Condorcet]]<ref> Vedi n. 17 della sezione 04 della bibliografia.</ref>.[[File:Condorcet.jpg|thumb|left|Condorcet]] In un periodo di grande splendore per il [[Mercantilismo]] il nostro autore osò affermare che la libertà di commercio e di impresa, in uno Stato, in cui sia possibile vendere in tutto il Mondo i prodotti era una della ragioni che permetteva agli Stati di essere meno aggressivi. Allo stesso modo ipotizzava che la politica di liberazione di tutti i popoli d' Europa portata avanti dal Governo Girondino francese, di cui lui aveva fatto parte, avrebbe aperto un periodo di pace in Europa perchè sicuramente, secondo lui, erano meno aggressivi delle vecchie monarchie che in precedenza combattevano la Rivoluzione francese. Condorcet accreditò il modello della [[Frontiera delle possibilità produttive|frontiera della produzione]] basata su due solo beni: il burro e i cannoni, per dimostrare che se il regime politico era democratico e popolare, questa non si spostava a vantaggio della produzione dei cannoni. Purtroppo il nostro autore non aveva dato l' importanza che doveva avere alla '''''dipendenza dello Stato dalla politica internazionale'''''. Autori molto più recenti hanno dimostrato come queste scelte non siano libere ma condizionate dalla relativa indipendenza nel contesto internazionale<ref> Sul tema si leggano 03, 16, 20, 22, 31, 32, 47 della sezione 03. Il 16, 69, 70 della sezione 04 della bibliografia.</ref>. A questa si aggiunga la necessità di mantenere l' equilibrio degli armamenti per prevenire le aggressioni di altri Stati, i quali sperando nella debolezza del momento, ne approfittino per conquistarlo. Ultima osservazione deve essere fatta sul ''Sistema degli Stati''. Non tutti gli Stati che compongono la Comunità internazionale sono svincolati dalle regole della forza che la governano. Nel presente solo gli Stati Uniti d' America hanno una potenza politico-militare che permette loro di fare quello che vogliono, mentre la maggioranza degli Stati, anche quelli che si dichiarano suoi alleati da tanti anni, non hanno questa possibilità. Tutti gli Stati europei sono in questa condizione e per questo devono contattare gli USA ogni volta che vogliono intraprendere una azione politico-diplomatica o politico-militare in ambito internazionale. Questo vuol dire che l' economia, la società di quello Stato dipende dalle scelte che il sistema degli stati in cui é inserito decide di attuare verso quel problema. Se uno Stato viene delegato a fare degli investimenti militari che sono necessari alla difesa del sistema nel suo complesso questa scelta toglierà delle risorse alla società interna dello Stato per dirottarle sugli armamenti. Da qui una delle scoperte sulla guerra che in ambito federalista si conosce dagli anni quaranta del XX secolo<ref>Vedi Lord Lotian n. 54 della sezione n. 04 della bibliografia.</ref>.
 
Le conclusioni sono importanti. Non é possibile ipotizzare una Comunità internazionale in cui gli scambi commerciali siano liberi. Questo sistema economico liberale cozza con il primato della politica estera e con i condizionamenti che nascono dal Sistema degli Stati.
 
Lo stesso si può dire del pensiero socialista. Sia '''[[Lev Trockij|Leone Trosky]]''' che '''[[Lenin]]''' [[File:Leon-Trotsky-1923.jpg|thumb|left|Leon Trotsky 1923]]pensavano che la [[Rivoluzione di Ottobre]] (1917) si sarebbe espansa in tutta Europa e che sarebbe stato possibile costruire gli Stati uniti d' Europa sulle macerie dei vecchi Stati nazionali<ref> Si leggano n. 13 e 15 della sezione 04 della bibliografia.</ref>. Non fu così. La Ragion di Stato che governava le relazioni internazionali impedì che questo progetto fosse proposto. Nel 1919 Il Presidente Americano [[Woodrow Wilson]] [[File:Presidentwoodrowwilson.jpeg|thumb|left|President Woodrow Wilson]] riuscì a far costituire la [[Società delle Nazioni]] a cui la Russia non aderì e la sua struttura era un ibrido fra la organizzazione internazionale a scopo generale e una confederazione vincolata nei suoi comportamenti dalle norme giuridiche del suo statuto<ref>Su questo tema rimane ormai classica la lezione di Piero Angelo Sereni. Si veda n. 24 della sezione 03 della bibliografia. Sulla società della Nazioni la critica federalista é contenuta in Luigi Einaudi n. 41 della sezione 04 della bibliografia.</ref>.
 
In Germania, giunto al potere [[Adolf Hitler]] (1933), la [[Società delle Nazioni]] imboccò un rapido declino, lasciando gli Stati nella condizione di usare la forza se volevano far prevalere le loro ragioni. Sei anni più tardi la Comunità internazionale si trovò coinvolta nella [[Seconda Guerra Mondiale]].
Allo stesso modo i giuristi pensarono all' inizio del XX secolo che lo Stato federale, individuato negli Stati Uniti d' America fosse la stessa cosa che lo Stato nazionale sovrano. I primi studi analitici sulla Costituzione americana chiarificarono che lo [[Stato federale]] é uno ''Stato composto'' da un primo livello di potere formato dagli Stati membri. Attraverso lo sviluppo dei Partiti continentali, poi, si venne a chiarificare il fatto che il Popolo americano uno e solo, non più composto da quelli dei vari Stati, esercitava attraverso questi Partiti il diritto di voto secondo il criterio una testa un voto. Gli autori nel ''Federalist'', di cui abbiamo già ricordato il lavoro, avevano precisato che il Senato degli Stati (seconda camera del Congresso) possedeva questo ruolo perchè rappresentava gli Stati membri, indipendente dalla popolazione abitante in essi, mediante la elezione al Senato di due rappresentanti per Stato. Si era scoperto il modo della ''doppia rappresentanza'' senza arrivare a delle alchimie come quelle della Assemblea dell' ONU e al Parlamento europeo detto '''''regola di Cambridge'''''<ref>Quando si ha una sola assemblea che rappresenta gli Stati e il Popolo è inevitabile dover fare delle distorsioni del principio una testa un voto. Infatti nella Assemblea ONU ogni stato ha 5 rappresentanti ma esprime un solo voto. Per risolvere il dilemma dello Stato più forte e dello Stato più debole, l' Università di Cambridge propose di introdurre un voto ponderato che pesava di più per gli Stati più importanti rispetto a quelli meno importanti se si votava a maggioranza. Egualmente si può fare l' inverso rendere più importante la rappresentanza degli Stati deboli rispetto a quello degli Stati forti. Sino ad oggi queste proposte però non sono state applicate per il semplice fatto perché nessuno degli Stati Forti vuole che sia modificata l situazione reale internazionale in cui opera. La regola poi è in conflitto con il principio una testa un voto. Nel caso degli Stati, riuniti in una assemblea comune il Senato, negli Stati federali, il voto dello Stato piccolo deve valere come quello dello Stato importante e di peso. quindi non può essere applicata la regola di Cambridge.</ref>. A quel punto si deve a studiosi come [[Federico Chabod]]<ref> Di questo autore si legga n. 17 della sez. 03 della bibliografia.</ref> e a [[Mario Albertini (filosofo)|Mario Albertini]]<ref> si legga il n. 65 della sez. 04 della bibliografia. </ref> l' aver compreso come lo [[Stato nazionale]], con la sua forma monolitica, formi le persone attraverso la scuola, il servizio di leva obbligatorio, la religione, la lingua, a tal punto che i singoli si sentono diversi dagli altri, anche se vicini, perché appartengono ad un altro Stato. Lo Stato nazionale sovrano si pone il compito, spinto dalla Ragion di Stato, di impedire che le istituzioni anche costituzionali si adeguino alle scelte comuni della Comunità internazionale<ref>Proprio su questo tema deve essere ricordata la valenza universale della norma costituzionale della Costituzione italiana, all' art. 10 comma 1, mediante la quale lo Stato italiano dal 1948 si é adeguato automaticamente, senza necessità di modifiche costituzionali a tutte le convenzioni internazionali multilaterali che sono state prese in sede ONU e nelle agenzie specialistiche dello stesso. I padri costituenti, che la proposero erano tutti federalisti e vollero fare in modo che l' Italia potesse adeguarsi automaticamente alle nuove forme di attuazione dello Stato federale europeo ogni volta che esse venivano proposte. Dal 1948 ad oggi moltissimi sono stati gli adeguamenti che l' Italia ha fatto a scelte istituzionali della Unione Europea che andavano in questa direzione.</ref>. Da qui la necessità di usare la guerra per impedire che i movimenti storici limitino la autonomia politica di quello Stato. Per lo Stato federale, invece, si é scoperto che all' aumentare degli impegni della politica internazionale dello stesso corrispondeva una forma di centralizzazione del potere<ref> sul tema si veda i numeri 03-05 nella sottosezione dedicata agli Stati Uniti d' America dentro la sezione 09 della bibliografia.</ref>. Con il diminuire della esposizione internazionale degli Stati Uniti d' America, i comportamenti nazionalisti manifestatisi sono sempre più scomparsi riportandolo al precedente equilibrio. Lo Stato nazionale, in qualunque parte delle terra sia situato non può tenere un comportamento politico simile a questo. E' necessario ricordare qui anche un corollario. Lo Stato nazionale può essere decentrato. Vuol dire che nella sua Costituzione si può stabilire che gli organi interni siano dotati di una parte della sovranità nazionale. Gli esperimenti di questo genere sia in Stati nazionali trasformatisi in federali (Germania, Austria, Cecoslovacchia, ex Iugoslavia) altro non hanno fatto che accelerare le richieste di indipendenza delle parti interne. I land tedeschi sono stati sistematicamente sottomessi al governo federale e questo in misura minore é avvenuto anche per l' Austria. La Repubblica Ceca e quella Slovacca sono riusciti a dividersi senza fare la guerra (1995). La [[Iugoslavia]] si é frammentata in più Stati con una sanguinosa guerra (1992-2000). L' Italia stessa dal 1948 ha dovuto aspettare sino al 1970 prima di attuare le Regioni. Poi non é riuscita a superare le difficoltà organizzative su cui gli stessi costituenti si erano espressi<ref> su questo tema si legga quanto scritto da [[Costantino_Mortati|Costantino Mortati]], padre del titolo V della Costituzione prima versione della Costituzione italiana nel n. 05 della sezione 08 della bibliografia</ref>.
In questo periodo 2014-2015 siamo di fronte ad una nuova attività di modifica dell' assetto costituzionale italiano. Il suo rifluito attraverso quello del popolo italiano (4 Dicembre 2016) ha dimostrato l' impossibilità della riforma delle istituzioni di decentramento in questo Stato. I federalisti ci hanno insegnato che lo Stato nazionale si può solo superare. Attraverso il suo superamento si può arrivare a rendere le parti interne più libere, in questa costruzione di uno Stato federale in cui non ci siano più italiani, Francesi, Tedeschi ecc. , ma un solo popolo europeo presente nella vita politica dello Stato federale e in quella degli Stati membri.
Una prima conclusione può essere raggiunta: sia la dottrina democratica, sia la liberale, sia la socialista hanno, di certo, dei punti in comune con il Federalismo, ma da un attento studio storico ci possiamo rendere conto che nessuna delle tre é sostituibile al Federalismo. Questo ultimo affronta uno dei problemi più importanti del mondo contemporaneo che può essere codificato in tre quesiti:
# Come '''incrementare le relazioni fra gli Stati''' nella prospettiva di andare a realizzare un '''più perfetta unione fra di loro''';
# Come definire un '''Governo federale''' dell' insieme con poteri limitati, definiti e sufficienti a mantenere la sua unità;
# Come '''incrementare il Governo dell' insieme attraverso il consenso democratico''' e conferire ad esso la legittimità di cui ha bisogno senza sacrificare la legittimità degli Stati membri.
 
Sono i quesiti che furono posti alla Convenzione di Filadelfia dai Costituenti degli Stati Uniti che dopo il fallimento degli [[Articoli della Confederazione]] (1777), erano alla ricerca di una nuova formula di governo che doveva soddisfare a questi tre quesiti. La distinzione fra '''Confederale''' e '''[[Federale]]''' si pone proprio qui. Se una Assemblea costituente é capace di costruire una soluzione praticabile a questi quesiti si da vita ad uno Stato federale. Diversamente si continua a rimanere nel terreno delle relazioni internazionali delle organizzazioni che cercano di rendere più vivibile la [[Comunità internazionale]] ma che non fanno emergere un nuovo popolo protagonista del nuovo soggetto politico. Questo é il corretto modo di interpretare lo scopo che si pone il Federalismo: quello di superare le divisioni in cui é ingabbiato il genere umano, in particolare con l' espandersi del modello dello Stato Nazionale sovrano anche dopo lo svolgersi della decolonizzazione<ref> si veda n. 34 della sez. 03 e pure sulla globalizzazione n. 15 sempre nella stessa sezione della bibliografia.</ref>.
 
==STORIA DELL' IDEA FEDERALISTA==
 
 
Il profilo storico che ci accingiamo a percorrere é formato da due parti: la prima che ci permette di entrare nella storia antica, nella quale accanto ai reperti archeologici ci sono anche dei documenti scritti (partendo da 4.000 anni a. C.) sino al 1787, anno in cui la [[Convenzione di Filadelfia]] negli Stati Uniti d' America approvò la ''Costituzione americana'', e la seconda parte che da questa data si estende sino ai nostri giorni.
I reperti antichi, in gran parte tavolette di argilla scritte con una grafia cuneiforme <ref> Confronta n. 44 e n. 45 della sezione 03 della bibliografia.</ref>, che ci hanno fornito informazioni attendibili hanno sempre presentato difficoltà di comprensione a causa di quelle lingue antiche e per il loro sistema di scrittura<ref>Vedi [[Lingua sumera]]</ref>. La combinazione di questi due fattori, per molti anni, ha impedito una corretta conoscenza dei fatti a cui gli studiosi si riferivano. A questo dobbiamo aggiungere che queste ricerche archeologiche si svilupparono nei territori che oggi corrispondono all' Irak e raccolsero a Baghdad un importante [[Museo nazionale iracheno|Museo archelogico]] che con le sue raccolte completava e chiarificava tutto quello che era stano raccolto e esposto in altri due Musei: il Britsh Museum di Londra<ref>{{en:}}[http://www.mesopotamia.co.uk/ Bitish Museum Mesopotamian Collections]</ref> e il Museo del Louvre di Parigi.<ref>{{fr:}}[http://www.louvre.fr/departments/antiquit%C3%A9s-orientales Louvre Collezioni orientali del Louvre].</ref> Le guerre recenti che hanno colpito questa parte del Medio Oriente<ref>Ci riferiamo alla [[Guerra del Golfo|Prima Guerra del Golfo]] (1990-1991) e alla [[Guerra d'Iraq]] (2003-2011). Nell' ultimo periodo 2014-2015 lo Stato Islamico che si é insediato fra la Siria orientale e il nord Irak ha continuato questa politica. L' ISIS, dopo Nimrud e Hatra, ha distrutto e saccheggiato l'antica città assira di Dur Sarrukin, l'odierna Khorsabad, fondata nel 717 a.C..</ref>, hanno causato, anche, la dispersione e la distruzione delle testimonianze delle antiche civiltà fiorite su quel territorio, rendendo oltremodo arduo in lavoro di ricostruzione storica che era stato portato avanti in questi ultimi decenni
 
===I Sumeri e Israele dei Giudici ===
 
Questa civiltà racconta di un popolo che visse nel sud dell' [[Irak]] dal 4000 Av. C. di cui poco si conosce delle origini e della provenienza. Le tesi più fondate propendono per la sua venuta dai monti dell' [[Iran]] i ([[Monti Zagros]]), in un movimento migratorio, alla ricerca di terre fertili da coltivare e con la possibilità di usare l' acqua per le coltivazioni e per abbeverare la maggior parte degli animali domestici. Tutte le specie di questi animali, allevati dai pastori e dagli allevatori di oggi, si devono ricollegare a quelli che i Sumeri curarono, svilupparono, utilizzando le loro conoscenze, in modo che fossero utili alla pastorizia e all' allevamento agricolo.<ref>Sul punto su veda [[Allevamento|allevamento]], [[Caprinae|ovini]], [[Canis lupus familiaris|cane]], [[Felis silvestris catus|gatto]], [[Equus caballus|cavallo]], [[Equus asinus|asino]]</ref> Da allora sino ad oggi gli allevatori di ogni parte del mondo, sia consapevoli sia senza esserne a conoscenza, applicano principi e metodiche che questi antichi allevatori avevano messo a punto. Il passaggio poi da un popolo in prevalenza nomade ad uno stanziale, legato a delle città fortificate, ha modificato la struttura sociale facendo apparire il ceto servile che unito agli schiavi, conquistati in guerra, iniziò a fornire la mano d' opera necessaria alla sviluppo della agricoltura, da allora già impostata sulla [[Rotazione delle colture|rotazione delle culture]]<ref> Questa metodica agricola si avvaleva della irrigazione e della tecnica di [[Coltura intensiva|coltivazione intensiva]]</ref>. I primi documenti di interesse sono per periodo che va dal (2900 av. C.) sino alla conquista di Sumer da parte di [[Hammurabi]] (1763 av. C.). Il territorio di interesse é quello del sud dell' Irak in cui sono situati i principali siti archeologici che corrispondono alle varie città-Stato fiorite in questo periodo: [[Lagash]], [[Ur]], [[Uruk]], [[Kish]] ecc.. I fatti che ci interessano sembrano esser nati dalla necessità di sviluppare una forma di irrigazione continua con le prese dell' acqua dall' [[Eufrate]] a sinistra di queste città e poi anche alla destra dal [[Tigri]] anche se era più distante. Al sud verso il Golfo Persico fu necessario inventare delle forme di protezione che impedisse all' acqua di mare di inquinare l' acqua dolce di fiume con cui si irrigavano i campi. Le città-stato che presentavano circa 30 km di diametro, si dovettero organizzare al fine di governare sotto il loro potere il territorio che circondava la città e che era destinato alla coltivazione e all' allevamento, in parte pubblico e in parte privato. La situazione politica che si venne a delineare, all' inizio, era di svariate città-stato fra di loro in lotta che si contendevano sia l' acqua che la terra. Di queste la citta di Uruk situata a 220 chilometri a sud di Baghdad era la più grande si dice che nel periodo di più alto splendore arrivasse a contare una popolazione di circa 80.000 persone.<ref> Su Uruk si veda n. 48 della sezione 03 della bibliografia.</ref> Tutte le città erano fortificate con mura e alla sera si chiudevano le porte impedendo con in favore del buio agli estranei di penetrare nella città. In essa vi era uno o più templi costruiti secondo in sistema dei gradini e delle terrazze i Ziqqurat, accanto ai palazzi del re e dei sacerdoti e anche di qualche importante famiglia della città. I paese dei Sumeri in questo periodo era, quindi, in esempio piccolo ma corretto di una Comunità internazionale come noi la intendiamo. Ogni città era un mondo a sé. Con il proprio esercito cercava di risolvere le controversie sia politiche sia economiche che minacciavano la prosperità e la sopravvivenza della città. La sua sconfitta era la caduta in mano di una città nemica di tutto il suo potere e di tutta la sua ricchezza. Quello che gli storici indicano come il periodo predinastico I (2900-2750 a. C.) fu un periodo storico punteggiato da fatti di questa portata e le reazioni di città-stato conquistate che cercavano di ricuperare la precedente libertà. Le ragioni di conflitto erano sia nella costruzione dei canali di irrigazione agricola sia nella gestione del uso dell' acqua. Infatti le città come Kish che erano al nord del paese di Sumer, ossia al nord di quella che é il territorio settentrionale dell' attuale Baghdad, avevano buon gioco ad impedire all' acqua di scendere a sud e quindi impedivano alle città come [[Uruk]]. [[Ur]]. [[Larsa]] ed [[Eridu]]. Tutto questo era ragione di guerre e continue lotte per il controllo dei canali e della irrigazione.<ref> Confronta n. 46 della sezione 03 della bibliografia.</ref> Verso il 2750 il Re di Kish (situata al nord) chiamato [[Etana di Kish|Etana]], di cui scrissero che aveva stabilizzato il paese, pensò che fosse possibile mettere in comune tutti canali e l' acqua da irrigazione costruendo un organo politico che funzionasse da gestore di tutto questo sistema con sede nella sua città e composto dai vari re delle città aderenti. Le quote necessarie per il suo mantenimento e per il suo sviluppo venivano stabilite sulla partecipazione di ciascuna città aderente in proporzione agli abitanti della stessa. Le ragioni di conflitto venivano sottoposte dal Consiglio ad un particolare tribunale che fu costituito presso il tempo del Dio Enki (Dio dell' acqua e costruttore delle istituzioni umane) perchè i sacerdoti decidessero secondo giustizia sulle questioni a loro sottoposte.<ref>Su questo particolare non é certo che la funzione giudiziaria fosse affidata da altri oltre il Re. Perchè in questo periodo il Re risultava anche sommo sacerdote. Confronta n. n. 46 della sezione 03 della bibliografia.</ref> Il modello così formulato si avvicina molto ad una Organizzazione internazionale funzionale (secondo i termini moderni)<ref> Vedi n. 24 della sezione 03 della bibliografia.</ref>, la quale pone in comune la risorsa più importante l' acqua. Si pensi che dopo questa data si espande anche la coltura del riso che come é noto deve essere fatta in appezzamenti di terreno completamente allagati sino al momento della raccolta delle spighe<ref> Si veda sul tema [[Risicoltura]].</ref>. Questo sistema istituzionale non ebbe vita effimera, pare che abbia preservato dalla guerra tutte le città aderenti e si sia sviluppato sino al 2680 per la durata di circa un secolo. La sua importanza fu enorme sia per il fatto che sembra essere noto anche a civiltà abbastanza lontane. Nell' attuale Pakistan le Civiltà di [[Harappa]] e di [[Mohenjo-daro]], nello stesso periodo e per forse per più secoli, svilupparono un sistema di gestione della irrigazione e dell' uso dell' acqua simile a quello Sumero. L' Impero cinese di [[Qin Shihuangdi]] (221 a. C.) dopo la unificazione in un solo Stato imperiale di tutta la Cina come oggi la conosciamo stabilì che i suoi Mandarini, funzionari a cui era decentrato il governo delle provincie, sviluppassero il sistema di irrigazione per l' agricoltura che ricalcava quello che i Sumeri avevano inventato. Di fronte alla nostra ignoranza sulle prove storiche di questi fatti, bisogna osservare che questo tentativo di superare una situazione di conflitto che per sua stessa natura non poteva essere tollerata sia stata la causa per la ricerca di questa soluzione. Le vicende storiche posteriori il tentavo di conquista di tutto il paese da parte di [[Gilgames]], re di Uruk (2680 a. C.), [[File:Gilgameš.JPG|thumb|Gilgameš]] la conquista del re di [[Lagash]] [[Gudea]] (2142-2122 a. C.) di tutto il paese di Sumer con la sottomissione di tutte le città-stato non fu in grado di distruggere il sistema gestionale e gli stessi canali che furono potenziati con un aumento della produzione agricola di tutto il paese che fece avanzare le esportazioni di questo verso tutti i paesi vicini<ref> Confronta n. 02 della sezione 03 della bibliografia</ref>. Quando il Re di Akkad [[Hammurabi]] nel 1763 a. C. [[File:Royal head 9117.jpg|thumb|Royal head 9117 | miniatura | left]] sconfisse il re di [[Isin]]<ref>Isin era stata conquistata dal re di Larsa [[Rim-Sin]] nel 1792 a. C. Il quale voleva porre fine alla usurpazione di quel trono da parte di un alto funzionario chiamato [[Enlil-bani]] nel 1860 a. C..
 
Questo ultimo aveva posto fine alla dinastia fondata da Re Ishbi-Erra 150 anni prima e rappresentata dall' ultimo Re Damiq-Ilishu.</ref> conquistando tutto il paese di Sumer e unendolo a quello di [[Impero di Akkad|Akkad]]<ref>Nel contesto delle difficoltà, di ricostruzione della storia antica di questo popolo, si colloca anche lo sviluppo dell' Impero akkadico. Akkad,ci dicono gli archeologici, sarebbe in parte sottostante l' attuale Baghdad. Infatti il primo sito scoperto dagli scali della prima metà del ventesimo secolo, veniva situatolo a 80 chilometri a sud dell' attuale Baghdad.</ref> dovette prendere conoscenza di questo stato delle cose e per questo nella parte delle norme pubbliche del suo vengono articolate le norme che regolano il funzionamento del sistema di irrigazione e l' uso della acque. E' ovvio ricordare che questo sistema nacque come strumento per il superamento di quei contrasti che sono tipici dell' anarchia internazionale e solo molto più tardi divenne un esempio di alta amministrazione pubblica del regime delle acque, forse in concomitanza con l' unificazione di tutte le città-stato in un solo Stato. Per questo, dal punto di vista storico, si può dire che i Sumeri siano stati i primi a cercare una soluzione al problema della guerra. Il loro organismo internazionale oltre agli aspetti di funzionalità ricordati può essere classificato tra i sistemi confederali perché subordina gli organismi comuni al potere decisionale dei singoli re delle varie città-stato aderenti. [[File:CodeOfHammurabi.jpg#/media/File:CodeOfHammurabi.jpg|right|verticale=0.5]]
Rimane ancora da chiedersi come mai nelle ricerche archeologiche si sia individuato solo il sistema del ''Sumeri'' e questo sia esistito prima dell' affermarsi del loro Impero. Sicuramente é una mancanza di conoscenze, che come ricordato, é ampliata dal fatto che non essendoci stato un periodo di pace nella regione, questo ha pregiudicato le ricerche e gli studi che, nella seconda metà del XX secolo, erano stati portati avanti con il conseguente non accrescimento delle nostre conoscenze. Ma, vorrei ricordare, pure, che é necessario possedere una visione ulteriore che non si fermi alla inevitabilità della guerra ed il coraggio di sperimentare delle nuove forme istituzionali che operino in questa direzione. A questo proposito, ricordo anche che alcuni studiosi hanno sostenuto che l' ''Israele'' dei ''[[Giudici biblici|Giudici]]'' era un sistema politico confederale, in quanto composto da delle tribù, autonome, ma politicamente unite fra di loro in un disegno strategico di conquista della terra di [[Canaan]]<ref>Su questo punto si veda Liverani n. 02 sezione 03 della bibliografia.</ref>. Gli studi più recenti hanno smentito questa ipotesi. Prima di tutto l' invasione dal deserto degli Israeliti guidati da [[Giosuè (Bibbia)|Giosuè]] (circa 1200 av. C.) si é espansa a macchia di leopardo costringendo ogni contingente ad avere un capo che provvedesse alla sua guida: ''i Guidici'' (1150-1025 av. C.). Quando la situazione si é resa molto più favorevole agli Israeliti divenne necessario organizzare il territorio e il popolo in forma molto più coesa per cui fu costituita la Monarchia impersonata da [[Saul]] (cira 1079 av. C.). Sotto [[Davide]] (cira 1000 av. C.) la monarchia diventò quello che era nelle altre realtà vicine un potere centrale assoluto che governava il territorio conquistato nella terra di Canaan. Ma durante il periodo dei ''Giudici'' la situazione era assai difficile da governare. Ogni contingente di Israele si trovava spesse volte ad essere solo e a non poter contare sull' aiuto di altre tribù<ref> Si veda il Libro dei Giudici (Bibbia) cap. 5, 15-18 a prova di questo disimpegno di parte del popolo di Israele.</ref>. Questa situazione di debolezza ha trovato diverse soluzioni di coalizione proprio per l' opera dei Giudici che di volta in volta guidavano il popolo. Debora, anche se donna, era uno di loro e ad essa si riferisce il cantico ora compreso nel Libro dei Giudici della Bibbia. Nella nostra prospettiva politica l' Israele dei giudici non aveva un organismo politico comune subordinato che organizzasse la vita militare e politica. Per molti anni sino alla monarchia le tribù intrapresero una vita autonoma e talvolta si allontanarono dalla religione dei padri che mantenne fermo il messaggio di Mosè e la sua alleanza con Dio. Con l' instaurasi della monarchia venne superato questo periodo di divisione e di anarchia per far posto ad una prima ma valida organizzazione statuale.
 
=== Le leghe della antica Grecia ===
 
Se passiamo alla [[Grecia Antica|Antica Grecia]] e consideriamo il periodo che coincide con le guerre persiane (498- 449 A C.), possiamo constatare che in tutta la Grecia sono presenti le “Città-Stato” il cui modello abbiamo già incontrato presso i Sumeri e forse, se avessimo più reperti archeologici, avremmo trovato presso altre civiltà, molto più vecchie di quella Greca. La città-stato greca si distingue per una sua peculiarità: é la culla della [[''Democrazia|democrazia'']] ossia di quel regime politico che permette ad un popolo di governare la propria città mediante il ''voto''. Questo principio afferma che ad ogni cittadino viene attribuito un solo voto (una testa un voto) e che l' insieme dei voti favorevoli, a qualsivoglia proposta, se ha la maggioranza dei consensi prevale, vincolando alla sua osservanza la minoranza. Si tratta quindi di stabilire delle regole generali con apporto di tutti e dopo di queste chi vince e chi perde le elezioni é tenuto a osservarle. Questo metodo avrebbe dovuto superare la necessità di impugnare le armi da parte di ciascuna fazione in competizione nella città e di determinare la sconfitta militare dell' avversario per governare. Chi aveva la maggioranza, stabilità dalle regole ( in media cinque anni), per quel periodo di tempo governava e la minoranza era tenuta ad osservare le decisioni prese dalla maggioranza. Anche se molte città erano in mano a delle monarchie, come quelle di [[Sparta]]<ref> Il costituzionalista più im portante di questa città fu [[Licurgo]] a lui si deve l' impostazione principale della sua costituzione.</ref>, il principio democratico incominciò ad affermarsi e trovò una felice sintesi nella città di [[Atene]]<ref>In questa città due furono i grandi costituzionalisti che si prodigarono per allargare la partecipazione politica a tutti i ceti sociali: [[Solone]] e [[Clistene]]. Le loro riforme resero la città più forte e sicuramente impossibile da sottoporre a forme di dittatura.</ref>, che sotto [[Pericle]] (431-404 a. C.) [[File:Busto di pericle, copia romana da orig. del 430 ac ca, da lesbo.JPG|thumb|Busto di pericle, copia romana da orig. del 430 ac ca, da lesbo]]
riusci a portare la democrazia oltre un sistema di voto relegato solo ai ricchi o ai nobili ma divenne lo strumento di espressione della volontà popolare di tutti i cittadini che per loro stessa natura erano considerati tali perché dichiarati o dalla nascita o dal censo ''membri del popolo ateniese''. Questo risultato si affermò alla fine della guerre persiane e fu essenzialmente la discriminante costituzionale che distingueva Atene dalla sua rivale Sparta, in cui si cercò sempre di mantenere il potere in mano ad una oligarchia di nobili e possidenti terrieri. Il tutto all' interno di una economia assai povera e prevalentemente agricola di tutta la Grecia. Le grandi ricchezze delle due città si formarono gradualmente sia per i privati sia per lo stesso Stato con l' esercizio del commercio per mare che condusse i Greci a toccare tutto il Mediterraneo, a costruire colonie con i relativi approdi e a diffondere la loro civiltà. La città-stato greca presentava una struttura politica curiosa. Il pensiero giuridico greco distingueva due termini fra loro correlati: il '''''nomos''''' e il '''''psefisma'''''. Il ''nomos'' indicava le norme immodificabili e che caratterizzavano la ''costituzione politica'' della città-stato. Il ''psefisma'' l' insieme delle leggi che nell' arco di tempo considerato disciplinavano i rapporti di diritto pubblico e di diritto privato<ref>Su questa distinzione si basa anche la ''dottrina delle idee'' formulata da Platone, il quale insegnò che le idee difficilmente sono realizzabili dagli uomini in terra con una aderenza tale da renderne lo splendore e in valore interiore delle stesse. Sul terreno politico Platone, da giovane, si illuse che l' intervento dei filosofi e il suo, in particolare, avrebbe potuto rendere la Città di Atene più aderente a questi ''nomoi'' a cui lui si ispirava. La sollevazione popolare la sua fuga da Atene (399 a-C.) che lo portò in giro per il Mondo allora conosciuto sino ad approdare in Sicilia e solo dopo alcuni anni gli permise di ritornare ad Atene (387 a. C.) sono la prova che le opere di alta razionalità filosofica sul terreno della politica sono impossibili. Se compariamo il dialogo la ''Repubblica'' con quello scritto nella vecchiaia ''le leggi'' possiamo constatare come Platone fosse consapevole di questo assunto e che ritenesse quanto esposto nella Repubblica come un sogno, una utopia che non poteva essere realizzata. Il passaggio dalle leggi di ogni giorno alla perfezione del ''nomos'', per Platone, fu sempre, da quel momento, un risultato che l' uomo può raggiungere solo dopo sofferenze e lotte per superare i limiti che trova nel tempo in cui studia la costituzione della sua città in cui vive.</ref>. Questa rigidità impedì alle varie città di riconoscere l' appartenenza e quindi la cittadinanza a quelli che abitando in altre città, dopo la conquista militare da parte della prima, la quale li governava con propri funzionari, trasformandoli in sudditi senza diritti. Poichè la società greca era composta dagli uomini liberi, anche se alle donne non venivano riconosciuti diritti politici, questi, se appartenenti alla città conquistata, non avevano più il diritto di partecipare alle forme stabilite per fare emergere la volontà politica della città vincitrice. Sparta (404-371 a. C.), con questo sistema aumentò il numero degli ''Iloti'' i plebei spartani dell' epoca, che non essendo schiavi, avevano la libertà di muoversi, ma in concreto ne impedì la tutela politica sottoponendoli all' arbitrio dei ''patrizi'' del tempo che non lesinavano il loro coinvolgimento in guerre e li spremevano con le tasse. L' egemonia sulla ''lega del Peloponneso'' dominata come un impero, servì a generalizzare questa condizione su tutti i poveri che abitavano le città comprese in essa. Atene, che era stata costretta a farne parte, era una struttura politica basata sul voto dei cittadini e si trovò nella condizione delle città conquistate, per cui il regime politico insediato da Sparta era un concreto potere di sfruttamento delle loro ricchezze<ref> Su questi temi si veda i nn.. 13 e 14 nella sez. 03 della bibliografia</ref>. Fu così che Atene si ribellò al governo Spartano e ricostituì la sua forma democratica preesistente (371 a. C.). Il sistema delle ''Leghe'' fu inventato dai politici e dai filosofi greci con lo scopo di evitare i conflitti sociali interni e nei territori sottomessi e anche per reggere alla minaccia dei grandi imperi come quello Persiano che aveva sottomesso il nord della Grecia. La ''lega'' era come prima di tutto una organizzazione militare che stipulava una alleanza fra le varie città-stato al fine di fronteggiare un pericolo di guerra contro uno o più membri della stessa lega. Come secondo aspetto poteva sviluppare una partecipazione con una ripartizione delle spese all' allestimento del esercito e della flotta al fine di permettere azioni preventive alla stessa lega come la fondazione di nuove colonie in territorio nemico, fortificare un porto in territorio straniero in cui i Greci potessero attraccare e gestire i loro commerci. Ed infine stabilendo la sede presso uno dei santuari degli Dei a cui si attribuivano gli ''oracoli'' divinatori come quello di Delo, si cercava di ricoprire il consiglio paritario della ''lega'' con la sacralità<ref> Il Consiglio aveva una rappresentanza di ciascuna Città-Stato in modo paritario: o uno o due membri al massimo. La partecipazione alle spese della lega erano ripartite secondo in numero delle città e anche in relazione al loro numero degli abitanti.</ref>. Questa sacralità divenne lo strumento con il quale durante le guerre del Peloponneso alcuni capi di queste città, comprese Atene, Tebe e Sparta, cercarono di fermare la guerra celebrando i giochi sacri per un periodo di tempo, nel quale tutte le attività di guerra erano proibite.
Possiamo ricordare le più importanti:
*''La [[Lega del Peloponneso|lega del Peloponneso]]'' (metà del secolo VI a. C.). Fu guidata da Sparta e comprendeva anche Atene, non aveva strutture ben definite. Era una organizzazione paritaria fa le città membre non aveva un proprio ''tesoro'' in cui venivano versati e amministrati i fondi che le singole città versavano alla lega.
*''La [[Lega delio-attica|lega delio-attica]]'' (478 a. C.) fu stretta da Atene con le città greche dell' Asia minore e con tutte le isole egee. Nacque in funzione anti-persiana e per proteggere gli interessi di Atene, specialmente per il commercio marittimo. Aveva sede nel tempio del Dio Apollo nell' isola di Delo il quale custodiva il tesoro della lega. Fu Pericle che trasportò tesoro e la sede della lega ad Atene dove rimase sino al suo scioglimento.
*''La [[lega beotica]]'' (447 a. Cr) composta dalle città della Beozia ma sottoposta alla guida ella egemonia di Tebe. Non aveva strutture definite se non la partecipazione per quote alle spese di allestimento dell' esercito da parte delle città membro.
*''La [[lega di Corinto]]'' (337 a. C.) fondata da Filippo II di Macedonia allo scopo di allargare l' egemonia macedone. Ne divenne lo strumento principale per il suo disegno di conquista della Grecia e si dissolse con la dissoluzione della egemonia macedone.
*''Le leghe [[Lega etolica|etolica]] e [[Lega achea|achea]]'' (280-146 a. Cr) furono l' ultimo tentativo di opporsi alla minaccia romana, non si trattava altro che di alleanze militari che la vittoria di Roma distrusse sottoponendo tutte le città alla supremazia e ai funzionari di Roma (146 a. C.).
Sappiano anche poi di una
*''[[Lega italiota]]'' (fine del V sec. a. C.) costituita in quella che era la Magna Grecia (oggi Puglia, Calabria, Sicilia) composta da grandi città come Crotone, Sibari e Caulonia, a cui si aggiunsero anche altre più piccole colonie. Il suo scopo era quello di tutela l' interesse politico dei membri e sostenerli in caso di guerra.
La caratteristica fondamentale delle leghe fu quella di rendere impossibile la creazione di uno Stato unitario in cui fossero comprese tutte le città. Gli strumenti di gestione finanziaria, politico e militare venivano solo attuati nel caso di pericolo o per un disegno di conquista come quello perseguito da Atene, Sparta e da [[Filippo II di Macedonia]] prima e poi da [[Alessandro Magno]]. La loro decadenza oppure la morte repentina, come quella che colse Alessandro Magno, furono le cause principali del dissolvimento di tutto quello che questi personaggi avevano costruito. Nel caso di Alessandro Magno si costruì il più grande impero che la storia antica ricordi. La sua morte, nel 323 a. C., determinò la divisione del suo impero i tanti regni indipendenti. La Grecia stessa unificata sotto Alessandro ma formalmente diventata una lega di leghe si divise nuovamente in varie leghe preesistenti e più piccole sino alla conquista romana nel 146 a C. in cui venne totalmente sottomessa al potere di Roma. Delle sue leghe nulla rimase e le varie città divennero città della Provincia romana dell' Acaia. Così Roma incluse la Grecia nel suo impero.
 
===Roma e le leghe laziali e Latine===
 
E' ormai noto a tutti che le narrazioni sulla fondazione di ''[[Roma]]'' sono delle leggende, il cui contenuto era stato scritto per ingentilire e nobilitare le antiche radici di una città, che al suo inizio non pensava di avere una fortuna e un potere come quello che la storia le assegnò.<ref>Cito per completezza i seguenti volumi classici che servono per chiarificare alcuni aspetti di questa lunghissima storia tuttora oggetto di studi che già molto hanno rivelato: ''Storia di Roma antica.'' / '''Theodor Mommsen'''. - Milano: Sansoni. - 2001. - 2 v. Rist. anastatica;
''Storia del diritto romano.'' / '''Pietro De Francisci'''. - Milano : Giuffre, 1943. - 3 v.;
''Storia economica di Roma dalle origini alla fine della repubblica.'' / '''Tennery Frank''' ; tradotta da '''Bruno Lavagnini'''. - Firenze: Vallecchi, 1924. - 274 p.</ref> Nel primo periodo, quello monarchico, che si estende dal 753 al 509 a. C. non vi furono solo i sette re riportati dalla tradizione storica, a esercitare il potere, ma forse molti di più, a cui non fu riservata nessuna nota scritta negli annali per il fatto che quelli che emersero furono importanti per lo sviluppo della città e delle sue fortune politiche. Gli scritti agiografici che ne narrarono le gesta furono scritti molti anni dopo che la loro storia si era conclusa e quindi era più facile dare ad essa il latente significato trionfale. Dal punto di vista archeologico é ormai certo che Roma ebbe origini etrusche e come tale fu una ''città-stato'' membro di una o più leghe che ricalcavano in tutto quelle greche di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.<ref> Sul tema delle leghe e delle appartenenze confronta n. 13 della sezione 03 della bibliografia.</ref> Le ''gentes'', così nella lingua latina si indicavano i popoli che abitavano un territorio, che per prime accettarono l' offerta di ''Romolo'' di andare a far parte della città, erano sicuramente di tre estrazioni: ''[[Latini]], [[Sabini]] ed [[Etruschi]]''. Visto che Romolo non nascose mai il suo rapporto con la città di origine ''[[Alba Longa]]'', si può dedurre che la fondazione avvenne con il rispetto della tradizione etrusca e quindi anche greca che questo popolo aveva portato nell' Italia centrale. Le famiglie che si stanziarono a Roma erano sicuramente delle famiglie che avevano avuto delle ragioni per migrare dalle altre città e per di più, possiamo pensare che una parte di esse fossero formate da persone che avevano avuto trascorsi con la giustizia o con i debiti nelle città di origine. Poiché entrambe le situazioni, per il diritto del tempo, erano portatrici di grandi disgrazie ai singoli che venivano perseguiti, si può pensare che la decisione di entrare a Roma faceva di loro persone nuove senza più trascorsi per cui poterono tutti rifarsi una vita. Il potere politico era in mano al ''Re''. A lui erano attribuiti i poteri di vita e di morte (vis ac necis) che erano tipici della guerra e della pace, come quelli di mandare ambasciatori alle altre città-stato. Il Senato, la cui fondazione si fece risalire a Romolo, era il consiglio consultivo del Re, che lo interpellava ogni volta che doveva prendere delle decisioni importanti. Al Re erano attribuiti anche i poteri giudiziari, civili e penali e il potere di risolvere le controversie fra gli organi supremi dello Stato come quello che opponeva le ''gentes'' e i loro capi i ''pater familias'' ai Sacerdoti delle varie divinità e dei vari templi a cui la città si dichiarava devota. Per queste divinità cittadine ben presto venne istituita la carica di ''Pontifex'' che venne attribuita al Re in persona ([[Rex sacrorum]]). Per cui il Re divenne la persona sulla quale ruotava la vita pubblica e la vita religiosa della città. Poichè i contrasti con le altre città vicine segnarono la storia della nuova città, si può pensare che per derimere queste e creare un vantaggio a Roma i Re si fossero prodigati nell' aumentare le fonti di ricchezza pubblica. La tradizione fa risalire al Re sabino ''[[Anco Marzio]]'' (640-616 a. C.) la creazione della prima colonia romana ad ''[[Ostia]]'' in cui furono realizzate le prime ''saline'' di stato. Il sale marino veniva prodotto, trasportato a Roma e da qui trasportato verso le città dell' Etruria e del Lazio meridionale. Il ricavato, della sua vendita, andava nelle casse dello Stato. La guerra vinta sui Latini, ancora indipendenti, gli permise di raccogliere i profughi di quei popoli e di stanziarli sul colle [[Aventino]]. facendoli diventare parte integrante del popolo della città di Roma.<ref>Le fonti romane narrano che il Re Anco Marzio vi deportò i profughi delle città da lui conquistate: Ficana, Medullia, Tellene e Polidoro.</ref>. La promozione del risanamento degli acquitrini che il Tevere produceva negli avvallamenti dei sette colli di Roma, ben presto, aumentò i territorio pubblico che il Re affidava in affitto a sui buoni e sicuri sostenitori, i quali lo utilizzavano per sviluppare una agricoltura che in quei posti non si pensava potesse essere praticata. Dalla vendita dei prodotti, la città ottene delle risorse che il Re impiegò nella costruzione di fortificazioni e nell' equipaggiamento dell' esercito. Poco si sa sulla partecipazione di Roma alla [[Lega latina]] delle origini. Poichè il [[Monte Calvo]] aveva un tempio dedicato a Giove in cui si svolgevano una volta all' anno le ''Ferie Latinae'' i giochi sacri, possiamo sicuramente dire che questo era la sede della lega e forse custodiva il tesoro della stessa. Questo eremo sacro era compreso nell' abitato di ''[[Alba Longa]]''. E' certo che questa città fosse la città egemone della lega e ai sui Sacerdoti era dato il potere di giudicare le controversie fra le città che vi partecipavano. Si deva a [[Tullo Ostilio]], sesto re romano, la distruzione di Alba Longa (673 a.C.) e sicuramente la dichiarazione della egemonia di Roma sulla lega latina [[File:La Victoire de Tullus Hostilius sur les forces de Veies et de Fidena.jpg|thumb|left|Tullo Ostilio sconfigge i Veienti in battaglia, affresco]]
Il re [[Tarquinio il Superbo]] (507 a. C.) riuscì nell' intento di far costruire a Giove Ottimo e Massimo un tempio sul Campidoglio e far attribuire ad esso tutte le prerogative che prima appartenevano al tempio di Alba Longa. [[File:RomemodelEUR.jpg|upright=1.4|thumb|Plastico ricostruttivo della "grande [[Roma antica|Roma]] dei [[Tarquini]]" presso il [[museo della Civiltà Romana]] all'[[EUR]].]]
Da questa data la lega latina che comprendeva le città di [[Tusculum]], [[Aprica]], [[Lanuvium]], [[Tibur]], [[Cora]], [[Laurentum]], [[Ardea]] per ricordare le più famose, di cui qualcosa fu scritto negli annali romani, divenne subordinata alla egemonia di Roma.
A questo punto intervenne un fatto, che gli storici considerano molto importante: la ''cacciata della Monarchia romana'', la fondazione della repubblica, il viaggio dei ''decemviri'' il Grecia al fine di studiarne le istituzioni e dare una '''''costituzione a Roma'''''. La storia ci ricorda che Roma in quel periodo dovette combattere alcune guerre con i membri della lega latina i quali sicuramente non volevano sottomettersi alla sua egemonia. La loro sconfitta fu per Roma costosa a tal punto che i poveri di Roma, i [[Plebei]], non erano più in grado di sopportare la pressione delle tasse e i sacrifici di beni e di uomini che la guerra imponeva a loro. Bisogna ricordare che ogni abitante della città di Roma, allora, doveva offrire per l' esercito la propria persona, procurasi a sue spese l' armamento e se sfortunatamente moriva in guerra la sua famiglia aveva anche il problema di rifondere i debiti che lui aveva fatto per affrontare la sua partecipazione alla guerra. Fu così che tutti i plebei romani si organizzarono e si opposero ai [[Patrizio (storia romana)|patrizi]], ai [[Senatore|senatori]] e alle leggi patrizie che i ''[[Console (storia romana)|Consoli]]'' del tempo, allora di estrazione patrizia, avevano fatto, sfavorevoli per tutti loro. La plebe si ritirò sul [[Monte Sacro]] (494 A. C.) dichiarando che avrebbero lasciato la città con tutto quello che possedevano se la ''Repubblica'' non avesse istituito dei consigli della plebe<ref> Vedi [[Conflitto degli ordini]].</ref> che fossero dotati del potere di fare le leggi come il ''[[Senato romano|Senato]]''. Inoltre chiedevano la istituzione dei ''[[Tribuni della plebe]]'' che per loro vocazione dovevano essere dotati del potere di opposizione ai Consoli. La richiesta entrava quindi nell' ordine costituzionale della ''repubblica'' e doveva riconoscere il potere di legiferare anche alla plebe che ne era esclusa. Si deve a [[Menenio Agrippa]] la soluzione del caso. Egli fece passare nel Senato una risoluzione che impegnava tutti i Patrizi e gli stessi Plebei ad un patto costituzionale. Vennero scelti dieci uomini e furono inviati in Grecia a studiare le istituzioni greche delle varie città-stato (450 e il 451 d. Cr). i ''[[Decemviri legibus scribuntis]]'' vennero incaricati di studiare quelle istituzioni al fine di redigere una legge costituzionale che fosse accettata da tutti. Ritornati dalla Grecia, i Decemviri diedero a Roma la ''[[Dodici tavole della legge|legge delle dodici tavole]]'' che é il fondamento del Diritto romano. Il quadro costituzionale, che ne uscì, era più vicino al modello greco ma portava al suo interno delle novità. La città-stato era dotata di un ''pomerio'' (il confine della stessa) che conferiva a coloro che si trovavano al suo interno il diritto di partecipare alla vita politica della città. Chi vi risiedeva poteva partecipare ai ''Comizi'' esercitare il diritto di voto ed eleggere i Consoli e le altre cariche pubbliche. Poiché queste erano monopolizzate dai patrizi, per le ragioni di censo, i plebei ottennero di poter esprimere anche il loro voto in questi stessi comizi, anche se non avevano potere economico. La distribuzione all' interno delle tribù romane della plebe permise di ottenere una partecipazione dei plebei che con il tempo divenne completa in tutte le strutture pubbliche. Accanto alla riforma della struttura interna si pose il problema dei rapporti con l' esterno. I cittadini che risiedevano fuori del ''pomerio'' per esercitare il loro voto ''dovevano ritornare in città nei giorni stabiliti di indizione dei comizi''. Questo si complicò ulteriormente, negli anni in cui nel territorio attorno alla città si moltiplicarono le unità che erano diretta emanazione della stessa città di Roma: le [[Colonia romana| colonie]] e i primi [[Municipio (storia romana)|Municipi]]. Proprio per non creare difficoltà alla partecipazione alla vita politica queste due prime entità divennero anche loro una piccola copia della città di Roma il cui governo era affidato a funzionari direttamente nominati da essa e per un lungo periodo di tempo, i ''cives coloniari'' si dovettero trovare a Roma per la elezione dei magistrati di tutte le cariche pubbliche, come detto, nei giorni stabiliti. Accanto ad esse vi erano delle città preesistenti che avevano accettato la supremazia romana e l' avevano sostenuta nella su crescita (città sabine e latine) le quali considerarono discriminatoria l' esistenza di cittadini esterni a Roma che erano cittadini a primo titolo (cives extra pomerium), mentre loro, abitanti di città legate a Roma dovessero solo contribuire alle spese militari e quando andava bene era stata riconosciuta una cittadinanza assai più limitata e senza il diritto attivo e passivo di voto (ius latinum). La guerra che colpì Roma attorno al 480-491 a. C. iniziò per il fatto che Tarquinio il superbo aveva tentano di riconquistare Roma. Sulla scia della sua impresa, rintuzzata prontamente da Roma, a turno tutti i popoli, che le abitavano attorno, le fecero guerra al fine di liberarsi della sua egemonia. La vittoria del [[Battaglia del Lago Regillo|Lago Regillo]] ottenuta da [[Spurio Cassio Vecellino]] Console romano del 491 a. C. determinò il ristabilirsi della egemonia di Roma sulle altre città ma con dei correttivi che superarono definitivamente il modello greco. [[File:Tommaso Laureti - Battle of Lake Regillus - Google Art Project.jpg|upright=1.4|thumb|La battaglia del lago Regillo nell'interpretazione di [[Tommaso Laureti]] (oggi a [[Roma]], [[Musei capitolini]] - "Sala dei Capitani").]] Nel contesto della alleanza militare fra le città fu stabilito che il '''comando dell' esercito''' fosse a rotazione fra tutte le città. I '''cittadini delle varie città erano dotati per ius commerci e del ius connubii''' (il diritto di commerciare e di sposarsi), quindi si potevano sposare e commerciare in qualsivoglia città della lega, compresa la stessa Roma, senza alcuna limitazione. Ma non permetteva alle popolazioni latine l' acquisizione della cittadinanza romana. Quando nel 338 Roma sciolse la ''Lega latina'' a seguito della [[Guerra latina|guerra latina]] (340-338 a. C.) ci furono nuovi cambiamenti. Alcune città dei colli Albani ([[Tusculum]]) e il suo circondario vennero incorporate nella cittadinanza romana. Ai [[Volsci]], agli [[Aurunci]] e ai [[Campani]] venne riconosciuta la ''cittadinanza priva di voto per la elezione delle magistrature pubbliche'', mentre le altre città vennero legate a Roma da trattati bilaterali con clausole proprie. In questo modo fu distrutto il principio che il territorio su cui si esercitava la sovranità non poteva inglobare nella struttura dello Stato popoli fra loro assai diversi. Questi vari popoli, all' inizio eterogenei e con costumi e leggi assai diverse, specialmente nei confronti di Roma, con il tempo, divennero parte integrante del popolo romano. Un ultimo tassello deve essere ricordato: la evoluzione del territorio della stato che Roma realizzò dalla fine della guerra latina. Roma aveva iniziato la sua espansione nel Mediterraneo affermando la sua supremazia con la [[Prima guerra punica]] (264- 241 a. C.). Come risposta dovette subire l' invasione delle forze cartaginesi guidate da Annibale che partendo dalla Spagna, attraversate le Alpi minacciarono per anni la Stessa città ([[Seconda guerra punica]] 218-202 a. C.). Come avvenne per [[Torino]] (piccolo castrum alla confluenza fra Dora riparia e Po in Piemonte), allora presidiato da pochi soldati romani che venne distrutto dall' esercito cartaginese (218 a C.) nonostante la loro resistenza e il poderoso apporto del popolo che la abitava i Taurini. Così capitò a tante altre colonie e città alleate dei romani sia a quando Annibale si stanziò nella città di [[Capua]]. Dopo la vittoria di Zama, ottenuta dall' esercito guidato da [[Publio Cornelio Scipione]] l' Africano (202 a. C.) formato da soldati in gran parte arruolati in Spagna, Roma dovette regolare i conti con le varie città. Per alcune ci fu la punizione che consistette nella perdita delle prerogative conquistate come ''Capua'' e altre come Torino che fu riconosciuta ''colonia romana''. I fatti più importanti che portarono alla risoluzione dei conflitti fra cittadini e non cittadini furono le necessità di Roma di armare un esercito costituito di mercenari e sostenuto dalla potenza economica dei latifondisti che a poco a poco avevano sostituito i possidenti terrieri e potevano sostenere le spese dello Stato per creare il grande impero che si doveva estendere a tutto il Mediterraneo. All' interno di questo nuovo quadro economico, si incominciò a manifestare il disagio sociale dei plebei di nuova generazione, figli dello sviluppo del latifondo, della emigrazione in Roma e della loro vita alla dipendenze del potente di turno, quella che fu definita la clientela<ref>Vedi [[Cliens romano]].</ref>. Questa situazione trovò un sbocco nella legge che il console Lucio Giulio Cesare (console nel 90 a. C.) propose e fece approvare ('''''Lex Iulia de civitate''''') la quale concedeva la cittadinanza romana a tutti gli alleati che avessero deposto le armi e si fossero riconosciuti fedeli a Roma. Fu una giusta risposta a tutti coloro che volevano privare i neo-cittadini della cittadinanza e a coloro come il Console [[Marco Livio Druso]] (91 a. C.) volevano allontanare con la forza tutti coloro che non erano cittadini romani dalla città di Roma. Una gran parte delle città alleate aderì alla legge e divennero cittadini romani. Gli altri continuarono la [[Guerra sociale|guerra sociale]]. Il comando degli eserciti affidato ai due consoli di allora [[Gaio Mario]] (157-86 a. C.) a [[Lucio Cornelio Silla]] (138-78 a.C.) fece in modo che la guerra sociale si concludesse con la vittoria di Roma (88 d.C.). Le vicende turbolente che seguirono: la guerra fra Mario e Silla. La morte di Mario, la conquista del potere da parte di Silla, alla fine dell' incarico di guerra nel Ponto (82-81 d. Cr), che lo portò ad occupare militarmente Roma a redigere le liste di proscrizione dei suoi nemici e alla conseguente uccisione degli stessi, furono gli strumenti con cui riuscì a mantenere il potere e a restaurane il vecchio ordine oligarchico contro la fazione dei ''populares''<ref>Il termine indica la nuova denominazione che raggruppava i seguaci di Mario e tutti coloro, anche se patrizi, condividevano un disegno politico di sviluppo per Roma che fosse democratico ed esteso a tutti i cittadini, dall' accesso alle cariche pubbliche alla partecipazione alla vita civile, senza limitazione alcuna.</ref> che desideravano ottenere parità di possibilità politiche e di cariche per i loro rappresentanti.
Osserviamo quindi che, nella storia romana, esposta partendo da una situazione di pluralità di soggetti internazionali, le citta-stato, si va dopo molto tempo a sfociare in una struttura unitaria dello Stato. I popoli conquistati diventarono cittadini romani. A seguire con la [[Lex Plautia Papiria]] del 89 a. C. Tutti gli abitanti dell' Italia a sud del Po ricevettero la cittadinanza romana.<ref> Si partiva dalla linea segnata dal fiume Rubicone (ora in Romagna) e comprendeva tutta l' Italia contemporanea isole comprese.</ref> Con la [[Lex Roscia]] del 49 a. C., ispirata da Giulio Cesare, tutti gli abitanti della Gallia cisalpina, corrispondente oggi al nord dell' Italia sino alle Alpi divennero cittadini romani. Quello che era un terreno delle relazioni internazionali del tempo, sia per la pace sia per la guerra, divenne in questo modo uno spazio politico interno della repubblica romana che in pochi anni da oligarchia dei potenti si trasformò in una democrazia estesa ai sui cittadini (iscrizioni delle 50 Tribù, esercizio del voto per la elezione delle cariche pubbliche ecc.), ma con Giulio Cesare divenne un vero impero in cui i comandanti militari andarono a ricoprire la carica suprema dello Stato. A questo si deve aggiungere che quasi la totalità delle città italiane ottennero la condizione di ''Municipium'' (Municipio) facendo scomparire le differenze che sino a quel tempo avevano alimentato le guerre sociali e civili a cui Cesare con le sue vittorie aveva posto fine. L' uccisione di Cesare (16 marzo 44 a. C.), la guerra civile fra Augusto
<ref> Gaio Giulio Cesare Ottaviano (63 a. C.- 14 d.Cr) era pronipote di Giulio Cesare, perchè figlio della nipote Azia, a sua volta figlia della sorella di Cesare. Distintosi in Spagna nella guerra contro i figli di Pompeo ottenne l' interessamento di Cesare che con il suo testamento lo nominò suo erede.</ref> e Antonio<ref> Marco Antonio (83 a. C.- 30 a. C.) fu prima ''magister equitum'' di Cesare, poi suo ''Luogotenente'' e condivise tutte le sue campagne. Fu colui che raccolse il corpo di Cesare nella Curia, la sede del Senato, lo espose nel Foro di Roma il giorno dei funerali di Stato e arringò la folla contro i congiurati. Lui e Ottaviano li combatterono e sconfissero nella battaglia di Filippi (42 a. C.). Triunviro con Ottaviano e Lepido, eletto console di Roma fu ben presto in contrasto con Ottaviano per il potere assoluto a cui Ottaviano aspirava. Unitosi alla regina di Egitto Cleopatra (41 A. C.) iniziò con lei quale alleata la guerra civile contro Ottaviano. Antonio aveva conquistato l' Armenia con i denari dell' Egitto perdendo quasi tutte le sue legioni, aveva poi attribuito a Cleopatra i titolo di regina dei Re, aveva attribuito il governo di varie provincie romane del Medioriente ai sui tre figli avuti da Cleopatra e al figlio che la Regina aveva avuto da Giulio Cesare. La guerra si concluse con la sconfitta di Antonio e Cleopatra ad Anzio (31 a. C.). Morì suicida nel 30 a. C. seguito pochi giorni dopo dalla regina Cleopatra.</ref>conclusasi con la vittoria di Augusto (33-31 a.C.) ad Anzio, consolidarono il suo potere e formarono la base della forma di governo che gli storici indicarono come il '''''Principato''''. La ''[[Constitutio Antoniniana]] emanata nel (212 d. C.) dall' Imperatore Caracalla (211-217 d. C.) non fece altro che generalizzare la condizione di '''''cittadino''''' per tutti i sudditi dell' [[Impero romano]].
Gli organismi internazionali sin qui trovati rimasero sempre subordinati alle singole autorità delle Città-Stato. Solo dopo che Roma ebbe il coraggio di superare il modello greco poté contare su un territorio e su una popolazione che ne permise lo sviluppo militare, politico, economico. Con l' avvento dello Stato imperiale, il modello militare e politico raggiunse il suo vertice e non lasciò nessuna traccia di queste originarie leghe a cui la piccola città di Roma aveva aderito. L' importanza, per estensione e del potenza dell' Impero romano, non possono far dimenticare che alcuni fatti storici sono stati importanti e che sono sorti al suo interno. La loro importanza é stata tale che la loro influenza ha condizionato tutto la storia dell' uomo.
Il primo di questi é la nascita del '''''Diritto Romano'''''. Nato dalle ''dodici tavole'' di cui abbiamo parlato. Esso disciplina sia la parte civile sia la parte pubblica della vita giuridica delle comunità. Anche se gli studi profondi sulla sua struttura sono successivi alla pubblicazione del '''''Digesto''''' (533 d. C.) voluta dall' Imperatore d' Oriente Giustiniano I (482-465 d. C.), non si può dire, oggi, che la metodologia giuridica e gli istituti giuridici di ogni ordinamento contemporaneo non siano profondamente romani. Se la giurisprudenza romana non si fosse sviluppata, l' Europa non avrebbe conosciuto i '''''[[Glossatori]]''''' medievali e questi non avrebbe riutilizzato come diritto vigente il Diritto romano, al punto che gli Stati nazionali europei in parte lo considerano e utilizzarono come diritto vigente sino quasi alla soglia del xx secolo. Lo sviluppo della teoria degli ordinamenti giuridici ci spiega come il fondamento empirico impostato dai romani fosse corretto e la forma giuridica da essi delineata sia ancora valida per le nostre stesse società.<ref> Cfr. su di questo punto la sintesi in ''Teoria generale del diritto e dello Stato. / '''Hans Kalsen'''; Traduzione di '''Sergio Cotta''' e '''Giuseppe Treves'''. - Milano: Etas Kompass. - 1980. - xxviii, 504 p., i primi capitoli</ref>
Il secondo fatto importante é l' affermarsi del '''''[[Cristianesimo]]'''''. La sua influenza non si risolve solo nel aver indicato l' eguaglianza di tutti gli uomini, promuovendo il superamento della schiavitù e insistendo nello sviluppo di nuove forme di lavoro che non fosse il lavoro servile, in particolare con lo sviluppo del ''[[Monachesimo]]'' che per tutto il Medievo, in Europa, fu fonte di ispirazione, di impulso e di sviluppo per tutti i territori che erano stati parte dell' impero. Egualmente l' aver delineato una forma di credo non basata sulla esistenza reale del Tempio.<ref>Il Cristianesimo fu per molto tempo considerata la Religione di derivazione giudaica. Studi molto recenti hanno reso giustizia di questo modo erroneo di interpretare il fenomeno culturale del suo sorgere. Sul fondamento di una nuova teologia il Cristianesimo non solo fissa nella forma della Trinità del suo Dio il fondamento principale, ma supera il vecchio concetto di Tempio. In tutte le religioni antiche c' era un luogo più santo degli altri in cui Dio, oppure la Divinità adorata si era scoperto prediligesse abitare. Il Dio dei Giudei aveva scelto Gerusalemme e volle abitare nel Santo dei Santi del Tempio che in essa il Re Salomone prima, poi altri re come Erode il Grande gli avevano costruito. Con il mistero della incarnazione di Dio nella persona di Gesù Cristo, per i cristiani, il luogo Santo, il tempio e il '''sacrificio di espiazione dei tutti i peccati dell' uomo''' sono raggruppati nella persona di Gesù Cristo, il quale attraverso la sua Passione, Morte di Croce e Resurrezione ha redento tutti gli uomini di tutti i tempi. Poichè per fede la celebrazione della eucarestia cristiana é il modo principale di ricordare e onorare Dio, anche nel luogo dove essa é celebrata diventa il punto di riferimento per tutti i credenti. Per il Cristianesimo, quindi, ogni luogo é valido dalla strada alla piccola Chiesa alla grande Cattedrale costruita a gloria di Nostro Signore. Questo voleva dire per i Romani e per il suo potere politico che non c' era più spazio per un Imperatore per farsi uguale a Dio e farsi adorare. Sul punto si veda: ''Gesù di Nazaret: dall' ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione.'' / '''Joseph Rarzinger Papa Benedictus XVI'''. - Milano: BUR. - 2012. - v. 2, p. 256-267; p. 302-307: p. 309-324.</ref>Questa nuova forma di credo religioso si formò svincolata dalla forme rituali del paganesimo. A questo doveva essere aggiunto che sin dall' inizio nessun Cristiano aveva accettato di adorare e venerare un uomo, in particolare l' Imperatore come Dio. La loro morte per uccisione a seguito della reazione delle istituzioni imperiali a questo diniego fu la principale testimonianza della affermazione della libertà di coscienza e della persona da qualsivoglia condizionamento sia di coscienza sia nella sfera privata sia nella sfera pubblica che il potere politico rivendicava sui suoi cittadini.<ref>La pubblicazione del [[Martirologio romano]] (Martyrologium) risalente ai primi secoli della storia della Chiesa é la più bella testimonianza di questa lunga tradizione di attestazione di libertà che i Cristiani dall' Impero romano in poi hanno praticato.</ref>La Religione cristiana, quindi, fece cadere il legame con un luogo fisico, e si affermò come atteggiamento della vita individuale e collettiva, al punto che Costantino I il Grande dopo la [[Battaglia di Ponte Milvio]] a Roma (312 d. C.), decise di rendere libera e di riconoscerla come religione di Stato (Editto di Milano 313 d. C.). Il Cristianesimo si oppose anche alla prosecuzione del ''servaggio'' che da Teodosio I confermò l' uso servile del lavoro in agricoltura sino alla Rivoluzione francese, e per questo promosse sempre nuove forme di lavoro basate sul rispetto e sulla valorizzazione della persona umana. Le grandi Abbazie benedettine<ref> Vedi [[Benedetto da Norcia]]</ref> furono il punto di forza dello sviluppo di una nuova agricoltura su basi scientifiche, a cui si associarono lo sviluppo degli studi in tutte le grandi discipline che l' antichità classica aveva coltivate e dopo di essa anche la tradizione scientifica islamica. Accanto a queste la Chiesa non dimenticò di conservare, trasmettere e studiare l' immenso patrimonio documentale e librario classico che permise secoli dopo il ''Rinascimento'' italiano ed europeo.
 
=== Il Basso Medioevo e la nascita della Confederazione svizzera ===
 
Il Medioevo é un periodo molto lungo che raccoglie una quantità eterogenea di fatti privi dello stesso valore storico. E' delimitato da quelli più importanti che sono: la caduta dell' Impero romano di occidente (476 d. C.) e la scoperta dell' America da parte di [[Cristoforo Colombo]] (1492 d. C.). Al suo interno si tende a dividerlo in due grandi sotto-periodi: l' Alto e il Basso Medioevo. Il primo si estende sino all' anno 1000, dopo del quale lo svolgimento delle [[Crociata|Crociate]] fa entrare in crisi il sistema feudale e il Sacro Romano Impero fondato da Carlo Magno. Il secondo si svolge dal 1000 sino alla scoperta dell' America ed é un ribollire di iniziative di ricostruzione e di consolidamento di popoli e territori diretti alla fondazione di quelli che saranno i regni importanti nella storia dell' Europa. Al fine della nostra descrizione storica si deve ricordare che questo secondo periodo é quello in cui si manifestano di più i germi di un qualcosa di politicamente rilevante sia sul ricupero del Diritto pubblico romano e sia sulla definizione del principio di [[Sovranità|sovranità]].
La disgregazione dell' [[Impero romano d'occidente|Impero romano d' occidente]] (476 d. C.) e la sua progressiva trasformazione nei regni barbarici, si tramutò in regni che tendevano sempre di più a radicarsi con la popolazione e il territorio conquistato mentre nelle istituzioni cercavano sempre di più di ricuperare le istituzioni romane che erano scomparse. Grandi esempi di questo sono il regno dei Franchi che si insediò nella Gallia (odierna Francia) e i vari Regni Longobardi che si insediarono in Italia, insidiando anche il potere della Chiesa e del Papa di Roma. La loro localizzazione fu quella dell' Europa, anche nella parte orientale della stessa, sino al punto da venir denominata ''Comunitas cristiana''<ref> Sul suo significato vedi [[Comunità_internazionale#Il_problema_dell.27_origine_e_il_declino_della_Communitas_Christiana|Comunità internazionale]] nella quale il primo periodo di sua definizione coincideva con questo territorio.</ref> dal fatto che tutti i regni abbracciarono e praticarono la religione cristiana come base della loro esistenza e anche l' ossequio al potere del Papa quale capo di tutti questi Regni. A questo fenomeno si contrappose l' espansione politica degli [[Espansione araba|Arabi]], denominata saracena, che nel giro di pochi decenni arrivarono a conquistare regni dell' Asia e dell' Africa e tentarono di espandersi in Europa.
Dopo la morte del Profeta [[Maometto]] (632 d. C.) le truppe islamiche per la maggioranza composte da guerrieri arabi erano riusciti a costruire un grande impero che venne denominato Califfato e decisero di spostare la capitale a [[Damasco]] iniziando quello che verrà definito il periodo del Califfato Omayyaede (661-750 d. C.). In questo periodo gli arabi e le popolazioni che si erano sottomesse al loro potere raggiunsero uno dei punti più ampi della loro espansione statale. Avevano conquistato tutta la penisola iberica e attraversati i Pirenei avevano occupato gran parte della Provenza e della valle del Rodano. Solo con la battaglia di [[Battaglia di Poitiers|Poitiers]] (632 d. C.) un esercito non solo francese ma composto di guerrieri tedeschi, italiani, delle Fiandre, guidato da Carlo Martello<ref> Si tratta del nonno di Carlo Magno e si deve dire che la nuova dinastia franca prende corpo con la sua opera.</ref> sconfisse l' esercito mussulmano che si attestava ad Arles. Da quella data ci vollero più di 10 anni prima che i Franchi riuscissero a sconfiggere definitivamente le forze arabe e a costringerle ad una loro ritirata oltre i Pirenei nella Penisola iberica. Questa ultima sarà oggetto di un progetto di riconquista che solo nel 1493 con l' occupazione di Granada permetterà alle forze che si erano formate attorno ai re cattolici della penisola, spagnoli e portoghesi, di dichiarare la fine del dominio mussulmano.
La penisola italiana era diventata luogo di scorrerie dei musulmani, via terra e via mare. Trascurate dall' Easarca di Ravenna che rappresentava Bisanzio in Italia divennero il gioco politico comune di quegli anni coinvolgendo le armate arabe in alleanze con Longobardi e Signori locali del sud Italia al punto da rendere la vita degli abitanti pericolosa e precaria. Dal 652 gli Arabi insediati sulle sponde della odierna Tunisia compresero l' importanza strategica di conquistate la Sicilia per poter controllare tutto il Mediterraneo. Dal 669 con il saccheggio di Siracusa incomincio la conquista dell' Isola
<ref> Siracusa era stata scelta dall' Imperatore di Bisanzio quale sede del governatore dell' isola. Era dotata di un porto capiente e di grandi fortificazioni.</ref>
In questi anni anche Roma, sede del Papato, fu oggetto di scorrerie arabe. Una flotta araba approdò ad Ostia nel 843 e si spinse sino a saccheggiare la Basilica di S. Paolo fuori le mura e quella di S. Pietro<ref>La [[Antica basilica di San Pietro in Vaticano]] é quella precedente fatta costruire da Costantino dal 319 al 333 d. C.. Fu demolita e sostituita poi dalla attuale su progetto diversi architetti e anche di Michelangelo Buonarroti la cui costruzione si estese dal 1506 al 1626 d. C..</ref>
L' Emirato di Sicilia vi venne insediato negli anni che vanno dal 827-902 d. C.. Nel 831 gli Arabi conquistarono Palermo fino a strappare l' isola ai Bizantini. Questa ritornerà nell' ambito dei regni cristiani sono dopo la conquista normanna (1061-1072). I Bizantini Nel 903, non riuscirono la liberare in modo definitivo il sud Italia. I Mussulmani erano riusciti dal 840 al 871 a fondare l' Emirato di Bari e solo dopo la conquista del territorio pugliese da parte dei Normanni furono estromessi da quei territori (1071 d.C.). La potenza islamica, se nell' Europa occidentale aveva avuto queste vicende, nella sua parte orientale fu più lenta e si dovette misurare con le forze dei regni orientali che si erano formati al posto della potenza romana. Con la [[Battaglia__di__Kukikovo|battaglia di Kulikovo]] (8 Settembre 1380 d. C.) le forze del Granduca Dimitri Ivanovic (1350-1389) di Mosca riuscì a sconfiggere la coalizione Mongola e Tartara molto più superiore delle sue forze e scongiurare per il futuro la possibile conquista mussulmana di quella che sarà negli anni a venire la Russia. Successivamente la forze mussulmane iniziarono l' espansione dal Bosforo incominciando dalla conquista di Costantinopoli (1453 d. C.), guidate dal Sultano Maometto II e si dovettero fermare dopo le sconfitte subite a [[Battaglia__di__Lepanto|Lepanto]] (1571 d. C.) e sotto le mura di [[Battaglia__di__Vienna|Vienna]] nel 1683. L' Europa dovette attendere sino al 1919, quando con la sconfitta dell' Impero Ottomano nella seconda guerra mondiale, le varie nazionalità inglobate al suo interno riuscirono a rivendicare le loro nazionalità e riuscirono a costruire i loro Stati nazionali. Il risultato più importante ottenuto dall' imperi islamici, di questo periodo, fu quello di interrompere le vie di commercio fra gli Stati europei allora formati e l' estremo oriente da cui proveniva una grande quantità di merci come la seta, il cotone, le stoffe, l' argenteria, e tutte le spezie. L' Islam attuando un suo monopolio commerciale e militare riuscì a diventare il solo interlocutore dei regni europei per tutte queste attività. Con il 1492 si viene a realizzare un nuovo disegno espansionistico degli Stati europei i quali attraverso una navigazione oceanica e la scoperta delle rotte atlantiche e di quella per il doppiaggio del Capo di Buona Speranza in Africa permisero il raggiungimento dell' India, della Cina e di tutte le altre realtà insediate nell' Oceano Pacifico superando definitivamente il blocco islamico.
All' interno di questo disegno storico si colloca la formazione dell' Impero carolingio di Carlo Magno che alla fine si estendeva su tutto il territorio che in passato era stato ricoperto dall' Impero romano di Occidente. Nell' anno 800 d. C., con la sua incoronazione in Roma per mano del Papa, [[Carlo Magno]] fu insediato come primo Imperatore del Sacro romano impero. Anche se la società feudale da lui utilizzata per governare questo vasto territorio, garantiva una certa stabilità, questa fu minata da due concause: la difficoltà dello Stato retto solo in base a rapporti personali con l' imperatore e dai problemi di continuità territoriale dell' impero sottoposto a diversi smembramenti in ragione della successione apertasi dopo la sua morte. I titolari dei poteri sulle Marche, sulle Provincie, sui Monasteri e sui feudi ecclesiastici, non andavano oltre la vita dell' Imperatore. Il nuovo Imperatore aveva il potere di esautorare i vecchi notabili e sostituirli con quelli di suo gradimento. Per questo molte volte si vennero formando dei regni all' interno di altri regni esistenti. Talvolta alcuni re rivendicavano un regno sostenendo che erano i legittimi eredi del re defunto. Alla morte dello stesso Imperatore, poi, per la successione al suo trono incominciavano le lotte tra i figli che si dichiaravano eredi, a loro volta sostenuti dai nipoti e dai vari nobili che sotto di loro esercitavano il vero potere sul popolo. Da qui lo svilupparsi di guerre intestine. Talvolta toccava anche allo stesso Imperatore procedere ad una ricomposizione dei conflitti fra i suoi subordinati. A questo si deve aggiungere la precarietà della vita della popolazione vittima di malattie e malnutrizione<ref> In questo periodo si combatté la Guerra dei cent'anni (1337-1453) fra i Re Francesi e i Re inglesi. Durante questa guerra in Europa ci fu una delle più virulente epidemie di peste che la storia ricordi.</ref> al punto che Carlo Magno emanò diversi decreti che punivano i servi della gleba (i contadini di allora) che avessero abbandonato i loro campi senza il permesso del feudatario loro signore.
 
==== Il Patto dei Grutli ====
 
All' interno di questo ribollimento storico si colloca la vicenda di fondazione della prima [[Svizzera#La_Confederazione|Confederazione svizzera]]. Degli svizzeri si parlò per la prima volta nel De Bello gallico di Caio Giulio Cesare il quale nominato proconsole della Gallia si trovò a Bibracte ( in Provenza) a fronteggiare una invasione degli Elvezi<ref>in questo modo,allora, venivano denominate le popolazioni che abitavano la attuale Svizzera.</ref> nel 58 a. C.. Cesare li sconfisse con forte difficoltà e li costrinse a ritornare sui loro altipiani. Durante la conquista della Gallia sistematicamente cercò di sottometterli, ma solo l' Imperatore Tiberio e suo figlio Druso riuscirono a conquistare tutto quel territorio sino al Reno. Da quel momento la [[Storia della Svizzera|Svizzera]] fece sempre parte della provincia alpina governata da Roma<ref> La Provincia romana delle Alpi retiche comprendeva anche il territorio della attuale Svizzera</ref>. In questa dimensione politica rimase sino alla caduta dell' Impero romano d' occidente. Bisogna ricordare che il Popolo svizzero, nella parte meridionale sicuramente appartiene ai Galli, mentre quello del settentrione era di etnia celtica. A suo interno, nonostante questa diversità di origine si venne a sviluppare ben presto una familiarità di rapporti e di intese di cui poco é stato ricuperato dagli archivi storici ma che sono il substrato su cui poggiano i primi tentativi di insediare una '''confederazione'''. Di fatto questo popolo per reagire al una grande indigenza, non solo si era abituato a utilizzare tutto quello che poteva essere coltivato e allevato in un territorio alpino e di montagna (capre, ovini, armenti e coltivazioni di tutte quelle granaglie che permettono di maturare a quella altitudine), ma aveva anche accettato di emigrare per dare sostentamento alle loro famiglie. Dal periodo della dominazione romana a tutto il medioevo gli Svizzeri, noti per la loro potenza fisica e il loro sistema di organizzazione, divennero una delle principali fonti di arruolamento delle fanterie europee, al punto che essi lo tradussero nella principale forza di difesa della loro autonomia i vari conflitti che ne caratterizzarono la storia<ref> L' esercito svizzero era caratterizzato dalla fanteria, dagli arcieri, dai balestrieri. La fanteria aveva sviluppato il sistema a falange in cui 6.000 uomini tutti assieme, tenendosi ancorati a braccetto e ancorati per le cinghie con le file retrostanti incominciavano a correre per il campo di battaglia in lungo e in largo. I ferri di lancia affilati e appuntiti, oggi da noi definiti alabarde, allora posti alla sommità di aste di legno, tenuti da tre uomini assieme in fila, diventavano una arma offensiva potentissima atta a distruggere la cavalleria e gli altri fanti. La corsa poi, di questa massa di uomini, con diverse ondate riusciva a distruggere i vari terrapieni che i nemici avevano costruito contro la fanteria, sino a dilagare nel campo nemico.</ref>.
Gli svizzeri dovettero prima di tutto affrontare diverse pretese sui loro territori che nascevano dalla riorganizzazione dell' Impero determinatasi dal [[Trattato di Verdun]] (843 d. C.) che aveva reso definitivo l' assetto degli eredi di Carlo Magno e aveva inglobato tutta la Svizzera attuale nel regno assegnato al nipote Lotario assieme alla Provenza e al Nord Italia<ref>La Svizzera come allora, anche oggi controlla tutti i valichi che permettono la comunicazione fra i Nord Europa e l' Italia. Questo spiega perché Lotario la ottenne in contrasto con gli altri eredi.</ref>. Nel 1039 Corrado II conquistò i Burgundi e quindi anche la parte della svizzera situata a Nord attorno alla attuale Berna. Fra i suoi vassalli c' era la Famiglia degli Zaringhen (cadetti rispetto agli Asburgo) che svilupparono una politica di rivendicazione del loro dominio su tutta la Svizzera del nord. Con la loro estinzione nel 1218 si aprì anche per questo territorio una guerra di successione e di potere fra le varie famiglie nobili che ne rivendicavano il possesso. Il '''Patto di Grutli''' <ref>Testo del Patto, redatto in lingua latina, si trova ora tradotto in italiano in: https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/consiglio-federale/storia-del-consiglio-federale/il-patto-federale-1-agosto-1291.html.</ref> che associava in questa nuova forma politica i cantoni di '''Schwyz, Uri e Unterwalden''' era una risposta a queste continue scorrerie e alla mancanza di stabilità politica che queste guerre avevano prodotto nel territorio svizzero. [[File:Bundesbrief.jpg|thumb|rignt|Patto eterno confederale1º agosto 1291]]
 
Nel patto si possono rintracciare alcune caratteristiche confederali che rimarranno per tutto il periodo di formazione della '''vecchia confederazione'''<ref>Questa espressione indica la forma dello Stato percedente il 1848.Gli organi centrali erano subordinati ai cantoni, che prendendo la forma di uno stato federato. Per questo si danno una costituzione, eleggono un Parlamento, nominano un Governo.</ref>, mantenevano ancora molti poteri impedendo alla Confederazione una piena e libera azione nella difesa degli interesi comuni. Le guerre che gli svizzeri dovettero combattere fecero in modo che i poteri inerenti la politica estera e le risorse militari passassero ben presto nelle mani del Consiglio confederale che fu all' altezza del compito di difendere e rendere libero il territorio e il popolo svizzero.</ref>. Per capire il valore del '''patto dei Grutli''' bisogna ricordare che prime di quella data, la svizzera era diventata un campo di battaglia per i diversi signori che intendevano raggiungere la supremazia sulla regione centrale dell' Europa e poi ottenere anche la possibilità di controllare i valichi verso l' Italia di cui la Svizzera é la chiave. La prima famiglia importante fu quella degli Zahringen. Originari della Germania dei sud, nel territorio di Friburgo. Essi cercarono di controllare tutte le vie commerciali e anche quello che era allora il Cantone attuale di Zurigo, appoggiati dal fatto che essendo parenti degli Asburgo, originari anch' essi dall' Argovia (Castello di Habichtsburg), potevano contare sul loro sostegno. Nel 1218 con la morte dell' ultimo signore Bertoldo V, i possedimenti passarono ai conti di Urach. Gli Asburgo da parte loro fecero opposizione rivendicando i possedimenti degli Zahringen. L' occasione giunse propizia quando la città di Friburgo volle affrancarsi da questo dominio pagando la sua libertà<ref> Gli abitanti di Friburgo pagarono 15000 marchi d' argento a Conti di Uri per la loro libertà</ref>. I soldi era stati imprestati alla cittadinanza dagli Asburgo. Nel 1368, non essendo stato pagato il debito, gli Asburgo unificarono con sottomissione la città e i suo territorio al loro feudo. Questo primo fatto avvenne al momento in cui Rodolfo I d' Asburgo (1218-1291) facendosi forte dei suoi possedimenti nella parte meridionale dell' attuale cantone di Zurigo si candidò ad essere eletto Imperatore del Sacro Romano impero. Sostenuto dai principi tedeschi, a cui aveva promesso di porre rimedio alle discriminazioni fatte dalla famiglia dei Holenstaufen<ref> L' Imperatore Federico II era morto nel 1250.</ref>, patrocinato dal Papa Gregorio X venne eletto nel 1273 in contrasto con l' altra candidatura di Ottocaro II di Boemia. Fu così inevitabile che Rodolfo si dovette misurare con Ottocaro di Boemia sul campo di battaglia. Reclutate le fanterie svizzere dei Cantoni a lui vicini Schwyz, Uri e Unterwalden, che aggiunse ai suoi soldati, si unì alle forze di Ladislao IV di Ungheria e riuscì a sconfiggere a Marchewfeld il re di Boemia, ne assediò la città di Vienna e la conquistò. A pace firmata fu inevitabile per Rodolfo I dover riconoscere a sudditi e ai suoi vicini un rapporto privilegiato di ''diretto colloquio con l' Imperatore'' quale atto di ringraziamento per il loro contributo alla guerra. La partecipazione poi al gradi di comando dell' esercito di molti svizzeri fecero il resto: gli Asburgo dovevano riconoscere a questi sudditi diritti di autonomia che prima non erano mai stati concessi. Nel 1291, alla morte di Rodolfo I, i cantoni di Schwyz, Uri e Unterwalden decisero di costituire la '''confederazione del Grutli'''. Il suo scopo principale era quello di valorizzare il rapporto diretto con l' Imperatore assieme alla concreta possibilità di evitare la guerra fra i vari cantoni. Allora i cantoni erano delle piccole comunità di montagna in cui la popolazione si riconosceva per l' origine, la parlata e la storia. Per evitare che questi diventassero pedine di una guerra fra principi stranieri si decise di realizzare una unione fra gli stessi nella forma della Confederazione. Le caratteristiche erano le seguenti:
* i popoli dei Cantoni si riconoscono come un solo popolo della Confederazione;
* la guerra quanto ci fosse il pericolo doveva essere risolta sottoponendo ai Giudici eletti dai cantoni le controversie generate e le loro decisioni erano vincolanti per tutti;
* La politica estera fu attribuita al Consiglio della Confederazione e quello che questo decideva e quello che firmava diventava vincolante per tutti i cantoni.
Da questo nacque la necessità di gestire l' esercito e la sua organizzazione in comune al fine di poter contrastare le mire dei principi stranieri che miravano alla conquista del territorio svizzero. I primi 8 cantoni dovettero ben presto misurarsi con questi avvenimenti. Il Duca di Borgogna Carlo I detto il temerario (1433-1477) decise di opporsi ai Valvois di Francia e ai Duchi di Lorena al fine di unire i suoi possedimenti (Paesi Bassi, Fiandre, Borgogna) con i valichi per avere accesso libero all' Italia. Il piano di conquista richiedeva quindi la conquista di una buona parte della svizzera ed in particolare del territorio della Confederazione.
[[File:Schilling battle morat.jpg|thumb|left|L'assedio di Morat da parte dei borgognoni - dalla ''Cronaca di Lucerna'' di Diebold Schilling il Giovane]]
Sconfitto a Morat (1476) ripiegò su Nancy dove la falange di 9.000 Confederati oltre a sconfiggere il suo esercito lo uccise durante la battaglia (1477). Con la morte di Carlo I il Temerario i suoi possedimenti passarono alla figlia di lui Maria di Borgogna che era anche moglie di Massimiliano I d' Asburgo (1459-1519) Imperatore dal 1493 al 1519, congiungendo i possedimenti degli Asburgo con quelli Borgognoni. Nel 1467, visto che l' Imperatore non intendeva riconoscere il ruolo della Confederazione questa mosse guerra e riuscì a strappare il cantone di Winterthur (attuale zona del cantone di Zurigo) riducendo ulteriormente il dominio svizzero degli Asburgo. Nel 1499 durante la Guerra sveva, la Confederazione sconfisse nuovamente Massimiliano I e con la pace di Basilea ottenne il riconoscimento della piena indipendenza della Confederazione dall' Imperatore. La Confederazione di allora era composta da 17 componenti fra Città e Cantoni, era retta da un Consiglio confederale aveva un esercito molto temuto in Europa, e si era organizzata in modo autonomo anche nella dimensione economica. La Confederazione però si dovette misurare anche con la riforma. Alcuni cantoni diventati protestanti furono minacciati e sottoposti ad un assalto militare da parte dei Cantoni che erano rimasti cattolici e fedeli al Papa di Roma. Nella battaglia di Kappel (1523) nuore il fondatore della Chiesa riformata di Zurigo Urlico Zwimgli. Nel 1536 Giovanni Calvino ritorna dalla Francia a Ginevra e inizia la sua predicazione e la fondazione della Chiesa riformata, influenzando anche le leggi civili di quella città. Durante la guerra dei trent'anni (1618-1648) fra Francesi e Austriaci il territorio dei Grigioni divenne un campo di battaglia. La Confederazione anche se rimasta neutrale si fece valere nella [[Pace_di_Vestfalia|Pace di Vestfalia]] (1848) contro le pretese degli Austriaci e degli Spagnoli ottenendo l' annessione del Cantone dei Grigioni e il riconoscimento formale della indipendenza della Confederazione e del suo territorio da tutti gli altri Stati confinanti. La Confederazione giunse così sino allo scoppio della Rivoluzione francese. Nel 1798 le armate francesi occuparono tutta la Svizzera imposero ad essa la trasformazione in una repubblica unitaria sul modello dello repubblica francese. I disordini e le resistenze a questa trasformazione ebbero fine con l' Atto di mediazione di Napoleone Bonaparte (1803) che riconobbe alla svizzera la sua natura di confederazione composta da 19 Cantoni. Nel 1815 anche se la Svizzera era stata neutrale nella guerra contro Napoleone, alla Restaurazione voluta dal Congresso di Vienna ottenne anche di annettere i cantoni del Vallese, Ginevra e Neuchatel) conducendo la sua composizione politica e territoriale ad essere quella definitiva della Svizzera di oggi. Nel 1847 fu combattuta la [[Guerra del Sunderbund|guerra del Sonderbund]] che oppose i Cantoni cattolici conservatori ai cantoni protestanti liberali. La sconfitta dei cattolici determinò alcune conseguenze importanti: lo Stato si dichiarò laico e nello stesso tempo permise alle diverse confessioni religiose di avere lo stesso status giuridico; decise di estromettere dalla Confederazione l' ordine dei gesuiti che non rientreranno il svizzera se non dopo il referendum del 1973; si decise di affidare alla assemblea la redazione di una nuova carta Costituzionale che applicando i principi del federalismo degli Stati Uniti d' America permettesse alla Confederazione di diventare uno Stato federale a pieno titolo.
 
====La Svizzera moderna====
 
A questo punto alcune considerazione sulla storia delle idee sono d' obbligo. La storia che abbiamo percorso non è nata senza riflessioni sulle idee e grandi travagli di pensiero. Nel Medioevo si poneva il problema se fosse prevalente il principio della ''Dominatio''<ref>Con la Dottrina della dominazione si intendono comprendere tutte le disposizioni di legge che l' Imperatore aveva emanato dal 800 d. C. In poi per disciplinare la successione nelle cariche dei regnanti titolari di Feudi all' interno dell' Impero le quali si fondavano sull' assunto che il ''Regno'' era conferito a loro da Dio e che il popolo che abitava nel loro territorio era posseduto dal Sovrano dopo la sua incoronazione. Questo voleva dire che la Dinastia si evolveva di padre in figlio secondo la legge salica della primogenitura e alla fine della Dinastia le regole di successione individuavano la Famiglia regnante che aveva diritto di succedervi. Si pensi ai casi dei figli maschi illegittimi che concorrevano con le figlie legittime. In questo caso si combattevano delle guerre per la successione dinastica.</ref> su quello della ''[[Sovranità]]''. Si deve ricordare che nel Medioevo la maggior parte della popolazione era composta da contadini e gran parte di essi erano legati alla terra con l' applicazione della legge sui ''[[Servitù_della_gleba|servi della gleba]]''. In Svizzera come abbiamo visto invece si era sviluppata una tradizione di autogoverno locale che veniva denominata ''giurisdizione cantonale'', alla quale si riferivano tutti gli abitanti di quel territorio. Questi ultimi volevano scegliersi le magistrature di governo, autonomamente, sino al punto da opporle ai funzionari che il Signore titolare del feudo, in ci erano compresi i Cantoni, aveva nominato per esercitare il suo dominio. In quel contesto sovranità significava rivendicare un autogoverno pieno e dominazione, in opposizione, significata essere schiavi del Signore feudale<ref> Confronta in Bibliografia n. 09.07.01</ref>. Per gli Svizzeri era normale cercare anche di ottenere giustizia rivolgendosi alla carica suprema di quel tempo che per il potere temporale era l' Imperatore. Infatti dalla fondazione del Sacro Romano impero (800 d. C.) l' Imperatore esercitava anche questo ruolo considerandosi difensore dei poveri e dei deboli. Con l' elezione di [[Rodolfo_I_d'Asburgo|Rodolfo I d' Asburgo]] ad Imperatore (1273-1291) le due cariche si unificarono nella stessa persona. L' Imperatore del Sacro Romano Impero era anche il più importante feudatario della Svizzera avendo i primitivi possedimenti nel territorio di Zurigo. Fu così che gli Svizzeri di lingua tedesca si trovarono di fronte al Feudatario che essendo tale non poteva più esercitare il ruolo di intermediazione e di pacificazione. Se pensiamo che dopo il 1298 (anno di elezione ad imperatore di Alberto I d' Asburgo) la corona imperiale rimase ferma nella casata degli Asburgo questa situazione di fusione delle due cariche sulla stessa persona divenne stabile per gli Svizzeri. Proprio in quel periodo di affacciarono delle nuove idee politiche portate avanti da illustri personaggi che furono il lievito su cui si formarono le idee di autonomia, autodecisione di tutta la Svizzera. San [[Tommaso_d'Aquino|Tommaso d' Aquino]] (1225-1274) scrisse verso la fine della sia vita il [[Tomismo#La_legge_e_la_politica|De regimine principum]].
[[File:Angelico, scuola di San Tommaso d'Aquino.jpg|frame|Angelico, scuola di San Tommaso d'Aquino|centro|San Tommaso e la sua scuola]]
 
In esso alle questiones IX e X affronta il problema del comportamento del Sovrano rispetto ai suoi doveri dinastici verso il popolo. Dopo aver riaffermato che il Sovrano delle essere il difensore dei deboli e i protettore dei poveri spiega come lo stesso si debba formare e nutrire alla parola di Dio suscitando quella che in teologia si definisce la ''coerenza interna''. A questa deve corrispondere la ''coerenza esterna'' mediante la quale il Sovrano agisce a sostegno dei poveri e dei deboli sulla base delle sue interne convinzioni e esercita il potere per rendere migliore la vita dei sudditi talvolta in contrasto con gli stessi feudatari locali che lui stesso aveva nominato. Ora sappiamo che Tommaso d' Aquino si riferiva alla persona del re francese [[Luigi_IX_di_Francia|Luigi IX]] (1226-1270) reso santo sotto Papa Bonifacio VIII (1297) considerandolo un modello di principe Cristiano a cui tutti i regnanti si dovevano conformare. Purtroppo quasi nessuno di essi si avvicinava alla sua perfezione e tanto meno l' Imperatore d' Asburgo che con tutti i suoi funzionari e consiglieri sembrava prediligere una politica di vessazione degli Svizzeri, irriconoscente del loro servizio militare mercenario nel suo stesso esercito. Poco dopo [[Dante_Alighieri|Dante Alighieri]] (1265-1321) scrivendo il ''[[Dante_Alighieri#De_Monarchia|De Monarchia]]'' affrontò un problema che risaliva all' Impero romano.[[File:Dante-alighieri.jpg|frame|Dante Alighieri|destra]] {{clear|left}} Dante si chiedeva come fosse possibile scrivere un editto o una legge e pensare che fosse valida per tutta la terra. Infatti l' Impero in cui questo autore viveva si estendeva a quasi tutta l' Europa. Giunse alla conclusione negli ultimi capitoli di questo libro con il proporre che le leggi si devono adattare alle condizioni locali attraverso quella formula che l' Impero romano aveva usato per secoli sino alla Costituzione Antoniana (212 d. C.) che era il ''ius provinciale'' il quale, in una cornice generale uguale per tutti, permetteva una reale autonomia alla organizzazione degli enti di governo locali. Questa formula fu, invece, ferocemente avversata da tutte le corti europee e dallo stesso Imperatore preoccupati che questa fosse la strada per la disgregazione dell' Impero e la fine della dominazione su quei territori. Uno dei problemi più gravi del periodo era la rivendicazione da parte di illegittimi dei regni. Talvolta questi regni venivano conquistati con la forza delle armi e i seguaci della altra parte venivano uccisi, deportati e nel migliore dei casi esiliati. Si giungeva ad identificare la persona fisica con la carica ricoperta. Per cui se il Re era scomparso, il figlio gli succedeva normalmente. Ma quando il vecchio re si presentava nuovamente il figlio perdeva il Regno. In questo caso il figlio non esitava da uccidere il padre per ricuperare il regno. Ci furono anche dei casi in cui il Re veniva considerato illegittimo a vari titoli e quindi oggetto di attentati alla sua vita al fine di eliminarlo per restituire il trono all' erede legittimo. In caso più eclatante fu quello di Enrico IV di Francia (1553-1610) che dopo aver vinto la '''guerra dei tre Enrichi''', tipica guerra di religione e dinastica, era riuscito attraverso la sua conversione al Cattolicesimo a emanare l' Editto di Nantes (1598) mediante il quale riconosceva il diritto di libero culto ai protestanti ugonotti francesi. Questa fu la ragione per cui fu assalito da un fanatico religioso cattolico e ucciso durante una passeggiata in carrozza per le vie di Parigi (1610). Come reazione a tutto questo, proprio per fondare su altre basi questo problema [[Bartolo_da_Sassoferrato|Bartolo da Sassoferrato]] (1313-1357) nel suo '''''De Tyranno'''''<ref>Vedi in bibliografia n. 03.28</ref> diede la risposta più completa a questi problemi. Bartolo distingue la ''Sovranità'' dal ''Sovrano''. Se il Sovrano è illegittimo lo si deve dedurre dalle norme della successione dinastica. [[File:Bartholo Sentinati (Bartolo da Sassoferrato) - Studiolo di Federico da Montefeltro.jpg|thumb|left|Bartholo Sentinati (Bartolo da Sassoferrato)]]
 
Se l' ipotesi è vera vuol dire che quella persona non può ricoprire la carica di sovrano e per questa ragione deve essere rimosso dalle cariche superiori. Bartolo pensava al ruolo di mediatore e di garante dell' Imperatore. Nel caso in cui si tratti dell' Imperatore stesso, non solo i feudatari elettori ma tutti gli altri avevano il diritto alla disubbidienza. Il popolo poi sulla base delle idee sulla sovranità e il suo esercizio da parte del Popolo esposte nel '''''[[Marsilio_da_Padova#Defensor_pacis|Defensor Pacis]]''''' di [[Marsilio_da_Padova|Marsilio da Padova]] (1342-1324)[[File:Marsile_de_Padoue_1319.jpg||thumb|frame|destra|Marsilio da Padova]]
 
 
poteva anche lui esercitare la disobbedienza verso l' Imperatore<ref>Vedi in bibliografia n. 03.27</ref>. Da tutto questo scaturì la base teorica su cui appoggiò la costruzione della Confederazione elvetica e la sistematica guerra contro gli Asburgo che condusse la Svizzera a coincidere quasi con quella che oggi conosciamo. Nel 1848, sulla base di una ricerca di neutralità dello Stato rispetto alla professione di fede religiosa di ogni persona<ref>La Costituzione del 1848, nuova, codificò per la prima volta in Europa il principio della parità di credo delle persone evitando le guerre di religione che secoli avevano colpito il continente europeo.</ref>. Con la ristrutturazione degli organi centrali dotati di sovranità originaria sui Cantoni lo Stato svizzero assunse una configurazione di Stato federale simile a quello realizzato negli Stati Uniti d' America. Nonostante questa situazione generale la costituzione non fece scomparire le autonomie esistenti. Oggi la Svizzera presenta tre '''''livelli di legislazione definiti dalla Costituzione federale: quello federale, quello cantonale, quello municipale'''''. In Europa, per più di due secoli, ha rappresentato la realizzazione del federalismo coniugando la dottrina dei diritti umani con la possibilità del governo locale, costruendo anche un solido profilo internazionale di Stato composto. Le vicende della seconda guerra mondiale e i tentativi di questo stato di rimanere neutrale lo hanno valorizzato ulteriormente. Dopo il 1945 si è espanso il ruolo internazionale della Svizzera come soggetto neutrale fra i blocchi occidentale e orientale dell' Europa, nella politica di potenza impersonata per molti decenni dagli Stati Uniti d' America in contrapposizione all' URSS, e aumentando il suo ruolo nell' Ambito delle Nazioni Unite al punto da diventare con Ginevra la sede europea dell' O.N.U., sino ad espandere la sua azione di pacificazione alle attività mondiali di questa organizzazione internazionale.
 
===La Repubblica delle 7 Provincie Unite===
 
Quella che siamo per esaminare è l' ultima confederazione che fu presa in esame da Alexander Hamilton nel ''Federalista''<ref> Si veda art. n. 36 del Il Federalista.</ref> come esempio di una grande difficoltà di coordinamento che una struttura confederale aveva trovato nel fronteggiare una grande e dolorosa situazione di guerra.
 
====L'origine====
 
Quella che viene indicata come la Repubblica, nei secoli XVI e XVII ha origine più antiche. Dopo la divisione dell' Impero di Carlo Magno e la su assegnazione alla ''Lotaringia'' nel 1563 il figlio del re di Francia Giovanni il Buono assegnò al figlio Filippo l' Ardito le Fiandre, il Lussemburgo, la Franca Contea. Si trattava di tutti i territori che oggi costituiscono l' Alsazia, la Lorena e il Belgio, che a quel tempo facevano parte dei territori del Re di Francia. Nel 1404 toccò a Filippo sostenere [[Carlo_VII_di_Francia|Carlo VII re di Francia]] (1429)<ref>Il Re che fu incoronato per volontà di [[Giovanna_d'Arco|Giovanna d' Arco]]</ref> e riuscirono assieme a riconquistare il territori che gli inglesi avevano sottratto alla Francia. Per cui la Borgogna, le terre a sud del Belgio, il Lussemburgo e gli attuali Pesi Bassi a cui non erano stati ancora annessi i territori strappati al mare, divennero un solo regno il [[Ducato_di_Borgogna|Ducato di Borgogna]]. Il suo sovrano fu [[Carlo_I_di_Borgogna|Carlo I di Borgogna il Temerario]]. Carlo dovette rendersi presto conto che il suo sogno di costruire uno Stato indipendente fra la Francia e l' Impero era un sogno difficile da realizzare. Si dovette misurare con il re di Francia Luigi XI, con le armate svizzere della Confederazione, con il Duca di Lorena che osteggiavano il suo disegno. Come abbiamo ricordato nel 1477 venne sconfitto e ucciso, nella battaglia di Nancy, travolto dalla armata svizzera sul campo di battaglia. Alla sua morte la figlia di lui [[Maria_di_Borgogna|Maria di Borgogna]] divenne la titolare del regno e essendo alla mercé dei vari nobili che affiancavano il padre nelle sue imprese si trovò a dover fronteggiare innumerevoli richieste di autonomia e di disgregazione che un Regno così vasto, plurilingue e economicamente solido, erano portate avanti dai vari pretendenti. Maria che aveva conosciuto [[Massimiliano_I_d'Asburgo|Massimiliano I d' Asburgo]] (1459-1519) non esitò a chiedere il suo aiuto e a sposarlo lo stesso anno (1477). Massimiliano divenne il reggente del regno di Borgogna che egli riunificò con i possedimenti svizzeri ed austriaci che ricevette dal padre e dagli altri parenti al momento della loro morte, costituendo nel concreto un potente regno e le basi della fortuna futura della casa d' Asburgo. Nel 1482 a seguito di un incidente morì Maria di Borgogna che gli lasciò i due figli Filippo dello il Bello e Margherita d' Austria. Proprio in coincidenza con questa morte il Re francese Luigi XI mosse guerra a Massimiliano sino alla conclusione della stessa con il [[Trattato_di_Arras|Trattato di Arras]] con il quale si annetteva la Borgogna e lasciava tutti gli altri territori a Massimiliano. Dalla nomina ad Imperatore del sacro Romano Impero (1486) sino alla sua morte nel 1519, i possedimenti borgognoni furono retti senza tentativi di secessione o di indipendenza. Massimiliano avendo favorito il matrimonio di suo figlio Filippo con Giovanna detta la pazza prima figlia di Ferdinando II di Aragona e di Isabella di Castiglia, riuscì a rendere favorevoli al casato i nobili dello stato Borgognone perchè affidò la reggenza del regno al figlio Filippo e alla di lui moglie. Questi si trasferirono a '''Gand''' dove il loro primogenito Carlo (1500-1558) nacque e fu educato. Si trattò della evoluzione del costume monarchico dalla austerità tedesca di Massimiliano alla apertura alle arti e alla scienze, presenti e sostenute dalla corte borgognona, che influenzarono il giovane reggente e la sua famiglia. Eletto [[Carlo_V_d'Asburgo|Carlo V]] Imperatore nel 1519 egli divenne il più potente monarca dell' Europa perché il suo regno risultò dalla unione del '''Regno di Borgogna''' (ereditato dalla nonna Maria), dai '''possedimenti degli Asburgo''' (Austria, Boemia, Ungheria) e dai '''Regno di Spagna''' ereditato dai nonni materni. Il risultato fu che il suo impero era così vasto, considerando i possedimenti coloniali, che Carlo V poteva dire che su di esso non tramontava il sole. Due furono i fatti significativi del suo Regno la continua guerra con la Francia che si sentiva assediata dall' Imperatore e quindi voleva conquistare una sua autonomia territoriale. A questa guerra parteciparono tutte le popolazioni europee sino a giungere alla battaglia di S. Quintino (1557) che oltre a sancire la vittoria di Carlo V fece emergere il genio militare di due suoi generali: Emanuele Filiberto di Savoia ([[Pace_di_Cateau-Cambrésis|Pace di Cateau-Cambresis]]), che in questo modo riottenne il Ducato di Savoia, e Guglielmo d' Orange (1533-1584) che giovanissimo a seguito della sorella dell' Imperatore Margherita d' Asburgo divenne comandante della cavalleria dell' Imperatore in quello che era il regno di Borgogna.
Il secondo fatto fu il manifestarsi della Riforma protestante (1517) che, scuotendo tutta l' Europa, divise i Regni tedeschi e i regni del territorio dei Paesi Bassi dagli altri per il fatto che essi si dichiararono seguaci della Riforma.
 
====I Paesi Bassi alla ricerca della indipendenza====
 
Filippo II di Spagna aveva incominciato con l' abitare lui e la sua Corte nel regno di Borgogna e aveva stabilito la sua sede a Bruxelles nei primi anni di regno. Suo Padre Carlo V aveva istituito il titolo di '''''Signore dei Paesi Bassi''''' con la Prammatica sanzione (1549) e al momento della abdicazione lo conferì al Figlio Filippo (1555) e l' anno seguente quello di Re di Spagna, per questo lui lasciò il Regno di Borgogna per trasferirsi a Madrid in Spagna. Filippo II decise di non tollerare gli '''''eretici'''''<ref>In questo periodo si svolse il [[Concilio_di_Trento|Concilio di Trento]] (1545-1573) con il preciso scopo di porre rimedio e opporre la Chiesa di Roma a quella [[Protestantesimo|Protestante]]. L' aspetto politico di questa assise religiosa fu la [[Controriforma]]. Molti Monarchi del tempo ne approfittarono per perseguitare e uccidere tutti quelli che non professavano il credo di quel monarca. I più fortunati poterono emigrare in altri Stati in cui il regnante professava il credo degli esiliati.</ref> in tutto il suo Regno, considerando tra questi gli stessi '''''cristiani riformati'''''. I Paesi Bassi per la quasi totalità e parte dell' attuale Belgio, in quel periodo avevano abbracciato la fede riformata e si erano schierati con coloro che seguivano gli insegnamenti di [[Giovanni_Calvino|Giovanni Calvino]] (1509-1564).
 
La reggente [[Margherita_d'Asburgo|Margherita d' Asburgo]] (1480-1530) trovatasi di fronte a questo dilagare della Riforma nel regno, decise di iniziare una persecuzione sistematica dei '''''Protestanti''''' per riaffermare unica e sola vera fede quella '''''cattolica'''''. Il primo che si oppose a queste persecuzioni fu il fratello di Guglielmo d' Orange: Luigi. Il quale nel 1565, in pubblico, chiese alla reggente Margherita d' Asburgo di cessare la persecuzione e al suo rifiuto prese le armi e incominciò a combattere le forze spagnole dove si trovavano compresa Bruxelles. Questa azione si appoggiava anche sul malcontento delle popolazione delle Fiandre e dei Paesi bassi che Filippo II, per punirle, le aveva sottoposte ad una tassazione superiore. Poiché la ribellione non cessava Filippo II di Spagna decise di mandare il [[Fernando_Álvarez_de_Toledo|Duca d' Alba]], quale reggente, il quale incominciò sistematicamente a perseguitare tutti coloro che sospettava di essere favorevoli ai protestanti. Nel 1567 istituì il [[Consiglio_dei_torbidi|Consiglio dei Torbidi]], un Tribunale speciale che oltre a torturare gli arrestati per far confessare loro l' appartenenza ai Protestanti, doveva servire per colpire la Nobiltà del Regno che non sosteneva apertamente l' opera di pulizia religiosa del Re. Il Consiglio si fece subito un nome con le condanne a morte di molti nobili che secondo loro non difendevano la fede cattolica. Alla loro esecuzione seguiva la confisca di tutti i loro beni da parte della Corona e le espulsioni delle loro famiglie. Il Consiglio convocò anche [[Guglielmo_I_d'Orange|Guglielmo d' Orange]], il quale non si presentò. Il Consiglio procedette alla confisca di tutti i suoi beni, a dichiararlo fuori legge e la famiglia dovette ritirarsi velocemente nei Paesi Bassi dove a causa della ribellione le forze spagnole non potevano intervenire come a Bruxelles (1568).
 
====La guerra degli ottanta anni====
 
Con la fuga di Guglielmo I d' Orange, soprannominato il taciturno, perché di poche parole, ma dotato di una capacità di comandare eserciti e di governare, si iniziò quella che gli storici definirono la [[Guerra_degli_ottant'anni|Guerra degli ottanta anni]], fra i Paesi Bassi e la Spagna.
[[File:Willem I, Prince of Orange by Adriaen Thomasz. Key Mauritshuis 225.jpg|thumb|right|Guglielmo I in un ritratto della maturità]]
 
La guerra si protrasse con alterne vicende. Gli Spagnoli colpiti dalla crisi dei fondi statali, a causa della poca efficienza del sistema di imposizione fiscale, si trovarono diverse volte a non pagare l' esercito mercenario, il quale si vedicò con saccheggi e ruberie nella parte cattolica del regno (Belgio attuale, Franca Contea, Lussemburgo ecc.). Da parte sua l' esercito dei Paesi Bassi protestanti soffriva di una carenza di fondi dovuta alla non regolarità dei versamenti che le singole Provincie dovevano fare al Consiglio generale insediato all' Aia e che rappresentava le 7 provincie unite:di Gheldria, Olanda, Zelanda, Utrecht, Frisia, Overijssel, Groninga. Ma nonostante tutto era efficiente e presente nel territorio per difendere le terre dei Protestanti. La sua composizione era di mercenari tedeschi e venne sconfitto nella Battaglia di Rheindalen, ma vinse nella battaglia di Heiligerlee (1567). Tutte le città e le Provincie decisero di promuovere Guglielmo a [[Statolder|Statolder]] generale. La carica era quella di supremo comandante delle truppe e corrispondeva anche a colui che aveva il potere esecutivo e lo poteva esercitare in modo unitario prima delle formulazioni formali della Repubblica. Questa carica nel 1572 permise alle Provincie protestanti di confurre una guerra organizzata e continua contro gli eserciti spagnoli. Si tratta della prima trasformazione che i Paesi Bassi hanno realizzato nella loro storia istituzionale per rendersi indipendenti dalla Spagna.
 
Guglielmo riuscì anche a realizzare una flotta di corsari (Waiergeurer) che con piccole navi attaccavano e depredavano non solo le navi spagnole ma anche i villaggi sulla costa che erano nel territorio delle provincie protestanti. La loro azione andò ampliandosi toccando anche le coste atlantiche della Spagna e si allearono anche con la marina inglese della regina Elisabetta che non esitò a sostenere la guerra di Guglielmo. Nel 1574, nonostante che gli Spagnoli avessero vinto nella battaglia di Mookerheyde i protestanti, Guglielmo riuscì a conquistare Leida e a estromettere gli Spagnoli dalla città. Oltre a farne un suo caposaldo decise anche di fondarvi una Università. L' Università di Leida fu la prima università protestante dei Paesi Bassi. La morte del Duca d' Alba e la nomina di Don Giovanni d' Austria a Governatore dei Paesi Bassi portò ad uno stallo della guerra dando la possibilità a Guglielmo e ai Protestanti di proporre ai cattolici del sud una forma di armistizio che doveva avere come scopo la estromissione degli Spagnoli dai Paesi Bassi: la [[Pacificazione_di_Gand|Pacificazione di Gand]]. La firma della pacificazione da parte di tutti le 17 Provincie dei Paesi Bassi permise a Guglielmo d' Orange di entrare a Bruxelles (1577). La ritrovata armonia non durò a lungo a causa della intransigenza protestante e dei tentativi del Governatore Don Giovanni d' Austria di attirare, nuovamente, sotto la Corona spagnola le province del sud. Fu così che il 23 gennaio 1579 si formarono le due unioni in cui si divisero le provincie: quella di [[Unione_di_Arras|Arras]] comprendente tutte le 10 Provincie del sud cattoliche, che riconoscevano come loro sovrano Filippo II di Spagna e quella di [[Unione_di_Utrecht|Utrecht]] che univa le 7 Provincie del Nord protestanti.
La Unione di Utrecht comprendeva: Contea di Olanda, Contea di Zelanda, Signoria di Groninga, Signoria di Frisia, Ducato di Gheldria, Signoria di Utrecht, Signoria di Overijssel. Esse si proclamarono '''''[[Repubblica_delle_Sette_Province_Unite|Repubblica delle sette Provincie Unite]]''''' e si diedero una forma confederale. Le provincie dei sud:
I [[Paesi_Bassi_spagnoli|Paesi Bassi spagnoli]] originariamente consistevano nella: Contea delle Fiandre (comprese le Fiandre dei Valloni), Contea di Artrois, Tournai e il Tournaisis, Cambrai, Ducato del Lussemburgo, Ducato di Limburgo, Contea di Hainaut, Contea di Namur, Signoria di Malines, Ducato del Brabante. Si tratta di tutti i territori che sono compresi, oggi, nel Regno del Belgio e nel Granducato del Lussemburgo. Assieme ritornarono sotto la Corona spagnola e furono governate dalla sorella di Filippo III di Spagna Isabella Clara Eugenia e suo marito Alberto d' Asburgo.
[[File:Low_Countries_1700.png|thumb|Paesi Bassi del sud - Possedimenti Spagnoli 1700]]
 
====La Repubblica delle Sette Provincie Unite====
 
Dobbiamo esaminare, ora, la struttura costituzionale, di questa unione come si delinea dal Trattato istitutivo di Utrecht (1579). Prima di tutto si deve far rilevare che le sette Provincie si presentavano come Stati sovrani e agivano nel contesto secondo le regole delle relazioni internazionali tra pari. Durante la prima fase della guerra degli ottanta anni si sono permesse di armare eserciti, di nominare degli [[Statolder]] provinciali e di affidare ad essi la conduzione delle operazioni. Solo dopo le prime sconfitte di fronte all' esercito spagnolo sicuramente più numeroso e meglio armato, decisero di arrivare ad una alleanza militare permanente che fece prevalere il valore militare di Guglielmo I d' Orange, Statolder dell' Olanda, che prese a dirigere tutte le operazioni e le forze protestanti impegnate nella guerra. Dovendo allargare la sua partecipazione contro gli Spagnoli non esitò a allearsi con l' Inghilterra della Regina Elisabetta I e con la stessa Francia. Nella guerra civile fra Il Re di Francia Enrico III e i Protestanti Ugonotti, Guglielmo I d' Orange si schierò con gli Ugonotti sostenendoli e aiutando le loro forze armate e suscitando reazioni dai cattolici Francesi che a loro volta si schierarono con gli Spagnoli contro i Protestanti olandesi. Da qui la necessità per l' Unione delle sette provincie di addivenire ad una nuova forma più coesa di organizzazione costituzionale che fosse più forte anche nella guerra. Fu deciso di dar vita agli '''''Stati generali dei Paesi Bassi''''', massimo organo rappresentativo della Repubblica che poteva imporre alle singole Provincie dei conferimenti in denaro che servivano per far funzionare l' Unione ed era il massimo organo legislativo ed esecutivo dello Stato. La sua composizione era proporzionale alla importanza delle singole Provincie: 3 rappresentanti per l' Olanda, 2 rappresentanti per ciascuna Provincie di Zelanda, di Frisia, di Gheldria, 1 rappresentante a testa per le Provincie di Groninga, Urtrecht, Overijssel, gli altri territori non ebbero nessun rappresentante. La carica di '''''Statolder generale''''' che lo poneva in stretto contatto con gli Stati generali venne nella sua prima formulazione definita come la carica di Luogotente generale che alle funzioni di comandante militare aggiunse con il tempo i poteri tipici della azione di emergenza e di decidere come un sovrano quasi assoluto. Da Guglielmo I in poi la carica ebbe una evoluzione sino al diventare ereditaria da padre in figlio. Questa ultima trasformazione avvenne nel 1747.
 
[[File:Arms_of_the_united_provinces.svg|thumb| left|Armoriale degli Stati Generali]]
 
Nel 1593 la formalizzazione dei poteri degli Stati generali arrivò alla definizione delle sue competenze. Erano attribuite ad esso: la '''politica estera, le questioni che riguardavano l' esercito e la marina, la determinazione e la riscossione delle imposte relative al mantenimento delle forze armate, la soluzione delle controversie occorse tra le Provincie e anche fra di queste e la repubblica'''. Da questa data si vennero a definire nella sua competenza le questioni che riguardavano la modifica, costituzione e regolamentazione delle '''Compagnie delle Indie occidentale e orientale'''.
 
Il '''''Consiglio di Stato''''' a cui erano affidate tutte le questioni in cui gli Stati generali o lo Statolder abbiamo bisogno di un parere autorevole. Accanto al ruolo di consulente esso aggiunse quello di essere la ultima istanza giudicante della Repubblica accanto allo Statolder che accorpava poteri esecutivi e giudiziari. In ultimo per rendere più attivi e veloci i lavori degli Stati generali venne istituita una '''Commissione''' composta da un rappresentante per Provincia e guidata dal '''''Gran [[Pensionario]]''''' che esercitava i poteri del relativo governo della repubblica e gestiva la politica estera.
La struttura costituzionale manifestava in suo carattere confederale subordinando gli organi centrali al potere delle singole Provincie. Il loro voto che si esprimeva all' unanimità certe volte, non sicuramente davanti ad un pericolo imminente materializzato dagli eserciti spagnoli, arrivava a paralizzare l' azione della repubblica. Diverse volte l' esercito di Guglielmo I, a causa dei mancati conferimenti, si trovò a dover fronteggiare rivolte dei mercenari assoldati, oppure alla loro defezione con grande pericolo per la difesa del territorio della Repubblica.
 
====La Guerra continua====
 
Le Sette provincie Unite del Nord dei Paesi Bassi decisero di rendersi indipendenti dalla Corona Spagnola e emisero 22 Luglio 1581 l' Atto di Abiura con la quale si dichiararono Stato indipendente da Filippo II di Spagna.
[[File:Republiek_der_Zeven_Verenigde_Nederlanden.svg|right|thumb|Carta delle Repubblica delle sette Provincie unite]]
 
Alcune conseguenze furono inaspettate a questa presa di posizione che rendeva indipendenti le Provincie protestanti. La guerra contro la Spagna, divenne anche causa di attrito con la Francia a causa del sostegno che Guglielmo d' Orange aveva dato agli Ugonotti francesi e la unità di azione in mare fra le navi olandesi e inglesi. Il 18 Marzo 1582 mentre Guglielmo I era in pubblico ad Anversa con la propria moglie Carlotta e la di lui sorella Maria fu aggredito da Juan de Jauregui, emissario del [[Francesco_Ercole_di_Valois|Duca di Angiò]] (1554-1584), che tentò di assassinarlo. L' intervento della moglie, della sorella di lui e delle guardie personali salvarono Guglielmo dalle sue mani che, però, ne uscì ferito. Il Duca di Angiò , il quale aspirala ad diventare il re dei Paesi Bassi, non si fermò. Forte dell' aiuto dato all' esercito protestante assediò e conquistò Anversa nonostante che l' esercito di Guglielmo lo avesse decimato. La sua morte sopraggiunta nel 1584 fece cessare le pretese francesi sulla regione.
 
La morte di Don Giovanni d' Austria avvenuta il 1578 aprì in periodo di indecisione per il Re di Spagna Filippo II. Nel 1578 le sue truppe avevano sconfitto l' esercito dei Paesi Bassi a Gembloux e a quella vittoria aveva contribuito Alessandro Farnese (1545-1592) Duca di Parma, inviato dal re di Spagna a sostenere la sua causa accanto a Don Giovanni d' Austria. Nel 1579 con il Trattato di Arras egli era riuscito a ricuperare il sud dei Paesi Bassi al Re di Spagna, ma aveva dovuto assistere alla nomina di Governatore della regione della sorella del Re Margherita. Dopo la sua destituzione nel 1581 il Duca Alessandro Farnese venne nominato governatore dei Paesi Bassi. Per ottenere nuovamente dei risultati concepì il progetto di far assassinare Guglielmo I d' Orange. Aveva infatti conosciuto Balthasar Gérard, un cattolico francese integralista, il quale considerava Guglielmo il peggiore nemico della cristianità. Gli promise del denaro in caso di successo e lo invitò a trovare Guglielmo e ucciderlo. Nel 1584 a Delft, nella sua casa privata, Guglielmo I fu colpito da alcuni colpi di pistola sparati da Balthasar, che lo uccise.
 
[[File:Michiel Jansz van Mierevelt - Maurits van Nassau, prins van Oranje en Stadhouder.jpg|thumb|left|Maurizio di Nassau]]
 
Al padre Guglielmo I successe Maurizio di Nassau (1567-1625) che a solo 16 anni fu nominato a ricoprire le cariche ricoperte dal padre: Statolder generale (1584), Capitalo generale dell' esercito delle Provincie Unite (1587). nelle sue imprese belliche si avvanse anche della opera e del sostegno politico del cugino Conte Guglielmo Luigi di Nassau-Dillenburg. L' opera militare fu di rinnovare in modo innovativo sia l' esercito sia la marina. Nell' esercito introdusse le compagnie di fucilieri che avvalendosi di nuovi archibugi molto più leggeri di quelli tradizionali potevano produrre un fuoco di fila sistematico. Maurizio decise che le compagnie di Fucilieri, liberati dalla miccia sempre accesa<ref>Allora l' achibugere doveva girare con la miccia a lunga combustione accesa appesa alla mano. E quando aveva bisogno di sparare la immetteva nell' innesco e il cane lanciato dal grilletto la portava a contatto con la polvere da sparo. Durante la notte succedeva che i fucilieri quando si spostavano erano individuabili a causa della luce delle micce. Molte volte l' artiglieria nemica li faceva oggetto di bordate devastanti. Con uso della accensione a pietra focaia tutto questo problema era superato e lo sparo era immediato.</ref> potevano schierarsi in file parallele fra di loro e contemporaneamente sparare sul nemico. Dopo di questo si dovevano ritirare velocemente dietro l' ultima fila e ricaricare<ref>Le armi a polvere da sparo del periodo erano tutte ad avancarica e dopo la ricarica a polvere con uno stantuffo venivano pressate con un pezzo di stoppa in modo da fare il pieno e poi caricate con la palla di piombo e pressate nuovamente. L' operazione rendeva l' arma potente e la palla invisibile all' occhio poteva percorrere una discreta distanza che frecce e lance non potevano raggiungere.</ref>. Una '''compagnia di 10 o 12 file di fucilieri''' rendeva la successione delle scariche delle armi da fuoco continua e praticamente era letale per una compagnia di fanti nemici che avanzava con le armi bianche. Una seconda innovazione fu quella di dotare le varie compagnie di '''cannoni di nuova lega''' che permettevano lo sparo con una potenza molto più alta di quelle che erano in uso nel vari eserciti. Infatti le Provincie Unite avevano incominciato a produrre armi attraverso le loro siderurgie nei pressi di Amsterdam in cui avevano un arsenale militare attrezzato in bacini per armare le navi. I cannoni più piccoli erano trasportabili su affusti con cavalli e potevano essere usati per aprire dei varchi nelle mura delle città e renderle, così, attaccabili da diverse parti. Le navi a vela, di quel periodo, furono oggetto di innovazioni scientifiche. Le navi da altomare, necessarie per circumnavigare il globo erano denominate [[Vascello|vascelli]]. In quel periodo erano praticamente tutte uguali. Ma nella battaglia 1583 contro da l' [[Invincibile_Armata|invincibile armada]] le navi inglesi erano riuscite a prevalere sui Galeoni spagnoli per la loro più facile manovrabilità. Avevano scoperto che i Vascelli potevano essere divisi in classi e a ognuna di queste poteva essere dotata di un numero variabile di cannoni che ne facevano una vera macchina da guerra. Gli olandesi di Maurizio riuscirono ad andare oltre. Nella sistematica occupazione delle isole della Indonesia ( in cui erano presenti solo con colonie sporadiche portoghesi che erano unite alla corona di Spagna) riuscirono a capire che il '''[[Teck|teck]]''', legno durissimo che nasce in quelle isole, poteva essere usato per costruire la carena di una nave. L' uso del teck permise di alleggerire il peso della nave rispetto a quello di una tradizionale fatta di acero o di quercia. Poi gli ingegneri navali di Amsterdam trovarono il modo di modellare la prua e la carena della nave permettendo in questo modo di aumentarne la velocità di scivolamento anche a pieno carico. Poco dopo riuscirono a fare navi con doppio scafo esterno e interno aumentandone la solidità. Il vascello olandese in questo modo e con una velatura appropriata, non solo su tre alberi ma anche su quattro, poteva tenere una velocità di 1 anche 2 nodi superiore a quelle delle altre navi di altri Stati e poteva competere alla pari con la cantieristica francese di quello stesso periodo. Ultima innovazione fu la nascita e l' affermarsi di una nuova tecnica di navigazione che gli stessi Olandesi portarono in mare '''la navigazione con traslazione laterale'''. Si trattava di associare alle tradizionali navigazione di sottovento o controvento una nuova tecnica che sfruttava il vento quando soffiava contro le murate e l' uso di esso poteva determinare il rovesciamento della nave su un fianco.<ref>Su queste tecniche si veda: [[https://nautilussperimentale.wordpress.com/2012/09/17/tecniche-di-navigazione-del-xvii-secolo/]]</ref>. Con le vele arabe triangolari, anche in un frangente del genere, associate alle vele quadrate, la nave avanzava in diagonale e non rimaneva in panne. Nel caso di inseguimento di una nave nemica, data la maggiore velocità e questa nuova possibilità la nave olandese di trovava in breve tempo a contato con il nemico. Con l' uso dei cannoni di bordo poteva non solo affondare, ma immobilizzare la nave nemica distruggendone l' alberatura. Questo fu il periodo della supremazia di questa flotta che era assai invidiata dagli Inglesi e dai Francesi. Con questi mezzi anche le navi mercantili olandesi divennero i ''carrettieri del mare'' di tutta Europa. Non c' erano Principi e Re che non decidessero di affidare agli olandesi le merci da trasportare contribuendo così all' aumento della ricchezza di quel nuovo Stato.
Maurizio usando tutto questo potenziale militare raggiunse dei buoni risultati respingndo verso i territori che oggi costituiscono il Belgio le forze militari spagnole. Conquistò Breda (1590), Steenwijk (1592), Geertruidenberg (1593) e con la Battagia di [[Battaglia_di_Neoporto|Neoporto]] riuscì a sconfiggere le forze Spagnole comandare dal Duca Alberto d' Austria marito di Margherita di Spagna. Il colpo di grazia fu dato dalla conquista di Duncherque Porto sull' Atlantico sede di una numero folto di corsari che combattevano per la Spagna avvenuto nello stesso anno 1600. A questo periodo di successi Maurizio dovette subire un parziale arresto della sua politica diretta ad assicurare tutti i confini delle Proncie Unice con il sud dei Paesi Bassi in mano del Re di Spagna. Un suo collaboratore e gran Pensionario Joahn van Oldenbarnewelt decise contro il suo parere di promuovere una tregua con la Spagna che fu accetta dagli Stati Generali della Repubblica e dalla Spagna. La tregua fu chiamata dei 12 anni e si estese dal 1609 al 1621. In questo periodo l'
Oldenbarnewelt, non soltanto non ridusse le spese militari della Confederazione, ma arrivò al punto di aramare un esercito di 4.000 uomini alla dipendenze sue e della Provincia di Olanda, in constrasto a quelle che erano le regole fissate dagli Stati generali. A questo si aggiunga che Oldenbarnewelt era un sostenitore degli [[Arminiani]] che tendevano di scardinare la completa fede Calvinista a favore di una maggiore adesione alla Sacra Scrittura. I teologi del tempo considerarono questa propaganda come eretica e ritennero necessario combatte questa minoranza e il suo leader. Maurizio fu inviato ad Utrecht, dove riuscì ad entrare senza spargimenti di sangue, fece arrestare Oldenbarnewelt (1618) scongiurando una possibile guerra di religione e una eventuale scissione nella Repubblica. Nel 1619 dopo un lungo processo Oldenbarnewelt fu condannato a morte e giustiziato. Nel 1623 ci fu un seguito a questa vicenda i figli di Oldenbarnewelt: Stoveten e Groenvelt cercarono di assassinare Maurizio, ma il complotto non riuscì. Stoveten riparò nel sud al servizio degli Spagnoli, mentre Groenvelt fu giustiziato. Maurizio morì nel 1625 lasciando a suo fratello Federico Enico di Orange (1584-1647) il compito di continuare la sua opera per affermane la indipendenza della Repubblica delle sette provincie unite.
 
Federico Guglielmo d' Orange era il più piccolo dei figli maschi di Guglielmo I d' Orange. Nacque sei mesi prima della morte del padre. [[File:FrederickHenryPrinceOfOrange.jpg|thumb|left|Federico Enrico di Orange]]
 
Alla morte di Maurizio, gli Stati Generali della repubblica gli conferirono la carica di Statolder generale e di Ammiraglio generale della Repubblica. Utilizzando le risorse dell' esercito della Repubblica e le sue conoscenze scientifiche iniziò una campagna di conquista delle principali piazzeforti del sud in mano spagnola. Conquistò Grol (1627), S-Hertogenbosh (1629), Maastricht (1632), Breda (1637), Sas van Gent (1644), Hulst (1645). Gli Spagnoli sottoposti alle sconfitte subite della guerra dei [[Guerra_dei_trent'anni|Trenta anni]] anche se non erano in pieno accordo con l' Imperatore [[Ferdinando_III_d'Asburgo|Ferdinando III]] della casa Asburgica accettarono di addivenire alla [[Pace_di_Vestfalia|Pace di Munster]] (1648) che fa le tante cose decise stabilì il riconoscimento pieno della sovranità e della indipendenza per la Repubblica delle sette provincie unite. La conclusione delle trattative era stata accellerata su richiesta di Federico Enrico di Orange che morì nel 1647, mentre il trattato fu firmato dai plenipotenziari del figlio Guglielmo II d' Orange a Munster l' anno successivo il 1648.
 
[[File:Workshop of Gerard van Honthorst 001.jpg|right|thumb|Guglielmo II d' Orange]]
 
La Repubblica continuò ad esistere sino alla occupazione delle truppe francesi nel 1795 che la costituirono in '''Repubblica batava''', come Stato nazionale unitario. Nel 1815 il Congresso di Vienna ricostituì lo stato unitario monarchico unificando sotto la stessa Monarchia [[Casa_d'Orange-Nassau|Orange-Nassau]] quello che è il Belgio attuale e i Paesi Bassi. Nel 1830 il Belgio decise di staccarsi dai Paesi Bassi e non volle più riconoscere il re. Con l' ascesa al trono dei Paesi Bassi di [[Guglielmo_II_dei_Paesi_Bassi|Guglielmo II]] la cosa si ristabilì. [[Leopoldo_I_del_Belgio| Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha]] divenne re del Belgio<ref>Il tutto fu codificato con il Trattato di Londra del 1839</ref>. E i Paesi Bassi divennero una monarchia costituzionale con la Costituzione del 1848.
La monarchia dei Paesi Bassi per evitare rivolgimenti che dal 1930 si stavano palesando decise di concedere la Costituzione che trasformava il Regno dei Paesi bassi in una Monarchia costituzionale.
 
====Riflessioni conclusive====
 
Alexander Hamilton, come abbiamo ricordato, esaminò questa confederazione a prova di quanto aveva affermato nella disamina degli stessi esempi che sono state illustrati in questi paragrafi, per provare che il maggiore coordinamento richiesto agli stati sovrani che si uniscono in una unione confederale non può riuscire. Infatti la Repubblica della sette Provincie unite dimostrò, come abbiamo visto, che le forze dei singoli stati membri tendevano a prevalere sulle esigenze e sugli interessi comuni. In questo caso la vicenda di Oldenbarnewelt e le varie forme di defezione alla contribuzione alla guerra provarono che alle forze locali dovevano corrispondere dei poteri forti centrali. Ma dall' altra parte, il dilemma locale-centrale, non poteva essere risolto, come era stato risolto nei Paesi Bassi, perché al rinforzamento dei poteri centrati si andò instaurando un potere assoluto che si avvicina molto ad una monarchia assoluta. Per i deputati della Convenzione di Filadelfia, a cui Hamilton partecipò, si trattava di trovare la forma empirica che scongiurasse questa involuzione.
 
===Gli Stati Uniti d' America===
 
===Simon Bolivar e l' America Latina===
 
===L' Integrazione europea===
 
====Federalismo europeo====
=====La nascita del federalismo europeo=====
=====I principi ispiratori dell'Unione europea=====
=====Concretizzazione del concetto di federalismo=====
=====Partiti politici e movimenti nell'ambito dell'Unione Europea=====
 
====Federalismo italiano====
 
=====Il Rinascimento=====
 
Di fronte all'avanzata degli Stati assoluti e allo strapotere delle potenze straniere, non pochi furono i politici italiani che nel '500 auspicavano la creazione di una federazione di repubbliche cittadine. Il più noto esponente di tali idee fu senza dubbio il lucchese [[Francesco Burlamacchi]], che pagò con la vita la sua lotta allo strapotere di [[Carlo V]] e degli alleati [[Medici]].
 
=====Il Seicento e Settecento=====
 
Ancora nel [[XVII secolo]] e [[XVIII secolo]] non pochi pensatori guardavano al federalismo come alla forma più consona alla tradizione italiana (si citava a tal proposito la gloria dei comuni e l'organizzazione delle città etrusche in epoca pre-romana): dal [[Regno delle Due Sicilie|napoletano]] [[Antonio Genovesi]] ai [[Regno di Sardegna|piemontesi]] [[Gian Francesco Galeani Napione]] e [[Giovanni Antonio Ranza]]<ref>[[Zeffiro Ciuffoletti]], ''Federalismo e regionalismo'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]], Roma-Bari 1994 (ISBN 88-420-4380-X), pp. 11-13</ref>.
[[Montesquieu]], [[Alexander Hamilton]], [[Kant]] ebbero idee federaliste che si diffusero in tutta Europa e quindi anche in Italia. Il federalismo, per esempio, era ben rappresentato in [[Granducato di Toscana|Toscana]], sia ai tempi di [[Pietro Leopoldo di Toscana]] che più tardi (anche ai tempi di [[Leopoldo II di Toscana]]).
 
=====L'Ottocento=====
 
[[File:BandieraVolontari1848confederali.gif|thumb|upright=1.4|Simbolo federalista usato dai volontari intervenuti nella guerra del 1848-1949, tra il Regno dei Savoia e l'Impero austro-ungarico]]
 
Ma è con il [[XIX secolo]] che l'idea federalista vive un momento di grande favore. Ci sono autorevoli studiosi che addirittura individuano nell'idea di [[Italianità]], di nazione italiana, di [[Risorgimento]], nella loro reazione all'autoritarismo modernizzatore dell'[[assolutismo illuminato]], di [[Napoleone]] e dei regnanti della [[Restaurazione]], un forte e fondante carattere federalista<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, pp. 14-16 e 25.</ref>.
 
L'800 è pieno di intellettuali italiani che, partendo da pensatori europei come [[Montesquieu]], si impegnano per far ''risorgere'' l'Italia delle libertà comunali, le autonomie medievali, con il loro policentrismo culturale, la loro intraprendenza economica.
 
Primo fra tutti nell'esprimere questi concetti troviamo [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi|Simondo de Sismondi]], amico di [[Madame de Staël]], il quale, già nel [[1807]] aveva pubblicato i primi volumi della sua ''Histoire des républiques italiennes''.
 
Ma gli stessi concetti si trovano anche in personalità del calibro di [[Bettino Ricasoli]], tra i "padri della patria italiana", che cercò di difendere strenuamente fino all'ultimo l'idea federalista.
Lo stesso Cavour non si oppose, a priori e forse solo a parole, alle richieste di confederazione italica che venivano dalle corti di Napoli, Roma e Firenze e da molti intellettuali e politici Nord italiani.
 
Lo stesso [[Metternich]] concepiva l'[[Impero asburgico]] come una federazione di Stati dotati di un alto grado di autonomia<ref name="Ciuffoletti">{{chiarire|''Ivi''}}, p. 19.</ref>.
 
Tra i più importanti pensatori federalisti dell'800 abbiamo [[Carlo Cattaneo]], [[Giuseppe Ferrari (filosofo)|Giuseppe Ferrari]], [[Vincenzo Gioberti]] (promotore del progetto "neoguelfo"), [[Pietro Calà Ulloa]] e [[Vincenzo d'Errico]].
 
Tra i più importanti critici del federalismo troviamo, a sinistra (su posizioni identiche a quelle espresse dai [[Giacobini]] contro i [[Girondini]] ai tempi della [[Rivoluzione francese]]) [[Filippo Buonarroti]] e [[Giuseppe Mazzini]], a destra, chi nei vari paesi lavorava per uno scontro, da cui sarebbe emerso vincitore il più forte (questa era l'idea di molti, soprattutto in [[Piemonte]], dove si puntava ad allargare il dominio dei Savoia su [[Milano]])<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, p. 34.</ref>.
 
Il federalismo fu promosso anche dal movimento "[[neoguelfismo|neoguelfo]]" capeggiato da [[Vincenzo Gioberti]] che ebbe un momento di grande fortuna in tutta Italia tra 1846 (salita al soglio pontificio di [[Pio IX]]) e l'estate del [[1848]].
L'idea di Gioberti era quella di creare una confederazione di Stati italiani sotto la presidenza del papa. Nella primavera del [[1848]] tutti gli Stati italiani sembravano convinti del progetto, che si tradusse ben presto in una [[lega doganale]] e in una guerra comune all'[[Austria]]. Poi però ci fu il ritiro del Papa dalla coalizione militare e il [[Piemonte]], che aveva più carte da giocare, ne approfittò per dare al movimento d'indipendenza una sua lettura espansionistica.
Esponenti neoguelfi si trovavano allora al governo in [[Piemonte]] (primo ministro Gioberti), [[Toscana]] (primo ministro [[Gino Capponi]]), [[Napoli]] (primo ministro [[Carlo Troya]]).
 
Nonostante le divergenze, le sconfitte militari subite dagli eserciti italiani, nell'estate del [[1848]] il governo provvisorio patriottico di Milano e Lombardia (guidato da [[Gabrio Casati]]) tentò il rilancio del progetto federativo. Il [[Piemonte]] vi aderì a condizione però che gli venissero concessi [[Lombardia]], [[Parma]] e [[Piacenza]] (come annessione e non come unione): la cosa ovviamente non venne accettata dal governo Casati e il sogno neoguelfo tramontò di nuovo e per sempre - nonostante Gioberti ne avesse tentato il rilancio con la sua ''[[Società nazionale per la confederazione italiana]]'' (creata a [[Torino]] nell'ottobre [[1848]])<ref>Cfr., oltre a ''Ivi', pp. 35-36, anche i [http://books.google.it/books?id=cNcuAAAAYAAJ&printsec=frontcover ''Discorsi detti nella pubblica tornata della Società nazionale per la confederazione italiana'', Marzorati, Torino 1848]</ref>.
 
A rilanciare il progetto e le idee federaliste fu [[Carlo Cattaneo]], che - partecipe degli eventi politici e militari del [[1848]] (fino a quel momento aveva creduto più utile lottare per avere più autonomia all'interno del [[Lombardo-Veneto]] a guida [[Asburgo|absburgica]]) - si rese conto che i popoli italiani, facendo forza sulle proprie risorse locali (massimamente, anche per lui, espresse durante la [[Civiltà comunale]]), ma ben coordinate e unite, potevano sconfiggere i grandi Stati. Utilizzando il pensiero di [[John Locke]] e [[Gian Domenico Romagnosi]], [[Pierre-Joseph Proudhon]] (che auspicava il Comune come centro del potere; vedi in particolare [http://books.google.it/books?id=r2spAAAAYAAJ&printsec=frontcover&dq=La+F%C3%A9d%C3%A9ration+et+l'unit%C3%A9+en+Italie&source=bl&ots=jMBRiAy00n&sig=RAZSbPMLSlv1xRgaPJbFVVCXtWU&hl=it&ei=n3PmS636LNea_QbsoYGZCA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CAkQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false La Fédération et l'unité en Italie, 1862]), criticò l'"unitarismo ossessivo" di Mazzini e prese la [[Svizzera]] e gli [[Stati Uniti d'America]] a modello di democrazia federale.
 
Una volta però represse le esperienze di autogoverno sorte nel [[1848]] in [[Europa]] ([[Vienna]], [[Budapest]], ...) e in [[Italia]] ([[Milano]], [[Roma]], [[Firenze]], [[Venezia]], [[Palermo]], ...) ad opera dell'[[Austria]] e della [[Russia]] (che contro l'[[Ungheria]] di [[Lajos Kossuth|Kossuth]], anche lui approdato ad idee federaliste, aveva inviano un'armata di ben 250.000 soldati) con il benestare delle altre potenze, non restavano molte carte al partito federalista da giocare<ref>[[Zeffiro Ciuffoletti]], ''op. cit.'', pp. 38-40</ref>. I particolarismi, le velleità autonomistiche erano state troppe e troppo forti per quel [[1848]], "mosso da poesia d'unione e passione di separamento", come ebbe a dire [[Giuseppe Montanelli]] nelle sue ''Memorie d'Italia'', [[Sansoni]], Firenze, 1963, p.&nbsp;558.
 
Fu quindi per molti una grossa sconfitta vedere concretizzarsi il sogno politico risorgimentale in un'Italia centralistica e decisamente non federale. Invece che all'insegna del motto ''unità nella diversità'' da molti auspicato, l'Italia dei Savoia fu governata all'insegna del [[conservatorismo]], dell'autoritarismo e del rigido centralismo. Tra i fatti più vistosi in questo senso segnaliamo l'estensione a tutte le terre degli ex-Stati preunitari conquistati le normative e la legislazione piemontese.
 
Nel [[1860]], comunque, a [[Napoli]] si riaccesero per un attimo le speranze federalista, quando - alla "corte" di [[Garibaldi]] accorse Cattaneo per chiedere con forza la concessione del suffragio e la riunione di un'assemblea costituzionale a cui far decidere i modi di unione del Sud al [[Piemonte]] e l'assetto istituzionale del nuovo Stato.
In quel frangente sembra che addirittura [[Mazzini]] si fosse avvicinato a Cattaneo su posizioni federaliste<ref>''Ivi', p. 48</ref>. Ma anche quelle speranze si spensero presto.
 
Non è quindi un caso che molti patrioti italiani di idee federaliste dopo il [[1860]] entrarono nelle file di quello che è stato definito il ''partito antiunitario'', all'interno del quale però stavano personalità di orientamento assai diverso, dai conservatori e [[reazionari]] ai [[socialisti]] e [[anarchici]] che di lì a poco fonderanno la sezione italiana della[[Lega Internazionale dei Lavoratori]] (ispirata a [[Bakunin]]).
 
Il nuovo Stato vedeva anche la pur minima concessione di autogoverno come un pericolo e una caduta di immagine. Così, nonostante le numerose promesse fatte agli autonomisti moderati [[Sicilia]]ni, [[Lombardia|Lombardi]], [[Toscana|Toscani]] (dallo stesso [[Cavour]], fin dal [[Trattato di Plombières]]), i numerosi progetti di decentramento amministrativo (proposto da [[Farini]] e [[Minghetti]] nel [[1860]], [[Stefano Jacini]] nel [[1870]], lo Stato unitario si mantenne fino agli [[anni 1970|anni settanta]] del [[XX secolo]] centralizzato.
 
L'apice del centralismo del Regno d'Italia si ebbe durante il regime fascista, durante il quale furono soppresse molte autonomie locali (comuni e province ebbero vertici di nomina governativa).
 
Non mancarono, tuttavia, fervide opposizioni e resistenze, a partire da Cattaneo, [[Giuseppe Ferrari (filosofo)|Ferrari]] e altri federalisti. L'azione del partito federalista-autonomista fu però di scarso rilievo, prima a causa soprattutto della pregiudiziale antimonarchica e poi a causa della generale resistenza alle idee dell´autonomia, sia nelle file dei governi che dei nuovi movimenti politici sorti alla fine del [[XIX secolo]].
 
Tra gli oppositori del federalismo e dell´autonomismo troviamo ex autonomisti come [[Francesco Crispi]] e più avanti [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] e [[Filippo Turati|Turati]].
 
Invece, tra gli esponenti del federalismo citiamo [[Arcangelo Ghisleri]], [[Ettore Ciccotti]], [[socialista]] attivo tra [[1898]] e [[1904]] (che sostenne la necessità di organizzare il paese sul modello della [[Svizzera]]), [[Gaetano Salvemini]], repubblicano federalista, poi militante del [[Partito Socialista Italiano]] (dal quale uscì in contrasto con Turati, accusato di aver preferito dare priorità all'"aristocrazia operaia" del Nord, per fondare il giornale federalista [[L'Unità]]).<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, pp. 84-99.</ref>
 
Paradossalmente, comunque, con l'aumento della italianizzazione della società italiana aumenta anche l'antistatalismo, il bisogno di autonomia, di maggior rappresentanza per le istanze locali, quelle "dal basso"<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, p. 82.</ref>.
 
=====Il Novecento=====
Tra la fine del [[XIX secolo]] e gli inizi del [[XX secolo]] ci fu una ripresa delle idee autonomiste e federaliste ad opera della ´´Rivista repubblicana´´, diretta da [[Alberto Mario]], di una parte non indifferente del [[Partito Socialista Italiano]] (soprattutto ad opera di [[Gaetano Salvemini]] e del gruppo della rivista federalista ''[[L'Unità (giornale federalista)|L'Unità]]'') e del nascente movimento politico cattolico (con [[don Sturzo]])<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, p. 64.</ref>.
Le elezioni politiche del 1899, per esempio, si svolsero all´insegna delle tematiche localiste (soprattutto a Milano).
 
Con l'alzarsi dei venti di guerra e lo scoppio nel [[1914]] della "grande guerra" moltissime furono le adesioni,
sia in Italia che in Europa, alle idee federaliste (vedi, per esempio, le proposte di creare una confederazione balcanica avanzata dall´[[Internazionale socialista]] nel [[1908]]). Dopo lo scoppio della [[Rivoluzione russa]] nel [[1917]] però andò prevalendo anche nel movimento socialista il programma massimalista e i temi dell´autonomia e del federalismo persero credito. Fu solo dopo la presa del potere del fascismo e del nazismo in molti paesi europei, che le idee federaliste e autonomiste si imposero in tutti i partiti (eccetto i [[nazionalisti]] e i [[comunisti]]).
 
Tra i più originali pensatori federalisti di questi anni citiamo [[Silvio Trentin]], [[Altiero Spinelli]], [[Ernesto Rossi]], [[Leone Ginzburg]], il fiumano [[Leo Valiani]]. Dopo la fine della [[Seconda guerra mondiale]] nel [[1945]] l'[[Europa]] imboccò la strada delle autonomie e del federalismo, anche se non senza contraddizioni. Per esempio, in Italia la nuova Costituzione repubblicana istituì le Regioni quali enti autonomi con poteri legislativi.
Molti dei protagonisti della nascita della [[Repubblica Italiana]], primo fra tutti [[Alcide De Gasperi]], non nascondevano le loro idee federaliste, anche se le condizioni politiche e sociali in cui versava il paese consigliarono i governanti dell'Italia ad una (eccessiva) cautela nei confronti del riassetto federale del paese.
 
La [[Guerra Fredda]], il monopolio politico della [[Democrazia Cristiana|DC]], lo scontro ideologico, la coincidenza di vedute filo-centraliste tra [[Democrazia Cristiana|DC]] e [[Partito Comunista Italiano|PCI]], portarono quindi ad un ulteriore ritardo nell'applicazione di quelle seppur minime idee federaliste che molti intellettuali italiani attendevano dalla seconda metà del [[XVIII secolo]]. Le regioni a statuto ordinario furono infatti create solamente nel [[1970]]. Quelle a statuto speciale furono essenzialmente motivate dall'intento di evitare perdite territoriali o ingerenze da parte degli Stati confinanti, soprattutto [[Francia]] (che rivendicava la [[Valle d'Aosta]]) e la [[Jugoslavia]] (che giustificava il suo intento di controllare i territori della [[Venezia Giulia]] e del [[Friuli]] orientale con la motivazione di difendere le popolazioni slavofone ivi residenti, costrette a italianizzarsi negli anni del [[Fascismo]]).
 
Con la crescente crisi politica, culturale, economica e sociale dell'[[Italia]], l'implementazione del sistema delle autonomie regionali, l'allentarsi delle tensioni a livello internazionale, negli anni settanta del [[XX secolo]] le idee federaliste ripresero un certo vigore.
 
Proposte di riarticolazione in senso federale della Repubblica giunsero sia da sinistra (dal comunista [[Bruno Trentin]], per esempio) che da destra (vedi, per esempio, il costituzionalista [[Gianfranco Miglio]]), per un periodo considerato ''ideologo'' della [[Lega Nord]].
 
=====Elenco di federalisti italiani=====
 
Questo è un primo elenco di Federalisti italiani redatto per promuovere la conoscenza di coloro che hanno contribuito in Italia allo sviluppo della dottrina federalista<ref>Basato su [[Arnaldo Salvestrini|A. Salvestrini]], ''Il movimento antiunitario in Toscana (1859-1866)'', [[Olschki Editore]], Firenze 1967; [[Carlo Mangio|C. Mangio]], ''I patrioti toscani fra "Repubblica Etrusca e Restaurazione'', [[Olschki]], Firenze 1991 e [[Michele Luzzati|M. Luzzatti]], ''Orientamenti democratici e tradizione Leopoldina nella Toscana del 1799: la pubblicistica pisana'', in «Critica storica», VIII, 1969, pp. 466-509; [[Thomas Kroll|T. Kroll]], ''La rivolta del patriziato. Il liberismo della nobiltà nella Toscana del Risorgimento'', [[Olschki Editore]], Firenze 2005; [[Zeffiro Ciuffoletti]], ''Federalismo e regionalismo'', [[Casa editrice Giuseppe Laterza Federalista. figli|Laterza]], Bari-Roma 1994, pp. 11-13. Tutti i nomi che portano solo la indicazione “Federalista” sono ricavati dalla opera '''Marena Riccardo, Butteri Alberto, Console Vito''': ''Bibliografia del Federalismo europeo'' citata in bibliografia sez. 01 n. 1.</ref>:
{{div col}}
; - A -
* [[Falco_Accame|Accame Falco]] Ammiraglio e Deputato del parlamento Italiano per il Partito Socialista Italiano.
* [[Flavien_Arbaney|Arbaney Fravien]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Arduino_Agnelli|Agnelli Arduino]] Professore di storia all' Università di Trieste. Senatore della Repubblica italiana per il Partito socialista Italiano.
* [[Giovanni_Agnelli_(imprenditore_1866)|Agnelli Giovanni]] Presidente FIAT. Senatore a vita per nomina del Presidente della Repubblica.
* [[Gianni_Agnelli|Agnelli Giovanni]] Fondatore FIAT. Senatore del Regno d' Italia. Federalista.
* [[Maria_Valeria_Agostini|Agostini Maria Valeria]] Federalista.
* [[Eugenio_Alberi|Alberi Eugenio]], agente di [[Ferdinando IV di Toscana]] ed esponente del partito legittimista-autonomista toscano, redattore del giornale ''La patria'' (1862), federalista-cattolico
* [[Luigi_Alberti|Alberti Luigi]], redattore del giornale federalista-cattolico ''Firenze'' (1861-1865)
* [[Mario Albertini (filosofo)|Albertini Mario]], filosofo politico, .Professore di Filosofia politica dell' Università do Pavia. fondatore de ''Il federalista''. Presidente del Movimento Federalista Europeo e fu Presidente della Unione dei federalisti Europei.
* [[Claudio_Alli-Maccarani|Alli-Maccarani Claudio]], redattore del giornale federalista-cattolico ''Firenze'' (1861-1865)
* [[Emerico_Amari|Amari Emerico]], federalista [[sicilia]]no, collaboratore del governo di [[Garibaldi]] nel [[1861]]
* [[Gaspare_Ambrosini|Ambrosini Gaspare]] Presidente della Corte Costituzionale italiana
* [[Luigi_Ambrosoli|Ambrosoli Luigi]] Storico e Federalista.
* [[Giorgio_Amerdola|Amendola Giorgio]] Figlio di Giovanni Amendola. Fuoruscito antifascista in Francia. Si iscrisse al Partito Comunista Clandestino. Partecipò alla Resistenza. Ricoprì alte cariche nel Parlamento Italiano per il Partito Comunista Italiano. Fu tra i primi eletti nel Parlamento Europeo.
* [[Erich_Amonn|Ammon Erich]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[ Giulio_Andreotti|Andreotti Giulio]]Partecipò alla fondazione della Democrazia Cristiana in Roma dopo il 1943. Eletto alla Costituente e al Parlamento Italiano. Fu molte volte Ministro in vari Governi e me divenne il Presidente per tre governi. Fu nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica.
* [[Luigi_Angeloni|Angeloni Luigi]], già ''giacobino'' legato alla [[Carboneria]], alla [[Massoneria]] e a varie [[Settarismo|sette]], autore di ''Sopra l'ordinamento che aver dovrebbero i governi d'Italia, [[Parigi]], [[1814]] e di ''Dell'Italia'', [[Parigi]], [[1818]]<ref>[[Zeffiro Ciuffoletti]], ''op. cit.'', pp. 20-21.</ref>.
* [[Alberto-Aquarone|Aquarone Alberto]] Ambasciatore italiano. Federalista.
* [[Gaetano_Arangio-Ruiz|Arangio Ruiz Gaetano]] Professore di Diritto internazionale nell' Università “La Sapienza” di Roma. Federalista.
* [[Leopoldo_II_di_Toscana|Asburgo Lorena Granduca di Toscana Leopoldo II]], nel 1848-49 fautore di una confederazione italiana.
* [[Ferdinando_IV_di_Toscana|Asburgo Lorena Granduca di Toscana Ferdinando IV]], nel 1859-61 fautore di una confederazione italiana
* [[Tullio-Ascarelli|Ascarelli Tullio]] Giurista e Professore universitario presso l' Università di Roma. Colpito dalle leggi razziali fu costretto emigrare. La sua carriera si sviluppò all' estero. Federalista.
* [[Bernatdo_Attolico|Attolico Bernardo]] Diplomatico italiano
* [[Massimo_D'Azeglio| Azeglio (d') Massimo]], favorevole ad una confederazione di Stati italiani
;- B -
* [[Emanuele-Bacchi|Bacchi Emanuele]] Federalista.
* [[Vittorio_Bachelet|Bachelet Vittorio]] Professore di Diritto amministrativo all' Università di Roma. Militante cattolico della FUCU e della Azione Cattolica italiana. Fu Vice-Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Fu assasinato dalle Brigate Rosse nel 1980.
* [[Cesare_Balbo|Balbo Cesare]] favorevole ad una confederazione di Stati italiani a guida Savoia.
* [[Michele_Ballerin|Ballerin Michele]] Vice Segretario del Movimento Federalista Europeo.
* [[Michele_Barbaro|Barbaro Michele]] Federalista.
* [[Emilia_Barone|Barone Emilia]] Federalista.
* [[Ernesto_Baroni|Baroni Ernesto]] Federalista.
* [[Giuseppe_Bartolomei|Bartolomiei Giuseppe]] Politico eletto al Parlamento per la Democrazia Cristiana italiana. Più volte ministro.
* [[Domenico-Bartolotti|Bartolotti Domenico]] Federalista.
* [[Luigi_Barzini_junior|Barzini Luigi jr.]] Giornalista. Oppositore al Fascismo fu mandato al confino. Dopo la Liberazione fu attivo per varie testate nazionali e fu deputato al Parlamento per il Partito Liberale Italiano.
* [[Lelio-Basso|Basso Lelio]] Giurista. Membro del Partito Socialista Clandestino fu mandato al Confino. Nel 1943 divenne segretario del Partito socialista di Unità Proletaria di cui fu uno dei fondatori con Eugenio Colorni. Eletto più volte deputato e Sanatore, rappresentò sempre la linea staliniana di sinistyra dei Socialisti italiani.
* [[Celeste_Bastianetto|Bastianetto Celeste]], antifascista federalista, membro di [[Paneuropa]] di [[Coudenhove-Kalergi]].
* [[Mario_Bastianetto|Bastianetto Mario]] Federalista.
* [[Riccardo_Bauer|Bauer Riccardo]] Antifascista della prima ora. Fu mandato al confino sull' Isola di Ventotene. Partecipà alla redazione del Manifesto di Ventotene. Fu sostenitore del Movimento Federalista Europeo e divenne un importante esponente del Partito di Azione per il Sud. Fu deputato alla Consulta, che lasciò per ritornare a vita privata a Milano.
* [[Francesco_Benedetti|Benedetti Francesco]], repubblicano [[Granducato di Toscana|toscano]] autore dell'Orazione alla Sacra Lega intorno alle cose d'Italia...'' ([[Londra]], 1818)<ref name="Ciuffoletti"/>.
* [[Padre_Bausa|Bausa Agostino O.P.]], domenicano, redattore del giornale federalista-cattolico ''Firenze'' (1861-1865). Cardinale e Arcivescovo di Firenze.
* [[Lodovico_Benvenuti|Benvenuti Lodovico]], antifascista federalista.
* [[Vittorio_Beonio_Brocchieri|Beonio Brocchieri Vittorio]] Giornalista e storico. Ufficale dell' Areonautica militare nella seconda guerra mondiale.
* [[Camillo_Bellieni|Bellieni Camillo]], antifascista, leader del [[Partito Sardo d'Azione]]
* [[Enrico_Berlinguer|Berlinguer Enrico]] Segretario del Partito Comunista Italiano. Sotto la sua guida il PCI scelse di lottare politicamente nel la trasformazione della Europa di allora in uno Stato federale che fosse la casa di tutti gli europei.
* [[Camillo_Beneri|Berneri Camillo]] Filosofo e Politico anarchico. Ando come volontario a conbattere nella guerra civile Spagnola e fu ucciso a barcellona nel 1937.
* [[Protagonisti_dell'autonomia_valdostana#Aimé_Berthet (1913-1971)|Berthet Aimé]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Mario_Bertolissi|Bertolissi Mario]] Avvocato e Professore di Diritto presso l' Università di Padova.
* [[Brenno-Bertoni|Bertoni Brenno]] Giurista svizzero. Magistrato federale svizzero e scrittore.
* [[Gianfranco-Bianchi|Bianchi Gianfranco]] Giornalista e scrittore. Attivo su vari quaotidiani cattolici e docente di storia all' Università Cattolica di Milano.
* [[Protagonisti_dell'autonomia_valdostana#Lino_Binel (1904-1981)|Binel Lino]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Antonio-Bisaglia|Bisaglia Antonio]] Deputato al Parlamento per la Democrazia Cristiana Italiana.
* [[Franco-Bobba|Bobba Franco]] Federalista.
* [[Norberto-Bobbio|Bobbio Norberto]] Allievo di Gioele Solari. Professore di Filosofia del Diritto e di Filosofia Politica presso l' Università di Torino.
* [[Giovanni-Bognetti|Bognetti Giovanni]] Federalista.
* [[Luciano_Bolis|Bolis Luciano]] Figlio di persone non antifasciste si arruolò nel corpo degli Alpini. Nel 1943 fu uno dei prsenti alla Fondazione del Movimento Federalista Europeo a Milano. Fuoriuscito in Svizzera mantenne questi contatti e riuscì a raggiungere Genova come responsabile ligure delle Brigate di Giustizia e Libertà. Catturato nel 1945 si tagliò la lingua per non poter più parlare. Riuscito ad evadere dall' ospedale dove era ricoverato continuò la lotta anche nel Partito di Azione. Nel dopo guerra divenne funzionario del Consiglio d' Europa. Federalista.
* [[Ermenegildo_Bolla|Bolla Ermenegildo]] Federalista.
* [[Franco-Bonacina|Bonacina Franco]] Federalista.
* [[Gianni-Bonvicini|Bonvicini Gianni]] Federalista.
* [[Ferdinando_II_di_Napoli|Borbone Ferdinando II]], re del [[Regno delle Due Sicilie]], fautore nel 1848-49 di una confederazione italiana
* [[Francesco_II_delle_Due_Sicilie|Borbone Francesco II Re delle due Sicilie]], nel 1859-61 fautore di una confederazione italiana
* [[Giulio_Bordon|Bordon Giulio]], autonomista e federalista della [[Valle d'Aosta]].
* [[Antonio_Giuseppe_Borgese|Borgese Giuseppe Antonio]] Professore do Storia alla Università di Chicago Federalista Mondiale.
* [[Benedetto_Boselli|Boselli Benedetto]], [[Savona|savonese]] autore di una ''Nota d'un italiano agli alti principi alleati'' federalista (1814)<ref name="Ciuffoletti"/>.
* [[Charles_Bovard|Bovard Charles]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Protagonisti_dell'autonomia_valdostana#Can. Joseph Bréan (1910-1953)|Bréan Joseph]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Louis_Berton|Breton Louis]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Robert_Berton|Breton Robert]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
 
*[[Guido_Brosio|Brosio Guido]] Avvocato Piemontese, Deputato al Parlamento per il Partito Liberale Italiano
*[[Giorgio_Braccialarche|Braccialarghe Giorgio]] Confinato a ventotene perché antifascista. So unì a Spinelli formando il primo nucleo di Federalisti. E' uno dei fondatori del Movimento federalista Europeo.
* [[Siegfried_Brugger|Brugger Siegfried]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[Leandro_Brunetti|Brunetti Leandro]] Federalista
* [[Attilio_ Brunialti|Brunialti Attilio]] Federalista
* [[Clemente_Busi|Busi Clemente]], democratico toscano ma nel 1859 alleato con i filo asburgo-lorenesi
* [[Alberto_Butteri|Butteri Alberto]] Direttore della Biblioteca “Francesco Ruffini” della Università di Torino. Federalista
;- C -
* [[Attilio-Cabiati|Cabiati Attilio]] Economista. Insegnò presso le Università di Torino e di Genova. Colpito dalle leggi razziali italiane foverre rinunciare all' Insegnamento. Collaborò con il Seanatore del regno Giovanni Agnelli. Federalista
* [[Rinaldo_Caddeo|Caddeo Rinaldo]] Federalista.
* [[Aldo_Caioli|Caioli Aldo]] Federalista
* [[Bruno _Caizzi|Caizzi Bruno]] Docente di Storia economica presso la Università statale di Milano. Federalista
* [[Teresa_Caizzi|Caizzi Teresa]] Federalista.
* [[Piero_Calamandrei|Calamandrei Piero]] Professore di procedura civile presso la Università di Firenze e Avvocato. Fu eletto nell' Assemblea Costituente per il Partito d' Azione. Nella Prima Legislatura fu attivo nei vari gruppi socialisti. Federalista
* [[Pietro_Calà_Ulloa|Callò Ulloa Pietro]], [[Regno delle Due Sicilie|napoletano]] di [[Irlanda|madre irlandese]], fautore di una confederazione italiana e poi primo ministro napoletano in esilio dopo il [[1861]]
* [[Giovanni-Calò|Calò Giovanni]] Federalista.
* [[Giorgio_Calogero|Calogero Giorgio]] Federalista.
* [[Antonio_Calvi|Calvi Antonio]] Federalista.
* [[Umberto-Campagnolo|Campagnolo Umberto]] Federalista.
* [[Pietro_Campilli|Campilli Pietro]] Federalista.
* [[Guglielmo_Canevaschini|Canevaschini Guglielmo]] Federalista.
* [[Fabrizio_Canfora|Canfora Fabrizio]] Federalista.
* [[Mauro_Cappelletti|Cappelletti Mauro]] Federalista.
* [[Gino_Capponi|Capponi Gino]], liberale, ministro e capo di Stato toscano, fautore di una confederazione italiana
* [[Giuseppe_Capra|Capra Giuseppe]] Federalista.
* [[Marcello_Capurso|Capurso Marcello]] Federalista.
* [[Alberto-Cracciolo|Caracciolo Alberto]] Federalista.
* [[Nicolò_Carandini|Carandini Nicolò]] Federalista.
* [[Carlo_(de)-Roberto|Roberto (de) Carlo]] Federalista.
* [[Domenico_Carutti|Carutti Domenico]] Federalista.
* [[N._Cascino|Cascino N.]] Federalista.
* [[Vittorio_Castellazzi|Castellazzi Vittorio]] Federalista.
* [[Luigi_Castellazzo|Castellazzo Luigi]], redattore di ''La Nuova Europa'' (1861-1863), Federalista.
* [[Salvatore_Catinella|Catinella Salvatore]] Federalista.
* [[Carlo_Cattaneo|Cattaneo Carlo]], lombardo, repubblicano, esiliatosi in Svizzera. Federalista.
* [[Alberto_Cavallari|Cavallari Alberto]] Federalista.
* [[Protagonisti_dell'autonomia_valdostana#Séverin_Caveri (1908-1977)|Caveri Séverin]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Lucio_Cecchini|Cecchini Lucio]] Federalista.
* [[Enrico_Cernuschi|Cernuschi Enrico]], federalista [[Lombardo-Veneto|lombardo]]
* [[Carlo_Cetti|Cetti Carlo]] Federalista.
* [[Federico-Chabod|Chabod Federico]] Professore di Storia presso le Università di Perugia e di Milano. Prese parte alla stesura della [[Dichiarazione di Chivasso]]. Vicino al Partito d' Azione. Federalista.
* [[Émile_Chanoux|Chanoux Emile]], antifascista, tra i promotori e i firmatari della [[Dichiarazione di Chivasso]], ucciso nel 1944.
* [[Federico_Chanoux|Chanoux Federico]] Federalista.
* [[Paolo-Checchi|Checci Paolo]] Federalista.
* [[Teresa-Cherubini|Cherubini Teresa]] Federalista.
* [[Francesco_Chiarenti|Chiarenti Francesco]], patriota toscano, repubblicano, triumviro della [[Toscana]] nel [[1800]]-[[1801]]
* [[Gustavo-Chiesi|Chiesi Gustavo]] Federalista.
* [[Adriano-Chiodi|Chiodi Adriano]] Federalista.
* [[Andrea_Chiti_Batelli|Chiti Batelli Andrea]] Federalista.
* [[Basilio-Cialdea|Cialdea Basilio]] Federalista.
* [[Enrico_Ciantelli|Ciantelli Enrico]] Federalista.
* [[Gianfranco_Ciaurro|Ciaurro Gianfranco]] Federalista.
* [[Ettore_Cicciotti|Cicciotti Ettore]] Federalista.
* [[Michele_Cifarelli|Cifarelli Michele]] Federalista.
* [[Edoardo_Cimbali|Cimbali Edoardo]] Federalista.
* [[Arturo_Codignola|Codignola Arturo]] Giornalista. Studioso di Mazzini. Partecipò alla Resistenza a Genova. Federalista.
* [[Tristano_Codignola|Codignola Tristano]] Politico fiorentino. Eletto all' Assembrea Costituente nel Partito d' Azione venne rieletto diverse volte per il Partito Socialista Democratico Italiano e poi nell' area Socialista. Federalista.
* [[Dino_Cofrancesco|Cofrancesco Dino]] Professore di Storia delle Dottrine politiche all' Università di Genova. Federalista.
* [[Eugenio_Collotti|Collotti Eugenio]] Federalista.
* [[Ezio_Collotti|Collotti Ezio]] Federalista.
* [[Emilio_Colombino|Colombino Emilio]] Federalista.
* [[Gustavo-Colonnetti|Colonnetti Gustavo]] Federalista.
* [[Eugenio-Colorni|Colorni Eugenio]] Socialista. Inviato al Confino sull' Isola di Ventotene partecipò alla Stesura del Manifesto. Fuggito dal Confino di Melfi partecipò alla fondazione a Milano del Movimento Federalista Europeo. Ritornato a Roma partecipò alla Resistenza nelle file del Partito Socialista di Unità Proletaria. Morì a seguito della rappresaglia tedesca conseguente l' attentato partigiano di via Rasella nel 1944. Federalista.
* [[Andrea-Comba|Comba Andrea]] Avvocato. Professore di Diritto internazionale presso l' Università di Torino. Federalista.
* [[Albino-Comelli|Comelli Albino]] Federalista.
* [[Giuseppe-Comesatti|Comesatti Giuseppe]] Federalista.
* [[Guido_Comesatti|Comesatti Guido]] Federalista.
* [[Vito.Console|Console Vito]] Vice-Direttore reggente della Biblioteca Nazionale di Torino. Federalista.
* [[Epicarmo-Corbino|Corbino Epicarmo]] Federalista.
* [[Sebastiano-Corrado|Corrado Sebastiano]] Federalista.
* [[Silvio_Corrado|Corrado Silvio]] Federalista.
* [[Cesare-Correnti|Correnti Cesare]] Patriota del Risorgimento italiano. Amico di Carlo Cattaneo. Attivo nel Regno d' Italia. Federalista.
* [[Cosimo_Corsi|Corsi Cosimo]], arcivescovo di Pisa, fautore del partito autonomista toscano dopo il 1861
* [[Giuseppe_Corsi|Corsi Giuseppe]], redattore del giornale federalista-cattolico ''Firenze'' (1861-1865)
* [[Alessandro_Cortese|Cortese Alessandro]] Professo di Storia. Federalista.
* [[Giuseppe_Corvaja|Corvaja Giuseppe]] Federalista.
* [[Cesare_Cosciani|Cosciani Cesare]] Federalista.
* [[Davide_Cova|Cova Davide]], antifascista, leader del [[Partito Sardo d'Azione]]
* [[Francesco_Crispi|Crispi Francesco]] Patriota risorgimentale italiano. Amico di Garibaldi, Esponente della Sinistra. Presidente del Consiglio.
* [[Carlo_Curcio|Curcio Carlo]] Professore universitario di Storia. Federalista.
* [[Curiel Riccardo]] Federalista.
;- D -
* [[Mario d' Addio|D' Addio Mario]] Storico, Deputato e senatore della Repubblica per la Democrazia Cristiana italiana. Federalista.
* [[Antonio-D'Alia|D'Alia Antonio]] Federalista.
* [[F._D'Antonio|D'Antonio F.]] Federalista.
* [[Andrea_Dall'Oglio|Dall'Oglio Andrea]] Federalista.
* [[Mario_Dal_Pra|Dal Pra Mario]] Filosofo e Storico. Partecipò alla Resistenza nelle brigate di “Giustizia e Libertà”.]] Federalista.
* [[Gianfranco_D'Aronco|D' Aronco Gianfranco]] Federalista.
* [[Pier_Virgilio_Dastoli|Dastoli Pier Virgilio]] Assistente Parlamentare di Altiero Spinelli al Parlamento europeo. Ricoprì diverse carishe in quello organismo. Fu Segretario del Movimento Europeo Internazionale. ]] Federalista.
* [[Gaetano_De_Blasi|De Blasi Gaetano]] Federalista.
* [[Marino_Debolini|Debolini Marino]] Federalista.
* [[Luigi_Guglielmo_De_Cambray_Digny|De Cambray Digny Luigi Guglielmo]], liberale, ministro e capo di Stato toscano, fautore di una confederazione italiana
* [[Alcide_De_Gasperi|De Gasperi Alcide]], antifascista, già deputato italiano (ma non-irredentista) al parlamento di [[Vienna]] e poi in quello italiano, capo della DC fino al [[1953]]. Diverse volte Presidente del Consiglio dei ministri.
* [[Maria-Romana_D_Gasperi|De Gasperi Maria Romana]] Figlia di Alcide. Sua principale biografa. Federalista.
* [[Franco_Della_Peruta|Della Peruta Franco]]Docente di storia del Risorgimento presso l' Università statale di Milano.]] Federalista.
* [[Orlando_Della_Porta|Della Porta Orlando]] Federalista.
* [[Bagdadlian_Dell'Erba|Dell' Erba Bagdadlian]] Pacifista e Federalista.
* [[Nunzio-Dell'Erba|Dell' Erba Nunzio]] Storico ha insegnato presso l' Università di Torino.]] Federalista.
* [[Protagonisti_dell'autonomia_valdostana#Albert_Deffeyes (1913-1953)|Deffeyes Albert]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Francesco_De_Luca_(1811-1875)|De Luca Francesco]] Avvocato napoletano e patriota risorgimentale.]] Federalista.
* [[Pietro-DE_Luca|De Luca Pietro]]Docente presso l' Università di Padova.]] Federalista.
* [[Giorgio_Del_Vecchio|Del Vecchio Giorgio]]Professore di Filosofia del Diritto a Torino e a Roma “La sapienza”. Fi esautorato a seguito delle “leggi razziali”. Sino alla Liberazione di Roma non venne reinsediato in cattedra.]]
* [[Lidia_De-Novellis|De Novellis Lidia]]]] Federalista.
* [[Rodolfo_De_Mattei|De Mattei Rodolfo]] Professo di storia delle dottrine politiche presso Università “La Sapienza” di Roma Federalista.
* [[Bruno-Dente|Dente Bruno]] Federalista.
* [[Vincenzo_d'Errico|d'Errico Vincenzo]], avvocato e patriota lucano, federalista di ispirazione [[neoguelfismo|neoguelfa]] e maggiore promotore di idee costituzionali in [[Basilicata]]
* [[Guido_De_Ruggero|De Ruggero Guido]] Storico della Filosofia presso l' Università “La Sapienza” di Roma. Anfascista fu sollevato dall' insegnamento. Fondatore del Partito d' Azione. Ministro della Pubblica istruzione nel Bonomi II. Federalista.
* [[Francesco_De_Sanctis|De Sanctis Francesco]] Napoletano figlio di una famiglia carbonara ebbe difficoltà a laurearsi i studi letterari all' Università di Napoli. Diventato amico di Luigi Settembrini partecipo ai moti del 1848. Imprigionato fu esiliato in America.Durante il viaggio riuscì a fuggire a Malta e di lì si trasferì a Torino. Partecipò al Risorgimento. Fu uno dei padri della Patria. Con Garibaldi e Sttembrini fu un mosizioni di sinistra moderata. Fu ministro della Pubblica istruzione. Amico di Mazzini ne caldeggiò le idee europee. Federalista.
* [[Renato_Di_Giacomo|Di Giacomo Renato]], fautore dell'autonomia fiscale ed amministrativa del Sud Italia, autore de Il Mezzogiorno dinanzi al terzo conflitto mondiale, ed. Cappelli, 1948
* [[Oscar_Di_Gianberardini|Di Gianberardino Oscar]] Federalista.
* [[A._Di_Raimondo|Di Raimondo A.]] Federalista.
* [[Franco_Di_Tondo|Di Tondo Franco]] Federalista.
* [[Danilo_Dolci|Dolci Danilo]] Esponente del Movimento non violento italiano. Federalista.
* [[P._Dore|Dore P.]] Federalista.
* [[Massimo_Dorello|Dorello Massimo]] Federalista.
* [[Ugo_Draetta|Draetta Ugo]] Federalista.
* [[A._Dubosco|Dubosco A.]] Federalista.
* [[Roberto_Ducci|Ducci Roberto]] Diplomatico italiano. Federalista.
;- E -
* [[Toni_Ebner (padre)|Ebner Toni]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[Luigi_Einaudi|Einaudi Luigi]], ministro e presidente della [[Repubblica Italiana]]
* [[Leopoldo_Elia|Elia Leopoldo]] Guirista insegnò Diritto costituzionale nelle Università di Urbino, Torino e Roma “La Sapienza”. Consulente della Democrazia Cristina italiana fu eletto Senatore. Fu anche Ministro. Elettro Giudice della Corte Costituzionale ne fu Presidente. Federalista.
* [[Emilio_Eynard|Eynard Emilio]] Federalista.
:- F -
* [[Paolo_Fabbri|Fabbri Paolo]] Federalista.
* [[Giorgio_Fano|Fano Giorgio]] Federalista.
* [[Sergio_Fantini|Fantini Sergio]] Federalista.
* [[Paolo_Alfonso_Farinet|Farinet Paolo Alfonso]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Umberto-Farri|Farri Umberto]] Federalista.
* [[Franco-Fava_Messina|Fava Messina Franco]] Federalista.
* [[Aldo_Ferrari|Ferrari Aldo]] Federalista.
* [[Celso_Ferrari|Ferrari Celso]] Federalista.
* [[Giuseppe Ferrari (filosofo)|Ferrari Giuseppe]], lombardo, repubblicano, attivo in Francia, autore di ''Federazione repubblicana'' ([[Londra]], 1851) e ''Filosofia della rivoluzione'' ([[Londra]], 1851), si ispira alle idee del suo amico [[Proudhon]].
* [[Mario_Ferrari_Aggradi|Ferrari Aggradi Mario]] Deputato per la Democrazia Cristiana italiana. Ministro di diversi Governi. Federalista.
* [[Franco_Ferrarotti|Ferrarotti Franco]] Professore di Sociologia presso l' Università”La sapienza” di Roma. Deputato per il Movimento di Comunità al Parlamento italiano. Federalista.
* [[Giuseppe_Ferri|Ferri Giuseppe]] Federalista.
* [[Mauro_Ferri|Ferri Mauro]] Partecipo alla Resistenza. Fu Deputato del parlamento italiano per il Partito Socialista Italiano. Più volte ministro. Fu eletto deputato al Parlamento europeo. Presidente della Corte costituzionale. Federalista.
* [[Tommaso_Fiore|Fiore Tommaso]], politico, meridionalista pugliese, fautore di un autonomismo meridionale.
* [[Francesco_Florio|Florio Francesco]] Federalista.
* [[Alberto_Folchi|Folchi Alberto]] Federalista.
* [[Nicola_Fornelli|Fornelli Nicola]] Federalista.
* [[Francesco_Forte|Forte Francesco]] Docente di Scienza delle finanze presso la Università di Torino. Insegnò in molte altre Università anche Americane. Deputato al Parlamento per il Partito Socialista Italiano. Fu ministro in diversi Governi. Federalista.
* [[Ugo_Foscolo|Foscolo Ugo]], scrittore, che proponeva quattro monarchie sul modello di quella inglese, federate tra loro.<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, p. 22.</ref>
* [[Ersilia_Fraschetti|Fraschetti Ersilia]] Federalista.
;- G -
* [[Vito_G._Galati|Galati Vito G.]] Federalista.
* [[Gian_Francesco_Galeani_Napione|Galeani Napione Gian Francesco]], letterato [[Regno di Sardegna|sardo-piemontese]], teorico di una federazione di monarchie<ref name="Ciuffoletti 11-13"/>
* [[Andrea_Galimberti|Galimberti Andrea]] Federalista.
* [[Tancredi_Galimberti|Galimberti Tancredi]] Avvocato antifascisca. Partecipò alla Resistenza nelle valli dei cuneese. Fu comanbante delle Brigati di “Giustizia e Libertà” assime ad Antonino repaci scrisse in èrogetto di Costituzione federale per l' Europa e propose una struttura federale per l' Italia liberata dalla occupazione tedesca. Federalista.
* [[Giuseppe_Garibaldi|Garibaldi Giuseppe]] Eroe dei due mondi. Padre della patria nel Risorgimento italiano. Fu uno degli artefici della unificazione dell' Italia. Non disdegnò di lottare per la liberazione di altri popoli. Fu sempre favorevole alla unificazione politica federale dell' Europa.
* [[Raffaele_Garofalo|Garofalo Raffaele]] Manistrato e Senatore del Regno dì Italia.
* [[Vincenzo_Garofalo|Garofalo Vincenzo]] Federalista.
* [[Aldo_Garoschi|Garosci Aldo]] Professore di storia. Laureatosi con Gioele Solari presso l' Università di Torino fece parte dell' ambiante antifascista. Dopo aver partecipato alla Guerra di Spagna con il socialisti si ritirò in Francia da dove fuggi per l' America nel 1940. Attivo con salvemini nella Mazzini's Society ritornò a Roma nel 1943 partecipando alla vita politica sino alla fine della seconda guerra mondIale. Dopo si trasferì alla Università di Torino. Federalista.
* [[Norberto-Gasperini|Gasperini Norberto]] Federalista.
* [[Antonio_Genovesi|Genovesi Antonio]], filosofo ed economista [[Regno delle Due Sicilie|napoletano]]<ref name="Ciuffoletti 11-13">[[Zeffiro Ciuffoletti]], ''op. cit.'', pp. 11-13</ref>
* [[Elvira_Gencarelli|Gencarelli Elvira]] Federalista.
* [[Emilio_Gerelli|Gerelli Emilio]] Federalista.
* [[Dacirio_Ghidorzi_Ghizzi|Ghidorzi Ghizzi Dacirio]] Federalista.
* [[Enzo_Giacchero|Giacchero Enzo]], Ingegnere, Partigiano, antifascista, federalista. Eletto Deputato del Parlamento italiano per la Democrazia Cristiana Italiana. Fu elettro anche membre della Assemblea ad hoc della CECA.
* [[Giulio_Ghiacchero|Giacchero Giulio]] Federalista.
* [[Francesco_Maria_Gianni|Gianni Francesco Maria]], patriota toscano, capo moderato del governo della istituenda ''[[Repubblica etrusca]]'' nel 1799-1801, autore di un saggio intitolato "Idea di una unione federativa utile alla Francia ed alla Toscana", 7 febbraio 1800
* [[Amedeo_Giannini|Giannini Amedeo]] Federalista.
* [[Massimo-Severo_Giannini|Giannini Massimo Severo]] Docente di Diritto amministrativo all' Università “La Sapienza” di Roma. Ricoprì molte cariche pubbliche sia dalla Costituente sino ai governi Cossiga. Fu un impegnato riformatore della Pubblica amministrazione italiana e un valorizzatore dell' istituto regionale italiano. Fu sempre favorevole alla unificazione federale dell' Europa.
* [[Carlo-Giglio|Giglio Carlo]] Federalista.
* [[Leone_Ginzburg|Ginzburg Leone]], antifascista, ucciso nel 1944, Fu uno del fondatori del Movimento Federalista Europeo.
* [[Vincenzo_Gioberti|Gioberti Vincenzo]], sacerdote piemontese, denominato ''neoguelfo''
* [[Antonio_Giolitti|Giolitti Antonio]] Partigiano delle brigate garobaldi nella resistenza italiana. Rappresentante del Partito comunista italiano nei primi anni della Repubblica. Si staccò per aderire al Partito Socialista Italiano. Megli anni del Centro-Sinistra fu più volte Ministro della Repubblica. Venne nominato anche Commissiario della Commissione europea. Federalista.
* [[Renato-Giordano|Giordano Renato]] Federalista.
* [[Mario_Giovana|Giovana Mario]] Partigiano legato ai gruppi di Guistizia e Libertà. Dopo la liberazione aderì al Partuto Socialista di Unità Proletaria (PSIUP) e per questo partito fu elettro molte volte deputato. Scrittore e storico. Federalista.
* [[Mario_Giuliano|Giuliano Mario]] Federalista.
* [[Lorenzo_Giusso|Giusso Lorenzo 1900-1957]] Professore di Filosofia e di letteratura Spagnola all' Università di Napoli. Dopo aver aderito al Fascismo se ne distaccò durante la seconda guerra mondiale. Amico di Croce fu favorevole alla apertura della repubblica alla integrazione europea.
* [[Lorenzo_Giusso|Giusso Lorenzo]] Federalista.
* [[Piero_Gobetti|Gobetti Piero]] Antifascista della prima ora. Si oppose alla presa del potere della Dittatura. Trasferitosi a Parigi vi moritò nel 1926. Federalista.
* [[Guido_Gonella|Gonella Guido]] Politico italiano. Deputato della Democrazia Cristiana. Ministro i diversi Governi. Federalista.
* [[Luigi_Granelli|Granelli Luigi]] Federalista.
* [[G._Grasso|Grasso G.]] Federalista.
* [[Nicola_Greco|Greco Nicola]] Federalista.
* [[Giuseppe_Grosso|Grosso Giuseppe]] Professo di Diritto Romano presso l' Università di Torino, Politico della Democrazia Cristiana italiana. Fu Presidente della Provincia di Torino e Sindaco della città di Torino. Federalista.
* [[F._T._L._Gualterotti|Gualterotti F. T. L.]] Federalista.
* [[Cesidio Guazzaroni|Guazzaroni Cesidio]] Federalista.
* [[Vinicio_Guerrini|Guerrini Vinicio]] Federalista.
* [[Otto_Guggenberg|Guggenberg Otto]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[Luigi_Gui|Gui Luigi]] Partigiano cattolico. Fu Deputato alla Assemblea costituente. Rieletto alla Camera e al Senato per diverse legislature fu ministro in diversi Governi. Federalista.
* [[Guido_Guidi|Guidi Guido]] Federalista.
* [[Vincenzo_Guzzi|Guzzi Vincenzo]] Federalista.
;- I -
* [[Ennio_Innocenti|Innocenti Ennio]] Federalista.
* [[Giuseppe_Irato|Irato Giuseppe]] Federalista.
;- J -
* [[Enrico_Jacchia|Jacchia Enrico]] Giornalista e studioso di problemi geopolitici. Docente alla Università LUISS di Roma. Deputato al Parlamento europeo per la Lega Nord. Federalista.
* [[Stefano_Jacini_(1886-1952)|Jacini Stefano]], antifascista federalista, autore di ''Federalismo e autonomie locali''. Deputato della Democrazia Cristiana italiana.
* [[Riccardo-Jagmetti|Jagmetti Riccardo]] Federalista.
;- L -
* [[Ugo_La_Malfa|La Malfa Ugo]], antifascista federalista. Segretario e poi Presidente del Partito radicale italiano. Diverse volte Ministro di vari Governi Italiani.
* [[Joseph_Lamastra|Lamastra Joseph]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Agostino_Lanzillo|Lanzillo Agostino]] Sindacalista. Studioso di Proudon. Feredalista. Dopo l' ascesa del Fascismo ne fu Deputato.
* [[M._G._Landolina|Landolina M. G.]] Federalista.
*[[Antonio_La_Pergola|La Pergola Antonio]] Professore di Diritto costituzionale presso le Università di Padova, Bologna, Roma “La Sapienza”. Presidente della Corte Costituzionale. Ministro per gli affari europei. Giudice della Corte Europea dei Diritti dell' uomo. Federalista.
* [[Giorgio-La_Piana|La Piana Giorgio]] Emigrato in America si specializzo da Harvard. Amico e collaboratore di Gaetano Salvemini partecipò alla sensibilizzazione del popolo americano sui problemi dell' Italia fascista. Deputato per il Partito democratico americano fu mominato Giudice della Corte suprema. Federalista.
* [[Gaetano_La_Pira|La Pira Gaetano]] Federalista.
* [[Tommaso_Laporta|Laporta Tommaso]] Federalista.
* [[Silvio_Lega|Lega Silvio]] Deputato della Democrazia Cristiana. Federalista.
* [[Libero-Lenti|Lenti Libero]] Federalista.
* [[I._Leone|Leone I.]] Federalista.
* [[Levi Alessandro]] Professore di Filosofia del Diritto Presso l' Università di Catania. Accomodante con il fascismo. Nel 1938 fu estromesso per le leggi razziali. Essento di ambiente liberale e socialista partecipò alla rinasita Italiana nel Gruppo di “Giustizia e Libertà”. Federalista.
* [[Levi Lucio]] Professore di Filosofia politica presso l' Università di Torino. Federalista.
* [[Riccardo_Levi|Levi Riccardo]] Federalista.
* [[Lucio_Libertini|Libertini Lucio]] Deputato al Parlamento italiano per il Partito Socialista di Unità Proletaria. Federalista.
* [[Dante-Livio_Bianco|Livio Bianco Dante]] Avvocato Piemontese. Dopo l' 8 Luglio 1943 si ritirò nelle montagne di Cuneo con altri fuorusciti e fece parte delle brigate di “Giustizia e Libertà” guidate da Duccio Galimberti. Fu rappresentante del Partito di Azione alla Consulta e dopo riprese la sua attività di avvocato rimanendo presente a difendere gli ideali della Resistenza. Federalista.
* [[S.-Locatelli|Locatelli S.]] Federalista.
* [[Angelo_Lodi|Lodi Angelo]] Federalista.
* [[Ivan Matteo Lombardo|Lombardo Ivan Matteo]], antifascista federalista, presidente del Gruppo parlamentare per l'Unione europea alla [[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Costituente]] del [[1947]].
* [[Domenico-Longo|Longo Domenico]] Federalista.
* [[Niccolò_Lo_Savio|Lo Savio Niccolò]], redattore di ''La Nuova Europa'' (1861-1863), democratico-federalista
* [[Guido_Lucatello|Lucatello Guido]] Federalista.
* [[Raimondo_Luraghi|Luraghi Raimondo]]Professore di Storia presso l' Università di Genova. Studioso di storia americana.
* [[Emilio_Lussu|Lussu Emilio]], antifascista, leader del [[Partito Sardo d'Azione]]
* [[Gino_Luzzato|Luzzato Gino]] Storico dell' economia. Colpito dalle leggi razziali dovette riparare all' estero. Ritornato nel 1943 a Roma partecipò alla Resistenza. Dopo la liberazione ritornò a Venezia. Federalista.
;- M -
* [[Antonio-Maccanico|Maccanico Antonio]] Funzionario dello Stato. Imegnato varie volte in commissioni e Ministeri. Direzze la Preidenza della repubblica sotto Sandro Pertini. Fu diverse volte Ministro. Federalista.
* [[Mauro_Macchi|Macchi Mauro]] Federalista.
* [[Giovanni_Maggia|Maggia Giovanni]] Federalista.
* [[Enrico_Maggiora|Maggiora Enrico]] Federalista.
* [[Silvius_Magnago|Magnago Silvius]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[Sergio_Magnani|Magnani Sergio]] Federalista.
* [[Giovanni-Magnifico|Magnifico Giovanni]] Federalista.
* [[Baccio_Maineri|Maineri Baccio]] Federalista.
* [[Livio_Maitan|Maitan Livio]] Federalista.
* [[Luigi_Malaspina_di_Sannazzaro|Malaspina di Sannazzaro Luigi]], autore di un progetto di confederazione (''Memorie...'', Pavia, 1814)<ref>[[Zeffiro Ciuffoletti]], ''op. cit.'', p. 18.</ref>.
* [[Alberto_Majocchi|Majocchi Alberto]] Professore di Scienza delle finanze. Federalista
* [[Luigi_Vittorio_Majocchi|Majocchi Luigi Vittorio]] Storico. Federalista
* [[Franco-Maria_Malfatti|Malfatti Franco Maria]] Deputato al Parlamento per la Democrazia Cristiana. Più volte Ministro. Presidente della Commissione europea. Federalista
* [[Piero_Malvestiti|Malvestiti Piero]] Antifascista cattolico. Partecipò alla Resistenza. Eletto al Parlamento per la Democrazia Cristiana. Fu più volte Ministro. Federalista
* [[Piero_Malvezzi|Malvezzi Piero]] Federalista.
* [[Giovanni_Mammuccari|Mammuccari Giovanni]] Federalista.
* [[Fedearico_Mancini|Mancini Federico]] Docente di diritto del lavoro. Deputato al Parlamento per il Partito Socialista Italiano. Fu Ministro e Giudice della Corte Europea dei Diritti dell' Uomo. Federalista
* [[Pasquale-Stanislao_Mancini|Mancini Pasquale Stanislao]] Patriota del regno delle due Sicilie del Risorgimento. Nel 1848 a causa delle proteste formali sollevate contro il re di Napoli che aveva revocato lo Statuto fu costretto ad emigrare in Piemonte. Partecipò alla unificazione dell' Italia. Fu più volte ministro di vari governi. Insegnò Diritto internazionale. Federalista
* [[Eraldo_manfredi|Manfredi Eraldo]] Federalista.
* [[Vincenzo_Magnano|Mangano Vincenzo]] Federalista.
* [[Riccardo_Marena|Marena Riccardo]] Direttore della Biblioteca “Gioele Solari” dell' Università di Torino. Federalista
* [[Lino_Marinello|Marinello Lino]] Federalista.
* [[Alberto_Mario|Mario Alberto]], allievo di Cattaneo, repubblicano, direttore dell'organo mazziniano ''[[Pensiero e azione]]'', tra i promotori del ''Movimento Federalista'' toscano (1862)
* [[Giovan_Battista_Marochetti|Marocchetti Giovan Battista]], [[Regno di Sardegna|piemontese]], autore di ''Indépendance de l'Italie'' ([[1830]]), in cui teorizzava una confederazione di tre Stati, riduzione della presenza dell'Austria in Italia in cambio di un aumento della sua presenza in area [[Europa danubiana|danubiana]] (più [[Sardegna]] alla [[Francia]] e [[Savoia (regione storica)|Savoia]] alla [[Svizzera]])<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, pp. 24-25.</ref>.
* [[Tullio_Martello|Martello Tullio]] Federalista.
* [[Antonio_Martinati|Martinati Antonio]], redattore di ''La Nuova Europa'' (1861-1863), tra i promotori del ''Movimento Federalista'' toscano (1862), democratico-federalista
* [[Gianfranco_Martini|Martini Gianfranco]] Esponente dell' AICCRE italiana. Federalista
* [[Gaetano_Martino|Martino Gaetano]] Federalista.
* [[Manlio_Masani|Masani Manlio]] Federalista.
* [[Francesco_Masera|Masera Francesco]] Economista. Federalista
* [[rainer_Stefano_Masera|Masera Rainer Stafano]] Economista. Federalista
* [[E._Masini|Masini E.]] Federalista.
* [[P._C._Masini|Masini P. C.]] Federalista.
* [[Tullio_Massarani|Massarani Tullio]] Federalista.
* [[Nicola_Matteucci|Matteucci Nicola]] Professore di Diritto Costituzionale all' Università di Bologna
* [[Angelo_Mattiaone|Mattiaone Angelo]] Federalista.
* [[Giacomo_Maturi|Maturi Giacomo]] Federalista.
* [[Walter_Maturi|Maturi Walter]] Storico del Risorgimento. Laureatosi a Napoli fu influenzato dall' ambiente di Benedetto Croce. Aderì al Fascismo esercitando il mestiere di storico con molta indipendenza e avendone conseguenze di blicco della carriera. Trasferitosi all' Università di Torino venne a contatto con l' ambiente di Piero Gobetti e durante la resistenza si iscrisse al Partito d' Azione. Dai suoi studi sulla Politica estera italiana maturò la convinzione che l' Italia non poteva non partecipare al processo di integrazione europea e alla richiesta di uno stato federale europeo.
* [[Cesare_Mazza|Mazza Cesare]] Federalista.
* [[Mario-Mazzaperlini|Mazzaperlini Mario]] Federalista.
* [[Filippo_Mazzei|Mazzei Filippo]] Federalista.
* [[Andrea_Filippo_Mazzini|Mazzini Andrea Filippo]] Federalista.
* [[Giuseppe_Mazzini|Mazzini Giuseppe]] Padre della Padria. Cospiratore e Patriota. Volle fortemente l' Unità italiana. Nello stesso Tempo si battè per l' unificazione federale dell' Europa.
* [[Giuseppe_Mazzoni|Mazzoni Giuseppe]], toscano, [[Massoneria in Italia|massone]], tra i promotori del ''Movimento Federalista'' toscano (1862), democratico. Federalista.
* [[Giacomo_Medici|Medici Giacomo]], generale, braccio destro di [[Giuseppe Garibaldi]] in più occasioni, federalista (almeno nel 1848-51)
* [[Dora_melegari|Melegari Dora]] Federalista.
* [[Mario_Meneghini|Meneghini Mario]] Federalista.
*[[Carlo_Mengoni|Mengoni Carlo]], patriota toscano, giacobino, direttore del "Monitore fiorentino"
* [[Josef_Menz|Menz Josef]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[Lea_Meriggi|Meriggi Lea]] Federalista.
* [[Cesare_Merlini|Merlini Cesare]] Editore italiano. Federalista
* [[Gianni_Merlini|Merlini Gianni]] Specialista nelle Relazioni internazionali presso Istuto per gli Affari Internazionali di Roma. Federalista
* [[Pietro_Micara|Micara Piero]] Federalista.
* [[Gianfranco_Miglio|Miglio Gianfranco]], docente universitario, senatore per la [[Lega Nord]], tra i redattori nel [[1945]] del giornale autonomista ''Il Cisalpino''.
* [[Antonio_Milo_di_Villagrazia|Milo di Villagrazia Antonio]] Federalista.
* [[Ruggiero_Minerbi|Minerbi Ruggiero]] Federalista.
* [[Giacinto_Minnocci|Minnocci Giacinto]] Federalista.
* [[Luigi_Mistorigo|Mistrorigo Luigi]] Federalista.
* [[Patrizia_Moccia|Moccia Patrizia]] Federalista.
* [[Enzo_Modica|Modica Enzo]] Federalista.
* [[Carlo_Molaschi|Molaschi Carlo]] Federalista.
* [[Arnaldo_Momigliano|Momigliano Arnaldo]] Professore universitario di Storia delle Antichità Classiche all' Università di Torino, Ebreo. Compito dalle leggi razzieli fu costretto a riparare a Londra
* [[Felice_Momigliano|Momigliano Felice]] Professore di Filosofia politica, Socialista ed ebreo fu membro del Partito socialista. Morì nel 1924 prima dell' avvento al potere del Fascismo.
* [[Guilio_Monetti|Monetti Giulio]] Federalista.
* [[Rodolfo_Mondolfo|Mondolfo Rodolfo]] Professore di Storia della Filosofia. Laureatosi a Firenze entrò giovane a far parte dei gruppi antifascisti. Colpito dalle leggi razziali emigrò in Atgentina dove si ricostru Federalista. una vita personale con la famiglia e anche accedmica. Federalista
* [[Ugo_Guido_Mondolfo|Mondolfo Ugo Guido]] Fratello di Rodolfo Mondolfo. Dall' ambiente antifascista si iscrisse al Partito Socialista Italiano. Rifugiatosi in Svizzera si dedicò alla propaganda e alla edizioni dei vari periodici socialisti, Do la Liberazione fu eletto diverse volte al Parlamento italiano come deputato del Partito Socialista Italiano. Federalista
* [[Ernesto_Teodoro_Moneta|Moneta Ernesto Teodoro]] Figlio dei primi industriali lombardi che producevano saponi e detersivi. Interruppe gli studi di giurisprudenza presso la Università di Pavia per partecipare alle guerre di indipendenza. Partecipà con Garibaldi alla impresa dei mille e poi continuò la carriera militare nell' esercito italiano. Ritiratosi a vita privata si dedicò a propagandare la necessità della pace universale e a promuovere un Movineto internazionale per la pace. Federalista
* [[D-_Monin|Monin D.]] Federalista.
* [[Giuseppe Montanelli|Montanelli Giuseppe]], toscano, repubblicano, democratico, poi ''bonapartista'' (fautore di una Toscana indipendente con re napoleonide)
* [[Guido-Montani|Montani Guido]] Professore di Economia internazionale presso la Università di Pavia. Federalista
* [[Renato_Monteleone|Monteleone Renato]] Storico del Movimento operaio presso l' Università di Torino.
* [[Antonio_Monti|Monti Antonio]] Federalista.
* [[Carlo_Morandi|Morandi Carlo]] Storico Presso l' Università di Pisa. Fu colpito dalle leggi razziali e costretto ad espatriare. Dopo la liberazione fu reintegrato nell' insegnamento universitario. Simpatizzante del Partito Socialista italiano. Federalista
* [[Rodolfo_Morandi|Morandi Rodolfo]] Economista. Membro dell' antifascismo militante. Membro del Comitato antifascista Alta Italia di Milano. Partecipò alla Resistenza. Dopo la liberazione fece parte del Partito Socialista di Unità Proletaria. Eletto alla Costutuente e al Parlamento Italiani in varie legislature fu anche ministro. Federalista
* [[Umberto_Morra_di_Lavriano_e_della_Montà|Morra Umberto]] Nobile Italiano legato alla cara Reale. Fu amico di Piero Gobetti e in tale veste conobbe tutti i principali antifascisti del periodo. Durante la Seconda guerra mondiale essendo responsabile della tutela dei prigionieri per la Croce rossa riuscì a guerare tutta l' Italia, promuovendo la lotta antifascista. Dopo l' 8 Settembre 1943 riuscì a raggiungere Roma e diventare segretario capo di Gabinetto dei vari Primi ministri sino alla Liberazione. Dopo avvicinatosi al Partito Comunista Italiano, non potendo condividere completamente la linea massimalista di quel periodo si ritirò a vita privata. Federalista
* [[Costantino_Mortati|Mortati Costantino]] Professore di Diritto costituzionale pressi la Università di Roma “La Sapienza”. Entrato nella carriera accademica prima della Seconda guerra mondiale, riprese la carriera dopo la pace. Fu più volte docente in vari atenei. Fu elettro deputato della Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana italiana. Fu membro della Commissione dei 75. Fu eletto Giudice della Corte Costituzionale.
* [[Claudia_Moviducci|Morviducci Claudia]] Federalista.
* [[Roberto_Mosca|Mosca Roberto]] Storico presso la Università di Roma “La Sapienza”. Federalista
* [[Antonio_Mosconi|Mosconi Antonio]] Dirigente industriale. Federalista
* [[Giuseppe_Motta|Motta Giuseppe]] Federalista
* [[Ivo-Murgia|Murgia Ivo]] Federalista.
* [[Riccardo_Musatti|Musatti Riccardo]] Professore di Psicologia presso la Università di Milano.
* [[Tommaso_Napolitano|Napolitano Tommaso]] Federalista.
* [[Arturo_Nati|Nati Arturo]] Federalista.
* [[Antonio_Negri|Negri Antonio]] Federalista.
* [[Guglielmo_Negri|Negri Guglielmo]] Professore di Diritto Costituzionale presso l' Università di Roma “La Sapienza”. Federalista
* [[Pietro_Nenni|Nenni Pietro]] Segretario del Partito Socialista Italiano. Federalista
* [[D._Neri|Neri D.]] Federalista.
* [[Gian_Battista_Nicoli|Nicoli Gian Battista]] Federalista.
* [[Francesco_Saverio-Nitti|Nitti Francesco Saverio]] Presidente del Consiglio del Regno d' Italia. Deputato per il Partito Radicale. Fu estromesso dal Fascismo dovendo riparare all' estero. Federalista
* [[Gian_Paolo_Nitti|Nitti Gian Paolo]] Federalista.
* [[Emilia_Nobile|Nobile Emilia]] Federalista.
* [[Maria_Vittoria_Nodari|Nodari Maria Vittoria]] Federalista.
* [[Giovanni Battista_Noli|Noli Giovanni Battista]] Federalista.
* [[F._Nonis|Nonis F.]] Federalista.
* [[Teresio_Olivelli|Olivelli Teresio]], antifascista federalista
* [[Adriano_Olivetti|Olivetti Adriano]] Industriale italiano. Per primo riuscì da espandere il nome della sua azienda lì Olivetti in America. Antifascista. A seguito delle leggi Razziali dovette riparare in Svizzera. Fu Attivo nella Resistenza. Fondò il Movimento di Comunità e fu eletto per due legislature Deputato al Parlamento italiano. Federalista.
* [[Angeli_Olivero_Olivetti|Olivetti Angelo Olivero]] Federalista.
* [[Rason_Nino_Olivetti|Olivetti Rason Nino]] Federalista.
* [[Beniamino_Olivi|Olivi Bino]] Manistrato presso il Tribunale di Milano. Alto funzionario presso le Comunità europee. Federalista
* [[Giovanni_Olivieri|Olivieri Giovanni]], redattore del giornale federalista-cattolico ''Firenze'' (1861-1865)
* [[Félix_Ollietti| Olletti Félix]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Adolfo_Omodeo|Omodeo Adolfo]] Storico presso l' Università di Palermo. Fu iscritto al Partito Fascista. Nel 1943 prese marte ai rivolgimenti dell' 8 Settebre. Si Iscrisse al partito d' Azione e fu diverse volte Ministro. Federalista
* [[Vittorio_Emanuele-Orlando|Orlando Vittorio Emanuele]] Docente di Diritto costituzionale presso l' Università di Palermo. Fu Presidente del Consiglio dopo la disfatta di Capuretto sino alla fine della Seconda guerra mondiale. Tollerato con difficoltà dal Fascismo, coprì piccoli ruoli politici dopo la Liberazione.
* [[Giampiero_Orsello|Orsello Giampiero]] Federalista
* [[Rinaldo_Ossola|Ossola Rinaldo]] Funzionario della Banca d' Italia. Economista e Federalista
* [[Marcello-Pacini|Pacini Marcello]] Deputato al Parlamento per Forza italia. Deisignato ad vari incarichi europei. Federalista
* [[Randolfo_Pacciardi|Pacciardi Randolfo]], antifascista federalista
* [[Donato-Pafundi|Pafundi Donato]] Federalista.
* [[Ernesto Page|Page Ernest]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Attilio_Pagliaini|Pagliaini Attilio]] Bibliotecario e Bibliografo.
* [[Adriano_Paglietti|Paglietti Adriano]] Federalista.
* [[Giancarlo-Pajetta|Pajetta Giancarlo]] Da givane entrò nel Partito Comunista di Gramsci e dal 1929 al 1936 fu incarcerato. Mandato in esilio partecipò alla vita degi fuorusciti Coministi in Europa e conobbe il Comunismo sovietico stabilendosi a Mosca. Rientrato clandestinamente in Italia vi Incarcerato a Civitavecchia sino al 8 settembre 1943. Impegnato nella Resistenza a Milano, dopo la Liberazione fu sempre eletto al Parlamento italiano per il Partito Comunista. Alla fine della sua vita si triovò a dover comprendere la scelta del Partito di partecipare alla costruzione della Federazione europa.
* [[T._Palamenghi_Crispi|Palamenghini Crispi T.]] Federalista.
* [[Gregorio_(da)_Palazzolo|Palazzolo (da) Gregorio]] Federalista.
* [[Pier_fausto_Palumbo|Palumbo Pier Fausto]] Storico presso la Università di Roma “La Sapienza”. Federalista
* [[Geno_Pampaloni|Pampaloni Geno]] Giornalista. Partigiano nella Resistenza. Fu iscritto al Partito d' Azione. Dopo il suo scioglimento al Movimento di Comunità di cui ne fu responsabile culturale. Federalista
* [[Beniamino-Pandolfi|Pandolfi Beniamino]] Militare di carriera. Federalista
* [[Maria_Teresa_Pandolfi|Pandolfi Maria Teresa]] Bibliografa
* [[Massimo_Panebianco|Panebianco Massimo]] Professore di Diritto internazionale presso l' Università di Salerno.
* [[Giampaolo-Pansa|Pansa Giampaolo]] Giornalista. Ha collaborato con le principali testate italiane. Storico della Resistenza italiana.
* [[Maffeo_Pantaleoni|Pantaleoni Maffeo]] Docente di Economia presso l' Università di Milano. Federalista
* [[Sergio_Panunzio|Panunzio Sergio]] Sindacalista e Socialista rivoluzionario. Divenne interventista nella Prima Guerra Mondiale. Fu sempre vicino a Fascimo.
* [[Aldobrando_Paolini|Paolini Aldobrando]], patriota toscano, autore del ''Prospetto delle ragioni che assistono i toscani sopra i diritti anche diplomatici che hanno alla libertà del loro Paese comprovati dal Testamento Politico del Gran Duca Gio. Castone, ora per la prima volta pubblicato'', Firenze: Lilchi, [[1801]]
* [[Edmondo_Paolini|Paolini Edmondo]] Giornalista, pubblicista e storico federalista.
* [[Angelo_Paoluzzi|Paoluzzi Angelo]] Giornalista e storico. Federalista
* [[Antonio_Papisca|Papisca Antonio]] Professore di Diritto internazionale presso la Università di Padova. Federalista
* [[Adriano_pappalardo|Pappalardo Adriano]] Storico Federalista
* [[Giuseppe_Parenti|Parenti Giuseppe]] Federalista.
* [[Parri Ferriccio* [[Ferruccio_Parri|Parri Ferruccio]], antifascista federalista, capo del [[Partito d'Azione]]. Capo del Governo italiano do unità nazionale nel 1945 fu costretto a rassegnare le dimissioni nel dicembre dello stesso anno.
* [[Raffaele_Patitucci|Patitucci Raffaele]] Federalista.
* [[Mario_Patronio|Patronio Mario]] Giurista. Studioso della Costituzione USA. Federalista.
* [[Giancarlo_Pau|Pau Giancarlo]] Bibliografo.
* [[Mario_Pavan|Pavan Mario]] Federalista.
* [[Pietro_Pavan|Pavan Pietro]] Federalista.
* [[Pavolini Luca]] Gionalista. Direttore dell' Unità. Militante del partito Comunista Italiano. Federalista.
* [[Pavone Claudio]] Bibliografo. Federalista
* [[Aurelio_Peccei|Peccei Aurelio]] Manger industriale. Esponente della Futurologia italiana. Federalista.
* [[Giuseppe_Pecchio|Pecchio Giuseppe]], patriota [[Lombardo-Veneto|lombardo]] autore del ''Catechismo italiano ([[1830]]) in cui propone confederazione italica di tre Stati<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, p. 25.</ref>.
* [[Mario_Pedini|Pedini Mario]] Eletto al parlamento per la Democrazia Cristiana Italiana. Più volte Ministro. Rappresentante eletto un varia assemblee europee. Federalista.
* [[Aldo_Pedussia|Pedussia Aldo]] Federalista.
* [[Piero_Pellegrini|Pellegrini Piero]] Federalista.
* [[Giovanni_Pennaccini|Pennaccini Giovanni]] Federalista.
* [[Eugenio_Pennati|Pennati Eugenio]] Federalista.
* [[Gabriele_Pepe|Pepe Gabriele]] Federalista.
* [[Tommaso_Perassi|Perassi Tommaso]] Giurista laureatosi all' Università di Pavia. Specialista del Diritto internazionale. Fu diplomatico. Dopo il 1945 prese parte alla vita politica vicino al Partito Repubblicano italiano. Fu Giudice costituzionale. Federalista
* [[Vittorio_Pertusio|Pertusio Vittorio]] Deputato al parlamento per la Democrazia Cristiana italiana. Ricoprì vari incarichi di Governo. Sindaco di Genova. Federalista
* [[Giuseppe_Petrilli|Petrilli Giuseppe]] Docente di matematica a statistica. Dirigente industriale. Vicino alla Democrazia Cristiana Italiana fu membro della Commissione europea Hallstein. Ritornato in Italia fu nominato presidente dell' IRI. Federalista.
* [[Massimo_Petrocchi|Petrocchi Massimo]] Professore di Storia presso l' Università di Perugia. Federalista.
* [[Franco_Petrone|Petrone Franco]] Editorialista.
* [[Paolo_Petta|Petta Paolo]] Giurista.
* [[leopoldo_Piccardi|Piccardi Leopoldo]] Consigliere di Stato. Ricoprì importanti compiti e incarichi nella ricostruzione post bellica dell' Italia. Fece parte del Partito di Unità Popolare e alla sua disfatta alle elezioni fu fondatore assiame ad altri del Partito Radicale. Nel 1962 con le sue dimissioni il Partito Radicale si disfece.
* [[Elmar_Pichler_Rolle|Pichler Rolle Elmar]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[Andrea_Pierucci|Pierucci Andrea]] Federalista.
* [[Pietrangeli Giulio]] Traduttore
* [[Mariano_Pintus|Pintus Mariano]] Giornalista e pubblicista di area cattolica. Eletto al parlamento italiano èper la Democrazia Cristiana. Nominato al Parlamento europo come rappresentante quando era in vigora la desisgnazione nazionale. Federalista
* [[Papa_Pio_IX|Pio IX Papa]], nel 1848-49 fautore di una confederazione italiana.
* [[Pio_XII|Pio XII Papa]], autore di vari testi in cui si auspicava la creazione di una federazione europea.<ref>D. Preda, ''Alcide De Gasperi federalista europeo'', [[Il Mulino]]Bologna 2004, pp. 196 e segg.</ref>
 
* [[Giovanni_Pioli|Pioli Giovanni]] Cattolico Modernista. Pacifista e Federalista.
* [[Nora-poli|Pioli Nora]] Pacifista e Federalista.
* [[Giovanni_Pirelli|Pirelli Giovanni]] Figlio di Alberto e fratello di Leopoldo rinuciò in giovane età alla possibilità di essere un capitano di industria al posto del padre nella Pirelli di Milano. Avviocinatosi all' ambiente socialista, dovette vivere la seconda guerra mondiale per decidere di inscriversi al Partito Socialista di Unità Proletaria. Saggista, scrittore fu sempre impegnato sul terreno politico e culturale per tutte le forme di estressione, giornalismo, riviste, teatro, romazi. Federalista-
* [[Carlo-Pisacane|Pisacane Carlo]] Attivista Risorgimentale italiano. Fu ucciso nello sbarco di Sapri. Federalista.
* [[Giuliano_Pischel|Pischel Giuliano]] Avvocato. Saggista, attivo nell' ambiente di “Giustizia e Libertà” nella Resistenza italiana.
* [[Sergio_Pistone|Pistone Sergio]] Professore di Storia all' Università di Torino. Federalista.
* [[Alfredo_Poggi|Poggi Alfredo]] Federalista.
* [[Gianfranco_Poggi|Poggi Gianfranco]]Professore di Sociologia alla Università di Firenze, di Trento e alla Virginia University.
* [[P._Pomba|Pomba P.]] Federalista.
* [[Vittorio-Pons|Pons Vittorio]] Federalista.
* [[Ettore_Ponti|Ponti Ettore]] Federalista.
* [[C.-Prato|Prato C.]] Federalista.
* [[Giuseppe_Prato|Prato Giuseppe]] Federalista.
* [[Franco_Praussello|Praussello Franco]] Federalista.
* [[Francesco_Proto|Proto Francesco]], deputato italiano, denunciò l'opera di conquista piemontese, abbandonò il parlamento e si fece fautore di una confederazione italiana
* [[Francesco_Paolo_Pugliese|Pugliese Francesco Paolo]] Federalista.
* [[Pietro_Quaroni|Quaroni Pietro]] Ambasciatore italiano. Federalista.
* [[Giorgio_Quartara|Quartara Giorgio]] Federalista.
* [[Ferriccio_Quintavalle|Quintavalle Ferruccio]] Federalista.
* [[Ernesto_Ragionieri|Ragionieri Ernesto]] Professore di Storia all' Università di Firenze. Fu sempre iscritto al Partito Comunista Italiano.
* [[G._Ralli|Ralli G.]] Federalista.
* [[Carlo_Ramacciotti|Ramacciotti Carlo]] Federalista.
* [[Giovanni_Antonio_Ranza|Ranza Giovanni Antonio]], [[Regno di Sardegna|piemontese]], teorico di una federazione di repubbliche<ref name="Ciuffoletti 11-13"/>
* [[Luigi Rebuzzini|Rebuzzini Luigi]] Federalista.
* [[Antonello_Reale|Reale Antonello]] Federalista.
* [[Egidio_Reale|Reale Egidio]] Partecipò alla Prima Guerra Mondiale. Avvocato e Giurista dovette fuggire in Svizzera perchè ricercato dai Fascisti. Li conobbe i principali esponenti dell' Antifascismo. Fu eletto al Parlamento italiano per il Partito Repubblicano. Ricoprì vari incarichi di Governo.
* [[Antonino_Repaci|Repaci Antonino]] Scrittore e Magistrato. Assieme a Tancredi Galimberti scrissero il ''Progetto di Costituzione confederale europea ed interna'', nel Pieno della Resistenza. Federalista.
* [[Bettino_Ricasoli|Ricasoli Bettino]], liberale, ministro e capo di Stato toscano e poi italiano, fautore di una confederazione italiana
* [[Cosimo_Ridolfi|Rodolfi Cosimo]], liberale, ministro e capo di Stato toscano, fautore di una confederazioe italiana
* [[Roland_Riz|Riz Roland]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[Gianbattista_Rizzo|Rizzo Gianbattista]] Federalista.
* [[Elio-Rogati|Rogati Elio]] Federalista.
* [[Alberto-Mario_Rollier|Rollier Mario Alberto]]Professore di Chimica alla Università di Milano. Fondatore del Movimento Federalista Europeo
* [[Carla_ Romanelli_Grimaldi|Romanelli Grimaldi Carla]] Federalista.
* [[Giuseppe_Romita|Romita Giuseppe]] Deputato del Partito Socialista. All' affermarsi del Fascismo decise di rimanere in Italia e fu per questo condannato più volte e mandato al confino. Dopo l' 8 luglio 1943 a Milano entrò nel CLNAI e assieme a Petro nenni rappresentò il Partito Socialista di unità Proletaria. Più volte ministro lo fu anche come ministro degli interni quando si svolse il referendum che doveva scegliere fra la Monarchia e la Repubblica.
* [[Giuseppe_Romolotti|Romolotti Giuseppe]] Federalista.
* [[Ugo_Ronfani|Ronfani Ugo]] Federalista.
* [[G._Rosa|Rosa G.]] Federalista.
* [[Antonio_Rosmini|Rosmini Serbati Antonio]], promotore - attento com'era ai diritti della persona di fronte allo Stato, troppo spesso sempre più invadente - del federalismo<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, p. 29.</ref>.
* [[Carlo_Rosselli|Rosselli Carlo]] Antifascista della prima ora. Sviluppa in Firenze una opposizione politica al Fascismo. Assassinato dai Fascisti in Francia muore assieme al fratello Nello nel 1937.
* [[Nello_Rosselli|Rosselli Nello]] Antifascista della prima ora. Sviluppa in Firenze una opposizione politica al Fascismo. Assassinato dai Fascisti in Francia nel 1937.
* [[Ernesto Rossi|Rossi Ernesto]], autore del [[Manifesto di Ventotene]], padre del [[Movimento Federalista Europeo]]
* [[Paolo_Rossi_(politico)|Rossi Paolo]] Giurista e Avvicato di Genova. Professore Universitario della Università di Genova. Eletto alla Assemblea Costituente per il Partito Socialista Democratico. E' diverse volte ministro. Vine nominato dal Presidente della Repubblica Giudice della Corte Costituzionale.
* [[Pellegrino_Rossi|Rossi Pellegrino]], autore di un progetti di confederazione italiana nel [[1848]] per conto del governo patriottico di [[Milano]]
* [[Manlio_Rossi-Doria|Rossi-Doria Manlio]] Professore di Economia Agraria. Iscrittosi al Partito Comunista clandestino su mandato in prigione dal fascismo. Espulso da partito comunista, durante la Resistenza, si avvicinò a Leone Ginzburg. Fu eletto al Parlamento per il Partito Socialista. Fu un Federalista.
* [[Francesco_Rossolillo|Rossolillo Francesco]] Federalista.
* [[Renzo-Rossolini|Rossolini Renzo]] Federalista.
* [[Pierre_Rouher|Rouer Pierre]], soldato al seguito di [[Napoleone]]<ref name="Ciuffoletti 11-13"/>
* [[Lucio_Rovati|Rovati Lucio]] Federalista.
* [[Adolfo_Ruata|Ruata Adolfo]] Federalista.
* [[Rubinacci Leopoldo]] Fondatore del Sindacato Unitario dopo la Liberazione. Sindacalista CGIL e poi CISL. Deputato della Democrazia Cristiana. Sottosegretario il diversi Governi italiani.
* [[R. Ruffini|Ruffini R.]]]] Federalista.
* [[Sincero_Rugarli|Rugarli Sincero]]Professore di sociologia presso l' Università di Bologna. Fu sempre critico con il nazionalismo totalitario fascista anche se iscritto al Partito Nazionale fascista. Federalista.
* [[Meuccio_Ruini|Ruini Meuccio]] Alto funzionario di Stato. Partecipò al Partito Socialista e fu esule a causa del Fascismo. Eletto alla Assemblea Costituente fu eletto Presidente della Commissione dei 75. Fu eletto Senatore della Repubblica e poi Senatore a vita per nomina del Presidente Antonio Segni.
* [[Guglielmo_Rulli|Rulli Guglielmo]] Federalista.
* [[Carlo_Alberto_di_Savoia|Savoia Carlo Alberto]], Re di Sardegna nel 1848-49 fautore di una confederazione italiana.
* [[Mariano_Rumor|Rumor Mariano]] Deputato eletto al Parlamentyo per la Democrazia Cristiana. Più volte Ministro e anche Presidente del Consiglio.
* [[Ario_Rupeni|Rupeni Ario]] Federalista.
* [[Carlo_Russo|Russo Carlo]] Giurista. Deputato al Parlamento italiano eletto con la Democrazia Cristiana. Più Volte Ministro e anche Giudice della Corte europea dei diritti dell' Uomo.
* [[Gianni_Ruta|Ruta Gianni]] Federalista.
* [[Alfonso_Sabatino|Sabatino Alfonso]] Federalista.
* [[Adolfo_Sacerdoti|Sacerdoti Adolfo]] Federalista.
* [[Bruno_Barti_Sacchetti!Sacchetti Barti Bruno]] Federalista.
* [[Aurelio_Saffi|Saffi Aurelio]] Mazziniano e Federalista.
* [[Armando-Saitta|Saitta Armando]] Professore di Storia presso l' Università “La Sapienza” di Roma. Studioso dei Movimenti politici.
* [[Francesco_Saverio_Salfi|Salfi Francesco Saverio]], patriota [[Regno delle Due Sicilie|calabrese]] esule a [[Parigi]], autore di ''L'Italie au dix-neauvième siècle'' (1822), in cui auspica una "costituzione federale"<ref>''Ibidem''.</ref>.
* [[Massimo-Salvadori|Salvadori Massimo]] Profesore di Staria delle Dottrine politiche all' Università di Torino. Deputato al Parlamento italiano.
* [[Bruno_Salvadori|Salvadori Bruno]], leader dell'[[Union Valdôtaine]], morto in incidente stradale.
* [[Rivaldo_Salvadori|Salvadori Rinaldo]] Federalista.
* [[Federico_Salvatorelli|Salvatorelli Federico]] Federalista.
* [[Luigi_Salvatorelli|Salvatorelli Luigi]] Storico e Giornalista. Lavorà alla “La Stampa” di Torino prima del 1925. Poiché faceva parte degli oppositori al regime dovette emigrare. Ritornato dopo la Liberazione continuò ad operare come giornalista. Era un federalista.
* [[Gaetano_Salvemini|Salvemini Gaetano]], promotore della rivista federalista [[L'Unità (giornale federalista)|L'Unità]]
* [[Sergio_Salvi|Salvi Sergio]] Federalista.
* [[Paolo_Santarcangeli|Santarcangeli Paolo]] Federalista.
* [[Enzo_Santarelli|Santarelli Enzo]] Federalista.
* [[Natale_Santero|Santero Natale]] Federalista.
* [[Giuseppe_Santini|Santini Giuseppe]] Federalista.
* [[Santorre_di_Santarosa| Santorre Derossi di Santarosa Annibale]], capo dei moti del [[1821]] in [[Piemonte]] che propose una confederazione di monarchie costituzionali
* [[Lugi_Santucci|Santucci Luigi]] Federalista.
* [[Michele_Saponaro|Saponaro Michele]] Federalista.
* [[Alberto_Savinio|Savinio Alberto]] Federalista.
* [[Scalfari|Scalfari Eugenio]] Deputato della Repubblica italiana. E' il fontadore del quotidiano la Repubblica di Roma.
* [[Carlo_Scarfoglio|Scarfoglio Carlo]] Federalista.
* [[Cipiano_Scelba|Scelba Cipriano]] Federalista.
* [[Alessandro_Schiavi|Schiavi Alessandro]] Federalista.
* [[Vittorio_Scialoja|Scialoja Vittorio]] Professire di Diritto romano fu diverse volte ministro del Regno d' Italia e anche Ministro degli esteri alla fine della Prima guerra mondiale.
* [[Mauro_Scoccimarro|Scoccimarro Mauro]] Partigiano antifascista comunista. Fu ministro di vari governi dell' Italia repubblicana. Eletto senatore per Il Partito Comunista vi rimare sino alla morte.
* [[Dino _Secco_Suardo|Secco Suardo Dino]] Federalista.
* [[Sergio_Segre|Segre Sergio]] Federalista.
* [[Umberto_Serafini|Serafini Umberto]] Federalista.
* [[Emilio_Sereni|Sereni Emilio]] Ebreo colpito dalle leggi Razziali e perseguitato perché iscritto al Partito Comunista si trasferì a Parigi. Ritornato a Milano pertecipò attivamente alla Resistenza e fu diverse volte Ministro della Repubblica nei primi governi dell' Italia repubblicana.
* [[Ernesto_Sestan|Sestan Ernesto]] Federalista.
* [[Carlo_Sforza|Sforza Carlo]] Ministro degli esteri della Repubblica italiana. In questo ruolo firmò il Trattato di pace del 1947.
* [[Mario-Sica|Sica Mario]] Federalista.
* [[Tommaso-Sillani|Sillani Tommaso]] Federalista.
* [[Ignazio_Silone|Silone Ignazio]] Scrittore italiano. Iscritto al Partito Comunista deve emigrare in Svizzera dove viene in contatto con i Federalisti europei. Alla fine della guerra si iscrive al Partito socialista italiano. Dirige l' Avanti organo del Partito. Continua a partecipare alla lotta per la costruzione della Federazione europea.
* [[Giovanni-SilvaSilva Giovanni]] Federalista.
* [[Pietro-Simula|Simula Pietro]] Federalista.
* [[Cesare_Sinopoli|Sinopoli Cesare]] Federalista.
* [[Michela_Sironi_Mariotti|Sironi Mariotti Michela]] Federalista.
* [[Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi|Simondo de Sismondi]], economista, storico e critico letterario [[Svizzera|svizzero]] di origine [[pisa]]na
* [[Leo_Solari|Solari Leo]] Socialista. Collaboratore di Eugenio Colorni nella Resistenza a Roma. Redattore dell' Avanti clandestino.
* [[Saverio_Solari|Solari Saverio]] Federalista.
* [[Nicola_Sole (poeta)|Sole Nicola]], lucano, federalista di stampo [[neoguelfismo|neoguelfo]]
* [[Beatrice-Sidney_Sonnino|Sonnino Sidney Beatrice]] Federalista.
* [[Luciano_Soriente|Soriente Luciano]] Federalista.
* [[Giuseppe_Sotgiu|Sotgiu Giuseppe]] Federalista.
* [[Gino-C._Speranza|Speranza Gino C.]] Federalista.
* [[Giuseppe_Sperduti|Sperduti Giuseppe]] Federalista.
* [[Altiero_Spinelli|Spinelli Altiero]], antifascista, comunista fino al [[1927]], autore del [[Manifesto di Ventotene]], padre del [[Movimento Federalista Europeo]]
* [[Paolo_Spriano|Spiano Paolo]] Federalista.
* [[Vincenzo_Staltari|Staltari Vincenzo]] Federalista.
* [[Giacomo_Steininger|Steinonger Giacomo]], redattore del giornale federalista-cattolico ''Firenze'' (1861-1865)
* [[Rosetta_Stella|Stella Rosetta]] Federalista.
* [[Protagonisti_dell'autonomia_valdostana#Mgr._Jean-Joconde_Stévenin (1865-1956)|Stévenin Jean-Joconde]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Oreste_Strada|Strada Oreste]] Federalista.
* [[Enzo_Tagliacozzo|Tagliacozzo Enzo]] Federalista.
* [[Angelo_Tamborra|Tamborra Angelo]] Federalista.
* [[Paolo_Emilio_Taviani|Taviani Paolo Emilio]], antifascista federalista Deputato della Democrazia Cristiana italiana. Varie volte ministro in vari Governi italiani
* [[Ivanoe_Tebaldeschi|Tebaldeschi Ivanhoe]] Federalista.
* [[Bianca_Maria_Tedeschini_Lalli|Tedeschini Lalli Bianca Maria]] Federalista.
* [[Richard_Theiner|Theiner Richard]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
* [[Charles_Thérémin|Thérémin Charles]], soldato al seguito di [[Napoleone]]<ref name="Ciuffoletti 11-13"/>
* [[Marcello_Terenzi|Terenzi Marcello]] Federalista.
* [[Umberto_Terraccini|Terraccini Umberto]] Politico antifascista. Fi assieme a Gramsci uno di fondatori del Partito Comunista. Condannato al confino dal Tribunale speciale fascista fu liberato nel 1943. Dopo averpartecipato alla Resistenza fu Eletto deputato all' Assemblea costotuente e ne fu etto Presidente. Firmò la Costituzione italiana.
* [[Giovanni_Terranova|Terranova Giovanni]] Federalista.
* [[Paolo_Tesauro|Tesauro Paolo]] Federalista.
* [[Karl_Tinzl|Tinzl Karl]], leader del [[Südtiroler Volkspartei]]
 
* [[Millo_Antonio_Toscani|Toscani Millo Antonio]] Federalista.
* [[Mario-Toscano|Toscano Mario]] Studioso della politica estera, Insegnate e redattore dell' Istituto Affari Internazionali, Diplomatico presso la Presidenza della Repubblica.
* [[Agostino_Trabalza|Trabalza Agostino]] Federalista.
* [[Giuseppe_Tramarollo|Tramarollo Giuseppe]] Federalista.
* [[Bruno_Trentin|Trentin Bruno]], antifascista, nato in [[Francia]], nel [[Midi-Pirenei]], in area [[Occitania|occitana]]. Segretario nazionale della CGIL italiana. Deputato al Parlamento per il Partito Comunista Italiano.
* [[Silvio_Trentin|Trentin Silvio]], antifascista, costretto a fuggire in [[Francia]], nel [[Midi-Pirenei]], in area [[Occitania|occitana]]. Membro della Resistenza Francese.
* [[Carlo_Troya|Troya Carlo]], liberale, ministro e capo di Stato [[Regno delle Due Sicilie|napoletano]], fautore di una confederazione italiana
* [[Filippo_Turati|Turati Filippo]] Fondatore del Partito Socialista Italiano. Antifascista. Dovette fuggire nel 1925 in esilio a Parigi dove assieme agli altri fuorusciti ricostruì il Partito. Mori in esilio a Parigi.
* [[Manlio_Udina|Udina Manlio]] Docente universitario, Giurista, Federalista.
* [[Romano_Ugolini|Ugolini Romano]] Federalista.
* [[Guglielmo_Usellini|Usellini Guglielmo]] Federalista.
* [[Vincenzo_Giuseppe_Ussani|Ussani Vincenzo Giuseppe]] Federalista.
* [[Leopoldo_Vaccà_Berlinghieri|Vaccà Berlinghieri Leopoldo]], patriota toscano, negli anni [[1799]]-[[1801]] fu ufficiale dell'esercito francese e di quello toscano (generale di brigata di cavalleria), governatore di [[Toscana]], governatore di [[Siena]], ambasciatore presso [[Napoleone]].
* [[Angelo_Michele_Vaccaro|Vaccaro Michele Angelo]] Federalista.
* [[Giovanni-Valentini|Valentini Giovanni]] Federalista.
* [[Leo_Valiani|Valiani Leo]] Giornalista e storico, antifascista, internato e mandato al confine riuscì a partecitare alla resistenza come membro del CLNAI. Eletto alla Assemblea Costituente fu rieletto al Parlamento come deputato del Partito d' Azione.
* [[Salvatore_Valitutti|Valitutti Salvatore]] Federalista.
* [[Franco_Valsecchi|Valsecchi Franco]] Federalista.
* [[Giuseppe_Vedovato|Vedovato Giuseppe]] Professore di Diritto internazionale presso l' Università di Firenze, Deputato al Parlamento per la Democrazia Cristiana italiana.
* [[Gustavo_R._Velasco|Velasco Gustavo R.]] Federalista.
* [[Dario_Velo|Velo Dario]] Federalista
* [[Franco_Venturi|Venturi Franco]] Professore di Storia presso l' Università di Torino, Federalista.
* [[Giovanni_Vicario|Vicario Giovanni]] Federalista.
* [[V. Viela|Viela V.]] Federalista.
* [[Protagonisti_dell'autonomia_valdostana#Maria_Ida_Viglino (1915-1985)|Viglino Maria Ida]], leader dell'[[Union Valdôtaine]].
* [[Giovan_Pietro_Vieusseux|Vieusseux Givan Pietro]], editore e giornalista liberale toscano, convinto della necessità di creare una confederazione di nove Stati (uno di questi avrebbe dovuto essere il "Regno d'Etruria") con Dieta di 75 deputati da riunire a [[Roma]]<ref>{{chiarire|''Ivi''}}, p. 23.</ref>
* [[Edoardo_Villa|Villa Edoardo]] Federalista.
* [[Enrico_Vinci|Vinci Enrico]] Federalista.
* [[Pietro_Virga|Virga Pietro]]Professo di Diritto Costituzionale presso l' Università di Palermo
* [[Dante_Visconti|Visconti Dante]] Federalista.
* [[Francesco_Vitale|Vitale Francesco]] Federalista.
* [[Francesco_Vito|Vito Francesco]] Professore di Economia presso la Università Cattolica del S. Cuore di Milano
* [[Luigi_Vocino|Vocino Luigi]] Federalista.
* [[Sara_Volterra|Volterra Sara]] Federalista.
* [[Mario _Zagari|Zagari Mario]] Politico italiano, Socialista, Deputato all' Assemblea Costituente, Molte volte eletto al Parlamento e diverse volte Ministro della Repubblica.
* [[Gerardo Zampaglione|Zampaglione Gerardo]] Federalista.
* [[Gianni_Zanini|Zanini Gianni]] Federalista.
* [[Livio_Zeno|Zeno Livio]] Federalista.
* [[Giovanna_Zincone|Zincone Giovanna]] Federalista.
* [[Oliviero_Zuccarini|Zuccarini Oliviero]] Federalista
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==LA STRUTTURA==
Passiamo, ora, ad esporre la struttura del '''''Federalismo nel suo modello ideologico.''''' che può essere descritto attraverso i suoi tre aspetti che lo compongono: quello di ''[[Valore_(scienze_sociali)|valore]]'', ''[[Sociologia_dell'organizzazione#Istituzionalismo|istituzionale]]'' e ''storico-sociale''<ref>L' esposizione più completa di questi aspetti fu fatta da Mario Albertini cfr. in bibliografia: 04, nn. 29, 30-32, 35, 38, e pure nel n. 46 di Carl Joachim Friedrich del 1964.</ref>.
 
===L' aspetto di valore===
 
il valore più importante che guida la azione politica del Federalismo è la '''''[[Pace|pace]]'''''. Diversamente da tutti gli ambiti filosofici, religiosi, e di ispirazione umanistici, che hanno sempre considerato la pace come una situazione precaria della storia dell' uomo, i primi federalisti si posero l' obbiettivo di raggiungere una ''''''pace permanente'''''. Per costruirla non solo si doveva appartenere ai cultori del [[Pacifismo|pacifismo]] ma anche trovare una situazione storico-sociale che permettesse la costruzione di istituzioni politiche e giuridiche che ne promuovessero e mantenessero l' esistenza. La prima scoperta fu che la situazione della [[Comunità internazionale]] basata sulla applicazione del ''principio di equilibrio'' conduceva gli Stati che vi facevano parte ad un confronto basato sull' uso della forza, essendo questa ultima il solo mezzo utilizzabile per la soluzione delle controversie
<ref>Queste affermazioni sono esposte bene da Immanuel Kant in bibliografia n. 63 nel volume ''Per la pace perpetua'' e ''Sulla Storia dal punto di vista cosmopolitico'' e da Lord Lothian n. 55.</ref>.
Kant elaborò la distinzione classica fra '''''assenza di guerra''''' e '''''pace'''''. ''Assenza di guerra'' è la situazione che si produce quando si è cessata una guerra e non se ne è incominciata una seconda. L' intervallo di tempo, che nel parlare comune intercorre fra queste due guerre, si chiama pace e deve essere indicato, più correttamente, come '''''assenza di guerra'''''. [[File:PSM V64 D479 Emmanuel Kant.png|thumb|frame|Emmanuel Kant]] {{clear|left}}
 
La pace, invece deve essere una situazione in cui è impossibile ricorrere alla guerra per risolvere le controversie in atto. Kant indica nella '''''costruzione di uno Stato federale mondiale''''', in cui gli Stati membri siano parte di esso, la linea su cui operare per ricondurre il diritto internazionale ad essere un vero diritto con valore ''imperativo'' delle sue norme. Accanto a questo, per Kant, era necessario realizzare anche delle istituzioni comuni che avrebbero permesso di instaurare lo Stato mondiale al posto della anarchia internazionale operante.
Il suo pensiero si dovette misurare con tre grandi prove che i suoi avi e la sua generazione dovette sopportare: la '''[[Guerra_dei_trent'anni|guerra dei trenta anni]]''' (1618-1648) chiusasi con la pace di [[Vestfalia|Westfalia]], la '''[[Guerra_di_successione_spagnola|guerra di successione spagnola]]''' (1701-1713) chiusasi con la pace di Utrecht e la '''[[Guerra_dei_sette_anni|guerra dei sette anni]]''' (1756-1763) chiusasi con la pace di Parigi. La prima fece crollare gli ultimi istituti della “Communitas Cristiana” conducendo gli Stati membri della comunità internazionale sulle stesso piano e riducendo a questo livello lo stesso Impero erede di quello fondato da Carlo Magno. In più gli Stati membri si divisero in rapporto alla religione professata dal monarca regnante (''cuius regio eius religio''), facendo in modo che i sudditi praticanti di una diversa religione fossero obbligati ad emigrare in altri stati in cui questa veniva praticata. Chi non migrava volontariamente era perseguitato al punto che era costretto ad emigrare. Con la pace di Utrecht la maggior parte delle colonie americane francesi passarono sotto in dominio inglese e cambiarono la geografia coloniale del nuovo mondo. Con la guerra dei sette anni la pace lasciò l' Europa e la guerra prese il suo posto. Non ci fu Stato che non fosse coinvolto nella sua partecipazione compresi i possedimenti coloniali che si estendevano in tutto il globo. Quasi tutte le famiglie residenti in Europa erano state toccate dai lutti della guerra. La Prussia di Kant ne era uscita irrobustita militarmente e con nuovi territori ma aveva provato quello che Kant poi scrisse: che le relazioni internazionali prevalgono sulla politica interna e condizionano la vita stessa dei popoli a causa della Ragion di Stato che questi perseguono. Per cui perseguire una politica di pace voleva dire per Kant fare in modo che la Comunità internazionale fosse sottoposta al diritto e che questo oltre alla sua imperatività intrinseca avesse anche delle istituzioni coercitive che ne impedissero la violazione degli obblighi assunti con il ricorso alla guerra<ref>Su tema si può leggere la biografia del re ''[[Federico_II_di_Prussia#La_guerra_dei_sette_anni|Federico II di Prussia]]'' per comprendere tutte queste vicende e le loro conclusioni</ref>.
 
Accanto ad una nuova concezione della Comunità internazionale si pongono anche i rapporti con gli altri valori. La pace non potrebbe essere praticata da sola se non coniugata con la [[democrazia]], la [[libertà]], la [[giustizia sociale]]. La democrazia significa che la vita politica si esercita e si decide attraverso il voto (ogni testa un voto). Non si può pensare di avere una democrazia limitata a causa del censo, della capacità di leggere e scrivere, oppure di limitare l' esercizio di voto ai soli cittadini che sono nati in quel territorio. L' esercizio del voto deve essere universale se si vuole che una comunità umana diventi popolo per quello Stato. Nelle relazioni internazionali questo non era vero almeno nel periodo storico in cui scriveva (l' età dei lumi) perché la dichiarazione dei diritti dell' uomo non era ancora stata redatta, e ci volle molto tempo dopo la sua emanazione perché diventasse pratica comune di tutti gli Stati. I diritti della persona sono la base per l' esercizio dei diritti politici su cui deve essere basata la democrazia, per la determinazione delle libertà individuali e collettive, perché il lavoro passi da un regime schiavistico ad un regime contrattuale che si innesti della dinamica politico-democratica.
 
Sul terreno internazionale queste considerazioni si fermavano ai confini degli Stati, perché la nascita degli Stati Nazione, specialmente in Europa, aveva limitato il loro affiorare, trattenendoli all' interno del singolo Stato. Essere cittadino aveva senso solo nel singolo Stato. Se questa persona si trasferiva in un altro Stato, sebbene confinante con il suo originario, egli assumeva la condizione di straniero e come tale veniva tollerato, oppure secondo dei periodi storici anche perseguitato. Qualcosa di questo ne sanno le minoranze presenti talvolta in più Stati contigui, oppure coloro che professano una religione per secoli perseguitata come l' ebraismo. Erano costretti a emigrare di Stato in Stato, quando potevano risiedere in un luogo erano sottoposti a delle restrizioni (si pensi ai Ghetti ebraici), oppure erano sottoposti a pratiche di assimilazioni forzata (conversioni al cristianesimo). Si pose quindi il problema dei diritti della persona in relazione alla pluralità degli Stati presenti e attivi nella Comunità internazionale. Fu l' opera dei costituenti americani ad affrontare il problema nella '''''fondazione''''' della prima federazione della storia. Se il popolo originario é inglobato in diversi Stati fra loro distinti e indipendenti
<ref>Quando gli autori del ''Federalista'' si interrogarono sul significato di questa nuova concezione, la soluzione era stata raggiunta per via empirica dalla Convenzione di Filadelfia. Nonostante tutto essa diventò un modello universale che è la base, oggi, per il processo costituente di un qualsivoglia Stato federale. Sul tema si leggano i nn. 1, 2-5 del Federalista scritti da Alexander Hamilton e da John Jay per capire come da più popoli si può arrivare ad avere un solo popolo.</ref>.
Si deve fare in modo che questi popoli partecipino alla fondazione di uno Stato sovrano federale in cui i vari Stati di origine siano parte. La loro assemblea Costituente nel rimettere ai singoli popoli la ratifica la costituzione federale propose la scelta fra il rimanere quello che erano oppure scegliere di diventare il nuovo popolo unico della nuova federazione. Le 13 Colonie americane fecero questa scelta ratificando in tempi diversi la loro adesione alla federazione e da questo il popolo americano non fu la somma dei 13 popoli precedenti ma una nuova realtà sovrana su cui poggiavamo i diritti e le facoltà collettive politiche. Il popolo americano in questo modo andò a definire il concetto di cittadinanza in modo comune, la vita dei partiti che si sarebbero combattuti per la conquista del potere, ma mai nessun Stato membro si sentì estraneo alla federazione a cui l' atto costituente diede la sovranità originaria che lo pose nella comunità internazionale come soggetto pieno a tutti gli effetti.
Gli Stati del sud, che avevano iniziato la [[Guerra_di_secessione_americana|secessione]] (1861-1865), non vollero tornare alla situazione dello Stato sovrano individuale (le precedenti colonie). Ma richiesero dignità e protezione costituzionale federale per la stessa schiavitù, in modo da legittimare una struttura sociale basata sullo sfruttamento dell' uomo e mantenere una situazione produttiva agricola anteriore all' avvento del capitalismo in contrasto con la [[Costituzione_degli_Stati_Uniti_d'America#La_Dichiarazione_dei_diritti_.281-10.29|dichiarazione dei diritti]] che era stata inserita nella Costituzione dopo pochi anni dalla sua entrata in vigore. La vittoria degli Stati del Nord che avevano mantenuto ferma la costituzione originaria fece in modo che la sua attuazione si allargasse anche agli Stati del sud portando a quelle popolazioni le condizioni dei diritti che in precedenza venivano negate a loro. In anni più recenti il '''''movimento dei diritti civili''''' travolse tutto ciò che di schiavistico ancora rimaneva realizzando la parità civile e politica fra le persone, allora discriminate per il colore diverso della pelle<ref>Vedi [[Movimento_per_i_diritti_civili_degli_afroamericani|Movimento per i diritti civili negli Stati Uniti d' America)]]</ref>.
 
===L' aspetto istituzionale===
 
Il giorno in cui fu insediata l' Alta autorità della CECA (Comunità del carbone e dell' acciaio) 10 Agosto 1952, di fronte a questo evento che faceva iniziare il processo di integrazione europea, Jean Monnet, neo Presidente della Alta Autorità, nel suo discorso di insediamento disse che la vera saggezza dei popoli sono le ''istituzioni''. [[File:Jean Monnet bust in the Peace Palace.png|thumb|Jean Monnet]]
 
Jean Monnet voleva indicare il fatto che l' insieme delle regole comuni e condivise diventano con il tempo una ''costituzione'' e permettono alle nuove generazioni di ereditare i risultati che sono stati raggiunti dai loro predecessori. Questa era ed è la filosofia della integrazione europea. La sua sostanza coincide con il contenuto di un processo costituente federale che per la prima volta fu attuato in modo empirico dai delegati americani eletti alla Convezione di Filadelfia con il compito di proporre una soluzione ai problemi della Confederazione nata dalla [[Guerra di indipendenza americana]]. Lo sforzo politico e giuridico di quegli uomini fu quello di costruire su una società variegata, basata ancora sulla agricoltura, uscita da una guerra che li aveva provati in modo terribile, delle istituzioni che potessero rimanere funzionanti verso il futuro dotando di unità e di solidarietà quel popolo americano che aveva combattuto e vinto la guerra contro l' Inghilterra.
Su questo piano dobbiamo esaminare per grandi linee quelle che sono state le scelte e le realizzazioni dei costituenti americani per rispondere a questi interrogativi.
Lo stato per essere soggetto di Diritto internazionale deve essere composto da tre elementi: il '''''territorio''''', il '''''popolo''''' e il '''''regime politico''''' che lo governa. Il territorio americano indipendente dalla Regno di Gran Bretagna era composto da 13 Stati indipendenti che durante la guerra di indipendenza si erano uniti fra di loro con l' atto continentale denominato '''''Articoli della Confederazione'''''. I 13 Stati dovevano diventare un solo Stato in modo che il territorio diventasse uno solo. I Costituenti scoprirono che era possibile creando il Governo federale
<ref>Sul tema del Governo federale rimane insuperato per completezza il libro di Wheare, Kenneth Clinton: Del governo federale. Bologna: Il Mulino, 1997 in ci si analizzano tutte queste problematiche.</ref> della Confederazione americana, lasciare invariati i territori degli Stati membri, ma facendo in modo che la sovranità dello Stato federale si estendesse su questi territori unificandoli in in solo ordinamento. La soluzione era quindi la seguente: il territorio era dotato di un '''''confine esterno''''' e questo determinava la giurisdizione dello Stato federale e lo distingueva dagli Stati vicini. All' ampliarsi del territorio sotto il dominio dello Stato federale si andava ''unificando'' e ampliando anche il contesto giurisdizionale iniziale. Per cui con la corsa all'ovest dei coloni, dopo l' indipendenza, il territorio era uno solo e in esso tutti avevano libera circolazione e diritto di insediamento. Quei territori che si formarono dopo la nascita degli Stati unti d' America (4 Luglio 1776) continuarono a percorrere la strada degli altri Stati già costituiti, sino a diventare essi stessi Stati membri della Federazione. A quel punto la loro erezione formale a Stato membro passava per un atto istituzionale del Congresso degli Stati Uniti d' America. Per molti anni, venne sostenuto dagli studiosi e dai politici, che questa operazione per riuscire aveva bisogno della ''contiguità'' territoriale. Ossia, nel loro pensiero, non era concepibile uno Stato che non avesse continuità territoriale come ad esempio oggi ha la California con l' Oregon, il Nevada e l' Arizona. Con il riconoscimento, concesso alla Alaska (1959) e alle Isole Hawaii (1959), della qualità di Stato federato membro Degli Stati Uniti d' America è caduta anche questa ipotesi, perché è stato dimostrato che mancando la contiguità territoriale, il rapporto politico con lo Stato federale regge egualmente.
Il '''''popolo''''', stesso, era il risultato di una guerra di indipendenza (1775-1783). I sette anni di guerra non erano passati in modo indolore. Tutti i combattenti avevano imparato cosa era la solidarietà fra di loro, la necessità del sacrificio e l' esposizione anche dei vecchi e dei bambini alla rappresaglie degli inglesi. Alla fine nessuno di loro, uomo, donna, ex schiavo affrancato dal Congresso continentale perché aveva combattuto per l' Indipendenza ed era sopravvissuto
<ref> Sulla affrancamento degli schiavi si deve ricordare che già gli Inglesi all' inizio delle ostilità avevano promesso la libertà agli schiavi che si fossero uniti all' esercito reale ( Proclamazione di [[Schiavitù_negli_Stati_Uniti_d'America#La_proclamazione_di_Lord_Dunmore|Lord Dunmore]] governatore inglese della Virginia). L' esercito Continentale di George Washington da parte sua promise ai neri che si arruolavano la libertà e tali furono i soldati nei tre Battaglioni comandati da [[Alexander_Hamilton|Alexander Hamilton]].</ref>. Da allora si incominciò a delineare, negli Stati Uniti d' America, una opposizione dei neri a qualsivoglia forma di limitazione per le loro libertà di movimento e di riconoscimento dei diritti che la ''Dichiarazione dei diritti'' aveva dato a tutti i cittadini compresi questi veterani che erano una esigua minoranza. Per questo era necessario trovare un sistema democratico che permettesse a tutte queste persone di esprimersi in scelte politiche e avrebbero determinato gli organi elettivi della federazione. I cittadini potevano accedere alla elezione dei loro rappresentanti non più per Stato ma tutti assieme per Partiti che andavano a occupare i seggi distribuiti per Stato membro. Questo sistema elettivo fece in modo che i Deputati, eletti alla ''Camera dei rappresentanti'', erano a loro volta espressione di una linea politica che i Partiti a livello continentale intendevano realizzare superando per sempre gli steccati dello Stato membro. Rimaneva il problema della ''''rappresentanza degli Stati membri''''. L' idea fu quella di considerare ciascun Stato come un soggetto collettivo a cui si assegnava una rappresentanza uguale a quella degli altri Stati membri. Lo stato con poco territorio e poca popolazione pesava nella rappresentanza al Senato allo stesso modo. Per cui se uno Stato voleva pesare nella politica continentale doveva, prima, crearsi una maggioranza politica nel partito con il quale aveva una rappresentanza di deputati e poi costruire una aggregazione di rappresentanti al Senato che sostenessero il suo disegno. Questo spiega come sia difficile a prima vista il processo di legislazione federale perché la legge deve essere approvata da entrambi i rami del Congresso per poter essere emanata, ed è il risultato di due maggioranze diverse quella dei deputati appartenenti ad un partito e a quella degli Stati che molte volte travalicano anche la dimensione partitica in cui sono collocati in Senato. Rimane ancora il '''''Governo'''''. Negli Stati uniti d' America il Governo è dato dalla costituzione al '''''Presidente''''' eletto. La sua elezione, anche se formalmente avviene con il voto dei rappresentanti della Camera dei Rappresentanti e con quello dei Rappresentanti eletti al Senato in seduta comune, è una elezione fatta dal popolo. Una sola volta il sistema di elezione non ha determinato attraverso il voto popolare la scelta del Presidente (1824) ed ha costretto il Congresso ad applicare il XII emendamento. Tutte le altre volte ha sempre determinato il candidato a cui sono stati dati la maggioranza dei suffragi. In concreto negli anni si è affinata la procedura. Attraverso le ''elezioni primarie'' interne a due partiti presenti ormai da molto tempo nella vita politica continentale, il Repubblicano e il Democratico, si giunge a definire il candidato di partito alla carica di Presidente. Attraverso una grande assemblea dei delegati di Partito, la Convenzione, lo si incarica ufficialmente di rappresentare il partito e nella campagna elettorale. sarà lui, a quel punto, a scegliersi i rappresentanti alla Camera e i Senatori che hanno deciso di sostenerne la candidatura. Il candidato, chiedendo il voto ai cittadini, stabilisce il patto di fiducia. Quando l' elettore elegge un rappresentante alla Camera e uno al Senato sa già a quale candidato Presidente essi daranno il voto. Il giorno dopo le elezioni, dai candidati eletti contati secondo il Partito di appartenenza, si è a conoscenza di chi è il Presidente degli Stati Uniti d' America anche se la sua elezione formale avverrà in seduta comune dai rappresentanti e dai Senatori talvolta dopo diversi giorni. Questo fa in modo che il Presidente possa costruire il suo governo scegliendo gli uomini di sua fiducia. Su ciascuno di essi deve però esserci il voto favorevole delle due commissioni di controllo delle due Camere. Alla caduta del Presidente, a causa della sua morte e a causa della '''''messa in stato di accusa''''' anche il governo cade. Infatti in questi pochi casi il Presidente successivamente insediatosi ha dovuto procedere a far riconfermare il precedente governo perché possa operare.
L' ultimo aspetto importante è la separazione dei poteri e i pesi e contrappesi che la Costituzione ha stabilito per un equilibrato funzionamento dello Stato. Se il potere esecutivo spetta al Presidente eletto, il potere legislativo alla due Camere congiuntamente, il potere giudiziario spetta alla '''''Corte suprema'''''. La sua composizione di 9 membri compreso il Presidente viene determinata dalla nomina del Giudice da parte del Presidente sentito il Senato degli Stati. La carica di giudice della Corte suprema è a vita. La sua giurisdizione é di due tipi giudiziaria e di legittimità costituzionale. La Corte è l' ultima istanza sulle sentenze dei tribunali degli Stati e federali quando questi sottomettono il '''''quesito giuridico''''' e può giungere alla vocazione del caso a sé. In questa ultima ipotesi il precedente giuridico stabilito dalla Corte obbliga tutti i tribunali alla risoluzione dei casi simili nel modo stabilito dalla Corte suprema. Il secondo modo è quello del giudizio di costituzionalità che si estende sulle leggi nazionali e federali, sulle sentenze e su tutti gli atti amministrativi. Per questo le sentenze della corte suprema disciplinano tutti gli aspetti giuridici e in particolare modo decidono i conflitti fra gli Stati membri, tra Lo Stato federale e il singolo Stato membro, fra i poteri dello Stato federato e federale. Una ultima funzione si riferisce al Presidente. Se il Presidente degli Stati uniti è rinviato al Senato, costituito in qualità di alta Corte di giustizia, perché è stato sottoposto da entrambe le camere alla procedura dello '''''stato di accusa''''', tocca a lui presiedere il Senato per decidere sulla colpevolezza o meno del Presidente. Per questo gli americani insegnano che il sistema americano è il '''''governo dei giudici'''''. La Corte Suprema rappresenta il potere più stabile e con più lunga continuità dello Stato federale americano.
 
===L' aspetto storico-sociale===
 
Il terzo livello analizza ed espone la ''società federale''. Per molti anni, parecchi autori hanno accreditato la convinzione che la società federale fosse una costruzione teorica e che non avesse nessuna corrispondenza con la realtà. La convinzione si basava sul fatto che pochi erano gli Stati federali operanti alla fine della seconda guerra mondiale e solo gli Stati Unti d'America erano quello con una più lunga storia. Fu necessario un lavoro lungo di analisi storica e sociologica per capire quali erano le caratteristiche peculiari di una società federale e si deve alla spinta di [[Mario_Albertini_(filosofo)|Mario Albertini]] se su questo piano si sono fatti degli avanzamenti importanti. Se analizziamo la società che era sottesa alle 13 colonie americane nel 1776 possiamo ricavarne alcuni dati importanti. Il territorio che era lasciato agli Stati Uniti d'America era composto dalle 13 colonie americane della Corona Inglese. I confini erano così tracciati. A nord con il '''Canada''', ad ovest con il '''fiume Mississippi''', a sud con la '''Florida'''. Si trattava di territori che erano una minima parte di quello che è il corpo continentale del Nord America degli attuali Stati Uniti. Si trattava di poche persone quasi tutte emigrate dall' Europa che solo nel 1865 raggiunse 34 milioni di individui. Di essi circa il 12% circa erano gli schiavi che progressivamente erano stati acquistati e messi al lavoro nelle piantagioni del sud (cotone, tabacco, caffè). Nel 1865 vinta la guerra di secessione il loro numero si aggirava su 4 milioni di individui. Con il XIII emendamento si concesse a tutti la libertà e fu abolita definitivamente la schiavitù. A di là di quei confini stabiliti dal Trattato di Parigi (1783) esistevano una numerosa comunità di nativi del Nord America che veniva denominata Indiani o pellerossa, i quali erano tre o quattro volte più numerosi dei coloni che abitavano nelle colonie. Attualmente il territorio degli Stati Uniti è di circa 9.874 chilometri quadrati e la sua attuale popolazione si aggira su 318 milioni di individui. In circa due secoli di storia gli Stati uniti d' America hanno esercitato una espansione sui nativi riducendoli di numero e relegandoli in quelle che furno definite le riserve indiane. Hanno favorito la immigrazione dal resto del mondo aprendo il loro territorio allo stanziamento di tutti i gruppi etnici del mondo realizzando una progressiva integrazione degli stessi come cittadini a pieno titolo. Anche se questo processo è stato difficile tortuoso e lungo si può vedere che la dichiarazione dei diritti è stata attuata con perseveranza permettendo a tutti coloro che vivono in questo Stato di godere di una eguaglianza reale. Basti citare ad esempio le varie campagne di alfabetizzazione che la popolazione bianca prima e poi quella stessa di colore hanno attuato sino a coinvolgere il sostegno e l' aiuto pubblico perché la popolazione, che era schiava, imparasse a leggere e scrivere e avesse la possibilità di accedere agli studi superiori. Oggi gli Stati Uniti non hanno analfabeti, la loro gioventù dispone di titoli di studio universitari che si avvicina alla 90%, segnando così una società con una densità altissima di persone preparate a ricoprire ruoli di rilievo nella “New Economy” contemporanea. Ci dobbiamo chiedere quale sia stato il motore che ha permesso agli Stati uniti di attivare una società in cui attraverso il lavoro si attivasse la ''[[Mobilità_(sociologia)|mobilità sociale verticale]]'' atta a favorire la salita dei singoli verso gli strati più alti della società. Bisogna risalire alle radici religiose che sono tipiche del costume delle confessioni ''evangeliche'' primitive. L' uomo oltre essere uguale a tutti gli altri e per di più ''fratello'' di queste altre persone deve pensare che il ''lavoro'' è un dono. In esso si esprime la sua personalità e può introdurvi i suoi valori compresi quelli religiosi e può realizzare la sua persona. Il lavoro può essere anche gratuito ma deve sempre essere a favore e a vantaggio della Comunità umana in cui questa persona è inserita. Da qui scaturisce l' ''Etica Calvinista'' che oltre aver avuto una eccellente illustrazione dovuta a Max Weber ci spiega come il fattore religioso sia stato determinante per creare in America una società solidale che nonostante le forme di corruzione dei valori attuali ancora resiste e si manifesta sistematicamente<ref>Rimane ancora oggi classico il libro di Max Weber: '''L' etica protestante e lo spirito del capitalismo'''. Firenze Sansoni, 1989. La sua prima edizione risale al 1902 quando negli Stati Uniti d' America si stava sviluppando la grande industrializzazione e il capitalismo che condurrà alla crisi del 1929.</ref> Infatti contro l' Etica del ''profitto'' e dell' ''avere'' l' società americana contrappone ''etica dell' essere'' che è comune a tutte le confessioni cristiane nessuna esclusa. Questo spiega fatti storici che altrimenti potevano essere oscuri. Nel 1620 l' Imperatore Ferdinando II d' Asburgo (1619-1637) vinse le comunità Morave<ref>La Moravia è una regione che si è costituita prima dell' anno mille nella Europa Centrale lungo le due sponde del fiume [[Morava]] estendendosi dalla Polonia meridionale alla attuale Repubblica ceca, alla Slovacchia e interessava una parte della Ucraina e della Ungheria. L' azione politica di conquista degli Asburgo fu diretta a demolire quello che rimaneva della loro autonomia politica sottomettendola al Regno austro-ungarico che fu la base di partenza per la costruzione dell' impero della famiglia.</ref>
nella battaglia della Montagna Bianca. Il primo provvedimento contro di loro fu l' obbligo della loro conversione forzata al Cattolicesimo a cui l' imperatore apparteneva oppure l' obbligo di emigrare in uno Stato protestante. Le emigrazioni furono la loro scelta verso Stati come la Polonia, la Germania e l' Ungheria. Poiché a ridosso del confine con i principati tedeschi del sud del fiume Morava c' erano i possedimenti tedeschi del conte [[Nikolaus_Ludwig_von_Zinzendorf|Nikolaus von Zinzendorf]], che era Luterano, i Moravi incominciarono a richiedere al Conte protezione e diritto di immigrazione nelle sue terre. Zinzendorf li raccolse e li fece insediare nei suoi possedimenti il un villaggio appositamente fondato con nome di [[Herrnhut]]. La comunità che si denominò [[Moraviani|Chiesa Morava o dei Fratelli Boemi]] e dopo non molti anni arrivò al punto da preoccupare il suo benefattore che nel frattempo era stato ordinato Vescovo dei moravi a causa dell- aumentare del numero dei suoi membri. L' insegnamento religioso del Conte von Zinzendorf era quello di considerare tutte le confessioni cristiane uguali e prive di eresie. Egli insegnò alla Chiesa Morava a pregare per le altre confessioni, a non perseguire le forme di vendetta e di conversione forzata che in tutta Europa le guerre di religione stavano attuando. Sul lavoro di accettare quello che si trovava e di ''lavorare per la gloria del Signore e per essere utili non solo a se stessi ma anche a tutti gli altri della comunità''. Si tratta di un precursore del [[Ecumenismo|Movimento ecumenico]] come oggi noi lo conosciamo<ref>Sulla Chiesa Movava si legga nella sezione 10 della bibliografia il n. 13</ref>. [[File:Nikolaus Ludwig von Zinzendorf (portrait by Balthasar Denner).jpg|thumb|Nikolaus Ludwig von Zinzendorf (portrait by Balthasar Denner)]]
 
Due caratteristiche furono distintive: fu abolita la schiavitù, anche la servitù della gleba e si incominciò a realizzare le forme di missione verso il resto del mondo allora rappresentate dai paesi colonizzati. Dopo aver ottenuto di fondare due comunità la prima a isola di [[Isole_Vergini_americane|S. Thomas]] allora inglese e una seconda a [[New_York#Fondazione_e_dominio_coloniale|New York]] nel 1740, ottenne dal Re Inglese Giorgio II una concessione per la Pennsylvania in cui il suo Amico [[William_Penn]],[[File:William Penn.png|thumb|William Penn]] avendo assunto il modo di essere cristiano di Zinzendorf, voleva che si insediasse una forte e numerosa comunità morava è perché riteneva importante l' esempio di questa per i suoi fratelli [[Quaccherismo|Quaccheri]] allora in maggioranza nella colonia. Nel 1741 Zinzendorf fondò la comunità di Bethlehem nell' interno della Pennsylvania a non molto distante da Philadelphia, allora al limite fra la colonia e il territorio in possesso dei nativi. Questa comunità si distinse subito per la sua forma di attività missionaria. Non era diretta a convertire coloro che considerava non credenti ma ha testimoniare la sua fede a tutti loro. Uno dei risultati più importanti fu il ruolo di coordinatore che la comunità morava svolse nei confronti del Quaccheri dei Metodisti e dei Puritani facendo superare a tutti loro la diffidenza che ciascuna comunità provava per le altre Confessioni diverse dalla propria. Allo stesso modo si diede a promuovere le relazioni con le tribù dei nativi. I quali rimanevano colpiti dal fatto che questi coloni, che parlavano una lingua strana non inglese ma simile (era il tedesco-moravo), si dedicassero a promuovere equi commerci, aiutare la comunità nativa in caso di calamità, a sostenere la loro salute attraverso le conoscenze mediche di cui disponevano, mentre imparavano da loro le proprietà delle piante officinali dei nativi e le risorse che il territorio offriva a loro. Per questo, durante la [[Guerra_di_secessione_americana|guerra civile]] questa loro città fu uno dei primi centri in cui si svilupparono le officine siderurgiche e metalmeccaniche che sarebbero state determinanti per la vittoria del nord. Durante la [[Guerra_d'indipendenza_americana|Guerra di indipendenza americana]], Bethlehm divenne uno dei punti dal quale l' esercito del generale Washington riusciva a far passare i messaggeri che attraversando i territori dei nativi, con l' assistenza di queste comunità limitrofe, riuscì a mantenere i contatti tra i corpi dell' esercito sia al nord che al sud del paese. Quindi una dei fattori importanti in cui questa società si venne formando fu sicuramente il prevalere le principio di solidarietà rispetto a quello dell' interesse individuale. Questo clima forgiò anche dei fatti storici che furono determinanti per la vittoria della Rivoluzione americana. Dopo la [[Battaglia_di_Saratoga|battaglia di Saratoga]] (1777) vinta dalle forze americane che erano riuscite a sconfiggere la colonna comandata dal Generale inglese [[John_Burgoyne| John Burgoyne]], l' esercito americano e i ''Minutemen_(milizia)|Minutemen'' volontari che affiancavano l' esercito americano dovettero affrontare uno degli Inverni più rigidi di cui si abbia memoria. Male armati, con problemi di collegamento, con scarse vettovaglie di rifornimento tutti questi uomini armati quasi scomparvero perché, eliminando divise e armi, si confusero con le popolazioni della zona che le ospitarono sino alla Primavera. La loro mimetizzazione fu così repentina e accurata che gli Inglesi pensarono e credettero che l' esercito americano si fosse sgretolato. Nel frattempo l' Alleanza americana-francese, a cui si aggiunsero gli Spagnoli e gli Olandesi, aveva preso corpo il 6 Febbraio 1778. Questa alleanza fu l' aiuto necessario per armare vettovagliare l' esercito americano con il sostegno della Marina francese. Tutto il 1778 e il 1779 furono anni di intensi combattimenti che condussero George Washington nella condizione di prevalere sull' esercito inglese. Il 17 Ottobre 1781 il Generale [[Charles Cornwallis]] chiese l' armistizio con il quale si concluse la [[Battaglia_di_Yorktown|battaglia di Yorktown]] e la piena vittoria delle forze americane. Fu così l' inizio del periodo finale che portò le colonie americane alla loro piena indipendenza dall' Inghilterra. Questi fatti provano come il popolo americano in quei frangenti fu capace di trovare e far prevalere il ''principio di solidarietà'' e combattere, nonostante le rappresaglie sulle famiglie e sui figli, facendo prevalere lo scopo della libertà delle loro terree delle loro persone per l' attuazione di quello che allora veniva chiamato ''l' autogoverno legittimo'', tanto osteggiato dalla Gran Bretagna.
Un nuovo aspetto si venne delineando, che sono dopo poté essere accertato, all' interno di questo popolo ancora diviso in 13 colonie e con poca esperienza politica comune se non quella dell' esercito. Ogni comunità incominciò a sviluppare una lealtà nuova che si rivolgeva al Congresso Continentale, alla Bandiera e capo dell' esercito George Washington senza che questa lealtà offuscasse o cancellasse quella che ciascuna comunità aveva per la propria Colonia di provenienza. Questa doppia lealtà è il terreno fertile su cui prosperano le relazioni umane federali e quindi il reale sostegno di istituzioni che mettano in comune e gestiscano democraticamente le sovranità che devono essere attribuite allo Stato federale. Non fu chiaro arrivare per via empirica a questa soluzione. Dopo la guerra le Colonie dovevano avere una sola moneta, non dovevano più avere dazi di importazioni e esportazioni fra di loro e infine dovevano avere un sistema unico fiscale che permettesse allo Stato federale di approvvigionarsi direttamente dai cittadini delle risorse di cui aveva bisogno superando il vecchio sistema dei conferimenti dalle singole colonie alla Confederazione. Il popolo americano divenne conscio della sua unità non solo per i fatti della guerra ma nella richiesta diffusa di riforme che dovevano superare tutte questi ostacoli che impedivano lo sviluppo della economia e lo sviluppo ordinato della vita politica e democratica. Il lavoro della Assemblea costituente per la riforma degli ''Articoli della Confederazione'', eletta a questo scopo e insediata a Filadelfia, era l' esempio più eclatante di queste necessità. Il dibattito sugli articoli della Costituzione del 1787, sintetizzato negli articoli raccolti nel ''Federalista'', sono la prova che il Popolo americano voleva questa linea di sviluppo politico e voleva l' attuazione di questa nuova costituzione. Nel 1789 entrò in vigore perché la ratifica dal parte della metà più uno degli Stati si era realizzata. Da quel momento l' attuazione della stessa è Stata la linea politica della vita degli Stati Uniti d' America
<ref>Molto importante per comprendere il rapporto fra la società americana e i suoi rappresentanti eletti alla convenzione di Filadelfia é il libro di Carl Van Doren. '''La Grande Prova''', Pisa Nistri Liski, 1959. In esso si illustrano i lavori della Convenzione e le linee di comportamento dei delegati i quali, nonostante le loro personali convinzioni decisero di far prevalere il bene della comunità complessiva sulle richieste particolari provenienti dai ciascuno dei 13 Stati per dare ad essa un futuro diverso e molto più democratico. Dal loro lavoro si può dire che sia nato il modo politico di fare federalismo.</ref>. Una ultima osservazione è doverosa. Alla fine del XVIII secolo in Europa si andava affermando la [[Rivoluzione_industriale|Rivoluzione industriale]]. I due suoi potenti motori che allora la sostenevano erano la [[Ricerca_scientifica|ricerca scientifica]] e l' [[Innovazione_tecnologica_(economia)|innovazione produttiva]]. Negli Stati Uniti d' America la presenza e l' attivismo di [[Benjamin_Franklin#Invenzioni|Benjamin Franklin]], padre della patria e scienziato insigne fu determinante per una prospettiva aperta e favorevole alla ricerca scientifica e alla innovazioni sia tecnologiche che politiche. [[File:Benjamin Franklin.PNG|thumb|Benjamin Franklin]]
 
A queste si annovera l' influenza, che egli ebbe sul Ministro del Tesoro di George Washington, Alexander Hamilton, il quale oltre a sostenere e realizzare una economia organizzata basata sul Dollaro in una sua relazione sostenne che gli Stati Uniti dovevano favorire la nascita di un Capitalismo forte<ref>L' autore scriveva in una piena era mercantilista. Il sud era praticamente in prevalenza agricolo e le industrie del nord erano appena alle origini.</ref>. Anche se i contemporanei lo considerarono espressioni utopiche. Con lo svilupparsi della conquista del West, per tutto il XVIII secolo l' economia americana si avviò su queste linee perché i successori di Hamilton pensarono che le sue previsioni erano aderenti alla reale prospettiva di sviluppo del paese. Quindi doppia lealtà politica, solidarietà sociale e politica, politica di integrazione degli immigrati che accettano di entrare nella Stato federale, il favorire l' espansione democratica del numero degli stati membri sono gli ingredienti di una buona società civile federale. A questa si aggiunge la forma della società che venne definita della ''Open Society'' la società aperta in cui non vengono difesi i residui dell' ''Antico regime'' e si permette a tutti di cercare di migliorare la loro posizione economica e sociale. Tutte queste caratteristiche sono forme di società, diremmo oggi strutture sociali, che se promosse fanno progredire la società in modo che ci siano o vengano prodotte delle istituzioni che permettano all' interno dell' ordinamento giuridico e politico federale di promuovere la pace. Una osservazione conclusiva è necessaria. Ogni Stati cerca di scegliere la lingua con cui comunicare (si parla di lingua veicolare primaria). Lo Stato federale americano fece la stessa scelta dall' inizio scegliendo quale lingua federale l' inglese, lingua portata nelle colonie dalla potenza coloniale dominante. In più di due secoli di storia, oggi noi possiamo osservare che nella società americana non esiste la sola lingua inglese, ma questa viene affiancata da altre lingue parlate dalle diverse etnie che si sono stanziate negli Stati Uniti d' America. Si pensi alle comunità tedesche, giapponesi, cinesi e gli stessi nativi americani. La più consistente comunità è sicuramente quella di origine sud americana e messicana, la quale ha continuato a mantenere l' uso della lingua Spagnola. Oggi in Stati membri come la [[California]], [[Arizona]], [[New Mexico]], [[Florida]] per citare i più noti si osserva che ma maggioranza dei cittadini parla la lingua spagnola unendo ad essa la lingua inglese. Se si tratta di appartenenti a classi elevate il bilinguismo è palese, se si tratta di classi con minore scolarità l' uso della lingua inglese è più difficoltoso. A livello dello Stato e delle relazioni istituzionali, se non si tratta di atti di rilevanza federale, si può ricorrere all' uso della lingua più diffusa come lo spagnolo. lo Stato stesso ancora oggi non ha formalmente scelto la lingua ufficiale per gli atti giuridici e istituzionali consentendo questa coesistenza fra le due lingue.
 
 
===Azione politica===
 
Un ultimo aspetto, molto importante della struttura è l' azione politica. Nella storia del Federalismo
possono essere rintracciati e identificati dei comportamenti politici che sono diretti alla realizzazione di istituzioni pre-federali ma solo dopo la convocazione della Convenzione di Filadelfia (1776) i comportamenti politici diventano tipicamente federali perché diretti a illustrare, instaurare o difendere delle istituzioni di uno Stato federale. La prima domanda che sorge a questo punto è se sono possibili e sono esistiti dei comportamenti federali prima di questa data. La risposta deve essere data tendo presente la struttura ideologica del federalismo. Se un comportamento politico è orientato a instaurare la '''pace''' e si incunea in una società in cui lo stato di ''anomia'' è transitato ad una '''fase rivoluzionaria''' della sua storia, allora ci troviamo di fronte a uno di questi comportamenti. Quando [[Etana di Kish|Etana]] re di Kish (regione dei Sumeri)<ref>Vedi la Storia della idea federalista</ref> nel 2750 a. C. riuscì a trovare e a realizzare le istituzioni per mettere in comune il sistema di irrigazione agricola di tutta la regione, quando [[William_Penn|William Penn]] scrisse il suo libello e lo inviò a tutti i potenti dell' Europa di allora (1693)<ref> Cfr in bibliografia sez. 05, n. 26</ref>, quando [[Henri_de_Saint-Simon|Claude Henri de Rouvroy conte de Saint-Simon]] scrisse e pubblicò La sua ''Réorganisation de la société européenne'' (1814)<ref>Vedi in bibliografia sez. 05, n. 21</ref> noi possiamo individuare e identificare comportamenti politici di questa natura. Colui che vuole riorganizzare una situazione politica frammentata, percorrendo la strada della unione di Stati, risponde con questo comportamento. La sua natura non differisce da quello del '''Consigliere del Principe'''<ref>Machiavelli nel ''Principe'' definì il Consigliere spiegando che molte volte un Principe per essere illumiato deve essere affiancato da persone preparate e valide. Se queste persone sono al suo servizio le lo servono con abnegazione il principe riuscirà ad essere un grande governante. Nella Storia ci sono consiglieri con queste caratteristiche: il Cardinale [[Armand-Jean_du_Plessis_de_Richelieu|Richelieu]] e il Card. [[Giulio_Mazzarino|Mazzarino]] sono due validi esempi di questa categoria.</ref> che attraverso la sua influenza e la sua visione dei problemi del tempo si rivolge alle cariche che detengono il potere per invitarle a percorrere quella nuova strada che lui intravede. La differenza fra il Re Etana e gli altri due, che abbiamo citato, sta nel fatto che il primo disponeva dell' autorità di una città-Stato importante e deteneva la risorsa acqua. Per questo, essendo le necessità della città-stato meridionali impellenti, riuscì a prevalere sulle resistenze particolari degli altri re.
 
Un secondo comportamento pre-federalista è quello diretto a '''trapiantare delle istituzioni federali in un contesto istituzionale nazionale'''. Esempio di questo lo fu l' opera dei [[Girondini]] il Francia durante la prima fase della Rivoluzione francese (1791-1793) il Governo rivoluzionario guidato da [[Jacques_Pierre_Brissot|Jacques Pierre Brissot]], a seguito delle sconfitte subite nella guerra contro la [[Prima_coalizione|Prima coalizione]]<ref>La Prima Coalizione fu guidata dalla Inghilterra ed era composta da tutte le principali Monarchie dell' Ancien Régine d' Europa, Il loro scopo era conquistate Parigi, distruggere le forze rivoluzionarie e rimettere sul trono di Francia i legittimi eredi di Luigi XVI giustiziato dalla Rivoluzione.</ref> e a causa della secessione della [[Vandea]] fu catturato processato e giustiziato sulla ghigliottina assieme alla quasi totalità dei membri parlamentari girondini. Durante il loro breve periodo di governo avevano cercato di rendere la Francia uno Stato più decentrato, con inevitabili forme di frammentazione che avevano portato alla secessione della Vandea, dichiaratasi antirivoluzionaria, clericale e a favore degli eredi del re. Brissot aveva cercato di trapiantare istituzioni di decentramento, simili a quelle che aveva sperimentato in America quando era andato a combattere per le colonie americane nel contingente francese comandato da [[Gilbert_du_Motier_de_La_Fayette|Lafayette]]. Due furono gli errori. I Girondini non si resero conto che lo Stato nazionale non avrebbe tollerato forme di decentramento disgregativo, in più si aggiunsero le sconfitte subite dall' esercito della Rivoluzione, nella guerra contro le forze antirivoluzionarie. Tutto questo fece prevalere la ragion di stato francese contro ogni forma di decentramento e di esitazione militare. Tutto venne imputato al Governo girondino e alla sua maggioranza. Annientati i Girondini, [[Maximilien_de_Robespierre|Roberspierre]] riusci a far approvare la leva obbligatoria, eliminare ogni forma di autonomia locale portando l' apparato amministrativo territoriale dello Stato sotto il controllo del Governo centrale. Attraverso una politica di imposte dirette e indirette finanziò la guerra e le industrie degli armamenti in modo da opporre al nemico tutta la forza interna dello Stato francese. Proprio da questa esperienza, il pensiero federalista ha ritenuto che gli Stati nazionali, sono, a ragion veduta, definiti immodificabili. La strada della loro innovazione passa soltanto nella fondazione dello Stato federale di cui vanno a far parte. Se lo Stato viene superato nella forma dello stato composto federale allora il federalismo prevale. Se le forze politiche cercano di applicare una forma di decentramento questo sicuramente non avviene oppure si ritorna alla forma piena dello Stato nazionale.
 
====Le riflessioni di Ventotene====
 
l' isola di Ventotene fu il punto geografico e storico per una vera svolta per il Federalismo, in particolare per quello europeo che sino a quel momento si era nutrito del primo comportamento già illustrato dello del '''consigliere del Principe'''. Coloro che vi erano imprigionati non conoscevano il tentativo effettuato da Jean Monnet di unificare in un solo Parlamento la Francia sconfitta da Hitler e il Regno Unito (16 giugno 1940). Il Governo Reynard non volle decidere, nonostante le insistenze del Generale Charles De Gaulle che in quei frangenti era riparato a Londra<ref>Il racconto più completo di questi fatti è scritto dallo stesso Jean Monnet nel suo ''Cittandino d' Europa'', Napoli: Guida, 2007. Jean Monnet aveva convinto con l' aiuto dei suoi amici di Federal Union (Il Movimento Federalista inglese), Winston Churchill a proporre la unificazione dei Parlamenti. Dopo il fallimento di questo tentativo Monnet fu inviato negli Stati Uniti e divenne il principale fautore del ''Program for Victory'' della amministrazione Roosvelt.</ref>. Durante la grande espansione delle conquiste dell' Asse (1940-1941) un gruppo di confinati riunitosi attorno a tre di loro Altiero Spinelli (Comunista ma estromesso dal partito durante la prigionia a causa delle sue idee),
[[File:Altiero Spinelli2.jpg|right|thumb|Altiero Spinelli]]
Ernesto Rossi (liberale radicale vicino ai Fratelli Rosselli e antifascista della prima ora),
[[File:Ernesto Rossi.jpg|left|thumb|Ernesto Rossi]]
Eugenio Colorni (Socialista) capirono che non bastava affrontare la crisi contemporanea e la cause della Seconda Guerra Mondiale ma bisognava agire per modificare la posizione politica dei partiti e degli stessi Stati.
[[File:Eugenio Colorni.jpg|thumb|right|Eugenio Colorni]]
Fu Altiero Spinelli che dopo ave letto in inglese il libro di Lord Lotian '''Il pacifismo non basta'''<ref>Il fascismo aveva stabilito che Ernesto Rossi, essendo professore di economia, poteva tenere una corrispondenza con altri studiosi della sua materia. Per questo aveva incominciato e trattenuto una fitta corrispondenza con Luigi Einaudi dal carcere. Mandato al confino sull' isola di Ventotene, Luigi Einaudi (Professore di Scienza delle Finanze all' Università di Torino) incominciò a scambiare libri con Ernesto Rossi. Per questa ragione la moglie Ada era autorizzata a portare e riportare a casa libri e scritti che provenivano da Luigi Einaudi (gli scritti erano controllati, letti e censurati). Il libro di Lord Lotian fu uno di questi. Dalle mani di Ernesto Rossi passò a Spinelli e poi a Colorni. Il libro è in bibliografia sez. 04 n.55. Questa lettura, secondo lo stesso Spinelli fu quella che gli aprì un nuovo modo di vedere le cose e gli permise di arrivare alle considerazioni base per redigere il Manifesto di Ventotene. Su Philip Kerr XI Marquess of Lothian leggi: {{en}}[[https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/thumb/f/fd/The_11th_Marquess_of_Lothian_KT,_CH,_PC,_DL.jpg/220px-The_11th_Marquess_of_Lothian_KT,_CH,_PC,_DL.jpg]]. In lingua italiana [[Philip_Kerr,_XI_marchese_di_Lothian ]]</ref>.
Fu così che i tre amici, unitamente ad altri esiliati che si erano uniti a loro, iniziarono le discussioni che li condussero a formulare le idee che Spinelli e Rossi scrissero nel '''Manifesto per una Europa libera e unita''' (1941)<ref>Tutto questo racconto oltre ad esser stato oggetto di ampi studi è contenuto nel capitolo apposito delle memorie redatte da Altiero Spinelli quasi alla fine della sua vita. Si veda in bibliografia sez. 05 n. 4. Per la lettura del Manifesto si veda sez. 05 n. 16.</ref>. Spinelli si rese conto che l' azione politica del '''Consigliere''' e quella del '''trapianto di istituzioni federali''' non potevano servire a costruire una Europa federale. Da qui la deduzione nuova di Spinelli che la lotta per la Federazione europea, e quindi qualsivoglia lotta per federare un insieme di Stati, non può essere vincente se non si porta avanti con un soggetto nuovo, nuovo attore politico che non si ponga come obbiettivo la conquista del potere esistente in uno Stato, ma si ponga quello di costruire un nuovo potere comune democratico valido per tutta la unione di Stati. Possiamo dire che Altiero Spinelli scoperse che la conquista di una '''Assemblea Costituente federale''' doveva essere raggiunta mediante l' azione politica di un nuovo movimento che fosse presente in tutti gli Stati interessati e che si ponesse ad un livello più alto di quello dei partiti interni dei singoli Stati Nazionali. Questo movimento fu chiamato il 28 Agosto 1943, data della sua fondazione, '''[[Movimento_Federalista_Europeo|Movimento Federalista Europeo]]'''.
Con Altiero Spinelli e la pubblicazione del Manifesto di Ventotene venne a delinearsi una nuova teoria ispiratrice dei comportamenti politici. Spinelli considerò fondamentale ispirarsi a Hamilton per delineare un percorso che il Movimento avrebbe dovuto percorrere per arrivare alla fondazione dello Stato federale. Tre sono gli ispiratori di questa azione politica e del processo democratico che ne derivò<ref>Spinelli per primo si battè sul terreno internazionale nel 1948 per far prevalere la scelta della convocazione della Assemblea Costituente europea (Congresso dell' Aja 1948). Nonostante le buone intenzioni di Churchill, il Congresso decise di creare una camera di discussione comune fra gli Stati europei in cui alla parità dei membri corrispondeva la mancanza di qualsivoglia elemento federale. L' Istituzione è il [[Consiglio_d'Europa|Consiglio d' Europa]].</ref>: '''Federal Union''', il primo movimento federalista inglese, a cui Lord Lotian apparteneva, che avevano posto in una luce critica tutti i tentativi di influenzare il potere nazionale, '''Luigi Einaudi''' che con i suoi scritti contro la Società delle Nazioni, aveva insegnato alla generazione di Spinelli quelli che erano stati gli errori di quella prima avventura conclusasi con la seconda guerra mondiale e infine l' esperienza fallimentare del '''Comunismo in un solo paese''' con la quale Giuseppe Stalin aveva fatto naufragare gli ideali delle internazionali prima socialiste e poi comuniste in Europa provando che l' internazionalismo proletario era irrealizzabile. Dopo il Manifesto di Ventotene la dottrina federalista si fondò sul concetto di crisi dello Stato nazionale e sulla dialettica del suo superamento, si collocò in un punto di vista più alto che proponeva come soluzione della crisi dello Stato nazionale la necessita' di trasformare l' organizzazione dell' Europa da insieme di Stati in uno Stato federale.
 
====Il Movimento Federalista europeo====
A seguito della fondazione del M.F.E. a Milano (27-28 agosto 1943), il Federalismo fu concepito come la teoria ispiratrice di un nuovo comportamento politico e di una nuova lotta politica, autonoma, dal quadro del potere nazionale e dai partiti esistenti in ciascun Stato. Lo spazio, per questa azione politica, venne generato dalla crisi degli Stati prodotta dalla seconda guerra mondiale, che si trasformò da crisi storica in crisi politica. Il Movimento Federalista Europeo e lo stesso Spinelli rovesciarono, così', il punto di vista dei partiti nazionali per cui eguaglianza, giustizia sociale e pace dovevano essere obbiettivi da conquistarsi prima sul piano nazionale per poi essere estesi al piano internazionale. Per i Partiti nazionali, in tutta Europa, allora finita la seconda guerra mondiale e tuttora non era facile accettare la '''impossibilità di trovare soluzioni nazionali a quelli che sono problemi generati a livello della unione di Stati'''<ref>Oggi la Unione europea ha dei problemi continentali irrisolti. Si pensi alla difesa comune, ai problemi della immigrazione e della distribuzione dei migranti, ai problemi dei conferimenti nazionali che paralizzano le deboli finanze della unione. Ancora oggi in ogni singolo Stato europeo membro ci sono dei Partiti politici talvolta anche molto rappresentativi che propongono al popolo di quello Stato la uscita dalla Unione invece di lavorare e lottare per la soluzione degli stessi problemi sul piano della Unione. In Europa la Brexit (2016) con la vittoria dalle forze contrarie all' Europa, ha imposto al Regno Unito l' uscita dalla Unione Europea. Questa proposta ormai diventata decisione popolare appartiene a questa categoria.</ref>. Nello stesso Manifesto Spinelli affrontò questo problema. Se da un lato non bisognava lasciar consolidare le trasformazioni rivoluzionarie nate nella guerra negli Stati nazionali, per evitare di ritrovarci in una situazione simile a quella pre 1939, dall' altra le forze politiche che volevano trovare una soluzione ai problemi continentali, che in Europa le attanagliavano, dovevano proporsi '''la conquista del potere nazionale non per instaurare un maggiore socialismo, una maggiore democrazia, una maggiore libertà economica ecc.''', ma '''per prodigarsi per la realizzazione di una vera unione federale fra gli Stati''' che accettano di partecipare a quel progetto comune. Questa fu la linea di azione di Altiero Spinelli. Nel 1954 con il naufragio della [[Comunità_europea_di_difesa|Comunità europea di Difesa]] e della [[Comunità_politica_europea|Comunità Europea Politica]] vi fu la prima sconfitta di questa strategia di Spinelli<ref>Per chi volesse leggere in resoconto puntuale su questo tentativo e gli atti finali che portarono Alcide De Gasperi ad esercitare un ruolo chiave nella creazione del primo progetto di federazione europea si veda sez, 07 n. 5.</ref>. Questo non fece demordere Spinelli dal riprovarci. In condizioni diverse, con un Parlamento europeo eletto direttamente dai cittadini degli Stati membri<ref>Oggi nel Parlamento europeo siedono 27 Stati membri con un numero di deputati proporzionale alla loro popolazione. Questi deputati si raggruppano in famiglie politiche che nella ultima legislatura 2014-2019 assiste ad un loro trasformarsi in partiti continentali federali.</ref>, Spinelli nel 1984 fece approvare al Parlamento europeo un Progetto di Trattato per la creazione delle istituzioni federali mancati nella Unione europea (14 Febbraio 1984). Nonostante gli emendamenti e gli annacquamenti dei Consiglio dei Capi di Stato e di Governo europei il trattato fu trasformato nell' [[Atto_unico_europeo|Atto unico europeo]] (1 Luglio 1987) prova che la via seguita da Spinelli era quella giusta. Nel trattato è rimasto poco di federalista rispetto a quello che il Parlamento europeo aveva votato. Ma nonostante tutto si stabilì un precedente. Il Parlamento europeo fu riconosciuto come l' organo federatore della Unione europea. Deve essere sottolineato che tutti questi risultati non furono raggiunti con l' azione di un uomo solo ma con il sostegno di una politica europea e continentale posta in essere dalla [[Unione_dei_Federalisti_Europei|Unione dei Federalisti Europei]]<ref>Il MFE fondato da Spinelli del 1943 è il padre di questo movimento che progressivamente si è unito agli altri movimenti federalisti, nati dalla Resistenza europea, e si è esteso a tutta l' Europa e che oggi raccoglie tutti i federalisti europei che vogliono lo Stato federale europeo.</ref>.
Rimane ancora un aspetto. Molte volte nella storia si aprono delle finestre in cui quello che sembrava impossibile, diventa possibile. Il problema è attuare una politica che faccia diventare reali le condizioni e ci permettono il realizzarsi di quelle possibilità. Si tratta della strategia del '''piano inclinato'''. Il primo ad usare questa strategia fu Jean Monnet. Forte della dichiarazione di [[Robert_Schuman|Robert Schuman]] sull' Europa<ref> Si tratta della Dichiarazione del 9 maggio 1950.</ref>
[[File:Bundesarchiv Bild 183-19000-2453, Robert Schuman.jpg|thumb|trumb|left|Robert Schuman]]
si propose di aiutare coloro che volevano costruire un [[Comunità_europea#La_Comunit.C3.A0_economica_europea|Comunità economica europea]] e una [[Comunità_europea_dell'energia_atomica|Comunità europea per l' energia atomica]] (1957). Come era avvenuto per la [[Comunità_europea_del_carbone_e_dell'acciaio|Comunità europea del Carbone e dell' acciaio]] anche queste Comunità legarono a filo stretto gli Stati aderenti, che con il decorrere del tempo le condizioni comune di lavoro, investimenti e capitali fecero in modo che gli Stati non si sciogliessero la questo contesto approfondendo sempre di più la loro primitiva unione. Questo stesso metodo fu usato da Mario Albertini che, come Presidente della U.E.F., guidò la battaglia per ottenere l' elezione diretta del Parlamento europeo (1 giugno 1979)<ref> Sul tema si veda in bibliografia sez. 04 n. 49 l' introduzione e i primi due saggi. La lotta per l' elezione diretta dei deputati al Parlamento Europeo, in Italia e in Europa, si condisse per molti anni (1975-1989). Progressivamente si venne ad estendere a tutti gli Stati membri e oltre alla decisione di leggerlo su base nazionale, con una ripartizione di seggi (sistema ancora in vigore oggi), si ottenne nel 1989 il ''mandato costituente''. Per la delegazione italiana questo mandato fu conferito con la legge costituzionale n. 2 del 3/04/1989 e il relativo referendum vinto dai sostenitori del conferimento del potere costituente al Parlamento europeo. Il Trattato costituzionale invece è caduto per il voto contrario dei Francesi e degli Olandesi ed è stato sostituito con l' attuale Trattato di Lisbona.</ref>. Ora nella situazione presente in Europa, nonostante i movimenti e i partiti nazionali contro l' Unione Europea, la richiesta di un ulteriore approfondimento che conduca la UE a diventare uno Stato federale può solo passare attraverso una azione politica continentale di questa specie.
La struttura del Federalismo, con questo complemento, è la più interessante e importante invenzione dell' uomo nel ventesimo secolo<ref>Vedi in bibliografia la esposizione al riguardo di Norberto Bobbio sez. 05 n. 10</ref> e ha fatto in modo che Altiero Spinelli prima e Mario Albertini poi riuscissero a formulare uno strumento per la conoscenza della realtà politica relativa agli insiemi di Stati e sulla base di questa ultima potevano sviluppare una azione politica mirata e concreta, che tuttora viene portata avanti in Europa come azione per l' [[Integrazione_europea|Integrazione europea]]. Proprio per queste considerazioni, oggi, possiamo dire che le forze che si battono per la creazione di uno Stato federale europeo possono essere rappresentate con dei cerchi concentrici. Nel più interno si collocano le forze realmente federaliste, in quello intermedio quelle europeiste<ref> Europeiste si definiscono le forze nazionali, politiche, sociali e i Partiti nazionali che si dichiarano favorevoli alla integrazione europea.</ref> e in quello più esterno gli avversari di questo processo di integrazione. Se le forze federaliste riescono a far prevalere la loro linea anche nelle forze europeiste queste diventano la maggioranza del popolo che vive e lavora nella Unione europea e proprio in quel momento si realizzano le condizioni per un avanzamento e la costruzione di nuove e necessarie istituzioni federali. Quando questo non avviene le forze avversarie cercano di prevalere a loro volta. Qualche volta, come nel Regno Unito nel 2016, il loro prevalere porta il distacco di quella nazione dalla unione di Stati di cui è parte. Questo modo di vedere la storia e la politica federalista ha permesso di portare nel concreto tutti gli aspetti teorici del modello che sono stati illustrati, permettendo ai politici e agli studiosi di avere un punto di riferimento su cui lavorare per una migliore comprensione dei fenomeni federalistici.
 
===Aspetti complementari===
 
Dobbiamo ancora esaminare alcuni aspetti che sono complementari alla descrizione del Federalismo ideologico che sin qui è stata esposta. Si tratta del Federalismo funzionalista, del Federalismo integrale e del Federalismo mondiale.
 
====Federalismo funzionalista====
 
Con il termine '''Federalismo funzionalista''' si intendono indicare le dottrine che permettono di costruire una realtà istituzionale che appartiene alla categoria delle '''''Comunità europee''''' per il semplice fatto che la dottrina del '''Diritto internazionale''', negli anni della loro formulazione (1950-1958), non sapeva come collocare questi nuovi soggetti internazionali perché presentavano delle variazioni rispetto al modello classico di organizzazione funzionale internazionale elaborato dalla Dottrina americana negli anni finali del diciannovesimo secolo e i primi decenni del ventesimo secolo<ref>Sulla storia del decorso della dottrina rimane classica la descrizione contenuta nei primi capitoli di Angelo Piero Sereni in bibliografia sezione 03 n. 25.</ref>. Per comprendere il fenomeno bisogna partire dal fatto che nella [[Comunità internazionale]] alla fine del diciannovesimo secolo vennero ad emergere delle nuove esigenze che non potevano più essere relegate in un complesso di norme del Diritto internazionale che le disciplinassero. Ci dobbiamo riferire a quella che fu l' esperienza storica sul diritto del mare. In vari secoli fu redatto un complesso di norme del diritto internazionale che disciplinava i rapporti e i comportamenti delle varie navi in mare aperto. Si pensi ad dovere di soccorso verso i naufraghi, al diritto di una nave di trovare protezione dalle tempeste in un porto che non sia nella sua patria. Oppure le varie conseguenze che si collegano alla manifestazione della nazionalità con la bandiera con cui la nave si presentava in mare aperto. Se questo valeva per le flotte di navi e per tutti gli Stati, questo metodo non poteva essere sufficiente per disciplinare servizi come quello del '''servizio di posta universale'''. Con lo svilupparsi delle comunicazioni con la necessità di far interagire il servizio postale di uno Stato con quello di un altro sebbene contiguo, si poneva in evidenza che le tariffe di affrancatura e il costo proposto della lettera non potevano solo essere disciplinate da norme internazionali. Ma si doveva arrivare ad organizzare un servizio che avesse lui stesso una sua propria organizzazione per ''coordinare'' le varia funzioni che permettevano alla lettera, materialmente, di giungere a destinazione. La svolta fu il servizio organizzato e pagato alla partenza con uso del [[Storia_della_posta#La_riforma_postale_britannica_e_la_nascita_del_francobollo| francobollo]]. Accanto a questo sistema rivoluzionario fu necessario affiancare un coordinamento fra i servizi postali dei vari Stati aderenti al fine di permettere che la lettera in busta affrancata raggiungesse il destinatario. Nel 1948 la [[Unione_postale_universale|Unione Postale Universale]] (UPU) divenne una organizzazione specializzata delle Nazioni Unite. Quello che ci interessa è comprendere che questa organizzazione era ed è oggi '''''subordinata''''' ai singoli Stati membri. La Organizzazione funziona con fondi che sono conferirti dai singoli Stati, stabiliti dalla ripartizione delle spese, previsti dal trattato istitutivo. Si arrivò sino al punto di stabilire le tariffe postali comuni al fine di impedire che la diversità di costo e il cambio della moneta con la quale erano espresse le tariffe influenzassero il funzionamento e il costo finale della affrancatura.
 
Con la nascita della [[Comunità_europea_del_carbone_e_dell'acciaio|Comunità europea del carbone e dell' acciaio]] (CECA) il modello funzionale dell' (UPU) fu innovato ulteriormente dall' opera di [[Jean_Monnet|Jean Monnet]], forte delle sue esperienze fatto durante la seconda guerra mondiale. La Ceca fu dotata di una '''Alta Autorità''' (quella che oggi è la Commissione europea), la quale attraverso i '''Regolamenti''' poteva imporsi nella vita dei singoli cittadini dei vari Stati membri. Era stata costituita una '''Assemblea parlamentare''' con un numero di seggi per Stato rappresentativa della popolazione di quello Stato ed era stata bilanciata un modo che gli Stati più grandi come la Germania (allora RFT), la Francia e l' Italia fossero rappresentate in parità di seggi, mentre una rappresentanza più ridotta fu assegnata agli altri tre Stati più piccoli: Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo. Inoltre fu costituita una '''Corte di Giustizia''' che aveva il compito di sanzionare tutte le violazioni del trattato commesse dai privati e degli Stati membri a cui si aggiungeva per ultimo il potere di decidere con propria sentenza i vari conflitti che fossero sorti ed anche con la CECA. E' chiaro che queste nuove funzioni, viste isolatamente, sono una anticipazione di funzioni para-federali che questo trattato internazionale poneva in essere. Da qui la proposta di creare una nuova categoria di enti federali che non fossero Stati<ref>Per coloro che volessero approfondire tutto il dibattito sul tema suggerisco di avvalersi della bibliografia di questa voce nella sezione 01 n. 01.</ref>. Si deve ad [[Angelo_Piero_Sereni|Angelo Piero Sereni]] nel 1966 l' aver dimostrato che questa categoria di organizzazioni internazionali non erano diverse da quelle di carattere funzionale costituite in precedenza e poi confluite in quelle che sono le organizzazioni specializzate del [[Organizzazione_delle_Nazioni_Unite|ONU]]. Sereni evidenziò, prima di tutto, che le Comunità europee rimanevano nel contesto del Diritto internazionale e quindi non erano uno Stato. Per questo non avendo la natura di Stato ''composto''<ref>Dal 1950 la dottrina costituzionale americana e quella europea hanno attribuito questa qualifica al solo Stato federale. Si veda sul punto tutta la disamina sulla formazione dello Stato federale e sul suo processo costituente contenuta del libro di Dahl sez. 04 n. 57</ref> non si avvicinavano al modello dello Stato federale. Il popolo della Comunità continuava a rimanere ingabbiato negli Stati membri e non aveva forme di democrazia che ne permettessero la espressione al livello del potere conferito alla Organizzazione. L' Alta autorità prima, e la Commissione europea poi, non furono mai espressione del voto popolare, anzi erano il risultato di una trattativa diplomatica serrata fra gli Stati membri. Nessuna Commissione europea, come accade ancora oggi, fu dotata di poteri, definiti da una '''costituzione''', in modo da prevalere in precisi settori sulle decisioni degli Stati. Questo ultimo punto ci spiega come dalla Alta autorità della CECA si sia passati, oggi, ad una Commissione europea che è subordinata in modo totale ai potere del Consiglio dei Capi di Stati e di Governo che riunisce gli Stati membri al punto che, votando alla unanimità, paralizzano ogni processo innovativo che non sia condiviso dalla totalità dei membri. Con la elezione diretta del Deputati al Parlamento europeo (1979) si sviluppò una fase di contraddizione molto ambia fra le strutture di vertice della Comunità europea che hanno reso la stessa molto diversa da quella concepita nei trattati iniziali, senza però intaccare la sovranità degli Stati membri in settori essenziali per rendere la stessa simile ad uno Stato federale. Si pensi alla assenza di una '''difesa europea''', alla mancanza di un '''governo della economia''' complessiva senza più vincoli degli Stati membri, la mancanza di un '''potere impositivo diretto e indiretto''' che sostituisca i conferimenti dagli Stati membri per citarne solo alcuni. Per questo oggi parlare di ''Federalismo funzionalista'' è particolarmente obsoleto. Le Comunità europee sono stato uno strumento di avvicinamento fra gli Stati membri ma non hanno potuto, nonostante la realizzazione delle cinque libertà: '''libera circolazione delle merci, di capitali, dei brevetti e delle persone''', realizzare un vero passaggio di poteri sovrani dagli Stati membri alla Comunità oggi denominata [[Unione_europea|Unione europea]]. E' chiaro che se in Federalismo si deve affermare in Europa deve passare per un processo costituente che ha sede, prima di tutto, nel Parlamento europeo<ref>Sul processo costituente federale ricordo che è necessario distinguerlo la quello di redazione dei trattati internazionali. Questi ultimi avvengono con trattative intergovernative fra i vari governi e i loro rispettivi apparati diplomatici. Non per nulla a Bruxelles siedono i rappresentanti permanenti delle rispettive diplomazie nazionali. Il primo processo, quello costituente, è un coinvolgimento continuo e sistematico della volontà popolare che vene incanalato, attraverso il voto per la elezione dei rispettivi rappresentanti, nella Assemblea parlamentare che ha in potere di redigere la costituzione. Dopo la sua approvazione la stessa dovrà essere ratificata dalle assemblee nazionali degli Stati membri. Quando la maggioranza degli Stati membri la avrà ratificata questa entrerà in vigore dando vita al nuovo soggetto dotato di sovranità propria: lo Stato federale. Su questo punto si vedano in bibliografia sez. 04 nn. 5-10, 14, 20, 24, 59.</ref>, unico organo comunitario legittimato a rappresentate la volontà comune del popolo che nella '''''[[Unione_europea|Unione europea]]''''' vive e lavora.
 
====Federalismo integrale====
 
A differenza del Federalismo funzionalista, il Federalismo integrale fa parte, anche storicamente, dello sviluppo del Federalismo. Le sue radici storiche sono da rintracciare delle forme teoriche dell' [[Anarchismo]] che partendo dalla proposta della distruzione dello Stato in quanto accentrato, Nazionale, oppressivo, avido delle risorse dei poveri, proponeva una lotta politica diretta alla sua distruzione. Poichè nel XIX secolo, anche i movimenti socialisti, erano su questa linea si poteva assistere ad una convergenza di pensiero fra anarchici e socialisti. Autori come [[ Michail_Bakunin|Michail Bakunin]] e [[Pierre-Joseph_Proudhon|Pierre Joseph Proudhon]] furono i teorici del passaggio dallo Stato nazionale allo Stato decentrato in cui le Comunità locali si potevano autogovernare. [[File:Portrait Pierre-Joseph Proudhon.jpg|thumb|right|Pierre-Joseph Proudhon]]
Proudhon durante la Rivoluzione del 1848 in Francia<ref>Sulla rivoluzione degli Intellettuali rimane ancora valida la ricostruzione storica di Louis Namier. Vedi in bibliografia sez. 03 n. 34. La rivoluzione si estese in tutti gli Stati europei. Le forze rivoluzionarie assieme a quelle borghesi richiedevano:*una costituzione democratica con il diritto di voto per tutti, non più basata sul censo;* la riforma economica che ponesse fine alle forme di sfruttamento del lavoro manuale nelle fabbriche della rivoluzione industriale;*la costituzione di vari stati nazionali ancora sottoposti agli smembramenti che erano stati effettuati dopo le guerre napoleoniche e la ricostruzione dell' ''Ancien régime'' in Europa.</ref> e la vicenda degli Ateliers Nationaux, Opifici in cui venivano occupati una quantità immensa di disoccupati che viveva al limite della sopravvivenza nel circondario di Parigi, si rese conto che non bastava distruggere lo Stato nazionale ma doveva essere sostituito con uno Stato che avesse come prima valore politico fondante la pace e poi si basasse su una struttura non accentrata ma rispettosa delle Comunità locali<ref>Sul suo pensiero federalista si legga il saggio introduttivo di [[Mario_Albertini_(filosofo)|Mario Albertini]] alla ''La prioprietà'' di Proudhon in bibliografia sez. 06 n. 15</ref>.
Proudhon si collocò nella stessa posizione dei Girondini di cui abbiamo scritto più sopra. Il suo decentramento doveva avvenire nello Stato Francese, ma non fu mai propenso a proporlo come modello generale nell' ambito del federalismo europeo, a cui nonostante tutto si riferiva sul solco tracciato da Saint-Simon e gli altri socialisti della prima ora. La risposta era semplice: chiedere questo decentramento, senza prima superare lo Stato Nazionale, voleva dire andare a scontrarsi con la ''Ragion di Stato''. Proudhon infatti non solo sbagliava su questa posizione strategica ma anche nel considerare più importante la dimensione economica e i problemi da essa provocati nella società rispetto alla sfera politica e alla azione del potere. Fu merito di [[Karl_Marx|Karl Marx]] il far intervenire nella dimensione teorica del Socialismo la necessità di rimanere ancorati ai dati di fatto e ai risultati storici presenti nella realtà nel momento in cui si agisce politicamente e pensare che solo attraverso il potere politico, conquistato dal proletariato, si possono risolvere i problemi economici. Il superamento della ''proprietà provata'' da un lato deve permettere di trasformare lo Stato da liberale e borghese<ref>Liberale perché anche le libertà politiche sono collegate alla dimensione economica privata. Chi è povero in questo stato conta pochissimo. Borghese perché le libertà costituzionali sono libertà individuali, relative alla singola persona, mentre le libertà collettive come quella di associazione sindacale e di agire per mezzo di Partiti rivoluzionari sono proibite e perseguitate con sanzioni penali durissime.</ref> in uno [[Stato_socialista|Stato socialista]].
 
Qualcosa però di interessante si incominciò ad intravedere nei seguaci di Proudhon. Il Federalismo integrale portava in se una richiesta di '''autonomia''' che per essere attuata aveva bisogno di un clima di pace che gli Stati europei non potevano avere e quindi, nonostante il modello della Svizzera, non potevano proporre una forma di autogoverno che tenesse presenti le specificità del territorio, l' esistenza di comunità divise dai confini nazionali, il desiderio di altre di ottenere una struttura territoriale politica che non fosse parte di un altro Stato. In questo caso particolare la '''''Rivoluzione degli intellettuali''''' del 1848 aveva fatto prevalere il disegno di realizzare degli Stati nazionali per le comunità oppresse (Ceca, Boema, Slovacca, Ungherese, Italiana) la cui realizzazione significava combattere anni di guerra per la loro realizzazione che le avrebbe portate sino alla fine della prima guerra mondiale e alla dissoluzione dei vari imperi che ancora esistevano come quello Austro-Ungarico e quello Turco. Nel caso della '''cooperazione''' questa richiedeva a tutti i livelli nuove forme di solidarietà che il capitalismo imperiale e coloniale non intendeva realizzare. Poi si affacciavano due principi che si scontravano con il modello amministrativo dello Strato instaurato da Napoleone: la '''sussidiarietà''' e la '''partecipazione'''. Sussidiarietà vuol dire che il potere di agire per risolvere i problemi di un territorio sono quelli attribuiti alla autorità del territorio. Di fatto se questi non bastano l' autorità centrale avrebbe potuto intervenire in appoggio all' autorità locale. Dall' altra il federalismo che ne scaturiva era quello di una partecipazione dei cittadini dal basso che attraverso gli organi collegiali di governo andavano a formare la volontà unica dello Stato. In caso di guerra, con il nemico alle porte, sicuramente questo modello non solo non poteva essere proposto ma avrebbe indebolito lo sforzo bellico di una nazione. Essendo il quel momento le nazioni europee impegnate in un confronto armato fra di loro che per di più si estendeva a tutte le loro colonie, questi principi sembrarono utopistici e risibili. Solo quando nel 1945 gli Stati europei, proprio a causa della loro dissoluzione, si trovarono in una condizione di essere occupati e dipendenti da grandi potenze esterne come gli Stati Uniti d' America e l' URSS, queste idee presero più piede. Essendo, però, la storia andata in una precisa direzione non si poteva pensare che il Federalismo si potesse ridurre a forme di decentramento interno se non prima si superava in problema dell' Europa divisa negli Stati nazionali sovrani. Nella lotta per l' integrazione europea questi stessi che vollero ispirarsi a questi principi come [[Adriano_Olivetti|Adriano Olivetti]], Alexander Marc<ref>Per le notizie biografiche su questo autore vedi: [[http://archives.eui.eu/en/isaar/75]]</ref> e [[Denis_de_Rougemont|Denis de Rougemont]], non si distinsero dalle correnti federaliste che erano unite nella U.E.F.<ref>Unione dei Federalisti Europei con sede a Bruxelles.</ref> e si impegnarono a fondo per la fondazione dello Stato federale europeo<ref>Tutti questi autori sono citati nella bibliografia confronta sez, 06 nn. 3, 4, 5, 6, 7, 12, 14, 15, 16, 17.</ref>
[[File:Adriano Olivetti fotoritratto.jpg|thumb|left|Adriano Olivetti]]
Ultimamente alcuni studiosi hanno cercato di ricondurre le idee propagandate dal Federalismo integrale nell' alveo del Federalismo europeo.
[[File:Denis_de_Rougemont_by_Erling_Mandelmann_-_2.jpg|thumb|right|Denis de Rougemont]]
 
Gli studi posti in essere da Francesco Rossolillo<ref>Vedi in bibliografia nella sezione 06 n. 1, 11. ricordo che avendo citato diverse volte questo autore abbiamo predisposto un link, nella sezione di questa voce, per poter raggiungere la Fondazione in cui sono pubblicati i suoi scritti.</ref>, hanno avuto il merito di porre sul piano scientifico in problema del decentramento del potere. Premesso che senza la Costituzione federale europea e la ripartizione dei poteri, il discorso rimane sul terreno delle ipotesi, nessuno può affermare che i livelli di potere sono solo due: quello '''nazionale''' e quello '''federale'''. Su una precisa analisi territoriale che studi gli insediamenti urbani e le condizioni economiche e fisiche delle comunità presenti si potrebbe proporre un '''terzo livello di potere''' che sarebbe identificato dalle comunità di base. Si tratterebbe di ciò che storicamente avvenne in Svizzera in cui, all' interno dei Cantoni, fu conservato il livello di autorità dei Comuni dove questo si era già affermato. Lo scopo di questa ripartizione del potere costituzionale dovrebbe essere diretta a rendere efficiente l' azione esecutiva di fronte a impellenti necessità di una comunità. Permetterebbe un forma di legislazione locale che dovrebbe essere mantenuta unitaria con quella federale attraverso i poteri di sostituzione del Governo federale e attraverso il potere impositivo si potrebbero evitare forme di deviazione dalle scelte essenziali e comuni di tutto lo Stato federale. Il modello sarebbe una combinazione fra quello degli Stati Uniti e quello della Svizzera contemporanea<ref>Su questi problemi Rossolillo cita il complesso lavoro di [[Walter_Christaller|Walter Cristaller]] come primo esempio di questo approccio scientifico che abbandona le elaborazioni intellettuali per passare ai dati storici, economici e geografici di un territorio in cui sono insediate delle Comunità. Vedi in Bibliografia sez. 06 n. 18, 19.</ref>.
Una osservazione conclusiva è d' obbligo. La dottrina federalista, specialmente negli ultimi anni, non tende più a distinguere questi che sono aspetti accessori, perché lo sforzo deve essere diretto a far prevalere l' azione per portare avanti un processo costituente diretto alla fondazione dello Stato europeo. Visto che in Europa sono germinate queste idee si devono tenere nella debita importanza. Il loro apporto alla teoria generale del Federalismo è innegabile, ma non possono essere dimenticati gli ostacoli storici che devono essere superati. Al momento di redigere la Costituzione federale europea, queste questioni dovranno nuovamente essere affrontate e la loro soluzione sarà un avanzamento per la teoria generale del Federalismo<ref>Si veda sul tema le considerazioni di Daniel Elazar in bibliografia sezione 04 n. 19</ref>.
 
====Federalismo mondiale====
 
Rimane da esaminare un aspetto: il '''''Federalismo mondiale'''''. Con questo termine si intendono individuare le dottrine che riferendosi al Federalismo ne pongono la necessità di espandere la sua operatività a livello mondiale. Ossia si ritiene che la suo valore, nella storia dell' uomo, potrà realizzarsi solo quando il Federalismo sarà la forma politica e giuridica che prenderà la [[Comunità_internazionale|Comunità internazionale]]. Questa convinzione risale a [[Immanuel_Kant|Emanuele Kant]] che nel suo scritto [[Per_la_pace_perpetua|per la Pace perpetua]] (1795) arrivò a questa visione dei fatti affrontando il problema della Comunità internazionale e del [[Diritto_internazionale|Diritto internazionale]]. La prima come abbiamo già osservato è governata dalla '''''forza''''', che rappresenta la sola arma per la risoluzione dei conflitti, mentre alcuni studiosi a lui contemporanei, da allora come ancora oggi, sostennero l' importanza della '''''[[Diplomazia|diplomazia]]''''' proprio per la risoluzione di questi conflitti. Lo stesso Kant, con la in introduzione di alcuni articoli segreti, mise alla berlina la sua validità, per il semplice fatto che in questi articoli, molte volte, le potenze coinvolte, li introducevano in modo da stravolgere il contenuto non nascosto del trattato. Per Kant il problema si scioglieva se la Comunità internazionale veniva trasformata in una comunità di individui collettivi, come era avvenuto molto tempo prima per i cittadini dello Stato. Questi soggetti collettivi devono essere sottoposti a loro volta alla forza imperativa del diritto che si impone liberamente ai membri della comunità. Kant intendeva dire che si trattava di porre in essere la stessa operazione giuridico-politica che fu fatta al momento della creazione dei singoli Stati. Si dovevano unificare in un solo ordinamento giuridico le persone, in modo che fossero sottoposte all' imperio della legge e si vietò a loro di farsi giustizia da soli. La giustizia per i soprusi e i torti doveva essere affidata allo Stato che, attraverso le sue leggi e l' apparato giudiziario, poteva e doveva mettere in azione e le forze di ordine pubblico per ristabilire la giustizia. Nella Comunità internazionale la creazione dello Stato federale doveva essere un passaggio dallo stato '''omo omis lupus''', in cui tutti si fanno giustizia con le proprie mani, all' imperio del diritto attraverso un Governo, un Parlamento, una magistratura che estendono la loro giurisdizione a livello mondiale. Fu ovvio che questa idea della Confederazione mondiale spaventò Kant in un primo momento, ma si rivelò essere la soluzione giusta per generalizzare l' operazione che i Costituenti delle 13 colonie americane avevano fatto in quegli stessi anni. Inoltre il Diritto internazionale si sarebbe trasformato nel diritto dello Stato federale mondiale e quindi estendendosi a tutte le entità presenti sulla terra avrebbe dato concreta effettività al diritto della Comunità internazionale.
Questa teorizzazione però si scontrava con i dati storici a lui contemporanei. Una parte importante degli Stati europei, che in quel momento rappresentavano in centro del mondo, erano proprietari di vasti imperi coloniali, dai quali non solo ricavavano grandi risorse ma esercitavano una forma di imposizione e di subordinazione su di essi.<ref>Al momento in cui Kant scriveva queste cose c' erano dei grandi imperi coloniali con uno stato europeo quale centro. L' Impero Spagnolo che era presente su tutta la terra anche se era stato molto ridimensionato dall' Inghilterra. Quello inglese più piccolo, perché non aveva ancora la vastità di quello Britannico del XIX secolo, in quanto non aveva conquistato i territori Africani. L' Impero Francese che era più vasto di quello inglese ma ridotto a causa delle sconfitte nelle guerre di fine secolo, per citare solo i più noti.</ref>. L' esempio tipico fu quello delle Colonie americane che a seguito ad una imposizione non concordata con l' Inghilterra e una sua ingiustificata maggiorazione iniziarono ad opporsi alla esosità della Corona inglese. Poiché le trattative non giunsero a nessun risultato, le colonie americane decisero di conquistare la libertà con le armi. Tutto i secoli XVIII, XIX, XX furono governati da questo sistema di confronto fra quelle che allora furono definite le grandi potenze (Spagna, Inghilterra, Francia, Paesi Bassi, Portogallo, Prussia).
 
Solo dopo la prima guerra mondiale il Presidente americano [[Thomas_Woodrow_Wilson|Woodrow Wilson]] riuscì ad incanalare le potenze europee nel solco di una Organizzazione internazionale costituendo la [[Società_delle_Nazioni|Società delle Nazioni]]. Questa organizzazione internazionale era una organizzazione a vocazione universale. Il suo compito principale era quello di prevenire e risolvere sul nascere i conflitti che si fossero manifestati senza arrivare alla guerra. La sua esperienza fu deludente per il fatto che oltre ad una ampia azione diplomatica essa era un organismo a base confederale, sottoposto al potere delle grandi potenze. Quando la politica di equilibrio fra le coalizioni presenti al suo interno si ruppe, anche per il disinteresse degli Stati Uniti d' America che la abbandonarono al suo destino, si giunse alla Seconda guerra mondiale. L' esperienza della SDN non fu per nulla vicino al progetto di Kant. Si trattò di un tentativo di mantenere in vita una forma di potere basato sul sistema degli Stati europei in cui la Germania di Weimar si sentiva umiliata, colpita dalla crisi economica e dall' obbligo di pagare i debiti di guerra e i risarcimenti imposti dal Trattato di pace di Parigi (1919). Con la seconda guerra mondiale e la distruzione morale e materiale che ne seguì, anche il Mondo cambiò direzione. Nel 1945 c' erano soltanto due grandi potenze vincitrici della guerra gli Stati Uniti d' America, detentore della Bomba Atomica, e l' URSS che si spartirono l' Europa a metà. La stessa Inghilterra che aveva guidato la coalizione delle Nazioni contro l' alleanza Germania-Italia-Giappone, si trovò a dover affrontare le rivendicazioni di indipendenza di tutte le sue colonie. I primi decenni del dopo guerra furono gli anni in cui il Regno Unito vide staccarsi uno dopo l' altro tutti quegli Stati che sotto di lei avevano contribuito alla sua vittoria sul Nazismo. La seconda guerra mondiale fece anche scoprire al Mondo che alla ferocia umana non c' è limite. Da una parte la scoperta della [[Olocausto|Shoah]] che aveva ucciso più di 6 milioni di persone perché Ebrei. A queste si dovettero aggiungere quelle che sottoposte a forme di violenza non giustificata portarono il numero complessivo dello vittime oltre i 14 milioni. Dall' altra per logica di guerra gli Stati Uniti erano riusciti a sviluppare e realizzare la [[Bomba_atomica|Bomba atomica]] e a usarla sui due città del Giappone: [[Hiroshima]] e [[Nagasaki]]. Il suo uso fece scoprire all' umanità che le armi di distruzione di massa avevano raggiunto un punto di non ritorno. L' uomo aveva il potere di distruggere il pianeta in cui viviamo diverse volte ma non era riuscito a superare l' uso della forza e la guerra. Fu così che si creò un movimento spontaneo di uomini di buona volontà che ritenevano che il dopoguerra non poteva riprodurre le condizioni che avevano segnato la storia del mondo dal 1919 al 1939. Fra questi oltre agli scienziati, che in America, avevano realizzato la bomba atomica si venne a formare un movimento pacifista contro la guerra che oggi noi possiamo ricondurre nella tradizione che '''''ritiene necessaria la trasformazione della Comunità internazionale in uno Stato federale mondiale'''''. Alcuni di questi uomini hanno dato un contributo importante a tutto questo movimento di opinione che si localizza negli anni che vanno dall' fine della seconda guerra mondiale al momento in cui anche l' URSS realizza la sua prima bomba atomica. Mohandas Karamchad [[Mahatma_Gandhi|Gandhi]] che si era sempre opposto ad una collaborazione dell' India alla guerra
[[File:Gandhi smiling 1942.jpg|thumb|right|Mahatma Gandhi]]
dell' Inghilterra arrivò a teorizzare il '''metodo della non violenza''' da lui inventato e praticato come strumento di resistenza passiva per contrastare il potere distruttivo delle grandi potenze<ref>Sul tema si può leggere la raccolta complessiva degli scritti di Gandhi, ''Teoria e pratica della non violenza, Torino: Einaudi, 1973, che raccoglie tutti gli scritti specialmente quelli pubblicati appena dopo il 1945. Su questo tema rimane importante: Arendt Hannah: '''Disobbedienza civile''. Milano, Chiarelettere, 2017</ref>. Questo modo di fare politica con una resistenza passiva fu seguito da molti movimenti in particolare tutti i movimenti anti-militaristi negli anni che vanno dal 1945-1975<ref>Vedi [[Movimento_nonviolento]].</ref>. Lo stesso Movimento inglese di '''Federal Union''' prese posizione contro questo imbarbarimento delle pratiche dalla guerra chiedendo che la nuova Federazione mondiale, il giorno che si fosse formata, avrebbe dovuto escludere la possibilità per gli Stati membri di possedere armamenti<ref>Vedi ''Federal Union'', Jonatan Cape, 1940, s. 4 n. 21. La voce nella Wiki inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Federal_Union</ref>. Le trattative che l' Inghilterra portò avanti per la costituzione delle Nazioni Unite furono influenzate da queste suggestioni ma non poterono giungere a nessun risultato essendo stato scelto da tutti gli Stati fondatori di realizzare un ONU su base confederale in cui ciascun Stato manteneva il suo potere militare e il deterrente bellico<ref>Sul tema si legga. Federal Union:''Confederazione mondiale e Federazione delle democrazie. Lugano: Edizioni di Capolago, 1944.</ref>. Al dibattito sul modello dell' ONU hanno anche contribuito sia Noble p. Basset<ref>vedi Basset Noble P., ''Constitution of the United States of the World'', Boston; The Christopher Publishing House, 1944</ref>, Ernesto Rossi<ref>Vedi Ernesto Rossi: ''Confederazione mondiale e federazione democrazie'', Lugano Edizioni di Capolago, 1944</ref>, Clarence K. Streit<ref> Vedi Streit Clarence K.: ''Unione federale o Società delle Nazioni'', Lugano Edizioni di Capolago, 1944</ref>, Pitirim Sorokin<ref> Sorokin Pitirim A.: ''The reconstruction of Umanity'', Boston: Bacon Press, 1948</ref>,ciascuno sostenendo come fosse più utile all' umanità una federazione mondiale che una soluzione confederale. Lo Statuto dell' ONU firmato a San Francisco il 25 Giugno 1945 faceva prevalere il disegno confederale attribuendo a ciascun Stato membro lo stesso peso nell' Assemblea generale. Solo gli Stati vincitori della Seconda Guerra Mondiale: Stati Uniti d' America, Regno Unito, Francia, Russia e Cina si attribuirono il ruolo di membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, l' organo decisionale più importante per la soluzione delle controversie internazionali. Questa supremazia, basata sul diritto di veto dei membri permanenti, permise da allora sino ad oggi all' ONU di essere una organizzazione internazionale a scopo generale totalmente diversa dalla defunta SDN. Nei primi decenni alcuni autori decisero di promuovere la trasformazione dell' ONU in Stato federale e lo fecero raccogliendo attorno al loro progetto dei volonterosi che volessero proporre alla Assemblea generale fra questi Giuseppe Borgese<ref> Borgese Giuseppe Antonio: Foundation of the World Republic, Chicago: Chicago University Press, 1953</ref>, la Associazione per i popoli minacciati<ref> Vedi sul tema il loro sito: http://www.gfbv.it/</ref>. In questo contesto non poteva l' insieme degli studiosi del Federalismo rimanere estraneo al dibattito. Per loro rimane sempre valido il monito che bisogna procedere per gradi. Altiero Spinelli stesso diceva che era meglio incominciare con una federazione di pochi Stati che essere coinvolti in una realtà confederale. Quindi i federalisti si posero il problema che era necessario prima federare l' Europa e poi dopo affrontare lo sviluppo della federazione promuovendo altre federazioni regionali. Al termine di questo processo avrebbe avuto sicura presa una politica di federazione di tutta la comunità internazionale. Per questo la riforma dell' ONU fu considerato un problema non attuale se non supportato da un insieme di federazioni che intendessero addivenire ad una federazione complessiva. A questo scopo La UEF (Unione Europea dei Federalisti) si è associata nel Movimento per la fondazione della Federazione mondiale e oggi stesso partecipa a questo movimento mondiale per la creazione della federazione mondiale<ref>Su questo tema si legga il saggio di Francesco Rossolillo [[http://www.fondazionealbertini.org/sito/rossolillo/vol_ii/RII-61-Il%20lungo%20cammino%20verso%20la%20Federazione%20mondiale.pdf]]</ref>.
 
 
 
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==FEDERALISMO E FILOSOFIA POLITICA==
 
==STUDI SUGLI STATI FEDERALI ESISTENTI==
 
==FEDERALISMO E RELIGIONI==
===Le origini del termine in ambito teologico===
 
==FEDERALISMO E LINGUE==
 
==Federalismo e democrazia==
==Il federalismo e la Costituzione degli Stati Uniti (storia)==
==FEDERALISMO FISCALE==
 
==FEDERALISMO DEMANIALE==
 
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
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# ''Il Federalismo.'' / '''Mario Albertini'''. - Bologna: Il Mulino. - 1997. - 294 p.
# ''Il Federalismo di Mario Albertini.'' / '''Flavio Terranova''' ; presentazione di '''Arturo Colombo'''. - Milano: Giuffrè. - 2003. - xix, 199 p.
# ''Il Federalismo e l' ordine economico internazionale.'' [1943-45]. / '''Lionel Lord Robbins'''; a cura di '''Guido Montani'''. - Bologna: Il Mulino. - 1985. - 210 p.
# ''Federalismo europeo e federalismo mondiale.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - in: ''Il senso della storia.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 773-803.
# ''Il Federalismo, l'Europa e il mondo: un pensiero politico per unire l'Europa e per unire il mondo.'' / '''Guido Montani'''. - Manduria : Lacaita, 1999. - 172 p.
# ''Il Federalismo nel pensiero politico e nelle istituzioni.'' / a cura di '''Ettore A. Albertoni'''. - Milano : Eured, 1995. - lxxxviii, 324 p.
# ''Federalismo: storia, idee, modelli.'' / '''Corrado Malandrino'''. - Roma : Carocci. - 1998. - 184 p.
# ''Federazione.'' / '''Mario Albertini'''. - in ''La grande enciclopedia per tutti'' / '''Istituto Geografico De Agostini'''. - Novara: Istituto Geografico De Agostini. - 1964. - v. 5, pag. 374 c., pag- 375 a-b.
# ''La fine delle egemonie: Unione Europea e Federalismo mondiale.'' / '''Antonio Mosconi''' ; prefazione di '''Lucio Levi'''. - Torino: Alpina. - 2008. - xii, 149 p.
# ''Die Funktion der Regierung im modernen föderalistischen Staat.'' / von '''Martin Usteri'''. - Wien : Braumüller. - 1977. - 22 p.
# ''La Guerra e l' Unità Europea.'' / '''Luigi Einaudi'''. - Bologna: Il Mulino. - 1986. - 169 p.
# ''La guerre et la paix: recherches sur le principe et la constitution du droit des gens.'' / '''Pierre Joseph Proudhon''' ; introduction et notes de '''Henri Moysset'''. - Paris : M. Rivière. - 1927. - xciv, 514 p.
# ''Idee e forme del Federalismo.'' / '''Daniel J. Elazar'''; presentazione e traduzione a cura di '''Luigi Marco Bassani'''. - Milano : Mondadori, 1998. - xxix, 272 p.
# ''L' identità europea: il senso della unità europea e la crisi della ragione.'' / '''Mario Albertini'''. - Pavia: Il Federalista. - 1977. - 11 p.
# ''In search of the federal spirit: new theoretical and empirical perspectives in comparative federalism.'' / '''Michael Burgess'''. Oxford : Oxford University Press. - 2012. - 347 p.
# ''International Federalism in Theory and Practice'' / '''Carl J. Friedrich'''. - in ''Systems of integrating the International Community'' / Edited by '''Elmer Plischke'''. - Princeton: Princeton University Press; Van Nostrand. - 1964.
# ''Introduzione a Kant: Uomo, Comunità e Mondo nella Filosofia di Immanel Kant.'' / '''Lucien Godmann'''. - Milano: Sugar. - 1972. - 257 p.
#''Lord Lothian: un pioniere del federalismo, 1882-1940.'' / '''Andrea Bosco'''. - Milano: Jaca book. - 1989. - 347 p.
# ''Mario Albertini: saggi in onore di Mario Albertini a 5 anni dalla morte.''. - in "Il Federalista". - Pavia. - 2002 n. 3
# ''The meaning of Federalism.''. / '''Edwars Mousley'''. - in ''Federal Union''/ edited by '''Chaning Pearce'''. - London: Jonathan Cape. - 1940. - p. 21-38.
# ''Il modo di produzione post-industriale e la fine della condizione operaia.'' / '''Mario Albertini'''. - in "Il Federalista", Pavia. - 1957. - a. 18, pp. 254-261.
# ''Nazionalismo e Federalismo.'' / '''Mario Albertini'''. - Bologna: Il Mulino. - 1999. - 306 p.
# ''New direction in Federalism studies.'' / Editors '''Jan Herr'''; '''Sweden Wilfred'''. - London, New York: Routledge.- 2010. - 230 p.
# ''La pace, la ragione, la storia.'' / '''Immanuel Kant'''. - Bologna: Il Mulino. - 1985. - 161 p.
# ''Il Pacifismo non basta'' (1941). / '''Philip Henry Kerr Marquis of Lotian'''; a cura di '''Luigi Maiocchi'''. - Bologna: Il Mulino. - 1986.- 121 p.
# ''The Philosophy of Federal Union.'' / '''Joad Cyril Edwin Mitchinson'''. - London: Macmillan & co.. - 1941. - 40 p.
# ''Prefazione a una teoria democratica.''. / '''Robert Alan Dahl'''; nota introduttiva di '''Alberto Martinelli'''. - Milano: Edizioni di Comunità. - 1994.
# ''Principles du Federalisme.''. / '''Robert Aron'''; '''Alexandre Marc'''. - Paris: Le Portulan. - 1948.
# ''The Problem of Federalism: a study in the history of political theory.'' / '''Sobei Mogi'''. - London: Allen and Unwin. - 1931. - 2 v.
# ''Il problema della pace e le vie della guerra.'' / '''Norberto Bobbio'''. - Bologna: Il Mulino. - 1979 . - xvi, 163 p.
# ''Recenti sviluppi della teoria federalistica.'' / '''Lucio Levi'''. in "Il Federalista", - Pavia. - 1987. - a. 19, n. 2, pp. 105-144.
# ''La scuola federalista inglese.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - in: ''Il senso della storia.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 466-487.
# ''Scritti politici e di Filosofia della Storia e del Diritto.'' / '''Immanuel Kant'''; tradotti da '''Gioele Solari''' e '''Giovanni Vidari'''; a cura di '''Vittorio Mathieu, Luigi Firpo, Norberto Bobbio'''; con un saggio di '''Cristian Garve'''. - Torino: Utet. - 1998. - 694 p.
# ''Lo Stato federale.'' / '''Alexander Hamilton'''. - Bologna : Il Mulino. - 1987. - 219 p.
# ''Lo Stato nazionale.'' / '''Mario Albertini'''. - Milano: Giuffrè. - 1960. - 138 p.
# ''Lo Stato nazionale.'' [1960]. / '''Mario Albertini'''. - Bologna: Il Mulino, 2a edizione. - 1997, - 136 p.
# ''Studies in federal planning.'' / a cura di '''Patrick Randsome'''. - London: Macmillan & co., 1943. -363 p.
# ''Theories of federalism: a reader.'' / edited by '''Dimitrios Karmis''' and '''Wayne Norman'''. - New York (N.Y.); Basingstoke : Palgrave Macmillan. - 2005. - xiv, 331 p.
# ''Traité de Science politique.'' / '''Georges Burdeau'''. - Paris : Librairie générale de droit et de jurisprudence. - 1974-1983. - 10 voll.
# ''Trends of Federalism in Theory and Practice.'' / '''Carl J. Friedrich'''. - London: Pall Mall. - 1968.
# ''Works.'' / '''Alexander Hamilton'''. - New York: Library of America. - 2001. - xix, 1108 p.
 
05. ''''' Sul Federalismo europeo'''''
 
# ''The changing faces of federalism: institutional reconfiguration in Europe from east to west.'' / Edited by '''Sergio Ortino'''; '''Mitja Zagar'''; '''Vojtech Mastny'''. - Manchester , New York (N.Y.) : Manchester University Press. - 2005
# ''Chi ha inventato la guerra può ora inventare la pace.'' / '''Umberto Veronesi'''. - in: ''Il mestiere di uomo.'' / '''Umberto Veronesi'''. - Torino: Einaudi. - 2014. - p. 133-148
# ''Cittadino d' Europa: 75 anni di storia mondiale.'' / '''Jean Monnet'''. - Milano: Rusconi. - 1988. - 2a ediz. . - 396 p
# ''Come ho tentato di diventare saggio: Io Ulisse.'' / '''Altiero Spinelli'''. - Bologna: Il Mulino, 1984. - v. 2.
# ''Contro lo stato nazionale: federalismo e democrazia in Thomas Jefferson'' / '''Luigi Marco Bassani''' ; prefazione di '''Massimo Teodori'''. - Bologna : Edizioni il Fenicottero. - 1995
# ''Discorso sulla pace presente e futura dell'Europa.'' / '''William Penn'''. - in ''Filosofi per la pace: Jeremy Bentham et altri.'' / a cura di '''Daniele Archibugi''' e '''Franco Voltaggio'''. - Roma: Editori riuniti. - 1991. - lxxviii. 313 p.
# ''L'Europe et le fédéralisme: contribution à l'émergence d'un fédéralisme intergouvernemental'' / '''Maurice Croisat'''; '''Lean-Louis Quermonne'''. -2. èd.. - Paris : Editions Montchrestien. - 1999
#''An essay towards the present and future peace of Europe; by the establishment of an European diet, Parliament, or estates. (1693)'' / '''William Penn'''. - London: Peace Committee of the Society of Friends. - 1936. - 32 p.
# ''Federalismo e integrazione europea'' / '''Lucio Levi''' . - Palermo : Palumbo. - 1978. - 148 p.
# ''Il Federalismo per dibattito politico e culturale della Resistenza.'' / '''Norberto Bobbio'''. - in: ''L' idea di unificazione europea dalla prima alla seconda guerra mondiale.'' - Torino: Fondazione Luigi Einaudi. - 1975. - p. 236
# ''A History of European Integration: 1945-1947.'' / '''Walter Lipgens'''. - Oxford: Oxford University Press. - 1982. - 2 v.
# ''Die multikulturelle und multiethnische Gesellschaft. Eine neue Herausforderung an die Europäische Verfassung.'' / '''Thomas Fleiner-Gerster''' (Hrsg.). - Friburg: Université de Friburg: Institut par le Fédéralisme. - 1995. - 266 p.
# ''La guerre et la revolution.'' / '''Lev Trotskij'''. - Paris: Edition la tete de feuille. - 1974. - 311 p.
# ''Nazionalismo e Federalismo'' / '''Mario Albertini'''. - Bologna : Il Mulino. - 1999. - 306 p.
# ''Opere complete.'' / '''Vladimir Ulic Ulianov (Lenin)'''. - Roma: Editori riuniti. - 1966. - v. 26, 27, 28.
# ''Per una Europa libera e unita: Progetto di un manifesto. (1941)'' / '''Altiero Spinelli'''; '''Ernesto Rossi'''. - in ''Problemi della Federazione europea''. - Roma: Movimento per la Federazione Europea, 1944. - pp. 9-30.
# ''Penser l'Europe.'' / '''Edgard Morin'''. - Paris: Gallimard. - 1990. - 265 p.
# ''Quale Europa'' / '''Mario Albertini'''. - in "Federalismo militante", suppl., 1973. - pp. 43-75;
#''Le ragioni del Federalismo europeo'' / '''Mario Albertini''', in "Il Federalista", Pavia, 1981, a. 23, pp. 119-128;
# ''Le radici storico culturali del Federalismo europeo''. / '''Mario Albertini'''. - in: '' Bibliografia del Federalismo europeo= Bibliography of European Federalism: 1776-1984.'' / '''Riccardo Marena'''; '''Alberto Butteri'''; ''' Vito Console'''. - Milano: Franco Angeli. - 1987. - v. 1, p. 7-30
# ''La riorganizzazione della società europea. (1814)'' / '''Henri de Saint-Simon'''; '''Augustin Thierry'''. - Roma: Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea. - 1986. - 130 p.
# ''Some Reasons for an European State proposed to the Powers of Europe... (1710)'' / '''John Bellers'''. - in ''John Bellers, 1654-1725: Quaker, economist and social reformer. His writings.'' / '''John Bellers'''; with a memoir by '''A. Ruth Fry'''. - London; Toronto: Cassell and company ltd.. - 1935. - xi, 174 p.
# ''Studi sul Federalismo.'' / a cura di '''Robert R. Bowie''' e '''Carl J. Friedrich'''; prefazione di '''Aldo Garosci'''. - Milano: Edizioni di Comunità. - 1959. - xlv, 984 p.
# ''Il terzo mondo e l'unità europea'' / '''Guido Montani'''. - Napoli : Guida, 1979. - 198 p.
# ''Una rivoluzione pacifica: dalle nazioni all' Europa'' / '''Mario Albertini'''. - Bologna: Il Mulino. - 1999. - 484 p.
# ''William Penn e l'istituzione di un'assemblea di stati europei.'' / '''Rodolfo De Mattei'''. - Milano: Giuffré. - 1966. - 62, 81 p.
 
06. '''''Sul Federalismo integrale'''''
 
# ''Città, territorio, istituzioni della società postindustriale.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - in: ''Il senso della storia.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, pp. 185-192
# ''Cos'è il federalismo : attualità di un'idea per una più libera convivenza dei popoli : il federalismo è una antica idea che ... sembra oggi la decisiva, seppur controversa soluzione per riformare lo Stato in Italia e per una migliore convivenza europea.'' / '''Zeffiro Ciuffoletti'''. - Firenze : Bulgarini. - 1996.
# ''Del principio federativo.'' / '''Pierre Joseph Proudhon''' ; prefazione di '''Luciano Pellicani''' ; traduzione, apparato critico e nota storico-filologica a cura di '''Maria Luisa Miranda'''. - Roma: Avanti. - 1979. - xxi, 136 p.
# ''Dictionnaire international du Fédéralisme.'' / sous la direction de '''Denis de Rougemont''', édité par '''François Saint-Ouen'''. - Bruxelles: Bruylant. - 1994
# ''Diritto e politica nell'opera di Alexandre Marc : l'inventore del federalismo integrale.'' / di '''Emilie Courtin''' ; traduzione a cura di '''Rebecca Rosignoli''' e '''Claudia Silvaggi'''. - Roma: CSU. - 2009. - 96 p.
# ''Europe dans le monde'' / '''Alexandre Marc'''. - Paris: Payot,. - 1965. - 238 p.
# ''Federalisme, socialisme et antitheologisme'' ; ''Lettres sur le patriotisme'' ; ''Dieu et l'Etat'' / '''Michel Bakounine'''. - Paris : Stock. - 1912. - 6a ediz.; xl, 326 p.
# ''Federalismi falsi e degenerati.'' / ''' Gianfranco Miglio''' . - Milano: Sperling and Kupfer. - 1997. - xix, 196 p.
# ''Il Federalismo: cenni storici e implicazioni politiche.'' / '''Attilio Danese''' ; con scritti di '''Maria Luisa Bassi''' e '''Stefano Ceccanti'''. Intervista a '''Alexander Marc''' / a cura di '''Caterina Maniaci'''. - Roma : Città Nuova, 1995. - 207 p.
# ''Federalismo e regionalismo.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - in: ''Il senso della storia.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 2, p. 391-394.
# ''Federalismo europeo e autonomie locali.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - in: ''Il senso della storia.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 531-536.
# ''Federalismo integrale'' / '''Adriano Olivetti'''. - in "L' Unita' europea". - Milano. - 1945 . - n. 8
# ''Il Federalismo tra filosofia e politica.'' / a cura di '''Ugo Collu'''. - Nuoro: Fondazione Costantino Nivola; Roma : Centro per la filosofia italiana. - 1998. - 483 p.
# ''Integral federalism: model for Europe: a way towards a personal group society: historical development, philosophy, state, economy, society.'' / '''Lutz Roemheld'''; translated by '''Hazel Bongert'''. - Frankfurt am Main; New York: P. Lang. - 1990. - 560 p.
# ''Proudhon'' / '''Mario Albertini'''. - Firenze: Vallecchi. - 1974. - 168 p.
# ''L' ordine politico delle comunità'' / '''Adriano Olivetti'''. - Ivrea: Nuove edizioni di Ivrea. - 1945.
# ''L'uno e il diverso: per una nuova definizione del federalismo'' / '''Denis de Rougemont''' ; introduzione di '''Giuseppe Goisis'''. - Roma: Lavoro, 1995. - LIV, 48 p.
# ''Die zentralen Orte in Süddeutschland: eine ökonomisch-geographische Untersuchung über die Gesetzmässigkeit der Verbreitung und Entwicklung der Siedlungen mit städtischen Funktionen. (1933)'' / '''Walter Christaller'''. - Darmstadt : Wiss. Buchges. - 1980. - 331 p.
# ''Das Grundgerutst der raumlichen Ordunung in Europa.'' / '''Walter Cristaller'''. - in ''Frankfurter geographische hefte''. - Frankfurt am Main: Verlag Dr. Waldemar kramer. - 1950
 
07. ''''' Su Federalismo e azione politica'''''
 
# ''Come ho tentato di diventare saggio.'' / '''Altiero Spinelli'''. - Bologna: Il Mulino. - 2006. - XV, 443 p.
# ''La costituente e il popolo europeo: due scritti di Altiero Spinelli.'' / '''Altiero Spinelli'''. - Pavia: Movimento Federalista Europeo. - 2002. - 32 p.
# ''Difesa europea e Costituente europea: Discorso tenuto alla manifestazione federalista di Roma il 21 Gennaio 1951.'' / '''Altiero Spinelli'''. - Roma: Tip. Emer. - 1951. - 16 p.
# ''Du principe federatif et de la necessite' de reconstituer le parti de la revolution'' / '''Pierre J. Proudhon'''. - Paris: Dentu. - 1863.
# ''La fondazione dello Stato europeo: esame e documentazione del tentativo di De Gasperi nel 1951 e prospettive attuali.'' / '''Mario Albertini'''. - Milano: Libera Associazione. - 1977. - 55 p.
# ''Idée générale de la révolution au XIXe siècle.'' / '''Pierre Joseph Proudhon''' ; introduction et notes de '''Aimé Berthod'''. - Paris : M. Rivière. - 1923. - 462 p.
# ''L' identità europea: il senso dell' unità europea e la crisi della ragione.'' / '''Mario Albertini'''. - Pavia: Il Federalista. - 1977. - 11 p.
# ''Mario Albertini.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - in: ''Il senso della storia.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 2, p. 491-496.
# ''Il Manifesto di Ventotene.'' / '''Altiero Spinelli'''. - Bologna: Il Mulino. - 1991. - 149 p.
# ''Il Manifesto dei Federalisti Europei.'' / '''Altiero Spinelli'''. - Parma: Guanda. - 1957. - 108 p.
# ''Il militante federalista e il nuovo modo di fare politica : due scritti di Mario Albertini.'' / '''Mario Albertini'''. - Pavia: Il Federalista. - 2004. - 39 p.
# ''Note sulla coscienza rivoluzionaria.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - in: ''Il senso della storia.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 441-465.
# ''Il progetto europeo'' / '''Altiero Spinelli'''. - Bologna: Il Mulino. - 1985. - 213 p.
# ''Il rivoluzionario.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - in: ''Il senso della storia.'' / '''Francesco Rossolillo'''. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 843-856
# ''Senso della storia e azione politica.'' / '''Francesco Rossolillo''' ; a cura di '''Giovanni Vigo'''. - Bologna : Il mulino. . 2009. - 2 v.
# ''Trent' anni di vita del Movimento Federalista Europeo'' / a cura di '''Lucio Levi''' e '''Sergio Pistone'''. - Milano: F. Angeli. - 1973. - 438 p.
# ''Verso la Comunità politica europea: rapporto di Altiero Spinelli, segretario generale del Movimento Federalista Europeo tenuto al Congresso internazionale del Movimento europeo, Aja 8-10 ottobre 1953.'' / '''Altiero Spinelli'''. - Tivoli: Movimento Federalista Europeo, Tip. Chicca. - 1953. - 32 p.
 
08. ''''' Sul Federalismo in Italia'''''
 
# ''L'originale proposta federalista dell'ultimo Premier delle Due Sicilie'' / '''Antonio Boccia'''. - Lauria: Crisci. - 2004.
# ''Archivio triennale delle cose d' Italia'' / '''Carlo Cattaneo'''; a cura di '''Luigi Ambrosoli'''. - Milano: Mondadori. - 1974. - 2 v.
# ''Cattaneo e il Federalismo'' / '''Clemente Galligani'''. - Roma : Armando. - 2010
# ''Contro lo statalismo: federalismo e regionalismo'' / '''Luigi Sturzo''' ; a cura di '''Luciana Dalu''' ; prefazione di '''Dario Antiseri'''. - Soveria Mannelli; Messina: Rubbettino. - 1995
# ''La Costituente: la teoria, la storia, il problema italiano.'' / '''Costantino Mortati'''. - Roma : Darsena, 1945, - viii, 233 p.
# ''Del primato morale e civile degli italiani'' / '''Vincenzo Gioberti''' ; introduzione e note di '''Gustavo Balsamo-Crivelli'''. - Torino : Unione tipografico-editrice torinese. - 1843
# ''Il Federalismo libertario e anarchico in Italia: dal Risorgimento alla seconda guerra mondiale / '''Gigi Di Lembo'''. - Livorno : Sempre avanti. - 1994. - 76 p.
# ''La fédération et l'unité en Italie'' / '''Pierre-Joseph Proudhon'''. - Paris : E. Dentu. - 1862. - 143 p. ;
# ''Il Federalismo'' / '''Gaetano Salvemini'''. - in ''Il Sud nella storia d' Italia''. - Bari: Laterza. - 1961. - p. 458-475.
# ''Filosofia della Rivoluzione'' / '''Giuseppe Ferrari'''. - Londra, s.e.. - 1851.
# ''La formazione dello Stato unitario.'' / '''Ettore Passerin d'Entrèves''' ; a cura di '''Nicola Raponi'''. - Roma : Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1993. - 380 p.
# ''L' idea federalista nel Risorgimento italiano/ '''Antonio Monti'''. - Bari: Laterza. - 1922. - viii, 186 p.
# ''Idea nazionale e ideali di unità supernazionali in Italia dal 1815 al 1918.'' / '''Mario Albertini'''. - Milano, Marzorati. - 1961. - 62 p.
# ''Italia fedele: il mondo di Gobetti.'' / '''Norberto Bobbio'''. - Firenze : Passigli. - 1986. - 270 p.
# ''Italia civile: ritratti e testimonianze. '' / '''Norberto Bobbio'''. - Manduria Lacaita. - 1964. - 325 p.
# ''Maestri e compagni : Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Eugenio Colorni, Leone Ginzburg, Antonio Giuriolo, Rodolfo Mondolfo, Augusto Monti, Gaetano Salvemini.'' / '''Norberto Bobbio'''. - Firenze : Passigli. -1984. - 299 p.
# ''L'originale proposta federalista dell'ultimo Premier delle Due Sicilie.'' / '''Antonio Boccia'''. - Lauria: Crisci. - 2004.
# ''Le più belle pagine di Carlo Cattaneo'' / '''Gaetano Salvemini'''. - Milano: Fratelli Treves. - 1922. - xxi, 268
# ''Profilo ideologico del Novecento italiano.'' / '''Norberto Bobbio'''. - Torino : Einaudi. - 1986. - 190 p.
# ''Le speranze d' Italia'' (1844). / '''Cesare Balbo'''; introduzioni e note di '''Achille Corbelli'''. Torino: Utet. - 1925. - lix, 272 p.
# ''Stati uniti d'Italia: scritti sul federalismo democratico.'' / '''Carlo Cattaneo'''; a cura di '''Norberto Bobbio'''; prefazione di '''Nadia Urbinati'''. - Roma: Donzelli, 2010. - xxvi, 148 p.
# ''Unione e non unità d'Italia.'' (1867) / '''Pietro Ulloa Calà''' con postfazione di '''Corrado Augias''' e '''Carmelo Pasimeni'''. - Lecce: Argo. - 1988.
 
09. '''''Studi sugli Stati federali esistenti'''''
 
# '''MONDO'''
##''Comparative federalism: the European Union and the United States in comparative perspective.'' / Edited by '''Anand Menon'''; '''Martin Schain'''. - Oxford : Oxford university press. - 2006
## ''Comparing federal systems'' / '''Ronald L. Watts'''. -2nd ed. . - Montreal: Queen's university: School of policy studies. - 1999.
## ''Federal systems of the world: a handbook of federal, confederal and autonomy arrangements'' / compiled and edited by '''Daniel J. Elazar''' and the staff of the '''Jerusalem center for public affairs'''. - Harlow : Longman. - 1991
## ''The federal vision: legitimacy and levels of governance in the United States and the European union.'' / edited by '''Kalypso Nicolaidis''' and '''Robert Howse'''. - Oxford: Oxford university press. - 2001. - XVII, 537 p.
## ''Föderalismus 2.0: Denkanstösse und Ausblicke'' = ''Fédéralisme 2.0: Réflexions et perspectives.'' / '''Bernhard Waldmann'''; '''Peter Hänni'''; '''Eva Maria Belser''' (Hrsg.), Bern: Stampfli Buchhanlung. - 2011. - v. 1
## ''Routledge Handbook of Regionalism and Federalism'' / Edited by '''John Loughin'''; '''John Kincald'''; '''Wilfred Swieden'''. - New York: Routledge. - 2013. - 640 p.
## ''Social and political foundations of constitutions.'' / edited by '''Denis J. Galligan'''; Oxford: University of Oxford Centre for Socio-Legal Studies; Mila Versteeg, University of Virginia School of Law. - New York (N.Y.): Cambridge University Press. - 2013. - xx, 672 p.
# '''AFRICA'''
## ''The Federal Imperative in Africa. How is Federalism a Resolution Mechanism and not a Solution?'' / '''Omadachi Oklobia'''. - Friburg: Université de Friburg: Institut par le Fédéralisme. - 1994. - 31 p.
## '''Comore'''
### ''Comors: constitution and cityzenship laws handbook: strategic informations and basic laws.'' / '''Comors State'''. - Washington DC: International Business Publications (USA). - 2013. - 268 p.
## '''Etiopia'''
### ''A history of Ethiopia.'' / '''Harold G. Marcus'''. - Princeton: University of California Press. - 2002. - 335 p.
## ''''Nigeria''''
### ''Federalism and ethnic conflict in Nigeria.'' / '''Rotimi T. Suberu'''. - Washington : United States institute of peace press , 2001. - XXVI. 247 p.
# '''AMERICA '''
## '''Argentina'''
### ''Historia constitucional argentina.'' / '''José Rafael Lopez Rosas''';. - Buenos Aires: Astrea. - 2006. - 5a edz.. - xxiv, 691 p.
### ''Storia dell' America Latina contemporanea.'' / '''Loris Zanatta'''. - Bari: Laterza. - 2010. - v, 259 p.
## '''Brasile'''
### ''L'autonomia locale nell' ordinamento federale: il caso del Brasile.'' / '''Alberto Clini'''. - Padova : CEDAM. - 2008
## '''Canada'''
### ''Canadian federalism: performance, effectiveness, and legitimacy.'' / edited by '''Herman Bakvis'''; '''Grace Skogstad'''. -2nd ed. . - Don Mills : Oxford university press, 2008
### ''L'ordinamento costituzionale del Canada.'' / '''Jacques Fremont'''. -Torino: Giappichelli. - 1997. - 294 p.
## '''Messico'''
### ''Aspetti del federalismo messicano.'' / a cura di '''Robertino Ghiringhelli'''. - Milano : Giuffrè. - 2000. - XXVIII, 147 p.
### ''Federalismo e libertà: i modelli di Messico, Argentina e Venezuela.''' / '''Luigi Melica'''. - Padova : CEDAM. - 2002. - X, 278 p.
## '''Stati Uniti d' America (USA)'''
### ''The age of Federalism: the early American Republic 1788-1800''. / '''Stanley Elkins'''; '''Eric McKirick'''. - Oxford; New York: Oxford University Press. - 1993.
### ''Alexander Hamilton e il federalismo americano.'' / '''Lucio Levi'''. - Torino: Giappichelli, 1965. -276 p.
### ''La decadence du fédéralisme aux les Etats Unis.'' / '''Mario Albertini'''; '''Francesco Rossolillo'''. - in: "Le fédéraliste", Pavia. - 1962. - a. 4, p. 219.
### ''The development of American federalism.'' / '''William H. Riker'''. - Boston, Mass. : Kluwer academic. - 1987
### ''L' età progressista negli Stati Uniti 1896-1917.'' / a cura di '''Arnaldo Testi'''. - Bologna : Il Mulino, 1984. - 367 p.
### ''La nascita degli Stati Uniti d'America: rendiconti del Convegno tenuto a Roma dal 13 al 15 luglio 1956.'' / a cura di '''Luciano Bolis'''. - Milano : Edizioni di Comunita, 1957. - 255 p.
### ''The struggle is the message: the organization and ideology of the anti-war movement.'' / '''Irving Louis Horowitz'''. - Berkeley (Calif.): Glendessary Press. - 1970. - xii, 175 p.
### ''Trois expériences fédéralistes: états-Unis d'Amérique, Confédération Suisse, Société des Nations.'' / '''Edmond Privat'''. - Neuchâtel : Editions de la Baconnière. - 1942. - 109 p.
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# '''ASIA'''
## '''India'''
### ''Everyman's Constitution of India.'' / '''Bahl Sardari Lall''' . - Gurgaon, Punjab: s.e.. - 1952. - 200 p.
### ''Handbook of Indian constitutional law: covering comprehensively in six parts the entire gamut of the organic law of India.'' / edited by '''G.C. Venkata Subbarao'''; assisted by Kalpakam. - Hyderabad, [India] : Law Academy. - 1983. - xciii. 205, xix,430, 93, 336p.
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## ''Democracy and federalism in the European Union and the United States: exploring post-national governance.'' / edited by '''Sergio Fabbrini'''. - London ; New York: Routledge. - 2005.
## ''Federalismi e integrazioni sopranazionali nell'arena della globalizzazione: Unione Europea e Mercosur.'' / a cura di '''Paola Bilancia'''. - Milano : Giuffrè. - 2006. - VI, 397 p.
## '''Austria'''
### ''Austrian federalism and European integration.'' / '''Markus Fallenboeck'''. - Fribourg : Institut du fédéralisme. -1998.
### ''Il concetto di autonomia e di federalismo nella tradizione storica italiana e austriaca: convegno internazionale di studio: Trento, 26 maggio aula grande dell'Istituto Trentino di Cultura Via S. Croce, 77 = Die Begriffe Autonomie und Föderalismus in der historischen Tradition Italiens und Osterreich: internationale Studientagung: Trient, 26. Mai 1995 (Aula Magna) Via S. Croce 77''. - Trento: Istituto trentino di cultura. - 1995
### Federalismo e centralismo in Austria dal 1861 alla prima guerra mondiale. / '''Peter Urbanitsch'''. - Trento : Società di studi trentini di scienze storiche. - 1996. -23, 68.
## '''Belgio'''
### ''La Constitution de 1830 à nos jours.'' / '''Francis Delpérée'''. - Bruxelles: Éditions Racine. - 2006. - 234 p.
## '''Bosnia-Erzegovina'''
### ''Il fallito modello federale della ex Jugoslavia''. / '''Rade Petrovic'''; a cura di '''Rita Tolomeo'''. - Soveria Mannelli: Rubettino. - 2005. - 175 p.
## '''Germania'''
### ''Der deutsche Föderalismus: die Diktatur des Reichspräsidenten.'' / Referate von '''Gerhard Anschuetz'''; '''Karl Bilfinger'''; '''Carl Schmitt'''; '''Erwin Jacobi'''. - Berlin ; Leipzig : Gruyter, Walter de, & Co.. - 1924
### ''Federalism, bureaucracy, and party politics in Western Germany: the role of the Bundesrat.'' / by '''Edward L. Pinney'''. - Chapel Hill, N.C. : University of North Carolina press. - 1963. - VIII, 268 p
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### ''Die Zukunft des Föderalismus in Deutschland und Europa.'' / Herausgegeben von '''Detlef Merten'''. - Berlin: Duncker & Humblot. - 2007. - 249 p.
## '''Svizzera'''
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### ''Federalism and multiethnic states : the case of Switzerland.'' / '''Lidija R. Basta'''; '''Thomas Fleiner''' (ed.). - Fribourg: Institut du fédéralisme. - 1996. - 193 p.
### ''L'ordinamento federale svizzero.'' / '''Blaise Knapp''' ; con un saggio introduttivo di '''Giovanni Guiglia''' ; edizione italiana a cura di '''Nino Olivetti Rason''' e '''Lucio Pegoraro'''. - Torino : Giappichelli, - 1994. - 207 p.
### ''L'organizzazione dei poteri e il federalismo in Svizzera secondo la nuova Costituzione.'' / '''Giovanni Guiglia'''; '''Blaise Knapp'''. -Torino : Giappichelli, 2000. - 321 p.
### ''Schweizerische Demokratie : Institutionen, Prozesse, Perspektiven''' / '''Wolf Linder'''. - Bern: Haupt. - 2005. - 2 vol.
## '''Russia'''
### ''The constitutional status of the regions in the Russian Federation and in other European countries : the role of the regional legislative bodies in strengthening: unity in diversity.'' Proceedings, Kazan, Tatarstan (Russian Federation), 11-12 July 2003. - Strasbourg : Council of Europe. - 2003
### ''Le fédéralisme soviétique: ses particularités typologiques.'' / '''Théofil K. Kis'''. - Ottawa : University of Ottawa press. - 1973. - XIII, 191 p.
# '''OCEANIA'''
## '''Australia'''
### ''Storia dell'Australia.'' / '''Stuart Macintyre''' ; traduzione di '''Silvia De Marco'''. - Bologna : CLUEB. - 2010. - xi, 312 p.
 
10. '''''Federalismo e Religioni'''''
 
# ''Antichi come le montagne.'' / '''Mohandas Karamchand Gandhi'''; traduzione di '''Licia Pigni Maccia'''. - Milano: Edizioni di Comunità. - 1963. - 261.
# ''Bhagavad-Gita: il canto del Glorioso Signore.'' / Edizione italiana a cura di '''Stefano Piano'''. - Cinisello Balsamo: Edizioni San Paolo. - 1994. - 384 p.
# ''Cittadino del mondo: in cammino verso l'Europa unita.'' / '''Lidia Boccardo'''; '''Battista Calvagno'''. - Milano : Paoline. - 1991. - 111 p.
# ''Come i nemici diventano amici: insieme per la nonviolenza, la giustizia e la riconciliazione.'' / '''Hildegard Goss-Mayr''' ; prefazione del cardinale '''Franz König'''. - Bologna: Editrice Missionaria Italiana. - 1997. - 253 p.
# ''Con la forza del cuore: ecumenismo e non violenza .''/ '''Dalai lama (Bstan-dzin-rgya-mtsho Dalai lama XIV)'''; '''Eugen Drewermann''' ; a cura di '''David J. Krieger''' ; traduzione di '''Palma Severi'''. - Genova: ECIG. - 1996. - 103 p.
# ''Christ at the checkpoint: theology in the service of justice and peace.'' / edited by '''Paul Alexander'''. - Eugene, Or. : Pickwick Publications. - 2012. - xx, 182 p.
# ''I cristiani e la pace: alla luce della Pacem in terris .''/ '''Angelo Cavagna'''. - Bologna. Centro Editoriale Dehoniano. - 1996. - 230 p.
# ''Discorso durante la visita al Parlamento europeo: Palazzo d'Europa - Strasburgo (Francia)Martedì, 11 ottobre 1988''. / ''' Karol Wojtyla (Ioannes Paulus II Papa)'''.<ref> testo di Giovanni Paolo II 11 Ottobre 1988: [http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1988/october/documents/hf_jp-ii_spe_19881011_european-parliament_it.html]</ref>
# ''Dizionario di teologia della pace.'' / a cura di '''Luigi Lorenzetti'''. - Bologna: EDB (Editrice Dehoniane Bologna). - 1997. - 1067 p.
# ''Einsten aveva ragione: mezzo secolo di impegno per la pace.'' / '''Pietro Greco'''. - Trieste: Scienzaexpress edizioni. - 2012. - 304 p.
# Enciclica ''Pacem in Terris'' (11 Aprile 1963)- / '''Angelo Roncalli (Giovanni XXIII Papa)'''. - in <ref> testo Giovanni XXIII Papa 11 Aprile 1963 [http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem_it.html]</ref>
# Enciclica ''Populorum Progressio'' (26 Marzo 1967). / '''Giovan Battista Montini (Paulus VI Papa)'''. - <ref> Paolo VI Papa 26 Marzo 1967 [http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_26031967_populorum_it.html]</ref>
# ''An ecumenical theology of the heart: the theology of Count Nicholas Ludwig von Zinzendorf .'' / Arthut James Freeman. - Bethlem (Pa): Moravian Church in America. - 1998. - vi, 346 p.
# ''Istituzione della Religione Cristiana (1536)'' / '''Jean Calvin'''; a cura di '''Giorgio Tourn'''. - Torino. Utet. - 1983. - 2 v.
# ''Mai più la guerra: per una teologia della pace.'' / '''Luigi Bettazzi'''; a cura di ''Valentino Savoldi''; prefazione di '''Bernard Haring'''. - Molfetta: La Meridiana.- 1998. - 349 p.
# ''Un metodo per la pace del mondo: parte I: Conferenza Besant ad Adyar il 26/12/2005.'' / '''Asgar Ali Engineer'''; traduzione di '''Patrizia Giampieri'''. - Roma: Convenzione internazionale Società teosofica. - <ref> Asgar Ali Engineer 26 Dicembre 2005 in ligua italiana [http://www.teosofica.org/all/Un_metodo_sufi_per_la_pace_nel_mondo_I_parte.pdf] . L' autore lo ha pubblicato sul “The Indian Tehosophist”. - Vanarasi. - 2005 </ref>
# ''La mistica della guerra: spiritualità delle armi nel Cristianesimo e nell' Islam.'' / '''Dag Tessore'''; prefazione di '''Franco Cardini'''. - Roma: Fazi Editore. - 2003. - 269 p.
# ''Non avrai altro Dio : il monoteismo e il linguaggio della violenza.'' / '''Jan Assmann'''. - Bologna: Il Mulino. - 2007. - 147 p.
# ''Non uccidere: una nuova scienza politica globale.'' / '''Glenn D. Paige'''; edizione italiana a cura di '''Prisca Giaiero'''. - Bologna: EMI (Editrice Missionaria Italiana). - 2010. - 222 p.
# ''Nuove vie di pace: dalla guerra giusta alla pace integrale.'' / '''Waclaw Madej'''. - Roma: Nonsolocopie. - 1999. - 127 p.
# ''Per una teologia della pace.'' / Introduzione di '''Bruno Secondin'''. - Roma: Borla. - 1987. - 186 p.
# ''Il principio nonviolenza: una filosofia della pace.'' / '''Jean-Marie Muller'''; traduzione di '''Enrico Peyretti'''; prefazione di '''Roberto Mancini'''. - Pisa: Plus-Pisa University Press. - 2004. - 335 p.
# ''Religions and World Peace: Religious Capacities for Conflict Resolution and Peacebuilding (Religion - Conflict - Peace/Religion - Konflikt - Frieden). Paperback – October 10, 2012 224p. / Edited by by '''Ronald Czada'''; '''Thomas Held'''; '''Markus Weingardt'''. - Baden-Baden: Nomos Publishers. - 2014. - 232 p. . - ISBN-13: 978-3832967055
# ''Lo scontro dei fondamentalismi.'' / '''Tariq Ali'''. - Milano: Rizzoli. - 2002. - 464 p.
# ''Il tempo stringe: un assise mondiale dei cristiani per la giustizia, la pace e la salvaguardia della creazione.'' / '''Carl Friedrich von Weizsacker'''. - Brescia: Queriniana. - 1989. - 130 p.
# ''Vivere in pace con i musulmani: potensiali di pace dell' Islam.'' / '''Adel Theodor Khoury'''. - Brescia: Queriniana. - 2004. - 103 p.
# ''Was Frieden schafft.'' / '''Markus A. Weingardt'''. - Gütersloh: Guetersloher Verlagshaus. - 2014. - 232 p. . - ISBN: 978-3-579-08172-4
 
11. '''''Federalismo e lingue'''''
 
# ''La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea.'' / '''Umberto Eco'''. - Roma; Bari: Edizioni Laterza. - 1993. - 432 p. . - collana ''Fare l'Europa''. - ISBN 88-420-4287-0
# ''The search for the perfect language.'' / '''Umberto Eco'''. - Oxford: Blackwell. - 1995. - 435 p.. - ISBN 0-631-17465-6.
# ''The World's Major Languages.'' / '''''Bernard Comrie''''. - Oxford: Oxford University Press . - 1990. - xiii, 1025 p.. - ISBN 0-19-506511-5.
# ''The Grammar of Esperanto: A Corpus-Based Description.'' / '''Cristopher Gledhill'''. - Lincom Europa. - 2a edizione. - ISBN 3-8958-6961-9.
# ''A priori artificial languages (Languages of the world).'' / '''Alan Liber'''. - Lincom Europa. - 2000. - ISBN 3-89586-667-9.
# ''Lingvistikaj aspektoj de Esperanto ("Linguistic aspects of Esperanto")''. / '''John Wells'''. - Rotterdam: Universala Esperanto-Asocio, 1989. - 2a edizione
 
==Voci correlate==
==Altri progetti==
==COLLEGAMENTI ESTERNI==
*[http://da.wikipedia.org/wiki/F%C3%B8deralisme Wiki Sito: Federalismo in lingua danese]
*[http://de.wikipedia.org/wiki/F%C3%B6deralismus#Geschichte Wiki Sito: Federalismo in lingua tedesca]
*[http://en.wikipedia.org/wiki/Federalism Wiki Sito; Federalismo in lingua inglese]
*[https://www.britannica.com/topic/federalism Federalismo nell' Enciclopedia brinannica]
*[http://eo.wikipedia.org/wiki/Federaciismo Wiki Sito: Federalismo in lingua esperanto]
*[http://fr.wikipedia.org/wiki/F%C3%A9d%C3%A9ralisme#cite_note-1 Wiki Sito: Federalismo in lingua francese]
*[https://ru.wikipedia.org/wiki/%D0%A4%D0%B5%D0%B4%D0%B5%D1%80%D0%B0%D0%BB%D0%B8%D0%B7%D0%BC Wiki sito: Federalismo in lingua russa]
*[https://www.congress.gov/resources/display/content/The+Federalist+Papers Il Federalista in edizione ebook della Library of Congress of Washington]
*[http://www.treccani.it/enciclopedia/federalismo Federalismo nella Enciclopedia Treccani]
*[http://www.mfe.it/site/ Movimento Federalista Europeo]
*[http://en.unpacampaign.org/| Campagna per l' elezione diretta dell' Assemblea generale dell' ONU]
*[http://www.wfm-igp.org/| Movimento federalista Mondiale]