Lazzaretto di Milano: differenze tra le versioni

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La chiesa di San Carlo al Lazzaretto: Sostituzione immagine vecchia con una più moderna.
 
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{{Edificio civile
|nome edificio = Lazzaretto di Milano
|immagine = Lazzaretto milano 1880secolo XIX.jpg
|didascalia = Fotografia del 1870 con, a destra, il Lazzaretto di Milano ancora integro, [[Porta Venezia (Milano)|Porta Venezia]] e il vialone che diventerà [[corso Buenos Aires]]
|didascalia = Il Lazzaretto negli anni '80 del [[XIX secolo]], attraversato dalla ferrovia.
|paese = ITA
|indirizzo =
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|inaugurazione =
|stato completamento =
|demolito = Fra il [[1882]] ede il [[1890]]
|distrutto =
|uso = Isolamento appestati o sospetti di essere infetti
|architetto = [[Lazzaro Cairati]]
|ingegnere =
|appaltatore =
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|proprietario = [[Ospedale Maggiore di Milano]]
}}
{{citazione|S'immagini il lettore il recinto del lazzeretto, popolato di sedici mila appestati; quello spazio tutt'ingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; [...] e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi.|[[Alessandro Manzoni]], ''[[I promessi sposi]]'', capitolo XXXV}}
 
Il '''Lazzaretto di Milano''' (in [[MilanoDialetto milanese|milanese]] ''Lazaret'') venne costruito tra la fine del [[XV secolo|Quattrocento]] e l'inizio del [[XVI secolo|Cinquecento]] fuori da [[Porta Venezia (Milano)|Porta Orientale]], come ricovero per i malati durante le epidemie. Era costruito a forma di quadrilatero lungo 378 metri e largo 370 e occupava un'area delimitata dalle odierne via San Gregorio, via Lazzaretto, viale Vittorio Veneto e [[corso Buenos Aires]].
 
Era costruito a forma di quadrilatero lungo 378 metri e largo 370 ed occupava un'area delimitata dalle odierne: via San Gregorio, via Lazzaretto, Bastioni di Porta Venezia e [[Corso Buenos Aires]].
 
== La necessità di un lazzaretto ==
|didascalia[[File:Lazzaretto =milano 1880.jpg|miniatura|sinistra|Il Lazzaretto negli anni '80 del [[XIX secolo]]1880, attraversato dalla ferrovia.]]
Tra il [[1448]] ed il [[1449]], durante la [[Aurea Repubblica Ambrosiana|Repubblica Ambrosiana]], venne ipotizzata la creazione di un luogo per il ricovero dei poveri e degli infermi, prima a [[Cusago]] e poi in una costruzione presso la [[Chiesa di San Barnaba (Milano)|chiesa di San Barnaba]] a [[Porta Vittoria (Milano)|porta Tosa]]; all'epoca gli infermi erano ricoverati in prossimità del [[Castello Sforzesco|Castello di Porta Giovia]].<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 17-18.}}</ref>
{{citazione|S'immagini il lettore il recinto del lazzeretto, popolato di sedici mila appestati; quello spazio tutt'ingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; [...] e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi.|[[Alessandro Manzoni]], ''[[I promessi sposi]]'', capitolo XXXV}}
Tra il [[1448]] ede il [[1449]], durante la [[Aurea Repubblica Ambrosiana|Repubblica Ambrosiana]], venne ipotizzata la creazione di un luogo per il ricovero dei poveri e degli infermi, prima a [[Cusago]] e poi in una costruzione presso la [[Chiesa di San Barnaba (Milano)|chiesa di San Barnaba]] a [[Porta Vittoria (Milano)|porta Tosa]]; all'epoca gli infermi erano ricoverati in prossimità del [[Castello Sforzesco|Castello di Porta Giovia]].<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 17-18}}.</ref> Nel [[1468]], tra giugno e luglio, in occasione delle nozze tra [[Galeazzo Maria Sforza]] e [[Bona di Savoia]] si ha notizia del diffondersi della peste e vari nobili si trasferirono fuori città.<ref>{{cita libro|autore=L. Beltrami|titolo=Gli sponsali di Galeazzo Maria Sforza, MCCCCL-MCCCCLXVIII|città=Milano|anno=1893|pp=29 e 33}}</ref>
 
Nello stesso anno, con lettera del [[10 agosto]], il notaio [[Lazzaro Cairati]] sottopose al duca un progetto per la costruzione di un [[lazzaretto]] a [[Crescenzago]], presso la [[Martesana]]; le acque del naviglio avrebbero circondato la struttura e avrebbero permesso di condurre gli infermi per via d'acqua. Era prevista una superficie di 400 pertiche quadrate (pari a 26 ettari) con 200 camere quadrate con lato di 8 braccia.
Nel [[1468]], tra giugno e luglio, in occasione delle nozze tra [[Galeazzo Maria Sforza]] e [[Bona di Savoia]], si ha notizia del diffondersi della peste e vari nobili si trasferirono fuori città.<ref>{{cita libro|autore=L. Beltrami|titolo=Gli sponsali di Galeazzo Maria Sforza, MCCCCL-MCCCCLXVIII|città=Milano|anno=1893|pp=29 e 33}}</ref>
 
Nello stesso anno, con lettera del [[10 agosto]], il notaio [[Lazzaro Cairati]] sottopose al duca un progetto per la costruzione di un [[lazzaretto]] a [[Crescenzago]], presso la [[Martesana]]; le acque del naviglio avrebbero circondato la struttura ed avrebbero permesso di condurre gli infermi per via d'acqua. Era prevista una superficie di 400 pertiche quadrate (pari a 26 ettari) con 200 camere quadrate con lato di 8 braccia. Ogni camera sarebbe stata isolata dalle altre ede avrebbe avuto due finestre, due fori di ventilazione, un piccolo camino ede una latrina; il letto sarebbe stato in paglia, in modo da poterla bruciare al momento della disinfezione. Un edificio apposito avrebbe accolto i casi sospetti, tenendoli separati dai contagiati. Erano previste anche due piccole chiese con spazi per le sepolture ede una grande casa per alloggiare medici, ''barbieri'' ede ufficiali.<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 18-19.}}.</ref> In questo progetto è notato da alcuni un influsso delle idee del [[Filarete]].<ref>{{cita|Patetta 1986|p. 81.}}</ref>
 
Il duca inviò il tutto al Consiglio segreto di Milano che l'approvò, nonostante alcune proteste degli abitanti di [[Crescenzago]]; la realizzazione fu però accantonata, probabilmente per mancanza di fondi.<ref>{{cita|Beltrami 1899|p. 19.}}</ref>
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Nel [[1485]] la peste tornò a colpire a Milano<ref>{{cita libro|autore=B. Corio|wkautore=Bernardino Corio|Storia di Milano|curatore=A. Morisi Guerra|volume=2|città=Torino|anno=1978|p=1460}}</ref> e si tornò all'idea di realizzare un luogo dove isolare gli infermi.
 
Il [[23 gennaio]] [[1486]] morì il conte Galeotto Bevilacqua che, seguendo quanto stabilito da suo zio paterno Onofrio, lasciò all'[[Policlinico di Milano|Ospedale Maggiore]] diverse proprietà da vendersi per realizzare un luogo per i poveri ammalati di peste; nel legato egli indicò anche la posizione della struttura fuori da [[Porta Venezia (Milano)|Porta Orientale]] in prossimità della [[Chiesa di San Gregorio Magno (Milano)|chiesa di San Gregorio]] (''in loco et terreno Sancti Gregorii'') e stabilì che si dovesse realizzare entro due anni dal suo decesso.<ref name="cita|-Beltrami -1899|pp. 20-pp20-21">{{cita|Beltrami 1899|pp. 20-21.}}.</ref> Probabilmente la zona fu scelta dal Bevilacqua perché era già presente sul posto un ricovero legato alla chiesa di San Gregorio.<ref>{{cita|Beltrami 1899|nota 4, p. 21.}}</ref>
 
Risolte alcune controversie con gli eredi del Bevilacqua, nel [[1488]] l'Ospedale Maggiore ottenne 6000 ducati da impegnare per l'opera;<ref name="cita|-Beltrami -1899|pp. 20-pp20-21"/> una commissione confermò l'idoneità del luogo scelto e vennero negati timori di una possibile diffusione della pestilenza tramite aria o tramite le acque che avrebbero circondato il lazzaretto.<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 21-22.}}.</ref>
 
Venne definito anche un progetto della struttura.<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 22-23.}}.</ref> In totale avrebbe occupato una superficie di 200 pertiche quadrate e l'accesso sarebbe stato possibile solo attraverso un ponte levatoio; erano previste 280 camere (non separate come nel primo progetto, ma affiancate). Ogni camera, quadrata e di lato di otto braccia, avrebbe avuto:
* una finestra grande verso l'interno
* una finestra grande con inferriata verso il fossato per poter comunicare con l'esterno (furono realizzate con larghezza di due braccia e altezza di tre braccia, pari a 1,20 metri per 1,80 metri)
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* una latrina
* un letto in laterizio
[[File:Lazzaretto di Milano (1880 ca).jpg|thumb|Interno del Lazzaretto di Milano nel 1880 ca.]]
All'esterno di ogni camera era prevista una pittura sacra. Al centro della struttura sarebbe sorta una cappella. Infine la struttura sarebbe stata divisa in quattro parti, le prime tre destinate rispettivamente agli infermi, ai risanati e ai sospetti, mentre l'ultima, posta verso la città, a medici, speziali, ''barbieri'' e altri addetti.<ref>{{cita|Beltrami 1899|p. 23.}}</ref> All'ingresso sarebbero state scolpite le insegne ducali e quelle delle famiglie Parravicini, Bevilacqua, [[Borromeo]] e [[Trivulzio (famiglia)|Trivulzio]].<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 31-32.}}</ref>
[[File:Resti_del_Lazzaretto_-_Cartolina_2.jpg|Restithumb|Interno del Lazzaretto di Milano nel 1880 ca.]]
 
All'esterno di ogni camera era prevista una pittura sacra. Al centro della struttura sarebbe sorta una cappella. Infine la struttura sarebbe stata divisa in quattro parti, le prime tre destinate rispettivamente agli infermi, ai risanati e ai sospetti, mentre l'ultima, posta verso la città, a medici, speziali, ''barbieri'' e altri addetti.<ref>{{cita|Beltrami 1899|p. 23.}}</ref> All'ingresso sarebbero state scolpite le insegne ducali e quelle delle famiglie Parravicini, Bevilacqua, [[Borromeo]] e [[Trivulzio (famiglia)|Trivulzio]].<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 31-32.}}.</ref>
Il [[27 giugno]] [[1488]] si diede inizio a quello che era indicato come "Edificio di Santa Maria della Sanità" (''Edificium Sancte Marie Sanitatis'') e il [[14 novembre]] i lavori furono affidati ufficialmente a [[Lazzaro Palazzi]] con il compenso annuo di 50 lire imperiali.<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 23-24.}}</ref> Il progetto probabilmente fu portato avanti principalmente dal notaio Lazzaro Cairati che si definiva ''auctore'' e ''inventore'' del lazzaretto.<ref>{{cita|Patetta 1986|p. 82.}}</ref>
 
Il [[27 giugno]] [[1488]] si diede inizio a quello che era indicato come "Edificio di Santa Maria della Sanità" (''Edificium Sancte Marie Sanitatis'') e il [[14 novembre]] i lavori furono affidati ufficialmente a [[Lazzaro Palazzi]] con il compenso annuo di 50 lire imperiali.<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 23-24.}}.</ref> Il progetto probabilmente fu portato avanti principalmente dal notaio Lazzaro Cairati che si definiva ''auctore'' e ''inventore'' del lazzaretto.<ref>{{cita|Patetta 1986|p. 82.}}</ref>
La costruzione iniziò lentamente: nel [[1497]] si indicava il completamento delle fondamenta per la metà delle camere, mentre solo nel [[1505]] si iniziò la fornitura delle tegole. Buona parte del portico venne realizzata tra il [[1507]] e il [[1508]], anno in cui si iniziò l'imbiancatura delle camere.<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 47-48.}}</ref>
 
La costruzione iniziò lentamente: nel [[1497]] si indicava il completamento delle fondamenta per la metà delle camere, mentre solo nel [[1505]] si iniziò la fornitura delle tegole. Buona parte del portico venne realizzata tra il [[1507]] e il [[1508]], anno in cui si iniziò l'imbiancatura delle camere.<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 47-48.}}.</ref>
 
Il Palazzi, malato nel [[1504]], morì alla fine del [[1507]] e nel [[1508]] fu sostituito da Bartolomeo Cozzi.<ref>{{cita|Beltrami 1899|p. 48.}}</ref>
 
Tra il [[1509]] e il [[1513]] ci furono solo minimi interventi per mancanza di fondi e parte della struttura rimase incompleta; il terreno interno fu dato in affitto.<ref>{{cita|Beltrami 1899|ppp. 49.}}</ref>
 
La struttura, che venne presa a paradigma per successive realizzazioni in altre città, si costituiva di un vastissimo recinto quadrato ad ingresso unico, presidiato da soldati. Tutt'attorno era circondato da un fossato riempito d'acqua, chiamato ''Fontanile della Sanità'', che ne accresceva l'idea di isolamento ed estraneità dalla vicina [[Milano]].
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== Le pestilenze ==
[[File:Brunetti Lazzaretto di Milano 1631.jpg|thumb|upright=1.8|Il lazzaretto durante la peste del 1630]]
L'insorgere di nuove pestilenze reserorese necessario l'utilizzo del recinto: tra il [[1513]] e il [[1516]] il lazzaretto ospitò più di duecento persone all'anno tra infermi e sospetti. Seguirono la [[peste del 1524]] e [[Peste di San Carlo|quella del 1576]] che resero necessaria la costruzione di capanne all'interno e all'esterno del recinto per poter ospitare il gran numero di infermi.<ref>{{cita|Beltrami 1899|p. 50.}}</ref> Alla fine del [[XVI secolo|Cinquecento]], in assenza di epidemie, il terreno fu nuovamente affittato e alcune camere furono murate.<ref>{{cita|Beltrami 1899|p. 51.}}</ref>
 
=== La peste del 1630 ===
{{Vedi anche|Peste del 1630}}
Nel [[1629]], a causa della carestia nel [[Ducato di Milano]], più di 3500 poveri furono raccolti nel lazzaretto per essere aiutati con viveri e il loro numero, secondo il Tadino, giunse a 9715; il sovraffollamento portò ad una epidemia nel lazzaretto provocando tra 70 e 110 morti al giorno. Il lazzaretto fu chiuso e i poveri che apparivano sani tornarono a casa, ma il contagio si diffuse brevemente in città e prima di settembre morirono circa 8500 persone..<ref>{{cita|Tadini|p. 12.}}</ref>
 
Con il diffondersi in città della [[peste del 1630]], il lazzaretto fu riaperto e organizzato.<ref>{{cita|Tadini|ppp. 58-59.}}.</ref>
* '''Lato meridionale''' (verso la città), a destra c'erano le camere dei sospetti con cinque prigioni per i disobbedienti e malfattori; a sinistra una camera per il custode, una per un addetto ai pagamenti e 32 camere per gli ufficiali
* '''Lato orientale''', le camere degli infetti con camere per il ''barbiere'' e per i ''monatti brutti'' (si occupavano delle sepolture)
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# ''Monatti che conducono cadaveri dalla città al Foppone del lazaretto''
{{div col end}}
[[File:Lazzaretto 1630.jpg|thumb|300pxupright=1.4|Rappresentazione del lazzaretto nel 1630]]
 
Il lazzaretto all'epoca della peste del 1630 è raffigurato anche in una tela presente in via Laghetto a Milano; si tratta di un ex voto di Bernardo GattoniCatone, priore del paratico dei carbonai, per essere stato preservato dalla peste. La parte superiore raffigura la Madonna con manto aperto sostenuto da due angeli; di fronte [[san Sebastiano]], [[Carlo Borromeo|san Carlo]] e [[san Rocco]]; in basso a destra è raffigurato il profilo del committente.<ref>{{cita libro|titolo=Tre secoli di vita milanese|città=Milano|anno=1932}} (Tavola 6).</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=C.G.L.|titolo=La madonna del Laghetto|rivista=Milano|anno=1942|pp=447-448|url=http://emeroteca.braidense.it/ricerche/sfoglia_articolo_ricerca.php?IDPRO=EVA&IDTestata=85&CodScheda=179&CodVolume=1796&CodFascicolo=8663&CodArticolo=155438}}</ref>
[[File:Lazzaretto 1630.jpg|thumb|300px|Rappresentazione del lazzaretto nel 1630]]
Il lazzaretto all'epoca della peste del 1630 è raffigurato anche in una tela presente in via Laghetto a Milano; si tratta di un ex voto di Bernardo Gattoni, priore del paratico dei carbonai, per essere stato preservato dalla peste. La parte superiore raffigura la Madonna con manto aperto sostenuto da due angeli; di fronte [[san Sebastiano]], [[Carlo Borromeo|san Carlo]] e [[san Rocco]]; in basso a destra è raffigurato il profilo del committente.<ref>{{cita libro|titolo=Tre secoli di vita milanese|città=Milano|anno=1932}} (Tavola 6).</ref><ref>{{cita pubblicazione|autore=C.G.L.|titolo=La madonna del Laghetto|rivista=Milano|anno=1942|pp=447-448|url=http://emeroteca.braidense.it/ricerche/sfoglia_articolo_ricerca.php?IDPRO=EVA&IDTestata=85&CodScheda=179&CodVolume=1796&CodFascicolo=8663&CodArticolo=155438}}</ref>
 
La veduta prospettica posta nella parte inferiore mostra il lazzaretto dal lato occidentale, con a destra le mura di Milano e a sinistra la chiesa di San Gregorio e il foppone per le sepolture. La veduta mostra 36 tende all'interno del recinto.<ref name="Bognetti" />
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L'iscrizione attorno al riquadro è divisa in cinque parti, quattro nelle decorazioni agli angoli e la quinta in basso sulla falsa cornice.
{{citazione
|ADI 10 DICEMBRE 1630 / BERNARDO GATONICATONE PRIORE / PER GRATIE DI DIO PRESERVATO / DALLA PESTE / DALLA MADONNA DI CARBUNIT IN VIA LAGHET - LAZZARETTO MILANO
}}
L'utilizzo di tende per il ricovero degli appestati è raffigurato anche nel quadro ''La comunione dell'appestato'' di Antonio Maria Ruggeri, realizzato alla fine del [[XVII secolo]].
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== La dismissione e la demolizione ==
[[File:Lazzaretto di Milano 1704.jpg|thumb|Il lazzaretto nel 1704]]
Terminate lale pestilenzapestilenze nel [[1632]], si attuò una disinfezione e il lazzaretto fu reso all'[[Ospedale Maggiore di Milano|Ospedale Maggiore]].
 
Nel periodo successivo la struttura fu utilizzata principalmente per scopi militari e subì vari danneggiamenti e alterazioni. Iniziò anche una serie di adattamenti per scopi diversi: nel [[1780]] divenne sede della Scuola di veterinaria e delle guardia daziarie; nel [[1790]] varie camere vennero adattate come case di lavoro per i poveri.<ref>{{cita|Beltrami 1899|pp. 54-55.}}.</ref>
 
<gallery>
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|''I promessi sposi'', cap. XXVIII}}
 
Lo spazio interno fu utilizzato per alcuni festeggiamenti ancora nel [[1798]], ma le decorazioni furono distrutte nel maggio del [[1799]] quando vennero accampate le truppe didei russerussi e cosacchi. Con il ritorno francese nel [[1800]] l'area mantenne un uso militare.<ref>{{cita|Beltrami 1899|ppp. 55-56.}}.</ref>
 
Nel [[1812]] tornò di proprietà dell'Ospedale Maggiore, che cercò di venderlo, ma l'asta andò deserta. Con la crescita della popolazione della città, la struttura fu sempre più abitata e nel [[1840]] il fossato esterno fu coperto, permettendo la realizzazione di botteghe aperte sulla strada.<ref>{{cita|Beltrami 1899|ppp. 56.}}</ref>
 
Alcuni locali vennero affittati dall'[[Ospedale Maggiore di Milano|Ospedale Maggiore]] a ferrovieri, ortolani, artigiani, venditori, ambulanti, lavandai, maniscalchi e fabbricanti di ghiaccio.
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[[File:Luca Beltrami - Lazzaretto 1899.jpg|thumb|Planimetria del Lazzaretto alla fine dell'Ottocento]]
Il [[28 aprile]] [[1881]] il complesso venne acquistato all'asta dalla [[Banca di Credito Italiano]] per 1.803.690 lire<ref>{{cita|Beltrami 1899|p. 57.}}</ref> e lottizzato dal [[Piano Beruto]] per l'edificazione di nuovi edifici popolari.
 
Con l'approvazione del piano regolatore per la zona, nella primavera del [[1882]] iniziò la demolizione.<ref name="cita|-Beltrami -1899|p. 58-p58">{{cita|Beltrami 1899|p. 58.}}</ref>
 
<gallery>
File:Milano, Lazzaretto 01.jpg|Il Lazzaretto, quando ancora era abitato
File:Resti_del_Lazzaretto_-_Cartolina.jpg|Resti del Lazzaretto
File:Resti_del_Lazzaretto_-_Cartolina_2.jpg|Resti del Lazzaretto
File:Milano, Lazzaretto 02.jpg|Il Lazzaretto, durante le fasi di demolizione ([[1882]]-[[1890]])
File:Milano 1884 - Avanzi del Lazzaretto.jpg|Planimetria degli avanzi del lazzaretto nel 1884
</gallery>
 
== Le parti superstiti ==
[[File:Milano, Lazzaretto 02.jpg|thumb|left|Il Lazzaretto, durante le fasi di demolizione ([[1882]]-[[1890]])]]
 
[[File:Lazzaretto di Milano da via San Gregorio 01.JPG|thumb|Porzione superstite del Lazzaretto in via San Gregorio 5]]
[[File:Varedo - resti del Lazzaretto di Milano - Villa Bagatti Valsecchi di Varedo.JPG|thumb|Resti del portico corrispondente alla porta di San Gregorio ([[Villa Bagatti Valsecchi]] a [[Varedo]])]]
Al momento della vendita nel [[1880]] il governo richiese il rilievo della struttura e la conservazione di una piccola porzione del fabbricato.<ref name="cita|-Beltrami -1899|p. 58-p58"/>
 
Inizialmente era prevista la conservazione della porta di San Gregorio (porta nord verso utilizzata per il trasporto dei morti ai luoghi di sepoltura). Però a causa della mancanza della decorazione originaria nel tratto esterno della muratura, si decise di conservare un altro tratto già acquistato dal comune,<ref name="cita|-Beltrami -1899|p. 58-p58"/> oggi in via San Gregorio.
 
L'edificio (al numero 5 della via) dal [[1974]] è distato proprietàconcesso dellaalla Chiesa ortodossa greca dell'Antico Calendario e comprende un tratto corrispondente a poco più di cinque stanze originarie, con sei finestre e con cinque fumaioli. Sul lato dell'edificio opposto alla strada si conserva un tratto del portico con dieci arcate su undici colonne. È presente anche una lapide: "O viandante, il passo trattieni ma non il pianto".<ref name=SchedaVaredo />
 
Altra parte della muratura si trova all'interno del vicino edificio che ospita l'Istituto Comprensivo Galvani, risalente al [[1890]].<ref>{{cita web|url=http://www.icgalvani.gov.it/categorie01.asp-id_categoria=34&id_m=49.htm|titolo=Storia|sito=icgalvani.gov.it|accesso=16 marzo 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150721173357/http://www.icgalvani.gov.it/categorie01.asp-id_categoria%3D34%26id_m%3D49.htm|urlmorto=sì}}</ref>
 
La parte del porticato interno corrispondente della porta di San Gregorio fu ricostruita dalla famiglia Bagatti-Valsecchi nella [[Villa Bagatti Valsecchi|propria villa]] di [[Varedo]].<ref name=SchedaVaredo>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-09232/|titolo=Lazzaretto di Milano (resti)}}</ref>
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* [[Oreno]], tomba della famiglia [[Borromeo]]
* [[Varedo]], casa parrocchiale e scuola materna
* [[Sacro Monte di Varese]], [[Casa-museo Lodovico Pogliaghi|casa di [[Lodovico PoglianiPogliaghi]] ed ex albergo Colonne-Camponovo.
 
== La chiesa di San Carlo al Lazzaretto ==
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Fin dalla costruzione, al centro del complesso sorgeva un altare coperto, dove venivano officiate le celebrazioni. La cappella era inizialmente dedicata a ''Santa Maria della Sanità''.
 
Dopo l'epidemia del 1576, nel [[1580]] il cardinale [[Carlo Borromeo]] incaricò [[Pellegrino Tibaldi]] di progettare un edificio più funzionale. Il progetto a pianta ottagonale a simmetria centrale, pur contrario a quanto definito dalla [[Controriforma]], fu approvato e la costruzione iniziò nel [[1585]].<ref>{{cita libro|autore=M.T. Fiorio|titolo=Le chiese di Milano|città=Milano|anno=2006|p=230}}</ref> {{cn|Fu intitolata in un primo momento a [[san Gregorio]].}}
 
Nel [[1797]], dopo l'arrivo di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], l'altare centrale venne rimosso da [[Giuseppe Piermarini]]<ref>{{cita libro|autore=Vincenzo Cavenago|titolo=Il Lazzaretto|anno=1986|p=89}}</ref>
e sostituito da una statua della ''Libertà'', trasformando la costruzione in un "Altare della Patria"; in occasione di festività sulla sommità fu posto un tripode per bruciare incenso.<ref>{{cita libro|autore=Carlo Botta|titolo=Storia d'Italia dal 1789 al 1814|anno=1862|p=391}}</ref>
 
{{cn|Nel [[1844]] la chiesa sconsacrata, che aveva già ricevuto la muratura delle pareti, venne ristrutturata dal Piermarini ed adibita a fienile.}}
 
In occasione dell'abbattimento del lazzaretto venne conservata intatta anche la chiesetta. Fu acquistata dal parroco della [[Chiesa di Santa Francesca Romana (Milano)|Chiesa di Santa Francesca Romana]] attraverso una pubblica sottoscrizione, ristrutturata e riconsacrata; fu riaperta al culto nel [[1884]] con [[Chiesa di San Carlo al Lazzaretto|il titolo di San Carlo]].
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<gallery>
File:1797 Altare della Patria al Lazzaretto.jpg|Altare della Patria nel 1797
File:Chiesa di San Carlo Al Lazzaretto, fianco destro da via Lazzaro PalazziSan_Carlo_al_Lazzaretto_(Milan)_-_west_side.JPGjpg|La chiesa oggi
</gallery>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
 
* {{cita libro|autore=Beltrami, Luca|titolo=[[c:File:Beltrami, Il Lazzaretto di Milano (1488-1882).djvu|Il lazzaretto di Milano (1488-1882)]]|città=Milano|anno=1899|cid=Beltrami 1899}}
* {{cita pubblicazione|autore=Beltrami, Luca|titolo=Il lazzaretto di Milano|rivista=Archivio Storico Lombardo|volume=IX|anno=1881|pp=403-441|url=https://archive.org/stream/archiviostoricol09cava#page/402/mode/2up}}
* {{cita libro|autore=Canetta, Pietro|titolo=Il lazzaretto di Milano|città=Milano|anno=1881|url=http://www.policlinico.mi.it/beni_culturali/strumenti/testi_digitalizzati/lazzaretto.pdf|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170312052326/http://www.policlinico.mi.it/beni_culturali/strumenti/testi_digitalizzati/lazzaretto.pdf}}
* {{Cita libro|titolo = La Lombardia nel secolo XVII|autore = Cantù, Cesare|traduttore=|illustratore = |altri = |url = https://archive.org/stream/lalombardianelse00cantuoft#page/n5/mode/2up|editore = Editori Volpato e Comp.|città = Milano|anno = 1854|lingua = |annooriginale = |edizione = |urlcapitolo=|p = |pp = |posizione = |ISBN = |lccn=|doi = |oclc=|id = |cid = Cantù|accesso = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}
* {{Cita libro
|titolo = La Lombardia nel secolo XVII
|autore = Cantù, Cesare
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|editore = Editori Volpato e Comp.
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* {{cita libro|autore=Casati, Carlo |titolo=Il lazzaretto di Milano: schizzo storico|città=Milano|anno=1880}}
* {{cita libro|autore=Cavenago, Vincenzo|titolo=Il Lazzaretto, storia di un quartiere di Milano|città=Milano|anno=2013}}
* {{cita pubblicazione|autore=Patetta, Luciano|titolo=I temi nuovi dell'architettura milanese del Quattrocento e il Lazzaretto|rivista=Arte Lombarda|numero=79|data=1986|pp=75-84|cid=Patetta 1986|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/dolly/oggetti/1940/bookreader/#page/76/mode/2up|accesso=10 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170312044457/http://www.lombardiabeniculturali.it/dolly/oggetti/1940/bookreader/#page/76/mode/2up|urlmorto=sì}}
* {{cita libro|autore=Patetta, Luciano|titolo=L'architettura del Quattrocento a Milano|città=Milano|anno=1987}}
* {{cita libro|autore=Tadini, A.|titolo=Raguaglio dell'origine et giornali successi della gran peste|città=Milano|anno=1646|url=https://books.google.it/books?id=k1RjAAAAcAAJ&printsec=frontcover|cid=Tadini}}
 
== Voci correlate ==
* [[Chiesa di San Carlo al Lazzaretto]]
* [[Felice Casati]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{LombardiaBeniCulturaliCollegamenti esterni}}
 
{{Portale|architettura|medicina|Milano}}
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[[Categoria:Storia di Milano]]
[[Categoria:Architetture rinascimentali di Milano]]
[[Categoria:Lazzaretti|Milano]]
[[Categoria:Luoghi manzoniani]]
[[Categoria:Peste del 1630]]