Arbëreshë: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua|il fenomeno migratorio contemporaneo|Albanesi in Italia|Albanesi d'Italia}}
{{senzafonti}}
{{Popolo
[[Immagine:Arbereshbandiera.png|thumb|200px|Bandiera Arbëreshë.]]
|regione = {{ALB}}<ref>Gli albanesi della diaspora (vedi sezione Storia: Migrazioni) hanno origine da un'[[Albania#L'Albania nel medioevo|Albania tardo-medievale]], allora divisa in principati. I gruppi della seconda diaspora, oltre all'odierna [[Albania]] del sud, si possono inquadrare nei territori delle attuali [[Macedonia del Nord]] (confine con Ohrid) e [[Grecia]] (Ciamuria e Morea), originarie da famiglie albanesi provenienti dall'Albania che storicamente, a partire dall'XI secolo, si spostarono - per vari motivi - più nei Balcani meridionali occidentali, fondando numerosissime comunità.</ref><ref>«[…] È indubbio che l'esodo e la fuga degli albanesi verso altre realtà territoriali si addensò nelle coste di un'Albania colpita pesantemente dal turco. I principati d'Albania, loro patria d'origine, ebbe a mancare delle migliori personalità e di una continuità con il passato.» [[Ernest Koliqi]] in ''Shejzat'' (Le Pleiadi), 1961.</ref><ref>{{Cita web |url = http://www.unibesa.it/images/GaetanoPetrottaPopololinguaeletteraturaalbanese.pdf |titolo = Popolo, lingua e letteratura albanese |autore = Gaetano Petrotta |accesso = 14 marzo 2016 |dataarchivio = 15 marzo 2016 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160315031819/http://www.unibesa.it/images/GaetanoPetrottaPopololinguaeletteraturaalbanese.pdf |urlmorto = sì }}</ref>
Con il termine '''Arbëreshë''' o '''Arbereschi''' si definisce una popolazione di [[lingua albanese]] che vive nell'[[Italia]] meridionale. Essi si stanziarono in [[Italia]] tra il [[XV secolo|XV]] e il [[XVIII secolo|XVIII secolo]] dopo la morte dell'eroe nazionale albanese [[Gjergj Kastriot Skanderbeg]]. Nel corso dei secoli gli ''arbëreshë'' sono riusciti a mantenere la propria identità in maniera talmente forte da poter essere ancora identificati oggi come albanesi. Tuttavia, a differenza della maggior parte degli albanesi che vivono altrove (per la maggior parte musulmani), gli ''arbëreshë'' sono [[Cattolicesimo|cattolici del rito bizantino]], tranne che nel paese di [[Spezzano Albanese]], dove è stato adottato il rito latino, e con influenze linguistiche di [[Lingua italiana|italiano]] maggiormente che in altri dialetti albanesi. Per definire la loro "nazione" sparsa usano il termine ''Arbëria''.
|nome = ''Arbëreshë''<br />Albanesi d'Italia
|alternativi = Italo-Albanesi,<br />''Arbëreshët e Italisë''
|immagine = Arb%C3%ABresh%C3%AB.png
|didascalia = Gli insediamenti Albanesi d'Italia<br />[https://commons.wikimedia.org/wiki/File:L'Albanese_d'Italia_-_Lista.jpg (Vedi lista)]
|popolazione = {{formatnum:100000}}<ref name=popolazione>{{Cita libro |url = http://books.google.it/books?id=4xNntgJm9vkC&pg=PA9 |autore = [[Fiorenzo Toso]] |titolo = Lingue d'Europa. La pluralità linguistica dei Paesi europei fra passato e presente |editore = Baldini & Castoldi |città = Roma |anno = 2006 |pagina = 90 |accesso = 6 luglio 2015 |urlmorto = sì |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20141030033728/http://books.google.it/books?id=4xNntgJm9vkC&pg=PA9 |dataarchivio = 30 ottobre 2014 }}</ref><ref name=popolazione2>{{cita|Cultura e civiltà di un popolo|}}.</ref><br />(Popolazione etnica: {{formatnum:260000}})<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/aae|titolo=Ethnologue: Albanian, Arbëreshë|accesso=29 ottobre 2014}}</ref>
|lingua = [[Lingua arbëreshe|albanese arbëresh]],<br />[[Lingua italiana|italiano]]
|religione = [[Chiesa cattolica|Cristiano cattolici]] di [[rito bizantino]]{{·}}<small>[[Chiesa cattolica italo-albanese|Chiesa Italo-Albanese]]</small><br /><small>(Minoranza: [[Cattolicesimo|cattolici]] di [[rito latino]])</small>
|correlati = [[albanesi]], [[arvaniti]], [[çam]], [[stradioti]], [[sulioti]]
|distribuzione1 = {{ITA}}
|popolazione1 = {{formatnum:100000}} circa
}}
 
Gli '''''arbëreshë''''' (<small>[[Associazione fonetica internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|[aɾbəˈɾɛʃ]}}; {{albanese|arbëreshët e Italisë}}), ossia gli '''albanesi d'Italia'''<ref name=mapparb/><ref name=Albitalia>{{Cita web |url = http://sides.uniud.it/tl_files/sides/papers/4_Giura.pdf |titolo = Note sugli albanesi d'Italia nel Mezzogiorno |autore = Vincenzo Giura |tipo = [[PDF]] |accesso = 6 luglio 2015 |urlmorto = sì }}</ref>, detti anche '''italo-albanesi'''<ref>{{Cita libro |autore = Francesco Altimari |autore2 = Leonardo Maria Savoia |titolo = I dialetti italo-albanesi: studi linguistici e storico-culturali sulle comunità arbëreshe |editore = Bulzoni |città = Roma |anno = 1994}}</ref>, sono la [[Minoranze linguistiche d'Italia|minoranza etno-linguistica]] [[Albanesi|albanese]] storicamente stanziata in [[Italia meridionale]] e [[Italia insulare|insulare]]<ref name=minoranzalb/>.
Le emigrazioni dall'[[Albania]] all'[[Italia]] e in [[Sicilia]] cominciarono dal [[XV secolo]], vi sono infatti comunità significative di albanesi dal [[Kosovo]] negli insidiamenti arbëreshë.
[[File:Flag of Piana degli Albanesi.svg|miniatura|Bandiera degli ''Arbëreshë'' presso il comune di [[Piana degli Albanesi]] (PA)]]
Provenienti dall'[[Principato d'Albania (Medioevo)|Albania]], dalla storica regione albanese dell'[[Epiro]] e dalle numerose [[Arvaniti|comunità albanesi]] dell'[[Attica]] e della [[Morea]], oggi nell'odierna [[Grecia contemporanea|Grecia]]<ref>{{Cita libro |url = http://books.google.it/books?id=pfo2MHiS2XsC&pg=RA1-PA179A#v=onepage&q=Epiro%20Peloponneso&f=false |autore = Antonio Piromalli |titolo = La letteratura calabrese |editore = Pellegrini Editore |città = Cosenza |anno = 1996 |pagina = 179 |accesso = 6 luglio 2015}}</ref>, si stabilirono in [[Italia]] tra il [[XV secolo|XV]] e il [[XVIII secolo]], in seguito alla morte dell'[[eroe nazionale]] albanese [[Giorgio Castriota Scanderbeg]] e alla progressiva conquista dell'Albania e, in generale, di tutti i territori già dell'[[Impero bizantino]] nei [[Penisola balcanica|Balcani]] da parte dei [[Impero ottomano|turchi-ottomani]]<ref name="pianalb">{{cita web|url=http://www.pianalbanesi.it/hora.htm|titolo=Storia e cultura > Storia generale (pop-up)|editore=Pianalbanesi.it|accesso=21 aprile 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100329065324/http://www.pianalbanesi.it/hora.htm|dataarchivio=29 marzo 2010}}</ref>. La loro cultura è determinata da elementi caratterizzanti, che si rilevano nella [[Lingua arbëreshë|lingua]], nel [[Liturgia bizantina|rito religioso]], nei costumi, nelle tradizioni, negli usi, nell'arte e nella gastronomia, ancora oggi gelosamente conservate, con la consapevolezza di appartenere a uno specifico [[gruppo etnico]]<ref name="Albitalia" />.
 
Gli italo-albanesi costituiscono la [[Chiesa cattolica italo-albanese]]<ref>{{cita web|url=http://www.catholic-hierarchy.org/rite/ia.html|titolo=Italo-Albanese Catholic Church of the Byzantine Tradition|editore=catholic-hierarchy.org|accesso=25 maggio 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.gcatholic.org/dioceses/rite-IA.htm|titolo=Italo-Albanese Church Eastern-Rite sui juris Catholic Church|editore=gcatholic.org|accesso=25 maggio 2020}}</ref>, una [[Chiesa sui iuris|Chiesa ''sui iuris'']] di [[Chiese cattoliche di rito orientale|tradizione bizantina]], composta da tre circoscrizioni ecclesiastiche: ad essa fanno capo due [[Eparchia|eparchie]], quella di [[Eparchia di Lungro|Lungro]] in [[Calabria]] per gli albanesi dell’Italia continentale e quella di [[Eparchia di Piana degli Albanesi|Piana degli Albanesi]] in [[Sicilia]] per gli [[Albanesi di Sicilia|albanesi dell’Italia insulare]], e una [[abbazia territoriale]], il [[Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata|monastero esarchico di Grottaferrata]]<ref>{{cita web|url=http://www.jemi.it/la-chiesa-italo-albanese|titolo=La Chiesa Italo-Albanese: aspetti generali|editore=Jemi.it|accesso=21 aprile 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100529002622/http://www.jemi.it/la-chiesa-italo-albanese|dataarchivio=29 maggio 2010}}</ref> nel [[Lazio]] i cui [[Ordine basiliano italiano di Grottaferrata|monaci basiliani]] provengono in gran parte dagli [[Comuni dell'Arbëria|insediamenti italo-albanesi]]<ref>{{cita web|url=http://www.jemi.it/index.php/la-chiesa-italo-albanese-qisha-arbereshe/monastero-esarchico-di-grottaferrata/storia/197-il-monastero-di-grottaferrata-e-gli-albanesi-ditalia|titolo=Il Monastero di Grottaferrata e gli Albanesi d’Italia|editore=Jemi.it|accesso=25 maggio 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=http://contessioto.blogspot.com/2014/03/badia-greca-di-grottaferrata-e.html|titolo=Badia Greca di Grottaferrata e formazione culturale e religiosa degli arbëreshë|editore=contessioto.blogspot.com|accesso=25 maggio 2020}}</ref>.
Da oltre cinque secoli dalla [[diaspora]] la maggior parte delle [[comunità]] italo-albanesi conserva tuttora il [[rito bizantino]] d'origine<ref>{{cita web|url=http://www.jemi.it/index.php/arberia-katundet/katundet/storia/1387--sp-378/12-il-rito-greco-bizantino-e-gli-albanesi-in-italia|titolo=Il Rito Greco-Bizantino e gli Albanesi in Italia|editore=jemi.it|accesso=25 maggio 2020}}</ref>; e il gruppo etno-linguistico albanese - tranne alcuni casi<ref>Per esterne pressioni politico-religiose, dal XVII secolo gli italo-albanesi di alcune regioni sono passate al rito cattolico romano (Campania, Molise, Puglia).</ref> - è riuscito a mantenere la propria identità avendo nel [[clero]], e le sue istituzioni, il più forte tutore e il fulcro dell'[[Identità (scienze sociali)|identificazione]] etnica.
 
L'idioma degli ''arbëreshë'' è l'omonima [[Lingua arbëreshe|lingua ''arbëreshe'']] (''gluha arbëreshe''), che fa parte della [[lingua albanese|macro-lingua albanese]] e deriva dalla [[Lingua albanese tosca|variante tosca]] (''toskë'') parlata in Albania meridionale. A seguito della [[legge]] n. [[Minoranze linguistiche d'Italia#Riconoscimenti ufficiali|482/1999]]<ref>{{Cita web|url=http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm|titolo=Legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"|accesso=15 dicembre 1999|dataarchivio=12 maggio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150512051856/http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm|urlmorto=sì}}</ref> l'albanese è tra le lingue riconosciute e tutelate in [[Italia]].
 
Si stima che gli albanesi d'Italia siano circa 100.000<ref name=popolazione /><ref>Una fonte del 1976 riporta, tuttavia, una popolazione complessiva, inclusi coloro che non parlano più la lingua ''arbëreshe'', di 250.000 persone. Cfr. {{Cita libro |lingua = en |autore = Meic Stephens |titolo = Linguistic Minorities in Eastern Europe |url = https://archive.org/details/linguisticminori0000step |anno = 1976}}</ref> e costituiscano una delle maggiori tra le storiche [[Minoranze linguistiche d'Italia|minoranze etno-linguistiche d'Italia]]. Per definire la loro "nazione" sparsa usano dire ''[[Arbëria]]''<ref>Cfr., per esempio, {{cita web|url=http://www.terrelibere.org/porta-dotranto-incontri-di-mari-luoghi-e-civilt|titolo=Porta d'Otranto: incontri di mare, luoghi e civiltà|autore=Marina Mazzoni|data=giugno 2000|accesso=21 aprile 2010|editore=Terrelibere.org|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111116023104/http://www.terrelibere.org/porta-dotranto-incontri-di-mari-luoghi-e-civilt|dataarchivio=16 novembre 2011}} e {{cita web|titolo=La memoria arbereshe in Carmine Abate|autore=Nicola Scalici|url=http://lospecchiodicarta.unipa.it/abate/albanese.htm|editore="Lo specchio di Carta", Università degli Studi di Palermo|accesso=21 aprile 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111028210214/http://lospecchiodicarta.unipa.it/abate/albanese.htm|dataarchivio=28 ottobre 2011}}</ref><ref>L{{'}}''Arbëria'' è la denominazione dell'[[area geografica]] degli [[Colonia (insediamento)|insediamenti]] [[albanesi]] in [[Italia]]; tale termine, fino al [[XVII secolo]], era diffuso per indicare i territori dell'attuale Albania, ora chiamata dagli [[albanesi]] dei Balcani ''Shqipëria''.</ref>. Dal 2020, la cultura e i riti della popolazione albanese d'Italia sono candidati formalmente, col titolo "''Moti i Madh''" (Il Tempo Grande), alla lista dei [[Patrimoni orali e immateriali dell'umanità|patrimoni orali e immateriali dell'umanità UNESCO]]<ref>{{Cita web|url=http://www.fondazioneuniversitariasolano.it/notizie-ed-eventi/moti-i-madh-il-tempo-grande-i-riti-arbereshe-della-primavera-proposta-di-candidatura-unesco/|titolo=MOTI I MADH (Il "Tempo Grande") I riti arbëreshë della primavera - Proposta di candidatura UNESCO -|lingua=it|accesso=9 febbraio 2022}}</ref>, formalizzata in collaborazione e condivisione del [[Consiglio dei ministri della Repubblica d'Albania|Governo della Repubblica d’Albania]] attraverso il [[Ministero della cultura (Albania)|Ministero della Cultura Albanese]]<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Ora News - Trashëgimia kulturore, arbëreshët duan ta ruajnë në UNESCO|lingua=it|accesso=9 febbraio 2022|url=https://www.youtube.com/watch?v=3z2P22yNkis}}</ref>.
 
== Etnonimo ==
Gli albanesi d'Italia<ref>{{Treccani|albanesi-d-italia|ALBANESI d'Italia|accesso=26 gennaio 2015}}</ref> o gli italo-albanesi, si riconoscono con l'[[etnonimo]] ''arbëreshë''<ref>{{Cita libro |url = http://books.google.it/books?id=bOpPLYkf9RIC&pg=PA12 |autore = Franca Pinto Minerva |titolo = L'alfabeto dell'esclusione: educazione, diversità culturale, emarginazione |editore = Edizioni Dedalo |città = Bari |anno = 1980 |pagina = 12 |accesso = 6 luglio 2015}}</ref> (termine derivante da ''[[Principato di Arbanon|Arbër]]'', importante principato albanese in epoca medievale)<ref name="Melčić2007">{{Cita libro|autore=Dunja Melčić|titolo=Der Jugoslawien-Krieg: Handbuch zu Vorgeschichte, Verlauf und Konsequenzen|url=https://books.google.com/books?id=_Emtg75JrM8C&pg=PA25|data=23 agosto 2007|editore=Springer-Verlag|isbn=978-3-531-33219-2|p=25}}</ref>, che generalizzando significa appunto "albanese"<ref name=minoranzalba>{{Cita web|url=http://www.libertaciviliimmigrazione.interno.it/dipim/export/sites/default/it/assets/pubblicazioni/Cultura_e_immagini_cpl_10_albanesi.pdf|titolo=La minoranza albanese (arbëreshe)|editore=Ministero Interno-Ufficio Centrale zone di confine e minoranze etniche-Ufficio minoranze linguistiche|accesso=2 febbraio 2016|urlmorto=sì}}</ref><ref name=unicalalb>{{Cita web|url=http://www.albanologia.unical.it/SportelloLinguistico/CZ/download/sportelli%20comunali/Vena/LE%20ORIGINI%20DELLA%20MINORANZA%20LINGUISTICA%20ALBANESE.pdf|titolo=Le origini della minoranza linguistica albanese|autore=Cattedra di Lingua e Letteratura albanese, Università della Calabria|editore=albanologia.unical.it|accesso=21 febbraio 2016|dataarchivio=3 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303184236/http://www.albanologia.unical.it/SportelloLinguistico/CZ/download/sportelli%20comunali/Vena/LE%20ORIGINI%20DELLA%20MINORANZA%20LINGUISTICA%20ALBANESE.pdf|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Sono stati, talvolta, erroneamente chiamati con l'appellativo "greco-albanesi"<ref>{{Cita libro |url = http://books.google.it/books?id=kHx2DcmptJYC&pg=PA375 |autore = Giuseppe Maria Viscardi |titolo = Tra Europa e Indie di quaggiù: chiesa, religiosità e cultura popolare nel Mezzogiorno, secoli XV-XIX |editore = Edizioni di Storia e Letteratura |città = Roma |anno = 2005 |pagina = 375 |accesso = 6 luglio 2015}}</ref>, "italo-greci" o addirittura soltanto "greci" (allorquando confusi con i [[greci]] dai "[[Rito romano|latini]]" per la [[Lingua greca bizantina|lingua greca medievale]] utilizzata nel [[rito bizantino]] professato o tuttalpiù per indicare l'appartenenza all'aspetto religioso di questi, greco/orientale e non romano/occidentale<ref name=unicalalb/><ref>Secondo la tradizione delle Chiese orientali, prima dell'avvento delle traduzioni nelle lingue locali e nazionali in epoca moderna, la lingua liturgica veicolare per tutti i popoli dell'Oriente cristiano è stata la lingua greca antica, così come è stata la lingua latina per la Chiesa d'Occidente. Questa tradizione è rimasta agli albanesi emigrati in Italia non toccati dal fenomeno delle traduzioni in lingua madre, seppure numerose sono state le traduzioni liturgiche nelle varie parlate albanesi, con l'adozione della lingua albanese nella liturgia degli italo-albanesi a partire dal XVIII secolo e l'introduzione ufficiale nel 1968, riconosciuta dalla congregazione per le Chiese orientali e la Santa Sede.</ref><ref>Esistono diversi casi in cui la toponomastica delle colonie albanesi è collegata all'appartenenza religiosa greco-cattolica. Queste località sono soprannominate e note ai forestieri (gli italiani) in modo differente da quella in uso presso i suoi abitanti; alcuni esempi sono i comuni di Rota Greca (nota come ''Rrota'' dai locali), di Piana dei Greci, oggi Piana degli Albanesi (nota come ''Hora e t'Arbëreshëvet'' dai locali), etc. Le parrocchie e le chiese italo-albanesi sono spesso note ancora oggigiorno dagli italofoni come "Chiesa Greca" o "Chiesa dei Greci".</ref>) o "arbereschi" (l'italianizzazione impropria e forzata<ref>{{Cita libro |autore = Rosolino Petrotta |titolo = L'Italia, l'Albania ed il Fascismo |editore = Cronache italo-albanesi |città = Palermo |anno = 1926}}</ref><ref>{{Cita libro |autore = F. Altimari |autore2 = F. De Rosa |titolo = Atti del 3° Seminario Internazionale di Studi Albanesi (Acts of the 3rd Seminary of the Albanian Studies) |editore = Università della Calabria: Centro Editoriale e Librario |città = Cosenza |anno = 2004}}</ref> di ''arbëreshë'')<ref>{{Cita libro |url = http://books.google.it/books?id=JDNt5XfjTxIC&pg=PA53 |autore = Marika McAdam |titolo = Balcani occidentali |editore = Guide EDT/Lonely Planet |edizione = 2 |città = Torino |anno = 2009 |pagina = 53 |accesso = 6 luglio 2015}}</ref><ref>{{Cita libro |lingua = en |autore = Paul Duncan |autore2 = John Ferro Sims |titolo = Discovering the hill towns of Italy |url = https://archive.org/details/discoveringhillt00dunc |editore = Editore C. Potter |anno = 1990 |pagina = 44}}</ref>.
Ritrovando nel passato nell'aspetto religioso ('greco') - piuttosto che all'aspetto linguistico (albanese) - l'elemento più influente d'appartenenza e in primo luogo differenziazione rispetto all'ambiente circostante (latino), alcuni degli stessi italo-albanesi si sono presentati in lingua italiana come "greci", ma esclusivamente inteso nella fede (ortodossi in tutto con Roma), e chiamandosi sempre ''arbëreshë'' nel proprio idioma<ref>"Pur chiaro che gli albanesi d'Italia non sono "greci", né ritualmente né etnicamente, la mancata chiarezza a volte dell'identità porta a sminuire l'importanza unica della Chiesa italo-albanese o Arbëreshë quale veramente Ortodossa. Gli albanesi d'Italia sono il resto di quella Chiesa illirica, di tradizione costantinopolitana/rito bizantino, sempre, in comunione con Roma. È risaputo che solo con la crisi iconoclasta l'Illirico, la Calabria e la Sicilia furono violentemente staccati da Roma e legati a Costantinopoli. Infatti, queste tre province ecclesiastiche non seguirono l'imperatore Leone III nell'eresia, ma rimasero iconoduli insieme al Papa. Sicilia e Calabria ritornarono a Roma coi Normanni, mentre l'Illirico rimase sospeso, ma sempre con la nostalgia di Roma. Gli ''Arbëreshë'', eredi di tanta storia, videro nell'Unione di Firenze e nell'opera di Giorgio Castriota l'occasione propizia per il definitivo loro assetto in Italia (Ortodossi con Roma). Come già il Monastero di Grottaferrata, poi unito agli italo-albanesi dalla storia. C'è un patto non scritto tra gli italo-albanesi e la Sede Romana, i quali lo rispettano e ne chiedono reciproco rispetto." Zef Chiaramonte Musacchia, ''La Chiesa Arbëreshe e l'Albania: gli apostoli del passato, i profeti del futuro (Kisha Arbëreshe dhe Shqiperia: apotujit e së kaluarës, profetët e së ardhmes)'', in: Atti del Congresso “Kristianizmi ndër Shqiptarët ". Tiranë. Konferenca Ipeshkёvore, 2000.</ref>. Pienamente coscienti di appartenere al più ampio e sparso popolo albanese, a maggior ragione oggi gli albanesi d'Italia vedono di cattivo occhio l'esser chiamati volutamente o per errore "greci".<br />
Gli albanesi, in quanto 'orientali', erano spesso chiamati "greci" in tutte le regioni del Meridione d'Italia<ref>Andriulli, G.A. Le Colonie Albanesi d'Italia. Perugia, 1912.</ref>, seppur questo è rimasto più in ambito siciliano; mentre in ambito più calabrese - ma così allo stesso modo nelle regioni limitrofe - gli albanesi sono anche stati chiamati "ghiegghi" (pl.), "ghiegghiu" (sing.). Questi 'nomi' spesso assumono una accezione denigratoria, divenendo un vero e proprio insulto etnico<ref>{{Cita web|url=http://www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=166|titolo=Il panino si chiama “U ghiegghiu”, l’ira del papas Lanza: «Cambiategli il nome»|accesso=24 gennaio 2023}}</ref>. Nella fattispecie il nomignolo "ghiegghiu", che oggi probabilmente ha una connotazione anche semplicemente goliardica e scherzosa, è pur sempre nato come dispregiativo e rimane ''non gratae'' dagli italo-albanesi<ref>{{Cita web|url=https://www.cosenzachannel.it/2023/01/15/il-panino-si-chiama-u-ghiegghiu-lira-del-papas-cambiategli-il-nome/|titolo=Gli italo-albanesi in un denso testo di Storia, di Cultura e di Economia|accesso=2 luglio 2019}}</ref>. Quest'ultimo etnonimo non sembra derivare affatto dall'etnonimo regionale ''[[Lingua albanese ghega|gegë]]'' (it. ghego) 'abitante del nord Albania', ma piuttosto dalla voce albanese parafrasata ''gjegj - gjegjem'' (lett. sentire, ascoltare, inteso come 'mi dica/prego')<ref>Eqrem Cabej, tesi di dottorato sulla parlata di Piana degli Albanesi: ''Italoalbanische Studien'', Wien 1933, p.43 & Francesco Solano, cf. l'articolo apparso sulla rivista arbëreshe "Zjarri", San Demetrio Corone 1974, p.15.</ref><ref>[https://www.youtube.com/watch?v=ohrm5dXEYic&t=75s E vërteta e origjinës së Danny DeVito, albanologu: Gjyshja nuk i fliste gegërisht, geg është etnonim - RTV OrÄ, YouTube.com]</ref>.<br />
Sulla base di questi appellativi, spesso dispregiativi per indicare persone albanesi, veniva detto: ''Si viri un grecu e un lupu, lassa lu lupu e tira a lu grecu'' (Se vedi un albanese ed un lupo, lascia stare il lupo e spara all'albanese)<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=hNayDQAAQBAJ&pg=PA142&lpg=PA142&dq=si+viri+lu+lupu+ammazza+lu+grecu&source=bl&ots=Q24WWu8RI8&sig=ACfU3U38FCYgfaTWoRxPF4jgvcAmYRb0tg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiftvr77fjkAhVRNOwKHUj2C5IQ6AEwAXoECAkQAQ#v=onepage&q=si%20viri%20lu%20lupu%20ammazza%20lu%20grecu&f=false|titolo=Gutta cavat lapidem. Indagini fraseologiche e paremiologiche|accesso=8 dicembre 2023}}</ref>, la cui pronta risposta degli albanesi era: ''Derr e litì, mos i vurë ndë shpì se të çajën poçe e kuzi'' (Maiale e latino, non li entrar a casa che ti rompono piatti e pignate)<ref>Questi detti erano diffusi in tutto il meridione d'Italia li dove è presente la comunità albanese. Cfr. Capalba, F. Di alcune Colonie Albanesi della Calabria Citra. Napoli, 1919.</ref>. Gli italo-albanesi chiamano infatti ''litìnj'' (latini) i forestieri e le famiglie provenienti dalle località non albanofone. In difesa della "razza", oltre a ciò, gli italo-albanesi usavano dire: ''Në ti je arbëresh, ruaju litirit si pelekani m'i ruhet sqeparit'' (Se sei albanese, proteggiti dal latino come il pellicano protegge il suo becco)<ref>[https://it.scribd.com/document/509725971/FrancescaDiMiceliImanoscrittidanesidiAndreaDara Maria Francesca De Miceli, ''I manoscritti "danesi" di Andrea Dara, ed. Sciascia, Caltanissetta 2004.]</ref><ref>[https://digilander.libero.it/jetarbreshe/60.pdf Rivista "Jeta Arbëreshe (Mondo Italo-Albanese)", nr. 81, viti/anno XV, janar-theristì/gennaio-giugno 2016.]</ref>.
 
Prima della conquista del [[Principato d'Albania (Medioevo)|Principato d'Albania]] da parte dell'[[Impero ottomano]] ([[1481]]) sino a certo il [[XVIII secolo]], periodo dell'ultima diaspora, il popolo albanese si identificava con il nome di ''arbëreshë'' o ''arbërorë'', prendendo origine dal termine ''Arbër/Arbëri'' con il quale s'individuava la nazione albanese<ref name="minoranzalba" />. Essi venivano indicati dai [[bizantini]] col nome di ''arbanon'', αλβανοί o αλβανῖται in greco, ''albanenses'' o ''arbanenses'' in [[Lingua latina|latino]]<ref>{{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/albania_(Enciclopedia-Italiana)/|autore=www.treccani.it|titolo=Albania|editore=Treccani|accesso=26 gennaio 2016}}</ref> e in epoca moderna macedoni o epiroti dalle [[repubbliche marinare]], dagli [[antichi Stati italiani]] e dalla [[Corona d'Aragona]].
A seguito dell'invasione turca, al disfacimento dell'[[Impero bizantino]] e dei [[Principati albanesi]], molti albanesi, per la libertà e per sottrarsi al giogo turco-ottomano, giunsero in Italia<ref>Ne seguirono molteplici migrazioni, dal XV sino al XVIII secolo.</ref><ref name="migraz" />. Da allora, in [[diaspora]], continuarono a identificarsi come ''arbëreshë'', diversamente dai fratelli d'Albania, che assunsero l'etnonimo ''shqiptarë'' (da "shqip", ovvero colui che "pronuncia, parla bene [l'albanese]", ''shqipton, flet mirë [arbërishtjën]''), seppure la denominazione originaria con la radice ''arbër'' o ''arben'' sopravvive ancora, per quanto poco usata, fra gli [[albanesi]] [[cattolici]] del nord. (''Arbëresh'' sing. maschile, ''Arbëreshë'' pl. maschile, ''Arbëreshe'' sing. e pl. femminile<ref>Esempio: ''Një kopil arbëresh, di kopij arbëreshë, një kopile arbëreshe, di kopile arbëreshe'' (Un bel giovane albanese, due bei giovani albanesi, una bella giovane albanese, due belle giovani albanesi).</ref>, da cui ''[[Arbëria]]'').
 
== Distribuzione geografica ==
=== Comunità albanesi d'Italia ===
{{vedi anche|Arbëria|Comuni dell'Arbëria}}
[[File:Arbitali_map.png|miniatura|verticale=1.5|Le regioni d'Italia in cui è presente la minoranza albanese/''arbëreshe'']]
[[File:Villa Badessa Kirche.jpg|miniatura|verticale=0.8|[[Villa Badessa]] (Badhesa) in [[Abruzzo]]]]
[[File:Ururi01.jpg|miniatura|[[Ururi]] (Ruri) in [[Molise]]]]
[[File:Greci (Av) - Paesaggio.jpg|miniatura|[[Greci (Italia)|Greci]] (Katundi) in [[Campania]]]]
[[File:Barile (PZ).jpg|miniatura|[[Barile (Italia)|Barile]] (Barilli) in [[Basilicata]]]]
[[File:Casalvecchio di Puglia.jpg|miniatura|[[Casalvecchio di Puglia]] (Kazallveqi) in [[Puglia]]]]
[[File:Civita_panorama.jpg|miniatura|[[Civita (Italia)|Civita]] (Çifti) in [[Calabria]]]]
[[File:Pamje e Horës së Arbëreshëvet.jpg|miniatura|[[Piana degli Albanesi]] (Hora e Arbëreshëvet) in [[Sicilia]]]]
Le comunità albanesi d'Italia<ref name=Comunita/>, distribuite in [[Abruzzo]], [[Molise]], [[Campania]], [[Basilicata]], [[Puglia]], [[Calabria]] e [[Sicilia]]<ref>{{cita web|url=http://images.treccani.it/enc/media/share/images/orig//system/galleries/ENCICLOPEDIA_DELL_ITALIANO/I_VOLUME/FIGURE/006_Albanese__comunita_2.jpg|editore=Treccani|titolo=Albanese, comunità|autore=Leonardo M. Savoia|accesso=31 gennaio 2016}}</ref>, si riconoscono dal mantenimento della lingua. Esse hanno duplice nomenclatura: in [[lingua italiana]] e in [[lingua albanese]] (nella variante ''[[Lingua arbëreshë|arbëreshe]]''). Quest'ultima è quella con cui gli abitanti conoscono il proprio luogo, identificato come ''katund'' o ''horë''. Le [[comunità]] dell{{'}}''[[Arberia]]'' sono divise in numerose isole etno-linguistiche corrispondenti a diverse aree dell'[[Italia meridionale]] e non esiste omogeneità sia per la localizzazione geografica che per il numero dei comuni. Alcune [[Località abitata|località]], circa trenta, sono state assimilate e hanno ormai perso l'[[Identità (scienze sociali)|identità]] originaria, oltre all'uso della lingua, mentre altre sono completamente scomparse.
 
Oggi si contano 50 comunità di provenienza e cultura albanese, 41 [[Comune|comuni]] e 9 [[Frazione (geografia)|frazioni]], disseminati in sette regioni dell'[[Italia meridionale]] e [[Italia insulare|insulare]], costituendo complessivamente una popolazione di oltre 100.000 abitanti<ref name=mapparb/><ref>{{cita web|url=http://www.okkupati.rai.it/servizio,91.html|editore=RAI|titolo=Sinossi di "Vignaioli del Pollino - Piano Integrato per la Filiera"|autore=Camilla Tomsich|accesso=21 aprile 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071217110024/http://www.okkupati.rai.it/servizio,91.html|dataarchivio=17 dicembre 2007}}</ref>. Sulla reale consistenza numerica degli italo-albanesi non vi sono cifre sicure, gli ultimi dati statisticamente certi sono quelli del censimento del [[1921]], da cui risulta che erano 80.282, e quello del [[1997]] dal quale risulta una popolazione di 197.000<ref>{{cita|Popolazione albanese d'Italia|n. 2-3}}.</ref>, come emerge nello studio di Alfredo Frega<ref>A. Frega, ''Gli Italo-albanesi in cifre'', in «Katundi Yne», n. 21 (1976), nn. 22-24 (1977), n. 25 (1978).</ref>, anche se nel [[1998]] il [[ministero dell'Interno]] stimava la minoranza albanese in Italia in 98.000<ref name=minoranzalb>{{Cita web |url = http://freeweb.dnet.it/liberi/min_it/min_it.html |titolo = Censimento: le minoranze etniche e linguistiche |accesso = 6 luglio 2015 |dataarchivio = 20 febbraio 2012 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20120220001113/http://freeweb.dnet.it/liberi/min_it/min_it.html |urlmorto = sì }}</ref> persone.
 
La Calabria è la regione con la maggiore presenza di comunità ''arbëreshe'', alcune molto vicine fra loro, contando 58.425 persone che abitano in 33 paesi, suddivisi in 30 comuni e tre frazioni della regione, in particolare in [[provincia di Cosenza]]<ref>{{cita web|url=http://www.nuovasibaritide.it/index.php/cultura-e-religione/5-arberia/818-arbereshe-nel-cosentino-ben-27-comunita|autore=Pasquale De Marco|titolo=Arbëreshë, nel cosentino ben 27 comunità|editore=Nuova Sibaritide, quotidiano on line|accesso=21 aprile 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080922103807/http://www.nuovasibaritide.it/index.php/cultura-e-religione/5-arberia/818-arbereshe-nel-cosentino-ben-27-comunita|dataarchivio=22 settembre 2008|urlmorto=sì}}</ref>. Importanti comunità si trovano in Sicilia, 5 comuni, nell'area di [[Palermo]], con 53.528 persone. La Puglia ha solo una piccola percentuale di ''arbëreshë'', 4 comuni e 12.816 persone concentrate in [[provincia di Foggia]], a [[Casalvecchio di Puglia|Casalvecchio]] e [[Chieuti]], in [[provincia di Taranto]] a [[San Marzano di San Giuseppe|San Marzano]] e nella [[città metropolitana di Bari]] a [[Cassano delle Murge]]. Altre comunità albanesi si trovano in Molise, 13.877 persone, nei 4 comuni di [[Campomarino]], [[Ururi]], [[Montecilfone]] e [[Portocannone]]; in Basilicata, 8.132 persone, nei 5 comuni di [[San Paolo Albanese]], [[San Costantino Albanese]], [[Barile (Italia)|Barile]], [[Ginestra (Italia)|Ginestra]] e [[Maschito]]. Altre comunità italo-albanesi le troviamo in Campania, con 2.226 persone, e in Abruzzo, con 510 persone.
 
La comunità italo-albanese storicamente più grande, sia numericamente - riguardante il numero di parlanti in albanese - sia nella dimensione dell'abitato, è [[Piana degli Albanesi]] (PA). Altri paesi numericamente rilevanti, cresciuti negli ultimi decenni negli abitanti ma non conservanti integralmente la [[lingua albanese]], sono [[Spezzano Albanese]] (CS) e [[San Marzano di San Giuseppe]] (TA).
 
Tradizionalmente viene considerata [[Contessa Entellina]] (PA) tra le più antiche colonie albanesi in Italia ([[1450]])<ref>{{cita web|url=http://contessioto.blogspot.com/2010/09/gli-antichi-insediamenti-in-italia.html|editore=Mimmo Clesi|titolo=Gli antichi insediamenti in Italia della comunità Albanese (a cura di M. Mandalà)|accesso=22 febbraio 2022}}</ref>, mentre [[Villa Badessa]] (PE) è per certo l'ultimo centro fondato della lunga diaspora schipetara ([[1742]])<ref>{{cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/albanesi-d-italia_%28Enciclopedia-Italiana%29/|autore=Enciclopedia Treccani|titolo=ALBANESI d'Italia|accesso=22 febbraio 2022}}</ref>.
 
L'elenco completo delle comunità ''arbëreshe'' è il seguente<ref name=mapparb>{{Cita web|url=http://www.arbitalia.it/katundet/index.htm|titolo=Mappa degli arbëreshë|editore=ArbItalia.it|accesso=21 aprile 2010|dataarchivio=8 marzo 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100308065637/http://www.arbitalia.it/katundet/index.htm|urlmorto=sì}}</ref>:
 
== Paesi ==
I paesi arbëreshë hanno due nomi, uno italiano e uno albanese, con il quale gli abitanti conoscono il posto. Alcuni paesi hanno perso gli usi e i costumi albanesi, oltre che la lingua, altri sono scomparsi. Le comunità arbëreshë sono divise in due "isole" nelle area dell'Italia meridionale:
* [[Abruzzo]]
** [[provinciaProvincia di Pescara]]<br/>: [[Villa Badessa]] (fraz.[[Frazione (geografia)|frazione]] di [[Rosciano]]): ''Badhesa''.
* [[Basilicata]]
** [[provincia di Potenza]]<br/>[[Barile (PZ)|Barile]]: ''Barilli'', [[Ginestra]]: ''Zhura'', [[Maschito]]: ''Mashqiti'', [[San Costantino Albanese]]: ''Shën Kostandini'', [[San Paolo Albanese]]: ''Shën Pali''.
* [[Calabria]]
** [[provincia di Catanzaro]]<br/>[[Andali]]: ''Dandalli'', [[Caraffa di Catanzaro]]: ''Gharrafa'', [[Marcedusa]]: ''Marçedhuzha'', [[Vena di Maida]], frazione di [[Maida]]: ''Vina'', [[Zangarona]] (frazione di [[Lamezia Terme]]: ''Zingharona''. Paesi che hanno perso gli usi e la lingua albanese: [[Amato]], [[Curinga]], [[Gizzeria]], Ursito, frazione di [[Caraffa (CZ)|Caraffa]]
** [[provincia di Cosenza]]<br/>[[Acquaformosa]]: ''Firmoza'', [[Castroregio]]: ''Kastërnexhi'', [[Cavallerizzo]]: ''Kejverici'', [[Cerzeto]]: ''Qana'', [[Cervicati]]: ''Çervikati'', [[Civita]]: ''Çifti'', [[Eianina]]: ''Ejanina'', [[Falconara Albanese]]: ''Fullkunara'', [[Farneta]]: ''Farneta'', [[Firmo (CS)|Firmo]]: ''Ferma'', [[Frascineto]]: ''Frasnita'', [[Lungro]]: ''Ungra'', [[Macchia Albanese]]: ''Maqi'', [[Marri]]: ''Allimarri'', [[Mongrassano]]: ''Mungrasana'', [[Plataci]]: ''Pllatëni'', [[San Basile]]: ''Shën Vasili'', [[San Benedetto Ullano]]: ''Shën Benedhiti'', [[San Cosmo Albanese]] ''Strigari'', [[San Demetrio Corone]]: ''Shën Mitri'', [[San Giacomo di Cerzeto]]: ''Sënd Japku'', San Giorgio Albanese: ''Mbuzati'', [[San Martino di Finita]]: ''Shën Mërtiri'', [[Santa Sofia d'Epiro]]: ''Shën Sofia'', [[ Santa Caterina Albanese]]: ''Picilia'', [[Spezzano Albanese]]: ''Spixana'', [[Vaccarizzo Albanese]]: ''Vakarici'', [[Cariati]]: ''Kariati'';
** [[provincia di Crotone]]<br/>[[San Nicola dell'Alto]]: ''Shën Kolli'', [[Pallagorio]]: ''Puheriu'', [[Carfizzi]]: ''Karfici'',
* [[Campania]]
** [[provincia di Avellino]]<br/>[[Greci (AV)|Greci]]: ''Katundi''.
* [[Molise]]
** [[provinciaProvincia di Campobasso]]<br/>: [[Campomarino]]: ''Këmarini'', [[Montecilfone]]: ''Munxhufuni'', [[Portocannone]]: ''PorkanuniPortkanuni'', [[Ururi]]: ''RuriRùri''.
* [[Campania]]
** [[Provincia di Avellino]]: [[Greci (Italia)|Greci]]: ''Katundi''
* [[Puglia]]
** [[provinciaProvincia di Foggia]]<br/>: [[Casalvecchio di Puglia]]: ''Kazallveqi'', [[Chieuti]]: ''Qefti''.
** [[provinciaProvincia di Taranto]]<br/>: [[San Marzano di San Giuseppe]]: ''SanShën Marcani''.
* [[Basilicata]]
** [[Provincia di Potenza]]: [[Barile (Italia)|Barile]]: ''Barilli'', [[Ginestra (Italia)|Ginestra]]: ''Zhura'', [[Maschito]]: ''Mashqiti'', [[San Costantino Albanese]]: ''Shën Kostandini i Arbëreshëvet'', [[San Paolo Albanese]]: ''Shën Pali i Arbëreshëvet''
* [[Calabria]]
** [[Provincia di Catanzaro]]: [[Andali]]: ''Andalli'', [[Caraffa di Catanzaro]]: ''Garafa'', [[Marcedusa]]: ''Marçëdhuza'' , [[Maida#Vena di Maida|Vena di Maida]] (frazione di [[Maida]]): ''Vina''
** [[Provincia di Cosenza]]: [[Acquaformosa]]: ''Firmoza'', [[Cantinella (Italia)|Cantinella]] (frazione di [[Corigliano-Rossano]]): ''Kantinela'', [[Cerzeto]]: ''Qana'', [[Castroregio]]: ''Kastërnexhi'', [[Cavallerizzo]] (frazione di [[Cerzeto]]): ''Kajverici'', [[Civita (Italia)|Civita]]: ''Çifti'', [[Eianina]] (frazione di [[Frascineto]]): ''Purçìll'', [[Falconara Albanese]]: ''Fullkunara'', [[Farneta (Castroregio)|Farneta]] (frazione di [[Castroregio]]): ''Farneta'', [[Firmo (Italia)|Firmo]]: ''Ferma'', [[Frascineto]]: ''Frasnita'', [[Lungro]]: ''Ungra'', [[San Demetrio Corone#Frazioni|Macchia Albanese]] (frazione di [[San Demetrio Corone]]): ''Maqi'', [[Marri (San Benedetto Ullano)|Marri]] (frazione di [[San Benedetto Ullano]]): ''Allimarri'', [[Plataci]]: ''Pllatëni'', [[San Basile]]: ''Shën Vasili'', [[San Benedetto Ullano]]: ''Shën Benedhiti'', [[Santa Caterina Albanese]]: ''Picilia'', [[San Cosmo Albanese]]: ''Strihàri'', [[San Demetrio Corone]]: ''Shën Mitri Koroni'', [[San Giorgio Albanese]]: ''Mbuzati'', [[San Giacomo di Cerzeto]] (frazione di [[Cerzeto]]): ''Shën Japku'', [[San Martino di Finita]]: ''Shën Mërtiri'', [[Santa Sofia d'Epiro]]: ''Shën Sofia të Epirit'', [[Spezzano Albanese]]: ''Spixana Arbëreshe'', [[Vaccarizzo Albanese]]: ''Vakarici Arbëresh''
** [[Provincia di Crotone]]: [[Carfizzi]]: ''Karfici'', [[Pallagorio]]: ''Puhëriu'', [[San Nicola dell'Alto]]: ''Shën Kolli''
* [[Sicilia]]
** [[provinciaProvincia di Palermo]]<br/>: [[Contessa Entellina]]: ''KundisaKuntisa'', [[Piana degli Albanesi]]: ''Hora e Arbëreshëvet'', [[Mezzojuso]]: ''Munxhifsi'', [[Palazzo Adriano]]: ''Pallaci'', [[Santa Cristina Gela]]: ''SëndastinaSëndahstina'';
 
;Comunità d'origine albanese
== Lingua ==
Esistono, inoltre, più di trenta centri anticamente albanesi che hanno perso, in differenti periodi storici e per diversi motivi, l'uso della lingua albanese e sono così caratterizzate da una mancata eredità storica e culturale ''arbëreshe'': per l'[[Emilia-Romagna]] sono Pievetta e [[Bosco Tosca]], frazioni di [[Castel San Giovanni]] (PC); per il [[Lazio]] è [[Pianiano]]<ref>{{cita web|url=http://www.canino.info/inserti/personaggi/albanesi/|titolo=Gli Albanesi a Pianiano|autore=Elettra Angelucci. Articolo tratto da "Biblioteca e Società. Anni VII-VIII, 1985,1986"|accesso=1º luglio 2017}}</ref> (VT), frazione di [[Cellere]]; per il [[Molise]] è [[Santa Croce di Magliano]] (CB); per la [[Campania]] in [[provincia di Caserta]] è [[Alife]]<ref>{{cita web|url=http://asmvpiedimonte.altervista.org/Documentii_Storia_Paesi_MV/una-colonia-Albanesi-e-Ebre-in-Alife-secolo-XVI.html|titolo=Una colonia di albanesi e di ebrei in Alife nel secolo XVI |autore=Dante Marrocc. Arti Grafiche Ariello. Napoli. 1963.|accesso=21 luglio 2018}}</ref>; per la [[Puglia]] sono [[Casalnuovo Monterotaro]], [[Castelluccio dei Sauri]], [[San Paolo di Civitate]] (FG), [[Monteparano]], [[San Giorgio Ionico]], [[San Crispieri]], [[Faggiano]], [[Roccaforzata]], [[Monteiasi]], [[Carosino]], [[Montemesola]] (TA); per la [[Basilicata]] sono [[Brindisi Montagna]], [[Rionero in Vulture]] (PZ); per la [[Calabria]] sono [[Cervicati]] (''Çervikat''), [[Mongrassano]] (''Mungrasana''), [[Rota Greca]] (''Rrota''), [[San Lorenzo del Vallo]] (''Sullarënxa'''), [[Serra d'Aiello]] (''Serrë'', CS), [[Amato (Italia)|Amato]], [[Arietta]] (''Arjèta''), frazione di [[Petronà]], [[Gizzeria]] (''Jacaria'') e le frazioni Mortilla (''Mortilë'') e Gizzeria Lido (''Zalli i Jacarisë''), [[Zagarise]], [[Zangarona]] (''Xingarona''), frazione di [[Lamezia Terme]], (CZ); per la Sicilia sono [[Mezzojuso]] (''Munxifsi''), [[Palazzo Adriano]] (''Pallaci'', PA), [[Sant'Angelo Muxaro]] (''Shënt'Ëngjëlli'', AG), [[Biancavilla]] (''Callìcari''), [[Bronte]] (''Brontë''), [[San Michele di Ganzaria]] (''Shën Mikelli'', CT).
Non esiste una struttura ufficiale politica, culturale e amministrativa che rappresenti la comunità arbëreshë.
 
Le comunità di [[Mezzojuso]] e [[Palazzo Adriano]], in [[provincia di Palermo]], sono da considerarsi un caso particolare, dal momento che, pur avendo perso la [[lingua albanese]] e i costumi d'origine, hanno mantenuto il [[rito bizantino|rito greco-bizantino]], peculiare pilastro - insieme con lingua e abiti tradizionali - dell'identità albanese della [[diaspora]]. In questi casi, l'identità si conserva nell'aspetto religioso e nella memoria storica. Conservano memoria dell'eredità culturale originaria le comunità di [[Cervicati]], [[Mongrassano]] e [[Rota Greca]], in [[provincia di Cosenza]].
La lingua locale non è riconosciuta legalmente dallo stato italiano che tuttavia in sua vece riconosce l'[[lingua albanese|albanese]] standard, il quale però, allo stato attuale, non viene sostanzialmente accettato ed usato né nell'amministrazione locale (solo il comune di [[Piana degli Albanesi]]/Hora e Arbëreshëvet in Sicilia riconosce la lingua albanese) né in alcuna scuola (eccezion fatta per alcune scuole materne private comunque indipendenti dal sistema statale). Ci sono associazioni che cercano di proteggerne la cultura, in particolare in [[provincia di Cosenza]].
La lingua degli Arbëreshë è usata in alcune radio private e in alcune riviste locali.
Gli statuti regionali di Molise, Basilicata e Calabria fanno riferimento alla lingua e alla cultura arbëreshë, ma gli Arbëreshë pensano ancora che la loro cultura sia minacciata.
 
Le migrazioni albanesi, sin dagli inizi della lunga diaspora, portarono alla formazione di comunità medio-piccole ''arbëreshe'' ben inserite in numerose città già esistenti del centro-nord Italia (in modo particolare, [[Venezia]]) e nella [[Corona d'Aragona]] (Napoli, Bari, [[Altamura]], [[Barletta]], [[Andria]], [[Trani]], [[Foggia]], [[Bovino (Italia)|Bovino]], [[San Severo]], [[Lecce]], [[Brindisi]], [[Potenza (Italia)|Potenza]], [[Matera]], [[Melfi]], [[Caltagirone]] e [[Piazza Armerina]]), nella buona parte dei casi realtà - sempre per ragioni diverse - assimilate dalla cultura circostante<ref>{{Cita web|url=http://www.mondoarberesh.altervista.org/|titolo=Mondo Arberesh|accesso=7 giugno 2021}}</ref>.
Nonostante tutto, l'uso crescente della lingua scritta fa credere che questa cultura possa continuare a sopravvivere.
 
È importante sottolineare che l'Arbëreshë non è un dialetto regionale italiano o comuque romanzo, bensì un dialetto appartenente al sistema linguistico albanese.
;Isole culturali, migrazioni e moderna diaspora albanese
Sopravvivono rilevanti isole culturali nelle grandi aree metropolitane di [[Milano]], [[Torino]], [[Roma]], [[Napoli]], [[Bari]], [[Cosenza]], [[Crotone]] e [[Palermo]]. Nel resto del mondo, in seguito alle migrazioni del [[XX secolo]] in paesi come il [[Canada]], [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]<ref>La città di New Orleans negli USA ha una grande comunità di italo-albanesi. Spesso, ove ci siano italiani, ci sono alcuni ''arbëreshë''. Gli americani italo-albanesi sono spesso indistinguibili dagli italo-americani per essere stati assimilati nella comunità italo-americana. Originariamente erano riuniti in associazioni e avevano una propria parrocchia assistita dai sacerdoti dalle Eparchie Italo-Albanesi. Solo poche associazioni sono superstiti ad oggi, come ad esempio "Contessa Entellina Society of New Orleans", "Arbëreshë Heritage Association (Italo-Albanian in America)" o "Arbëreshë Sacramento".</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Arbëreshët e Nju Orlinsit|lingua=it|accesso=9 febbraio 2022|url=https://www.youtube.com/watch?v=ej_1YfeSLr4}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://issuu.com/kimitacos/docs/testo_completo|titolo=Il caso degli Italo-albanesi del Madison-Wisconsin 1892-1943 by COSIMO TALO' - Issuu|sito=issuu.com|lingua=en|accesso=9 febbraio 2022}}</ref>, [[Argentina]]<ref>In Argentina ci sono circa 40.000 migranti italo-albanesi, per lo più a [[Luján]], [[Buenos Aires]] e [[Santa Fe (Argentina)|Santa Fe]]. Dal 1955 nella zona Palermo della capitale argentina esiste l'"Associazione Italo-Albanese Frascineto".</ref><ref>{{cita web|url=https://kosovotwopointzero.com/albanians-in-argentina-the-language-of-memory/|titolo=Në Argjentinë, traditë shqiptare (In Argentina, tradizione albanese|accesso=20 giugno 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190620231144/https://kosovotwopointzero.com/albanians-in-argentina-the-language-of-memory/|dataarchivio=20 giugno 2019|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=wvHNPUvz9bM|titolo=Arbëreshët e Argjentinës Pjesa 1 RTK|autore=www.rtklive.com|accesso=20 giugno 2019}}</ref>, [[Brasile]], [[Cile]] e [[Uruguay]] esistono forti comunità che mantengono vive la lingua e le tradizioni ''arbëreshë''<ref name=Comunita/>.
 
Dal [[1990]], con la caduta del [[Storia dell'Albania#Repubblica Socialista d.27Albania .281946-1991.29|regime comunista post-bolscevico]] in Albania, comunità significative di ''shqiptarë'' (albanesi d'Albania) si sono inserite e integrate nel [[Società (sociologia)|tessuto sociale]] dei centri abitati italo-albanesi<ref name=Comunita/><ref>I recenti immigrati d’Albania, perfettamente integrati nei centri Albanesi d'Italia, si trovano in una situazione molto diversa da quella dei secoli passati: la politica di annichilazione della religione del regime comunista ha portato a volte forme di indifferentismo religioso che formano un contrasto stridente con l’attaccamento degli Italo-Albanesi alle radici della propria fede; inoltre, spesso le forme arcaiche mantenute dalla lingua ''arbëreshe'' creano talora ostacoli linguistici (anche nella comprensione dei riti) agli Albanesi appena giunti in Italia.</ref>. Con la [[Guerra del Kosovo|lotta]] per l'[[Indipendenza]] del [[Kosovo]] ([[2008]]) un recentissimo gruppo di [[albanesi]], vittime della [[pulizia etnica]] del [[Jugoslavia|regime jugoslavo]], si è anch'esso integrato nelle varie [[comunità]] albanesi d'Italia.
 
== Storia ==
=== Età medievale ===
Prima della conquista da parte dell'[[impero ottomano]] tutti gli albanesi venivano chiamati Arbëreshë. Dopo che queste 300.000 persone sono emigrate e si sono stanziate in Italia, questi albanesi nativi dell'Italia hanno continuato ad usare il termine Arbëreshë mentre quelli che ancora vivevano in Albania si sono dati il nome di Shqiptarëve (si confronti la parola albanese ''Shqip'', presente nel nome locale del paese e della lingua).
{{vedi anche|Storia dell'Albania#L'Albania nel medioevo}}
{{citazione|All'aspetto religioso prima di tutto […] assieme alle altre cause di natura economica e sociale, lo spirito di libertà e di indipendenza che ha animato il popolo albanese nel corso della sua storia, è stato uno dei moventi che lo ha spinto all'abbandono dei luoghi aviti e alla ricerca di una nuova patria nei paesi d'oltremare quando l'Albania cadde sotto la dominazione turca.|[[Eqrem Çabej]], 1976<ref>{{cita libro |autore=M. Brunetti |titolo=La piazza della rivolta. Microstoria di un paese arbëresh in età giolittiana |url=https://books.google.it/books?id=RheGI889UbsC&lpg=PP1&hl=it&pg=PA122#v=onepage&q&f=false |editore=Rubbettino |città=Soveria Mannelli |anno=2003 |p=122}} (cit. da E. Çabej, Storia linguistica e struttura dialettale dell'albanese d'Italia, Pacini, Pisa 1976)</ref>}}
[[File:Emigrazione albanese in grecia.png|miniatura|sinistra|verticale=1.3|Una ricostruzione grafica del possibile e ulteriore spostamento albanese nei Balcani meridionali fra il XIV e il XV secolo (la presenza albanese nell'area più a sud è accertata almeno dal 1200)]]
Gli ''arbëreshë'', una volta distribuiti tra l'Albania, l'[[Epiro]] ([[Ciamuria]]) e la [[Morea]], nell'odierno [[Peloponneso]] (vedi [[arvaniti]]), sono i discendenti della popolazione [[Albanesi|albanese]] sparsa in tutti i [[Penisola balcanica|Balcani]] sud-occidentali. Storicamente, a partire dall'[[XI secolo]]<ref>{{Cita libro |lingua = en |url = http://books.google.it/books?id=kfv6HKXErqAC&pg=PA38 |autore = Carl Waldman |autore2 = Catherine Mason |titolo = Encyclopedia of European peoples |volume = 1 |città = New York |anno = 2006 |pagina = 38 e seguenti |accesso = 6 luglio 2015}}</ref>, probabilmente a causa delle pressioni [[Slavi|slave]] dal nord, gruppi di [[albanesi]], con grandi abilità in campo militare, si spostarono verso la parte meridionale della [[Grecia]] ([[Corinto (città antica)|Corinto]], [[Peloponneso]] e [[Attica]]) fondando numerosissime comunità<ref name=migraz/>. Intanto, la loro bravura li aveva identificati come i [[Stradioti|mercenari]] preferiti dei [[serbi]], dei [[franchi]], degli [[aragonesi]], delle [[repubbliche marinare]] italiane e degli stessi [[bizantini]]<ref name=pp2425>{{Cita libro |lingua = en |autore = George Nicholas Nasse |titolo = The Italo-Albanian villages of southern Italy |editore = National Academies |anno = 1964 |pagine = 24-25 |url = http://books.google.com/books?id=VjArAAAAYAAJ&dq=reres%20demetrio&lr=&as_brr=3&pg=PA24#v=onepage&q=reres%20demetrio&f=false}}</ref>.
 
Nel [[XV secolo]] si verificò l'invasione progressiva dell'[[Europa orientale]] e così anche dell'Albania da parte dei [[Ottomani|turchi-ottomani]]. La [[resistenza albanese]] si era organizzata nella ''Lega Albanese'' di [[Alessio (Albania)|Alessio]] (''Lidhja e Lezhës''), che faceva capo a [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Giorgio Castriota]] da [[Croia]], meglio conosciuto come "Scanderbeg", passato alla storia d'[[Europa]] come “defensor fidei” e “atleta Christi”, colui il quale, bloccò per cinque lustri l'avanzata militare ottomana. In questo periodo, nel [[1448]], re [[Alfonso V d'Aragona]], chiamato il Magnanimo, re del [[regno di Napoli]] e del [[regno di Sicilia]], chiese aiuto a Castriota, suo alleato, per reprimere la [[congiura dei baroni]]. La ricompensa per questa operazione furono delle terre in [[provincia di Catanzaro]], e molti ''arbëreshë'' ne approfittarono per emigrare esuli in queste terre sicure durante l'avanzata degli Ottomani, mentre altri emigrarono in altre zone dell'Italia peninsulare e insulare sotto il controllo della [[Repubblica di Venezia]]<ref name=pp2425/><ref>{{cita|Studi Albanologi|}}.</ref>, nella speranza di poter rimpatriare alla fine della guerra turco-albanese.
[[File:Coat of arms of the House of Kastrioti.svg|miniatura|sinistra|verticale=0.5|Stendardo del [[Principato d'Albania (Medioevo)|Principato d'Albania]] nel Medioevo]]
[[File:Historia de uita et gestis Scanderbegi Epirotarum principis (1508) (14559502798).jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.5|[[Giorgio Castriota Scanderbeg]] dalla biografia di [[Marino Barlezio]] (1508)]]
[[File:Skanderbeg expedition in Italy (1460-1462)2.svg|miniatura|[[Spedizione militare di Scanderbeg in Italia]] (1460-1462)]]
[[File:Stradiots.jpg|miniatura|[[Urs Graf]], [[Stradioti]] (XV secolo)]]
[[File:Battle of Varna (Amman)2.jpg|miniatura|Una [[battaglia]] degli [[albanesi]] contro le armate [[Ottomani|turche]]]]
Durante il periodo della guerra di successione di [[Napoli]], a seguito della morte di [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso d'Aragona]], il legittimo erede [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando d'Aragona]] richiamò le forze di ''arbëreshë'' contro gli eserciti franco-italiani<ref>Alla morte di [[Alfonso V d'Aragona]] l'erede legittimo al trono era Ferdinando d'Aragona, ma altri principi tramavano per imporre il [[Giovanni II di Lorena|Duca Giovanni d'Angiò]]. Giorgio Castriota Scanderbeg, amico del defunto Alfonso I d'Aragona, era stato chiamato a difendere anche Ferdinando. Cfr. {{cita web|url=http://www.greci.org/storia.htm|titolo=La storia|editore=Greci.org|accesso=21 aprile 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090415084559/http://www.greci.org/storia.htm|dataarchivio=15 aprile 2009}}</ref> e Scanderbeg sbarcò nel [[1461]] in [[Puglia]]<ref>{{cita web|url=http://vaccarizzoalbanese.asmenet.it/index.php?action=index&p=76|titolo= Storia |editore=Vaccarizzoalbanese.asmenet.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. Dopo alcuni successi, gli ''arbëreshë'' accettarono in cambio delle terre in loco, mentre Scanderbeg ritornò per riorganizzare la resistenza albanese contro i turchi che avevano occupato l'Albania.
 
[[Giorgio Castriota Scanderbeg|Giorgio Castriota]]<ref>In numerose comunità italo-albanesi, in onore di Giorgio Castriota Scanderbeg, la piazza o la strada principale gli è intitolata.</ref> morì a causa di una malattia nel [[1468]], ma le sue truppe combatterono ancora per un ventennio<ref>{{Cita libro |lingua = en |autore = Noli Fan S. |titolo = George Castrioti Scanderbeg |città = New York |editore = |anno = 1947}}; {{Cita libro |lingua = en |autore = Logoreci Anton |titolo = The Albanians |città = Londra |anno = 1977}}, cit. in {{Cita web |url = http://www.albanur.net/shqiperia/skenderbeg_gjergj_kastrioti_skenderbeu.html |titolo = Gjergj Kastrioti Scanderbeg |editore = Albanur.net |accesso = 6 luglio 2015}}</ref>.
[[File:Francesco Hayez - The Refugees of Parga - WGA11213.jpg|miniatura|[[Francesco Hayez]], I rifugiati di [[Parga]], allora cittadina albanese dell'[[Epiro]], mentre abbandonano la loro patria]]
[[File:Chiesa Santissimo Salvatore (Cosenza)23.png|miniatura|Luigi Manes, Icona dello sbarco degli esuli albanesi in Italia, [[Chiesa del Santissimo Salvatore (Cosenza)|Chiesa Santissimo Salvatore]] a [[Cosenza]]]]
Dopo ventiquattro anni di resistenza, la guerra fu persa e l'Albania cadde in mano ottomana, divenendo parte periferica dell'Impero ottomano. Molti albanesi decisero di emigrare. I primi ''arbëreshë'' che approdarono in Italia erano tradizionalmente soldati [[stradioti]], anche al servizio del Regno di Napoli, del [[Regno di Sicilia]] e della [[Repubblica di Venezia]]<ref>{{cita web|url=http://sides.uniud.it/tl_files/sides/papers/4_Giura.pdf|titolo=Note sugli albanesi d'Italia nel Mezzogiorno|autore=Vincenzo Giura|editore=Società italiana di demografia storica - Università degli Studi di Udine|accesso=21 aprile 2010|urlmorto=sì}}</ref>. Molti degli esuli delle migrazioni successive alla prima appartenevano alle più rinomate classi sociali albanesi fedeli alla ortodossia cattolica, tra cui capi militari, sacerdoti, nobili e aristocratici consanguinei di Giorgio Castriota, che li aveva guidati nella lotta contro gli ottomani. Considerati i rapporti con Venezia, gli albanesi costituirono la loro chiesa nella repubblica marina, la [[Scuola di Santa Maria degli Albanesi]], tutt'oggi esistente. Lo stesso avvenne in altre località e città importanti d'Italia, come ad esempio a Lecce ([[Chiesa di San Niccolò dei Greci]]), Napoli ([[Chiesa dei Santi Pietro e Paolo dei Greci]]) e Palermo ([[Chiesa della Martorana|Chiesa di San Nicolò dei Greci]]), definite dai "latini" - i non albanesi - dei "greci" per il rito religioso orientale.
 
[[Papa Paolo II]], sul soglio ponteficio dal [[1464]] al [[1471]], così scriveva al [[Duca di Borgogna]]:
 
{{citazione|Le città che finora avevano resistite al furore dei Turchi sono oramai tutte cadute o in loro potere. Questi popoli che abitano lungo le coste dello Adriatico tremano allo aspetto di questo imminente pericolo. Non vedesi ovunque che spavento, dolore, captività e morte; non si può senza versare lagrime contemplare queste navi che partite dalla riva albanese si riparano nei porti d'Italia, e queste famiglie ignude, meschine, che scacciate dalle loro abitazioni stanno sedute sulla riva del mare stendendo le mani al cielo, e facendo risuonare l'aria di lamenti in ignorata favella.|Epistola Pauli II. ad Philippum Burgundiae Ducem. Apud cardinalia Papiensis Epistolas<ref>[http://www.ungra.it/art/Tajani/CapoI-Tajani1.htm Francesco Tajani, Historie Albanesi, Salerno 1866.]</ref>.}}
 
Incominciò, dopo il [[1478]], la più grande e lunga [[diaspora]] albanese nelle regioni meridionali della Penisola, compresa la Sicilia, dove il re di Napoli e il re di Sicilia offrirono loro altre zone in [[Puglia]], [[Basilicata]], [[Molise]], [[Calabria]], [[Campania]] e [[Sicilia]]<ref name=Comunita>Per l'elenco completo dei villaggi cfr.{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/katundet/index.htm|titolo=Comunità albanesi d'Italia|editore=Arbitalia.it|accesso=21 aprile 2010|dataarchivio=8 marzo 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100308065637/http://www.arbitalia.it/katundet/index.htm|urlmorto=sì}}</ref>. Gli albanesi godettero anche di speciali concessioni e di consistenti privilegi, reali, ecclesiastici o baronali, nelle terre in cui furono accolti.
 
=== Età moderna ===
{{vedi anche|Storia dell'Albania#La conquista ottomana}}
Le ondate migratorie si susseguirono, numerosi furono gli albanesi a dover lasciare la propria terra. Per alcune fonti la quinta migrazione si ebbe tra il 1500 e il 1534<ref name=migraz/>. Impiegati come mercenari dalla Repubblica di Venezia, gli arbëreshë dovettero lasciare il Peloponneso con l'aiuto delle truppe di [[Carlo V d'Asburgo]], ancora a causa della presenza turca. Carlo V stanziò questi soldati, capeggiati dai cavalieri che avevano partecipato all'assedio di [[Corone]], in [[Italia meridionale]], per rinforzarne le difese proprio contro la minaccia degli [[ottomani]].
 
Stanziatisi in zone e villaggi isolati (il che permise loro di mantenere inalterata la propria cultura fino a oggi), gli albanesi in [[Italia]] fondarono o ripopolarono quasi un centinaio di comunità. Con la loro immigrazione si assistette nel [[Italia meridionale|meridione]], in genere, a una nuova fase di espansione demografica, che si accentuò alla fine del XV secolo e continuò per tutta la prima metà del XVI secolo,<ref>{{Cita web |url = http://www.centrointernazionalestudisulmito.com/ebooks/albanesi.pdf |titolo = Studi identità e origine degli insediamenti albanesi in Italia |formato=pdf |accesso = 6 luglio 2016}}</ref> con la costituzione di vere e proprie comunità ex novo albanesi fuori dai Balcani.
 
Gli albanesi non emigrati, per sfuggire all'islamizzazione e conservare l'identità religiosa, divennero criptocristiani, ovvero, usarono nomi musulmani e si comportarono, nella loro vita sociale, come tali. Tuttavia, segretamente in famiglia, mantennero la fede e le tradizioni cristiane. Tale fenomeno, diminuito nel tempo in quanto fenomeno represso dai turchi, durò dalla fine del XVII al tardo XVIII, primi del XIX secolo.
 
=== Età contemporanea ===
[[File:Italia albania1859.jpg|miniatura|150px|sinistra|Dettaglio di una mappa etnografica tedesca dell'Italia del 1859, in cui sono indicate in verde - con alcuni errori - le comunità albanesi/''albaner''.]]
Per mezzo millennio l'elemento di coesione del gruppo degli esuli albanesi d'Italia è stata la fede [[Cristianesimo|cristiana]] secondo la tradizione orientale di [[rito bizantino]]. Questa è tuttora uno dei tratti caratterizzanti dell'etnia, insieme alla lingua e ai costumi, sia rispetto alla restante popolazione italiana sia rispetto agli albanesi rimasti in patria convertiti all'[[Islam]], e la disponibilità a rinunciare a tale peculiarità ha rappresentato l'elemento che ha permesso loro di non essere assimilati dall'ambiente italiano circostante<ref name=unicalalb/>.
 
L'[[Emigrazione italiana|ondata migratoria dall'Italia meridionale]] verso le [[Americhe]] negli anni tra il [[1900]] e il [[1910]] ha causato quasi un dimezzamento della popolazione dei centri (paesi, villaggi e cittadine) ''arbëreshë'' e ha messo la popolazione a rischio di scomparsa culturale, nonostante la recente rivalutazione.
In [[Argentina]], nel quartiere Sant'Elena della città di [[Luján]], esiste dagli inizi del secolo XX una florida comunità italo-albanese proveniente dai comuni di [[San Demetrio Corone]], [[Santa Sofia d'Epiro]], [[Vaccarizzo Albanese]], [[Macchia Albanese]] e [[San Cosmo Albanese]]<ref>Mario Bolognari, Arbëreshe in Emigrazione, in «Zjarri», n. 30, 1986, pp. 5-17.</ref><ref>Sull’emigrazione dei calabro-albanesi si veda anche M. Bolognari (a cura di)</ref><ref>La diaspora della diaspora. Viaggio alla ricerca degli Arbëreshë, ETS, Pisa 1989</ref><ref>Pier Francesco Bellinello, L’emigrazione dalla Calabria albanese, in Claudio Cerreti</ref><ref>Genova, Colombo, il mare e l’emigrazione italiana nelle Americhe, Atti del XXVI Congresso Geografico Italiano (Genova, 4-9 maggio 1992), Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,1996, 2 voll., pp. 193-205</ref>.
 
A partire dalla prima metà del XX secolo, e ancora più chiaramente negli [[anni 1960]] e [[anni 1970|1970]], fino ai giorni nostri, si ha un'attenzione sempre crescente per un risveglio culturale e per la valorizzazione e il mantenimento della minoranza etno-linguistica albanese d'Italia.
 
Oggi, alla luce degli avvenimenti storici, la continuità secolare della presenza albanese in Italia riveste un aspetto di eccezionalità nella storia dei popoli<ref name=unicalalb/>. Dal 2017, con la sottoscrizione della Repubblica d'Albania e del [[Kosovo]], è stata presentata richiesta ufficiale di iscrizione della popolazione ''arbëreshe'' nella Lista [[UNESCO]] come patrimonio vivente immateriale e sociale dell'umanità<ref>{{Cita web |url=http://top-channel.tv/lajme/artikull.php?id=352049 |titolo=Arbëreshët kërkojnë ndihmë nga Tirana: Të njihemi në UNESCO |accesso=21 maggio 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170816002406/http://top-channel.tv/lajme/artikull.php?id=352049 |dataarchivio=16 agosto 2017 |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Arbëreshët: Të njihemi nga UNESCO - Top Channel Albania - News - Lajme|lingua=it|accesso=9 febbraio 2022|url=https://www.youtube.com/watch?v=nTqv4TPWVLY}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://insajderi.com/arbereshet-kerkojne-te-anetaresohen-ne-unesco/|titolo=Arbëreshët kërkojnë të anëtarësohen në UNESCO|sito=Gazeta Online INSAJDERI|data=119041|lingua=en|accesso=9 febbraio 2022}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Wake Up/ “Moti i madh” i Arbëreshëve mbërrin në UNESCO. Kërkohet të njihet si trashëgimi botërore|lingua=it|accesso=9 febbraio 2022|url=https://www.youtube.com/watch?v=-mk-7yMT1iQ}}</ref>
 
Tra il 2018 e il 2023 i [[presidente dell'Albania|presidenti d'Albania]] in carica fanno visita a vari centri albanesi d'Italia<ref>[https://www.rainews.it/tgr/calabria/video/2022/04/cal-ilirmeta-presidenterepubblicaalbania-visitacalabria-cf9a90a3-6e00-4f61-9f93-326b8e07a0f3.html Il ritorno di Ilir Meta: il presidente d'Albania di nuovo in Calabria, RaiNews.it]</ref>. Nel 2023 il [[primo ministro dell'Albania]] fa visita ufficiale alla comunità italo-albanese dell'Eparchia di Lungro<ref>[https://www.rainews.it/tgr/calabria/video/2023/06/edi-rama-premier-albanese--1d2c28fc-95c9-4f18-adca-268b9a83cf1d.html Prima volta in Calabria per il premier albanese Edi Rama, RaiNews.it]</ref>.
 
=== Contributo all'Italia e all'Albania ===
[[File:Himni i Flamurit (1918).ogg|miniatura|sinistra|La primissima registrazione vocale dell'inno nazionale albanese ''[[Himni i Flamurit]]'', interpretata nel 1918 dal tenore ''arbëresh'' Giuseppe Mauro.]]
La nascita delle Cattedre di Lingua e Letteratura albanese più antiche d'Europa (''in primis'' Napoli 1900, da [[Giuseppe Schirò]]), così come per i Congressi panalbanesi in Italia ([[Corigliano Calabro]] 1895<ref>[https://dosja.al/kongresi-gjuhesor-shqiptar-i-vitit-1895-ne-koriliano-kalabro-itali-2 Kongresi Gjuhësor Shqiptar i vitit 1895 në Koriliano Kalabro, Itali]</ref>, [[Palermo]]-[[Piana dei Greci]] 1903, [[Congresso albanese di Trieste|Trieste]] 1913, ecc.) e nei territori albanesi dei Balcani del XIX e XX secolo per la lingua e l'alfabeto albanese, sono nati anche in merito e contributo dei religiosi e intellettuali albanesi d'Italia.
 
Durante l'occupazione italiana dell'Albania numerosissimi ''arbëreshë'' si trasferirono in Albania come insegnanti di lingua italiana e militari addetti alle traduzioni. Così come avvenuto già nel XVI secolo, negli stessi anni i monaci basiliani italo-albanesi di Grottaferrata avviarono missioni apostoliche in Albania, specialmente nella sponda meridionale. Essi officiavano secondo il rito bizantino in lingua albanese, ma i loro riti erano frequentati anche dai cattolici italiani. Nonostante provenissero dall'Italia, a causa della loro antica stirpe albanese, venivano considerati dal popolo albanese albanesi a tutti gli effetti e la loro presenza era generalmente ben accolta pure dalla Chiesa locale. Gli obbiettivi della missione erano ambiziosi: tentare di far riconoscere la fede cristiana alla gente del luogo, l'apostolato e l'istruzione diretta, riavvicinare la comunità ''arbëreshe'' alla terra d'origine, l'ecumenismo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, i quali italo-albanesi facevano da chiave di volta. Con l'avvento del comunismo in Albania tutti i monaci, scacciati dal governo, dovettero abbandonare il paese. L'importanza della missione, aldilà della impossibilità nel continuare, consistette nel nuovo vigore apportato all'Albania e al monachesimo italo-albanese stesso, che riuscì perfettamente a integrarsi, trasmettendo la propria cultura e sensibilità religiosa al territorio da cui aveva avuto provenienza secoli prima.<ref>{{Cita libro|nome=Spezzano Albanese (Cosenza). Ufficio dello stato|cognome=civile.|titolo=Registri dello stato civile di Spezzano Albanese (Cosenza)|url=http://worldcat.org/oclc/866624065|accesso=9 febbraio 2022|data=1991-1997|editore=Filmati dalla Genealogical Society of Utah|OCLC=866624065}}</ref>
 
Molti sono i cognomi di ascendenza albanese diffusi in Italia. Il cognome ''[[Albanese (cognome)|Albanese]]'' nacque come soprannome dato a persone di origine albanese, o perché venivano direttamente dall'Albania o perché originari delle [[Arbëria|colonie albanesi dell'Italia meridionale]]. Il cognome si diffuse nel periodo delle [[repubbliche marinare]], quando, specialmente a Venezia, vennero arruolati soldati fra gli albanesi.
 
Anche nella politica istituzionale i rapporti fra Italia e Albania, grazie agli stessi italo-albanesi, si sono rafforzati: recentemente il presidente [[Sergio Mattarella]] ha incontrato nel comune albanese di San Demetrio Corone (Cs) il presidente albanese [[Ilir Meta]]<ref>[https://www.interno.gov.it/it/notizie/mattarella-incontra-san-demetrio-corone-cs-presidente-albanese-meta Mattarella incontra a San Demetrio Corone (Cs) il presidente albanese Meta]</ref>; nei mesi successivi il presidente dell’Albania in forma ufficiale ha ampiamente visitato le comunità albanesi di Puglia e Calabria<ref>[https://opinion.al/presidenti-meta-viziton-kalabrine-arbereshet-jane-nje-pasuri-e-vyer/ Presidenti Meta viziton Kalabrinë: Arbëreshët janë një pasuri e vyer]</ref>.
 
;Gli Italo-Albanesi e l'Unità d'Italia
[[File:Ex convento di Sant’Adriano02.jpg|miniatura|sinistra|[[Epigrafe]] del Collegio Italo-Albanese di Sant’Adriano, [[San Demetrio Corone]] (1860)]]
[[File:Cippo memoria Garibaldi Madonna dell'Udienza (8).JPG|miniatura|Cippo a memoria di [[Garibaldi]] in [[Piana degli Albanesi]] (1910)]]
{{citazione|Questi Albanesi [d'Italia] sono stati il baluardo dei Cristiani, lo scudo della Fede e la salvezza dell'Europa. Sono eroi, che si sono distinti in tutte le lotte per la Libertà.|[[Giuseppe Garibaldi|G. Garibaldi]], durante la [[spedizione dei Mille]] a Napoli, dopo l'esperienza dell'[[insurrezione di Palermo (1860)]].}}
Gli italo-albanesi hanno partecipato attivamente al [[Risorgimento italiano]]<ref>{{cita web|http://www.arkivalajmeve.com/Arbereshet-dhe-Rilindja-italiane.1046951098/|autore=www.arkivalajmeve.com|titolo=Arbëreshët dhe Rilindja italiane|editore=arkivalajmeve|accesso=24 gennaio 2016}}</ref> e alla ''Rilindja kombёtare shqiptare'' (la Rinascita nazionale albanese)<ref>{{cita web|1=https://xhaxhai.files.wordpress.com/2014/08/f-altimari_arbc3abreshc3abt-e-italisc3ab-pc3abr-rilindjen-e-shqipc3abrisc3ab-mes-shekujve-xviii-xix_2013.pdf|autore=Francesco Altimari|titolo=Arbëreshët e Italisë për Rilindjen e Shqipërisë mes shekujve XVIII- XIX: paralelizma me diasporat e tjera të hapësirës italo-ballkanike|editore=xhaxhai.files.wordpress.com|accesso=24 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304090655/https://xhaxhai.files.wordpress.com/2014/08/f-altimari_arbc3abreshc3abt-e-italisc3ab-pc3abr-rilindjen-e-shqipc3abrisc3ab-mes-shekujve-xviii-xix_2013.pdf|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|http://www.arbitalia.it/cultura/interventi/2014/F_Cassiani_La_Rilindja_Arberesh_in_Fersinando_Cassiani.pdf|autore=www.arbitalia.it|titolo=La Rilindja Arbëreshe in Ferdinando Cassiani
di Francesco Cassiani|editore=arbitalia|accesso=24 gennaio 2016}}</ref>, ovverosia il Risorgimento albanese, dando in entrambe un valido contributo alla loro causa<ref>{{cita web|1=http://www.arbitalia.it/stampa/pubblicazioni/2013/fabbricatore_francesco_testi_risorgimento_rilindja.pdf|titolo=Locandina - I calabro-albanesi tra il Risorgimento italiano e la Rilindja Kombëtare Shqiptare (Rinascita Nazionale Albanese)|editore=arbitalia|accesso=21 febbraio 2016|dataarchivio=5 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305033754/http://www.arbitalia.it/stampa/pubblicazioni/2013/fabbricatore_francesco_testi_risorgimento_rilindja.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|http://s573166820.sito-web-online.it/wp-content/uploads/2015/05/01.1_12.Frabbricatore_i.pdf|autore=Francesco Fabbricatore|titolo=I calabro-albanesi tra il Risorgimento italiano e la Rilindja Kombëtare Shqiptare (Rinascita Nazionale Albanese)|editore=Rivista calabrese di storia del '900|accesso=21 febbraio 2016}}</ref>. Le comunità italo-albanesi mostrarono un dinamismo culturale e un'autocoscienza identitaria che le resero sedi privilegiate della cultura albanese e alimentarono un impegno civile di ispirazione [[Illuminismo|illuministica]] che condusse personalità italo-albanesi a prendere parte al Risorgimento italiano. Nei primi decenni del [[XVIII secolo]] intellettuali ''arbëreshë'', ecclesiastici e laici, ripresero anche i temi fondamentali del nascente romanticismo europeo volti alla creazione dell'identità nazionale, a cui la lingua forniva il principale criterio di integrazione simbolica<ref>{{cita web|http://www.jemi.it/index.php/arberia-katundet/katundet/storia/2806--sp-623/508-il-contributo-degli-arberesh-al-risorgimento-italiano|autore=Papàs Giuseppe Ferrari|titolo=Il contributo degli arbëreshë al Risorgimento italiano|editore=Jemi.it|accesso=24 gennaio 2016}}</ref>.
 
Gli ''arbëreshe'' hanno avuto nelle vicende dell'[[Unità d'Italia]] un ruolo centrale<ref>{{cita web|http://www.jemi.it/index.php/arberia-katundet/katundet/storia/2806--sp-623/663-gli-italo-albanesi-e-lunita-ditalia|autore=Alfredo Frega|titolo=Gli Italo Albanesi e l’Unità d’Italia|editore=Jemi.it|accesso=24 gennaio 2016}}</ref>, un peso nettamente superiore, in proporzione, a quello demografico. In ogni paese dell{{'}}''[[Arberia]]'' (Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Abruzzo) con la penetrazione degli ideali liberali e laici, sicuramente maggiore nelle classi dirigenti ''arbëreshe'' che non in quelle, spesso conservatrici, "latine" papalina e borbonica, aumentò l'ostilità verso i [[Borboni]] con l'obiettivo di aver una realtà territoriale migliore. Gli albanesi d'Italia sostennero che "l'amore per la patria adottiva era pari a quella per la patria lasciata"<ref>{{cita web|http://www.corriere.it/cultura/speciali/2010/visioni-d-italia/notizie/27-san-demetrio-corone-risorgimento-silenzioso-nuovi-albanesi_44de4152-a770-11df-9159-00144f02aabe.shtml|autore=www.corriere.it|titolo=Il Risorgimento «silenzioso» dei nuovi albanesi|editore=Corriere della Sera|accesso=21 febbraio 2016}}</ref>.
 
Numerosi furono quelli che con dedizione si batterono per l'Unità d'Italia, cominciando in Sicilia dagli abitanti di [[Piana degli Albanesi]], che ospitarono [[Giuseppe Garibaldi]] ed emissari mazziniani quali [[Rosolino Pilo]] e [[Giovanni Corrao]], giunti in [[Sicilia]] con il compito di preparare lo sbarco garibaldino, e fornendo sostegni logistici e un sicuro riparo strategico, combattendo in prima fila fra i [[Garibaldino|garibaldini]] contro i Borboni nella [[Spedizione dei Mille#La conquista di Palermo|conquista di Palermo]].
 
In Calabria cinquecento abitanti di [[Lungro]] si unirono alla marcia garibaldina di [[Spedizione dei Mille#L'ingresso a Napoli di Garibaldi|ingresso a Napoli]], mentre gli abitanti di [[San Demetrio Corone]] al passaggio di Garibaldi si unirono alle [[Garibaldino|camicie rosse]]. L'illustre Collegio Italo-Albanese di Sant’Adriano della cittadina fu definito il "terrore dei Borboni", in quanto i suoi giovani studenti, provenienti da tante comunità albanofone calabresi e lucane, insieme a molti loro professori offrirono un notevole apporto alla causa dell’Unità del Paese e della sua indipendenza. Il testo della epigrafe riportata sulla lapide murata nella parete esterna della facciata dell’antico Collegio di Sant’Adriano ha prova del concorso e del ruolo non indifferenti svolti dagli italo-albanesi nel corso delle guerre combattute per l’Unità d’Italia<ref>[http://www.duesicilie.org/IMG/pdf/2010-07-04-18.pdf UNA FUCINA DI DIAVOLI, da Il Quotidiano della Domenica, Domenica 4 luglio 2010]</ref>. Il 6 maggio 1860 il lungrese [[Domenico Damis]] partì con i [[I Mille|Mille]] da [[Genova]] alla volta di [[Marsala]]. Dalla [[Sicilia]] avvisò i patrioti lungresi di prepararsi a seguire Garibaldi verso Napoli. Alla notizia del suo arrivo ben 500 volontari partirono dalla sola Lungro. Così Angelo Damis, capo legionario della zona, organizzò cinque compagnie guidate da altrettanti illustri lungresi come Vincenzo Stratigò, Cesare Martino, Pietro Irianni, Pasquale Trifilio e Giuseppe Samengo. Il 2 settembre, sotto una pioggia di fiori, Garibaldi arrivò a [[Castrovillari]]; insieme a lui [[Domenico Damis]], che prese il comando delle compagnie lungresi. Alla legione di Lungro si unirono quelle di [[Frascineto]] e [[Civita (Italia)|Civita]], costituendo così una brigata sotto il comando di Giuseppe Pace. Il 1 e il 2 ottobre le [[Borboni di Napoli|truppe borboniche]] opposero una residua resistenza ai nostri. Nella battaglia del Volturno i lungresi combatterono valorosamente ottenendo una splendida vittoria. Dal [[2007]] [[Lungro]] è denominata "''Città del [[Risorgimento]]''"<ref>{{Cita web|url=http://www.lungro.gov.it/lungro/zf/index.php/storia-comune|titolo=Storia Comune di Lungro|accesso=23 febbraio 2017|dataarchivio=24 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170224052034/http://www.lungro.gov.it/lungro/zf/index.php/storia-comune|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cultura/speciali/2010/visioni-d-italia/notizie/27-san-demetrio-corone-risorgimento-silenzioso-nuovi-albanesi_44de4152-a770-11df-9159-00144f02aabe.shtml|titolo=Il risorgimento silenzioso degli arbereshe - Corriere.it}}</ref>.
[[File:Nobilis Planae Albanensium Civitas.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.7|Epigrafe albanese della [[Cattedrale di Piana degli Albanesi]] in memoria di Papàs [[Demetrio Camarda]], antiborbònico (1882)]]
L’elenco dei patrioti ''arbëreshë'' che parteciparono alle diverse guerre del Risorgimento nazionale è lungo. Tra queste colonne, alcuni di coloro da menzionare e che rappresentavano la “intellighenzia” del tempo sono: in Sicilia da Piana degli Albanesi [[Pietro Piediscalzi]] (1825-1860), patriota e cospiratore, appartenente ai Mille, il quale mori a Palermo combattendo nel 1860; [[Giuseppe Bennici]] (1841-1909), soldato e scrittore, aiutante di campo dì [[Nino Bixio]], seguace di Garibaldi ad [[Aspromonte]]; [[Giorgio Costantini (1838-1916)|Giorgio Costantini]] (1838-1916), insegnante e storico; [[Tommaso Manzone]], nobile, cospiratore, patriota e politico; Papàs [[Demetrio Camarda]], costretto ad abbandonare la Sicilia a causa dei forti sospetti che la polizia borbonica nutriva nei suoi confronti come patriota e cospiratore; da [[Palazzo Adriano]] [[Francesco Crispi]] fu il massimo promotore della spedizione dei Mille e convinse Garibaldi a prepararla e attuarla.
 
In Calabria: da San Demetrio Corone i fratelli [[Domenico Mauro|Domenico]] e [[Raffaele Mauro]] furono al fianco di Garibaldi da Quarto fino alla [[Ingresso di Garibaldi a Napoli|liberazione di Napoli]], e dopo la caduta dei Borboni, Domenico, uomo di legge e letterato, sedette al Parlamento nazionale per due legislature; [[Agesilao Milano]], di [[San Benedetto Ullano]], studente del Collegio di Sant’Adriano, attentò la vita del re [[Ferdinando II di Borbone]] senza riuscire nell’intento e pagò con la morte il suo gesto; [[Pasquale Scura]] di [[Vaccarizzo Albanese]], Garibaldi lo volle ministro Guardasigilli nel governo provvisorio a Napoli, molto inviso a re Ferdinando II che lo considerava un pericoloso sovversivo; [[Gennaro Placco]] di Civita, unitosi a Garibaldi, combatté da valoroso a [[Campotenese]] contro i Borboni, ferito e catturato venne condannato a morte, pena commutata in ergastolo; [[Raffaele Camodeca]] di [[Castroregio]], fucilato nel [[Vallone di Rovito]] nel 1844; [[Cesare Marini]] di San Demetrio Corone, illustre avvocato, penalista, civilista e magistrato, nel 1844 venne nominato difensore d’ufficio dei fratelli Bandiera; [[Domenico Damis]] di [[Lungro]], patriota, generale e politico; [[Attanasio Dramis]] di [[San Giorgio Albanese]], attivo cospiratore antiborbonico, più volte incarcerato, studente del Sant’Adriano e compagno di lotta del Milano, partecipò all'impresa garibaldina e combatté in Sicilia; [[Pasquale Baffi]] di [[Santa Sofia d'Epiro]], aderì al governo provvisorio partenopeo fino alla restaurazione borbonica, quando venne arrestato e condannato alla impiccagione; Giuseppe Angelo Nociti di [[Spezzano Albanese]], con altri studenti del Sant’Adriano e il loro professore [[Antonio Marchianò]] di Macchia Albanese partecipò ai moti insurrezionali di [[Campotenese]].<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Stefano|cognome=Vitale|nome2=Francesco D’Assisi|cognome2=Tramparulo|nome3=Francesco|cognome3=Cappuccio|data=2020-04|titolo=Brittle vs. ductile strain during the synorogenic exhumation of HP-LT rocks: An example from the Lungro-Verbicaro Unit mylonites (northern Calabria, Italy)|rivista=Journal of Geodynamics|volume=135|p=101719|accesso=9 febbraio 2022|doi=10.1016/j.jog.2020.101719|url=http://dx.doi.org/10.1016/j.jog.2020.101719 | issn=0264-3707 }}</ref>
 
;Gli Italo-Albanesi e la Rinascita Nazionale Albanese
{{citazione|''Arbëria çë pas detit na kujton se na të huaj jemi te ki dhe! Sa vjet shkuan! E zëmra së harron se për Turkun qëndruam pa Mëmëdhe.''<ref>L'Albania che di là del mare ci ricorda che stranieri siamo in questa terra! Quanti anni sono trascorsi! E il cuore non dimentica che a causa del Turco restammo senza Patria.</ref>|Da ''Rrutullup'' di Giuseppe Serembe}}
[[File:La Nazione Albanese.jpg|miniatura|sinistra|La [[Testata giornalistica|testata]] principale de ''[[La Nazione Albanese]]'', rivista fondata da [[Anselmo Lorecchio]] nel [[1897]].]]
[[File:Jeronim De Rada monument in Tirana.jpg|miniatura|verticale=0.5|Il monumento di [[Girolamo De Rada]] al Parlamento d'Albania, [[Tirana]].]]
La ''Rilindja Kombëtare Shqipëtare'' (Rinascita Nazionale Albanese) il cui ideale patriottico era la rinascita nazionale dell'Albania e il desiderio d'[[Albania#L.27Indipendenza e la Prima Guerra Mondiale|indipendenza dall'Impero ottomano]], è nata da un incisivo impulso delle classi intellettuali religiose e colte delle colonie albanesi d'Italia<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Kontributi i Arberesheve.mp4|lingua=it|accesso=9 febbraio 2022|url=https://www.youtube.com/watch?v=Eg5E7BUb9gs}}</ref><ref>{{cita web|http://moked.it/blog/2010/07/26/arbereshe-e-ebrei-due-minoranze-nel-risorgimento-italiano/|titolo=Arbëreshë e ebrei, due minoranze nel Risorgimento italiano|editore=moked|accesso=21 febbraio 2016}}</ref>, da cui partì, già dal [[XVIII secolo]], sotto l'impulso più ampio dei [[Romanticismo|romanticismi]] europei. Molteplici furono i contributi culturali degli italo-albanesi per la nascita dello stato albanese, spesso poco conosciute oggi nella stessa Albania<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Report TV - Arbëreshët, kontributet e panjohura për pavarësinë tonë|lingua=it|accesso=9 febbraio 2022|url=https://www.youtube.com/watch?v=lF4noGZ9xEI}}</ref>, così come manifestazioni a favore della causa albanese, con pubblicazioni, la nascita di riviste, associazioni e varie conferenze in diverse zone dell'[[Arberia]], con un grande sostegno politico, culturale e anche "militare"<ref>Un gruppo eterogeneo albanese di Sicilia, da Piana degli Albanesi, volle partire per l'Albania per prendere parte alle battaglie indipendentiste albanesi contro gli ottomani, ma non gli fu permesso dallo stato italiano.</ref><ref>{{cita web|1=http://www.unibesa.it/images/TrifonioGuideraLiriche.pdf|autore=www.unibesa.it|titolo=Trifonio Guidera Liriche|editore=Unione Comuni Albanesi di SIcilia BESA|accesso=24 gennaio 2016|dataarchivio=31 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160131101409/http://www.unibesa.it/images/TrifonioGuideraLiriche.pdf|urlmorto=sì}}</ref>. Gli italo-albanesi furono a buon titolo iniziatori della ''rilindje para Rilindjes'' (rinascita prima della Rinascita albanese).
 
Alcuni dei personaggi italo-albanesi più rappresentativi dell'ideale romantico e agli antipodi del Risorgimento albanese furono: padre [[Giorgio Guzzetta]], papàs [[Giulio Variboba]], [[Giuseppe Serembe]], papàs [[Paolo Maria Parrino]], papàs [[Nicolò Chetta]], papàs [[Vincenzo Dorsa]], papàs [[Francesco Antonio Santori]], papàs [[Leonardo De Martino]], papàs [[Demetrio Camarda]], [[Gavril Dara junior]], [[Girolamo De Rada]], [[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]], [[Anselmo Lorecchio]], [[Terenzio Tocci]], papàs [[Demetrio Chidichimo]], mons. [[Giuseppe Crispi]], [[Francesco Musacchia]], mons. [[Paolo Schirò]], [[Trifonio Guidera]], [[Rosolino Petrotta]], papàs [[Gaetano Petrotta]] e molti altri.
 
;Gli Albanesi di Sicilia, i Fasci siciliani e la prima strage dell'Italia repubblicana
[[File:Portella della Ginestra 06.jpg|miniatura|150px|Memoriale di [[Portella della Ginestra]].]]
Dalla comunità italo-albanese di Piana degli Albanesi, in Sicilia, si sviluppo e si motivò fortemente il movimento dei [[Fasci siciliani|Fasci siciliani dei Lavoratori]] (''Dhomatet e gjindevet çë shërbejën''), con la sezione più forte e numerosa del movimento, a cui parteciparono molte [[Donna|donne]] ''arbëreshe''<ref>{{cita web|http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/03/09/anima-femminile-dei-fasci-siciliani.html|autore=www.repubblica.it|titolo=L'anima femminile dei Fasci siciliani|editore=La Repubblica|accesso=24 gennaio 2016}}</ref>. Uno dei suoi abitanti, [[Nicola Barbato]] (1856&nbsp;– 1923), fu cofondatore e principale dirigente dei [[Fasci siciliani]].
 
La stessa cittadina è tristemente nota per i fatti di [[strage di Portella della Ginestra|Portella della Ginestra]], prima [[strage]] dell'[[Repubblica italiana|Italia repubblicana]] il 1º maggio 1947 da parte della banda criminale di [[Salvatore Giuliano]], che sparò contro la folla riunita per celebrare la festa del lavoro provocando undici morti e numerosi feriti tra gli italo-albanesi.
 
=== Migrazioni ===
[[File:Sbarco esuli albanesi in Italia.jpg|miniatura|sinistra|Arrivo degli esuli albanesi dall'Epiro, Chiesa S. Atanasio il Grande, [[Santa Sofia d'Epiro]], N. Giannacaci (1976)]]
[[File:Map of the southern Balkans, 1410.svg|miniatura|Mappa dei Balcani meridionali nel 1410]]
[[File:GMG431_177_Morea_copy.jpg|miniatura|Blaeu, W J, cartina della [[Morea]] nel 1630]]
[[File:Brenda ne kalane e krujes.jpg|miniatura|sinistra|Cartina "Mëmëdheu inë" sulla diaspora albanese al [[Museo Skanderbeg]] di [[Croia]] (AL)]]
[[File:Auswanderungsroute Piqeras.png|miniatura|Il percorso di emigrazione degli albanesi di Piqeras, vicino [[Saranda]], verso [[Villa Badessa]] (1743).]]
[[File:European dominions of the Ottomans, or Turkey in Europe - Ciamuria of Albania.jpg|miniatura|Cartina di William Faden (1795), ubicazione degli esuli albanesi dell'[[Epiro]] o Çamëria.]]
L'emigrazione albanese in Italia è avvenuta in un arco di tempo che abbraccia almeno tre secoli, dalla metà del [[XV secolo|XV]] alla metà del [[XVIII secolo]]: si trattò in effetti di più ondate successive, in particolare dopo il 1468, anno della morte dell'eroe nazionale [[Giorgio Castriota Scanderbeg]].
 
Secondo studi sono almeno otto le ondate migratorie di ''arbëreshë'' nella [[penisola italiana]], i quali, in genere, non si stabilirono in una sede fissa fin dall'inizio, ma si spostarono più volte all'interno del territorio italiano, e ciò spiegherebbe anche la loro presenza in moltissimi centri e in quasi tutto il meridione<ref>{{cita web|http://www.arbitalia.it/storia/migrazioni.htm|titolo=
Migrazioni degli albanesi in Italia|editore=Arbitalia|accesso=27 giugno 2017}}</ref>.
* La ''prima migrazione'' risalirebbe agli anni [[1399]]-[[1409]], quando la Calabria, del Regno di Napoli, era sconvolta dalle lotte tra i feudatari e il [[Angioini|governo angioino]] e gruppi di albanesi fornirono i loro servizi militari ora a una parte ora all'altra<ref>{{cita web|http://www.arbitalia.it/stampa/pubblicazioni/2003/stradioti.htm|autore=Francesco Marchianò|titolo=Un interessante libro sugli Stradioti|editore=arbitalia lajme|accesso=21 febbraio 2016}}</ref>.
* La ''seconda migrazione'' risale agli anni [[1461]]-[[1470]], quando [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Scanderbeg]], principe di Croia, inviò un corpo di spedizione albanese in aiuto di [[Ferdinando I di Napoli|Ferrante I d'Aragona]] in lotta contro [[Giovanni d'Angiò]]; in cambio dei servizi resi fu concesso ai soldati albanesi di stanziarsi in alcuni territori della Puglia.
* La ''terza migrazione'' ([[1470]]-[[1478]]) coincide con un intensificarsi dei rapporti tra il Regno di Napoli e i nobili albanesi, anche in seguito al matrimonio tra una nipote dello Skanderbeg e il principe [[Sanseverino (famiglia)|Sanseverino di Bisignano]] e la caduta di [[Croia]] sotto il dominio [[Impero ottomano|ottomano]]. In questo stesso periodo una fiorente colonia albanese era presente a [[Repubblica di Venezia|Venezia]] e nei territori a questa soggetti.
* La ''quarta migrazione'' ([[1533]]-[[1534]]) coincide con la caduta della fortezza di [[Corone]] in Morea, dopo un lungo assedio, che finisce sotto il controllo turco. Questa fu anche l'ultima migrazione massiccia, che si aggiunse ai gruppi di albanesi già presenti in Italia.
* La ''quinta migrazione'' ([[1664]]) coincide con la migrazione della popolazione di [[Maida]] della Morea ribellatasi e sconfitta dagli ottomani, verso [[Barile (Italia)|Barile]] in Basilicata, già popolata da arbëreshë in precedenza.
* La ''sesta migrazione'' risale al [[1743]], quando il re spagnolo di Napoli, [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]], accolse famiglie albanesi di [[rito greco]] (in tutto 73 persone) provenienti da [[Piqeras]], [[Lukovë]], [[Klikursi]], [[Shën Vasil]] e [[Nivica-Bubar]] e le sistemò in [[Abruzzo]], dove fondarono [[Villa Badessa]].<ref>{{Cita libro |autore =Lino Bellizzi |titolo =Villa Badessa, Oasi orientale in Abruzzo |editore =Tracce |città =Pescara |anno =1994 |pagina =86}}</ref>
* La ''settima migrazione'' ([[1774]]) vede un gruppo di albanesi rifugiarsi nelle terre deserte intorno a Brindisi in Puglia. Questo al tempo di [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]] di Napoli, figlio di [[Carlo III di Spagna|Carlo VII]].<ref>{{Cita libro |autore=Tommaso Morelli |titolo =Opuscoli storici e biografici di Tommaso Morelli |url=https://www.archive.org/stream/bub_gb_5fJja__TiwoC#page/n15/mode/2up |editore=Stabilimento Tipografico del Cav. Gaetano Nobile |città=Napoli |anno=1859 |pagina=13}}</ref> A condizione di coltivare e sistemare le vaste terre deserte vicino al porto di Brindisi in Puglia, il re promise tre [[Carlino (moneta)|carlini]] al giorno.<ref name=":222">{{Cita libro |url=https://books.google.de/books?id=7uV6s1FIstQC&hl=de&pg=PA222#v=onepage&q&f=false |autore = |titolo = Compendio dell'Istoria di Giorgio Castriotto soprannominato Scanderbeg, Principe di Albania, Tomo II |editore = |città = Napoli |anno =1820 |pagina = 222 |accesso = 22 gennaio 2018}}</ref> Capo di questo gruppo era Panagiotis Caclamani, un uomo istruito, soprannominato Phantasia di [[Leucade (isola)|Leucade]] che dipendeva dal marchese Nicola Vivenzio (* 1742 in Nola; † 1816 in Napoli).<ref>Vincenzo Dorsa, p. 65.</ref> Anche se Caclamani era proprietario di un Caffè, sapeva leggere e conosceva la lingua greca. Era stato allievo del sacerdote [[Giacomo Martorelli]] (* 10 gennaio 1699 a Napoli, † 21 novembre 1777 a Villa Vargas Macciucca a Ercolano).<ref>{{Cita libro |autore=Lorenzo Giustiniani |titolo=Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Volume 10 |url=https://books.google.de/books?id=cdjlPASewQoC&hl=de&pg=PT3#v=onepage&q&f=false |editore= |città=Napoli |anno=1805 |pagina=195}}</ref><br />Tuttavia, la colonia non accontentò le aspettative del governo per le ingenti somme che erano state pagate. Alcuni dei nuovi coloni, attratti dal generoso pagamento di tre carlini al giorno giunsero nel Regno ma erano senz'arte e mestiere ed erano stati definiti "nient'altro che vagabondi". Dopo non molto tempo, i nuovi coloni furono ingannati dai loro superiori e in quantità, andarono nella capitale (Napoli) per chiedere al sovrano la tutela. Ferdinando IV presentò le loro lamentele a una commissione speciale, guidata da Nicola Vivenzio. Inoltre, il re ordinò che per risolvere una tale questione dovesse collaborare anche l'archimandrita Paisio Vretò, cappellano del 2º Reggimento Reale Macedone. La lealtà del cappellano nei confronti del re e il suo zelo verso i suoi compatrioti erano ben noti al sovrano. In effetti, presto ricevettero parte della loro retribuzione arretrata.<ref name=":222" /><br /> Tuttavia, l'apparizione a Napoli e la morte del loro capo Phantasia furono la ragione della dispersione di questa colonia.<ref>Lorenzo Giustiniani, p. 223</ref> Forse si trattava di Pallavirgata nei pressi di Brindisi, ma questo non si sa con certezza.<ref>Gli Albanesi in Terra d’Otranto, p. 21</ref>
 
Le migrazioni degli albanesi, ora stanziatisi in Italia, non ebbero fine con l'ottava migrazione, ma se ne contano altre:
* L{{'}}''ottava migrazione'' ([[XX secolo]]) è rappresentata dagli ultimi gruppi di italo-albanesi della cosiddetta "diaspora della diaspora", inscrivibile nella [[Emigrazione italiana|diaspora italiana]] verso altri stati europei ([[Germania]], [[Svizzera]], [[Belgio]], [[Francia]], ecc.) e le [[America|Americhe]] ([[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], [[Canada]], [[Argentina]], [[Brasile]], [[Uruguay]], [[Cile]], ecc.). La maggior parte di coloro che emigrarono per diverse cause nel XX secolo (povertà e Seconda Guerra mondiale) passarono per italiani e non per ''arbëreshë''. Di fatto tali persone integrate da almeno due-tre generazioni nei loro paesi di destinazione, tranne rari casi, non hanno mantenuto né la lingua albanese (allora non si parlava italiano) né un legame storico con la comunità-paese di provenienza, se non addirittura un'idea della loro origine.
* Un altro fenomeno molto importante è quello degli italo-albanesi che dagli anni [[1950|'50]]-[[1960|'60]] e [[1970|'70]] del secolo scorso si sono trasferiti nell'[[Italia settentrionale]] o nelle grandi città. Indicabile come la ''decima migrazione'', generalmente, al contrario della migrazione precedente, questi non sono stati assimilati dalla cultura predominate in cui vivono, ma hanno mantenuto la [[lingua albanese]] e stretti rapporti con la comunità-paese di provenienza, dove spesso ritornano. In molti casi si sono integrati nella comunità religiosa bizantina italo-albanese presente da più tempo nella città (es. Palermo), oppure, trattandosi di una comunità nuova per la comunità ''arbëreshe'' (es. [[Torino]]), hanno costituito e formato un nuovo gruppo religioso di rito bizantino e circoli-associazioni culturali.
 
== Lingua ==
{{vedi anche|Lingua arbëreshe|Lingua albanese}}
[[File:Albanian-dialects.svg|miniatura|Classificazione della lingua albanese.]]
[[File:Arvanitic.svg|miniatura|Classificazione dell'albanese ''arbëreshe'' passante dalla migrazione ''arbërore''.]]
[[File:Albanian_dialects.svg|miniatura|Diffusione della lingua albanese (in arancione l{{'}}''arbëresh'').]]
La lingua parlata dagli italo-albanesi è l'antica [[lingua albanese]] (''[[Lingua arbëreshe|arbërisht]]'', ''arbërishtja'' o ''gluha/gljuha arbëreshe''), varietà linguistica della parlata [[Lingua albanese#Classificazione|tosca]] (''toskë'') del sud d'Albania ed Epiro, da dove ha avuto in massa origine la diaspora. Per ''arbëresh'' si intende il nome con cui si riconoscono gli albanesi d'Italia, mentre ''arbërisht'' è la loro lingua parlata.
 
La lingua albanese in Italia appartiene al gruppo delle minoranze di antico insediamento che ha poca contiguità territoriale e, tolti alcuni momenti particolari, ha avuto sporadici contatti con il luogo d'origine. Si tratta di un'[[isola linguistica]] che ha tramandato nei secoli, perlopiù oralmente, il patrimonio linguistico, culturale e religioso.
 
L{{'}}''arbëresh'' (plurale maschile) ha 6 vocali: a,e,ë,o,i,u. A differenza dell'albanese comune il sistema vocalico ''arbëreshe'' manca del fonema y, che viene rimpiazzato da i. Il fonema y viene comunque scritto, essendo adottato, per motivi pratici e di unione linguistica, l'[[alfabeto]] albanese comune, normalizzato nel congresso di Monastir, oggi [[Bitola]] in [[Macedonia del Nord]], nel [[1908]], nel quale è stato deciso - anche da una delegazione italo-albanese - di accettare l'[[alfabeto latino]]. Prima di questa data, non avendo una base comune da seguire, la lingua albanese era comunque scritta e letta dagli italo-albanesi, secondo strutture non sempre uguali fra tutti i centri e adattando più spesso l'alfabeto latino, con parole create nuove richiamanti l'[[Lingua illirica|illirico]], o talvolta raramente anche il greco antico<ref>Vedi gli scritti di Papàs [[Demetrio Camarda]], che non avendo un alfabeto a cui attingere si basò su quello della liturgia bizantina per i suoi studi sulla lingua albanese. In Albania era anche ampiamente seguito l'alfabeto latino per scrivere l'albanese, con parole create ''ad hoc'' richiamanti l'illirico; più raramente era utilizzato l'alfabeto greco antico, il cirillico o il turco, varianti queste decadute.</ref>. Vi sono stati, pertanto, movimenti di unione delle parlate albanesi d'Italia da intellettuali, fra cui l'intento di Giuseppe Schirò Senior, e i "Congressi linguistici albanesi" di [[Corigliano Calabro]] (1895), [[Lungro]] (1897) e [[Piana degli Albanesi]] (1903), volti anche in preparazione di quello di Monastir.
Dal punto di vista del [[lessico]] si nota la mancanza di vocaboli per la denominazione di concetti astratti, che nel corso dei secoli sono stati sostituiti con perifrasi o con prestiti dell'[[lingua italiana|italiano]].
 
L'[[Accento (fonologia)|accento]] è un altro elemento che accomuna gli albanesi d'Italia: è di solito sulla penultima sillaba e per i non albanofoni gli ''arbëreshë'' tendono a sembrare un po "sardi", in quanto pronunciano le parole con un'enfasi differente dagli altri italiani.
 
Ci sono comunque attestazioni che giustificano inflessioni anche del [[ghego]] (''gegë'', dialetto parlato nel nord dell'Albania), mentre li dove si è mantenuto il rito bizantino si possono riscontrare poche parole del [[Lingua greca antica|greco liturgico]] (relativo alla sua pratica nelle funzioni religiose di rito bizantino). Recentemente si sono aggiunte contaminazioni dai [[dialetto|dialetti]] locali meridionali, venutasi a creare durante la permanenza in Italia, o l'influenza più preminente dell'italiano, essendo la lingua predominante dei media e delle comunicazioni. Da qui la differenza in ambito ''arbëresh'' dell'italiano come "lingua del pane" (''gluha e bukës''), utilizzata in ambito lavorativo ed extra famiglia-comunità, e dell'albanese come "lingua del cuore" (''gluha e zëmërës''), la lingua materna degli affetti, comune in ambito familiare e di comunità.
 
Differenze tra l'albanese ''arbëresh'' e il tosco letterario esistono sia in fonologia (cfr. il contrasto breve/lunga tra le vocali) sia in morfologia e nella sintassi. L{{'}}''arbëresh'' ha una propria forma del futuro (costruita con ket o kat + te + presente congiuntivo). In molti dialetti albanesi d'Italia (come a [[Maschito]] e Ginestra in [[provincia di Potenza]]) esiste una costruzione perifrastica dell'infinito costruito con pet + participio.
[[File:Giuseppe Serembe Gedenktafel.jpg|miniatura|Targa in memoria di Zef Serembe a [[San Cosmo Albanese]] (CS), noto letterato albanese di Calabria.]]
[[File:Buzuku_meshari.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.5|''[[Meshari]]'', il più antico documento in albanese riscoperto da mons. [[Paolo Schirò]].]]
[[File:Stamp of Albania - 2018 - Colnect 827467 - 400th Anniversary of the Publishing of the Bible in Albanian.jpeg|miniatura|sinistra|verticale=0.7|Posta Shqiptare, 2018, [[francobollo]] celebrativo del 400mo anniversario della pubblicazione del Catechismo di papàs [[Luca Matranga]], il secondo libro più antico (1592) in albanese oggi conosciuto.]]
Rispetto all'albanese comune, l{{'}}''arbëresh'' registra alcune caratteristiche fonologiche proprie che nel sistema consonantico sono le seguenti: c/x, c/xh, s/z, sh/zh, f/v, th/dh, h, hj/j. In molti dialetti ''arbëreshë'' c'è una tendenza alla sostituzione di a) gh per ll, come a [[Piana degli Albanesi]], [[Carfizzi]] ed [[Ejanina]]; dopo u accentata ll può anche scomparire come a [[Greci (Italia)|Greci]]; b) h diventa gh (fricativo) a [[San Demetrio Corone]] e [[Macchia Albanese]]. Le parlate ''arbëreshe'' quindi, pur mantenendo nella loro struttura fonetica, morfosintattica e lessicale tratti comuni, registrano variazioni da paese a paese. La frammentazione territoriale ha naturalmente inciso sulla tipologia linguistica delle comunità albanesi d'Italia, anche per i contatti, se pur rari in passato, con diverse varietà dialettali italo-romanze, introducendo così elementi di prestito a volte diversificati da una località all'altra.
 
Oggi, anche se la lingua contemporanea ''standard'' d'Albania si basa quasi esclusivamente sulla parlata meridionale (per via delle decisioni prese dall'azione del dittatore [[Enver Hoxha]], nativo di [[Argirocastro]]), l'albanese parlato in Italia è di non immediata comprensione per un madrelingua albanese d'Albania. In ogni modo, a parte gli elementi innovativi sviluppatesi nel corso della permanenza in Italia, l{{'}}''arbërisht'' rimane di discreta [[mutua intelligibilità]] per un albanese dei Balcani. Esso non si può dire per gli italo-albanesi, che a primo impatto possono non comprendere totalmente la lingua albanese ''standard'', e fin che ciò avvenga ci vuole uno sforzo reciproco da entrambi i dialogatori e uno studio di base della lingua.
 
In generale si ritiene che il livello di intercomprensione linguistica tra gli albanesi d'Italia (''arbëreshë'') e gli albanesi d'Albania e dei [[Penisola balcanica|Balcani]] (''shqiptarë'') sia discreto. Si stima che il 45% dei vocaboli ''arbëreshë'' siano in comune con la lingua albanese attuale d'Albania<ref name=fjalor>{{cita|Dizionario degli Albanesi d'Italia|}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/lingua/evoluzione_della_lingua.htm|titolo=Evoluzione della lingua|editore=ArbItalia.it|accesso=16 ottobre 2001}}</ref>, e che un altro 15% sia rappresentato da neologismi creati da scrittori italo-albanesi e poi passati nella lingua comune; il resto è frutto di contaminazione con l'italiano ma soprattutto con i dialetti delle singole realtà locali del sud Italia<ref>Angela Castellano Marchiano, ''Infiltrazioni calabresi nelle parlate arbereshe'', in "Zjarri" X (1978), pp. 6-16.</ref>.
 
Non esiste una struttura ufficiale politica, culturale e amministrativa che rappresenti le comunità albanesi in Italia. È da rilevare il ruolo di coordinamento istituzionale svolto in questi anni dalle singole province del meridione italiano con la presenza ''arbëreshë'', in primis quelle di Cosenza e Palermo, che hanno creato appositi Assessorati alle Minoranze Linguistiche<ref name=eteroglossia/>. Le eparchie di Lungro e Piana degli Albanesi rimangono in ogni modo le realtà che maggiormente tutelano e tramandano il patrimonio linguistico avito. La lingua ''arbëreshe'' dal [[1999]] è pienamente riconosciuta dallo Stato Italiano come "lingua di minoranza etnica e linguistica", particolarmente nell'ambito delle amministrazioni locali e nelle scuole dell'obbligo<ref name=eteroglossia/><ref>La minoranza albanese è stata riconosciuta dallo [[Italia|Stato italiano]] in base alla legge-quadro n. 482 del 15 dicembre 1999.</ref>. Essendo a rischio di scomparsa, influenzata in modo notevole dal lessico italiano, numerose associazioni la tutelano e la valorizzano attraverso riviste, radio private o siti ''web''. Gli statuti regionali di Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia fanno riferimento alla lingua e alla tradizione albanese, tramite il suo studio anche nelle sedi scolastiche e universitarie, ciononostante gli ''arbëreshë'' continuano ad avvertire la propria sopravvivenza culturale minacciata<ref name=eteroglossia>{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/cultura/interventi/2006/ALTIMARI_ETEROGLOSSIA_ARBERESHE.pdf|titolo=L'eteroglossia arbëreshë: varietà locali e standard albanese|editore=ArbItalia.it|accesso=21 aprile 2010|formato=pdf}}</ref>.
 
=== Tradizione linguistico-letteraria ===
{{vedi anche|Storia della letteratura albanese}}
{{Sequenza immagini
|larghezza = 180
|titolo =
|align = right
|sfondo =
|bordo =
|Immagine:Giulio Variboba 3.jpg|Papàs [[Giulio Variboba]] (1725 – 1788)
|Immagine:Nikolle-chetta.jpg|Papàs [[Nicolò Chetta]] (1741 – 1803)
|Immagine:U1 Jeronim-De-Rada.jpg|[[Girolamo de Rada]] (1814 – 1903), il più noto letterato albanese di Calabria.
|Immagine:Gavril Dara.jpg|[[Gabriele Dara Junior]] (1826 – 1885)
|Immagine:Anselmo Lorecchio da giovane.jpg|[[Anselmo Lorecchio]] (1843 – 1924)
|Immagine:Zef-Serembe.jpg|[[Giuseppe Serembe]] (1844 – 1901)
|Immagine:Cristina Gentile Mandalà (1856-1919).jpg|Cristina Gentile Mandalà (1856 – 1919)
|Immagine:ZefSkiroi.jpg|[[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]] (1865 – 1927), il più noto letterato albanese di Sicilia.
|Immagine:Papas Gaetano Petrotta.jpg|Papàs [[Gaetano Petrotta]] (1882 – 1952)
|Immagine:Carmine Abate.jpg|[[Carmine Abate]] (1954)
}}
[[File:Cover of Milosao Songs (in Italian) 1836, Guttenberg.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.5|[[Girolamo De Rada]], Canti di Milosao (1836)]]
[[File:Fiamuri arberit.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.5|''Fiàmuri Arbëria'' La Bandiera dell'Albania, mensile di [[Girolamo de Rada]] (1886)]]
La storia della [[lingua minoritaria|minoranza]] italo-albanese presenta caratteristiche singolari e, per molti aspetti, uniche rispetto alle tradizioni linguistiche e letterarie delle altre minoranze esistenti in Italia<ref>{{cita|L'esilio della parola|81-84}}.</ref>: essa possiede - a differenza delle altre - una vera e propria letteratura, colta e cospicua, che spazia dalla fine del XVI secolo fino ad oggi.
 
Il rapporto dell{{'}}''arbëresh'' con le altre [[tradizioni]] linguistiche albanesi, presenti nella stessa Albania e in varie parti d'Europa, è di diretta e rilevante partecipazione nella nascita della lingua scritta e [[Letteratura albanese|letteraria albanese]], così come noi oggi la conosciamo. In ogni caso, le comunità albanesi d'Italia hanno mantenuto uno stretto legame interiore con la propria lingua e i propri costumi. Il sentimento di appartenenza a una comunità più ampia, anche a differenza della religione e costumi, è stata cementata prima di ogni altra cosa dalla comunanza della lingua.
 
La tradizione linguistica-letteraria italo-albanese si intreccia con la storia della lingua albanese d'Albania<ref name=Antologiarb/> senza altre caratteristiche. Non esiste insomma un rapporto, per così dire di dipendenza gerarchica tra lingua parlata delle popolazioni albanesi dell'Italia e la lingua albanese parlata in Albania. Più che un rapporto di diretta filiazione, e dipendenza, si deve correttamente parlare di tradizione parallela e paritaria, che condivide per un lungo periodo con le altre tradizioni culturali albanofone molti aspetti dello sviluppo della lingua, della letteratura e, d'altre parte, ovviamente, se ne differenzia per gli aspetti legati alla particolarità di luogo, organizzazione sociale, economica e giuridica specifiche di ogni stanziamento.
 
Gli scrittori e i poeti italo-albanesi hanno contribuito alla genesi e all'evoluzione di tutta la letteratura albanese. Sia per i contenuti sia per il valore poetico, gli autori ''arbëreshë'', compaiono con grande rilievo in tutte le storie della letteratura della Repubblica Albanese<ref name=Antologiarb>{{cita|Anton Berisha|124-125}}.</ref>. Tra l'altro le parlate arbëreshe hanno avuto anche un ruolo di fonte di arricchimento lessicale della lingua letteraria albanese, con una produzione scritta significativa, con la quale incomincia l'intera tradizione letteraria in lingua albanese. La letteratura albanese della diaspora nasce, in variante tosca, con ''E Mbësuame e Krështerë''<ref>{{Cita web|url=http://www.albanianorthodox.com/tekste/albanologji/Matranga_1592.pdf|titolo=La "Dottrina Cristiana" Albanese|autore=Lekë Matrënga|editore=Albanianorthodox.com|accesso=21 aprile 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070927105323/http://www.albanianorthodox.com/tekste/albanologji/Matranga_1592.pdf|dataarchivio=27 settembre 2007|urlmorto=sì}}</ref> (la Dottrina Cristiana) di [[Luca Matranga]] nel [[1592]]. In questa opera si trova la prima poesia religiosa in lingua albanese.
 
=== La tutela della lingua ===
{{vedi anche|Minoranze linguistiche d'Italia}}
[[File:San Giorgio Albanese Centro Studi Minoranze Etniche.jpg|miniatura|sinistra|Il "Centro Studi per le Minoranze Etniche" a [[San Giorgio Albanese]] in [[Calabria]].]]
[[File:Maschito bilingual.jpg|miniatura|Cartello bilingue a [[Maschito]] in [[Basilicata]].]]
[[File:San Costantino Albanese-street sign.jpg|miniatura|Una tabella di [[San Costantino Albanese]] in [[Basilicata]].]]
[[File:San Marzano di San Giuseppe 01.png|miniatura|Insegna stradale a [[San Marzano di San Giuseppe]] in [[Puglia]].]]
[[File:Greci (Italy) road sign.jpeg|miniatura|Insegna stradale bilingue a [[Greci (Italia)|Greci]] in [[Campania]].]]
[[File:Zweisprachiges Straßenschild (Frascineto).png|miniatura|Tabella a [[Frascineto]] in [[Calabria]].]]
[[File:Civita_(Çifti)_(CS)._(4).jpg|miniatura|Tabella a [[Civita (Italia)|Civita]] in [[Calabria]].]]
[[File:Bilingual street signs.png|miniatura|Insegne in provincia di Cosenza.]]
[[File:Tabella italiano-albanese.jpg|miniatura|Cartello bilingue a [[Contessa Entellina]] in [[Sicilia]].]]
[[File:Piana degli Albanesi (PA) - segnali stradali bilingui - 02.jpg|miniatura|Insegne stradali bilingui a [[Piana degli Albanesi]] in [[Sicilia]].]]
Il problema della tutela delle minoranze interne, in Italia, è stato posto con forza all'attenzione dell'opinione pubblica nazionale verso la fine degli [[anni '60]], grazie all'impiego di associazioni, riviste e gruppi di intellettuali che hanno espresso un vasto movimento d'opinione a sostegno del recupero della diversità linguistica e culturale e della rivalorizzazione dell'identità etnica di tutti i soggetti minoritari presenti nello Stato italiano. Gli italo-albanesi, in questo senso, hanno svolto un ruolo di primissimo piano<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=gCYO42linGo Gjovalin Shkurtaj, arbereshet dhe gjuha shqipe | ABC News Albania, YouTube.com]</ref>.
 
L'interesse per i diritti linguistici e culturali dell minoranze è così venuto crescendo nel corso degli [[anni '70]] e negli [[anni '80]], e tra le iniziative che confermarono questa nuova attenzione per il pluralismo linguistico in genere e verso le "piccole patrie" dell{{'}}''Arbëria'' è stata l'organizzazione di convegni e incontri di studio di livello scientifico sull'argomento, tra i quali spicca il IX Congresso Internazionale di Studi Albanesi (Etnia albanese e minoranze linguistiche in Italia), promosso nel [[1981]] dall'Istituto di Lingua e Letteratura Albanese dell'[[Università di Palermo]] e dal Centro Internazionale di Studi Albanesi "Rosolino Petrotta".
 
Dal [[1999]], con la Legge n. 482 del 15 dicembre - "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche", si tutelano le minoranze etniche e linguistiche presenti sul territorio italiano, fra cui quella albanese.
 
I diritti della minoranza etnica e linguistica albanese d'Italia sono riconosciuti nei testi normativi alla base delle istituzioni nazionali e internazionali ([[UNESCO]], [[Unione europea]], [[Consiglio d'Europa]], [[Costituzione della Repubblica Italiana]] e poi a livello [[Regione amministrativa|regionale]]). In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i principi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica Italiana tutela, valorizza e promuove il patrimonio linguistico e culturale delle popolazioni albanesi<ref>{{Cita web|url=http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm|titolo=Legge 15 dicembre 1999, n. 482 > "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"|editore=Camera.it|accesso=28 aprile 2000|dataarchivio=12 maggio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150512051856/http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Quando le minoranze linguistiche, menzionate nell'articolo 2, si trovano distribuite su territori provinciali o regionali diversi, esse possono costituire organismi di coordinamento. Tra le principali norme emanate dalla legge c'è l'introduzione della lingua minoritaria albanese come materia di studio nelle scuole. Nelle scuole materne dei comuni l'educazione linguistica prevede, accanto all'uso della lingua italiana, anche l'uso della lingua della minoranza per lo svolgimento delle attività educative. Nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie di primo grado è previsto l'uso anche della lingua ''arbëreshe'' come strumento di insegnamento.
 
La [[lingua arbëreshe]] continua ad essere regolata e insegnata dalle Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese dell'Università di: Napoli, Palermo, Roma, Cosenza<ref>[Fondazione Universitaria - Fondacioni Universitar "Francesco Solano" http://www.fondazioneuniversitariasolano.it]</ref>, Padova, Bari. Alcuni “sportelli linguistici” provinciali sono stati attivati in Sicilia, a Palermo, in collaborazione con il dipartimento di lingua albanese dell'Università e le biblioteche locali, e in Calabria, a Catanzaro e a Cosenza, questi in collaborazione con la Sezione di Albanologia del Dipartimento di Linguistica dell’[[Università della Calabria]], presso la quale sono attualmente attivati gli insegnamenti di Lingua e letteratura albanese (dal 1973), Dialetti albanesi dell’Italia meridionale (dal 1980) e Filologia albanese (dal 1993). Con la riforma degli ordinamenti didattici (2002), si sono affiancati all’insegnamento di Lingua e letteratura albanese, i due insegnamenti distinti di Letteratura albanese e di Lingua e traduzione albanese.
 
Le maggiori riviste ''arbëreshe'' sono: «Besa» (Fede, Roma); «Basilicata Arbëreshe»; «Catanzaro Arberia»; «Dita Jote» (Il tuo giorno, Santa Sofia d’Epiro, Cs); «Kamastra» (Molise); «Katundi Ynë» (Paese Nostro, Civita, Cs); «Kumbora» (Ururi, Cs); «Lidhja» (L’Unione, Frascineto, Cs); «OC Oriente Cristiano» (Palermo); «Fiala e t'in' Zoti» (La Parola del Signore), «Jeta Arbreshe», «Lajmtari i Arbreshvet» (Il notiziario italo-albanese), «Mondo Albanese», «Biblos» (Piana degli Albanesi, Pa); «Shejzat» (Le Pleiadi, Roma); «Uri» (Il Tizzone, Spezzano Albanese, Cs); «Zëri Arbëreshvet» (La Voce degli Italo-Albanesi), «Jeta Arbëreshe» (Ejanina, Cs); «Zgjimi» (Il Risveglio, San Benedetto Ullano) e «Zjarri» (Il Fuoco, San Demetrio Corone, Cs).
 
==== Media ====
La [[Rai]] [[Calabria]] ([[TGR]]), direttamente collegata alla Legge 482 - 1999 e al contratto di servizio nazionale che assicura condizioni per la tutela delle minoranze linguistiche storiche, vara dal 2025 programmi radio-televisivi interamente in lingua albanese ''arbëresh''<ref>{{Cita web|url=https://www.rai.it/ufficiostampa/articoli/2025/09/Programmi-radio-e-tv-in-lingua--ffcb08b5-fb99-4739-b6f8-a9daca17d509.html|titolo=Rai Calabria vara programmi radio e tv in lingua arbëreshe|sito=RAI Ufficio Stampa|accesso=2025-09-14}}</ref> volti alla valorizzazione della cultura degli albanesi d'Italia<ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/calabria/articoli/2025/09/arrivano-i-programmi-arbereshe-prodotti-dalla-nostra-sede-rai-e7bd0c33-0ecc-4846-a274-2ebca7d0771f.html|titolo=Arrivano i programmi arbëreshë prodotti dalla nostra sede Rai|sito=RAI News|accesso=2025-10-03}}</ref>.
 
=== Frasi in lingua ''arbëreshe'' ===
In generale la lingua albanese parlata nelle varie oasi d'Italia non è molto differente da quella ''standard'' parlata oggi in Albania<ref>Emanuele Giordano, ''Dizionario degli Albanesi d'Italia'', Bari, Ed. Paoline, 1963</ref>. Essa possiede, comunque, delle varianti dovute alla provenienza degli abitanti (geghi o toschi), alla storia locale e al contempo all'aspetto di mantenimento di una lingua più "pura" e arcaica.
 
L'incontro tra ''arbëreshë'' di diverse località, o tra ''arbëreshë'' e ''shqiptarë'', apre certamente un dialogo in lingua albanese emotivamente e umanamente coinvolgente. Lo spirito di fratellanza ha concretezza nel famoso detto ''gjaku jonë i shprishur'' (il sangue nostro disperso), che è l'essenza stessa della comune [[origine]].
 
La lingua albanese parlata dagli italo-albanesi, ''[[Lingua arbëreshë|gjuha arbëreshe]]'', non è conosciuta da molti [[Turismo|visitatori]] e di solito ogni tentativo di parlarlo è accolto con entusiasmo e gratitudine. Queste a seguire sono le migliori frasi per essere cortesi e per un dialogo essenziale.
 
{| class="wikitable"
! [[Lingua albanese|Albanese standard]] || ''Arbëresh'' (varianti albanesi d'Italia) || [[Lingua italiana|Italiano]]
|-
|''Përshëndetje'' / ''Tungjatjeta'' || ''Falem'', ''Falemi'' (se più di una persona) || Salve / Ciao
|-
|''Mirë se erdhët'', ''Mirë se vini'' || ''Mirë se (na) erdhët'', ''Mirë se erdhtit'' || Benvenuti
|-
|''Mirëdita'' || ''Mirëdita'' || Buongiorno
|-
|''Mirëmëngjes'' || ''Mirëmenat'' || Buongiorno (mattina, sino a mezzogiorno)
|-
|''Mirëmbrëma'' || ''Mirëmbrëma'' || Buonasera
|-
|''Çfarë po bën?'' || ''Çë je bën?'' || Che fai?
|-
|''Si je?'' || ''Si je? Si rrì? Si vemi?'' || Come stai?
|-
|''Shumë mirë'' || ''Shumë mirë'' || Molto bene
|-
|''Faleminderit! Të lutem'' || ''Faleminderit! Haristis! Paqë! Mosgjë / Faregjë'' || Grazie! Prego
|-
|''Flet shqip?'' || ''Flet, Fjet, Fol, Gyjëkon arbërisht?'' || Parli albanese?
|-
|''Unë flas pak'' || ''U flas pak, U fjas pak'' || Io parlo poco
|-
|''Unë banoj në Strigar'' || ''U rri Strigar'' || Io abito a San Cosmo Albanese
|-
|''Nga je?'' || ''Nga je? Ka je?'' || Di dove sei?
|-
|''Unë jam (vij) nga Korça'' || ''U jam (vinj) ka/nga Korça'' || Io vengo da Coriza
|-
|''Je shqiptar?'' || ''Je arbëresh?'' || Sei albanese?
|-
|''Si quhesh?'' ''Si e ke emrin?'' || ''Si të thonë? Si të thonjën?'' || Come ti chiami?
|-
|''Unë quhem Ëngjëlla'' || ''Më thonë Ëngjëlla, Më thonjën Ëngjëlla'' || Mi chiamo Angela
|-
|''Më falni'' / ''Më vjen keq'' || ''Ka më ndjéni'', ''Ndjésë'' || Scusi / Mi scuso
|-
|''Nuk e kuptova'' || ''Nëng ndjova, Ngë e ndëlgova'' || Non ho capito
|-
|''Është mirë'' / ''Në rregull'' || ''Isht mirë / Vete mirë'' || Va bene
|-
|''Unë shkoj''||''U jam e vete''|| Io vado
|-
|''Ju lutem'' || ''E parkàles / Ju lutem'' || Per favore
|-
|''Qofsh ty i gëzuar'' || ''Klofsh ty i gëzuar'' || Possa tu essere felice
|-
|''Gezohem që u njohëm'' || ''Gezonem të të njoh'' || Piacere di conoscerti
|-
|''Ju bëftë mirë'' || ''Ju bëftë mirë'' || Buon appetito (a voi)
|-
|''Të jesh mirë'' / ''Gjithë të mirat'' || ''Të jesh mirë'' / ''Rrij mirë'' || Stammi bene
|-
|''Natën e mirë'' || ''Natën e mirë'' || Buonanotte
|-
|''Mirupafshim'' || ''Qavarrisu'', ''Mirupafshim'', ''Shihemi'', ''Dukemi'' || Arrivederci
|-
|''Po'' || ''O, Ëhj''<ref>E derivati: ''Ëh / Ëgh / Oh / Ah / Og / Oràëhj / Orà / Agh / Uëg.''</ref>, Né || Sì
|-
|''Jo'' || ''Jo'' || No
|}
[[File:Fjalor Arbëresh - Italisht , Italisht - Arbëresh.jpg|miniatura|verticale=0.7|sinistra|Dizionario degli Albanesi d'Italia di Papàs E. Giordano, [[Ejanina]] 1963.]]
Note: di solito si dice ''mirëmenatë'' il [[mattino]] presto, ''mirëdita'' durante il [[giorno]] e si passa a ''mirëmbrëma'' verso la [[sera]]. Si usa ''natën e mirë'' per augurare buonanotte a qualcuno che non si vedrà più per quella sera.
 
Alcune parole, uguali o simili tra di loro, possiedono significati diversi nell'albanese standard parlato nei Balcani (''shqip'') e nell'albanese antico parlato in Italia (''arbëresh'').
{| class="wikitable"
|'''''Arbëresh'''''
|'''italiano (significato)'''
|'''Albanese standard'''
|-
|U shurbenj
|Io lavoro
|Unë punoj
|-
|U punonj
|Io aro il terreno
|Unë punoj tokën
|-
|Kopil
|Ragazzo
|Djal (kopil = figlio illegittimo)
|-
|Brekë
|Pantaloni
|Pantallona (brekë = mutande) / Tirqë (Pantaloni trad. di lana)
|-
|U zienj
|Io cucino
|Unë gatuaj (unë ziej = io bollo)
|}
 
== Religione ==
[[File:Bonnefond Claude Cérémonie de l'eau sainte dans l'église de Saint-Athanase-des-Grecs MBALyon.jpg|thumb|sinistra|Jean-Claude Bonnefond, Cerimonia dell'Acqua Santa nella [[chiesa di Sant'Atanasio (Roma)|chiesa di Sant'Atanasio dei Greci]] a Roma (1830)]]
[[File:Episcopio dell Eparchia di Lungro - Chiesa Italo-Albanese.jpg|miniatura|verticale=0.7|[[Lungro]] (CS), Eparca e sacerdoti italo-albanesi.]]
[[File:Papàs Zoti Sacerdote italo-albanese.jpeg|miniatura|verticale=0.7|Sacerdote italo-albanese di rito bizantino a [[Palermo]] in [[Sicilia]].]]
Il [[rito]] [[Religione|religioso]] seguito dagli albanesi rifugiati in Italia era quello [[Rito bizantino|bizantino]] nella [[lingua greca antica]] – da ciò derivò una certa confusione che si è fatto in passato tra greci e albanesi a proposito degli abitanti di queste comunità – e in seguito in lingua albanese, secondo le antiche parlate locali<ref>Con il primo Sinodo della Chiesa Italo-Albanese, nel dopoguerra, si è deciso di prendere in adozione ufficialmente la lingua albanese nelle pratiche liturgiche e di uniformare le diverse parlate, ove possibile, sotto un'unica forma "standard" (simile a quella in uso già dagli ortodossi albanesi negli USA e in Albania).</ref>. In parte essi erano già, dopo vari [[Concilio|Concili]], in comunione con la [[chiesa cattolica]]; gli altri, una volta in Italia, vi si assoggettarono, continuando a rimanere tenacemente attaccati alla propria identità religiosa bizantina.
 
Fino alla metà del [[XVI secolo]], queste comunità erano riuscite a mantenere anche costanti rapporti con il [[Patriarcato (cristianesimo)|Patriarcato]] di [[Ocrida]] (tra l'Albania e l'attuale [[Repubblica di Macedonia|Macedonia]]) da cui dipendevano, e che considerò costantemente gli italo-albanesi sotto la sua giurisdizione canonica. Altri rapporti più sporadici furono con le zone di influsso albanese in [[Morea]], con [[Creta (Grecia)|Creta]], ancora sotto protettorato [[Repubblica di Venezia|veneziano]], e successivamente con la zona della [[Ciamuria]].
 
Sotto il [[pontificato]] di [[papa Clemente XI]] (1700-1721), di origine albanese, e di [[papa Clemente XII]] (1730-1740), si registra un rinnovato interesse da parte della Santa Sede verso la tradizione ecclesiale bizantina, che si manifesta con la fondazione del "Collegio Corsini" di [[San Benedetto Ullano]] ([[1732]]), poi trasferito nel [[1794]] a [[San Demetrio Corone]] nel "Collegio Italo-Albanese di Sant'Adriano", per le comunità albanesi di rito bizantino della Calabria e del "Seminario Italo-Albanese" di Palermo (1734) per le comunità albanesi di rito bizantino della Sicilia. La presenza di questi due centri culturali garantì alle comunità albanesi della [[provincia di Cosenza]] e di Palermo il mantenimento dell'eredità storica e culturale, su cui si formò un filone di impegno civile e intellettuale attento alle istanze libertarie e democratiche della società italiana. Ma oltre a formare intellettuali e clerici progressisti, che svolsero un ruolo di protagonisti nel movimento risorgimentale italiano e albanese, queste due istituzioni favorirono con la propagazione delle nuove idee romantiche, il sorgere tra gli ''arbëreshë'' di una più matura e diffusa coscienza nazionale.
[[File:Sotir.jpg|miniatura|verticale=0.5|sinistra|L'[[Eparca]] di Piana degli Albanesi [[Sotìr Ferrara]] (1937 – 2017)]]
La vita quotidiana del [[popolo]] albanese d'Italia era prima scandito sia dagli [[Meteorologia|agenti atmosferici]] (molti paesi albanesi hanno [[Clima|climi]] rigidi data la loro altezza sul livello del mare), sia dal lavoro e quanto soprattutto dalla [[preghiera]] e dalle festività religiose.
 
La società italo-albanese è in buona parte laica, ma la presenza dominante delle [[Chiesa (architettura)|chiese]] di ispirazione [[Architettura bizantina|bizantina]] e dei ministri del culto testimoniano visivamente quanto la [[religione]] [[Cristianesimo|cristiana]] sia ancora un elemento di riferimento nella società ''arbëreshe''. Non è solo un fatto numerico (le [[Statistica|statistiche]] delle due [[Eparchia|eparchie]] parlano di una popolazione di [[rito bizantino]] per oltre il 96%; gli italo-albanesi di [[rito latino]] sono il 4%), e neppure dottrinale, ma dalla persistenza di un primato "morale" che nasce dai cinque secoli di [[diaspora]], a causa della dominazione [[Impero ottomano|ottomana]] dell'Albania e dei Balcani, in cui la religione cristiana e i suoi [[Sacerdote|sacerdoti]]-[[Monachesimo|monaci]] furono i custodi della cultura, della lingua, delle tradizioni avite albanesi.
 
Oggi il rito bizantino sopravvive nelle comunità albanesi in provincia di Potenza, [[provincia di Pescara|Pescara]], nei comuni di [[Lecce]] e [[Bari]], e soprattutto nelle comunità albanesi della provincia di Cosenza in Calabria e della provincia di Palermo in Sicilia. A causa delle pressioni della Chiesa latina, infatti, alcuni centri albanesi in Campania, Molise e Puglia sono passati, fra XVIII e XIX sec., dal rito orientale al rito cattolico romano.
 
=== Storia religiosa ===
{{vedi anche|Religione_in_Albania#Medioevo}}
{{Sequenza immagini
|larghezza = 200
|titolo =
|align = right
|sfondo =
|bordo =
|Immagine:Facciata pietro.jpg|La [[Chiesa dei Santi Pietro e Paolo dei Greci]] a [[Napoli]] (1470), fondata dagli albanesi di rito greco, fu greco-cattolica dalla fondazione sino al 1868
|Immagine:Chiesa di S.Giorgio dei Greci.jpg|La [[Chiesa di San Giorgio dei Greci]] a Venezia (1539), fondata dagli albanesi di rito greco, fu greco-cattolica sino al XIX secolo
|Immagine:Palermo - panoramio (97).jpg|La [[Chiesa della Martorana|Chiesa di San Nicolò dei Greci alla Martorana]] a [[Palermo]] (1546, nell'attuale sede dal 1943)
|Immagine:Lecce, San Niccolò dei Greci.jpg|La [[Chiesa di San Niccolò dei Greci]] a [[Lecce]] (XV secolo, ricostruita nel 1765)
|Immagine:Livorno Chiesa Santissima Annunziata 01.JPG|La [[Chiesa della Santissima Annunziata (Livorno)|Chiesa della Santissima Annunziata dei Greci Uniti]] a [[Livorno]] (XVI secolo, ricostruita nel 1601)
|Immagine:Church of Our Lady of Damascus, Valletta.jpeg|Chiesa di Nostra Signora di Damasco, [[La Valletta]], [[Malta]] (1580, ricostruita nel 1951 da Papàs Gjergji Schirò)
|Immagine:Cargese 5.jpg|La Chiesa di San Spiridione a [[Cargèse]] in [[Corsica]] (1673, ricostruita nel XIX secolo)
|Immagine:096MilanoSMaurizio.JPG|La [[Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore]] a [[Milano]] (dal 1961 sede parrocchiale per gli italo-albanesi di rito greco-bizantino, già fino al 2014 presso la [[Chiesa di San Sepolcro (Milano)|Chiesa di San Sepolcro]])
|Immagine:Torino-SanMichele.jpg|La [[Chiesa di San Michele (Torino)|Chiesa di San Michele]] a [[Torino]] (dal 1965 sede parrocchiale per gli italo-albanesi di rito greco-bizantino)
|Immagine:Chiesa Santissimo Salvatore (Cosenza).jpg|La [[Chiesa del Santissimo Salvatore (Cosenza)|Chiesa Santissimo Salvatore]] a [[Cosenza]] (dal 1978 sede parrocchiale per gli italo-albanesi di rito greco-bizantino)
}}
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|Immagine:Campo Marzio - Collegio Greco 2.JPG|Il [[Pontificio collegio greco di Sant'Atanasio|Collegio Greco]] a [[Roma]] (1583), istituito per la formazione del clero greco-cattolico degli albanesi d'Italia.
|Immagine:Campo Marzio - S. Atanasio.JPG|La [[Chiesa di Sant'Atanasio (Roma)|Chiesa di San'Atanasio dei Greci]] a [[Roma]] (1583), istituita per la formazione del clero "greco" appartenente agli albanesi d'Italia
}}
[[File:Scola degli Albanesi (Venice).jpg|miniatura|verticale=0.5|La [[Scuola di Santa Maria degli Albanesi|Scola di Santa Maria degli Albanesi]] a [[Venezia]] (1491)]]
[[File:Caloiero (monk)01.jpg|miniatura|verticale=0.5|Monaco basiliano italo-albanese (''kallogjer'' o ''murg'').]]
[[File:Copertina Nilo Borgia, I monaci Basiliani d'italia in Albania.jpg|thumb|upright=0.7|sinistra|[[Nilo Borgia]], ''I monaci Basiliani d'italia in Albania. Appunti di storia missionaria. Secoli XVI-XVIII'', Roma, 1935-1943.]]
[[File:Collegio Sant'Adriano01.jpg|miniatura|Il Collegio Italo-Albanese Sant'Adriano a [[San Demetrio Corone]] (1794), succeduto al Collegio Corsini di [[San Benedetto Ullano]] (1732), istituito per la formazione dei giovani albanesi di [[Calabria]] candidati al presbiterato "greco".]]
[[File:Episcopio e Seminario Piana degli Albanesi.jpg|miniatura|Il Seminario eparchiale di Piana degli Albanesi (1945), erede del distrutto Seminario Italo-Albanese di [[Palermo]] (1734), istituito per la formazione dei giovani [[albanesi di Sicilia]] candidati al presbiterato "greco".]]
[[File:GrottaferrataSNiloPiazzEst.jpg|miniatura|L'ex seminario minore Benedetto XV di Grottaferrata, per lungo tempo liceo-ginnasio che ha accolto alunni italo-albanesi, poi probandi come [[Ordine basiliano italiano di Grottaferrata|monaci basiliani]] o prima completare gli studi al Collegio Greco.]]
 
Dopo il [[1468]], anno di morte di [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Scanderbeg]] e l'inizio dell'esodo albanese, si ebbe una grande migrazione che portò numerosi albanesi a stabilirsi sia nel Regno di Napoli sia nel Regno di Sicilia<ref name=migraz>{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/storia/migrazioni.htm|titolo=Le migrazioni degli Arbëreshë|editore=ArbItalia.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. Gli esuli provenivano in massa dall'Albania (anche nota in Occidente come Epiro - Ciamuria - o Macedonia) e in generale, in secondo momento, dai territori albanofoni dei Balcani ([[Macedonia ottomana|Macedonia]], [[Attica]], [[Eubea]], Morea, ecc.) e albanofoni di [[Creta (Grecia)|Creta]] ([[Candia]]).
Questa popolazione albanese era cristiana cattolica di tradizione orientale (del tutto ortodossa ma in comunione con Roma), già sotto la giurisdizione del patriarcato di [[Costantinopoli]]. A seguito del [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze]] gli albanesi, eliminando di fatto il [[grande Scisma]] con la [[Bolla di Unione con i Greci]], mantennero il rito orientale e riconobbero il [[papa]]to. La Bolla di unione tra Chiesa latina e Chiesa greca, emanata al Concilio di Firenze ([[1439]]), è il momento nel quale gli albanesi ritornarono di fatto al cattolicesimo mantenendo il rito greco. La bolla di unione ricompose così l'unità del Cristianesimo; la tradizione orientale e quella occidentale si riconoscono definitivamente l'un l'altra. Gli ''arbëreshë'', già di dipendenza romana sino alla crisi [[Iconoclastia|iconoclasta]], si ritrovano ora (Firenze) in comunione con Roma e con Costantinopoli. Denunciata, da Costantinopoli, l'unione di Firenze, gli albanesi sino a tardi, e gli ''arbëreshë'' per sempre, rimangono fedeli a Roma.
 
Per qualche tempo dopo il loro arrivo in Italia, gli albanesi furono affidati a vari metropoliti, nominati dall'arcivescovo di [[Ocrida]], con il consenso del [[Papa]].
 
I contatti con la madrepatria furono nel tempo ostacolati particolarmente dalle differenze di carattere religioso. Molti degli abitanti dell'Albania storica passarono all'[[islam]], dopo la conquista [[Impero ottomano|ottomana]] del paese - questo specialmente dal [[XVIII secolo]] in poi - mentre gli albanesi d'Italia continuarono a conservare, in gran parte, la fede cristiana di rito bizantino, talvolta detto greco per la lingua greca antica utilizzata nelle pratiche liturgiche.
 
Gli albanesi trasferiti nella [[Repubblica di Venezia]] (generalmente gheghi del nord, ad esempio da [[Durazzo]], [[Scutari]], [[Dardania (Balcani)|Kosova]], sino alla parte più settentrionale dell'[[Albania Veneta]]), sia cattolici di rito greco che di rito latino, si organizzarono in una congregazione, la [[Scuola di Santa Maria degli Albanesi]] (1491), uno dei cuori della vita civile e religiosa albanese nella città, insieme alla chiesa di rito greco di [[Chiesa di San Giorgio dei Greci]] (1539).
 
Nel [[1573]] il pontefice [[Gregorio XIII]], sentite le istanze della minoranza religiosa albanese di rito greco-bizantino, istituì la Congregazione dei Greci a Roma. Nonostante la contrarietà della [[Compagnia di Gesù]], che riteneva più opportuno [[Rito romano|romanizzare]] le comunità di rito greco, in seno alla Congregazione prevalse la posizione del cardinale [[Giulio Antonio Santoro]] che, rispettoso dell'autonomia culturale della minoranza albanese, propose la creazione di un Collegio Greco per la formazione religiosa del clero orientale, al fine di evitare eventuali comportamenti [[Eretico|eretici]]. La fondazione del [[Pontificio collegio greco di Sant'Atanasio|Collegio Greco]] venne approvata nel [[1577]] da Gregorio XIII che provvide anche all'acquisto dell'isolato di [[Via del Babuino]] destinato ad accogliere il nuovo istituto. Nel [[1580]] il cardinal Santoro pose la prima pietra della [[Chiesa di Sant'Atanasio (Roma)|Chiesa di Sant'Atanasio]]: la costruzione, affidata a [[Giacomo Della Porta]], era già terminata nel [[1583]] e il pontefice in persona celebrò la prima [[messa]] secondo il rito greco.
 
Dopo il [[concilio di Trento]] le comunità albanesi vennero poste sotto la giurisdizione dei vescovi latini del luogo, determinando, così, un progressivo impoverimento della tradizione bizantina. Fu in questi anni che molti italo-albanesi, a causa delle pressioni della chiesa cattolica locale, furono costretti ad abbandonare il [[rito bizantino]] passando al [[rito latino]] (per esempio: [[Spezzano Albanese]]<ref name=ritoreligioso/><ref name=rel>{{cita web|autore=Archimandrita Evanghelos Yfantidis|url=http://www.jemi.it/la-chiesa-italo-albanese/la-storia-mainmenu-22|titolo=La Chiesa Italo-Albanese > La storia|accesso=21 aprile 2010|editore=Jemi.it|data=9 novembre 2007|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100529000508/http://www.jemi.it/la-chiesa-italo-albanese/la-storia-mainmenu-22|dataarchivio=29 maggio 2010}}</ref> in Calabria; tre paesi albanofoni del [[Vulture-Melfese]], quali [[Barile (Italia)|Barile]], [[Barile (Italia)|Ginestra]], [[Maschito]]; o i quattro comuni albanesi del [[Molise]], ovvero [[Campomarino]], [[Montecilfone]], [[Portocannone]], [[Ururi]])<ref>Ecco un elenco completo delle comunità albanesi passate al rito latino: Andali, Barile, Campomarino, Caraffa, Carfizi, Casalvecchio, Cerzeto, Chieuti, Ginestra, Greci, Marcedusa, Maschito, Montecilfone, Pallagorio, Portocannone, Santa Caterina Albanese, Santa Cristina di Gela, San Martino di Finita, San Marzano di San Giuseppe, San Nicola dell'Alto, Spezzano Albanese, Ururi, Vena di Maida, Zangarona.</ref>. Per salvaguardare la loro tradizione religiosa, la chiesa cattolica, spinta dalle comunità ''arbëreshe'' e in particolare dal [[Servo di Dio]] Papàs [[Giorgio Guzzetta]], decise di creare delle istituzioni per l'istruzione dei giovani di rito bizantino.
 
Dal [[XVI secolo]] sacerdoti italo-albanesi furono [[missionari]] in Albania ([[Arcidiocesi di Durazzo-Tirana|arcidiocesi di Durazzo]], comprendente la regione dell'Epiro Ciamuria), con vescovi ordinanti per i [[Chiesa greco-cattolica albanese|greco-cattolici albanesi]] dal [[1660]] al [[1769]].
 
Nel [[1732]] [[Papa Clemente XII]] eresse il "Collegio Corsini" di [[San Benedetto Ullano]] per gli albanesi di rito greco in Calabria, poi "Collegio Italo-Albanese Sant'Adriano" trasferito in [[San Demetrio Corone]] ([[1794]])<ref>{{cita web|url=http://www.jemi.it/storia-san-benedetto-ullano-1666/742-il-pontificio-collegio-corsini-degli-albanesi-di-calabria|autore=Archimandita Eleuterio F. Fortino|titolo=Il Pontificio Collegio Corsini degli Albanesi di Calabria|editore= Jemi.it|data=30 maggio 2008|accesso=21 aprile 2010}}</ref>, e nel [[1734]] il "Seminario Italo-Albanese" di [[Palermo]] per gli albanesi di Sicilia, poi trasferito a [[Piana degli Albanesi]] nel [[1945]]<ref name=ritoreligioso>{{cita web|url=http://www.arbitalia.it/tradizioni/religione/ritoreligioso_introduzione.htm|titolo=Il rito religioso degli Arbëreshë|editore= ArbItalia.it|accesso=21 aprile 2010}}</ref>. Tra il 1734 e il 1784 la Santa Sede nominava due vescovi ordinanti di rito greco rispettivamente per gli albanesi di Calabria e di Sicilia, con il compito di formare i seminaristi, dare le ordinazioni sacre e conferire i [[sacramenti]] secondo il proprio rito. Per molto tempo questa situazione rimase immutata e spesso le comunità albanesi avevano espresso a [[Roma]] la richiesta di avere dei [[Eparca|vescovi]] propri con piena autorità.
 
Nel [[1867]] era stato abbandonato da [[Pio IX]] il principio della preminenza del rito latino sugli altri riti; [[Leone XIII]] e i papi successivi compirono altri passi distensivi.
 
Fu [[Benedetto XV]] a esaudire le richieste del popolo italo-albanese, creando nel [[1919]] un'[[Eparchia]] per gli ''arbëreshë'' di Calabria e dell'[[Italia peninsulare]] con sede a [[Eparchia di Lungro|Lungro]], staccando dalle diocesi di rito latino le parrocchie che ancora conservano il rito bizantino<ref name=ritoreligioso/><ref name=rel/>.
 
Nel [[1937]] [[Papa Pio XI]] istituì l'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]] per i fedeli ''arbëreshë'' di rito bizantino di Sicilia, riconosciuta civilmente anche dallo Stato italiano<ref name=ritoreligioso/><ref>{{cita web|url=http://www.eparchiapiana.it/SelfSiteInfo.asp?idPag=1|titolo=La Chiesa Italo-Albanese: aspetti generali|accesso=21 aprile 2010|editore=Eparchiapiana.it|data=10 novembre 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060508124326/http://www.eparchiapiana.it/SelfSiteInfo.asp?idPag=1|dataarchivio=8 maggio 2006}}</ref>.
 
Legata storicamente e religiosamente al gruppo etnico albanese, seppur con origini più antiche, è anche la circoscrizione della Chiesa Italo-Albanese del [[Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata|monastero Esarchico di Grottaferrata]], che ottenne lo status di [[abbazia territoriale]] anch'essa nel [[1937]] dopo l'erezione dell'Eparchia di Piana degli Albanesi.
 
L'ordine basiliano di Grottaferrata, nel nome della fraterna origine con gli albanesi e nell'obbiettivo di riconvertirli al cristianesimo dei padri, intraprese una attività missionaria in Albania<ref>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=0oaUEhd-FOwC&pg=PA78&lpg=PA78&dq=grottaferrata+italo-albanesi+arbereshe&source=bl&ots=8U-ZKmgCjw&sig=ACfU3U0Zy1lszTQ0FzCR-hnY2MAKOFePjw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjAoZGp4s_pAhU9xMQBHWSqB9sQ6AEwCXoECAwQAQ#v=onepage&q=grottaferrata%20italo-albanesi%20arbereshe&f=false|titolo=Gli ebrei in Albania sotto il fascismo: una storia da ricostruire|accesso=25 aprile 2010}}</ref>, conclusosi a causa dell'avvento del regime comunista.
 
Nel corso dei secoli gli ''arbëreshë'' sono riusciti a mantenere e a sviluppare la propria [[Identità (scienze sociali)|identità]] albanese grazie alla loro caparbietà<ref name=Albitalia/> e al valore culturale esercitato principalmente dai due istituti religiosi di rito orientale, i suddetti seminari, la cui memoria e l'eredità spirituale sono oggi delle sedi eparchiali.
 
Per il liceo-ginnasio gli alunni italo-albanesi sono stati accolti per lungo tempo al Seminario Benedetto XV di Grottaferrata e infine, per completare gli studi universitari, nel Pontificio Collegio greco di Sant'Atanasio di Roma.
 
Nei centri di formazione religiosa, dal Collegio greco (detto così per distinguerla dal rito romano) in Roma ai due Collegi/Seminari specificatamente destinati alla formazione dei sacerdoti italo-albanesi (in Calabria e in Sicilia) si formarono tutti gli intellettuali albanesi fino a tutto il [[XIX secolo]]<ref>Numerosissime sono le figure di spicco della cultura e spiritualità albanese d'Italia che hanno studiato nei due Seminari. Tra i più importanti: [[Luca Matranga]], [[Nicolò Figlia]], [[Antonio Brancato]], [[Giovanni Tommaso Barbaci]], [[Giulio Variboba]], [[Nicolò Chetta]], [[Pietro Pompilio Rodotà]] e tanti altri, tutti scrittori ecclesiastici.</ref>.
 
Fino all'Unità d'Italia, per una serie di pubblici impieghi, in molti centri ''arbëreshë'', era necessario essere albanese e dichiararsi di fede bizantina.
 
La [[Chiesa cattolica italo-albanese|Chiesa Italo-Albanese]], seppur suddivisa in tre circoscrizioni, si erge con titolo di garante dell'"unità nazionale" degli albanesi d'Italia.
 
=== Chiesa Italo-Albanese ===
{{vedi anche|Chiesa cattolica italo-albanese}}
{{citazione|I fedeli albanesi cattolici di rito greco, che abitavano l’Epiro e l’Albania, fuggiti a più riprese dalla dominazione dei turchi, […] accolti con generosa liberalità […] nelle terre della Calabria e della Sicilia, conservando, come del resto era giusto, i costumi e le tradizioni del popolo avio, in modo particolare i riti della loro Chiesa, insieme a tutte le leggi e consuetudini che essi avevano ricevute dai loro padri ed avevano con somma cura ed amore conservate per lungo corso di secoli. Questo modo di vivere dei profughi albanesi fu ben volentieri approvato e permesso dall’autorità pontificia, di modo che essi, al di là del proprio ciel, quasi ritrovarono la loro patria in suolo italiano […]|Costituzione Apostolica “Catholici fideles”, con la quale il 13 febbraio [[1919]] [[Papa Benedetto XV]] istituiva l’[[Eparchia di Lungro]] per gli albanesi dell’[[Italia continentale]]<ref>{{Cita web|url=https://docs.google.com/gview?url=www.dimarcomezzojuso.it/pubs/906/libro.pdf&embedded=true|titolo=L'Eparchia Italo-albanese di Lungro verso il I centenario|editore=www.dimarcomezzojuso.it|accesso=30 aprile 2016}}</ref>.}}
 
{{citazione|Voi siete qui […] il drappello di profughi che, sostenuti dalla loro profonda fede evangelica, più di cinquecento anni fa giunsero in Sicilia, trovarono non solo un approdo stabile per il futuro delle loro famiglie come nucleo della Patria lontana, ma anche l'Isola maggiore del Mare Nostrum, che per la sua posizione naturale, è un centro di comunicazione tra Oriente e Occidente, un provvidenziale congiungimento tra sponde di diversi popoli. […] La Divina Provvidenza, la cui sapienza tutto dirige al bene degli uomini, ha reso la vostra situazione feconda di promesse: il vostro rito, la lingua albanese che ancora parlate e coltivate, unitamente alle vostre centenarie costumanze, costituiscono un'oasi di vita e di spiritualità orientale genuina trapiantate nel cuore dell'Occidente. Si può pertanto dire che voi siete stati investiti di una particolare missione ecumenica […]|Tratto dal discorso pronunciato da [[Papa Giovanni Paolo II]] in occasione del suo incontro con la comunità albanese di Sicilia, avvenuto il 21 novembre del [[1982]] presso la concattedrale dell'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]]<ref>{{Cita web|url=http://www.eparchiapiana.it/SelfSiteInfo.asp?idPag=1|titolo=Storia > cenni storici|editore=www.eparchiapiana.it|accesso=28 marzo 2006|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060508124326/http://www.eparchiapiana.it/SelfSiteInfo.asp?idPag=1|dataarchivio=8 maggio 2006}}</ref>.}}
 
{{citazione|In atto di perenne ossequio alla Madre di Dio, esiste una comunità monastica italo-albanese di rito greco, con una rilevante schiera di religiosi basiliani. Si tratta di una incantevole isola di spiritualità, di perfezione religiosa, le cui note distintive sono il rito professato e l’amplissima tradizione di eventi, di opere e di meriti. È qui il centro, il focolare della intera Congregazione Basiliana d’Italia […] Leone XIII, Pio XI, Giovanni XXIII, tutti desiderosi di onorare, proteggere, dimostrare stima e favore per quest’isola del rito bizantino-greco, affinché, riaccendendo i suoi più eletti splendori, potesse sempre confermare che la voce di questo cenobio non è forestiera od estranea nella Chiesa, ma tenuta in grande considerazione accanto a quella del rito latino. […] i monaci basiliani sono a Grottaferrata per attestare, in modo continuo, la comunione di spirito della Chiesa Latina con l’intera Chiesa Orientale; così che Roma possa guardare ognor più all’Oriente con occhio fraterno e materno e con la ineffabile letizia di sentire tale comunione dello spirito in perfetta consonanza.|Tratto dall'omelia di [[Papa Paolo VI]] in occasione della sua visita alla Badia di Santa Maria di Grottaferrata, il 18 agosto 1963<ref>{{Cita web|url=https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/homilies/1963/documents/hf_p-vi_hom_19630818.html|titolo=Visita al Santuario della Badia di Santa Maria di Grottaferrata. Omelia di Papa Paolo VI. Domenica, 18 agosto 1963.|editore=www.vatican.va|accesso=19 febbraio 2022}}</ref>.}}
 
La [[Chiesa cattolica italo-albanese]] (''Klisha Arbëreshe'') comprende tre Circoscrizioni ecclesiastiche: l'[[Eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi]] per gli italo-albanesi dell'[[Italia meridionale|Italia continentale]] con sede a [[Lungro]] (CS); l'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]] per gli italo-albanesi dell'[[Italia insulare]] con sede a [[Piana degli Albanesi]] (PA); il [[Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata|Monastero Esarchico di Grottaferrata]] i cui [[monaci basiliani]] ([[Ordine basiliano italiano di Grottaferrata|O.S.B.I.]]) provengono dalle comunità albanesi d'Italia, con sede nella sola abbazia e chiesa abbaziale a [[Grottaferrata]] (RM).
 
La Chiesa Italo-Albanese, costituendo un'oasi bizantina nell'Occidente latino, è secolarmente propensa all'[[ecumenismo]] tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Essa è stata l'unica realtà, dalla fine del [[Medioevo]] sino al [[XX secolo]], di [[spiritualità]] orientale in Italia.
 
Esistono istituti e congregazioni religiose di rito bizantino nel territorio della Chiesa Italo-Albanese: l'[[Ordine basiliano italiano di Grottaferrata|Ordine basiliano di Grottaferrata]], le [[Suore collegine della Sacra Famiglia]], le [[Piccole operaie dei Sacri Cuori]] e la congregazione delle [[Suore basiliane figlie di Santa Macrina]].
 
=== Rito bizantino degli Italo-Albanesi ===
{{vedi anche|Oriente cristiano|Rito bizantino}}
{{Doppia immagine verticale|right|OurLadyGenazzano02.jpg|Icona Madonna Odigitria Piana degli Albanesi.png|180|Icona della [[Madre del Buon Consiglio]], miracolosamente rinvenuta nel '400 a [[Santuario della Madonna del Buon Consiglio (Genazzano)|Genazzano]] durante l'assedio dei Turchi-Ottomani della città di [[Scutari]] (AL)|Copia della venerata icona dell'[[Odigitria]], portata dall'Albania nel XV secolo dagli esuli albanesi in Piana degli Albanesi.}}
[[File:Padre Giorgio Guzzetta.jpeg|thumb|sinistra|upright=0.5|Il [[venerabile]] padre [[Giorgio Guzzetta]] (1682 – 1756), si prodigò assiduamente nella difesa del rito e dell'identità propria.]]
Un elemento di indiscutibile coesione degli albanesi d'Italia è la [[religione]] [[Cristianesimo|cristiana]], il cui rito, bizantino di lingua greca, spesso li ha fatti confondere con i greci. Tuttora l'espressione religiosa di rito bizantino è uno dei tratti caratterizzanti l'etnia albanese, sia rispetto alla restante popolazione italiana sia riguardo agli albanesi rimasti in patria divenuti musulmani.
 
Le chiese delle comunità italo-albanesi presentano esternamente diversi [[stili architettonici]], ma all'interno sono in [[stile bizantino]], ricche di [[Icona (arte)|icone]] e di [[mosaici]]. La lingua [[Liturgia|liturgica]] - seppure non mancavano [[traduzioni]] e liturgie in lingua albanese - fino agli inizi del XX secolo era perlopiù in greco, ma dalla metà del secolo l'albanese diviene pienamente ufficiale. Molte comunità, ancora oggi albanofone, hanno perso lungo i secoli il rito bizantino che professavano in principio. Ciò è avvenuto dietro le pressioni delle autorità religiose e civili "straniere" a livello locale. La metà delle comunità di origine albanese, nei primi due secoli, sono passate dal rito bizantino a quello latino.
[[File:Frontespizio, Pietro Pompilio Rodotà, Dell'origine progresso e stato presente del rito greco in Italia.png|miniatura|verticale=0.7|sinistra|Pietro Pompilio Rodotà, ''Dell'origine progresso e stato presente del rito greco in Italia'', Roma 1763.]]
La vita culturale degli albanesi, nei primi tre secoli di permanenza in Italia (XVI&nbsp;– XVII&nbsp;– XVIII) e protraendosi sino al XIX secolo, si sviluppò proprio nell'ambiente ecclesiastico. L'elemento religioso in queste comunità non solo ha avuto una funzione di guida spirituale, ma è stato anche e soprattutto promotore di iniziative per la salvaguardia e la tutela del [[patrimonio culturale]] e identitario albanese.
 
I [[Sacramenti]] dell’iniziazione, [[Battesimo]], [[Cresima]] ed [[Eucaristia]], vengono somministrati nello stesso giorno, come avveniva nelle prime comunità cristiane. Il rito del Battesimo si apre con i canti dell'iniziazione: ''Ndrikulla-kumbari'' o ''Ndrikulla-Nuni'', mentre il papàs, dopo aver introdotto i genitori (''prindet'') e tutti i parenti (''gjirit'') alla liturgia bizantina con le litanie diaconali, benedice l'acqua e l'olio, con tre segni di croce sulla ''Kolinvithra'' e con una triplice alitazione. Poi il papàs invita i testimoni a porgergli il bambino, completamente nudo, perché possa immergerlo per tre volte nel bagno "di purificazione" dal peccato originale.
[[File:Matrimonio italo-albanese in Calabria.jpg|miniatura|verticale=0.7|sinistra|Matrimonio italo-albanese a [[San Cosmo Albanese]].]]
Il rito del Matrimonio nella tradizione bizantina comprende due parti: Il Fidanzamento e l'Incoronazione, che anticamente venivano celebrati anche separati. L'ufficiatura del Fidanzamento "Akoluthìa tu Arràvonos" è caratterizzata dalla promessa di matrimonio che si fa all'ingresso della chiesa dinanzi al sacerdote. Il rito dell'Incoronazione ''Akoluthìa tu Stefanòmatos'' prevede che i due sposi vengano incoronati prima dal sacerdote e poi dai testimoni, incrociando sulle loro teste le corone di fiori. Dopo l'incoronazione il sacerdote offre agli sposi da bere del vino e da mangiare un biscotto. Il calice dal quale gli sposi hanno bevuto viene infranto, simboleggiando così che nessuno può interferire nella loro unione matrimoniale. Poi girano insieme per tre volte intorno all'altare. Sono ancora numerose le spose ''arbëreshe'' che decidono di indossare il ricco costume tradizionale femminile, specialmente a Piana degli Albanesi. Esse sono accompagnate da cherubine in costume, in passato, sino al dopoguerra, esistevano vistosi cortei che accompagnavano la sposa<ref>[http://www.albanologia.unical.it/sportellolinguistico/CZ/download/sportelli%20comunali/Vena/FIDANZAMENTO%20E%20MATRIMONIO.pdf Fidanzamento e matrimonio - Sezione di Albanologia unical]</ref>.
 
La commemorazione dei defunti per gli arbëreshë è legata al calendario liturgico bizantino e si celebra nella giornata del sabato precedente la prima domenica di Carnevale. In questa giornata la collettività sente forte il legame con i morti ed esprime momenti di aggregazione sociale con l’offerta del cibo. Secondo la tradizione, i defunti ottengono dal redentore il privilegio di tornare tra i vivi e di restarvi per otto giorni; al termine di questo periodo, al triste suono delle campane, ritornano nell'oltretomba, consolati dal banchetto funebre, per la perdita dei congiunti.
 
==== Pasqua ====
{{vedi anche|Settimana Santa di Lungro (Java e Madhe)|Settimana Santa di Piana degli Albanesi (Java e Madhe)}}
Nella Pasqua trova giustificazione tutto il discorso [[escatologico]] e ogni motivo di [[speranza]], come canta l'[[inno]] in greco antico ''Christòs anèsti'', ''Krishti u ngjall'' in albanese (Cristo è risorto): {{citazione|Cristòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ketis en tis mnìmasin zoìn charisà menos. / Krishti u ngjall Ai tue vdekur, ndridhi vdekjen e shkretë e të vdekurëvet te varret i dha gjellën e vërtetë.|Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte e a quanti giacevano nei sepolcri ha donato la vita.}}
 
La [[Pasqua]] (''Pashkët'') per le comunità italo-albanesi di rito bizantino (''riti bizantin'') è la ricorrenza centrale, dalla cui data dipendono le altre feste. Rappresenta la festa delle feste, e i riti della [[Passione di Gesù|Passione]], della [[Crocifissione di Gesù|morte]] (''vdeqa'') e della [[Risurrezione di Gesù]] (''të Ngjallurit e Krishtit'') vengono vissuti secondo la ricca simbologia cristiana orientale.
[[File:A history of the mass and its ceremonies in the eastern and wester church (1879) (14781431441).jpg|miniatura|sinistra|150px|Vescovo greco-cattolico con in mano il "dikerion" e il "trikerion" (1879)]]
La Grande Settimana, corrispondente alla [[Settimana Santa]] (''Java e Madhe'' in albanese), è molto suggestiva. Nel rito bizantino, anche detto bizantino-greco, le celebrazioni liturgiche in preparazione alla Pasqua hanno inizio il venerdì precedente la [[Domenica delle Palme]] (''E Diellja e Rromollidhet'' o ''E Diela e Palmavet''), con la funzione relativa alla [[resurrezione]] di [[Lazzaro di Betania|Lazzaro]], e continuano con la liturgia delle [[Domenica delle Palme|Palme]], la [[processione]] del [[Venerdì santo]], il ''Christòs Anesti'' / ''Krishti u Ngjall'', la Pasqua.
 
Il [[Giovedì santo]] la lavanda dei piedi e l'[[Ultima cena]] con gli [[Apostolo|apostoli]].
 
Il Venerdì santo gli uffici delle lamentazioni e la processione che attraversa tutto il paese, accompagnata dai canti della passione in lingua ''arbëreshe''. (Uno dei canti del Giovedi e del Venerdì nell'Eparchia di Lungro è:
 
{{citazione|Sa të pres se Krishti ngjallet Sumburkun e bën vet. Vë koqe grur e qiqra me qoqe krokomelj te një taljur e i ljagën njera çë çilj delj. Kat shtie ku nëng ë drit pa ngjir e jo si bar pse nën ë Krishti i vdekur, ë Zoti Krisht i vrar. Kur e sillnjën mbë qish e bënjën me ngulli e kush ka divucjon e bën i madhë si di.}}
[[File:Pasxalina abga.jpg|miniatura|verticale=0.7|sinistra|[[Uova di Pasqua]] colorate in [[rosso]], tipiche della tradizione cristiana di [[Rito bizantino|rito orientale]] degli albanesi d'Italia.]]
Il [[Sabato santo]] si tolgono i veli neri dalle chiese e suonano a festa le campane per annunciare la [[Risurrezione di Gesù|Risurrezione di Cristo]]. Dopo la mezzanotte, per tradizione in molti paesi, le donne si recano a una fontana fuori dal paese per il rito del "rubare l'acqua": lungo il percorso è proibito parlare e devono resistere ai tentativi di farle parlare operati dai giovani; solo dopo essere giunti alla fontana e aver preso l'acqua è possibile parlare e scambiarsi gli auguri con il ''Christòs Anesti'' / ''Krishti u Ngjall'' (Cristo è Risorto), e in risposta:
 
{{citazione|''Alithos Anesti / Vërteta u Ngjall, rronë e ligjëron për gjithëmonë. Ashtù kloftë'' (È veramente Risorto, vive e regna nei secoli dei secoli. Amin).}}
 
Il significato di questo rito ha significati sia sociali sia religiosi: le donne in silenzio richiamano la scena delle pie donne descritte dal [[Vangelo]] che camminano silenziose per non essere scoperte dai soldati romani; ma esiste anche una relazione tra la colpa, che è di tutti gli uomini che hanno [[Crocifissione di Gesù|crocifisso il Cristo]], e il silenzio. L'acqua opererà la catarsi liberatrice e il ritorno alla parola è collegato alla Resurrezione del Cristo, mentre lo scambio degli auguri è anche un ritorno alla comunità e al vivere sociale.
[[File:Pasqua Piana degli Albanesi.jpg|miniatura|Un momento della Pasqua di Piana degli Albanesi.]]
La domenica mattina di Pasqua si svolge la funzione dell'aurora, in alcune comunità il sagrestano, all'interno della chiesa, interpreta il demonio e cerca di impedire l'entrata al tempio del sacerdote, che dopo aver bussato ripetutamente entra trionfalmente intonando canti.
 
A Piana degli Albanesi il solenne pontificale in rito bizantino si conclude con uno splendido e folto corteo di donne in sontuosi costumi tradizionali ''arbëresh'', le quali, accompagnate dagli uomini anch'essi in abiti tipici albanesi, dopo aver partecipato ai sacri e solenni riti, sfilano per il Corso Kastriota raggiungendo la piazza principale. Al termine del corteo, in un tripudio di canti e colori, viene impartita dai papàdes la benedizione seguita dalla distribuzione delle uova rosse, simbolo della passione, della nascita e della resurrezione.
 
Nel lunedì e nel martedì, nelle comunità ''arbëreshe'' di Calabria, si svolgono le tradizionali ''vallje'' (le danze tipiche albanesi) nelle piazze e vie delle cittadine e paesi.
 
==== Icone e iconostasi ====
[[File:GrottaferrataSNiloChiesaInternoIconostasi.jpg|miniatura|[[Grottaferrata]] (RM), iconostasi dell'[[Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata|abbazia di Santa Maria]].]]
Nel rito bizantino ruolo fondamentale è rappresentato dalle icone raffiguranti personaggi biblici, in sostituzione delle statue tipiche delle chiese cattoliche di rito latino. Le chiese degli italo-albanesi presentano l'[[iconostasi]], che divide lo spazio riservato al [[clero]] officiante da quello destinato ad accogliere i fedeli, e allo stesso tempo costituisce il luogo dove vengono poste le icone sacre.
 
Le icone non si dipingono ma "si scrivono" durante la preghiera costante di chi le dipinge. Una delle più note preghiere dell'iconografo è:
 
{{citazione|''I Madh'In Zot, krijuesi i zjarrtë i gjithë krijimit, jipi dritë sytë i shëbëtorit Tënd, ruajë zemrën dhe dorën e tij, ashtu denjësisht dhe me përsosmëri mënd paraqesë ikonën për lëvdin Tënde, gëzimin e bukurin i Klishës Tënde e Shejte.''|Dio, fervido artefice di tutto il creato, illumina lo sguardo del Tuo servitore, custodisci il suo cuore e la sua mano, affinché degnamente e con perfezione possa presentare la Tua immagine per la gloria, la gioia e la bellezza della Tua Santa Chiesa.}}
[[File:Civita-chiesa-madre-innen-ikonostase-b.jpg|miniatura|sinistra|[[Civita (Italia)|Civita]] (CS), iconostasi della chiesa Santa Maria Assunta.]]
Spesso le leggende e le cronistorie degli esuli albanesi menzionano icone portate dai sacerdoti o dagli stessi fedeli profughi dall'Albania. Alcune di queste sono molto venerate dagli italo-albanesi in luoghi di culto come santuari (vedi la [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] di [[San Demetrio Corone]] o l'[[Odigitria]] di Piana degli Albanesi).
 
Con la nascita delle due eparchie (XX secolo), e in modo particolare dopo la Seconda Guerra Mondiale, le comunità albanesi hanno visto rifiorire l'arte bizantina, iconografica e mosaicistica, che per secoli non è potuta essere ufficialmente impiegata<ref>{{Cita web|url=http://www.arbitalia.it/speciali/iconografia/intervista_papasgiordano.htm|titolo=L’ICONOGRAFIA BIZANTINA DELLE CHIESE ARBËRESHE. LA SPIRITUALITA’ DELL’ICONA BIZANTINA. Intervista con papàs Emanuele Giordano|accesso=17 maggio 2017}}</ref>. Con il crollo del regime comunista in Albania artisti albanesi si sono trasferiti in alcune località calabro-albanesi e siculo-albanesi, specializzandosi nell'arte sacra orientale<ref>{{Cita web|url=http://www.arbitalia.it/speciali/iconografia/intervista_droboniku.htm|titolo=L’ICONOGRAFIA BIZANTINA DELLE CHIESE ARBËRESHE. Intervista con Josif Droboniku|accesso=17 maggio 2017|dataarchivio=31 ottobre 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121031161230/http://www.arbitalia.it/speciali/iconografia/intervista_droboniku.htm|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Oggi le chiese delle comunità italo-albanesi, in special modo quelle di Sicilia (Episcopio, [[Cattedrale di Piana degli Albanesi|Cattedrale]], Collegio di Maria e chiesa di San Nicola di Mira di Piana degli Albanesi<ref>{{Cita web|url=http://www.visitpiana.it/it-it/percorsi/patrimonioartistico/icone.aspx|titolo=Le Icone di Piana degli Albanesi|accesso=17 maggio 2017|dataarchivio=11 aprile 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170411043034/http://www.visitpiana.it/it-it/percorsi/patrimonioartistico/icone.aspx|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://web.tiscali.it/pianadeglialbanesi/le_icone.htm|titolo=Piana degli Albanesi, icone|accesso=17 maggio 2017}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=Zw4M-5t5PR0|titolo=Papas Lifteri Schiadà - Museo delle Icone Chiesa di S. Giorgio a Piana degli Albanesi|accesso=17 maggio 2017}}</ref> e Parrocchia di San Nicola di Mira e Monastero Basiliano di [[Mezzojuso]]<ref>{{Cita web|url=https://books.google.es/books?id=OdK9icaL8S4C&pg=PA82&lpg=PA82&dq=icone+di+mezzojuso&source=bl&ots=i0Y_8iR3yc&sig=z7xxbATixPinJxMUGaZfji5tvKk&hl=ca&sa=X&sqi=2&ved=0ahUKEwjPuomNxvfTAhUEqxoKHXNMC6AQ6AEIUTAJ#v=onepage&q=icone%20di%20mezzojuso&f=false|titolo=Aspetti della cultura bizantina ed albanese in Sicilia|accesso=17 maggio 2017}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.mezzojusoecotour.it/Pages/icone.php|titolo=Mezzojuso - Le Icone|accesso=17 maggio 2017}}</ref>), conservano icone antiche del XV secolo al XVIII secolo. Esistono musei che conservano icone antiche (ad esempio il Museo delle Icone e della Tradizione Bizantina di [[Frascineto]]<ref>{{Cita web|url=http://www.comune.frascineto.cs.it/Home/Guidaalpaese/tabid/25383/Default.aspx?IDDettaglio=10086|titolo=Comune di Frascineto: Museo delle Icone e della Tradizione Bizantina|accesso=17 maggio 2017|dataarchivio=16 maggio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170516192519/http://www.comune.frascineto.cs.it/Home/Guidaalpaese/tabid/25383/Default.aspx?IDDettaglio=10086|urlmorto=sì}}</ref> e il Museo Eparchiale di Lungro<ref>{{Cita web|url=http://www.jemi.it/notizie-dall-eparchia-di-lungro/arberia/notizie/notizie-dall-eparchia-di-lungro/inaugurato-oggi-il-museo-diocesano-dell-eparchia-di-lungro|titolo=[VIDEO] Inaugurato oggi il museo diocesano dell'Eparchia di Lungro|accesso=17 maggio 2017|urlmorto=sì}}</ref>, entrambe in Calabria).
 
Ancora oggi diversi iconografi ''arbëreshë'', di diverse località, realizzano icone secondo i canoni bizantini e lo stile tradizionale, con metodi e colori naturali a tempera d'uovo, su pannelli e supporto in [[legno]].
 
== Cultura ==
=== Identità ===
[[File:Bashkia Municipio CIVITA.jpg|miniatura|Municipio ''Bashkia'' di [[Civita (Italia)|Civita]].]]
{{citazione|''Po të mbahij Arbëreshë e të ruani gluhën tënë me kujdes e me të dashur si një gjë të shejtëruamë, si më t'mirën nga të dhënat e t'yn Zoti, e ashtu edhe veset çë na lanë ata të parët, gojëdhënat edhe ndienjat.''<ref>Ma sempre Albanesi mantenetevi e conservate la nostra lingua con cura e con affetto, come cosa sacra, come il migliore fra i doni di Dio, e così anche i costumi che ci lasciarono gli antenati, le tradizioni e i sentimenti.</ref>|Da "Te dheu i huaj" (In terra straniera), IX, vv. 180-184, di Giuseppe Schirò senior}}
[[File:Visita Patriarca di Costantinopoli a Lungro 2019.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.6|Gli ''arbëreshë'' durante una festa religiosa]]
Gli ''arbëreshë'' sono considerati a tutti gli effetti un "miracolo" sociale<ref>[https://www.koha.net/kulture/192175/pasolini-per-arbereshet-nje-mrekulli-antropologjike/ Pasolini për arbëreshët: “Një mrekulli antropologjike”]</ref>. Anche dopo cinque secoli lontano dalla Madrepatria e trapiantanti nel sud d'Italia e in Sicilia, continuano a mantenere viva la loro lingua albanese, nonché il rito bizantino, le tradizioni ed gli usi, mostrandosi del tutto cittadini italiani, ma di stirpe e provenienza etnica diversa.
 
Il nodo del miracolo ''arbëresh'' non è altro che il livello della conservazione della lingua, amore ed attaccamento per l'attività culturale e sociale, dove si rispecchia chiaramente la coscienza nazionale e l'obbiettivo di mantenere i legami con l'Albania<ref>''Il contributo degli scrittori italo-albanesi di oggi nel coltivare la lingua albanese letteraria di G. Shkurtaj'', in "Le comunità albanesi d'Italia", Atti del II Convegno internazionale di studi sulla lingua albanese. Fisciano, 4-6 novembre 1990.</ref>.
 
In primo luogo rimane sempre il sentimento etnico, l'albanesità, che si esprime essenzialmente nel parlare l'idioma degli avi. Sempre più questo sentimento va oggi negli sforzi per imparare a scriverla, conservando così le proprie antiche parlate albanesi locali, ma assimilando la lingua letteraria albanese unificata e comune per tutti gli albanesi ovunque si trovino, dentro e fuori dalla frontiera d'Albania. La lingua albanese per gli italo-albanesi serve come mezzo di comunicazione nell'ambito del paese o cittadina, cioè nell'ambito proprio ''arbëresh'', nonché come mezzo insostituibile per l'autoconservazione etnica, come strumento di sviluppo e di progresso culturale, che va nella scia delle più alte tradizioni nazionali<ref>Kostallari A., ''La diaspora albanese, il dialetto e la lingua letteraria nazionale unificata'', in "Le minoranze etniche e linguistiche", Atti del 19º Congresso Internazionale, Palermo-Piana degli Albanesi, 4-7 dicembre 1985, pp. 163-164.</ref>.
 
=== Tradizioni e folclore ===
[[File:Villa Badessa01.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.5|Scultura di [[Giorgio Castriota Scanderbeg]] a [[Villa Badessa]] (PE)]]
[[File:George Castriot Skanderbeg battle.jpg|miniatura|[[Murale]] raffigurante Scanderbeg in [[battaglia]] contro i [[Ottomani|turchi]], Civita (CS)]]
[[File:San Giorgio Albanese Murales.jpg|miniatura|Murale a [[San Giorgio Albanese]] (CS)]]
[[File:Odhise Paskali - Scanderbeg, Piana degli Albanesi.jpg|miniatura|Busto di Scanderbeg a [[Piana degli Albanesi]] (PA)]]
[[File:Vallja, corteo di donne in abito di gala, accompagna la sposa dalla suocera.jpg|miniatura|sinistra|Matrimonio a [[San Paolo Albanese]], corteo di donne in abito di gala e ''vallja'']]
[[File:Casalvecchio di Puglia03.jpg|miniatura|La bandiera albanese per le strade di [[Casalvecchio di Puglia]] (FG)]]
Tra i tanti aspetti delle tradizioni albanesi d’Italia una è la sua trasmissione legata quasi esclusivamente alla forma orale, nonostante sia cospicua la quantità e la documentazione della lingua e della cultura. Il primo aspetto che si evince della cultura e delle tradizioni delle comunità ‘’arbëreshe’’ è il profondo rispetto che attribuiscono all'ospite: secondo cui la casa dell'albanese è di Dio e dell'[[ospite]], al quale si fa onore offrendogli semplici cibarie. Questa consuetudine si ritrova ancora nelle montagne dell'Albania, tuttavia le comunità ‘’arbëreshe’’ provano profondo riserbo dal forestiero o straniero, detto “latino” (''litìri''), che sino alla prima metà del secolo scorso non poteva facilmente accedere nei centri italo-albanesi.
 
Motivi della tradizione popolare si ritrovano nella letteratura, che proprio da ciò mosse i primi passi. Altri elementi strutturali della cultura ‘’arbëreshe’’ delle origini sono giunti ai nostri tempi, attraverso una storia secolare, e mantengono una loro forza di rappresentazione dei valori dell'organizzazione delle comunità sono: la "''vatra''" (il focolare), primo centro intorno al quale ruota la famiglia; la "''[[Gjitonia|gjitonìa]]''" (il vicinato), primo ambito sociale al di fuori della casa, elemento di continuità tra la famiglia e la comunità; la ''"vellamja''" (la fratellanza), rito di parentela spirituale; la "''besa''" (la fedeltà) all'impegno, rito di iniziazione sociale con precisi doveri di fedeltà all'impegno preso.
 
La forte coscienza a un'identità etnico-linguistica diversa è sempre presente nelle produzioni folcloristiche. Nel [[folclore]], in tutte le sue diversificate forme, emerge sempre un costante richiamo alla [[patria]] di origine e i [[Canto popolare|canti]], popolari o [[Musica sacra|religiosi]], le [[Leggenda|leggende]], i [[Racconto|racconti]], i [[proverbio|proverbi]], trasudano un forte spirito di comunanza e solidarietà [[Etnia|etnica]].
 
La coscienza di appartenere a una stessa etnia, ancorché dispersa e disgregata, si coglie tra l'altro in un motto molto diffuso, che i parlanti albanesi spesso ricordano quando di incontrano: ''Gjaku ynë i shprishur'', che tradotto letteralmente è "il Sangue nostro sparso". Mantenendo chiara e sensibile la coscienza di essere fratelli nel sangue comune e nella fede cristiana, costituendo un'oasi di spiritualità orientale trapiantata in Occidente, usano così identificarsi come discendenti di una stirpe dispersa ma non distrutta.
 
I temi ricorrenti nella cultura tradizionale albanese sono la nostalgia della patria perduta, il ricordo delle leggendarie gesta di Skanderbeg, eroe riconosciuto da tutte le comunità albanesi del mondo, e la tragedia della diaspora in seguito all'invasione turca. Un discorso a parte merita la ''vallja'', danza popolare che aveva luogo in occasioni di feste tese a rievocare una grande vittoria riportata dal condottiero Giorgio Castriota Scanderbeg contro gli invasori turchi. La ''vallja'' è formata da giovani in costume tradizionale, che tenendosi a catena per mezzo di fazzoletti e guidati da due figure alle estremità, si snodano per le vie del paese eseguendo canti epici, augurali o di sdegno e disegnando movimenti avvolgenti. Nella particolare ''vallja e burravet'' (la danza degli uomini), composta da soli uomini, viene tratteggiata e ricordata, attraverso i loro movimenti, la tattica di combattimento adottata da Skanderbeg per imprigionare e catturare il nemico. Oggi le più belle ''vallje'' hanno luogo a [[Civita (Italia)|Civita]], [[San Basile]], Frascineto e [[Eianina]]. La consapevolezza della necessità di una valorizzazione e tutela della cultura arbëreshë ha favorito la nascita di associazioni e circoli culturali, e ha dato luogo a iniziative e manifestazioni culturali.
 
Diverse sono le manifestazioni culturali e sociali in [[Arberia]]. In numerosi centri italo-albanesi<ref>Parate storiche che rievocano le gesta eroiche del condottiero albanese [[Giorgio Castriota Scanderbeg]] sono ad esempio abituali a Barile, Ginestra e Maschito in Basilicata, Lungro in Calabria, San Marzano di San Giuseppe in Puglia.</ref>, per il [[carnevale]], per la Pasqua o per feste particolari, sono organizzate - anche per più giorni di festa - "parate storiche" per rievocare le gesta eroiche degli albanesi (cristiani) e del loro condottiero Giorgio Castriota Scanderbeg<ref>{{Cita web|url=http://www.jemi.it/index.php/notizie/180--sp-183/1490-rievocazione-storica-di-skanderbeg|titolo=Rievocazione storica di Skanderbeg|accesso=12 febbraio 2016}}</ref>, con la creazione delle battaglie contro i turchi (musulmani) e il canto di [[Rapsodia|rapsodie]] per le vittorie riportate.
 
Abitualmente nell'"[[anniversario]] della [[morte]] di [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Giorgio Castriota]]", in ogni centro albanese d'Italia e nelle città dove esiste una [[parrocchia]] per gli italo-albanesi, viene celebrata la [[divina liturgia]] in lingua albanese e viene reso omaggio all{{'}}''Athleta Christi''<ref>{{Cita web|url=http://www.arbelmo.it/blog/2016/01/16/il-548-anniversario-della-morte-di-giorgio-castriota-detto-scanderberg/|titolo=Il 548º anniversario della morte di Giorgio Castriota detto Scanderberg|accesso=12 febbraio 2016}}</ref>.
 
Dal vent'anni momento di ritrovo per gli albanesi d'Italia è la manifestazione di "Miss Arbëreshe" a [[Spezzano Albanese]] (CS), concorso femminile di bellezza in rassegna di costumi tradizionali, che propone d'esser punto ideale di dialogo e socializzazione tra le comunità italo-albanesi partecipanti<ref>{{Cita web|url=http://www.arberia.it/missarbereshe/archivio/2008/index.htm|titolo="Miss Arbëreshe"|accesso=12 febbraio 2016}}</ref>. Vetrina sul mondo d'[[Arberia]], è una finestra che permette di affacciarsi sulle comunità consorelle per condividerne, attraverso i caratteristici costumi tipici, la lingua, la storia, gli usi, le tradizioni culturali comuni d'origine.
 
Da più di trent'anni, nel mese di agosto, si tiene regolarmente il "Festival della Canzone Arbëreshe" (''Festivali i Këngës Arbëreshe'') a [[San Demetrio Corone]] (CS), in cui diversi gruppi musicali, [[Cantante|cantori]] e [[Poeta|poeti]] da tutte le comunità albanesi d'Italia, dall'Albania e dal Kosovo, interpretano canzoni e melodie popolari o ne propongono di nuove, rigorosamente in lingua albanese<ref>{{Cita web|url=http://www.arberia.it/festival/|titolo=Festival della Canzone Arbëreshe|accesso=12 febbraio 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.festivalarberesh.it/|titolo=Festivali i Këngës Arbëreshe / Festival della Canzone Arbëreshe|accesso=12 febbraio 2016}}</ref>.
 
==== Carnevale ====
Nel calendario delle festività degli albanesi d'Italia il ''Kalivari'', ''Kalevari'' o ''Karnivalli'', ovverosia il [[Carnevale]], occupa un posto di rilievo. Ricorre dall'indomani dell'[[Epifania]] al mercoledì delle [[Ceneri]], ed è, per definizione, festa trasgressiva nella quale la normalità viene temporaneamente accantonata per dare libero sfogo al gioco e alla creatività. Il Carnevale, trovandosi in inverno, periodo del freddo e della fame, rappresentava la festa popolare più importante dell'anno. In alcuni centri, mediante le farse, venivano manifestate all'intera popolazione le "malefatte" e i "vizi" dei singoli individui e delle diverse categorie sociali presenti nella comunità. Costituivano essenzialmente un momento di radicale protesta e di denuncia sociale nei confronti dei gruppi dominanti che tenevano oppressa e divisa la popolazione. L'ultimo giorno di carnevale nei paesi di [[rito bizantino]], corrisponde all'ultima Domenica di [[Quaresima]]. Tuttavia, suole essere festeggiarlo almeno esteriormente, anche il martedì e il mercoledì che precede le Ceneri.
 
Nella zona dei paesi albanesi del [[Massiccio del Pollino|Pollino]], era consuetudine riunirsi di sera, in allegre compagnie cantando i vjershë davanti alla porta degli amici: ''Oji ma sonde çë ky karnivall, zgiomi ndrikull e kumbar! Ngreu e çel atë hilnar; s'erdha të ha, erdha se jemi kumbar; s'erdha se dua të pi, erdha se jemi gjiri!'' (O madre, questa sera che è carnevale, svegliamo comare e compare! Alzati e accendi la luce, non sono venuto perché voglio mangiare, sono venuto perché siamo compari; non sono venuto perché voglio bere, sono venuto perché siamo parenti!).
 
La sera del martedì a San Demetrio Corone, comitive di giovani, in giro per il paese, annunciano la morte del Carnevale (''zu/la' Nikolla''), un vecchio vestito di stracci che bussando di porta in porta veniva confortato da abbondanti bicchieri di vino e carne di maiale. ''Zu Nikolla'' veniva rappresentato ogni anno il mercoledì delle cenere con la celebrazione del suo funerale: un corteo che sfilava per tutto il paese dietro la bara dell'ex ghiottone. Davanti, a guidare il corteo, c'erano il prete e la vedova con il figlioletto in braccio, che inscenava lamenti strazianti (''vajtimet'') e pianti a dirotto. A [[Cervicati]] e [[Mongrassano]] nei giorni di Carnevale è fatto divieto di lavorare e chi trasgredisce questa regola e viene sorpreso, una volta incatenato, si trascina per le vie del paese e la sua liberazione si ottiene solo dopo un'abbondante bevuta e aver assaggiato i tipici prodotti locali a base di salami e formaggi. Caratteristica di questi paesi è l'esecuzione nei giorni di Carnevale della ''vala'' (ridda) con i sontuosi costumi tradizionali ''arbëreshë''.
 
A [[San Benedetto Ullano]], la tradizione vuole che gruppi di giovani rappresentanti i dodici mesi dell'anno, guidati da un loro padre, sfilino per le vie del paese a cavallo di somari e, fermandosi negli spazi più ampi del paese recitino in albanese le caratteristiche e la funzione di ciascun mese. Grande interesse e partecipazione suscita il Carnevale che si svolge a Lungro. Anche un'antica rapsodia albanese, ''kënga e Skanderbekut'', mette in evidenza la consuetudine di riunirsi e consumare varie prelibatezze: ''Por më ish ndë Karnival. / Skanderbeku një menat / po m'e mbjodhi shokërinë, / e m'e mbjodhi e m'e mbitoj / me mish kaponjsh e lepuresh, / me krera thllëzazish, / me filìjete me shtjerrazish'' (Era il periodo di Carnevale. / Skanderbeg una mattina / radunò la compagnia / e la invitò a banchetto, / con carni di capponi e di lepri, / con teste di pernici, / con fianchi di vitelli).
 
Particolare è il ''kalivari'' di [[Piana degli Albanesi]], alla quale festa popolare gli ''arbëreshë'' di Sicilia sono profondamente legati. I vari circoli, associazioni, bar, case private, ai lati del Corso Kastriota e nella piazza principale di Piana degli Albanesi, si trasformano in questo periodo in sale da ballo. Ogni giovedì, sabato e domenica sera, nel segno del sano divertimento, donne accuratamente mascherate, e quindi irriconoscibili, invitano gli uomini al ballo. In modo rivoluzionario per la condizione femminile del passato, soltanto le donne possono invitare al ballo, con il divieto di invitare o scherzare con i forestieri non ''arbëreshë'' (''litinjët''), non solo perché appunto non ''arbëreshë'', ma anche per le risse causate dal loro comportamento poco ortodosso. Durante il Carnevale, una volta, erano abituali diversi giochi: l'albero della cuccagna (''ntinë''), su cui ci si arrampicava per afferrare i premi posti in cima; e, appese su una corda, le pignatte di terracotta (''poçet''), contenenti “sorprese”, che dovevano essere rotte, a turno, da una persona bendata. Numerosi sono i detti carnevaleschi in albanese, i più celebri e ricorrenti sono “Kalivari papuri papuri merr një cunk e e vu te tajuri” (Carnevale tra saggi e matti, prendi una cacca e te la metti sul piatto) o ''Kalivari të divërtirej shiti kalin'' (Carnevale per divertirsi ha venduto il cavallo). Tuttora a Piana degli Albanesi l'ultimo lunedì di Carnevale si preparano e si consumano frittelle a forma sferica o schiacciata, di pasta lievitata, fritta e zuccherata, detti “Loshka" e "Petulla”. Vietato usare, nell'occasione, il costume tradizionale albanese o suoi componenti, conservati gelosamente dalle donne ''arbëreshe'' e legati decisamente a momenti più sacri e rilevanti.
 
==== ''Vallje'' ====
[[File:Typical Arbëreshë female costumes.jpg|miniatura|sinistra|Donne ''arbëreshe'' in tipico costume durante le ''[[Vallje]]'' a [[San Basile]] (CS)]]
[[File:Civita_(Çifti)_(CS),_Le_Vallje_2009._(5).jpg|miniatura|Vallje tradizionali a [[Civita (Italia)|Civita]], [[Calabria]].]]
[[File:Civita (Çifti) (CS), Le Vallje 2009. (13).jpg|miniatura|Vallje a Civita (CS)]]
[[File:Arbëreshe costume (Santa Sofia d'Epiro)06.png|miniatura|Le vallje di [[Santa Sofia d'Epiro]] a Cosenza durante la manifestazione ''Bukuria Arbëreshe''.]]
Le danze ''arbëreshe'' (''[[vallje]]''), in albanese letterale ''valle'', sono degli antichi balli di gruppo albanesi che prendono vita in alcune particolari feste, legate alle celebrazioni della [[Pasqua]] e ad altre occasioni di festa. Le ''vallje'' sono l'espressione folclorica di un popolo che non ha dimenticato la propria storia, le proprie radici. Questi balli rievocano una grande vittoria riportata da [[Giorgio Castriota Skanderbeg]] contro gli invasori turchi, per difendere la cristianità e la libertà del popolo albanese, proprio nell'imminenza della Pasqua. Si vuole infatti che proprio il martedì di Pasqua del 24 aprile del 1467, l'eroe albanese ha riportato una decisiva e importante vittoria sull'esercito turco. La ''vallja'', quindi, da un ricordo bellico è stata trasformata come occasione di raduno dei vari paesi appartenenti alla etnia così che, almeno per un giorno all'anno, ci si sente uniti e accomunati da lingua, usi e costumi da non dimenticare.
 
Sono eseguite dalle donne in costume tradizionale albanese disposte in semicerchio, che tenendosi a catena per mezzo di fazzoletti e guidati all'estremità da due giovani, chiamati ''flamurtarë'' (portabandiera), si snodano per le vie del paese ''arbëresh'' accompagnate da canti di contenuto epico, che narrano la resistenza contro i turchi, rapsodie, storie di amore e di morte, canti augurali o di sdegno. Il più famoso di questi canti epici, il Canto di Scanderbeg, cantato il martedì di Pasqua, rievoca il terzo assedio turco della città di Croia. Molto popolari sono la rapsodia di Costantino il piccolo (''Kostantini i vogëli''), nota in Albania come la ballata di ''Ago Ymeri'', il cui tema è il riconoscimento del marito dopo molti anni; e quella di Costantino e Garentina, una rapsodia diffusa nella [[penisola balcanica]], registrata nelle raccolte dei folcloristi ottocenteschi, le cui suggestioni hanno ispirato la prima letteratura romantica europea.
 
Il ritmo della danza a volte grave e a volte aggressivo si rintraccia soprattutto nella ''vallja e burravet'' (la danza degli uomini). Questa ''vallja'' è composta da soli uomini che tratteggiano e ricordano nei loro movimenti la tattica di combattimento adottata da Castriota Scanderbeg per catturare il nemico. Ancora oggi si ama rinnovare questo senso di appartenenza a un'etnia che da oltre mezzo millennio vive in Italia, ed è uno degli appuntamenti più interessanti e significativi della tradizione e della comunità albanese d'Italia.
 
La ''vallja'' si svolgeva anticamente in quasi tutti i paesi ''arbëreshë'' il pomeriggio della Domenica di Pasqua, il lunedì e il martedì. Attualmente ha luogo solo il martedì dopo Pasqua (''vallja e martës së Pashkëvet''), principalmente nelle comunità albanesi di Calabria di [[Barile (Italia)|Barile]], [[Cervicati]], [[Civita (Italia)|Civita]], [[Lungro]], [[San Benedetto Ullano]], [[San Demetrio Corone]], [[Santa Sofia d'Epiro]] e in parte [[Ejanina]], [[Firmo (Italia)|Firmo]], [[Frascineto]] e [[San Basile]]. Alcune ''valle'' sono state riprese e interpretate dalle donne in costume di [[Piana degli Albanesi]] nella metà del secolo scorso.
 
La ''vallja'' compie fantasiose evoluzioni, e con improvvisi spostamenti avvolgenti "imprigiona" qualche cortese turista che, di buon grado, offre generosamente nei bar per ottenere il ''riscatto''. Essi, quali nobili ''bulerë'' vengono ringraziati con i seguenti versi ed altri improvvisati al momento: ''"Neve kush na bëri ndër / akuavit na dha për verë. / Po si sot edhe nga herë / shpia tij mos past vrer!"'' (A noi chi fece onore / non diede vino, ma liquore. / Come oggi e in ogni tempo / la sua casa non abbia sventura!).
 
====''Gjitonia''====
{{vedi anche|Gjitonia}}
[[File:People of San Paolo Albanese01.png|miniatura|Donne di [[San Paolo Albanese]] (PZ) in Basilicata, lavorando ''ndë gjitonì''.]]
La "gjitonia" è una forma di vicinato tipica delle comunità italo-albanesi e diffusa in tutta l'Arbëria. Viene dall'unione delle parole ''gjithë tonë'' (tutto nostro, familiare), ed è un tipo di aggregazione di derivazione balcanica, caratteristica dell'epoca medievale.
 
Microsistema intorno a cui ruota la vita del paese ''katund/horë'', la ''gjitonia'' è una porzione più piccola del tessuto urbano una microstruttura costituita spesso da una piazzetta nella quale confluiscono i vicoli, circondata da edifici che hanno aperture verso uno spiazzo più grande (''sheshi''), che solitamente porta il nome dalla persona che vi abita.
 
=== Costume ===
{{citazione|Il costume di gala degli albanesi d'Italia, con le sue preziose stoffe di raso, broccato, di seta e oro, in una armonica combinazione di colori, con ricami preziosi, testimonia, come i canti, le prosperità dell’Albania quando gli esuli l’abbandonarono|[[Ernest Koliqi]], 1964?<ref>{{Cita web|url=http://www.arbitalia.it/tradizioni/usanze/costume/frega_brevi.considerazioni.costume.htm|titolo=Brevi considerazioni sul costume delle donne arbëreshe di Maria Frega|editore=arbitalia.it|accesso=31 maggio 2016}}</ref>}}
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|Immagine:Luigi del Giudice - Badessa.jpg|Luigi del Giudice, ''Costume della [[Villa Badessa]]'', [[Abruzzo]] (fine XVIII sec.)
|Immagine:San Costantino Albanese Arbëresh01.png|''Donna di [[San Costantino Albanese]]'', [[Basilicata]] (1799)
|Immagine:Costumi albanesi in Calabra 1800.jpg|Luigi del Giudice, ''Costumi albanesi in Calabria'' (inizio XIX sec.)
|Immagine:Chieuti-Arbereshe.jpg|[[Bartolomeo Pinelli]], ''Uomo e donna del paese [[Chieuti]] Albanesi'', [[Puglia]] (1816)
|Immagine:Michela de Vito (Villa Badessa).jpg|Michela de Vito, ''Costume di Villa Badessa'' (1820)
|Immagine:Costumi della Basilicata.png|[[Saverio della Gatta]], ''Costumi della Basilicata, donna ed uomo Albanesi'' (1828)
|Immagine:Drawing, Water color; Costumes of South Calabria, 1828 (CH 18329793).jpg|''Uomo e Donne di Garaffa Albanesi [Caraffa di Catanzaro]'' (1828)
|Immagine:Achille Deveria Albanian Family in Calabria.jpg|[[Achille Devéria]], ''Colonies Albanaise in Calabre'', [[Caraffa di Catanzaro]] (1840)
|Immagine:Abadessa Albanian women.png|''Donne Albanesi a Villa Badessa'' (1846)
|Immagine:Donna di Sicilia in costume di Piana degli Albanesi - Ettore De Maria Bergler.jpg|[[Ettore De Maria Bergler]], ''Donna di Sicilia in costume di Piana degli Albanesi'' (1933)
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|Immagine:Costume nuziale.jpg|Donne di [[Santa Sofia d'Epiro]] (CS) in abito da sposa, inizi '900
|Immagine:Traditional dress of Arbëreshë women in Piana degli Albanesi.jpg|Abito tradizionale Albanese delle donne di Piana degli Albanesi (PA), inizi '900
|Immagine:Fratelli Alinari, Giovine Donna di Piana degli Albanesi.jpg|[[Fratelli Alinari]], Giovine donna di Piana degli Albanesi, 1910 c.
|Immagine:Lungro Arbëreshë costume02.png|Costume albanese di [[Lungro]] (CS)
|Immagine:Folk-Gruppe (Mongrassano)01.jpg|Gruppo folcloristico in costume maschile albanese a [[Mongrassano]] (CS), anni '50
|Immagine:Abito tradizionale arberesh.jpg|Costume tradizionale femminile albanese a [[San Martino di Finita]] (CS)
|Immagine:I costumi di Piana degli Albanesi.jpg|Pasqua a Piana degli Albanesi, donne e uomini in costume tradizionale albanese, fine anni '50
|Immagine:Contessa Entellina visita dell'eparca.jpg|Costume albanese femminile di [[Contessa Entellina]] (PA) indossato dalle donne durante la visita del vescovo dell'Eparchia di Piana degli Albanesi [[Ercole Lupinacci]] (1986)
|Immagine:Shën Palji - San Paolo Albanese La sposa arëreshe con amiche in abito tradizionale 01.jpg|[[San Paolo Albanese]], sposa e corteo nuziale
}}
Il costume tradizionale costituisce ancora oggi per gli ''arbёreshë'' uno degli elementi distintivi della loro identità. Parlando di costume degli albanesi d'Italia ci si riferisce in maniera assolutamente esclusiva al costume femminile, poiché quello maschile è scomparso da secoli, sostituito ed evolutesi con le forme standardizzate dell'abbigliamento moderno, anche se dal dopoguerra, per iniziativa di privati, enti o dai vari comuni si è ripreso il costume maschile d'Albania.
 
Il costume degli ''arbёreshë'' rappresenta uno dei tre secolari pilastri dell'antica identità albanese trapiantata in Italia, insieme alla lingua albanese e al rito bizantino. Per la policromia e la preziosità dei tessuti, testimoniata dall'utilizzo dei ricchi ricami in oro e argento, il costume tradizionale è uno dei segni più evidenti della diversità e della creatività culturale ''arbёreshë''. Esso accompagna la donna italo-albanese nei momenti più significativi della propria vita.
 
Quasi ogni comunità albanese d'Italia possiede un tipico costume albanese, altri li hanno persi completamente. Esso difficilmente è uguale alle altre comunità, può esser simile a quello delle comunità albanesi vicine, ma varia dalla zona di origine da cui provengono. Di certo ha particolari in comune, come ad esempio la ''Keza'', ed è di base di foggia bizantino-medievale.
 
Di singolare bellezza è il costume tradizionale di gala, indossato dalle donne in particolari ricorrenze come il [[matrimonio]] o le festività della Pasqua, dei [[Battesimo|battesimi]] e del santo patrono. I costumi sono veri e propri capolavori artistici che ripropongono l'antica simbologia orientale, alcuni attraverso il ricamo.
 
Famosissimo per lo splendore e la bellezza è il costume tradizionale ''arbëresh'' di Piana degli Albanesi.
 
Interessanti sono i costumi tradizionali femminili di [[San Costantino Albanese]] (costituito da un copricapo caratteristico, una camicia di seta bianca con merletti, un corpetto rosso con maniche strette ricamate in oro e una gonna su cui sono cucite tre fasce di raso bianche e gialle), [[Firmo (Italia)|Firmo]] (dal collo ampio e ricamato (''mileti''); una gonna lunga e ampia, plissettata e bordata), e [[Santa Sofia d'Epiro]], [[San Demetrio Corone]], [[Lungro]], [[Frascineto]], [[Plataci]], [[Spezzano Albanese]], [[San Basile]], [[Vaccarizzo Albanese]].
[[File:Arbëreshë costume (Spezzano Albanese)01.jpg|miniatura|sinistra|Costumi di [[Spezzano Albanese]] (CS)]]
[[File:Arbëreshë costume (Acquaformosa)01.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.6|Costumi di [[Acquaformosa]] (CS)]]
[[File:Arbëreshe costume (Santa Sofia d'Epiro)01.jpg|thumb|[[Santa Sofia d'Epiro]] (CS), comunità in festa, donne italo-albanesi nei tipici costumi femminili durante le ''[[Vallje]]''.]]
[[File:Arbëreshë costume (Casalvecchio di Puglia)02.jpg|miniatura|verticale=0.6|sinistra|Costumi di [[Casalvecchio di Puglia]] (FG)]]
In linea di massima, con l'eccezione delle comunità della bassa valle del Crati, di [[San Costantino Albanese]], [[San Paolo Albanese]] (PZ), [[Caraffa di Catanzaro|Caraffa]] e [[Maida#Vena di Maida|Vena di Maida]] (CZ), dove, nella variante giornaliera, è ancora largamente indossato dalle persone anziane, sia pure in una versione notevolmente più corta di quella tradizionale, e di qualche rarissimo caso nelle comunità della presila greca, nel corso degli ultimi decenni, con un processo che si è accentuato soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, il costume tradizionale è del tutto scomparso dall'uso quotidiano.
[[File:Cost_trad_pianadeglialbanesi.jpg|miniatura|Ricco costume da sposa di [[Piana degli Albanesi]] (PA).]]
Non vi sono ancora studi approfonditi sui costumi di alcune comunità albanesi del catanzarese, di Puglia e del Molise, il cui costume è una ripresa dei modelli antichi secondo fonti scritte e iconografiche, e quello maschile su modello di quelli in uso presso gli albanesi d'Albania e dei Balcani.
Ciò nonostante, nella maggior parte delle comunità italo-albanesi, e in particolare in quelle della provincia di Potenza, Cosenza e Palermo (ad es. Piana degli Albanesi), esso conserva un valore simbolico pregnante, al punto che ogni anno artigiani specializzati continuano a confezionarne un grande numero di esemplari di gala, commissionati dalle famiglie per le figlie adolescenti che si affacciano alla ribalta della società, e che li indosseranno in occasione delle grandi feste folcloristiche o semplicemente li conserveranno come testimonianza estrema di identità.
 
È verosimile che a elementi originali, che gli ''arbёreshë'' portarono con sé da oltre [[Adriatico]] e [[Ionio]], nel tempo si siano aggiunti alcuni elementi presi a prestito dai costumi della gente con cui i profughi vennero in contatto in Italia, e che, dalla rielaborazione dell'insieme, influenzata anche dalle mutate esigenze quotidiane, sia nata la foggia attuale dei costumi ''arbёreshë''. Tali tesi, pur nella sua plausibilità, lascia aperti numerosi interrogativi, legati ad esempio, alla omogeneità della foggia del costume in aree a volte molto estese, alle relazioni tra i costumi degli albanesi d'Italia e quelli delle loro zone di provenienza oltre Adriatico all'epoca delle migrazioni e a quelle con i costumi delle comunità romanze, spesso grossi centri, su cui le comunità ''arbёreshe'' gravitano.
 
Esistono varie tipologie, seppur i materiali di studio non sono molto numerosi. Il [[Basilicata|lucano]], a [[San Paolo Albanese]] e [[San Costantino Albanese]] (PZ), è una delle zone dove il costume tradizionale mostra ancora oggi la maggiore varietà e vitalità.
 
La [[provincia di Cosenza]] è quella che comprende il maggior numero di comunità ''arbёreshe'' e, insieme alla zona di Piana degli Albanesi (PA), anche quella in cui il costume tradizionale ha conservato più a lungo la sua funzione e la sua vitalità.
 
Nonostante la prassi di seppellire l'abito nuziale con la sua proprietaria (il caso di [[Santa Cristina Gela]]), utilizzandolo come abito funebre, sono ancora numerosi gli esemplari relativamente antichi dell'abito di gala o di suoi elementi particolari, e molti sono anche gli esemplari che vengono confezionati ogni anno da artigiani specializzati delle varie aree ''arbёreshe'', che si attengono scrupolosamente al modello tradizionale.
 
L'abito tradizionale maschile è caduto in disuso in tutte le comunità, probabilmente, già nei primi tempi della diaspora e forse non è esistito un modello steriotipato comune. Pertanto si ha traccia in qualche rappresentazione pittorica per i luoghi di ultima fondazione, come per Villa Badessa in Abruzzo (XVIII secolo), con costumi maschili e femminili molto simili a quelli riscontrabili oggi in Albania (composto da calzoni di lana bianca, da un giubbetto anch’esso di lana, da una camicia bianca e da ghette fino al ginocchio. In testa il caratteristico cappello e alla vita una cintola per infilare le armi, con un gonnellino a pieghe, ''fustanella''). Dal XX secolo c'e stata una generale ripresa dei costumi li dove il costume femminile ha tenuto le sue principali funzioni. Piana degli Albanesi ha sicuramente riproposto come prima, alla fine degli anni cinquanta, un costume maschile per esigenze sceniche, ispirandosi al mondo albanese dei Balcani e che potesse accordarsi anche cromaticamente a quello femminile. Da allora, in clima di ripresa etno-culturale e con più costanti rapporti con l'Albania, il costume maschile ha ripreso a essere utilizzato per le maggiori feste, a simbolo delle radici albanesi. Questo costume, in genere dei due tipi riscontrabili tra la zona ghega (''brekt leshi'') e tosca (''fustanella''), resta di grande importanza, se non per la ricchezza, almeno per il suo valore storico e tradizionale, pur se in “prestito” dalla tradizione culturale degli albanesi d’Albania.
 
In tutte le comunità ''arbëreshe'' il costume tradizionale, femminile e maschile, rappresenta la volontà di affermare e rendere visibili l’identità collettiva e il senso di intima appartenenza dell’individuo alla sua collettività. Il costume, in questo senso, può essere definito come un indicatore dell’identità albanese, che diventa abito e come tale “indossato” e sfoggiato per riaffermare la storia e l’origine comune, i valori e i saperi condivisi, l’appartenenza allo stesso universo culturale.
 
=== Musica e canti ===
{{vedi anche|Iso-polifonia albanese|Surdulina}}
{{Approfondimento
|titolo=''Moj e bukura Moré''<br />O bella Morea
|contenuto= ''O e bukura Moré''<br />
''si të lash e më nëng/ngë të pash.''
 
''Si të lash, si të lash''<br />
''Si të lash e më nëng/ngë të pash.''
 
''Atje kam u zotin tatë''<br />
''atje kam u zonjën mëmë''<br />
''atje kam edhe tim vëlla''
 
''gjithë mbuluar nën dhe.''
 
''Ah.. Moj e bukura Moré''
 
(<small>Tra i più emblematici del repertorio profano, è il canto popolare più rappresentativo degli esuli albanesi d'Italia; nella pratica un vero e proprio [[inno nazionale]]<ref>La composizione si suole far risalire al tempo della diaspora albanese del XV secolo; è autenticamente popolare, tramandata oralmente e comune a tutti gli ''arbëreshë''. Trattasi di un ''vajtimë'', che in albanese è un lamento funebre, melanconico. In pochi versi, con toni molto lenti e struggenti, vi si esprime il dramma ed il dolore di chi è costretto ad abbandonare, cacciato dall'odio e dalla violenza, patria ed affetti: "O bella Morea, da quando ti ho lasciato più non ti ho visto. Li ho lasciato mio padre. Li ho lasciato mia madre. Li ho lasciato anche mio fratello, tutti sepolti sotto terra. O Morea, O Albania."</ref></small><ref>La prima testimonianza scritta di questo canto è nel manoscritto "Il Codice Chiutino" di Papàs [[Nicolò Figlia]] di [[Mezzojuso]] (PA), edizione del [[1708]] e stampato a [[Chieuti]] (FG) in Puglia.
Nel 1775, Papàs [[Nicolò Chetta]] di [[Contessa Entellina]] (PA) compone il "Tesoro di notizie su de' Macedoni", opera nella quale, per la prima volta, vengono citati alcuni versi della "Bukura Morea" in ottonario e assenza della rima, che sono le due principali caratteristiche della poesia orale italo-albanese.
In seguito il materiale chieutino venne pubblicato nel 1866 dal filologo ''arbëresh'' Papàs [[Demetrio Camarda]] di [[Piana degli Albanesi]], nel libro “Appendice al Saggio di Grammatologia Comparata Sulla Lingua Albanese”. In questa opera il testo della canzone è scritto in lingua albanese, però, non essendo stato ancora scelto un alfabeto comune albanese, fu usato l’alfabeto greco antico. Successivamente [[Michele Marchianò]] di [[Macchia Albanese]] (CS) pubblicò un manoscritto contenente il canto "E Bukura More", all'interno dei "Canti popolari albanesi delle colonie d'Italia" (Foggia, 1908).
Secondo il contemporaneo [[Giuseppe Schirò di Maggio]], "O e Bukura Moré", prima di subire la rielaborazione ideologizzata del tardo romanticismo, «faceva parte dei canti delle Russalle o feste patrie antiche» e veniva eseguito, soprattutto dagli Albanesi di Sicilia, in occasione di alcune ricorrenze rituali.
A Palazzo Adriano era cantato sulla Montagna delle Rose (''Mali i Trëndafilëvet'') verso la fine della primavera, ogni anno a giugno; nello stesso periodo a Mezzojuso veniva intonato sulla cima di una delle montagne Brinjat che sovrasta il paese; a Contessa Entellina veniva eseguito sulla sommità della montagna che domina Santa Maria del Bosco e a Piana degli Albanesi, nei giorni di Pentecoste, ai piedi della montagna della Pizzuta dove sorge la chiesa dell'Odigitria. Per il fatto che il canto veniva eseguito dall'alto di una montagna rivolta verso Oriente, in un periodo «che non va prima di Pasqua e oltre la fine della primavera», nonché per il fatto che esso celebrava la morte dei congiunti più intimi sepolti nella Madre-Patria albanese abbandonata, rientrando nel ciclo dei canti delle Russalle. È agevole concordare con l'ipotesi dell'albanologo Francesco Altimari di [[San Demetrio Corone]] (CS) secondo cui "l'origine di 'O e Bukura More' debba essere ricondotta alla tradizione con la quale nell'antichità, nei territori della Illiria, verso la fine della primavera, venivano commemorati i defunti".</ref><ref>[https://www.youtube.com/watch?v=qMJpBnZEm24&frags=pl%2Cwn O e bukura More. 100 Vjet Pavarësi (2012). Pallati e Kongreseve, Ministria e Mbrojtjes, Tiranë.]</ref>.)
}}
[[File:Bukuria Arbëreshe costume (Lungro)03.jpg|miniatura|Canti e costumi di [[Lungro]] durante la manifestazione ''Bukuria Arbëreshe'' a [[Cosenza]], in [[Calabria]].]]
[[File:Kënka e Zonjës së Këshillit të Mirë.jpg|miniatura|sinistra|150px|Il canto/inno "''O mburonjë e Shqipërisë''" (O scudo dell'Albania), [[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]], ''Canti Tradizionali ed altri Saggi delle Colonie Albanesi di Sicilia'', Napoli 1907.]]
[[File:Civita_(Çifti)_(CS),_Le_Vallje_2009._(6).jpg|miniatura|Musiche popolari albanesi cantate durante le ''Vallje'' a [[Civita (Italia)|Civita]]]]
[[File:Arbëreshë costume (San Benedetto Ullano) 01.jpg|miniatura|Costumi e rapsodie albanesi di [[San Benedetto Ullano]].]]
L'[[oralità]] (''gojarisë'') è la caratteristica più lampante del popolo albanese d'Italia. La musica da sempre è uno degli strumenti più diretti e immediati con il quale il popolo ''arbëresh'' racconta sé stesso. Esso rafforza quel profondo senso d'identità e quell'innato orgoglio etnico rimasto immutato per secoli. Nelle canzoni ''arbëreshe'' c'è tutta l'essenza di un popolo, sfuggito dalla Penisona Balcanica e guidato dal condottiero Giorgio Castriota Scanderbeg, che andò ad abitare nelle terre dell'Italia centro-meridionale per sfuggire alla dominazione turco-ottomana.
 
I canti (''këngat'' o ''kënkat'') degli albanesi d'Italia narrano dei fidanzamenti, dei matrimoni, delle ninnananne, dei lamenti funebri (''vajtimet''), ma anche dei suoi antichi eroi, della guerra contro il turco e dello sconforto per la Madrepatria perduta per sempre. C'è la gioia, la tristezza, l'orgoglio di un popolo fiero delle proprie radici e della propria diversità culturale. Canti struggenti o gioiosi, cadenzati da un ritmo veloce oppure lunghi e prolissi come interminabili nenie, in essi c'è tutta la storia di un popolo e di un'identità che costantemente rischia di andare perduta. La musica degli albanesi d'Italia riafferma la diversità culturale, rinsaldando i legami e la comune appartenenza di tutti gli ''arbëreshë'' con l'Albania.
 
Tra i canti, popolari e colti, più conosciuti e interpretati vi sono: ''O e bukura Moré''<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=-xuvspv79z4&frags=pl%2Cwn Këngë Arbëreshe - O e bukura More. Kori Shqiponjat i Horës së Arbëreshëvet; Festivali Folklorik Kombëtar i Gjirokastrës 1988, Shqipëri.]</ref><ref>[https://www.youtube.com/watch?v=bHz9tli2bAw O e bukura More - Canti Tradizionali degli Albanesi di Sicilia, su youtube]</ref><ref>[https://www.youtube.com/watch?v=AbMg-Uu6NJM Moj e Bukura More - Inva Mula, su youtube]</ref>, ''Kopile moj kopile''<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=WDZjuuD918Q Kopile - I Cantimbanchi (Letizia Fiorenza & David Sautter)]</ref><ref>[https://www.youtube.com/watch?v=4hPdhr-Evg8 Kopile moj kopile, Traditional Arbereshe love song, su youtube]</ref>, ''Kostantini i vogëlith''<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=dBvK1Le4Cno KONSTANDINI I VOGËLITH - Tregime të moçme shqiptare nga Mitrush Kuteli]</ref>, ''O mburonjë e Shqipërisë''<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=jam8Qlr6AZs O mburonjë e Shqipërisë - Canti Tradizionali Degli Albanesi Di Sicilia]</ref>. Negli ultimi tempi, legato a motivi prettamente mediatici, il canto ''Lule Lule mace mace'' è divenuto noto a livello sopranazionale.
 
La musica popolare ''arbëreshe'' presenta caratteristiche che l'avvicinano alle tradizioni musicali più antiche dei popoli del [[bacino del Mediterraneo]]. Le espressioni più autentiche del canto albanese d'Italia sono identificabili nella polifonia dei ''vjershë''<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=PHADyyDdtLg&t=45s&frags=pl%2Cwn Canto Arbëreshë - Civita, Calabria]</ref><ref>[https://www.youtube.com/watch?v=pGA8p184b1E Canto - Vjersh Arbëreshë di San Demetrio Corone - Tek jam i thell]</ref>, le cui diverse modalità di esecuzione sono descritte nell'ambito del ciclo dell'uomo. I''vjersh'' sono del tutto riconducibili all'isopolifonia albanese d'Albania, inclusa dall'[[UNESCO]] tra i [[patrimoni orali e immateriali dell'umanità]]. L'isopolifonia fra gli italo-albanesi, oltre all'aspetto popolare, è diffusa anche a carattere sacro, ed è parte del loro patrimonio tradizionale, in modo particolare tra le comunità in Calabria<ref>[https://www.youtube.com/watch?v=CCEyX2jzDC0&frags=pl%2Cwn Këngë për të mbjellat - Polifonia e arbëreshëve të jugut të Italisë (trezërësh grash)]</ref>. Essa è lo strumento con cui la comunità italo-albanese racconta se stessa e la sua diaspora, riaffermando la discendenza comune e rinsaldando i vincoli identitari, rammemora i valori condivisi e condanna le infrazioni sociali, socializza il lutto (''lip'') e sottolinea le occasioni sociali d'incontro. In quanto espressione privilegiata dell'oralità, accompagna e spiega la dimensione individuale e collettiva.
[[File:Greci (Av) - Danze Tradizionali Arbereshe nel piazzale antistante la Chiesa di San Bartolomeo.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.5|Canti e ''valle'' tradizionali albanesi a [[Greci (Italia)|Greci]], in [[Campania]].]]
Sul piano socio-antropologico la musica italo-albanese riproduce tutto il travaglio storico e psicologico del "Popolo della Diaspora", esplica il sistema valoriale e la dimensione emica dell'identità<ref>{{Cita web|url=http://www.albanianews.it/cultura/1910-civilta-sonora-arbereshe|titolo=La civiltà sonora arbëreshe|editore=albanianews|accesso=28 aprile 2016}}</ref>.
 
I canti e il sentire del popolo albanese d'Italia sono stati raccolti in lingua ''arbëreshe'' dagli archivi di etnomusicologia (AEM) delle varie accademie nazionali<ref>{{Cita web|url=https://www.movio.beniculturali.it/sa-amo/tradizionipopolaridelmoliseinmusicaecanto/it/77/cultura-arbresh|titolo=TRACCE DI UN POPOLO. Etnomusicologia in Molise Cultura arbëreshe|accesso=24 marzo 2023}}</ref>.
 
Da un punto di vista puramente musicale, le melodie sono molto legate alla propria musica liturgica bizantina. Esse hanno come caratteristica l'uso dell'Ison, una nota o una parte vocale bassa, usata nel canto bizantino e alcune tradizioni musicali correlate per accompagnare la melodia, arricchendo così il canto, non trasformandolo - in questo caso - allo stesso tempo in un brano armonizzato o polifonico.
 
Per gli ''arbëreshë'' hanno un ruolo importante, se non essenziale, i canti della propria tradizione liturgica. I canti bizantini di Piana degli Albanesi, mantenutosi sostanzialmente intatti dal tempo della diaspora albanese in Italia, fanno parte del Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia (REI) e sono dal 2005 riconosciute patrimonio dell'UNESCO<ref>{{Cita web|url=http://www.patrimoniounesco.it/beniimmateriali/rei/rei.htm|titolo=Patrimonio Unesco: Il Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia (REI)|editore=PatrimonioUnesco.it|accesso=14 gennaio 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060204171604/http://www.patrimoniounesco.it/beniimmateriali/rei/rei.htm|dataarchivio=4 febbraio 2006}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/info/news/QUADROSINOTTICOMAPPAREI.pdf|titolo=Elenco registro Eredità immateriale in Sicilia: Piana degli Albanesi. Musiche e Canti Liturgici della comunità albanese|editore=regione.sicilia.it|accesso=14 gennaio 2015}}</ref>.
 
Dal 1980, ogni anno nel mese di agosto, nel comune di [[San Demetrio Corone]] (CS), col patrocinio della Regione Calabria, la musica, il canto e le nuove sonorità degli albanesi d'Italia sono raggruppate ne "Il Festival della Canzone Arbëreshe" (''Festivali i Këngës Arbëreshe''), con l'obiettivo primario di valorizzare la lingua albanese e costituire un momento di aggregazione e richiamo per tutti gli italo-albanesi e, inoltre, con lo scopo di diffondere la cultura italo-albanese nella stessa Madrepatria<ref>Giulio Baffa,''Storia del festival della Canzone Arbëreshë'' [http://www.arbitalia.it/festival/festival.storia.htm].</ref>.
 
Numerosi - in ogni ''katund/horë'' - sono i gruppi folcloristici che coltivano tradizioni musicali, cultura e canti polifonici della cultura albanese; non meno numerosi sono i gruppi corali delle varie parrocchie della [[Chiesa cattolica italo-albanese|Chiesa Italo-Albanese]] sparse in Italia, che tramandano gli antichi inni religiosi bizantini.
 
Nella ricerca delle nuove sonorità e linguaggi musicali si sono formati gruppi e bande accomunati dall'utilizzo della lingua albanese e dalla voglia di comunicare e mantenere le sonorità e i balli tradizionali d'appartenenza, e tra questi si possono menzionare: i [[Peppa Marriti Band]] e gli Spasulati Band da [[Santa Sofia d'Epiro]] in Calabria, mentre in Sicilia i giovani Shega da Piana degli Albanesi. Alcuni sono musicisti professionisti che compongono e cantano sonorità albanesi: Silvana Licursi da Portocannone (CB); Ernesto Iannuzzi da Firmo (CS); Pino Zef Cacozza da San Demetrio Corone (CS); Anna Stratigò da Lungro (CS); Caterina Clesceri, Letizia Fiorenza e Pierpaolo Petta da Piana degli Albanesi (PA).
 
=== Arte ===
==== Pittura ====
[[FIle:San Giorgio Albanese Pinacoteca Comunale.jpg|miniatura|Pinacoteca di [[San Giorgio Albanese]] (CS) [[Calabria]].]]
[[File:Museo delle Icone e della Tradizione Bizantina (Frascineto)04.jpg|miniatura|Museo delle Icone e della Tradizione Bizantina a [[Frascineto]] (CS) in [[Calabria]].]]
[[File:Chiesa San Costantino il Grande (San Costantino Albanese)08.jpg|miniatura|sinistra|verticale=0.6|[[Soffitto]] della Chiesa Madre di [[San Costantino Albanese]] (PZ) in [[Basilicata]].]]
[[File:Artista Arbëresh.jpg|thumb|Iconografo e mosaicista di Piana degli Albanesi (PA) in Sicilia.]]
Non è nota alla cultura ''arbëreshe'' una tradizione pittorica profana di antica data. Storicamente, grande importanza riveste la tradizione iconografica, che, estintasi nei centri albanesi sul continente, ha vissuto stagioni di grande splendore nelle comunità albanesi della Sicilia.
 
Mentre nelle comunità appartenenti all’Eparchia di Lungro o in quelle ormai passate al rito romano la tradizione era, fino a non molti anni fa, testimoniata unicamente dalle leggende relative alla fondazione dagli avi albanesi dei paesi, da immagini di antiche madonne bizantine sopravvissute nelle chiese, o dall’eredità basiliana della chiesa di Sant'Adriano in San Demetrio Corone, le collezioni di icone dell’Eparchia di Piana degli Albanesi (specialmente di Palermo, Piana degli Albanesi e Mezzojuso), costituiscono un capitolo di interesse nella storia dell’arte iconografica italo-albanese.
 
Grazie ai rapporti con i monasteri cretesi e con l'Albania ([[Ciamuria]] in Epiro), nelle comunità albanesi di Sicilia giunsero ed operarono numerosi iconografi certo-arvaniti. Sebbene non manchino esemplari notevoli di scuola cretese attribuibili al XVI secolo, la stagione di maggior produttività iconografica nelle comunità dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, fu senz’altro il XVII secolo, al quale risalgono le opere attribuite al cosiddetto maestro dei Ravdà ed al cosiddetto maestro di Sant’Andrea, nonché le numerose icone dipinte dal monaco firmato Ioannikios, che avrebbe operato in due periodi successivi, intorno al 1630 e successivamente dal 1664 al 1680, ospite del monastero basiliano di Mezzojuso. Allo stesso secolo appartengono anche le mirabili opere di due iconografi cretesi rimasti finora anonimi, che non sembra, tuttavia, abbiano operato in Sicilia, ed una tavola pluritematica di Leo Moschos, esponente di una famiglia di iconografi molto nota nei territori veneziani e nella stessa Venezia.
Dopo il XVII secolo anche in Sicilia la tradizione iconografica si affievolisce, e la pittura religiosa tende a far propri i caratteri dell’arte popolare ed i modi occidentali.
 
L'arte iconografica italo-albanese vive una stagione di grande risveglio negli ultimi decenni, nel quadro di un processo di riscoperta e di ristabilimento dell’autenticità della tradizione orientale che coinvolge con vigore tutta la Chiesa Italo-Albanese. La riscoperta della tradizione iconografica non si limita ad un lavoro di ricerca, di studio e di fruizione passiva del patrimonio ereditato, ma si traduce in maniera sempre più evidente in un'opera di riproposizione creativa, che nel rifacimento degli eredi ecclesiastici, ormai in fase avanzata in tutte le chiese dell’Eparchie, vede impegnati sia iconografi provenienti dalla Grecia, che iconografi ''arbëreshë'' ed a volte italiani, come artisti d’Albania, come Josif Droboniku, giunti in Italia con le grandi immigrazioni degli ultimi anni. Lo stesso monastero di Grottaferrata ha avuto ad inizio secolo una proficua scuola di pittura sacra neobizantina, diffusa anche nelle eparchie.
 
Presso l'Eparchia di Lungro interamente affrescate sono le pareti del santuario dei santi Cosma e Damiano, a San Cosmo Albanese, e della chiesa parrocchiale di Santa Sofia d’Epiro (CS), mentre soluzioni intermedie sono state scelte per gli altri edifici ecclesiastici. D’altra parte, nelle chiese di entrambe le Eparchie, numerosi sono gli esempi di pittura sacra occidentale sia nei temi che nei modi in cui questi vengono trattati. Le opere ricoprono, nella massima parte, un periodo che va dal 1600 al primo novecento e ricalcano i caratteri generali tipici della pittura del periodo relativo, sia per quel che riguarda le peculiarità delle scuole operanti localmente che le influenze delle grandi correnti dell’arte.
Autori ne sono pittori di una certa notorietà, come Alviero Sozzi o Sebastiano Conca, entrambi esponenti del 1700 siciliano, o, più spesso, anche artisti locali rimasti anonimi.
 
Esistono localmente nelle varie comunità numerosi e specializzati iconografi, sia fra i religiosi che i laici.
 
==== Mosaico ====
Gli Arbëreshë, distribuiti in origine in [[Epiro]] e nei [[monti del Pindo]], erano stanziati nell'odierna [[Grecia]]. Sono i discendenti della popolazione proto-albanese sparsa in tutti i [[Balcani]] occidentali (vedi [[Arvanitici]]). Tra l'[[XI secolo|XI]] e il [[XIV secolo]] le tribù arbëreshë si sono spostati in piccoli gruppi verso il sud della [[Grecia]] ([[Tessaglia]], [[Corinto]], [[Peloponneso]], [[Attica]]) dove hanno fondato delle colonie. Le loro abilità in campo militare li ha fatti diventare i mercenari preferiti dei [[Serbi]], dei [[Franchi]], dei Catalani, degl'Italiani e dei [[Bizantini]].
[[File:Interno Chiesa Santa Macrina - Palermo.jpg|thumb|L'interno della Chiesa di Santa Macrina delle [[Suore basiliane figlie di Santa Macrina|Suore basiliane italo-albanesi]] di [[Palermo]] (Sicilia)]]
Nelle chiese delle due Eparchie vive negli ultimi decenni una stagione di sviluppo l'arte del mosaico.
 
Particolarmente apprezzato sul piano artistico è il grande mosaico absidale raffigurante la Platitera, nella cattedrale di Lungro (CS), mentre le pareti della chiesa parrocchiale di Acquaformosa (CS) sono interamente ricoperte da mosaici.
L'invasione della Grecia da parte dei Turchi Ottomani nel XV secolo ha costretto molti Arbëreshë ad emigrare nelle isole sotto il controllo di [[Venezia]] e in Italia meridionale. Infatti, nel [[1448]], re [[Alfonso V d'Aragona]], conosciuto come il Magnanimo ([[1396]]-[[1458]]), re di [[Napoli]], chiese aiuto al suo alleato, il capo dell'Alleanza albanese Gjergj Kastrioti da Kruja, meglio conosciuto come [[Skanderbeg]], per reprimere una ribellioni di baroni. Alfonso d'Aragona li ricompensò con delle terre in provincia di [[Catanzaro]].
 
A livello profano, numerosi sono gli artisti ''arbëreshë'' contemporanei, alcuni dei quali molto affermati in campo nazionale, come Franco Azzinari, da San Demetrio Corone (CS), di cui i colori di Ferruccio D’Angelo, da Civita (CS), e Costantino di Ciancio, da Marri (CS), dalle cui tele emergono con straordinaria plasticità, quasi sculture, singolari figure di donna o scorci di paesaggio. A livello sacro, affermato localmente è l'artigiano artista Spiridione Marino da Piana degli Albanesi (PA).
Nel [[1450]] un'altra forza di Arbëreshë intervenne in [[Sicilia]] e si stanziò nei pressi di [[Palermo]]. Così gli Arbëreshë contribuirono alla creazione del [[Regno delle Due Sicilie]].
 
==== Cinema ====
Durante il periodo della guerra di successione di Napoli, Ferdinando d'Aragona richiamò le forze Arbëreshë contro gli eserciti franco-italiani e Skanderbeg sbarcò nel [[1461]] a [[Brindisi]]. Dopo alcuni successi, gli Arbëreshë accettarono delle terre in [[Puglia]], mentre Skanderbeg ritornò per organizzare la resistenza albanese contro i Turchi, che avevano occupato l'Albania tra il [[1468]] e il [[1492]]. Parte della popolazione arbëreshë migrò in Italia meridionale, dove il re di Napoli offrì loro altri villaggi in [[Puglia]], [[Calabria]],[[Campania]] , [[Sicilia]] e [[Molise]].
Gli italo-albanesi sono stati oggetto di studio documentaristico nei reportage italiani o stranieri, spesso albanesi nel periodo della dittatura comunista.
 
Sono stati presentati con il progetto Albasuite (2007) documentari sulla cultura albanese d'Italia (fra questi [[Il senso degli altri]]). Il cortrometraggio "Shkova" (2013) del regista ''arbëresh'' Daniele Farai, interamente in lingua albanese, finanziato dall’Assessorato alle minoranze linguistiche della Regione Calabria e prodotto dal Comune di San Basile, ha partecipato a vari Festival del cinema, come alle edizioni 2013 del “Mecal - Festival Internacional de Cortometrajes y Animación” di Barcellona, al “ShortShorts - Film Festival & Asia” di Tokyo, al “Sapporo - International Short Film Festival and Market” in Giappone e al “Silhouette Festival - courts métrages” di Parigi. Della regista Francesca Olivieri il lungometraggio in albanese/''arbërisht'' dal titolo “[[Arbëria (film)|Arbëria]]“ (2018), prodotto dalla Open Fields Productions, in collaborazione con le Regioni Calabria e la Basilicata, con il patrocinio dei Comuni di Oriolo, Acquaformosa, San Giorgio Albanese e San Demetrio Corone e in ''partnership'' con la rete internazionale di imprenditori albanesi “Rida” e con la società di produzione lucana ArifaFilm, racconta l’eredità della cultura albanese e, in particolare, le comunità che abitano i piccoli borghi di Calabria e Basilicata.
L'ultima ondata migratoria, tra il [[1500]] e il [[1534]], vede come protagonisti gli Arbëreshë della Grecia centrale. Impiegati come mercenari dalla [[Repubblica di Venezia]], dovettero evacuare le colonie del Peloponneso con l'aiuto delle truppe di [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]], quando i Turchi avevano invaso la regione. Carlo Quinto stanziò queste truppe in Italia meridionale per rinforzare le difese contro la minaccia dei turchi invasori. Stanziatisi in villaggi isolati (che permise loro di mantenere inalterata la loro cultura fino al [[XX secolo]]), gli Arbëreshë sono sempre stati tradizionalmente soldati del regno di Napoli e della repubblica di Venezia, dalle guerre di religione fino all'invasione napoleonica.
 
=== Cucina ===
L'ondata migratoria dall'Italia meridionale all'[[Americhe|America]] negli anni tra il [[1900]] e il [[1910]] ha causato quasi un dimezzamento della popolazione dei villaggi arbëreshë e ha messo la popolazione a rischio di scomparsa culturale, nonostante l'inizio di una ripresa artistica e culturale nel [[XIX secolo]].
{{vedi anche|Elisir San Marzano Borsci|Pettole|Lakror}}
[[File:San Marzano Borsci.png|miniatura|sinistra|verticale=0.5|Il [[Elisir San Marzano Borsci|liquore Borsci S. Marzano]] (TA)]]
[[File:Cugliaccio degli sposi.jpg|miniatura|verticale=0.5|Il dolce nuziale ''Kulaçi'' a [[San Costantino Albanese]] (PZ)]]
[[File:Bukë.jpg|miniatura|verticale=0.5|Il rinomato pane (''buka'') tipico di [[Piana degli Albanesi]] (PA)]]
La [[gastronomia]] degli albanesi d'Italia (''të ngrënit/ushqimi i arbëreshëvet t'Italisë'') è sostanzialmente [[Cucina mediterranea|Mediterranea]] e si esprime nella [[Cucina albanese|tradizione più profonda albanese]] dai tempi della diaspora, con piatti e dolci diffusi similarmente in tutte le comunità in Italia. Non mancano delle inevitabili contaminazioni, ma si è in qualche modo mantenuta inalterata - almeno fino ai tempi più recenti - qualcosa di diverso, un difforme modo di lavorazione, l'associazione di un cibo a un particolare contesto e momento sociale o religioso, annoverando così piatti tipici e unici della cucina ''arbëreshe''.
 
Essa è del tutto completa, in quanto spazia dagli [[Antipasto|antipasti]] ai [[Dolce (cucina)|dolci]], dai primi ai secondi piatti, dalle zuppe alle minestre, dai piatti di [[carne]] a quelli di [[pesce]], dai contorni alle [[Verdura|verdure]]. Un cenno particolare per le conserve, i farinacei e le [[Focaccia|focacce]], nonché per i dolci tradizionali, vero caposaldo della cucina albanese.
Le vie principali di molti paesi arbëreshë si chiamano ''Via Giorgio Castriota'' in onore di Skanderbeg.
 
La cucina albanese in taluni paesi è molto semplice, ma saporita per gli aromi utilizzati nei piatti. Alcune ricette, estrapolate dal folto gruppo di soluzioni culinarie degli Albanesi d'Italia, sono: fra i primi piatti vanno segnalati il ''[[tumacë me tulë]]'', tagliatelle con sugo di alici, mollica fritta e granella di noci; i ''dromesat'', [[pasta]] fatta con grumi di farina cucinati direttamente nei sughi; le ''[[shtridhelat]]'', [[tagliatelle]] ottenute con una particolare lavorazione e cotte con [[ceci]] e [[fagioli]]. Tra i secondi in alcune comunità è molto utilizzata la carne di maiale; ottime le frittate come la ''veze petul'' di cicoria, cardi selvatici, scarola e cime di capperi. Il ''tepsi'' di Villa Badessa (PE) è una rivisitazione del [[byrek]] albanese, farcito con spinaci, cipolle e pinoli, senza carne macinata. Nelle grandi ricorrenze c'è un grande uso dei [[Dolce (cucina)|dolci]], come i ''kanarikuj'', grossi gnocchi bagnati nel miele, le ''kasolle megijze'', un involtino pieno di [[ricotta]], la ''nucia'', dolce con la forma di fantoccio con un uovo che raffigura il viso, in Basilicata il ''taralji i qethur'', ovvero il tarallo della sposa, e molti altri.
==Cognomi di origine albanese==
Alcuni cognomi italiani sono di provata origine albanese. Ecco una lista parziale:
Bideri, Bitri, Brescia, Bubba, Cacossa/Cacozza, Crapis/Crapisi, Crisciuni, Dara, Greco, Lo Cascio, Manes, Masi, Matranga, Musacchia (i Muzaqa di [[Mirdita]], Albania), Musala, Schirò, Trapuzzano.
 
Caratteristico è il dire sia prima che dopo mangiato: "''Ju bëftë mirë!''" (Buon appetito!, lett. Buon pro vi faccia).
Cognomi Arberesh di [[San Benedetto Ullano]] (Shën Benedhiti): Musacchio, Loizzi, Costantino, Conforti, Chimenti, Milano, Matera, Manes, De Angelis, Cribari, Iusi, Blasi, Mazzuca, Caruso, Rodotà, Corsini, Jannotti, Juliano, Fortino, Carnevale, Martino, Capparelli, Santoro, Barbuto, Basile, Chiappetta.
 
== Note ==
Un certo ''Matera'' secondo una ricerca fatta, risulta essere uno dei più arditi capitani di Scanderbeg, ''Masì'' o ''Mates'' della tribù dei ''Mas Mat'', i "misuratori del tempo", Modificato in Matera dai monaci di quell´epoca. In Albanese ''Mate-Era'' vuol dire in realtà "misura il vento".
<references/>
 
== Bibliografia ==
Ciononostante, è da escludere categoricamente un' origine albanese del toponimo, in quanto figurante sin dalla prima metà del XIII secolo in area calabro-lucana attraverso i resoconti di "Leone Matera", noto giustiziere calabrese di Federico II di Svevia.
* {{Cita testo |url = http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Japigia/1939/Articoli/Fascicolo%203/Gli%20Albanesi%20in%20Terra%20d'Otranto.pdf |autore =F. Antonio Primaldo Coco|titolo =Gli Albanesi in Terra d’Otranto|pubblicazione=Japigia (Rivista di archeologia, storia e arte) |volume=Ser. NS, vol. 10|editore = Società Editrice Tipografica|città = Bari|anno = 1939|accesso = 23 gennaio 2018}}
* {{Cita libro|autore=[[Vincenzo Dorsa]]|titolo=Sugli albanesi: ricerche e pensieri|città=Napoli|anno=1847|url=https://books.google.it/books/about/Su_gli_Albanesi.html?id=IMcGAAAAQAAJ&redir_esc=y}}
* Enrico Ferraro, ''Bibliografia arberesca'' (scaricabile sul sito [http://www.mondoarberesco.it/ Mondo Arberesco]).
* {{Cita libro|titolo=Studi Albanologi Balcanici, Bizantini e Orientali|editore=Leo Olschki Editore|anno=1986|città=Firenze|cid=Studi Albanologi|ISBN=no}}
* {{Cita libro|autore=Emanuele Giordano|titolo=Fjalor. "Dizionario degli Albanesi d'Italia" - Vocabolario italiano-arbëresh|anno=1963|cid=Dizionario degli Albanesi d'Italia|ISBN=no}}
* {{Cita libro|curatore=Francesco Altimari|autore=AA.VV.|titolo=L'esilio della parola|editore=ETS Editrice|città=Pisa|anno=1986|cid=L'esilio della parola|ISBN=no}}
* {{Cita libro |autore-capitolo-cognome=Frega |autore-capitolo-nome=A. |capitolo=Gli Arbëresh dimenticati |titolo=Albania. Tutta d’un pezzo. In mille pezzi… e dopo?|serie=Futuribili|anno=1997|città=Milano|numero=n. 2-3|cid=Popolazione albanese d'Italia|ISBN=no}}
* {{Cita libro|titolo=Arbëreshë: cultura e civiltà di un popolo|altri=a cura e con introduzione di P. Bruni, premessa di Francesco Sicilia e traduzione di Evis Kruta|anno=2004 s.l., s.e|cid=Cultura e civiltà di un popolo|ISBN=no}}
* {{Cita libro|curatore=Anton Berisha|titolo=Antologia della letteratura arbëreshe contemporanea|editore=Rubbettino Editore|anno=1999|città=Cosenza|cid=Anton Berisha|ISBN=no}}
* {{Cita testo |url=http://www.scribd.com/doc/13970773/Vangelo-di-San-Mateo-Italiano-Arbereshe|titolo=Vangjeli i Shën Matesë/Vangelo di San Matteo, in albanese e in italiano|editore=Eparchia di Lungro - Eparkia e Ungrës|lingua=it, sq}}
* {{Cita testo|url=http://www.scribd.com/doc/46557549/Dizionario-arberesh-italiano|titolo=Fjalor arbërisht-italisht i Horës së Arbëreshëvet/Dizionario arbëresh-italiano di Piana degli Albanesi|lingua=it, sq|accesso=4 settembre 2011|dataarchivio=30 gennaio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130130015722/http://www.scribd.com/doc/46557549/Dizionario-arberesh-italiano|urlmorto=sì}}
* {{Cita testo |url=http://www.scribd.com/doc/42671262/LIBRO-su-Arbereshe |titolo=Guerrieri dell'Epiro - Appendice sugli Arbëreshë in Italia}}
* {{Cita testo |url=http://www.studistorici.com/2010/10/29/halimi_numero_4/ |cognome=Halimi |nome=Redi |titolo=«L'Albania prima dell'Albania» |pubblicazione=Diacronie. Studi di Storia Contemporanea |numero=n. 4-3 |anno=2010}}
* {{Cita testo |autore=[[Francesco Bruni (linguista)|Francesco Bruni]] |url=http://www.italica.rai.it/principali/lingua/bruni/lezioni/f_lv3.htm |titolo=Storia della Lingua Italiana: 3. Gli insediamenti albanesi in Italia |editore=da Italica.[[RAI]].it |accesso=24 agosto 2011 |dataarchivio=16 maggio 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120516004900/http://www.italica.rai.it/principali/lingua/bruni/lezioni/f_lv3.htm |urlmorto=sì }}
 
== Voci correlate ==
La maggior parte degli Albanesi, specie dopo la caduta di [[Kroja]] e di [[Skutari]] e l'eroica ed estrema resistenza opposta in
{|style="width: 100%; align:top"
[[Modone]], [[Corone]] e [[Nauplia]], emigrarono in varie spedizioni nell'Italia meridionale e nella Sicilia con tutte le loro famiglie, accrescendo di molto il numero delle Colonie che da qualche tempo ivi esistevano.
|-
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* [[Albanesi]]
* [[Arvaniti]]
* [[Chiesa cattolica italo-albanese]]
* [[Ciamuria]]
* [[Comuni dell'Arbëria]]
* [[Giorgio Castriota Scanderbeg]]
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* [[Gjitonia]]
* [[Lingua albanese]]
* [[Minoranze linguistiche d'Italia]]
* [[Rito bizantino]]
* [[Storia dell'Albania]]
* [[Stradioti]]
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|}
 
== Altri progetti ==
Così presero la via dell'esilio i Castriota, Golemi o Conmeno, Musacchi, Balscia, Schirò o Sgro, Peta, Masi o Masci (tribù dei Mas Mat), Lopes, Masarakia, Mirspi, Lascari, Matranga, Bua, Crispi, Cuccia, Casesi, Pravatà, Reres, Gropa, Manes, Darà, Sqadhà, Kalimani, Zaiapì, Costantini, Basta, Bideri, Ales, Frari, Ghetta, Stasi, Vrana, Dorangriqi, Guzeta, Kinigò, Stratigò, Fija o Bilja, Rada, Joci, Mandala, Zamandà, Spanò, Camesi, Ipsari, Jorga, Duci, Suli, Camodeca, Barbata, Vlasci o Lasi, Sciales, Sirchia, Parrini, Franco, Dorsa, Dragota, Jura, Scura, Argondizza, Rodotà, Grimolizzi, Boscia, Camizzi, Spata, Raffi, Prosfera, Schilizzi, Bellushi, Bardhushi, Burresha o Burleshi, Calivà, Caravà, Collida, Vucula, Chiara, Conte, Leshi, Ciula, Clesba o Cleshri, Ucursi, Turjela, Djeli, Mates o Mate-Era, Borshi, Malkasi, Toja, Kamnitì, Zuzura o Chiuchiera, Renes, Mesuca o Mazzuca, Dragina, Dramis, Bilotta, Variboba, Gasisi, Bisulca, Baffa, Staffa, Carnaio, Bovi, Srnilari, Strigari, Rioli,de Tocco o Tocci, Ermi e altri ancora, la cui nobiltà fu riconosciuta e confermata dai Sovrani del tempo e ai quali, specie da Carlo V, furono concessi "amplissimi privilegj anche per i loro discendenti in futurum tanto per il Regno di Napoli quanto per li regni di Sicilia citra e ultra Pharum e in ogni luogo sottoposto al suo dominio, con farli godere tutte e qual si vogliano franchigie, immunità, esenzioni, prerogative e privilegj e farli trattare come nobili, franchi, immuni ed esenti da tutti e qualsivogliono pagamenti, ed impositioni imposte ed imponendo tanto Regii quanto di Baroni".
{{Interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
==Riferimenti bibliografici==
* {{collegamenti esterni}}
* Vincenzo Dorsa, ''Sugli albanesi: ricerche e pensieri'', Napoli, 1847
* {{cita web | 1 = http://www.arbitalia.it/ | 2 = Arbitalia - Shtëpia e Arbëreshëvet të Italisë / La Casa degli Albanesi d'Italia | accesso = 11 agosto 2023 | dataarchivio = 1 marzo 2010 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20100301224444/http://www.arbitalia.it/ | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.jemi.it/|Jemi - Il portale per gli arbëreshë}}
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* {{cita web|https://www.jetarbreshe.it/|Jeta Arbëreshe - Rivista semestrale bilingue}}
* {{cita web|http://www.mondoarberesco.it|Sito Jeta Arbyresh / Mondo Arberesco}}
* {{cita web | 1 = http://www.radio-skanderbeg.com/index2.html | 2 = Radio Skanderbeg | accesso = 4 aprile 2019 | dataarchivio = 30 giugno 2017 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20170630110624/http://www.radio-skanderbeg.com/index2.html | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.museoetnicoarbresh.org|Museo Etnico Arbëresh di Civita}}
* {{cita web|http://www.vatrarberesh.it|Sito dell'Associazione Culturale "Vatra Arbëreshe" - Il Focolare Albanese, con sede a Chieri (TO)}}
* {{cita web | 1 = http://www.arbelmo.it/blog/ | 2 = Il Blog socio-culturale albanese | accesso = 12 febbraio 2016 | dataarchivio = 26 agosto 2017 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20170826194614/http://www.arbelmo.it/blog/ | urlmorto = sì }}
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* {{cita web|http://www.bibliotecabellusci.com/|Sito della Biblioteca Papàs Antonio Bellusci e della rivista Lidhja}}
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* {{cita web|http://www.mondoarberesh.altervista.org/004.html|L'Arbëria}}
* {{cita web|http://www.arberiawebtv.altervista.org/|Arberia Web TV}}
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* {{cita web|https://arberianews.blogspot.com/|Arbëria News - Blog dedicato all'Arbëria e agli Italo-Albanesi}}
* {{cita web|http://www.arberia.it/festival/|Festival della Canzone Arbëreshe / Festivali i Këngës Arbëreshe}}
* {{cita web|http://www.castriotascanderbeg.it/|Sito ufficiale della famiglia Castriota Scanderbeg}}
* {{cita web|https://gazetarrenjet.wordpress.com|Rrënjët Le Radici, Mensile di attualità e cultura italo-albanese - Grottaferrata}}
* {{cita web|https://www.facebook.com/katundiyne/|Katundi Yne - Paese Nostro, Rivista italo-albanese di cultura e di attualità}}
* {{cita web|http://www.dimarcomezzojuso.it/pubblicazioni.php|E-biblía, la biblioteca digitale sul sapere del popolo albanese}}
* {{cita web|http://www.unibesa.it/|Unione dei Comuni Albanesi di Sicilia BESA - Lidhja e Bashkivet Arbëreshë të Siçilisë BESA}}
* {{cita web|http://www.albanologia.unical.it/|Università della Calabria - Cattedra di Lingua e letteratura albanese: Laboratorio di Albanologia}}
* {{cita web|http://www.leaptoad.com/lists/arberesh.html|Arbëresh Internet Mailing List: Il sito sviluppa un forum internazionale sulla diffusione degli Arbëresh nel mondo}}
*[http://www.kit.gwi.uni-muenchen.de/?p=12805&v=2 Arbëreshë - studi di Vito Matranga (2019)] , su Korpus im Text: [http://www.kit.gwi.uni-muenchen.de kit.gwi.uni-muenchen.de]
* {{Treccani|comunita-albanese||La comunità albanese d'Italia|autore= Leonardo M. Savoia |anno=2010}}
 
{{Minoranze in Italia}}
==Collegamenti esterni==
{{Dialetti d'Italia}}
* [http://www.jemi.it/ '''Jemi'''] Portale per gli arbëreshë in Italia e nel mondo dell'Associazione Italo-Greco-Albanese dell'Eparchia di Lungro. Troverete chat, forum, mappe, filmati, foto e file audio.
{{Controllo di autorità}}
* [http://www.arbitalia.it/ '''Arbitalia'''] Primo portale e rivista on line arbëresh con informazioni sulla storia, cultura, arte, lingua e letteratura e sugli eventi più significativi dell'Arberia.
{{Portale|Albania|Italia|Antropologia|linguistica}}
* [http://www.arberiatv.it/ '''Arberia TV'''] Portale con video e documentari sugli eventi del mondo arbëresh.
* [http://www.arberia.it/ '''Arberia'''] Portale del mondo arbëresh.
* [http://www.pinocacozza.it/ '''Pino Cacozza'''] Web del poeta e cantautore arbëresh Pino Cacozza.
* [http://www.mondoarberesco.it Jeta Arbyresh - Mondo Arberesco] Grossa raccolta di documenti sulla cultura e lingua degli albanesi d'Italia (a cura di Enrico Ferraro)
* [http://www.pianalbanesi.it Pianalbanesi.it]
* [http://sicilia.indettaglio.it/ita/comuni/pa/pianadeglialbanesi/pianadeglialbanesi.html Piana degli albanesi]
*[http://www.eparchiapiana.it '''Eparchia di Piana degli Albanesi, del rito cattolico bizantino''']
* [http://www.comune.sancosmoalbanese.cs.it www.comune.sancosmoalbanese.cs.it] Sito istituzionale bilingue (Italiano-Albanese) del Comune di San Cosmo Albanese ( a cura dello Sportello Linguistico Comunale)
* [http://www.unesco.org/shs/ijms/vol4/issue2/art6 The Endangered Arbresh Language and the Importance of Standardised Writing for its Survival: The Case of Piana degli Albanesi] articolo scientifico (International Journal on Multicultural Societies. 2002, vol. 4, no.2, pp. 248-269)
* [http://radio-arberesh.eu ( webradio di solo musica arberesh )
[[Categoria:Popoli dell'Italia]]
 
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