Trattato navale di Washington: differenze tra le versioni
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{{Trattato
|Nome = Trattato navale di Washington
|Immagine = The Conference on Limitation of Armaments, Washington, D.C..jpg
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|Tipo = multilaterale
|Contesto =
|Data firma
|Luogo =
|Data efficacia =
|Condizioni di ratifica =
|Data scadenza = 31 dicembre 1936
|Parte1 =
|Parte2 =
|Parten =
|Parti = {{USA 1912-1959}}<br />{{GBR Impero}}<br />{{
|Mediatori =
|Negoziatori =
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|Firmatari =
|Ratificatori =
|Lingua = inglese
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|UNTC =
}}
Il '''
Il trattato limitò
== Contesto storico ==
Al termine della prima guerra mondiale l'Impero
Il parlamento giapponese rispose autorizzando la costruzione delle navi da battaglia che avrebbero permesso alla [[Marina imperiale giapponese]] di raggiungere l'
L'opinione pubblica statunitense era fortemente contraria a questa nuova corsa agli armamenti. Il [[Congresso degli Stati Uniti]] disapprovava il piano di espansione navale di Wilson del 1919 e durante la campagna delle elezioni presidenziali del 1920 i politici statunitensi tornarono alla politica isolazionista antecedente la prima guerra mondiale, con poco interesse per una continua espansione navale<ref>{{Cita|Potter 1981|p. 233}}.</ref>. Il Regno Unito poteva difficilmente permettersi
Alla fine del 1921 il governo statunitense venne a sapere che quello britannico stava programmando una conferenza per discutere la situazione strategica nel Pacifico e nell'Estremo Oriente. Per prevenire la conferenza e soddisfare la pressione
== Il trattato ==
Fu negoziato nel corso della
I termini del trattato vennero modificati dal [[
== Negoziati ==
La prima sessione plenaria della conferenza fu tenuta il 21 novembre 1921, il [[Segretario di Stato degli Stati Uniti d'America|segretario di stato]] [[Charles Evans Hughes]] presentò le proposte degli Stati Uniti. Hughes iniziò drammaticamente con la risoluzione:
{{citazione|La via per il disarmo, è di disarmare|{{Cita| Jones 1981 | p. 119}}|''The way to disarm, is to disarm''|lingua=en}}
* Una pausa di dieci anni, una "vacanza", nella costruzione di ''capital ship'' (navi e incrociatori da battaglia), inclusa l'immediata sospensione della loro costruzione.▼
* La rottamazione di quelle esistenti o programmate in modo tale a dare un rapporto di 5:5:3:1.75:1.75 nel dislocamento tra le flotte degli Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Francia e Italia.▼
* Limiti sia sul dislocamento delle ''capital ship'' e sul dislocamento di vascelli secondari in rapporto 5:5:3.▼
L'ambizioso slogan ricevette un sostegno entusiastico da parte dell'opinione pubblica e probabilmente abbreviò la conferenza aiutando ad assicurare l'adozione delle proposte degli Stati Uniti. Successivamente propose quanto segue:
=== Capital ship ===▼
▲* Una pausa di dieci anni
▲* La rottamazione di quelle esistenti o programmate, in modo tale
▲* Limiti sia sul dislocamento delle ''capital ship''
▲=== ''Capital ship'' ===
[[File:Scrapping Battleships 1923.jpg|thumb|Rottamazione dei cannoni di navi da battaglia nel [[Philadelphia Naval Shipyard]] nel dicembre 1923. Sullo sfondo la [[USS South Carolina (BB-26)|USS ''South Carolina'']] in corso di smantellamento]]
La proposte riguardanti le ''capital ship''<ref>Letteralmente "navi capitali" vedi {{Cita libro|titolo=Dizionario militare
La delegazione giapponese era divisa. La dottrina navale giapponese richiedeva il mantenimento di una flotta pari al 70% di quella degli Stati Uniti, ritenuta il minimo necessario per sconfiggerli in un'ipotetica guerra (i giapponesi teorizzavano due scontri separati, prima contro la flotta del Pacifico, quindi contro la flotta Atlantica e calcolavano che un rapporto 7:5 nella prima battaglia avrebbe lasciato un margine di vittoria sufficiente a vincere il secondo scontro), per cui un rapporto 5:3, pari al 60%, era inaccettabile. Comunque il direttore della delegazione, [[Katō Tomosaburō]], preferì accettare un rapporto del 60% contro la prospettiva di una corsa agli armamenti contro gli Stati Uniti, dato che questa sarebbe stata vinta dagli Stati Uniti, grazie alla loro maggior potenza industriale e avrebbe potuto essere la causa di un crisi economica in Giappone.
Il presidente del ''Naval Staff College'', [[Katō Kanji]], che agiva come consigliere navale alla delegazione e rappresentava l'influente scuola di pensiero della
La delegazione francese inizialmente rispose infuriata all'idea di ridurre il dislocamento totale delle loro ''capital ship'' a {{Converti|175000|LT|sigfig=4}} e
Vi furono anche molte discussioni
=== Incrociatori e cacciatorpediniere ===
Il segretario Hughes propose di limitare
I britannici proposero in alternativa un limite qualitativo sulle future costruzioni di incrociatori. Il limite proposto di un dislocamento di {{Converti|
=== Sottomarini ===
Una delle principali richieste britanniche durante i negoziati fu l'abolizione completa dei sottomarini. Comunque questo fu impossibile, in particolare per l'opposizione francese, che proposero un limite di {{M|90 000|
=== Basi nell'oceano Pacifico ===
L'articolo XIX del trattato proibì anche al Regno Unito, al Giappone e agli Stati Uniti di costruire fortificazioni o basi navali nell'oceano Pacifico. Questa fu una vittoria significativa per il Giappone, dato che delle basi fortificate statunitensi o britanniche sarebbero state un serio problema per le loro forze nel caso di una guerra futura. Questa clausola del trattato garantì essenzialmente che il Giappone
== Termini ==
{| class="wikitable" style="float:right;text-align:center;"
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! Stati!! ''Capital ship''!! Portaerei
|-
| Impero Britannico || {{Converti|525000|LT|sigfig=4}}
|-
| Stati Uniti || {{Converti|525000|LT|sigfig=4}} || {{Converti|135000|LT|sigfig=4}}
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|}
I limiti di dislocamento totale,<ref>Il dislocamento nel trattato era espresso in [[Ton (unità di misura)|tonnellate lunghe]] pari a {{Converti|1|LT|kg|sigfig=4|disp=out}}, eccetto
Furono imposti i seguenti limiti:
* ''
* Portaerei: il dislocamento standard è limitato a {{Converti|27000|LT|sigfig=4}} con il divieto di installare più di 10 cannoni pesanti, di calibro massimo di {{Converti|8|pollice|mm}}. Comunque ad ogni nazione firmataria fu concesso di convertire gli scafi di due navi esistenti in portaerei, con un dislocamento massimo di {{Converti|33000|LT|sigfig=4}} ognuna. (articoli IX e X). Ai fini del trattato una portaerei fu definita come una nave da guerra del dislocamento superiore a {{Converti|10000|LT|sigfig=4}} costruita esclusivamente per il lancio e l'atterraggio di aerei. Portaerei più leggere di {{Converti|10000|LT|sigfig=4}} non rientravano nel conteggio del limite di dislocamento<ref>Articolo XX del trattato, parte 4</ref>. Comunque tutte le portaerei già in servizio o costruzione (cioè la [[HMS Argus (I49)|HMS ''Argus'']], ''[[HMS Furious (47)|Furious]]'' e ''[[Hōshō]]'') furono dichiarate "sperimentali" e non conteggiate (articolo VIII).
* Tutte le altre navi da guerra furono limitate a un dislocamento massimo di {{Converti|10000|LT|sigfig=4}} con cannoni del calibro massimo di {{Converti|8|pollice|mm}}<ref>Articoli XI e XII del trattato</ref>.
Il trattato dettaglia nel Capitolo II quali navi individuali potevano essere conservate da ogni marina, incluso il permesso per gli Stati Uniti di completare altre due navi della [[classe West Virginia]] e per il Regno Unito di
Parte 3, sezione II del trattato specifica le navi da rottamare per soddisfare i termini del trattato e quando le navi rimanenti potevano essere rimpiazzate. Complessivamente gli Stati Uniti dovettero rottamare 30 ''capital ship'' esistenti o pianificate, il Regno Unito 23 e il Giappone 17.
Per quanto riguarda le fortificazioni e le basi navali, gli Stati Uniti, l'Impero Britannico e il Giappone convennero di mantenere lo ''status quo'' del momento della firma. Nessuna nuova fortificazione o base navale poteva essere stabilita e quelle esistenti e le loro difese non potevano essere migliorate nei territori e possedimenti specificati. In generale le aree specificate permettevano la costruzione sulle coste del terreno principale della nazione, ma non sulle isole più piccole. Per esempio gli Stati Uniti potevano costruire sulle coste delle [[Hawaii]] e dell'[[Alaska]], ma non sulle [[Isole Aleutine]]. Le varie marine dell'Impero Britannico — che sotto il trattato venivano considerate come un'unica entità — furono trattate similarmente e gli impianti della [[Royal Australian Navy]] (che aveva dovuto rinunciare all'[[incrociatore da battaglia]] [[HMAS Australia (1911)|HMAS ''Australia'']]) e la ''[[Royal New Zealand Navy]]'' potevano potenziare le basi dei loro rispettivi territori, ma non la base di [[Hong Kong]]. Il Giappone poteva costruire sulle isole patrie ma non a [[Taiwan|Formosa]].
== Effetti ==
[[File:Battleship building scatter graph 1905 onwards.png|thumb|Gli effetti del trattato furono di arrestare la tendenza all'aumento delle dimensioni delle navi di battaglia e di arrestare la costruzione di nuove navi per più di una decade.]]
Il trattato di Washington segnò la fine di un lungo periodo di aumento delle costruzioni di navi da battaglia. Molte navi in costruzione furono rottamate o convertite in portaerei. I limiti del trattato furono rispettati e quindi estesi dalla [[Trattato navale di Londra|conferenza navale di Londra]] del 1930. Non fu fino a metà degli anni trenta che le marine ricominciarono a costruire navi da battaglia, di potere e dimensioni aumentati. Il [[secondo trattato navale di Londra]] del 1936 cercò di estendere la validità del trattato di Washington fino al 1942, ma la non partecipazione del Giappone e dell'Italia
Gli effetti sulla costruzione di incrociatori furono meno fortunati.
I termini non ufficiali del trattato inclusero la fine dell'[[Alleanza anglo-giapponese]]. La cancellazione di questa alleanza da parte del Regno Unito non era parte ufficiale del trattato di Washington, ma la delegazione statunitense rese chiaro che non avrebbero accettato i termini del trattato a meno che il Regno Unito non terminasse la sua alleanza con i giapponesi<ref>{{Cita|
Per le nuove navi da battaglia, le immediate conseguenze furono
* Gli Stati Uniti rinunciarono alla [[USS Washington (BB-47)|''Washington'']] della [[classe Colorado]], ai 6 [[Classe Lexington (incrociatore)|classe Lexington]] e alle [[Classe South Dakota (nave da battaglia 1920)|classe South Dakota]], completando solo tre Colorado. La prossima unità sarebbe stata la ''[[USS North Carolina (BB-55)|North Carolina]]'' varata nell'ottobre [[1937]], dopo un intervallo di quasi 20 anni.
Furono fatti diversi esperimenti per costruire nuovi progetti di navi da battaglia entro le limitazioni del Trattato. Il bisogno di incrementare la corazzatura e la potenza di fuoco mantenendo il peso entro le limitazioni imposte portarono allo sviluppo di nuovi progetti sperimentali, come la [[classe Nelson (nave da battaglia 1925)|classe ''Nelson'']] britannica (basata in parte sulle progettate G3) e la nave da battaglia francese ''[[Classe Richelieu|Richelieu]]''.▼
* Il Regno Unito rinunciò alle nuove classi previste di navi da battaglia [[Classe N3 (nave da battaglia)|N3]] e incrociatori da battaglia [[Classe G3 (incrociatore)|G3]] e fu autorizzata a costruire le due [[Classe Nelson (nave da battaglia 1925)|classe Nelson]].
* Il Giappone completò solo le due [[classe Nagato]] del programma 8-8.
* La Francia cancellò la [[classe Normandie]], completando solo la [[Béarn (portaerei)|''Béarn'']] come portaerei.
* L'Italia cancellò le [[classe Francesco Caracciolo]].
Il blocco sulla costruzione di nuove navi e incrociatori da battaglia fece iniziare molte e importanti modifiche, in alcuni casi vere ricostruzioni, sulle unità esistenti con il risultato che le flotte della [[seconda guerra mondiale]] consistevano principalmente di navi impostate prima della [[prima guerra mondiale]].
In generale l'efficacia di una nave è legata alla velocità, corazzatura ed armamento. Il peso è rilevante alla lunghezza della nave, che permette velocità maggiori. Ogni nazione usò un approcciò differente per aggirare il trattato. Gli USA usarono caldaie migliori per ottenere velocità maggiori in navi più piccole. La Gran Bretagna progettò navi a cui poteva aggiungere corazzatura dopo l'inizio di una guerra e nel caso della ''[[HMS Rodney (29)|Rodney]]'' e della ''[[HMS Nelson (28)|Nelson]]'' usò "serbatoi di carburante" riempiti d'acqua come corazzatura. L'Italia semplicemente mentì sul tonnellaggio delle sue navi. L'[[Impero giapponese]] si ritirò dal trattato nel [[1936]] e continuò il programma di costruzioni precedentemente iniziato, incluso il piazzare cannoni da {{Converti|18,1|pollice|mm}}) sulle corazzate [[classe Yamato]].▼
Tutte le cinque marine svilupparono progetti del nuovo tipo "[[incrociatore pesante]]" e li costruirono in molte unità.
Poche nazioni europee erano interessate ad operazioni militari distanti dal proprio territorio e pertanto non c'era molto interesse nella costruzione di portaerei. Germania, Francia ed Italia non si preoccuparono di esse fino all'incombere della seconda guerra mondiale, a quel punto tutte iniziarono a costruirne un piccolo numero. Alla [[Royal Navy]], incaricata di operazioni a lungo raggio in tutto il mondo, chiaramente ne occorrevano e quindi ne continuò la costruzione. Tra il [[1920]] (prima del trattato) e l'inizio della seconda guerra mondiale la Gran Bretagna costruì sei nuove portaerei di varie classi. Gli USA possedevano sei portaerei all'inizio della guerra, escludendo la vecchia CV-1, ''[[USS Langley (CV-1)|Langley]]'', dato che era stato convertita in una [[nave appoggio idrovolanti]] (AV-3) nel [[1936]] per permettere il completamento della ''[[USS Wasp (CV-7)|Wasp]]''. Al termine del trattato gli Stati Uniti impostarono sei nuove portaerei, a partire dalla [[USS Hornet (CV-8)|''Hornet'' (CV-8)]] (della vecchia [[Classe Yorktown (portaerei)|classe Yorktown]]) e dalle nuove portaerei [[Classe Essex (portaerei)|classe Essex]]. Per conformarsi al Trattato il Giappone convertì in portaerei le navi da battaglia ''[[Shinano (portaerei)|Shinano]]'', ''[[Kaga (portaerei)|Kaga]]'' e l'incrociatore da battaglia ''[[Akagi (portaerei)|Akagi]]'' che erano in fase di costruzione. Queste conversioni fornirono una grande esperienza che fu di grande aiuto nella costruzione delle future classi di portaerei. All'inizio della guerra, il Giappone possedeva 10 portaerei.▼
▲Furono fatti diversi esperimenti per costruire nuovi progetti di navi da battaglia entro le limitazioni del
▲In generale l'efficacia di una nave è legata
▲Poche nazioni europee erano interessate ad operazioni militari distanti dal proprio territorio e pertanto non c'era molto interesse nella costruzione di portaerei. Germania, Francia
I francesi non furono contenti del trattato. Avevano argomentato che avrebbero dovuto avere una flotta maggiore di quella italiana, dato che la Francia ne doveva mantenere una sia nell'[[Oceano Atlantico|Atlantico]] che nel [[Mar Mediterraneo]], mentre l'Italia doveva preoccuparsi del solo Mediterraneo. Il trattato ovviamente implicava che la flotta mediterranea italiana sarebbe stata più potente di quella francese. Nonostante ciò la Francia, parzialmente rassicurata dalla sua alleanza con il Regno Unito, firmò il trattato.
Gli effetti del
Alla ratifica del trattato gli Stati Uniti si trovarono oltre al limite di navi capitali permesso e dovettero decommissionare o disarmare diversi vecchi vascelli in modo da soddisfarlo. Comunque la sola portaerei della flotta USA prima della firma del
Negli [[anni 1920|anni venti]] il Dipartimento della Marina aveva una
Nel [[1931]] gli Stati Uniti erano ancora
== Denuncia giapponese ==
[[File:Japanese denonciation of the Washington Treaty 29 December 1934.jpg|thumb|Denuncia giapponese del trattato navale di Washington, 29 dicembre 1934]]
Il trattato navale ebbe un profondo effetto sui giapponesi. Grazie alla superiore potenza industriale statunitense o britannica, una lunga guerra sarebbe probabilmente terminata in una sconfitta giapponese. Perciò ottenere la parità sul livello strategico non era economicamente possibile.
Molti giapponesi consideravano il rapporto 5:5:3 della potenza marina un'altra maniera di essere snobbati dall'Occidente. Ciò contribuì ad alimentare discussioni negli alti ranghi dalla marina giapponese, tra gli ufficiali della "[[fazione del trattato]]" e quelli che si opponevano ad essa, che erano anche alleati con gli ultranazionalisti dell'[[Dai-Nippon Teikoku Rikugun|esercito giapponese]] e di altre parti del governo giapponese. Per gli
Il 29 dicembre 1934 il governo giapponese comunicò formalmente che intendeva ritirarsi dal trattato. Le sue clausole rimasero in vigore fino alla fine del 1936 e non furono rinnovate. Il Giappone in effetti ignorò il trattato nel 1936.
== Influenza della crittoanalisi sul trattato ==
La ''[[Black Chamber]]'' (il servizio [[Crittoanalisi|crittoanalitico]] dei servizi segreti statunitensi), al comando di [[Herbert Yardley]], spiò le comunicazioni delle delegazioni con i loro governi. In particolare i codici giapponesi furono completamente penetrati e gli statunitensi furono in grado di conoscere quale sarebbe stato l'accordo minimo che la delegazione giapponese avrebbe accettato, invece di rifiutare la firma del trattato<ref>{{Cita libro|autore=S. Budiansky|titolo=La guerra dei codici|dataoriginale=2002|editore=Garzanti|p=49}}</ref>.
== Note ==
<references/>
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro | cognome1 = Evans | nome1 = David | cognome2 = Peattie | nome2 = Mark | titolo= Kaigun: Strategy, Tactics and Technology in the Imperial Japanese Navy, 1887-1941 | editore= Naval Institute Press | città = Annapolis | anno = 1997 | ISBN = 0-87021-192-7|cid=Evans e Peattie 1997}}
* {{Cita libro | cognome = Kennedy | nome = Paul | titolo= The Rise and Fall of British Naval Mastery | url = https://archive.org/details/risefallofbritis0000kenn_y0c9 | editore= Macmillan | città = London | anno = 1983 | ISBN = 0-333-35094-4| cid=Kennedy 1983}}
* {{Cita libro | cognome = Marriott | nome = Leo | titolo= Treaty Cruisers: The First International Warship Building Competition | editore= Pen & Sword | città = Barnsley | anno = 2005 | ISBN = 1-84415-188-3 |cid= Marriott 2005}}
* {{Cita libro | curatore-cognome = Potter | curatore-nome = E. | titolo= Sea Power: A Naval History | url = https://archive.org/details/seapowernavalhis0000unse | edizione = 2 | editore= Naval Institute Press | città = Annapolis | anno = 1981 | ISBN = 0-87021-607-4|cid= Potter 1981}}
* {{Cita libro | cognome = Jones | nome = Howard | titolo= Crucible of power: a history of US foreign relations since 1897 | url = https://archive.org/details/crucibleofpower00jone | editore= Rowman & Littlefield | anno = 2001 | ISBN = 0-8420-2918-4|cid=Jones 1981}}
* {{Cita libro | cognome = Howarth | nome = Stephen | titolo= The Fighting Ships of the Rising Sun | url = https://archive.org/details/fightingshipsofr0000howa | editore= Atheneum | anno = 1983 | ISBN = 0-689-11402-8|cid=Howarth 1983}}
* A. Vagnini (a cura di), ''Politica estera e questioni navali. L'Italia e la Conferenza di Washington'', Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 2020, ISBN 978-88-99642-29-7.
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.ibiblio.org/pha/pre-war/1922/nav_lim.html|Il testo del
{{Portale|diritto|guerra|politica|Storia}}
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[[Categoria:Trattati del Regno Unito|Washington]]
[[Categoria:Storia della Royal Navy]]
[[Categoria:Relazioni bilaterali tra Italia e Stati Uniti d'America]]
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