Pozza di Fassa: differenze tra le versioni

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{{NN|Trentino-Alto Adige|luglio 2023}}
{{Divisione amministrativa
| Nome = Pozza di Fassa
| Nome ufficiale = {{it}}Pozza di Fassa<br/>{{lld}}Poza
| Panorama = Pozza di Fassa da cabinovia Buffaure.jpg
| Didascalia = Veduta
| Stato = ITA
|Bandiera=
| Lingue ufficiali = [[lingua ladina|Ladino]], [[lingua italiana|Italiano]]
|Voce bandiera=
| Grado amministrativo = 4
|Stemma=Pozza di Fassa-Stemma.png
| Divisione amm grado 1 = Trentino-Alto Adige
|Voce stemma=
| Divisione amm grado 2 = Trento
|Stato=ITA
| Divisione amm grado 3 = San Giovanni di Fassa
|Grado amministrativo=3
| Amministratore locale =
|Divisione amm grado 1=Trentino-Alto Adige
| Partito =
|Divisione amm grado 2=Trento
| Data elezione =
|Amministratore locale=Giulio Florian
| Data istituzione =
|Partito=[[lista civica]] Vardon Inant
| Altitudine = 1325
|Data elezione=10-5-2015
| Superficie =
|Data istituzione=
| Note superficie =
|Altitudine=1325
| Abitanti = 1475
|Superficie=72.97
| Note abitanti = {{cita web|url=https://www.istat.it/storage/cartografia/variabili-censuarie/dati-cpa_2011.zip|titolo=Censimento della popolazione e delle abitazioni 2011}} Nota Bene: il dato si riferisce agli abitanti entro il comune catastale di Pozza di Fassa.
|Note superficie=
| Aggiornamento abitanti = 2011
|Abitanti=2282
| Sottodivisioni =
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2015gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 dicembre 2015.
| Lingue =
|Aggiornamento abitanti=31-12-2015
| Zona sismica = 4
|Sottodivisioni=Monzon, Pera di Fassa, Ronch
|Gradi giorno = 4700
|Divisioni confinanti=[[Canazei]], [[Mazzin]], [[Moena]], [[Nova Levante]] (BZ), [[Rocca Pietore]] (BL), [[Soraga]], [[Tires]] (BZ), [[Vigo di Fassa]]
| Nome abitanti = pozzani
|Lingue=
| Patrono = [[san Nicola]]
|Zona sismica=4
| Festivo = 6 dicembre
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| PIL =
|Nome abitanti=pozzani
| PIL procapite =
|Patrono=[[san Nicola]]
|Festivo=6 dicembre
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Pozza di Fassa (province of Trento, region Trentino-South Tyrol, Italy).png
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Pozza di Fassa<br />nella provincia autonoma di Trento
|Diffusività=
}}
 
'''Pozza di Fassa''' ({{Ladino|Poza}}) è una [[Frazione (geografia)|frazione]]<ref>{{Cita web|url=https://www.comune.senjandifassa.tn.it/content/download/2226/22727/file/Statuto_Comune_di_S%C3%A8n_Jan_di_fassa.pdf|titolo=Statuto comunale di San Giovanni di Fassa|accesso=18 febbraio 2023|dataarchivio=13 agosto 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230813102128/https://www.comune.senjandifassa.tn.it/content/download/2226/22727/file/Statuto_Comune_di_S%C3%A8n_Jan_di_fassa.pdf|urlmorto=sì}}</ref> di {{formatnum:2276}} abitanti di [[San Giovanni di Fassa]] nella [[provincia di Trento]], in [[Val di Fassa]].
'''Pozza di Fassa''' (''Poza'' in [[lingua ladina|ladino]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:2282}} abitanti della [[provincia di Trento]].
 
== GeografiaOrigini fisicadel nome ==
L'abitato prese il nome di Pozza (Poza) da un grande lago acquitrinoso, che si estendeva fino a sotto la Pieve di San Giovanni. Il lago si era venuto a formare a causa di un'immensa frana venuta giù dalla Costa sopra Santa Giuliana, mancando miracolosamente la Pieve ma distruggendo scendendo a valle, gran parte dell'abitato.
 
=== CenniStoria geografici ===
===Antichità===
Nella media Val di Fassa, sorge allo sbocco della valle di San Nicolò, dove si ergono il Catinaccio e il gruppo dei Monzoni, non lontano dal Sasso delle Dodici e dal Sassolungo.
==== La Corte Longobarda ====
La zona di Pozza faceva parte politicamente dell'Antica Corte Longobarda di Fassa, che aveva sede a [[Vigo di Fassa|Vigo]]. Successivamente fu divisa in 7 Regole, corrispondenti ai 7 Comuni attuali, con ordinamenti antichissimi. La valle in epoca altomedievale fu data a un Cortese Longobardo poi Palatino Imperiale e Vicario Ministeriale Vescovile, che aveva il compito di fornire cavalli al suo signore. Per secoli formalmente sotto il dominio del Principe Vescovo di [[Bressanone]], la valle visse una sua storia libera e indipendente, quasi paragonabile a una piccola repubblica. Oggi rimangono pochi documenti che attestino la sua storia antica.
 
==== L'avvento del Cristianesimo ====
La frazione Pera è allo sbocco della valle del Vaiolet. Il paese e la zona sono meta di turismo estivo ed invernale. Dista 6km da Moena, 9 da Canazei, 32 da Canale d'Agordo, 40 da Bolzano, 90 da Trento.
La Valle di Fassa ha il suo nucleo di irradiazione cristiana non dalla vicina pieve di San Giovanni, sede del pievano, rappresentante pastorale del principe-vescovo, ma dall'Eremo di Santa Giuliana, che fu centro anche politico dall'era cristiana in poi. Il sito, interessato da successive frane, cela sotto il Dosso della Frana la preistoria e la prima storia della valle. Subito sotto l'eremo si trova la Corte di Vigo e in un'area più accessibile, la pieve medievale, con la Casa fortificata Dal Soldà.
 
La Pieve era comunque il centro religioso della valle e anche i paesi attorno a Pozza vi facevano riferimento per battesimi, matrimoni e funerali. Si usava dare la [[decima]] parte del raccolto per il mantenimento del pievano che poi lo ridistribuiva alle famiglie povere, una regola adottata dalla [[Chiesa cattolica]] facente riferimento all'[[Antico Testamento]]. Un altro decimo era dovuto al rappresentante del vescovo che era anche principe e signore della Valle, ma in genere questi beni restavano in valle per i bisogni dei più indigenti. Nella pieve era conservato un archivio abbastanza preciso dal '500 in poi. Purtroppo nel trasferire l'archivio nel municipio di Pozza alcuni documenti andarono perduti.
La roccia prevalente dei monti attorno è la Dolomia, una pietra calcarea bianca che presenta brecce cristalline.
 
=== StoriaMedioevo ===
Il signore della valle gestiva in completa autonomia da secoli i propri affari, beni, parenti e sudditi con le cure amorevoli di un buon padre di famiglia, così come consigliato dal pievano e da un piccolo [[arengo]] di capifamiglia che si riuniva un paio di volte all'anno. L'amministrazione signorile era talmente bonaria che si potrebbe parlare di piccola repubblica. Tutta la famiglia fassana, nobili e contadini, si limitava a poche migliaia di anime imparentate tra loro. Quando il Principe Vescovo mandò in valle il Rossi dalla [[Val di Sole]] come suo Vicario e rappresentante, la cosa fu sentita come un sopruso, come una affermazione del potere dei Rossi della Val di Sole in Val di Fassa.{{Approfondimento
La denominazione del comune fino al 1955 era Pozza. Nel 1926 il comune viene soppresso e i suoi territori aggregati al comune di [[Vigo di Fassa]]; nel 1952 il comune viene ricostituito comprendendo anche i territori dell'ex comune di Pera (Censimento 1951: pop. res. 1244) ora denominato Pera di Fassa<ref>Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3</ref>.
|allineamento = sinistra
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|contenuto = [[File:Pozza di Fassa - panoramio.jpg|thumb|upright=0.8]]
Le attività prevalenti in epoca antica erano la pastorizia e l'allevamento di cavalli. I Fassani facevano la transumanza e scendevano lungo la Val d'Ega fino a Bolzano dove avevano dei diritti di pascolo aviti sulle grave scoscese dell'Adige, ora tenute a viti. L'imperatore d'Austria, in un'ottica illuminista di razionalizzazione amministrativa e delle risorse fondiarie, atta anche alla ricapitalizzazione del tesoro dell'amministrazione centrale che si trovava svuotato a causa delle continue guerre, sopprimeva alla fine dell'800 i diritti feudali. Questo ebbe come conseguenza la confisca delle terre comuni e in uso consuetudinario, in quanto considerate, spesso in maniera arbitraria, terre demaniali. Questi beni e fondi furono rimessi in vendita in genere al pubblico incanto e furono acquistati da nuovi ricchi signori che le pagarono profumatamente all'erario. I Fassani, privati dei loro pascoli, si trovarono così a dover convertire l'allevamento da ovino a bovino, poiché le vacche si adattavano a restare in stalla per periodi più prolungati. Questo comportò anche la conversione delle già poco redditizie culture in valle in campi per la fienagione, necessaria in abbondanza per provvedere al mantenimento degli animali durante l'inverno, e un conseguente adattamento alla nuova economia nell'edilizia e nell'urbanistica. Comparvero così in maggior numero piccole baite sparse sui pendii della valle e sull'alpeggio, utili per l'essiccazione del fieno al riparo dalle frequenti piogge, e nei paesi furono costruiti grandi fienili per lo stoccaggio del fieno per l'inverno. Gli enormi fienili spesso erano collegati alle stalle da ponti aerei a causa del grande dislivello tra le costruzioni dovuto alla pendenza del suolo, facilitandone così l'accesso.
 
A causa della crisi economica che si acuì alla fine del '700 e che percorse tutto l'800, molti fassani furono costretti a emigrare fuori valle spesso per impieghi stagionali, a volte anche per periodi più prolungati. Alcuni lavori tipici nella valle diventarono il muratore,e il pittore. Molti fassani diventarono infatti bravi imbianchini, decoratori e pittori itineranti, si fecero una buona fama fino farsi commissionare lavori su chiamata. Sono opera loro i riquadri con immagini di santi, dipinti nei capitelli, riquadrature delle finestre e delle porte che si scorgono sulle vecchie case in valle e in territori limitrofi. Alcuni più talentuosi divennero pittori di pale di altari e di cieli affrescati sui soffitti.
==== La Corte Longobarda ====
}}
'''La zona di Pozza''' faceva parte politicamente dell''''Antica Corte Longobarda di Fassa che aveva sede a Vigo.'''
 
===Età moderna===
Poco ci resta di documentazione della sua storia antica. La valle in epoca altomedievale fu data ad un Cortese Longobardo poi Palatino Imperiale e poi Ministeriale Vescovile, che aveva il compito di fornire cavalli all'Imperatore .Per secoli formalmente sotto il dominio del Principe Vescovo di Bressanone, la valle vive una sua storia libera ed indipendente. La Val di Fassa già abitata dai '''Rezi''' in epoca preromana, fu poi romanizzata, tanto che i fassani popolo fiero, civile, onesto e laborioso, pur mantenendo nei secoli irrinunciabili e indiscutibili peculiarità, sempre si dichiararono '''ladini''', cioè latini, italiani e non tedeschi, e anche più volte si protestarono parte delle genti italiane davanti al loro lontano signore la cui corte ecclesiastica e civile parlava ufficialmente tedesco.
==== I Ministeriali, i de' Rossi ====
I Rossi, nominati nuovi rappresentanti amministrativi del Principe Vescovo di Bressanone, in base alle direttive del [[Concilio di Trento]], si stabilirono a Pozza e costruirono la Torre di Pozza (oggi dietro al municipio) ma, pur tenendoci al titolo legato al castello, abitarono a Pozza nella casa con il portico a due archi, che era stato il Vecchio Dazio a difesa del Ponte sull'Avisio, prima che il Rio di San Nicolò smottasse la costa e spostasse con i suoi detriti l'alveo dell'Avisio. La valle da sempre è particolarmente soggetta a frane e ad alluvioni. Da tener presente a questo proposito che Pozza di Fassa, si chiama Pozza proprio per l'immenso lago che si era formato in quel punto, a causa della frana che scese da sopra Vigo fino a sotto San Giovanni, bloccando il corso del fiume e formando un grande lago detto la Pozza.
 
Si dà la paternità della superstite Torre di Pozza alla nobile Famiglia de' Rossi proveniente dalla [[Val di Non]] o dalla [[Val di Sole]]. I de' Rossi, rappresentanti ministeriali del Vescovo di Bressanone, entrarono così, alla fine del '500, a far parte dei giochi di potere all'interno della Valle di Fassa. Di famiglia colta e ricca, si vantavano di essere un ramo cadetto dei ben più famosi Rossi di Parma, cosa probabilissima. Negli anni dell'insediamento del Rossi in valle, il Vescovado di Belluno era retto da un Rossi di San Secondo di Parma. Anche se è ancor più probabile che fossero discendenti dei Conti Flavon del Rosso, i quali discendenti dei Signori di Merania, furono la prima famiglia ad essere investita del feudo di Castel Ruina dei Flavon e della Contea della Val di Non. Quando il nobile de Rossi si trasferì in Val di Fassa, la sua famiglia aveva perso i diritti sulla Contea di Non da secoli. Era una ricca famiglia notarile, completamente dimentica delle proprie origini, ma deteneva ancora l'avito stemma del casato Flavon con i due leoni d'oro dei due rami, il blu e il rosso, riconfluiti in un'unica discendenza prima di venir spodestati. Non portavano più sullo stemma la pila di conti avvocati ecclesiastici e nemmeno l'immagine del castello, perché erano legate al titolo perduto. Molte famiglie italiane dell'area dei liberi comuni durante il rinascimento videro i rampolli dei loro rami cadetti quasi rispuntare dal nulla e costruirsi ingenti fortune indipendenti, acquisendo nuove patenti di nobiltà. Tanti tentarono la fortuna nelle valli alpine ricche di miniere, boschi e mulini, o per mare come mercanti. Tante famiglie alpine, viceversa, soprattutto di area veneta e trentina, approfittarono del Porto di Venezia, e si arricchirono tanto da acquistare feudi lungo l'[[Mare Adriatico|Adriatico]] fino all'estremità pugliesi, alla [[Grecia]] e al Medioriente.
==== Il Cristianesimo ====
'''La Valle di Fassa''' ha il suo nucleo di irradiazione cristiana non dalla '''Pieve di San Giovanni''', sede del pievano, rappresentante pastorale del principe vescovo, ma dall''''Eremo di Santa Giuliana''', che fu centro anche politico dall'era cristiana in poi. Il sito interessato da successive frane, cela sotto il '''Dosso della Frana''' la preistoria e la prima storia della valle. Subito sotto l'eremo si trova la Corte di Vigo e in un area più accessibile, la Pieve medievale, con la '''Casa Fortificata Dal Soldà'''.
 
L'avversione ai nuovi signori, i Rossi, amministratori rappresentanti del Principe Vescovo, diede luogo da parte dei vecchi cortesi signori di Vigo a una esasperata e intricata parcellizzazione del potere in frammenti sempre più piccole, per sfuggire al nuovo dominatore e non lasciare il potere in mano dei nuovi arrivati. Il potere antico passò di mano in mano tra le famiglie dei nobili maggiorenti della valle, tramite compravendite e matrimoni. Il disordine amministrativo arrivò a un livello così elevato che nel '700 parte della Valle di Fassa, circa un terzo, varcò il confine e passò in territorio veneziano con i rispettivi diritti feudali sotto forma di dote matrimoniale di una fanciulla sposa di un ragazzo zoldano. I due sposi non avevano secondi fini, ma essendo intestatari di un territorio di confine costrinsero il Principe Vescovo di Bressanone a solertemente ricomprarsi questo pezzo del suo principato pagandolo in oro per scongiurare la guerra con la Serenissima Repubblica di San Marco.
'''La Pieve era comunque il centro religioso della valle''' ed anche i paesi attorno a '''Pozza''' facevano riferimento alla Pieve, per '''battesimi, matrimoni, funerali'''. Si dava un decimo del raccolto e di quant'altro per il mantenimento del Pievano che poi lo ridistribuiva alle famiglie povere, una regola adottata dalla Chiesa Cattolica e che fa riferimento all'Antico Testamento. Un altro decimo gli era dovuto come rappresentante del Vescovo che era anche Principe e Signore della Valle, e questo secondo decimo anche in genere restava in valle per i bisogni dei più indigenti. Nella Pieve era conservato un '''archivio''' abbastanza preciso dal '500 in poi. Purtroppo nel trasferire l'archivio in comune a Pozza alcuni documenti andarono perduti.
 
I Rossi, presto nuovamente dipartiti dalla valle, a caccia di nuove cariche più lucrose, lasciarono il Castello e la Torre in amministrazione e poi in eredità a nipoti e parenti avuti con i matrimoni con la nobiltà locale, frutto dell'estesa e sapiente politica matrimoniale volta a dirimere bonariamente le controversie sulla spettanza dei diritti feudali. Il primo ed efficace matrimonio fu quello con la figlia del Notaio Costazza, dalla quale i Rossi ricevettero in dote i primi [[Diritti feudali francesi|diritti feudali]] in valle da poter esercitare in proprio, senza scomodare le proprie prerogative di nuovi ministeriali.
==== Il Medioevo ====
'''Il vecchio signore della valle, pur avendo potere di vita e di morte, di dar guerra''' per difendersi, ecc., gestiva in completa autonomia da secoli i propri affari, beni, parenti, sudditi e quant'altro con le cure amorevoli del buon padre di famiglia, coi consigli del pievano, e di un piccolo '''[[arengo]]''' di capifamiglia che si riuniva un paio di volte all'anno. Tutta la famiglia fassana, nobili e contadini, si limitava a poche migliaia di anime imparentate tra loro. L'amministrazione signorile era talmente bonaria che si potrebbe parlare di '''piccola repubblica'''. Tanto e tale fu sentito il sopruso del Principe Vescovo quando mandò in valle il Rossi dalla Val del Sole come suo rappresentante, che si vide come cattivo auspicio, cioè di trionfo del potere dei '''Rossi della Val del Sole in Val di Fassa''', anche il solito tranquillo '''"ar-rossi-r del sole"''' del tramonto sulla dritta parete del '''[[Monte Catinaccio]]''' sopra l'Antica Corte di Vigo.
 
Il ramo principale dei Rossi del Castello della Torre di San Nicolò fu presto chiamato a prestare i propri servigi a Corte dal Principe Vescovo e abbandonarono così la valle di Fassa. Ora vivono a [[Vienna]] con il nome di VonRossi.
==== I De' Rossi di Pozza Antichi Signori della Torre ====
'''L'avversione ai nuovi signori''', '''i Rossi''', amministratori rappresentanti del Principe Vescovo, diede luogo da parte dei vecchi cortesi di Vigo ad una esasperata ed intricata parcellizzazione del potere in frammenti sempre più piccole, per sfuggire al nuovo dominatore, e non lasciare il potere in mano dei nuovi arrivati. Il potere antico passò di mano in mano tra le famiglie dei nobili maggiorenti della valle, cavalieri, capitani, ministeriali, notai, tramite compravendite e matrimoni. '''ll disordine amministrativo''' arrivo a tanto che nel '700 parte della Valle di Fassa, circa un terzo, varcò il confine e passò in territorio veneziano come dote matrimoniale di una fanciulla sposa di un ragazzo zoldano, con i rispettivi diritti feudali, era gente semplice e giovane che si sposava per amore, un amore fiorito naturalmente sui pascoli d'alpeggio, ma intestatari quasi inconsapevoli di un territorio di confine, e il '''Principe Vescovo di Bressanone''' dovette solertemente ricomprarsi il territorio pagandola in oro per scongiurare la Guerra con la '''Serenissima Repubblica di San Marco,''' che tramite alcuni suoi cittadini già aveva proprietà private al di qua del confine.
 
=== Età contemporanea ===
'''I Rossi''', nuovi rappresentanti amministrativi del Principe Vescovo di Bressanone '''costruirono la Torre di Pozza oggi dietro al municipio agli inizi del '600.''' '''Abitarono però a Pozza''' nella casa che era stato il Vecchio Dazio del Ponte sull'Avisio.
Pozza, come tutta a valle, passò sotto il controllo diretto del [[Tirolo]] nel 1803. Il fronte durante la [[prima guerra mondiale|Prima Guerra Mondiale]] passava nella valle e ancora oggi si possono trovare piccoli reperti metallici e resti di bombe. Il 24 novembre del 1918, finita la guerra, il territorio tornò a ricongiungersi col resto d'Italia, per poi fiorire con il turismo di massa dalla metà del '900.
 
Nel 1926 i comuni di Pozza di Fassa e [[Pera di Fassa|Pera]] furono aggregati al comune di [[Vigo di Fassa]]. Nel 1952 viene restituito il comune di Pozza di Fassa, includendo anche la frazione di Pera, per un'estensione totale di {{M|72.97|u=km2}}.<br/> Nel referendum del 20 novembre 2016 la popolazione di Pozza di Fassa ha approvato la fusione del comune con [[Vigo di Fassa]] costituendo il nuovo comune [[San Giovanni di Fassa]].<ref>{{Cita web |url=http://www.comune.senjandifassa.tn.it/Territorio/Notizie-recenti-ed-avvisi/Esito-referendum-fusione-Sen-Jan-di-Fassa |titolo=Esito referendum fusione Sèn Jan di Fassa |accesso=20 ottobre 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171020190823/http://www.comune.senjandifassa.tn.it/Territorio/Notizie-recenti-ed-avvisi/Esito-referendum-fusione-Sen-Jan-di-Fassa |dataarchivio=20 ottobre 2017 |urlmorto=sì }}</ref>
'''La Torre di Pozza''' fu comunque utilizzata pochissimo dai Rossi, presto nuovamente dipartiti dalla valle, a caccia di nuove cariche più lucrose, lasciando il Castello in amministrazione e poi in eredità a nipoti e parenti avuti coi i matrimoni con la nobiltà locale, frutto dell'estesa e sapiente politica matrimoniale volta a dirimere bonariamente le controversie sulla spettanza dei diritti feudali. Il primo ed efficace matrimonio fu quello con la figlia del '''Notaio Costazza''', dalla quale i Rossi ricevettero in dote i primi '''[[Diritti feudali francesi|diritti feudali]]''' in valle da poter esercitare in proprio, senza scomodare la proprie prerogative di nuovi ministeriali.
 
[[File:Pozza di Fassa-Stemma.png|Vecchio stemma comunale|miniatura|186x186px]]
Il ramo principale dei Rossi del Castello della Torre di San Nicolò fu presto chiamato a prestare i propri servigi a Corte dal Principe Vescovo ed abbandonarono la valle di Fassa per sempre, ora vivono a '''[[Vienna]]''' con il nome di '''VonRossi'''.
 
===Simboli===
Lo stemma del Comune di Pozza di Fassa era stato approvato con D.G.P. del 30 agosto 1985 n. 8137.<ref>''Approvazione dello stemma del Comune di Pozza di Fassa'', in ''Bollettino ufficiale della Regione Autonoma Trentino - Alto Adige'' n. 45 del 08/10/1985, pp. 2070-2071.</ref>
{{Citazione|[[Scudo spagnolo|Scudo gotico moderno]] [[tagliato]], il primo di bianco, il secondo di azzurro, con stella dorata a otto punte in entrambi, al [[Cavallo (araldica)|cavallo]] [[Attributi araldici di azione#Spaventato|rampante]] d'argento.<ref>Il cavallo è rivoltato e attraversante sulla partizione.</ref>}}
 
[[File:Vigo di Fassa, San Giovanni 002.JPG|thumb|upright=1.3|La pieve della valle]]
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
* [[Chiesa di San Nicolò (San Giovanni di Fassa)|Chiesa di San Nicolò]]. La chiesa è all'apice del paese di Meida, ed è un minuto edificio gotico che conserva un altare della nobile famiglia de' Rossi. Sulle colonne dell'altare sono dipinti i leoni dello stemma di famiglia. In un secondo altare è presente una statua della ''Madonna di Loreto''. Sul campanile erano collocate le 4 campane ora ospitate nel campanile della chiesa moderna. Nel 1994 vennero installate le prime due campane della fonderia Capanni di Reggio Emilia, nel 2014 riaccordate le due esistenti e aggiunte due nuove della rinomata fonderia Grassmayr di Innsbruck. Le note delle campane sono Do4-Re4 (del 1994) e Fa4-Sol4 (2014). È possibile ascoltare il suono di tutte e 4 le campane al mezzogiorno del sabato e della domenica.
* Chiesa di Maria Ausiliatrice e San Nicolò Vescovo. Elegante e slanciato edificio della metà del '900, fu rimaneggiato verso la fine del secolo secondo un gusto e uno stile più fassano. Il campanile possiede un pregevole concerto di campane, fuse da Giovanni Colbacchini di Trento nel 1925 (con note La#3 e Do#4) e nel 1931 (con note Fa#3 e Sol#3).
* [[Cappella del Crocifisso (San Giovanni di Fassa)|Cappella del Crocifisso]]. La cappella è in Val San Nicolò alla fine della Via Crucis. È presente nei pressi della cappella una malga in muratura che dà ristoro ai pellegrini.
[[File:Vigo Fassa Cappella S-Maurizio.jpg|miniatura|Eremo di Santa Giuliana]]
 
=== Architetture militari ===
==== Chiesa di San Lorenzo di Pera ====
[[File:Italy, Vigo di Fassa Fortepan 95898.jpg|sinistra|thumb|upright=1.2|Castello della Corte di Fassa a Vigo]]
Nella chiesa di San Lorenzo di Pera, rimaneggiata più volte nel suo impianto decorativo, si conserva uno degli ultimi esempi di tipologia costruttiva dell'altare a portelle (in tedesco ''[[Flügelaltar]]'').
==== Il Castello della Torre ====
Il manufatto dedicato al santo titolare risale infatti al 1612 e ripete con grazia gli standard compositivi degli altari tardogotici nati in area tedesca.
Castello, detto Mas per le sue finalità agricole durante l'800, o più semplicemente detto La Torn, è un austero edificio, superstite a svariate demolizioni e ricostruzioni, anche recenti. Caratterizzato dalla preminenza del torrione, sorge su di un'altura all'imboccatura della Val San Nicolò dove confluisce il rio San Nicolò nel fiume Avisio. Il castello è il residuo del castello di San Nicolò, cioè della Corte Bassa di Fassa, che aveva al centro un edificio voluminoso che è l'attuale Casa Costazza, con le pertinenze ed annessi cioè magazzini in legno per la raccolta dei proventi della valle. In più, però, aveva degli edifici un po' particolari tutt'intorno, cioè delle semplici casette basse a pianta quadrata, ma che volevano apparire come cinta difensiva, ed erano collocate lungo il ciglio del pianoro, che per la verità in alcuni punti si staccava dal fondo valle di soli pochi metri, ma circondato dalle acque torrentizie dell'Avisio e del San Nicolò, risultava comunque in posizione isolata ed elevata se viste dal basso. Il Rossi fu citato in giudizio dai Fasani per l'edificazione della Torre d'angolo, a strapiombo sulla scarpata. Fu in quell'occasione che esibì le sue patenti nobiliari, ma l'esperienza spense le sue velleità feudali, e quindi si limitò nel costruire. L'edificio della Torre si stagliava fino alla fine dell'800 in posizione isolata al termine dell'immenso prato del Dassè di Sotto, cioè Corte Bassa, ed era la protagonista del paesaggio della valle.
 
==== LaSistema Chiesettadifensivo diintegrato Sanmesso Nicolòa punto dal Rossi ====
La Torre sorvegliava tutta la valle sottostante verso la Pieve di San Giovanni fino a [[Moena]] ed era in collegamento "a vista" con la più antica sua gemella, la torre della Antica Corte (Alta) di Fassa a Vigo, sede principale del potere politico e militare nella valle, che vedeva fino in fondo alla valle alta, incrociandosi con la vista di quella di San Nicolò. La Corte di Vigo sorgeva a ridosso del monte a controllo della via mulattiera d'Alemagna, che lì si inerpica verso il [[Passo di Costalunga]], passando attraverso il borgo. La Torre di San Nicolò svincolava così la sottostante Pieve e il suo alto campanile da funzioni politiche e militari dirette, in un'ottica rinascimentale tridentina di separazione dei poteri politico-militari e religiosi. Lasciava così al Maso Fortificato Dal Soldà, che difendeva la salita al dosso della Corte di Vigo, solo funzioni difensive secondarie e di presidio della Pieve. In questo modo i due castelli controllavano tutta la valle.
La Chiesa è all'apice del paese di '''Meida,''' è un minuto edificio gotico che conserva un '''altare della nobile famiglia de' Rossi,''' antichi signori della Torre. Sulle colonne dell'altare sono dipinti i leoni dello stemma di famiglia.
 
==== Palazzo del Dazio sul Ponte ====
'''Statua della Madonna di Loreto''' in un altro altare.
Il castello di San Nicolò a Pozza aveva anche un corrispettivo nel sottostante Palazzone Grande del Dazio Nuovo sul ponte sul fiume Aviso. Il Palazzo del Dazio è ora adibito a locale commerciale all'insegna del Leone D'oro De Rossi, ma un tempo controllava il Dazio sul Ponte lungo l'Alta Via di Alemagna che proveniente dal porto di Venezia, saliva dal Cadore, passando in Val di Fassa, attraverso il Passo di Costalunga, scendeva lungo la [[Val d'Ega]] fino a [[Bolzano]], libera città mercantile, sorpassando così le impraticabili paludi della Bassa Val d'Adige.
 
==== ArchitettureEdificio militarifortificato a Pozza ====
A Pozza un altro edificio con feritoie presenta un resto mozzo di una torre inglobata nell'edificio, risalente al '200. Fu il vecchio fermo posta sul ponte, prima delle stravolgenti vicissitudini idrogeologiche. L'edificio, oggi ancora esternamente affrescato, era fortificato e quindi probabilmente di pertinenza vescovile, là è dove il Rossi dimorò al suo arrivo in valle.[[File:Malga Crocefisso - panoramio.jpg|thumb|Cappella del Crocifisso in Val San Nicolò]]
 
[[File:Val San Nicolò - panoramio.jpg|miniatura|Rio di San Nicolò, affluente del Fiume Avisio]]
==== La Torre di Pozza ====
'''La Torre a Pozza''': '''Castello detto Mas''', per le sue finalità agricole durante l'800, o più semplicemente detto '''La Torn'''. Austero edificio, superstite a svariate anche recenti demolizioni e ricostruzioni, caratterizzato dalla preminenza del torrione, sorge su di un'altura all'imboccatura della Val San Nicolò dove confluisce il Rio San Nicolò nel Fiume Avisio.
 
==== Descrizione della Torre di Pozza ====
Il Castello è il residuo del '''Castello di San Nicolò''', e si stagliava un tempo in posizione isolata, sull'immenso prato del Dosso di Sotto, '''Dassè'''. La Torre sorvegliava tutta la valle sottostante verso la '''Pieve di San Giovanni''' fino a Moena ed era in collegamento "a vista" con la più antica sua gemella, la torre della '''Corte di Fassa a Vigo''', sede principale del potere politico e militare nella valle, che vedeva fino in fondo alla valle alta, incrociandosi con la vista di quella di San Nicolò. '''La Corte di Vigo''' sorgeva a ridosso del monte a controllo della via mulattiera d'Alemagna, che lì si inerpica verso il Passo di Costalunga, passando attraverso il borgo. La Torre di San Nicolò svincolava così la sottostante Pieve e il suo alto campanile, da funzioni politiche e militari dirette, in un ottica rinascimentale tridentina di separazione dei poteri politicomilitari e religiosi. Lasciando al '''Maso Fortificato Dal Soldà''', che difendeva la salita al dosso della Corte di Vigo solo funzioni difensive secondarie e di presidio della '''Pieve'''. Così i due castelli controllavano tutta la valle.
 
===== I Palazzi del Dazio sul PonteEsterno =====
Presenta sobrie decorazioni ad affresco e una curiosa teoria di feritoie, che ne ingentiliscono la tozza mole, tra cui una bocca per un cannoncino su ogni lato. Gli affreschi dipinti e ridipinti in occasione delle varie modifiche alla fortificazione, incorniciavano le finestre e i vani delle porte, ed erano decorati con tre palle (tre palle significa: cavaliere). Un bugnato in scuro blu di Prussia metteva in evidenza gli spigoli della torre.
Il Castello di San Nicolò a Pozza aveva anche un corrispettivo nel sottostante '''Palazzone Grande del Dazio Nuovo''' sul ponte sul '''Fiume Aviso'''. Il Palazzo del Dazio è ora adibito a locale commerciale all'insegna del Leone De Rossi ma un tempo controllava il Dazio sul Ponte lungo l'Alta '''Via di Alemagna''' che proveniente dal '''Porto di Venezia''', saliva dal '''Cadore''', passando in Val di Fassa, attraverso il '''Passo di Costalunga''',  scendeva lungo la '''[[Val d'Ega]]''' fino a '''[[Bolzano]]''', libera città mercantile, sorpassando così le impraticabili paludi della '''Bassa Val d'Adige'''.
 
===== Interno =====
'''I Rossi'''
Gli interni della Torre si presentano con ampie stanze anche se non particolarmente luminose, quasi tutte in legno, con soffitti a riquadri. Dopo un rovinoso incendio, gli interni furono rifatti in legno in stile barocco. Anche se attualmente la maggior parte degli interni risale agli anni '20 del novecento. La sala principale presenta una notevole stube del '700 con modanature e un intarsio centrale, successivamente dipinta con decorazioni neoclassiche azzurrine e rosa ai primi dell'800. Fu arricchita inoltre dai trofei di caccia, grande passione degli attuali proprietari. La luminosa cucina in muratura con la sua alta volta è superstite di una delle due cucine originali del castello, e presenta un ampio focolare dove si può arrostire un capriolo intero. Al piano terra ci sono ampie stalle per cavalli e altri locali per lo scannamento della selvaggina e la stagionatura di carni e salumi.
 
===== Fienile =====
Si da la paternità alla superstite '''Torre di Pozza''' alla nobile '''Famiglia de' Rossi''' proveniente dalla [[Val di Non|'''Val di Non''']] o dalla Val del Sole. I de' Rossi rappresentanti '''ministeriali del''' '''Vescovo di Bressanone''', entrarono così, alla fine del '500, a far parte dei giochi di potere all'interno della Valle di Fassa. Famiglia colta e ricca, i Rossi, si vantavano di essere un ramo cadetto dei ben più famosi '''Rossi di Modena''', cosa probabilissima. Molte famiglie italiane dell'area dei '''liberi comuni''' durante il rinascimento videro i rampolli dei loro rami cadetti farsi ingenti fortune indipendenti, acquisendo nuove patenti di '''nobiltà''', ancor più che come eroi di guerra, come abili imprenditori e tentare la fortuna nelle valli alpine ricche di miniere, di boschi e di mulini, o per mare come mercanti. Tante famiglie alpine, soprattutto di area veneta e trentina approfittarono del '''Porto di Venezia''', e si arricchiscono tanto da acquistare feudi lungo l'[[Mare Adriatico|'''adriatico''']] fino all'estremità pugliesi e alla '''[[Grecia]]'''.
Un immenso fienile sovrasta la torre, oscurandola alla vista da un lato. Fu edificato alla fine dell'800, in concomitanza con la conversione economica coincidente con la fine del sistema feudale, in sostituzione di quello, ormai troppo piccolo, appoggiato al muro nord della torre e risalente a quando, dismettendo le sue proprie funzioni militari difensive, divenne un ricco e vasto maso, prendendo il nome di Castel detto, appunto, Mas, destinando le antiche mura a ospitare le attività agricole prevalentemente legate all'allevamento dei bovini.
 
===== Restauri =====
In principio il Castello non aveva funzione abitativa, infatti la famiglia de' Rossi, mercantile, pur tenendoci al '''titolo legato al castello''', era avvezza a più civili agi e disponeva di più confortevoli alloggi in un palazzetto con '''rimanenze architettoniche duecentesche'''. Il palazzetto era il '''Vecchio Castello del Dazio''' che aveva perso la sua funzione perché l'Avisio rompendo gli argini, aveva cambiato il suo alveo spostando sé e quindi il ponte. Fu proprio per questo violento cambiamento del percorso del fiume Avisio che i Rossi dovettero riadattare anche il perimetro del Castello Alto di San Nicolò in gran parte spazzato via dalla piena del fiume e '''in quella occasione riedificarono la Torre su rovine preesistenti''', e subito sotto fecero il '''Nuovo Palazzone Fortificato del Dazio in massiccio stile bugnato barocco'''. Il Castello anticamente aveva cambiato più volte estensione e si era ampliato e ridotto piuttosto verso il monte, per giustificato timore delle piene del fiume Avisio, salendo fin quasi alla '''Chiesa di San Nicolò''', ma abbiamo poche documentazioni a riguardo poiché gran parte dei documenti dell'archivio furono dispersi per incuria. Non solo il Castello ma tutta la morfologia ed urbanistica della valle subì nei secoli numerose modifiche a causa della cattiva situazione idrogeologica che causava '''le continue rotte del Fiume Avisio e le immense frane che sommergevano anche interi paesi'''.
Nei difficili anni della fine dell'800 (quando vennero aboliti i diritti feudali in tutto l'Impero), e con la prima guerra mondiale, la torre si vide esausta nelle proprie risorse e in successione si videro a memoria d'uomo degradare e andare perdute le mura di cinta, la guardiola e la torre della porta verso valle, e altri rustici all'interno della corte. Nello stesso modo si vide crollare la Torre di Vigo e quanto restava delle costruzioni della millenaria Corte di Fassa. In pericolo grave di crollo a metà Novecento, quanto rimasto è stato restaurato. Oggi è una residenza privata, appartiene ad una nobile famiglia originaria delle locali valli ladine, non visitabile internamente.
 
==== LaArchitetture Torrecivili Oggi ====
====Case====
'''La Torre''' si arricchì nel tempo degli agi che si confanno ad una '''dimora signorile''', pur mantenendo quel certo '''aspetto spartano e rude che dona ai castelli il loro fascino'''. All'esterno presenta sobrie '''decorazioni ad affresco''' e una curiosa teoria di '''feritoie''' che ne ingentiliscono la tozza mole.
Sopravvivono ancora alcuni rari antichi edifici di civile abitazione, tra questi ci sono alcune case contadine coi muri in sasso a secco innestate nei loro fienili in legno.
 
====Fienili e baite====
'''All'interno''' della Torre le stanze sono ampie anche se non particolarmente luminose, quasi tutte in legno, con soffitti a riquadri. Dopo un '''rovinoso incendio,''' gli interni furono rifatti in legno in '''stile barocco''', la sala principale presenta una notevole '''stube del '700''' con modanature e un intarsio centrale, successivamente dipinta con '''decorazioni neoclassiche azzurrine e rosa ai primi dell'800'''. Fu arricchita inoltre dai trofei di caccia, grande passione degli attuali proprietari, e che la dotarono nel tempo delle necessità della vita moderna. Bella la luminosa cucina in muratura con la sua alta volta, superstite di una delle due cucine del castello. L'ampio focolare dove si può arrostire un capriolo intero. Al piano terreno ampie stalle per i cavalli e altri locali per lo scannamento della selvaggina e la stagionatura delle carni e dei salumi.
Alcuni fienili sono particolarmente belli e maestosi, ad esempio il Fienile dei Cuori e il fienile di fronte alla chiesa di Pozza, meta di molti turisti. Altre belle case antiche si possono trovare sulla stradina che da via Meida gira verso la Malga Alloch.
 
===Altro===
Un immenso '''fienile''' sovrasta la torre, risalente a quando '''dismettendo le sue proprie funzioni militari difensive, divenne un ricco e vasto maso, prendendo il nome di Castel Mas,''' destinando le antiche mura ad ospitare le attività agricole prevalentemente legate all''''allevamento dei bovini'''.
====Capitello del Crocifisso====
Il capitello è in legno e viene periodicamente restaurato a causa della precarietà del materiale. È sito nei pressi del municipio di Pozza.
 
====Capitello del Muro Nuovo====
Nei difficili anni della fine dell'800 che, con la '''abolizione dei diritti feudali''' in tutto l'Impero, la prima guerra mondiale, si vide esausta nelle proprie risorse e in successione si videro a memoria d'uomo ruinare e andare perdute '''le mura di cinta''', la guardiola e la torre della porta verso valle, e altri rustici all'interno della corte. Come pure si vide crollare la Torre di Vigo e quanto restava delle costruzioni della millenaria Corte di Fassa.
Si trova sul muro nuovo che circonda l'antica torre di Pozza, e non ha ancora un santo titolare. Si è preso in considerazione di dedicarlo a san Cristoforo, santa Caterina d'Alessandria o santa Barbara.
 
[[File:Map of former comune of Pozza di Fassa (province of Trento, region Trentino-South Tyrol, Italy) 2017.svg|Territorio dell'ex comune di Pozza di Fassa nella provincia autonoma di Trento|miniatura]]
In pericolo grave di crollo a metà Novecento, quanto rimasto ha riacquistato splendore con gli attuali proprietari, che attaccati alla loro storia, ne salvarono con sacrifici, amorevolmente la presenza in valle preservandola fino ad oggi. '''Residenza nobile privata: non visitabile internamente'''.
 
== Società ==
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{{Demografia/Pozza di Fassa}}
 
=== GeografiaRipartizione antropicalinguistica ===
A Pozza di Fassa, come in tutto il comune di San Giovanni di Fassa, è diffuso l'uso della variante ''brach'' del [[dialetto fassano]] (''fascian''), appartenente alla [[lingua ladina|lingua ladina dolomitica]].
 
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=== Pastorizia e allevamento ===
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L'attività prevalente in epoca antica era la pastorizia e l'allevamento di cavalli. I Fassani facevano la transumanza e scendevano lungo la Val d'Ega fino a Bolzano dove avevano dei diritti di pascolo aviti sulle grave scoscese dell'Adige. Le stesse grave ora tenute a viti. L'imperatore d'Austria in un'ottica illuminista di razionalizzazione amministrativa e delle risorse fondiarie, atta anche alla ricapitalizzazione del tesoro dell'amministrazione centrale che si trovava svuotato a causa delle continue guerre, sopprimeva alla fine dell'800 i diritti feudali, con la conseguente confisca delle terre comuni e in uso consuetudinario in quanto considerate, spesso in maniera arbitraria, terre demaniali. Rimettendole sul mercato e facendole acquistare a nuovi ricchi signori che le pagavano bene. I Fassani, privati dei loro pascoli, si trovarono così a dover convertire l'allevamento da Ovino a Bovino, poiché le vacche più si adattavano a restare in stalla per periodi prolungati. Questo comportò anche alla conversione delle culture in valle, già poco redditizie, in campi per la fienagione necessaria in abbondanza per provvedere al mantenimento degli animali durante l'inverno. Questo comportò un successivo cambiamento anche nell'edilizia e nell'urbanistica. Un maggior numero di piccole baite sparse sui prati e nell'alpeggio, per l'essicazione del fieno al riparo dalle frequenti piogge e grandi fienili nei paesi per lo stoccaggio del fieno per l'inverno. Spesso ponti aerei permettevano l'accesso al fienile dalla stalla, sfruttando in parte la pendenza del terreno.
! Censimento !! Comune !! Popolazione !! Ladini !! Non ladini !! % ladini !! Fonte
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|2001|| rowspan=2 | Pozza di Fassa ||1787||1578||200||88,8%||<ref name=Censimento2011>{{cita pubblicazione|titolo=Rilevazione sulla consistenza e la dislocazione territoriale degli appartenenti alle popolazioni di
lingua ladina, mòchena e cimbra|opera=15º Censimento generale della popolazione e delle abitazioni - dati definitivi |editore=Provincia Autonoma di Trento|data=marzo 2014|url=http://www.statistica.provincia.tn.it/binary/pat_statistica_new/popolazione/RilevazionePopolazioniLadinaMochenaCimbra.1394031752.pdf}}</ref>
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|2011||2138||1765||373||84,4%||<ref name=Censimento2011/>
|}
 
A seguito della fusione nel nuovo comune, dal 2021 i dati del censimento si riferiscono all'intero comune di San Giovanni di Fassa:
=== Frazioni ===
Nel comune esistono le frazioni di Monzon, Pera di Fassa e Ronch.
 
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Monzon si trova a mezzacosta poco dopo Pera, ed è formato da un grosso maso e alcune baite, ora anche alcuno edifici di nuova edificazione.
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! Censimento !! Comune !! Popolazione !! Ladini !! Non ladini !! % ladini !! Fonte
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|2021|| San Giovanni di Fassa ||3898||2443||1455||66,1%||<ref>{{cita news|titolo=Identità ladina in crisi? In 10 anni crollo della loro presenza del 23,3% nel Comun general de Fascia|data=3 maggio 2022|sito=RTTR|url=https://www.radioetv.it/2022/05/03/identita-ladina-in-crisi-in-10-anni-crollo-della-loro-presenza-del-233-nel-comun-general-de-fascia/}}</ref>
|}
 
===Lingue===
Pera bell'abitato in zona pianeggiante sul terreno alluvionale dell'Avisio. Il paese prende il nome dalla grossa pietra al centro, un masso alto come una casa adagiato sul prato con alcune costruzioni addossate.
==== Il Ladino ====
[[File:Ladin.png|miniatura|Ripartizione del Ladino]]
 
La valle è abitata da popolazione italiana autoctona con specifiche culturali particolari, i ladini. In epoca preromana la [[Val di Fassa]] era già abitata dai Rezi (antica popolazione di celti italici), e fu poi romanizzata, tanto che i fassani, pur mantenendo nei secoli irrinunciabili e indiscutibili peculiarità, sempre si dichiararono ladini (cioè latini, in senso di non tedeschi, ma neanche italiani chiamati "talian"), e più volte arrivarono a protestare davanti al loro lontano signore la cui corte ecclesiastica e civile parlava ufficialmente tedesco. Tuttora in valle si parla la [[Lingua ladina]]. Il ladino è riconosciuto e protetto dallo stato italiano che ne promuove l'insegnamento nella valle al pari della lingua italiana, e ne riconosce inoltre l'importanza culturale, sociale, storica, sentendosi partecipe delle vicissitudini del popolo ladino. Il Ladino Fassano è differente da quello parlato nelle valli limitrofe perché l'isolamento dei centri abitati ha portato a ulteriori specificità nel linguaggio. In alcune valli si sente maggiormente l'influenza culturale della passata dominazione [[austria]]ca.
 
Le valli di parlata ladina comprendono oltre alle attigue valli di [[Val Gardena|Gardena]] e [[Val Badia|Badia]] in [[Provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]], di [[Val di Zoldo|Zoldo]] e Livinallongo in [[provincia di Belluno]], anche un territorio più vasto in [[Trentino-Alto Adige]], dove la specificità caratteristica della [[Lingue retoromanze|lingua retoromanza]] è andata stemperandosi nei rimescolamenti culturali avvenuti nel corso dei secoli. I territori dove emerge significativa la presenza della cultura e lingua del ceppo retoromanzo di cui il ladino fa parte, sono presenti in un'area estesissima del territorio italiano e di quello abitato da italiani, al di fuori dei confini dello Stato. Questi territori comprendono approssimativamente quelli occupati dalla antica [[Rezia (provincia romana)|Retia]] del tempo dei romani e si estendono dalla [[Carso|zona carsica]] del [[Friuli]] fino al [[Lago di Costanza]]. In [[Svizzera]] l'intero [[Cantone dei Grigioni]] parla il [[Lingua romancia|romancio]], che è molto simile al ladino fassano, seppur con le proprie varianti locali.
 
==Cultura==
===Museo Ladino di Fassa===
Il museo dispone di una vasta collezione etnografica articolata su 3 piani e dispone di varie sezioni sul territorio circostante.
 
Restaurato per conto dell’Istituto Culturale Ladino nel 1983 dall’artigiano Giuseppe Longo di Tesero e nuovamente nel 2003, è stata la prima sezione locale del museo ed è ancor’oggi messo in funzione a scopo dimostrativo. In questa sezione del Museo Ladino sono esposti con ordine tutti gli strumenti atti alla lavorazione della farina e per la manutenzione dell’impianto.
 
== Economia ==
=== Allevamento ===
Ci sono alcuni allevamenti di bovini (in estate trasferiti in alpeggio) e caprini, che permettono la produzione di latte e formaggi, e animali da cortile.
 
=== Artigianato ===
Per quanto riguarda l'[[artigianato]], importante è la produzione di [[Mobile (arredamento)|mobili]] e di oggetti in [[legno]] intagliato, impreziositi da pregevoli [[decorazioni]] [[arte|artistiche]] raffiguranti temi tipici locali<ref name=Aci>{{cita libro | titolo=Atlante cartografico dell'artigianato | editore=A.C.I. | città=Roma | anno=1985 | volume=1 | p=15}}</ref>. Tipica della valle è anche la decorazione dei mobili con i tipici colori blu e rosa di gusto ottocentesco, periodo in cui maggiormente si estese l'attività artistica dei valligiani, che esportarono la loro arte in tutta l'area austriaca, fino in [[Baviera]].
 
=== Turismo ===
L'attività economica più importante è basata sul turismo. L'attività di accoglienza si divide nell'offerta tra estate e inverno.
L'economia della valle è basata sulla bellezza delle sue montagne e sul turismo .
 
==== Turismo estivo ====
Il turismo estivo è fatto di famiglie che cercano sui monti un po' di quella genuinità che nelle grandi città di pianura sta scomparendo.
Nell'estate l'affluenza maggiore è data da famiglie che ricercano la tipica tranquillità montana. Nella valle trovano, oltre alla bellezza dell'ambiente, cibi tipici come il formaggio d'alpeggio, il pane artigianale, i dolci preparati secondo le ricette tradizionali e una selezione di carni, provenienti dagli allevamenti delle malghe. Nell'acquedotto viene incanalata l'acqua sorgiva proveniente dai ghiacciai.
 
A pochi minuti dal centro abitato, con tranquille passeggiate nei boschi si possono raccogliere bacche e funghi. I più avventurosi possono cimentarsi nell'arrampicata sportiva, usufruendo delle vie appena sopra il paese. Una serie di rifugi permettono agli escursionisti di restare in quota svariati giorni senza scendere a valle, mentre in paese sono presenti molti alberghi moderni.
L'aria buona, la gentilezza dei valligiani, i cibi genuini ed appetitosi, come il famoso formaggio d'alpeggio. Il pane, i dolci, ma qui e buona anche la carne e pure l'acqua.
 
I gruppi montuosi che circondano Pozza sono il [[Buffaure]] e i [[Monzoni]], che offrono la possibilità di praticare [[escursionismo]] a tutti i livelli di difficoltà.
Il poter rilassarsi in tranquille passeggiate, il potersi cimentare in arrampicate su per le rocce, raccogliere i frutti del bosco. Una serie di rifugi permettono gite di svariati giorni senza scendere a valle. Gli alberghi offrono i più moderni confort e servizi di livello eccellente affiancati ad un accoglienza familiare.
 
==== Turismo invernale ====
Il turismo in vernale è soprattutto legato all'attività sportiva sciistica. Discesa, piste di fondo e da pattinaggio su ghiaccio. Non mancano piscine, saune, terme, per ristorarsi a fine giornata.
La valle è uno dei principali centri sciistici delle Dolomiti. La pista dell'Alloch si trova in paese, davanti alla chiesetta di San Nicolò. Di fronte si può prendere la Cabinovia del Monte Bufaure, dove è presente un sistema di piste, tra cui una che scende fino in paese. Non mancano piscine, saune e terme, tra cui i bagni sorti attorno alla sorgente dell'acqua sulfurea in fondo al prato della chiesa.
 
=== Allevamento ===
Alcuni allevamenti di bovini, in estate trasferiti in alpeggio. Che forniscono la produzione di latte e formaggi. Anche alcune capre e animali da cortile.
 
== Amministrazione ==
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{...||centri abitati}}
{{ComuniAmminPrec
 
|Nome = Giulio Florian
==Galleria d'immagini==
|Inizio = 10 maggio 2015
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|Fine = 31 dicembre 2017
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|Partito = [[lista civica]] Vardon Inant
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|Note =
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}}
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{{ComuniAmminPrecFine}}
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*{{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.comunepozzadifassa.net/|Sito ufficiale Pozza di Fassa}}
* {{cita web|http://www.termedolomia.it/|Info terme di Dolomia}}
 
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{{Comuni della Val di Fassa}}
 
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Trentino-Alto Adige}}
 
[[Categoria:Pozza di Fassa| ]]