Terme romane: differenze tra le versioni

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[[File:The Baths at Caracalla.jpg|thumb|Rappresentazione ottocentesca di matrone romane alle [[terme di Caracalla]].]]
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{{torna a|Architettura romana}}
[[File:Baths of Diocletian - Paulin 1880.jpg|min|upright=1.7|Sezione delle [[Terme di Diocleziano]] - ill. di [[Edmond Paulin]] (1880). Si tratta di una delle migliori ricostruzioni della quotidianità romana nel grande stabilimento balneare nel cuore di [[Roma (città antica)|Roma]]]]
 
Le '''terme romane''' ({{latino|thermae}}, dal [[lingua greca antica|greco antico]] ''θερμός'' ''thermos'', lett. "caldo"), anche note come ''balnee'' (dal greco antico ''βαλανεῖον'', ''balaneion''), erano edifici pubblici che si potrebbero definire, ricorrendo a un'espressione moderna, dotati d'impianti sia igienico-sanitari sia ludici. Tra i principali luoghi di ritrovo nella [[storia di Roma]], sono considerate tra i più iconici edifici dell'architettura romana.<ref name=":9">{{cita|Watkin 2005|p. 39}}.</ref>
Le '''[[terme]] romane''' erano edifici pubblici dotati di impianti che oggi chiameremmo igienico-sanitari. Sono i precursori degli impianti odierni e rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo durante l'[[Storia di Roma|antica Roma]], a partire dal [[II secolo a.C.]]. Alle terme poteva avere accesso quasi chiunque, anche i più poveri, in quanto in molti stabilimenti l'entrata era gratuita o quasi.
 
La parola ''thermae'' si riferisce solitamente ai grandi stabilimenti imperiali, mentre le ''balnee'' erano strutture più piccole, pubbliche o private, comunque presenti in gran numero nell'[[Antica Roma]].<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Harry B. Evans|titolo=Water Distribution in Ancient Rome: The Evidence of Frontinus|url=https://books.google.it/books?id=hYIVlENKMD4C|anno=1997|editore=University of Michigan Press|ISBN=0-472-08446-1|pp=9-10|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180507184337/https://books.google.com/books?id=hYIVlENKMD4C|dataarchivio=7 maggio 2018}}</ref> Il rifornimento idrico di queste strutture, spesso monumentali, era garantito da un [[fiume]], una [[Falda acquifera|falda]], un [[acquedotto]] (soprattutto nelle grandi città) e financo accumulando [[acqua piovana]].<ref name=":28">{{cita|Beaufay 2019|pp. 536-537}}.</ref> Per ottenere acqua calda per il locale del ''[[calidarium]]'', si bruciavano grandi quantità di combustibile. Le terme, nella forma delle più piccole ''balnee'', erano presenti anche nelle residenze delle classi abbienti, fossero esse ''[[domus]]'', ''[[Villa (storia romana)|villae]]'' e financo nei ''[[castra]]''.<ref>{{Cita|Harvey 2016|pp. 257-264}}.</ref>
Le numerose terme erano un luogo di socializzazione, di relax e di sviluppo di attività vive per uomini e donne che, in spazi ed orari separati, facevano il bagno completamente nudi.
 
La maggioranza delle [[città romane]] possedeva almeno uno stabilimento termale, in alcuni casi molti, disimpegnanti non solo servizio di [[bagno pubblico]] o [[Piscina|piscina pubblica]] (con ambienti per bagni freddi, caldi o di sudore) bensì vero e proprio centro di socializzazione, dotato di [[Biblioteca|biblioteche]], [[Museo|musei]], locali di ristoro, ritrovo e passaggio, intervallati da [[Cortile|cortili]] e [[Giardino|giardini]], cui chiunque, anche i più poveri, poteva accedere in quanto in molti stabilimenti l'entrata era gratuita o quasi. L'ingresso prescindeva da distinzioni di sesso, seppur uomini e donne vi accedevano in orari o locali separati.<ref name=":3">{{cita|Watkin 2005|p. 56}}.</ref><ref>{{cita libro|autore=M. Brando|autore2= C. Guarguaglini|capitolo=Terme e attività culturali. Terme e cure estetiche. La vita alle terme|titolo={{cita|Pasquinucci 1987|pp. 61-65}}}}</ref>
== Origine ==
[[File:Roman Baths in Bath Spa, England - July 2006.jpg|thumb|left|Interno delle [[terme romane di Bath]]]]
 
Comparse tra [[IV secolo a.C.|IV]] e [[III secolo a.C.]] e già diffusissime nel [[I secolo a.C.]], quando [[Vitruvio]] ne descrisse con minuzia la tecnologia nel libro V del suo ''[[De architectura]]'', le terme ebbero il loro ''exploit'' tra [[I secolo|I]] e [[III secolo]] con gli enormi stabilimenti commissionati dagli [[imperatori romani]], restando in uso, in talune [[Provincia (storia romana)|province dell'impero]] e in [[Roma (città antica)|Roma]] stessa, sino al [[V secolo|V]]-[[VI secolo]] d.C.
Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le [[sorgente (idrologia)|sorgenti]] naturali di [[Acqua|acque]] calde o dotate di particolari [[Terapia|doti curative]]. Col tempo, soprattutto in [[Storia di Roma#Età imperiale romana|età imperiale]], si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque sempre più evolute. Al riscaldamento dell'acqua provvedevano i focolari sotterranei che diffondevano aria calda dagli [[Ipocausto|ipocausti]], gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese (''suspensùra'') dei vani da riscaldare.
 
== StrutturaEtimologia ==
Le parole di [[lingua latina]] ''thermae'', ''balneae'', ''balineae'', ''balneum'' e ''balineum'', pur tra loro differenti, possono tutte essere semplicisticamente tradotte come "bagno" in [[lingua italiana]] o in altre lingue come l'[[lingua inglese|inglese]], il [[lingua francese|francese]] o il [[lingua tedesca|tedesco]].
[[File:1890 Lawrence Alma-Tadema - Frigidarium.jpg|thumb|left|Donne romane nel ''[[frigidarium]]'' delle ''terme'', da un dipinto di [[Lawrence Alma-Tadema]].]]
[[File:Herculanum terme.jpg|thumb|Pianta del bagno di Ercolano]]
 
''Balneum'' e ''balineum'' derivano dal [[lingua greca antica|greco antico]] βαλανεῖον, ''balaneion'',<ref group="a" name=":0">{{cita|Varrone|IX, 68}}.</ref> un termine che stava a identificare anzitutto una [[vasca da bagno]]. Questo era un elemento d'arredo di origine greca presente nelle case dei [[Civiltà romana|romani]] abbienti,<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=[[Cicerone]]|titolo=[[Epistulae ad Atticum]]|anno=I secolo a.C.|volume=II, 3}}</ref> tanto quanto il locale/gabinetto destinato alle abluzioni contenente appunto la vasca,<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=[[Cicerone]]|titolo=[[Epistulae ad familiares]]|anno=I secolo a.C.|volume=XIV, 20}}</ref> che è poi la corretta traduzione della parola ''balnearium''. Il [[diminutivo]] ''balneolum'' è utilizzato da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] (4 a.C.-65 d.C.) per indicare la stanza da bagno di [[Scipione l'Africano]] (236-183 a.C.) nella ''[[villa romana|villa]]'' di [[Liternum]] con l'esplicita volontà di evidenziare la modestia dei costumi repubblicani rispetto al lusso dei tempi in cui l'autore viveva.<ref group="a">{{cita|Seneca|Epistula LXXXVI}}.</ref> Quando i bagni privati divennero più sontuosi, arrivando a comprendere numerose stanze, invece dell'unica piccola stanza descritta da Seneca, fu adottato il [[plurale]] ''balnea'' o ''balinea'' che tuttavia, nel linguaggio corretto, si riferiva solo ai bagni privati. Così, [[Cicerone]] (106-43 a.C.) chiamava ''balnearia'' i bagni della ''villa'' di suo fratello [[Quinto Tullio Cicerone|Quinto]].<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=[[Cicerone]]|titolo=Epistulae ad Quintum fratrem|anno=I secolo a.C.|volume=III, 1, 1}}</ref>
Esse erano veri e propri monumenti o addirittura piccole città all'interno della città stessa, esistevano due classi di terme, una più povera destinata alla ''[[plebe]]'', e una più fastosa destinata ai ''[[patrizio (storia romana)|patrizi]]''.
 
[[File:Marco Terenzio Varrone.jpg|min|sinistra|[[Marco Terenzio Varrone]] (116-27 a.C.), autore del ''[[De lingua latina]]'' in cui la parola ''thermae'' non compare]]
Lo sviluppo interno tipico era quello di una successione di stanze, con all'interno una vasca di acqua fredda, la sala del [[frigidario]], solitamente circolare e con copertura a [[cupola]] e acqua a [[temperatura]] bassa, seguita all'esterno dal [[calidario]], generalmente rivolto a [[Sud|mezzogiorno]], con bacini di acqua calda. Tra il frigidario e il calidario vi era probabilmente una stanza mantenuta a temperatura moderata, il [[tepidario]], stanza adiacente al calidario in cui veniva creato un raffreddamento artificiale. Assieme al calidario veniva usata quella che ai nostri giorni viene chiamata la sauna finlandese, ovvero il passaggio repentino dal caldo al freddo e viceversa. Le ''natationes'' erano invece le vasche utilizzate per nuotare.
 
''Balneae'' e ''balineae'', che secondo il [[Linguistica|linguista]] latino [[Marco Terenzio Varrone|Varrone]] (116-27 a.C.) non avevano il [[Numero (linguistica)|numero]] [[singolare]],<ref group="a">{{cita|Varrone|VIII, 25 e IX, 41}}.</ref> erano i bagni pubblici, ma quest'accuratezza di dizione è trascurata da molti scrittori successivi, in particolare dai poeti, tra i quali ''balnea'' è non di rado usato al plurale per indicare i bagni pubblici, poiché la parola ''balneae'' non poteva essere introdotta in un [[Esametro dattilico|verso esametro]]. Anche [[Plinio il Giovane]] (61/62-114 d.C.), nella stessa frase, usa il plurale [[Neutro (linguistica)|neutro]] ''balnea'' per il bagno pubblico e ''balneum'' per il bagno privato.<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=[[Plinio il Giovane]]|titolo=[[Lettere (Plinio il Giovane)|Epistularum libri novem]]|anno=97-110|capitolo=Epistula II, 17}}</ref>
Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: l'apodyterium (uno spazio non riscaldato adibito agli spogliatoi), la sauna, la sala di pulizia, la palestra. All'interno delle terme più sontuose (come le [[Terme di Caracalla]]) si poteva trovare spazio anche per piccoli teatri, fontane, mosaici, statue e altre opere d'arte, [[biblioteche antiche|biblioteche]], sale di studio e addirittura negozi.
 
''Thermae'' deriva invece dal greco antico Θέρμαι,''Thermai'', lett. "sorgenti calde, bagni caldi", dall'[[aggettivo]] ''thermos'', lett. "caldo", e indicava propriamente delle sorgenti calde o dei bagni di acqua calda. Con il tempo, arrivò a essere applicato a quei magnifici edifici che fiorirono nelle grandi città dell'[[Impero romano]] al posto delle semplici ''balneae'' della [[repubblica romana|Repubblica]] e che all'interno comprendevano tutti gli accessori che erano stati caratteristici del [[ginnasio]] greco ({{lang-grc|γυμνάσιον|gymnásion}}), così come uno stabilimento regolare appropriato per i bagni.<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=[[Giovenale]]|titolo=[[Satire (Giovenale)|Saturae]]|anno=post 127|capitolo=VII, 233}}</ref><ref name=":27">{{cita|Ginouvès 1998|p. 102 n. 138}}.</ref> Il termine non comparve però prima del [[I secolo]], quando avvenne la transizione dal [[latino arcaico]] al [[latino classico]], ed è per esempio del tutto assente nei testi realizzati dal linguista Varrone, da autori fecondi quali il già citato Cicerone o [[Tito Livio]] (59 a.C.-17 d.C.) e, infine, dal ''[[De architectura]]'' di [[Vitruvio]] (80-15 a.C.), che nel libro V descrisse approfonditamente la tecnologia edilizia necessaria per la realizzazione di uno stabilimento termale, da lui comunque chiamato ''balneum''.<ref name=":50">{{cita|Richardson 1992|p. 385.2}}.</ref>
== Abitudini ==
[[Image:Alma-Tadema_A_Favourite_Custom_1909_Tate_Britain.jpg|thumb|upright|Donne romane alle ''terme'', da un dipinto di [[Lawrence Alma-Tadema]].]]
 
Usando indistintamente i due termini, gli scrittori latini successivi crearono fin da subito una certa confusione tra ''thermae'' e ''balnea''. Così, le terme erette da [[Claudio Etrusco]], il [[liberto]] dell'[[Imperatore romano|imperatore]] [[Claudio]] (r. 41-54), sono chiamate da [[Publio Papinio Stazio|Stazio]] (40-96) ''balnea''<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=[[Publio Papinio Stazio|Stazio]]|titolo=[[Silvae]]|anno=93|capitolo=I, 5, 13}}</ref> e da [[Marziale]] (38/41-104) ''Etrusci thermulae''.<ref group="a">{{cita|Marziale|VI, 42}}.</ref> In uno dei suoi celebri ''[[Epigrammi (Marziale)|Epigrammi]]'', quest'ultimo, parlando di un complesso termale, parla di «''subice balneum thermis''» e utilizza i due termini per indicare due distinte sale dello stabilimento.<ref group="a" name=":3">{{cita|Marziale|IX, 75}}.</ref>
Una delle abitudini legate all'uso delle terme era quella di gettare nell'acqua [[profumi nell'antica Roma|profumi]] e [[vino aromatizzato|vini speziati]] (similmente agli antichi Egizi che mescolavano nell'acqua varie sostanze).
Per lavarsi, i Romani usavano la [[pietra pomice]] e la cenere di faggio (sostanze che portavano all'inaridimento della pelle), oppure una pasta composta da polvere d'[[equiseto]] (leggermente abrasiva), [[argilla]] e [[olio d'oliva]]<ref>Vedi [http://www.figliadellerborista.it/saponeromano.htm il sapone degli antichi romani].</ref>. Dopo il bagno, i fruitori delle terme potevano spostarsi nelle sale adibite ai massaggi, che venivano praticati con oli e unguenti profumati e unguenti, i cui ingredienti venivano importati anche da paesi lontani.
 
In linea generale, sembra che le dimensioni e l'integrazione dello stabilimento nel paesaggio urbano fossero i criteri per distinguere i ''balnea'' dalle ''thermae'' dopo il I secolo. I primi erano stabilimenti privati ma aperti al pubblico, di piccole dimensioni e che si integravano al meglio negli spazi ridotti del tessuto urbano. Al contrario, le ''thermae'', da intendersi come le grandi terme imperiali, erano grandi stabilimenti, costruiti all'interno di vasti parchi e giardini circondati da portici che li separavano nettamente dai quartieri circostanti.<ref name=":27"/><ref name=":19">{{cita|Yegül 2014|p. 300}}.</ref>
==Patologie legate all'utilizzo delle terme==
[[Image:Tepidarium_Lawrence_Alma-Tadema_(1836-1912).jpg|thumb|left|Matrona romane nel [[Tepidarium]], da un dipinto di [[Lawrence Alma-Tadema]].]]
 
== Storia ==
Oltre alle controindicazioni igieniche, i continui sbalzi di temperatura cui erano sottoposti i frequentatori delle terme dall'acqua calda all'acqua fredda in rapida successione, potevano generare nei canali auricolari e nasali dei fruitori, delle neoformazioni ossee globulari (tipiche ancora oggi nei nuotatori), che potevano portare alla sordità o ad una deviazione del setto nasale (ne sono state riscontrate diverse durante lo studio di crani appartenuti ad antichi romani). Spesso anche gli [[schiavitù nell'antica Roma|schiavi]] addetti alle terme si ammalavano per il pesante lavoro.
=== Origini ===
{{vedi anche|Storia del termalismo|Bagni greci}}
[[File:Bagni greci di Gela, veduta dall'alto.jpg|min|[[Bagni greci di Gela]], veduta delle vasche]]
 
Nell'[[Italia pre-romana]], come altrove nella [[storia dell'umanità]], esistevano [[stazioni termali]] naturali le cui [[Terapia|doti curative]] erano note e apprezzate sin dall'[[Età del bronzo]] e fors'anche prima, quanto meno in [[Italia centrale]].<ref>{{cita libro|autore=Marco Pacciarelli|titolo=Acque, grotte e dei: 3000 anni di culti preromani in Romagna, Marche e Abruzzo|editore=Musei civici di Imola|anno=1997}}</ref> Delle offerte votive sono state rinvenute presso i pozzi o le sorgenti di località quali [[Latronico]],<ref>{{cita libro|autore=U. Rellini|titolo=La caverna di Latronico e il culto alle acque salutari nell'età del bronzo|anno=1916|editore=Hoepli|p=461|volume=XXIV|rivista=Monumenti antichi, pubblicati per cura della Reale Accademia dei Lincei}}</ref> [[Bertinoro]]<ref>{{cita libro|autore=A. Santarelli|titolo=Bertinoro. Scoperta preistorica nel fondo Panighina|rivista=Notizie degli Scavi|anno=1902|pp=541-553}}</ref> e altre località. Si deve poi citare la pratica di origine verosimilmente [[Protostoria|prostostorica]], se non addirittura [[Preistoria|preistorica]], dei bagni termali presso le vasche naturali e le cripto-piscine scavate dall'uomo nella zona dei [[Campi Flegrei]] cui accennano diversi autori classici.<ref group="a">{{cita|Vitruvio|II, 6, 2}}.</ref><ref group="a">{{cita|Cassio Dione|XLVIII, 50-51}}.</ref>
 
La forte presenza degli [[Antica Grecia|Antichi Greci]] nell'[[Italia meridionale]], fondamentalmente in [[Magna Grecia]] (areale in cui appunto si trovavano i predetti Campi Flegrei) e [[Storia della Sicilia greca|Sicilia]] (si veda il grande complesso dei [[bagni greci di Gela|bagni Gela]]),<ref>{{cita libro|lingua=|autore=Pietro Orlandini|titolo=Gela. Impianto greco di bagni pubblici presso l'ospizio|anno=1960|cid=Orlandini 1960|rivista=Notizie degli scavi}}</ref><ref>{{cita|Fagan 2001|pp. 415-416}}.</ref> favorì la diffusione del cosiddetto "bagno greco", che con i suoi elementi caratteristici (vasche, sistemi di riscaldamento e di erogazione dell'acqua) fu a tutti gli effetti l'antesignano delle ''thermae'' romane.<ref>{{cita|Yegül 1992|pp. 24-29}}.</ref><ref>{{cita|Fagan 2001|pp. 404-408}}.</ref><ref name=":45"/><ref name=":11">{{cita libro|lingua=en|autore=Margaret M. Miles|titolo=A Companion to Greek Architecture|editore=Wiley|anno=2016}}</ref><ref name=":12"/>
 
=== Le prime ''thermae'' repubblicane ===
 
I primi edifici termali romani comparvero tra [[IV secolo a.C.|IV]] e [[III secolo a.C.]], quando, in [[Storia della Repubblica romana (509-264 a.C.)|età repubblicana]], Roma si affermò quale potenza dominante nella [[Penisola italica]] e i suoi rapporti con la [[civiltà greca]] aumentarono. Le [[Terme Stabiane]] di [[Pompei (città antica)|Pompei]], per esempio, datano a quel periodo, quando cioè quell'importante centro della [[Pianura Campana]], già conteso tra Greci, [[Etruschi]] e [[Sanniti]], divenne romano. L'impianto termale appena citato si sviluppò, non a caso, intorno a un preesistente sito greco composto da un ''gymnásion'' dotata di bagni. Si trattava, inoltre, di una struttura privata.<ref>{{cita|Yegül 1992|pp. 61 e 373-374}}.</ref><ref>{{cita|Fagan 2001|pp. 408-414}}.</ref><ref name="Sovra">{{cita web|url=http://www.pompeiisites.org/Sezione.jsp?titolo=Terme+Stabiane+%28VII%2C2%29&idSezione=148|titolo=Le Terme Stabiane|accesso=20-02-2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140503184910/http://www.pompeiisites.org/Sezione.jsp?titolo=Terme+Stabiane+%28VII%2C2%29&idSezione=148|dataarchivio=3 maggio 2014|urlmorto=sì}}</ref><ref name=":20">{{cita|Sear 1998|p. 71}}.</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Monika Trümper [et al.]|titolo=Stabian Baths in Pompeii: New Research on the Development of Ancient Bathing Culture|rivista=RM|numero=125|anno=2019|pp=103-159}}</ref>
 
Tra III e [[II secolo a.C.]], mentre Roma combatteva le [[guerre puniche]] (264-146 a.C.), i contatti con i magno-greci s'intensificarono: la ''[[Polis|pólis]]'' di [[Elea-Velia]], celebre per i suoi bagni termali e la sua [[Scuola eleatica|scuola medico-filosofica]], divenne per esempio allora meta di turismo medico e termale da parte dei [[Patrizio (storia romana)|patrizi]] romani.<ref name=":37"/> Il grande successo di cui godettero da subito gli stabilimenti termali è ben testimoniato dal loro frequente restauro e rimaneggiamento. Le predette Terme Stabiane, in particolare, furono ristrutturate e ampliate una prima volta nel [[II secolo a.C.]] e nuovamente negli anni successivi.<ref name="Sovra"/>
 
[[File:Terme Stabiane WLM 022.JPG|min|sinistra|Lo spogliatoio femminile (''apodyterium'') nelle [[Terme Stabiane]] di [[Pompei (città antica)|Pompei]]]]
 
A cavallo tra II e [[I secolo a.C.]], nei travagliati decenni in cui ebbe luogo il [[Storia di Roma#L'età di Cesare|collasso della Repubblica romana]], i ''balnea'' (come anticipato, il termine ''thermae'' non era allora ancora in uso)<ref name=":50"/> assunsero la loro forma matura, quando, stando alla testimonianza di [[Plinio il Vecchio]],<ref group="a">{{cita|Plinio il Vecchio|IX, 168}}.</ref> un imprenditore di nome [[Gaio Sergio Orata]] (140-91 a.C.), i cui interessi gravitavano intorno ai Campi Flegrei, sfruttò la tecnologia greca dell'ipocausto per dotare gli stabilimenti termali della zona di locali riscaldati che permettessero la pratica del bagno di sudore.<ref name=":20"/><ref>{{cita|Fagan 2001|pp. 404-405}}.</ref><ref>{{cita|Angela 2007|p. 237}}.</ref><ref>{{cita libro|autore=Annarena Ambrogi|titolo=Labra di età romana in marmi bianchi e colorati|editore=L'Erma di Bretschneider|anno= 2005|ISBN= 88-8265-302-1|p=42, n. 158}}</ref> L'abbinamento dell'ipocausto parietale con le vetrate portò a una rapida trasformazione architettonica delle terme, divenute più ampie e luminose.<ref>{{cita|Yegül 2010|p. 86}}.</ref><ref name=":21">{{cita|Sear 1998|p. 72}}.</ref><ref name=":40">{{cita libro|lingua=fr|autore=Henri Broise|capitolo=Vitrages et volets des fenêtres thermales à l’époque impériale|titolo={{cita|Lenoir 1991|pp. 61-78}}}}</ref><ref name=":53"/> Fu proprio il modello dei ''balnea'' campano-laziale<ref>{{cita|Fagan 2001|pp. 421-424}}.</ref> che prese a diffondersi anzitutto nelle ''villae'' dei ricchi romani<ref>{{cita|Yegül 1992|pp. 48-91 e 377-380}}.</ref><ref>{{cita|Fagan 2001|pp. 418-419}}.</ref> e poi nelle [[Colonia romana|colonie]] che Roma andava fondando in Italia.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Inge Nielsen|anno=1999|capitolo=Early provincial baths and their relations to early Italic baths|titolo={{cita|DeLaine e Johnston 1999|pp. 35-44}}|}}</ref>
 
Nel corso del I secolo a.C., i ''balnea'' presero a essere costruiti presso il [[Foro (urbanistica)|foro]] nelle città dell'[[Italia romana]], come avvenne già a Pompei ed Ercolano<ref>{{cita|DeLaine 1999|p. 68 e n. 8}}.</ref><ref name=":8">{{cita libro|autore=Arnold De Vos|autore2=Mariette De Vos|titolo=Pompei, Ercolano, Stabia|anno=1982|editore=Editori Laterza|città=Roma|serie=Guide archeologiche Laterza|ISBN=|cid=De Vos e De Vos 1982}}</ref> ma anche a [[Cuma]], ''Fabrateria Nova'' (attuale [[Falvaterra]]), [[Comprensorio archeologico di Minturnae|Minturnae]], [[Nora (Italia)|Nora]] e [[Paestum]].<ref name=":0">{{cita|DeLaine 2019|p. 552}}.</ref> La diffusione degli stabilimenti è ben testimoniata dal fatto che l'architetto romano [[Vitruvio]] ne parla approfonditamente nel suo celebre ''[[De architectura]]'', risalente al 19 a.C., e che gli stessi compaiano nelle colonie romane germogliate al di fuori dell'[[Italia (regione geografica)|Italia]] e a nord del [[Po]]: su tutte, le terme del Foro di [[Augusta Praetoria]] (attuale [[Aosta]]).<ref name=":16">{{cita libro|autore=Alessandra Armirotti [et al.]|capitolo=Augusta Pretoria (Aosta): le terme del Foro|anno=2019|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 81-96}}|cid=Armirotti 2019}}</ref> A Roma, si contavano all'epoca non meno di 200 stabilimenti.<ref name=":22"/> Taluni complessi presero a essere realizzati anche presso le stazioni di sosta lungo le grandi [[strade romane]]<ref>{{cita libro|lingua=|autore=S. Corsi|titolo=Le strutture di servizio del cursus publicus in Italia. Ricerche topografiche ed evidenze archeologiche|città= Oxford|anno=2000}}</ref> e, a tale destinazione, si ritiene possa essere ricondotto l'impianto termale di Roma-La Cecchina.<ref>{{cita libro|autore=Federica Rinaldi|autore2= Ascanio D'Andrea|autore3=Fabrizio Vallelonga|capitolo=Roma, La Cecchina: le terme|anno=2019|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 331-349}}}}</ref> Altro dato fondamentale, sempre in questo periodo i ''balnea'', pur sempre di proprietà privata, in linea con l'[[evergetismo]] tipico delle classi romane abbienti, aprirono i loro servizi di bagni caldi, freddi e, a volte, [[Massaggio|massaggi]], al pubblico.
 
=== Le nascita delle terme imperiali ===
 
Con la creazione dell'impero da parte di [[Augusto]] (r. 27-14 a.C.), si registrarono i primi significativi cambiamenti. Anzitutto, il [[Storia di Roma#Roma augustea|nuovo regime]] e le élite che ne seguirono l'esempio, privilegiando fortemente il [[Teatro classico|teatro]] come mezzo di ristrutturazione della società, favorì lo sviluppo del fenomeno delle "terme-teatrali", come avvenne a ''[[Albintimilium]]'', [[Catania]], ''[[Florentia]]''<ref name=":36">{{cita libro|autore=Monica Salvini|autore2=Susanna Bianchi|autore3=Michele Bueno|capitolo=Florentia (Firenze): Le Terme di Piazza della Signoria|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 147-162}}|anno=2019}}</ref> e ''[[Telesia]]''. Fatto forse poi non previsto, le terme presero a diventare un potentissimo centro di aggregazione sociale per i romani, tanto che, nel corso del cosiddetto "Alto Impero" (27 a.C.-284), si verificò uno spostamento dal foro come fulcro principale della vita urbana verso le terme, in un modo che sarebbe stato inconcepibile prima dell'impatto delle terme imperiali a Roma, a partire da quelle di Agrippa.<ref name=":0"/>
 
[[File:Terme di tito pianta.png|min|Pianta delle [[Terme di Tito]]: giallo la ''Palaestra''; rosso i ''Calidarium''; viola il ''Tepidarium''; blu il ''Frigidarium'']]
 
Le summenzionate [[Terme di Agrippa]], inaugurate nel 12 a.C., furono appunto commissionate dal [[Albero genealogico giulio-claudio|genero di Augusto]], [[Marco Vipsanio Agrippa]] (63-12 a.C.), e si costituirono quale primo edificio termale pubblico dell{{'}}''Urbe''. Il complesso, pur ancora legato allo schema architettonico repubblicano, con ambienti cioè accostati senza uno schema preciso attorno a una grande sala circolare, fu allora notevole per dimensioni: un parallelepipedo con lati di 100 m e una ''natatio'' (piscina) centrale del [[diametro]] di 25 m. Alimentate dal neo-inaugurato acquedotto della ''[[Aqua Virgo]]'', queste terme, lasciate da Agrippa in eredità al popolo di Roma<ref group="a">{{cita|Cassio Dione|LIV, 29}}.</ref> e quindi, di fatto, le prime terme pubbliche vere e proprie, furono sistematicamente ristrutturate ed erano ancora in funzione nel [[V secolo]].<ref>{{cita|DeLaine 1992|p. 274}}.</ref><ref>{{cita|Gensheimer|p. 10}}.</ref>
 
A poca distanza dalle Terme di Agrippa, meno di un secolo dopo, l'imperatore [[Nerone]] (r. 54-68) fece erigere le [[Terme di Nerone|sue terme]], ritenute le prime ''thermae'' di "''tipo imperiale''",<ref group="N">In realtà, la massiccia ristrutturazione delle [[Terme di Nerone]] eseguita da [[Alessandro Severo]] (r. 222-235), sovrano nato dopo la codifica delle "grandi terme imperiali", tale che lo stabilimento prese da allora a essere noto come "Terme alessandrine", rende difficile valutare a pieno l'originalità dell'iniziale impianto neroniano - {{cita|Gensheimer|pp. 12-13}}.</ref> cioè con ambienti organizzati simmetricamente attorno a un asse centrale orientato nord-sud, impostate a una notevole scenograficità. Al centro si trovavano la ''natatio'' e le sale calde e fredde, affiancate da ambienti laterali, tra cui due [[Peristilio|peristili]] in funzione forse di palestre.<ref name=":44">{{cita libro|lingua=fr|autore=Luc Duret|autore2=Jean-Pierre Néraudau|titolo=Urbanisme et métamorphoses de la Rome antique|editore=Les Belles Lettres|anno=2001}}</ref> Il passo fu fondamentale, perché segnò il primato del ''princeps'' nell'evergetismo dei servizi pubblici (balneari in questo caso specifico). Si trattò di una pratica sistematicamente ripresa e ampliata dagli imperatori successivi.<ref name=":19"/><ref name=":51">{{cita pubblicazione| lingua=en| autore=Natascha Zajac| anno=1999| capitolo=The thermae: a policy of public health or personal legitimation?|titolo={{cita|DeLaine e Johnston 1999|pp. 99-105}}|}}</ref>
 
L'organizzazione simmetrica degli spazi e la monumentalità degli edifici fu subito ripresa dalla [[Dinastia flavia|dinastia dei Flavii]] (69-96), che scalzò i [[Giulio-claudi]] (27 a.C.-68 d.C.) dal potere, con le [[Terme di Tito]], inaugurate nel 80. In quella fase, si codificò la fusione del ''gymnásion'' con le terme vere e proprie e la sistemazione degli ambienti lungo un unico asse; il ''frigidarium'', di grandi dimensioni, divenne il centro assiale dell'impianto; l'intero complesso fu racchiuso in un recinto.
 
La portata ormai pan-europea dell'[[impero romano]], oltre che pan-mediterranea, favorì il diffondersi degli stabilimenti anche nelle ''[[Provincia (storia romana)|provincae]]'' in [[Europa continentale]] e nelle [[Isole britanniche]]: si considerino, tra le varie, anzitutto le [[terme romane di Gaujac]], nella [[Gallia Narbonense]], nel 20 d.C.;<ref>{{cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Jean Charmasson|titolo=Les thermes de l'oppidum de Gaujac (Gard)|rivista=Revue archéologique de Narbonnaise|volume=36|anno=2003|pp=133-176}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Jean Charmasson|titolo=Le thermes de l'oppidum Saint-Vincent de Gaujac (Gard)|rivista=Rhodanie|volume=110|anno=2009|pp=2-18}}</ref> poi le [[terme romane di Bath]], su di una preesistente stazione termale [[celti]]ca, in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]],<ref name=":41">{{cita libro|lingua=en|autore=Ian D. Rotherham|anno=2012|titolo=Roman Baths In Britain|editore=Amberley}}</ref><ref name=":42">{{cita web| lingua=en|url=http://www.bathnes.gov.uk/worldheritage/2.3Des.htm|titolo=City of Bath World Heritage Site Management Plan|sito=Bath and North East Somerset|accesso=2 novembre 2007| urlarchivio= https://web.archive.org/web/20070614100836/http://www.bathnes.gov.uk/worldheritage/2.3Des.htm|dataarchivio=14 giugno 2007|urlmorto=sì}}</ref> e le terme dell'importante centro gallo-romano di ''[[Caesarodunum]]'' (attuale [[Tours]]),<ref name=":47">{{Cita testo|lingua=fr|autore=Pierre Audin|titolo = Tours à l'époque gallo-romaine|editore = Alan Sutton|città = Saint-Cyr-sur-Loire|anno= 2002|ISBN = 2 842 53748 3|cid = Audin 2002}}</ref> entrambe nel decennio 60-70 d.C.; sempre in epoca giulio-claudia, le terme di [[Caesaraugusta]] (attuale [[Saragozza]])<ref>{{cita libro|lingua=es|autore=Miguel Beltrán Lloris|autore2=Guillermo Fatás Cabeza|titolo=Historia de Zaragoza, vol. 2. César Augusta, ciudad romana|città=Saragozza|editore=Ayuntamiento-Caja de Ahorros de la Inmaculada|anno=1998|ISBN=84-8069-145-X}}</ref> e di [[Carthago Nova]].<ref>{{cita libro|lingua=es|autore=M. Madrid Balanza|autore2=M. Pavía Page|autore3=J.M. Noguera Celdrán|titolo=Las termas del puerto de Carthago Nova: un complejo augusteo de larga duración, en 2.<sup>on</sup> Congrés Internacional d'Arqueologia i món antic|volume= 2|anno=2014|città=Tarragona| pp=15-23}}</ref> La costruzione delle ''thermae'' non era precipua solo delle città, ma pure degli accampamenti legionari (lat. ''[[castra]]'') fissi che presidiavano in pianta stabile la lunga linea di confine tra l'impero e il mondo non-romano, il cosiddetto "''[[Limes (storia romana)|Limes]]''". È questo il caso delle terme trovate presso l'accampamento legionario del [[Cilurnum]] lungo il [[Vallo di Adriano]], di [[Isca Augusta]] (attuale [[Caerleon]], in [[Galles]])<ref name=":29">{{Cita libro|lingua=en|autore=Jeremy K. Knight|titolo=Caerleon Roman Fortress|anno=1988|editore=Cadw|città=Cardiff}}</ref> o di [[Abusina]]<ref>{{cita libro|lingua=de|autore=Jörg Fassbinder [et al.]|titolo=Das Archäologische Jahr in Bayern 2009|anno=2010|città=Stoccarda|pp=92-95|capitolo=Geophysikalische Prospektion im Kastell und Vicus Eining}}</ref> e [[Biriciana]]<ref>{{cita libro|lingua=de|autore=Ute Jäger|titolo=Römisches Weißenburg. Kastell Biriciana, Große Thermen, Römermuseum|anno=2006|editore=Verlag Walter E. Keller [e] Gelbe Taschenbuch-Führer|città=Treuchtlingen [e] Berlino|ISBN=3-934145-40-X}}</ref> (attuali [[Eining]] e [[Weißenburg in Bayern|Weißenburg]], entrambe in [[Baviera]]).
 
La vivida descrizione della Roma del I secolo trasmessa dalle poesie di Marziale conferma invece il persistere di lussuose ''balneae'' nelle case dei romani abbienti. Descrivendo il ''balnea'' di tale Tucca, il poeta parla di [[Marmo|marmi]] importati dalla Grecia, dall'[[Africa (provincia romana)|Africa]] e dalla [[Frigia]].<ref name=":3" group="a"/>
 
=== Lo zenit: le "grandi terme imperiali" ===
 
[[File:Trajansthermen.jpg|min|sinistra|Resti di una delle [[esedra|esedre]] delle [[Terme di Traiano]], le prime "grandi terme" di Roma]]
 
Con le [[Terme di Traiano]], inaugurate nel 109 sull'[[Esquilino]] dall{{'}}''[[optimus princeps]]'' (r. 98-117), il più grande edificio termale dell'epoca, principiano gli stabilimenti balneari del cosiddetto "''grande tipo imperiale''",<ref>{{cita|Gensheimer|p. 12}}.</ref> non a caso nel contesto in cui origina l'arte imperiale romana vera e propria.<ref>{{Cita|Bianchi Bandinelli 2005|v. I, p. 223 e ss}}.</ref> L'impianto delle ''thermae'' traianee era composto da due distinte parti, ovvero un recinto di 330x315 m e un corpo centrale di 190x212 m. Il recinto, probabilmente un'invenzione dell'architetto [[Apollodoro di Damasco]] (50/60-130),<ref name="Bandinelli2005p268">{{Cita|Bianchi Bandinelli 2005|v. I, p. 268}}.</ref> delimitava la piattaforma sulla quale era costruito il complesso. Rettangolare, racchiudeva al suo interno un'ampia area verde scoperta, identificata con una grande ''palaestra'' dotata di giardino bordato di camminamenti (lat. ''xystus''); era porticato su tre lati, con ambienti destinati ad attività sociali e culturali, e sul quarto lato (sud-ovest) aveva un'imponente [[esedra]] gradinate a guisa di un teatro forse per assistere alle gare ginniche che si svolgevano nella ''palaestra''.<ref>{{cita libro|autore=R. Volpe|capitolo=Le Terme di Traiano e la ξυστιχή σύνοδος|titolo=Res Bene Gestae. Ricerche di storia urbana su Roma antica in onore di Eva Margareta Steinby|anno=2007|pp=428-528}}</ref> L'edificio principale, al centro del recinto, era un blocco rettangolare chiuso, con un'entrata monumentale sul lato nord. Dall'ingresso, le aule termali erano disposte in sequenza lungo l'asse centrale: la ''natatio'', il ''frigidarium'', il ''tepidarium'' e infine il ''calidarium''. Intorno a questo asse erano distribuiti simmetricamente tutti gli altri ambienti, ad esempio gli spogliatoi e le palestre.<ref name=":1">{{cita libro|lingua=de|autore=K. De Fine Licht|titolo=Untersuchungen an den Trajansthermen zu Rom|anno=1974|volume=Suppl. 7|rivista=Analecta Romana Instituti Danici}}</ref> Il complesso era decorato da un ricco corredo statuario la cui preziosità ne faceva un museo.<ref name=":34"/>
 
Decine di stabilimenti termali seguitavano nel frattempo a sorgere non solo a Roma stessa (se ne sarebbero contati più di 800 nel [[III secolo]]),<ref name=":23">{{cita|Richardson 1992|p. 386.1}}.</ref> ma anche nelle varie ''provincae'' dell'impero romano, spesso in un susseguirsi di ristrutturazioni, aggiunte e ampliamenti. A [[Ostia (città antica)|Ostia]], un primo impianto termale fu realizzato ai tempi di Claudio, poi sostituito dalle ''thermae'' di [[Domiziano]] (r. 81-96) e infine di [[Adriano]] (r. 117-138).<ref>{{Cita libro|autore2=Lorenzo Lazzarini|titolo=Ostiensium marmorum decus et decor: studi architettonici, decorativi e archeometrici|url=https://www.google.it/books/edition/Ostiensium_marmorum_decus_et_decor/wLI0DaOOxVoC?hl=it&gbpv=1|anno=2007|editore=L'Erma di Bretschneider|cid=Pensabene-Lazzarini|ISBN=8882653455|autore1=Patrizio Pensabene}}</ref> Più lontano dal centro di potere dell'impero, le terme si diffusero non prima del II secolo. Tra le varie, si segnalano a [[Parigi]], allora ''[[Lutezia|Lutetia]]'', le terme costruite tra II e III secolo (si vedano le [[terme di Cluny]]),<ref name=":46">{{cita libro|lingua=fr|autore=Jean-Pierre Adam [et al.]|titolo=Les Thermes antiques de Lutèce|anno=1996|editore=Réunion des Musées Nationaux|città=Parigi|ISBN=978-2711833436}}</ref> le più o meno coeve [[terme romane di Varna]] ([[Bulgaria]]) e quelle di [[Bosra]] ([[Siria]]), capitale della [[Arabia (provincia romana)|Provincia arabica]],<ref name=":43">{{cita libro|autore=Alfonso Anania [et al.]|titolo=Siria, viaggio nel cuore del Medio Oriente|anno=2009|editore=Polaris|pp=219-236}}</ref> o le [[Terme di Antonino|terme]] di [[Cartagine]] ([[Tunisia]]), le più grandi delle [[Africa (provincia romana)|province africane]],<ref>{{cita|Thébert|p. 307}}.</ref> inaugurate dall'imperatore [[Antonino Pio]] (r. 138-161) nel 162. Gli imperatori non trascurarono di far realizzare lussuosissimi ''balnea'', in realtà vere e proprie ''thermae'', nelle loro residenze private. Già Domiziano aveva dotato di terme la sua ''[[Villa di Domiziano (Castel Gandolfo)|villa]]'' sui [[Colli Albani]].<ref>{{cita libro|Giuseppe|Lugli|La villa di Domiziano sui Colli Albani: parte II|1920|Maglione & Strini|[[Roma]]|cid=Lugli 1920|p=25}}</ref> Di sicura committenza imperiale (forse già giulio-claudia) furono le [[Terme sommerse di Punta Epitaffio]], vicino a Baia. Traiano, dal canto suo, dotò molto probabilmente di terme la sua ''[[Villa di Traiano|villa]]'' alle falde del [[Monte Altuino]],<ref>{{cita libro|curatore=Maria Grazia Fiore Cavaliere| curatore2=Zaccaria Mari|titolo=Villa di Traiano. Il recupero di un grande monumento|città=Tivoli|anno=2003|cid=Fiore Cavalieri e Mari 2003|p=7}}</ref> È dato invece per certo che Adriano lo fece per la sua celebre ''[[Villa Adriana|villa]]'' a [[Tivoli]].<ref>{{cita|Watkin 2005|p. 50}}.</ref>
 
[[File:Baths of Caracalla, facing Caldarium.jpg|min|Le [[Terme di Caracalla]]]]
 
Imperatore ricordato per la sua attenzione all'architettura, il summenzionato Adriano non legò il suo nome all'erigenda di un nuovo complesso, quanto piuttosto al restauro di edifici preesistenti: a Roma, su tutte, restaurò massicciamente le Terme di Tito.<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Adriano", XIX}}.</ref> Il primato monumentale delle terme traianee fu pertanto superato solo dalle [[Terme di Caracalla]], inaugurate sul Piccolo [[Aventino]] nel 216, il cui recinto, esedre comprese, misurava 337×406 m e il corpo centrale 114×220 m,<ref>{{cita|Staccioli 2002|pp. 508 e ss}}.</ref> estese su di una superficie complessiva di 20 ettari e capaci di ospitare 1600 persone.<ref name=":5">{{cita|Watkin 2005|p. 57}}.</ref><ref>{{cita libro|autore=[[Giuseppe Lugli]]|titolo=Le terme di Caracalla|anno=1962|editore=|città=Roma|cid=Lugli 1962}}</ref> Lo stabilimento, con il suo accesso dedicato tramite via Nova, probabilmente alberata,<ref>{{cita|Lugli 1962|p. 5}}.</ref> divenne presto famoso per il suo sfarzo e il ricco corredo statuario.<ref name=":10"/><ref name=":17">{{cita libro|lingua=en|autore=M. Marvin|titolo=Freestanding sculptures from the Baths of Caracalla|anno=1983|pp=347-384|rivista=American Journal of Archaeology|numero=87}}</ref> Il colossale impianto sull'Aventino fu il fiore all'occhiale d'una serie di fondazione, rifondazioni e ristrutturazioni termali che caratterizzarono l'evergetismo della [[dinastia dei Severi]] (193-235). Già il padre di Caracalla, [[Settimio Severo]] (r. 193-211), aveva per esempio ristrutturato ''thermae'' a ''[[Leptis Magna]]'', [[Bisanzio]] (i celebri [[Bagni di Zeusippo]]).<ref name=":31">{{cita pubblicazione|lingua=de|autore=Reinhard Stupperich|anno=1982|titolo=Das Statuenprogramm in den Zeuxippos-Thermen. Überlegungen zur Beschreibung durch Christodoros von Koptos|url=https://archiv.ub.uni-heidelberg.de/propylaeumdok/283/|rivista=Istanbuler Mitteilungen|volume=32|pp=210-235}}</ref>
 
La degenerazione socio-politica dell'[[anarchia militare]] (235-284) non fece scemare la passione romana per i bagni pubblici, tanto che l'imperatore [[Decio]] (r. 249-251) fece costruire sull'Aventino nuove sontuose [[Terme Deciane|terme]], seppur destinante a un'utenza ridotta ed elitaria. In seguito, le [[Terme di Diocleziano]], inaugurate nel 306, ripresero lo schema delle terme traianee e severiane e, con dimensioni leggermente maggiori a quelle di Caracalla (370x380 m), ottenendo il primato di maggior edificio termale esistente.<ref name=":6"/> Le successive [[Terme di Costantino]], inaugurate sul [[Quirinale (colle)|Quirinale]] nemmeno un decennio dopo (315), ebbero dimensioni piuttosto ridotte e quindi probabilmente, come già valso per le terme deciane, apparivano una destinazione elitaria. Erano praticamente limitate al solo edificio balneare con pochi annessi, prive dei porticati che avevano caratterizzato i grandi modelli precedenti.<ref name=":33">{{cita|Staccioli 2002|pp. 218-222}}.</ref>
 
[[File:Trier Kaiserthermen Modell.jpg|min|sinistra|Modello delle [[Terme Imperiali (Treviri)|Terme di Treviri]]]]
 
La complessa situazione politica dell'impero romano in quegli anni, con la creazione della [[Tetrarchia]] e quindi lo sbocciare, entro i confini dell'Impero, di varie capitali, favorì lo sviluppo di grandi complessi terminali di committenza imperiale al di fuori di Roma. Si pensi alle [[Terme Erculee]] di ''[[Mediolanum]]'' (attuale [[Milano]]) erette da [[Massimiano]] (r. 286-305),<ref>{{cita libro|autore=Andrea Parodi|capitolo=Mediolanum (Milano): Le Terme Erculee|anno=2019|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 223-231}}|cid=Parodi 2019}}</ref><ref name=":7">{{cita libro|autore=Anna Ceresa Mori|curatore=Gemma Sena Chiesa|titolo=Milano capitale dell'Impero romani (286-402): Catalogo della Mostra|anno=1990|città=Milano|capitolo=Milano (Mediolanum): le terme|cid=Mori 1990}}</ref> alle [[Terme Imperiali (Treviri)|Terme di Treviri]] (il cui corpo centrale di 145x250 m superava in dimensioni le Terme di Caracalla) volute da [[Costanzo Cloro]] (r. 293-305),<ref name=":48">{{cita libro|lingua=de|autore=Klaus-Peter Goethert|capitolo=Kaiserthermen|titolo=Rettet das archäologische Erbe in Trier. Zweite Denkschrift der Archäologischen Trier-Kommission|serie=Schriftenreihe des [[Rheinisches Landesmuseum Trier|Rheinischen Landesmuseums Trier]]|volume=31|città=Treviri|anno= 2005|ISBN= 978-3-923319-62-6|p=81}}</ref> alle [[Terme di Costantino (Arles)|Terme di Arles]] volute da suo figlio [[Costantino I]] (r. 306-337),<ref>{{Cita libro|lingua=fr|autore=Marc Heijmans|autore2=Jean-Maurice Rouquette|autore3=Claude Sintes|titolo=Arles antique|ed=Centre des monuments nationaux|collana=Guides archéologiques de la France|anno=2006|p=136|ISBN=978-285822-895-9}}</ref> che fu anche promotore di un restauro dei Bagni di Zeusippo a Bisanzio, divenuta nel frattempo la "Nuova Roma" (330) e ribattezzata [[Costantinopoli]], ormai entranti a far parte del complesso del [[Gran Palazzo]].<ref name=":31"/>
 
Gli imperatori seguitarono poi a far realizzare terme nei loro palazzi, su tutti, l'esempio dell'impianto termale nell'enorme [[Palazzo di Diocleziano|palazzo-caserma di Diocleziano a Spalato]] ([[Croazia]]). Una simile tendenza venne ripresa, in generale, dalle ''élite'' dell'impero: così nella [[villa romana del Casale]], attribuita al burocrate costantiniano [[Lucio Aradio Valerio Proculo]] († post-352), nelle campagne di [[Piazza Armerina]] ([[Sicilia]]), in realtà più un ''palacium'' in miniatura che una ''villa rustica'', sono presenti delle terme;<ref>{{Cita libro|titolo=Filosofiana. La Villa del Casale di Piazza Armerina. Immagine di un aristocratico romano al tempo di Costantino|autore=A. Carandini|autore2=A. Ricci|autore3=M. De Vos|città=Palermo|anno=1982}}</ref> un'importante struttura termale, più o meno coeva, è stata rinvenuta anche presso [[Capo d'Orlando]] (Sicilia), le cosiddetto "[[Terme di Bagnoli]]";<ref>{{cita web|1=http://csten.it/turismo2/index.php/arte-e-cultura/terme-di-bagnoli|2=Terme di Bagnoli|accesso=9 aprile 2013|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20130511173001/http://csten.it/turismo2/index.php/arte-e-cultura/terme-di-bagnoli|dataarchivio=11 maggio 2013|urlmorto=sì}}</ref> strutture termali compaiono infine nelle ville tardoantiche di ''Leptis Magna'' affacciate sul mare.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=R.G. Goodchild|titolo= The Unfinished «Imperial» Baths of Lepcis Magna|rivista=Libya Antiqua|volume=II|anno=1965|pp=15-27, tavv. II-VIII}}</ref>
 
=== La fine e il lascito: le terme bizantine e gli ''hammam'' ===
 
La secolare tradizione termale romana seguì le sorti dell'impero. Nelle regioni europee occidentali e settentrionali, il collasso del potere centrale romane portò rapidamente a mutamenti socio-politici di pesante impatto sull'urbanistica e la vita quotidiana di quelle province dell'impero. Così, a titolo di esempio, quando le legioni di stanza in Britannia presero a essere sistematicamente ricollocate in Europa per combattere nelle numerose guerre civili del III e IV secolo, i bagni costruiti nelle città e soprattutto negli accampamenti caddero in disuso, come fu il caso delle ''thermae'' di Isca Augusta.<ref name=":29"/>
 
La divisione dell'impero in due distinte entità geopolitiche alla morte di [[Teodosio|Teodosio I]] nel 395 accelerò il declino degli stabilimenti termali quanto meno nell'[[Impero romano d'Occidente]], in ragione degli stravolgimenti politici causati dalle [[invasioni barbariche del V secolo]] e dalla nascita dei [[regni romano-barbarici]]: si pensi a quando, nel 410, le legioni romane [[Partenza dei romani dalla Britannia|abbandonarono la Britannia]], le terme presenti sull'isola, anche la struttura di Bath a ''[[Londinium]]'', entrarono in disuso e poi caddero in sfacelo;<ref name=":41"/><ref name=":42"/> in Gallia, gli stabilimenti termali di ''Caesarodunum'' erano già in disuso causa la fortificazione della città,<ref name=":47"/> mentre le terme parigine, ove già era stato incoronato l'anti-imperatore [[Flavio Claudio Giuliano]] (r. 361-363), servirono da palazzo al [[re franco]] [[Childeberto I]] (r. 511-558) e a vari altri monarchi nel corso dell'[[Alto Medioevo]];<ref name=":46"/> in Germania, le terme imperiali di [[Treviri]] erano già state trasformate in una caserma nel 360 e successivamente in una fortezza,<ref name=":48"/> mentre taluni stabilimenti, come quello di [[Terme romane di Badenweiler|Badenweiler]],<ref>{{cita libro|lingua=de|autore=Holger Sonnabend|titolo=Unter der Herrschaft der Caesaren|editore=G. Braun Buchverlag|anno=2012|ISBN=9783765084065|pp=171-172}}</ref> erano già stati abbandonati o distrutti durante le [[invasioni barbariche del III secolo]].
 
[[File:Qusayr Amra.jpg|min|[[Qusayr Amra]] ([[VIII secolo]]), il più celebre dei [[castelli del deserto]], contiene un ''balneus'' con soffitto a triplice volta romano-bizantino (sul fondo)]]
 
Nell'[[Impero romano d'Oriente]], entro i cui confini si trovavano, a partire dalla seconda metà del [[V secolo]], le città più popolose dell'ecumene romano (Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Antiochia di Siria, [[Tessalonica]]), le ''thermae'' rimasero un importante punto di riferimento nelle città fino a circa la metà del [[VI secolo]], quando ormai l'Impero d'Oriente era divenuto [[Impero bizantino]] per opera del ''[[basileus]]'' (imperatore bizantino) [[Giustiniano I]] (r. 527-565), restauratore dei Bagni di Zeusippo dopo la devastante [[rivolta di Nika]] del 532<ref name=":31"/> Terminata l'[[Dinastia giustinianea|epoca giustinianea]] (518-602), la costruzione di nuovi impianti termali diminuì e quelli esistenti furono gradualmente abbandonati, venendo spesso riutilizzati per scopi militari.<ref>{{Cita libro|lingua=en|autore=Michal Zytka|url=https://books.google.it/books?id=6nGPDwAAQBAJ|titolo=A Cultural History of Bathing in Late Antiquity and Early Byzantium|editore=Routledge|anno=2019|ISBN=978-03-676-7145-7}}</ref><ref>{{Cita libro|lingua=en|autore=Albrecht Berger|titolo=Bathing Culture of Anatolian Civilizations: Architecture, History, and Imagination|editore=Peeters|anno=2011|ISBN=978-90-429-2439-0|curatore=Nina Ergin|pp=49-64|capitolo=Baths in the Byzantine Age}}</ref><ref>{{Cita libro|lingua=en|autore=Sadi Maréchal|titolo=Public Baths and Bathing Habits in Late Antiquity: A Study of the Evidence from Italy, North Africa and Palestine A. D. 285-700|editore=Brill|anno=2020|ISBN=978-90-044-1872-1}}</ref> I riferimenti a ''thermae'' e ''balnea'' anche posteriori comunque persistettero, in un contesto in cui, venuta meno la grande affluenza popolare agli stabilimenti, persisteva un utilizzo delle ''élite'' di strutture meno monumentali: per esempio, si sa che il ''basileus'' [[Costante II]] (r. 641-668) fu assassinato mentre si trovava in un non precisato stabilimento termale a Siracusa (forse le [[Terme di Dafne]]).<ref group="a">{{cita libro|lingua=grc|autore=[[Teofane Confessore]]|titolo=Χρονογραφία|titolotradotto=Cronografia|volume=I, 535|anno=810-815}}</ref><ref>{{cita|Yegül 1992|pp. 314-349}}.</ref>
 
Nel frattempo, l'espansione dell'[[Islam]] nel [[Medioriente]] e nel [[Nord Africa]] già romani tra [[VII secolo|VII]] e [[VIII secolo]], mise il neonato ecumene musulmano a diretto contatto con il termalismo romano, mediato dai bizantini: si pensi al già citato caso delle terme di Bosra.<ref name=":43"/> La pratica ebbe una rapida diffusione presso le società islamiche, portando allo sviluppo degli ''[[hammam]]'' ([[lingua araba|ar]]. حمّام, ''ḥammām''), anzitutto rinvenuti nei [[castelli del deserto]] dei primi [[Califfo|califfi]], ancora in uso seppur molto differenti dalle ''thermae'' perché, sulla falsariga delle ''thermae'' bizantine, luoghi appartati, lontani dalla mondanità e dalla pratica ginnica che avevano invece caratterizzato gli stabilimenti romani.<ref name=":30">{{Cita web|lingua=en|autore=Elizabeth Williams|url=https://www.metmuseum.org/toah/hd/bath/hd_bath.htm|titolo=Baths and Bathing Culture in the Middle East: The Hammam|sito=The Met’s Heilbrunn Timeline of Art History|anno=2012|editore=The Metropolitan Museum of Art|accesso=30 luglio 2023}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Mohammed Hocine Benkheira|anno=2003|titolo="La maison de Satan" Le hammâm en débat dans l'islam médiéval|rivista=Revue de l'histoire des religions|volume=220|numero=4|pp=391-443|doi=10.3406/rhr.2003.922}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=fr|autore=Georges Marçais|anno=1954|titolo=L'architecture musulmane d'Occident|città=Parigi|editore= Arts et métiers graphiques}}</ref><ref name=":59">{{cita|Yegül 1992|pp. 324-339}}.</ref>
 
In controtendenza rispetto al resto dell'Impero occidentale, Roma, l'Italia in generale, mantenne viva l'antica tradizione termale ben oltre il V secolo. Nell{{'}}''Urbe'' che solo dopo il [[Sacco di Roma (455)|Sacco del 455]] a opera dei [[Vandali]] era decaduta dal primato di città più popolosa dell'impero, gli impianti termali restarono invece in uso almeno sino al [[VI secolo]] inoltrato. Ricordiamo anzitutto che, tra gli edifici oggetto di restauro dopo il [[Sacco di Roma (410)|Primo sacco del 410]] a opera dei [[Visigoti]], figuravano le Terme di Costantino sul Quirinale.<ref name=":33"/> Una successiva campagna di ristrutturazioni su vasta scala, coinvolgente acquedotti, terme, basiliche, ecc., non solo a Roma ma anche in altre importanti città italiane come Milano, [[Verona]], [[Como]] e [[Ravenna]], fu promossa da [[Teodorico]] (r. 474-526), il [[Regni romano-barbarici|sovrano romano-barbarico]] che riuscì quasi ad assoggettare l'intero parte occidentale dell'ex-Impero romano<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Mark J. Johnson|titolo=Toward a History of Theoderic's Building Program|rivista=Dumbarton Oaks Papers|anno=1988|volume=42|pp=73-96|doi=10.2307/1291590 }}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Jonathan J. Arnold|titolo=Theoderic and the Roman Imperial Restoration|editore=Cambridge University Press|anno=2014|ISBN=978-1-107-05440-0}}</ref> e che si fece costruire un ''palacium'' a [[Galeata]] ([[Forlì]]) dotato di terme.<ref>{{cita web|url=http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/galeata/terme_teodorico.htm|titolo=L'area archeologica della Villa di Teodorico a Galeata (Forlì-Cesena)|autore=Sandro De Maria|autore2=Riccardo Villicich|sito=SABAP-BO}}</ref> Le enormi terme di Caracalla e Diocleziano restarono così in uso fino al 537, quando la distruzione degli acquedotti di Roma durante l'[[Assedio di Roma (537-538)|assedio ostrogoto]] del 537-538 compiuto nel contesto della [[Guerra gotica (535-553)|guerra gotica]] (535-553) rese i grandi complessi termali imperiali inutilizzabili.<ref group="a">{{cita libro|lingua=grc|autore=[[Procopio di Cesarea]]|titolo=Ιστορια|titolotradotto=[[Storia delle guerre]]|anno=550-551|volume=V, 19|}}</ref><ref>{{cita|Lugli 1962|p. 6}}.</ref>
 
Come valso per Roma, anche a Costantinopoli i bagni pubblici continuarono a esistere senza interruzione per tutta la durata dell'Impero bizantino sino alla [[Assedio di Costantinopoli (1453)|conquista della città da parte dei Turchi]] [[Assedio di Costantinopoli (1453)|(1453)]] che, a loro volta, li mutarono in ''ḥammām'' e li resero più grandiosi e splendidi.<ref name=":45"/>
 
== Architettura ==
 
Come anticipato, una delle più evidenti prove della massiccia diffusione delle terme nel mondo romano è certo l'esplicita e accurata descrizione della relativa tecnica edilizia nel ''De architectura'' di Vitruvio. Analizzando il gran numero di ''thermae'' e ''balnea'' sopravvissuto sino ai giorni nostri, gli studiosi sono portati a supporre che esistesse una categoria d'architetti specializzati nella loro progettazione e realizzazione, in grado di operare ovunque, nell'Impero, ci fosse una commissione,<ref name=":38"/> a prescindere dalle indubbie problematiche di gestione del rapporto tra lo stabilimento e le strutture preesistenti, come si approfondirà a breve.<ref name=":39"/> Allo stesso modo, la somiglianza tecnica tra talune terme parte di grandi progetti urbani (raffrontiamo per esempio ''Florentia''<ref name=":36"/> e ''[[Forum Sempronii]]'')<ref>{{cita libro|autore= Oscar Mei [et al.]|capitolo=Forum Sempronii (Fossombrone, PU): L'edificio termale|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 163-174}}|anno=2019}}</ref> potrebbe indicare una qualche connessione tra i costruttori e i fornitori di materiali da costruzione.<ref name=":38">{{cita|DeLaine 2019|p. 553}}.</ref> Di questi architetti, salvo alcune rarissime eccezioni come il già citato Apollodoro di Damasco, al servizio di Traiano, non se ne conoscono purtroppo i nomi.
 
=== Considerazioni architettonico-archeologiche ===
 
[[File:Palaestra Terme di Nettuno Ostia Antica 2006-09-08 n2.jpg|min|sinistra|La ''palaestra'' delle [[Terme di Nettuno (Ostia)]], uno dei locali termali più facilmente identificabili]]
 
A differenza della maggior parte degli edifici pubblici romani, quali i [[Tempio romano|templi]], i [[Teatro romano (architettura)|teatri]] o gli [[Anfiteatro|anfiteatri]], le ''thermae'', pur ritenute tra gli stessi forse le più iconiche,<ref name=":9"/> sono strutture complesse da studiare in ragione del loro assetto architettonico variabile. Il grosso degli stabilimenti ebbe poi una vita eccezionalmente complessa oltre che, spesso, lunga, declinatasi in una teoria di ricostruzioni, ampliamenti, riduzioni, modifiche planimetriche, riparazioni tecnologiche e rifacimenti della decorazione: è così per le terme di Cuma o di Vada Volterrana. A complicare il quadro, non mancarono casi di ''thermae'' prima abbandonate e poi riutilizzate. Da un punto di vista archeologico, ciò si traduce nella difficoltà d'identificare rapidamente una struttura termale, laddove invece ciò è piuttosto facile nel caso di un tempio o un teatro. Come nello scenario delle predette Terme Erculee, le regole di simmetria raramente aiutano, malgrado la committenza imperiale. Le prove frammentarie meticolosamente assemblate da una varietà di documenti disparati hanno lasciato molti interrogativi aperti, sia pur avendo fortuitamente fornito numerose conferme della pianta essenzialmente simmetrica.<ref>{{cita|Parodi 2019|pp. 224-225 e 229-230}}.</ref> Per ricostruire l'intera pianta e ancor più per comprendere il funzionamento completo di qualsiasi complesso termale, l'archeologia necessita ancora oggi dell'edificio completo da cui partire.<ref>{{cita|DeLaine 2019|pp. 549-550}}.</ref>
 
Le planimetrie di alcune ''thermae'', come le terme di ''[[Priverno#Storia|Privernum]]''<ref>{{cita libro|autore= Carla Maria Amici|autore2= Margherita Cancellieri|capitolo=Privernum (Priverno, LT): Le terme di età imperiale|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 315-329}}|anno=2019}}</ref> o le terme meridionali di Elea-Velia,<ref name=":37">{{cita libro|autore= Maria Tommasa Granese|autore2=Rosalba De Feo|autore3=Emmanuele Pontrandol|capitolo=Velia (Ascea, SA): Le terme del quartiere meridionale|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 480-491}}|anno=2019}}</ref> furono chiaramente condizionate da strutture preesistenti o tracciati stradali, in un modo che non sarebbe quasi mai accaduto con la maggioranza degli altri edifici pubblici (ivi incluse le grandi terme imperiali presentate poc'anzi), per la cui realizzazione lo spazio dell'erigenda sarebbe stato opportunamente "bonificato". Purtuttavia, restando sui casi specifici appena citati, laddove a ''Privernum'' lo stabilimento si articolò su di una struttura frammentaria, a Elea-Velia si riuscì a seguire un progetto coerente.<ref name=":39">{{cita|DeLaine 2019|p. 550}}.</ref> L'analisi dell'interazione tra lo stabilimento balneare e il circostante tessuto urbano rivela poi spesso adattamenti singolari. Nelle [[Terme di Nettuno (Ostia)]], per esempio, i piani superiori dei lati sud e ovest del complesso dovevano ospitare [[Appartamento|appartamenti]] in affitto, serviti da scale indipendenti aperte sulle strade e collocate tra i diversi ambienti;<ref name="Romano">{{cita pubblicazione|autore=Gabriele Romano|anno=2005|titolo=Le Terme del Nettuno di Ostia antica|rivista=Forma Urbis|volume=X|url=https://www.academia.edu/9943037/Le_Terme_del_Nettuno_di_Ostia_antica_in_Forma_Urbis_X_7_8_2005_pp_11_18|pp. 11-18}}</ref> intrigante è sotto questo aspetto la disposizione delle terme di ''[[Paestum]]'', incastrate in uno stretto reticolo stradale su cui affacciavano diverse ''[[taberna]]e''.<ref name=":49"/>
 
Come anticipato, quanto sopra affermato non vale per le grandi terme imperiali in Roma, per la cui realizzazione la committenza autocratica non si fece scrupolo d'avviare faraonici lavori di [[sbancamento]] dei [[Sette colli di Roma|Sette Colli]] e di stravolgimento sia del preesistente reticolo urbano sia del tessuto stradale. Esemplificativo fu il lavoro di demolizione coordinato da Apollodoro di Damasco per costruire le Terme di Traiano a discapito dell'ormai semidistrutta ''[[Domus Aurea]]'' neroniana e degli edifici/spazi circostanti.<ref>{{cita|Angela 2007|p. 252}}.</ref> La committenza imperiale non era però di per sé stessa garante di adesione alla rigorosa disposizione spaziale. Le [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]] nei ''[[Castra Albana]]'' ([[Albano Laziale]]), sorte su edifici preesistenti, non rispettano infatti l'asse planimetrico delle grandi terme commissionate dallo stesso principe sull'Aventino.<ref name=":15"/>
 
=== Stile architettonico ===
[[File:Bath of Caracalla Rome 2011 6.jpg|min|Gli enormi archivolti delle Terme di Caracalla]]
[[File:Columnes1.jpg|min|sinistra|Le colonne del ''frigidarium'' delle [[Terme di Antonino]] ([[Cartagine]])]]
 
Le ''thermae'' in generale e le grandi terme imperiali in particolare sono un buon esempio della manipolazione spaziale tipica dell'architettura imperiale romana.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Frank E. Brown|anno=1954|titolo=Roman Architecture|rivista=College Art Journal|volume=17, fascicolo 2|pp=105-114|editore=College Art Association|doi=10.2307/774050}}</ref> La volontà degli architetti, nata in epoca neroniana,<ref>{{Cita|Bianchi Bandinelli 2005|v. I, p. 173}}.</ref> era trasmettere, all'interno dell'edificio, l'impressione di una vasta quantità di spazio aperto<ref>{{Cita|Bianchi Bandinelli 2005|v. I, p. 145}}.</ref> e ci riuscivano tramite diversi effetti. Le pareti esterne erano ricoperte di stucco per dare l'impressione di una muratura in pietra, stratagemma utilizzato anche in strutture diverse dalle terme, come la ''[[Basilica maior]]'' di ''Mediolanum'' e parti del ''[[Palazzo Sessoriano|Sessorium]]''.<ref name="lanciani">{{cita libro|lingua=en|autore=Rodolfo Lanciani|anno=1980|titolo=The Ruins and Excavations of Ancient Rome|editore=Outlet|ISBN=0-517-28945-8}}</ref> All'interno, le pareti erano sormontate da soffitti a volta e grandi archi che creavano effetti curvilinei, con ampio uso di forme inclinate per coprire l'[[estradosso]] curvo (la superficie esterna dell'arco) delle sale a volta. Gli assi visivi erano attentamente studiati e potenziati dal susseguirsi di diaframmi di colonne, spazi pieni e vuoti in contrasto di luce e ombra; dominava, su tutto, la ricchezza dei rivestimenti marmorei policromi, degli stucchi e dei [[Mosaico|mosaici]].<ref name=":6"/>
 
Le terme traianee sono estremamente importanti nella storia della progettazione di ambiente monumentali per il modo in cui l'architetto, Apollodoro di Damasco,<ref name="Bandinelli2005p268"/> seppe sfruttare gli assi visivi tramite una lunga teoria di spazi correlati e interdipendenti.<ref name=":3"/> In generale, la gestione di volumi grandi quanto quelli delle terme di Traiano, Caracalla e Diocleziano spinse i costruttori alla ricerca di nuove soluzione di scarico razionale dei pesi: si pensi infatti ai [[Contrafforte|contrafforti]] all'esterno del ''frigidarium'' dioclezianeo in Roma. Non a caso, i primi prototipi di cupola emisferica, una delle invenzioni dell'architettura romana, si riscontrano nei complessi termali litoranei campani del [[Complesso archeologico di Baia|complesso di Baia]]<ref>{{Cita|Bianchi Bandinelli 2005|v. I, pp. 145-146}}.</ref> e l'influenza delle ''thermae'' è avvertibile nella più grande [[Basilica (architettura civile)|basilica romana]] mai pervenuta, la [[Basilica di Massenzio]].<ref>{{cita|Watkin 2005|pp. 58-59}}.</ref>
 
Le innovazioni e le sperimentazioni furono particolarmente floride nel periodo alto-imperiale. A ''Leptis Magna'', Adriano restaurò le ''thermae'' urbane circondando il ''frigidarium'' con un corridoio perimetrale (lat. ''ambulatio tecta'' o ''crypta'').<ref name=":32">{{cita libro|lingua=fr|autore=Evrard Di Vita|capitolo=Lepcis Magna: contribution à la terminologie des thermes|titolo={{cita|Lenoir 1991|pp. 135-142}}|}}</ref> Nel II secolo, sempre a Leptis Magna, furono scavate nell'[[arenaria]] le celebri e particolarissime Terme dei Cacciatori.<ref name=":32"/> Nelle Terme di Caracalla, il vasto ''calidarium'' circolare aggettava dal fronte sud-ovest del complesso per sfruttare al massimo il [[Radiazione solare|calore del sole]], con una copertura a [[cupola]] in calcestruzzo più alta di quella del [[Pantheon (Roma)|Pantheon]] e di diametro poco inferiore.<ref name=":5"/> La cupola, questa volta a [[Cassettone|cassettoni]], proprio come quella del Pantheon, figurava anche nelle terme dioclezianee, benché come copertura dello [[sferisterio]] esterno alla struttura, oggi [[chiesa di San Bernardo alle Terme]].<ref name=":6"/> Molto interessante era anche il caso delle terme costruite in prossimità del mare, come appunto a ''Lepits Magna'', ''[[Sabratha (sito archeologico)|Sabratha]]'' o Cartagine, presso le quali si suppone fosse anche praticata, appunto, la balneazione marina tramite apposite strutture ancillari, come le quattro scalinate monumentali che, nelle Terme di Antonino, collegavano lo stabilimento alla [[spiaggia]].<ref>{{cita|Thébert|p. 142}}.</ref>
 
=== Tecnica, materiali e tecnologia edilizia ===
 
{{vedi anche|Tecnica edilizia romana}}
 
[[File:The Baths located outside the fort, considered as the best-preserved Roman military building in Britain, Chesters Roman Fort (Cilurnum), Hadrian's Wall (44705870592).jpg|min|sinistra|Scavi delle [[Cilurnum|terme di Cilurnum]] ([[Inghilterra]]), realizzate in arenaria, il materiale maggiormente disponibile lungo il [[Vallo di Adriano]]<ref name=":35"/>]]
 
La costruzione dei monumentali interni delle ''thermae'' fu possibile anzitutto per l'uso del [[calcestruzzo]] nelle alte e ampie volte<ref name=":3"/> e gli stabilimenti costituiscono pertanto uno dei più massicci esempi di ''[[Opera cementizia|opus caementitium]]'' dell'architettura romana. Il [[Rivestimento murale|paramento]], soprattutto degli interni, sempre presente nell'edilizia cementizia romana, variava a seconda della committenza e della destinazione d'uso delle strutture. Nelle grandi terme imperiali, gli interni, come anticipato sopra, concorrevano alla trappola ottica ricercata dagli architetti: si accostavano colonne in funzione decorativa ai grandi archi portati in opera cementizia<ref name="wat40">{{cita|Watkin 2005|p. 40}}.</ref> dotati già di un primo strato di copertura in ''[[Opera laterizia|opus latericium]]''. Nelle ''thermae'' provinciali, la copertura delle pareti poteva essere realizzata in ''[[Opera reticolata|opus reticulatum]]'' tanto quanto in ''opus latericium''.
 
L'opera edilizia utilizzata risentiva chiaramente della disponibilità di materiale. Nelle provincie più remote, ove era più complicato impiantare un'adeguata manifattura di laterizi. In talune aree dell'Impero, pertanto, la pietra e quindi l{{'}}''[[opus quadratum]]'' o ''[[opus isodomum]]'' restò il più diffuso materiale di costruzione: così, lungo il Vallo di Adriano, le sopracitate terme del ''castrum'' di ''Cilurnum'' furono realizzate in [[arenaria]].<ref name=":35">{{cita libro|lingua=en|curatore=Marta Alberti| curatore2=Katie Mountain|titolo=Hadrian's Wall: Exploring its Past to Protect its Future|anno=2022|editore=Archaeopress Publishing|ISBN=978-1-80327-274-0}}</ref> Non erano comunque rari, anche in Italia, soprattutto in epoca traianea e adrianea, gli edifici, ivi comprese le terme, realizzate in ''[[opus mixtum]]'', cioè in ''reticulatum'' ammorsato agli stipiti e agli angoli in ''latericium''.
 
{{vedi anche|hypocaustum}}
 
Il sistema di riscaldamento usato dagli antichi romani per i locali interni dei loro edifici era l'ipocausto (lat. ''hypocaustum''), originario dell'Antica Grecia.<ref name=":11"/><ref name=":12">{{cita libro|lingua=de|autore=Fritz Kretschmer|titolo=Die Entwicklungsgeschichte des antiken Bades und das Bad auf dem Magdalensberg|città=Düsseldorf|editore= Carinthia|anno=1961}}</ref> Si originava aria calda per tramite di un grande [[forno]], il ''[[praefurnium]]'', ubicato nella cucina della casa e nei locali di servizio nelle ''thermae''. Questa fornace era realizzata in mattoni, con un fondo in pietra (es. [[basalto]]) perché il fuoco vi era acceso e alimentato a diretto contatto con il pavimento, e coperta da una volta a botte.<ref>{{cita|Yegül 1992|pp. 368-369}}.</ref> L'aria calda prodotta era fatta defluire tramite due piccoli muri in uno spazio vuoto predisposto sotto alla [[pavimentazione interna]] (realizzata solitamente con ''tegulae'' prive di alette, più raramente con mattoni ''sesquipedales'' o in [[cocciopesto]]), la ''[[suspensura]]'', che poggiava su ponti realizzati con mattoni ''bipedales'' assicurati a pilastrini di altri mattoni, le cosiddetto "''pilae''" e, nelle terme ma non nelle case, anche all'interno delle [[Parete (architettura)|pareti]], per quasi tutta la loro estensione, entro tubi in [[laterizio]], i ''tubuli'', di solito a sezione rettangolare, a volte quadrata. In generale, l'altezza dello spazio vuoto sotto il pavimento era circa 50-60 [[centimetro|cm]].<ref group="a">{{cita|Vitruvio|V, 10, 2}}.</ref> Si ritiene che la temperatura ottenuta nelle stanze riscaldate dall'ipocausto non dovesse comunque superare i 30 [[Celsius|°C]]. A volte si rendeva necessario proteggere le strutture dal calore e le pareti dell’ipocausto venivano foderate da ''tegulae'' prive di alette disposte verticalmente o da una contro-parete di mattoni.<ref>{{cita|Beaufay 2019|pp. 539-542}}.</ref>
 
<gallery widths="200" heights="160" mode="packed">
Immagine:Hypokaustum in Bath (UK) retouched.jpg|[[Terme romane di Bath|Terme di Bath]] ([[Inghilterra]]), vestigia del ''[[hypocaustum]]''
Immagine:Chassenon Thermes Four 2012.jpg|Scavi delle [[terme di Chassenon]] ([[Francia]]) con dettaglio di una conduttura del ''hypocaustum''
Immagine:Iuliomagus therme 1.jpg|Scavi delle terme di [[Iuliomagus (Schleitheim)|Iuliomagus]] ([[Svizzera]]) con le vestigia del ''hypocaustum''
Immagine:Castra Abusina Annexbad.jpg|Scavi delle terme di [[Abusina]] ([[Baviera]]) con le vestigia del ''hypocaustum''
Immagine:Scythopolis (Beth-She'an), Israel (15583123870).jpg|Scavi delle terme di [[Beït Shéan]] ([[Israele]]) con le vestigia del ''hypocaustum''
</gallery>
 
[[File:Remains of Roman baths in Argos on September 5, 2020.jpg|min|''[[Opus latericium]]'' negli scavi delle terme romane di [[Argo (città antica)|Argo]] ([[Grecia]])]]
 
Come anticipato, lo sviluppo della tecnologia dell'ipocausto, ricondotta a Orata, fu fondamentale per lo sviluppo delle terme che sarebbero altrimenti rimaste degli edifici lugubri e poco attrattivi.<ref name=":19"/> L'invenzione dei ''tubuli'' laterizi, miglioranti le prestazioni delle precedentemente utilizzate ''tegulae mammatae'', fu il passo decisivi in tale evoluzione.<ref name=":21"/> Contestualmente allo sviluppo del sistema di riscaldamento ad aria intra-parietale, si diffuse il ricorso alle vetrate per le finestre: grandi riquadri di [[vetro]] [[Trasparenza e traslucenza|traslucido non trasparente]], [[Cerniera (meccanica)|incernierati]] in metallo, come quelli rinvenuti nelle terme suburbane di Ercolano, che concorrevano all'economia termica dello stabilimento balneare.<ref name=":40"/>
 
{{vedi anche|Laterizio (Roma antica)}}
 
L'utenza termale finì così per il costituirsi quale motore trascinante per determinate forniture. A titolo di esempio, già durante il periodo augusteo-tiberiano, le fornaci del [[Vingone (Scandicci)|Vingone]] avevano una larga produzione di ''opus doliare'', interpretato dagli studiosi come materiale da costruzione per la città di ''Florentia''.<ref name=":36"/> Questa fornace produceva principalmente tegole e coppi ma anche parecchi degli elementi che compongono gli ipocausti: ''sesquipedales'', ''bessales'' e mattoni circolari, ''bipedales'' e anche materiali per pavimentazioni tipo ''[[opus spicatum]]'' e per coperture, come mattoni da nervatura del tipo descritto da Vitruvio per realizzare volte in ambienti termali.<ref>{{cita libro|lingua=|autore=E.J. Shepherd|titolo=Laterizi da copertura e da costruzione|anno=2006|pp=165-200|volume=22B|rivista=RassAPiomb}}</ref> Il passo successivo fu lo sviluppo, in epoca severiana (certamente sotto Caracalla) di grandi manifatture laterizie sotto il diretto controllo statale i cui [[Bolli laterizi|bolli]] aiutano gli archeologi nella datazione dei monumenti.<ref>{{cita libro|autore=[[Herbert Bloch]]|titolo=I bolli laterizi e la storia edilizia romana. Contributi all'archeologia e alla storia romana|città=Roma|anno=1968|edizione=2}}</ref>
 
=== Varianti e sotto-categorie ===
 
;Asia Minore - le Terme-Ginnasio
 
Nelle province orientali, in particolare in [[Asia Minore]], le ''thermae'' svilupparono in una tipologia edilizia complessa nota come terme-ginnasio, frutto dell'adattamento delle pratiche termali romane a strutture greche preesistenti. Alcuni di questi complessi furono creati semplicemente aggiungendo le ''thermae'' ai ''gymnásion'' già dotate di strutture del tipo "bagno greco". Altri ''gymnásion'', sin dall'età repubblicana romana (fond. II secolo a.C.), inclusero un'ampia sezione termale oltre alla palestra. Chiamati nelle fonti ''gymnásion'' o ''thermae'', si trattava in realtà di edifici ibridi, le terme-ginnasio.<ref>{{cita|Yegül 1992|pp. 21-24}}.</ref><ref name=":24">{{cita|Ginouvès 1998|pp. 102-103 e 128-129}}.</ref> Rientrano nella categoria, il cui prototipo potrebbe essere identificato nel [[Sardi (città antica)|ginnasio di Sardi]],<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Fikret K. Yegül|anno= 1986|titolo=The Bath-Gymnasium Complex at Sardis. Sardis Report 3|editore=Harvard University Press}}</ref> le terme fatte costruire da Claudiuo Vedio Antonino a [[Efeso]] al tempo di Antonino Pio (r. 138-161) e note appunto come "Ginnasio di Vedio".<ref>{{cita libro|lingua=de|autore=M. Steskal|autore2=S. Ladstätter|titolo=Vorbericht zur Baugeschichte des Vediusgymnasiums in Ephesos|rivista=Jahreshefte des Österreichischen Archäologischen Instituts|numero=73|città=Vienna|anno=2004|pp=237-249}}</ref>
 
Interessante è anche il caso del celebre [[Olimpia|santuario di Olimpia]], sede dell'amministrazione e dello svolgimento dei [[Giochi olimpici antichi|giochi "olimpici"]] ma anche luogo di culto di grande importanza nell'Antichità, presso il quale gli antichi bagni greci e il locale [[Ginnasio di Olimpia|ginnasio]], furono affiancati, in epoca romana, a due complessi termali, uno presso il [[Cladeo]] ("terme del Cladeo" o "terme settentrionali") e l'altro presso il celebre ''[[Leonidaion]]'' ("terme del ''Leonidaion''" o "terme meridionali"), l'edificio più grande del complesso.
 
;Africa e Italia - il persistere del "''Modello imperiale intermedio''"
 
Tra II e III secolo ebbero larga diffusione nelle province africane ma anche nell'entroterra italiano impianti termali costruiti secondo lo schema delle Terme di Tito, incentrate cioè sul ''frigidarium'' con locali caldi, addossati, che andavano a costituire un secondo asse perpendicolare al primo. Citiamo a titolo di esempio le [[Timgad|Terme meridionali di Timgad]] o le Grandi terme di ''Madaurus'' (attuale [[Madaura]]) tanto quanto le [[Terme del Foro (Ostia)|Terme del Foro di Ostia]].<ref name=":2">{{cita libro|autore=Romolo Augusto Staccioli|wkautore=Romolo Augusto Staccioli|titolo=Sugli edifici termali minori|rivista=Archeologia classica|anno=1968|volume=10|pp=273-278}}</ref>
 
;''Thermae'' tardo-antiche/bizantine
 
In Epoca tardo-antica e poi bizantina, gli stabilimenti termali realizzati ex-novo assunsero una [[Pianta centrale|planimetria compatta]], con grande predilezione per locali a pianta centrale/circolare, spesso dotati di absidi e nicchie (caratteristica che era stata, in età romana, tipica dei soli locali destinati alla sudorazione), mentre contestualmente scompariva la ''palaestra''.<ref name=":59"/><ref>{{cita libro|lingua=fr|autore=Gérard Charpentier|titolo=Les petits bains protobyzantins de la
Syrie du Nord|rivista=Topoi|volume=5.1|anno=1995|pp=219-247|url=https://www.persee.fr/doc/topoi_1161-9473_1995_num_5_1_1564}}</ref>
 
== Gestione delle acque: progettazione, conservazione e smaltimento ==
{{vedi anche|Acquedotto romano|Urbanistica romana}}
 
Un'efficiente gestione delle acque era chiaramente imprescindibile per il corretto mantenimento di qualsiasi impianto termale, tanto delle monumentali terme imperiali quanto dei più piccoli ''balnea''. Il consumo idrico non era solo provocato dal rifornimento di vasche e piscine (le sole Terme di Caracalla cubavano {{formatnum:2000}} mq d'acqua a tale scopo)<ref>{{cita|Manderscheid 1991|p. 49}}.</ref> ma doveva anche includere il lavaggio delle stesse, il rifornimento delle strutture di servizio (eventuali lavanderie e/o locali di ristoro) e degli edifici secondi (come l'eventuale [[ninfeo]]) e l'irrigazione del giardino/parco (ove presente).<ref>{{cita|Manderscheid 1991|pp. 52-54}}.</ref> Il dibattito su come i romani gestissero l'acqua in vasche e piscine (afflusso continuo, afflusso periodico o cambio quotidiano) è ancora molto acceso.<ref>Per una breve ''summa'' delle diverse opinioni si veda {{cita libro|lingua=de|autore=Hubertus Manderscheid, H.|titolo="Quantum aquarum per gradus cum fragore labentium". Überlegungen zur Wasserversorgung und Wassernutzung der Caracallathermen| rivista=Archäologisches Korrespondenzblatt|volume=18|anno=1988|pp=291-299}}</ref>
 
L'approvvigionamento idrico poteva avvenire tramite acquedotto (imprescindibile per gli stabilimenti dotati di numerose vasche e ''natationes'' quali le grandi terme imperiali),<ref group="N">Le [[Terme di Traiano]] si alimentavano tramite l'<nowiki/>''[[Aqua Iulia]]'' immagazzinando acqua in un grande complesso di stoccaggio noto come [[Cisterna delle Sette Sale]]. Le [[Terme di Caracalla]] si alimentavano tramite una diramazione dell'<nowiki/>''[[Aqua Marcia]]'', la cosiddetto ''Aqua Antoniniana'', che valicava la [[via Appia]] appoggiandosi sul preesistente [[Arco di Druso]]. Anche le [[Terme di Diocleziano]] si alimentavano tramite l{{'}}''Aqua Marcia'' - si veda, tra gli altri, {{cita libro|lingua=en|autore=Christer Bruun|anno=1991|titolo=The water supply of ancient Rome: A study of Roman imperial administration|città=Helsinki|editore= Societas Scientiarum Fennica|}}</ref> una sorgente, un fiume, una [[Falda acquifera|falda sotterranea]] o raccogliendo acqua piovana (irregolare e comunque necessitante di grandi cisterne per la conservazione, specie durante i mesi più secchi dell'anno).<ref name=":28"/> L'entrata dell'acqua nelle piscine sembra in più casi essere stata enfatizzata in modo scenografico, sia con l'uso di soluzioni strutturali, come nicchie e piedistalli, sia con l'uso di bocchette d'acqua decorative, spesso zoomorfe sia con una ricerca di simmetria.<ref name=":14">{{cita|Beaufay 2019|p. 538}}.</ref>
 
[[File:Monti - le sette sale 1110654.JPG|min|[[Cisterna delle Sette Sale]] sul [[Colle Oppio]] (Roma), parte delle Terme di Traiano|sinistra]]
 
Lo smaltimento delle acque, altro tema progettual-strutturale impattante, era a volte diviso in due sistemi, uno per l'acqua calda e l'altro per quella fredda. La soluzione più comunemente adottata sembra essere stata un sistema di canalizzazione e [[Fognatura|fognature]] disposte in modo gerarchico sotto le terme: delle tubature conducevano l'acqua delle piscine direttamente in canalette sotterranee, oppure sul pavimento degli ambienti e da lì tramite una grata terminavano in una canaletta. Queste canalette si univano per finire in un condotto fognario che si connetteva con la rete fognaria urbana oppure scaricava direttamente in un fiume, nei [[Campo (agricoltura)|campi]] o nel [[mare]], come nelle [[Acconia|Terme di Acconia]]<ref>{{cita libro|lingua=|autore=Mariangela Preta|autore2=Stefania Mancuso|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 13-20}}|anno=2019|capitolo=Acconìa di Curinga (Catanzaro): Dal tempio di Castore e Polluce a Terme: il caso dell'impianto termale di Acconia di Curinga}}</ref> o nelle Terme di Cartagine.<ref>{{cita libro|lingua=fr|autore=Alexandre Lézine|titolo=Carthage-Utique. Études d’architecture et d’urbanisme|anno=1968|editore=CNRS|città=Parigi|pp=32-33}}</ref> Il sistema di smaltimento includeva chiaramente anche le latrine, solitamente localizzate in prossimità delle entrate degli stabilimenti e alcune accessibili sia dall'interno sia dall'esterno dell'edificio.<ref>{{cita|Beaufay 2019|pp. 538-539}}.</ref>
 
Il posizionamento delle conserve d'acqua, delle condutture di approvvigionamento e di smaltimento dell'acqua, la posizione dei ''praefurnia'', delle latrine, degli ambienti di servizio, tutto ciò avrà sicuramente avuto un impatto condizionante sulla planimetria degli impianti termali.<ref name=":4">{{cita|Beaufay 2019|pp. 542-543}}.</ref> In ordine macroscopico-urbanistico, invece, per esempio all'atto di fondazione di una colonia, le necessità ai approvvigionamento del complesso termale ne facevano pertanto uno degli elementi imprescindibili nella progettazione della rete di approvvigionamento idrico per la città.<ref name=":16"/>
 
In ultimo, fondamentale e oggetto di studi per la logistica delle ''thermae'' era l'approvvigionamento del [[combustibile]] necessario per ottenere l'acqua calda, seppur siano scarse le analisi dei resti di combustibile trovati nei ''praefurnia''. Se ne ricavano però dati interessanti che da una parte suffragano l'idea di un approccio certamente pratico mirante al consumo delle risorse più facilmente reperibili in loco, come l'uso del legno di [[Quercus|quercia]] nelle [[terme romane di Albenga]], ma dall'altra dimostrano il ricorso a fonti anche lontane, come il [[Fagus|faggio]] consumato a Pompei ma proveniente da almeno 15-25&nbsp;km di distanza. Non sempre il combustibile usato nelle terme veniva dai dintorni cittadini e quindi alcune città sicuramente concorrevano con altre per il loro approvvigionamento di combustibile.<ref name=":4"/><ref>{{cita pubblicazione|autore=R. Veal|anno=2012|titolo=More than just numbers?: the role of science in Roman archaeology|città=Portsmouth|curatore=I. Schrüfer-Kolb|pp=19-52|lingua=en|capitolo=From Context to Economy: Charcoal as an Archaeological Interpretative Tool, a Case Study from Pompeii (3rd c. B.C.-A.D. 79)|curatore2=L. Bondioli}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=R. Veal|anno=2017|titolo=The economic integration of Roman Italy: rural communities in a globalizing world|città=Boston|curatore=T.C.A. de Haas|pp=388-406|lingua=en|capitolo=Wood and charcoal for Rome: towards an understanding of ancient regional fuel economics|curatore2=G.W. Tol}}</ref>
 
== Planimetria e distribuzione degli spazi ==
 
Caratteristica precipua delle terme romane e loro fondamentale distinzione dalle terme greco-ellenistiche è la presenza di distinti locali con varie gradazioni di temperatura e la presenza di spazi di balneazione comune.<ref>{{cita|Yegül 1992|pp. 33-35}}.</ref> Fatta questa premessa, fu nelle grandi terme imperiali, principiando da quelle traianee, da intendersi come evoluzione del prototipo delle Terme di Tito (il predetto "''Modello imperiale intermedio''"),<ref name=":2"/> che sviluppò lo schema fisso nella distribuzione degli spazi sopracitato.<ref name=":1"/> Il perno visivo del complesso era il ''frigidarium'', con la vasca dell'acqua fredda collocato al centro, intersezione dell'asse nord-sud terminante nel ''calidarium'', con bacini di acqua calda, e dell'asse est-ovest che collegava le due ''palaestrae''.<ref name=":3"/> Tra ''frigidarium'' e ''calidarium'' si trovava il ''tepidarium'', stanza adiacente al calidario in cui veniva creato un raffreddamento artificiale, mentre accanto al ''calidarium'' poteva trovarsi uno o più locali per i bagni di sudore: il ''laconicum'' e il ''sudatorium''. Le ''natationes'' erano invece le vasche utilizzate per nuotare. Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: lo spogliatoio (lat. ''apodyterium''), la sala di pulizia e la ''palaestra''. All'interno delle terme più sontuose, soprattutto di committenza imperiale, l'impianto decorativo comprendeva non solo mosaici e affreschi ma anche esposizione di statue, e i locali annessi allo stabilimento termale vero e proprio comprendevano piccoli teatri, [[biblioteche antiche|biblioteche]],<ref name="dix"/> sale adibite a conferenze e letture pubbliche (lat. ''auditoria'') e, addirittura, [[Negozio|negozi]]. Similarmente, negli stabilimenti più grandi, anche provinciali, si potevano trovare [[Doccia|docce]] e ninfei.
 
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File:Thermes Neron.jpg|Planimetria delle [[Terme di Nerone]] (I secolo)
File:Baths of Trajan Layout 2.jpg|Planimetria delle [[Terme di Traiano]] (II secolo)
File:Caracalla-Grundriss2.jpg|Planimetria delle [[Terme di Caracalla]] (III secolo)
File:Baths Diocletian-Lanciani.png|Planimetria delle [[Terme di Diocleziano]] (IV secolo)
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Lo schema edilizio per le ''thermae'' raccomandato da Vitruvio ne prevedeva l'orientamento a sud o sud-ovest, ove ampie finestre potevano catturare la luce solare per garantire il massimo calore.<ref group="a" name="VIT">{{cita|Vitruvio|V, 10, 1}}.</ref><ref name=":53">{{cita libro|lingua=en|autore=James W. Ring|anno=1996|titolo=Windows, baths and solar energy in the Roman Empire|rivista=American Journal of Archaeology|numero=100|pp=717-724}}</ref> Non si trattava però di regole imprescindibili: per esempio, nelle Terme costantiniane di Treviri il ''caldarium'' dall'enorme abside centrale finestrato è orientato a sud-est.<ref>{{cita libro|lingua=de|autore=Günther Garbrecht|autore2=Hubertus Manderscheid|titolo=Die Wasserbewirtschaftung römischer Thermen. Archäologische und hydrotechnische Untersuchungen.|rivista=Leichtweiß-Institut für Wasserbau der Technischen Universität Braunschweig|editore=Selbstverlag|anno=1994|p=27}}</ref> Negli stabilimenti termali più piccoli, inoltre, si offriva il minimo dei servizi e la planimetria comprendeva pertanto solo di sale principali (bagni caldi e freddi) di dimensioni talvolta molto modeste.<ref name=":25"/> Grande elemento scenografico-paesistico tipico dei maestosi impianti imperiali e del tutto assente negli impianti più piccoli era il recinto: un parco entro il quale si trovavano dei giardini, dei campi d'allenamento e delle passeggiate (presumibilmente coperte tramite tettoia del tipo ''xystu'').
 
[[File:Plan of the Old Baths at Pompeii by Overbeck.jpg|min|upright=1.4|[[Terme del Foro (Pompei)|Terme del Foro di Pompei]] (I secolo a.C.) - [[planimetria]], ed. in {{cita|Peck 1898|}}]]
 
A titolo esemplificativo, descriveremo ora la disposizione degli spazi nelle [[Terme del Foro (Pompei)|Terme del Foro di Pompei]], uno degli stabilimenti meglio conservatisi sino ai nostri giorni.<ref name=":56">{{cita|De Vos e De Vos 1982|pp. 49-52 e 296}}</ref><ref>{{cita web|lingua=en|url=https://pompeiiinpictures.com/pompeiiinpictures/R7/7%2005%2024%20p1.htm|titolo=Cenni sulle Terme del Foro|sito=Pompeiiinpictures.com|editore=Jackie Dunn e Bob Dunn|accesso=1º giugno 2014}}</ref> Queste terme erano collegate al [[Foro di Pompei]], da cui il nome. La descrizione richiama quella in {{cita|Peck 1898|}} e la relativa mappa riportata a destra. L'insieme della struttura è ripreso, seppur su scala leggermente più piccola, nelle [[Terme del Foro (Ercolano)|Terme del Foro di Ercolano]], altro rarissimo esempio di stabilimento ben conservatosi sino ai nostri giorni.<ref name=":56"/>
 
Lo stabilimento forense pompeiano è costituito da un doppio complesso termale, uno maschile e uno femminile, caratteristica che ricorre anche in alcune grandi terme di committenza imperiale più tarde e che avremo modo di approfondire nel seguito. Presenta sei ingressi diversi dalla strada, uno dei quali (b) dà accesso esclusivamente al complesso femminile, più piccolo. Altri cinque ingressi conducono al reparto maschile, di cui due (c e c2) comunicano direttamente con il locale caldaie e gli altri tre (a, a2, a3) con le sale termali vere e proprie che verranno illustrate nel seguito in una sorta di visita virtuale dello stabilimento.
 
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Apodyterium of the Old Baths at Pompeii by Overbeck.png|''[[Apodyterium]]'' - ill. in {{cita|Peck 1898|}}
Tepidarium of the Old Baths at Pompeii by Overbeck.png|''[[Tepidarium]]'' - idem
Caldarium of the Old Baths at Pompeii by Overbeck.png|''[[Caldarium]]''- idem
Frigidarium of the Old Baths at Pompeii by Overbeck.png|''[[Frigidarium]]''- idem
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=== Vestibolo ===
 
Passando attraverso l'ingresso principale (d), sul lato destro del complesso, a un terzo circa della lunghezza totale partendo dall'alto, separato dalla strada da uno stretto camminamento che circondava l'edificio, e dopo aver disceso tre gradini, il bagnante trovava una piccola stanza alla sua sinistra (x) con le [[latrina|latrine]] (lat. ''latrina''), e procedeva in un [[portico]] coperto (g), che correva lungo tre lati di un cortile aperto (A), la palestra vera e propria (lat. ''palaestra''). Questi ambienti, nel loro insieme, formavano il [[Vestibolo (architettura)|vestibolo]] delle terme (lat. ''vestibulum balnearum''),<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=Cicerone|titolo=[[Pro Caelio]]|capitolo=LXII|anno=56 a.C.|cid=Cicerone, ''Pro Caelio''}}</ref> in cui attendevano i servi e, in questa particolare planimetria, condivisa per esempio anche da un altro degli stabilimenti pompeiani, le Terme Stabiane,<ref name="Sovra"/> costituivano il centro del complesso.
 
Negli stabilimenti di dimensioni più modeste, si consideri per esempio le [[Terme Suburbane (Ercolano)|Terme Suburbane di Ercolano]], il ''vestibulum'' poteva rifarsi al modello architettonico domestico del ''[[Atrio (architettura)|atrium]]'' dotato di ''[[impluvium]]'' adattato in questo caso in foggia di [[fontana]].<ref>{{cita|De Vos e De Vos 1982|p. 280}}.</ref>
 
=== Palestra ===
 
La '''''palaestra''''' delle Terme del Foro di Pompei (A) fungeva da campo d'esercizio per i giovani della città o, forse, da [[passeggiata]] per i visitatori delle terme. All'interno di questo cortile era di stanza l'amministratore delle terme, il ''balneator'', che riscuoteva il costo del biglietto d'ingresso. La stanza che si estende dietro il portico (f) si suppone potesse esser stata assegnata al ''balneator'' ma è anche probabile fosse un ''oecus'' o un'[[esedra]] a disposizione dei visitatori più abbienti come [[sala d'aspetto]] dei loro conoscenti che si trovavano all'interno dello stabilimento. In questo cortile venivano affissi annunci per il teatro o altri annunci d'interesse generale, uno dei quali, annunciante uno [[Munera (giochi gladiatorii)|spettacolo di gladiatori]], è ancora esistente. Ai lati dell'ingresso si trovavano dei sedili (lat. ''scholae'').
 
Tipica delle terme imperiali e assente negli stabilimenti balneari repubblicani, la ''palaestra'' comparve per la prima volta nelle Terme di Nerone.<ref name=":44"/> Nelle successive grandi terme imperiali, caratterizzate dalla bipartizione tra recinto esterno e corpo centrale con le terme vere e proprie, la palestra si sdoppiò: alla grande palestra esterna delle Terme di Traiano s'affiancarono le palestre interne, come le due grandi palestre, poste simmetricamente lungo i lati brevi del corpo centrale e accessibili sia dai vestiboli sia dagli spogliatoi, delle Terme di Caracalla, con un cortile centrale di 50×20 m chiuso su tre lati da un portico colonnato. Come anticipato, nelle province imperiali dell'Impero, invece, sviluppò già in epoca repubblicana un edificio ibrido, noto come terme-ginnasio, nato dall'accostamento dei due modelli.<ref name=":24"/> Nelle palestre presso le terme, i Romani praticavano diverse [[attività ginniche]]: la [[Corsa (sport)|corsa]], la [[Lotta greco-romana|lotta]], il [[sollevamento pesi]],<ref group="a">{{cita|Seneca|Epistula LVI, 1}}.</ref> ecc.
 
=== ''Apodyterium'' ===
 
{{vedi anche|Apodyterium}}
 
[[File:Pompeii - Terme Suburbane - Apodyterium.jpg|min|sinistra|[[Pittura erotica|Affresco erotico]] dal ''apodyterium'' delle [[Terme Suburbane (Pompei)|Terme Suburbane di Pompei]]<ref name="Market">{{cita libro|Luciana|Jacobelli|Le pitture erotiche delle Terme Suburbane di Pompei|1995|L'Erma di Bretschneider|Roma|ISBN=88-7062-880-9|cid=Jacobelli}}</ref>]]
 
Dall'ingresso del complesso, un passaggio (c) conduce allo [[spogliatoio]] (lat. '''''apodyterium''''', dal greco antico ἀποδυτήριον, ''apodytērion'', lett. "camera per spogliarsi"; anche '''''vestiarium''''') (B) in cui tutti i visitatori dovevano incontrarsi prima d'entrare nelle terme vere e proprie. Qui, i bagnanti si toglievano gli abiti, affidati a degli schiavi deputati all'uopo,<ref>{{cita|Ginouvès 1998|p. 103.1}}.</ref> i ''capsarii'', celebri nell'Antichità per la loro disonestà. L{{'}}''apodyterium'' era una spaziosa stanza, con sedili in pietra lungo tre lati del muro (h). Dei fori sono ancora visibili sulle pareti e probabilmente indicano i punti in cui venivano sistemati gli appendini per gli abiti dei bagnanti. La stanza era illuminata da una finestra a vetri e aveva sei porte. Una delle porte conduceva al ''tepidarium'' (D) e un'altra al ''frigidarium'' (C).
 
Lo spogliatoio era sempre uno dei locali più riccamente decorati, anche negli stabilimenti di non eccezionali dimensioni: le terme suburbane di Pompei sono per esempio celebri per gli [[Pittura erotica|affreschi di soggetto erotico]], ancora visibili, che ne ornano l{{'}}''apodyterium''.<ref name="Market"/> Nelle grandi terme imperiali, lo spogliatoio era una stanza di enorme capienza e sontuosità: nelle Terme di Caracalla, per intenderci, era su due piani, collegati da una scala, e riccamente ornato di mosaici.
 
=== ''Frigidarium'' ===
 
{{vedi anche|Frigidarium}}
 
[[Immagine:Pompeii Forum-Bath Frigidarium 20240504 173207.jpg|min|''Frigidarium'' delle Terme del Foro di Pompei]]
 
Il '''''frigidarium''''' o ''cella frigidaria'' del complesso forense pompeiano (C) ha pianta circolare come nell'altro complesso pompeiano di Stabia. Il pavimento era interamente occupato da una vasca d'acqua fredda (a temperatura ambiente per meglio dire) chiamata ''baptisterium'' (più comunemente ''natatorium'' o ''piscina''), ''loutron'', ''natatio'' o ''puteus'', in marmo bianco, cui si accedeva scendendo due gradini parimenti in marmo.
 
La pianta rotonda non è insolita nel ''frigidarium'' (ritorno a titolo di esempio anche nelle terme romane a Bath) ma era solitamente preferita una pianta quadrangolare, come nei grandi complessi termali imperiali: nelle Terme di Caracalla, il ''frigidarium'' era un locale rettangolare di 58x24 m; nelle Terme di Diocleziano, il locale, di dimensioni similari, era coperto da un'unica grande volta a botte. Tanto quanto nel ''caldarium'' l'acqua era mantenuta calda grazie ai forni, così si refrigerava l'acqua del ''frigidarium'' (e della ''natatio'') mediante la [[neve]].<ref group="a" name=":1">{{cita|Svetonio|VI "Nerone", 27}}.</ref>
 
=== ''Natatio'' ===
 
Nei piccoli stabilimenti termali come quello pompeiano preso in esame (e che comunque supera nettamente in dimensioni una ''balnea''), per ''natatio'' s'intende la ''piscina''/''baptisterium'' interna al ''frigidarium''. Negli stabilimenti più grandi, per ''natatio''/''natatorium'' s'intendeva invece una vera e propria piscina che occupava un ambiente separato: era scavata al centro di un cortile, all'aperto, e poteva essere circondata da un portico<ref>{{cita|Ginouvès 1998|p. 103.2}}.</ref> e, nei casi più opulenti, come nelle terme di Caracalla e Diocleziano, ornata da un vero e proprio ninfeo su almeno uno dei lati.<ref name=":54">{{cita libro|lingua=de|autore=Sergius Andrejewitsch Iwanoff|titolo=Architektonische Studien: Aus den Thermen des Caracall|volume=3|editore=Reimer|anno=1898}}</ref><ref name=":55">{{cita|Manderscheid 1991|pp. 57-58}}.</ref><ref name=":58">{{cita|Yegül 2010|p. 114}}.</ref> Queste vasche erano di notevoli dimensioni: principiando dalla ''natatio'' con diametro di almeno 25 m delle terme neroniane, sino ai 50x20 m delle terme di Caracalla e Diocleziano o ai più che rispettabili 49x6 m delle terme fatte costruire da Antonino Pino nella "provinciale" Cartagine.<ref>{{cita|Thébert|p. 141}}.</ref> Come anticipato, le acque della ''natatio'', come quelle del ''frigidarium'', potevano essere raffrescate ricorrendo alla neve.<ref name=":1" group="a"/>
 
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Immagine:Baths of the Roman Emperor Diocletian in Rome, 295 A.D. Wellcome M0008671.jpg|Ricostruzione della ''natatio'' delle [[Terme di Diocleziano]] (Roma)
Immagine:Baños Romanos, Bath, Inglaterra, 2014-08-12, DD 39-41 HDR.JPG|La ''natatio'' delle terme di Bath
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=== ''Tepidarium'' ===
 
{{vedi anche|Tepidarium}}
 
Dall<nowiki>'</nowiki>''apodyterium'', il bagnante che desiderava sottoporsi al bagno caldo e alla sudorazione entrava nel '''''tepidarium''''' (D). Il ''tepidarium'', anche ''cella tepidaria'' o ''cella media'', lett. "stanza tiepida" era in buona sostanza un semplice locale di passaggio tra la sala dell'acqua fredda e quella dell'acqua calda volto a evitare sbalzi di temperatura troppo repentini: preparava il bagnante diretto al ''caldarium'' al bagno caldo e, all'uscita, lo preparava al calo di temperatura nel ''frigidarium''. In questa stanza, l'ipocausto non era riscaldato direttamente da un proprio focolare ma dalla semplice comunicazione con le stanze calde situate nelle vicinanze. Parimenti, la stanza era solitamente sprovvista di dispositivi idraulici,<ref name=":13">{{cita|Ginouvès 1998|p. 104.1}}.</ref> com'è appunto il caso dello stabilimento forense pompeiano o delle terme di Ippia.
 
[[File:Tepidarium at the Forum baths in Pompeii by Hansen, Joseph Theodor (1848-1912).jpg|min|sinistra|''Interno pompeiano, le Terme del Foro'' - dipinto di [[Joseph Theodor Hansen]] (1848-1912)]]
 
Il ''tepidarium'' era generalmente la stanza più riccamente decorata nelle terme. A titolo di esempio, ivi si trovavano i pezzi più pregiati della collezione scultorea esibita nelle Terme di Caracalla.<ref name=":10"/><ref name=":17"/> Nelle terme pompeiane oggetto della nostra visita concettuale, il pavimento era ornato da un mosaico, il soffitto a volta era decorato con [[stucco]] e pittura su fondo colorato, le pareti erano dipinte di [[Rosso pompeiano|rosso]]. Nella fattispecie, questa stanza fungeva anche da ''apodyterium'' per coloro che si sottoponevano al bagno caldo: le pareti presentano infatti una serie di scomparti o nicchie separate per riporre gli indumenti una volta tolti. Gli scomparti sono divisi tra loro da figure del tipo chiamato atlanti o [[telamoni]] che sporgono dalle pareti e sorreggono una ricca cornice sovrastante, a forma di ampio arco. Nella stanza furono rinvenute anche tre panche in bronzo, riscaldate sia dalla loro contiguità con l'ipocausto della camera adiacente, sia da un braciere in bronzo (lat. ''foculus''), in cui al momento dello scavo erano ancora presenti le ceneri di carbone. Sedersi e sudare accanto a un simile braciere era detto «''ad flammam sudare''».<ref group="a">{{cita|Svetonio|II "Augusto", 82}}.</ref>
 
Negli stabilimenti balneari di modeste dimensioni, il ''tepidarium'' funge anche da sala per i massaggi ed è associato all<nowiki>'</nowiki>''unctuarium'', la stanza attigua presso la quale erano conservati gli oli e i profumi per il massaggio.<ref name=":13"/> L'unzione veniva eseguita da schiavi chiamati ''[[unctores]]'' e ''[[aliptae]]''. Talvolta, il massaggio era fatto prima di entrare nel ''caldarium'', talvolta subito dopo l'ultimo bagno nel ''frigidarium'', per controllare la sudorazione prima di rivestirsi.<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=Galeno|titolo=Methodus medendi|traduttore=[[Costantino l'Africano]]|anno=I secolo|volume=X, 49}}</ref> Negli stabilimenti termali più grandi, come le mega-strutture imperiali o i grandi impianti provinciali (consideriamo come caso tipo le [[Terme di Glanum]]), s'affiancava all{{'}}''unctuarium'' un locale appositamente adibito alla funzione di cabina-massaggio, il ''destrictarium''.
 
=== ''Caldarium'' ===
{{vedi anche|Caldarium}}
 
Dal ''tepidarium'' una porta si apriva nel '''''caldarium''''' (E), il cui pavimento a mosaico era poggiato sopra l{{'}}''hypocaustum''. Anche le sue pareti erano cave: dietro l'intonaco decorato, una parte del muro era realizzata con mattoni cavi interconnessi dai ''tubuli'' che formavano un grande condotto pieno d'aria calda. A un'estremità si trovava una vasca rotonda, il ''labrum'' o ''schola labri'', e all'altra una vasca quadrangolare, il ''puelos'', anche ''alveus'', ''solium'' o ''piscina calida'', accessibile dalla piattaforma tramite gradini. Il ''puleos'' era una vasca con acqua calda e il ''labrum'' d'acqua fredda. Il bagnante poteva immergersi nel ''puleos'' o semplicemente lavarsi con la sua acqua calda, mentre dal ''labrum'' traeva l'acqua fredda con cui raffrescarsi, solitamente almeno la testa, prima d'uscire dalla stanza. Le vasche del ''caldarium'' pompeiano sono di marmo ma si ha notizia di alvei in [[argento]] massiccio presso altri più sontuosi stabilimenti.<ref group="a">{{cita|Plinio il Vecchio|XXXIII, 152}}.</ref> A causa del grande calore della stanza, il ''calidarium'' era solo leggermente decorato.<ref name=":18">{{cita|Ginouvès 1998|p. 104}}.</ref>
 
Nelle terme di età repubblicana, il ''caldarium'' (anche ''calidarium'') aveva un ''puleos'' a un'estremità della sala e un ''labrum'', posto al centro di un'abside, all'altra estremità.<ref>{{cita|Ginouvès 1998|p. 104 n. 167}}.</ref> Nelle grandi terme imperiali è presente un solo spazioso ''caldarium'', generalmente posto al centro dell'ala meridionale per sfruttare appieno il calore fornito dai raggi solari. Alcune terme romane provinciali possono invece contenere due o tre stanze di questo tipo.<ref>{{cita|Ginouvès 1998|p. 104 n. 166}}.</ref>
 
<gallery heights="200" mode="packed">
File:Arles Thermes de Constantin 2 Voute caldarium.jpg|Il ''caldarium'' delle Terme di Costantino ad Arles
File:Thermes-de-Cluny-caldarium.jpg|Il ''caldarium'' delle Terme di Cluny
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=== ''Laconicum'' e ''Sudatorium'' ===
 
{{vedi anche|Laconicum|Sudatorium}}
 
[[File:Terme di Nerone, dalle mura di Pisa.jpg|min|Il ''laconicum'' delle [[Bagni di Nerone|terme pisane]]]]
 
Nelle terme forensi pompeiane erano assenti sia il '''''laconicum''''' sia il '''''sudatorium'''''. Si trattava di due ambienti caldi, ben più caldi del ''calidarium'', entrambi destinanti a favorire una forte [[sudorazione]] che migliorasse il processo di pulizia/purificazione.<ref name=":18"/> La differenza tra i due era la natura asciutta del ''laconicum'', paragonabile quindi a una [[Sauna|sauna finlandese]], ove la temperatura era presumibilmente innalzata per tramite di un altro ''foculus'' (it. braciere), e quella umida del ''sudatorium''. Il ''laconicum'' pare sia stato introdotto a Roma da Agrippa nelle sue terme.<ref group="a">{{cita|Cassio Dione|LIII, 27}}</ref> Questi locali erano sovente realizzati a pinta centrale e coperti da cupola forata, come nel ''laconicum'' superstite delle [[Bagni di Nerone|terme pisane]],<ref>{{cita libro|autore=Fabio Fabiani|autore2=Maria Letizia Gualandi|autore3=Antonio Campus|capitolo=Pisae (Pisa): Le Terme di Nerone|anno=2019|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 301-313}}}}</ref> con un sistema di controllo/sicurezza garantito da un disco metallico (bronzo) che permetteva di coprire o scoprire le aperture per regolare la temperatura.<ref>{{cita|Paoli 1962|p. 347}}.</ref>
 
Il ''sudatorium'', mediato dai bizantini, funse da modello per il successivo sviluppo degli ''hammam'' musulmani,<ref name=":30"/> i "bagni turchi".
 
=== Locali di servizio ===
[[File:Caracalla - sotterranei 9280060.JPG|min|sinistra|Galleria di servizio delle Terme di Caracalla]]
 
L{{'}}''apodyterium'' dello stabilimento forense pompeiano presenta un passaggio (q) comunicante con la fornace dell'impianto, il ''praefurnium'' o ''propigneum'' (i), e, percorrendo tale passaggio, si raggiunge la camera M, in cui si protende il ''praefurnium'', a cui si accede dalla strada tramite il passaggio c. Era destinata ai ''fornacatores'', ovvero gli addetti ai fuochi. Delle due scale presenti, infatti, una conduce al tetto delle terme e l'altra al locale sotterraneo con le vasche d'acqua e le caldaie. Le vasche erano tre: una d'acqua calda per il ''caldarium''; una d'acqua tiepida per il ''tepidarium''; e l'ultima con l'acqua fredda del ''frigidarium''. L'acqua calda veniva immessa nella vasca tramite un tubo che traversava il muro, indicato sulla pianta. Sotto la camera calda era situata la fornace circolare (oltre 2 m di diametro) che riscaldava l'acqua e immetteva aria calda nell'ipocausto. L'acqua calda passava dalla fornace posta sotto il primo e l'ultimo dei calderoni attraverso due condotti, contrassegnati sulla pianta. La caldaia contenente l'acqua calda era posta immediatamente sopra la fornace: man mano che l'acqua veniva prelevata da lì, veniva fornita dal successivo, il ''tepidarium'', che era leggermente rialzato e si trovava a una certa distanza dalla fornace. Già riscaldata dalla contiguità con la fornace e l'ipocausto sottostante, quest'acqua teoricamente tiepida suppliva in realtà alla carenza senza diminuirne materialmente la temperatura. Il calo d'acqua nella vasca tiepida era colmato con l'acqua della vasca fredda, [[Id est|i.e.]] il serbatoio quadrato visibile alle loro spalle. Le caldaie, del tipo ''miliarium'' per la somiglianza con le [[Pietra miliare|pietre miliari]], sono scomparse ma le loro impronte nella malta che le incastonava ci permettono di determinarne posizione e dimensione.<ref group="a">{{cita libro|autore=[[Andrea Palladio]]|titolo=[[I quattro libri dell'architettura]]|volume=I, 40, 8|anno=1570}}</ref> Dietro le caldaie, un altro corridoio conduce alla corte o palestra (K), riservata ai servi del bagno.
 
[[File:Milarium.jpg|min|''Miliarium'', una [[caldaia]] a tre livelli - ill. in {{cita|Peck 1898|}}]]
 
Nei grandi complessi termali imperiali i locali di servizio erano proporzionati alla grande utenza degli stabilimenti. Così la Terme di Caracalla disponevano d'un complesso di gallerie che fungevano da depositi ipogei della legna da utilizzarsi per le fornaci dell'enorme ''caldarium''.<ref>{{cita|Lugli 1962|p. 29}}.</ref>
 
La destinazione d'uso di alcuni locali di servizio è ancora oggetto di speculazione. Certo è che gli usi potevano essere molteplici: è ormai dato quasi per certo che le terme suburbane pompeiane fungessero, abusivamente, da [[lupanare]] e che le prostitute si servissero proprio delle piccole stanze attigue al vano caldaie<ref name="Market"/> e alcuni graffiti nelle terme suburbane di Ercolano suggeriscono che anche in quello stabilimento l'esercizio della prostituzione fosse, se non ospitato, quanto meno tollerato.<ref>{{cita|Ward|p. 138}}.</ref> Nelle gallerie delle Terme di Caracalla è stato rinvenuto un [[mulino ad acqua]] quasi certamente utilizzato per la lavorazione dei farinacei utilizzati per sfamare l'esercito di schiavi/operai impiegati dallo stabilimento,<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Thorkild Schiøler|autore2=Örjan Wikander|titolo=A Roman water mill in the bath of Caracalla|rivista=Opuscula Romana|volume=14|anno=1983|pp=47-64}}</ref> mentre taluni ritrovamenti portano a ipotizzare la presenza di una [[lavanderia]] nelle Terme Suburbane di Pompei.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=|autore=L. Jacobelli| lo scavo delle Terme Suburbane: Notizie premilinari|rivista=Rivista di Studi Pompeiani|volume=1|anno=1987|p=153}}</ref> Non era poi insolito che, tra questi locali di servizio, vi fossero degli spazi, di dimensioni commisurate a quelle dello stabilimento, dedicati alle necessità religiose dei lavoratori ivi impiegati: così, nelle terme suburbane di Pompei è stato rinvenuto un [[Lari (divinità)|larario]],<ref name="Market2">{{cita web| url=http://www.marketplace.it/pompeiruins/speciali/terme_suburbane.htm| titolo=Le Terme Suburbane|accesso=5 aprile 2013| urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130307052237/http://www.marketplace.it/pompeiruins/speciali/terme_suburbane.htm|dataarchivio=7 marzo 2013|urlmorto=sì}}</ref> mentre nei sotterranei delle Terme di Caracalla è stato rinvenuto uno dei [[Mitreo|mitrei]] meglio conservati, dotato di propri locali annessi (si veda il [[Mitreo delle Terme di Caracalla]]).
 
=== Locali a utenza femminile ===
 
Come anticipato, il complesso termale pompeiano presentava locali specificatamente destinati all'utenza femminile. Nella fattispecie, era un complesso secondario, più piccolo, adiacente al corpo principale dello stabilimento. L'ingresso avviene tramite una porta (b) che immette in un piccolo vestibolo (m) e da lì nell'<nowiki/>''apodyterium'' (H), che, come quello delle terme maschile, presenta un sedile (lat. ''pulvinus o'' ''gradus'') su entrambi i lati, addossato al muro. L'<nowiki/>''apodyterium'' si apre su una vasca fredda (J), corrispondente alla ''natatio'' del complesso maschile, seppur di dimensioni molto più ridotte, cui si accedeva tramite quattro gradini discendenti. Di fronte all'ingresso dell{{'}}''apodyterium'' si trova un'altra porta che conduce al ''tepidarium'' (G), anch'esso comunicante con la camera termale (F), su un lato della quale si trova una vasca calda in una nicchia quadrata e, all'estremità opposta, il ''labrum'', ma privo del braciere che invece si trovava nelle terme maschili.
 
== Impianto decorativo ==
 
Eccezion fatta per la profusione di ''balnea'' che caratterizzarono la città di Roma, le ''thermae'' vere e proprie, a prescindere dalla loro committenza statale/imperiale o privata, furono sempre riccamente decorate. Abbondantissimo era l'uso del mosaico per impreziosirne la pavimentazione, solitamente bicromatico (bianco-nero) e caratterizzato da giochi geometrici, tanto quanto il ricorso alla [[Zoccolo (architettura)|zoccolatura]] delle pareti e agli stucchi e [[Affresco|affreschi]] per le volte. Soffermandosi sul mosaico, non mancavano, specialmente negli stabilimenti più grandi, anche pezzi pittoricamente strutturati, raffiguranti una moltitudine di soggetti/figure tratti dalla mitologia (come il grande mosaico di Nettuno nelle omonime terme di Ostia) tanto quanto dalla vita reale (numerosissime le raffigurazioni di atleti, anche gladiatori/''[[venatores]]''<ref>{{cita|Gensheimer|pp. 92-93}}.</ref> come nelle Terme di Traiano o nelle [[Terme di Porta Marina]] a Ostia).<ref name="beniculturali">{{cita web|url=https://www.ostiaantica.beniculturali.it/it/pannelli-didattici/i-quartieri-costieri-e-le-domus-marittime/terme-di-porta-marina/|titolo=Terme di Porta Marina (o della Marciana)|accesso=14 marzo 2025}}</ref>
 
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Immagine:Poseidon mosaic Terme di Nettuno Ostia Antica.jpg|Il [[mosaico]] di Nettuno nelle [[Terme di Nettuno (Ostia)|omonime terme di Ostia]]
Immagine:MNR Terme di Diocleziano - aula VIII cortile della natatio mosaico P1060245.jpg|Un mosaico dalle [[Terme di Diocleziano]] (Roma)
Immagine:Ostia antica 20250406 188.jpg|Il mosaico degli atleti dalle [[Terme di Porta Marina]] ([[Ostia antica|Ostia]])
File:Roman Baths, Bath - Sea Horse Mosaic.jpg|Mosaico con animali (reali e fantastici) dalle [[Terme romane di Bath|Terme di Bath]]
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[[File:Terme sommerse Fig 8.jpg|min|sinistra|''Frigidarium'' delle [[Terme sommerse di Punta Epitaffio|Terme di Punta Epitaffio]] - [[Rendering|Restituzione compiuterizzata]]]]
 
Il già illustrato ricorso a un'accurata progettazione architettonica degli assi prospettici convergeva poi spesso (esempio massimo ne furono certamente le Terme di Caracalla) nell'uso plastico-decorativo dagli elementi costruttivi della ''scaenae frons'', nata per costituire il [[Fondale (teatro)|fondale]] della [[Scena (teatro)|scena]] teatrale<ref name="wat40"/> ma poi adattato dai romani ai più svariati utilizzi, come per esempio fatto, sempre in [[Dinastia dei Severi|epoca severiana]] (193-235), nella realizzazione del ninfeo noto come ''[[Septizonium]]''. Dato questo tanto più importante se si ricorda che, come detto, le ''natatio'' delle grandi terme erano ornate, su almeno uno dei lati, da un ninfeo da cui poteva fuoriuscire, in forma di [[cascata]], l'acqua che alimentava la piscina.<ref name=":54"/><ref name=":55"/><ref name=":58"/> Come anticipato, la ricerca della simmetria era poi frequente nelle soluzioni strutturali volte a enfatizzare l'entrata dell'acqua nelle piscine, intento raggiunto anche con il ricorso a bocchette decorative.<ref name=":14"/> Tipico dell'[[Arte dioclezianea e della tetrarchia|architettura dioclezianea]] e appunto riscontrabile nelle terme di quell'imperatore, sia a Roma sia a Spalato, è l'uso delle colonnine pensili come decorazione delle grandi mensole.
 
La destinazione d'uso delle ''thermae'' anche a musei si traduceva poi nella presenza, all'interno degli stabilimenti, di vere e proprie collezioni di statue che concorrevano a incrementarne l'apparato decorativo: tra i pezzi noti più celebri si ricordano l'[[Apoxyómenos|Apossimeno]], già alle Terme di Agrippa, il [[Gruppo del Laocoonte]], già alle Terme di Traiano;<ref name=":34">{{cita libro|lingua=|autore=R. Volpe|autore2= A. Parisi|titolo=Alla Ricerca di una scoperta. Felice de Fredis e il luogo del ritrovamento del Laoconte|rivista=Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma|numero=110|anno=2009|pp=81-109}}</ref> l'[[Ercole Farnese]] e il ''Supplizio di Dirce'' o "[[Toro Farnese]]", esposti alle Terme di Caracalla;<ref name=":10">{{Cita libro|titolo=Le sculture delle Terme di Caracalla|collana=Le sculture Farnese|curatore=Carlo Gasparri|volume=3|editore=Electa|città=Milano|anno=2010|ISBN=978-88-510-0607-5}}</ref><ref name=":17"/> la grande statua, sempre di Ercole, che ornava le omonime terme di ''Mediolanum'';<ref>{{cita|Parodi 2019|pp. 227}}.</ref><ref>{{cita|Mori 1990|p. 101}}.</ref> il ''[[Pugile in riposo]]'' esposto alle Terme di Costantino sul Quirinale; ecc. Esistevano se non delle precise regole quanto meno delle prassi nella scelta delle scultore da esporre in specifiche aree: ad esempio Plinio c'informa ch'era comune esporre statue/[[Busto (scultura)|busti]] di famosi scrittori nelle biblioteche.<ref group="a">{{cita|Plinio il Vecchio|XXXV, 10}}.</ref>
 
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File:Apoxyomenos Pio-Clementino Inv1185.jpg|L'[[Apoxyómenos|Apossimeno]], già alle [[Terme di Agrippa]]
Immagine:Laocoon Pio-Clementino Inv1059-1064-1067.jpg|Il [[Gruppo del Laocoonte]], già alle [[Terme di Traiano]]
Immagine:Herakles Farnese MAN Napoli Inv6001 n01.jpg|L'[[Ercole Farnese]], già alle [[Terme di Caracalla]]
Immagine:Farnese Bull MAN Napoli Inv6002 n07.jpg|Il [[Toro Farnese]], ''ibidem''
Immagine:Boxer of Quirinal (Mys from Taranto) - Lateral View.jpg|Il [[Pugile in riposo]], già alle [[Terme di Costantino]]
Immagine:Townley Venus 2.jpg|La [[Venere Townley]], già alle Terme di Porta Marina (Ostia)
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Lo stretto legale degli edifici termali con la vita pubblica romana e con l'evergetismo della sua classe dirigente ha spinto gli studiosi a ricercare e interpretare il messaggio politico sotteso all'apparato decorativo degli stabilimenti, soprattutto di quelli imperiali.<ref name=":51"/> Allo stato attuale della ricerca, la decorazione ritenuta tipica nelle terme comprendeva tre tipologie di soggetti, il cui compito era evocare nella mente del bagnante idee di bellezza, piacere e gioia di vivere: (i) [[Divinità della mitologia greca|divinità]] (come [[Ercole]]); (ii) ritratti di personaggi celebri; e (iii) atleti (come il Pugile), gruppi mitologici (come il Laoconte o il Toro Farnese), torsi e frammenti. Tale suddivisione dei soggetti vale non solo per la decorazione statuaria<ref>{{cita libro|lingua=de|autore=Hubertus Manderscheid|titolo= Die Skulpturenausstattung der kaiserzeitlichen Thermenanlagen|editore=Gebr. Mann|serie=Monumenta Artis Romane|città=Berlino|anno=1981}}</ref> e gli stucchi ma anche per quella pittorica, sia negli affreschi, sia nei mosaici.<ref>{{cita|Gensheimer|pp. 84-85}}.</ref> A tale classificazione sono anche da ricondurre elementi sparsi che compaiono nelle decorazioni, come gli strigili che richiamano la pulizia dell'atleta al termine della competizione, inclusi nei capitelli della palestra nelle Terme di Caracalla.<ref>{{cita|Gensheimer|p. 93}}.</ref> Interessante è l'interpretazione che alcuni studiosi danno al ricorrere dei sandali nella decorazione musiva. Secondo alcuni, si tratterebbe di un messaggio iconografico per ricordare al bagnante la necessità di indossare i [[Sandalo|sandali]] o, forse, indicazioni del percorso da seguire nell'ambito del cosiddetto "Circuito balneare".<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=K.M.D. Dunbabin|titolo=Ipsa deae vestigia... Footprints divine and human on Graeco-Roman monuments|rivista=Journal of Roman Archeology|volume= 3|anno=1990|pp=85-109}}</ref> Una seconda tipologia di decorazioni sottintendeva messaggi più sottili e legati a precise volontà comunicative della committenza: così, nelle Terme di Caracalla, la profusione di monolitiche pietre esotiche ([[Porfido rosso antico|porfido rosso]], [[granito]] egizio, basalto) nelle colonne, nelle vasche e nelle fontane richiamano il vittorioso impegno militare dell'imperatore lungo i confini statali.<ref>{{cita|Gensheimer|pp. 94 e ss}}.</ref>
 
== Le terme nella cultura e nella società romana ==
 
Uno degli spaccati più pulsanti della quotidianità nelle terme romane ci viene dal summenzionato Seneca che, in una delle sue celebri ''[[Epistulae morales ad Lucilium]]'' (65), lamenta il disagio provocatogli dall'abitare in prossimità di uno stabilimento:
 
{{citazione|Che io muoia, se il silenzio è tanto necessario, come sembra, al raccoglimento e allo studio. Ecco, mi circonda da ogni parte un chiasso indiavolato: abito proprio sopra uno stabilimento balneare. Immaginati ora ogni sorta di voci che possano frastornare le orecchie. Quando i campioni si allenano a sollevare palle di piombo e si affaticano o fingono di affaticarsi, io li sento gemere; e, ogni volta che mettono fuori il fiato trattenuto, sento i sibili del loro respiro affannato. Quando capita qualcuno più pigro, che si contenta di una comune frizione, io sento la mano che fa massaggi sulle spalle, con un suono diverso secondo che si muova aperta o concava. Se poi sopraggiungono coloro che giocano a palla e cominciano a contare i punti fatti, è finita. Aggiungi ora l’attaccabrighe o il ladro colto sul fatto, o quello a cui piace sentire la propria voce durante il bagno; poi il fracasso provocato da quelli che saltano nella piscina. Oltre a questi, le cui voci, se non altro, sono normali, pensa al depilatore, che, per farsi notare, parla in falsetto e non sta mai zitto, se non quando depila le ascelle e costringe un altro a urlare in sua vece. Infine c’è il venditore di bibite, con le sue esclamazioni sempre diverse, il salsicciaio e il pasticciere e tutti i garzoni delle bettole, ciascuno dei quali, per vendere i suoi prodotti, ha una caratteristica inflessione della voce|{{cita|Seneca|Epistula LVI, 1-2}}|Peream si est tam necessarium quam videtur silentium in studia seposito. Ecce undique me varius clamor circumsonat: supra ipsum balneum habito. Propone nunc tibi omnia genera vocum quae in odium possunt aures adducere: cum fortiores exercentur et manus plumbo graves iactant, cum aut laborant aut laborantem imitantur, gemitus audio, quotiens retentum spiritum remiserunt, sibilos et acerbissimas respirationes; cum in aliquem inertem et hac plebeia unctione contentum incidi, audio crepitum illisae manus umeris, quae prout plana pervenit aut concava, ita sonum mutat. Si vero pilicrepus supervenit et numerare coepit pilas, actum est. Adice nunc scordalum et furem deprensum et illum cui vox sua in balineo placet, adice nunc eos qui in piscinam cum ingenti impulsae aquae sono saliunt. Praeter istos quorum, si nihil aliud, rectae voces sunt, alipilum cogita tenuem et stridulam vocem quo sit notabilior subinde exprimentem nec umquam tacentem nisi dum vellit alas et alium pro se clamare cogit; iam biberari varias exclamationes et botularium et crustularium et omnes popinarum institores mercem sua quadam et insignita modulatione vendentis.|lingua=la}}
 
=== Bagno pubblico ===
 
La stragrande maggioranza delle [[Casa romana|case romane]] di città (''[[domus]]'' o ''[[insula]]e'' che fossero), eccezion fatta per i palazzi delle classi dominanti, era sprovvista sia di acqua corrente sia della [[stanza da bagno]].<ref>{{cita|Angela 2007|pp. 89-90}}.</ref> Nel primo periodo repubblicano, i Romani si lavavano (al mattino e solo gli arti, il resto del corpo una volta ogni ''[[Calendario romano#Il ciclo nundinale|nundina]]'', cioè una volta a settimana circa) presso la ''latrina'' (in origine, appunto, ''lavatrina''),<ref name=":0" group="a"/> ubicata presso la cucina della casa onde sfruttarne i bracieri per ottenere acqua calda.<ref group="a">{{cita|Seneca|Epistula LXXXVI, 11}}.</ref><ref name=":45"/><ref>{{cita|Yegül 1992|pp. 50-55}}.</ref> Il bagno pubblico fu quindi un'oggettiva necessità nelle città romane e, anche per questo motivo, le ''thermae'' aperte a tutti divennero un punto di ritrovo fondamentale nella società romana.<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Garrett G. Fagan|titolo=Bathing in Public in the Roman World| editore=The University of Michigan Press|anno=2002}}</ref> Ciò era altresì imposto dall'enorme popolazione raggiunta dalle città dell'Impero, considerando che oltre a Roma, che aveva toccato 1,2 milioni di abitanti sotto [[Settimio Severo]] (r. 193-211),<ref>{{cita|Angela 2007|p. 72}}.</ref> anche [[Alessandria d'Egitto]] e [[Antiochia di Siria]], rispettivamente la seconda e la terza metropoli più popolose al tempo di Nerone,<ref group="a">{{cita libro|lingua=grc|autore=[[Giuseppe Flavio]]|titolo=Ἱστορία Ιουδαϊκοῦ πολέμου πρὸς Ῥωμαίους|titolotradotto=[[Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|La guerra giudaica]]|volume=III, 2.4}}</ref> contavano almeno {{M|500000}} abitanti. Per rendere un quadro più chiaro della situazione, si deve considerare che a Roma l'enorme struttura delle Terme di Caracalla soddisfaceva l'utenza dei residenti di sole 3 delle [[14 regioni di Roma augustea|14 regioni (quartieri) in cui la città era divisa dai tempi di Augusto]]: [[Regio I Porta Capena|I]], [[Regio II Caelimontium|II]] e [[Regio XII Piscina Publica|XII]], cioè tutta l'area compresa tra il [[Celio]], l'Aventino e il [[Circo Massimo]].<ref name=":5"/> Chi non viveva lì, era dirottato altrove nell'Urbe. In linea con quanto descritto, sempre Caracalla realizzò un grande complesso termale a servizio dei ''Castra Albana'' presso i quali suo padre Settimio Severo aveva stanziato i [[Veterano di guerra|veterani]] della ''[[Legio II Parthica]]''.<ref name=":15">{{cita libro|lingua=|autore=[[Giuseppe Lugli]]|titolo=Castra Albana. Analisi storico-topografica dell'accampamento fortificato della Legio II Partica al XV miglio della via Appia|serie=Antichità Romane|numero= 58|editore=Arbor Sapientiae Editore|annooriginale=1919-1921|anno=2024|p=262}}</ref> Si è già ricordato che, sin dal I secolo a.C., l{{'}}''Urbe'' contava più di 200 stabilimenti<ref name=":22"/> e che tale numero salì a più di 800 entro il III secolo.<ref name=":23"/> È però opportuno ricordare che, per la maggior parte, la profusione di ''balnea'' presente in Roma era, con l'ovvia eccezione dei faraonici impianti di committenza imperiale, di modeste dimensioni e bellezza.<ref name=":23"/>
 
Per i romani, il bagno era sia una necessità sia un lusso. Si andava alle terme per prendersi cura della propria igiene personale con trattamenti completi per il corpo. Il biglietto d'ingresso ai bagni pubblici, il ''balneaticum'', era generalmente modesto (un [[Quadrante (moneta)|quadrante]], cioè 1/4 di [[Asse (moneta)|asse]], la moneta minima corrente al tempo di Cicerone) e consentiva l'accesso a gran parte della popolazione urbana. Tuttavia, il costo del biglietto d'ingresso poteva variare notevolmente a seconda dei servizi offerti nello stabilimento.<ref name=":25">{{cita|Richardson 1992|p. 386.2}}.</ref> Vecchi e bambini godevano dell'entrata gratuita e, comunque, l'ingresso era accessibile a chiunque per le terme imperiali.<ref name=":19"/> Accadeva poi che qualche ricco cittadino, in particolare qualche magistrato durante l'anno d'ufficio, corrispondesse al ''conductor'' l'equivalente del gettito annuo del biglietto d'ingresso, garantendo il bagno gratuito per tutti.<ref name=":45"/>
 
La pulizia del corpo era dunque un valore importante nella società romana e le terme sono quindi un luogo in cui viene mantenuto un modello civico: il buon ''[[Cittadino romano|cives]]'' doveva essere pulito.<ref>{{cita libro|lingua=fr|autore=Michel Blonski|titolo=Se Nettoyer à Rome (IIe siècle av. J.-C.- IIe siècle ap. J.-C.): Pratiques et enjeux|editore=Les Belles Lettres|serie=Études Anciennes|anno=2014|ISBN=978-2-251-91401-5| url=https://books.openedition.org/lesbelleslettres/2389}}</ref>
 
==== Aspetti igienico sanitari ====
{{vedi anche|Medicina romana}}
[[File:Public bath sign - Sabratha(cropped).JPG|min|sinistra|Mosaico delle terme di [[Sabrata]] ([[Libia]]) con la scritta benaugurale ''SALVOM LAVISSE'']]
 
Le terme erano raccomandate da medici romani, come [[Aulo Cornelio Celso]] (25 a.C.-45 d.C.) e [[Galeno]] (129-216), che le prescrivevano per curare [[tubercolosi]], [[Rabbia (malattia)|rabbia]], [[diarrea]] e [[Foruncolo|foruncoli]]. Seguaci della [[teoria umorale]] del medico greco [[Ippocrate]] (460-377 a.C.),<ref group="a">Si veda per esempio {{cita libro|lingua=la|autore=Galeno|titolo=De temperamentis|titolotradotto=Temperamenti|anno=I secolo}}</ref> essi non capivano che molte malattie erano causate da [[Microrganismo|microbi]] e che la promiscuità dei corpi nei locali e nelle acque termali erano sia una fonte sia un veicolo di trasmissione importante degli stessi.<ref name=":26"/> Premesso questo, l'approccio alla terapia termale non era libero e generalizzato dai medici del tempo: Galeno stesso sconsigliava il ricorso ai bagni per talune complessioni.<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=Galeno|titolo=De sanitate tuenda|titolotradotto=Igiene|anno=I secolo|volume=VI, 9}}</ref><ref name=":52">{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Garrett G. Fagan|titolo=Bathing for Health with Celsus and Pliny the Elder|rivista=The Classical Quarterly|collana=New Series|volume= 56.1|anno= 2006|pp=190-207}}</ref>
 
Sebbene le terme fossero destinate a promuovere l'igiene, la qualità delle loro acque poteva poi lasciare a desiderare.<ref>{{cita libro| lingua=fr| autore=Marie-Claude L'Huillier| titolo=Rome, ville et capitale: de César aux Antonins|editore=Belin| anno=2002|p=53}}</ref> Inoltre, erano un luogo di diffusione di molte malattie endemiche nell'antica Roma, quali tubercolosi, [[Tifo (zoonosi)|tifo]] e [[lebbra]].<ref>{{cita|Fagan 1999|p. 184}}.</ref> Tuttavia, mentre i più ricchi potevano permettersi uno iatralipta (termine che poteva essere interpretato come massaggiatore) o persino un chirurgo,<ref>{{cita pubblicazione| lingua=de|autore=M. Wissemann|titolo=Das Personal des antiken römischen Bades|rivista=Glotta|anno=1984|volume=62}}</ref> altri cittadini, seduti su panche lungo le pareti del ''laconicum'' o del ''tepidarium'', si raschiavano il sudore dal corpo con uno [[strigile]] e i meno abbienti, addirittura, si strofinavano la schiena e gli arti contro il pavimento o le pareti, favorendo così la diffusione di malattie infettive, in particolare quelle portate da commercianti, migranti e soldati.<ref name=":26">{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Katherine M.D. Dunbabin|titolo=Baiarum grata voluptas: pleasures and dangers of the Baths|rivista=Papers of the British School at Rome|anno=1989|volume=57|pp=6-46|doi=10.1017/S0068246200009077}}</ref><ref name=":52"/>
 
Oltre alle controindicazioni igieniche, i continui sbalzi di temperatura cui erano sottoposti i frequentatori delle terme, passando dall'acqua calda all'acqua fredda in rapida successione, potevano generare nei canali auricolari e nasali dei fruitori delle neoformazioni ossee globulari, tipiche ancora oggi nei [[Nuoto|nuotatori]], che potevano portare alla [[sordità]] o a una deviazione del [[setto nasale]] (diverse ne sono state riscontrate diverse durante lo studio di [[Cranio|crani]] appartenuti ad antichi romani). Spesso anche gli [[schiavitù nell'antica Roma|schiavi]] addetti alle terme si ammalavano per il pesante lavoro.<ref name=":52"/><ref>{{cita|Angela 2007|pp. 249-250}}.</ref>
 
=== Il circuito balneare ===
[[File:Strigiles.jpg|min|[[Strigile|Strigili]] romani (I secolo a.C.)]]
 
Terminato il lavoro mattutino, i romani si recavano comunemente alle terme per rilassarsi, dopo un graduale riscaldamento e un successivo defaticamento. I primi itinerari erano retrogradi, ovvero i bagnanti attraversavano gli stessi ambienti sia all'andata sia al ritorno. In seguito, soprattutto nelle grandi terme imperiali, si codificò un itinerario circolare per evitare il passaggio dei bagnanti negli stessi ambienti e limitare il numero di persone che si incrociavano. Negli stabilimenti più piccoli o comunque in accordo alla planimetria della struttura, si adottò, ove possibile, almeno un itinerario semicircolare, come nelle Terme di Antonino a Cartagine, pur estese su di una superficie di {{M|35000}} [[m²]],<ref>{{cita|Thébert|pp. 312 e 141}}.</ref> o si mantenne l'itinerario retrogrado, come nelle terme di ''Paestum'', pur realizzate nel III secolo<ref name=":49">{{cita libro|autore=Paolo Vitti|capitolo=Paestum (Capaccio-Paestum, SA): Le terme dei Venneiani|anno=2019|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 287-299}}|}}</ref>
 
Una volta entrati nello stabilimento, i bagnanti lasciavano i vestiti negli spogliatoi (''apodyterium'' o ''spoliatorium''), poi si riscaldavano con esercizi per sudare: giochi con la palla, corsa o sollevamento pesi. Chi non desiderava sforzarsi fisicamente andava direttamente nel ''tepidarium'' per poi accedere al ''laconicum'' (sauna asciutta) o al ''sudatorium'' (sauna umido) per sudare. Si passava poi nel ''caldarium'' ove ci si raschiava la pelle con lo [[strigile]] prima d'immergersi nella vasca dell'acqua calda. Il bagno di purificazione era a questo punto completato. Dopo essersi riposato nel ''caldarium'', il bagnante tornava a immergersi nelle vasche dell'acqua calda e poi in quelle dell'acqua fredda del ''frigidarium'', per poi concedersi un massaggio, la depilazione o persino un'unzione profumata nel ''destrictarium'', ove presente. L'itinerario non era comunque obbligatorio e, chiaramente, i bagnanti si concedevano variazioni sul tema.<ref>{{cita|Yegül 2010|p. 18}}.</ref> Le fonti riferiscono che [[Alessandro Severo]] (r. 222-235) prediligeva temprare il suo corpo nel ''frigidarium'', invece che abbandonarsi alle mollezze del ''caldarium''.<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Alessandro Severo", XXX, 4-5}}.</ref>
 
==== Sapone e massaggi ====
 
Similmente agli [[Antico Egitto|antichi egizi]] che mescolavano nell'acqua varie sostanze, i romani aggiungevano all'acqua dei bagni [[profumi nell'antica Roma|profumi]] e [[vino aromatizzato|vini speziati]]. Per lavarsi, usavano la [[pietra pomice]], la sabbia o la cenere di faggio (sostanze che portavano all'inaridimento della pelle), oppure una pasta di simil-[[sapone]] ottenuta mescolando polvere d'[[equiseto]] (leggermente abrasiva), [[argilla]] e [[olio d'oliva]].<ref>{{cita web| url=https://www.figliadellerborista.it/saponeromano.html|titolo=il sapone degli antichi romani}}</ref> Dopo il bagno, come detto, i ''bagnantes'' potevano concedersi massaggi e unzioni profumate, talvolta anche in locali all'uopo (''destrictarium''). Gli ingredienti per questi oli e questi profumi venivano importati, tramite il [[Commercio romano con l'India|circuito commerciale romano]], da terre assai remote.<ref>{{cita|Angela 2007|pp. 250-251}}.</ref><ref>{{Cita|Harvey 2016|pp. 265-271}}.</ref>
 
=== Terme maschili e terme femminili ===
{{vedi anche|Civiltà romana#La condizione delle donne}}
 
L'accesso alle terme non prescindeva dai normali costumi di distinzione di genere tipici della società romane, pertanto gli stabilimenti non potevano avere un'utenza mista. A differenza degli uomini, le donne romane erano inoltre tenute a indossare alle terme, in guisa di [[costume da bagno]], il ''[[subligaculum]]'', la forma più diffusa di [[biancheria intima]] romana.<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Alessandro Severo", XLII, 1}}.</ref><ref>{{cita|Paoli 1962|cap. VI}}.</ref>
 
[[File:Women bathing in a Roman bath. Pencil drawing with watercolo Wellcome V0020010.jpg|min|sinistra|"Donne al bagno nell'antica Roma", ill. di [[Fortunino Matania]]]]
 
I primi stabilimenti termali interessati da una massiccia utenza furono dotati di locali separati per uomini e donne, come fu appunto il caso delle esaminate Terme del Foro di Pompei<ref group="N">Il fatto però che nello spogliatoio (lat. ''apodyterium'') delle [[Terme del Foro (Pompei)|Terme del Foro di Pompei]] siano stati ritrovati quattro scheletri umani di cui uno appartenente a una donna lascia dubbi circa il persistere, nel I secolo d.C., di un utilizzo separato dello stabilimento in questione da parte dei due sessi - si veda {{cita|Ward|pp. 138-139}}.</ref> tanto quanto delle precedenti Terme Stabiane di Pompei.<ref>{{cita|Ward|p. 128}}.</ref> Non a caso, Vitruvio raccomanda ai costruttori di terme di posizionare vicini, per evitare dispersione di calore, il ''caldarium'' per le donne e quello per gli uomini.<ref name="VIT" group="a"/> Questa separazione degli ambienti, che comunque, come anticipato, non aveva certo impedito che alcuni stabilimenti disimpegnassero, forse abusivamente, servizio da ''lupanare'', venne però meno nel corso del I secolo a.C.<ref>{{cita|Ward|p. 134}}.</ref> Cicerone denunciò casi di promiscuità termale<ref group="a">{{cita|Cicerone, ''Pro Caelio''|LXII-LXVII}}.</ref> auspicando il ritorno alla severità dei vecchi costumi, mentre [[Ovidio]] (43 a.C.-18 d.C.), nel suo ''[[Ars amatoria]]'', suggerì agli amanti le terme quale comodo luogo d'incontri segreti.<ref group="a">{{cita libro|lingua=la|autore=[[Ovidio]]|titolo=[[Ars amatoria]]|anno=1 a.C.-1 d.C.|capitolo=III, 693-694}}</ref> Nel I secolo d.C., la pratica del bagno misto, anche in caso di completa nudità, era ormai una prassi diffusa, ben testimoniata dall'arguto Marziale<ref name=":3" group="a"/> e con buona pace delle critiche mosse da intellettuali puritani come Plinio il Vecchio.<ref group="a">{{cita|Plinio il Vecchio|XXIX, 26; XXXIII, 153}}.</ref> La presenza poi, in ''thermae'' e ''balnea'', di prostitute è cosa nota e ben documentata anzitutto dalle fonti.<ref name=":2" group="a">{{cita|Historia Augusta|"Eliogabalo", XXVI, 3}}.</ref>
 
Tra gli imperatori, fu anzitutto Adriano (r. 117-138) a imporre la separazione dei generi nelle ''thermae'', stando a quanto si desume dalla ''[[Lex metalli Vipascensis]]'' e a quanto riportato dalle fonti.<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Adriano", XX, 7}}.</ref> Ad ogni modo, il provvedimento dovette essere ribadito dopo qualche decennio da [[Marco Aurelio]] (r. 161-180),<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Marco Aurelio", XXIII, 8}}.</ref> salvo essere poi disatteso dal di lui figlio [[Commodo]] (r. 180-192).<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Commodo", IV, 4}}.</ref> Alessandro Severo (r. 222-235) invece dovette intervenire per abrogarne<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Alessandro Severo", XXIV, 2}}.</ref> un provvedimento «permissivo» del suo predecessore [[Eliogabalo]] (r. 218-222)<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Eliogabalo", XXXI, 7}}.</ref> ma nemmeno vent'anni dopo, sotto [[Gallieno]] (r. 253-268), i bagni misti erano tornati in auge.<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Gallieno", XVII, 8-9}}.</ref><ref>{{cita|Ward|pp. 139-142}}.</ref> A partire dal II secolo, il tema della promiscuità termale romana divenne poi argomento ricorrente nelle critiche alla mondanità dei [[Padri della Chiesa]].<ref>{{cita|Ward|pp. 142 e ss}}.</ref><ref name=":57">{{cita|Yegül 1992|pp. 318-320}}.</ref>
 
Talune terme imperiali mantennero in auge la bipartizione planimetrica in accordo alla destinazione di genere, di fatto raddoppiando gli ambienti, per garantire accesso congiunto a uomini e donne: pensiamo, nel IV secolo, alle terme dei tetrarchi a Milano e Treviri.<ref>{{cita pubblicazione|lingua=fr|autore=Alain Bouet|anno=2007|titolo=Thermes et pratique balnéaire en Gaule romaine|rivista=Les dossiers d'Archéologie|numero=323}}</ref> La maggior parte degli stabilimenti preferì ricorrere a orari alternati per ciascun sesso: la mattina, sino all'una del pomeriggio (lat. ''hora septima''), era generalmente riservata alle donne; gli uomini ne godevano per tutto il pomeriggio, dalle due, e persino la sera.<ref>{{cita libro|lingua=fr|autore=Chantal Martin Pruvot|titolo=Les thermes publics|anno=2001|rivista=Archéologie suisse}}</ref> Tale soluzione venne per esempio adottata nelle Terme suburbane di Ercolano.<ref>{{cita|De Vos e De Vos 1982|p. 279}}.</ref> Il persistere di ammonimenti contro la promiscuità balneare nei Padri della Chiesa ancora nel IV secolo,<ref name=":57"/><ref>{{cita|Ward|p. 144}}.</ref> con un ormai pienamente [[Storia del cristianesimo in età antica#IV secolo: l'imperatore Costantino e l'epoca dei grandi concili|impero romano cristiano]], porta però a supporre che, a prescindere dalle contromisure organizzative o architettoniche, l'[[Pudicizia|impudicizia]] termale fosse ormai per i romani una stimmate socio-culturale e che le donne seguitassero a frequentare le terme insieme agli uomini.<ref>{{cita|Ward|pp. 146-147}}.</ref>
 
=== Centro di aggregazione e socializzazione ===
 
{{vedi anche|Urbanistica romana|Città romane}}
 
Le ''thermae'' divennero un elemento distintivo della cultura romana, tanto che anche le città romane più modeste si dotarono di bagni termali: la già citata Timgad, per esempio, una colonia di veterani fondata da Traiano da {{M|6000}} abitanti, disponeva di ben otto stabilimenti.<ref name=":22">{{cita|Yegül 2014|p. 301}}.</ref> Proprio per questo motivo le grandi terme imperiali, certamente quelle di Traiano e di Caracalla (e quindi forse anche quelle di Diocleziano), disponevano, al loro interno, anche di [[Biblioteca|biblioteche]].<ref name=dix>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=T. Keith Dix|anno=1994|titolo=Public Libraries in Ancient Rome|rivista=Libraries & Culture|volume=29(3)|pp=282-296|editore=University of Texas Press}}</ref> I sontuosi interni termali, degni di un palazzo, dovettero certamente esercitare una notevole attrattiva per le masse plebee non destinate a visionare l'intero dei sontuosi [[Palazzi imperiali di Roma|palazzi imperiali]].<ref name=":6">{{cita|Watkin 2005|p. 58}}.</ref> Nelle parole dello studioso d'architettura David Watkin, si trattava di «una seducente cornice per attività fisiche e sociali, intellettuali e sessuali.»<ref name=":3"/>
 
Tutti gli strati della società romana si riunivano nelle terme, specialmente nei grandi stabilimenti imperiali, anche se non necessariamente si frequentavano. È sempre Marziale a ricordare, in uno dei suoi epigrammi, come in Roma, gli sfaccendati passassero le loro giornate spostandosi tra le centinaia d'impianti presenti.<ref group="a">{{cita|Marziale|II, 14}}.</ref> Importanti luoghi di socializzazione, le terme avevano anche un'importante funzione sociale in quanto parte integrante della vita urbana di quella civiltà: i Romani vi si lavavano ma vi incontravano anche gli amici, vi praticavano sport, giocavano a dadi, studiavano nelle biblioteche e potevano anche condurre affari o mangiare lì. Non a caso, come anticipato, non era infrequente la presenza nei bagni delle prostitute.<ref name=":2" group="a"/>
 
Il consumo di cibo all'interno di ''thermae'' e ''balnea'', più che comprensibile date le diverse ore che i romani spendevano alle terme, ci è stato tramandato dalle fonti, anzitutto Seneca<ref group="a">{{cita|Seneca|Epistula LVI, 2; Epistula CXXII, 6}}.</ref> e Marziale,<ref group="a">{{cita|Marziale|XII, 19 e 70}}.</ref> ma anche altri autori. Esso poteva avvenire in tre modalità: i bagnanti si portavano il cibo da casa o, più probabilmente, lo acquistavano in loco tramite dei venditori ambulanti, rifornitisi o meno da limitrofe ''[[popinae]]''/''[[thermopolii]]'' che sono appunto identificati come "''thermarum''",<ref>{{cita libro|lingua=fr|autore=Tönnes Kleberg|titolo=Hotels, Restaurants et Cabarets dans l'Antiquité Romaine|anno=1957|editore=Almqvist & Wiksell|città=Uppsala|pp=51-52}}</ref> o degli esercizi ubicati all'interno del complesso balneare. La presenza di effettivi locali di ristoro interni è stata verificata in alcuni stabilimenti, tra l'altro di modeste dimensioni, come nelle cosiddetto [[Edifici nella regione V (Ostia)|"Terme dell'Invidioso" a Ostia]]<ref>{{cita libro|autore=Carlo Pavolini|titolo=Ostia|editore=Laterza|serie=Guide archeologiche Laterza|anno=1983|p=211|}}</ref> e nelle [[Terme di Sarno]] a Pompei.<ref>{{cita libro|lingua=de|autore=Ferdinand Noack|autore2=Karl Lehmann-Hartleben|titolo=Baugeschichtliche Untersuchungen am Stadtrand von Pompeii|editore=Walter de Gruyter & Co.|anno=1936|p=93 tav. 13}}</ref> Nei grandi complessi imperiali, come le Terme di Caracalla, i locali di ristoro potevano essere ubicati entro l'edificio termale tanto quanto presso il recinto.<ref>{{cita|Manderscheid 1991|p. 50}}.</ref>
 
=== Amministrazione ===
 
La gestione degli stabilimenti termali, soprattutto quelli più modesti, era una professione poco rinomata, difficile e poco redditizia; i pochi ricchi proprietari raffigurati nei mosaici erano un'eccezione.<ref name=":25"/> Lo stabilimento era dato in appalto a un impresario, il ''conductor'', dal costruttore (un potente privato o l'imperatore stesso). Il ''conductor'' aveva il diritto di esigere dai frequentatori il ''balneaticum'', la piccola tassa d'ingresso di cui abbiamo già parlato. La riscossione era in carico all'appaltatore stesso, quando il bagno era esercito personalmente, o al suo amministratore, il ''balneator'', o da uno schiavo di fiducia appartenente al personale dei bagni, come il ''capsarius'' o il ''arcarius'', cui era affidata la sorveglianza della cassa e di tutto ciò che veniva lasciato in deposito: oggetti, vesti, ecc.<ref name=":45">{{Treccani|bagno_(Enciclopedia-Italiana)|Bagno|autore=[[Roberto Paribeni]] [et al.]|anno=1930}}</ref> In epoca alto-imperiale, il personale dei bagni comprendeva quindi schiavi dalle varie mansioni<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Alessandro Severo", XLII, 2}}.</ref> e financo eunuchi assegnati alle terme femminili imperiali.<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Alessandro Severo", XXIII, 5}}.</ref>
 
La [[magistratura romana|responsabilità giuridico-politica]] sui bagni pubblici rientrava nell'ambito di competenza degli ''[[Edile (storia romana)|Aediles]]''.
 
Gli stabilimenti termali aprivano a mezzogiorno, l'ora nella quale si accendevano i forni nel ''caldarium''; l'entrata e l'uscita del pubblico era regolata diversamente secondo i tempi e i luoghi. In Roma città, le terme erano aperte dal mezzogiorno al calar del sole; una campanella (lat. ''[[tintinnabulum]]'') dava il segno dell'apertura e della chiusura.<ref group="a">{{cita|Marziale|XIV, 163}}.</ref><ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Christopher J. Simpson|titolo=Tintinabulum and Thermae: A Note on Martial, Ep. XIV, 163|rivista=Latomus|editore=Société d'Études Latines de Bruxelles|volume=66(1)|anno=2007|pp=114-119}}</ref> L'imperatore Adriano fissò alle due pomeridiane l'orario d'ingresso, eccezione fatta per i malati.<ref group="a">{{cita|Historia Augusta|"Adriano", XXII, 7}}.</ref><ref name=":45"/>
 
== Elenco delle terme romane ==
 
{{Vedi anche|Lista di terme romane}}
 
Le rovine di decine di terme romane (più di cinquanta complessivamente) sono state individuate nelle più disparate aree dell'Impero romano e non solo in Italia, che pur vanta il più alto numero di stabilimenti. La presenza di molti altri impianti è inoltre attestata da iscrizioni dedicatorie (si veda il ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'') e altre fonti.
 
== Influenza nella cultura europea ==
 
Come altri aspetti della civiltà e della vita romane, su tutti i [[gladiatore|giochi gladiatorii]], le ''thermae'' suscitarono una fortissima fascinazione negli artisti e negli scrittori del [[Romanticismo]] e poi del [[Decadentismo]]. Nell'estetica ottocentesca volta al recupero del passato, con una generale ripresa di stili artistici e aspetti formali propri di epoche storicamente lontane e neoclassiciste, le terme diventarono così lo sfondo in cui artisti come [[Fëdor Andreevič Bronnikov]] (1827-1902) o il prolifico [[Lawrence Alma-Tadema]] (1836-1912) inserirono le loro fantasiose ricostruzioni della quotidianità romana che la committenza europea del secolo, ingolosita dal materiale archeologico, ormai anche fotografico, proveniente dall'Italia (fondamentalmente Pompei) richiedeva.<ref>{{cita libro|editore=Giunti|titolo=Alma-Tadema|autore=Eugenia Querci|anno=2007|ISBN=9788809053205|collana=Art dossier|cid=Querci}}</ref>
 
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File:The Baths at Caracalla.jpg|''[[terme di Caracalla|Le terme di Caracalla]]'' - dipinto di [[Lawrence Alma-Tadema]] (1836-1912)
File:1890 Lawrence Alma-Tadema - Frigidarium.jpg|Matrone romane nel ''[[frigidarium]]'' - idem
File:Alma-Tadema_A_Favourite_Custom_1909_Tate_Britain.jpg|Matrone romane nella ''[[natatio]]'' - idem
File:Tepidarium_Lawrence_Alma-Tadema_(1836-1912).jpg|Matrona romana nel ''[[tepidarium]]'' - idem
Image:1879 Lawrence Alma-Tadema - Strigils and sponges.jpg|Matrone romane di puliscono con striglie e spugne - idem
</gallery>
 
== Note ==
; Esplicative
<references/>
<references group="N"/>
; Fonti antiche
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<references group="a"/>
{{div col end}}
; Bibliografiche
{{note strette}}
 
== Voci correlateBibliografia ==
*[[Apodyterion]]
*[[Architettura romana]]
*[[Hammam]]
*[[Calidario]]
*[[Frigidario]]
*[[Sauna]]
*[[Stazione termale]]
*[[Tecnica edilizia romana]]
*[[Terme di Caracalla]]
*[[Terme di Cluny]]
*[[Terme di Diocleziano]]
*[[Terme di Roma antica]]
*[[Tepidario]]
*[[Thermae Romae]] ''(Manga)''
*[[Juliomagus (Schleitheim)]]
 
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== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
===Fonti===
== Collegamenti esterni ==
 
*{{cita web|http://www.miniwatt.it/mwdossier_Architettura%20solare/Le%20terme.pdf|Architettura solare del passato - le terme - i bagni pubblici}}
* {{cita libro|lingua=la|autore=AA.VV.|titolo=[[Historia Augusta]]|anno=[[IV secolo]]|cid=Historia Augusta}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
*{{cita web|http://archeologiamedievale.unisi.it/santa-cristina/scavo/interpretazione-progress|Le terme romane di Santa Cristina in Caio - Buonconvento (SI)}}
* {{cita libro|lingua=grc|autore=[[Cassio Dione]]|titolo=Ῥωμαϊκὴ Ἱστορία|titolotradotto=[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]|anno=230?|cid=Cassio Dione}}
* {{cita libro|lingua=la|autore=[[Marco Valerio Marziale]]|titolo=Epigrammaton libri XII|titolotradotto=[[Epigrammi (Marziale)|Epigrammi]]|anno=86–102|cid=Marziale}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* {{cita libro|lingua=Lat|autore=[[Plinio il Vecchio]]|titolo=[[Naturalis historia]]|anno=77–78|cid=Plinio il Vecchio}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* {{cita libro|lingua=la|autore=[[Seneca]]|titolo=[[Epistulae morales ad Lucilium]]|anno=65|cid=Seneca}}
* {{cita libro|lingua=la|autore=[[Svetonio]]|titolo=De vita Caesarum|titolotradotto=[[Vite dei Cesari]]|anno=119–122|cid=Svetonio}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* {{cita libro|lingua=la|autore=[[Marco Terenzio Varrone]]|titolo=[[De lingua Latina]]|titolotradotto=Sulla lingua latina|anno=47–44 a.C.|cid=Varrone}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
* {{cita libro|lingua=la|autore=[[Marco Vitruvio Pollione]]|titolo=[[De architectura]]|titolotradotto=Sull'architettura|anno=15 a.C.|cid=Vitruvio}} {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}}
 
===Studi===
;In italiano
 
* {{cita libro|Francesca R.|D'Ambrosio Alfano|Le terme romane da Pompei a Cuma: una storia antica per un impianto moderno|2020|Editoriale Delfino|collana=AiCARR|ISBN=978-88-31221-12-2}}
* {{cita libro|||Le Terme Pubbliche nell'Italia Romana (II secolo a.C. – fine IV d.C.): architettura, tecnologia e società - Seminario Internazionale di Studio, Roma, 4-5 ottobre 2018|2019|Roma 3||curatore=Maura Medri|curatore2=Antonio Pizzo|url=https://romatrepress.uniroma3.it/wp-content/uploads/2019/12/LE-TERME-PUBBLICHE-NELL%E2%80%99ITALIA-ROMANA.pdf|accesso=24 luglio 2023|doi=10.13134/978-88-32136-86-9|cid=Medri e Pizzo 2019}}
** {{cita libro|Konogan|Beaufay|capitolo=Tecnologia termale|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 535-543}}|cid=Beaufay 2019}}
* {{cita libro|Hubertus|Manderscheid|capitolo=La gestione idrica delle Terme di Caracalla: alcune osservazioni|anno=1991|titolo={{cita|Lenoir 1991|pp. 49-60}}|url= https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1991_act_142_1_11485| cid=Manderscheid 1991}}
* {{cita libro|||Terme romane e vita quotidiana; Catalogo della mostra, Castiglioncello Palazzo Pasquini, 1987|1987|Panini|curatore=Marinella Pasquinucci|cid=Pasquinucci 1987}}
* {{cita libro|Romolo Augusto|Staccioli|Acquedotti, fontane e terme di Roma antica|2002|Newton & Compton Editori||wkautore=Romolo Augusto Staccioli|cid=Staccioli 2002}}
 
;In altre lingue
 
* {{cita libro|Janet|DeLaine|anno=2019|capitolo=Conclusion|titolo={{cita|Medri e Pizzo 2019|pp. 549-554}}|lingua=en|cid=DeLaine 2019}}
* {{cita libro|Janet|DeLaine|autore2=David E Johnston|anno=1999|titolo=Roman Baths and Bathing: Proceedings of the First International Conference On Roman Baths Held At Bath, England, 30 March-4 April 1992|rivista=Journal of Roman Archaeology|numero=Supp. 70|lingua=en|cid=DeLaine e Johnston 1999}}
** {{cita libro|Janet|DeLaine|anno=1999|capitolo=Benefaction and urban renewal: baths in Roman Italy|titolo={{cita|DeLaine e Johnston 1999|pp. 63-70}}|lingua=en|cid=DeLaine 1999}}
* {{cita libro|Janet|DeLaine|The Baths of Caracalla: A Study In the Design, Construction, and Economics of Large-Scale Building Projects In Imperial Rome|1997|||rivista=Journal of Roman Archaeology|lingua=en|cid=DeLaine 1997}}
* {{cita libro|Janet|DeLaine|anno=1992|capitolo=New models, old modes: continuity and change in the design of public baths|curatore=H. von Hesberg|curatore2=H.J. Schalles|curatore3=P. Zanker|titolo=Die römische Stadt im 2. Jahrhundert n. Chr.. Der Funktionswandel des öffentlichen Raumes|città=Colonia|lingua=en|pp=257-275|cid=DeLaine 1992}}
* {{cita libro|Janet|DeLaine|Recent Research on Roman Baths|1988|||rivista=Journal of Roman Archaeology|numero=1|lingua=en|pp=11-32|cid=DeLaine 1988}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Garrett G. Fagan|anno=2001|titolo=The genesis of the Roman public bath: Recent approaches and future directions|rivista=American Journal of Archaeology|numero=105|volume=3|pp=403-426|cid=Fagan 2001}}
* {{cita libro|Maryl B.|Gensheimer|Decoration and Display in Rome's Imperial Thermae: Messages of Power and Their Popular Reception at the Baths of Caracalla|2018|Oxford University Press||lingua=en|cid=Gensheimer}}
* {{cita libro|lingua=fr|curatore=Maurice Lenoir|titolo=Actes de la table ronde organisée par l'École française de Rome (Rome, 11-12 novembre 1988)|anno=1991|città=Roma|editore=École Française de Rome|url=https://www.persee.fr/issue/efr_0000-0000_1991_act_142_1|serie=Publications de l'École française de Rome|volume=142|cid=Lenoir 1991}}
* {{cita libro|Hubertus|Manderscheid|Ancient Baths and Bathing: A Bibliography for the Years 1988-2001|2004|||lingua=en|rivista=Journal of Roman Archaeology}}
* {{cita libro|Inge|Nielsen|Thermae Et Balnea: The Architecture and Cultural History of Roman Public Baths|1993|Aarhus University Press||lingua=en|edizione=2ª ed.}}
* {{cita libro|Yvon|Thébert|Thermes romains d'Afrique du Nord et leur contexte méditerranéen|2003|École française de Rome|lingua=fr|cid=Thébert}}
* {{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Roy Bowen Ward|titolo=Women in Roman Baths|rivista=The Harvard Theological Review| volume= 85.2|anno=1992|pp=125-147|cid=Ward}}
* {{cita libro|Fikret|K. Yegül|anno=2014|capitolo=Roman Imperial Baths and Thermae|curatore=Roger B. Ulrich|curatore2=Caroline K. Quenemoen|titolo=A Companion to Roman Architecture|editore=Blackwell Publishing|serie=Blackwell companions to the Ancient World|pp=299-323|lingua=en|cid=Yegül 2014}}
* {{cita libro|Fikret|K. Yegül|Bathing In the Roman World|2010|Cambridge University Press||lingua=en|cid=Yegül 2010}}
* {{cita libro|Fikret|K. Yegül|Baths and bathing in classical antiquity|1992|Architectural History Foundation|New York|lingua=en|cid=Yegül 1992}}
 
=== Consultazione ===
;In italiano
 
* {{cita libro|Alberto|Angela|Una giornata nell'antica Roma. Vita quotidiana, segreti e curiosità|2007|Mondadori||wkautore=Alberto Angela|ISBN=978-88-04-66668-4|cid=Angela 2007}}
* {{cita libro|Ranuccio|Bianchi Bandinelli|Roma. L'arte al centro del potere (dalle origini al II secolo d.C.)|2005|RCS|Milano|wkautore=Ranuccio Bianchi Bandinelli|ISSN=1129-0854|cid=Bianchi Bandinelli 2005}}
* {{cita libro|Ugo Enrico|Paoli|Vita romana. Notizie di antichità private|1962|Le Monnier|wkautore=Ugo Enrico Paoli|edizione=9. ed.|cid=Paoli 1962}}
* {{cita libro|David|Watkin|Storia dell'architettura occidentale|2005|Zanichelli|edizione=rist. della 2. ed.|cid=Watkin 2005}}
 
;In altre lingue
 
* {{cita libro|René|Ginouvès|Dictionnaire méthodique de l'architecture grecque et romaine – Tome III. Espaces architecturaux, bâtiments et ensembles|1998|École française de Rome|serie=Publications de l'École française de Rome|numero=84|lingua=fr|cid=Ginouvès 1998}}
* {{cita libro|Brian K.|Harvey|Daily life in ancient Rome : a sourcebook|2016||Indianapolis|ISBN=978-1-58510-795-7|lingua=en|url=https://www.worldcat.org/oclc/924682988|OCLC=924682988|cid=Harvey 2016}}
* {{cita libro|||Harper's Dictionary of Classical Literature and Antiquities, A-H|1898|[[Harper & Brothers]]|New York|url=https://books.google.com/books?id=RacKAAAAIAAJ|lingua=en|curatore=Harry Thurston Peck|cid=Peck 1898}}
* {{cita libro|Lawrence|Richardson|A New Topographical Dictionary of Ancient Rome|1992|Johns Hopkins University Press||url=https://archive.org/details/newtopographical0000rich|lingua=en|ISBN=0-8018-4300-6|cid=Richardson 1992}}
* {{cita libro|Frank|Sear|Roman architecture|1998|Routledge|lingua=en|cid=Sear 1998}}
 
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