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{{Nota disambigua||Folklore (disambigua)|Folklore}}
[[File:Morris.dancing.at.wells.arp.jpg|thumb|upright=1.3|''[[Morris dance]]'' sul prato della cattedrale di [[Wells (Regno Unito)|Wells]], eseguita dagli Exeter Morris Men]]
{{L|cultura|arg2 =|luglio 2013|voce che si sofferma solo sul folclore italiano}}
Il termine '''folclore''' o '''folklore'''<ref>La parola "folk-lore" è stata usata per la prima volta da William J. Thoms (1803-1885) in una lettera alla rivista ''Athenaeum'' pubblicata il 22 agosto 1846 (Duncan Emrich, [https://www.jstor.org/stable/1495929 "Folk-Lore": William John Thoms], ''California Folklore Quarterly'', Vol. 5, No. 4 (Ottobre, 1946), pp. 355-374.</ref> (pron. {{IPA|[folˈklore]}}<ref>• {{Dipi|folclore}}<br />• {{Dipi|folklore}}<br />Meno consigliata la pronuncia intenzionale "per fare sfoggio" {{IPA|[folˈklɔre]}}.</ref>; dall'[[Lingualingua inglese|inglese]] ''folk'', "popolo", e ''lore'', "saperetradizione" ma anche "storia, trama") si riferisce all'insiemea dellaquelle '''forme di [[cultura popolare''', intesa]] comecomprendente le formetipologie di [[tradizione]] [[Tradizionetradizione orale|tramandatatramandate spesso oralmente]] e riguardanteriguardanti conoscenze, [[usi e costumi, [[credenza popolare|credenze popolari]],; [[Mitomito|miti]], [[Fiabafiaba|fiabe]] e, [[Leggendaleggenda|leggende]], e altre narrazioni legate alla dimensione del fantastico; [[Filastroccafilastrocca|filastrocche]], [[ProverbioConta|proverbiconte]] e altre narrazioni, [[Credenza popolareproverbio|credenze popolariproverbi]],; [[musica tradizionale|musica]], [[canto popolare|canto]], e [[danza popolare|danza]] eccetera,: il tutto riferito a una determinata [[Regioneregione geografica|area geografica]], a una determinata popolazione, ai ceti popolari indei quantocontadini subalternie montanari, a più d'una o a tutte queste determinazioni. Un discorso a parte merita l'[[immaginario folklorico]], settore significativo dei fatti folklorici che raggruppa tutti i racconti che hanno relazione col fantastico: fiabe, leggende, miti e racconti della paura.
[[File:Morris.dancing.at.wells.arp.jpg|thumb|[[Morris dance]] sul prato della cattedrale di [[Wells]], eseguita dagli Exeter Morris Men]]
Il termine '''folclore''' o '''folklore''' (pron. {{IPA|[folˈklore]}}<ref>• {{Dipi|folclore}}<br>• {{Dipi|folklore}}<br>Meno consigliata la pronuncia intenzionale "per fare sfoggio" {{IPA|[folˈklɔre]}}</ref>; dall'[[Lingua inglese|inglese]] ''folk'', "popolo", e ''lore'', "sapere") si riferisce all'insieme della '''cultura popolare''', intesa come le forme di [[tradizione]] [[Tradizione orale|tramandata spesso oralmente]] e riguardante conoscenze, [[usi e costumi]], [[Mito|miti]], [[Fiaba|fiabe]] e [[Leggenda|leggende]], [[Filastrocca|filastrocche]], [[Proverbio|proverbi]] e altre narrazioni, [[Credenza popolare|credenze popolari]], [[musica tradizionale|musica]], [[canto popolare|canto]], [[danza popolare|danza]] eccetera, il tutto riferito a una determinata [[Regione geografica|area geografica]], a una determinata popolazione, ai ceti popolari in quanto subalterni, a più d'una o a tutte queste determinazioni.
 
== La nascita del termine ==
L'origine del termine ''folclore'' è attribuita allo scrittore e antiquario inglese [[William Thoms]] ([[1803]]-[[1900]])<ref name=treccani>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/folclore/|titolo=Folclore}}</ref> che, sotto lo [[pseudonimo]] di Ambrose Merton, pubblicò nel [[1846]] una lettera sulla [[rivista letteraria]] [[Londra|londinese]] ''[[Athenaeum (rivista inglese)|Athenaeum]]'', allo scopo di dimostrare la necessità di un vocabolo che potesse ricomprendere tutti gli studi sulle [[tradizione|tradizioni]] popolari [[Inghilterra|inglesi]].
 
Il termine fu poi accettato dalla [[comunità scientifica]] internazionale dal [[1878]], per indicare quelle forme contemporanee di aggregazione sociale incentrate sulla rievocazione di antiche pratiche popolari, ovvero tutte quelle espressioni culturali comunemente denominate "tradizioni popolari", dai [[canto popolare|canti]] alle sagre alle [[superstizione|superstizioni]] alla [[cucina (attività)|cucina]] (e che già due secoli prima [[Giambattista Vico]] chiamava "rottami di antichità").
 
==Storia Operedegli studi sul folclore in Italia ==
{{vedi anche|Spirito del popolo}}
=== Le prime inchieste ===
Gli studi sul folclore presero avvio sulla scia dell'impulso [[romanticismo|romantico]] del XIX secolo, rivolto a indagare le radici [[cultura popolare|popolari]] della cultura europea, concentrandosi inizialmente sulla [[tradizione orale]] costituita da storie, canzoni, proverbi ed espressioni nazionali, a cominciare da quel tesoro di fiabe e racconti inteso dai [[fratelli Grimm]] come ''[[Volksgeist]]'', cioè «anima del popolo», la quale si riverbera nei canti del volgo come già sostenuto da [[Johann Gottfried Herder]].<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/folklore_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/|titolo=Folklore|autore=Alan Dundes|editore=Enciclopedia delle scienze sociali|anno=1994}}</ref>
[[File:43. TKB - Antiche Tradizioni Popolari z Agrigento 18.JPG|thumb|Antiche tradizioni popolari ad [[Agrigento]]]]
[[File:Ivrea Carnevale Battaglia Arance 06.JPG|thumb|[[Storico Carnevale di Ivrea]] - Battaglia delle arance]]
La documentazione che più di ogni altra ha dato l'avvio allo studio delle tradizioni popolari e dunque al folclore inteso come [[scienza]] è stata l'inchiesta [[Napoleone Bonaparte|napoleonica]] del [[1809]]-[[1811]], svolta nel [[Regno d'Italia]] sui [[dialetto|dialetti]] e i costumi delle popolazioni locali. L'inchiesta fu posta in essere principalmente per individuare ed estirpare pregiudizi e [[superstizione|superstizioni]] ancora esistenti nelle campagne italiche. Gli atti dell'inchiesta e le relative illustrazioni allegate sono custoditi nel [[castello Sforzesco di Milano]].
 
===Approccio antropologico===
Una successiva inchiesta post-napoleonica, curata da don [[Francesco Lunelli]] ([[1835]]-[[1856]]), riguardò il territorio del [[Trentino]] e il Dipartimento dell'Alto [[Adige]] (con particolare attenzione ai [[proverbio|proverbi]] riguardanti le donne del Trentino), rimasti esclusi dall'indagine napoleonica perché erano territori all'epoca non ancora aggregati al [[Regno d'Italia]].
Tale disciplina assunse un piglio «[[scienza|scientifico]]» allorché si connetté con l'[[etnologia]], contestualizzando l'oralità folcloristica entro un insieme di elementi antropologici come usanze, arti e costumi del popolo ritenuti «oggettivi». La caratteristica del folclore così inteso rimarrà costantemente concepita come appannaggio delle classi inferiori, e perciò tipicamente contrapposta alla cultura delle élite.<ref name=treccani/> Questo aspetto indusse a ritenere il folclore un fenomeno appartenente esclusivamente alle società stratificate in classi, poco indagato pertanto in quelle forme di civiltà meno complesse, come le africane, che presentano un livello di sviluppo elementare e omogeneo.<ref name=treccani/>
 
Tra i primi esponenti della scuola antropologica inglese ci fu [[Edward Burnett Tylor]], che insieme con [[Andrew Lang (scrittore)|Andrew Lang]] e [[James Frazer]] intendeva orientare la sua disciplina in senso scientifico, teorizzò che il folclore fosse un grado inferiore dell'evoluzione culturale di una società, rimasto fermo a una concezione superstiziosa e arcaica della [[natura]], alla quale le comunità contadine attribuivano ancora una valenza magico-religiosa propria dell'[[animismo]].<ref name=treccani/>
=== Michele Placucci ===
La prima opera di rilievo, che anticipa di quasi cinquant'anni il metodo della demologia scientifica italiana con una precisa classificazione del materiale, è il [[trattato (opera)|trattato]] sulla regione [[Romagna]] del [[Forlì|forlivese]] [[Michele Placucci]]. Egli, avvalendosi di diversi documenti, soprattutto di quelli raccolti all'epoca dell'inchiesta napoleonica (come quanto redatto da Basilio Amati, cancelliere del censo a [[Mercato Saraceno]]), a cui aggiunge anche altro materiale (ad esempio, dalla ''Pratica agraria'' dell'abate Battarra), pubblica, a [[Forlì]] nel [[1818]] (Tipografia Barbiani), l'opera intitolata ''Usi e pregiudizj de' contadini della [[Romagna]]''<ref>[[Roberto Leydi]], [[Tullia Magrini]], ''Guida allo studio della cultura del mondo popolare in Emilia e in Romagna (I)'', Edizioni ALFA, Bologna 1982, pag. 189.</ref>. In Placucci ad esempio, si racconta che i contadini romagnoli usavano mangiare [[Vicia faba|fave]] ''nell'anniversario dei morti'' (cioè il 2 novembre), perché comunemente si riteneva che questa [[piante|pianta]] avesse il potere di rafforzare la memoria, così che nessuno dimenticasse i propri defunti. Altra tradizione arcaica riportata dal Placucci è quella di confezionare il ripieno dei [[cappelletti]] privo di [[carne]]. A quel lavoro, altri faranno seguire numerose pubblicazioni dedicate ad altre regioni italiane.
 
===Approccio Giuseppe Pitrè storico-culturale===
All'approccio si vennero sostituendo in seguito diverse altre modalità di studio dei fenomeni folcloristici. Presso [[Fritz Graebner]], [[Bernhard Ankermann]], [[Wilhelm Schmidt]], e ulteriori esponenti della [[circolo di Vienna|scuola di Vienna]] prevalse un indirizzo storico-culturale basato su indizi [[morfologia (linguistica)|morfologici]] e sui diversi cicli di civiltà. Il metodo ''finnico'' di G. Krohn si basa invece sulle affinità geografiche, mentre quello [[cartografia|cartografico]] di [[Arnold van Gennep]] sulla definizione di luoghi e ambienti.<ref name=corso>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/folklore_%28Enciclopedia-Italiana%29/|titolo=Folklore|autore=Raffaele Corso|anno=1932|editore=Enciclopedia Italiana}}</ref>
L'intellettuale che ha dato poi origine allo studio sistematico, su base scientifica, del folclore italiano, è il [[medico]] [[Palermo|palermitano]] [[Giuseppe Pitrè]] ([[1841]]-[[1916]]) che, dopo aver dato alle stampe la «[[Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane]]», ha realizzato un'opera editoriale insuperabile (per ricchezza di [[informazione|informazioni]]), la «Bibliografia delle tradizioni popolari italiane» nel [[1894]] e la «Rivista Archivio per lo studio delle tradizioni popolari» pubblicata ininterrottamente dal [[1880]] al [[1906]]. Per primo Pitrè ottenne nel 1911 a Palermo una cattedra universitaria per lo studio delle tradizioni popolari, sotto il nome di ''demopsicologia''.
 
===Opere L'erasul fascistafolclore in Italia===
{{vedi anche|Folclore d'Italia}}
Durante il [[fascismo]] questo tipo di studi fu utilizzato dalla [[propaganda]] di regime inizialmente per rafforzare il mito romantico e medioevaleggiante del Popolo legato alla propria terra e alla tradizione, poi per creare "il popolo" a livello nazionale, cercando di unificare con l'azione dell'istituto del [[dopolavoro]] le [[tradizioni]] locali.
In Italia gli studi sul folclore nazionale ebbero inizio come nel resto d'Europa nel [[XIX secolo]]. Dopo le prime inchieste di [[età napoleonica|epoca napoleonica]] la prima opera di rilievo fu quella del forlivese [[Michele Placucci]]. I più importanti pionieri dell'Ottocento in questo settore furono quindi [[Ermolao Rubieri]], [[Angelo De Gubernatis]] e [[Alessandro D'Ancona]].<ref name=treccani/>
 
Al medico palermitano [[Giuseppe Pitrè]] si deve invece l'origine dello studio sistematico, su base scientifica, del folclore italiano. Pitrè ottenne nel 1911 a Palermo una cattedra universitaria per lo studio delle tradizioni popolari, sotto il nome di ''demopsicologia'', poi riattivata da [[Giuseppe Cocchiara]] negli anni '30 con il nome di [[storia delle tradizioni popolari]].
=== L'epoca repubblicana ===
Dopo la [[seconda guerra mondiale]], grande impatto ebbe la pubblicazione delle ''Note sul folclore'', contenute nei ''[[Quaderni del carcere]]'' di [[Antonio Gramsci]]. In particolare, [[Ernesto de Martino]] condurrà le più celebri ricerche folcloriche italiane, ''Morte e pianto rituale'', ''Sud e magia'', ''La terra del rimorso'', scegliendo come oggetto classi sociali considerate ''fuori dalla storia'', i contadini del sud Italia, con il dichiarato obiettivo di utilizzare le tradizioni popolari, definite come ''folclore progressivo'', come elemento fondante di una futura [[coscienza di classe]].
 
=== Il significato di "mito" secondo [[Claude Lévi-Strauss]] ===
Questa corrente di studi rimarrà dominante in Italia fino agli anni ottanta del Novecento (con [[Alberto Mario Cirese]], che dagli anni sessanta impose come nome per gli studi di folclore all'italiana il termine ''demologia''), mettendo in discussione l'oggetto di studio, criticando la reificazione delle tradizioni e ponendo l'accento sui processi di costruzione sociale e sull'uso che i soggetti fanno di esse.
 
Ogni anno in Europa si svolge l'''Europeade del Folclore''. Le ultime città italiane che hanno ospitato questa manifestazione sono nel 2003 [[Nuoro]] in Sardegna, città ben nota in tutta Italia per l'attaccamento alle tradizioni e il mantenimento di queste ultime ([[canto a tenore]], balli tradizionali, [[launeddas]], organetto, canti a chitarra) e nel 2010 [[Bolzano]] che comprende gruppi di diversa lingua e cultura.
Ininterrottamente dal 1970, nel periodo che precede il ferragosto, ad [[Alatri]] si svolge il ''[http://orbisterrarum.folkalatri.com/it/component/mad4joomla/?jid=2 Festival Internazionale del Folclore]'', mentre per il periodo di fine estate è stata successivamente istituita una manifestazione internazionale folcloristica anche per i bambini.
 
== [[Antropologia culturale]] ==
Oggi, lo studio della [[storia]] delle [[tradizione|tradizioni]] popolari è materia [[università|universitaria]] e la [[bibliografia]] relativa è molto vasta, abbracciando diversi temi:
* ''ciclo della vita umana''
* ''feste e usanze del calendario''
* ''dimore rurali''
* ''vita agricola'', ''marinara e pastorale''
* [[letteratura]]
* [[prosa]]
* [[drammaturgia]]
* [[canto popolare|canti popolari]]
* [[danza popolare|danza]]
* [[musica popolare|musica]]
* [[magia]]
* [[superstizione]]
* [[religione|religiosità]]
* [[pittura|arte pittorica]], ecc.
 
La mercificazione del folclore è, secondo [[Luigi Maria Lombardi Satriani]], il rischio che oggi il "folclore" corre dopo che è stato legittimato. Per Satriani nonostante esso sia entrato in un ampio circuito culturale (dai canti tradizionali, a feste e manifestazioni ripristinate, recital in teatri underground, film su episodi e situazioni 'meridionali', proverbi popolari riportati a formulazione dialettale) si rischia ''che questa 'riscoperta' del mondo popolare sia una nuova maniera per mantenere tale mondo nella sua subalternità e per negarne, in forme diverse, la cultura.''<ref>''Folklore e profitto, Tecniche di distruzione di una cultura'', pag.&nbsp;9-15, Guaraldi, Rimini 1976</ref>
 
== Il significato di "mito" secondo [[Claude Lévi-Strauss]] ==
{{Vedi anche|Platone#La funzione del mito|Mito}}
{{citazione|Le storie antiche sono, o sembrano, arbitrarie, prive di senso, assurde, eppure a quanto pare si ritrovano in tutto il mondo. Una creazione “fantastica” nata dalla mente in determinato luogo sarebbe unica, non la ritroveremmo identica in un luogo del tutto diverso.|Claude Lévi-Strauss}}
IIn seguito i miti e i significati ada essi connessi, furono oggetto di studio, tra gli altri, del noto [[antropologo]] sociale [[Claude Lévi-Strauss]]. In particolare nella sua opera ''Mito e significato''<ref>''Mito e Significato'', di Claude Levi Strauss, introduzione di Cesare Segre, Il Saggiatore, Milano 1980</ref> l'antropologo e filosofo francese dà una sua interpretazione alla “spiegazione”«spiegazione» dei miti, non considerandoli esclusivamente “elementi«elementi primitivi”primitivi», sorpassati e privi di significato, un “prodotto”«prodotto» solo di menti superstiziose.<ref>[[Claude Lévi-Strauss]], ''Mito e Significato'', introduzione di Cesare Segre, Il Saggiatore, Milano 1980.</ref>
 
«Che differenza c'è fra l'organizzazione concettuale del pensiero mitico e quello della storia? È vero che il racconto mitologico tratta fatti storici, per poi trasformarli ed usarli in altro modo?»<ref>''Mito e Significato'' pag. 15</ref>, queste erano due fra le principali domande cui Lévi-Strauss cercò di rispondere con le sue ricerche partendo dal presupposto di individuare le “rassomiglianze” (più che le differenze) dei miti in vari luoghi del mondo.
 
«Che differenza c'è fra l'organizzazione concettuale del pensiero mitico e quello della storia? È vero che il racconto mitologico tratta fatti storici, per poi trasformarli ede usarli in altro modo?»<ref>''Mito e Significato'' pag. 15.</ref>, queste erano due fra le principali domande cui Lévi-Strauss cercò di rispondere con le sue ricerche partendo dal presupposto di individuare le “rassomiglianze”"rassomiglianze" (più che le differenze) dei miti in vari luoghi del mondo.
Ad avviso del teorico dello [[strutturalismo (filosofia)|strutturalismo]], mentre è vero che esistono “diversità” fra il racconto mitico e quello [[storiografia|storiografico]] è anche vero che in questi racconti esiste anche una sorta di “continuità”. I racconti mitici che sono o appaiono racconti privi di senso e assurdi, risultano essere in effetti «sistemi chiusi» di pensiero «che possiedono identiche strutture formali di base e contenuti variabili». Il [[filologo]] [[Cesare Segre]], spiegando il pensiero di Claude Lévi-Strauss, asserisce che primitivi e civilizzati «hanno sviluppato zone diverse delle loro attitudini mentali, realizzando una specializzazione»<ref name="Panorama' 1980">''Panorama'' 28 luglio 1980, pag. 21, in Libri (filosofia e scienza)</ref><ref>''Mito e significato'' Introduzione di [[Cesare Segre]] pag. 1-11, Il Saggiatore, Milano 1980</ref>.
 
Ad avviso del teorico dello [[strutturalismo (filosofia)|strutturalismo]], mentre è vero che esistono “diversità”''diversità'' fra il racconto mitico e quello [[storiografia|storiografico]], è anche vero che in questi racconti esiste anche una sorta di “continuità”''continuità''. I racconti mitici che sono o appaiono racconti privi di senso e assurdi, risultano essere in effetti «sistemi chiusi» di pensiero «che possiedono identiche strutture formali di base e contenuti variabili». Il [[filologo]] [[Cesare Segre]], spiegando il pensiero di Claude Lévi-Strauss, asserisce che primitivi e civilizzati «hanno sviluppato zone diverse delle loro attitudini mentali, realizzando una specializzazione».<ref name="Panorama' 1980">''Panorama'' 28 luglio 1980, pag. 21, in Libri (filosofia e scienza).</ref><ref>''Mito e significato'' Introduzione di [[Cesare Segre]] pag. 1-11, Il Saggiatore, Milano 1980.</ref>.
Il filosofo [[Paolo Rossi Monti|Paolo Rossi]] fa inoltre notare, sostenendo il pensiero di Segre, che mentre «la scienza tende a spiegazioni sempre “parziali”, i sistemi mitici tendono a raggiungere, con i mezzi il più scarsi possibile, una comprensione “totale” dell'universo. [...] Il mito non riesce a dare all'uomo, un maggior potere materiale sull'ambiente, gli dà invece l'illusione di comprendere l'universo. Ma si tratta di un'illusione oltremodo “importante”»<ref name="Panorama' 1980"/>.
 
Il filosofo [[Paolo Rossi Monti|Paolo Rossi]] fa inoltre notare, sostenendo il pensiero di Segre, che mentre «la scienza tende a spiegazioni sempre “parziali”"parziali", i sistemi mitici tendono a raggiungere, con i mezzi ili più scarsi possibile, una comprensione “totale”"totale" dell'universo. [...] Il mito non riesce a dare all'uomo, un maggior potere materiale sull'ambiente, gli dà invece l'illusione di comprendere l'universo. Ma si tratta di un'illusione oltremodo “importante”"importante"».<ref name="Panorama' 1980"/>.
== Studi di circolazione culturale, folclore e cultura dominante in epoca preindustriale ==
 
== Studi disui circolazionerapporti culturale,tra folclorecultura popolare e cultura dominante in nell'epoca preindustriale ==
Il lavoro dell'autore russo [[Michail MichajlovicMichajlovič Bachtin]], intitolato ''[[L'opera di Rabelais e la cultura popolare]]'', getta le basi per la ridefinizione del significato di cultura popolare. Attraverso l'opera dello scrittore francese [[François Rabelais]], intitolata ''[[Gargantua e Pantagruel]]'', Bachtin analizza la centralità della cultura popolare in [[medioevo|epoca medievale]] e [[storia moderna|moderna]]. Egli contribuisce con il suo lavoro a dare una visione più ampia del [[carnevale]] e del suo significato. Bachtin individua due elementi fondamentali per comprendere le manifestazioni popolari: il ''riso'' e il ''realismo grottesco''.
 
=== Jacques Le Goff ===
[[Jacques Le Goff]] analizza, a partire dalla seconda metà degli anni sessanta, l'atteggiamento che la cultura clericale ha nei confronti del [[folklore]]folclore in [[merovingi|età merovingia]].<ref>J. Le Goff, ''Cultura clericale e tradizioni folkloriche in età merovingia'' in ''Tempo della chiesa e tempo del mercante'', Torino, 1977, pp. 199-202.</ref>. Benché ci siano degli elementi di incontro, egli ritiene che nel complesso vi sia un blocco della cultura superiore nei confronti di quella inferiore.
 
Le Goff torna a trattare questa tematica ne ''L'immaginario medievale'' pubblicato nel [[1988]]<ref>Le Goff, ''L'immaginario medievale'', Bari, 1988, pp. 75-90.</ref>. Egli si sofferma sull'analisi di testi che descrivono viaggi nell'aldilà. L'autore ipotizza che tali testi testimonino lo stretto contatto e gli scambi tra cultura [[Cleroclero|clericale]] e quella popolare. Le Goff nota per esempio come queste opere abbiano una [[struttura narrativa]] condivisa: i protagonisti sono soprattutto [[monachesimo|monaci]]. Inoltre i luoghi e i personaggi descritti derivano dalla tradizione folclorica. L'autore sottolinea come nel processo di trasmissione di questi racconti le due componenti della cultura (clericale e folclorica) non si trovino l'una subordinata all'altra, ma come ci sia un equilibrio tra i due attori, che comunicano tra di loro.
L'autore sottolinea come nel processo di trasmissione di questi racconti le due componenti della cultura (clericale e folclorica) non si trovino l'una subordinata all'altra, ma come ci sia un equilibrio tra i due attori, che comunicano tra di loro.
 
=== Georges Duby ===
[[Georges Duby]] esamina i processi di trasmissione dei modelli culturali nella società francese tra [[XI secolo|XI]] e [[XII secolo]], e ritiene che questi siano caratterizzati da un fenomeno di "popolarizzazione". Infatti i modelli [[aristocrazia|aristocratici]] esercitano un certo fascino nei confronti delle classi sociali inferiori, che ne adottano le caratteristiche principali. L'autore, oltre a delineare tale processo di accettazione di modelli culturali d<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[élite (sociologia)|élite]]'', attesta anche un altro movimento speculare: l'adozione di forme culturali popolari da parte delle classi dominanti.<ref>G. Duby, ''The chivalrous society'', Los Angeles, 1980, p. 173.</ref>.
 
=== Jean Claude Schmitt ===
[[Jean-Claude Schmitt]], nel saggio intitolato ''Le tradizioni folkloriche nella cultura medievale'', sostiene che durante il [[medioevoMedioevo]] vi sia convivenza e accordo tra [[folklore|tradizioni folkloriche]]folcloriche e cultura egemonica. A prova di questa tesi di circolazione sociale egli descrive dei casi esemplari di trasmissione di [[fonte (storiografia)|fonti]] e testi da una classe sociale all'altra. Egli sottolinea l'importanza del rapporto dinamico che si crea tra i due poli, e delle manipolazioni dirette sul testo, a dimostrazione della circolarità culturale.<ref>J.C. Schmitt, ''Religione, folklore e società nell'occidente medievale'', Bari, 1988, pp. 43-44.</ref>.
 
=== Peter Burke, ''Cultura popolare nell'Europa moderna'' ===
Lo storico inglese [[Peter Burke (storico)|Peter Burke]] analizza lo scambio culturale tra classi sociali in età preindustriale. Burke crede che coesistano due tipologie di [[cultura]] (alta e bassa), non caratteristiche in senso stretto a una classe sociale: mentre l'élite partecipa attivamente alle manifestazioni popolari, il popolo è protagonista solo della propria tradizione<ref>P. Burke, ''Cultura popolare nell'Europa moderna'', Milano, 1980, pp. 31-32.</ref>.
 
Inoltre egliEgli ritiene inoltre che in base alle variazioni ambientali e geografiche vi siano differenti espressioni culturali popolari. Le interazioni tra le due culture non sono da sottovalutare. Burke afferma che la cultura popolare sia da indagare oltre che con metodi diretti d'analisi delle [[fonte (storiografia)|fonti]], anche con approcci indiretti: quali l'[[iconologia]], esami comparati e analisi regressive.<ref>Burke, ''Cultura popolare nell'Europa moderna'', cit., pp. 79-86.</ref>.
 
=== Carlo Ginzburg, ''Il formaggio e i vermi'' ===
[[Carlo Ginzburg]], nel saggio ''[[Il formaggio e i vermi]]'', si chiede se sia possibile indagare come fosse la cultura popolare autentica, senza ritrattazione nella trasmissione delle fonti da parte della cultura d'élite. Egli introduce una distinzione tra il concetto di ''cultura popolare'' e ''cultura imposta alle classi popolari''. I prodotti di quest'ultima categoria non possono essere considerati d'originale derivazione popolare, dal momento che subiscono una manipolazione da parte della cultura dotta.<ref>C. Ginzburg, ''Il formaggio e i vermi'', Torino, 1976, p. XIII.</ref> Ginzburg ritiene, in riferimento agli atti del processo contro Menocchio, che la deposizione dell'imputato attesti una forte influenza delle tradizioni antiche e orali, caratteristiche di uno "strato profondo della cultura popolare".<ref>Ginzburg, ''Il formaggio e i vermi'', cit., p. 135.</ref>
Egli introduce una distinzione tra il concetto di ''cultura popolare'' e ''cultura imposta alle classi popolari''. I prodotti di quest'ultima categoria non possono essere considerati d'originale derivazione popolare, dal momento che subiscono una manipolazione da parte della cultura dotta.<ref>C. Ginzburg, ''Il formaggio e i vermi'', Torino, 1976, p. XIII</ref>.
Ginzburg ritiene, in riferimento agli atti del processo contro Menocchio, che la deposizione dell'imputato attesti una forte influenza della tradizioni antiche e orali, caratteristiche di uno "strato profondo della cultura popolare"<ref>Ginzburg, ''Il formaggio e i vermi'', cit., p. 135</ref>.
 
=== Piero Camporesi, ''Cultura popolare e cultura d'élite fra Medioevo ed età moderna'' ===
[[Piero Camporesi]] sostiene che in un'epoca in cui il significato di [[popolo]] non era ancora stato scoperto, la cultura popolare veniva erroneamente associata a significati quali [[pregiudizio]] e [[superstizione]]. Camporesi riconosce la dipendenza della cultura popolare rispetto alla cultura [[clero|clericale]], ma identifica una componente [[folklore|folkloristica]]folcloristica all'interno della religione ufficiale.<ref>P. Camporesi, ''Cultura popolare e cultura d'élite fra Medioevo ed età moderna'', Torino, 1981, pp. 134-136.</ref>.
 
=== Gurevic, ''Contadini e santi'' ===
Nel saggio pubblicato nel [[1981]] [[Aron Jakovlevič Gurevič]] riflette sullo scambio bidirezionale tra cultura dominante e folklore. Egli cerca di comprendere la reciproca influenza di queste due componenti analizzando la ''letteratura mediolatina'', soprattutto quella dedicata ada un uditorio laico non alfabetizzato. Attraverso l'analisi di questi [[genere letterario|generi letterari]] (quali gli ''[[exemplum|exempla]]'', i sermoni, le ''[[Lauda (musica)|laude]]''), Gurevic esamina le modifiche che le esigenze dell'ascoltatore esercitano in coloro che producono i testi. A partire da tali variazioni l'autore indaga quale sia il modo di pensare dell'"uomo medio".<ref>A.J. Gurevic, ''Contadini e santi'', Torino, 1986, pp. 11-14.</ref>
 
letterari]] (quali gli [[exemplum|''exempla'']], i sermoni, le [[lauda|''laude'']]), Gurevic esamina le modifiche che le esigenze dell'ascoltatore esercitano in coloro che producono i testi. A partire da tali variazioni, l'autore indaga qual è il modo di pensare dell'"uomo medio"<ref>A.J. Gurevic, ''Contadini e santi'', Torino, 1986, pp. 11-14</ref>.
== [[Antropologia culturale]] ==
Oggi, lo studio della [[storia]] delle [[tradizione|tradizioni]] popolari è materia [[università|universitaria]] e la [[bibliografia]] relativa è molto vasta, abbracciando diversi temi:
* ''ciclo della vita umana''
* ''feste e usanze del calendario''
* ''dimore rurali''
* ''vita agricola'', ''marinara e pastorale''
* [[letteratura]]
* [[prosa]]
* [[drammaturgia]]
* [[canto popolare|canti popolari]]
* [[danza popolare|danza]]
* [[musica popolare|musica]]
* [[magia popolare|magia]]
* [[superstizione]]
* [[religione|religiosità]]
* [[pittura|arte pittorica]], ecc.
 
La mercificazione del folclore è, secondo [[Luigi Maria Lombardi Satriani]], il rischio che oggi il "folclore" corre dopo che è stato legittimato. Per Satriani nonostante esso sia entrato in un ampio circuito culturale (dai canti tradizionali, a feste e manifestazioni ripristinate, recital in teatri underground, film su episodi e situazioni 'meridionali', proverbi popolari riportati a formulazione dialettale) si rischia ''«che questa '"riscoperta'" del mondo popolare sia una nuova maniera per mantenere tale mondo nella sua subalternità e per negarne, in forme diverse, la cultura».''<ref>''Folklore e profitto, Tecniche di distruzione di una cultura'', pag.&nbsp;9-15, Guaraldi, Rimini 1976.</ref>
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Ernesto Dede Martino]], ''Morte e Pianto rituale, dal lamento funebre antico al pianto di Maria'', Editore Boringhieri, Torino 1958 (altra ediz. con titolo cambiato 1975).
* [[Ernesto Dede Martino]], ''Sud e Magia'', Feltrinelli, Milano 1959.
* [[Giuseppe Cocchiara]], ''Storia del folklore in Europa'', I edizione, Giulio Einaudi editore, Torino, 1952 (ultima ristampa, Bollati Boringhieri, Torino, 2016).
* [[Paolo Toschi (folklorista)|Paolo Toschi]], ''Guida allo studio delle tradizioni popolari'', Boringhieri, Torino 1962.
* Giuseppe Cocchiara, ''Il paese di Cuccagna e altri studi di folklore'', Einaudi, Torino, 1956 (ristampa, Bollati Boringhieri, Torino, 1980).
* [[Paolo Toschi (folkloristafolclorista)|Paolo Toschi]], ''Guida allo studio delle tradizioni popolari'', Boringhieri, Torino 1962.
* [[Alberto Mario Cirese]], ''Cultura egemonica e culture subalterne'', Palumbo, Palermo 1971.
* [[Luigi Maria Lombardi Satriani]], ''Folklore e profitto, Tecniche di distruzione di una cultura'', Guaraldi Editore, Rimini 1973.
* [[Giulio Angioni]], ''Rapporti di produzione e cultura subalterna'', EDeS, Cagliari 1974.
* AA. VV. (a cura di Alberto M. Cirese), ''Folklore e antropologia tra storicismo e marxismo'' (a cura di Alberto M. Cirese), Palumbo, Palermo 1974.
* [[Alfonso Maria Di Nola|Alfonso Maria di Nola]], ''Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana'', Editore Boringhieri, Torino 1976.
* Claudio Barbati, [[Gianfranco Mingozzi]], [[Annabella Rossi]], ''Profondo Sud - Viaggio nei luoghi di Ernesto De Martino a vent'anni da 'Sud e Magia''', Una grande inchiesta alla Tv, Feltrinelli, Milano 1978.
* Vito Zini, ''La magia bianca - amuleti, talismani, feticci, filtri, cibi magici, scongiuri'', Longanesi, Milano 1978.
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* Hermann Bausinger, ''Cultura popolare e mondo tecnologico'', Guida Editore, Napoli 2006.
* [[Claude Lévi-Strauss]] ''Mito e Significato'', introduzione di Cesare Segre, Il Saggiatore, Milano 1980.
* {{Cita libro | [[Michail MichajlovicMichajlovič Bachtin]] | titolo=[[L'opera di Rabelais e la cultura popolare]] | anno=1979 | editore=Einaudi | città=Torino}}
* {{Cita libro| [[Jacques Le Goff]] | capitolo=Cultura clericale e tradizioni folkloriche nella civiltà merovingia | titolo=Tempo della chiesa e tempo del mercante | anno=1977 | editore=Einaudi | città=Torino}}
* {{Cita libro| [[Jean-Claude Schmitt]] | capitolo=Le tradizioni folkloriche nella cultura medievale | titolo=Religione folklore e società nell'occidente medievale | anno=1988 | editore=Laterza | città=Bari}}
* {{Cita news| autore=[[Georges Duby]] | titolo= The diffusion of cultural patterns in feudal society | pubblicazione=Past and present 39 | data=1968}}
* {{Cita libro| [[Jacques Le Goff]] | titolo=L'immaginario medievale | anno=1998 | editore=Laterza | città=Bari}}
* {{Cita libro|[[Peter Burke (storico)|Burke Peter]] | titolo=''Cultura popolare nell'Europa moderna'' | editore=Mondadori | città=Milano | anno=1980}}
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* {{Cita libro| [[Piero Camporesi]] | capitolo=Cultura popolare e cultura d'élite fra Medioevo ed età moderna | titolo=Annales IV: intellettuali e potere | anno=1981 | editore=Einaudi | città=Torino}}
* {{Cita libro| [[Aron Jakovlevič Gurevič]] | titolo=Contadini e santi | anno= 1986 | editore= Einaudi | città=Torino}}
* {{cita libro | autore = Kurt Ranke | url = http://adw-goe.de/en/research/completed-research-projects/akademienprogramm/enzmaer | titolo = Enzyklopädie des Märchens (Encyclopedia of Fairy Tales) - Homepage del progetto | lingua = de, en | sito = [[Accademia delle scienze di Gottinga|adw-goe.de]] | urlmorto = sì | accesso = 9 novembre 2018 | dataarchivio = 10 novembre 2018 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20181110040617/https://adw-goe.de/en/research/completed-research-projects/akademienprogramm/enzmaer/ }}
 
== Voci correlate ==
* [[AlbertoAntropologia Mario Cireseculturale]]
* [[ClaudeArte Lévi-Strausspopolare]]
* [[Cultura egemonica e culture subalterne]]
* [[ErnestoCultura de Martinopopolare]]
* [[Etnomusicologia]]
* [[Fakelore]]
* [[Federazione italiana tradizioni popolari]]
* [[Folclore d'Italia]]
* [[Giuseppe Cocchiara]]
* [[Scienze etnoantropologiche]]
* [[Musica tradizionale italiana]]
* [[Scienze etnoantropologiche]]
* [[Etnomusicologia]]
* [[Spirito del popolo]]
* [[Tradizione]]
 
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== Collegamenti esterni ==
* {{ThesaurusCollegamenti BNCFesterni}}
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