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Il termine '''post-verità''', traduzione dell'[[lingua inglese|inglese]] '''''post-truth''''', indica quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la [[verità]] viene considerata una questione di secondaria importanza.
{{recentismo|linguistica|gennaio 2017}}
Il [[neologismo]] '''post-verità''', derivante dall'[[lingua inglese|inglese]] '''''post-truth''''', indica quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la [[verità]] viene considerata una questione di secondaria importanza.
 
Nella post -verità la notizia viene percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna analisi effettivaconcreta sulladella effettiva veridicità o meno dei fatti reali.raccontati: Inin una discussione caratterizzata da "post-verità", i fatti oggettivi, - chiaramente accertati, - sono meno influenti nel formare l'[[opinione pubblica]] rispetto ad appelli aad emozioni e convinzioni personali<ref name="Crusca" />.
 
Il termine, già comparso in precedenza, ha conosciuto unaun notevoleforte ribaltaincremento del suo utilizzo nelle discussioni relative aalla [[politologia]] e alla [[comunicazione politica]] a seguito di alcuni importanti eventi politici avvenuti nel 2016 (tra cui il [[referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea]] e le [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016]])<ref>Sull'"accento speciale" che hanno meritato questi due eventi, nella ricostruzione pubblica del fenomeno, v. Stefano Rolando, ''Post-verità e dibattito pubblico'', [[Mondoperaio]], n. 5/2017, p. 87.</ref>, al punto che l'[[Oxford English Dictionary]] ha deciso di eleggere ''post-truth'' come "[[parola dell'anno]] del 2016".<ref>{{cita web|url=https://en.oxforddictionaries.com/word-of-the-year/word-of-the-year-2016|titolo=Word of the Year 2016|sito=oxforddictionaries.com|lingua=en|accesso=22 gennaio 2017|dataarchivio=16 novembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161116101017/https://en.oxforddictionaries.com/word-of-the-year/word-of-the-year-2016|urlmorto=sì}}</ref>).
 
== Origine del neologismoDefinizione ==
[[File:No-obama.jpg|thumb|Un cartello di protesta contro il presidente statunitense [[Barack Obama]] che fa riferimento alla leggenda metropolitana secondo la quale mancherebbe un certificato che accerti la nascita dello stesso negli Stati Uniti.]]
Secondo l'Oxford Dictionary, il termine ''post-truth'' fu usato per la prima volta nel 1992, in un articolo scritto dal drammaturgo serbo-americano [[Steve Tesich]], apparso sulla rivista statunitense ''[[The Nation]]'': vi si affermava che, rispetto alla copertura mediatica successiva alla scoperta della verità dello [[scandalo Watergate]], quella più attenuata offerta sullo [[scandalo Iran-Contra]] e sulla [[Guerra del Golfo|prima guerra del Golfo]] dimostrava come «noi, come popolo libero, abbiamo liberamente scelto di voler vivere in una specie di mondo post-verità».<ref><cite class="citation web">Flood, Alison (15 November 2016). </cite></ref>
 
Oggi si parla di ''post-verità'' in riferimento a una notizia completamente falsa che, spacciata per autentica, sarebbe in grado di influenzare una parte dell'opinione pubblica, divenendo di fatto un argomento reale, dotato di un apparente senso logico. Chi dà vita e/o crede alla <nowiki>''</nowiki>post-verità<nowiki>''</nowiki>, lo fa basandosi su notizie (non necessariamente veritiere), che toccano le sue emozioni o sollevano i suoi [[Pregiudizio|pregiudizi]] (fenomeno noto con il nome di [[bias di conferma]]).<ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/innovazione/galassia_gutenberg_nebulosa_zuckerberg_notizie_online-1556454/news/2017-03-06/|titolo=Il problema principale dei dibattiti sui social? La polarizzazione delle opinioni|autore=AGI - Agenzia Giornalistica Italia|sito=Agi|lingua=it|accesso=2018-01-07}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=it-IT|url=http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2016/12/tutta-la-post-verita-facebook/|titolo=Tutta la post verità di Facebook|pubblicazione=IL Magazine|data=2016-12-20|accesso=2018-01-07|dataarchivio=8 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170108200100/http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2016/12/tutta-la-post-verita-facebook/|urlmorto=sì}}</ref> Rispetto a fatti comprovati, queste persone tendono ad estrapolare solo gli elementi che confermano le proprie convinzioni (fallacia del [[cherry picking]]), sviluppando così interpretazioni alterate della scienza, della storia e della realtà.
Nel [[2004]], il docente americano Ralph Keyes usò il termine "post-truth era" come titolo di un suo libro. Nello stesso anno il giornalista americano Eric Alterman parlò di «politiche ambientali post-verità» e coniò il termine «presidenza post-verità», dopo aver analizzato le dichiarazioni fuorvianti fatte dall'[[George W. Bush|amministrazione Bush]], dopo gli [[Attentati dell'11 settembre 2001|attacchi terroristici dell'11 settembre]]. Il saggista americano Colin Crouch, nel suo libro ''Post-democrazia'', usò tale termine per delineare un modello di politica, dove «le elezioni di fatto esistono e possono cambiare i governi», ma dove «il dibattito elettorale pubblico è uno spettacolo strettamente controllato, gestito da squadre rivali di professionisti esperti nelle [[Disinformazione|tecniche di persuasione]], che scelgono solo una piccola gamma di temi, da affrontare durante i dibattiti». Crouch attribuiva al «modello di industria pubblicitaria», applicato alle comunicazioni politiche, la causa della crisi di fiducia e le accuse di disonestà che pochi anni dopo altre persone associarono con le politiche post-verità.
 
Si potrebbe affermare che il termine post-verità descriva una ''[[leggenda metropolitana]]'', costituita da fatti o dati totalmente inventati, che origina da una posizione [[Scetticismo filosofico|scettica]] e diffidente verso dati reali o scientifici<ref>Ad esempio, fu messa in dubbio, nel 2008, la nascita di [[Barack Obama|Obama]] sul suolo statunitense (per cui non avrebbe potuto essere legittimamente eletto presidente): una ''bufala'' cui molti hanno creduto.</ref>. Quando l'intento della post-verità è delegittimare il comune sentire dell'opinione pubblica ''mainstream'', può degradare in una [[teoria del complotto]]<ref>Di bugie di questo tipo è piena la storia: i ''[[Protocolli dei Savi Anziani di Sion]]'' predisposero la gente ai ''[[pogrom]]'' degli ebrei e alla ''[[Shoah]]''.</ref>; se organizzata a tavolino da chi gestisce i ''[[mass media]]'' in modo professionale, può dar luogo a una [[manipolazione dell'informazione]].
=== Nuovo uso del termine ===
Sebbene questo fenomeno abbia origini antiche, attraverso i ''[[social media]]'' la possibilità di diffusione di questo tipo di ''[[bufala]]'' è aumentata in modo esponenziale.<ref>{{Cita news|url=https://www.focus.it/cultura/storia/le-bugie-storiche-che-tutti-credono-vere|titolo=Le bugie storiche (che tutti credono vere)|pubblicazione=Focus.it|accesso=2018-01-07}}</ref>
Successivamente, il termine post-verità ha iniziato a prendere dei connotati differenti, inserendosi all'interno di nuove teorie che abbracciano due materie: la politologia e la [[comunicazione politica]].
 
== Uso del termine ==
Secondo la moderna accezione della post-verità, con '''politica della post-verità''' o '''politica post-fattuale''' (derivante dall'[[lingua inglese|inglese]] ''post-truth politics'') si intende una cultura politica caratterizzata da dibattiti in gran parte formulati da appelli alle emozioni e scollegati dai dettagli della politica in discussione, ovvero una forma di politica in cui i fatti oggettivi sono meno influenti, nel formare l’opinione pubblica, del ricorso alle emozioni e alle credenze personali, e dalla ripetuta affermazione degli stessi argomenti di discussione che ignorano confutazioni concrete. La post-verità differisce dalla contestazione tradizionale e dalla falsificazione della [[verità]], perché la verità stessa è posta in secondo piano rispetto al dibattito.
=== Origine e uso del neologismo ===
Secondo l'Oxford Dictionary, il termine ''post-truth'' fu usato per la prima volta nel 1992<ref>{{cita web|url=https://www.theguardian.com/books/2016/nov/15/post-truth-named-word-of-the-year-by-oxford-dictionaries|titolo='Post-truth' named word of the year by Oxford Dictionaries.|autore=Alison Flood|sito=theguardian|data=15 Novembre 2016|accesso=20 Novembre 2017}}</ref> sulla rivista statunitense ''[[The Nation]]'', in un articolo scritto dal drammaturgo serbo-americano [[Steve Tesich]]: egli affermava che la copertura mediatica dello [[Irangate|scandalo Iran-Contra]] e quella della [[Guerra del Golfo|prima guerra del Golfo]] ebbero minore impatto rispetto a quella dello [[scandalo Watergate]]. Ciò - a detta di Tesich - dimostrerebbe che «noi, come popolo libero, abbiamo liberamente scelto di voler vivere in una specie di mondo post-verità».<ref>Flood, Alison (15 November 2016)</ref>
 
Nel 2004 il docente americano Ralph Keyes usò il termine "post-truth era" come titolo di un suo libro.<ref>{{cita libro| nome=Ralph | cognome=Keyes | titolo=The Post-Truth Era: Dishonesty and Deception in Contemporary Life | url=https://archive.org/details/posttrutheradish0000keye | anno=2004 | editore=St. Martin's Press | città=New York | ISBN=9781429976220}}</ref> Nello stesso anno il giornalista americano Eric Alterman parlò di «politiche ambientali post-verità» e coniò l'espressione «presidenza post-verità» dopo aver analizzato le dichiarazioni fuorvianti fatte dall'[[George W. Bush|amministrazione Bush]], a seguito degli [[Attentati dell'11 settembre 2001|attacchi terroristici dell'11 settembre]].<ref>{{cita web| url=http://www.benecomune.net/rivista/numeri/gennaio-2017-vero-o-falso/post-verita-e-postmodernita/|titolo=Post-verità e postmodernità|autore=Tiberio Graziani | anno=26 Gennaio 2017|accesso=20 Novembre 2017}}</ref>
Nel 2009 il politologo francese [[Dominique Moïsi]] ha intitolato un suo libro ''Geopolitica delle emozioni''. Il flusso incontrollato di notizie ci predispone alle ''bolle mediatiche''. Il meccanismo dei ''followers'', dei ''like'' non smonta le falsità, al contrario le rinforza. Secondo il politologo, la post-verità si diffonde alla [[Internet|rete]] e ai [[Rete sociale|social network]]: è un meccanismo per cui fatti obiettivi influiscono sempre meno sull’opinione pubblica e si smorza il confronto tra le opinioni, che è elemento essenziale nel gioco della democrazia. Sempre secondo il politologo, alla fine la post-verità, la [[bufala]] politica diventa un monologo ripetuto all'infinito e che si sostituisce al dialogo tra parti avversarie.<ref>{{cita testo|autore=Dominique Moïsi|titolo=La géopolitique de l'émotion: Comment les cultures de peur, d'humiliation et d'espoir façonnent le monde|editore=Flammarion|città=Paris|data=2008}}</ref>
 
Il saggista britannico [[Colin Crouch]] usò tale termine nel proprio libro, intitolato ''Post-democrazia'', per delineare un modello di politica in cui «le elezioni di fatto esistono e possono cambiare i governi», ma dove «il dibattito elettorale pubblico è uno spettacolo strettamente controllato, gestito da squadre rivali di ''[[spin doctor]]'', professionisti esperti nelle tecniche di persuasione, che scelgono solo una piccola gamma di temi da affrontare durante i dibattiti». Crouch attribuiva al «modello di industria pubblicitaria» applicato alle comunicazioni politiche la causa della crisi di fiducia e le accuse di disonestà che pochi anni dopo altre persone associarono con le politiche post-verità.<ref>{{cita libro| nome=Colin | cognome=Crouch | titolo=Postdemocrazia | anno=2009 | editore=Gius.Laterza & Figli Spa | città=Bari | ISBN=9788858105689}}</ref>
L'uso contemporaneo del termine è da attribuire al blogger David Roberts, che lo usò nel 2010, per un rubrica presente nel sito di informazione online ''Grist''.<ref name="economist-10-9-16">[http://www.economist.com/news/briefing/21706498-dishonesty-politics-nothing-new-manner-which-some-politicians-now-lie-and "The post-truth world: Yes, I’d lie to you," ''The Economist'' Sept 10, 2016]</ref> I [[politologi]] hanno identificato un'ascesa nell'uso delle politiche post-fattuali nella vita politica americana, inglese, indiana e turca, ed anche in altre aree di discussione, a causa della sempre più veloce diffusione delle notizie, uso di fallacie logiche sempre più diffuse nei giornali, e l'aumentata onnipresenza dei [[social media]].<ref name="economist-10-9-16" /><ref name="NSci-revolut"><cite class="citation news">[https://www.newscientist.com/article/mg23030763-000-free-speech-has-become-sound-bites-with-revolutionary-results/ "Free speech has met social media, with revolutionary results"]. </cite></ref>
 
Successivamente, il termine post-verità ha iniziato ad assumere connotati differenti, inserendosi all'interno di nuove teorie che abbracciano principalmente due materie: la politologia e la [[comunicazione politica]].
Il termine si diffuse nel 2016 durante le campagne per le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016|elezioni presidenziali americane del 2016]] e per il [[Referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea|referendum del 2016 sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea]]. L'[[Oxford Dictionary]], nello stesso anno elesse ''Post-Truth'' a ''parola dell’anno'', definendola come «relativa a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti, nel formare l’opinione pubblica, del ricorso alle emozioni e alle credenze personali».
 
Secondo la moderna accezione della post-verità, con ''politica della post-verità'' o ''politica post-fattuale'' (derivante dall'[[lingua inglese|inglese]] ''post-truth politics''), s'intende una cultura politica caratterizzata da dibattiti in gran parte contraddistinti da [[Retroazione|feedback]] emotivi, scollegati dai tratti principali della politica in discussione: si ricorre anzi alla reiterata affermazione degli stessi argomenti di discussione che ignorano le obiezioni.
=== L'Accademia della Crusca ===
L'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'' che descrive una società in cui conta apparenza e non sostanza: una moda distorta dei nostri tempi, amplificata dalla velocità dei ''media'': ad esempio, immagine della I [[Guerra del Golfo]] era un cormorano sporco di petrolio. Ma lì non c'erano cormorani: la foto era stata scattata in Russia ma, diffusa ad arte, diventò la verità storico-politica di un altro luogo.
 
Nel 2009 il politologo francese [[Dominique Moïsi]] ha intitolato un suo libro ''Geopolitica delle emozioni'', testo nel quale si afferma che la post-verità si propaga nella rete e nei [[Rete sociale|social network]]: il flusso incontrollato di notizie ci predispone alle ''[[Camera dell'eco (media)|bolle mediatiche]]''. Il meccanismo dei ''followers'' e dei ''like'' non smonta le falsità, al contrario le rinforza. Infine, sempre secondo il politologo, la post-verità, intesa come bufala politica, diventa un monologo ripetuto all'infinito e che si sostituisce al dialogo tra parti avversarie<ref>{{cita testo|autore=Dominique Moïsi|titolo=La géopolitique de l'émotion: Comment les cultures de peur, d'humiliation et d'espoir façonnent le monde|editore=Flammarion|città=Paris|data=2008}}</ref>.
[[Marco Biffi]]<ref>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]].</ref> il 25 novembre 2016, ha scritto, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?'': «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»
 
L'uso contemporaneo del termine è invece da attribuire al blogger David Roberts, che lo usò nel 2010, per una rubrica presente nel sito di informazione online ''Grist''. I [[politologi]] hanno riscontrato un'ascesa dell'uso delle politiche post-fattuali, in particolare nei contesti politici americano, inglese, indiano e turco, ma anche in altre aree di discussione. Ciò è stato reso possibile a causa della crescente velocità di diffusione delle notizie, all'uso di fallaci logiche sempre più in auge nei giornali, e alla continua crescita della presenza dei social media nella nostra quotidianità.<ref name="economist-10-9-16">[https://www.economist.com/news/briefing/21706498-dishonesty-politics-nothing-new-manner-which-some-politicians-now-lie-and "The post-truth world: Yes, I’d lie to you," ''The Economist'' Sept 10, 2016]</ref><ref name="NSci-revolut">[https://www.newscientist.com/article/mg23030763-000-free-speech-has-become-sound-bites-with-revolutionary-results/ "Free speech has met social media, with revolutionary results"].</ref>
Per Marco Biffi prevale l'uso del sostantivo al femminile, ma ci sono casi di ''post-verità'' al maschile.
 
Anche l'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'': il 25 novembre 2016, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?''<ref name=Crusca>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]] [http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/viviamo-nellepoca-post-verit. Viviamo nell'epoca della post-verità?]</ref>, [[Marco Biffi]] ha scritto: «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»
== Definizione ==
Oggi si parla di ''post-verità'' in riferimento a una notizia completamente falsa (''fake-news''; "''bufala''") ma che, spacciata per autentica, sarebbe in grado di influenzare una parte dell'opinione pubblica, divenendo di fatto un argomento reale, dotato di un apparente senso logico. Chi segue la ''post-verità'' tende a rivangare i propri sentimenti e le proprie paure; chi cerca la verità in campo politico ed economico tende invece a rapportarsi con il mondo reale e con la storia.
[[File:No-obama.jpg|thumb|Un cartello di protesta contro il presidente statunitense [[Barack Obama]] che fa riferimento alla leggenda metropolitana circa la mancanza di un certificato che proverebbe la sua nascita negli Stati Uniti]]
 
Per Marco Biffi prevale l'uso del sostantivo al femminile, sebbene vi siano anche casi di ''post-verità'' al maschile.
Differenti possono essere le interpretazioni scientifiche della storia e della realtà, ma in chi ricerca la verità esse partono sempre da documenti e da fatti accertati. Il termine '''post-verità''' descrive, invece, una [[leggenda metropolitana]] che proverrebbe da una posizione - scettica e diffidente verso dati reali o scientifici - da cui si originano fatti o dati totalmente inventati<ref>Ad esempio, fu messa in dubbio, nel 2008, la nascita di Obama sul suolo statunitenseː una ''bufala'' cui molti hanno creduto.</ref>: se l'intento è quello di delegittimare il comune sentire dell'opinione publica ''mainstream'', può degradare in una [[teoria del complotto]]<ref>Di bugie di questo tipo è piena la storia: i ''[[Protocolli dei Savi Anziani di Sion]]'' predisposero la gente ai ''pogrom'' degli ebrei e alla ''[[Shoah]]''.</ref>; se organizzata a tavolino da chi gestisce i ''[[mass media]]'' in modo professionale, può dar luogo ad una [[manipolazione dell'informazione]]. Attraverso i ''[[social media]]'', la possibilità di diffusione di questo tipo di ''bufala'' è aumentata in modo esponenziale. E la notorietà del termine ci informa che è in crescita l'attitudine a ritenere come vere alcune notizie, palesemente false o alterate, ma che hanno tale forza emotiva, che coincidono talmente con nostre immaginarie rappresentazioni della realtà, che alla fine diventano ciò che ci piace dire e udire. Il confronto tra le opinioni, il dialogo tra le parti avverse, tende a inaridirsi: ne soffre il gioco democratico. La ''post-verità'', ossessivamente ripetuta, tende a diventare un monologo.
==Misinformazione e disinformazione==
{{vedi anche|Fake news}}
Nel febbraio 2017, Claire Wardle scrive un articolo su ''First Draft News'', nel quale la studiosa propone di andare oltre il classico significato di ''notizia falsa o [[fake news]]'' distinguendo "l'ecosistema della disinformazione", la ''misinformazione'' e la ''[[disinformazione]]''<ref>{{cita web|url=https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|titolo=Fake news. It’s complicated.|autore=Claire Wardle|sito=First Draft News|data=16 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017|dataarchivio=23 gennaio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180123193839/https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|urlmorto=sì}}</ref>.<br>La ''misinformazione'' è l'attività di diffusione involontaria di informazioni false; la ''disinformazione'', al contrario della prima, è la voluta creazione e diffusione di informazioni false per fini commerciali o politici.
Per poter comprendere il complesso funzionamento di questo ''ecosistema'', la Wardle sottolinea tre punti fondamentali:
* Conoscere i diversi contenuti creati e condivisi
* Conoscere le motivazioni per le quali una ''[[fake news]]'' viene creata
* Comprendere il modo in cui il contenuto viene diffuso.
Vengono inoltre definiti sette modi in cui un contenuto falso può essere condiviso nell'ecosistema informativo, in altre parole, sette tipi di disinformazione:
 
# Collegamento ingannevole: quando il contenuto si discosta dal titolo, immagine e/o didascalia.
=== Interventi a sostegno dell'utilità del termine ===
# Contesto ingannevole: quando è presente parte di un contenuto reale ma accompagnato da informazioni contestuali false.
Ha scritto [[Daniele Bresciani]] su ''Il Libraio'': «È la tanto citata ''post-verità'', tirata in ballo per le cantonate dei sondaggi pre-Brexit e pre-Trump (di cui parla anche [[Annamaria Testa]] su ''Internazionale''). In poche parole c’è chi per mestiere diffonde bufale in rete e se oggi quasi la metà della popolazione sceglie di informarsi (attenzione: il punto è tutto qui: non divertirsi, non scambiarsi le foto delle vacanze, ma ''informarsi'') attraverso i social network il problema esiste.»
# Contenuto manipolato: quando l'immagine, o l'informazione reale stessa, viene manipolata per trarre in inganno il lettore.
# Contenuto fuorviante: quando l'informazione è veicolata verso un problema o una persona.
# Contenuto ingannatore: quando l'informazione viene spacciata come proveniente da fonte realmente esistita.
# Contenuto falso al 100%: quando l'intero contenuto è del tutto falso e vuole trarre in inganno.
# Manipolazione della satira: quando l'intento non è di procurare danni, ma il contenuto è comunque satirico ed ingannevole.
 
Tuttavia, non è sufficiente conoscere solamente le diverse tipologie di contenuti per scomporre il meccanismo di disinformazione. Per questo la studiosa coniuga otto possibili motivazioni che spiegherebbero la creazione dei suddetti ''fake content'', insieme alle precedenti sette voci: profitto, influenza politica, [[propaganda]], faziosità, provocazione, [[parodia]], cattivo giornalismo, interesse particolare.
[[Stefano Cecchi]]<ref>2 dicembre 2016, col titolo ''Il fascino del falso nell'era "post verità"'', edito su ''Quotidiano net''.</ref> riferisce l'opinione di [[Vivian Schiller]], già responsabile delle news di [[Twitter]]: «La bufala più grossa ha riguardato [[Donald Trump]]. Si sosteneva che costui in campagna elettorale avesse avuto l'[[endorsement]] di Papa Francesco. Una notizia così falsa al punto che il giornale che l'avrebbe diffusa per primo, il ''Denver Guardian'', neppure esiste. Eppure per giorni è stata la notizia più letta su Facebook». Donald Trump, ma non solo. «Anche il fatto che Hillary aveva venduto armi all’Isis era una patacca. Eppure è stata la terza notizia più letta sui social Usa in quei giorni».
 
== Esempi ==
[[Annamaria Testa]], esperta di comunicazione, ha scritto, in un articolo intitolato ''Vivere ai tempi della post-verità''<ref>22 novembre 2016, su ''Internazionale''.</ref> ː «Dovete sapere che i ''fact-checker'' del ''[[Washington Post]]'' valutano il grado di verità delle affermazioni assegnando ''Pinocchi''. ''Un Pinocchio'' corrisponde a una quasi-verità, ''due Pinocchi'' sono una verità con omissioni o esagerazioni, ''tre Pinocchi'' sono una quasi falsità, o una verità espressa in maniera molto fuorviante, ''quattro Pinocchi'' sono una bufala totale. Infine, un Pinocchio ''capovolto'' corrisponde al ritrattare un’affermazione precedente facendo finta di niente, e un segno di spunta (o ''Geppetto'') corrisponde alla pura verità. Bene: nel corso della sua campagna elettorale Trump batte ogni record collezionando ben 59 affermazioni da ''quattro Pinocchi''.»
===Nel mondo dell'arte===
Il mondo dell’arte ha spesso giocato sul concetto di verità, sulla contrapposizione tra il vero e il falso e su come quest’ultimo possa essere spacciato per verità. Un esempio calzante è fornito da un film del 1997, ''[[Sesso & potere]]'', che vede [[Robert De Niro]] e [[Dustin Hoffman]] - rispettivamente nei panni di Conrad Brean, uno ''spin doctor'', e di Stanley Motss, un produttore cinematografico - giocare con la verità: essi architettano un conflitto immaginario contro l’Albania per distrarre l’opinione pubblica da uno scandalo sessuale che vedeva coinvolto il presidente americano. Grazie alle abilità cinematografiche di Motss, la guerra prende forma, attraverso immagini fittizie veicolate dai media rappresentanti bombardamenti, villaggi in fiamme, profughi in fuga. In questo modo la finzione (la guerra) diventa realtà, solo perché si ha la possibilità di presumere che sia vera<ref>{{cita web| url= https://en.wikiquote.org/wiki/Wag_the_Dog| titolo= Wag The Dog| sito= [[Wikiquote]]| citazione= The war ain't over til I say it's over. This is my picture. This is not the CIA’s picture. (La guerra non è finita finché non lo dico io. Questo è il mio film, non quello della [[CIA]]).| accesso= 20 novembre 2017}}</ref>.
 
Una situazione analoga si presenta nel primo episodio della serie televisiva britannica ''[[The Thick of It]]'', in cui lo spin doctor Malcolm Tucker cerca di convincere il neoeletto ministro Hugh Abbot del fatto che un annuncio mai pronunciato avrebbe potuto improvvisamente diventare reale.<ref> {{cita news| autore= Matthew d’Ancona|url= https://www.theguardian.com/books/2017/may/12/post-truth-worst-of-best-donald-trump-sean-spicer-kellyanne-conway |titolo= Ten alternative facts for the post-truth world |pubblicazione= [[The Guardian]] |data= 12 maggio 2017| lingua= inglese |citazione= Yes, well, the announcement that you didn’t make today - you did (Sì, bene, la dichiarazione che non hai fatto oggi - l'hai fatta)| accesso= 20 novembre 2017 }} </ref> È lo stesso principio che viene applicato dal cosiddetto [[Ministero della verità]] (in [[neolingua]] '''Miniver''') nel celebre romanzo distopico di [[George Orwell]], ''[[1984]]''. Il romanzo può essere considerato uno degli esempi più validi di post-verità: al suo interno, la realtà non è mai definita, ma viene continuamente distorta per soddisfare le esigenze del [[Socing]]. In questo modo, attraverso gli strumenti nelle mani del partito - Ministero della Verità, [[psicopolizia]], [[neolingua]] - una guerra dichiarata all’Eurasia può essere improvvisamente sostituita da una guerra contro l’Estasia, senza che rimanga traccia del presunto conflitto con l’Eurasia. Una tale manipolazione della realtà avviene attraverso la modifica o la distruzione di tracce del passato e di documenti storici, ciò che viene definito [[revisionismo]]. Data l’assenza di fonti attendibili e di prove, risulta quasi impossibile distinguere la verità dalla menzogna: «Tutto svaniva nella nebbia. Il passato veniva cancellato, la cancellazione dimenticata, e la menzogna diventava realtà»<ref> {{cita libro | titolo= [[1984]] | autore= [[George Orwell]] | traduttore= Stefano Manferlotti | editore= Oscar Mondadori | città= Cles | anno= 2015 | capitolo= cap. VII p.79}}</ref>.
=== Pareri scettici ===
In un'intervista rilasciata alla giornalista Virginia Della Sala de Il Fatto Quotidiano, pubblicata il 3 gennaio 2017, il giornalista televisivo [[Enrico Mentana]] ha risposto così alla domanda se secondo lui le fake-news, dunque le post-verità, abbiano potuto influenzare gli esiti dell'elezione di Donald Trump e dei referendum britannico e italiano: «L'informazione negativa influenza sempre in qualche modo una campagna elettorale. Si pensi a quella su Berlusconi, fatta per anni. Altro discorso è invece il macigno sulla "post verità": sulle elezioni americane, dall'Italia, era chiaro che le informazioni contro Trump fossero molto più numerose di quelle contro la Clinton. È ridicolo oggi raccontare il contrario. Otto anni fa si leggevano articoli su quanto fosse fico Obama perché usava i social network per la sua campagna. E oggi? Capovolgiamo il concetto solo perché ha vinto Trump? Il termine post truth è da un lato troppo ingenuo, dall'altro troppo ingegnoso. E comunque è troppo generico. Non è altro che la balla dell'altro, mentre la tua, di balla, passa come una considerazione. Il voto, in realtà, è viscerale: il ritratto arriva dopo. Accattivante o repellente che sia.»<ref>{{Cita news|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/controlli-dannosi-e-inutili-basterebbe-vietare-lanonimato/|titolo=Bufale web, Mentana: "Controlli dannosi e inutili. Basterebbe vietare l’anonimato" - Il Fatto Quotidiano|pubblicazione=Il Fatto Quotidiano|accesso=2017-01-04}}</ref>
 
===Nei reportage fotografici===
Da diverse parti si giudica antidemocratico l'avere coniato il termine "post-verità", il cui uso tenderebbe a preparare un giro di vite sulla libertà di espressione.<ref>[http://www.beppegrillo.it/2016/12/le_post-cazzate_dei_nuovi_inquisitori.html Posizione critica del leader Beppe Grillo]</ref><ref>Il Foglio: Post-Verità: censura dell'establishment sui media e sull'informazione [http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/12/14/news/post-verita-censura-establishment-media-informazione-bufale-111043/]</ref><ref>Il FattoQuotidiano: Informazione da controllare? Siamo al ministero della Verità, come in '1984' di Orwell [http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/siamo-al-ministero-della-verita-come-in-1984-di-orwell/]</ref><ref>Il Fatto Quotidiano: L'opinione di Azarriti costituzionalista de La Sapienza di Roma [http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/e-impensabile-e-pericoloso-ipotizzare-sanzioni/]</ref><ref>Zagrebelsky: "questa storia della post-verità mi pare un discorso falso" [http://www.agoravox.it/Zagrebelsky-e-il-voto-agli.html]</ref>
Una immagine simbolo della [[Guerra in Iraq|seconda guerra del golfo]] è quella di un [[cormorano]] sporco di [[petrolio]] apparentemente fotografato al confine tra l'[[Arabia Saudita]] e il [[Kuwait]]. Dopo la diffusione dell'immagine, e il suo divenire icona del conflitto, gli [[Ornitologia|ornitologi]] osservarono che in quel periodo nell'area non si trovavano cormorani di quella specie e quindi la foto o era stata scattata altrove, oppure risaliva al tempo della prima [[guerra del golfo]], recuperata da un archivio fotografico per coprire una mancanza di immagini, divenendo la verità storico-politica di un altro luogo.<ref>[http://www.fotoinfo.net/speciale/152/cormorani-veri-e-falsi Carlo Cerchioli, ''Cormorani veri e falsi'']</ref>
 
=== Rapporto con l'etica della comunicazione ===
In una società ''mediatizzata'', - caratterizzata cioè da flussi ininterrotti di informazioni, che si accavallano e che spesso si contraddicono, a vicenda - la possibilità, per ciascuno, di crearsiformarsi una chiara visione dei fatti, servendosi solo di argomenti razionali, è in diminuzione. Cresce, invece, l'interesse per chi inventa e [[Storytelling|racconta storie]]: la ''post -verità'' sembra essere diventata la chiave per la conquista e per l'esercizio del potere, sia politico sia economico, con una grave ricaduta in termini di abbassamento di livello dell'[[etica dei media]].
 
Quindi il termine, natoNato in sensoun ambito strettamente politico, il termine si diffonde anche in altri ambiti,settori sie prepararischia adi contagiare la conoscenza di fenomeni sociali che vanno '"oltre'" la politica, adcome esempiola ilquestione problemadell’emigrazione, dell'emigrazioneper ovveroesempio, lao quella della comunicazione scientifica: «È per ragioni identitarie ( [...] ) il rifiuto di ogni sapere, filosofico, tecnico, scientifico, perché su quello si baserebbe il [[Establishment|potere delle élite]]. E quindi la negazione di ogni “verità”, e non certo nel senso [[Karl Popper|popperiano]] della sua falsificabilità: per cui tutto può andar bene, le scie chimiche, il finto allunaggio della NasaNASA, i vaccini e l’autismo"»<ref>[[Franco Debenedetti]], [http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/commenti-e-idee/2017-03-29/come-si-puo-arginare-populismo-grillo-193917.shtml?uuid=AEdKnfv ''Come si può arginare il populismo di Grillo'', Il Sole 24 ore, 30 marzo 2017].</ref>. L'effetto sulla pubblica credibilità del [[metodo sperimentale]] è dirompente{{Webarchive|url=https: "sembra che (//web.archive.org/web/20170330175254/http://mobile.) i [[verifica dei fatti|fatti accertati]] non esistano mai o che non esista [[Metodologia|metodo]] per accertarliilsole24ore. Ho l’impressione che com/solemobile/main/art/commenti-e-idee/2017-03-29/come-si sia interrotta la cinghia di trasmissione tra fatti e cittadini, tra fatti e istituzioni, e questo è veramente pericoloso-puo-arginare-populismo-grillo-193917. Come può cambiare un paese che sembra sempre in bilico tra competenze e finzionishtml?"<ref>[[Elenauuid=AEdKnfv Cattaneo]],|data=30 ''L'Italiamarzo della2017 scienza'', in [[Mondoperaio]], n. 2/2015, p. 30.}}</ref>.
[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, citato come esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston"><cite class="citation news">Ned Simons (8 June 2016). </cite></ref>]]
 
L'effetto sulla pubblica credibilità del [[metodo sperimentale]] è dirompente: «Sembra che [...] i [[verifica dei fatti|fatti accertati]] non esistano mai o che non esista [[Metodologia|metodo]] per accertarli. Ho l’impressione che si sia interrotta la cinghia di trasmissione tra fatti e cittadini, tra fatti e istituzioni, e questo è veramente pericoloso. Come può cambiare un paese che sembra sempre in bilico tra competenze e finzioni?»<ref>[[Elena Cattaneo]], ''L'Italia della scienza'', in [[Mondoperaio]], n. 2/2015, p. 30</ref>.
Ne soffre il [[pensiero critico]], processo mentale che, dall'analisi di dati, arriva alla valutazione di un fenomeno o di un fatto<ref>[http://www.bbc.com/news/education-38557838 Sean Coughlan, ''What does post-truth mean for a philosopher?'', BBC news, 12 gennaio 2017].</ref>. Il giornale "Avvenire" usa, per questo fenomeno, l'espressione "immanentizzazione della verità"<ref>"Avvenire", [https://www.avvenire.it/agora/pagine/dietrologia- Se la verità si riduce a dietrologia], 14/5/2016</ref>.
 
Ne soffre il [[pensiero critico]], processo mentale che, dall'analisi di dati, arriva alla valutazione di un fenomeno o di un fatto.<ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.com/news/education-38557838|titolo=Sean Coughlan, What does post-truth mean for a philosopher? (Cosa significa post-verità per un filosofo?)|accesso=15 febbraio 2022|lingua=en}}</ref> Il giornale "Avvenire" usa, per questo fenomeno, l'espressione "immanentizzazione della verità".<ref>"Avvenire", [https://www.avvenire.it/agora/pagine/dietrologia- Se la verità si riduce a dietrologia], 14/5/2016.</ref>
=== Utilizzo del termine nella vita politica ===
 
Il termine descrive il tratto principale delle propagande, i cui i sostenitori continuano a ripetere il proprio punto di vista, anche se quest'ultimo risulta essere falso, dopo analisi condotte dai [[mass media]]<ref>Il giorno dopo l'inaugurazione dell'ultimo tratto dell'autostrada [[Salerno-Reggio Calabria]], con l'intervento del ''premier'' [[Paolo Gentiloni]], qualcuno ha messo in circolo la ''post-verità'' che era crollato un viadotto, proprio nel tratto appena aperto.</ref> o da esperti indipendenti. La tecnica riscuote interesse ed acquista efficacia soprattutto a ridosso di scadenze elettorali o referendarie, in cui più delicato è il momento, in termini di potenziale influenza sui comportamenti di voto, e massimo è l'interesse a preservare la libertà di determinazione dell'elettore.
== Utilizzo del termine nella vita politica ==
[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston">Ned Simons (8 June 2016).</ref>.]]
In politica, “post-verità” descriverebbe opportunamente il tratto principale delle [[propaganda |propagande]], i cui sostenitori continuerebbero a ripetere il proprio punto di vista, nonostante quest'ultimo risulti essere falso, anche dopo le analisi condotte dai [[mass media]] o da esperti indipendenti. La tecnica riscuote interesse ed acquista efficacia soprattutto a ridosso di scadenze elettorali o referendarie, a ridosso cioè di momenti assai delicati, in termini di potenziale influenza sui comportamenti di voto, e nei quali dovrebbe essere massimo l'interesse a preservare anzi la libertà di determinazione dell'elettore.
{{Approfondimento
|allineamento = destra
|larghezza = 300px
|titolo = I costi dell'appartenenza britannica all'UE
|contenuto = Il leader dell'UKIP [[Nigel Farage]] iniziò ad usare il dato "350 milioni", per cifrare il contributo britannico all'[[Unione europea]], affermando che tali fondi sarebbero stati più proficuamente impiegati nel mantenimento del sistema sanitario nazionale ([[National Health Service]]). Questo dato, che ignorava tutti gli altri punti a favore o contrari allaal rimanenza''Remain'', fu dichiarato come «potenzialmente fuorviante» dalla dall'Istituto Nazionale di Statistica, e come «irragionevole» dall'Istituto per gli Studi Fiscali, oltre ad essere respinto dalle [[Verifica dei fatti|verifiche dei fatti]], effettuate da importanti emittenti giornalistiche, come [[BBC News (rete televisiva)|BBC News]], News Channel 4 e Full Fact.
Tuttavia, i sostenitori del ''Leave'' continuarono ad usare il dato come elemento centrale della loro campagna, fino al giorno del referendum, dopoa ilseguito del quale hanno minimizzato la promessa come un «esempio», sottolineando prima''in primis'' che era stata sempre e solo suggerita come un possibile uso alternativo dei fondi netti inviati verso l'UE, e affermando in un secondo momento poi che la promessa di investire i fondi nell'NHS non era mai stata fatta.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Good Morning Britain|data=2016-06-24|titolo=Nigel Farage Admits NHS Claims Were A Mistake {{!}} Good Morning Britain|accesso=2016-12-03|url=https://www.youtube.com/watch?v=cA3XTYfzd1I}}</ref> A seguito di ciò, la parlamentare Tory e sostenitrice del ''Leave'' [[Sarah Wollaston]], che lasciò il gruppo in segno di protesta durante la campagna, criticò il tutto come una «politica post-verità».
}}
Durante la campagna referendariaelettorale della primaveradel [[20062016]] in vista del [[referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europeaeuropea]], ad esempio, i sostenitori del ''Leave'' affermavano insistentemente che l'appartenenza all'Unione costasse al paese 350 milioni di sterline a settimana, iniziando, verso le fasi finali della campagna, ad usare il dato come un reale ammontare netto di denaro inviato direttamente all'UE. All'esito della vicenda, Micheal Deacon, giornalista del ''[[The Daily Telegraph]]'', ha riassunto il messaggio centrale delle politiche post-fattuali con la fraseː «I fatti sono negativi. I fatti sono pessimisti. I fatti sono antipatriottici»<ref>[http{{Cita web |url=https://www.telegraph.co.uk/news/2016/07/09/in-a-world-of-post-truth-politics-andrea-leadsom-will-make-the-p/ |titolo=Michael Deacon, ''In a world of post-truth politics, Andrea Leadsom will make the perfect PM'', The(Nel Telegraphmondo politico della post-verità, 9Andrea luglioLeadsom 2016].sarebbe il perfetto premier)|accesso=15 febbraio 2022|lingua=en}}</ref>. Inoltre, Deacon ha aggiunto che le politiche post-verità non hanno bisogno di usare la faziosità o strumenti di [[negative campaigning]], dato che chi usa le politiche post-verità può invece spingere per presentare una «campagna positiva», grazie alla quale le confutazioni fattuali possono essere liquidate come diffamazioni e come allarmismo, e l'opposizione può essere definita faziosa.
 
Dopo le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016|elezioni presidenziali statunitensi]] e dopo la vittoria della [[Brexit]], la frequenza d'uso della parola nel 2016 è salita del 2000% rispetto al 2015<ref>{{Cita web|urlname=http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/viviamo-nellepoca-post-verit|titolo=ViviamoCrusca nell'epoca della post-verità? {{!}} Accademia della Crusca|sito=www.accademiadellacrusca.it|accesso=2017-01-04}}</ref>. Nel 2017 il termine ''post-verità'' è stato invocato in seguito alla polemica sull'utilizzo del sintagma "fatti alternativi" utilizzato dalla portavoce presidenziale USA Kellyanne Conway<ref>[http://www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/17_gennaio_25/vittoria-trump-premia-orwell-1984-scala-classifica-amazon-5a411ade-e2f5-11e6-81be-1476478c940f.shtml Alessio Lana, ''La vittoria] ''di [[Trump]] premia [[Orwell]]''], [[Corriere della seraSera]], 25 gennaio 2017.</ref>.
 
[[Matteo Renzi]] - dopo la sconfitta al [[Referendum costituzionale in Italia del 2016|referendum incostituzionale Italia|sconfittadel delle2016]] riforme- costituzionalinel discorso del 5 dicembre 2016 in Italia]]cui annunciava le sue dimissioni da presidente del Consiglio, rivolgendosi ai giornalisti, ha definito l'era corrente come quella «della post-verità».<ref>{{Cita web|url=http://www.lastampa.it/2016/12/05/italia/speciali/referendum-2016/il-testo-integrale-del-discorso-di-matteo-renzi-dopo-la-sconfitta-al-referendum-costituzionale-OVHGkFwXHabc2u1HRMIeBJ/pagina.html|titolo=Il testo integrale del discorso di Matteo Renzi dopo la sconfitta al referendum costituzionale|sito=LaStampa.it|accesso=2017-01-04}}</ref> - nel discorso in cui ha annunciato le sue dimissioni da primo ministro, il 5 dicembre 2016, ringraziando i giornalisti ha loro ricordato che si versa nell'«era della post-verità».
 
===Germania===
=== Proposte di gestione del fenomeno ===
Nonostante già nel 1990 il significato del termine sia stato utilizzato in termini sociologici, nel dicembre 2016 "postfaktisch" viene eletta parola dell'anno dalla società di lingua tedesca, in collegamento all’ascesa del [[Alternativa per la Germania|populismo di destra]] del 2015 nel territorio tedesco.
Il 15 dicembre 2016 [[Mark Zuckerberg]], fondatore e amministratore delegato di [[Facebook]] - che ha una piattaforma di circa 1,8 miliardi di utenti - espone un progetto per arginare la diffusione di notizie false. Link condivisi su Facebook potranno essere indicati dagli utenti come ''forse falsi'' (ci sarà dunque ''segnala post che non dovrebbe essere su Facebook, perché notizia falsa''). Segnalazioni ripetute saranno analizzate, con il supporto di parti terze. Se la notizia sarà giudicata falsa, perderà visibilità e non potrà essere sponsorizzata. In questo modo si aggirerà la censura, ma gli utenti saranno almeno avvisati. La presidente della Camera [[Laura Boldrini]] lancia un appello a chi desidera agire contro le notizie false, le ''bufale'', la disinformazione.
 
=== India ===
Il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]], in una intervista al ''[[Financial Times]]'' pubblicata il 30 dicembre 2016, ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche, per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha piegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito cioè la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe quindi di una entità terza, rispetto ad ogni governo, in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - ha detto Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico.»
[[Amulya Gopalakrishnan]], articolista per il ''[[The Times of India]]'', utilizzò il termine in merito alle somiglianze tra il presidente degli Stati Uniti [[Donald Trump|Trump]] e la Brexit da un lato, e tra il caso dell'[[Ishrat Jaha]] e quello in corso contro [[Teesta Setalvad]] dall’altro, dove il revisionismo storico ha dato luogo ad un "vicolo cieco ideologico".<ref>{{Cita web|titolo=Life in post-truth times: What we share with the Brexit campaign and Trump (La vita nell'epoca della post-verità: cosa abbiamo in comune con la campagna della Brexit e con Trump)|url=https://timesofindia.indiatimes.com/blogs/to-name-and-address/everything-but-the-truth-what-we-share-with-the-brexit-campaign-and-trump/|accesso=15 febbraio 2022|lingua=en}}</ref>
 
===Polonia===
Un massiccio consolidamento del potere ha avuto luogo all'interno del parlamento polacco come risultato di un intenso e vasto cambio nelle modalità amministrative politiche. Con la promulgazione nel 2021 della legge conservatrice sui media, la Polonia sta incrementando ulteriormente il clima [[Populismo|populista]] che, secondo alcuni oppositori, porterà il paese a divenire un luogo surreale ed insulare. Queste recenti riforme politiche potrebbero indirizzare le istituzioni polacche verso un clima di rabbia e diffidenza nei confronti dei media. In una recente controversia, le corti polacche hanno contribuito a un aumento esponenziale delle teorie di cospirazione ed altri meccanismi di post-verità, contribuendo a alimentare la diffusione della disinformazione all'interno del Paese.<ref>{{Cita web|titolo=In Polonia la Camera ha approvato la contestata legge sui media|url=https://www.ilpost.it/2021/08/12/polonia-legge-media/|accesso=15 febbraio 2022}}</ref>
 
===Regno Unito===
Il primo uso di ''post-verità'' nella politica britannica risale a marzo 2012 da parte dello ''[[Partito Laburista Scozzese|Scottish Labour]]'', il quale con questo termine intendeva mettere in primo piano la differenza tra il presunto numero di richieste per l'istituzione di una festa nazionale per la Scozia e le statistiche ufficiali scozzesi. La politica di post-verità, tuttavia, è stata ritenuta da alcuni come risalente alla Guerra in Iraq, in particolare dopo che [[Tony Blair]] destò preoccupazione nell’esercito confermando il suo sostegno a favore della tesi statunitense del possesso di [[armi chimiche]] da parte dell'Iraq.
 
===Stati Uniti===
Nella sua formulazione originale, il termine "post-truth" fu usato da [[Paul Krugman]] in [[The New York Times]] per descrivere la campagna presidenziale del 2012 di [[Mitt Romney]], nella quale venivano gonfiate le statistiche su come Barack Obama avesse tagliato la spesa pubblica degli USA.
 
== Proposte di gestione del fenomeno ==
Il 15 dicembre 2016 [[Mark Zuckerberg]], fondatore e amministratore delegato di [[Facebook]], espone un progetto per arginare la diffusione di notizie false: link condivisi su Facebook potranno essere indicati dagli utenti come ''forse falsi'', attraverso l'opzione ''segnala post che non dovrebbe essere su Facebook, perché notizia falsa''. Segnalazioni ripetute saranno analizzate con il supporto di parti terze. Se la notizia sarà giudicata falsa, perderà visibilità e non potrà essere sponsorizzata. In questo modo si aggirerà la censura, ma gli utenti saranno almeno avvisati. La presidente della Camera [[Laura Boldrini]] ha anche lanciato un appello a chi desideri agire contro le notizie false, le ''bufale'', la disinformazione.
 
In un'intervista al ''[[Financial Times]]'', pubblicata il 30 dicembre 2016, il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]] ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha spiegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito, cioè, la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe, quindi, di un'entità terza rispetto ad ogni governo in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - dichiara Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico»<ref>{{cita web|url= http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-30/pitruzzella-antitrust-propone-network-europeo-anti-bufale-grillo-attacca-nuova-inquisizione--174117.shtml?uuid=ADBcUFNC&refresh_ce=1 |titolo= Pitruzzella (Antitrust) propone network europeo «anti-bufale». Grillo attacca: «Nuova Inquisizione», 30 dicembre 2016, ''Il Sole 24 Ore'' |accesso= 21 novembre 2017 }}</ref>.
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita pubblicazione |autore=Marco Benadusi |titolo=Il falso nell'epoca della sua riproducibilità tecnica |pubblicazione=Mondoperaio |anno=2017 |volume=4 |pp=5-9 |url=http://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2017/04/BENADUSI-Mondoperaio4-2017.pdf}}
* {{cita testo |lingua =inglese|autore=Thomas M. Nichols |titolo=The death of expertise: the campaign against established knowledge and why it matters |data=2017 |editore= 1 ed., Oxford University Press |città= }}
* {{cita testo |autore=Carlo Bianchini |titolo=Come imparare a riconoscere il falso in rete |anno=2017 |editore=Editrice Bibliografica |città=Milano|cid= Bianchini | SBN =PAV0127058}}
* Chiara Giaccardi, ''Etica e umiltà gli antidoti a post-verità e «fake news». Perché le bufale proliferano nell'era dell'arroganza'', in ''[[Avvenire]]'', 5 gennaio 2017, testo pieno: [https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/etica-e-umilt-gli-antidoti-a-postverit-e-fake-news]
* {{cita news |autore=Giacomo Costa, ''|titolo=Orientarsi nell’eranell'era della post verità'', in ''[[|pubblicazione=Aggiornamenti sociali]]'', |data=febbraio 2017, testo pieno: [|url=http://www.aggiornamentisociali.it/articoli/orientarsi-nell-era-della-post-verit/]}}
* {{Cita libro| autore= Harry G. Frankfurt |titolo= Stronzate. Un saggio filosofico| traduttore= M. Birattari| editore=Rizzoli | isbn= 9788817008532 |anno= 2005 }} traduzione dall’edizione inglese ''On Bullshit'' edita da Princeton University Press nel 2005
*[http://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2017/04/BENADUSI-Mondoperaio4-2017.pdf Marco Benadusi, ''Il falso nell’epoca della sua riproducibilità tecnica''], [[Mondoperaio]], n. 4/2017, pp. 5-9.
* {{cita news |autore=Chiara Giaccardi |titolo=Etica e umiltà gli antidoti a post-verità e «fake news». Perché le bufale proliferano nell'era dell'arroganza |pubblicazione=Avvenire |data=5 gennaio 2017 |url=https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/etica-e-umilt-gli-antidoti-a-postverit-e-fake-news}}
*{{cita testo |lingua =inglese|autore=Thomas M. Nichols |titolo=The death of expertise: the campaign against established knowledge and why it matters |anno=2017 |editore= Oxford University Press |città=New Work|cid=Nichols |SBN = PUV1471994}}
* {{Cita libro|autore=Edoardo Scarpanti|titolo=Bufale. Post-verità, linguaggio e fascinazione dai falsi storici al web|anno=2018|editore=Libreriauniversitaria|città=Padova|ISBN=9788833590585}}
* {{cita testo |autore=Mark Thompson|titolo=La fine del dibattito pubblico: come la retorica sta distruggendo la lingua della democrazia |anno=2017 |editore=Feltrinelli |città=Milano |cid=Thompson |SBN =UBO4235658}} Traduzione di Giancarlo Carlotti.
 
== Voci correlate ==
* [[Manipolazione dell'informazione]]
* [[Bufala]]
* [[Verifica dei fatti]]
* [[Fake news]]
* [[Bias di conferma]]
* [[Disinformazione]]
 
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