Renault Espace I: differenze tra le versioni

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La '''Renault Espace I''' è la prima generazione della [[Renault Espace]], una monovolume di grandi dimensioni, ed è stata prodotta dalla casa automobilistica francese [[Renault]] dal 1984 al 1990.
 
== Storia e profilo ==
=== Genesi e debutto ===
Alla fine degli [[anni 1970|anni settanta]], la Casa automobilistica francese [[Matra]], allora in rapporto di collaborazione col gruppo [[PSA Peugeot Citroën|Gruppo PSA]] attraverso uno scambio delle rispettive azioni societarie che lasciava comunque il 51% del gruppo Matra in mano alla sua direzione, cominciò a lavorare al progetto di una vettura che avrebbe dovuto sostituire la [[Matra-Simca Rancho]], una [[multispazio]] di taglia media realizzata sul pianale della [[Simca 1100]]. L'ispirazione venne durante una visita negli Stati Uniti presso la [[Chrysler]], che all'epoca faceva ancora parte del Gruppo Simca e che quindi aveva rapporti di collaborazione anche con Matra, visionando il progetto della [[Chrysler Voyager]]. La nuova Matra, conosciuta come Prototipo 16, o più semplicemente ''P16'', si sviluppò successivamente coi prototipi ''P17'', ''P18'' e ''P20''. Per migliorare le doti di abitabilità e fruibilità dello spazio interno, proprie della Ranch, la Casa francese realizzò un primo schizzo di una monovolume leggermente più grande della Ranch stessa; anche il disegno della carrozzeria, col caratteristico rialzamento del padiglione dietro ai posti anteriori, riportava alla mente la progenitrice. Il prototipo, abbozzato dal designer di origine greca Antonis Volanis – già disegnatore della Matra Bagheera e della Matra Murena e, successivamente (una volta messosi in proprio), "padre" della [[CitroenCitroën Xsara Picasso]] – e poi rifinito dal gruppo di Philippe Guedon, fu sottoposto alla visione dei vertici PSA assieme ad una seconda versione notevolmente più piccola, di soli 3,80 metri di lunghezza.
 
Alla fine degli [[anni 1970|anni settanta]], la Casa automobilistica francese [[Matra]], allora in rapporto di collaborazione col gruppo [[PSA Peugeot Citroën|Gruppo PSA]] attraverso uno scambio delle rispettive azioni societarie che lasciava comunque il 51% del gruppo Matra in mano alla sua direzione, cominciò a lavorare al progetto di una vettura che avrebbe dovuto sostituire la [[Matra-Simca Rancho]], una [[multispazio]] di taglia media realizzata sul pianale della [[Simca 1100]]. L'ispirazione venne durante una visita negli Stati Uniti presso la [[Chrysler]], che all'epoca faceva ancora parte del Gruppo Simca e che quindi aveva rapporti di collaborazione anche con Matra, visionando il progetto della [[Chrysler Voyager]]. La nuova Matra, conosciuta come Prototipo 16, o più semplicemente ''P16'', si sviluppò successivamente coi prototipi ''P17'', ''P18'' e ''P20''. Per migliorare le doti di abitabilità e fruibilità dello spazio interno, proprie della Ranch, la Casa francese realizzò un primo schizzo di una monovolume leggermente più grande della Ranch stessa; anche il disegno della carrozzeria, col caratteristico rialzamento del padiglione dietro ai posti anteriori, riportava alla mente la progenitrice. Il prototipo, abbozzato dal designer di origine greca Antonis Volanis – già disegnatore della Matra Bagheera e della Matra Murena e, successivamente (una volta messosi in proprio), "padre" della [[Citroen Xsara Picasso]] – e poi rifinito dal gruppo di Philippe Guedon, fu sottoposto alla visione dei vertici PSA assieme ad una seconda versione notevolmente più piccola, di soli 3,80 metri di lunghezza.
 
Il gruppo PSA stava però ancora cercando di ripianare le perdite causate dall'assorbimento della Simca-Talbot e si dibatteva in difficoltà finanziarie; il progetto, che pure piacque molto e che era stato sviluppato su base meccanica della 305, venne rifiutato per timore di investire in un prodotto troppo di nicchia. La dirigenza della Peugeot consigliò a Matra di proporre il veicolo alla consorella Citroen. Matra approntò un altro prototipo sulla base della BX, ma il centro di progettazione Citroen rispose che esso non aveva certo bisogno di aiuti esterni per progettare le proprie automobili. Matra quindi si rivolse a BMW, con la quale già intratteneva rapporti di consulenza e collaborazione: infatti aveva approntato per la Casa teutonica il processo di verniciatura della serie 7 e collaborava nella ricerca di materiali compositi per le vetture bavaresi, ramo in cui la piccola casa transalpina era all'avanguardia. Prima che BMW avesse modo di visionare un prototipo, s'inserì nella trattativa Renault, ansiosa di poter approfittare dell'impasse della sua storica concorrente, la Peugeot appunto. Il prototipo della nuova Matra si evolse con la versione ''P23'' su meccanica [[Renault 18|R18]] e con carrozzeria disegnata da Aimé Saugues, nel frattempo subentrato a Volanis; in realtà il telaio derivava ancora da quello Simca (su cui era basata anche la [[Matra Murena]]), al quale venne ancorato l'avantreno della donatrice di casa Renault, mentre la carrozzeria di Saugues consistette in un aggiornamento dell'idea di Volanis, ritenuta già buona dallo stesso Saugues e da Philippe Guedon. Molti altri componenti della vettura erano ancora di produzione Simca-Talbot (maniglie, fanaleria, organi meccanici), mentre gli interni non presentavano ancora il pianale piatto e la modularità dei sedili.
 
Quando nel dicembre [[1982]], Philippe Guedon (all'epoca dirigente della Matra) sottopose il prototipo ''P23'' a Bernard Hanon (presidente e direttore generale della Renault), questi lo approvò. Il prototipo ''P23'' ora montava la fanaleria del [[Renault MasterTrafic]]. Per ammortizzare adeguatamente i costi di produzione, il nuovo modello avrebbe dovuto essere prodotto in almeno 55.000 esemplari presso lo stabilimento Matra di Romorantin. Avendo conservato fino a quel momento la propria autonomia, Matra Automobili – che faceva parte di un gruppo industriale molto forte finanziariamente e ramificato in svariati settori quali la produzione missilistica, la ricerca aerospaziale, le telecomunicazioni e l'editoria – ricomprò il 49% delle proprie azioni presso Peugeot e le rivendette a Renault, la quale nel contempo pose due condizioni imprescindibili per investire nel progetto: la nuova vettura avrebbe dovuto essere marchiata col suo logo, mentre Matra avrebbe dovuto cessare immediatamente la produzione della sua [[Matra Murena|Murena]], che in due anni e mezzo aveva venduto circa 12.000 esemplari, oscurando nel mercato interno francese la [[Renault Fuego|Fuego]].
 
Il fatto di non poter più avere visibilità col proprio marchio fece in qualche modo dubitare Matra della bontà della sua nuova vettura; per questo motivo, nel tentativo di creare un'alternativa nel caso che essa non fosse andata a buon fine, venne studiato il pianale piatto e fu introdotta la modularità interna. In tal modo la ''P23'' sarebbe stata inserita nel segmento dei veicoli veloci per lo spostamento delle merci; al contempo furono disegnate versioni pick-up e furgonate che, in caso di flop commerciale, avrebbero potuto entrare rapidamente in produzione.
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Dell'importanza storica della prima Espace la stampa specializzata ha avuto modo di parlare in numerose occasioni. La prima metà degli [[anni 1980|anni ottanta]] vide anche altre Case automobilistiche cimentarsi con i loro progetti relativi a vetture monovolume di grossa taglia. In quel periodo videro infatti la luce anche modelli come la [[Dodge Caravan]] (nota ai più come [[Chrysler Voyager]]) e la [[Mitsubishi Space Wagon]]. Ma si trattò di modelli che, almeno nel loro primo periodo di commercializzazione, non furono proposti nel mercato europeo. La Espace, invece, ebbe il merito di aver introdotto per prima nel Vecchio Continente il concetto di monovolume, concetto inteso non, in maniera limitativa, ad un furgone a sette posti o più, ma ad una vettura diversa, progettata e realizzata per unire le sensazioni di guida di una normale berlina, a cui il pubblico era fino a quel momento molto più avvezzo, ad una vettura dall'abitacolo più che generoso, modulabile secondo le esigenze e dotato di tutti i comfort. In questo senso, la Espace destò scalpore già al suo esordio, poiché in pratica la concorrenza europea si limitava a modelli di derivazione commerciale, come il [[Volkswagen Transporter]] o il [[Fiat Ducato]], che mancavano dei contenuti della nuova nata.
 
La prima generazione della ''Espace'' era una monovolume di grossa taglia se confrontata con gli standard dell'epoca e con il mercato europeo: i suoi 4.25 metri di lunghezza erano paragonabili a vetture come la [[BMW E30|BMW Serie 3 E30]] (pochi cm più lunga) o l'[[Alfa Romeo Giulietta (1977)|Alfa Romeo Giulietta]] (un centimetro più corta). Se si confrontano le dimensioni della prima ''Espace'' con la ''Dodge Caravan'', si coglie una differenza significativa, in quanto la vettura d'oltreoceano vantava quasi 30&nbsp;cm in più di lunghezza, andando quindi a posizionarsi un gradino più in alto. In ogni caso, la ''Espace'' del 1984 fu caratterizzata da un corpo vettura disegnato in maniera tale da costituire l'anello di congiunzione tra una comoda station wagon ed un furgone adibito al trasporto persone. Della prima riprese le finiture di buon livello e l'equipaggiamento di serie votato al confortcomfort di marcia, mentre del secondo mantenne la posizione di guida rialzata, con conseguente benessere del conducente. Il frontale spigoloso era caratterizzato da grossi fari quadrangolari e da una calandra a listelli orizzontali; considerata la seduta protesa in avanti e rialzata, il cofano motore era corto ed il parabrezza assai ampio, ed ambedue erano allineati a formare un unico piano inclinato di 58°. Cosicché l'intero frontale presentava un andamento spiovente, a tutto vantaggio della penetrazione aerodinamica (il [[coefficiente di penetrazione aerodinamica|Cx]] era di 0.32, valore notevole per l'epoca e per la tipologia di vettura). Sempre a proposito del frontale, alcune fonti della stampa specializzata paragonarono l'andamento spiovente della parte anteriore della vettura con quello del [[TGV]], il velocissimo treno francese all'epoca già operativo da anni. Nella zona inferiore del frontale era presente un paraurti in plastica grezza (ma a seconda dell'allestimento poteva essere anche in tinta). La fiancata era anch'essa caratterizzata da un'estesa superficie vetrata a quattro luci per lato, da una linea di cintura relativamente bassa e da una fascia inferiore in plastica che riprendeva l'andamento del paraurti anteriore. Ampio anche il lunotto posteriore e così pure il grande portellone per l'accesso al vano bagagli. Anche qui era presente un paraurti in plastica (verniciata o meno, sempre a seconda dell'allestimento), mentre completavano il quadro i piccoli gruppo ottici rettangolari a sviluppo verticale.
 
La caratteristica principale dell'abitacolo della prima ''Espace'' fu, come già detto, la sua modularità: tale aspetto fu realizzato montando tre file di sedili individuali (due anteriori, tre centrali e due posteriori) che potevano essere spostati, abbattuti o ruotati a seconda delle esigenze. Negli allestimenti più ricchi, i sedili anteriori potevano anche essere ruotati all'indietro (ovviamente a vettura ferma) per trovarsi faccia a faccia con gli altri passeggeri e consumare un pasto tutti insieme mentre si chiacchiera, durante una sosta dopo un lungo viaggio. Insomma, la progettazione dell'abitacolo della ''Espace'' ha tenuto conto in grossa misura anche dell'aspetto conviviale. L'abitacolo stesso, poi, fu reso luminoso dalle ampie superfici vetrate, in maniera tale da aumentare il benessere a bordo. Notevole anche la capacità del bagagliaio, che poteva passare da un minimo di 850 litri ad un massimo di 3000 litri<ref>[{{cita web|url=http://www.automoto.it/catalogo/renault/espace--1984-97/tse/index.html?cbVeicolo=37057 |titolo=Scheda tecnica di una Espace GTS del 1984]|accesso=10 agosto 2014|dataarchivio=23 settembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150923180606/http://www.automoto.it/catalogo/renault/espace--1984-97/tse/index.html?cbVeicolo=37057|urlmorto=sì}}</ref> eliminando completamente le due file di sedili centrale e posteriore.
 
==== Struttura, meccanica e motori ====
[[File:EspaceTSE1phase1.jpg|thumb|right|Vista frontale di una Espace I nella versione pre-restyling]]
La struttura portante della ''Espace I'' (così come quella delle due successive generazioni della monovolume francese) è costituita da una gabbia in lamiera con pannelli carrozzeria in fibra di vetro, allo scopo di ridurre il peso ed eliminare i rischi derivanti dalla ruggine. Ma anche la scocca stessa ha ricevuto un trattamento antiruggine, consistente in un bagno di zinco che ha permesso alla scocca stessa di venir rivestita da ununa pellicola di zinco dello spessore di 65 &nbsp;[[micrometroMicrometro (unità di misura)|μmµm]], che corrisponde a circa 30&nbsp;kg di zinco in totale per ogni esemplare.
 
La base meccanica utilizzata per la prima generazione della ''Espace'' è strettamente derivata da quella della [[Renault 18|R18]] e della sua versione [[coupé]], la [[Renault Fuego|Fuego]]. Ciò comportò da una parte l'utilizzo di una meccanica già collaudata e quindi affidabile, ma per contro si dovette per forza avere a che fare con la disposizione longitudinale del motore, potenzialmente in grado di sottrarre spazio all'interno dell'abitacolo, se non fosse stato per il fatto che tale motore era sistemato a sbalzo dell'avantreno, e quindi tale svantaggio fu ridotto. Ma alla soluzione del motore trasversale si sarebbe arrivati solo anni dopo, con il lancio della [[Renault Espace III|terza generazione dell<nowiki>'</nowiki>''Espace'']]. In ogni caso, si ritrovano le soluzioni tecniche previste per la già nota [[berlina]] a 3 volumi di Casa Renault, e cioè l'avantreno a ruote indipendenti con quadrilateri deformabili, il retrotreno ad assale rigido con [[barra Panhard]], l'[[impianto frenante misto]] e lo sterzo a cremagliera.
 
Al suo debutto la ''Espace I'' fu proposta in una sola motorizzazione, vale a dire il 2 litri a [[benzina]] derivato dalla versione di base dell'ammiraglia [[Renault 25]], anch'essa debuttante in quell'ormai lontano 1984. Tale motore, della [[cilindrata]] di 1995 &nbsp;[[centimetro cubo|cm<sup>3</sup>³]] ed alimentato a [[carburatore]], erogava una [[potenza (fisica)|potenza]] massima di 110 &nbsp;[[cavallo vapore|CV]]. Tale motorizzazione era abbinata ad un [[cambio (meccanica)|cambio]] manuale a 5 marce.
 
=== Evoluzione ===
[[File:Renault EspanceEspace First Iteration.JPGjpg|thumb|left|La prima generazione dell'espace dopo il restyling del gennaio 1988]]
Gli allestimenti inizialmente previsti furono due, ''GTS'' e ''TSE''. Un concetto come quello dell<nowiki>'</nowiki>''Espace'', in quanto innovativo, incontrò inizialmente uno scarso successo dovuto prevalentemente alla difficoltà da parte del pubblico di metabolizzare una vettura con simili caratteristiche. Basti pensare che nel primo mese di commercializzazione ne furono venduti solo nove esemplari. Questo dato scoraggiante fu però un evento assolutamente temporaneo, visto che, man mano che la vettura cominciò a far breccia nel cuore del pubblico, le vendite presero rapidamente a salire per arrivare a 5.745 esemplari alla fine del 1984, di cui oltre 2.600 nella sola Francia. Alla fine, per far fronte all'impennata di richieste, si dovettero approntare delle ulteriori linee di assemblaggio anche a [[Dieppe]], dove normalmente nascevano le Renault più sportive. Merito di questo successo fu anche l'ampliamento della gamma con l'arrivo di una motorizzazione [[motore diesel|diesel]], consistente in un'unità da 2.1 litri, imparentata con il 2 litri a [[benzina]] ed in grado di erogare fino ad 88 &nbsp;CV di potenza massima.
 
Negli anni successivi vi furono solo aggiornamenti negli allestimenti, ed in particolare nel giugno [[1985]] si ebbe l'arrivo di un allestimento più completo e rifinito denominato ''2000-1''. Tale allestimento, che comprese anche i sedili rivestiti in velluto, fu un omaggio al celebre film di [[Stanley Kubrick]], [[2001: Odissea nello spazio]], che in [[lingua francese|francese]] si traduce con ''2001, l'Odissée de l'Espace'', ricollegandosi così alla denominazione della vettura.
 
Si arrivò senza altre grosse novità al restyling del [[1988]], avvenuto nel mese di gennaio: in piena fase di crescita delle vendite (nel giugno 1987 si raggiunsero i 50.000 esemplari prodotti), la monovolume francese ricevette un nuovo frontale con calandra aggiornata, dall'andamento più convesso e meno spigoloso, oltre che nuovi gruppi ottici con indicatori di direzione di color bianco. Per quanto riguarda la gamma motori, le due motorizzazioni fino a quel momento utilizzate continuarono a rimanere disponibili, ma il 2 litri a benzina fu depotenziato notevolmente e fu ridotto a 103 &nbsp;CV soltanto. Per contro, si aggiunse una nuova motorizzazione, consistente sempre in un 2 litri a benzina, ma con alimentazione ad [[iniezione (motore)|iniezione]] elettronica e con potenza massima di 120 &nbsp;CV. Tale motorizzazione fu abbinata al nuovo allestimento ''TXE'' e fu montata anche su una particolare versione dell<nowiki>'</nowiki>''Espace'' chiamata ''Quadra'' e caratterizzata dal fatto di essere a [[trazione integrale]], una vera particolarità per quanto riguarda il segmento delle monovolume. Della versione ''Quadra'' vale la pena ricordare che l'albero di [[trasmissione (meccanica)|trasmissione]] fu realizzato in materiale composito.
 
Ma già a partire dal 1989, il 2 litri ad iniezione fu pensionato in favore di un'unità da 2.2 litri con potenza massima di 110 CV, quindi inferiore a quella del motore uscente, ma con migliori doti di [[coppia motrice]] che si tradussero in un maggiore spunto dai bassi regimi. Fu anche l'unica motorizzazione catalizzata nella storia della ''Espace I'' e venne proposta sia a trazione anteriore, sia con la già citata trazione integrale ''Quadra''. Tuttavia, tale motorizzazione non fu prevista in alcuni mercati, come ad esempio quello italiano.
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=== Tabella riepilogativa ===
 
Di seguito vengono riepilogate le caratteristiche tecniche delle varie versioni previste per la gamma della ''Espace I''<ref>I dati relativi alle prestazioni sono ripresi dal sito [http://www.cardata.com www.cardata.com], salvo dove diversamente indicato</ref>. I prezzi riportati sono in migliaia di [[lira italiana|lire]] e si riferiscono al livello di allestimento meno costoso tra quelli indicati ed al momento del debutto nel mercato italiano<ref>{{cn|I prezzi e i dati relativi a massa e consumi sono ripresi dai listini Quattroruote dell'epoca, salvo dove diversamente indicato}}</ref>:
 
{|class="wikitable" cellpadding="0" cellspacing="0" style="text-align:center; font-size:90%;"
|-
|-style="background:#DCDCDC; align:center; valign:middle; font-weight:bold"
Riga 93:
| Allestimenti previsti
| Motore
| Cilindrata<br />cm<sup>3</sup>³
| Alimentazione
| [[Potenza (fisica)|Potenza]]<br />CV/rpm
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|'''Espace 2.0i<br />Quadra'''|| - ||''2000-1''||[[trazione integrale|I]]||1.300||175||11"4||9.8||1988-91||41.569
|-
|'''Espace 2.2i cat.'''<sup>3</sup>||J117||rowspan="2"| - ||rowspan="2"|[[Motore Renault-PSA Type J#Motore Douvrin 2.2 a benzina|J7T-770]]||rowspan="2"|2165||rowspan="2"|110/5000||rowspan="2"|174/3000||A|| - ||175<sup>4</sup>||10"<sup>4</sup>||9.5<sup>4</sup>||1989-91<sup>3</sup>|| -
|-
|'''Espace 2.2i cat.<br />Quadra'''<sup>3</sup>|| - ||I||1.310||170<sup>4</sup>||11"1<sup>4</sup>||10.3<sup>4</sup>||1989-91<sup>3</sup>|| -
|-
! colspan=16 style="background:#e8e8e8" | ''Versioni a gasolio''
Riga 126:
|1.320||165||1988-91||36.443
|-
|style="text-align:left; font-size:95%;" colspan="16"|'''Note:'''<br /><sup>1</sup>Allestimento non previsto nel mercato italiano<br /><sup>2</sup>In Italia a partire dal 1985<br /><sup>3</sup>Modello non previsto nel mercato italiano<br /><sup>4</sup>Dati ripresi dalla voce su de:wiki
|}
 
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{| class="wikitable"
!width="100"|<div align="center">Anno</centerdiv>
!width="100"|<div align="center">Esemplari prodotti</centerdiv>
!width="100"|<div align="center">Note</centerdiv>
|-
|<div align="center">1984</centerdiv>
|<div align="center">5.745</centerdiv>
|
|-
|<div align="center">1985</centerdiv>
|<div align="center">13.825</centerdiv>
|
|-
|<div align="center">[[1986]]</centerdiv>
|<div align="center">18.794</centerdiv>
|
|-
|<div align="center">[[1987]]</centerdiv>
|<div align="center">22.948</centerdiv>
|
|-
|<div align="center">1988</centerdiv>
|<div align="center">31.088</centerdiv>
|
|-
|<div align="center">1989</centerdiv>
|<div align="center">43.177</centerdiv>
|
|-
|<div align="center">1990</centerdiv>
|<div align="center">46.585</centerdiv>
|
|-
|<div align="center">1991</centerdiv>
|<div align="center">9.532</centerdiv>
|<small>Si tratta unicamente di esemplari consegnati, visto che la produzione era già cessata nel dicembre 1990</small>
|-
|<div align="center">'''Totale'''</centerdiv>
|<div align="center">191.694</centerdiv>
|
|}
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*''Renault - L'aventure automobile'', Hachette Collections
*''Renault - Un siècle de creation automobile'', Claude Le Mâitre, Jean-Louis Loubet, ETAI
 
== Voci correlate ==
*[[Renault Espace]]
 
==Altri progetti==
{{interprogetto|commonspreposizione=Category:Renault Espace Isulla}}
 
== Collegamenti esterni ==
*{{cita web|http://www.omniauto.it/a580.html|Da Omniauto, pagina in italiano relativa alla storia della Espace}}
*{{cita web|http://www.matrasport.dk/Cars/Espace/history.html|Pagina in inglese dedicata alla storia dell'Espace}}
*{{cita web | 1 = http://www.renault-space-car.de/rscc/e/framee.htm | 2 = Sito in inglese e in tedesco dedicato alle multispazio Renault, tra cui anche la Espace | accesso = 10 agosto 2014 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20070501150226/http://www.renault-space-car.de/rscc/e/framee.htm | dataarchivio = 1º maggio 2007 | urlmorto = sì }}
 
{{Renault}}
{{Portale|automobili}}
 
[[Categoria:Renault Espace|Espace I]]