Umberto Saba: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|il ciclista su strada italiano|Umberto Poli (ciclista)|Umberto Poli}}
{{quote|<math>\mathfrak{P}</math>arlavo vivo a un popolo di morti.<br>
{{N|scrittori|marzo 2022}}{{Bio
Morto allora rifiuto e chiedo oblio.|da ''Epigrafe''}}
|Nome = Umberto
{{Bio
|Cognome = Poli
|Nome = Umbertino
|CognomePseudonimo = Umberto Saba
|PostCognome= - [[pseudonimo]] di '''Umberto Poli'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Trieste
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|GiornoMeseMorte = 25 agosto
|AnnoMorte = 1957
|Attività = poetaPoeta
|Epoca = 1900
|Attività2 = scrittore
|Epoca = 1900
|Nazionalità = italiano
|Immagine = Umberto Saba
}}
Adottò il cognome "Saba" a partire dal 1910, e poi lo regolarizzerà all'anagrafe nel 1928.<ref>{{Cita libro|autore=Claudio Giunta|titolo=Cuori intelligenti|p=116|volume=Vol. 3B|ISBN=9788869645013}}</ref>[[File:Umberto Saba 1946.jpg|thumb|Saba nel 1946, fotografato da [[Federico Patellani]]]]
[[File:Umberto Saba signature.svg|miniatura|Firma di Umberto Saba]]
 
== Biografia ==
=== Primi anni ===
Saba nacque a Trieste nel [[1883]] da madre ebrea, Felicita Rachele Cohen, la cui famiglia aveva tradizioni di commerci nel ghetto triestino, e da Ugo Edoardo Poli, di nobile famiglia veneziana e agente di [[commercio]]. Edoardo si era convertito alla [[religione ebraica]] per sposare Rachele, ma ancor prima della nascita del figlio abbandona la moglie.
Umberto Saba nacque a [[Trieste]], nell'[[Impero austro-ungarico]], il 9 marzo del [[1883]], figlio di Ugo Edoardo Poli, un agente di [[commercio]] originario di [[Montereale Valcellina]], e di Felicita Rachele Cohen, un'[[Ebrei|ebrea]] [[Trieste|triestina]] di famiglia benestante e nipote per parte materna del letterato [[Samuel David Luzzatto]]<ref>{{Cita web|url=https://dantepertutti.online.trieste.it/dante-tzaddiq-samuel-david-luzzatto-e-la-traduzione-in-ebraico-della-commedia-di-saul-formiggini/|titolo=Dante ‘Tzaddiq’: Samuel David Luzzatto e la traduzione in ebraico della Commedia di Saul Formiggini|sito=Dante per tutti|accesso=9 marzo 2022}}</ref>. La famiglia viveva in una delle case demolite fra il 1934 e il 1938 in via di Riborgo, nel Ghetto di Trieste.<ref name="liberiamo.it" /> Il padre, [[Conversione all'Ebraismo|convertitosi alla religione ebraica]] in occasione delle proprie nozze nel 1882, già qualche mese dopo il matrimonio aveva abbandonato la moglie incinta, probabilmente per sfuggire al mandato d'arresto conseguente all'esecuzione dell'irredentista [[Guglielmo Oberdan]] di cui era simpatizzante, ma anche per il carattere «gaio e leggero», insofferente ai legami familiari; bandito infatti dai territori dell'Impero asburgico, il primo incontro con il figlio avverrà solo vent'anni dopo<ref>G. Baldi-S. Giusso-M. Razetti-G. Zaccaria, ''Dal testo alla storia dalla storia al testo'', Torino, Paravia, vol. 3/2B, p. 872</ref><ref name="treccani" />. Diversissima l'indole della madre, che «tutti sentiva della vita i pesi»<ref name="treccani" />.
 
Per i primi tre anni di vita venne allevato dalla balia [[Slovenia|slovena]] e [[Cattolicità|cattolica]] Gioseffa Gabrovich Schobar, detta "Peppa" (conosciuta anche come "Peppa Sabaz"), la quale, avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto. Il bambino ricambiò, tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, «madre di gioia». Quando la madre lo rivolle con sé, il bambino subì il suo primo trauma di cui in futuro tratterà nelle poesie raccolte sotto il titolo de ''[[Il piccolo Berto]]'' (1926)<ref name=treccani/>.
== Intestazione ==
===L'infanzia===
Di madre [[Ebreo|ebrea]], Saba visse in una [[infanzia]], velata dalla mancanza del padre. Venne allevato per tre anni dalla balia [[Slovenia|slovena]] Sabaz che, avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto, affetto che il bambino handiccap ricambiò tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, "madre di gioia" . Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta ebbe il suo primo trauma che si risolverà in parte solamente nel [[1926]] con le poesie "Il piccolo Berto". </br> Crescerà quindi con la madre e due zie sotto la tutela dello zio Giuseppe Luzzato, ex [[Giuseppe Garibaldi|garibaldino]].
 
{{Approfondimento
===L'adolescenza===
|allineamento = sinistra
Iniziò gli studi che compì in modo irregolare seguendo dapprima, il ginnasio "Dante Alighieri", per poi passare, all'Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica, che abbandonerà a metà anno.
|titolo = Lo pseudonimo
Risale a questo periodo la sua attrazione verso la [[musica]] dovuta anche all'[[amicizia]] con il [[violinista]] [[Ugo Chiesa]] e il [[pianista]] [[Angelino Tagliapietra]]. I suoi tentativi per imparare a suonare il [[violino]] ebbero esiti scarsi mentre la composizione delle prime [[Poesia|poesie]], che firmava con il nome di Umberto Chopin Poli, e dei primi [[Racconto|racconti]] diedero buoni risultati. Scrive soprattutto [[sonetto|sonetti]], che risentono l'influenza delle [[Lettura|letture]] di [[Giuseppe Parini|Parini]], [[Ugo Foscolo|Foscolo]] e in particolar modo del [[Giacomo Leopardi|Leopardi]] e del [[Francesco Petrarca|Petrarca]].
|contenuto = Lo [[pseudonimo]] ''Saba'' è di origine incerta e su tale scelta sono state avanzate due ipotesi.
La prima lo riconduce ad un omaggio alla sua adorata balia, Peppa Sabaz, figura sostitutiva materna, grazie all'assonanza Saba/Sabaz<ref>G. Romano, «Umberto Saba», in ''Encyclopaedia Judaica'', vol. 17, New York, Gale, 2007, p. 615.</ref><ref name=Cary>Joseph Cary, ''Three Modern Italian Poets: Saba, Ungaretti, Montale'', Chicago, University of Chicago Press, 1992, p. 35.</ref>.
La seconda rimanda al bisnonno materno, letterato, Samuel David Luzzatto e alle sue origini [[religione ebraica|ebraiche]]: la parola ''saba'' ([[lingua ebraica|ebraico]]: סבא) significa "nonno" o, più in generale, "persona anziana"<ref name="JE">Per il significato della parola in ebraico si vedano [http://www.jewishencyclopedia.com/articles/12959-saba la voce nella ''Jewish Encyclopedia''] e, ad esempio, E. Loewenthal, ''Scrivere di sé. Identità ebraiche allo specchio'', Torino, Einaudi, 2007, p. 73.</ref>; in questo caso fu probabilmente suggerito dall'amico [[Giorgio Fano]], come testimoniato dalla moglie del filosofo<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Anna Curiel Fano|titolo=L'amicizia tra gli scaffali della Libreria Antiquaria|rivista=IL PICCOLO|data=25 agosto 1967|p=3}}</ref>.
}}
 
Fu quindi inviato a [[Padova]] presso alcuni parenti, dove rimase verosimilmente fino ai dieci anni. Tornato a Trieste, crescerà con la madre e le due zie Fortunata e Regina, l'una vedova e l'altra nubile, impegnate nella conduzione di una bottega di mobili e oggetti usati. Frequentò, con scarso rendimento, il ginnasio Dante Alighieri (1893-1897), dove fu promosso ma gli venne sconsigliato di proseguire gli studi al liceo. Si iscrisse dunque all'Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica, che però abbandonò a metà anno. Dall'autunno del 1898 e per circa un anno fu praticante presso un commerciante di farine, periodo che rievocò nel romanzo ''[[Ernesto (romanzo)|Ernesto]]'' del 1953<ref name=treccani>{{DBI|nome = POLI, Umberto|nomeurl = umberto-poli|autore = Gianfranca Lavezzi|anno = 2015|volume = 84|accesso = 28 ottobre 2020}}</ref>.
===La giovinezza===
Andava intanto maturando nel giovane l'idea di dedicarsi all'arte e alle [[Letteratura|lettere]] tanto che, nel 1903, si trasferì a [[Pisa]] per frequentare l'[[Università]]. Frequentò dapprima i corsi di [[letteratura italiana]] tenuti dal professore [[Vittorio Cian]], ma lasciò presto questi corsi per seguire quelli di [[archeologia]], [[lingua tedesca|tedesco]] e [[lingua latina|latino]].
 
L'infanzia e la giovinezza rappresentarono un periodo malinconico, tormentato dalla mancanza del padre. Di carattere solitario e schivo, trascorreva il tempo con pochi amici (tra questi [[Giorgio Fano]] e [[Virgilio Giotti]]), dedicandosi inoltre alla lettura dei classici, in particolare [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], e alla passione per il violino<ref name=treccani/>.
Nell'estate del [[1904]], a causa di un litigio con l'amico Chiesa, cadde in forte [[depressione]] e decise di ritornare a Trieste. Scriveva intanto versi e qualche articolo per i giornali locali. Il [[14 luglio]] [[1905]] apparve sul [[quotidiano]] di Trieste "Il Lavoratore" un [[Articolo (giornalismo)|articolo]] sulle esperienze fatte durante un viaggio, compiuto a piedi, nel [[Montenegro]].<br> In questo periodo frequentò il Caffè Rossetti, luogo storico di ritrovo per giovani intellettuali, dove conobbe il futuro poeta [[Virgilio Giotti]]. L'anno successivo lasciò Trieste per recarsi a [[Firenze]] dove rimase per due anni frequentando i circoli artistici "[[La Voce|vociani]]" della città ma senza legarsi troppo a nessuno. Durante uno dei rari ritorni a casa, conobbe Carolina Wöfler, la ''Lina'' delle sue poesie, che diventò in seguito sua moglie.
Essendo [[cittadinanza italiana|cittadino italiano]], pur abitando nell' [[Impero austro-ungarico]], nell'aprile del [[1907]] partì per il [[servizio militare]] destinato a [[Salerno]]. Nasceranno da questa esperienza i "Versi militari".
Ritornato a Trieste nel settembre del [[1908]] si mise in società con il fratello della futura moglie per gestire due negozi di articoli elettrici e il [[28 febbraio]], con [[rito ebraico]], sposò Lina. L'anno successivo nacque la figlia Linuccia.
 
===I primiUniversità libri di versi===
Nel 1903 si trasferì a [[Pisa]] per frequentare alcuni corsi dell'[[Università di Pisa|università]]; iniziò con le lezioni di [[letteratura italiana]] tenute dal professore [[Vittorio Cian]], ma ben presto li lasciò per seguire quelli di [[archeologia]], [[lingua tedesca|tedesco]] e [[lingua latina|latino]]. Nello stesso periodo fu colpito per la prima volta da un attacco di [[nevrastenia]]<ref name=treccani/>.
Nel [[1911]] pubblicò, con lo pseudonimo di Saba il suo primo libro, "Poesie", prefate da [[Silvio Benco]] a cui fece seguito, nel [[1912]], nelle edizioni della rivista "La Voce" la raccolta "Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi)", ormai nota come "Trieste e una donna". Lo [[pseudonimo]] è di origine incerta, ma si pensa che lo scelse o in omaggio alla sua adorata balia, Peppa Sabaz, o in omaggio alle sue origini [[religione ebraica|ebraiche]]: la parola ''saba' '' ([[lingua ebraica|ebraico]]: סבא) significa "nonno" o, secondo alcune più probabili fonti, "pane". È bene specificare che qualora la seconda ipotesi riguardante il suo pseudonimo corrisponda a verità, la lingua annoverata è sicuramente l'ebraico poiché in lingua slava, nello specifico in sloveno, "pane" si traduce "kruh"; basti pensare che il termine italiano "crucco", sebbene riporti alla memoria l'aggettivo "tedesco" in senso ostile e dispregiativo quale ad indicare un nemico, tra le due guerre mondiali indicava per l'appunto i soldati originari e provenienti dall'odierna ex Jugoslavia. In seguito il concetto espresso da tale termine si espanse ad indicare tutti i nemici ed in un secondo tempo giunse a configurare solo i tedeschi, quali maggiori rivali. Risale a questo periodo l'articolo "Quello che resta da fare ai poeti" dove il poeta propone una poetica sincera, senza fronzoli e "orpelli" contrapponendo il modello degli [[Inni Sacri]] [[Alessandro Manzoni|manzoniani]] a quello degli scritti [[Gabriele D'Annunzio|dannunziani]]. L' articolo, presentato per la pubblicazione alla rivista vociana, venne però rifiutato in seguito al veto di [[Scipio Slataper|Slataper]] e sarà pubblicato solamente nel [[1959]].
Completò anche l'atto unico "Il letterato Vincenzo" concorrendo ad un premio organizzato dal Teatro Fenice: l'opera, incentrata sul rapporto tra un poeta e la giovane madre Lena, fu criticata e si rivelò un fiasco.</br> Nel maggio dello stesso anno il poeta si trasferì con la famiglia, per superare un periodo di crisi dovuto al tradimento della moglie, dapprima a [[Bologna]], dove collaborò al quotidiano "Il Resto del Carlino", e nel febbraio del [[1914]] a [[Milano]] dove assunse l'incarico di gestire il caffè del Teatro Eden.
 
Nel 1904 fu assorbito da un viaggio condotto a piedi in [[Montenegro]], da dove inviò alcune lettere all'amico Amedeo Tedeschi (al quale aveva già dedicato, nel 1902, alcune poesie firmate ''Umberto Chopin Poli''). La loro corrispondenza comparve il 14 luglio sulle pagine de ''[[Il Lavoratore]]'': è la prima opera pubblicata di Saba<ref name=treccani/>.
===Lo scoppio della grande guerra===
Allo scoppio della [[Prima guerra mondiale|grande guerra]] venne richiamato alle armi dapprima a [[Casalmaggiore]] in un campo di [[Soldato|soldati]] [[Austria|austriaci]] prigionieri, poi come dattilografo in un ufficio militare, e infine, nel [[1917]], al Campo di aviazione di Taliedo, dove venne nominato collaudatore del [[legname]] per la costruzione degli [[Aereo|aerei]].</br> Risale a questo periodo la lettura di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] e il riacutizzarsi delle [[Nevrosi|crisi psicologiche]].</br>
===Il Canzoniere===
Terminata la guerra e ritornato a Trieste, dopo aver fatto per parecchi mesi il direttore di un [[cinematografo]] del quale era proprietario suo cognato e scritto alcuni testi [[Pubblicità|pubblicitari]] per la "Leoni Films", rilevò, grazie all'aiuto della zia Regina, la [[libreria]] [[Antiquario|antiquaria]] Mayländer in società con Giorgio Fano rimanendone presto unico proprietario dal momento che Fano gli cedette la sua quota. Intanto prendeva corpo la prima redazione del "Canzoniere" che vedrà la luce nel [[1922]] con il titolo "Canzoniere (1900-1921)" che raccoglieva tutta la sua produzione poetica in redazione leggermente modificata confronto alla bozza del [[1919]].</br> In quello stesso anno conobbe e strinse [[amicizia]] con [[Giacomo Debenedetti]] e iniziò a collaborare alla rivista "Primo Tempo" sulla quale apparsero alcune sezioni del nuovo libro, "Figure e Canti", che verrà pubblicato nel [[1926]]. </br> Iniziò a frequentare i letterati riuniti intorno alla rivista "[[Solaria]]" che nel [[1928]] gli dedicò un intero numero.
Fra il [[1929]] e il [[1931]], a causa di una crisi nervosa più intensa delle altre, decise di mettersi in [[analisi]] a Trieste con il dottor [[Edoardo Weiss]], allievo di [[Sigmund Freud|Freud]] che nel [[1932]], con la "Rivista italiana di [[psicoanalisi]]" indrodusse in Italia gli studi del [[medico]] [[Vienna|viennese]]. </br> La critica intanto andava scoprendo il poeta e i nuovi giovani [[Scrittore|scrittori]] e poeti, come [[Giovanni Comisso]], [[Pier Antonio Quarantotti Gambini]] e [[Sandro Penna]], cominciavano a considerarlo un maestro.
===La seconda guerra mondiale===
Nel [[1938]], poco prima del [[Seconda guerra mondiale|secondo conflitto mondiale]], a causa delle [[leggi razziali]], fu costretto a cedere formalmente la [[libreria]] al commesso Carlo Cerne e ad emigrare in [[Francia]], a [[Parigi]]. Ritornato in Italia alla fine del [[1939]], si rifugia prima a [[Roma]], dove [[Giuseppe Ungaretti|Ungaretti]] cerca, ma senza risultato, di aiutarlo e poi nuovamente a Trieste deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale. </br> Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|8 settembre]] [[1943]] fu però costretto a fuggire con Lina e la figlia Linuccia e a nascondersi a Firenze cambiando appartamento per numerosissime volte. Gli sarà di conforto l'amicizia di [[Eugenio Montale|Montale]] che, a rischio della vita, andrà a trovarlo ogni giorno nelle case provvisorie e quella di [[Carlo Levi]]. Uscirà intanto a [[Lugano]], con una prefazione di [[Gianfranco Contini]], la raccolta "Ultime cose" che verrà poi aggiunta nell'edizione definitiva del Canzoniere che uscirà a [[Torino]] dall'editore [[Einaudi]] nel [[1945]].
 
Nel 1905 visse a [[Firenze]], dove frequentò gli ambienti artistici e letterari "[[La Voce (rivista)|vociani]]" ed ebbe modo di conoscere, fra gli altri, [[Giovanni Papini]] e [[Giuseppe Prezzolini]]. Il 1º maggio fu pubblicata, sempre all'interno del ''Lavoratore'', ''Il borgo'': si tratta della prima poesia di Saba ad essere data alle stampe, firmata come ''Umberto da Montereale'', probabilmente come richiamo alle origini della famiglia paterna, ma certamente ispirato da [[Gabriele D'Annunzio]], di cui fu grande ammiratore e che incontrò di persona nel settembre del 1906<ref name=treccani/>.
===Gli anni del dopoguerra===
 
Nel dopoguerra Saba visse per un periodo di nove mesi a Roma e poi a [[Milano]] dove rimase per circa dieci anni, tornando periodicamente a Trieste.
Sempre nel 1904, durante uno dei suoi rari ritorni a casa, un amico gli presentò la cugina Carolina Wölfler, la ''Lina'' delle sue poesie, che diventò in seguito sua moglie.<ref name="liberiamo.it">{{Cita web|url=https://libreriamo.it/societa/umberto-saba-itinerario-trieste/|titolo=Umberto Saba e Trieste, itinerario alla scoperta dei luoghi del poeta|autore=Nicoletta Migliore|sito=libreriamo.it|data=2024-03-09|lingua=it-IT|accesso=2024-03-13}}</ref>
In questo periodo collaborò al "[[Corriere della Sera]]" , pubblicò da [[Mondadori]] "Scorciatoie", la sua prima raccolta di [[Aforismo|aforismi]] e "Storia e cronistoria del Canzoniere".</br>
 
Nel [[1946]] Saba vinse ex aequo con [[Silvio Micheli]] il primo [[Premio Viareggio]] per la poesia del dopoguerra al quale seguirono nel [[1951]] il [[Premio dell'Accademia dei Lincei]] e il [[Premio Taormina]] mentre l' [[Università di Roma]] gli conferì, nel [[1953]], la [[laurea]] [[honoris causa]].</br>
Essendo egli un [[cittadinanza italiana|cittadino italiano]], benché nativo e residente di un territorio parte dell'[[Impero austro-ungarico|Impero asburgico]], nell'aprile del 1907 partì per il [[servizio militare]] destinato a [[Salerno]]. Nasceranno da questa esperienza i ''Versi militari''. Ritornato a Trieste, nel settembre del 1908, si mise in società con il futuro cognato per gestire una libreria di libri usati e il 28 febbraio 1909, con [[Matrimonio (religione)#Il matrimonio ebraico|rito ebraico]], sposò Lina. L'anno successivo nacque la figlia [[Linuccia Saba|Linuccia]].
Nel [[1955]], stanco e ammalato, sconvolto per la malattia della moglie, si fece ricoverare in una clinica di [[Gorizia]] dove, il [[25 novembre]] [[1956]], lo raggiunse la notizia della morte della sua Lina. Qui continua a scrivere e il 25 agosto 1957, nove mesi dopo la morte della moglie, anche il poeta muore.</br>
 
Nel [[1975]] fu pubblicato, a cura della figlia, "Ernesto", un Bildungsroman con protagonista un giovinetto omosessuale ambientato nel [[1898]] che l'autore aveva lasciato incompiuto.
=== Primi libri di poesie ===
Nel 1911 pubblicò, a proprie spese e con lo pseudonimo di ''Saba'', la sua prima raccolta di versi, ''Poesie'', con la prefazione di [[Silvio Benco]], a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della rivista ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'', la raccolta ''Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi)'', successivamente reintitolata ''Trieste e una donna.''
 
Risale a questo periodo l'articolo ''Quello che resta da fare ai poeti'', dove il poeta propone una poetica sincera, senza fronzoli ed «orpelli», contrapponendo il modello degli ''[[Inni Sacri]]'' [[Alessandro Manzoni|manzoniani]] a quello degli scritti [[Gabriele D'Annunzio|dannunziani]], al tempo piuttosto influenti. L'articolo, presentato per la pubblicazione alla rivista vociana, venne però rifiutato in seguito al veto posto da [[Scipio Slataper]] e vedrà la luce solamente nel 1959.
 
Compose anche un'opera teatrale, l'atto unico ''Il letterato Vincenzo'', presentato in concorso ad un premio organizzato dal Teatro Fenice; la ''pièce'', incentrata sul rapporto tra un poeta e la giovane Lena, madre di suo figlio, fu duramente criticata e si rivelò un fiasco.
 
Per superare un periodo di crisi dovuto ad un'infedeltà della moglie, nel maggio del 1913 il poeta si trasferì con la famiglia dapprima a [[Bologna]], dove collaborò al quotidiano ''[[Il Resto del Carlino]]'', e nel febbraio del 1914 a [[Milano]], dove assunse l'incarico di gestire il caffè del Teatro Eden. Il soggiorno milanese ispirerà la raccolta ''La serena disperazione''.
 
=== Prima guerra mondiale ===
Saba, refrattario agli schieramenti politici ma tendente all'[[interventismo]] per le sue origini triestine, giunse a collaborare con ''[[Il Popolo d'Italia]]'', quotidiano interventista diretto da [[Benito Mussolini]].
 
Allo scoppio della [[prima guerra mondiale|Grande Guerra]] venne richiamato alle armi dapprima a [[Casalmaggiore]], in un campo di [[Soldato|soldati]] [[austria]]ci prigionieri, poi come dattilografo in un ufficio militare, e infine, nel 1917, al Campo di aviazione di [[Taliedo]], dove venne nominato collaudatore del legname per la costruzione degli [[Aereo|aerei]].
 
Risale a questo periodo la lettura dell'opera di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] e il riacutizzarsi delle [[Nevrosi|crisi psicologiche]], per le quali, nel 1918, verrà ricoverato presso l'ospedale militare di Milano.
 
=== Tra le due guerre ===
Terminata la guerra e ritornato a Trieste, dopo aver fatto per parecchi mesi il direttore di una [[sala cinematografica]], del quale era proprietario suo cognato, e scritto alcuni testi [[Pubblicità|pubblicitari]] per la [[Leoni Films]], rilevò grazie ad un'eredità della zia Regina la [[libreria antiquaria]] Mayländer, che tenne in società con [[Giorgio Fano]]<ref name=":0">Il filosofo [[Giorgio Fano]] fu suo amico intimo durante l'adolescenza e la giovinezza. Egli familiarizzò anche con la seconda moglie del filosofo, cioè Anna Curiel Fano, ad entrambi il poeta ha dedicato delle poesie nel suo Canzoniere: a Giorgio "L'appassionato" e ad Anna la terza delle FANCIULLE.
 
Vedi di [[Giorgio Voghera]] "Gli anni della psicanalisi" Edizioni Studio Tesi, 1980.</ref>; ne rimase ben presto unico proprietario, dal momento che Fano gli cedette la sua quota, e la ribattezzò ''Libreria antica e moderna''.
 
La libreria, oggi Libreria Antiquaria Umberto Saba, è stata gestita fino allo scorso anno da Mario Cerne, figlio di Carlo Cerne che fu comproprietario della libreria insieme al poeta e che ne divenne l'unico proprietario dopo averla acquistata.<ref>{{Cita web|url=https://www.artribune.com/editoria/2025/01/trieste-libreria-umberto-saba/|titolo=A Trieste riapre la libreria che fu di Umberto Saba: oltre 28 mila i volumi antichi}}</ref>
 
Prendeva intanto corpo la prima redazione del ''Canzoniere'', che vedrà la luce nel 1922 con il titolo ''Canzoniere (1900-1921)'', che raccoglieva tutta la sua produzione poetica in redazione leggermente modificata in confronto alla bozza del 1919.
 
Sempre nel 1922 strinse amicizia con [[Giacomo Debenedetti]], a seguito di cui iniziò a collaborare alla rivista ''Primo Tempo'', sulla quale apparvero alcune sezioni del suo nuovo libro di poesie, ''Figure e canti'', che verrà pubblicato nel 1926. Iniziò a frequentare i letterati riuniti intorno alla rivista ''[[Solaria]]'' che, nel maggio del 1928, gli dedicarono un intero numero.
 
Fra il 1929 e il 1931, a causa di una crisi nervosa più intensa delle altre, decise di mettersi in [[Psicoterapia|analisi]] a Trieste con il dottor [[Edoardo Weiss]], lo stesso conosciuto da [[Italo Svevo]]. Anche la figlia [[Linuccia Saba|Linuccia]]<ref>{{Cita web|url=https://www.aspi.unimib.it/collections/object/detail/1815/|titolo=Aspi, archivio storico della psicologia italiana, Saba Linuccia (1958 mar. 16 – 1970 gen. 19)}}</ref> si fece seguire dallo stesso psicoanalista. Fu Weiss, allievo di [[Sigmund Freud|Freud]], che con la ''Rivista italiana di [[psicoanalisi]]'' introdusse in [[Italia]] gli studi del [[medico]] [[Vienna|viennese]]. Con lo psicanalista, Saba indagò la sua infanzia, giungendo a rivalutare il ruolo ricopertovi dalla sua nutrice.
 
La critica iniziava intanto a scoprire la sua opera e la nuova generazione di [[Scrittore|scrittori]] e poeti, come [[Giovanni Comisso]], [[Pier Antonio Quarantotti Gambini]] e [[Sandro Penna]], cominciavano a considerarlo un maestro.
 
=== Seconda guerra mondiale ===
Nel 1938, poco prima dello scoppio della [[seconda guerra mondiale]], con la promulgazione delle [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]] da parte del regime fascista, fu costretto a cedere formalmente la libreria al commesso Carlo Cerne e ad emigrare con la famiglia in [[Francia]], a [[Parigi]]. Ritornato in [[Italia]] alla fine del 1939, si rifugia prima a [[Roma]], dove [[Giuseppe Ungaretti|Ungaretti]] cercò invano d'aiutarlo, e poi nuovamente a Trieste, deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale.
 
In seguito all'[[armistizio di Cassibile]], l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre]] del 1943, si ritrovò costretto a fuggire con Lina e la figlia Linuccia, e a nascondersi a Firenze, cambiando spesso appartamento, tra cui la casa di [[Anna Maria Ichino]]. Gli sarà di conforto l'amicizia di [[Eugenio Montale|Montale]] che, a rischio della vita, andrà a trovarlo ogni giorno nelle case provvisorie, e quella di [[Carlo Levi]], il quale dal 1945 si legherà sentimentalmente con Linuccia in una relazione che durerà per tutta la vita.
 
Uscirà intanto a [[Lugano]], con una prefazione di [[Gianfranco Contini]], la raccolta di versi ''Ultime cose'', aggiunta poi nella definitiva edizione del ''[[Canzoniere (Saba)|Canzoniere]]'', che uscirà a [[Torino]], edita da [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], nel 1945.
 
=== Dopoguerra ===
[[File:Photo Portrait of the Italian poet Umberto Saba, In the background, the city of Trieste 1950 - Touring Club Italiano 11 5510.jpg|thumb|Umberto Saba nel 1950 sullo sfondo della città di Trieste]]
Negli anni del dopoguerra, Saba visse per nove mesi a Roma e in seguito a Milano, dove rimase per circa dieci anni, pur tornando periodicamente a Trieste. In questo periodo collaborò al ''[[Corriere della Sera]]'', pubblicò presso [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] la sua prima raccolta di [[Aforisma|aforismi]], ''Scorciatoie'', e ''Storia e cronistoria del Canzoniere'', una sorta di commento al suo ''Canzoniere'', scritto in terza persona con lo [[pseudonimo]] di ''Giuseppe Carimandrei''.
[[File:Umberto Saba 1.jpg|thumb|Umberto Saba]]
Nel 1946 Saba vinse, ''ex aequo'' con [[Silvio Micheli]], il primo [[Premio Viareggio]]<ref>{{Cita web|url = http://www.premioletterarioviareggiorepaci.it/premi/vincitori/1-Premio%20Letterario%20Viareggio-R%C3%A8paci|titolo = Premio letterario Viareggio-Rèpaci|sito = premioletterarioviareggiorepaci.it|accesso = 9 agosto 2019|dataarchivio = 19 luglio 2014|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140719121618/http://www.premioletterarioviareggiorepaci.it/premi/vincitori/1-Premio%20Letterario%20Viareggio-R%C3%A8paci|urlmorto = sì}}</ref> per la poesia del dopoguerra, al quale seguirono nel 1951 il [[Premio dell'Accademia dei Lincei]] e il [[Premio Taormina]], mentre l'[[Sapienza - Università di Roma|Università di Roma La Sapienza]] gli conferì, nel 1953, la [[laurea]] [[honoris causa]].
 
Ormai noto e di grandezza riconosciuta, Saba ebbe un avvicinamento "religioso"; si convertì poi al [[cattolicesimo]] e si fece [[Battesimo|battezzare]], mentre il suo matrimonio non venne convertito per mancanza di adeguata preparazione.
 
=== Ultimi mesi di vita e morte ===
Nel 1955, stanco e ormai malato, nonché sconvolto per le orribili condizioni di salute della moglie, si fece ricoverare in una clinica di [[Gorizia]], dalla quale uscì solo per il funerale dell'amata moglie, morta il 25 novembre del 1956. Saba morì nove mesi dopo, il 25 agosto del 1957, e fu sepolto a Trieste nel [[Cimitero monumentale di Sant'Anna|cimitero monumentale Sant'Anna]]. Lasciò incompiuto il [[romanzo]] d'ispirazione [[Autobiografia|autobiografica]] ''[[Ernesto (romanzo)|Ernesto]]'', alla cui stesura aveva dedicato i suoi ultimi anni, e che, pertanto, venne pubblicato postumo.
 
Dopo la sua morte vennero pubblicate sulla rivista ''[[Pioniere Noi Donne]]'', tra il 1967 ed il 1968, tre poesie/filastrocche precedentemente inedite: ''[[Goal (poesia)|Goal]]'' (n° 10/1967), ''Favoletta alla mia bambina'' (n° 12/1967) e ''La neve'' (n° 5/1968). Il suo archivio è conservato presso il [[Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei]] dell’[[Università degli Studi di Pavia|Università di Pavia]]<ref>{{Cita web|url=https://lombardiarchivi.servizirl.it/groups/UniPV_CentroManoscritti/fonds/73808|titolo=Saba, Umberto (sec. XX)}}</ref>.
 
Per tutta la vita rimase legato alla città natia, che nella poesia ''Trieste'' descrive come una realtà che si era impossessata e fusa col suo spirito.<ref>{{Cita web|url=https://www.pangea.news/umberto-saba-poesia-trieste/|titolo=“Con mani troppo grandi per regalare un fiore”. La Trieste di Umberto Saba|autore=Pangea|sito=Pangea|data=2024-03-01|lingua=it-IT|accesso=2024-03-03}}</ref>
 
== Poetica ==
Per mettere in luce le caratteristiche principali della poetica di Saba possiamo ricorrere a un testo teorico scritto dallo stesso triestino nel 1911 e intitolato ''Quello che resta da fare ai poeti''. In queste pagine l'autore dichiarava in modo lapidario che tipo di poesia dovesse essere scritta, cioè una poesia in grado di esprimere con sincerità e senza esagerazioni la condizione esistenziale dell'uomo, al fine di rappresentare la realtà quotidiana e non la realtà straordinaria. Questa posizione porta con sé alcune importanti conseguenze, sia per il contenuto che per la forma della poesia. Il poeta deve tendere al rispetto della propria anima: la poesia di Saba si presenta, dunque, come un continuo scandaglio interiore, come una costante indagine della coscienza. Da questo punto di vista appare importante ricordare il rapporto tra Saba e la psicoanalisi, così da rendere la poesia uno strumento di autochiarificazione, ossia capace di comprendere i traumi interiori, i dissidi che lacerano la personalità umana, e le origini delle proprie nevrosi. Saba presenta la realtà di tutti gli uomini e di tutti i giorni. Nelle sue poesie presenta Trieste con i suoi caffè e le sue strade, e descrive personaggi umili e animali domestici. La semplicità e i legami con la realtà non devono far pensare a una poesia oggettiva, in quanto Saba vi riversa le sue inquietudini interiori. Dal punto di vista formale Saba si presenta come un poeta conservatore, in quanto la poesia onesta richiede un linguaggio onesto capace di descrivere la realtà che viene presentata. Il linguaggio di Saba è familiare: egli preferisce strutture tradizionali rispetto al verso libero fiorito con il [[Letteratura futurista|Futurismo]].
 
=== Stile e tematiche ===
La poesia di Saba è semplice e chiara. Nella forma adopera le parole dell'uso quotidiano e nei temi ritrae gli aspetti della vita quotidiana, anche i più umili e dimessi: luoghi, persone, paesaggi, animali, avvenimenti, Trieste con le sue strade, le partite di calcio ecc. Una vera e propria dichiarazione di poetica la possiamo leggere nella lirica ''Il borgo'' della raccolta ''Cuor morituro'' (1925-1930). Il ''[[Canzoniere (Saba)|Canzoniere]]'' poi, da lui concepito come autobiografia totale, raccoglie tutte le sue poesie (ne diede varie edizioni sempre accresciute: nel 1921, 1945, 1948, 1957 e, per ultimo, nel 1961).
[[File:Via San Nicolò.JPG|thumb|right|Targa in via s. Nicolò, nel centro di Trieste, presso la Libreria Antiquaria Umberto Saba.]]
I temi della sua poetica sono Trieste, la città natale, il mare come simbolo di fuga e di avventure spirituali, gli affetti personali e familiari (principalmente Lina, la moglie, e Linuccia, la figlia), le memorie dell'infanzia, il rapporto con la natura e le riflessioni sull'attualità. Due tematiche presenti in tutto il ''Canzoniere'' ma attenuate, quando non volutamente nascoste, sono quella ebraica (sviscerata successivamente negli studi di Mario Lavagetto), e quella omosessuale, affrontata nel romanzo postumo ''Ernesto'' e nelle prime edizioni del ''Canzoniere'', come ha messo in evidenza Massimiliano Jattoni Dall'Asén in un saggio del 2004: "Ma le reticenze di carattere prettamente psicologico-culturali esistono, e pertanto la confessione omosessuale viene relegata nelle allusioni ambigue di certi ritratti di giovinetti, le viene cioè permesso di esistere poeticamente, ma solo attraverso vagheggiamenti classici della bellezza dell’''eromenos''”<ref>Massimiliano Jattoni Dall'Asén, Gli umani amori. La tematica omoerotica nell’opera di Umberto Saba, “The Italianist”, 24, 2004, p. 32.</ref>.
 
===Il ''Canzoniere''===
{{vedi anche|Canzoniere (Saba)}}
Il ''Canzoniere'' è progettato secondo il disegno di un itinerario poetico che segue fedelmente quello della vita dell'autore: «E il libro, nato dalla vita, dal "romanzo" della vita era esso stesso, approssimativamente, un piccolo romanzo. Bastava lasciare alle poesie il loro ordine cronologico; non disturbare, con importune trasposizioni, lo spontaneo fluire e trasfigurarsi in poesia della vita». Sono parole di Saba, tratte dal commento in terza persona che, sotto lo pseudonimo di Giuseppe Carimandrei, il poeta elaborò tra il 1944 e il 1947 con il titolo di ''Storia e cronistoria del Canzoniere''.
 
La struttura del ''Canzoniere'' si pone quindi come parallela al flusso continuo e ininterrotto della vita dell'autore, narrandone poeticamente gli eventi significativi. L'edizione ''Prose'', del 1964, raccoglie tutta la produzione in prosa, mentre l'edizione ''Ricordi/Racconti'', 1910-1947 comprende la sezione ''Gli ebrei'' del 1910-1912, costituita da bozzetti e descrizioni delle abitudini di vita della comunità ebraica di Trieste. Ancora abbiamo le ''Sette novelle'' del 1912-1913 (fra le quali la famosa ''La gallina'' letta psicanaliticamente da [[Mario Lavagetto]] nel suo saggio ''La gallina di Saba'') e altre sezioni e frammenti. Annoveriamo ancora tra i suoi racconti: ''Scorciatoie e raccontini'', del 1934-1948, ''Storia e cronistoria del Canzoniere'', scritta dal 1940 al 1947, ''[[Ernesto (romanzo)|Ernesto]]'', scritto dal maggio al settembre 1953 e uscito postumo nel 1975.
 
===Il romanzo ''Ernesto''===
Sullo sfondo di una Trieste di fine secolo, il romanzo incompiuto ''[[Ernesto (romanzo)|Ernesto]]'' è rievocazione e descrizione di inquietudini adolescenziali con una forte componente autobiografica. ''Ernesto'' è considerato uno dei romanzi a sfondo omoerotico più importanti della letteratura italiana. Il protagonista, Ernesto, è un ragazzo che vive con la madre (sotto la vigile tutela della zia); studia il violino, legge molto, ha qualche idea vagamente socialista e fa il praticante presso un venditore all'ingrosso di farina. La trama ruota intorno a diversi rapporti sentimentali e sessuali che portano Ernesto a una continua riscoperta di sé stesso: il primo con un uomo più grande di lui, il secondo con una prostituta e il terzo con un ragazzino più giovane.
 
[[File:Umberto Saba 2007-12.jpg|thumb|La statua di Umberto Saba a Trieste, in via Dante, a pochi passi dalla Libreria Antiquaria Umberto Saba.]]
[[File:Umberto Saba citazione.JPG|thumb|Versi di Umberto Saba su un'insegna di [[Casale Monferrato]]]]
 
==Opere==
===Poesia===
* ''Poesie'', Firenze, Casa editrice italiana, [[Firenze]] [[1911]];
* ''Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi)'', CasaFirenze, editriceLibreria italianadella Voce, Firenze [[1912]];
*La serenaA disperazione,Gesu' [[bambino,Trieste]], [[1920]]1912;
*L 'amorosa'La spinaserena disperazione'', Trieste [[1921]]1920;
* ''Cose leggere e vaganti'', Trieste, La libreria antica e moderna, 1920;
*Il canzoniere (1900-1920), Trieste 1921
* ''Il Canzoniere (1900-1921)'', Trieste, La libreria antica e moderna, 1921;
*Preludio e canzonette, in "Primo Tempo", [[15 luglio]] [[1922]]
* ''Preludio e canzonette'', Torino, Edizioni di Primo tempo, 1922;
*Autobiografia.I Prigioni, in "Primo tempo", [[9 ottobre|9]]-[[10 ottobre]] [[1923]]
* ''Autobiografia. I Prigioni'', in "Primo Tempo", 9-10 ottobre 1923;
*Figure e canti, [[Milano]] [[1926]]
* ''Figure e canti'', Milano, Treves, 1926;
*L'Uomo, Trieste [[1926]]
* ''L'Uomo'', Trieste, 1926. [Prima stampa tirata in 25 copie, per solo uso degli amici];
*Preludio e fughe, [[Firenze]] [[1928]]
* ''Preludio e fughe'', Firenze, Edizioni di [[Solaria]], 1928;
*Tre poesie alla mia balia, Trieste [[1929]]
*Ammonizione ed altre''Tre poesie alla mia balia'', Trieste, [[1932]]1929;
* ''Ammonizione ed altre poesie. 1900-1910'', Trieste, 1932;
*Tre composizioni, Milano [[1933]]
* ''Tre composizioni'', Milano-Roma, Treves-Treccani-Tumminelli, 1933;
*Ultime cose, [[Lugano]] [[1944]]
* ''Parole'', Lanciano, Carabba, 1934;
*Il Canzoniere (1900-1945), [[Torino]] [[1945]]
* ''Ultime cose 1900-1945'', Lugano, Collana di Lugano, 1944;
*Mediterranee, Milano [[1946]]
* ''Il Canzonierecanzoniere (1900-19471945)'', Torino, Einaudi, [[1948]]1945;
* ''Mediterranee'', Milano, A. Mondadori, 1946. (comprendente la poesia ''[[Ulisse (poesia)|Ulisse]]'');
*Uccelli, Trieste [[1950]]
* ''Il canzoniere (1900-1947)'', Torino, Einaudi, 1948;
*Uccelli.Quasi un racconto, Milano [[1951]]
*''Tutte le opere''
*Epigrafe.Ultime prose, a cura di [[Giacomo Debenedetti]], Milano [[1959]]
:I, ''Poesie dell'adolescenza e giovanili. 1900-1910'', Milano, A. Mondadori, 1949.
*Il Canzoniere (1900-1954), Torino [[1957]]
:II, ''Trieste e una donna. 1910-1912'', Milano, A. Mondadori, 1950.
:III, ''La serena disperazione. 1913-1915'', Milano, A. Mondadori, 1951.
:IV, ''Cose leggere e vaganti. 1920. L'amorosa spina. 1920'', Milano, A. Mondadori, 1952.
:V, ''Preludio e canzonette. 1922-1923'', Milano, A. Mondadori, 1955.
:VI, ''Autobiografia''; ''I prigioni''; ''Fanciulle''; ''Cuor morituro''; ''L'uomo. 1924-1930'', Milano, A. Mondadori, 1959.
:XIII, ''Mediterranee'', Milano, A. Mondadori, 1957.
:XIV, ''Uccelli e Quasi un racconto. (1948-1951)'', Milano, A. Mondadori, 1951.
:XV, ''Ricordi, racconti. 1910-1947'', Milano, A. Mondadori, 1956.
* ''Uccelli'', Trieste, Edizioni dello Zibaldone, 1950.
* ''Epigrafe''; ''Ultime prose'', a cura di [[Giacomo Debenedetti]], Milano, Il Saggiatore, 1959.
* ''Il canzoniere (1900-1954)'', Torino, Einaudi, 1961.
* ''Il piccolo Berto. 1929-1931'', Milano, A. Mondadori, 1961.
* ''Il canzoniere del 1921'', edizione critica a cura di Giordano Castellani, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano, 1981
* ''Tutte le poesie'', a cura di Arrigo Stara, introduzione di [[Mario Lavagetto]], Milano, A. Mondadori, 1988. ISBN 88-04-30106-6.
* ''Il Canzoniere (1945) - Oltre il Canzoniere (1946-1957)'', edizione critica a cura di Giuseppe Emiliano Bonura, Libreriauniversitaria.it, Padova, 2019
 
=== Narrativa e prose varie ===
* ''Scorciatoie e raccontini'', Milano, A. Mondadori, 1946; 1963.
* ''Storia e cronistoria del Canzoniere'', Milano, A. Mondadori, 1948; 1963; 2023 (collana ''Lo Specchio'' Mondadori)
* ''Ricordi, racconti. 1910-1947'', Milano, A. Mondadori, 1956.
* ''Epigrafe''; ''Ultime prose'', Milano, Il Saggiatore, 1959.
* ''Quello che resta da fare ai poeti'', Trieste, Edizioni dello Zibaldone, 1959.
* ''[[Ernesto (romanzo)|Ernesto]]'', Torino, Einaudi, 1975. (da questo romanzo il [[Ernesto (film)|film omonimo]] di [[Salvatore Samperi]]).
 
=== Epistolari ===
* ''Il vecchio e il giovane. Carteggio 1930-1957'', con [[Pier Antonio Quarantotti Gambini]], a cura di Linuccia Saba, Mondadori, Milano, A. Mondadori, 1965.
* ''Lettere ad una amica. Settantacinque lettere a Nora Baldi'', Torino, Einaudi, 1966.
* ''Saba, Svevo, Comisso. (Lettere inedite)'', con [[Italo Svevo]] e [[Giovanni Comisso]], a cura di Mario Sutor, presentazione di Giorgio Pullini, Padova, Gruppo di lettere moderne, 1968.
* ''L'adolescenza del Canzoniere e undici lettere'', introduzione di Sergio Miniussi, note di [[Folco Portinari (giornalista)|Folco Portinari]], Torino, Fogola, 1975.
* ''Amicizia. Storia di un vecchio poeta e di un giovane canarino. (Quasi un racconto) 1951'', a cura di [[Carlo Levi]], Milano, A. Mondadori, 1976. (comprende lettere, fac-simili di autografi e dattiloscritti)
* ''Lettere a un amico vescovo'', a cura di Rienzo Colla, con nota introduttiva di Giovanni Fallani, Vicenza, La locusta, 1980.
* ''La spada d'amore. Lettere scelte 1902-1957'', a cura di Aldo Marcovecchio, presentazione di [[Giovanni Giudici (poeta)|Giovanni Giudici]], Milano, A. Mondadori, 1983.
* ''Atroce paese che amo. lettere famigliari, 1945-1953'', a cura di Gianfranca Lavezzi e Rossana Saccani, Milano, Bompiani, 1987.
* ''Lettere sulla psicoanalisi. Carteggio con Joachim Flescher 1946-1949'', con gli scritti di Saba sulla psicoanalisi, le lettere di Saba a [[Edoardo Weiss]], due lettere di Weiss a Linuccia Saba, a cura di Arrigo Stara, Milano, SE, 1991. ISBN 88-7710-208-X.
* ''Lettere a Sandro Penna, 1929-1940'', a cura di [[Roberto Deidier]], Milano, Archinto, 1997. ISBN 88-7768-210-8.
* ''Quante rose a nascondere un abisso. Carteggio con la moglie (1905-1956), Album fotografico'', a cura di Raffaella Acetoso, San Cesario di Lecce, Manni, 2004. ISBN 88-8176-562-4.
* ''Quanto hai lavorato per me, caro Fortuna! Lettere e amicizia fra Umberto Saba e Aldo Fortuna (1912-1944)'', a cura di Riccardo Cepach, Trieste, MGS press-Comune, Assessorato alla cultura, Servizio bibliotecario urbano, 2007. ISBN 978-88-89219-36-2.
* ''Il cerchio imperfetto. Lettere 1946-1954'', con [[Vittorio Sereni]], a cura di Cecilia Gibellini, Milano, Archinto, [[2010]]. ISBN 978-88-7768-548-3.
 
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* Nora Baldi, ''Il paradiso di Saba'', Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1958.
* [[Giacinto Spagnoletti]], ''Saba, Ungaretti, Montale'', ERI-Edizioni RAI, Roma 1973.
* [[Mario Lavagetto]], ''La gallina di Saba'', Einaudi, Torino 1974.
* Piero Raimondi, ''Invito alla lettura di Saba'', Mursia, Milano 1974.
* [[Giacomo Debenedetti]], ''Saba'', in ''Poesia italiana del Novecento. Quaderni inediti (1958-1959)'', Garzanti, Milano 1974.
* Mario Lavagetto (a cura di), ''Per conoscere Saba'', Mondadori, Milano 1981.
* Elvira Favretti, ''La prosa di Umberto Saba. Dai racconti giovanili a "Ernesto"'', Bonacci, Roma 1982.
* [[Elvio Guagnini]], ''Il punto su Saba'', Laterza, Bari 1987.
* Ottavio Cecchi, ''L'aspro vino di Saba'', Editori Riuniti, Roma 1988.
* Stelio Mattioni, ''Storia di Umberto Saba'', Camunia Editore, Milano 1989.
* [[Arnaldo Di Benedetto]], ''Saba e Gozzano: considerazioni contrastive'', in ''Poesia e critica del Novecento'', Liguori, Napoli 1994, pp.&nbsp;33–48.
* Sandro Guarneri, ''Umberto Saba e la critica'', Campanotto, Udine 1996.
* Silvana Ghiazza, ''Carlo Levi e Umberto Saba. Storia di un'amicizia'', Dedalo Editore, Bari 2002.
* Fulvio Senardi, ''Petrarca, icona polemica del Saba "civile"'', Trieste, Convegno VII centenario della nascita, 2004.
* Massimiliano Jattoni Dall'Asén, ''[https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1179/ita.2004.24.1.31 Gli umani amori. La tematica omoerotica nell'opera di Umberto Saba]'', in "The Italianist", 2004, n. 24, pp. 31-46.
* Fulvio Senardi et alii, ''In fondo all’Adriatico selvaggio… Umberto Saba con gli occhi dell’altra Europa'', Grado-Pécs, 2004.
* Cristina Benussi, Graziella Semacchi Gliubich, Nicoletta Micoli Pasino, Carla Carloni Mocavero, Rosalba Trevisani, ''Sei donne per un poeta'', Empoli, Ibiskos Editrice Risolo 2005.
* Alessandro Cinquegrani, ''Solitudine di Umberto Saba. Da "Ernesto" al "Canzoniere"'', Marsilio, Venezia 2007.
* Antonello Perli, ''La calda vita e la poesia onesta. Etica e poetica in Saba'', in ''Esperienze Letterarie'', a. XXXVII, 2012, n. 3, pp.&nbsp;23–42.
* Fulvio Senardi, ''Saba. Profili di storia letteraria. Itinerari'', Il Mulino, Bologna 2012.
* Fulvio Senardi et alii, ''Nel mondo Saba. Le Scorciatoie di un poeta saggio'', Istituto Giuliano, Trieste 2018.
* Stefano Carrai, ''Saba'', Salerno Editrice, Roma 2017.
* Luca Baldoni, ''L'altro Saba. L'omoerotismo nel Canzoniere'', Le Lettere, Firenze 2023.
 
== Voci correlate ==
===Narrativa e prose varie===
* [[Comunità ebraica di Trieste]]
*Scorciatoie e raccontini, Milano [[1946]]
* [[La Riviera Ligure]]
*Storia e Cronistoria del Canzoniere, Milano [[1948]]
* [[Libreria antiquaria]]
*Ricordi.Racconti 1910-1947, Milano [[1956]]
*Epigrafe.Ultime prose., a cura di Giacomo Debenedetti,Milano 1959, cit.
*Quel che resta da fare ai poeti, Edizioni dello Zibaldone, Trieste [[1961]]
*''[[Ernesto (romanzo)|Ernesto]]'', Einaudi, Torino [[1975]] (da questo romanzo il [[Ernesto (film)|film omonimo]] di [[Salvatore Samperi]]).
 
== Altri progetti ==
===Epistolari===
{{interprogetto}}
*Il vecchio e il giovane (carteggio con [[P.A. Quarantotti Gambini]]), a cura di L. Saba, Milano [[1965]]
*Lettere ad una amica.Settantaquattro lettere a Nora Baldi, Torino [[1966]]
*Saba, [[italo Svevo|Svevo]], Comisso, Lettere inedite, a cura di M.Sutor e con presentazione di G.Pullini, [[Padova]] [[1968]]
*L'adolescenza del Canzoniere e undici lettere, a cura di S.Miniussi e [[Folco Portinari]], Torino [[1975]]
*Amicizia, a cura di C.Levi, Milano [[1976]] (comprende lettere, facsimili di autografi e dattiloscritti)
*Lettere a un amico vescovo, a cura di G.Fallani, [[Vicenza]] [[1980]]
*La spada d'amore. Lettere scelte 1902-1957, a cura di A. Marcovecchio, presentazione di [[Giovanni Giudici]], Milano [[1983]]
*Atroce paese che amo, Lettere famigliari (1945-1953), a cura di G.Lavezzi e R.Saccani, Milano [[1987]]
==Voci correlate==
==Correlamenti esterni==
*[http://www.letteratura.it/umbertosaba/ Aprofondimento 1 ]
*[http://www.riflessioni.it/enciclopedia/saba.htm Approfondimento 2 ]
*[http://www.ciellea.it/acroasis/umberto_saba.htm Aprofondimento 3]
{{scrittori}}
{{letteratura}}
 
==Collegamenti esterni==
[[Categoria:Scrittori legati a Trieste|Saba, Umberto]]
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web | 1 = http://www.letteratura.it/umbertosaba/ | 2 = Approfondimento | accesso = 3 dicembre 2006 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20061124113159/http://www.letteratura.it/umbertosaba/ | dataarchivio = 24 novembre 2006 | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = https://www.poesiedautore.it/umberto-sabaa | 2 = Le poesie di Umberto Saba | accesso = 6 maggio 2017 | dataarchivio = 21 aprile 2021 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20210421042118/https://www.poesiedautore.it/umberto-sabaa | urlmorto = sì }}
 
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[[Categoria:Scrittori ebrei italiani]]
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[[Categoria:Vincitori del Premio Viareggio per la narrativa]]
[[tr:Umberto Saba]]
[[Categoria:Studenti dell'Università di Pisa]]