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Il Seminario di Castello, che sorge in località Castello di [[Lecco]] ed è comunemente definito Il Seminario, è attualmente un grande fabbricato totalmente ristrutturato nel [[1972]], ma che si configurò originariamente come [[monastero]] di suore benedettine di Santa Maria Maddalena, aperto nel [[1530]], fu poi aperto come Seminario diocesano a partire dal [[1795]] e successivamente adibito a [[filanda]], a partire dal [[1845]]. <ref>{{cita libro|autore=Angelo Borghi|titolo=Il lago di Lecco e le valli|editore=Cattaneo Editore|p=137}}</ref>
== Storia ==
L'edificio originario si sviluppò come [[monastero]] e sorse in località detta a [[San Bartolomeo]] o in capo alle case di Arlénico, nel luogo in cui fonti risalenti alla fine del [[1200]] ci riportano fosse presente una chiesetta dedicata al martire apostolo in questione, promossa ad un abitato ricco di vigne, plausibilmente il villaggio di Aurolinigo di [[Lecco]].
Il [[monastero]], agostiniano e soggetto a [[Sant'Ambrogio]] di [[Milano]], fu costruito grazie al denaro del [[Medeghino]], dell'arcivescovo e della stessa comunità, e già nel [[1542]] entrò in funzione "ad Sanctum Bartholomeum".
Nel [[1566]] si aggiunse alla chiesa la cappella di [[Santa Maria Maddalena]] di patronato di Teoldi e si ebbe così la formazione di una delle tipiche chiese doppie della tradizione monastica, ovvero con una parte destinata al popolo ed una alle claustrali. L'attuale parte esterna fu invece restaurata nel [[1575]].
Il nuovo ente acquistò un notevole prestigio con l'inaspettato arrivo di una massa inaspettata di beni, provenienti dall'incorporazione del soppresso monastero di Varenna.
Le suore, solamente una ventina nel [[1603]] e salite a 49 nel [[1685]], erano dedite alle attività di ricamo, musica e produzione di ostie per le chiese. Affittavano inoltre parecchie cascine ai contadini, un prestino, un molino sul [[Gerenzone]] e una torchiera. Ad ovest del monastero erano presenti un giardino e un prato con fontana, sostenuti da muraglioni e decorati da otto cappellette, probabilmente settecentesche, come si può oggi osservare dall'unica rimasta.
Il monastero fu soppresso nel [[1784]] e alcune cascine furono cedute ai Baroni e ai Valsecchi.
Si propose di tramutarlo in ospedale, cosa che avrebbe portato vantaggi sia a Lecco che alla Valsassina, copiosi entrambi di popolazione operaia. Gioachino Bovara rimise il mandato nel 1791, ma senza risultati, e fu così che il prevosto Volpi, grazie anche al sostegno del nobile [[Pietro Manzoni]], convinse l'arcivescovo a sostenere la costruzione di un Seminario diocesano, che fu infine aperto nel [[1795]].
Dati i numerosi interventi effettuati sulla struttura, risulta difficile proporre datazioni certe, nonostante i tre lati del porticato, ovest, sud e est, siano già presenti nel rilievo del Pollachi che risale al 1792. Un [[chiostro]] già esisteva nel 1584 ma sappiamo per certo che nel [[1714]] si concludeva un ulteriore ampliamento del monastero con il prolungamento di tale chiostro verso sud, mantenendo tuttavia i moduli precedenti. Il lato di [[portico]] a nord sembra legato invece alla ristrutturazione del Seminario, così come la [[loggia]] che corre sopra il portico orientale, risalente al [[1806]].
Il Seminario di Castello ospitava sia seminaristi che convittori e esterni per le scuole pubbliche minori: si parla di 130 alunni nel [[1811]].
Sappiamo che tea le mura si formarono uomini illustri quali [[Carlo Cattaneo]], [[Tommaso Grossi]], [[Giuseppe Sirtori]], [[Antonio Stoppani]] e [[Antonio Ghislanzoni]].
Nel [[1839]] fu chiuso dato che vi rimase fino al [[1842]] un collegio privato di Vito Pellizzari. Fu nel frattempo venduto all'asta nel [[1841]] a Giovanni Battista Sala, interessato alle attrezzature lignee per filatoi.
Il territorio lecchese divenne per l'appunto in questo periodo il maggiore polo della regione specializzato nella produzione di [[seta]]. Le ragioni della notevole evoluzione dell'industria della serica nel Lecchese sono da ricercarsi nel precoce sviluppo conosciuto dal nostro territorio nel passaggio da lavoro domestico a industriale rispetto al resto della regione, cosa che determinò la necessità di una produzione sempre più alta rispetto a quella degli altri distretti serici lombardi. <ref>{{Cita libro|autore=Barbara Cattaneo|titolo=Archeologia industriale nel Lecchese|anno=1982|città=Lecco}}</ref>
Nel [[1845]] divenne per l'appunto un filatoio e fu successivamente adibito a [[filanda]] con diversi rialzi, in particolar modo sui lati lunghi. Al nucleo in questione furono in seguito aggiunti l'antico molino, una bottega ed una trafileria, mentre si ricavò una [[segheria]] per il legname negli edifici adiacenti al Seminario. Nel frattempo la Ditta Sala si avviava a diventare uno dei maggiori complessi industriali di Lecco, ed il Seminario rimase il luogo della seta, al cui interno erano impiegate ben 186 operaie per la trattura e la torcitura, dal [[1893]] al [[1933]] circa. Ma se nel [[1965]] le fonti ce lo presentano come il "più importante complesso architettonico del territorio", al giorno d'oggi non ci appare alla vista altro che il vasto cortile erboso porticato.
Sulla parte esterna dell'edificio monastico fu invece riaperta e ripristinata al culto nel [[1869]] la chiesetta di Santa Maria Maddalena, il cui campanile risale al [[1845]].
== Descrizione ==
Il fabbricato subí adattamenti a disegno da parte dell'architetto Leopoldo Pollach, che ne modificó il prospetto nel seguente modo: tre piani con [[bugnato]] e arconi al terreno, una serie di finestre centinate al terzo, quest'ultimo rialzato dai Sala per installarvi una [[filanda]]. <ref>{{cita libro|autore=Angelo Borghi|titolo=Il lago di Lecco e le valli|editore=Cattaneo Editore|p=138}}</ref>
Dal lato che dava sulla valle la facciata presentava fenestrature più o meno regolari, più fitte nel settore sud per la presenza del filatoio Sala, mentre al centro permaneva il portale precedente datato al 1768.
Il nucleo più elegante dell'intero edificio è costituito dal grande cortile a rettangolo irregolare di una quarantina di metri, dotato di porticato ad [[archi a tutto sesto]] sopra trentuno colonne di granito su basi di dadi; le [[campate]] a crociera sono inoltre pensili e ricadono su mensole modanate.
Sopra i porticati un tempo correvano delle gallerie su cui si aprivano cameroni e celle.
La chiesetta di Santa Maria Maddalena presenta una luminosa navatella suddivisa in tre [[campate]] con [[volte a botte]] e vele, risalente probabilmente alla seconda metà del [[1600]] da come si evince dallo stile. La [[facciata]], sobria e dalle partiture classicheggianti, è forse del [[1713]], ed esibisce un [[frontone]] con [[lesene]] e [[capitelli]] compositi in [[arenaria]], allo stesso modo della decorazione del [[portale]] e della grande finestra mistilinea sovrastante. La [[cappella]] laterale collocata ad ovest appartiene al primo [[Settecento]]: a questo periodo sembra risalire anche la tela dell'[[Annunciazione]], mente pare del tardo [[Seicento]] la pala dell'altare maggiore sulla quale è raffigurato [[Carlo Borromeo|san Carlo Borromeo]] orante il [[Crocifisso]], proveniente per certo dalla cappella dedicata ai seminaristi e dedicata all'Addolorata e a [[Carlo Borromeo|san Carlo Borromeo]].
Il [[presbiterio]] ospita poi due piccole tele settecentesche, tondi di vescovi e affreschi riportati dal [[convento]] di San Giacomo. In una nicchia della parete della [[navata]] è infine posto un [[Crocifisso]] scolpito sempre risalente al [[1700]], originariamente collocato nella [[cappella]] laterale.<ref>{{cita libro|autore=Angelo Borghi|titolo=Il lago di Lecco e le valli|editore=Cattaneo Editore|p=139}}</ref>
== Note ==
<references />
== Bibliografia ==
* {{cita libro
|autore= Angelo Borghi
|titolo= Il lago di Lecco e le valli
|anno= 1999
|città= Oggiono - Lecco
}}
* {{cita libro
|autore= Barbara Cattaneo
|titolo= Archeologia industriale nel Lecchese
|anno= 1982
|città= Lecco
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==Altri progetti==
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== Collegamenti esterni ==
{{Portale|architettura|cattolicesimo}}
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