Andrea Memmo: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Andrea
[[Immagine:Ca' Memmo.jpg|thumb|right|300px|Ca' Memmo]]▼
|Cognome = Memmo
La carriera politica gli creò grossi problemi economici in quanto, all'epoca, imponeva il sostenimento di spese gravose in occasione dell'assunzione di cariche importanti. Ulteriore aggravio gli derivò dalla costituzione delle doti per le due figlie Lucietta e Paolina, andate spose a due nobili veneziani. A tal fine fu costretto a consumare quanto gli restava del pur cospicuo patrimonio. Per costituire la dote della seconda, andata sposa ad un Martinengo, si spogliò della sua ultima proprietà: lo storico palazzo in S. Marcuola.▼
|Sesso = M
|LuogoNascita = Venezia
|GiornoMeseNascita = 29 marzo
|AnnoNascita = 1729
|LuogoMorte = Venezia
|GiornoMeseMorte = 27 gennaio
|AnnoMorte = 1793
|Epoca = 1700
|Attività = letterato
|Attività2 = politico
|Attività3 = diplomatico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =, cittadino della [[Repubblica di Venezia]]
|Immagine = Portret van politicus Andrea Memmo, RP-P-1909-4826.jpg
|Didascalia = Andrea Memmo in un'incisione di [[Gerolamo Carattoni]] su disegno di [[Antonio Cavallucci]], tratto dal dipinto di [[Angelika Kauffmann]]
}}
==Biografia==
=== Formazione, pensiero e relazioni ===
[[File:Statua Memmo.JPG|thumb|Statua di Andrea Memmo in [[Prato della Valle]] a [[Padova]]]]
Nacque da Pietro [[Memmo]], esponente del ramo di [[chiesa di San Marcuola|San Marcuola]], e da Lucia [[Pisani (famiglia)|Pisani]]. Era il primogenito, seguito dai fratelli Bernardo (nato nel [[1730]]) e Lorenzo (nato nel [[1733]])<ref name=treccani>{{DBI
|nome = MEMMO, Andrea
|nomeurl = andrea-memmo
|autore = Susanna Pasquali
|anno = 2009
|volume = 73
|accesso = 7 agosto 2019
}}</ref>.
Appartenente a una delle più ragguardevoli casate del [[patriziato veneziano]] (annoverata fra le cosiddette "[[famiglie apostoliche]]"), fu l'omonimo zio a curarne la formazione per indirizzarlo alla carriera politica. Sin dalla giovane età frequentò gli ambienti culturali più prestigiosi, entrando in contatto con personalità quali [[Antonio Schinella Conti|Antonio Conti]], [[Apostolo Zeno]], [[Gasparo Gozzi]], [[Scipione Maffei]] e [[Gian Rinaldo Carli]]. Il suo primo precettore fu verosimilmente padre Eugenio Mecenati, ma in seguito subì l'influsso di frate [[Carlo Lodoli]], che negli [[anni 1730]] aveva istituito una sorta di accademia destinata all'istruzione dei giovani nobili veneziani per indirizzarli verso la gestione del governo. Sempre dal Lodoli derivò l'attrazione per l'arte, in particolare per l'architettura<ref name=treccani/>.
Tra il [[1753]] e il [[1758]] ebbe una turbolenta relazione con [[Giustiniana Wynne]], figlia di una veneziana di origini greche e dell'inglese sir Richard Wynne. Come emerge dalle lettere tra i due, il Memmo era particolarmente interessato agli enciclopedisti francesi<ref>Il carteggio Memmo-Wynne fu veramente imponente ed è, in maggior parte, perduto. Scrive Memmo a Giulio Perini che conservava ''almen trenta tomi'' della corrispondenza intrattenuta con la Wynne. Fonte: Lettera da Roma a Giulio Perini, 20 maggio 1786, [[Archivio di Stato di Firenze]], Acquisti e doni, 94,146.</ref>. Dimostrò la sua passione per la cultura d'oltralpe anche quando, con [[Giacomo Casanova]] (appena rientrato da [[Parigi]]), tentò di mettere in scena delle opere teatrali in [[lingua francese]]<ref name=treccani/>.
Casanova fu in effetti suo grande amico e forse fu lui a introdurlo nella [[massoneria]]. Mantennero stretti rapporti epistolari per tutta la vita, nonostante una denuncia della madre del Memmo, in apprensione per le "cattive compagnie" dei figli, avesse contribuito all'arresto dell'avventuriero nel [[1755]]. Strinse legami anche con [[Joseph Smith (1682-1770)|Joseph Smith]], mercante inglese e poi console a Venezia, che gli aprì la sua ricca biblioteca e la sua collezione di opere d'arte, mettendolo inoltre in contatto con l'architetto [[Antonio Visentini]]; questo nonostante la relazione con la Wynne, che era promessa sposa dello Smith. Venne poi apprezzato da [[Carlo Goldoni]], che nel [[1750]] dedicò a lui e ai suoi fratelli ''[[L'uomo di mondo (Goldoni)|L'uomo di mondo]]''<ref name=treccani/>.
Circa il suo pensiero, molto si può attingere da ''Il piano generale per una Accademia sopra le belle arti del disegno'', che scrisse nel [[1758]] su richiesta di [[Francesco Lorenzo Morosini]], uno dei riformatori dell'[[Università di Padova]]. Ispirandosi all{{'}}''Introduzione'' dell{{'}}''[[Encyclopédie]]'' di [[Diderot]] e [[D'Alembert]], che cita, il Memmo ritiene che lo sviluppo delle produzioni artistiche, grazie anche al commercio delle opere, sia una risorsa fondamentale per risolvere il declino economico della [[Repubblica di Venezia]]; l'[[Accademia di Venezia|Accademia]] dovrebbe aprire le proprie lezioni di disegno agli artigiani, cui compete la produzione di stoffe e altri manufatti tradizionali. Per quanto concerne l'architettura, sottolinea la necessità di un regolare percorso di studi fondato sulla lettura di [[Vitruvio]] e le conoscenze sulla resistenza dei materiali al fine di realizzare edifici più durevoli<ref name=treccani/>.
=== Carriera politica ===
Nel [[1759]] inaugurò il suo ''[[cursus honorum]]'' venendo nominato savio agli Ordini. Fu savio di Terraferma per tutto il periodo [[1763]]-[[1769|69]], fatti salvi i periodi di contumacia; in questa veste fu impegnato nella revisione degli usi previsti durante le visite di Stato e lavorò alla vertenza con l'[[arciducato d'Austria]] sul servizio postale. Nel [[1769]] fu eletto savio del Consiglio ed entrò in [[Senato veneziano|Senato]]<ref name=treccani/>.
Nello stesso anno sposò Elisabetta [[Piovene]], da cui ebbe le figlie Lucia e Paolina. Rimasto vedovo nel [[1780]], per un periodo considerò l'idea di sposare l'amante [[Contarina Barbarigo]] (alla quale aveva trasmesso la passione per l'architettura), ma in seguito vi rinunciò<ref name=treccani/>.
Nel [[1771]] venne eletto Provveditore della [[Giustizia vecchia]] e fu incaricato di partecipare alla deputazione straordinaria alle Arti, istituita limitare i privilegi delle [[corporazioni]] e liberalizzare l'accesso alle professioni, favorendo così la concorrenza commerciale. I suoi sforzi riformistici furono però vanificati dalla mancata presentazione delle proposte in Senato<ref name=treccani/>.
Negli anni successivi fu impegnato esclusivamente dal di fuori della capitale. Dal [[1775]] al [[1776]] ricoprì la carica di provveditore di [[Padova]]: fu questa l'occasione per mettere in pratica le teorie trasmesse dal Lodoli attraverso la realizzazione di una grandiosa opera pubblica, la risistemazione del [[Prato della Valle]]. Originariamente si trattava di un grande spiazzo sterrato dove trovavano posto fiere e mercati; coadiuvato dall'architetto [[Domenico Cerato]], riuscì a trasformarlo in una piazza monumentale in cui celebrava assieme la tradizione civica e lo sviluppo del commercio. I lavori lo assorbirono per tutta la vita, come dimostrato dalla fitta corrispondenza sull'argomento<ref name=treccani/>.
Nel [[1777]] venne nominato [[Bailo (Repubblica di Venezia)|bailo]] a [[Costantinopoli]], carica già ricoperta dall'omonimo zio. Giunto nella città nel [[1778]], non fu impegnato in questioni particolarmente importanti e poté così continuare ad occuparsi di architettura: progettò, rifacendosi alle [[villa veneta|ville]] del [[Andrea Palladio|Palladio]], la ricostruzione dell'ambasciata veneziana nel sobborgo di [[Galata (Istanbul)|Pera]] (oggi distrutta)<ref name=treccani/>.
Nel [[1781]] fu scelto come ambasciatore presso la [[Santa Sede]], dove rimase dal [[1783]] al [[1786]]. Anche questo fu un periodo tranquillo in cui poté dedicarsi agli studi, e nel 1786 diede alle stampe proprio a [[Roma]] - ma in forma anonima - gli ''Elementi dell'architettura lodoliana'', prima parte di un'opera che avrebbe dovuto raccogliere in modo sistematico le teorie del Lodoli. La seconda parte fu pubblicata postuma e in due volumi tra il [[1833]] e il [[1834]], a cura della figlia Lucia. A causa delle troppe digressioni e dell'eccessiva erudizione il lavoro non fece grande fortuna, ma venne rivalutato nell'ambito del [[Movimento Moderno]] [[XX secolo|novecentesco]] assieme alla figura del Lodoli, considerato uno degli artefici del [[Funzionalismo (architettura)|funzionalismo]]<ref name=treccani/>.
Il 2 luglio [[1785]], mentre ancora si trovava a Roma, fu eletto [[procuratore di San Marco]] (in quella circostanza commissionò il suo ritratto alla pittrice [[Angelika Kauffmann]]). Tornato a Venezia, in occasione delle cerimonie organizzate per l'elezione nel [[1787]], fece pubblicare gli ''Apologhi immaginati, e sol estemporaneamente in voce esposti agli amici suoi dal fu fra Carlo de' conti Lodoli...'', composti dal Lodoli stesso, dal fratello Bernardo e da [[Melchiorre Cesarotti]]. L'anno dopo diede alle stampe le ''Riflessioni sopra alcuni equivoci espressi...in difesa del fu Carlo Lodoli'' per difendere l'architetto contro le critiche di [[Pietro Antonio Zaguri]], e nel [[1790]] i ''Semplici lumi tendenti a render cauti i soli interessati nel teatro da erigersi nella parrocchia di S. Fantino...'' in cui si esprimeva negativamente sul progetto di [[Giannantonio Selva]] per la [[teatro la Fenice|Fenice]]<ref name=treccani/>.
▲La carriera politica gli creò grossi problemi economici, in quanto
Nel [[1789]], in occasione della morte del [[doge della Repubblica di Venezia|doge]] [[Paolo Renier]], alcuni lo indicarono come suo successore, ma la proposta non ebbe seguito a causa delle sue limitate sostanze familiari, nonché per le sue idee riformiste. Nell'agosto [[1790]] concluse il suo mandato di procuratore<ref name=treccani/>.
Dopo la morte avvenuta nel [[1793]], in seguito a una lunga e dolorosissima malattia, fu tumulato nella [[chiesa di Santa Maria dei Servi (Venezia)|chiesa di Santa Maria dei Servi]]. Quando, nel [[1815]], essa venne abbattuta, le spoglie furono traslate nella chiesa di San Marcuola attigua al palazzo di famiglia, in una semplice sepoltura a terra con una piccola lapide che reca la laconica scritta ''ANDREÆ MEMO PATR. VEN.''
== Opere ==
*''Elementi di architettura Lodoliana, ossia l'arte di fabbricare con solidità scientifica e con eleganza non capricciosa''. Roma
*''Apologhi, immaginati, e sol. estemporaneamente in voce esposti agli amici suoi dal fu
*''La luna di agosto. Apologo postumo del P.Lodoli ...Dagli Elisj, l'anno dell'era di Proserpina 9999 M.V.'' (Bassano
==Documenti==
:''Li 27 gennaro 1792 (m.v.) S. Ecc.a Ser Andrea Memmo Kav.r e Procurator di San Marco fu di Ser Pietro d'anni 64 c.a. amalato da Gangrena nel piede destro mesi sei e più di malattia, morì heri ad ore 21. Medico Conigliano. Si sepelirà ogi alle ore 24. Capitolo San Geminiano
==Note==
<references />
== Bibliografia ==
Generale:
*
* Oliver Domzalski, ''Politische Karrieren und Machtverteilung im Venezianischen'' Adel (1646-1797), Sigmaringen 1996, p. 61s
*Su Memmo architetto si veda il notevole [http://www.zeitenblicke.historicum.net/2003/03/pdf/Pasquali.pdf studio] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20051026195742/http://www.zeitenblicke.historicum.net/2003/03/pdf/Pasquali.pdf |data=26 ottobre 2005 }} di Susanna Pasquali (
*Andrea di Robilant, ''Lucia nel tempo di Napoleone. Ritratto di una grande veneziana'' Editore Corbaccio 2008
Epistolario con
*Giacomo Casanova, Epistolario (
*Giacomo Casanova, Storia della mia vita, Mondadori
*Pompeo Molmenti, Carteggi casanoviani, Vol. I, Palermo
*Pompeo Molmenti, Epistolari veneziani del sec. XVIII, Palermo
Epistolario con
*[[Archivio di Stato di Firenze]].
Epistolario con
*Andrea di Robilant,
*Nancy Isenberg, ''"
*Nancy Isenberg, ''Seduzioni epistolari nell'età dei Lumi. L'equivoco e provocante carteggio amoroso di Giustiniana Wynne, scrittrice anglo-veneziana (1737-1791)'', in ''Quaderno del Dipartimento di Letterature Comparate''. Università degli Studi Roma Tre, 2, (2006), pp. 47–70).
*Nancy Isenberg, ''Without swapping her skirt for breeches: The Hypochondria of Giustiniana Wynne, Anglo-Venetian Woman of Letters'' in ''The English Malady: Enabling and Disabling Fictions'' a cura di Glen Colburn. Cambridge, Cambridge Scholars Press (2008), pag.154-176.
*Nancy Isenberg, ''Caro Memmo, mon cher frére'', Treviso, Elzeviro editore, 2010. ISBN 88-87528-24-1
==
*[[Antonio Canova]]
▲Atto di morte<br>
*[[Angelika Kauffmann]]
▲''Li 27 gennaro 1792 (m.v.) S. Ecc.a Ser Andrea Memmo Kav.r e Procurator di San Marco fu di Ser Pietro d'anni 64 c.a. amalato da Gangrena nel piede destro mesi sei e più di malattia, morì heri ad ore 21. Medico Conigliano. Si sepelirà ogi alle ore 24. Capitolo San Geminiano.'' (Arch. di Stato, Provv. Sanità, Necrologio 1792).
*[[Palazzo Angeli di Padova]]
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