Post-verità: differenze tra le versioni
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Il termine '''post-verità''', traduzione dell'[[lingua inglese|inglese]] '''''post-truth''''', indica quella condizione secondo cui, in una discussione relativa a un fatto o una notizia, la [[verità]] viene considerata una questione di secondaria importanza.
Nella post
Il termine, già comparso in precedenza, ha conosciuto
==
[[File:No-obama.jpg|thumb|Un cartello di protesta contro il presidente statunitense [[Barack Obama]] che fa riferimento alla leggenda metropolitana secondo la quale mancherebbe un certificato che accerti la nascita dello stesso negli Stati Uniti.]]
Oggi si parla di ''post-verità'' in riferimento a una notizia completamente falsa che, spacciata per autentica, sarebbe in grado di influenzare una parte dell'opinione pubblica, divenendo di fatto un argomento reale, dotato di un apparente senso logico. Chi dà vita e/o crede alla <nowiki>''</nowiki>post-verità<nowiki>''</nowiki>, lo fa basandosi su notizie (non necessariamente veritiere), che toccano le sue emozioni o sollevano i suoi [[Pregiudizio|pregiudizi]] (fenomeno noto con il nome di [[bias di conferma]]).<ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/innovazione/galassia_gutenberg_nebulosa_zuckerberg_notizie_online-1556454/news/2017-03-06/|titolo=Il problema principale dei dibattiti sui social? La polarizzazione delle opinioni|autore=AGI - Agenzia Giornalistica Italia|sito=Agi|lingua=it|accesso=2018-01-07}}</ref><ref>{{Cita news|lingua=it-IT|url=http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2016/12/tutta-la-post-verita-facebook/|titolo=Tutta la post verità di Facebook|pubblicazione=IL Magazine|data=2016-12-20|accesso=2018-01-07|dataarchivio=8 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170108200100/http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2016/12/tutta-la-post-verita-facebook/|urlmorto=sì}}</ref> Rispetto a fatti comprovati, queste persone tendono ad estrapolare solo gli elementi che confermano le proprie convinzioni (fallacia del [[cherry picking]]), sviluppando così interpretazioni alterate della scienza, della storia e della realtà.
Si potrebbe affermare che il termine post-verità descriva una ''[[leggenda metropolitana]]'', costituita da fatti o dati totalmente inventati, che origina da una posizione [[Scetticismo filosofico|scettica]] e diffidente verso dati reali o scientifici<ref>Ad esempio, fu messa in dubbio, nel 2008, la nascita di [[Barack Obama|Obama]] sul suolo statunitense (per cui non avrebbe potuto essere legittimamente eletto presidente): una ''bufala'' cui molti hanno creduto.</ref>. Quando l'intento della post-verità è delegittimare il comune sentire dell'opinione pubblica ''mainstream'', può degradare in una [[teoria del complotto]]<ref>Di bugie di questo tipo è piena la storia: i ''[[Protocolli dei Savi Anziani di Sion]]'' predisposero la gente ai ''[[pogrom]]'' degli ebrei e alla ''[[Shoah]]''.</ref>; se organizzata a tavolino da chi gestisce i ''[[mass media]]'' in modo professionale, può dar luogo a una [[manipolazione dell'informazione]].
Sebbene questo fenomeno abbia origini antiche, attraverso i ''[[social media]]'' la possibilità di diffusione di questo tipo di ''[[bufala]]'' è aumentata in modo esponenziale.<ref>{{Cita news|url=https://www.focus.it/cultura/storia/le-bugie-storiche-che-tutti-credono-vere|titolo=Le bugie storiche (che tutti credono vere)|pubblicazione=Focus.it|accesso=2018-01-07}}</ref>
== Uso del termine ==
=== Origine e uso del neologismo ===
Secondo l'Oxford Dictionary, il termine ''post-truth'' fu usato per la prima volta nel 1992<ref>{{cita web|url=https://www.theguardian.com/books/2016/nov/15/post-truth-named-word-of-the-year-by-oxford-dictionaries|titolo='Post-truth' named word of the year by Oxford Dictionaries.|autore=Alison Flood|sito=theguardian|data=15 Novembre 2016|accesso=20 Novembre 2017}}</ref> sulla rivista statunitense ''[[The Nation]]'', in un articolo scritto dal drammaturgo serbo-americano [[Steve Tesich]]: egli affermava che la copertura mediatica dello [[Irangate|scandalo Iran-Contra]] e quella della [[Guerra del Golfo|prima guerra del Golfo]] ebbero minore impatto rispetto a quella dello [[scandalo Watergate]]. Ciò - a detta di Tesich - dimostrerebbe che «noi, come popolo libero, abbiamo liberamente scelto di voler vivere in una specie di mondo post-verità».<ref>Flood, Alison (15 November 2016)</ref>
Nel 2004 il docente americano Ralph Keyes usò il termine "post-truth era" come titolo di un suo libro.<ref>{{cita libro| nome=Ralph | cognome=Keyes | titolo=The Post-Truth Era: Dishonesty and Deception in Contemporary Life | url=https://archive.org/details/posttrutheradish0000keye | anno=2004 | editore=St. Martin's Press | città=New York | ISBN=9781429976220}}</ref> Nello stesso anno il giornalista americano Eric Alterman parlò di «politiche ambientali post-verità» e coniò l'espressione «presidenza post-verità» dopo aver analizzato le dichiarazioni fuorvianti fatte dall'[[George W. Bush|amministrazione Bush]], a seguito degli [[Attentati dell'11 settembre 2001|attacchi terroristici dell'11 settembre]].<ref>{{cita web| url=http://www.benecomune.net/rivista/numeri/gennaio-2017-vero-o-falso/post-verita-e-postmodernita/|titolo=Post-verità e postmodernità|autore=Tiberio Graziani | anno=26 Gennaio 2017|accesso=20 Novembre 2017}}</ref>
Il saggista britannico [[Colin Crouch]] usò tale termine nel proprio libro, intitolato ''Post-democrazia'', per delineare un modello di politica in cui «le elezioni di fatto esistono e possono cambiare i governi», ma dove «il dibattito elettorale pubblico è uno spettacolo strettamente controllato, gestito da squadre rivali di ''[[spin doctor]]'', professionisti esperti nelle tecniche di persuasione, che scelgono solo una piccola gamma di temi da affrontare durante i dibattiti». Crouch attribuiva al «modello di industria pubblicitaria» applicato alle comunicazioni politiche la causa della crisi di fiducia e le accuse di disonestà che pochi anni dopo altre persone associarono con le politiche post-verità.<ref>{{cita libro| nome=Colin | cognome=Crouch | titolo=Postdemocrazia | anno=2009 | editore=Gius.Laterza & Figli Spa | città=Bari | ISBN=9788858105689}}</ref>
Successivamente, il termine post-verità ha iniziato ad assumere connotati differenti, inserendosi all'interno di nuove teorie che abbracciano principalmente due materie: la politologia e la [[comunicazione politica]].
Secondo la moderna accezione della post-verità, con ''politica della post-verità'' o ''politica post-fattuale'' (derivante dall'[[lingua inglese|inglese]] ''post-truth politics''), s'intende una cultura politica caratterizzata da dibattiti in gran parte contraddistinti da [[Retroazione|feedback]] emotivi, scollegati dai tratti principali della politica in discussione: si ricorre anzi alla reiterata affermazione degli stessi argomenti di discussione che ignorano le obiezioni.
Nel 2009 il politologo francese [[Dominique Moïsi]] ha intitolato un suo libro ''Geopolitica delle emozioni'', testo nel quale si afferma che la post-verità si propaga nella rete e nei [[Rete sociale|social network]]: il flusso incontrollato di notizie ci predispone alle ''[[Camera dell'eco (media)|bolle mediatiche]]''. Il meccanismo dei ''followers'' e dei ''like'' non smonta le falsità, al contrario le rinforza. Infine, sempre secondo il politologo, la post-verità, intesa come bufala politica, diventa un monologo ripetuto all'infinito e che si sostituisce al dialogo tra parti avversarie<ref>{{cita testo|autore=Dominique Moïsi|titolo=La géopolitique de l'émotion: Comment les cultures de peur, d'humiliation et d'espoir façonnent le monde|editore=Flammarion|città=Paris|data=2008}}</ref>.
L'uso contemporaneo del termine è invece da attribuire al blogger David Roberts, che lo usò nel 2010, per una rubrica presente nel sito di informazione online ''Grist''. I [[politologi]] hanno riscontrato un'ascesa dell'uso delle politiche post-fattuali, in particolare nei contesti politici americano, inglese, indiano e turco, ma anche in altre aree di discussione. Ciò è stato reso possibile a causa della crescente velocità di diffusione delle notizie, all'uso di fallaci logiche sempre più in auge nei giornali, e alla continua crescita della presenza dei social media nella nostra quotidianità.<ref name="economist-10-9-16">[https://www.economist.com/news/briefing/21706498-dishonesty-politics-nothing-new-manner-which-some-politicians-now-lie-and "The post-truth world: Yes, I’d lie to you," ''The Economist'' Sept 10, 2016]</ref><ref name="NSci-revolut">[https://www.newscientist.com/article/mg23030763-000-free-speech-has-become-sound-bites-with-revolutionary-results/ "Free speech has met social media, with revolutionary results"].</ref>
Anche l'[[Accademia della Crusca]] ha studiato il neologismo ''post-verità'': il 25 novembre 2016, in un intervento dal titolo ''Viviamo nell'epoca della post-verità?''<ref name=Crusca>Componente della Consulenza Linguistica dell'[[Accademia della Crusca]] [http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/viviamo-nellepoca-post-verit. Viviamo nell'epoca della post-verità?]</ref>, [[Marco Biffi]] ha scritto: «La rete ha senza dubbio delineato i connotati fondamentali di questa dimensione ''oltre la verità''. 'Oltre' è il significato che qui sembra assumere il prefisso 'post' (invece del consueto 'dopo'): si tratta cioè di un 'dopo la verità' che non ha niente a che fare con la cronologia, ma che sottolinea il superamento della verità fino al punto di determinarne la perdita di importanza. E, analizzando le modalità in cui il superamento si concretizza di volta in volta, colpisce la vocazione profetica che la parola nasconde tra le sue lettere: la post-verità, infatti, spesso finisce per scivolare nella ''verità dei post'' (come è successo spesso sulla rete proprio in relazione alle campagne politiche legate alla [[Brexit]] o alle elezioni americane).»
Per Marco Biffi prevale l'uso del sostantivo al femminile, sebbene vi siano anche casi di ''post-verità'' al maschile.
==Misinformazione e disinformazione==
{{vedi anche|Fake news}}
Nel febbraio 2017, Claire Wardle scrive un articolo su ''First Draft News'', nel quale la studiosa propone di andare oltre il classico significato di ''notizia falsa o [[fake news]]'' distinguendo "l'ecosistema della disinformazione", la ''misinformazione'' e la ''[[disinformazione]]''<ref>{{cita web|url=https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|titolo=Fake news. It’s complicated.|autore=Claire Wardle|sito=First Draft News|data=16 Febbraio 2017|accesso=16 Novembre 2017|dataarchivio=23 gennaio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180123193839/https://firstdraftnews.com/fake-news-complicated/|urlmorto=sì}}</ref>.<br>La ''misinformazione'' è l'attività di diffusione involontaria di informazioni false; la ''disinformazione'', al contrario della prima, è la voluta creazione e diffusione di informazioni false per fini commerciali o politici.
Per poter comprendere il complesso funzionamento di questo ''ecosistema'', la Wardle sottolinea tre punti fondamentali:
* Conoscere i diversi contenuti creati e condivisi
* Conoscere le motivazioni per le quali una ''[[fake news]]'' viene creata
* Comprendere il modo in cui il contenuto viene diffuso.
Vengono inoltre definiti sette modi in cui un contenuto falso può essere condiviso nell'ecosistema informativo, in altre parole, sette tipi di disinformazione:
# Collegamento ingannevole: quando il contenuto si discosta dal titolo, immagine e/o didascalia.
# Contesto ingannevole: quando è presente parte di un contenuto reale ma accompagnato da informazioni contestuali false.
# Contenuto manipolato: quando l'immagine, o l'informazione reale stessa, viene manipolata per trarre in inganno il lettore.
# Contenuto fuorviante: quando l'informazione è veicolata verso un problema o una persona.
# Contenuto ingannatore: quando l'informazione viene spacciata come proveniente da fonte realmente esistita.
# Contenuto falso al 100%: quando l'intero contenuto è del tutto falso e vuole trarre in inganno.
# Manipolazione della satira: quando l'intento non è di procurare danni, ma il contenuto è comunque satirico ed ingannevole.
Tuttavia, non è sufficiente conoscere solamente le diverse tipologie di contenuti per scomporre il meccanismo di disinformazione. Per questo la studiosa coniuga otto possibili motivazioni che spiegherebbero la creazione dei suddetti ''fake content'', insieme alle precedenti sette voci: profitto, influenza politica, [[propaganda]], faziosità, provocazione, [[parodia]], cattivo giornalismo, interesse particolare.
== Esempi ==
===Nel mondo dell'arte===
Il mondo dell’arte ha spesso giocato sul concetto di verità, sulla contrapposizione tra il vero e il falso e su come quest’ultimo possa essere spacciato per verità. Un esempio calzante è fornito da un film del 1997, ''[[Sesso & potere]]'', che vede [[Robert De Niro]] e [[Dustin Hoffman]] - rispettivamente nei panni di Conrad Brean, uno ''spin doctor'', e di Stanley Motss, un produttore cinematografico - giocare con la verità: essi architettano un conflitto immaginario contro l’Albania per distrarre l’opinione pubblica da uno scandalo sessuale che vedeva coinvolto il presidente americano. Grazie alle abilità cinematografiche di Motss, la guerra prende forma, attraverso immagini fittizie veicolate dai media rappresentanti bombardamenti, villaggi in fiamme, profughi in fuga. In questo modo la finzione (la guerra) diventa realtà, solo perché si ha la possibilità di presumere che sia vera<ref>{{cita web| url= https://en.wikiquote.org/wiki/Wag_the_Dog| titolo= Wag The Dog| sito= [[Wikiquote]]| citazione= The war ain't over til I say it's over. This is my picture. This is not the CIA’s picture. (La guerra non è finita finché non lo dico io. Questo è il mio film, non quello della [[CIA]]).| accesso= 20 novembre 2017}}</ref>.
Una situazione analoga si presenta nel primo episodio della serie televisiva britannica ''[[The Thick of It]]'', in cui lo spin doctor Malcolm Tucker cerca di convincere il neoeletto ministro Hugh Abbot del fatto che un annuncio mai pronunciato avrebbe potuto improvvisamente diventare reale.<ref> {{cita news| autore= Matthew d’Ancona|url= https://www.theguardian.com/books/2017/may/12/post-truth-worst-of-best-donald-trump-sean-spicer-kellyanne-conway |titolo= Ten alternative facts for the post-truth world |pubblicazione= [[The Guardian]] |data= 12 maggio 2017| lingua= inglese |citazione= Yes, well, the announcement that you didn’t make today - you did (Sì, bene, la dichiarazione che non hai fatto oggi - l'hai fatta)| accesso= 20 novembre 2017 }} </ref> È lo stesso principio che viene applicato dal cosiddetto [[Ministero della verità]] (in [[neolingua]] '''Miniver''') nel celebre romanzo distopico di [[George Orwell]], ''[[1984]]''. Il romanzo può essere considerato uno degli esempi più validi di post-verità: al suo interno, la realtà non è mai definita, ma viene continuamente distorta per soddisfare le esigenze del [[Socing]]. In questo modo, attraverso gli strumenti nelle mani del partito - Ministero della Verità, [[psicopolizia]], [[neolingua]] - una guerra dichiarata all’Eurasia può essere improvvisamente sostituita da una guerra contro l’Estasia, senza che rimanga traccia del presunto conflitto con l’Eurasia. Una tale manipolazione della realtà avviene attraverso la modifica o la distruzione di tracce del passato e di documenti storici, ciò che viene definito [[revisionismo]]. Data l’assenza di fonti attendibili e di prove, risulta quasi impossibile distinguere la verità dalla menzogna: «Tutto svaniva nella nebbia. Il passato veniva cancellato, la cancellazione dimenticata, e la menzogna diventava realtà»<ref> {{cita libro | titolo= [[1984]] | autore= [[George Orwell]] | traduttore= Stefano Manferlotti | editore= Oscar Mondadori | città= Cles | anno= 2015 | capitolo= cap. VII p.79}}</ref>.
===Nei reportage fotografici===
Una immagine simbolo della [[Guerra in Iraq|seconda guerra del golfo]] è quella di un [[cormorano]] sporco di [[petrolio]] apparentemente fotografato al confine tra l'[[Arabia Saudita]] e il [[Kuwait]]. Dopo la diffusione dell'immagine, e il suo divenire icona del conflitto, gli [[Ornitologia|ornitologi]] osservarono che in quel periodo nell'area non si trovavano cormorani di quella specie e quindi la foto o era stata scattata altrove, oppure risaliva al tempo della prima [[guerra del golfo]], recuperata da un archivio fotografico per coprire una mancanza di immagini, divenendo la verità storico-politica di un altro luogo.<ref>[http://www.fotoinfo.net/speciale/152/cormorani-veri-e-falsi Carlo Cerchioli, ''Cormorani veri e falsi'']</ref>
In una società ''mediatizzata''
L'effetto sulla pubblica credibilità del [[metodo sperimentale]] è dirompente: «Sembra che [...] i [[verifica dei fatti|fatti accertati]] non esistano mai o che non esista [[Metodologia|metodo]] per accertarli. Ho l’impressione che si sia interrotta la cinghia di trasmissione tra fatti e cittadini, tra fatti e istituzioni, e questo è veramente pericoloso. Come può cambiare un paese che sembra sempre in bilico tra competenze e finzioni?»<ref>[[Elena Cattaneo]], ''L'Italia della scienza'', in [[Mondoperaio]], n. 2/2015, p. 30</ref>.
Ne soffre il [[pensiero critico]], processo mentale che, dall'analisi di dati, arriva alla valutazione di un fenomeno o di un fatto.<ref>{{Cita web|url=https://www.bbc.com/news/education-38557838|titolo=Sean Coughlan, What does post-truth mean for a philosopher? (Cosa significa post-verità per un filosofo?)|accesso=15 febbraio 2022|lingua=en}}</ref> Il giornale "Avvenire" usa, per questo fenomeno, l'espressione "immanentizzazione della verità".<ref>"Avvenire", [https://www.avvenire.it/agora/pagine/dietrologia- Se la verità si riduce a dietrologia], 14/5/2016.</ref>
== Utilizzo del termine nella vita politica ==
[[File:EU_referendum_leave_poster,_Belfast,_June_2016_-_geograph.org.uk_-_4990237.jpg|destra|miniatura|250x250px|Un manifesto sulla Brexit, che riporta informazioni false sulle spese del Regno Unito all'interno dell'UE, esempio di politica post-fattuale.<ref name="Wollaston">Ned Simons (8 June 2016).</ref>.]]
In politica, “post-verità” descriverebbe opportunamente il tratto principale delle [[propaganda |propagande]], i cui sostenitori continuerebbero a ripetere il proprio punto di vista, nonostante quest'ultimo risulti essere falso, anche dopo le analisi condotte dai [[mass media]] o da esperti indipendenti. La tecnica riscuote interesse ed acquista efficacia soprattutto a ridosso di scadenze elettorali o referendarie, a ridosso cioè di momenti assai delicati, in termini di potenziale influenza sui comportamenti di voto, e nei quali dovrebbe essere massimo l'interesse a preservare anzi la libertà di determinazione dell'elettore.
{{Approfondimento
|allineamento = destra
|larghezza = 300px
|titolo = I costi dell'appartenenza britannica all'UE
|contenuto = Il leader dell'UKIP [[Nigel Farage]] iniziò ad usare il dato "350 milioni"
Tuttavia, i sostenitori del ''Leave'' continuarono ad usare il dato come elemento centrale della loro campagna, fino al giorno del referendum,
}}
Durante la campagna
Dopo le [[Elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016|elezioni presidenziali statunitensi]] e dopo la vittoria della [[Brexit]], la frequenza d'uso della parola nel 2016 è salita del 2000% rispetto al 2015<ref
[[Matteo Renzi]] - dopo la sconfitta al [[Referendum costituzionale in Italia del 2016|referendum
===Germania===
Nonostante già nel 1990 il significato del termine sia stato utilizzato in termini sociologici, nel dicembre 2016 "postfaktisch" viene eletta parola dell'anno dalla società di lingua tedesca, in collegamento all’ascesa del [[Alternativa per la Germania|populismo di destra]] del 2015 nel territorio tedesco.
=== India ===
[[Amulya Gopalakrishnan]], articolista per il ''[[The Times of India]]'', utilizzò il termine in merito alle somiglianze tra il presidente degli Stati Uniti [[Donald Trump|Trump]] e la Brexit da un lato, e tra il caso dell'[[Ishrat Jaha]] e quello in corso contro [[Teesta Setalvad]] dall’altro, dove il revisionismo storico ha dato luogo ad un "vicolo cieco ideologico".<ref>{{Cita web|titolo=Life in post-truth times: What we share with the Brexit campaign and Trump (La vita nell'epoca della post-verità: cosa abbiamo in comune con la campagna della Brexit e con Trump)|url=https://timesofindia.indiatimes.com/blogs/to-name-and-address/everything-but-the-truth-what-we-share-with-the-brexit-campaign-and-trump/|accesso=15 febbraio 2022|lingua=en}}</ref>
===Polonia===
Un massiccio consolidamento del potere ha avuto luogo all'interno del parlamento polacco come risultato di un intenso e vasto cambio nelle modalità amministrative politiche. Con la promulgazione nel 2021 della legge conservatrice sui media, la Polonia sta incrementando ulteriormente il clima [[Populismo|populista]] che, secondo alcuni oppositori, porterà il paese a divenire un luogo surreale ed insulare. Queste recenti riforme politiche potrebbero indirizzare le istituzioni polacche verso un clima di rabbia e diffidenza nei confronti dei media. In una recente controversia, le corti polacche hanno contribuito a un aumento esponenziale delle teorie di cospirazione ed altri meccanismi di post-verità, contribuendo a alimentare la diffusione della disinformazione all'interno del Paese.<ref>{{Cita web|titolo=In Polonia la Camera ha approvato la contestata legge sui media|url=https://www.ilpost.it/2021/08/12/polonia-legge-media/|accesso=15 febbraio 2022}}</ref>
===Regno Unito===
Il primo uso di ''post-verità'' nella politica britannica risale a marzo 2012 da parte dello ''[[Partito Laburista Scozzese|Scottish Labour]]'', il quale con questo termine intendeva mettere in primo piano la differenza tra il presunto numero di richieste per l'istituzione di una festa nazionale per la Scozia e le statistiche ufficiali scozzesi. La politica di post-verità, tuttavia, è stata ritenuta da alcuni come risalente alla Guerra in Iraq, in particolare dopo che [[Tony Blair]] destò preoccupazione nell’esercito confermando il suo sostegno a favore della tesi statunitense del possesso di [[armi chimiche]] da parte dell'Iraq.
===Stati Uniti===
Nella sua formulazione originale, il termine "post-truth" fu usato da [[Paul Krugman]] in [[The New York Times]] per descrivere la campagna presidenziale del 2012 di [[Mitt Romney]], nella quale venivano gonfiate le statistiche su come Barack Obama avesse tagliato la spesa pubblica degli USA.
== Proposte di gestione del fenomeno ==
Il 15 dicembre 2016 [[Mark Zuckerberg]], fondatore e amministratore delegato di [[Facebook]], espone un progetto per arginare la diffusione di notizie false: link condivisi su Facebook potranno essere indicati dagli utenti come ''forse falsi'', attraverso l'opzione ''segnala post che non dovrebbe essere su Facebook, perché notizia falsa''. Segnalazioni ripetute saranno analizzate con il supporto di parti terze. Se la notizia sarà giudicata falsa, perderà visibilità e non potrà essere sponsorizzata. In questo modo si aggirerà la censura, ma gli utenti saranno almeno avvisati. La presidente della Camera [[Laura Boldrini]] ha anche lanciato un appello a chi desideri agire contro le notizie false, le ''bufale'', la disinformazione.
In un'intervista al ''[[Financial Times]]'', pubblicata il 30 dicembre 2016, il presidente dell'[[antitrust]] [[Giovanni Pitruzzella]] ha invitato i Paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione delle ''bufale'' sparse ad arte sul web. Pitruzzella ha spiegato che questo impegno dovrebbe riguardare gli Stati e non essere delegato a social media, come Facebook. Ha suggerito, cioè, la creazione di un nuovo network, composto da agenzie indipendenti, coordinate da Bruxelles e ricalcate sulle agenzie antitrust. Questo network avrebbe lo scopo di individuare le ''bufale'', di imporne la cancellazione e perfino di sanzionare chi le ha create e ne ha organizzato la diffusione via Internet. Si tratterebbe, quindi, di un'entità terza rispetto ad ogni governo in grado di provvedere quando l'interesse pubblico è minacciato. «La post-verità - dichiara Pitruzzella - è uno dei motori del [[populismo]], è una minaccia che grava sulle nostre democrazie. Siamo a un bivio: dobbiamo scegliere se vogliamo lasciare Internet così com'è, un Far West, oppure se imporre regole, in cui si tiene conto che la comunicazione è cambiata. Io ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico»<ref>{{cita web|url= http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-30/pitruzzella-antitrust-propone-network-europeo-anti-bufale-grillo-attacca-nuova-inquisizione--174117.shtml?uuid=ADBcUFNC&refresh_ce=1 |titolo= Pitruzzella (Antitrust) propone network europeo «anti-bufale». Grillo attacca: «Nuova Inquisizione», 30 dicembre 2016, ''Il Sole 24 Ore'' |accesso= 21 novembre 2017 }}</ref>.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita pubblicazione |autore=Marco Benadusi |titolo=Il falso nell'epoca della sua riproducibilità tecnica |pubblicazione=Mondoperaio |anno=2017 |volume=4 |pp=5-9 |url=http://www.mondoperaio.net/wp-content/uploads/2017/04/BENADUSI-Mondoperaio4-2017.pdf}}
* {{cita testo |autore=Carlo Bianchini |titolo=Come imparare a riconoscere il falso in rete |anno=2017 |editore=Editrice Bibliografica |città=Milano|cid= Bianchini | SBN =PAV0127058}}
* {{cita news |autore=Giacomo Costa
* {{Cita libro| autore= Harry G. Frankfurt |titolo= Stronzate. Un saggio filosofico| traduttore= M. Birattari| editore=Rizzoli | isbn= 9788817008532 |anno= 2005 }} traduzione dall’edizione inglese ''On Bullshit'' edita da Princeton University Press nel 2005
* {{cita news |autore=Chiara Giaccardi |titolo=Etica e umiltà gli antidoti a post-verità e «fake news». Perché le bufale proliferano nell'era dell'arroganza |pubblicazione=Avvenire |data=5 gennaio 2017 |url=https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/etica-e-umilt-gli-antidoti-a-postverit-e-fake-news}}
*{{cita testo |lingua =inglese|autore=Thomas M. Nichols |titolo=The death of expertise: the campaign against established knowledge and why it matters |anno=2017 |editore= Oxford University Press |città=New Work|cid=Nichols |SBN = PUV1471994}}
* {{Cita libro|autore=Edoardo Scarpanti|titolo=Bufale. Post-verità, linguaggio e fascinazione dai falsi storici al web|anno=2018|editore=Libreriauniversitaria|città=Padova|ISBN=9788833590585}}
* {{cita testo |autore=Mark Thompson|titolo=La fine del dibattito pubblico: come la retorica sta distruggendo la lingua della democrazia |anno=2017 |editore=Feltrinelli |città=Milano |cid=Thompson |SBN =UBO4235658}} Traduzione di Giancarlo Carlotti.
== Voci correlate ==
* [[Manipolazione dell'informazione]]
* [[Bufala]]
* [[Verifica dei fatti]]
* [[Fake news]]
* [[Bias di conferma]]
* [[Disinformazione]]
== Altri progetti ==
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